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LHUNDRUP DHECHEN - Estro-Verso

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DIRITTI RISERVATI - SIAE<br />

<strong>LHUNDRUP</strong><br />

<strong>DHECHEN</strong><br />

(GRANDE BENEDIZIONE)<br />

Romanzo<br />

Elisabetta Errani Emaldi<br />

SOTTOTITOLO<br />

L'esperienza di tre amici nell'esplorazione di Kathmandu e dei suoi<br />

incantevoli templi, a contatto con misteriosi monaci tibetani ed eventi<br />

esoterici, nel monastero di Kopan sulla collina del sole, alla ricerca<br />

dell'illuminazione.<br />

Quando il Dharma si trasforma in una spada di diamante che apre i<br />

cuori e vi semina luce.<br />

Nell'inquieto mondo della personale ricerca di quella<br />

verità che ci appartiene, - ma che non ci è dato conoscere se<br />

non per fede, - una donna, con alcuni suoi amici, si imbatte in<br />

un mondo in cui la consapevolezza del bene si confonde con<br />

filosofie orientali che inducono alla meditazione e alla pace<br />

interiore.<br />

La naturale aspirazione della persona ad elevarsi si<br />

incontra non con astratti concetti di vita, bensì con realtà<br />

concrete che si manifestano in un susseguirsi di eventi.<br />

Da dove nascono questi momenti di trascendenza se non<br />

dalla stessa fonte che, nonostante sia da noi trascurata, resta<br />

l'unico deposito della verità: La nostra coscienza?<br />

L'incontro del messaggio onirico con il desiderio<br />

personale di elevare se stessi oltre la soglia del materialismo<br />

massacrante dei nostri tempi, induce la persona narrante a<br />

scalzare dalla sua mente l'idolo imperante: il dio denaro.<br />

Solo dopo questa comprensibilmente dolorosa<br />

operazione, si libera, nella sua coscienza, quel posto che la<br />

aiuta a ritrovarsi, a riconoscersi creatura, in umana<br />

comunione con la sua originale immagine.<br />

L'immagine del Bene Eterno. L'immagine di quel Dio che è<br />

sempre e dovunque dentro ciascuno di noi.<br />

Dogimer<br />

------------------------------------<br />

Nota dell’autrice.<br />

Il romanzo “Lhundrup Dhechen” è una storia vera, accaduta all'autrice<br />

nei mesi di novembre e dicembre del 2001 nel monastero di Kopan a


Kathmandu in Nepal. I personaggi della sceneggiatura sono reali. I luoghi<br />

descritti esistono.<br />

Il grande Tagore ha detto:<br />

- "Il Buddha, meditando sul modo di liberare l'umanità dall'oppressione<br />

del dolore, giunse a questa verità: quando l'uomo consegue il suo fine più<br />

alto, dissolvendo nell'universale tutto ciò che è individuale, si libera dalla<br />

servitù del dolore". -<br />

Il saggio Inayatkhan ha detto:<br />

- "L'anima del Cristo è la vita dell'universo. La coscienza dell'unità è il<br />

corpo di Cristo, il soffio dell'amore il suo sangue". -<br />

INDICE<br />

PRIMO CAPITOLO: RISPOSTE ALLE PREGHIERE<br />

SECONDO CAPITOLO: PARTENZA PER IL NEPAL<br />

TERZO CAPITOLO: KOPAN MONASTERY<br />

QUARTO CAPITOLO: LA SORPRESA<br />

QUINTO CAPITOLO: LA VOCE DEL SILENZIO (MESSAGGI<br />

ATTRAVERSO IMMAGINI MENTALI)<br />

SESTO CAPITOLO: LE QUATTRO NOBILI VERITÀ<br />

SETTIMO CAPITOLO: I MONACI CHE “SPARANO” IN CIELO LA<br />

PREGHIERA<br />

OTTAVO CAPITOLO: CHARO, IL LAMA BAMBINO E LA SUA PROMESSA<br />

A LAMA YESHE DURANTE LA SUA<br />

VITA ANTERIORE<br />

NONO CAPITOLO: LA PREGHIERA DEI MONACI DEL MONASTERO DI<br />

KOPAN<br />

DECIMO CAPITOLO: LAMA YESHE E LA PRINCIPESSA ZINA<br />

RACHEVSKY<br />

UNDICESIMO CAPITOLO: VAJRASATTVA, IL CRISTO E L'ENERGIA DEL<br />

TERZO OCCHIO<br />

DODICESIMO CAPITOLO: LA VOCE E LA LACRIMA DEL BUDDHA<br />

TREDICESIMO CAPITOLO: LEZIONE SULLA MORTE E LA SOFFERENZA<br />

DI JOLANDA<br />

QUATTORDICESIMO CAPITOLO: SERENA E LA SUA REMINISCENZA DI<br />

VITA PRECEDENTE DURANTE LA<br />

MEDITAZIONE<br />

QUINDICESIMO CAPITOLO: LA MIA GUARIGIONE DA PARTE DI UN<br />

MAESTRO INDIANO<br />

SEDICESIMO CAPITOLO: MESSAGGIO PER SERENA, JOLANDA E<br />

WILLY DAL MIO MAESTRO INTERIORE<br />

DICIASSETTESIMO CAPITOLO: LE PILLOLE PREZIOSE<br />

DICIOTTESIMO CAPITOLO: IL RIFUGIO NEL BUDDHA E <strong>LHUNDRUP</strong><br />

<strong>DHECHEN</strong><br />

DICIANNOVESIMO CAPITOLO: PUJA (CERIMONIA RELIGIOSA DI<br />

OFFERTA) IN ONORE DEL QUARAN-<br />

TANOVESIMO GIORNO DEL BARDO DI LAMA KONCHOK<br />

VENTESIMO CAPITOLO: ELISABETTA E L'INIZIAZIONE DI CENREZIG<br />

VENTUNESIMO CAPITOLO: PARTENZA DAL MONASTERO DI KOPAN<br />

DURANTE LA CERIMONIA E RITORNO


AL MANASLU HOTEL.<br />

VENTIDUESIMO CAPITOLO: SWAYABUNATH STUPA E I RICORDI DI<br />

FRANCO A TASHILHUMPO IN TIBET<br />

VENTITREESIMO CAPITOLO: L'INVITO DI GOPAL<br />

EPILOGO<br />

PRIMO CAPITOLO<br />

RISPOSTE ALLE PREGHIERE<br />

Un mattino dei primi giorni del mese di maggio del 2001 mi alzai verso le<br />

otto, aprii l'armadio per prendere la vestaglia, ma poi decisi di indossare un<br />

magnifico kimono giapponese e andai a sedermi sulla mia sedia<br />

indonesiana bianca di vimini; osservai distratta la mia stanza ampia di<br />

colore bianco, con il grande letto in ottone, sulla cui spalliera cadeva una<br />

tenda di raso color avorio, raccolta in cima da un drappo in batik a fantasia<br />

bordeaux e avorio. Sulla tenda di raso era fissata in posizione centrale<br />

un'icona greca con Madonna e Bambino. I tendaggi al finestrone del<br />

balcone erano dello stesso tessuto.<br />

Di fronte a me stavano l'armadio in smalto bianco dalle specchiere<br />

celesti e un tavolino sopra cui poggiava una grossa Bibbia bordeaux.. Mi<br />

alzai per andare a prendere la candela sul comò e, mentre passavo davanti<br />

agli specchi dell'armadio, ammirai il kimono di seta che indossavo, color<br />

argento con ricami cinesi in nero e arancione, poi fissai la mia immagine:<br />

altezza media, longilinea, viso rotondo, occhi e capelli neri a caschetto. In<br />

quel mentre mi ritornò in mente il bel volto dell'artista giapponese che<br />

conobbi una decina di anni prima a bordo della nave Danae. Una sera<br />

costei bussò alla porta della mia cabina con un pacco e mi disse<br />

sorridendo che sarebbe sbarcata l'indomani mattina e non avrebbe mai più<br />

lavorato su un palcoscenico, poiché sarebbe tornata in Giappone, dove<br />

aveva aperto una scuola per artisti; aveva scelto tra tutte le donne<br />

dell'equipaggio me, per regalare il suo prezioso chimono di seta argentata.<br />

Io, stupita, la invitai ad entrare, ringraziandola di cuore. Mi insegnò come<br />

indossarlo, poi mi fece un inchino e se ne andò. Riflettendo, presi il piattino<br />

con la candela dal comò, ritornai al tavolino davanti alla sedia e la posai<br />

sopra la grande Bibbia e l'accesi: mi sedetti giungendo le mani e recitando<br />

la mia preghiera mattutina.<br />

- “Gloria al Padre, al figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e<br />

ora, e sempre, nei secoli dei secoli. Amen. Prego il Cristo, la Madonna, il<br />

Buddha e tutta la gerarchia divina affinché io possa compiere la mia parte<br />

nel Lavoro Unico, con abnegazione, innocuità e giusta parola. Prego per la<br />

pace nel mondo e la felicità dell'umanità...Om many padme hum! Om many<br />

padme hum! Om many padme hum! Nam-miohorenghe- chio! Nam-miohorenghe-chio!<br />

- Nam-mioho-renghe-chio!”<br />

All'improvviso squillò il telefono sul comodino dall'altra parte del letto,<br />

mi alzai e andai a rispondere:<br />

- Pronto! -<br />

- Ciao, Elisabetta, sono Serena! -<br />

- Ciao. Ringrazia tuo marito e digli che ho ricevuto i fogli per l'iscrizione -<br />

- Allora, - domandò lei - ti iscriverai al corso di studi e meditazione al<br />

monastero di Kopan per il mese di novembre? -


- Si, certo, ero pronta a unirmi a voi anche l'anno scorso, se non aveste<br />

dovuto partire per la Cina.- risposi felice.<br />

- Franco é curioso di conoscere questa misteriosa Elisabetta., che scrive<br />

sceneggiature sulle sue esperienze paranormali. -<br />

- Serena, anche tu hai sogni premonitori - dissi - quindi prima di partire<br />

dovremo consultarci per vedere se avremo previsto qualche disavventura.-<br />

- Sono d'accordo - concluse Serena - a presto! -<br />

Felice agganciai la cornetta e andai a vestirmi, pensando che non<br />

vedevo l'ora di partire per il Nepal, vivere nel monastero di Kopan fra i<br />

monaci tibetani e poi visitare la mitica città di Kathmandu.<br />

Il mattino del diciassette maggio 2001 , dopo aver recitato la mia<br />

preghiera mattutina, davanti al tavolino che mi faceva da piccolo altare, mi<br />

alzai e andai a sdraiarmi sul letto, mi misi le mani sul cuore, chiusi gli<br />

occhi, mi rilassai, poi pensai:<br />

- Caro maestro interiore, vuoi dirmi se troverò mai un produttore per le<br />

mie sceneggiature?<br />

Poco dopo ebbi una visione: centinaia di campi di grano maturo che si<br />

estendevano all’orizzonte, e un piccolo spazio di erba verde brillante.<br />

Appariva il Cristo in una lunga veste bianca che sorrideva, mentre dalle<br />

Sue mani alzate verso il cielo azzurro spiccavano il volo due colombe<br />

bianche.<br />

Sorpresa mi sedetti sul letto a riflettere e pensai:<br />

- Caro Gesù, ti amo tanto, grazie di cuore per il tuo prezioso messaggio<br />

e per aver affermato: “Chiedete e otterrete; cercate e troverete; bussate e vi<br />

sarà aperto”. -<br />

Alcune lacrime di gioia mi rigarono il volto e pensai:<br />

- Probabilmente Gesù intende dirmi che ho seminato bene, quindi avrò<br />

un buon raccolto, anche se immagino che dovrò avere pazienza e pregare<br />

molto. -<br />

Il cinque giugno 2001, uscii di casa con il cordless in mano, attraversai il<br />

giardino e andai a sedermi sotto il gazebo, su uno dei quattro sgabelli che<br />

stavano intorno al tavolino in stile neoclassico, mentre di fronte a me<br />

avevo un lampione e un grosso pino che innalzava i suoi rami verso il<br />

cielo. Il sole era alto, gli uccelli cinguettavano nel silenzio del pomeeriggio.<br />

Preoccupata digitai il numero di telefono di Serena:<br />

- Pronto Serena. -<br />

- Ciao Elisabetta, dimmi!-<br />

- Serena,- domandai - hai saputo della strage della famiglia reale del<br />

Nepal nel palazzo reale di Kathmandu? -<br />

- Già, io e Franco siamo preoccupati per la rivolta popolare che è in<br />

corso, da quando Birendra, il fratello del re, è andato al potere. -<br />

- Speriamo - brontolai - che questa guerriglia finisca prima di novembre,<br />

altrimenti dovremo rinunciare al nostro viaggio.-


- Lo voglio sperare - rispose Serena sospirando - noi abbiamo degli<br />

amici nepalesi, quindi siamo in ansia anche per loro. -<br />

- Immagino! Ma, dal momento che entro il15 di giugno dobbiamo pagare<br />

la prenotazione al monastero di Kopan, che cosa avete deciso di fare? -<br />

- Prenotiamo comunque - rispose Serena decisa - sperando che nei<br />

prossimi tre mesi la situazione in Nepal si normalizzi. -<br />

- D'accordo, ora ti lascio, salutami Franco e digli che non vedo l'ora di<br />

conoscerlo. -<br />

- Sarà fatto, un abbraccio! - concluse Serena.<br />

Posai il cordless sul tavolo e pensai inorridita alla strage degli otto<br />

componenti della famiglia reale, riflettendo sul fatto che il popolo nepalese<br />

accusava dell'orrenda strage il fratello del re, con il movente di salire al<br />

trono. Se tutto ciò era vero, mi domandai, chi poteva essere Birendra, se<br />

non un mostro che osava dopo tale orrendo delitto salire al trono?<br />

Il quindici ottobre stavo leggendo un libro stesa su una sdraio nel<br />

giardino e ogni tanto osservavo il sole autunnale distribuire i suoi raggi<br />

intorno e fra i rami degli alberi, mentre le foglie colorate cadevano<br />

danzando lentamente dietro la spinta di leggere folate di vento. Ovunque<br />

sotto cascate di luci brillavano le foglie morte sul tappeto verde del<br />

giardino. All'improvviso udii il cigolio del cancello davanti a casa che si<br />

apriva. Mi alzai e andai incontro a chi stava entrando e, mentre giravo<br />

l'angolo della casa, vidi mia madre e dissi felice:<br />

- Ciao mamma, vieni che andiamo a sederci al tavolo, sotto il gazebo. -<br />

Mia madre Rosina aveva settantasei anni, media altezza, robusta, viso<br />

rotondo, occhi scuri, capelli mossi e castani, indossava un vestito a giacca<br />

scuro con una maglietta giallo limone. Mi seguì in silenzio e, quando ci<br />

sedemmo sotto il gazebo, mi fissò preoccupata e brontolò:<br />

- Non ti capisco, dopo l'attentato alle Torri Gemelle avresti dovuto<br />

rinunciare ad un viaggio così rischioso. -<br />

- Senti mamma - risposi decisa - per il momento la guerriglia maoista in<br />

Nepal si è calmata, poi dopo l'undici settembre i controlli negli aeroporti<br />

sono raddoppiati. -<br />

- Ma insomma Elisabetta, - sbraitò mia madre nervosa - se il mondo<br />

intero ha smesso di viaggiare in aereo, ci sarà un motivo! -<br />

- Non devi preoccuparti, non ho sognato niente di cui allarmarmi, vedrai<br />

che andrà tutto bene. -<br />

Mentre mia madre rifletteva pensierosa, continuai:<br />

- Ti ricordi l'anno scorso quando prima di partire per l'Australia per ben<br />

due volte ho sognato che sarei rimasta bloccata all'aeroporto di Sydney e<br />

così è successo perché Ornella perse il passaporto? -<br />

- Ma si, tanto non mi ascolti. - sospirò mia madre arrabbiata.<br />

- Senti mamma, si sa che i Lama tibetani hanno poteri di veggenza. -<br />

- Allora? - domandò mia madre con voce stanca.<br />

- Il sei ottobre ho ricevuto una e-mail dal monastero di Kopan, con cui i<br />

monaci assicuravano che, dopo i gravi attentati all'America, hanno


interpellato il loro Maestro spirituale, Lama Zopa Rimpoche, a proposito<br />

della sicurezza del viaggio in Nepal e lui ha risposto di riferirci che tutto<br />

andrà bene. -<br />

La mamma mi fissò tranquillizzata, poi concluse:<br />

- Speriamo bene! - Mentre ella mi fissava con un mezzo sorriso, mi alzai<br />

in piedi e l'abbracciai felice. Se ne andò sorridendo.<br />

La notte del diciotto ottobre 2001 stavo dormendo quando mi svegliai<br />

piena di gioia, perché avevo sognato che, mentre camminavo in un campo<br />

verde, vedevo il Cristo che, insieme a un gruppo di persone, mi veniva<br />

incontro sorridendo.<br />

Mi sedetti sul letto e mi venne in mente una serie di sogni flash che<br />

avevo avuto nei mesi precedenti: il ventiquattro giugno nel dormiveglia<br />

avevo visto la Madonna che lavorava nel mio campo di grano; il sedici<br />

settembre sognai Padre Pio che mi fissava serio, poi si mise la tunica e<br />

andò all'altare a pregare; il quindici ottobre sognai due grandi elefanti che<br />

procedevano uno davanti all'altro con grossi carichi, poi la scena cambiava<br />

e vedevo Padre Pio che raggiungeva ansimando la cima di una montagna;<br />

infine alcuni monaci tibetani che volavano via da me, lasciandomi la<br />

sensazione di avermi dettato qualcosa nel sonno.<br />

Raggiante mi alzai in piedi e andai a sedermi sulla sedia indonesiana a<br />

riflettere sui messaggi di quegli stupefacenti sogni flash.<br />

SECONDO CAPITOLO<br />

PARTENZA PER IL NEPAL<br />

Il mattino del primo novembre faceva un pò freddo, quindi indossai un<br />

paio di pantaloni e maglietta color ruggine, sciarpa e giacca a vento neri<br />

con cappuccio. Mi feci portare dal mio amico Silverio alla stazione di Lugo<br />

e partii per Verona. Nel pomeriggio, quando raggiunsi Verona, il sole<br />

splendeva alto. Depositai i bagagli e andai a visitare la famosa Arena, prima<br />

di incontrare Serena e Franco.<br />

Più tardi, quando ritornai alla stazione, ritirai la mia valigia e la borsa dal<br />

deposito, le caricai su un carrello e, mentre lo spingevo, vidi Serena che mi<br />

veniva incontro sorridendo allegramente. Mi ricordò subito il personaggio<br />

famoso di un serial televisivo, “Pippicalzelunghe”, una ragazzina che<br />

faceva la parte di una monella che ne combinava di tutti i colori. Anche<br />

Serena portava i suoi capelli biondi legati in due codini, aveva occhi<br />

azzurri, il volto rotondo era pieno di lentiggini, non era molto alta ma<br />

longilinea e i suoi cinquantacinque anni non li dimostrava affatto.<br />

Indossava pantaloni rossi, camicetta bianca e gilet sportivo scuro.<br />

- Ciao, Elisabetta!! - esclamò felice.<br />

Bloccai il carrello e dissi:<br />

- Ciao Serena, non ci vediamo da sette anni, ma tu non sei cambiata<br />

affatto: mi sembri una ragazzina. -<br />

Ci abbracciammo commosse.<br />

- Complimenti, anche tu sei la stessa di sette anni fa, ma dove ti sei<br />

cacciata, io e Franco ti aspettavamo fuori dalla stazione. -


Ricominciai a spingere il carrello, poi risposi:<br />

- Hai ragione, ma da quando ci sono stati gli attentati alle Torri Gemelle,<br />

tutto è diventato più complicato al deposito bagagli. -<br />

- Già dimenticavo, ci sono due poliziotti che controllano tutto e hai<br />

dovuto fare la fila - rispose Serena, mentre raggiungevamo Franco fuori<br />

dalla stazione.<br />

- Senti Serena, io non ho sognato niente che riguardi il nostro viaggio in<br />

Nepal, e tu?-<br />

- Nemmeno io, quindi credo che potremo stare tranquille: non dovremo<br />

subire le minacce di qualche terrorista - rispose Serena sorridendo, mentre<br />

ci avvicinavamo al pullman. Intanto vidi venirmi incontro un uomo alto,<br />

magro, capelli brizzolati, volto lungo, occhi scuri, sui settant'anni, che mi<br />

sorrideva. Indossava pantaloni e maglione scuro con giacca a vento rossa.<br />

- Ciao Elisabetta! - esclamò l'uomo.<br />

- Ti presento mio marito. - disse Serena.<br />

Gli strinsi la mano:<br />

- Finalmente ho l'onore di conoscerti, so che sei stato un giudice<br />

importante! -<br />

- Adesso sono in pensione - mormorò Franco sorridendo - e mi dedico a<br />

tutt'altro. - Poi prese la mia valigia e la passò all'autista del pullman, che la<br />

sistemò nel portabagagli e chiuse lo sportello. Salimmo e poco dopo si<br />

partì. Raggiungemmo l'aeroporto prima del tramonto. Quando l'aereo fece<br />

le prime manovre per il decollo, un sole invernale scendeva all'orizzonte<br />

spargendo i suoi colori pallidi ovunque, poi l'aereo prese velocità sulla<br />

pista e s'alzò verso il cielo rosa argento.<br />

Il giorno dopo, il due novembre, verso le sette, a bordo dell'aereo<br />

entrava dagli oblò aperti la luce del giorno e la maggior parte dei<br />

passeggeri dormivano ancora, quando la voce di un hostess annunciò in<br />

varie lingue:<br />

- Gentili signore e signori, il capitano e l'equipaggio vi augurano un buon<br />

giorno, fra poco verrà servita la colazione. L'arrivo a Kathmandu è previsto<br />

per le ore undici e trenta. Temperatura prevista venti gradi. -<br />

Alcuni passeggeri si svegliarono sbadigliando. Serena e Franco erano<br />

seduti alcune fila di sedili davanti a me Le luci all'interno dell'aereo si<br />

accesero all'improvviso e Serena mezza addormentata mi raggiunse<br />

sorridendo e chiese:<br />

- Allora, hai dormito bene? -<br />

- Certo, e voi? - domandai sbadigliando.<br />

- Non c'è male! -<br />

- Ti dispiace se più tardi ti farò compilare i miei moduli per lo sbarco in<br />

Nepal? -<br />

- Ah, già è vero: hai grossi problemi alla vista - rispose Serena seria -<br />

non preoccuparti ti farò da scrivano quando ne avrai bisogno. -


- Ti ringrazio di cuore - dissi felice - cercherò di sdebitarmi in qualche<br />

modo. -<br />

- Figurati- sussurrò Serena - ora devo tornare al mio posto, le hostesses<br />

hanno iniziato a distribuire la colazione.-<br />

- Buona colazione allora! - Ella si affrettò a raggiungere il suo posto per<br />

non intralciare il lavoro delle hostesses.<br />

<strong>Verso</strong> le 11,30 l 'aereo atterrò all'aeroporto di Kathmandu. Dopo aver<br />

presentato i passaporti alle autorità doganali nepalesi, prendemmo le<br />

nostre valigie, le caricammo su due carrelli e verso mezzogiorno uscimmo<br />

dall'aeroporto e attraversammo la strada. All'improvviso cinque ragazzi<br />

tutti sudati, con ciabatte, pantaloncini corti, magliette sporche e stinte,<br />

piombarono veloci sui carrelli, afferrarono le valigie e s'avviarono ad un<br />

taxi gridando:<br />

- Taxi, taxi! -<br />

Non ci fu nemmeno il tempo di protestare, lasciammo i carrelli vuoti e<br />

seguimmo i cinque monelli, che già stavano caricando i bagagli su un taxi,<br />

poi allungarono le mani e implorarono in coro:<br />

- Rupie! Rupie! -<br />

Franco ed io distribuimmo delle rupie ai ragazzi, che poi corsero via<br />

gridando e urlando nella loro lingua. Franco si avvicinò all'autista e chiese<br />

in inglese:<br />

- How much does it cost to go to Manaslu Hotel? - (Quanto costa andare<br />

all'Hotel Manaslu?)<br />

L'uomo, mal vestito e sudato, rispose:<br />

- Only three hundred rupie! - (Solo trecento rupie)<br />

Franco salì davanti dicendo:<br />

- Andiamo! -<br />

Serena ed io saltammo sul taxi tutto scassato e sporco, che partì<br />

rombando, tra strade di campagne arate, con poca vegetazione. Rallentò la<br />

corsa mentre entrava nella città di Kathmandu, per strade strette e affollate,<br />

piene di negozi, mercati, animali, poi procedette lento fra un gruppo di<br />

donne nepalesi che vestivano stupendi sari colorati.<br />

Infine svoltò in alcuni vicoli stretti ed entrò nel magnifico giardino del<br />

Manaslu Hotel, che m'apparve come un magnifico palazzo: era tutto<br />

bordeaux con rifiniture in bianco, sul davanti si estendeva un prato verde<br />

quadrato, circondato di piante tropicali e statue orientali, in fondo al<br />

giardino un tempio indù con altre statue sacre. All'entrata dell'hotel c'era<br />

una tettoia con un rampicante e magnifiche piante in fiore.<br />

Il taxi entrò nel giardino del Manaslu Hotel, e girò davanti all'entrata; si<br />

fermò mentre due guardie in divisa verde con cappello uscirono e ci<br />

aprirono gli sportelli dell'auto sorridendo. Franco estrasse il portafoglio<br />

dalla tasca dei pantaloni e pagò il tassista. Mentre noi scendevamo<br />

ringraziando, le due guardie chiusero gli sportelli e andarono a scaricare i<br />

nostri bagagli trasportandoli davanti all'ufficio informazioni. Franco scese<br />

dal taxi e disse:


- Faccio portare i bagagli nelle nostre stanze, poi andiamo a pranzare! -<br />

Poi entrò nell'hotel, mentre io incantata osservavo il giardino.<br />

- Bello, vero? - domandò Serena sorridendo.<br />

- Incantevole! - ammisi sorpresa.<br />

- Il giardino posteriore dell'hotel Manaslu è ancora più bello, c'è anche<br />

un pollaio con galline, fagiani e uccelli dalle penne colorate - aggiunse<br />

Serena, mentre il tassista mise in moto e gridò salutando:<br />

- By, by! -<br />

Salutammo agitando le mani, mentre l'autista s'apprestò a fare marcia<br />

indietro.<br />

Quando ci avvicinammo alla porta per entrare, le due guardie ce la<br />

aprirono sorridendo. Il salone, di fronte all'ufficio informazioni, era uno<br />

splendore: soffitti bianchi rifiniti in oro, salotto in legno con i divani in<br />

pelle, sul pavimento ricoperto di tappeti e sui mobili grandi e piccole statue<br />

dorate, indù e buddiste; appesi alle pareti quadri con pitture sacre dai<br />

colori vivaci, sul muro di fronte al salotto un grande quadro con il Re e la<br />

Regina che sorridevano felici.<br />

La tristezza mi colse quando ricordai che erano stati giustiziati con tanta<br />

crudeltà insieme a tutta la famiglia reale. Attraversammo il bar tutto in<br />

legno nero, poi entrammo nel ristorante, alle cui pareti erano alcune<br />

antiche finestre tipiche nepalesi, lavorate a mano, come il soffitto e le<br />

lampade. Alternati alle finestre quadri dai colori splendenti, sempre con<br />

divinità indù e buddiste.<br />

Raggiungemmo Franco seduto ad un tavolo vicino ad un camino spento.<br />

Serena aveva appena finito di leggermi il menù, quando si presentò un<br />

cameriere in tipica divisa nepalese. Ordinammo tre zuppe di verdure e un<br />

secondo a base di pesce. Poco dopo il cameriere ci servì e se ne andò.<br />

Spostai il vaso con fiori dal centro del tavolo e lo sostituii col cestino del<br />

pane.<br />

- Elisabetta, oggi ti aspetto in giardino, così berremo un tè in compagnia<br />

del mio amico Gopal- disse Franco, mentre spezzava un pezzo di pane.<br />

- Sai Franco - dissi - sarà un onore incontrare il tuo amico Gopal e mi<br />

addolora pensare che è stato picchiato e rinchiuso più volte nelle galere<br />

nepalesi. -<br />

- È un bravo avvocato che rischia la sua vita per delle buone cause, poi<br />

insegna anche diritti umani all'università di Kathmandu! - disse Franco.<br />

- Franco ha incontrato Gopal parecchi anni fa a Strasburgo, proprio<br />

durante un corso sui diritti umani. - spiegò Serena.<br />

- Pensa - aggiunse Franco - che Gopal era di casta bramina, ma è stato<br />

escluso, quando ha sposato una fanciulla di casta inferiore.-<br />

- Ha mandato il figlio e la moglie in America, per proteggerli, poi ha<br />

dichiarato “il mio paese ha bisogno di me, quindi io resto in Nepal” - disse<br />

Serena seria, spostando la scodella della zuppa vuota - Poco tempo fa<br />

l'hanno picchiato e abbandonato sanguinante con le ossa rotte in mezzo<br />

alla strada! -


Franco preoccupato raccontò:<br />

- Sta per uscire un libro che Gopal ha scritto sui diritti umani, per<br />

insegnare al suo popolo come difendersi dalle ingiustizie. Ho paura che,<br />

per questo, finisca ancora una volta in galera. -<br />

- Trovo sia un uomo straordinario! - esclamai convinta.<br />

Dopo pranzo io e Serena andammo a disfare le valigie. Quando entrai<br />

nella mia stanza, la osservai con interesse: c'erano due letti con abat-jours<br />

attaccati sopra i comodini, un quadro alla parete con le campagne<br />

sconfinate del Nepal, una grande finestra che dava sullo splendido giardino<br />

posteriore dell'hotel con tendaggi dello stesso colore arancione dei<br />

copriletti, un salottino composto da due poltrone comode e un tavolino, un<br />

grande abat-jour sulla scrivania. Attorno ai muri vicino al soffitto rami fioriti<br />

dipinti a mano. La stanza era accogliente e mi misi a disfare la valigia.<br />

<strong>Verso</strong> le quindici Serena venne a bussare alla mia stanza e domandò:<br />

- Franco e Gopal ci aspettano in giardino per il tè, vieni? -<br />

Chiusi la porta e la seguii. Nel giardino posteriore dell'Hotel Manaslu il<br />

sole del pomeriggio illuminava le splendide piante e il grande prato verde<br />

al cui centro si erigeva una piramide nera di ferro a gradini, con sopra la<br />

statua di Ganesh, la divinità indù con testa di elefante. C'erano tavolini e<br />

sedie in ferro battuto, Franco e Gopal erano seduti a chiacchierare.<br />

Gopal era un bell'uomo alto, robusto, capelli e barba nera riccia, viso<br />

rotondo, occhi scuri, piccoli occhiali da vista, indossava pantaloni neri con<br />

maglione verde, camicia chiara. In fondo al giardino, una tettoia al cui<br />

centro stavano un grande tavolo rettangolare con sedie di legno scolpite,<br />

festoni rossi e gialli, ad ogni angolo statue sacre indù, a sinistra della<br />

costruzione il pollaio, a destra un tempio Indù con fontane e statue<br />

suggestive: tra canne e alberi tropicali uccelli di ogni tipo volavano e<br />

cinguettavano indisturbati. Serena ed io uscimmo dall'hotel, da una antica<br />

porta di legno tutta lavorata a mano.<br />

- Serena - chiesi - la statua di Ganesh cosa rappresenta? -<br />

- Il dio della conoscenza e della prosperità. -<br />

Quando Gopal ci vide, si alzò in piedi e strinse la mano a Serena<br />

affermando:<br />

- Sono felice di rivederti in Nepal, Serena! -<br />

- Tu devi essere Elisabetta, Franco mi ha parlato di te nell'ultima e.mail<br />

che mi ha spedito da Verona. -<br />

Gli strinsi la mano emozionata e risposi:<br />

- Franco e Serena mi hanno raccontato tante cose straordinarie su di te,<br />

perciò conoscerti è un grande onore. -<br />

Gopal sorrise felice:<br />

- Figurati! -<br />

Ci sedemmo sotto il sole caldo del pomeriggio, gli uccelli cinguettavano,<br />

corvi e cornacchie volavano sul prato verde gracchiando incuranti della<br />

nostra presenza.<br />

- Come va la situazione politica al momento? - domandò Franco curioso.


- Il mese scorso ha avuto luogo, in un clima cordiale, il primo incontro<br />

tra esponenti del governo nepalese e dei ribelli maoisti. – rispose Gopal.<br />

- Da quello che ho trovato in internet - disse Franco - pare che sia il<br />

primo incontro da quando il partito maoista ha scatenato una cruenta<br />

rivolta nel paese. -<br />

- Già - rispose Gopal - tra le richieste dei maoisti figurano l'abolizione<br />

della monarchia costituzionale e l'approvazione di una costituzione<br />

repubblicana. -<br />

- Ci saranno altri incontri? - domandò Serena.<br />

- Si - rispose Gopal - da quando il primo ministro Sher Boahadur Demba<br />

e il leader maoista Kamal Dalil si sono accordati nei colloqui di pace, i<br />

guerriglieri si sono astenuti da attacchi massicci contro le forze di<br />

sicurezza. -<br />

Franco fissò Gopal serio:<br />

- Speriamo che questa tregua duri! -<br />

Gopal sospirando brontolò:<br />

- La situazione in Nepal è grave. Ho paura che la pace non duri a lungo. -<br />

All'improvviso una cornacchia volò sull'albero vicino alla piramide<br />

gracchiando nervosa e dibattendo le ali contro i rami, Gopal ci fissò serio e<br />

sibilò:<br />

- Una leggenda nepalese afferma che, quando una cornacchia si<br />

comporta così, ci saranno notizie poco piacevoli. -<br />

Io preoccupata mormorai:<br />

- Speriamo che sia solo una leggenda. -<br />

Serena ebbe un sussulto sulla sedia, poi sbraitò:<br />

- E sarebbe meglio, viste le prospettive.-<br />

Ci fissammo preoccupati, poi per sdrammatizzare scoppiammo in una<br />

risata. In quel mentre si presentò un cameriere con cabaret, teiera, tazze,<br />

biscotti e alcune bibite che posò sul tavolo e se ne andò sorridendo.<br />

Trascorremmo un pomeriggio delizioso in compagnia di Gopal, che ci<br />

lasciò con la promessa di incontrarci a dicembre, dopo il ritiro nel<br />

monastero di Kopan.<br />

Il giorno successivo, il tre novembre, dopo colazione prendemmo un taxi<br />

con cui raggiungemmo il centro di Kathmandu, e andammo a visitare<br />

Durbar Square. Il sole splendeva illuminando la favolosa piazza dove<br />

discorrevano turisti e nepalesi spensierati e allegri.<br />

Indossavo un paio di pantaloni attillati neri, con una maglietta rossa e<br />

occhiali neri. Serena portava un paio di pantaloni e corpetto sportivo verde<br />

malva con camicetta bianca, aveva i capelli stretti in due codine come al<br />

solito, Franco pantaloni neri e maglione verde. Era una giornata tiepida,<br />

faceva quasi caldo.<br />

- Andiamo a visitate la Kumari Chowk - propose Serena - dimora della<br />

dea vivente, la bambina che è stata scelta da una particolare casta indù.<br />

per il suo coraggio e altre qualità -


- Ho visto un documentario tempo fa - dissi - che parlava della Kumari<br />

Devi! -<br />

Mentre stavamo attraversando la piazza, Franco spiegò:<br />

- Le Kumari vengono scelte dall'età di quattro anni alla pubertà e devono<br />

avere 32 qualità fisiche, incominciando dal colore degli occhi, dalla forma<br />

dei denti, dal suono della voce, ecc. -<br />

- Su questo personaggio - aggiunse Serena - vengono fornite due<br />

interpretazioni: secondo la prima, si tratterrebbe dell'incarnazione della dea<br />

vergine, Kanya Kumari.-<br />

- Secondo l'altra interpretazione - continuò Franco - più verosimile, non<br />

saremmo di fronte ad una incarnazione, ma ad una “rappresentazione<br />

vivente” della dea Taleju o di Durga…<br />

Sorridendo interruppi Franco aggiungendo:<br />

- I nomi di queste tre dee fanno parte dei 72 nomi di Parvati, sposa di<br />

Shiva. -<br />

Poi m'incantai a guardare i templi di Shiva e Vishnu, quindi mi girai e mi<br />

trovai di fronte al palazzo della dea vivente, ne ammirai le sculture lignee<br />

delle finestre e le porte di rara finezza architettonica sulla facciata laterale.<br />

Serena mi spiegò:<br />

- Il palazzo della dea vivente fu costruito nel 1757 per desiderio del Re,<br />

Jaya Prakash Malla. La Kumari è ritenuta la protettrice della dinastia dei<br />

Malla. -<br />

Ribattei, mentre m'avviavo all'interno del palazzo:<br />

- So che agli occhi dei buddisti appare come la personificazione del<br />

“principio femminile della Conoscenza o del Potere”.<br />

Franco mi seguì spiegando:<br />

- Il palazzo è un gioiello dell'architettura e dell'artigianato nevari. La<br />

corte interna, di dimensione ridotte, è ornata di numerose finestre scolpite<br />

a merletti di legno lavorato. -<br />

All'improvviso apparve la Kumari alla finestra, il suo volto era truccato,<br />

la fronte quasi interamente coperta di uno strato di simrik rosso, gli occhi<br />

allungati con tratti neri di khol. Il suo sguardo era fisso, l'espressione<br />

impassibile, non sorrise mai. Veloce, presi la macchina fotografica e stavo<br />

per scattare una foto, quando la Kumari se ne andò in tutta fretta.<br />

- Elisabetta, non lo sai che è proibito fotografarla? - brontolò Serena.<br />

- Scusate, - borbottai - non lo sapevo! Ma ditemi, la Kumari non è un<br />

personaggio di origine buddhista? -<br />

Mentre uscivamo dal palazzo, Franco rispose:<br />

- Certo, esempio stupefacente della compenetrazione delle due religioni<br />

e della tolleranza in materia, caratteristica della popolazione e dei dirigenti<br />

nepalesi.-<br />

Mentre mi ero incantata ad ammirare la splendida Durbar Square,<br />

esclamai sorpresa:<br />

- Magnifico esempio di fratellanza. -


Mentre passeggiavamo tra i templi di Durbar Square, circondati da<br />

uomini, donne e bambini nepalesi che giocavano rumorosi e felici, io<br />

scattavo delle foto.<br />

- Con i gravi problemi che hai alla vista, - domandò Serena - come fai a<br />

inquadrare gli oggetti?<br />

- Vado ad intuito - risposi sorridendo - e riesco a scattare comunque<br />

delle belle foto. -<br />

- Mi domando come fai a scrivere sceneggiature al computer. - chiese<br />

Franco curioso.<br />

Mi fermai a fotografare un tempio, poi risposi:<br />

- Riesco a vedere la tastiera, ma posso leggere sul monitor solo con<br />

l'aiuto di una lente di ingrandimento facendo una certa fatica. -<br />

Essi mi fissarono preoccupati e sdrammatizzai dicendo:<br />

- Non soffro per questo, la vedo come un'esperienza che mi serve per<br />

evolvere più in fretta, quindi non mi arrendo di fronte alle difficoltà, ma le<br />

affronto e le supero. -<br />

- Complimenti! - esclamò Serena.<br />

- Elisabetta, ma di cosa trattano le tue sceneggiature? - domandò Franco<br />

curioso.<br />

Serena intervenne:<br />

- Descrive le sue esperienze paranormali. -<br />

Franco mi fissò stupito e sorridendo ordinai:<br />

- Avanti, mettetevi in posa, che vi faccio una foto in mezzo a questi<br />

magnifici templi. - Franco e Serena si abbracciarono teneramente e io li<br />

immortalai. Scherzando borbottai seria:<br />

- Con quello che ci vedo spero di non avervi tagliato fuori la testa.-<br />

Mi fissarono preoccupati, esplosi in una risata fragorosa che contagiò<br />

anche loro e ci trovammo con gli occhi dei passanti puntati addosso,<br />

mentre ci osservavano curiosi.<br />

La notte tra il tre e il quattro novembre, verso le quattro, ero nel mio<br />

letto, con indosso la mia camicia da notte color salmone, rilassata tra il<br />

sonno e la veglia, quando vidi due monaci tibetani, con teste rasate e<br />

tuniche bordeaux e arancioni che volavano via sopra di me alzandosi verso<br />

il soffitto e sparivano.<br />

Stupita, mi sedetti sul letto a riflettere e pensai:<br />

- Santo cielo, anche ieri notte ho avuto la visione dei monaci che<br />

volavano via da me e svanivano verso il soffitto, la stessa che mi è capitata<br />

per alcune notti anche a casa. - Mi alzai in piedi, andai alla finestra, spostai<br />

la tenda e vidi i lampioni accesi che illuminavano il magnifico giardino.<br />

Lasciai andare la tenda e borbottai sotto voce:<br />

- Santa Maria, mi sta ritornando in mente un sogno flash, dove ho visto<br />

un gruppo di persone che mi sorridevano, tra cui ricordo un giovane uomo<br />

alto, magro, dai lunghi capelli neri e un monaco, magro, dal volto lungo,<br />

occhi vispi. -


Rividi, con la mente, il flash back della visione del gruppo di persone<br />

che mi sorridevano. Stupita andai a sedermi sulla poltrona a riflettere sullo<br />

strano sogno.<br />

TERZO CAPITOLO<br />

KOPAN MONASTERY<br />

Il mattino del quattro novembre, verso le dieci, le guardie in divisa verde<br />

ci caricarono i bagagli sul taxi. Franco ed io ringraziammo ed elargimmo la<br />

mancia, poi il nostro autista partì facendo rombare il suo taxi mezzo<br />

scassato.<br />

Dopo aver attraversato la caotica città di Kathmandu, raggiungemmo le<br />

splendide vallate di Swayambunath che splendevano sotto il sole. Il nostro<br />

taxi sgangherato attraversò alcuni villaggi degradati e sporchi, lasciando<br />

dietro di sé una scia di polvere, su strade piene di buche che portavano<br />

sulla collina, dove si ergeva il monastero di Kopan.<br />

Guardavo l'autista e i miei amici che sobbalzavano in continuazione<br />

sotto le tremende scosse provocate dalle buche sulla strada, mentre<br />

tentavo di tenermi in equilibrio aggrappandomi dove potevo, ma purtroppo<br />

era peggio che stare seduti sulla schiena di un toro infuriato, allora<br />

sghignazzai:<br />

- Siamo sicuri di arrivare al monastero con tutte le ossa a posto? -<br />

Serena rise divertita, mentre Franco brontolò serio:<br />

- Me lo auguro, anche perché voi dovrete stare tutti i santi giorni del<br />

mese nella posizione del fior di loto.-<br />

- Perché tu no!!? - interrogai curiosa.<br />

Franco sghignazzò:<br />

- A me una comoda sedia per la mia povera schiena non me la toglie<br />

nessuno. -<br />

Infine il taxi imboccò una strada asfaltata e salì sbuffando intorno alla<br />

collina di Kopan.<br />

- A quanto pare incominciamo bene!- esclamai felice.<br />

In quel mentre alcuni scoppi rumorosi esplosero dal motore del taxi, che<br />

fortunatamente continuò a salire intorno al monastero di Kopan sulla<br />

collina, sotto la quale splendevano terrazze di campagna arata che si<br />

estendevano in lontananza, costellate di casette con orti e giardini.<br />

Finalmente il taxi raggiunse l'entrata principale del monastero, dove due<br />

guardie nepalesi, vestite con le solite divise militari verdi e il cappello,<br />

intimarono l'alt; l'autista disse qualcosa in nepalese e le guardie si<br />

spostarono lasciando entrare il taxi, che proseguì e si fermò davanti al bar.<br />

