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EDITORIALE<br />
Cieli Nuovi<br />
e Terra Nuova<br />
di GIULIO ALBANESE<br />
giulio.albanese@missioitalia.it<br />
Tutti vorremmo istintivamente<br />
vivere in un “mondo migliore”,<br />
decisamente diverso da quello<br />
che ci appartiene, lacerato da ingiustizie<br />
e sopraffazioni. Dalla crisi dei mercati,<br />
che sta penalizzando i ceti meno<br />
abbienti su scala planetaria, alle “guerre<br />
dimenticate” nelle periferie del<br />
mondo, come in Somalia e nel Darfur,<br />
non passa giorno in cui si avverta il<br />
bisogno di sperimentare un deciso<br />
cambiamento: “Cieli Nuovi e Terra<br />
Nuova”. Ecco che allora è davvero illuminante<br />
il messaggio di Benedetto XVI<br />
in occasione della 45esima Giornata<br />
mondiale per la Pace, che tradizionalmente<br />
si celebra il 1° gennaio. Si tratta<br />
di un invito rivolto dal Papa ad ascoltare<br />
e sostenere le nuove generazioni<br />
nella realizzazione di un mondo più<br />
giusto, pacifico e solidale. Il tema della<br />
missiva, “Educare i giovani alla giustizia<br />
e alla pace”, esprime l’esigenza di<br />
promuovere sempre e comunque il<br />
“bene comune” attraverso l’affermazione<br />
di un ordine sociale giusto e<br />
pacifico in difesa dei diritti e le libertà<br />
fondamentali dell’uomo. In questa prospettiva,<br />
è dovere degli adulti quello di<br />
porre le future generazioni nelle condizioni<br />
di esprimere in maniera libera e<br />
responsabile l’urgenza di voltare decisamente<br />
pagina. In questa prospettiva,<br />
i responsabili della “cosa pubblica”<br />
sono chiamati ad operare affinché la<br />
società possa essere pervasa da un<br />
“umanesimo trascendente” che offra<br />
alle nuove generazioni opportunità di<br />
piena realizzazione e lavoro per<br />
costruire la civiltà dell’amore fraterno<br />
coerente alle più profonde esigenze di<br />
verità, di libertà, di amore e di giustizia<br />
dell’uomo.<br />
La posta in gioco è alta se si considera<br />
non solo lo scenario italiano, ma anche<br />
quello in cui operano i nostri missionari<br />
nel Sud del mondo, dove spesso la<br />
povertà si esprime in termini di disagio<br />
e di disoccupazione. Di qui, allora, la<br />
dimensione profetica del tema scelto<br />
dal Santo Padre, che peraltro si inserisce<br />
nel solco della “pedagogia della<br />
pace” tracciato da Giovanni Paolo II nel<br />
1985 («La pace ed i giovani camminano<br />
insieme»), nel 1979 («Per giungere alla<br />
pace, educare alla pace») e nel <strong>20</strong>04<br />
(«Un impegno sempre attuale: educare<br />
alla pace»). I giovani, secondo Benedetto<br />
XVI, devono essere messi nelle condizioni,<br />
prima che sia troppo tardi, di<br />
operare in favore della giustizia e della<br />
pace, in un mondo sempre più complesso<br />
e globalizzato. Le manifestazioni<br />
di piazza che hanno segnato il <strong>20</strong>11,<br />
poco importa se nel mondo arabo, in<br />
Europa o negli Stati Uniti, sono sintomatiche<br />
di un malessere di cui tutti, a<br />
partire dalle classi dirigenti, debbono<br />
cominciare “seriamente” a farsi carico.<br />
Guadagnare la fiducia dei giovani è il<br />
migliore investimento che gli adulti<br />
possano fare, guardando al futuro.<br />
POPOLI E MISSIONE - GENNAIO <strong>20</strong>12<br />
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