Scendemmo, l'autista andò ad aprire il portabagagli, quindi noi l'aiutammo<br />

a scaricare le valigie: Franco lo pagò e quello sorridendo salì sul taxi e<br />

partì a marcia indietro verso l'uscita. Io guardai davanti a me un gruppo di<br />

monaci che scendevano dalle scale scherzando tra di loro.<br />

Le scale erano circondate da enormi mura, sopra le quali si ergeva il<br />

gompa dei monaci, dipinto in bianco bordato di bordeaux (come tutte le


altre costruzioni sulla collina). Ad ogni angolo del tetto del gompa si<br />

trovavano statue e oggetti sacri in oro.<br />

La costruzione aveva grandi finestre con un balcone in legno bordeaux,<br />

ricoperto da una tettoia in oro. Appeso sotto il balcone si stendeva un<br />

drappo bianco con tre simboli uguali in blu. Sulla destra, al fianco della<br />

costruzione, si ergeva una tettoia con di fronte un'enorme pipal, il famoso<br />

albero del Buddha, dalle foglie a forma di cuore.<br />

Sotto le mura, di fronte a me, c'era una costruzione con un tetto bianco a<br />

punta. La parte inferiore del muro era giallo e quello superiore lavorato in<br />

bordeaux e arancione, all'interno un'enorme ruota della preghiera, in<br />

metallo dorato, con migliaia di grosse scritte del famoso mantra “Om mani<br />

Padme hum” che continuava a girare lentamente su se stessa e ad ogni<br />

giro si udiva un trillo di campanello. Attaccata alla costruzione della ruota<br />

della preghiera ce n'era un'altra più bassa, adibita ad infermeria. Tutto<br />

intorno altre costruzioni.<br />

Noi lasciammo le valigie davanti al bar e andammo all'ufficio che si<br />

trovava di fronte alle mura sopra le quali si ergeva il grande albero. Un<br />

monaco tibetano sui quarant'anni, di media altezza, robusto, occhi scuri,<br />

viso rotondo, capelli rasati a zero, con indosso una tunica bordeaux e<br />

arancione, uscì dall'ufficio sorridendo e disse:<br />

- Benvenuti a Kopan, sono Thubten Khedup, l'addetto all'ufficio<br />

accoglienza. -<br />

Noi rispondemmo: - Buon giorno! -<br />

Il monaco indicò un pacco di moduli su un tavolo contornato da<br />

panchine in legno scuro aggiungendo:<br />

- Per favore, ciascuno di voi compili uno di quei fogli, poi venite in<br />

ufficio a pagare e vi farò accompagnare nelle vostre stanze.-<br />

Mentre il monaco rientrava, noi ci sedemmo di fronte alle mura, poi<br />

Franco prese un modulo e cominciò a compilarlo. Serena ne prese due<br />

dicendo:<br />

- Elisabetta, dammi il tuo passaporto, così, mentrecompilo questi fogli,<br />

tu mediti sul pipal, il famoso albero dalle foglie a forma di cuore, sotto il<br />

quale il Buddha ha raggiunto l'illuminazione -<br />

Io fissai il grande albero di fronte a lei sopra le mura, poi presi il<br />

passaporto dalla mia borsa da viaggio, lo posai sul tavolo e dissi:<br />

- Si chiama anche fico delle pagode e, dal momento che niente succede<br />

per caso, il Buddha ha scelto le fronde del maestoso albero per qualche<br />

ragione.-<br />

Serena smise di scrivere, mi fissò e io aggiunsi:<br />

- Probabilmente, intendeva suggerire all'umanità di meditare per portare<br />

il cuore alla maturazione. -<br />

Franco, ridendo con sarcasmo, disse:<br />

- Non male come interpretazione. -<br />

Entrammo nell'ufficio con i nostri moduli compilati, pagammo l'importo<br />

al monaco che, domandò al suo assistente di chiamare alcuni monaci per


farci accompagnare ai nostri alloggi. Serena ed io, con i nostri bagagli a<br />

mano, seguimmo due giovani monaci che trasportarono le nostre valigie<br />

lungo una salita che costeggiava a destra il gompa dei monaci, a sinistra<br />

una fila di nove piccoli stupa, sovrastante una magnifica vallata, che si<br />

estendeva per chilometri di campi, terrazze e villaggi splendenti sotto il<br />

sole. Grossi alberi e canneti circondavano la collina intorno al monastero.<br />

- Serena, dove hanno portato Franco? - domandai curiosa.<br />

- Dall'altra parte del monastero, nella stessa costruzione dove andremo a<br />

mangiare. Pensa, sono in quattro in una stanza. -<br />

Io m'incantai a guardare le migliaia di bandierine della preghiera sulla<br />

collina, alla mia destra dietro al gompa, che volavano sotto la spinta<br />

leggera del vento.<br />

Serena, vedendomi assente, esclamò:<br />

- Suggestiva la collina dove sventolano le bandierine della preghiera,<br />

vero? -<br />

- Molto! - risposi sorridendo.<br />

I due monaci scesero con le valigie giù per una scala che costeggiava<br />

una vecchia costruzione di fianco ad una nuova. Serena m'indicò la<br />

vecchia raccontando:<br />

- Guarda, Franco ed io abbiamo dormito in quella vecchia costruzione<br />

per quindici giorni, anni fa.-<br />

La osservai, poi m'affrettai a seguire i monaci che nel frattempo stavano<br />

salendo su una scala che entrava nella nuova costruzione. Entrammo nel<br />

lungo e largo corridoio, in fondo al quale, sotto una grande vetrata che si<br />

specchiava sulla vallata sottostante, c'era un bel salotto in legno ricoperto<br />

di un tessuto color rosso e oro. Intanto i due monaci posarono le valigie<br />

accanto alla seconda stanza sulla sinistra, poi uno di loro mise nella toppa<br />

la chiave, aprì la porta e disse:<br />

- Ecco, questa è la vostra stanza. Il corso inizia domani alle ore 17,00. -<br />

Mentre i due monaci se ne andavano sorridendo, noi rispondemmo:<br />

- Grazie di cuore! -<br />

Mentre entravamo nella stanza, esclamai:<br />

- Carini questi monaci ! -<br />

Serena non rispose e osservò la stanza: c'erano due letti con piumini a<br />

fantasia dai colori vivaci, separati da un comodino, sotto una grande<br />

finestra con inferriata, che si specchiava sulla vallata; il terzo letto era<br />

vicino alla porta, con dietro una scrivania, non c'erano armadi, ma una<br />

credenza.Tutti i mobili erano in legno. Serena aprì la porta del bagno e,<br />

come vide la caldaia, raggiante di felicità esclamò:<br />

- Magnifico, ero preoccupata che non ci fosse l'acqua calda! -<br />

Trascinai le valigie all'interno della stanza:<br />

- Già, pensa che hai insistito tanto perché portassi il sacco a pelo, ora<br />

per fortuna non ne avremo bisogno. -<br />

Serena uscì dal bagno:


- Meglio essere previdenti, piuttosto che patire il freddo. -<br />

Aprii i tre sportelli inferiori della credenza, uno era occupato da una<br />

piccola valigia e domandai:<br />

- Serena, quale vuoi dei due? -<br />

Serena mise una valigia sul letto vicino all'entrata rispondendo:<br />

- Occupali tu, la mia roba la lascio nelle valigie.-<br />

Dopo pranzo decidemmo di andare a fare una passeggiata fino allo<br />

stupa Boudhanath. Scendemmo lungo una strada sterrata piena di buche,<br />

fra case sporche e degradate, tra colline con terrazze arate e campi sotto il<br />

sole di novembre. Franco ci faceva da cicerone e Serena camminava<br />

davanti a me con il suo zainetto argentato sulle spalle: i suoi codini si<br />

muovevano ad ogni passo tra le buche sul sentiero.<br />

Lungo la strada alcuni bambini mal vestiti e sporchi giocavano<br />

allegramente, mentre le donne e gli uomini osservavano curiosi i tre<br />

stranieri passare. Alcune anatre bevevano in un rigagnolo d'acqua<br />

putrefatta, che costeggiava la strada nel villaggio degradato e puzzolente.<br />

Brontolai seria:<br />

- Quanta povertà e degrado regna in questo villaggio! -<br />

Serena ammise:<br />

- Purtroppo non vedo miglioramenti rispetto a sette anni fa, tutto mi si<br />

presenta come allora. -<br />

- Che tristezza! - borbottai delusa.<br />

Franco sbraitò:<br />

- Per me è una grossa delusione, spero di riuscire a far approvare alcuni<br />

piani per aiutare i bambini orfani. -<br />

- Franco - dissi felice - sono orgogliosa di avere un amico come te e so<br />

che tu riuscirai a fare approvare quei progetti di assistenza. -<br />

- Per quale motivo credi che i miei progetti saranno approvati? -<br />

domandò curioso.<br />

- Tutti i progetti che non si fanno per fini egoistici, ma per il bene della<br />

comunità sono destinati ad avere successo - risposi felice.<br />

Serena intervenne:<br />

- Elisabetta crede nell'aiuto della Provvidenza, vero? -<br />

- Certo - ammisi sicura di me - credo che quando ci si impegna per il<br />

bene comune, la Provvidenza interviene a realizzare il sogno dell'uomo. -<br />

Franco sorrise scettico, poi esclamò:<br />

- Speriamo bene! -<br />

- Scusa Franco - domandai - quanto tempo si impiega a piedi per<br />

raggiungere Boudhanath? -<br />

- Circa trequarti d'ora. - rispose Franco.<br />

In quel mentre vedemmo ad alcuni metri, sopra la strada, su una<br />

collinetta, una fontana, dove tre contadine nepalesi, che indossavano


magnifici sari colorati, stavano lavando indumenti in catini e riempiendo<br />

d'acqua otri di metallo.<br />

- Guardate - esclamò Serena - che belle quelle tre contadine! -<br />

Mentre io prendevo la macchina fotografica dalla borsa per scattare una<br />

foto, Franco domandò:<br />

- Elisabetta, perché non ti metti gli occhiali da vista, quando scatti le<br />

foto?<br />

- Non ne ho bisogno - risposi seria - porto sempre lenti a contatto.-<br />

Stavamo percorrendo una strada stretta, che portava alla piazza di<br />

Boudhanath, costeggiata ai due lati da case, quando dietro una curva<br />

apparve la parte centrale dello stupa, in tutto il suo splendore.<br />

- Che meraviglia! - esclamai estasiata.<br />

Raggiungemmo la piazza e ci fermammo ad ammirare lo stupa bianco,<br />

che puntava verso il cielo con il suo pinnacolo in oro, sulla cui parte<br />

inferiore erano disegnati gli occhi celesti del Buddha, immersi nello<br />

sfavillio dorato, che brillava sotto i raggi del sole. Migliaia di bandierine<br />

della preghiera danzavano al vento sopra lo stupa. Bambini, pellegrini e<br />

turisti gli giravano intorno spingendo le ruote della preghiera che<br />

cigolavano rumorose.<br />

Tutto intorno alla piazza c'erano centinaia di negozietti pieni di souvenir.<br />

Da un negozio di cassette si udiva una musica orientale con voce cinese<br />

che cantava il famoso mantra “ Om mani padme hum”. Noi entrammo<br />

all'interno dello stupa, fra fedeli che andavano e venivano. Di fronte<br />

all'entrata, al secondo piano di scale alla base della cupola, due elefanti<br />

bianchi splendevano sotto i raggi del sole, ciascuno portava un manto<br />

ricamato in oro sormontato da statue di uomini a colori.<br />

Mi fermai nel piccolo tempio, pieno di ruote della preghiera; sulla<br />

sinistra vidi i disegni sul muro del Buddha e delle varie divinità, feci girare<br />

alcune ruote delle preghiere, uscii e raggiunsi gli amici chiedendo:<br />

- Lo stupa non è anche un monumento che racchiude reliquie, oltre a<br />

simboleggiare la mente divina degli essere illuminati? -<br />

Mentre salivamo le scale, Franco disse:<br />

- Certo, ma Boudhanath è costruito anche nella forma di un mandala,<br />

simbolo dell'universo… -<br />

Serena interruppe Franco dicendo:<br />

- La forma dello stupa rappresenta anche i cinque elementi: la base<br />

rappresenta la terra, la cupola l'acqua, il pinnacolo il fuoco, la crescente<br />

cima del pinnacolo la luce, e la forma della fiamma sulla cima del pinnacolo<br />

l'etere. -<br />

Mentre passeggiavamo intorno alla cupola spiegai:<br />

- Ho letto in una guida che, secondo una leggenda, questo stupa è stato<br />

costruito da una vecchia signora, che ha chiesto un pezzo di terreno al re<br />

per costruirci un santuario per il Buddha. -<br />

- Il re promise di darle quel pezzo di terra che lei avesse coperto con la<br />

pelle di un bufalo d'acqua. - disse Franco sorridendo.


- La donna - concluse Serena - tagliò la pelle del bufalo in piccole strisce<br />

e le unì l'una all'altra formando un grosso circolo, che diventò la<br />

circonferenza dello stupa. -<br />

<strong>Verso</strong> sera, tornando da Boudhanath, Serena ed io entrammo nel grande<br />

corridoio, io bussai alla porta della nostra stanza, e udii una voce con<br />

accento spagnolo che diceva in inglese:<br />

- Come in! - (entrate!)<br />

Aprii la porta, e vidi sul letto appoggiato al muro, sotto la grande<br />

finestra, seduta nella posizione del fior di loto con una corona in mano,<br />

Jolanda. Indossava blue-jeans e maglietta bianca, era di altezza media,<br />

magra, viso lungo, occhi chiari, gonfi e lucidi. Si capiva che aveva pianto e<br />

i capelli castani le cadevano sulle spalle.<br />

Sul comodino un bastoncino d'incenso acceso bruciava lasciando una<br />

scia di fumo profumato. Come ci vide, Jolanda scese dal letto sforzandosi<br />

di sorridere.<br />

Le andai incontro e le strinsi la mano dicendo:<br />

- Hello, I am Elizabeth, it is a pleasure to meet you! - (Ciao, sono<br />

Elisabetta, è un piacere conoscerti)<br />

Jolanda mi strinse la mano, poi la strinse anche a Serena:<br />

- I am Jolanda, from Spain ! - (Sono Jolanda, vengo dalla Spagna)<br />

- I am Serena! We are Italien. - (Sono Serena, siamo italiane).<br />

Jolanda, rattristandosi in volto, raccontò:<br />

- Scusatemi, stavo pregando per mio figlio, spero che il profumo<br />

dell'incenso non vi dia fastidio.- Io e Serena ci fissammo serie e Jolanda<br />

aggiunse:<br />

- È morto in agosto in un incidente stradale. -<br />

Noi fissammo Jolanda addolorate, poi io esclamai:<br />

- Santo cielo, appena tre mesi fa! -<br />

- Terribile, immagino quando devi aver sofferto. - brontolò Serena seria.<br />

Mi sedetti accanto a Jolanda e perplessa cercai di confortarla con parole<br />

gentili mentre Serena preparava un caffè solubile.<br />

Alle ore 19,00 ci recammo assieme a cena al refettorio del monastero. Il<br />

refettorio era una grande sala con enormi finestre che davano sulla vallata<br />

sottostante, con tavoli e panchine dello stesso colore verde.<br />

All'interno c'erano due tavoli, su cui spiccavano cesti pieni di ciotole di<br />

ferro, grandi pentole piene di zuppa di verdura bollente e canestri di pane<br />

con vasetti di marmellata e burro. Vicino all'uscita che dava sul balcone,<br />

c'erano due grandi recipienti d'acqua bollente con cesti pieni di tazze di<br />

ferro e scatole che contenevano tè verde e di gelsomino.<br />

La sala era piena di gente di tutte le nazionalità, alcuni si servivano<br />

zuppa ecc., altri erano seduti a mangiare, tutti parlavano e discorrevano<br />

allegramente.<br />

Fuori trovammo un tavolo libero, Franco e Serena si sedettero davanti a<br />

me e a Jolanda. Il nostro tavolo era in fondo al balcone che s'affacciava


sulla vallata di Kathmandu, in cui erano visibili campi arati, verdi e alcune<br />

case di contadini; sullo sfondo la catena montuosa dell'Himalaya al<br />

tramonto.<br />

Nel cielo gli ultimi bagliori dai colori delicati venivano lentamente<br />

inghiottiti dall'oscurità, un leggero vento caldo sibilava intorno, mentre si<br />

udivano i rumori dei cucchiai che sbattevano dentro le ciotole di ferro.<br />

Franco guardò la magnifica catena montuosa esclamando:<br />

- Che meraviglia la catena montuosa dell'Himalaya, è illuminata dagli<br />

ultimi bagliori del tramonto, osservate! -<br />

Io e Jolanda ammirammo il panorama, poi domandai:<br />

- Allora, Jolanda, che lavoro fai a Valencia? -<br />

Ella posò il cucchiaio dentro la ciotola, spezzò un pezzo di pane e<br />

rispose:<br />

- Faccio la cuoca in un ristorante! -<br />

- Per una vegetariana come te - chiese Serena - non è imbarazzante<br />

dover cucinare carne per i clienti? -<br />

Jolanda masticò un pezzo di pane, poi sorridendo rispose:<br />

- No! - Franco fissò Elisabetta dicendo:<br />

- Jolanda, lo sai che Elisabetta ha smesso di mangiare carne da cinque<br />

mesi per prepararsi alla vita monastica di Kopan? -<br />

- Non è la sola ragione per cui ho smesso di mangiare carne - precisai.<br />

- E quale sarebbe l'altra ragione? - domandò Serena curiosa.<br />

Sorrisi e, mentre i tre amici aspettavano curiosi, dissi:<br />

- Per sviluppare il mio terzo occhio. -<br />

Serena rise divertita, Jolanda mi fissò pensierosa, Franco stupito<br />

sghignazzò:<br />

- Ho capito bene, vuoi sviluppare il terzo occhio? -<br />

Fissai Franco e ribattei:<br />

- Dovresti leggere il “Trattato del fuoco Cosmico” dettato dal Tibetano<br />

per mezzo telepatico alla scrittrice inglese Alice A. Bailey. -<br />

Serena curiosa domandò:<br />

- Cosa suggerisce di fare il Tibetano, per sviluppare il nostro terzo<br />

occhio? -<br />

- Prima di tutto dobbiamo pensare e agire bene - spiegai - quindi<br />

smettere di fumare, bere alcolici e mangiare carne. -<br />

I tre amici mi osservarono in silenzio, poi Serena sbraitò:<br />

- Come potrei stare senza un grappino ogni tanto e una bella braciola!? -<br />

Franco sghignazzò:<br />

- Figuratevi, se non era per me sarebbe venuta al monastero con una<br />

bottiglia di grappa, quando invece è proibito! -<br />

Scoppiammo in una risata fragorosa, poi conclusi:


- Non dimenticate che il pensiero è energia, quindi noi esseri umani<br />

siamo dei piccoli creatori e, quando pensiamo male, diventiamo martiri<br />

delle nostre stesse creazioni. -<br />

Jolanda e Serena rifletterono serie e Franco mi fissò scettico.<br />

Quella sera verso le 21,00 Jolanda ci propose di andare con lei ad<br />

accendere alcune candele agli stupa di fronte alla vallata, ma Serena stava<br />

scrivendo una lettera alla scrivania e preferì restare a terminarla. Presi la<br />

torcia e seguii Jolanda.<br />

Raggiungemmo la strada che costeggiava il gompa dei monaci, osservai<br />

le miriadi di luci che splendevano come brillanti nei villaggi sottostanti e a<br />

Kathmandu. Accesi la torcia a batteria, mentre scendevo giù per le scale<br />

che portavano alla fila degli stupa, seguita da Jolanda, che stringeva in<br />

ogni mano tre candele colorate.<br />

- Elisabetta - pregò Jolanda - teniamo un occhio all'orologio, lo sai che<br />

alle ventidue dobbiamo essere a letto e spegnere le luci. -<br />

Mentre stavamo raggiungendo gli stupa risposi:<br />

- Meglio così, altrimenti come faremmo ad essere pronte tutte le mattine<br />

alle 5.30? -<br />

Davanti agli stupa c'era una lunga vetrina con tanti sportelli dove<br />

bruciavano candele colorate. Jolanda mi porse tre candele dicendo:<br />

- Queste candele sono per te, accendile perché i tuoi desideri possano<br />

avverarsi. -<br />

Sorpresa, presi le candele affermando:<br />

- Ti ringrazio di cuore, la bianca la offro per la pace nel mondo, la verde<br />

perché possa trovare un produttore per le mie sceneggiature, la gialla<br />

perché la mia vista non cali, poiché sono già al limite. - Jolanda sorrise e<br />

s'apprestò ad accendere le sue candele, che aveva posto dentro la vetrina,<br />

poi mi passò l'accendino. A mani giunte recitammo il mantra “Om mani<br />

padme hum!”. Scendemmo ai piedi degli stupa a far girare le ruote della<br />

preghiera che nel silenzio della notte udimmo cigolare una dopo l'altra e<br />

risuonare nella valle sottostante. Tornammo nella nostra stanza per andare<br />

a letto e alle dieci in punto spegnemmo la luce, rispettando così il<br />

regolamento.<br />

La notte tra il quattro e il cinque novembre, verso le tre, dopo essermi<br />

rigirata più volte nel letto riuscii a rilassarmi e nel dormiveglia udii una<br />

voce dolce di donna che esclamava:<br />

- Tre colombe! -<br />

Poi vidi il Cristo in una lunga veste celeste, piegato su un campo di<br />

grano intento al lavoro.<br />

Mi svegliai e aprii gli occhi, mentre alcuni raggi lunari entravano dalla<br />

grande finestra e delineavano i corpi delle mie amiche dormienti. Mi sedetti<br />

sul letto e pensai:<br />

- Caro Gesù, grazie per il tuo messaggio e per il prezioso aiuto! -<br />

Raggiante di felicità mi raggomitolai sotto le coperte e mi addormentai.


Alle cinque in punto il trillo della sveglia ci colse all'improvviso. Serena<br />

prese la sveglia da sotto il letto e la spense, io sbadigliando mi aggiustai la<br />

mia camicia da notte color salmone, mi sedetti sul letto ed eccitata<br />

raccontai il sogno alle amiche. Poi osservai la reazione di Jolanda di fronte<br />

a me: era seduta sul suo letto in un pigiama bianco. Mi girai verso Serena,<br />

che mi fece ridere vedendola in un pigiama rosa con dei fiori, sopra il quale<br />

indossava un maglione e una sciarpa.<br />

- Interessante il tuo sogno con le tre colombe e il Cristo che lavora nel<br />

campo! - esclamò Jolanda.<br />

Serena si alzò in piedi e, mentre si toglieva la sciarpa e la gettava sul<br />

letto, disse:<br />

- Tu mi hai raccontato anche che per ben due volte a distanza di anni hai<br />

sognato il Cristo che ti insegnava alla lavagna, prima di sapere che avresti<br />

frequentato un corso di filosofia buddista. -<br />

- Certo, sia nel 1997 che nel 1999, una ventina di giorni prima che<br />

Roberta mi chiedesse se volevo frequentare i corsi, ho sognato di essere<br />

sola col Cristo in un aula vuota, dove mi insegnava alla lavagna. -<br />

- È certamente incredibile - aggiunse Serena - che per ben due volte a<br />

distanza di alcuni anni, tu sogni il Cristo che ti insegna alla lavagna e,<br />

guarda caso, ti si presenta l'occasione di frequentare un corso di filosofia<br />

buddhista. -<br />

- Ora che sono qui nel monastero di Kopan - risposi pensierosa - per<br />

fare un altro corso, il Cristo mi fa capire che sta lavorando nel mio campo<br />

di grano. -<br />

Mentre Jolanda ascoltava sbigottita, Serena aggiunse:<br />

- Immagino che ti stia aiutando perché tu possa apprendere il più<br />

possibile per una buona semina. -<br />

- Penso sia proprio così! - ammisi felice.<br />

- Probabilmente - continuò Serena - sarà con le tue sceneggiature che<br />

domani, quando diventeranno dei film, seminerai luce, quindi avrai un buon<br />

raccolto. -<br />

Riflettei un attimo, poi ammisi:<br />

- Ormai ho capito che il Cristo ed il Buddha provengono dalla stessa<br />

fonte divina. -<br />

- Interessante! - esclamò Jolanda.<br />

- Dobbiamo ammettere - continuai - che tutte le religioni, quando<br />

insegnano l'amore e la fratellanza, provengono dalla stessa fonte. -<br />

- Purtroppo - aggiunse Serena - le divisioni sono prodotte dai limiti<br />

umani. -<br />

- Sono d'accordo e credo che un giorno, quando l'uomo sarà abbastanza<br />

evoluto, ci sarà una religione sola per l'intera umanità. -<br />

- Speriamo! - esclamò Jolanda fissandoci seria.<br />

QUARTO CAPITOLO<br />

LA SORPRESA


Alle ore 17,00 il sole splendeva alto nel cielo. Tutto attorno al gompa<br />

c'erano boschetti di bambù, grossi alberi tra cui alcuni di frangipane in<br />

fiore, che innalzavano i loro rami e fronde verso un cielo azzurro e limpido.<br />

Migliaia di cinguettii risuonavano sulla collina di Kopan. Serena, Jolanda<br />

ed io, con il nostro pacco di libri racchiuso in una custodia arancione,<br />

come tutti quelli che entravano nel gompa, ci affacciammo per un attimo<br />

dal balcone che dava sulla valle di Kathmandu che splendeva sotto i raggi<br />

dorati del sole. Indossavo una tuta bordeaux, Serena pantaloni verdi con<br />

maglione chiaro ricamato, Jolanda blue-jeans e maglione blu.<br />

All'entrata ci togliemmo le scarpe come tutti gli altri e le lasciammo fuori<br />

dalla porta rimanendo in calzini, in silenzio entrammo e ci fermammo sulla<br />

soglia ad osservare incantate il soffitto del gompa di un verde - blu,<br />

sorretto da sei colonne bordeaux. La grande sala era ornata da disegni in<br />

oro, arancione, verde, blu, marrone, giallo. Sul pavimento c'erano cuscini<br />

quadrati bordeaux con sopra altri più piccoli rotondi, dove già molte<br />

persone sedevano in attesa.<br />

In fondo alla sala, su un piano rialzato sopra un reliquario, stavano le<br />

fotografie di Lama Zopa Rinpoche, Lama Yeshe e dell'attuale Dalai Lama,<br />

con statue del Buddha e altre divinità: al centro spiccava un bellissimo<br />

trono dipinto negli stessi colori vivaci del gompa, poco lontano si trovava<br />

un magnifico gong, ai due lati del gompa c'erano fila di finestre con tende<br />

gialle dai disegni in oro. Quando mi girai verso l'uscita, vidi Franco seduto<br />

su una sedia vicino ad una finestra con il suo pacco di libri dentro la<br />

custodia sulle ginocchia.<br />

Quando lo indicai a Serena e a Jolanda, risero divertite; ci avviammo fra<br />

le persone e andammo a sederci nella posizione del fior di loto, sul lato<br />

sinistro del gompa, vicino al piano rialzato, dove vidi sei donne francesi<br />

che stavano preparandosi ad usare delle radio con cuffie, per ascoltare la<br />

traduzione. Mentre la gente entrava numerosa, la mia attenzione si posò sul<br />

monaco francese Jean Francois, che stava provando il microfono di fronte<br />

alle francesi. Venni distratta dall'arrivo di quattro uomini che mi passarono<br />

davanti sorridendo. Il primo era Willy con i suoi lunghi capelli, poi Alain,<br />

Denis e Frank. Sorpresa pensai:<br />

- Santo cielo, le donne, il monaco e questi quattro uomini sono gli stessi<br />

che ho incontrato nel sogno flash, l'ultima notte al Manaslu Hotel . -<br />

Rabbrividii ed ebbi un flash back del sogno. Sul palco di fianco al trono<br />

c'era una porta aperta, entrò Karen, una monaca svedese, d'altezza media,<br />

magra, coi capelli rasati, il viso lungo, di occhi chiari, sui quarant'anni,<br />

seguita dal monaco Neil, il maestro australiano, alto, robusto, il viso lungo,<br />

dagli occhi scuri, sui quarantacinque anni. Tutte le 176 persone presenti,<br />

provenienti dal mondo intero, si alzarono in piedi, mentre i due monaci si<br />

prostrarono davanti alla statua del Buddha, tre volte; la maggior parte degli<br />

ospiti, inclusa Jolanda, seguirono l'esempio. Io e Serena osservammo in<br />

silenzio e non ci scomponemmo. ILa monaca Karen prese il microfono e<br />

disse:<br />

- Benvenuti al monastero di Kopan, sono Karen, noi faremo la<br />

meditazione e le preghiere della sera insieme. Se sarà il caso, vi informerò<br />

anche sui movimenti dei maoisti in Nepal e sulla guerra in Afghanistan.<br />

Poi si girò verso il maestro Neil, gli sorrise e riprese a parlare:


- Noi siamo stati soddisfatti dell'insegnamento del venerabile Neil l'anno<br />

scorso, quindi l'abbiamo chiamato dall'Australia, anche per voi. -<br />

Il maestro s'inchinò e tutti applaudimmo vigorosamente.<br />

Gli ultimi bagliori vennero coperti dal buio della sera, alcune luci attorno<br />

al monastero si accesero. Dal gompa dei monaci, che si trovava di fronte al<br />

refettorio, si udirono recitazioni di mantra, canti rauchi, suoni di corni e<br />

cembali. <strong>Verso</strong> le 19,30 Serena ed io uscimmo dal refettorio con altri ospiti,<br />

che s'allontanavano in altre direzioni; mentre ci avviavamo al piazzale del<br />

gompa, presi la torcia dalla borsa e l'accesi.<br />

- Mi hai detto che hai quasi finito la terza sceneggiatura - esordì Serena -<br />

ma chi te lo fa fare, con i problemi gravi che hai alla vista? -<br />

- Purtroppo ho raggiunto il limite minimo di un totale di tre decimi con<br />

lenti a contatto, nei due occhi. -<br />

Mentre ci avviavamo alla scala che scendeva alla ruota della preghiera,<br />

tra i canti dei monaci, Serena sbraitò:<br />

- Dovresti smettere di scrivere al computer, rischi quel pò di vista che ti<br />

è rimasta. -<br />

Mi appoggiai al muretto vicino alle scale, con il grande albero di pipal<br />

alle spalle, diedi un'occhiata alla vallata sottostante, dove splendevano in<br />

lontananza miriadi di luci; ad intervallo si udiva il campanello della ruota<br />

della preghiera sotto di me tra il coro dei monaci e risposi:<br />

- Non sarà la vista che m'impedirà di raccontare le mie esperienze<br />

paranormali e di dare un messaggio d'amore all'umanità, attraverso gli<br />

insegnamenti del Cristo e del Buddha. -<br />

- Complimenti, lady di ferro! - esclamò Serena sorridendo.<br />

Scoppiammo in una risata fragorosa e dissi:<br />

- Non mi sono mai sentita una vittima per il mio handicap visivo, ma l'ho<br />

sempre accettato come un'esperienza che mi serve per crescere. -<br />

Serena mi fissò pensierosa e dopo una pausa affermò:<br />

- Quindi intendi dire che l'handicap visivo c'è, ma per te è come se non ci<br />

fosse, perché l'accetti. -<br />

- Indovinato. -<br />

- Stai mettendo in pratica l'insegnamento buddista! -<br />

- Certo - ammisi - comunque ho costatato che gli insegnamenti del<br />

Cristo e del Buddha sono simili. -<br />

- Cosa intendi? - domandò curiosa.<br />

- Cristo, sacrificando se stesso sulla croce, ha indicato la via che l'uomo<br />

deve percorrere per amore dell'umanità. -<br />

- Intendi affermare che ognuno di noi, per raggiungere l'illuminazione,<br />

deve sacrificarsi per il bene dell'umanità. -<br />

- Esatto! - esclamai staccandomi dal muretto. Mentre alcune persone ci<br />

passavano accanto sorridendo, noi scendemmo le scale che portavano alla<br />

ruota della preghiera. Sulla soglia osservammo i muri e il soffitto pieni di<br />

dipinti dai colori vivaci, con il Buddha e altre divinità; entrando notammo


appesa al muro centrale una mensola con dozzine di scodelle di ferro piene<br />

d'acqua.<br />

- Quando vorrai fare delle offerte al Buddha - osservò Serena - verrai qui<br />

a riempire le tazze d'acqua. -<br />

Sorrisi, poi seguii la ruota che continuava a girare su se stessa. Serena<br />

mi seguì, mentre recitavo sottovoce l'Om mani padme hum, come si usa<br />

fare quando si gira intorno alla ruota.<br />

Il sei novembre, alle cinque e un quarto, la stanza era quasi buia, perché<br />

la tenda copriva una parte della finestra. Mentre alcuni raggi lunari<br />

argentati risplendevano sul letto di Serena, la sveglia sul comodino sotto la<br />

finestra squillò all'improvviso, Jolanda si svegliò di scatto e la spense,<br />

Serena ed io ci girammo nel letto.<br />

Jolanda prese la torcia dal cassetto del comodino e l'accese, poi se ne<br />

andò in bagno. Si udì il suono di una campanella che continuava a suonare<br />

sempre più forte. Mmii sedetti sul letto sbadigliando e tirai la tenda, i colori<br />

dell'alba mi apparvero in tutto il loro splendore in fondo alla vallata tra gli<br />

alberi, avvolti nell'oscurità. Jolanda uscì dal bagno, al buio si tolse la<br />

camicia da notte, si infilò un paio di blue-jeans e una maglietta colorata e<br />

uscendo in tutta fretta sussurrò:<br />

- Buon giorno, Elisabetta! -<br />

Tra un sbadiglio e l'altro la salutai con la mano, dal gompa dei monaci<br />

risuonarono misteriose recitazioni di mantra, canti rauchi, suoni di corni e<br />

cembali, ecc. Serena scese dal letto, con calzamaglia, maglione e sciarpa, e<br />

accese la luce brontolando:<br />

- Accidenti, quel campanello mi ha svegliato! -<br />

- Questa è la ragione per cui l'hanno suonato! - esclamai sorridendo.<br />

Serena sbadigliò,e andava a preparare del caffè solubile, domandò:<br />

- Come mai non sei andata a prostrarti ai trentacinque Buddha con<br />

Jolanda? -<br />

- Con i problemi che ho avuto alla retina, rischio di peggiorare la<br />

situazione, ma tu perché non vai?<br />

Serena mise del caffè in due tazze:<br />

- Non ci credo nelle prostrazioni. Piuttosto, quando sono incominciati i<br />

tuoi problemi alla vista? -<br />

Intanto l'acqua bolliva e Serena la versò nelle due tazze. Le risposi:<br />

- Sono nata con una grave miopia, che a trentatre anni è degenerata,<br />

provocando una lesione al centro dei due occhi. -<br />

- Santo cielo, che cosa terribile! - brontolò Serena addolorata.<br />

Mentre Serena mi porgeva una tazza di caffè, raccontai:<br />

- Purtroppo per molto tempo, finché il sangue non si è riassorbito, ho<br />

visto un mondo deforme. -<br />

- Deve essere stato tremendo! - sbraitò Serena inorridita.<br />

- Già, quando guardavo in faccia alla gente, vedevo dei visi deformi, mi<br />

pareva di vedere dei mostri. -


Bevvi un pò di caffè, mentre Serena mi chiedeva:<br />

- Come hai fatto a superare quei momenti? -<br />

- Se non avessi letto gli insegnamenti del Cristo e del Buddha, da cui ho<br />

imparato molto, probabilmente mi sarei suicidata.-<br />

Serena sorseggiò del caffè, poi esclamò:<br />

- Ma tu mi hai anche detto che poco tempo fa ti hanno fatto due laser<br />

nell'occhio sinistro, perché nell'altro non si può più intervenire. -<br />

- Già, dopo tutto, a causa della degenerazione sotto la retina, si sono<br />

formate delle macule, che mi avrebbero portato alla cecità, se non fosse<br />

arrivato un laser speciale dall'America. -<br />

- Per fortuna. - esclamò Serena.<br />

Diedi un'occhiata alla sveglia sul comodino che segnava le 6,15 e<br />

conclusi:<br />

- Serena alle 6,30 abbiamo la meditazione, sarà meglio che ci vestiamo.<br />

Quel pomeriggio verso le ore 15,00, Serena, Jolanda ed io entrammo nel<br />

gompa e andammo a sederci al nostro solito posto. Dalle finestre aperte i<br />

raggi del sole danzavano intorno agli studenti seduti sui cuscini sopra il<br />

pavimento, intenti ad ascoltare la lezione del maestro Neil. Solo una decina<br />

di ospiti, incluso Franco, erano seduti su sedie appoggiate al muro vicino<br />

all'entrata. Karin sedeva di fianco al maestro vicino alla colonna.<br />

Il Venerabile Neil era seduto sul suo trono, maneggiava alcuni fogli a cui<br />

diede un'occhiata, rimase un attimo in silenzio, sfogliò un libro, poi disse:<br />

- La storia di Shakyamuni inizia in Paradiso, dove il grande Bodhisattva<br />

esaminò il mondo sottostante, per scegliere il momento e il luogo<br />

opportuni per la sua ultima nascita. Si decise per la città di Kapilavastu,<br />

capitale del clan Sakya. Il re capo del clan Sakya, Suddhodana e sua moglie<br />

Maya furono scelti quali genitori adatti. Allora il grande Bodhisattva<br />

discese dal Paradiso Tusita, pienamente conscio e consapevole ed entrò<br />

nel grembo di Maya.<br />

Certi resoconti riferiscono come il grande Bodhisattva assunse le<br />

sembianze di un grande elefante bianco che apparve alla regina Maya in<br />

sogno e le entrò in grembo dal fianco. Il principe crebbe nel lusso e<br />

nell'abbondanza: una sola cosa gli era proibita, uscire dal palazzo per non<br />

doversi trovare a contatto con la povertà, la malattia e la sofferenza.<br />

Siddharta si sposò ed ebbe dei figli. Tutti i piaceri delle arti e dei sensi<br />

erano a sua disposizione.<br />

Avvenne che il principe cominciò a sentirsi irrequieto, relegato nei suoi<br />

palazzi da suo padre a causa della predizione di un asceta di nome Asita:<br />

qquesti disse al re che suo figlio aveva soltanto due destini possibili; se<br />

fosse rimasto in famiglia sarebbe diventato un sovrano universale, se<br />

invece avesse intrapreso una vita di vagabondaggio sarebbe diventato un<br />

Buddha pienamente illuminato, che avrebbe condotto alla salvezza<br />

innumerevoli esseri. Iil re permise al principe di uscire, ma si assicurò<br />

preventivamente che tutti gli storpi, i mendicanti e gli afflitti fossero<br />

allontanati dalle strade.


Viaggiando sulla carrozza di Stato e accompagnato dal suo auriga, il<br />

principe uscì dal palazzo e percorse le strade per la delizia della<br />

popolazione A quel punto gli dei disposero che uno di loro assumesse le<br />

sembianze di un vecchio decrepito.<br />

Mentre la carrozza attraversava la città, questa apparizione giunse alla<br />

vista del principe e dell'auriga. Siddharta vide la figura curva e tremolante,<br />

dai capelli grigi e dall'andatura zoppicante, che si sosteneva con un<br />

bastone. Il principe rimase sbalordito e da quel giorno volle sapere tutto<br />

sulla sofferenza, le malattie, la morte ecc.. I suoi pensieri cominciarono a<br />

rivolgersi all'idea di abbandonare tutto per cercare un rimedio a questa<br />

afflizione universale.<br />

Per la quarta volta si avventurò in città con l'auriga e in questa<br />

occasione gli dei inflissero il colpo di grazia. Provocarono la visione di un<br />

mendicante vagabondo che si avvicinò alla carrozza e, interrogato,<br />

magnificò le virtù della vita di vagabondaggio, senza averi, intento solo a<br />

raggiungere il fine supremo della liberazione definitiva. Siddharta prese la<br />

decisione di abbandonare la vita familiare, prima che il figlio, appena nato,<br />

venisse ad accrescere i legami d'affetto e coinvolgimento. A quel punto<br />

due poteri celesti opposti esercitarono contemporaneamente la loro<br />

influenza.<br />

Prima venne Mara, dio del desiderio e della morte, il quale promise che<br />

entro sette giorni il principe sarebbe diventato imperatore del mondo se<br />

solo fosse rimasto dov'era. In breve e con impazienza Siddharta rifiutò.<br />

Mara allora promise che da allora in avanti l'avrebbe seguito come<br />

un'ombra, aspettando il primo momento di debolezza per confonderlo. Altri<br />

dei fecero addormentare tutte le guardie, e attutirono gli zoccoli del cavallo<br />

e silenziosamente aprirono le porte del palazzo, lasciando andare il<br />

principe verso quella che divenne nota come la grande rinuncia.<br />

Siddharta aveva 29 anni quando si rase il capo, indossò la veste gialla<br />

dell'asceta e si diede alla vita del monaco itinerante. A trentacinque anni, a<br />

Uruvela, in una notte di meditazione sotto un albero, ricevette<br />

l'illuminazione piena attraverso tre visioni: nella prima rivide tutte le sue<br />

nascite e trasmigrazioni e comprese pertanto che il ciclo della vita è<br />

infinito, nella seconda vide le condizioni attuali del mondo come risultato,<br />

costituito di luci e ombre, delle azioni precedenti, nella terza visione colse<br />

come il dolore derivi da questo perpetuo movimento di causa ed effetto. -<br />

Dopo una pausa il maestro raccolse i fogli sul suo trono, fissò gli<br />

studenti e disse:<br />

- Bene, ora Karen ha qualcosa da proporvi. -<br />

Karen si alzò in piedi con alcuni fogli in mano e andò dal maestro che le<br />

allungò il suo microfono ed esordì:<br />

- È raccomandato a tutti di partecipare alle attività di Karma Yoga, cioè<br />

lavare i piatti, pulire i bagni comuni ecc. Una lista dove saranno scritti i<br />

nomi per i turni di ognuno, sarà appesa fuori dal refettorio. Abbiamo anche<br />

bisogno di medici volontari e assistenti per l'infermeria del monastero. -<br />

Serena alzò la mano:<br />

- Io sono una dottoressa e mi presto volentieri. -


Anch'io alzai la mano dicendo:<br />

- Non sono infermiera, ma se Serena è d'accordo, sarò molto felice di<br />

farle da assistente. -<br />

Altre persone alzarono la mano, allora Karen affermò:<br />

- Bene, presentatevi all'infermeria e compilate una lista con i turni dei<br />

medici e degli assistenti. L'infermeria, per chi avesse bisogno, sarà aperta<br />

tutti i giorni dall'una alle due. - Karen guardò un attimo i fogli che teneva in<br />

mano, poi continuò:<br />

- Ora, insieme, cercheremo di comporre i vari gruppi di discussione sulle<br />

lezioni che vi farà il Maestro Neil, che si svolgeranno dalle ore 14,00<br />

alle15,00. Incominciamo con Jean Francois che sarà il capo gruppo dei<br />

francesi. -<br />

Serena alzò la mano:<br />

- Io, mio marito Franco e la mia amica Elisabetta parliamo francese,<br />

quindi potremmo entrare nel loro gruppo. -<br />

Tutti si girarono a fissarci curiosi, una signora accanto a Serena<br />

domandò:<br />

- Ma quante lingue parlate? -<br />

Noi sorridemmo senza rispondere, mentre Karen esclamò:<br />

- Ok, molto bene! - Diede un'altra occhiata ai fogli che aveva in mano poi<br />

aggiunse:<br />

- Ora vorrei proporre, a capo di altri gruppi, studenti ben preparati<br />

dell'anno scorso. - Serena Jolanda ed io uscimmo dal gompa, mentre<br />

Karen nominava i capi degli ultimi gruppi degli studenti.<br />

Serena e Franco mi raccontarono che, dopo la lezione del pomeriggio,<br />

stavano salendo le scale per raggiungerci, quando udirono un insistente<br />

miagolio; entrarono nel corridoio e trovarono un gatto tigrato che andò loro<br />

incontro miagolando, dando la sensazione di voler loro comunicare<br />

qualcosa, ma sfortunatamente non capivano il linguaggio dei gatti.<br />

<strong>Verso</strong> le ore 17,30 Jolanda ed io eravamo sedute sul nostro letto, a<br />

parlare, quando lei mi confidò angosciata:<br />

- Purtroppo, da come è andato l'incidente, so che mio figlio ha sofferto<br />

molto e questa consapevolezza non mi dà pace. -<br />

Mentre Serena si avvicinava in silenzio, tentai di rasserenare Jolanda:<br />

- Puoi non credermi se vuoi, ma so che l'anima scossa dallo shock d'un<br />

incidente mortale, esce in fretta dal corpo e non ha il tempo di soffrire. -<br />

Jolanda, con occhi gonfi e sofferenti, rifletté un attimo sorpresa, poi<br />

mormorò:<br />

- Mi hanno raccontato che durante l'incidente mio figlio si è rannicchiato<br />

per proteggersi, ma nell'impatto un ginocchio gli si è piantato nel cuore. -<br />

Serena ed io shockate riflettemmo per un attimo, poi continuai:<br />

- Mia sorella Rossana ha un'amica d'infanzia che si chiama Katia, a cui è<br />

morto il figlio Luca di ventidue anni, carbonizzato in un incidente stradale.<br />

Rossana non sapeva come aiutarla, perché non si dava pace pensando alla


terribile sofferenza di Luca morto tra le fiamme. Katia però fu risollevata da<br />

un sogno che fece l'amica del cuore di Luca. Lo sognò che le andava<br />

incontro sorridendo, lei sorpresa gli disse di correre da sua madre che<br />

soffriva terribilmente per lui. Luca rispose che non poteva andarci perché<br />

c'era troppo dolore. L'amica gli chiese se aveva sofferto molto e Luca<br />

rispose felice di no, perché era uscito dal corpo prima dell'incendio. -<br />

- Quindi lo spirito di Luca - borbottò Serena pensierosa - avrebbe visto il<br />

suo corpo bruciare tra le fiamme, dall'alto, senza soffrirne! -<br />

Jolanda fissò Elisabetta toccata ed esclamò:<br />

- Straordinario il messaggio di Luca. -<br />

- Sono sicura che anche tuo figlio non ha sofferto, ma se vuoi che<br />

dall'alto dei cieli sia sereno, pensalo con amore e accettane il trapasso. -<br />

- Ho letto che, se vogliamo che vivano in pace - aggiunse Serena -<br />

dobbiamo accettare il loro trapasso con amore e non soffrire. -<br />

- Credetemi, ora mi sento meglio. - assicurò Jolanda.<br />

Serena ed io ci fissammo felici, mentre sul volto di Jolanda si disegnò<br />

un sorriso.<br />

QUINTO CAPITOLO<br />

LA VOCE DEL SILENZIO<br />

(MESSAGGI ATTRAVERSO IMMAGINI MENTALI)<br />

Il sette novembre, alle 6,30 del mattino, noi tre ci recammo al morning<br />

meditation nel gompa. Tutti gli ospiti erano seduti per terra sui loro cuscini<br />

nella posizione del fior di loto e stavano meditando, il gompa era semibuio.<br />

Io stavo fra Jolanda e Serena. Karen era seduta nella stessa posizione, al<br />

piano rialzato in fondo al gompa, davanti al microfono e dirigeva la<br />

meditazione:<br />

- Visualizzate la luce e il nettare irradiante, di colore bianco, sgorgare dal<br />

cuore del Guru Shakyamuni Buddha. Questi entrino nel vostro corpo, nella<br />

vostra mente, purificando malattie, spirito, sofferenza, karma negativo e<br />

oscurità. Immaginate che tutto ciò sia portato via da voi, esattamente come<br />

lo sporco lascia i panni quando vengono lavati. -<br />

Stavo meditando, quando all'improvviso con gli occhi della mente vidi il<br />

Dalai Lama che mi veniva incontro sorridendo e poi mi abbracciava<br />

affettuosamente. ISorpresa e distratta dall'evento, riflettei sulla magnifica<br />

visione, mentre Karen continuava a parlare. Infine un colpo di gong che<br />

segnalava la fine della sessione di meditazione mi distolse dalla mia<br />

riflessione, tutti ci alzammo e stirammo le membra rilassandole.<br />

Quel mattino, uscendo dal gompa, vidi sotto un grosso albero che<br />

protendeva i suoi rami verso la vallata alcune persone che guardavano,<br />

discorrendo sottovoce con Jean Francois, lo splendente paesaggio sotto il<br />

sole del mattino. Aspettai un attimo, poi quando Jean Francois se ne andò,<br />

gli andai incontro esclamando:<br />

- Bonjour, Francois! -<br />

Egli mi sorrise ricambiando, e dissi:


- Mi scusi se la disturbo, ma questa mattina, mentre facevo meditazione,<br />

sono rimasta colpita da una visione che non mi aspettavo. -<br />

Francois curioso domandò:<br />

- Mi racconti, l'ascolto! -<br />

Fissai il monaco negli occhi e dissi:<br />

- Veramente ero concentrata su ciò che diceva Karen, perciò sono<br />

rimasta molto sorpresa, quando con gli occhi della mente ho visto il Dalai<br />

Lama che mi abbracciava affettuosamente. -<br />

Francois sorpreso esclamò:<br />

- Ne sia felice, è certamente un buon segno.-<br />

Rggiante di felicità borbottai:<br />

- Grazie Francois, grazie! -<br />

Poi Francois sorrise felice per me e se ne andò affermando:<br />

- Buona giornata e auguri! -<br />

Col cuore in tumulto, mi fermai ed osservai la vallata sottostante che<br />

splendeva sotto il sole del mattino come un diamante.<br />

<strong>Verso</strong> le 13,00 Serena ed io andammo in ufficio a chiedere la chiave per<br />

aprire l'infermeria. Un monaco, sorridendo, prese una chiave e ci venne ad<br />

aprire la porta, attraversammo il cortile del monastero e raggiungemmo<br />

l'infermeria di fianco alla ruota della preghiera, che ad ogni giro faceva<br />

suonare il trillo della campanella.<br />

Il monaco aprì il lucchetto, poi la porta ed entrammo. In fondo alla stanza<br />

c'erano una grande finestra che s'affacciava sulla vallata, un lettino, alcuni<br />

sgabelli, due armadietti di vetro pieni di medicine, un lavandino. Ai due lati<br />

delle pareti erano appesi scaffali di legno, pieni di medicinali in disordine e<br />

di libri di medicina in varie lingue; sopra uno degli scaffali si vedevano due<br />

quadri, uno del Dalai Lama e l'altro del Buddha. Di fianco all'entrata, sotto<br />

una finestra che dava sul cortile, si trovava una scrivania con una sedia. Il<br />

monaco con un sorriso sulle labbra esordì:<br />

- Di solito sono io che mi occupo dell'infermeria, quindi per qualunque<br />

cosa chiamatemi. -<br />

Serena s'avvicinò agli scaffali e guardò le medicine. Il monaco aggiunse:<br />

- Come vede, le medicine sono tutte in vista, basta un'occhiata per<br />

trovarle. -<br />

- Va bene, grazie! - disse Serena sorridendo.<br />

Il monaco se ne andò e suggerii:<br />

- Prima che arrivi qualche paziente, cerchiamo di organizzarci. -<br />

Serena controllò la data di scadenza di alcune medicine, poi si guardò<br />

intorno e brontolò:<br />

- Quanta polvere, questa infermeria ha bisogno anche di una pulita.-<br />

- Un'assistente ce l'hai, devi solo dare gli ordini. - dissi sorridendo.


Serena rise divertita, poi prese la lista dei turni dei medici sulla<br />

scrivania, ci diede un'occhiata e osservò:<br />

- Sono pochi i medici volontari iscritti in questa lista; se sei d'accordo,<br />

quando ce ne sarà bisogno, verremo noi. -<br />

Io, che in quel momento stavo dando un'occhiata in giro, risposi:<br />

- Se lei, mia cara dottoressa, si accontenta di una assistente cieca come<br />

una talpa, sono d'accordo. -<br />

Serena scoppiò in una risata, poi osservò:<br />

- Non avrò problemi, ormai tu sei in grado di usare il terzo occhio. -<br />

Mentre scoppiavo a ridere divertita, entrò barcollando una giovane negra<br />

con capelli ricci che le cadevano sulle spalle, di media altezza, robusta, con<br />

pantaloni verdi sopra le ginocchia e maglietta gialla. Addolorata esordì:<br />

- Dottoressa, le ginocchia mi si sono gonfiate, non posso piegarle, mi<br />

fanno male. -<br />

Mentre prendevo uno sgabello, aiutai la ragazza che si sedette piegando<br />

lentamente le ginocchia. Serena andò a rovistare in uno scaffale tra le<br />

medicine e disse:<br />

- Guarda, sei fortunata, c'è una medicina omeopatica molto efficace. -<br />

In quel mentre un giovane attraente, alto, magro, con capelli lunghi,<br />

s'affacciò alla porta; lo invitai ad entrare e lo feci sedere su un altro<br />

sgabello. Lui mi fece vedere un ascesso sul braccio con del pus, mentre<br />

Serena prendeva una penna per scrivere alcune cose sulla scatola della<br />

medicina omeopatica dicendo alla ragazza:<br />

- Ho scritto sulla scatola le modalità d'uso, vedrai che andrà meglio, ma<br />

ritorna a farti vedere, ok! -<br />

La ragazza si alzò lentamente dallo sgabello e, mentre se ne andava<br />

barcollando, disse:<br />

- La ringrazio di cuore, dottoressa.-<br />

Mi avvicinai ad uno scaffale e presi della tintura dicendo a Serena:<br />

- Il signore ha un ascesso sul braccio. -<br />

Serena osservò l'ascesso dicendo:<br />

- Mi dispiace, ma dovrò farle una piccola operazione. -<br />

Assistetti Serena che si apprestò ad incidere, mentre il giovane ci disse<br />

che egli era australiano ed era venuto al monastero con suo fratello<br />

gemello, che poco dopo l'intervento entrò in infermeria chiedendo come<br />

era andata. Serena rispose:<br />

- Molto bene, ma suo fratello dovrà tornare tutti i giorni a farsi medicare<br />

finché sarà guarito. -<br />

I due bei giovani se ne andarono sorridendo felici, mentre Serena ed io<br />

ci fissammo soddisfatte.<br />

Quella sera, alle 20,00, entrando nel gompa, le luci erano accese;<br />

arrivarono il Maestro e Karen che si prostrarono davanti al Buddha insieme<br />

ai presenti. Gli studenti si sedettero nella posizione del fior di loto, con il


libro delle preghiere tra le mani. Jolanda, Serena ed io ci sedemmo nel<br />

nostro solito posto. Karen e il Venerabile Neil iniziarono subito a cantare in<br />

coro con gli studenti il mantra “Om mani padme hum”!<br />

Mentre cantavo rilassata, osservavo Jean Francois, che sereno cantava<br />

insieme al gruppo dei francesi di fronte a me, sul piano rialzato, di fianco a<br />

Karen e al Venerabile Neil; per un attimo smisi di cantare e chiusi gli occhi,<br />

visualizzando con gli occhi della mente Jean Francois che si caricava sulle<br />

spalle un enorme e pesante zaino bianco.<br />

Riaprii gli occhi e riflettendo sulla visione pensai che probabilmente<br />

Jean Francois aveva deciso di prendersi sulle spalle alcune grosse<br />

responsabilità per aiutare il suo prossimo, poi ripresi a cantare in coro.<br />

Quando le preghiere finirono, Karen si alzò in piedi e, mentre prendeva il<br />

microfono in mano, fuori dal gompa si udì un gatto miagolare,<br />

insistentemente. Karen non si scompose e disse:<br />

- Bene, devo informarvi che da questa sera fino alla fine del corso, dalle<br />

ventidue al pranzo di ogni giorno, si dovrà stare in silenzio. La pratica vi<br />

aiuterà a focalizzare l'attenzione sullo sviluppo della vostra consapevolezza<br />

esteriore e interiore. - Intanto il gatto tigrato entrò nel gompa miagolando<br />

sempre più forte e passò tra gli studenti. Scoppiammo in una risata<br />

collettiva. Seccata, Karen brontolò, mentre tutti continuavamo a ridere<br />

divertiti:<br />

- Per favore, qualcuno metta fuori il gatto e chiuda la porta.-<br />

Qualcuno prese al volo il gatto, che protestò con alcuni miagolii nervosi<br />

e ciò provocò un'ennesima risata generale.<br />

Karen riprese a parlare:<br />

- Prima di augurarvi la buona notte, devo informarvi che nessuno,<br />

durante il corso, può lasciare il monastero e siete pregati di frequentare<br />

tutte le sessioni. Vi ringrazio per la comprensione. Buona notte. -<br />

Mentre uscivamo tra gli ospiti, Serena ridendo raccontò:<br />

- Ho sentito dire che l'anima di quel gatto è l'incarnazione di un monaco<br />

condannato a girovagare per il monastero, per essersi comportato male in<br />

una sua vita precedente. -<br />

Jolanda ed io ridemmo di gusto, poi dissi seria:<br />

- Povero animale, sembrava volesse davvero comunicarci qualcosa. -<br />

Fuori dal gompa, Serena aggiunse rivolgendosi a Jolanda:<br />

- Sono preoccupata, Jolanda, mi chiedo come faremo a tappare la bocca<br />

a quella chiacchierona di Elisabetta, adesso che dovremo stare in silenzio.<br />

-<br />

Scoppiammo a ridere divertite:<br />

- Senti chi parla! -<br />

L'otto novembre era un mattino soleggiato, quando verso le ore otto ci<br />

recammo a colazione. Il refettorio era pieno di gente. Ognuno si serviva la<br />

colazione tra pentole fumanti di porridge (zuppa di avena) e ceste di<br />

piadine fritte e pane. Tutti facevamo colazione in silenzio, si udivano solo i<br />

rumori dei cucchiai sbattere contro le scodelle di ferro. Franco, Serena,


Jolanda ed io eravamo seduti al solito tavolo sotto la finestra, che<br />

s'affacciava sulla vallata illuminata dal sole del mattino. Divorammo le<br />

ultime cucchiaiate di porridge e lasciammo da parte le nostre ciotole vuote,<br />

passammo alle piadine fritte che avevamo posato sul tavolo e ci demmo<br />

delle occhiate, mentre le spezzavamo con fatica.<br />

Serena stava cercando di fare lo stesso, ma il primo tentativo fallì, la<br />

piadina si allungò. Mentre Serena Jolanda ed io cercavamo di trattenere le<br />

risa, Franco, che avrebbe voluto rispettare il silenzio, non ci riuscì e<br />

sbraitò:<br />

- Santo cielo Serena…<br />

Poi si tappò la bocca con una mano, rendendosi conto di aver attirato<br />

l'attenzione delle persone ai tavoli vicini. Mentre sghignazzavo, con un<br />

colpo secco Serena strappò la piadina fritta e la mangiò. Jolanda ci guardò<br />

preoccupata, mentre noi stavamo per riprendere a ridere, ma con uno<br />

sforzo riuscimmo a soffocarla in tempo. In quel mentre si udì la campanella<br />

che ci ricordò la lezione delle 8.30. Terminammo di masticare la nostra<br />

piadina fritta, fissandoci in silenzio. Infine prendemmo la nostra scodella e<br />

la portammo in riposteria dove i volontari che si erano iscritti al karma -<br />

yoga le avrebbero lavate.<br />

SESTO CAPITOLO<br />

LE QUATTRO NOBILI VERITÀ<br />

Ci avviammo verso il gompa per la lezione, sotto un sole caldo e<br />

luminoso. Passammo tra gli studenti e ci sedemmo sui cuscini ai nostri<br />

soliti posti. Dalle finestre aperte entravano i raggi dorati del sole che<br />

illuminarono gli ospiti e il Maestro, che dal pulpito del suo trono colorato,<br />

sfogliava un libro, mentre qualcuno tossiva, altri si soffiavano il naso.<br />

Karen era seduta poco lontano dal Venerabile che ci osservò per un attimo,<br />

chiuse il libro e ne aprì un altro, poi diede inizio alla preghiera che di solito<br />

recitavamo prima della lezione:<br />

- Come sapete, il Dharma è l'insegnamento spirituale del Buddha<br />

Shakyamuni, che diede il primo giro di ruota della dottrina a Benares, con<br />

la formula fondamentale delle Quattro Nobili Verità, le quali sono:<br />

Prima: l'esistenza nell'universo fenomenico è inseparabile dalla<br />

sofferenza e dal dolore.<br />

Seconda: la causa della sofferenza è il desiderio di esistere nel mondo<br />

dei fenomeni.<br />

Terza: la cessazione della sofferenza si ottiene sradicando ogni<br />

desiderio di esistere nel mondo dei fenomeni.<br />

Quarta: per cessare di soffrire occorre percorrere il Nobile Ottuplice<br />

Sentiero, i cui principi sono: Retta Opinione, Retto Movente, Retta Parola,<br />

Retta Azione, Retti Mezzi di Sussistenza, Retto Sforzo, Retta Attenzione e<br />

Retta Meditazione.-<br />

Appena il maestro ebbe finito di leggere le Quattro Nobili Verità, si udì<br />

fuori del gompa il miagolio del gatto, che si avvicinava sempre più alla<br />

porta; esplosero alcune risate, poi il gatto smise all'improvviso di<br />

miagolare e il maestro continuò:


- Ecco dunque la formula in forma concisa:<br />

1. Tutta l'esistenza è dolore.<br />

2. La vera origine del dolore è stata scoperta.<br />

3. L 'estinzione di tale dolore è possibile.<br />

4. La via che conduce all'estinzione del dolore è ottuplice. -<br />

Considerate alla luce della metafora del Buddha Grande Medico, queste<br />

Quattro Verità sono definite così:<br />

La prima verità del dolore specifica la malattia.<br />

La seconda verità dell'origine mostra la causa della malattia.<br />

La terza verità dell'estinzione è la cura.<br />

La quarta verità della Via o del Sentiero è la medicina che cura.<br />

La formula fondamentale riassume la vera situazione come viene vista<br />

da un Buddha Illuminato. Viene espressa con l'intento di convincere le<br />

persone non illuminate della malattia prevalente, indicando i mezzi per<br />

ristabilire la piena salute.-<br />

All'improvviso si udì per l'ennesima volta il gatto che miagolava<br />

insistentemente dietro la porta chiusa del gompa; mentre scoppiavamo in<br />

una risata generale, il maestro sorrise divertito e affermò:<br />

- Insiste perché vuole entrare anche lui ad ascoltare le Quattro Nobili<br />

Verità. -<br />

Scoppiammo in un ennesima risata fragorosa.<br />

<strong>Verso</strong> le ore 12.30 Marie ed io uscimmo dal refettorio. Marie era una<br />

giovane donna del gruppo dei francesi, sempre sorridente e gentile, di<br />

statura bassa, magra, dai capelli biondi a caschetto, il viso lungo e magro,<br />

gli occhi scuri e vispi, con indosso un paio di pantaloni neri e una giacca<br />

sportiva verde. Mentre costeggiavamo il gompa dei monaci, verso la<br />

piazza, domandò:<br />

- Hai mangiato bene? -<br />

- Certo! Devo ammettere che il cuoco del monastero è molto bravo! -<br />

- Elisabetta, lo sai - aggiunse Marie - che nelle ultime due settimane del<br />

mese dovremo digiunare per una dozzina di giorni? -<br />

- Si lo so e credo mi farà bene, anche se so già che mi si abbasserà la<br />

pressione. -<br />

Mentre attraversavamo il cortile del gompa, dissi:<br />

- Trovo siate fortunati ad avere François come capo gruppo. -<br />

- François è un monaco speciale - ammise Marie - tempo fa al monastero<br />

di Nalanda si è impegnato a trovare i fondi per costruire uno stupa e c'é<br />

riuscito, ora sta costruendo anche un nuovo monastero. -<br />

-<br />

- Straordinario - risposi sorpresa - però non è facile trovare tanto denaro.


- Per il momento ha avuto una donazione consistente da un suo amico<br />

svizzero - sospirò Marie - ma speriamo bene, perché ce ne vuole ancora<br />

molto! -<br />

- Ora capisco! - esclamai pensierosa, mentre scendevamo le scale che<br />

portavano al negozio- bar.<br />

- Che cosa capisci? - domandò Marie curiosa.<br />

- L'altra sera, durante la preghiera, ho avuto una visione di Francois che<br />

si caricava sulle spalle un enorme e pesante zaino bianco. - Marie rifletté<br />

un attimo e, avvicinandosi al negozio, specificò:<br />

- Certo, un fardello pesante materialmente, ma anche spiritualmente, se<br />

si considera l'impegno che François ha come monaco verso gli uomini. -<br />

- Sicuro! - esclamai mentre entravamo nel negozio- bar per comprare<br />

l'acqua.<br />

<strong>Verso</strong> le 14,00 Serena ed io uscimmo dalla nostra stanza e andammo<br />

all'appuntamento con il gruppo dei francesi, per la discussione sulla<br />

lezione del Venerabile Neil, nel salotto di fronte alla vetrata che dava sulla<br />

vallata nel nostro corridoio. Il salotto era elegante, in legno scuro, con due<br />

poltrone piccole e due grandi, ricoperte di tessuto rosso - oro e con un<br />

tavolino basso. Sulle pareti erano appesi alcuni quadri con divinità<br />

buddiste. Davanti al salotto c'era una grande vetrata con due finestre che<br />

davano sulla vallata, mentre attorno alla costruzione alcuni alberi enormi<br />

puntavano i loro rami immobili verso il cielo azzurro.<br />

Il gruppo dei francesi era seduto sulle poltrone, una di fronte all'altra,<br />

con tavolino al centro. Ci raggiunse anche Franco, mentre Serena ed io<br />

esclamavamo:<br />

- Bonjour à tout le monde! -<br />

Si udì un altro coro di “bonjour” da parte del gruppo. Scelsi una poltrona<br />

all'ombra, Serena e Franco si sedettero al sole, vicino a Alain, su un divano<br />

dove rimase un posto libero. Appeso ad un'anta della finestra di vetro<br />

aperta c'era un paio di blue-jeans stesi ad asciugarsi. Qualche minuto dopo<br />

arrivò François in tutta fretta e andò a sedersi vicino a Serena nell'unico<br />

posto libero, al sole, dicendo:<br />

- Bene, possiamo incominciare la discussione sulle Quattro Nobili<br />

Verità. -<br />

François prese un lembo del cappuccio della veste che scendeva sulle<br />

sue spalle e con una mano, per proteggersi dal sole, se lo tenne<br />

appoggiato alla testa. Mentre osservavo la scena, mi alzai in piedi dicendo:<br />

- François, ti prego, vieni a sederti nella mia poltrona all'ombra, è un<br />

sacrificio che faccio molto volentieri per te! -<br />

François sorpreso rispose:<br />

- Non ti preoccupare per me, Elisabetta, stai seduta! -<br />

- Insisto, François, è la terza volta che finisci al sole, tu sei qui per<br />

aiutarci a capire il Dharma, quindi alzati da quel divano bollente e vieni<br />

all'ombra. -


Il gruppo scoppiò a ridere. François si alzò e andò a sedersi sulla<br />

poltrona, mentre andavo a sedermi al sole.<br />

François domandò:<br />

- Allora, chi è il coraggioso che fa la prima domanda? -<br />

Willy chiese:<br />

- Possiamo parlare del significato conciso delle Quattro Nobili Verità? -<br />

- Bene, che cos'è la Nobile Verità del Dolore? - chiese François fissando<br />

il gruppo e aspettandosi una risposta da qualcuno.<br />

Dopo una breve riflessione Franco rispose:<br />

- La nascita è dolore, la decadenza è dolore, la malattia è dolore, la morte<br />

è dolore; trovarsi in situazioni che non piacciono è dolore; la separazione<br />

da ciò che piace è dolore; non ottenere ciò che si desidera è dolore. -<br />

Franco rifletté un attimo e François aggiunse:<br />

- Insomma, i cinque gruppi di personalità dell'attaccamento all'esistenza<br />

sono dolore! -<br />

In quel mentre l'anta della finestra a cui erano appesi i blu jeans si<br />

chiuse lentamente ed io rimasi all'ombra, mentre tutti mi fissavano<br />

incantati.<br />

- Già, - dissi - come vedete, la Provvidenza interviene sempre, quando<br />

qualcuno si sacrifica per il proprio fratello. -<br />

- Ben detto! - esclamò felice François - Ora qualcuno mi spieghi che<br />

cos'è la Nobile Verità dell'origine del dolore. -<br />

Catherine rispose titubante:<br />

- È la sete di bramosia che provoca la rinascita, insieme con il piacere e<br />

l'avidità che cercano delizie qua e là; è la sete di bramosia di piacere<br />

sensuale; é la sete di bramosia di un'ulteriore esistenza; è la sete di<br />

bramosia di non esistenza. -<br />

François soddisfatto chiese ancora:<br />

- Che cos'è allora la Nobile Verità dell'estinzione del dolore? -<br />

- È l'estinzione di tale sete di bramosia, il rinunciarvi, l'abbandonarla, la<br />

liberazione e il distacco da essa. - rispose Isabelle sorridendo.<br />

François domandò:<br />

- E infine, che cos'è allora la Nobile Verità della Via che conduce<br />

all'estinzione del dolore? -<br />

- È il Nobile Ottuplice Sentiero, - risposi seria - vale a dire Retta<br />

Opinione, Retta Risoluzione, Retto Parlare, Retto Agire, Retto Modo di<br />

Sostentarsi, Retto Sforzo….e gli altri quali sono? -<br />

Il gruppo scoppiò a ridere divertito. François sorrise, poi aggiunse:<br />

- Retta Concentrazione, Retta Meditazione. -<br />

Franco osservò la finestra che non si era mossa e sghignazzò:<br />

- Elisabetta ha dimenticato una parte degli Otto Fattori del Sentiero, ma<br />

la Provvidenza non l'ha abbandonata ai cocenti raggi del sole. -


Una risata collettiva risuonò nel salotto.<br />

Osservai la finestra che era rimasta immobile, non c'era un filo di vento<br />

che scuotesse i rami degli alberi, poi udii la voce di Serena che osservò:<br />

- Franco si prende gioco di Elisabetta, ma il vento, oggi, sembra non<br />

esserci mai stato. -<br />

Il 15 novembre verso le 5.10, dall'interno della nostra stanza da letto<br />

udimmo il suono della solita campanella che continuava a suonare sempre<br />

più forte. Mentre Serena ed io cercavamo di dormire, Jolanda si sedette sul<br />

letto sbadigliando e tirò la tenda. Anch'io mi alzai e ammirai i colori<br />

dell'alba che mi apparvero in tutto il loro splendore in fondo alla vallata, tra<br />

gli alberi avvolti dall'oscurità.<br />

Jolanda si vestì in tutta fretta e andò in bagno. Intanto dal gompa dei<br />

monaci risuonavano le solite recitazioni di mantra, canti rauchi, suoni di<br />

corni e cembali, mentre il suono continuo della campanella diminuva<br />

sempre più fino ad estinguersi. Poco dopo Jolanda uscì dal bagno, aprì la<br />

porta della stanza, mi salutò con un cenno di mano e se ne andò a<br />

prostrarsi ai trentacinque Buddha. La sveglia che Serena teneva sotto il<br />

letto squillò, lei allungò una mano e la spense. Io in camicia da notte, tra i<br />

suoni e i canti dei monaci, mi misi a fare il letto dicendo:<br />

- Serena, queste recitazioni di mantra, i canti rauchi e i suoni mattutini di<br />

corni e cembali non rendono tutto più misterioso? -<br />

Serena, sbadigliando, scese dal letto, si tolse la calzamaglia, il maglione<br />

e la sciarpa con cui aveva dormito e rimase in pigiama, poi arrotolò il sacco<br />

a pelo che aveva sopra le coperte e brontolò:<br />

- Senti, chiacchierona, ti sei dimenticata che bisogna fare silenzio? -<br />

Scusa - borbottai - mi dimentico, non essendo abituata a queste cose. -<br />

Serena consigliò:<br />

- Se vuoi possiamo parlare, ma vediamo di non disturbare Jolanda, lei ci<br />

tiene a rispettare le regole e fare silenzio. -<br />

Mentre aggiustavo la coperta, dal fondo del letto scivolò per terra il mio<br />

libretto della preghiera. Serena lo prese, lo sfogliò e domandò:<br />

- Ma questo non è il libretto del sutra del loto della Soka Gakkai? -<br />

Mentre finivo di fare il letto, risposi:<br />

- Si! Io penso che l'umanità è un'anima sola con Dio, quindi tutte le<br />

religioni, quando insegnano l'amore e la fratellanza, portano alla stessa<br />

fonte. -<br />

Mentre mi sedevo sulla poltrona, Serena sorridendo esclamò:<br />

- Interessante! -<br />

- La penso come Alice A. Bailey che ha affermato: “Il Cristo venne per<br />

dare alla vita un senso e un valore, proprio come il Buddha venne per<br />

mostrarci chiaramente i falsi valori su cui è edificato il nostro mondo<br />

moderno”. -<br />

Serena rifletté un attimo e ammise:<br />

- Chiaro il messaggio! -


- La Bailey ha anche affermato che il Buddha diede le regole per i<br />

discepoli in preparazione ai Misteri, mentre Cristo indicò le tappe<br />

successive e mostrò i processi d'iniziazione del momento della nuova<br />

nascita nel Regno fino a quello della risurrezione finale alla vita. -<br />

Tra i canti e i suoni dei monaci Serena si alzò in piedi e andò a preparare<br />

il caffè dicendo:<br />

- Ma il sutra del loto cosa c'entra con tutto ciò? -<br />

- Il sutra del loto è il mantra donato al mondo dal Buddha Shakyamuni, la<br />

cui essenza è stata rivelata da Nichiren Daishonin, il Buddha originale<br />

dell'Ultimo giorno della Legge. -<br />

All'improvviso udimmo dei passi avvicinarsi alla stanza e Serena<br />

sussurrò:<br />

- Silenzio, sta arrivando Jolanda. -<br />

La porta si aprì, entrò Jolanda che sorrise, perché intorno non si udiva<br />

una mosca volare.<br />

SETTIMO CAPITOLO<br />

I MONACI CHE “SPARANO” IN CIELO LA PREGHIERA<br />

Alle 6.30 ci recammo al Morning meditation. Tutti gli ospiti erano seduti<br />

nella posizione del fior di loto. Jolanda, Serena ed io indossavamo delle<br />

tute comode da ginnastica, mentre meditavamo al nostro solito posto. Ogni<br />

tanto Jolanda e Serena si soffiavano il naso, con qualche colpo di tosse,<br />

ma anche molti studenti furono colti dagli stessi sintomi. Le tende<br />

coprivano le finestre, l'oscurità regnava sovrana fra alcuni raggi di luce che<br />

danzavano qua e là all'interno del gompa. Karen stava dirigendo la<br />

meditazione e diceva al microfono:<br />

- Ognuno di voi mediti: devo raggiungere velocemente l'illuminazione,<br />

per poter liberare gli innumerevoli tipi di esseri umani dall'inimmaginabile<br />

oceano di sofferenza del samsara, che é causa di dolore che porta ad una<br />

totale impareggiabile illuminazione. Quindi medito per progredire sul<br />

sentiero per l'illuminazione. -<br />

Ero immobile, avevo gli occhi chiusi, mi sentii così rilassata che<br />

domandai al mio maestro interiore:<br />

- Troverò un produttore per le mie sceneggiature? -<br />

Davanti alla mia mente vidi un gruppo di monaci che sparavano in cielo.<br />

Aprii gli occhi confusa, poi riflettendo cercai di captare il messaggio,<br />

mentre Karen continuava a parlare lentamente. Poco dopo sorridendo<br />

pensai che, sicuramente, il messaggio era chiaro, anche se appariva in<br />

chiave comica: dovevo domandare ai monaci di “sparare” in cielo una<br />

preghiera per le mie sceneggiature.<br />

Quel pomeriggio alle 17.00 Jolanda, Serena ed io uscimmo dal gompa<br />

fra gli studenti, dopo la lezione del pomeriggio del Venerabile Neil.<br />

Era una giornata nuvolosa. Serena si soffiò il naso e Jolanda tossì, io<br />

presi dalla borsa una scatola di caramelle per la gola che avevo portato<br />

dall'Italia e dissi:


- Ho una scatola di caramelle per la gola, la divido per tre, ecco prendete<br />

e guarite presto. -<br />

Serena e Jolanda accettarono felici, ringraziandomi. Mentre giravamo<br />

intorno al gompa, Serena osservò:<br />

- Purtroppo, domani davanti all'infermeria avremo la fila, ce ne sono<br />

parecchi di influenzati, soprattutto tra quelli che dormono nelle tende. -<br />

- Di notte fa freddo - disse Jolanda - dovremo incominciare a chiudere la<br />

finestra, altrimenti ti raffredderai anche tu Elisabetta. -<br />

Mentre salivamo su per la rampa verso gli stupa, risposi:<br />

- Non vi preoccupate per me, resisto, ho la pelle dura. -<br />

Serena sghignazzò:<br />

- Ho paura che, se non hai la pelle resistente di un bufalo, sarà difficile<br />

che tu possa passare indenne attraverso questa ondata di virus. -<br />

Jolanda ed io scoppiammo in una risata.<br />

- Ci vediamo dopo al refettorio per il the, ora devo andare un attimo in<br />

ufficio, ciao! - dissi scendendo lungo la rampa che portava alla piazza.<br />

Raggiunsi l'ufficio e quando m'affacciai sulla porta vidi che il monaco<br />

Thubten Khedup stava parlando con una signora robusta di media altezza,<br />

sui quarant'anni. Mentre stavo per andarmene, il monaco disse:<br />

- Entri pure, stiamo solo facendo quattro chiacchiere. - La donna sorrise<br />

affermando:<br />

- Si, quando posso vengo a fargli perdere del tempo. -<br />

Il monaco con un sorriso luminoso domandò:<br />

- In cosa posso esserle utile? -<br />

Intanto la signora che era seduta davanti alla scrivania mi indicava una<br />

sedia vicino a lei e io mi sedetti rispondendo:<br />

- Dovrei fare recitare una preghiera ai monaci, quindi volevo sapere chi<br />

devo pagare e se si deve partecipare alla cerimonia.- La donna eccitata<br />

disse:<br />

- Signora, la prego, vada alla cerimonia, altrimenti non sa che cosa si<br />

perde. -<br />

Il monaco sorrise, poi intervenne dicendo:<br />

- Non è obbligatorio, se preferisce andare a meditazione faccia lei,<br />

perché la preghiera di solito si svolge dalle 6,00 alle 6.45. -<br />

- Veramente ero indecisa, - affermai - ma la signora mi ha convinta. -<br />

La donna sorrise compiaciuta, mentre il monaco aggiungeva:<br />

- Senta, parlerò coi monaci e le farò sapere la data in cui si farà la<br />

preghiera, il costo si aggira sulle settantamila rupie.- Mi alzai in piedi e<br />

felice dissi:<br />

- Bene, vi ringrazio tutti e due, buona serata. -<br />

- Buona serata anche a lei! - rispose il monaco, mentre la signora mi<br />

sorrideva felice.


<strong>Verso</strong> le 21.10 tenevo in mano la torcia accesa, mentre scendevo con<br />

Jolanda lungo la rampa che dava sulla vallata, là dove i villaggi brillavano<br />

sotto le danzanti miriadi di luci accese nel buio della sera.<br />

- Ogni volta che chiediamo a Serena di fare una passeggiata con noi,<br />

dice che ha freddo, come mai? - esordì Jolanda seria.<br />

- Dice sempre che il suo sangue scorre più lento del nostro, quindi lei<br />

sente il freddo anche quando non lo è. - Jolanda, mentre raggiungevamo le<br />

scale del gompa, osservò:<br />

- Tutte le sere prima di andare a letto si veste come fosse al Polo Nord. -<br />

Mentre salivamo le scale per raggiungere il gompa dei monaci, scoppiai<br />

a ridere divertita e aggiunsi:<br />

- Al mattino non viene a colazione, perché trema soltanto al pensiero di<br />

dover uscire. - Jolanda osservò:<br />

- Che terribile sentirsi così condizionati dal freddo. -<br />

Mentre attraversavamo il piazzale del gompa risposi:<br />

- Già, come vedi ognuno di noi porta la sua croce, ragion per cui bisogna<br />

mettere in pratica il Dharma, per uscire in fretta da questo labirinto di<br />

rinascita e sofferenze. -<br />

Mentre Jolanda rifletteva, raggiungemmo l'entrata del gompa, ci<br />

togliemmo le scarpe, le lasciammo accanto ad altre vicino alla porta ed<br />

entrammo. Il soffitto del gompa dei monaci era pieno di disegni e divinità<br />

buddiste dai colori sgargianti, in fondo al gompa erano collocati tre<br />

Buddha. Uno grande era affiancato da due piccoli, in oro con vesti<br />

arancioni, contornati da disegni suggestivi. All'interno del gompa c'erano<br />

alcuni ospiti che osservavano le varie fotografie di Lama Yeshe e di altri<br />

defunti, riposte ai piedi del Buddha.<br />

Seguii Jolanda che si fermò e mi sussurrò all'orecchio:<br />

- Ora ti faccio vedere dove devi lasciare il mala (rosario), così quando<br />

sarà benedetto, andrai a riprenderlo. -<br />

- Oggi Serena e Franco mi hanno detto di aver visto un bellissimo<br />

mandala - sussurrai curiosa.<br />

- Si! Adesso ti ci porto! -<br />

Proseguimmo sul lato sinistro del gompa e raggiungemmo un tavolino<br />

pieno di oggetti sacri, di fronte a uno dei piccoli Buddha. Jolanda mi indicò<br />

il tavolo dicendo:<br />

- Ecco, metti il tuo mala in mezzo a quegli oggetti sacri, così domani<br />

durante la funzione, Lama Lhundrup Rigsel lo benedirà . -<br />

Presi dalla borsa il mala e lo misi sul tavolo tra gli oggetti, poi<br />

passammo davanti al grande Buddha e lo ammirammo interessate. Ci<br />

fermammo davanti al terzo ad osservare il grande e suggestivo mandala<br />

multicolore, sorretto da una base quadrata ricoperta di carta colorata in<br />

rosso e blu. Dal soffitto scendevano fin quasi sul mandala grossi festoni<br />

variopinti. Mentre l'osservavamo, spiegai sottovoce a Jolanda:


- Ho letto nel libro di Victoria Le Page, intitolato “Shambhala”, che il<br />

mandala trasmette conoscenza esoterica a menti iniziate, illuminando i tre<br />

piani della realtà : lo spirituale, lo psichico e il fisico. -<br />

Jolanda curiosa domandò:<br />

- Sarei curiosa di sapere che cosa trasmette a noi che non siamo delle<br />

iniziate. -<br />

Risi divertita, poi risposi:<br />

- Poiché il mandala viene costruito e poi distrutto, ci ricorda che niente<br />

dura in eterno. La sua forma, i suoi colori e la sua bellezza ci trasmettono<br />

buona energia. -<br />

- Interessante! - esclamò Jolanda.<br />

- Comunque - conclusi - il mandala, oltre a rappresentare la casa del<br />

Buddha, è anche un diagramma che simboleggia l'intero universo ed è<br />

usato nelle pratiche meditative. -<br />

Il giorno dopo, alle 8,30, quando entrammo nel gompa per la lezione, le<br />

tende erano aperte; dalle finestre si vedeva un cielo nuvoloso, il vento<br />

soffiava scuotendo i rami degli alberi contro un cielo variabile che a tratti<br />

lasciava filtrare raggi di sole che illuminavano l'interno del gompa.<br />

Gli studenti erano seduti sui loro cuscini, intenti ad ascoltare la lezione<br />

del maestro Neil, seduto sul suo trono colorato, che ogni tanto sfogliava un<br />

libro e continuava a parlare al microfono. Il virus dell'influenza aveva ormai<br />

contagiato la maggior parte degli ospiti, quindi eravamo in compagnia di<br />

una solfa di colpi di tosse e soffiate di naso che risuonavano di continuo<br />

nel gompa. Karen assisteva alla lezione, osservandoci triste e preoccupata.<br />

Serena, Jolanda ed io ascoltavamo attente il Venerabile Neil che<br />

spiegava:<br />

- Sappiamo che samsara, nel Buddismo, significa esistenza ciclica, cioè<br />

l'involontario e continuo ciclo di nascita e morte causato dall'ignoranza che<br />

non comprende la vera natura della realtà. - Il maestro rimase un attimo in<br />

silenzio, sfogliò un libro, poi continuò tra lo stupore impresso sui volti<br />

degli astanti:<br />

- Il Buddha, nella sua intuizione, percepì che tutti, anche coloro che<br />

risiedevano nelle più elevate dimore della beatitudine, erano soggetti a<br />

ripetute rinascite. Il samsara era pertanto quanto di peggio potesse<br />

esistere. L'inondazione è una similitudine molto azzeccata per la tempesta<br />

tumultuosa e avanzante del samsara. Il Buddha a volte definiva il suo<br />

insegnamento un passaggio sicuro verso l'altra sponda su una forte<br />

zattera.<br />

In altre occasioni fece riferimento alla necessità per i suoi monaci di<br />

essere isole per se stessi. Indubbiamente il primo insegnamento ai suoi<br />

primi discepoli riguardava il modo in cui porre fine definitivamente al<br />

processo di rinascita, il modo in cui sfuggire in maniera conclusiva e<br />

sicura all'inondazione del samsara. I suoi primi cinque convertiti, dopo la<br />

predicazione iniziale al Parco dei Cervi di Benares, divennero tutti Arhat.<br />

Erano tutti alla loro ultima nascita, quando il substrato di rinascita venne<br />

distrutto. Il samsara, allora, composto da una struttura a tre livelli con


cinque o sei regni di esseri viventi, è in un costante stato di travaglio,<br />

angoscia e flusso tumultuoso avanzante. Senza sosta, gli esseri<br />

attraversano i regni, umano, divino o infernale, perlopiù senza alcuna idea<br />

di ciò che sta loro accadendo. L'ignoranza della propria condizione e delle<br />

cause che ne stanno alla base alimenta il processo e impedisce a tali esseri<br />

di riconoscere la loro terribile situazione. Osservato in tutta la sua<br />

lunghezza e profondità, il samsara è una gigantesca inondazione cosmica<br />

di eventi, di esseri che si sollevano e precipitano in un pandemonio<br />

perpetuo.<br />

Eppure, all'interno dell'apparente confusione, tutto è rigidamente<br />

governato da misteriose forze interne che determinano i cicli ripetuti di<br />

crescita, declino e dissoluzione.<br />

Molte volte il Buddha parlò ai suoi monaci di questo argomento, e il<br />

tenore delle sue osservazioni era sempre lo stesso; sottolineava l'enormità<br />

del fardello che ciascuno di noi inconsapevolmente trasporta. Una volta<br />

disse ai suoi monaci che il samsara è un mondo senza fine e senza<br />

principio. Neanche tutti i bastoni e i ramoscelli del continente indiano<br />

potrebbero eguagliare il numero di madri e padri che un uomo ha avuto<br />

nella sua lunga serie di esistenze.<br />

Un'altra volta disse che non era facile trovare un essere che non fosse<br />

stato in precedenza madre, padre, fratello, sorella, figlio o figlia di<br />

qualcuno. Poi per mettere in risalto il concetto disse che ciascuno dei suoi<br />

monaci aveva versato fiumi di lacrime per disperazione e malattia, un<br />

volume di lacrime maggiore delle acque di tutti gli oceani. Infine, disse, il<br />

cumulo di ossa risultante delle innumerevoli morti di un uomo sarebbe<br />

stato altrettanto alto della montagna chiamata Picco dell'Avvoltoio a<br />

Rajagrha.<br />

Il maestro ci osservò tutti in silenzio, poi disse:<br />

- Ora riflettete un attimo su ciò che ho detto e, se ci sono domande, sarò<br />

lieto di rispondere. -<br />

Alcuni studenti fecero delle domande, io non ne feci, avevo letto molto e<br />

quindi avevo trovato le risposte a tutti i miei interrogativi.<br />

Recitammo la preghiera di ringraziamento per il cibo, come si faceva di<br />

solito al termine della lezione del mattino, poi il maestro ci augurò un buon<br />

appetito e se ne andò.<br />

OTTAVO CAPITOLO<br />

CHARO, IL LAMA BAMBINO E LA SUA PROMESSA A<br />

LAMA YESHE DURANTE LA SUA VITA ANTERIORE<br />

Nel refettorio una coda di persone stava facendo la fila per il pranzo.<br />

Franco, Serena ed io raggiungemmo lentamente i due tavoli all'entrata del<br />

refettorio, dove c'erano i piatti di ferro, ne prendemmo uno ciascuno e li<br />

asciugammo con uno strofinaccio, passammo davanti alla fila di pentole<br />

fumanti e ci servimmo i vari tipi di cibo vegetariano. Andammo a sederci al<br />

nostro solito tavolo.<br />

Di fianco a noi c'era il tavolo riservato ai monaci, dove stavano<br />

pranzando il Venerabile Neil, Karen e Francois. Poi vedemmo arrivare<br />

sorridendo il solito bambino di nove anni vestito da monaco, dai capelli


asati, il viso lungo e gli occhi vispi e intelligenti, con il suo piatto pieno,<br />

che andava a sedersi fra i monaci, accolto da un coro di saluti. Il bambino<br />

felice si sedette e incominciò a mangiare.<br />

Serena lo fissò:<br />

- Lui è il Lama bambino Charo. -<br />

- Già - dissi - l'altra sera Karen ci ha raccontato che Charo Lama è un<br />

chiaroveggente e ricorda le sue vite precedenti! -<br />

Serena era raffreddata, si soffiò il naso e poi raccontò:<br />

- Charo Lama é nato nel villaggio sotto il monastero. Appena in grado di<br />

muoversi o parlare, portò sua madre dall'altra parte del villaggio, entrò con<br />

aria sicura in una casa e le presentò la famiglia della sua vita anteriore<br />

affermando: “Questa donna e questi due ragazzi sono stati mia moglie e i<br />

miei figli nella mia vita precedente”. Per convincere la madre e la famiglia<br />

anteriore, raccontò storie e aneddoti noti soltanto a loro. -<br />

Franco posò la forchetta sul piatto e aggiunse:<br />

- Serena, hai omesso di raccontare che Charo Lama si fece poi<br />

accompagnare al monastero di Kopan e raccontò che lui aveva promesso a<br />

Lama Yeshe, nella sua vita precedente, che sarebbe diventato monaco per<br />

aiutarlo ad insegnare il Dharma e l'inglese, quindi doveva entrare in<br />

monastero per diventare monaco. -<br />

- Già, - aggiunse Serena - ma i monaci gli spiegarono che doveva<br />

aspettare fino a nove anni per iniziare la vita monastica. -<br />

- Il monastero di Kopan non è stato fondato da Lama Yeshe e Lama<br />

Zopa? - domandai interessata.<br />

- Si, certo! - rispose Serena - Lama Zopa avremo l'onore di conoscerlo<br />

alla fine del corso, invece Lama Yeshe è morto in California a soli 49 anni<br />

nel 1984. -<br />

- Avrai sentito parlare di Osel Hita Torres, il bambino nato da<br />

un'ordinaria famiglia spagnola. - mi chiese Franco.<br />

- Certo, a quanto pare Osel Hita Torres è stato riconosciuto la<br />

reincarnazione di Lama Yeshe. -<br />

In quel mentre arrivò Jolanda con il suo piatto pieno, che posò sul<br />

tavolo accanto a me, poi le sfuggì uno starnuto, e noi esclamammo:<br />

- Salute! -<br />

- Speriamo bene! - rispose Jolanda sorridendo.<br />

<strong>Verso</strong> le 13,00, mentre Serena ed io ci recavamo all'infermeria, il tempo<br />

era nuvoloso. Raggi del sole sparivano e riapparivano fra nuvole grigie,<br />

lanciando scie bianche come laser che colpivano e trapassavano le nuvole<br />

nel cielo minaccioso. Fuori dall'infermeria c'erano otto persone tra cui due<br />

monaci di nove o dieci anni, la ragazza negra e il ragazzo con i capelli<br />

lunghi; alcuni starnutirono, altri si soffiarono il naso, ci occupammo subito<br />

di due pazienti con l'influenza; poco dopo, mentre uscivano dall'infermeria<br />

con le medicine, mi affacciai sulla porta dicendo:<br />

- Il prossimo per favore! -


Mentre Serena stava registrando su un registro la visita precedente,<br />

entrarono i due monaci bambini, li feci sedere sugli sgabelli, gli sorrisi<br />

stringendo loro una guancia e mentre essi ridevano felici, domandai:<br />

- Allora bei fanciulli, che problemi avete? -<br />

I due monaci gesticolando mi fecero capire che parlavano solo tibetano,<br />

uscii in tutta fretta dicendo a Serena:<br />

- Vado in ufficio a cercare un monaco tibetano che parli inglese! -<br />

Mentre uscivo, chiesi alla ragazza negra:<br />

- Come stanno le tue ginocchia? -<br />

La ragazza sorridendo rispose:<br />

- Molto meglio, grazie! -<br />

Misi una mano sulla spalla del giovane australiano e chiesi:<br />

- E il tuo braccio sta guarendo? -<br />

Il ragazzo raggiante di felicità esclamò:<br />

- Benissimo, grazie!<br />

In ufficio, Thubten Khedup inviò il suo assistente per la traduzione, il<br />

quale ci disse che uno dei fanciulli aveva male ad un dente e l'altro<br />

problemi alla gola. Dopo esserci prodigate ad aiutare i pazienti, andammo<br />

all'appuntamento con il gruppo dei francesi per la discussione sulla lezione<br />

del Venerabile Neil.<br />

Tutto il gruppo dei francesi era in attesa, compresi Francois e Franco.<br />

Aprimmo il portone del corridoio, entrammo e raggiungemmo il gruppo, poi<br />

Serena, con la sua valigetta del pronto soccorso sotto il braccio, spiegò:<br />

- Scusate per il nostro piccolo ritardo, ma oggi avevamo molti pazienti. -<br />

Mentre Francois sorrideva comprensivo, Willy sghignazzò:<br />

- Non tolleriamo ritardi, noi, la prossima volta sarete date in pasto ai cani<br />

randagi di Kopan. -<br />

Una risata generale esplose intorno, noi ci sedemmo ridendo.<br />

- Caro Willy, - esordii - devo ammettere che hai la generosità del<br />

monaco, infatti quei poveri cani sono talmente vecchi, che fanno fatica a<br />

stare in piedi. -<br />

Un'ennesima risata esplose intorno, mentre Francois diceva:<br />

- Bene, è ora della discussione sul samsara, chi vuole fare la prima<br />

domanda? -<br />

Tutto ad un tratto non si udì una mosca volare.<br />

Isabelle intervenne dicendo:<br />

- Mi ha paralizzato di paura la prospettiva di un passaggio futuro<br />

attraverso i regni inferiori. -<br />

Siccome alzai la mano, Francois mi fece cenno di parlare:<br />

- In questo caso credo che la paura ti possa servire a spronarti ad agire<br />

bene, per poter così rompere le catene del samsara . -


Alain domandò:<br />

- Elisabetta, che cosa intendi con “in questo caso credo che la paura ti<br />

serva”? -<br />

- Sono del parere che la paura non serva ad altro che ad impedire la<br />

crescita interiore dell'uomo, quindi sarebbe bene eliminarla. -<br />

Denis brontolò:<br />

- Non è facile con la prospettiva che la vita é in un costante stato di<br />

travaglio, in un ciclo continuo di sofferenza, malattia, morte, rinascita.<br />

Fissai il gruppo che pareva depresso, poi sghignazzai:<br />

- Probabilmente state pensando che a questo punto sarebbe meglio<br />

spararsi un colpo in testa. -<br />

Un'ennesima risata esplose intorno.<br />

Allora Francois fra le risa ammonì:<br />

- Sarebbe una buona occasione per cadere nella ruota delle rinascite nei<br />

regni inferiori e aggravare la nostra situazione. -<br />

Franco suggerì serio:<br />

- Se riflettiamo, la via c'è per sparire per sempre dalla faccia della terra e<br />

dalla rinascita. -<br />

Serena intervenne:<br />

- È possibile soltanto se diventiamo dei Buddha. -<br />

Denis ammise:<br />

- Il Buddha ci ha donato il Dharma, la spada di diamante, con cui<br />

combattere l'ignoranza e trionfare verso la luce. -<br />

Francois sorpreso applaudì:<br />

- Bravo Denis, così si fa ! -<br />

Allora tutti fissammo Denis eccitati e tra urla e grida applaudimmo.<br />

NONO CAPITOLO<br />

LA PREGHIERA DEI MONACI DEL MONASTERO DI KOPAN<br />

<strong>Verso</strong> le 17,30 arrivai davanti all'enorme ruota della preghiera dorata che<br />

brillava sotto il sole del pomeriggio, la quale girava continuamente su se<br />

stessa e ad ogni giro faceva suonare una campanella. Mentre i raggi del<br />

sole esplodevano luci bianche sulla ruota in movimento, entrai, ci girai<br />

intorno tre volte ed uscii nel cortile, dove tre monaci, tra cui Thubten<br />

Khedup, stavano parlando tra di loro in tibetano. Quando quest'ultimo mi<br />

vide, lasciò il gruppo e mi venne incontro esordendo:<br />

- Signora, mi segua in ufficio, per favore. -<br />

Seguii il monaco, che mi fece segno di accomodarmi sulla sedia davanti<br />

alla scrivania, mentre anch'egli andò a sedersi affermando:<br />

- Allora, domani alle 6,00 ci sarà la funzione. Ma dovremmo sapere se la<br />

preghiera sarà per i morti o per il successo di qualche buona causa. -<br />

Sorridendo spiegai:


- Veramente non avrei mai pensato di fare recitare una preghiera, ma<br />

durante la meditazione ho avuto una visione che mi suggeriva di farlo. -<br />

Il monaco mi fissò sorpreso esclamando:<br />

- Davvero? -<br />

- Ho quasi terminato la mia terza sceneggiatura, due le ho già spedite a<br />

dei produttori, quindi durante la meditazione chiedevo se ne avessi trovato<br />

qualcuno interessato. -<br />

Il monaco domandò:<br />

- Di cosa trattano le sue sceneggiature? -<br />

- Sono storie vere, basate su esperienze paranormali e ispirate a concetti<br />

filosofici buddisti, per dare un messaggio.-<br />

Il monaco stupito esclamò:<br />

- Bene, interessante! -<br />

- Volevo dirle che durante la meditazione ho visto un gruppo di monaci<br />

che sparavano in cielo, con dei fucili.-<br />

Il monaco scoppiò in una risata fragorosa, poi disse:<br />

- Ora capisco il concetto. -<br />

Sorrisi divertita, poi ribattei:<br />

- Trovo che il messaggio significhi che è difficile trovare un produttore,<br />

perciò devo far “sparare” in cielo dei mantra dai monaci. -<br />

Scoppiammo a ridere insieme, poi il monaco esclamò:<br />

- Interpretazione molto calzante! -<br />

Mi alzai in piedi sorridendo e dissi:<br />

- Buona sera e grazie.-<br />

Mentre uscivo dall'ufficio, udii il monaco rispondere:<br />

- Grazie a lei, signora! -<br />

Il mattino del 17 novembre, alle ore 5.55, uscii sbadigliando dalla stanza<br />

da letto e aprii la porta del grande corridoio. Indossavo un paio di pantaloni<br />

e maglione nero, con scialle rosso vino che mi arrotolai sulle spalle, perché<br />

a quell'ora del mattino faceva freddo. Scesi le scale in tutta fretta, salii<br />

quelle che portavano ai piedi della collina e m'avviai verso il gompa.<br />

Sulla rampa diedi un'occhiata ai bagliori del sole che sorgeva<br />

lentamente all'orizzonte, dietro le colline nella valle, con pallidi colori rosa -<br />

argento e giallo - arancione. Raggi bianchi sbucavano tra nebbie vaganti<br />

sopra la valle addormentata, poi si udì il canto di un gallo echeggiare<br />

lontano.<br />

Raggiunsi il gompa dei monaci, mi tolsi le scarpe e le misi vicino ai loro<br />

sandali, entrai in silenzio e mi trovai di fronte a quattro lunghe file di<br />

monaci, compresa una decina di bambini monaci, tra cui Charo Lama,<br />

seduti nella posizione del fior di loto, con cembali, corni e altri strumenti.<br />

Le quattro file di monaci si erano divise in due, una di fronte all'altra,<br />

separate da un tappeto che portava ai tre Buddha. IMMi sentii gli occhi dei<br />

monaci puntati addosso, fui colta all'improvviso dall'emozione, poi mi


prostrai tre volte al centro del gompa davanti ai tre Buddha e andai a<br />

sedermi su un cuscino vicino al muro, poco lontano dall'entrata.<br />

Un monaco mi indicò un cuscino di fronte ad un tavolo nella parte<br />

sinistra del gompa; mentre andavo a sedermi sul cuscino nella posizione<br />

del fior di loto, i monaci incominciarono le recitazioni di mantra, tra canti<br />

rauchi, suoni di corni e cembali, che durarono circa tre quarti d'ora. Finita<br />

la funzione, un monaco venne da me e mi invitò a seguirlo al centro delle<br />

due file di monaci, mi mise una kata (sciarpa bianca di seta, che viene di<br />

solito offerta ai lama in segno di omaggio e rispetto) intorno al collo, poi<br />

suggerì:<br />

- Ora si prostri tre volte, per favore! -<br />

Lo feci, poi il monaco mi passò due grosse mazzette di rupie<br />

spiegandomi:<br />

- Questo è il denaro che ha pagato per la funzione, ora passerà da tutti i<br />

monaci e distribuirà a ciascuno di loro dieci rupie e il resto li restituirà a<br />

me; serviranno per l'insegnamento. -<br />

Imbarazzata esclamai:<br />

- D'accordo! -<br />

Poi lo seguii tra le file dei monaci e distribuii il denaro ringraziando e<br />

sorridendo a tutti. Il monaco mi guidò davanti alle foto dei due lama defunti<br />

e mi disse di offrire pure dieci rupie, un secondo monaco portò due kate e<br />

me le donò da offrire ai due lama. Le misi sotto la loro foto, vicino al denaro<br />

offerto. Di fronte a tutti i monaci, restituii le due mazzette di rupie rimaste,<br />

ringraziando.<br />

Venni accompagnata al mio posto mentre entravano alcuni monaci con<br />

anfore di metallo piene di latte e riso caldo, che distribuirono a tutti.<br />

Vennero anche da me e mi servirono una tazza di latte e un piatto pieno di<br />

riso; mentre tutti mangiavano, bevvi il latte, ma non mangiai perché ero<br />

molto emozionata e non avevo fame. Terminata la preghiera, ritornai nella<br />

mia camera.<br />

Erano passate le 7,30, stavo lavando la mia camicia da notte color pesca<br />

nel lavandino del bagno, la porta era aperta, quando tornarono dal morning<br />

meditation Serena e Jolanda.<br />

- Elisabetta - domandò Jolanda - sei andata a ritirare il tuo mala?<br />

Mentre strofinavo la camicia insaponata, risposi:<br />

- Sì, l'ho ritirata dopo la preghiera dei monaci! -<br />

- A proposito, com'è andata?- domandò Serena curiosa.<br />

Stringendo la camicia, raccontai:<br />

- Una funzione stupenda, c'erano tutti i monaci del monastero, compreso<br />

i bambini monaci. Che meraviglia, pregherò per ringraziarli tutti! -<br />

- Venite a far colazione? - domandò Jolanda avvicinandosi alla porta. Io<br />

aprii il rubinetto e, mentre con l'acqua fresca sciacquavo la camicia,<br />

risposi:<br />

- Stendo la camicia e vengo subito! -


Serena incominciò a camminare avanti e indietro strofinandosi le mani,<br />

mentre Jolanda domandava seria:<br />

- Scommetto che hai freddo come al solito e non vieni, vero? -<br />

- Già! Scusatemi! - sussurrò Serena.Stesi la camicia sul filo nel bagno e<br />

dissi:<br />

- Va bene Serena, quando torniamo ti portiamo qualcosa da mangiare,<br />

altrimenti ti dovremo raccogliere con il cucchiaio. -<br />

Quel pomeriggio, verso le 14.00, Serena ed io raggiungemmo il gruppo<br />

dei francesi per la discussione. Il sole splendeva, mentre dalle finestre<br />

aperte si udivano i canti degli uccelli risuonare nella valle sottostante. Noi<br />

ci sedemmo e insieme al gruppo aspettammo Mireille che era in ritardo. In<br />

quel momento si aprì la porta vicino al separé, sulla destra del corridoio, ed<br />

uscì Mireille che sorreggeva uno sgabello. Lo posò accanto a me e, mentre<br />

si sedeva, sussurrò:<br />

- Scusatemi. -<br />

Francois le sorrise, mentre mi rivolsi al gruppo e domandai:<br />

- Che ne direste se, dal momento che alcuni giorni fa abbiamo parlato<br />

della formula concisa delle Quattro Nobili Verità, oggi parlassimo di quella<br />

amplificata? -<br />

Si udì un coro di si, mentre Franco scherzando sghignazzò:<br />

- Perché no, futura Lama Tenzin! -<br />

Mentre Francois, Willy e Serena scoppiavano a ridere, fissai Franco con<br />

sguardo severo e Francois spiegò:<br />

- Per chi non lo sa, Lama Tenzin significa un maestro detentore degli<br />

insegnamenti. -<br />

Una risata collettiva esplose intorno.<br />

Feci finta di arrabbiarmi brontolando:<br />

- Mi prendi in giro, ma fa in modo che non ti incontri, quando, nelle<br />

prossime vite, prima possibile, sarò davvero un Lama Tenzin! -<br />

Un'ennesima risata esplose intorno, poi Francois intervenne:<br />

- Bene, ora parliamo dei sedici aspetti delle Quattro Nobili Verità! Che ne<br />

dici di incominciare tu, Willy ? -<br />

Willy fece una smorfia, gettò un pò dei suoi lunghi capelli neri dietro le<br />

spalle, e rispose:<br />

- Ciascuna della Quattro Nobili Verità ha quattro generi di significato<br />

sussidiario. La prima è la verità del dolore. -<br />

Poi Willy si girò verso Denis e disse ridendo:<br />

- Caro Denis, a te ora l'onore di continuare! -<br />

Allora Denis domandò a Francois:<br />

- Cosa dici Francois, devo obbedire a quello scarica barile? -<br />

Una risata generale esplose intorno, Francois annuì, perciò Denis<br />

spiegò:


- La natura stessa dell'esistenza è dolorosa; per via della dipendenza di<br />

tutte le cose da cause; per via del vuoto; niente è duraturo; perché è<br />

impersonale; non si può trovare nessun vero sé. -<br />

- Chi mi parla del secondo significato amplificato - domandò Francois -<br />

la verità dell'origine?<br />

- È la causa - spiegò Serena - perché i semi delle azioni passate<br />

diventano cause; è l'origine perché la manifestazione è dovuta a cause<br />

immediate; è produzione per via di una serie di apparizione successive; è<br />

condizione per via del concorrere di varie condizioni. -<br />

- Bene - disse Francois - ora qualcuno mi spieghi il terzo significato della<br />

verità dell'Estinzione. -<br />

Marie rispose:<br />

- È cessazione perché i gruppi di personalità si estinguono; è tranquillità<br />

perché avidità, odio e illusione si estinguono; è sublime perché non può<br />

avvenire nessuna calamità; è via di fuga perché non vi sono ulteriori cause<br />

di dolore.-<br />

- Magnifico! - esclamai felice.<br />

- Allora futura Lama Tenzin, - domandò Francois sorridendo - qual é il<br />

quarto significato della verità del Sentiero? -<br />

Si udirono alcune risate, mentre spiegavo:<br />

- È la via perché la si percorre verso il nirvana; è il metodo corretto<br />

perché è efficace e provvisto di mezzi; è sicurezza perché conduce al<br />

nirvana; è liberazione perché produce un'uscita finale verso l'aldilà. -<br />

Francois diede un'occhiata all'orologio, poi disse:<br />

- Benissimo, per oggi abbiamo terminato. Domani parleremo della<br />

definizione di ciascuno degli otto fattori del Sentiero. -<br />

Mentre tutti si alzavano in piedi, scherzando assicurai:<br />

- Signori, il futuro Lama Tenzin augura un buon pomeriggio a tutti. -<br />

Il gruppo ricambiò il saluto urlando e gridando, mentre Serena Franco ed<br />

io ce ne andammo ridendo.<br />

DECIMO CAPITOLO<br />

LAMA YESHE E LA PRINCIPESSA ZINA RACHEVSKY<br />

<strong>Verso</strong> le 17,30, Franco, Serena ed io uscimmo dal refettorio, mentre<br />

Charo ci passava davanti correndo; poi si girò, salutò allegramente e se ne<br />

andò, seguito da Karen che ci passò davanti a passi svelti..<br />

- Che simpatico Lama Charo, è sempre così allegro. - dissi sorridendo.<br />

- Prima - esordì Serena - quando ha raggiunto il Maestro al tavolo con la<br />

sua tazza di the, era così buffo che tutti sono scoppiati a ridere affascinati.<br />

-<br />

Ci avviammo intorno alla collina, dove incontrammo una coppia di<br />

americani, con cui scambiammo un sorriso.<br />

- Serena, hai parlato ad Elisabetta del libro della giornalista Vickie<br />

Mackenzie “ Reincarnazione. Il Piccolo Grande Lama” ? - chiese Franco.


- Già - rispose Serena - è un libro di estremo interesse sulla<br />

reincarnazione e sulla vita di Lama Yeshe. La giornalista lo conobbe nel<br />

1976 qui a Kopan durante un mese di meditazione. -<br />

- Cosa racconta a proposito della reincarnazione di Lama Yeshe? -<br />

domandai interessata, mentre raggiungevamo la scala che portava sulla<br />

collina. Allora Franco raccontò:<br />

- Pare che Lama Yeshe nella sua vita precedente fosse una badessa in<br />

un monastero di monache. Durante quella vita divenne famosa come<br />

grande yoghini, radunando attorno a sé molte monache dotate di<br />

realizzazioni spirituali.-<br />

Mentre salivamo la scala che portava sulla collina, Serena aggiunse:<br />

- Si diceva che la badessa avesse pregato intensamente per rinascere, in<br />

modo da portare il Buddhismo a persone che dimoravano nell'oscurità<br />

spirituale. -<br />

Franco intervenne:<br />

- Anche Lama Zopa, che divenne poi l'allievo di Lama Yeshe, fu<br />

riconosciuto come la reincarnazione del famoso meditatore Lawudo Lama,<br />

che trascorse gli ultimi anni della sua vita in una caverna dedicandosi<br />

interamente alla vita spirituale, dando consigli ed insegnamenti non solo a<br />

coloro che si recavano da lui in cerca di una guida, ma anche agli altri<br />

yoghi delle vicine caverne. Anche lui prima di morire promise che sarebbe<br />

ritornato per continuare ad aiutare la sua gente. -<br />

Mentre raggiungevamo la cima della collina e migliaia di bandierine della<br />

preghiera multicolori sventolavano al vento, Serena raccontò:<br />

- Nel 1965, mentre i due Lama si trovavano al campo rifugiati di<br />

Buxaduar, nella loro stanza irruppe la bella e famosa principessa di origine<br />

russa, Zina Rachevsky, che si fece avanti e chiese audacemente come si<br />

potevano ottenere la pace e la liberazione. -<br />

- Personaggio fuori del comune la principessa - ammisi - qualcuno mi ha<br />

raccontato che la sua vita era stata in un certo senso straordinaria. Suo<br />

padre era un principe Romanov sfuggito alla rivoluzione, la madre una<br />

ricca ereditiera americana. Zina crebbe ad Hollywood e diventò un'attrice<br />

famosa. Mi hanno anche riferito che la collina di Kopan la comprò lei. -<br />

Sulla cima della collina, Franco spiegò:<br />

- Già, i due Lama diedero a Zina l'insegnamento che tanto desiderava ed<br />

ella decise di diventare una monaca, quindi acquistò un appezzamento di<br />

terra sulla collina di Kopan.-<br />

Mi girai attorno ad ammirare il magnifico panorama, che aveva come<br />

sfondo la catena montuosa dell'Himalaya.<br />

- Lama Yeshe - raccontò Serena - sapendo che per Zina la miglior<br />

soluzione era continuare a fare ritiri di meditazione, la inviò in una grotta<br />

sull'Himalaya, dove doveva trascorrere tre anni recitando tre milioni e<br />

seicentomila mantra oltre alle altre pratiche meditative. -<br />

Ammirai incantata le migliaia di bandierine della preghiera che volavano<br />

al vento sopra le nostre teste, poi ammisi:


- Zina doveva veramente essere fuori dell'ordinario; sono molto<br />

coraggiosa, ma non so se potrei fare una cosa del genere. -<br />

- Figurati - ribatté Serena sorridendo - per noi è già un grosso sacrificio<br />

restare con le gambe incrociate, che subito si gonfiano le ginocchia, poi<br />

alzarci così presto al mattino è un'altra tragedia. -<br />

- Ho saputo che Zina è morta giovanissima, è vero?- domandai seria.<br />

- Fino alla fine la sua fu una vita drammatica. - proseguì Franco - Morì<br />

all'improvviso all'età di 42 anni, quando era giunta quasi alla metà del<br />

periodo di ritiro nella grotta dell'Himalaya. Alcuni dicono a causa<br />

dell'epatite, altri sostengono che avesse mangiato del cibo avvelenato.-<br />

Riflettei un attimo, poi dedussi:<br />

- Credo fosse giunta la sua ora, quindi in qualche maniera doveva<br />

morire. -<br />

Serena si incantò a guardare il panorama, mentre Franco aggiunse:<br />

- Lama Yeshe si svegliò una mattina alle sei dopo aver sognato che<br />

sarebbe morta e quella stessa mattina si fece portare all'aeroporto.<br />

Trascorse dieci giorni con lei nella grotta. -<br />

- Dopo la morte di Zina, - ribatté Serena - Lama Yeshe la sognò vestita di<br />

abiti smaglianti e piena di vita. Lui disse che lei voleva fargli sapere che era<br />

andata in un reame puro e che avrebbe avuto una rinascita molto fortunata.<br />

-<br />

- Toccante questa storia! - esclamai commossa.<br />

Serena diede un'occhiata al suo orologio e brontolò:<br />

- Oh, santo cielo, è già l'ora della meditazione, diamoci una mossa e<br />

continuiamo a martirizzare le nostre ginocchia. -<br />

Così scendemmo in tutta fretta dalla misteriosa collina e ci dirigemmo al<br />

gompa.<br />

Alle 18,00 noi studenti eravamo quasi tutti seduti nella solita posizione<br />

del fior di loto per la meditazione serale, altri cercavano di trovare la<br />

posizione per potersi rilassare. Io avevo gli occhi semichiusi, mentre Karen<br />

dava inizio alla meditazione guidata con un colpo di gong e, dopo un breve<br />

silenzio, esordì:<br />

- Inspiriamo ed espiriamo nove volte chiudendo con un dito la narice<br />

destra, poi ripetiamo la stessa cosa con la narice sinistra, fino a quando la<br />

nostra mente si è liberata da ogni pensiero, poi riflettiamo sul fatto che<br />

soltanto il Dharma aiuta nel momento della morte. Non sarà il denaro ad<br />

aiutarci. Nudi e senza niente lasceremo questa vita. Il re e il mendicante<br />

vivranno la stessa esperienza nella morte… -<br />

Non seguii Karen nella meditazione, mi estraniai e finii per non udirla<br />

più. All'improvviso ebbi un flash back dei monaci nel gompa, mentre<br />

pregavano per me tra canti, mantra e suoni dei cembali e altri strumenti;<br />

rividi i volti dei monaci bambini con i loro sorrisi pieni d'amore durante la<br />

preghiera. Pensai commossa:<br />

- Ringrazio con tutto il cuore i monaci di Kopan e prego con tutta me<br />

stessa che essi siano sempre felici e raggiungano velocemente


l'illuminazione, diventino dei Buddha e aiutino l'umanità ad uscire in fretta<br />

dal samsara. -<br />

Inaspettatamente ebbi la visione di un magnifico fior di loto bianco<br />

socchiuso che girava su se stesso, mentre si apriva lentamente sul mio<br />

cuore e brillava di luce intensa. Raggiante di felicità aprii gli occhi e<br />

sorrisi.. Poi udii Karen che concludeva:<br />

- ….potremmo morire in ogni momento, quindi solo il Dharma da oggi in<br />

avanti può risolvere il problema della sofferenza, morte, rinascita. -<br />

Il 19 novembre alle 5.50, nella nostra stanza la tenda della grande<br />

finestra era aperta, i raggi del sole che sorgeva illuminavano la stanza.<br />

Dal gompa, come tutte le mattine a quell'ora, si udivano i monaci recitare<br />

mantra, suonare trombe, cembali, corni, altri strumenti, che si mescolavano<br />

ai canti degli uccelli e a quello di un gallo che risuonò più volte nella<br />

vallata. Indossai un paio di pantaloni neri, camicia arancione e corpetto<br />

imbottito nero,<br />

Serena si mise un paio di pantaloni e giacca a vento blu e bianca e ci<br />

sedemmo nel salottino della stanza a bere un caffè.<br />

- Ieri sera ho incontrato Francois - esordì Serena - e mi ha fatto vedere il<br />

suo dente del giudizio che gli duole, ma sfortunatamente nell'infermeria<br />

non c'è l'antibiotico che gli serve. -<br />

- Non ti preoccupare, - risposi - ce l'ho io, purtroppo alcuni giorni prima<br />

di partire mi è stato devitalizzato un dente. -<br />

- E se dopo dovesse farti male, che cosa farai? -<br />

- Non credo mi farà male. - dissi sicura di me, poi continuai:<br />

- Ma piuttosto, come sta Lama Lhundrup dopo le tue cure e quelle della<br />

dottoressa Eva ? -<br />

- Adesso sta bene! - esclamò Serena orgogliosa.<br />

- Era da un pò che aveva la tosse, tutte le sere, quando veniva nel<br />

gompa a rispondere alle nostre domande sul Dharma, tossiva. -<br />

- Già! - rispose Serena - Una settimana fa siamo andate a comprare due<br />

kate di seta, poi abbiamo preso dall'infermeria la cassetta del pronto<br />

soccorso e siamo andate da lui. Come da rito, gli abbiamo offerto le<br />

rispettive sciarpe, facendogli un inchino, e lui ce le ha restituite<br />

mettendocele intorno al collo. Si è dimostrato amabile e sorridente, poi<br />

l'abbiamo visitato. Aveva una forte tosse e gli abbiamo dato degli<br />

antibiotici. -<br />

Per un attimo pensai a Lama Lhundrup Rigsel: era d'origine tibetana,<br />

non troppo alto, magro, un viso rotondo, occhi piccoli neri e vispi a<br />

mandorla, sempre sorridente, una persona semplice e alla mano, che<br />

insegnava il Dharma ai monaci del monastero. Serena mi distolse dai miei<br />

pensieri aggiungendo:<br />

- Pensa che stavo per dirgli che l'antibiotico avrebbe ucciso tutti i virus,<br />

poi mi sono trattenuta, pensando che avrei fatto una brutta figura. -<br />

- Per quale motivo avresti dovuto fare brutta figura? - domandai curiosa.<br />

Serena rise divertita, poi spiegò:


- Come dire a un Lama tibetano che l'antibiotico che deve prendere gli<br />

ucciderà migliaia di virus per ristabilirgli la salute, quando il buddismo<br />

insegna che non bisogna uccidere neanche un insetto? -<br />

- Complimenti, molto acuto il tuo pensiero. Se tu glielo avessi ricordato,<br />

forse non avrebbe preso l'antibiotico -<br />

ammisi sorridendo, poi ci preparammo per andare alla meditazione.<br />

Uscii in fretta senza aspettare Serena, avevo qualcosa da fare prima<br />

della meditazione. Mentre scendevo le scale, diedi un'occhiata all'orologio,<br />

erano le 6,20; udii il gatto miagolare, sorrisi, lo vidi nel corridoio<br />

sotterraneo che attraversava il gompa venirmi incontro miagolando<br />

insistentemente, perciò lo raggiunsi e lo accarezzai sussurrando:<br />

- Mi sembra che ti lamenti un pò troppo, non hai ancora imparato ad<br />

accettare la tua condizione di gatto? -<br />

Il gatto smise di miagolare e se ne andò in silenzio, riflettei un attimo<br />

stupita, poi mi alzai mormorando:<br />

- Povero gatto infelice, probabilmente ha solo bisogno d'affetto. -<br />

Infine me ne andai a cercare Francois, sorpassando gruppi di persone<br />

che s'avviavano al gompa e, mentre una giovane donna mi passava<br />

accanto suonando il campanello di richiamo per la meditazione mattutina,<br />

udii:<br />

- Elisabetta! -<br />

Mi girai per vedere chi chiamava e vidi Jolanda che mi veniva incontro<br />

dicendo:<br />

- Oggi verso l'una si può andare a visitare la stanza con le reliquie di<br />

Lama Konchok, informa anche Franco e Serena. -<br />

- Già, il lama che ha vissuto per molti anni in una caverna recitando un<br />

numero impressionante di mantra e prostrandosi un'infinità di volte. -<br />

- Pare che tra le sue reliquie vedremo decine di perle e un pezzo di<br />

lingua dove è impressa l'immagine di Tara, che hanno trovato tra le ceneri,<br />

dopo la cremazione del suo corpo - concluse Jolanda.<br />

Riflettei un attimo, poi me ne andai dicendo:<br />

- Non ti nascondo che sono molto curiosa. -<br />

Raggiunsi il balcone del gompa, era pieno di studenti che si toglievano<br />

le scarpe e s'accingevano ad entrarvi. Mi guardai attorno, vidi Francois<br />

appoggiato nell'angolo della balaustra del balcone, assorto a fissare<br />

sofferente, con una mano su una guancia, la vallata sottostante avvolta dai<br />

raggi del sole mattutino. Lo raggiunsi e mi appoggiai alla balaustra accanto<br />

a lui, presi dalla borsetta l'antibiotico e glielo porsi:<br />

- Francois, questo è l'antibiotico di cui hai bisogno, a me non serve, ti<br />

prego prendilo, te lo offro con tutto il cuore, a patto che ti passi subito il<br />

dolore. -<br />

Francois sorrise e con riconoscenza esclamò:<br />

- Grazie Elisabetta! -


Alle 6,30 in punto entrai nel gompa e, mentre tutti gli studenti erano<br />

pronti per la meditazione mattutina, mi inserii tra Jolanda e Serena, aprii la<br />

borsetta, presi la mia corona benedetta dal Lama Lhundrup Rigsel e me la<br />

misi intorno al collo; Serena e Jolanda mi videro, sorrisero, mentre<br />

esclamavo sotto voce:<br />

- Mediterò con la mia corona benedetta al collo! -<br />

Intanto Karen ci osservava tutti e, vedendoci pronti, diede inizio alla<br />

meditazione con un colpo di gong; dopo un breve silenzio, scandendo le<br />

parole, disse:<br />

- Meditate sulle seguenti parole di Maitreya Buddha che ha affermato:<br />

“La sofferenza deve essere conosciuta, la causa deve essere abbandonata,<br />

la salute deve essere conquistata e la medicina deve essere presa”. -<br />

Poi fece una lunga pausa.<br />

Ero immobile, avevo gli occhi semichiusi, iniziai a dondolare lentamente<br />

avanti e indietro. All'improvviso, con gli occhi della mente, vidi sul mio<br />

cuore la corona trasformarsi in un magnifico mandala, al cui centro<br />

appariva una rosa bianca radiante di luce che danzava lentamente su sé<br />

stessa. -<br />

Non mi scomposi, sorrisi e il mio corpo continuò a dondolare<br />

lentamente, mentre Karen riprese a ripetere:<br />

- La sofferenza deve essere conosciuta, la causa deve essere<br />

abbandonata, la salute deve essere conquistata e la medicina deve essere<br />

presa. -<br />

<strong>Verso</strong> le 13.30, Serena, Jolanda, Franco ed io scendemmo lungo un<br />

sentiero stretto che portava ad una casetta, sotto il gompa, a strapiombo<br />

sopra la vallata sottostante che splendeva al sole del pomeriggio. Mentre<br />

scendevamo in silenzio, Jolanda esordì:<br />

- Abbiamo dieci minuti di tempo, poi dovremo lasciare il reliquario, per<br />

un altro gruppo in visita. -<br />

- Ci basteranno! - rassicurò Serena.<br />

- Ricordatevi che oggi la discussione con i francesi si farà sotto gli<br />

ombrelloni del bar - informò Franco.<br />

- D'accordo, grazie! - esclamai.<br />

All'improvviso ci trovammo davanti a un muro con un'entrata che<br />

portava in un cortile, al cui interno c'era un piccolo giardino con piante in<br />

fiore. Da una porta con una tenda colorata uscì un monaco a piedi scalzi,<br />

che sorridendo esclamò:<br />

- Prego, entrate! -<br />

Ci togliemmo le scarpe ed entrammo in un piccolo corridoio, poi nella<br />

stanza semibuia che conteneva le reliquie. Sul muro sinistro una grande<br />

foto di Geshe Lama Konchok che sorrideva, sotto una poltrona piena di<br />

Kate, al centro una finestra chiusa che dava sulla valle.<br />

Appoggiato al muro destro c'era un tavolo con decine di piccole ampolle<br />

di vetro dentro cui si vedevano centinaia di perle, una lingua


sopraimpressa con l'immagine di Tara, un occhio ecc.... Il monaco accese<br />

una torcia a pila, illuminò la foto del Lama affermando:<br />

- Quella è la foto di Geshe Lama Konchok, che ha lasciato il suo corpo il<br />

15 ottobre scorso. -<br />

Domandai:<br />

- Il tre dicembre festeggerete con una puja il 49° giorno del bardo di<br />

Lama Konchok, cioè l'ultimo giorno in cui potrebbe essersi reincarnato,<br />

vero? -<br />

Il monaco annuì, poi passò al tavolo delle reliquie e le illuminò con la<br />

torcia affermando:<br />

- Tutte queste ampolle contengono centinaia di perle e altre reliquie<br />

trovate nelle ceneri di Lama Konchok, dopo la cremazione.-<br />

- Straordinario! - esclamai eccitata.<br />

- Nello stupa funerario - aggiunse il monaco - tra le ceneri, oltre alle perle<br />

abbiamo trovato alcuni capelli neri, il cuore, la lingua e un occhio. Di solito<br />

tali organi di alta pratica tantrica non bruciano. -<br />

Mentre Serena, Jolanda ed io ascoltavamo stupite, Franco aggiunse:<br />

- So che avete trovato anche dei resti di ossa, su cui alcune settimane<br />

dopo sono cresciute molte piccole perle.-<br />

Il monaco rispose serio:<br />

- Certo! -<br />

In fila passammo lentamente davanti alle ampolle di vetro e osservammo<br />

curiosi. Poi il monaco spiegò:<br />

- Molte delle perle si sono moltiplicate e si sono riprodotte in una grande<br />

quantità. -<br />

- Incredibile! - esclamò Jolanda colpita.<br />

Il monaco indicò poi delle ampolle affermando:<br />

- In quelle due ampolle ci sono rispettivamente l'occhio e la lingua, dove<br />

l'immagine di Tara sta emergendo lentamente. -<br />

- Tara - dissi - è la madre di tutti i Buddha del passato, del presente e del<br />

futuro! -<br />

Mentre Serena osservava curiosa, aggiunse:<br />

- Qualcuno mi ha raccontato che durante la cremazione sono apparsi<br />

alcuni arcobaleni, che poi si sono dissolti lentamente tra le nuvole. -<br />

Il monaco sorrise, poi raccontò:<br />

- Khenrimpoche Geshe Lhundup ha sentenziato “È come se il corpo di<br />

Geshe Lama Konchok fosse un gioiello prezioso”. -<br />

Tutti osservammo stupiti il monaco che agganciava la torcia sopra il<br />

tavolo, poi andò ad aprire un cassetto e prese un pacco di foto dicendo:<br />

- Ecco, se vi mettete intorno a me, vi faccio vedere delle foto di Lama<br />

Konchok. -


Osservammo interessati tutte le foto del Lama, poi ce ne andammo per<br />

lasciare il posto ad un altro gruppo di visitatori.<br />

Di fianco al bar di Kopan, con vista sulla vallata, c'erano due grandi<br />

tavoli quadrati con panchine verdi e rispettivi ombrelloni rossi a frange<br />

bianche che volavano al vento. Noi e quasi tutto il gruppo eravamo seduti a<br />

discorrere, quando Willy si incantò a guardare davanti a lui stupito, tutti noi<br />

ci girammo a guardare curiosi, e vedemmo giungere Catherine e Letizia<br />

con i capelli rasati: esplodemmo in grida e urla di consenso.<br />

Willy eccitato esclamò:<br />

- Coraggiose le fanciulle! -<br />

Le fissai stupita e dissi sorridendo:<br />

- Complimenti ragazze, questo è davvero un buon esempio per Willy; se<br />

vuole davvero diventare un monaco, dovrà darsi una mossa. -<br />

In quel frastuono di grida eccitate, ci raggiunse Francois che suggerì:<br />

- Bene, ora mi sembra il caso di ricordare le definizioni di ciascuno degli<br />

otto fattori del Sentiero. Che ne dite? -<br />

Denis scherzando brontolò:<br />

- Ma Francois, lasciaci ammirare le nostre future monache, ti prego, facci<br />

respirare un attimo, prima che ci venga un collasso. -<br />

Un'altra risata echeggiò nella vallata, Francois sorridendo disse:<br />

- Serena, per favore, corri a prendere una bombola d'ossigeno, perché<br />

se mi muoiono, sarà complicato recuperarli dall'inferno. -<br />

Un'ennesima risata esplose intorno.<br />

- Francois - dissi - non ho avuto il tempo di chiederti come va il mal di<br />

denti, ma dall'energia che sprigioni si direbbe che stai bene, vero? -<br />

Felice rispose:<br />

- Per merito tuo, Elisabetta, grazie per l'antibiotico! -<br />

Tutti applaudirono tra grida e urla di gioia, poi Francois ribatté:<br />

- Bene, la nostra risata giornaliera l'abbiamo fatta, adesso qualcuno mi<br />

spieghi che cosa si intende per Retto Parlare. -<br />

- Il Retto Parlare è l'astenersi dalla falsità, dal discorso malvagio, duro o<br />

frivolo. - rispose Letizia.<br />

Catherine continuò:<br />

- Il Retto Agire è astenersi dal togliere la vita, dal rubare e dalla cattiva<br />

condotta sessuale. -<br />

Franco aggiunse ridendo:<br />

- Complimenti alle nostre future monache! -<br />

Si udirono alcune risate, poi Franco continuò:<br />

- Il Retto Modo di Sostenersi è guadagnarsi da vivere con mezzi<br />

appropriati. -<br />

Proseguì Lena:


- Il Retto Sforzo è impedire la formazione di cattivi pensieri e dissipare<br />

quelli già presenti. È produzione di buoni pensieri non ancora sorti e<br />

sostentamento di quelli già presenti. -<br />

Isabella continuò:<br />

- La Retta Concentrazione é una grande attenzione al corpo, alle<br />

sensazioni, alla mente e al Dharma.-<br />

Alain aggiunse:<br />

- La Retta Meditazione è raggiungere e dimorare nelle Quattro Profondità<br />

Meditative. -<br />

Intervenne Willy:<br />

- Mi pare che abbiate perso due degli otto diamanti dell'Ottuplice<br />

Sentiero! - Francois sorridendo esclamò:<br />

- Bravo Willy, il tranello c'era, ma solo il tuo orecchio vigile se n'è<br />

accorto, complimenti. Ora però mi devi dire quali sono, per favore. -<br />

Willy rifletté un attimo, poi concluse:<br />

- Allora avete dimenticato il primo e il secondo diamante dell'Ottuplice<br />

Sentiero, i quali sono: Retta Opinione e Retta Risoluzione. -<br />

Esplose un applauso fragoroso, mentre Willy sorrodeva felice.<br />

UNDICESIMO CAPITOLO<br />

VAJRASATTVA, IL CRISTO E L'ENERGIA DEL TERZO OCCHIO<br />

Alle 20.00 ritornammo nel gompa per la sessione di meditazione dove<br />

avremmo visualizzato Vajrasattva e la consorte, per purificare la mente. Le<br />

luci nel gompa erano accese. Karen e il Venerabile Neil cantavano insieme<br />

agli studenti il mantra di Vajrasattva “The Power of the Remedy” (Il potere<br />

del rimedio) in tibetano (Vajrasattva è la principale divinità utilizzata dai<br />

praticanti di ogni livello del tantra per purificare la mente). Noi eravamo<br />

tutti seduti nella solita posizione del fior di loto, tutti tranne me<br />

sorreggevano il libro delle preghiere tra le mani e cantavano.<br />

Ero in mezzo a Serena e Jolanda, il mio libro era chiuso sul cuscino,<br />

mentre ascoltavo il delizioso coro, estasiata. Quando finirono di cantare,<br />

Karen disse al microfono:<br />

- Come sapete, Vajrasattva è la principale divinità utilizzata dai praticanti<br />

di ogni livello del tantra per purificare la mente. Ora mettete da parte il libro<br />

della preghiera e concentratevi sulla meditazione. -<br />

Karen ci osservò , poi quando vide che eravamo tutti immobili, diede un<br />

colpo sul gong per dare inizio alla sessione di meditazione: - Immaginate<br />

che sulla corona della vostra testa, seduti su un fior di loto, ci siano<br />

Vajrasattva Padre e Madre.<br />

I loro corpi sono bianchi, ognuno ha una faccia e due braccia.<br />

Vajrasattva tiene nella mano destra un dorge, simbolo di compassione che<br />

distrugge ogni ignoranza, e nella sinistra una campana, simbolo della<br />

saggezza; lei ha un coltello curvo e una tazza a forma di scheletro. Si<br />

stanno abbracciando. Il padre é adornato con sei grandi sigilli, lei con<br />

cinque. Lui è seduto nella posizione di vajra, lei in quella del loto.


Pensate che Vajrasattva é il vostro guru, la mente santa di tutti i Buddha,<br />

che con la sua grande compassione abbraccia voi insieme a tutti gli esseri<br />

senzienti e vi purifica. In questo modo la vostra mente è trasformata dalla<br />

devozione al guru, che è la radice di tutte le benedizioni e la realizzazione<br />

del sentiero dell'illuminazione.-<br />

Non avendo mai visto la rappresentazione di Vajrasattva, lo credetti un<br />

personaggio femminile; ero distratta e non udii quando Karen disse di<br />

visualizzare Vajrasattva, il padre che abbracciava la madre, sulla corona<br />

della nostra testa. Visualizzai solo la madre che immaginai essere<br />

Vajrasattva.<br />

Sulla corona della mia testa visualizzai la madre che, io credevo essere<br />

Vajrasattva, seduta su un fior di loto, che all'improvviso con gli occhi della<br />

mente vidi precipitare dalla mia testa e la scena mi preoccupò<br />

profondamente. Sorprendentemente mi apparve il volto del Cristo<br />

addolorato con la corona di spine sulla testa, poi, con la velocità di un<br />

fulmine, apparve dall'alto un filo di luce bianca che scese a spirale intorno<br />

al mio corpo e con la stessa velocità risalì e mi colpì il centro della fronte,<br />

tra gli occhi, dove si esaurì dopo aver avvertito una leggera pressione.<br />

Aprii gli occhi di colpo, mentre il cuore mi batteva forte nel petto. Poi<br />

perplessa riflettei sull'accaduto fino alla fine della seduta di meditazione.<br />

Quando Serena, Jolanda ed io uscimmo dal gompa, raccontai la mia<br />

esperienza e mentre raggiungevamo la porta del grande corridoio, Jolanda<br />

aprì la porta sghignazzando:<br />

- Santo cielo Elisabetta, soltanto a te può capitare di visualizzare la<br />

madre senza il padre Vajrasattva, non puoi lamentarti se poi essa precipita<br />

giù dalla tua testa. -<br />

Entrammo nel corridoio e, mentre mettevo la chiave nella toppa della<br />

nostra stanza da letto, scoppiammo in una risata fragorosa; quando<br />

entrammo nella stanza, Serena continuando a ridere disse:<br />

- Come hai potuto Elisabetta concentrarti solo sulla consorte di<br />

Vajrasattva, quando avresti dovuto meditare sulla coppia? -<br />

Un'altra risata esplose nella stanza, poi brontolai:<br />

- Smettetela di prendermi in giro, mi sono distratta, quindi non ho capito,<br />

ma sarà meglio piuttosto riflettere su quello che si è verificato<br />

successivamente. -<br />

- Poiché - disse Jolanda - Vajrasattva è la principale divinità utilizzata dai<br />

praticanti di ogni livello del tantra per purificare la mente, si suppone che la<br />

mente di Elisabetta sia stata purificata. -<br />

Dopo una pausa Serena ammise:<br />

- Sulla collina di Kopan c'è una forte energia, già immaginavo che tu<br />

avresti vissuto esperienze eccezionali, ma mi chiedo, cosa c'entra il Cristo<br />

con Vajrasattva? -<br />

- Il Cristo e il Buddha provengono dalla stessa fonte, come tutti i<br />

rappresentanti delle altre religioni che insegnano l'amore e la fratellanza. -<br />

Serena si sedette alla scrivania esclamando:<br />

- Non vedo altra spiegazione! -


Jolanda ed io ci sedemmo sul nostro letto.<br />

- Mi chiedo che significhi - domandò Jolanda curiosa - questo filo di luce<br />

bianca che scende a spirale intorno al tuo corpo e risale nello stesso modo<br />

finendo al centro della fronte. -<br />

Serena si rivolse a Jolanda sghignazzando:<br />

- Probabilmente la pressione esercitata sulla sua fronte da quel filo di<br />

energia bianca, le ha aperto il terzo occhio e purificato la mente. -<br />

Un'ennesima risata esplose all'interno della stanza, poi Jolanda ridendo<br />

spiegò:<br />

- Anche il Buddha, in molte raffigurazioni, è rappresentato con il terzo<br />

occhio al centro della fronte. -<br />

- Ho letto nel “Trattato del Fuoco Cosmico”, - raccontai - il libro dettato<br />

per mezzo telepatico ad Alice Bailey dal Tibetano, che il terzo occhio<br />

sarebbe un'energia che si crea al centro della fronte, quando l'uomo ha<br />

raggiunto un certo grado d'evoluzione. -<br />

Serena scherzando si burlò di me per l'ennesima volta affermando:<br />

- Jolanda ci siamo, abbiamo tra di noi un essere molto evoluto. -<br />

Scoppiammo in un ennesima risata, poi scherzando mi avvicinai a<br />

Serena con fare minaccioso e brontolai:<br />

- Serena, se continui ti riduco in una polpetta! -<br />

- Non fare una cosa del genere - sbraitò Serena - altrimenti sono<br />

costretta a ritirare le mie parole e pensare piuttosto che sei un'involuta. -<br />

Scoppiammo a ridere ancora una volta, poi decidemmo di prepararci per<br />

andare a dormire e spegnere la luce alle dieci come da regolamento.<br />

...Un gruppo di monaci con tuniche bordeaux e arancione e dai capelli<br />

rasati sorreggeva un grosso tronco d'albero, appuntito, e s'avvicinò ad una<br />

porta spalancandola con un colpo solo...<br />

Mi svegliai di colpo e mi sedetti sul letto, la stanza era in penombra, poi<br />

udii il canto di un gallo echeggiare nella valle; mi guardai attorno, Serena e<br />

Jolanda stavano dormendo immobili nel loro letto, riflettei un attimo sul<br />

sogno e pensai:<br />

- Santo cielo, questo sogno è una risposta alla preghiera che ho fatto<br />

fare ai monaci del monastero. Dal messaggio capisco che con la preghiera<br />

“sparata” in cielo, i monaci probabilmente mi apriranno una porta.<br />

Eccezionale! Ma non devo farmi illusioni, chissà quanti anni dovrò<br />

aspettare prima che si apra questa benedetta porta. -<br />

Si sa che il tempo per gli esseri spirituali non è lo stesso di quello per gli<br />

uomini. Sorridendo felice mi stesi nel letto a riflettere, poi mi riaddormentai.<br />

DODICESIMO CAPITOLO<br />

LA VOCE E LA LACRIMA DEL BUDDHA<br />

Il ventinovembre, verso le 6.20, eravamo leggermente in ritardo, indossai<br />

in fretta un maglione blu con un paio di pantaloni attillati gialli e scialle<br />

intonato, Serena mise pantaloni neri con giacca a vento bianca. Uscimmo


per la sessione di meditazione e, mentre raggiungevamo il gompa, Serena<br />

disse:<br />

- Divertente questo sogno con i monaci che ti spalancano una porta con<br />

il tronco appuntito di un albero. -<br />

- Già, soprattutto molto significativo! - esclamai felice.<br />

Raggiungemmo la porta del gompa e, mentre alcune persone entravano<br />

a piedi nudi, Serena brontolò:<br />

- Guardali, e poi vengono da noi a farsi curare. -<br />

Mentre ci toglievamo le scarpe rimanendo in calzini, ammisi:<br />

- Hai ragione, dovrebbero essere più saggi! -<br />

Entrammo passando tra le persone già sedute nella posizione del fior di<br />

loto e raggiungemmo il nostro posto accanto a Jolanda che si era coperta<br />

con un enorme scialle celeste e bianco. Osservai il gruppo dei francesi e<br />

notai che Willy, Frank e Denis erano assenti.<br />

Dalle finestre i primi raggi del sole irradiarono l'interno di luci. Il coro<br />

degli uccelli come al solito risuonò fuori dal gompa, disturbato dai soliti<br />

colpi di tosse e soffiate di naso. All'improvviso Karen suonò il gong che<br />

echeggiò per tutto l'interno segnalando l'inizio della sessione meditativa,<br />

ed esordì dicendo:<br />

- Chiudete una narice e inspirate - espirate tre volte, ripetete la stessa<br />

operazione con l'altra narice finche vi sarete rilassati e avrete liberato la<br />

vostra mente da ogni negatività. -<br />

Karen, seguita da molti e anche da me, si chiuse una narice, inspirò ed<br />

espirò tre volte, ripeté la stessa operazione con l'altra narice e continuò<br />

così più volte; riprese:<br />

- Bene, ora meditate sulle seguenti parole: prendo rifugio nel Buddha,<br />

nel Dharma, fino a quando sarò illuminato. Per il merito che creo facendo<br />

meditazione, possa io diventare un Buddha per salvare tutti gli esseri<br />

senzienti. -<br />

Meditai intensamente ripetendo dentro di me le seguenti parole:<br />

- Possa diventare un Buddha per salvare tutti gli esseri senzienti. Possa<br />

io diventare un Buddha per salvare tutti gli esseri senzienti. - Mentre<br />

ripetevo per la terza volta le prime due parole della frase:<br />

- Possa io... - una voce maschile continuò dicendo:<br />

… vuoi diventare un Sakyamuni ? -<br />

Presa alla sprovvista, risposi scioccata:<br />

- No! Io non so se posso chiedere tanto! -<br />

Davanti agli occhi della mia mente mi apparve il volto del Buddha<br />

addolorato, con una lacrima che gli scendeva dall'occhio sinistro. Cercai di<br />

riprendermi dallo stupore e, addolorata, mentre l'immagine del Buddha<br />

scompariva, promisi:<br />

- Dolce Sakyamuni, ti prometto che mi impegnerò con tutta me stessa<br />

per diventare come te e salvare tutti gli esseri senzienti dal ciclo della<br />

rinascita. - Aprii gli occhi sorridendo commossa.


Il giorno dopo, verso le 8.00, mentre Serena e Franco scendevano dalla<br />

collina, io camminavo dietro di loro a una certa distanza e senza volerlo<br />

udivo ciò che si dicevano.<br />

- Domani è il ventuno novembre - diceva Franco - inizierà il digiuno che<br />

durerà dodici giorni, quindi faremo solo un pasto al giorno. - Serena<br />

brontolò:<br />

- Non so se ce la farò a resistere tanti giorni con un pasto solo. -<br />

- Bene - borbottò Franco - ci proviamo; però andiamo al bar a farci una<br />

scorta di cioccolato, biscotti, salatini ecc., poi vedremo. -<br />

Serena scoppiò a ridere:<br />

- Facciamo bene, perché sarebbe imbarazzante andare al bar a comprare<br />

cibo, quando si sa che c'è il digiuno. -<br />

Sorridendo mi fermai agli stupa sopra la valle, mentre essi si avviavano<br />

verso il bar.<br />

TREDICESIMO CAPITOLO<br />

LEZIONE SULLA MORTE E LA SOFFERENZA DI JOLANDA<br />

<strong>Verso</strong> le 8.35, vidi Franco e Serena entrare all'ultimo minuto e avviarsi in<br />

punta di piedi tra gli studenti già seduti nei loro cuscini, mentre recitavano<br />

insieme al maestro la preghiera che precedeva la lezione del mattino.<br />

Franco andò a sedersi sulla sua sedia, mentre Serena si accomodava tra<br />

me e Jolanda. Il sole illuminava l'interno, mentre il numero degli influenzati<br />

sembrava essere aumentato, per i frequenti colpi di tosse e gli starnuti che<br />

disturbavano la recitazione. Altri ritardatari entrarono in tutta fretta, il<br />

maestro li fissò attento con sguardo severo e contrariato, mentre<br />

continuava a recitare:<br />

….così devo evitare azioni sbagliate, come togliere la vita ad altri. Possa<br />

io velocemente ottenere illuminazione e possano gli esseri umani che<br />

esperimentano le varie sofferenze essere liberati dall'oceanico ciclo delle<br />

esistenze. -<br />

Quando finì la preghiera il Venerabile Neil rimproverò severo:<br />

- Raccomando ai ritardatari di essere puntuali, in modo da recitare la<br />

preghiera tutti insieme prima di iniziare la lezione. Grazie. -<br />

Dopo averci osservato per un attimo, il maestro aprì un libro e riprese a<br />

parlare dicendo:<br />

- Bene, ora vi parlerò della morte, perché possiate ricordare che nulla<br />

dura in eterno e che essa può arrivare da un momento all'altro.<br />

... Non c'è nessun potere nell'universo che possa fermare la morte. Ogni<br />

persona nata dovrà morire, anche i grandi bodhisattvas e gli Yogis, perfino<br />

Buddha.<br />

Fra cent'anni, quasi tutti quelli che sono in vita oggi saranno morti. Non<br />

possiamo sfuggire alla morte, non c'è nessun posto dove possiamo<br />

andare.<br />

Anche se siamo molto ricchi, non possiamo corrompere la morte. Anche<br />

se siamo molto forti e pieni di potere, non possiamo sconfiggere la morte.


Anche se abbiamo poteri miracolosi e chiaroveggenza, non possiamo<br />

evitare la morte.-<br />

Il maestro ci fissò tutti per un attimo, per capire la nostra reazione a ciò<br />

che aveva appena detto. Sorridendo osservai i volti degli studenti che mi<br />

stavano vicini e ne vidi alcuni tranquilli, altri cupi e tristi, tra cui quello di<br />

Jolanda in lacrime, mentre Serena fissava il maestro contrariata. Poi il<br />

Venerabile Neil riprese a parlare assicurando:<br />

- L'uomo non può allungare la propria vita, s'avvicina alla morte in ogni<br />

momento. Dal momento della nascita in avanti, corriamo incontro alla<br />

morte. -<br />

Mentre il maestro continuava a parlare, Serena s'accorse del pianto<br />

convulso e silenzioso di Jolanda, che cercava di trattenere i lamenti, ma di<br />

tanto in tanto era costretta a soffiarsi il naso. Addolorata mi sussurrò:<br />

- Hai visto Jolanda come piange? -<br />

- Poverina! - brontolai - Immagino che il maestro le abbia ricordato la<br />

morte del figlio. -<br />

Intanto il maestro insisteva:<br />

- Anche quando stiamo dormendo o siamo distratti, ci avviciniamo alla<br />

morte. Mentre siamo ancora in vita, il tempo libero per praticare il Dharma è<br />

estremamente limitato. Se viviamo settant'anni, metà li passiamo<br />

dormendo, il resto lavorando, mangiando, arrabbiandoci, comprando,<br />

viaggiando, guardando la televisione, ecc. Molto poco tempo è usato<br />

attualmente per praticare il Dharma, però ricordiamoci che solo il Dharma<br />

ci potrà aiutare in tempo di morte. -<br />

Quando finì la lezione, Jolanda stava ancora piangendo. Serena per<br />

l'ennesima volta fissò il maestro contrariata. Molti uscirono sconvolti dal<br />

gompa e io dissi a Serena:<br />

- L'uomo un giorno dovrà abbandonare i falsi valori su cui è edificato<br />

questo mondo, per diventare come il Cristo e il Buddha, come afferma un<br />

frammento estratto da un antico catechismo esoterico, dove un maestro<br />

domanda al suo discepolo che ha raggiunto l'illuminazione:<br />

- Cosa vedi , o liberato? - Serena mi prese di sorpresa quando rispose:<br />

- Vedo molti che soffrono, Maestro, che piangono e chiedono aiuto. -<br />

Allora sorridendo felice continuai con le domande del maestro al<br />

discepolo e Serena rispose alle domande:<br />

- Che farai, o uomo di pace? -<br />

- Tornerò là donde vengo. -<br />

- Donde vieni, Divino pellegrino? -<br />

- Dal profondo delle tenebre, sono salito alla luce. -<br />

- Dove vai, o viandante? -<br />

- Torno fra le tenebre, lascio la luce del giorno. -<br />

- Perché o figlio di Dio? -<br />

- Vado a raccogliere quelli che incespicano all'oscuro, a illuminare loro<br />

la via del ritorno. -


- Quando avrà termine il tuo servizio, o Salvatore? -<br />

- Non lo so; finché qualcuno soffre, starò con lui a servirlo. -<br />

Quando finimmo di recitare il bellissimo colloquio del maestro e<br />

dell'illuminato, ci fissammo felici e scoppiammo in una risata, mentre gli<br />

studenti ci passavano accanto osservandoci curiosi.<br />

Entrando nella nostra stanza, dopo pranzo verso le 12,50 ,trovammo<br />

Jolanda sdraiata sul letto, con gli occhi gonfi e tristi, che si soffiava il naso.<br />

Noi la scrutammo preoccupate.<br />

- Jolanda- esordii seria - non ti abbiamo visto a pranzo, come mai? -<br />

Jolanda si soffiò il naso rispondendo nervosa:<br />

- Scusate, ma non avevo fame, me ne starò tutto il pomeriggio in stanza,<br />

non andrò alla discussione e neanche alla lezione. -<br />

Serena ammise seria:<br />

- Mi sembra una buona idea, perché si discuterà sullo stesso argomento<br />

e, conoscendo il Maestro, nella lezione del pomeriggio ritornerà sul<br />

discorso della morte.-<br />

- Jolanda - suggerii - dedicati alla lettura di quel misterioso libro che hai<br />

preso nella libreria del monastero alcuni giorni fa. -<br />

Serena scosse la testa brontolando:<br />

- Comunque non capisco perché il maestro debba continuare a ripeterci<br />

gli stessi insegnamenti, anche Franco si è lamentato per questo. -<br />

Sorridendo spiegai:<br />

- Immagino che il Buddha sapesse che noi esseri umani abbiamo la testa<br />

dura, infatti egli stesso ripeteva ai suoi monaci gli insegnamenti più volte. -<br />

Serena prese dalla scrivania la valigetta del pronto soccorso e<br />

avviandosi verso la porta disse:<br />

- Elisabetta, andiamo a curare i nostri pazienti e lasciamo Jolanda<br />

riposare in pace! -<br />

Uscimmo chiudendo la porta dietro di noi e udimmo Jolanda scoppiare<br />

in un pianto dirotto. Ci fermammo un attimo, non sapendo come agire, poi<br />

decidemmo di lasciarla sola a sfogare il suo dolore.<br />

Raggiunta l'infermeria, Serena si mise a controllare le scadenze dei<br />

medicinali, mentre iniziavo a spolverare gli scaffali.<br />

- Vedrai che in pochi giorni l'infermeria sarà in ordine - assicurai.<br />

- Qui a Kopan vola tanta di quella polvere, che poi bisognerà<br />

ricominciare da capo. -<br />

In quel mentre entrarono due operai nepalesi di statura media, magri, dai<br />

visi rotondi, gli occhi scuri e tristi; uno sorreggeva l'altro che zoppicava e<br />

indossavano caschi gialli, camicie e pantaloncini corti da lavoro, erano<br />

sporchi e impolverati. Preoccupata andai loro incontro con uno sgabello;<br />

l'operaio ferito si sedette lentamente, aiutato dall'altro, poi con dei gesti ci<br />

indicarono il gonfiore, con grossi lividi neri, sulla gamba sinistra. Serena si<br />

piegò ad esaminare la ferita, tesa.


Frattanto arrivarono due anziane donne nepalesi vestite con sari colorati<br />

da lavoro sopra cui portavano giacche di lana. Una delle due donne si fece<br />

avanti e parlò in palì (lingua nepalese) all'uomo ferito, poi disse<br />

traducendo:<br />

- Dice che lavora all'ospedale che stanno costruendo i monaci qua sotto<br />

e, mentre scaricava dei massi, uno gli è caduto sulla gamba. -<br />

Osservai la gamba gonfia con grossi lividi; poi fissai l'esile uomo che mi<br />

fece tanta pena.<br />

- Pover'uomo, cosa si può fare per lui, Serena? - domandai addolorata.<br />

Serena si alzò e andò a cercare dei medicinali nello scaffale<br />

brontolando:<br />

- Non molto, purtroppo! -<br />

Ritornò dall'uomo, si abbassò, lo disinfettò e gli spalmò delicatamente<br />

una crema sulla ferita, dicendo alla donna:<br />

- Gli dica di farsi portare all'ospedale a fare una radiografia. - Mentre la<br />

donna traduceva, Serena chiuse il tubetto della crema e prese una scatola<br />

di antidolorifici da uno scaffale e li porse all'uomo dicendo:<br />

- Per favore, gli dica di prendere una compressa al mattino e una alla<br />

sera, finché finirà la scatola.-<br />

Mentre la donna traduceva, Serena mormorò seria:<br />

- Pover'uomo, qui non hanno assicurazione che copra l'infortunio. -<br />

Dispiaciuta borbottai:<br />

- Sicuramente avrà anche molti figli da sfamare! Che tristezza! -<br />

Poi intervenne la traduttrice riferendo:<br />

- Ha detto che ha capito e ringrazia. -<br />

Aiutai l'uomo ad alzarsi, mentre l'altro operaio aiutava a sostenerlo. Li<br />

accompagnai fuori dall'infermeria, dove c'erano quattro persone in fila che<br />

si soffiavano il naso e a tratti tossivano; salutai i due uomini e dissi ai<br />

pazienti di attendere che uscissero le due signore che si trovavano<br />

all'interno dell'infermeria. Quando entrai una delle due donne era stesa sul<br />

lettino e Serena le stava mettendo una mano sullo stomaco domandando:<br />

- Qui ha male? -<br />

Serena ed io finimmo di occuparci dei nostri pazienti e, quando<br />

chiudemmo l'infermeria, ci accorgemmo di avere qualche minuto di ritardo<br />

per la discussione delle 14,00. Quindi ci affrettammo a raggiungere il<br />

gruppo che era seduto sotto l'ombrellone del bar, in un magnifico giorno di<br />

sole. Il gruppo ci accolse gridando e urlando eccitato, mentre Willy ridendo<br />

azzardò:<br />

- Adesso che le ultime due ruote del carro sono arrivate, possiamo<br />

procedere. -<br />

Un'esplosione di risate echeggiò nella valle, mentre ridendo dicevo:<br />

- “Ancora tu…” ma non è il caso che ti tappi la bocca? Serena ed io<br />

abbiamo lavorato, mentre tu ti sei rilassato. -


Mentre ci sedevamo negli ultimi due posti rimasti sulla panchina al sole,<br />

un'ennesima risata esplose intorno.<br />

Intervenne Francois affermando:<br />

- Ben detto, ora però fate silenzio e qualcuno dia inizio alla discussione.-<br />

Marie suggerì:<br />

- Che ne dite di meditare sull'insegnamento di Sakyamuni, su come<br />

fermare la morte?<br />

Alain intervenne dicendo:<br />

- Il Buddha è partito da casa per trovare le condizioni in cui non vi<br />

fossero vecchiaia, malattia e morte. -<br />

Willy spiegò:<br />

- A quanto pare scoprì che una tale condizione esisteva, ma era una<br />

condizione che precludeva assolutamente una nascita di qualunque<br />

genere. -<br />

Alain aggiunse:<br />

- Infatti la nascita, di qualunque genere, mette in moto il suo arco<br />

incorporato di declino e morte. Quando avviene la nascita, ne segue la<br />

morte, inevitabilmente. -<br />

- Quindi - disse Willy - senza la nascita niente morte. Pertanto se si<br />

arresta la nascita, tutto il resto si arresta per sempre. -<br />

Intervenni domandando:<br />

- Permettetemi una parentesi, non pare anche a voi che i due aspiranti<br />

monaci, Alain e Willy, si stiano meritando il nobile titolo? -<br />

Un coro di urla eccitate e applausi echeggiò nella valle. Alain e Willy<br />

sorrisero soddisfatti.<br />

Francois fece finta di sgridarmi dicendo:<br />

- Elisabetta, ora però continui tu, dal momento che ti sei presa la libertà<br />

di fare una parentesi nel bel mezzo del discorso. -<br />

Altre urla e grida esplosero intorno, poi risposi:<br />

- D'accordo, pago sempre volentieri i miei debiti. -<br />

Franco intervenne affermando:<br />

- Meglio così, perché, che tu lo voglia o no, con la legge di causa effetto<br />

non potresti comunque sfuggire ai tuoi debiti! -<br />

Francois sorridendo esclamò:<br />

- Ben detto! Allora come si arriva alla non nascita? -<br />

Riflettei un attimo, poi risposi:<br />

- Eliminando ciascuno dei dodici anelli a turno, finché si arriva a quello<br />

della nascita. -<br />

Franco intervenne suggerendo:<br />

- Che ne direste se ora ripetessimo tutti assieme le denominazioni dei<br />

dodici anelli, nell'ordine prestabilito? -


Si udì un coro di consensi echeggiare intorno, poi Franco incominciò e<br />

tutti lo seguirono:<br />

- Per eliminare la nascita, bisogna estinguere i dodici anelli: Ignoranza,<br />

Composti, Coscienza, Mente e Corpo, Sei Facoltà, Contatto, Sensazione,<br />

Desiderio, Attaccamento, Divenire, Nascita o Ricomparsa, Declino o Morte.<br />

-<br />

Willy preoccupato ammise:<br />

- Ragazzi, per abbandonare questo mondo di dolore, dobbiamo<br />

affrontare una difficile battaglia e abbattere questi dodici anelli maledetti,<br />

altrimenti l'illuminazione ce la possiamo anche scordare -<br />

Un altro boato di grida e urla euforiche, poi François concluse:<br />

- Il tempo a nostra disposizione è finito, andate in pace! -<br />

QUATTORDICESIMO CAPITOLO<br />

SERENA E LA SUA REMINISCENZA DI VITA PRECEDENTE<br />

DURANTE LA MEDITAZIONE<br />

Il venticinque novembre, verso le 6.00 del mattino, tra le solite recitazioni<br />

di mantra, canti, suoni di corni, cembali, vidi le luci dell'alba che si<br />

riflettevano nella stanza dalla grande finestra. Stavo seduta sulla poltrona<br />

di vimini, mentre Serena sorseggiava un caffè sullo sgabello davanti alla<br />

scrivania.<br />

- Tu e Jolanda siete guarite, - brontolai io seria - ora è il mio turno, ho la<br />

parte sinistra della gola che mi fa male. -<br />

Serena brontolò:<br />

- Con un pasto al giorno e con tutti i raffreddati che spargono miriadi di<br />

microbi in giro, neanche un elefante ci sarebbe passato indenne.<br />

Scoppiai a ridere divertita, poi domandai:<br />

- Serena, il mio spirito di ricerca mi spinge a chiederti se anche tu hai<br />

avuto esperienze paranormali durante le meditazioni. -<br />

- No - rispose Serena pensierosa - di nessun tipo! -<br />

- Tu però mi hai raccontato che, dall'ultima volta che sei stata a Kopan,<br />

sei diventata più intuitiva e hai incominciato ad avere sogni premonitori. -<br />

Serena sorrise, poi spiegò:<br />

- Certo, ti racconto un'interessante esperienza che ho avuto in<br />

meditazione, durante quel ritiro. Con grande sorpresa ho ricordato un<br />

episodio del mio battesimo, quando avevo appena cinque mesi, che<br />

rimanda alla reincarnazione. -<br />

- Interessante! - esclamai.<br />

Serena raccontò:<br />

- Nella visione vedevo un gruppo di parenti e intorno al prete i miei<br />

genitori; mia madre mi teneva in braccio, ero una bimba di circa cinque<br />

mesi, tutta vestita di pizzo bianco. Fissai il gran faccione del prete che si<br />

avvicinò a me con la ciotola dell'acqua benedetta e preoccupata pensai:


“Non me la butterà negli occhi spero, altrimenti mi metto a piangere, ma<br />

se piango che cosa penseranno i parenti di me”?<br />

Il prete mi gettò l'acqua benedetta sugli occhi, scoppiai a piangere a<br />

dirotto e quello per calmarmi prese un libro in mano. Lo notai subito, smisi<br />

di piangere e sorridendo pensai:<br />

“Che gioia, i libri esistono anche qui, sono salva”!<br />

Il prete, vedendo l'interesse che avevo per il libro, lo avvicinò alle mie<br />

manine, ed io raggiante di felicità lo sfogliai delicatamente, pensando:<br />

“Che meraviglia, ora provo a leggere”!<br />

Poi mi fermai su una pagina, fissai la scrittura e addolorata pensai:<br />

“Accidenti, non conosco il carattere di questa scrittura”!<br />

Disperata per la delusione, scoppiai in un pianto dirotto sotto gli occhi<br />

stupiti dei presenti. -<br />

- Davvero straordinaria la tua esperienza, Serena! - esclamai entusiasta.<br />

Serena mi fissò seria e aggiunse:<br />

- Quando più tardi ho interrogato i parenti superstiti, hanno confermato<br />

tutto asserendo che il prete, vedendomi sfogliare con tanta venerazione il<br />

libro, disse “Diventerà una letterata”.<br />

Scoppiai a ridere divertita:<br />

- Interessante, la tua anima ricordava i libri e anche che sapeva leggerli,<br />

quindi non può essere stato che il ricordo di una vita precedente. -<br />

Serena mi fissò e prendendomi in giro sghignazzò:<br />

- Sfortunatamente il mio terzo occhio non è sviluppato come il tuo,<br />

quindi non posso ricordare le mie vite precedenti attraverso i sogni come<br />

fai tu. -<br />

- Se non la smetti di prendermi in giro, ti picchio! - conclusi scherzando.<br />

Quel mattino, verso le 8.00, Franco ed io salimmo le scale per<br />

raggiungere il terrazzo, con una tazza di cioccolata calda in mano.<br />

- Serena dopo la meditazione si è chiusa in camera, dicendo che era<br />

troppo freddo per andare in giro - brontolai io seria, mentre Franco rallentò<br />

il passo per non fare cadere la cioccolata.<br />

- Nessuno riesce a farla uscire al mattino - rispose Franco -<br />

conoscendola, fa già troppo se esce per fare meditazione. -<br />

Quando raggiungemmo il terrazzo, alcuni tavoli erano occupati da<br />

persone che bevevano la loro cioccolata calda in silenzio, ammirando la<br />

catena montuosa dell'Himalaya illuminata dal sole del mattino. Franco mi<br />

indicò l'ultimo tavolo sulla vallata, lontano dalle persone, sussurrando:<br />

- Noi vogliamo parlare, basta con il silenzio, quindi appartiamoci là in<br />

fondo, di fronte al panorama. -<br />

Ci sedemmo e sorseggiammo in silenzio la cioccolata. Franco m'indicò<br />

un villaggio sotto nella valle affermando sottovoce:<br />

- Oggi, durante l'intervallo, vado laggiù in quel villaggio a comprare delle<br />

uova fresche, ne vuoi anche tu? -


- Ti ringrazio Franco, - risposi sorridendo - ma ho deciso che farò il<br />

digiuno fino in fondo. Sai, dopo alcuni giorni che lo facevo, ho sognato che<br />

tornavo a casa con la valigia vuota e alcuni libri sul Dharma. -<br />

Franco curioso domandò:<br />

- E che cosa significa secondo te?-<br />

- I precetti e le preghiere servono per purificarci e liberarci dal Karma<br />

negativo, quindi la valigia vuota indica che, con il digiuno e il Dharma, mi<br />

libererò dal mio fardello. -<br />

- Continui ad avere esperienze paranormali durante la meditazione? -<br />

Fissai Franco, poi risposi:<br />

- Stamattina con gli occhi della mente ho avuto una visione, osservavo il<br />

mondo dall'alto e vedevo campi e montagne verdi. -<br />

Franco curioso interrogò:<br />

- Che cosa significa?-<br />

- Per me è un messaggio importante, significa che probabilmente vivrò<br />

le esperienze terrene guardandole dall'alto, con distacco. -<br />

Franco mi osservò pensieroso, allora domandai:<br />

- Ma ora ti dispiace recitarmi l'ultima poesia che hai scritto? Serena mi<br />

ha detto che è molto divertente. -<br />

Franco sorrise, poi recitò sottovoce:<br />

- Sulla porta del tempio un gatto chiede di entrare. -<br />

Scoppiai a ridere:<br />

- L'anima sofferente di quel povero gatto reincarnato che si sgola<br />

inutilmente per entrare nel tempio a studiare il Dharma, ha ispirato un<br />

poeta. -<br />

Franco scoppiò in una risata fragorosa, ed io contagiata lo imitai, mentre<br />

i presenti si giravano verso di noi a guardare scandalizzati chi aveva osato<br />

disturbare il loro silenzio.<br />

Quel pomeriggio alle 13,00 avevo un appuntamento con il Venerabile<br />

Neil.<br />

Quando raggiunsi il balcone, mi fermai e lo attesi davanti alla porta del<br />

suo salotto. In quel mentre arrivò un giovane seguito da una donna, ci<br />

guardammo e domandai:<br />

- Ci deve essere un equivoco, non credo che il Venerabile Neil ci abbia<br />

dato l'appuntamento alla stessa ora. -<br />

Prima che i due rispondessero, uscì il maestro e fissandomi esclamò:<br />

- Mi scusi signora, poiché molti studenti desiderano parlarmi, devo avere<br />

fatto un pò di confusione con gli orari. -<br />

- Dovrei fare una domanda veloce al maestro - dissi - permettete che<br />

entri un attimo, per favore? -


Le due persone gentilmente annuirono, il maestro entrò nel salotto ed io<br />

lo seguii. Mi fece segno di sedermi sul divano, mentre si sedeva su una<br />

sedia di fronte al tavolino.<br />

- Durante una lezione - chiesi - lei ha affermato che tutti i trapassati si<br />

reincarnano entro il quarantanovesimo giorno; com'è possibile che mio<br />

padre, morto nel 1989, possa ancora oggi darmi messaggi attraverso i<br />

sogni, che diventano premonitori? -<br />

Il maestro mi fissò:<br />

- Per caso suo padre era un uomo aggressivo, che non aveva fede, che<br />

spesso bestemmiava? -<br />

Ffissai il maestro sorpresa, poi risposi:<br />

- Mio padre non era cattivo, ma non aveva fede, si arrabbiava spesso<br />

con me e mia madre quando raccontavamo i nostri sogni premonitori,<br />

affermando che eravamo due pazze e che le nostre erano solo fantasie. -<br />

Il maestro serio rispose:<br />

- Suo padre per i suoi errori è rimasto transitoriamente nello stato di<br />

spirito, deve riparare ai suoi debiti karmici e aiutare le persone che ama,<br />

come lei e la sua famiglia. -<br />

Mi alzai in piedi:<br />

- Molto spesso mio padre, in sogno, mi ha rivelato cose che poi si sono<br />

realizzate. Non potevo sapere che i trapassati dovessero reincarnarsi tutti<br />

entro il quarantanovesimo giorno.-<br />

- Già capisco - aggiunse il maestro - altrimenti sarebbe stato difficile<br />

spiegarsi come possa suo padre ancora oggi inviarle messaggi attraverso<br />

il sogno, se si fosse già reincarnato. -<br />

Sorrisi felice e prima di uscire dal salotto dissi:<br />

- Con l'esperienza che ho nel campo, capivo che c'era un equivoco e<br />

sono venuta a chiarirlo. Grazie ! Buon giorno! -<br />

Il maestro mentre uscivo:<br />

- Ha fatto bene, buon giorno anche a lei! -<br />

Sul balcone, quando passai accanto ai due in attesa, ricambiai il sorriso:<br />

- Vi ringrazio di cuore! Buon giorno! -<br />

QUINDICESIMO CAPITOLO<br />

LA MIA GUARIGIONE DA PARTE DI UN MAESTRO INDIANO<br />

Alle 18, 10 gli studenti sedevano nella posizione del fior di loto in<br />

meditazione. Dalle finestre la luce del sole illuminava l'interno del gompa.<br />

In lontananza si udivano alcuni latrati di cani e il miagolio di un gatto<br />

avvicinarsi e poi allontanarsi. Serena Jolanda ed io eravamo in profonda<br />

meditazione. Karen, seduta nella posizione del fior di loto, scandiva le<br />

parole al microfono dicendo:<br />

… Un altro modo, oltre le quattro Nobili Verità, per capire la natura<br />

sofferente del Samsara è meditare sulla graduale evoluzione dei Dodici<br />

Anelli Indipendenti, come il Guru Shakyamuni ci ha mostrato. Questo è<br />

rappresentato dal disegno simbolico della ruota della vita, chiamata anche i


Dodici Anelli di origine dipendente. È tenuto nella bocca del Lord della<br />

morte, mostrando come tutti gli esseri umani che vivono nei sei reami del<br />

samsara sono controllati dalla non permanenza e morte. La ruota è anche<br />

tenuta dalle sue mani e piedi, simbolizzando gli esseri umani intrappolati<br />

dalla vera sofferenza e la causa di sofferenza - delusione e Karma…-<br />

Mentre meditavo sulle parole di Karen, davanti agli occhi della mente<br />

vidi il volto di un affascinante indiano: un uomo sui cinquant'anni, con<br />

turbante e magnifica barba bianca, viso rotondo, occhi scuri, che mi<br />

sorrideva. Cambiò espressione, mi fissò serio e aprì la sua bocca come per<br />

fare ohoo!!! Intuii che il maestro indiano mi stava chiedendo di aprire la<br />

bocca, stupita l'aprii e subito sentii un leggero pizzicore sulla parte sinistra<br />

della gola infiammata, che all'improvviso non mi fece più male; il volto<br />

dell'indiano sparì con un sorriso.<br />

Stupita pensai :<br />

- Santo cielo, il mal di gola è sparito, l'indiano mi ha guarito! -<br />

Rimasi a riflettere sulla guarigione dell'affascinante indiano, finché il<br />

colpo del gong che segnalava la fine della meditazione mi portò fuori da<br />

quella visione. Mentre uscivamo dal gompa, raccontai a Serena e a Jolanda<br />

la mia ennesima esperienza.<br />

- Avresti dovuto implorare l'indiano per il miracolo alla vista! - disse<br />

Serena seria.<br />

Jolanda insistette:<br />

- Già sarebbe stato meglio restare col mal di gola, ma vederci bene! -<br />

- Non vi nascondo che la proposta gliel'ho fatta - confessai seria - ma poi<br />

mi sono vergognata, ho capito che il mio karma non mi permette quel<br />

miracolo. -<br />

Salimmo le scale riflettendo in silenzio, poi Serena domandò:<br />

- Per quale motivo non dovresti meritarti il miracolo? -<br />

- L'indiano ha voluto farmi capire che lui è intervenuto come<br />

provvidenza, perché ho generosamente offerto le mie medicine a chi ne<br />

aveva bisogno, senza pensare a me stessa. -<br />

Entrammo nel corridoio e Serena ammise:<br />

- Interessante, chi aiuta gli altri , in realtà aiuta se stesso, ma tu non hai<br />

risposto alla mia domanda. -<br />

Intanto Jolanda metteva la chiave nella toppa ed aprì la porta della<br />

stanza.<br />

- Ho accettato da sempre il mio handicap e non soffro per questo -<br />

ammisi serena - ma credo che un miracolo, uno se lo deve guadagnare. -<br />

Mentre entravamo nella stanza, Jolanda chiese:<br />

- Come, secondo te? -<br />

- Impegnandosi ad aiutare il prossimo con amore - sentenziai - senza<br />

però aspettarsi nulla in cambio. -<br />

Serena pensierosa andò a sedersi alla scrivania, poi disse:<br />

- Già, è così che si espia il proprio karma. -


Jolanda si sdraiò sul suo letto dicendo:<br />

- Non solo, ma anche con il digiuno e la preghiera! -<br />

- Brave, siete delle ragazze colte, quindi avete fatto bingo. - ammisi<br />

allegramente.<br />

Serena e Jolanda scoppiarono in una risata.<br />

Poi mi accostai alla porta:<br />

- Vado a bere un the caldo, ciao! -<br />

<strong>Verso</strong> le 19,15 stavo costeggiando il tempio dei monaci, illuminandomi la<br />

strada con una torcia; mentre li udivo cantare, accompagnati da suoni di<br />

corni e cembali, raggiunsi il refettorio e mi accodai alla fila di persone che<br />

attendevano il loro turno per servirsi dal rubinetto della grossa tanica il the<br />

bollente.<br />

Nel refettorio, quasi pieno, tutti ridevano e discorrevano allegramente,<br />

mentre bevevano il loro the. Presi anch'io una tazza di ferro dal grosso<br />

paniere, aprii il rubinetto e la riempii; mentre stavo cercando un posto per<br />

sedermi, vidi Willy, Catherine, Marie e Alain seduti ad un tavolo che mi<br />

salutavano pieni di gioia. Li raggiunsi e mi sedetti accanto a Willy<br />

domandando:<br />

- Allora come va il digiuno? -<br />

Catherine esclamò:<br />

- Speriamo di resistere fino in fondo! -<br />

Willy aveva la barba incolta, gli occhi lucidi, ed era un pò raffreddato.<br />

- Willy, - domandai - ti vedo un pò giù, come mai? -<br />

Bevve un sorso del suo the, poi brontolò:<br />

- Non sono abituato a questo tipo di vita, è troppo duro per me dovermi<br />

alzare alle cinque e trenta del mattino con le ginocchia indolenzite, e poi<br />

adesso c'è anche il digiuno!<br />

Bevvi un sorso del mio the, poi ridendo dissi:<br />

- Ma senti questo dormiglione, ho notato che spesso non ci sei alla<br />

meditazione del mattino. -<br />

-<br />

Willy serio sbraitò:<br />

- Già, io protesto, ma il mio corpo è stanco, quindi si ribella e non si alza.<br />

Catherine, Marie, Alain ed io scoppiammo a ridere divertiti, poi Marie<br />

esclamò:<br />

- Belle prospettive, per un cuoco aspirante monaco! -<br />

Un'altra risata esplose intorno, mentre domandavo:<br />

- Willy, sei davvero un cuoco? -<br />

- Si,- rispose Alain - fa il cuoco nel monastero di Nalanda! -<br />

Fissai Willy per un attimo, poi ridendo ribattei:


- Comunque sono convinta che, con i capelli rasati e una bella tunica<br />

bordeaux arancione, riusciresti a condurre molte anime dalle tenebre alla<br />

luce. -<br />

Esplosero alcune risate, poi Willy concluse:<br />

- Vorrei tanto crederti, ma devi sapere che ho ancora molti dubbi che mi<br />

assillano.-<br />

Alle 20,00, raggiungemmo il gompa per la sessione della sera, all'interno<br />

le tende coprivano le finestre e il tessuto in broccato giallo con ricami<br />

dorati brillava sotto le luci accese. Raggiungemmo il nostro posto, mentre<br />

gli studenti stavano terminando le prostrazioni al Buddha insieme a Karen.<br />

Una volta seduti nella posizione di meditazione, seguimmo in coro Karen<br />

che al microfono cantò per sette volte:<br />

- Om mani padme hum! Om mani padme hum! Om mani padme hum! Om<br />

mani padme hum! Om mani padme hum! Om mani padme hum!. Om mani<br />

padme hum! -<br />

Finita la preghiera Karen ordinò:<br />

- Aprite il libro della preghiera a pagina settantaquattro e cantiamo in<br />

tibetano il mantra di Vajrasattva “Il potere del rimedio” per 21 volte. -<br />

Tutti gli studenti aprirono il loro libro della preghiera alla pagina<br />

richiesta, poi Karen diede inizio al canto del mantra. Non potendo leggere<br />

lasciai il mio libro chiuso sul cuscino, mentre ascoltavo estasiata il coro;<br />

avevo gli occhi aperti, ero rilassata, guardavo gli studenti davanti a me;<br />

all'improvviso vidi, sopra ognuno dei loro libri, fluttuare il volto etereo di<br />

Vajrasattva (trasparente, con occhi a mandorla, rotondo, pieno di pace e<br />

dolcezza, sopra alla testa portava una corona dello stesso colore etereo,<br />

trasparente e bianco - azzurrino del volto). Sorpresa osservavo incredula, e<br />

pensavo:<br />

- Che meraviglia, probabilmente se mi giro a guardare nel lato opposto,<br />

l'incanto svanisce! -<br />

Poi decisi di girarmi a guardare gli studenti nel lato opposto, la scena<br />

non cambiò affatto, vidi lo stesso volto di Vajrasattva che danzava<br />

lentamente sui libri della preghiera, perciò sussurrai estasiata:<br />

- Che spettacolo incantevole! - Alla fine della sessione tutta eccitata<br />

raccontai l'accaduto alle mie amiche che mi ascoltarono stupite. Poi io e<br />

Jolanda decidemmo di andare agli stupa ad accendere alcune candele.<br />

Ci illuminavamo la strada con la torcia, in un buio fitto che avviluppava<br />

tutta la collina e la valle, poi raggiungemmo le scale e ci avviammo agli<br />

stupa.<br />

- Cosa ha detto Franco a proposito delle notizie che ha ascoltato alla<br />

radio sul Nepal? - domandò Jolanda.<br />

- La tregua è finita, il governo nepalese ha dichiarato lo stato di<br />

emergenza in seguito alla serie di sanguinosi attentati che hanno causato<br />

la morte di circa trecento persone. -<br />

Quando raggiungemmo gli stupa, nella lunga vetrina di fronte ardevano<br />

decine di candele colorate.


- Ho sentito dire che i maoisti combattono anche nelle colline vicino al<br />

monastero! - brontolò Jolanda.<br />

Posai la torcia sulla lunga vetrina dove ardevano le candele, poi<br />

rassicurai:<br />

- Non ti preoccupare, per il momento non ho sognato niente di cui<br />

allarmarci.-<br />

Jolanda sorrise; mentre estraevo dalla borsa sei candele gliene porsi tre<br />

affermando:<br />

- Prendi queste, sono per te! -<br />

Jolanda felice le prese esclamando:<br />

- Grazie, ne offrirò una per la pace in Nepal! -<br />

Mentre posavo le tre candele dentro la vetrina, dissi:<br />

- Già, preghiamo per la pace nel mondo e la felicità dell'umanità!<br />

Jolanda posò le tre candele accanto alle mie, dentro la vetrina, estrasse<br />

dalla tasca della sua giacca un accendino e le accese.<br />

Infine ci girammo verso gli stupa e a mani giunte pregammo sottovoce.<br />

Il ventisei novembre, alle 6.30, la luce del mattino entrava ad illuminare il<br />

gompa semibuio. Eravamo tutti in piedi, ad attendere l'arrivo di Karen che<br />

aveva alcuni minuti di ritardo; si udirono i sintomi influenzali di alcuni che<br />

starnutirono, altri che continuavano a soffiarsi il naso. Dalla porta sul piano<br />

rialzato, in fondo al gompa, apparve Karen che, in tutta fretta, andò a<br />

prostrarsi davanti al Buddha seguita dagli studenti.<br />

Finite le tre prostrazioni di rito, tutti si sedettero nella posizione del fior<br />

di loto. Mi girai verso il gruppo dei francesi e mi resi conto che erano<br />

presenti solo le donne e Francois nella sua posizione per la traduzione<br />

simultanea. Karen aprì il libro della preghiera ordinando:<br />

- A pagina ventuno. -<br />

Poi ci osservò tutti, ed iniziò la preghiera in inglese:<br />

- May the supreme jewel Bodhichitta, that has not arisen, arise and grow;<br />

and may that which has arisen non diminish but increase more and more…<br />

-<br />

Dopo di che Karen chiuse il libro, ne aprì un altro e continuò:<br />

- Bene, oggi mediteremo sul karma, ma prima di iniziare, riflettiamo un<br />

attimo su alcune sentenze; la prima è di Padmasambbava che ha affermato:<br />

“Niente esiste nel modo che appare, tutto dipende dal nostro Karma”. -<br />

Karen ci osservò per un attimo, poi diede un'occhiata nel libro dicendo:<br />

- Najrjuna ha affermato: “Tutte le azioni del corpo, del discorso e della<br />

mente creati con un'intenzione d'ingordigia, d'attrito e d'ignoranza portano<br />

alla sofferenza. Tutte le azioni create invece con le intenzioni opposte,<br />

amore, compassione e saggezza, portano solo felicità”. -<br />

- Lama Yeshe ha detto: “Più uno si convince della legge interiore di<br />

causa effetto, più energia prende per cambiare e migliorare se stesso e la<br />

sua vita” -


Karen osservò tutti noi con occhi indagatori, poi aggiunse:<br />

- Ora vi spiegherò i quattro schemi del Karma:<br />

- 1) Il Karma basato su azioni virtuose porta alla felicità, non virtuose<br />

porta alla sofferenza.<br />

- 2) Le impronte karmiche aumentano; il risultato è più grande della<br />

causa. -<br />

D'un tratto non udii più Karen, il mio corpo era immobile, gli occhi<br />

chiusi. Con il mio corpo etereo mi trovai all'improvviso all'interno di una<br />

grotta; ebbi la sensazione che la mia mente galleggiasse ai piedi di un<br />

gruppo di saggi seduti nella posizione del fior di loto: galleggiavo a pochi<br />

centimetri da terra; indossavano lunghe vesti, portavano lunghe barbe<br />

bianche e mi osservavano dall'alto in silenzio.<br />

Notai su piani di roccia rialzati nella grotta alcuni oggetti e libri antichi,<br />

poi tutto sparì all'improvviso. Aprii gli occhi, mi guardai intorno e pensai:<br />

- Ho la strana sensazione di essere volata con la mente nella frazione di<br />

un istante all'interno di quella grotta. -<br />

Poi udii Karen concludere:<br />

- 3) Uno non sperimenterà mai il risultato di un Karma senza aver creato<br />

la causa.<br />

- 4) Le cause karmiche create non saranno mai perdute -<br />

Karen per l'ennesima volta ci osservò tutti con spirito indagatore, poi<br />

con un colpo di gong chiuse la seduta di meditazione.<br />

Durante il pranzo io e Franco convincemmo Serena a venire con noi<br />

fuori dal monastero per andare a visitare un villaggio nella valle<br />

sottostante. Così aspettammo Franco di fronte al bar del monastero.<br />

Serena indossava un paio di pantaloni e corpetto blu con camicia bianca e<br />

portava sulle spalle uno zainetto, io invece un paio di pantaloni e corpetto<br />

neri con camicetta fucsia). Lei diede un occhiata all'orologio dicendo:<br />

- È mezzogiorno, ce la faremo a tornare per le quattordici in modo da<br />

non perdere la discussione coi francesi? -<br />

Mentre ci raggiungeva Franco, sghignazzai:<br />

- Se non ci faranno fuori i maoisti, dovremmo tornare in tempo! -<br />

Franco sorrise e Serena brontolò, mentre ci avviavamo all'uscita del<br />

monastero:<br />

- Tu scherzi, ma Mireille si è rifiutata di venire con noi al villaggio,<br />

affermando che Francois glielo ha sconsigliato, dicendo che era rischioso.<br />

-<br />

- Io mi sento tranquilla! - ammisi serena.<br />

Franco rivelò:<br />

- Comunque vi do una buona notizia, in Afganistan i talebani sono vicini<br />

ad una resa totale. -<br />

- Ah - esclamai felice - finalmente quei trogloditi sono stati sconfitti! -


Serena e Franco scoppiarono in una risata, mentre uscivamo dal<br />

monastero per poi avviarci lungo la strada che scendeva a valle io ribattei:<br />

- Se non fossero dei trogloditi non ucciderebbero con tanta crudeltà,<br />

saprebbero interpretare il Corano nella maniera giusta, e non si<br />

permetterebbero di fare il lavaggio del cervello a degli ignoranti che poi si<br />

trasformano in kamikaze.-<br />

Il sole splendeva sul magnifico paesaggio illuminando le alte vette piene<br />

di neve dell'Himalaya. Il mio sguardo spaziava lontano fra campagne e<br />

terrazze, costellate di casette e campi verdi, dai contorni poco chiari a<br />

causa dei miei problemi alla vista.<br />

Quando raggiungemmo la valle sottostante, ci incamminammo lungo<br />

una strada polverosa, sul cui bordo osservammo una casetta con il tetto ad<br />

angolo acuto, un piccolo portico di legno, un'aia davanti al portico, un orto<br />

con grandi verdure. Sotto il portico due donne setacciavano il grano<br />

chiacchierando tra loro, una culla di bambù dondolava all'ombra. Sull'aia<br />

era disteso il raccolto dove alcuni bambini scorrazzavano, dietro la casa<br />

stava immobile un bufalo nero.<br />

Mentre noi camminavamo lungo la strada polverosa e piena di buche, si<br />

udirono echeggiare tra le colline le raffiche di un mitra, al che Franco<br />

esclamò:<br />

- I maoisti si danno da fare anche di giorno! -<br />

- Alla radio non hanno detto che i guerriglieri attaccano soltanto durante<br />

la notte? - domandai io curiosa.<br />

- Come hai sentito, - rispose Franco sorridendo - qualcuno si fa notare<br />

anche di giorno! -<br />

Intanto proseguivamo accanto alle terrazze sulle quali si vedeva<br />

spuntare qualche filo verde. Mezz'ora dopo raggiungemmo un piccolo<br />

ponte che attraversava un torrente, ci appoggiammo alla ringhiera ad<br />

osservare alcune donne e uomini che lavavano accuratamente due bufali<br />

sdraiati in mezzo alla corrente, poi li risciacquavano con acqua pulita<br />

finché i loro mantelli non divennero di un nero splendente. I due bufali<br />

avevano uno sguardo placido e dolce. Poco più sopra due donne, che<br />

indossavano sari colorati, lavavano i panni e li stendevano sulle pietre al<br />

sole, mentre alcuni bambini sguazzavano nudi nelle acque del fiume.<br />

- Che spettacolo, - esclamai colpita - mi sembra di essere tornata<br />

indietro nel tempo! -<br />

- Già - sbraitò Serena - se non fosse per la minaccia dei maoisti che<br />

incombe, sarebbe un paradiso. -<br />

Riprendemmo a camminare e ci avviammo per una strada in salita, che<br />

portava ad un villaggio su una collina. Giunti sulla collina ci inoltrammo<br />

lungo le strette vie del villaggio, aggirandoci fra le case di pietra, dove<br />

donne affaccendate in sari colorati levavano il capo sorprese al passaggio<br />

di noi tre stranieri; quasi ogni casa aveva un vitello davanti alla porta; cani<br />

pacifici erano sdraiati al sole; da un interno ci giunse il rumore di un telaio,<br />

dalla finestra si vedeva un uomo girare a mano una ruota e un lungo filo di<br />

lana si dipanava nella stanza scura. La viuzza si aprì su uno spiano dove<br />

troneggiavano grandi covoni tra cui becchettavano galline e pulcini; due


vecchiette rugose e sdentate sorridevano, poi con le mani giunte<br />

esclamavano in coro al nostro passaggio:<br />

- Namaste! -<br />

Noi ci inchinammo con le mani giunte e ripetemmo all'unisono il saluto:<br />

- Namaste! -<br />

- Franco - dissi - mi pare che mi hai detto che Namaste significa “Saluto<br />

il dio che è in te!” Giusto? -<br />

- Certo! - rispose Franco sicuro di sé.<br />

- È ammirevole udire un saluto così profondo da gente tanto semplice.-<br />

ammisi stupita.<br />

Serena rispose, mentre entravamo in una grande cortile comune:<br />

- Credo sia un saluto che deriva dalla loro religione induista. -<br />

Nel grande cortile comune le case erano antiche, sbiadite, ma l'insieme<br />

era accogliente e pieno di vita; mi sembrava di entrare in una scena ben<br />

fatta di un film sul Medio Evo. C'era la piccola statua di un dio indù, scura,<br />

molto consunta, con qualche traccia di giallo zafferano e rosso; sullo<br />

schienale era accovacciata un'anatra, altre passeggiavano in fila.<br />

Accanto a un altro piccolo tempio alcuni bufali. Due bambine<br />

attingevano acqua alla fontana, una donna filava davanti a casa, su un<br />

vecchio telaio all'aperto. Ad una porta comparve una ragazza con un sari<br />

colorato, un'altra si affacciò a una finestra incorniciata da legno scuro<br />

traforato con arte. Dentro un grande catino una mamma versava da una<br />

brocca lucente l'acqua con cui lavava un bambino. Serena ed io scattammo<br />

una foto, allora il bimbo e la donna risero felici, poi dissi:<br />

- Dai volti delle donne e dei bambini traspaiono una tranquillità e una<br />

gioia inimmaginabili. -<br />

- Sono poveri - rispose Serena - ma felici! -<br />

Raggiungemmo un piccolo tempio di fronte ad un grande albero e<br />

osservammo un vecchio e un bambino sulla porta del tempio di Shiva che<br />

esclamarono giungendo le mani:<br />

- Namaste! -<br />

Anche noi giungemmo le mani e, inchinandoci, ricambiammo il saluto<br />

incantati.<br />

Dalla valle, dalla parte di Kathmandu, giunse l'eco dì una raffica di mitra.<br />

Franco serio esclamò:<br />

- I maoisti stanno sparando contro il Medio Evo! -<br />

Infine ci avviammo lungo la strada del ritorno al monastero di Kopan.<br />

SEDICESIMO CAPITOLO<br />

MESSAGGIO PER SERENA, JOLANDA E WILLY<br />

DAL MIO MAESTRO INTERIORE<br />

Il ventotto novembre, alle 5.40 del mattino, osservavo dalla finestra i<br />

bagliori dell'alba illuminare il cielo nero tra i soliti canti e recitazioni dei


mantra accompagnati da suoni di corni e cembali, che echeggiavano<br />

intorno. Intanto Serena indossò dei pantaloni verdi con un maglione bianco<br />

e mise a scaldare l'acqua per il caffè solubile. Mi tolsi la camicia da notte e<br />

indossai pantaloni bianchi con maglione rosso a ricami bianchi, poi mi misi<br />

a fare il letto:<br />

- Ho un messaggio per te, Jolanda e Willy da parte del mio maestro<br />

interiore. -<br />

Serena sorpresa sghignazzò:<br />

- Da quando in qua hai il maestro interiore? -<br />

- Se è per questo ce l'abbiamo tutti! -<br />

Serena ridendo domandò:<br />

- Come mai che il mio non si fa vivo? -<br />

Risi di gusto, poi risposi:<br />

- La sera, quando vai a letto, dovresti provare a contattarlo. Però devi<br />

stare attenta perché spesso le risposte provengono anche da fonti maligne<br />

o dalle tue illusioni. -<br />

- Spiegami come devo fare - domandò Serena curiosa - a cogliere solo il<br />

messaggio del mio maestro. -<br />

Finii di fare il letto, mi sedetti sulla poltrona di vimini e risposi:<br />

- All'inizio devi rilassarti, poi gli farai delle domande, vedrai che prima o<br />

dopo, sempre che tu riesca a rilassarti davvero, ti risponderà con delle<br />

immagini. -<br />

Serena stupita mi porse una tazza di caffè, esclamando:<br />

- Interessante! -<br />

- Quando avrai stabilito un contatto e saprai rilassarti bene, vedrai che<br />

sarà lui ad inviarti i messaggi, se lo riterrà opportuno. -<br />

Serena si sedette alla scrivania, sorseggiò il caffè pensierosa, poi<br />

chiese:<br />

- Ma come fai a capire che il messaggio non arriva da fonti maligne o<br />

dalle tue illusioni? -<br />

- Ci vuole molta esperienza e pazienza. All'inizio sarebbe bene che tu ti<br />

scriva le immagini che ti vengono trasmesse e ci creda solo quando si<br />

realizzano. -<br />

Serena sbraitò nervosa:<br />

- Accidenti, non è mica facile! -<br />

- Niente è facile nella vita, ma quando avrai imparato a purificare i tuoi<br />

pensieri, il maligno e le illusioni saranno eliminate, le risposte verranno<br />

solo dal tuo maestro spirituale. -<br />

- Il tuo maestro interiore - domandò Serena - che messaggio ti ha dato<br />

per me? -<br />

- Mi ha fatto vedere che tu scendevi le scale! -<br />

- Che cosa significa? - domandò preoccupata.


- Scendere le scale indica che, se non fai attenzione, andrai incontro a<br />

problemi di salute. -<br />

Poi udimmo dei passi in corridoio, entrò Jolanda e Serena sghignazzò:<br />

- Jolanda, Elisabetta ha un messaggio per te, dal suo maestro interiore. -<br />

- Qual è il messaggio? - chiese Jolanda curiosa.<br />

- Nell'immagine che mi ha inviato - spiegai - tu tenevi un cane nero al<br />

guinzaglio, quindi significa che sai controllare i tuoi istinti negativi.<br />

Complimenti! -<br />

Jolanda raggiante di felicità esclamò:<br />

- Ringrazia il tuo maestro per me. Ma come fai a interpretare così bene le<br />

immagini che ti manda? -<br />

- È il frutto di molti anni di riflessione, studio ed esperienza sui messaggi<br />

che mi ha inviato per mezzo delle immagini. -<br />

- Jolanda, ti prego - sghignazzò Serena - vedi di non farti sfuggire quella<br />

bestia dal guinzaglio. -<br />

Serena e Jolanda esplosero in una risata fragorosa.<br />

- C'é poco da sghignazzare - brontolai - ricordatevi che quando siamo<br />

pronti, la verità viene da dentro di noi. -<br />

Mi alzai in piedi ed uscii dalla stanza concludendo:<br />

- Vi saluto bambine, vado a prendermi un latte caldo. -<br />

Alle 6,20, quando entrai, il refettorio era quasi vuoto. Presi una tazza di<br />

ferro dal grande cesto, mi avvicinai al bollitore d'acqua, la riempii<br />

aggiungendovi del latte in polvere. Quando andai per sedermi ad un tavolo,<br />

vidi Willy che mi faceva segno di andare a sedermi al suo tavolo di fronte<br />

alle finestre; mentre lo raggiungevo, lo scampanellio della campanella che<br />

ci chiamava per l'ora della meditazione risuonò nel refettorio.<br />

Io mi sedetti di fronte a Willy ricordandogli:<br />

- Dobbiamo muoverci se vogliamo arrivare in tempo per la seduta di<br />

meditazione! -<br />

Poi notai che Willy era trasandato, con la barba lunga, gli occhi stanchi e<br />

infossati, e per giunta anche raffreddato.<br />

- Elisabetta - rispose Willy con voce rauca - non sto bene, ho anche il<br />

mal di gola e non ho la fortuna di trovare un maestro indiano che mi<br />

guarisce. -<br />

Sorrisi, posai la tazza sul tavolo e cercai delle pastiglie per la gola nella<br />

mia borsa, che donai a Willy dicendo:<br />

- Grazie all'affascinante maestro indiano mi sono rimaste queste<br />

caramelle per il mal di gola, che ora serviranno a te. -<br />

Willy le prese felice - Fantastico, della buona causa effetto creata dal<br />

guru indiano raccolgo i frutti anch'io. -<br />

Rimanemmo soli nel refettorio, le luci si spensero, la sala venne<br />

illuminata dalle luci dell'alba che entravano dalle finestre. Diedi un'occhiata<br />

all'orologio da polso e per l'ennesima volta brontolai:


- Siamo in ritardo per la meditazione! -<br />

- Non me la sento di andare - rispose Willy serio - ti prego, rimani qui e<br />

parlami delle tue vite precedenti, come mi hai promesso. -<br />

Bevvi un sorso del mio latte:<br />

- Senti Willy, stanotte ho avuto un messaggio per te dal mio maestro<br />

interiore. -<br />

- Racconta! Sono curioso. -<br />

- Nella visione, tu salivi tentennando su per una scala pericolante, ma<br />

poi raggiungevi una scala di cemento armato ed entravi in un tempio. -<br />

- Che significa? -<br />

Bevvi ancora un pò di latte, poi spiegai:<br />

- La prima parte della visione rispecchia la tua situazione momentanea,<br />

cioè l'indecisione, aggravata dai problemi di salute, dal digiuno, ... -<br />

Willy impaziente domandò:<br />

- E la seconda parte del messaggio? -<br />

- Salire in cima alla scala di cemento e entrare nel tempio sulla collina<br />

significa raggiungere il tuo scopo. -<br />

Willy sorrise felice, poi domandò:<br />

- Intendi dire che abbatterò tutti i dubbi e infine diventerò monaco?-<br />

- Il messaggio è chiaro - ammisi - i tuoi dubbi derivano dall'insicurezza<br />

provocata dalla tua debolezza fisico-mentale attuale e dalle varie difficoltà<br />

aggiunte. -<br />

Willy raggiante di felicità, si alzò in piedi:<br />

- Interessante! Ma ora mi sento stanco, devo andare a stendermi sul<br />

letto.-<br />

-<br />

Mi alzai in piedi e, mentre ci avviavamo all'uscita, Willy chiese:<br />

- Elisabetta, hai veramente ricordato alcune delle tue vite precedenti? -<br />

Mentre raggiungevamo l'uscita, risposi:<br />

- Veramente non le ho ricordate, ma le ho sognate. -<br />

Willy curioso interrogò:<br />

- Interessante, ma come fai a riconoscere una vita precedente in sogno?<br />

All'uscita ci appoggiammo un attimo alla balaustra e, mentre<br />

osservavamo la valle che s'illuminava, risposi:<br />

- È molto semplice, di solito in sogno hai un corpo femminile o maschile<br />

diverso da quello attuale, ma dentro di te sai con certezza che dentro quel<br />

corpo ha abitato il tuo spirito. -<br />

Riprendemmo a camminare in silenzio, poi Willy esclamò stupito:<br />

- Straordinario! -<br />

Scendemmo le scale, mentre Willy domandò:


- Posso chiederti quante vite precedenti hai sognato? -<br />

Mentre raggiungevamo il piazzale che dava sulla valle, risposi:<br />

- Come minimo una dozzina! -<br />

Ci avvicinammo alla balaustra che dava sulla valle.<br />

- Posso sapere alcuni dei periodi in cui sei vissuta? -<br />

- All'età della pietra ero un uomo molto robusto e selvaggio, ho poi<br />

vissuto due vite nel periodo romano, in una delle quali ero una schiava,<br />

nell'altra la moglie di un ricco mercante…-<br />

In quel mentre si udirono alcune raffiche di mitra echeggiare nella valle.<br />

Willy brontolò:<br />

- Santo cielo, i maoisti si stanno avvicinando! -<br />

Fissai Willy affermando:<br />

- Spero che questi maoisti abbiano il buon senso di non attaccare il<br />

monastero. -<br />

Willy mi fissò serio:<br />

- Scusami ma mi sento così stanco che bisogna che vada a riposarmi. -<br />

Rimasi ad osservarlo mentre si allontanava con passo stanco, poi mi<br />

sedetti sul muretto di fronte alla valle ad ammirare il sole che spargeva i<br />

suoi raggi colorati all'orizzonte accompagnato dai misteriosi canti e suoni<br />

che provenivano dal gompa dei monaci.<br />

Alle 8.30, iniziò la lezione. Noi studenti eravamo tutti intenti ad ascoltare<br />

il Venerabile Neil che si agitava sul trono affermando al microfono:<br />

- La vita è sofferenza, anche quando siamo felici sappiamo che la cosa<br />

non durerà a lungo e quindi non siamo contenti del tutto. Tutti siamo alla<br />

ricerca della felicità.<br />

Questa non si trova in un'auto nuova, un nuovo abito, una nuova moglie<br />

o al supermercato. Ci aspettiamo troppo da queste cose e dopo un pò ci<br />

deluderanno come le precedenti. Il buddismo, a differenza delle altre<br />

religioni, ha un metodo per la ricerca della felicità: la saggezza che dà il<br />

giusto valore alle cose grazie al fatto che possiamo vedere la loro vera<br />

natura di non permanenza.<br />

Per il principio di causa effetto tutto ciò che nasce o si crea è destinato a<br />

morire o finire. Quindi, come prima regola, non dobbiamo affezionarci<br />

troppo alle cose, alle persone, a noi stessi.<br />

Pensiamo invece a coltivare la nostra mente sottile che resterà dopo la<br />

morte. Per metterla in luce e permetterle di esprimersi bisogna meditare<br />

per cercare di controllare la mente grossolana, la “scimmia ubriaca” dei<br />

nostri pensieri, e farla tacere. È davvero imbarazzante e frustrante che noi,<br />

che ci consideriamo fini intelletti, capaci di studi difficili, di usare il<br />

computer ecc., non riusciamo a meditare più di tre minuti senza che ci si<br />

affaccino alla mente mille pensieri sciocchi.<br />

Il lavoro dell'anima in meditazione consiste nel renderla tanto positiva da<br />

impressionare la mente e in tal modo condurre l'uomo a uniformarsi al<br />

piano eterno. Quindi meditiamo sul Dharma, sulle vite precedenti che


qualcuno ricorda, sulla morte e su ciò che verrà subito dopo per non<br />

essere impreparati. -<br />

Il maestro ci osservò per un attimo, diede un'occhiata al suo orologio da<br />

polso, poi disse:<br />

- Bene, abbiamo pochi minuti per alcune domande, prego! -<br />

Mentre il maestro attendeva qualcuno che facesse una domanda, Serena<br />

sotto voce mi chiese:<br />

- Elisabetta, ti è mai capitato che il maestro, mentre faceva lezione,<br />

rispondesse a una domanda che ti eri fatta mentalmente in quel momento?<br />

-<br />

- Certo, alcune volte e sono arrivata a pensare che il Venerabile Neil<br />

riesca a leggere nel pensiero. -<br />

Serena sorrise divertita, poi rispose:<br />

- Non ci crederai, ma è quello che ho pensato anch'io! -<br />

Intanto Franco seduto sulla sedia in fondo vicino al muro, alzò la mano e<br />

il maestro esclamò:<br />

- Prego! -<br />

- Vorrei, se fosse possibile, fare una domanda non attinente con la<br />

lezione di oggi! -<br />

- Mi dica - esortò il maestro.<br />

- Mi sono chiesto spesso per quale motivo molti si prostrano davanti al<br />

Buddha, quando credo che egli non si aspetti questo da noi. -<br />

Il maestro rispose:<br />

- Vede, la prostrazione non si fa al Buddha, ma al suo insegnamento, al<br />

Dharma.-<br />

Il maestro diede un'occhiata all'orologio e disse:<br />

- Bene, é l'ora di pranzo, terminiamo con la recitazione della preghiera<br />

dell'offerta del cibo. -<br />

Tutti aprirono il libro della preghiera e, mentre recitavano, mi preparai<br />

per uscire.<br />

A mezzogiorno, all'uscita del refettorio stavo aspettando Serena che si<br />

era intrufolata tra un gruppo di persone che stavano leggendo un foglio in<br />

inglese appeso alla bacheca. Quando Serena uscì dal gruppo, vidi Franco<br />

che le stava andando incontro.<br />

-<br />

- Serena - esordì Franco - hai letto le notizie dell'ambasciata americana?<br />

Mentre uscivamo dal rumoroso corridoio, dove si udivano il rumore di<br />

piatti, cucchiai e gente che parlava provenire dal refettorio, Serena<br />

preoccupata rispose:<br />

- La situazione si sta aggravando, purtroppo, anche a Kathmandu! -<br />

Franco brontolò:


- Già, i ribelli maoisti hanno distrutto una fabbrica di coca-cola, assalito<br />

due emittenti radio televisive e due caserme, provocando morti e feriti.-<br />

Riflettevo in silenzio preoccupata, mentre ci avviavamo verso la collina<br />

della preghiera.<br />

- Che peccato! - esclamò Serena addolorata.<br />

- Elisabetta - domandò Franco - lo sai che hanno dato il permesso di<br />

telefonare a casa, per tranquillizzare i parenti, che probabilmente saranno<br />

in allarme dopo le notizie sulla guerriglia in Nepal? -<br />

- Si, grazie! Questa sera telefonerò a mia madre. -<br />

Mentre camminavamo intorno alla collina, Franco domandò:<br />

- Allora, domani andiamo con Willy e Denis a Boudhanath a comprare le<br />

pillole preziose che fanno i monaci a Dharamsala in India? -<br />

- Si! Si! Andiamo! - risposi eccitata.<br />

- Ma se andiamo, siamo costretti a marinare la seduta di discussione! -<br />

brontolò Serena.<br />

- Willy ha già chiesto il permesso anche per noi a Francois! - rispose<br />

Franco sorridendo.<br />

- Fantastico - conclusi - con queste belle giornate di sole ci farà bene<br />

una bella camminata fino a Boudhanath. -<br />

Alle tredici, quando entrammo in infermeria, Serena mi misurò subito la<br />

pressione, poi mi fissò preoccupata brontolando: - Insomma , sei sull'orlo<br />

di un collasso, devi riprendere a mangiare, è la seconda volta che ti provo<br />

la pressione, ce l'hai sempre a settanta, e la minima non si vede. -<br />

Mi tirai giù la manica del maglione affermando:<br />

- Figurati, adesso faccio come te e Franco che vi scambiate le merendine<br />

di nascosto con l'aria di cospiratori carbonari. -<br />

Serena scoppiò a ridere divertita, poi sghignazzò:<br />

- Questa battuta non è tua! -<br />

Risi divertita, poi ammisi:<br />

- Ci credo bene che non è mia, ti ho sentito che la dicevi a Franco,<br />

mentre ti passava delle barrette energetiche.-<br />

- Elisabetta - ribatté Serena - non sto scherzando, stai rischiando di<br />

brutto! -<br />

Mi misi a spolverare uno scaffale affermando:<br />

- Guarda che mi sento appena un pò intontita e mi chiedo come mai,<br />

perché, se avessi fatto un digiuno a casa, a quest'ora avrei terribili<br />

giramenti di testa. -<br />

In quel mentre entrò una giovane monaca, di circa vent'anni, alta, magra,<br />

rasata a zero, dagli occhi chiari, che teneva fra le mani un lungo rosario di<br />

turchese e borbottò seria:<br />

- Scusate, ho trentanove di febbre e mal di gola. -


Serena prese un vaso dallo scaffale, lo mise sulla scrivania, ne estrasse<br />

delle pillole che mise in un fazzoletto di carta, poi gliele diede affermando:<br />

- Ingerisci tre pillole dopo i pasti principali, finché le hai finite. -<br />

Smisi di spolverare lo scaffale e domandai:<br />

- Sei svedese, vero? -<br />

La monaca annuì sorridendo. Serena domandò:<br />

- Da quanti anni manchi da casa?-<br />

- Da tre anni - rispose la monaca - da quando sono rimasta colpita dagli<br />

insegnamenti del Buddha, quindi sono diventata monaca. -<br />

- Mi chiedo come possano aver reagito i tuoi genitori di fronte alla tua<br />

scelta - interrogai curiosa. La monaca sorrise, poi rispose:<br />

- Veramente ho informato mia madre solo dopo. -<br />

- Oh, santo cielo - esclamò Serena - e come ha reagito di fronte al fatto<br />

compiuto? -<br />

- Ho telefonato dicendo:“Mamma, indovina che cosa ho fatto?” e lei mi<br />

ha risposto che, qualunque cosa avessi fatto, poiché si trattava di una mia<br />

scelta, andava bene. -<br />

Serena colpita aggiunse:<br />

- Carina tua madre, probabilmente un'altra si sarebbe arrabbiata. -<br />

- Sapete - spiegai - anche Karen venne al monastero con il fidanzato e fu<br />

attratta dal Dharma, lasciò il fidanzato e si fece monaca. -<br />

- Pare che molti monaci siano accomunati dallo stesso destino, poiché<br />

anche il Venerabile Neil ha raccontato che andò in un monastero per<br />

dissuadere un amico dal diventare monaco, ma rimase folgorato dagli<br />

insegnamenti. -<br />

- Già - suggerii - il Dharma ha un grande potere, anche Willy è andato al<br />

monastero per fare il cuoco, e adesso è un aspirante monaco. -<br />

In quel mentre entrarono tre monaci bambini, andai loro incontro, uno di<br />

essi aprì la bocca indicandomi un dente che gli doleva, mentre gli altri due<br />

lo avevano semplicemente accompagnato.<br />

La monaca se ne andò ringraziando e noi ci occupammo dei tre fanciulli.<br />

Dopo la lezione del pomeriggio, verso le 17,00, entrai nell'ufficio del<br />

telefono: sotto la finestra c'era una poltrona ricoperta di broccato<br />

arancione con ricami in oro, di fronte una scrivania, dove un monaco stava<br />

lavorando ad un computer, alle pareti alcune immagini sacre, di fronte<br />

all'entrata in fondo all'ufficio una tenda gialla con tre rombi rossi in<br />

perpendicolare.<br />

- Mi scusi - domandai - posso fare una telefonata in Italia? -<br />

Il monaco mi indicò la tenda affermando:<br />

- Prego signora, si accomodi dietro quella tenda! -<br />

Entrai, mi sedetti davanti al telefono e osservai con interesse il<br />

bellissimo mandala dai colori sgargianti appeso alla parete, poi alzai la<br />

cornetta e digitai un numero. Dopo alcuni squilli mia madre rispose:


- Pronto! -<br />

- Ciao mamma, come stai? -<br />

- Che sorpresa, mi avevi detto che avresti telefonato solo il cinque di<br />

dicembre dopo l'uscita dal monastero. -<br />

- Hai ragione, di solito non si può telefonare dal monastero, ma poiché al<br />

momento in Nepal ci sono focolai di guerriglia, volevo dirti di non<br />

preoccuparti, perché io sono al sicuro. -<br />

- D'accordo! Sai, ho sognato che lavoravi nel monastero: tutti<br />

affermavano che eri brava, ma stai davvero lavorando? -<br />

- Si - dissi sorridendo - sto facendo un pò di volontariato all'infermeria<br />

con Serena .-<br />

- Sei davvero brava allora! -<br />

- Mi raccomando - aggiunsi - se senti delle notizie sulla guerriglia in<br />

Nepal, non allarmarti, perché se dovesse aggravarsi, torno a casa. Ti<br />

abbraccio, ciao! -<br />

Mmiia madre concluse:<br />

- Ti abbraccio anch'io, a presto! -<br />

Riattaccai sorridendo, pagai la telefonata al monaco e me ne andai a fare<br />

una passeggiata sulla collina, donde ammirai uno splendido panorama, poi<br />

mi sdraiai sul prato verde ad osservare centinaia di bandierine della<br />

preghiera multicolori sventolare al vento contro un sole pallido.<br />

Quella sera, alle 21,00, Jolanda ed io decidemmo di andare a fare una<br />

passeggiata prima di andare a letto; quando raggiungemmo la ruota della<br />

preghiera ci girammo intorno tre volte pregando sotto voce l'Om Mani<br />

Padme Hum, accompagnate dallo strimpellare della campanella che alla<br />

fine di ogni giro suonava. Mentre passeggiavamo sotto le mura del gompa<br />

dei monaci, udimmo le loro urla e grida in dibattito.<br />

- Jolanda - domandai - ti andrebbe di salire al gompa ad osservare i<br />

monaci in dibattito? -<br />

Jolanda s'avviò direttamente su per le scale che portavano al piazzale<br />

del gompa affermando:<br />

- Andiamo pure, ma dovremo accontentarci di osservarli, poiché il<br />

dibattito sul Dharma lo fanno nella loro lingua. -<br />

- Interessanti questi dibattiti - ammisi - una maniera intelligente per<br />

imparare l'uno dall'altro l'insegnamento del Buddha. -<br />

Infine ci trovammo di fronte a decina di gruppi di monaci che, gridavano,<br />

urlavano, ridevano, discutevano, gesticolavano ecc.; alcuni erano seduti<br />

per terra nella posizione del fior di loto, altri in piedi. Jolanda mi indicò un<br />

gruppo dicendo:<br />

- Se osservi quel gruppo, ti accorgerai che qualcuno fa la domanda e il<br />

più preparato risponde per primo. -<br />

- Immagino che - osservai - se qualcuno dà una risposta sbagliata, gli<br />

altri intervengono e discutono sull'errore. -


- Una maniera molto efficace per imparare in fretta e memorizzare i testi<br />

sacri - concluse Jolanda.<br />

DICIASSETTESIMO CAPITOLO<br />

LE PILLOLE PREZIOSE<br />

Il ventinove novembre, verso le 12,30, Serena, Franco,Willy, Denis ed io<br />

scendemmo a piedi giù per la collina di Kopan e, dopo una lunga<br />

passeggiata su una strada piena di buche, raggiungemmo Boudhanath.<br />

Poiché dovevamo andare a comprare delle pillole preziose all'Hotel Tibet,<br />

dove c'era una farmacia che vendeva solo medicine tibetane, girammo<br />

attorno alle mura dello stupa ed uscimmo su una strada laterale piena di<br />

traffico rumoroso. Quando entrammo, la farmacista ci informò che, se<br />

eravamo interessati, c'era anche il medico tibetano che visitava e faceva la<br />

prescrizione. Quando decidemmo di farci fare la visita, ci distribuirono dei<br />

numeri per entrare uno alla volta. Poiché io e Willy eravamo gli ultimi, egli<br />

mi chiese di entrare con lui per fargli da interprete.<br />

Quando entrammo, la dottoressa ci stupì, perché attraverso i battiti del<br />

polso di Willy diagnosticò i suoi problemi di salute, che egli stesso<br />

confermò e altrettanto fece con me quando venne il mio turno. Quindi, oltre<br />

alle pillole preziose, ci prescrisse anche delle medicine. Quando uscimmo<br />

dalla farmacia, ci avviammo lungo la strada rumorosa e trafficata da pedoni<br />

e automobili che suonavano il clacson senza controllo; appena<br />

raggiungemmo l'entrata dello stupa di Boudhanath, domandai a Willy:<br />

- Quando tu sei uscito dall'ambulatorio, la dottoressa mi ha assicurato<br />

che le pillole preziose fanno molto bene, è vero? -<br />

- Certo - rispose Willy - però devi ricordarti che vanno preparate in una<br />

notte di luna piena e si beve l'intruglio un'ora prima dell'alba, dopo aver<br />

recitato un mantra. -<br />

- Interessante! - esclamai affascinata.<br />

Serena spiegò:<br />

- Nelle indicazioni c'è scritto che si schiacciano e, dopo averle messe in<br />

un piccolo recipiente, si aggiunge un pò d'acqua bollente e poi si copre. -<br />

- Ricordatevi che le pillole preziose vanno schiacciate al buio, e<br />

ricoperte, perché non devono vedere la luce - disse Denis.<br />

- Misteriose queste pillole - disse Serena - sono più laboriose<br />

dell'intruglio di una strega! -<br />

Una risata esplose intorno, mentre ci fermavamo davanti alla strada<br />

trafficata, ad osservare l'arco della porta di Boudhanath di fronte a noi:<br />

c'erano disegni del Buddha, del fior di loto e di animali sacri multicolori in<br />

rilievo. Al di là della porta emergeva in lontananza lo stupa bianco con un<br />

pinnacolo dorato che brillava sotto il sole del pomeriggio, tra centinaia di<br />

bandierine della preghiera che danzavano al vento.<br />

Infine Denis fermò il traffico e ci fece attraversare la strada, quindi<br />

passammo sotto la splendida porta e raggiungemmo il grande stupa, dove i<br />

turisti nepalesi si fermavano a mercanteggiare, nei vari negozi; alcuni<br />

bambini giocavano allegri , mentre altri facevano girare le centinaia di ruote


della preghiera che circondavano le mura dello stupa, fra note di musiche<br />

sacre che echeggiavano.<br />

- Andiamo a bere qualcosa nel piccolo bar sotto lo stupa? - domandò<br />

Denis. Franco seguì Serena che si allontanò dicendo:<br />

- Noi dobbiamo comprare qualcosa, ci incontriamo alle quattordici e<br />

trenta sotto l'arco, così torneremo al monastero tutti assieme in taxi. -<br />

Seguii Willy e Denis che si avviarono intorno allo stupa. Poi Denis entrò<br />

in un negozio stretto dove vendevano delle bibite; mentre noi attendevamo<br />

fuori, Denis prese in mano una coca cola e domandò:<br />

- Vi offro io da bere, cosa volete? -<br />

Willy ed io esclamammo:<br />

- Coca-cola, grazie! -<br />

Denis uscì con tre bottiglie di coca cola aperte e ce ne offrì una a<br />

ciascuno. Dopo aver pulito la bottiglia con un fazzoletto, bevemmo. Mentre<br />

bevevo vidi due bambini scalzi, sporchi e vestiti con pantaloni corti e<br />

maglietta sudicia: uno di circa sette anni, l'altro più o meno di cinque, che<br />

fissavano la coca cola, con le mani sui fianchi,; smisi di bere e domandai:<br />

- Volete una bibita? -<br />

Essi annuirono seri, passai la bottiglia della coca-cola quasi piena al più<br />

piccolo dicendo:<br />

- Un pò ciascuno, ok! -<br />

Il piccolo bevve avidamente, poi passò la bottiglia al più grande che<br />

ingurgitò il resto della bibita in un secondo, poi domandò con una mano<br />

tesa:<br />

- Money! Money!! -<br />

Mossa da compassione, aprii la borsa e offrii a ciascuno di loro dieci<br />

rupie, di colpo strapparono il denaro dalle mie mani con avidità, sorrisi,<br />

seguii gli amici che intanto si erano allontanati. Mentre li raggiungevo,<br />

sentii qualcuno che mi tirava il maglione; quando mi girai, vidi il bambino<br />

più grande che mi fissava gridando:<br />

- More money! -<br />

- Sorry, no more! - esclamai severa.<br />

Mentre noi osservavamo stupiti il ragazzo che insisteva seguendoci con<br />

la mano tesa, arrivò anche il piccolo che brontolò allungando la mano:<br />

- Money! Money ! Money! -<br />

Noi scoppiammo in una risata fragorosa, che non intimidì i due bambini.<br />

Denis sghignazzò:<br />

- Ho paura che, se non gli diamo altro denaro, non molleranno l'osso. -<br />

Willy e Denis donarono alcune monete a ciascuno, poi andammo<br />

all'appuntamento con Franco e Serena e ritornammo sulla collina di Kopan<br />

in taxi.<br />

Il trenta novembre, alle 8.30, dall'interno del gompa vedevo un cielo<br />

luminoso, con un vento leggero che soffiava tra i rami degli alberi che


danzavano dolcemente, mentre i raggi del sole irradiavano l'interno del<br />

gompa. Intanto gli ultimi studenti arrivarono in tutta fretta, si tolsero le<br />

scarpe ed entrarono, mentre il maestro stava annunciando:<br />

- Sono spiacente di dovervi informare che, purtroppo, Lama Thubten<br />

Zopa Rinpoche non può tornare al monastero come vi era stato promesso.<br />

-<br />

Un coro di proteste echeggiò intorno, poi il Venerabile Neil disse:<br />

- Bene, per ottenere velocemente tutte le realizzazioni nel sentiero verso<br />

l'illuminazione, si incomincia con il generare la Bodhicitta e, per farlo,<br />

prima di tutto si deve riconoscere ogni essere senziente come nostra<br />

madre. Proprio perché la natura della mente è senza fine, la trasmigrazione<br />

involontaria del ciclo di nascita e morte causato dall'ignoranza è senza fine<br />

e le nostre vite precedenti non si contano; è necessario fare uno sforzo per<br />

spezzare questo ciclo infinito di sofferenza, morte e rinascita, meditando<br />

sulle qualità che genereranno il Bodhicitta e metterle in pratica.<br />

Una volta maturata la motivazione altruistica che aspira a liberare tutti<br />

gli esseri dalla sofferenza, si mediterà sulle qualità del Bodhisattva:<br />

letteralmente, colui la cui coscienza è diventata intelligenza o buddhi; colui<br />

al quale manca solo un'incarnazione per divenire buddha perfetto. Una<br />

volta messe in pratica, ci si impegnerà a ottenere l'illuminazione,<br />

unicamente per liberare tutti gli esseri senzienti dal samsara. Meditando<br />

sulle qualità del Buddha e messele in pratica, si diventerà un risvegliato, un<br />

essere completamente illuminato che ha superato tutti i difetti mentali e ha<br />

realizzato l'onniscienza unita all'infinita compassione. -<br />

Il Venerabile Neil ci fissò tutti con sguardo indagatore, poi muovendosi e<br />

gesticolando dal suo trono ammonì:<br />

- Mi pare che, per raggiungere l'illuminazione e diventare un Buddha, ci<br />

sia una mole di lavoro infinito da portare a termine sul lungo sentiero,<br />

quindi vi auguro un buon lavoro e vi invito a non perdere tempo e a<br />

mettervi immediatamente all'opera fin da ora, auguri! -<br />

Noi studenti scoppiammo in una risata fragorosa, per l'enfasi con cui il<br />

maestro aveva dato il suo messaggio. Allora il Venerabile Neil rimase un<br />

attimo in silenzio e ci osservò con sguardo severo, perciò noi scoppiammo<br />

in un'ennesima risata; il maestro sorpreso sorrise divertito, poi chiuse il<br />

libro e affermò:<br />

- Ora, se ci sono domande, sarò lieto di rispondere. -<br />

Alle 13.50, Serena ed io girammo intorno alla collina salendo su per la<br />

scala che portava in cima.<br />

- Non mi sento bene oggi - esordì Serena - dovrò misurarmi la pressione,<br />

forse è aumentata. -<br />

Mi fermai a metà scala raccontando:<br />

- Questa notte il mio maestro interiore mi ha mostrato che stavo in piedi<br />

su un precipizio! -<br />

- Ti sta avvisando che, se non fai qualcosa, precipiterai nel vuoto -<br />

brontolò Serena.<br />

Mi girai e diedi un'occhiata al panorama, poi risposi:


- Tra alcuni giorni il digiuno è finito! -<br />

Mentre riprendevo a salire, Serena affermò:<br />

- Stanotte ci sarà la luna piena, quindi prepareremo l'intruglio con la<br />

pillola preziosa. -<br />

Mentre raggiungevamo la cima della collina, risposi:<br />

- Hai letto che strani ingredienti contengono quelle pillole preziose? -<br />

- Si, mi pare che ci siano oro purificato, estratto di turchese e di perla, e<br />

tra erbe e minerali cinquanta ingredienti diversi. -<br />

- Sarà meglio avvisare Jolanda - dissi - nel caso che domani mattina ci<br />

scopra a dare i numeri. -<br />

Scoppiammo in una risata, mentre raggiungevamo la collina e ci<br />

sedevamo sul prato verde sotto un pallido sole ad attendere il gruppo dei<br />

francesi per la discussione.<br />

Poco dopo il gruppo dei francesi, incluso Franco, si sedette in cerchio<br />

sul prato accanto a noi, sotto centinaia di file di bandiere della preghiera,<br />

che sventolavano spinte da un leggero vento, sotto un sole pallido ma<br />

tiepido. Una leggera foschia invadeva la valle sottostante. Francois disse:<br />

- Allora, chi vuole dare inizio alla discussione? -<br />

Presi dalla borsa un libro dicendo:<br />

- Che ne direste se ognuno di noi leggesse dal Dhamma-Pada un<br />

versetto della Legge? -<br />

Mentre un coro di urla e grida di consenso echeggiavano intorno,<br />

Francois ci osservò tutti e acconsentì affermando:<br />

- D'accordo! -<br />

Mi alzai e passai il libro ad Alain affermando:<br />

- Voglio dare la possibilità al più timido del gruppo di dare inizio alla<br />

lettura. -<br />

Mentre il gruppo gridò e urlò eccitato, Alain con un timido sorriso aprì il<br />

libro, sfogliò alcune pagine, poi cercando di nascondere l'emozione, lesse:<br />

- “Egli mi ha ingiuriato, egli mi ha vinto, egli mi ha derubato”: coloro che<br />

accolgono tali pensieri, in costoro l'odio non si placa. -<br />

Noi tutti applaudimmo eccitati, mentre Alain passò il libro a Willy che<br />

lesse:<br />

- “Egli mi ha ingiuriato, egli mi ha battuto, egli mi ha vinto, egli mi ha<br />

derubato”: coloro che non accolgono tali pensieri, in costoro si placa<br />

l'odio. -<br />

Willy passò il libro a Frank:<br />

- L'attenzione è il sentiero conducente all'immortalità, la distrazione è il<br />

sentiero della morte; gli attenti non muoiono, i disattenti sono già come<br />

morti. -<br />

Mireille:


- Costoro che sono esperti nell'esercizio dell'attenzione, avendo ciò<br />

chiaramente riconosciuto, gioiscono di essere attenti, rallegrandosi di<br />

appartenere agli eletti. -<br />

Marie:<br />

- Cresce la gloria dell'uomo attento, che ha realizzato se stesso, che è<br />

raccolto in sé, le cui azioni sono pure, che opera con ponderazione, che<br />

vive continente e secondo la Legge. -<br />

Serena:<br />

- Mediante l'elevazione interiore, il controllo e il dominio di sé, il saggio<br />

edifichi un'isola che l'alluvione non sommerga.<br />

Serena mi fissò sorridendo poi mi tirò il libro che mi cadde sulle<br />

ginocchia, lo sfogliai e lessi con una lente d'ingrandimento:<br />

- L'uomo accorto, allorché con l'attenzione scaccia la disattenzione,<br />

salito sull'alta terrazza della saggezza, sereno, contempla gli stolti, gente<br />

turbata dal dolore, come chi è salito in cima alla montagna guarda la gente<br />

giù in pianura. -<br />

Passai il libro a Franco che era seduto accanto a me dicendo:<br />

- Franco, fatti onore! -<br />

Esplose una risata collettiva, mentre Franco leggeva:<br />

- Attento fra i disattenti, ben sveglio tra gli addormentati, egli, giudizioso,<br />

procede distanziando gli altri come un corsiere distanzia il ronzino. -<br />

Isabelle:<br />

- Non badi ai torti altrui, non a ciò che altri avrebbero dovuto fare o non<br />

fare: osservi, piuttosto, ciò che egli ha fatto o non ha fatto. -<br />

Lena:<br />

- Come si possono intrecciare molte collane da un mucchio di fiori, così<br />

pure molte buone cose possono essere compiute da un mortale, una volta<br />

che sia nato. -<br />

Catherine:<br />

- Fintanto che il male compiuto non giunge a maturazione (non dà<br />

frutto), lo sciocco lo considera come se fosse miele, ma, quando esso<br />

matura, allora lo sciocco soggiace al dolore. -<br />

Mentre Catherine passava il libro a Denis, Willy sghignazzò:<br />

- Che ne dite di fare un applauso di incoraggiamento all'ultima ruota del<br />

carro? -<br />

Esplose un'altra risata che echeggiò intorno, mentre Denis osservò tutti<br />

severo, poi sfogliò alcune pagine e affermò ridendo:<br />

- Fate attenzione, perché questo versetto che leggerò è dedicato a un<br />

gruppo di stolti. -<br />

Un'ennesima esplosione di risa, urla e grida di proteste risuonò intorno,<br />

poi Denis si schiarì la gola e lesse:<br />

- Gli sciocchi, privi di intendimento, vanno con se stessi come un<br />

nemico, compiendo azioni cattive che portano loro frutti amari. -


Tutti noi protestammo ridendo, gridando e facendo schiamazzo. Poi<br />

Francois concluse:<br />

- La discussione è finita, preparatevi per la lezione del Venerabile Neil. -<br />

Alle 21.10, Serena spense la luce, nella stanza buia alcuni raggi luminosi<br />

entrarono dalla finestra. Ero seduta sulla sedia di vimini, quando udii un<br />

colpo secco, poi un urlo, preoccupata domandai:<br />

- Avanti Serena, non mi dire che ti sei schiacciata un piede, al posto<br />

della pillola preziosa. -<br />

Udii un ennesimo colpo e un altro grido, saltai in piedi gridando<br />

preoccupata:<br />

- Santo cielo, Serena, vuoi dirmi cosa stai combinando? -<br />

Serena brontolò, mentre trafficava nel buio:<br />

- Ma cosa rompi anche tu, queste pillole preziose sono durissime, per<br />

romperle ho dovuto usare un sasso. -<br />

Scoppiai a ridere divertita, poi sghignazzai:<br />

- Dal grido che hai fatto, ho pensato che avessi sbagliato il bersaglio e ti<br />

fossi schiacciata un piede. -<br />

Mentre Serena continuava a trafficare, brontolò:<br />

- La vuoi finire di prendermi in giro, la prossima volta la pillola te la<br />

prepari da sola. -<br />

Udii dei rumori di tazze, l'acqua bollire, poi Serena accese la luce. In<br />

terra accanto al suo letto c'erano un fazzoletto di carta e un sasso; mentre<br />

Serena li raccoglieva, brontolò:<br />

- In quelle pillole ci sarà dell'oro, del turchese e non so che altro ben di<br />

Dio, ma erano più dure del cemento. -<br />

Chiusi gli occhi, poi li aprii e mi alzai in piedi brontolando:<br />

- Santo cielo Serena, ho appena chiuso gli occhi e ho avuto la visione di<br />

un cane bianco che stava bevendo il mio intruglio. -<br />

Serena scoppiò in una risata, mentre andavo a controllare e notavo che<br />

il fazzoletto di carta che lei aveva messo sopra la mia tazza si era imbevuto<br />

del liquido. Presi un altro fazzoletto asciutto e spensi la luce dicendo:<br />

- Tu sghignazzi, ma il mio maestro interiore con quel messaggio mi ha<br />

avvisata in tempo, prima che tutto l'intruglio fosse assorbito dal fazzoletto.<br />

-<br />

Accesi la luce e mostrai il fazzoletto con una grossa chiazza marrone al<br />

centro a Serena.<br />

- Guarda un pò tu! - sbottai.<br />

Serena, mentre fissava il fazzoletto, osservò:<br />

- Ora capisco il messaggio, il fazzoletto bianco caduto nell'intruglio era<br />

rappresentato dal cane che beveva. -<br />

- Interessante, vero? -<br />

- Eccezionale, piccola strega! - esclamò Serena pensierosa.


- Pensa che questo tipo di messaggio simbolico - conclusi - il Tibetano<br />

lo chiama la voce del silenzio. -<br />

Il primo dicembre, verso le ore 12.30, il sole illuminava la collina di<br />

Kopan e le valli che la circondavano. Franco, Serena ed io all'uscita del<br />

refettorio ci fermammo sul terrazzo di fronte alla valle.<br />

- Franco - domandai - vuoi recitarmi il tuo ultimo haiku? -<br />

- Sul sentiero di Kopan un nibbio e foglie d'acero. Colori d'autunno! -<br />

recitò Franco sorridendo. Intanto alcune persone andavano e venivano.<br />

- Complimenti, molto carino! - esultai sorpresa, mentre Franco<br />

sorridendo sghignazzò:<br />

- Veramente ho saputo che all'alba, dopo aver ingurgitato l'intruglio, hai<br />

avuto un lampo di genio che ti ha ispirata a scrivere un pensiero. -<br />

Scoppiai a ridere divertita, poi risposi:<br />

- Credo che la pillola preziosa mi abbia alzato la pressione, perché mi<br />

sento forte come un leone. -<br />

I miei amici scoppiarono a ridere, poi Franco brontolò:<br />

- Non cambiare discorso e declamami il tuo pensiero, per favore! -<br />

- Dall'universo infinito scaturisce un mandala di luce, il Dharma che<br />

illumina l'umanità addormentata, strappandola alla corsa senza fine della<br />

ruota del samsara! -<br />

Franco sorpreso esclamò:<br />

- Prezioso il tuo pensiero! -<br />

In quel mentre arrivò Jolanda dall'interno che, in un evidente stato di<br />

eccitazione, disse:<br />

- Sapeste cosa mi è successo? -<br />

- Racconta! - esclamò Serena curiosa.<br />

- Ero sulla terrazza a pranzare e, mentre stavo per addentare una fetta di<br />

pizza, un nibbio è sceso in picchiata su di me e me l'ha strappata via,<br />

terrorizzandomi per lo spavento, sotto lo sguardo stupito di alcune<br />

persone. -<br />

- Anche ai nibbi di Kopan piace la pizza! - esclamò Serena sorridendo.<br />

- Sei stata fortunata che non ti abbia strappato via un dente! - dissi<br />

scherzando. Mentre Serena ed io scoppiavamo in una risata, Franco<br />

sbraitò:<br />

- Sì figurati, fra un pò il nibbio le strappava la lingua! -<br />

Serena ed io uscimmo verso le tredici dal bar - negozio dove avevo<br />

comprato una kata.<br />

- Elisabetta - domandò Serena - allora domani prenderai rifugio nel<br />

Buddha Dharma e il Lama Lhundrup Rigsel ti darà un nome in tibetano? -<br />

- Già, gli offrirò questa kata, che egli poi mi restituirà mettendomela<br />

intorno al collo. -<br />

- Non prenderò il rifugio, però verrò a vedere la cerimonia. -


Intanto raggiungemmo l'infermeria e Serena aprì la porta.<br />

- Elisabetta - disse Serena - prepara il braccio che ti misuro la pressione,<br />

sono curiosa di vedere se la pillola preziosa te l'ha alzata. - Mi tirai su la<br />

manica del giaccone del braccio destro e Serena mi provò la pressione.<br />

- Vedo con piacere che da settanta ti è salita a novanta. -<br />

- L'avevo immaginato, ma ora vediamo come va la tua, prima che arrivi<br />

qualche paziente! -<br />

Mentre l'aiutavo a misurarla, Serena confessò:<br />

- Mi sono sentita male per alcuni giorni, ma oggi, dopo la pillola<br />

preziosa, mi sento bene. -<br />

- Spesso hai il problema della pressione alta, probabilmente non avresti<br />

dovuto prendere la pillola preziosa. - mormorai preoccupata. Serena diede<br />

un'occhiata ed impallidendo esclamò:<br />

- Santo cielo, ho la pressione altissima, e non me ne sono accorta! -<br />

- Quanto hai? - domandai nervosa.<br />

Serena si tolse la fascia brontolando:<br />

- Centottanta! Se viene qualcuno, fallo aspettare che ritorno subito, il<br />

tempo di andare in stanza a prendere una pillola per abbassarla. -<br />

Serena uscì in tutta fretta dall'infermeria.<br />

Il due dicembre, verso le 12.30, Franco ed io uscimmo dal monastero e,<br />

mentre ci avviavamo lungo un sentiero che costeggiava un burrone,<br />

Franco sbraitò:<br />

- Sono un pò contrariato, perché, ogni volta che desidero fare una<br />

passeggiata con Serena, non ne ha voglia, poi avrei voluto incontrare Lama<br />

Zopa, che purtroppo non può tornare. -<br />

Diedi un'occhiata allo splendido panorama sotto di me dicendo:<br />

- Beh, Tolstoj ha affermato: “La felicità non dipende dagli avvenimenti<br />

esteriori, ma dalla maniera con la quale li consideriamo”. -<br />

Mentre proseguivamo sul sentiero tortuoso sopra la valle piena di alture<br />

e colline con terrazze arate e casette di contadini riscaldate da un sole<br />

luminoso, Franco rispose sorpreso:<br />

- Complimenti Elisabetta, molto significativa questa massima di Tolstoj.-<br />

- Sai, Franco, nella libreria del monastero ho trovato il libro<br />

“Reincarnazione. Il piccolo grande Lama” di cui mi avete parlato tu e<br />

Serena. -<br />

Franco si fermò un attimo sul sentiero, diede un'occhiata alla valle che<br />

splendeva sotto il sole di mezzogiorno e poi domandò:<br />

-<br />

- Hai letto come Lama Zopa ha trovato la reincarnazione di Lama Yeshe?<br />

Seguii Franco che aveva ripreso a camminare rispondendo:<br />

- Lama Yeshe aveva promesso a Lama Zopa di ritornare sulla terra, per<br />

continuare la sua grande opera, volta a guidare gli esseri senzienti al di<br />

fuori del ciclo incontrollato di nascita e morte. -


Franco si fermò ancora sul sentiero e si girò verso di me affermando:<br />

- Proprio per questo, Lama Zopa faceva molta attenzione ai suoi sogni,:<br />

in uno particolarissimo e vivido, gli era apparso Lama Yeshe che affermava<br />

che stava per prendere un'altra forma umana. -<br />

- Già - ammisi - perché aveva udito i lamenti dei discepoli afflitti, quindi<br />

non poteva più restare nel reame della beatitudine, ignorando le loro<br />

suppliche. -<br />

Riprendemmo a camminare, mentre Franco aggiunse:<br />

- In un sogno successivo, Lama Yeshe gli mostrò una piccola creatura<br />

dagli occhi luminosi e penetranti, che camminava carponi sul pavimento di<br />

una sala di meditazione, era un maschio ed era un occidentale. -<br />

Mentre lasciavamo il sentiero sulla valle ed entravamo in un boschetto di<br />

pini, raccontai:<br />

- Quando si recò in Spagna all'Osel-Ling nell'autunno del 1985, vide Osel<br />

che si muoveva carponi sul pavimento del gompa, il suo viso era<br />

esattamente uguale a quello del bimbo visto in sogno. -<br />

- Ed era un occidentale come aveva visto nel suo sogno premonitore -<br />

ribatté Franco sorridendo.<br />

- Toccante questa storia tra Lama Zopa e il suo prezioso Guru, vero? -<br />

- Straordinaria direi! - concluse Franco entusiasta.<br />

DICIOTTESIMO CAPITOLO<br />

IL RIFUGIO NEL BUDDHA E <strong>LHUNDRUP</strong> <strong>DHECHEN</strong><br />

Il due dicembre, verso le 15.00, il gruppo dei francesi, Serena ed io<br />

eravamo seduti sotto un enorme albero di frangipane di fianco al gompa<br />

che dava sulla valle di Kathmandu e, mentre parlavamo e ridevamo tra di<br />

noi nell'attesa di entrare nel gompa per il voto, cioè il rifugio nel Buddha,<br />

sopraggiunse Franco che serio domandò:<br />

- Scusate, ma volevo sapere se vi siete preparati per il voto, perché ho<br />

saputo che Lama Lhundrup vi interrogherà sulla definizione di “pilastro”,<br />

secondo la Verità Relativa e la Verità Assoluta. -<br />

Willy ed io costernati ci alzammo in piedi e domandammo:<br />

- Cosa? -<br />

Mentre Franco ci fissava serio, brontolai:<br />

- E cosa c'entra il pilastro con la Verità Relativa e la Verità Assoluta? -<br />

Mentre una risata collettiva esplose intorno echeggiando nella valle,<br />

Franco serio ribatté:<br />

- Non c'é niente da ridere, se volete la risposta, bene, altrimenti me ne<br />

vado e farete brutta figura con il Lama Lhundrup. -<br />

Un coro di urla e grida spinse Franco a rivelare la risposta:<br />

- Allora, secondo la Verità Relativa, il pilastro è una colonna che regge il<br />

soffitto. Secondo la Verità Assoluta non esiste nessun pilastro e il soffitto<br />

crollerà da un momento all'altro. -


Un'altra risata collettiva esplose intorno, poi Willy si sedette<br />

tranquillizzato, mentre Franco continuava a ridere divertito e brontolai:<br />

- Franco, vatti a far friggere, mi hai quasi fatto venire una sincope con i<br />

tuoi scherzi balordi. -<br />

Poco dopo entrammo nel gompa, in tutto eravamo circa una cinquantina<br />

di persone. Jolanda, Willy, Serena ed io ci sedemmo insieme sotto le<br />

colonne. Il Lama Lhundrup Rigsel entrò e, dopo le solite prostrazioni al<br />

Buddha, seguito dai presenti andò a sedersi sul trono, accompagnato da<br />

un monaco assistente, poi spiegò:<br />

- Le ragioni per cui bisogna prendere il rifugio nel Buddha - Dharma<br />

sono:<br />

1) Paura della sofferenza nei tre reami bassi e in tutto il samsara.<br />

2)Convinzione che il Buddha, il Dharma e il Sangha hanno il potere di<br />

proteggerci.<br />

3) Compassione per tutti gli esseri che trasmigrano.<br />

Il Buddha mostra la via, il Dharma è il vero rifugio, il Sangha sono i<br />

seguaci. Voi dovreste guardare a voi stessi come pazienti che cercano il<br />

consiglio di tutta la conoscenza medica del Lord Buddha, il suo<br />

insegnamento come medicina. Quando si prende rifugio nel Dharma, si<br />

deve evitare di ferire gli altri intenzionalmente. I cinque rami dei voti di un<br />

completo upasika sono l'evitare di:<br />

1. uccidere;<br />

2. prendere ciò che non è stato dato;<br />

3. avere una condotta sessuale scorretta;<br />

4. dire bugie;<br />

5. bere alcolici.<br />

Il Lama ci osservò tutti, poi disse:<br />

- Bene, ora recitiamo insieme la preghiera di rifugio e generazione di<br />

Bodhicitta:<br />

Fino all'illuminazione prendo rifugio nel Buddha, nel Dharma e nel<br />

Sangha. Per i meriti accumulati grazie alla pratica della generosità e delle<br />

altre perfezioni, possa io ottenere lo stato di un Buddha per il beneficio di<br />

tutti gli esseri senzienti.<br />

Poi il Lama recitò una preghiera in tibetano, prese nella mano destra un<br />

dorge e nella sinistra una campana e agitò i due oggetti in aria<br />

pronunciando parole sacre in tibetano; Serena mi disse sottovoce:<br />

- Elisabetta, il Lama sta agitando un dorge, sai è uno strumento rituale a<br />

forma di scettro a cinque raggi che simbolizza la compassione. -<br />

- Interessante - risposi - ma sento anche il suono di una campana. -<br />

- Già, la campana é uno strumento rituale che simbolizza la vacuità, la<br />

saggezza suprema, la vera natura dell'esistenza. -<br />

- Molto interessante! - esclamai.


Seguito dagli studenti, il Lama iniziò a recitare una serie di preghiere in<br />

tibetano, mentre un monaco passava tra le persone con un porta incenso<br />

sorretto da tre catene, che fece dondolare, avanti e indietro, lasciando scie<br />

di fumo e profumo d'incenso. Finito il giro con l'incenso, il monaco ritornò<br />

con un contenitore pieno di riso e ne distribuì un pò a tutti i presenti.<br />

Il Lama ripeté il rituale, prese ancora nella mano destra il dorge e nella<br />

sinistra la campana e agitò i due oggetti in aria pronunciando parole sacre<br />

in tibetano. Ad un certo punto tutti all'unisono ci gettammo il riso sopra la<br />

testa, che cadde sulle nostre spalle e per terra, come una cascata.<br />

Poco dopo l'assistente del Lama passò ancora tra di noi a distribuire<br />

foglietti con i nomi che erano stati a noi assegnati. Mentre davo un'occhiata<br />

al mio, Serena, curiosa, sottovoce domandò:<br />

- Allora che nome ti è stato dato? -<br />

Le passai il foglietto dicendo:<br />

- Non leggo il tibetano, dopo la cerimonia andrò da Thubten Khedup per<br />

farmelo tradurre e perché mi insegni la pronuncia. -<br />

Serena mi restituì il foglietto dicendo:<br />

- Lhundrup Dhechen: Lhundrup è il nome del lama, ma Dhechen è arabo<br />

per me! -<br />

Sorrisi, mi alzai in piedi e, insieme a Willy, seguii gli studenti che<br />

andavano a mettersi in fila per offrire la kata al Lama. Intanto Serena e altri<br />

con la macchina fotografica avevano raggiunto la posizione migliore per<br />

scattare foto. Willy ed io eravamo tra i primi, quindi egli si inginocchiò<br />

davanti al Lama sorridendo tra i flashes delle foto che scattavano Serena e<br />

gli altri, gli porse la kata e, dopo che il Lama gliela restituì mettendogliela<br />

intorno al collo, si alzò e se ne andò, lasciando il posto a me e alla lunga<br />

fila di studenti che mi seguiva.<br />

Emozionata mi inginocchiai davanti al Lama porgendogli la kata, egli la<br />

prese sorridendo e me la mise intorno al collo. Infine raggiunsi Serena, che<br />

mi restituì la mia macchina fotografica, così scattai alcune foto al Lama<br />

Lhundrup durante il rituale del dono della Kata.<br />

Dopo il voto, esattamente verso le 17.10, mentre raggiungevo l'ufficio,<br />

vidi il monaco Thubten Khedup assieme al suo assistente uscire<br />

dall'ufficio. Li raggiunsi e porsi il foglietto con il mio nuovo nome a<br />

Thubten Khedup dicendo:<br />

- Mi scusi se la disturbo, mi farebbe la cortesia di tradurmi il nome che<br />

mi ha dato il Lama Lhundrup durante la cerimonia del rifugio nel Buddha-<br />

Dharma? -<br />

Il monaco prese il foglietto, sorridendo, e ritornò nell'ufficio; l'assistente<br />

ed io lo seguimmo, poi i due monaci si accomodarono dietro la scrivania e<br />

lessero il foglio, infine Thubten Khedup spiegò:<br />

- Si pronuncia Digein,, in tibetano significa Grande Benedizione! -<br />

- Davvero significa Grande Benedizione? - domandai euforica.<br />

- Certo!- esclamò il monaco sorridendo.


- Voi non ci crederete, quand'ero a casa ho invocato spesso una<br />

benedizione per le mie sceneggiature, ma adesso sono io che addirittura<br />

divento la Grande Benedizione!! -<br />

I due monaci la fissarono con sguardi radiosi, poi Thubten Khedup<br />

rispose allegramente:<br />

- Questo è un buon segno, deve essere felice! -<br />

- Ho scritto tre sceneggiature con insegnamenti buddisti, non so se<br />

troverò mai un produttore…-<br />

Thubten Khedup mi interruppe affermando:<br />

- Secondo me, lei ce la farà! -<br />

- Volevo dirle che, quando tornerò a casa, scriverò una sceneggiatura<br />

sul Buddismo e sulle esperienze che ho vissuto qui al monastero, dal titolo<br />

Lhundrup Dhechen (Grande Benedizione). -<br />

Tutti e tre ci fissammo sorridendo, poi Thubten Khedup concluse:<br />

- Sono sicuro che avrà davvero grandi benedizioni! -<br />

Quella sera alle 17.55, mentre Serena, Jolanda ed io uscivamo dalla<br />

nostra stanza, udimmo la campanella che ci richiamava nel gompa per la<br />

meditazione delle 18.00.<br />

- Senti, Grande Benedizione - esordì Jolanda sorridendo - sarà meglio<br />

che ti imprima bene nella mente il nome Lhundrup Dhechen e bada bene a<br />

non dimenticarlo. -<br />

Mentre scendevamo le scale e Serena rideva, esclamai:<br />

- Non credo che lo dimenticherò! -<br />

- Meglio così perché, - aggiunse Jolanda - quando sarai morta e ti<br />

troverai nel bardo per la rinascita, qualcuno ti chiamerà: Lhundrup<br />

Dhechen! Lhundrup Dhechen! -<br />

- Che cosa dovrei fare allora? - domandai curiosa.<br />

Jolanda ridendo continuò:<br />

- Dovrai affrettarti a seguire colui che ti chiama, così ti aiuterà a<br />

rinascere nei reami superiori. -<br />

- Grazie, Jolanda, - dissi con riconoscenza - è un'informazione d'estrema<br />

importanza, ti sono debitrice! Ma ora sono preoccupata per Serena e<br />

Franco. -<br />

Mentre ci inoltravamo nel sottopassaggio, Serena domandò curiosa:<br />

- Per quale motivo sei preoccupata per me e Franco? -<br />

Scherzando sghignazzai:<br />

- Voi due non avete preso il rifugio nel Buddha, quindi nessuno vi<br />

aiuterà e probabilmente cadrete nei reami bassi. -<br />

Mentre uscivamo dal sottopassaggio e giravamo intorno al gompa,<br />

esplodemmo in una risata fragorosa.<br />

- Non ti preoccupare Serena - assicurò Jolanda - sarò io l'eroina che<br />

verrà col bardo a tirarti fuori dall'inferno. -


Scoppiammo in un'ennesima risata che echeggiò intorno.<br />

- Sempre che Jolanda sia nel mondo delle anime, quando giungerà il<br />

vostro momento - sghignazzai, mentre ci preparavamo ad entrare nel<br />

gompa. Lasciammo le nostre scarpe vicino alla ringhiera del balcone ed<br />

entrammo in punta di piedi tra gli studenti che in quel momento si stavano<br />

prostrando insieme a Karen. Infine ci sedemmo sui nostri cuscini, in<br />

posizione di meditazione e, quando udimmo il gatto passare sotto la<br />

finestra miagolando, noi tre ci fissammo sorridendo, poi io sussurrai:<br />

- Sta arrivando il gatto all'attacco! -<br />

Intanto il gatto girò intorno al gompa miagolando sempre più forte,<br />

mentre Karen era in piedi davanti al microfono e stava dicendo:<br />

- Ringraziamo di cuore tutti i volontari che hanno dato molto e che<br />

continueranno a farlo fino all'ultimo giorno del corso. -<br />

Un grosso applauso si levò echeggiando all'interno del gompa.<br />

Karen riprese a parlare dicendo:<br />

- Sono spiacente di comunicarvi che, purtroppo, la guerriglia dei maoisti<br />

si sta avvicinando sempre di più al monastero, quindi il corso di<br />

meditazione previsto dopo questo è stato cancellato. -<br />

Mentre sorpresi vociferavamo tra di noi preoccupati per la notizia, il<br />

gatto entrò nel gompa miagolando insistentemente e Karen brontolò<br />

seccata:<br />

- Per favore qualcuno metta fuori il gatto e chiuda la porta. -<br />

Mentre il gatto sembrava protestare miagolando ancora più forte, si udì<br />

la porta del gompa chiudersi di colpo tra alcune risate. Karen riprese a<br />

parlare affermando:<br />

- Purtroppo dal sette all'otto di dicembre, ci sarà anche uno sciopero<br />

generale a Kathmandu, quindi per quelli che devono fissare le loro<br />

partenze, verrà al monastero un agente di viaggio a risolvere i vostri<br />

problemi. -<br />

Ricominciammo a vociferare concitati, Karen intervenne ordinando:<br />

- Ora facciamo silenzio e meditiamo sul vuoto. -<br />

Poi Karen colpì il gong e, mentre il suono echeggiava nella sala dando<br />

inizio alla seduta di meditazione, disse:<br />

- Atisha ha affermato: “Qualunque cosa voi percepiate, qualunque cosa<br />

voi proclamiate, non c'é niente che non provenga dalla vostra mente”.<br />

Capite che questa realizzazione di mente è vuoto. Comprendendo la non<br />

dualità della realizzazione di mente e di vuotezza è saggezza. Meditazione è<br />

la continua concentrazione in questa saggezza senza nessuna distrazione.<br />

-<br />

Mentre Karen parlava, meditavo riflettendo sul nome Lhundrup Dhechen<br />

e dicevo dentro di me: “Ringrazio di cuore la Gerarchia Divina per avermi<br />

donato il meraviglioso nome Lhundrup Dhechen ossia Grande<br />

Benedizione”. All'improvviso con gli occhi della mente vidi apparire un<br />

bellissimo angelo che risplendeva di luce e mi sorrideva, aveva un volto da<br />

bambino, con occhi chiari, riccioli d'oro e grandi ali bianche, che svanì un


attimo dopo. Mentre riflettevo sulla espressione dolcissima del viso di quel<br />

magnifico angelo, udii Karen che concludeva la sessione di meditazione<br />

dicendo:<br />

- Buone azioni accumulano meriti e saggezza, mentre voi realizzate, dal<br />

punto di vista di questa meditazione, che ogni cosa è come un'illusione. -<br />

Il tre dicembre, verso le 5. 50 del mattino, quando Jolanda uscì dalla<br />

stanza, mi alzai dal letto, indossai una tuta da ginnastica blu e bianca, feci<br />

il letto e infine tirai la tenda e diedi un'occhiata fuori dalla finestra: i bagliori<br />

dell'alba esplodevano nel cielo nero del mattino, tra le solite recite di<br />

mantra e litanie dei monaci accompagnate dai suoni di cembali e corni. Di<br />

tanto in tanto, si udivano anche latrati di cani e canti di galli che<br />

echeggiavano nella valle sotto la collina di Kopan.<br />

Serena, che stava sonnecchiando con il sacco a pelo sopra le coperte e<br />

una sciarpa al collo, aprì gli occhi dicendo:<br />

- Buon giorno! -<br />

- Come stai, dormigliona? - domandai sorridendo.<br />

Serena si sedette sul letto rispondendo:<br />

- Non troppo bene, oggi non verrò a meditazione! -<br />

- Ultimamente ne hai saltate parecchie di meditazioni! - brontolai.<br />

Poi Serena si alzò e, in pigiama, andò a preparare il caffè affermando:<br />

- Cosa ci vuoi fare, la mia pressione non smette più di salire. -<br />

- Ti darò un colpo in testa - sghignazzai - così te l'abbasso di colpo. -<br />

Serena rise divertita, poi rispose:<br />

- Se fosse così facile, ti direi di farlo, ma ho paura che mi ritroverei con<br />

un brutto bernoccolo e un problema in più da risolvere. -<br />

Serena mi portò un caffè domandando:<br />

- Tu, piuttosto, non hai sognato che risalivo le scale? -<br />

Mi sedetti nella sedia di vimini, sorseggiai un pò di caffè e risposi:<br />

- No, mi dispiace, però ho sognato che mi veniva consegnato un vestito<br />

dello stesso colore bordeaux delle monache e una kata arancione. -<br />

- Santo cielo Elisabetta - brontolò Serena scandalizzata - non<br />

significherà che diventerai una monaca? -<br />

- No, per carità, non sono pronta a rinchiudermi in un monastero, posso<br />

dirti che si tratta di un sogno simbolico, che si interpreta da solo, quindi<br />

non mi pronuncio. -<br />

Serena mi fissò curiosa, poi protestò:<br />

- Ah, brava, così mi lasci da sola a spremermi le meningi! -<br />

Diedi un'occhiata all'orologio sul comodino, segnava le 6,25, era già l'ora<br />

di andare alla sessione di meditazione, quindi mi avviai verso la porta<br />

concludendo:<br />

- Rifletti e capirai il significato del sogno, è così che si impara a<br />

interpretare. -


DICIANNOVESIMO CAPITOLO<br />

PUJA<br />

(CERIMONIA RELIGIOSA DI OFFERTA)<br />

IN ONORE DEL QUARANTANOVESIMO GIORNO DEL BARDO<br />

DI LAMA KONCHOK<br />

Il tre dicembre, alle 13,30, sotto il sole tiepido e luminoso del<br />

pomeriggio, iniziò la puja in onore di Lama Konchok. La puja aveva<br />

richiamato centinaia di monaci e monache dai monasteri vicini. Una lunga<br />

fila di pellegrini, tra cui anche dei nepalesi, si snodava dalle scale davanti<br />

al monastero fino all'entrata secondaria. Mentre la gente entrava<br />

lentamente, Jolanda ed io avevamo raggiunto l'entrata secondaria, che<br />

dava direttamente ai tre Buddha. Ci togliemmo le scarpe e restammo in<br />

attesa di entrare accompagnate da canti e suoni dei monaci che<br />

provenivano dall'interno del gompa. Jolanda domandò sotto voce:<br />

- Con questi problemi di guerriglia maoista, ritornerete subito in Italia? -<br />

- Se non sarà rischioso, resteremo a Kathmandu fino all'undici di<br />

dicembre, poi Franco e Serena partiranno per remote spiagge tailandesi, ed<br />

io tornerò in Italia. -<br />

La fila proseguì, noi entrammo nel gompa che era pieno di monaci e<br />

monache seduti nella posizione del loto che cantavano e suonavano<br />

cembali, corni, eccetera. Al centro del gompa, ai due lati del corridoio, due<br />

file di monaci indossavano cappelli con grandi pennacchi gialli, in fondo<br />

c'era un enorme gong variopinto. Andammo ad offrire la nostra kata, che<br />

deponemmo sul mucchio davanti alla foto di Lama Konchok , poi ci<br />

inchinammo davanti ai tre Buddha e seguimmo lo stretto passaggio tra le<br />

monache e le finestre del lato sinistro del gompa che ci condusse<br />

all'uscita.<br />

Il quattro dicembre, verso le 13.30, mentre Franco, Serena ed io<br />

giravamo intorno alla collina della preghiera, Serena riferì:<br />

- Mireille ci ha appena detto che Francois ci aspetta sulla collina della<br />

preghiera, per l'ultimo incontro e per salutarci. -<br />

- Già - suggerì Franco - sarà meglio salutarci oggi perché domani<br />

Francois deve andare a Kathmandu, per fissare la partenza del suo gruppo<br />

per l'India. -<br />

Mentre salivamo le scale che portavano sulla collina, ricordai:<br />

- Non dimentichiamoci che oggi alle 15.00 ci sarà anche l'iniziazione di<br />

Cenrezig.-<br />

Serena aggiunse:<br />

- Domani mattina ci sarà anche una preghiera organizzata dagli studenti,<br />

che durerà parecchie ore, per supplicare lunga vita al Lama Lhundrup<br />

Rigsel e al Lama Zopa. -<br />

Franco concluse:<br />

- Sarà bene salutare tutti gli amici oggi, perché domani partiremo appena<br />

troveremo un taxi per scendere a Kathmandu. -


Quando raggiungemmo il gruppo dei francesi, questi erano seduto in<br />

cerchio sul prato, sotto centinaia di file di bandiere della preghiera che<br />

sventolavano, spinte da un leggero vento sotto un sole pallido. Andammo<br />

ad inserirci nel cerchio sedendoci a gambe incrociate.<br />

All'interno del cerchio, sul prato verde, c'erano bevande, biscotti,<br />

cioccolato, caramelle, eccetera. Francois ci salutò sorridendo, poi prese<br />

dalla tasca della sua tunica delle rupie affermando:<br />

- Bene, vi ringrazio tutti di cuore per l'offerta che avete fatto a favore<br />

della costruzione del monastero a Nalanda in Francia. -<br />

Poi Francois iniziò a distribuire cinquanta rupie ad ognuno.<br />

Le presi domandando:<br />

- Francois, per quale motivo ci distribuisci questo denaro? -<br />

Mentre Francois continuava a distribuire, rispose:<br />

- Con questo gesto simbolico, intendo affermare che il denaro offerto col<br />

cuore, in qualche modo ritorna indietro al mittente. -<br />

- Francois, posso restituirtelo? - domandai sorridendo.<br />

- Se ti fa piacere. -<br />

Allungai la banconota a Francois, mentre qualcun altro seguì il mio<br />

esempio.<br />

- Francois - aggiunsi - quello che hai appena affermato per me è una<br />

grande verità! -<br />

Il gruppo mi fissò, Francois mi sorrise compiaciuto, poi ribatté:<br />

- Donate sempre ai bisognosi e vedrete che, in qualche modo, ciò che<br />

avete donato vi sarà restituito dalla provvidenza con gli interessi. -<br />

- Purché sia fatto col cuore e senza aspettarsi niente in cambio,<br />

altrimenti l'offerta non ha lo stesso valore - aggiunsi sorridendo.<br />

- Certamente! - assicurò Francois.<br />

- Posso, se volete, raccontarvi uno dei tanti esempi che mi sono capitati<br />

e che mi hanno convinta di questa eccezionale realtà. -<br />

Alcuni gridarono:<br />

- Racconta. Racconta! -<br />

- Premetto che non mi sono quasi mai rifiutata di fare la carità a un<br />

mendicante. Tempo fa, in un ristorante spagnolo, mi alzai dal tavolo con<br />

alcuni amici per uscire, mentre una religiosa si avvicinava con la mano<br />

tesa. I miei amici la ignorarono, io le offrii un pugno di monete. La donna<br />

per ringraziarmi, mi mise al collo una croce di pietra bianca e se ne andò<br />

sorridendo. -<br />

Fissai il gruppo per un attimo senza parlare, poi continuai:<br />

- Quella sera i miei amici mi costrinsero a seguirli al casinò, dove avevo<br />

deciso di non giocare. Mentre mi aggiravo tra i tavoli da gioco, uscirono più<br />

volte i miei numeri fortunati, decisi di giocare e vinsi parecchio denaro. Al<br />

ritorno pagai il taxi, perché i miei amici avevano perso tutto il denaro che<br />

avevano in tasca. -


- Il Buddha ha affermato: “Chi parli oppure operi con mente serena, lui<br />

segue la felicità, come l'ombra che non si diparte” - disse Willy sorridendo.<br />

Francois aggiunse:<br />

- Chi parli oppure operi con mente corrotta, lui segue la sventura come<br />

la ruota segue il piede dell'animale che traina il veicolo.-<br />

Tutti eccitati applaudimmo esultanti e iniziammo a festeggiare<br />

mangiando e bevendo allegramente. <strong>Verso</strong> le 14,45 Francois fece un<br />

commovente discorso d'addio e concludemmo l'incontro con un boato di<br />

urla, grida, abbracci e auguri.<br />

VENTESIMO CAPITOLO<br />

ELISABETTA E L'INIZIAZIONE DI CENREZIG<br />

Quando entrai nella stanza, Jolanda stava leggendo un libro sdraiata sul<br />

letto; vedendomi lo chiuse e domandò:<br />

- Elisabetta, non vai a fare l'iniziazione di Cenrezig? -<br />

- Non me la sento, mi hai detto che dopo l'iniziazione si deve recitare una<br />

preghiera due volte al giorno per sempre, con la responsabilità che, se non<br />

la si fa, il Lama Lhundrup potrebbe ammalarsi o anche morire.-<br />

- Così dicono! -<br />

- Jolanda, sai dirmi chi rappresenta Cenrezig? -<br />

- Cenrezig è una divinità, un'emanazione di Buddha che rappresenta la<br />

compassione universale. -<br />

- Interessante! Andrò comunque a vedere la cerimonia, ma tu non la fai<br />

l'iniziazione? -<br />

- L'ho già fatta in Spagna! -<br />

- Vado di fretta - aggiunsi, mentre mi avviavo alla porta - devo andare a<br />

comprare i biglietti per partecipare all'estrazione della copia in miniatura<br />

dello stupa che Francois ha fatto costruire a Nalanda. -<br />

Uscii dalla stanza e, quando raggiunsi l'entrata posteriore del gompa, un<br />

vecchio monaco, magro, basso, con la schiena curva, dal viso rotondo, con<br />

gli occhi scuri e vispi, che non parlava inglese, mi fermò con un gesto,<br />

cercando di offrirmi dell'acqua, che teneva in una caraffa, ma sussurrai<br />

sorridendo:<br />

- Sei molto gentile, ma anche se volessi bere, senza bicchiere come<br />

farei? -<br />

Mentre il monaco insisteva per offrirmi l'acqua muovendo la caraffa<br />

verso di me e facendone cadere un pò per terra, io me ne andai verso<br />

l'entrata principale del gompa dicendo:<br />

- Grazie, non ho sete! -<br />

Il monaco rattristato mi guardò allontanarmi puntando la caraffa verso di<br />

me per l'ennesima volta. Entrai nel gompa, dove c'erano una trentina di<br />

persone, feci un giro guardandomi intorno, ma non trovando la persona<br />

che cercavo, uscii. Quando l'anziano monaco mi vide ritornare, sorridendo<br />

felice mi venne incontro con la caraffa e mi versò un pò d'acqua, d'istinto<br />

unii le mani velocemente e le avvicinai al recipiente e riuscii appena in


tempo a prendere l'acqua prima che mi cadesse sui piedi. Poi arrivò<br />

Catherine che andò dal monaco e si fece versare l'acqua nelle mani, e la<br />

sorseggiò, poi andò sul prato a sputarla. Stupita con l'acqua nelle mani<br />

domandai:<br />

- Scusami Catherine, per quale motivo sorseggi quell'acqua e la sputi<br />

fuori? -<br />

- Serve per purificarci! - esclamò Catherine.<br />

- Ah, ma allora è acqua benedetta! - esclamai sorridendo. Sorseggiai<br />

l'acqua benedetta e la sputai sotto l'albero, poi fissai il monaco che mi<br />

stava sorridendo felice e gli dissi:<br />

- Ah, finalmente ci siamo capiti! -<br />

Ormai era tardi per cercare la persona che vendeva i biglietti, quindi<br />

ritornai sui miei passi e andai ad assistere alla iniziazione di Cenrezig.<br />

Quando entrai nel gompa, le persone erano raggruppate davanti al Lama<br />

Lhundrup Rigsel e recitavano tutte assieme un mantra in tibetano.<br />

MMi sedetti come tutti nella posizione del loto. Un monaco passò con un<br />

portaincenso che continuò a dondolare avanti e indietro tra le persone,<br />

lasciando una scia di fumo grigio e profumo d'incenso. Il Lama Lhundrup<br />

teneva nella mano destra il dorge e nella sinistra la campana e, mentre<br />

recitava un mantra in tibetano, agitava i due oggetti. Sentii un gran<br />

desiderio di fare l'iniziazione, ma avrei dovuto comprare una kata da offrire<br />

al Lama. Mentre il monaco ritornava con una ciotola di riso e ne distribuiva<br />

a tutti, mi rivolsi a Cenrezig chiedendo:<br />

- Cenrezig, se vuoi che faccia l'iniziazione, fa in modo che trovi una kata<br />

da offrire al Lama Lhundrup Rigsel. -<br />

Intanto il monaco si avvicinò e mi offrì del riso, al che tutti se lo<br />

gettarono sopra la testa e anch'io feci altrettanto. All'improvviso si udì lo<br />

scricchiolio della porta del gompa che si apriva, mi girai a guardare e vidi<br />

Serena che entrava lasciando la porta aperta. Venne a sedersi accanto a<br />

me sussurrando sottovoce:<br />

- Ho un gran mal di testa, ma sono venuta comunque! -<br />

Intanto il Lama, dal suo trono, finì la preghiera in tibetano e disse al<br />

microfono:<br />

- Ora prendete un chicco di riso e mettetelo sulla testa visualizzandolo<br />

come se fosse un fiore. -<br />

Raccolsi un chicco di riso e lo misi in testa a Serena e lei fece lo stesso<br />

con me. Mentre il Lama riprendeva a recitare dei mantra in tibetano seguito<br />

dagli studenti, Serena borbottò:<br />

- Non ne posso più di questo terribile mal di testa, adesso mi alzo e vado<br />

a prendere un'aspirina. -<br />

In quel mentre il Lama disse:<br />

- Con questo gesto vi libero dai mali fisici. -<br />

Il Lama riprese a recitare in tibetano e Serena sorpresa sussurrò:


- Strani poteri che ha il Lama Lhundrup, bravo, mi ha mandato via<br />

l'orribile mal di testa!. -<br />

La fissai sorpresa e incredula. Mentre il Lama Lhundrup continuava a<br />

recitare in tibetano sempre seguito dagli studenti, il monaco versò nelle<br />

mani dei futuri iniziati acqua e zafferano benedetti: la sorseggiarono per un<br />

attimo, poi sputarono l'intruglio nelle loro mani e infine se lo misero in<br />

testa. Anch'io seguii l'esempio.<br />

Confessai a Serena:<br />

- Sai, se avessi una kata farei l'iniziazione di Cenrezig .-<br />

Serena sorpresa si mise una mano nella tasca dei pantaloni e prese una<br />

kata affermando:<br />

- Eccotela, l'ho appena comprata! -<br />

Sorpresa e felice, esclamai sottovoce:<br />

- Santo cielo, è un miracolo di Cenrezig! -<br />

- Per quale motivo? - chiese Serena.<br />

- Prima ho chiesto a Cenrezig di farmi avere una kata, se voleva che<br />

prendessi l'iniziazione. -<br />

Serena mi fissò stupita e ammise:<br />

- Anch'io ho qualcosa d'incredibile da raccontarti dopo l'iniziazione. -<br />

Mentre il Lama continuava a recitare i mantra in tibetano, ritornò il<br />

monaco con una statua di Cenrezig bianca dicirca mezzo metro. La posò<br />

sulla testa di tutti i presenti, andò per posarla in testa a Serena, che gli fece<br />

segno di no, ma il monaco non l'ascoltò e gliela posò sulla testa<br />

spingendoci lievemente sopra; Serena contrariata fece una smorfia, il<br />

monaco non ci fece caso, poi posò la statua sulla mia testa e io sorrisi.<br />

Serena brontolò sottovoce:<br />

- Per fortuna che quella statua di Cenrezig non è in marmo, ma in burro<br />

di jak, altrimenti adesso avrei un bernoccolo. -<br />

Divertita trattenni le risa, poi risposi sorridendo:<br />

- Sicuramente ti avrebbe soltanto abbassato le corna. -<br />

Serena si grattò la testa e mi fissò facendomi due occhiacci, poi rise.<br />

Infine il Lama Lhundrup agitò in aria il dorge e la campana. Tutti i<br />

presenti ed io, eccetto Serena, ci mettemmo in fila indiana per offrire la<br />

nostra kata al Lama.<br />

Terminata l'iniziazione verso le ore 17.30, mentre Serena ed io salivamo<br />

su per le scale che portavano sul balcone intorno al gompa, lei disse:<br />

- Credimi Elisabetta, il mio mal di testa era terribile, è bastato che il Lama<br />

Lhundrup pronunciasse quelle parole per farmelo andare via. -<br />

- Si sa che i Lama e i monaci, dopo una vita di rinunce, sacrifici e<br />

meditazioni, possono fare e vedere cose che l'uomo normale non si sogna<br />

nemmeno. -<br />

- Purtroppo l'uomo spesso è scettico - ammise Serena - non crede<br />

neanche ai suoi occhi. -


- So che mentre l'essere umano evolve, le sue capacità interiori si<br />

sviluppano sempre più, ma se regredisce, così avverrà anche per i suoi<br />

poteri paranormali . -<br />

- Già, ogni cosa si deve guadagnare a duro prezzo - brontolò Serena,<br />

mentre passeggiavamo sul balcone sopra la valle, di fronte ad un<br />

magnifico panorama.<br />

- Solo lavorando seriamente sulla nostra mente, scacciando i cattivi<br />

pensieri e coltivando quelli altruistici, possiamo salire verso la luce -<br />

ammisi, mentre Serena si appoggiava al muretto del balcone e<br />

contemplava la valle illuminata da un sole pallido sopra nuvole bianche.<br />

Mentre scendevamo lungo le scale, Serena ricordò:<br />

- Già, anche il Tibetano ha affermato: “Ogni gradino della via deve<br />

essere scavato nella roccia dall'uomo stesso e non vi è via breve o facile<br />

per passare dalle tenebre alla luce.” -<br />

VENTUNESIMO CAPITOLO<br />

PARTENZA DAL MONASTERO DI KOPAN DURANTE LA CERIMONIA<br />

E RITORNO AL MANASLU HOTEL<br />

Il mattino del cinque dicembre, Serena Jolanda ed io ci avviammo verso<br />

il gompa dei monaci ad assistere alla cerimonia per la suprema immortalità<br />

del Lama Lhundrup e del Lama Zopa, organizzata da tutti noi 176 studenti<br />

del corso. All'entrata del gompa, fra monaci e monache che andavano e<br />

venivano, tra canti e suoni, Serena disse:<br />

- La cerimonia durerà parecchie ore, quindi non potremo restare fino alla<br />

fine. -<br />

- Per me va bene! -<br />

Ci togliemmo le scarpe e le lasciammo accanto ad altre. Poi entrammo e<br />

andammo a sederci su tre cuscini nella parte sinistra del gompa riservata<br />

agli studenti, che già occupavano i loro posti.<br />

Di fianco a noi c'erano alcune file di monaci bambini, tra cui Charo<br />

Lama, e adulti che raggiungevano il corridoio, seduti nei loro cuscini. Sulla<br />

destra, dall'altra parte del corridoio, altre file di monaci e monache.<br />

Dal soffitto del gompa pendevano centinaia di festoni luccicanti. Mentre<br />

tutti cantavano un mantra in tibetano, entrarono tre monaci, tra cui il<br />

Venerabile Neil, che indossavano tuniche gialle, avevano sulle spalle un<br />

manto luccicante blu a quadri multicolori, una sciarpa bianca legata dietro<br />

la testa che copriva il mento e la bocca, cappelli gialli con pennacchio.<br />

I tre andarono a rendere omaggio al Lama Lhundrup seduto sul suo<br />

trono, poi si sedettero sulla sinistra nella posizione del fior di loto. Tra<br />

recite, canti e suoni di cembali, corni ecc. entrarono danzando lentamente<br />

cinque monaci mascherati, con tuniche sgargianti, stesso modello, stessa<br />

fantasia, ma dai colori diversi, maschere e cappelli formati da rombi, con al<br />

centro un cono di fili colorati.<br />

Mentre danzavano sembravano marionette che si muovevano a scatti e<br />

si avvicinavano lentamente al Lama suonando piccoli tamburi multicolori<br />

con lunghe frange. Si udirono i suoni dei corni risuonare all'interno del<br />

gompa, poi notai accanto a me un gruppo di monaci bambini che


suonavano sorridendo anche grosse conchiglie che emettevano forti<br />

suoni.<br />

I cinque monaci raggiunsero, danzando e suonando i loro piccoli<br />

tamburi, il Lama Lhundrup a cui si inchinarono davanti rendendogli onore,<br />

poi uno alla volta uscirono danzando dal gompa. Quando questo<br />

spettacolo finì, verso le 11,30, ricordai che la cerimonia sarebbe continuata<br />

per ore. Serena ed io decidemmo di andare a preparare le nostre valigie e<br />

Jolanda decise di venire con noi. In stanza prendemmo le nostre valigie da<br />

sotto il letto ed iniziammo a riempirle.<br />

Nel frattempo Jolanda si era seduta alla scrivania e stava sfogliando un<br />

libretto dal titolo “The Bodhisattva Vows”<br />

- Jolanda - domandai - quando parti? -<br />

- Ho il volo prenotato per il sette e sono un pò preoccupata per lo<br />

sciopero. -<br />

- Non devi preoccuparti - intervenne Serena - Karen ha detto che, se ci<br />

saranno dei problemi, i monaci ti porteranno all'aeroporto. -<br />

- Speriamo bene!- esclamò Jolanda.<br />

- Elisabetta - disse Jolanda agitando il libretto - questo è il libretto con la<br />

preghiera che devi recitare per tutta la vita. -<br />

- “Il voto del Bodhisattva” - osservai sorridendo - bene dopo vado a<br />

comprarlo, grazie! -<br />

- Elisabetta - disse Serena - la libreria apre dopo la cerimonia della<br />

suprema immortalità in onore del Lama Lhundrup e il taxi ci sta aspettando<br />

all'uscita del monastero. -<br />

- Elisabetta - disse Jolanda - intanto ti regalo il mio, poi andrò a<br />

comprarmene un altro, però mi devi promettere di non dimenticare di<br />

recitare la preghiera .-<br />

- Puoi starne certa, Jolanda! - esclamai felice.<br />

- Già - aggiunse lei - sarebbe una cosa da irresponsabile! -<br />

Seria ammisi, mentre stavo terminando la valigia:<br />

- Diventare un Bodhisattva è un'impresa ardua, senza preghiera è ancora<br />

peggio. Se non la recito, rischio la vita del Lama, quindi non c'è via di<br />

scampo! -<br />

Jolanda si alzò in piedi e venne a mettere il libretto dentro la mia valigia<br />

dicendo:<br />

- Lo credo bene, per diventare un Bodhisattva ci vogliono molte vite di<br />

sacrificio, egli rappresenta il Capo di tutte le Religioni, il Maestro dei<br />

Maestri e degli Angeli.-<br />

- Già sarà una dura battaglia! - borbottai. - Comunque , ti ringrazio con<br />

tutto il cuore per il libretto, però vorrei pagartelo.<br />

- Non ti ci provare mica! - brontolò.<br />

Mentre Serena chiudeva la valigia, esclamai:<br />

- D'accordo, grazie! -


Mi sedetti sulla valigia piena zeppa e la chiusi, poi mettemmo le nostre<br />

valigie fuori dalla porta ed indossammo la giacca a vento.<br />

- Jolanda - disse Serena a malincuore - è arrivato il momento del fatidico<br />

addio! -<br />

Ci abbracciano commosse, poi noi uscimmo in silenzio dalla stanza e ci<br />

affacciammo sulla porta dicendo insieme:<br />

- Jolanda, buona fortuna! -<br />

- Anche a voi! - esclamò Jolanda con gli occhi lucidi, mentre il suo viso<br />

si rabbuiava di colpo. Commosse chiudemmo la porta e ce ne andammo<br />

angosciate, trascinando le nostre valigie lungo il corridoio e, mentre<br />

scendevamo per le scale, incontrammo un monaco, l'assistente d'ufficio di<br />

Thubten Khedup, con una coppia di nepalesi.<br />

- Mi scusi - dissi - posso disturbarla? -<br />

- Sii, mi dica! - rispose il monaco.<br />

- Per cortesia mi saluti Thubten Khedup, purtroppo non posso aspettare<br />

la fine della cerimonia per salutarlo personalmente. -<br />

- Molto volentieri - rispose sorridendo - ma chi devo dire che lo saluta? -<br />

- Gli dica che lo saluta Lhundrup Dhechen, l'italiana che scrive<br />

sceneggiature, sono sicura che ricorderà chi sono. -<br />

Il monaco ci strinse la mano dicendo:<br />

- D'accordo, buon viaggio! -<br />

Quando raggiungemmo il bar, c'era già Franco e il pulmino che ci<br />

aspettavano. Passammo le valigie all'autista che le mise dietro nel<br />

portapacchi. Serena ed io andammo a salutare Isabelle e Alain che erano<br />

seduti nelle panchine sotto gli ombrelloni.<br />

- Alain - dissi - ti faccio tanti auguri per la tua carriera da monaco! -<br />

- Voglio diventare monaco, ma sono spesso assillato da dubbi - rispose<br />

Alain indeciso.<br />

- In queste cose non ci vuole fretta, quando il tuo cuore sarà pronto, ti<br />

farà un fischio e allora non ci saranno più dubbi! - risposi sorridendo.<br />

Una risata collettiva esplose intorno, poi arrivò Franco dicendo:<br />

- Il taxi ci sta aspettando! -<br />

Isabelle e Alain si alzarono in piedi, ci abbracciammo commossi, poi<br />

Serena disse:<br />

- Salutateci Francois e il resto del gruppo! -<br />

Franco concluse:<br />

- Buona permanenza in India! -<br />

Salimmo sul pulmino e chiudemmo le portiere; mentre il taxi andava a<br />

marcia indietro, i nostri amici ci salutarono con la mano e noi li<br />

ricambiammo fin quando il pulmino uscì dal portone del monastero.<br />

Il pomeriggio del sette dicembre, nel giardino del Manaslu Hotel, sotto<br />

un sole caldo e splendente, alcuni uccelli volavano cinguettando tra gli


alberi, mentre Franco ed io bevevamo the e mangiavamo biscotti seduti ad<br />

un tavolino.<br />

- Fortunatamente oggi è il secondo e ultimo giorno di sciopero - sospirò<br />

Franco - che ci costringe in hotel, domani ci faremo una lunga passeggiata<br />

fino allo Swayabunath stupa. -<br />

- Che solfa - brontolai posando la tazza del the sul tavolino - restare qui<br />

segregati, ma meglio che rischiare la pelle. -<br />

In quel mentre Serena uscì dall'hotel sbuffando nervosa, e Franco le<br />

domandò:<br />

- Allora, hai telefonato a tuo padre? -<br />

Serena si servì del the e sbraitò preoccupata:<br />

- Papà sta meglio, ma c'è Alba, la moglie, che ha dei problemi. -<br />

Franco preoccupato brontolò:<br />

- Santo cielo, che cos'ha? -<br />

- Purtroppo nel giro di alcune settimane è dimagrita una decina di chili,<br />

si sospetta un tumore, le hanno trovato una grossa macchia scura allo<br />

stomaco.-<br />

- Povera Alba - sbraitò Franco nervoso - se non c'é lei a sostenere tuo<br />

padre con tutti gli acciacchi che ha, voglio sapere cosa potremo fare noi.<br />

- Ma chi è che sospetta il tumore - dissi sospirando - il dottore? -<br />

- Si! - esclamò Serena - però non hanno ancora finito di fare gli<br />

accertamenti, infatti solo il ventotto di dicembre ci saranno i risultati delle<br />

analisi. -<br />

- Allora ci sono ancora delle speranze! - esclamai fiduciosa.<br />

Serena pensierosa bevve un sorso di the, poi posò la tazza:<br />

- Spero di non dover interrompere le nostre vacanze in Tailandia. -<br />

- Speriamo bene! - concluse Franco.<br />

VENTIDUESIMO CAPITOLO<br />

SWAYABUNATH STUPA E I RICORDI DI FRANCO<br />

A TASHILHUMPO IN TIBET<br />

Il mattino del giorno dopo, esattamente l'otto dicembre, verso le nove,<br />

uscii dalla mia stanza da letto e bussai alla porta accanto.<br />

- Avanti! - esclamò Franco; come entrai vidi Serena a letto, allora<br />

sbraitai:<br />

- Santo cielo Serena, che fai a letto? Dopo due giorni chiusi in hotel a<br />

causa dello sciopero, dovresti aver voglia di uscire! -<br />

- Voi andate a visitare the Monkey Temple e divertitevi a salire i 365<br />

gradini, io l'ho già visto e poi non sto bene! -<br />

Mentre Franco si metteva la giacca a vento, spiegò:<br />

- Elisabetta, se tu avessi la diarrea, te la sentiresti di salire 365 scalini,<br />

con le scimmie che ti rincorrono fino in cima allo Swayabunath stupa?


- Povera Serena, ora capisco il problema! - esclamai preoccupata.<br />

- Senti dottoressa - domandò Franco - non vuoi che ti chiami un<br />

medico? -<br />

Serena abbozzò un sorriso dicendo:<br />

- Avanti, toglietevi di mezzo, prima che perda la pazienza. -<br />

Uscimmo in fretta dalla stanza sorridendo e decidemmo di farci una<br />

lunga passeggiata attraverso la città di Kathmandu, poi saremmo saliti<br />

sulla collina e avremmo raggiunto lo Swayabunath stupa a piedi.<br />

Camminammo per più di un'ora tra viuzze affollate, piene di negozietti di<br />

ogni tipo, nel caotico traffico nepalese e infine salimmo lungo la strada in<br />

salita, con lo stupa di Swayabunath che splendeva in lontananza sotto il<br />

sole del mattino in cima alla collina. Sostammo ai piedi della collina sotto<br />

un grande albero in mezzo alla strada, nel traffico, ed ammirammo la<br />

magnifica porta che si ergeva davanti a noi: due colonne rettangolari, con<br />

disegni in bassorilievo di fior di loto e occhi del Buddha.<br />

Le due colonne sostenevano una tettoia dorata che sorreggeva due<br />

statue di cerbiatti sdraiati, con al centro la ruota della Legge. Due animali<br />

erano sdraiati sotto la tettoia al cui centro stava un Buddha in oro che<br />

vestiva una tunica arancione. Poco lontano dalla porta, si ergeva una<br />

costruzione colorata con una grande ruota della preghiera, che ad ogni giro<br />

emetteva il suono di una campanella.<br />

Al di là della porta, sotto alle fronde di grandi alberi spiccavano tre<br />

grandi Buddha vivacemente pitturati, e leoni bianchi in pietra. Attorno alla<br />

porta e lungo la scalinata c'erano statue di animali colorate e centinaia di<br />

piccoli stupa bianchi. Passammo poi sotto la suggestiva porta e<br />

proseguimmo verso i tre Buddha.<br />

- Visione incantevole! - esclamai estasiata.<br />

- Davvero suggestiva! - ammise Franco felice.<br />

Mi avvicinai alla statua del leone, di fronte al Buddha vestito di rosso, e<br />

spiegai:<br />

- Sai, il Leone delle nevi rappresenta il coraggio e l'assenza di paura<br />

dell'illuminato. -<br />

Mentre iniziavamo a salire i 365 scalini che portavano allo Swayabunath<br />

stupa sulla collina, Franco disse:<br />

- Il Buddha viene raffigurato con otto leoni, tra cui due per ogni angolo<br />

del trono. -<br />

Durante la salita, osservammo alcune donne tibetane nel loro costume<br />

tradizionale, mentre scendevano.<br />

- Franco - domandai - mi racconteresti l'incredibile storia del contatto<br />

con Tara che ti è capitata in Tibet, nella città di Shigatse, all'interno del<br />

grandioso complesso monastico di Tashilhumpo? -<br />

- Tara era una principessa indiana che raggiunse l'illuminazione in<br />

giovane età.-<br />

- Già - interruppi - nella religione buddhista Tara è colei che libera,<br />

rappresenta l'espressione femminile della compassione attiva del Buddha.-


- Tara è la principale manifestazione femminile dell'illuminazione - ribatté<br />

Franco.<br />

- È anche la madre di tutti i Buddha del passato, del presente e del<br />

futuro. - ammisi soddisfatta.<br />

Intanto Franco si appoggiò al muretto e, mentre osservava lo splendido<br />

panorama, raccontò:<br />

- Durante la visita nel tempio di Tashilhumpo, ho ammirato con grande<br />

stupore le colossali tombe d'oro dei Panchen Lama, incastonate da mille<br />

gioielli e pietre preziose; poi sono passato nell'enorme sala davanti a<br />

centinaia di Buddha del futuro in oro, tra cui uno enorme, alto sedici metri,<br />

in rame laminato d'oro, quindi sono uscito in un cortile che dava in una<br />

buia sala di preghiera, dove ho scoperto una piccola cappella con tre<br />

statue di Tara, due verdi e al centro una bianca. -<br />

Franco si fermò per l'ennesima volta a fissare lo splendido panorama di<br />

Kathmandu che splendeva sotto un sole brillante, poi continuò, mentre<br />

pendevo dalle sue labbra.<br />

- All'improvviso, mentre osservavo le tre statue di Tara sentii una forte<br />

energia percorrermi tutto! In quel mentre notai su una delle due statue di<br />

Tara verdi un sorriso pieno di simpatia, poi sentii una voce femminile<br />

dentro il mio cervello che diceva: “Ben arrivato, sono contenta che tu sia<br />

qui, sapevo che saresti venuto”.<br />

Incredulo e nello stesso tempo commosso, vidi che anche l'altra Tara<br />

verde mi sorrideva, ma con una espressione meno felice, poi udii ancora<br />

dentro la mia mente la stessa voce che diceva: “Povero ragazzo, sei stato<br />

bravo a venire fin qui, ma quanta strada hai ancora da fare”. Guardai la<br />

Tara bianca che mi apparve assorta in una dimensione remota e poi<br />

sussurrò: “Non puoi capire, io non sono qui, ormai sono andata al di là.”<br />

Quindi ritornai a fissare la Tara verde col cuore in tumulto, pieno di<br />

gratitudine ed affetto.-<br />

Stupita esclamai:<br />

- Hai vissuto una straordinaria esperienza mistica! -<br />

Mentre riprendevamo a salire le scale, Franco aggiunse:<br />

- Profondamente colpito al cuore, sentivo che dovevo offrire qualcosa a<br />

Tara. Sono ritornato col taxi al mio albergo a prendere la kata che mi<br />

avevano donato al monastero di Sara. -<br />

- Serena mi ha raccontato che, quando sei ritornato, il monastero era<br />

chiuso, vero?- domandai curiosa.<br />

Franco mi fissò e continuò:<br />

- Già, ma un monaco, quando gli ho spiegato che dovevo offrire la kata a<br />

Tara, si è commosso e mi ha aperto. -<br />

- Tara ha parlato ancora alla tua mente? - domandai curiosa.<br />

Franco sorrise:<br />

- Sono entrato nella cappella, Tara continuava a sorridermi, mi sentivo<br />

avvolto da una forte energia, il mio cuore batteva, ho posato la kata ai suoi<br />

piedi, ho provato una grande tensione e sono uscito. Mentre scendevo le


scale deserte tra i tetti del monastero, invisibili corni hanno incominciato a<br />

suonare, forse chiamavano i monaci a qualche funzione, ma a me è<br />

sembrato il saluto di Tara. -<br />

- Franco - domandai - se tu me lo permetterai, scriverò questa tua<br />

straordinaria esperienza nella mia prossima sceneggiatura dal titolo<br />

“Lhundrup Dhechen”. -<br />

- Certo - acconsentì Franco felice - quando tornerò in Italia ti spedirò una<br />

fotocopia del racconto che ho scritto nel mio diario. -<br />

- “L’esperienza massima è l’incontro con il mistero”. Così ha affermato<br />

Albert Einstein. So che ha ragione - ammisi felice.<br />

Franco sorrisementre la sua attenzione cadeva su alcune scimmie che<br />

con il sedere scivolavano giù verso di noi sopra lo scorrimano che portava<br />

allo stupa:<br />

- Elisabetta, guarda quelle scimmie che scendono dallo scorrimano! -<br />

Mentre osservavo divertita, esclamai:<br />

- Se continueranno a scendere in quel modo, qualche volta si vedranno<br />

le scintille sotto il loro sedere spelacchiato. -<br />

Franco scoppiò a ridere divertito, poi la nostra attenzione fu rapita dal<br />

maestoso stupa sulla collina, che splendeva sotto il sole brillante del<br />

mattino. Ci trovammo sugli ultimi scalini, di fronte a un piedistallo rotondo<br />

di pietra, intorno al quale erano scolpiti in rilievo elefanti, su cui stava un<br />

enorme dorge in oro; ad ogni lato c'erano due statue di leone, dipinte di<br />

bianco con rifiniture in oro e colori sgargianti; dietro sorgeva il grande<br />

stupa, composto dal duomo bianco e dal pinnacolo dorato che era visibile<br />

da tutta Kathmandu.<br />

I misteriosi occhi del Buddha guardavano fuori dai quattro lati del cubo<br />

dorato, che sormontava il bianco emisfero del duomo. In mezzo ad ogni<br />

paia d'occhi, dove ci dovrebbe essere il naso, c'era quello che sembra<br />

essere un punto interrogativo, sopra questo stava il terzo occhio.<br />

La parte superiore del pinnacolo consisteva in tredici dischi dorati che<br />

rappresentavano i tredici scalini dell'illuminazione, simboleggiata<br />

dall'ombrello che sorreggevano. L'ombrello era circondato da un tessuto<br />

rosso arancione, dal quale scendevano decine di file di bandierine della<br />

preghiera, che volavano al vento. Attorno allo stupa pullulavano decine di<br />

negozi di souvenir, piccoli templi e reliquari, dove s'aggiravano turisti e<br />

nepalesi che offrivano cibo alle divinità, pregavano e spingevano le ruote<br />

della preghiera.<br />

Ovunque scimmie, cani e colombi combattevano per il cibo offerto alle<br />

divinità nei templi e reliquari, attorno allo stupa. Di fronte al Swayabunath<br />

stupa, mentre osservavamo l'enorme dorge, esclamai:<br />

- Magnifico dorge! -<br />

Franco lo toccò, affermando:<br />

- Questo strumento simbolizza il fulmine che distrugge l'ignoranza, un<br />

importante simbolo nel Buddhismo Tibetano. -<br />

- Bene, speriamo che distrugga anche la nostra. - osservai speranzosa.


Franco sorrise mentre ci avviavamo intorno allo stupa fra voli di<br />

colombi, scimmie e cani randagi. Si fermò ad osservare gli occhi del<br />

Buddha, che spiccavano sul cubo d'oro sopra il duomo, sotto i raggi del<br />

sole, poi spiegò:<br />

- Gli occhi del Buddha, pitturati su tutti i lati del cubo d'oro, si affacciano<br />

ai quattro punti cardinali. -<br />

- Come vedi, in mezzo ad ogni paia d'occhi, dove ci dovrebbe essere il<br />

naso, c'è quello che sembra un punto interrogativo, che è attualmente il<br />

carattere nepalese per il numero uno, che simbolizza l'unità. -<br />

- È l'unica via per raggiungere l'illuminazione attraverso l'insegnamento<br />

del Buddha - ribatté Franco.<br />

Poi indicai il punto in rilievo d'oro, situato sopra gli occhi del Buddha:<br />

- Ora guarda sopra gli occhi del Buddha al centro della fronte, c'è<br />

disegnato, in rilievo, il terzo occhio. -<br />

Franco si avviò verso il muretto che dava sulla valle di Kathmandu<br />

dicendo:<br />

- Già, che rappresenta tutta la visione e saggezza del Buddha. -<br />

Lo seguii e mentre si appoggiava al muretto e guardava il panorama di<br />

Kathmandu, domandai:<br />

- Franco, sapevi che la parte superiore del pinnacolo consiste in tredici<br />

dischi che rappresentano i tredici scalini dell'illuminazione? -<br />

- Che è rappresentata dall'ombrello che i dischi sorreggono! - rispose<br />

Franco orgoglioso, poi si fermò ad osservare i tredici dischi che<br />

sorreggevano l'ombrello d'oro.<br />

- Ah, ma allora sai tutto! - ammisi sorridendo.<br />

Mentre mi appoggiavo al muretto per osservare una frotta di colombi<br />

che all'improvviso s'alzarono in volo da sopra lo stupa, Franco esclamò:<br />

- Tutto no, ma molto si! -<br />

Mi girai a guardare il panorama di Kathmandu raccontando:<br />

- Lo sapevi che molto tempo fa, così la storia dice, la valle di Kathmandu<br />

era un vasto lago, sopra il quale fluttuava un gigantesco fior di loto<br />

risplendente della luce di Swayambhu, il primordiale Buddha, dal quale<br />

emanò tutta la creazione? -<br />

Franco mi fissò sorridendo poi ammise:<br />

- Sei riuscita a beccarmi in castagna, questo non lo sapevo! -<br />

- Ah, finalmente! - esclamai, mentre scoppiammo in una risata fragorosa,<br />

poi ci avviammo a terminare la visita dello stupa.<br />

<strong>Verso</strong> le ore 22.00 ero nella mia stanza all'Hotel Manaslu, sul tavolo c'era<br />

il mio libretto della preghiera del Bodhisattva, al centro una bottiglia<br />

d'acqua con due bicchieri; le tende coprivano le finestre, dal giardino note<br />

di musica romantica echeggiavano intorno, presi la corona tra le mani e<br />

iniziai a recitare:<br />

- Om mani padme hum!. Om mani padme hum! Om mani padme hum! -


In quel mentre udii qualcuno bussare alla porta, lasciai cadere la corona<br />

sul tavolo e andai ad aprire la porta.<br />

- Apri, sono Serena! -<br />

Girai la chiave nella toppa e aprii la porta. Serena entrò con una bottiglia<br />

di vino bianco in mano.<br />

- Oggi - raccontò Serena - mentre voi eravate al Swayabunath stupa,<br />

sono andata a comprare una bottiglia di vino. -<br />

- Bene, se ti è venuta voglia di bere del vino, vuol dire che stai meglio! -<br />

- Avanti - aggiunse Serena - prendi un bicchiere, dopo cena ti fa bene<br />

bere un pò di vino! -<br />

Presi un bicchiere dal tavolo e Serena avrebbe voluto riempirmelo, ma<br />

brontolai:<br />

- Basta così, grazie! -<br />

Serena insistette allungando la bottiglia, ma coprii il bicchiere con una<br />

mano.<br />

- Ma quante storie fai per un pò di vino! - brontolò seria.<br />

- Buono! Però basta, grazie! - esclamai gustandolo.<br />

- Volevo dirti che domani andremo a visitare Bhaktapur e pranzeremo al<br />

Café di fronte ai favolosi templi Nyatapola e Bhairab - aggiunse mentre si<br />

avviava alla porta.<br />

- Programma approvato! - esclamai felice.<br />

- Hai guardato gli sposi e le donne nepalesi dai favolosi sari che stanno<br />

festeggiando nel giardino? -<br />

Accompagnai Serena all'uscita rispondendo:<br />

- Si, da quando siamo all'hotel Manaslu, quasi ogni sera si festeggiano<br />

matrimoni, ormai è diventata una solfa! -<br />

- Già, buona notte! - concluse Serena sorridendo, mentre io chiudevo la<br />

porta.<br />

Il nove dicembre, il sole di mezzogiorno splendeva nel cielo, quando<br />

Franco, Serena ed io entrammo nella suggestiva piazza di Taumadhi. Mi<br />

fermai incantata ad ammirarla: sulla destra il Tempio Bhairab, rettangolare<br />

con tre tetti, uno sopra l'altro; di fronte il Nyatapola, che era quadrato, con<br />

scale che salivano su fino alla porta, passando sopra i cinque quadrati che<br />

si restringevano uno sopra l'altro, formando la base su cui si ergeva il<br />

tempio, con cinque tetti a pagoda, uno sopra l'altro che si restringevano<br />

salendo verso il cielo; a terra, ai due lati delle scale due statue di lottatori,<br />

con un bastone nella mano destra e l'altra su una palla, sul secondo piano<br />

due elefanti, sul terzo due leoni, sul quarto due grifoni, sul quinto due dee.<br />

- Il Nyatapola Temple è il più bel tempio che si trovi nel Nepal! - disse<br />

Serena.<br />

- Infatti è favoloso! - ammisi convinta.<br />

Franco lesse sulla guida:


- Il Nyatapola Temple è induista, fu costruito nel XVIII secolo dal Re<br />

Bupathindra Malla e dedicato alla Dea tantrica Siddhi Laxmi. -<br />

Ci avvicinammo al tempio e, mentre ammiravamo le file di statue che<br />

salivano fino alla porta del tempio, Franco aggiunse:<br />

- Le prime due statue rappresentano due lottatori molto famosi, Jaya Mal<br />

e Patta, i quali si supponeva che avessero la forza di dieci uomini. -<br />

Serena salì vicino alla seconda statua che rappresentava un elefante e<br />

disse:<br />

- Gli elefanti superano di dieci volte la forza dei lottatori, i leoni superano<br />

di dieci volte gli elefanti, e cosi fino alle due dee. -<br />

Osservai le file di statue su per le scale fino alla porta del tempio:<br />

- Ci sarà una ragione, immagino. -<br />

- Questa progressione di forza vuole indicare che le due dee di fronte<br />

alla porta del tempio devono essere molto potenti - suggerì Franco.<br />

Mentre ci avviavamo verso il tempio Bhairab, raccontai:<br />

- Ho letto che il Tempio Bhairab è stato costruito nel XVIII secolo, poi<br />

crollò durante il terremoto del 1934, quindi fu ricostruito. -<br />

Entrammo nel Café di fronte al Tempio Nyatapola da cui prende il nome.<br />

Salimmo al secondo piano e ci sedemmo nel balcone affollato, di fronte al<br />

Nyatapola Temple. Ordinammo del riso fritto con del the. Mentre stavamo<br />

mangiando, Serena mi chiese:<br />

- Elisabetta, racconta a Franco quello che hai sognato durante la notte,<br />

dopo aver bevuto il vino che ti ho offerto. -<br />

- Quando Serena è entrata nella mia stanza con il vino, avevo<br />

completamente dimenticato che al monastero avevo fatto il voto di non<br />

bere alcolici. -<br />

- Avanti - sbraitò Serena - benedetta Lhundrup Dhechen, ti ho versato<br />

due dita di vino! -<br />

Franco con tono canzonatorio esclamò:<br />

- Intanto però ha trasgredito il voto! -<br />

- Infatti - brontolai, mentre bevevo un pò di the - quando Serena è uscita<br />

dalla stanza, ho bevuto il vino e con la testa che mi girava ho finito di<br />

recitare la preghiera. -<br />

- Non mi dire, per due dita di vino? - sghignazzò Franco.<br />

- Elisabetta ha di solito la pressione bassa, quindi è possibile! - assicurò<br />

Serena.<br />

- Durante la notte ho avuto un messaggio di rimprovero dal mio maestro<br />

interiore. -<br />

- Davvero? - domandò Franco interessato.<br />

- Mi ha fatto notare che ero seduta nella posizione del fior di loto, con le<br />

mani giunte e una botte di vino su uno scaffale sopra la mia testa. -<br />

Franco e Serena, che in quel mentre stavano mangiando, lasciarono<br />

cadere la forchetta sul loro piatto e scoppiarono in una risata fragorosa.


- Guardate che non c'è niente da ridere! - brontolai seria.<br />

Continuarono a ridere divertiti, allora sbraitai:<br />

- Ugo Foscolo ha affermato: “L'anima del saggio nutrita nella verità è,<br />

nelle tempeste del mondo, un cielo sereno che vede le nuvole sotto di se”.<br />

-<br />

- Ah, forte il nostro Ugo Foscolo! - esclamò Serena sorridendo.<br />

Poi la nostra attenzione cadde sulla piazza dove una cinquantina di<br />

monache che vestivano lunghe gonne bianche e tuniche rosse stavano<br />

salendo fino alla porta del Nyatapola Temple e ci girarono attorno. Nel<br />

frattempo spuntò da un vicolo della piazza la banda che suonava<br />

allegramente e accompagnava una coppia di sposi seguiti da una lunga fila<br />

di parenti e amici.<br />

- Senti Lhundrup Dhechen - chiese Franco, distogliendo la mia<br />

attenzione dalla piazza - spiegami per quale motivo credi nella preghiera. -<br />

- L'energia segue il pensiero - risposi posando la forchetta - quindi<br />

l'uomo diventa un piccolo creatore quando prega, desidera, pensa e,<br />

mentre cresce interiormente, darà vita a forme pensiero sempre più potenti.<br />

-<br />

- Da qui la ragione per cui bisogna dirigere il pensiero verso il positivo -<br />

aggiunse Serena convinta.<br />

- Certo - ammisi - altrimenti l'uomo che crea forme pensiero negative<br />

diventerà martire delle sue stesse creature. -<br />

- Interessante! - esclamò Franco convinto.<br />

- Quando l'uomo avrà compreso che il male che fa agli altri, in realtà lo fa<br />

a se stesso, allora i mali del mondo verranno sconfitti - aggiunsi.<br />

- Anche il Cristo ha affermato che raccoglieremo ciò che semineremo -<br />

ammise Serena.<br />

Franco ci scrutò pensieroso e, facendo finta di essere preoccupato,<br />

disse:<br />

- Santo cielo, non c'è via di scampo, dobbiamo pensare ed agire bene,<br />

altrimenti sono cavoli amari. -<br />

Scoppiammo in una risata collettiva e conclusi:<br />

- Poiché l'energia segue il pensiero, come un uomo pensa tale egli é.<br />

Parole del Tibetano.<br />

VENTITREESIMO CAPITOLO<br />

L'INVITO DI GOPAL<br />

<strong>Verso</strong> sera, rientrando all'Hotel Manaslu, le solite due guardie in divisa<br />

verde ci aprirono la porta sorridendo; mentre passavamo davanti all'ufficio<br />

informazioni, il receptionist chiamò Franco dicendo:<br />

- Excuse me Sir, I have got a message for you, from Mr. Gopal! - (Mi<br />

scusi signore, ho un messaggio per lei da parte del Signor Gopal).<br />

L'uomo passò una busta a Franco che la prese sorridendo e rispose:<br />

- Thank you! -


Poi ci raggiunse, mentre noi l'aspettavamo vicino alle scale, prese dalla<br />

busta il foglio, ci diede un'occhiata e disse:<br />

- Gopal domani mattina ci accompagnerà a visitare Patan, poi a pranzo. -<br />

- Che gentile Gopal - osservai - mantiene le promesse. Alcuni giorni fa<br />

nel ristorante nepalese si é offerto di accompagnarci a visitare Patan. -<br />

- Gopal è un buon amico - concluse Franco - pensa, è stato ospite da noi<br />

nella nostra villa all'isola d'Elba. -<br />

Il mattino dopo verso le nove, stavo aspettando i miei due amici<br />

all'ufficio informazioni, quando mi venne incontro solo Franco dicendo:<br />

- Serena non viene, si sente poco bene, ieri sera ha telefonato al padre, il<br />

quale le ha detto che Alba stava a letto depressa. -<br />

Mentre ci avviavamo all'uscita dall'hotel, borbottai preoccupata:<br />

- Mi dispiace molto, tra l'altro domani dovete affrontare anche il viaggio<br />

per la Tailandia.-<br />

- L'ho lasciata - disse Franco nervoso - mentre stava telefonando a<br />

Gopal per scusarsi e salutarlo. -<br />

Attraversando il giardino, allungò il passo dicendo:<br />

- Muoviamoci, Gopal ci sta aspettando! -<br />

Raggiungemmo l'ufficio di Gopal al terzo piano di un edificio al centro di<br />

Kathmandu. Egli ci accolse con calore e con i suoi collaboratori, ci fecero<br />

visitare anche gli uffici; scendemmo in strada, salimmo su un taxi e circa<br />

un'ora dopo raggiungemmo Patan.<br />

Il taxi si fermò di fronte alla piazza Durbar, davanti al tempio ottagonale<br />

dedicato a Krishna. Mentre Gopal pagava l'autista, scendemmo dal taxi e<br />

andammo ad osservare la splendida piazza, fra turisti e nepalesi che<br />

andavano e venivano tra i magnifici templi. Quando Gopal ci raggiunse,<br />

disse:<br />

- Questa è la Patan's Durbar Square, magnifica, vero? -<br />

- Incantevole - esclamai estasiata - qui sono state girate alcune scene<br />

del film Il Piccolo Buddha” di Bertolucci! -<br />

Il mattino era illuminato da un pallido sole invernale. A Patan, la piazza<br />

Durbar e i suoi templi splendevano sotto il sole pallido di dicembre. Sulla<br />

destra c'erano il Sundari Chowk, il Teleju Temple e il palazzo Reale, con la<br />

sua famosa Porta d'Oro, dietro la quale c'era il museo.<br />

La Porta d'Oro ha ai due lati due grossi leoni in pietra. La scintillante<br />

porta è incoronata da un intricato bassorilievo che rappresenta il dio Indù<br />

Shiva e la sua consorte Parvati. Sulla sinistra della piazza ci sono otto<br />

magnifici templi, tra cui alcuni rettangolari, altri quadrati, con tetti a due o<br />

tre pagode e centinaia di colombi appollaiati sopra.<br />

Il Krishna Temple è ottagonale, ha due piani con magnifici archi e<br />

cupola; dedicato al dio Krishna, era stato costruito agli inizi del<br />

diciottesimo secolo dalla figlia del Re Yoganendra Malla. Il tempio era uno<br />

dei pochi in sasso, costruito nella valle di Kathmandu ed era disegnato<br />

nello stile indiano Shikhara: due leoni di sasso guardano l'entrata del<br />

tempio. Accanto al tempio di Krishna la grande campana di Patan.


Di fronte al Narsimha Temple la statua in bronzo del Re Yoganendra<br />

Malla su una colonna. La statua del re è in ginocchio con le mani giunte e<br />

guarda il tempio Taleju, dove si trovano le Dee dei Re Malla. Un cobra con il<br />

suo collo sollevato sopra la cui testa siede un piccolo uccello è situato<br />

dietro la statua del re eretta circa trecento anni fa.<br />

Il Krishna Mandir è un altro tempio dedicato a Krishna e alla consorte<br />

Radha. Il tempio è stato costruito in sasso e integrato con differenti stili di<br />

architettura indiana. Era stato eretto nel diciassettesimo secolo dal re<br />

Siddhi Narsimba Malla. È alto quattro piani, intorno al secondo e al terzo<br />

c'erano padiglioni decorati in oro.<br />

Tutto il Krishna Mandir è ornato da bassorilievi, disegni e ricami<br />

finissimi, al centro dell'ultimo piano si trova una torre in stile Shikhara.<br />

Quattro leoni di pietra costeggiano le scale che portano all'entrata<br />

principale al primo piano. In ginocchio su un pilone di pietra, di fronte al<br />

tempio, una statua di bronzo di Garuda eretta nel diciassettesimo secolo.<br />

Mi affrettai a raggiungere Gopal e Franco che stavano raggiungendo il<br />

Narsimha Temple, poi Gopal ci indicò la statua in bronzo del re Yoganendra<br />

Malla su una colonna spiegando:<br />

- La statua è la sorgente di numerose leggende; si dice che il Re fosse in<br />

grado di parlare con gli Dei. Pare che sia scomparso una notte dicendo che<br />

non sarebbe morto finché il piccolo uccello di metallo sulla statua non<br />

fosse volato via -<br />

- Personaggio interessante il Re Yoganendra Malla! - esclamai<br />

interessata, mentre passavamo davanti al Narsimba Temple, poi al<br />

Charnaryan.<br />

- A causa di quella leggenda - ribatté Gopal - una finestra e una porta del<br />

palazzo sono lasciate aperte ogni notte, così il Re potrà entrare in caso<br />

decida di ritornare. -<br />

Sostammo di fronte ai quattro leoni di pietra.<br />

- Che splendore il Krishna Mandir Temple! - esclamai estasiata da tanta<br />

bellezza.<br />

- Un altro tempio dedicato a Krishna e alla consorte Radha - spiegò<br />

Gopal.<br />

Ci dirigemmo verso la statua di bronzo di Garuda, l'uomo uccello, sopra<br />

un pilone di pietra di fronte al Krishna Mandir.<br />

- Le statue di Garuda si trovano di solito fuori dai templi dedicati a<br />

Vishnu, dato che Krishna è un incarnazione di Vishnu - spiegò Gopal.<br />

Fissai la statua di Garuda, inginocchiata con le mani giunte e le<br />

misteriose ali, dicendo:<br />

- Garuda, l'uomo uccello veicolo di Vishnu! -<br />

Di fronte al tempio, al di là della strada, c'era il palazzo reale con la<br />

famosa Porta d'Oro. Mentre attraversavamo la strada per raggiungerla,<br />

Franco esclamò:<br />

- Affascinanti gli dei della religione indù! -<br />

Ci fermammo davanti alla Porta d'Oro per ammirarla.


- Magnifico il palazzo Reale, con la sua Porta d'Oro! - esclamai incantata.<br />

- Bene, ora visiteremo il museo - disse Gopal sorridendo - poi andremo a<br />

pranzo.-<br />

Visitammo il magnifico museo, poi attraversammo la favolosa piazza ed<br />

entrammo in un ristorante, salimmo sul terrazzo e ci sedemmo ad un tavolo<br />

di fianco alla Durbar Square.<br />

Assaggiammo specialità nepalesi e bevemmo the, sotto il sole pallido di<br />

mezzogiorno. Davanti alla ringhiera della terrazza c'erano vasi di fiori fioriti,<br />

oltre i quali si vedevano alcuni templi e il Krishna Mandir.<br />

A tratti frotte di colombi spiccavano il volo e roteavano intorno ai tetti a<br />

pagoda garrendo. Accanto al nostro tavolo c'era un gruppo di uomini<br />

nepalesi che pranzavano, chiacchierando e ridendo tra di loro.<br />

- Allora Gopal - domandai - hai già fatto distribuire il tuo libro sui diritti<br />

umani alla popolazione nepalese? -<br />

- Si, - rispose Gopal - da alcuni giorni. Nnel giro di una settimana sarà<br />

distribuito in tutto il Nepal.-<br />

- Dopodomani dalla Tailandia ti spedisco il mio nuovo e.mail - assicurò<br />

Franco - così mi informerai sulla reazione delle autorità nepalesi. -<br />

- Certo - assicurò Gopal - comunque ho già informato le più importanti<br />

organizzazioni umanitarie mondiali, che interverranno in caso io venga<br />

arrestato. -<br />

- Meno male, però guardati le spalle - mi raccomandai - soprattutto di<br />

notte, non vogliamo avere brutte notizie su altre aggressioni. -<br />

- Speriamo bene!- esclamò Gopal serio.<br />

- Stai attento Gopal - raccomandò Franco - io e te dobbiamo lavorare ai<br />

progetti per aiutare i bambini resi orfani da questa guerriglia maledetta. -<br />

- Purtroppo la situazione in Nepal peggiora sempre di più, ma non vi<br />

preoccupate per me, ho la pelle dura - concluse Gopal sorridendo. Dopo<br />

pranzo ci aggirammo per l'ultima volta nella Durbar Square, poi salimmo su<br />

un taxi e partimmo. Raggiungemmo in fretta le strade di periferia, poi ci<br />

addentrammo nel caotico traffico di Kathmandu. Franco era seduto<br />

accanto all'autista, Gopal invece dietro accanto a me.<br />

- Gopal - dissi - voglio che tu sappia che sono orgogliosa di avere un<br />

amico come te che rischia la sua vita per il bene del popolo. -<br />

Gopal sorrise commosso, poi rispose:<br />

- Potrei fare di più, ma purtroppo la situazione politica è un disastro,<br />

quindi è molto difficile operare quando si è anche perseguitati. -<br />

- Gopal, scriverò una sceneggiatura sulle mie esperienze in Nepal, posso<br />

dare il tuo vero nome al tuo personaggio? -<br />

Gopal sorrise, poi prese dalla tasca un biglietto da visita dicendo:<br />

- Si, certo, se avrai bisogno di informazioni, spediscimi un e.mail, ecco il<br />

mio biglietto da visita. -<br />

Intanto l'autista rallentò e si fermò vicino ad un marciapiede al centro di<br />

Kathmandu. Noi scendemmo dal taxi, poi Gopal mi baciò sulla guancia.


- Buona fortuna, Gopal ! - esclamai commossa.<br />

- Fai un buon viaggio domani e salutami l'Italia! -<br />

- Sarà fatto! - assicurai.<br />

Franco gli strinse la mano:<br />

- Noi ci sentiamo dopodomani dalla Tailandia. -<br />

Mentre Franco ed io salivamo sul taxi e l'autista metteva in moto, Gopal<br />

ci salutò con la mano augurando:<br />

- Buon viaggio! -<br />

Il taxi partì e Gopal commosso continuò ad agitare la mano.<br />

Durante la notte tra il dieci e l'undici dicembre 2001 feciqquesto sogno:<br />

ero all'aeroporto di Kathmandu, portavo un bagaglio a mano e stavo<br />

raggiungendo la saletta d'attesa per la partenza, quando mi resi conto di<br />

camminare su un tappeto rosso, mi girai e guardai dietro di me. Stupita, mi<br />

accorsi che il tappeto mi si arrotolava dietro, al mio passaggio.<br />

Mi svegliai con le immagini di quel sogno nella mia mente, mi sedetti sul<br />

letto, mi guardai attorno e mi resi conto di essere nella mia stanza del<br />

Manaslu Hotel, riflettei un attimo sul sogno, poi pensai:<br />

- Che strano sogno, di solito i tappeti rossi vengono stesi al passaggio<br />

di personaggi importanti. -<br />

Sorrisi felice e ringraziai il mio maestro interiore per l'onore riservatomi<br />

con quel messaggio.<br />

Il giorno dopo, l'undici, il sole splendeva alto: verso le dieci del mattino il<br />

taxi si fermò davanti all'entrata dell'aeroporto, scendemmo, fra il via e vai di<br />

altri turisti, l'autista andò ad aprire il portabagagli, mentre Serena ed io<br />

prendevamo due carrelli abbandonati vicino all'entrata. Franco aiutò<br />

l'autista a scaricare i bagagli e li caricò sui carrelli, infine pagò l'autista, che<br />

sorridendo borbottò:<br />

- Thank you! -<br />

Quindi l'uomo salì sul taxi e partì.<br />

All'interno dell'aeroporto imbarcammo i nostri bagagli. Quando<br />

raggiungemmo la sala d'imbarco, era piena di passeggeri in partenza che<br />

chiacchieravano tra di loro, di tanto in tanto si udivano annunci in nepalese<br />

ed inglese. Eravamo seduti accanto ad una giovane donna italiana sui<br />

trent'anni, che portava capelli corti e neri, aveva occhi scuri, un viso<br />

rotondo e statura media e robusta. Indossava pantaloni arancioni,<br />

maglione nero, aveva un bagaglio a mano con grossi rotoli di carta. Dagli<br />

altoparlanti le hostesses annunciarono un'ora di ritardo all'imbarco del mio<br />

aereo:<br />

- A causa di questo ritardo perderò la coincidenza in Austria. -<br />

Serena sorrise:<br />

- Bene, invece che a Verona, pernotterai a Vienna a spese della<br />

compagnia aerea, così ti risparmierai anche quelli. -<br />

- Già - ammisi sorridendo - non tutto il male viene per nuocere. -


- Elisabetta - disse Franco - probabilmente il nostro aereo partirà prima<br />

del tuo. -<br />

- Per fortuna che lasciamo il Nepal - aggiunse Serena - gli attacchi<br />

notturni dei maoisti sono diventati più frequenti e agguerriti.-<br />

La ragazza accanto a me intervenne raccontando:<br />

- Purtroppo hanno iniziato ad attaccare anche di giorno, ieri un elicottero<br />

si è abbassato sopra una folla sparando alla cieca con mitragliatrici,<br />

ferendo centinaia di persone e uccidendone una dozzina.-<br />

Noi ascoltammo atterriti, poi esclamai addolorata:<br />

- Che pazzie! -<br />

- Ho trascorso tre mesi in una organizzazione laica - raccontò la ragazza<br />

- per farmi un'esperienza come volontaria architetto, e vi assicuro che ne<br />

ho viste di tutti i colori, con questa guerriglia maledetta. -<br />

- Mi dispiace molto - sbraitò Franco nervoso - di questo passo sarà<br />

difficile vedere la pace in questo paese. -<br />

In quel mentre dall'altoparlante si udì in inglese:<br />

- Attention please, all passengers in departure to Vienna are kindly<br />

requested to wait by gate one. (Attenzione prego, tutti i passeggeri in<br />

partenza per Vienna sono pregati di attendere vicino all'uscita numero<br />

uno).-<br />

Una parte dei passeggeri nella saletta d'attesa si alzò in piedi e si<br />

diresse di fronte all'uscita numero uno.<br />

- Buone vacanze - borbottai commossa abbracciando Serena - sono<br />

sicura che in Thailandia ti rimetterai, in quanto ad Alba, speriamo che non<br />

sia un tumore. -<br />

- Me lo auguro con tutto il cuore. - ammise Serena seria.<br />

Mentre abbracciavo Franco, dall'altoparlante si udì:<br />

- Attention please, all passengers in departure to Thailand are kindly<br />

requested to wait by gate two. (Attenzione prego, tutti i passeggeri in<br />

partenza per la Tailandia sono pregati di attendere vicino all'uscita numero<br />

due). -<br />

- Buon viaggio e manda un bacio all'Italia per me! - concluse Franco.<br />

Presi il mio bagaglio a mano e mi misi in fila, dicendo:<br />

- Sarà fatto , buon viaggio anche a voi. -<br />

Le uscite numero uno e due si aprirono nello stesso momento, quindi<br />

due file di passeggeri seguirono le hostess per raggiungere a piedi gli aerei<br />

che si trovano nelle direzioni opposte. Mi girai un attimo a guardare Franco<br />

e Serena che si allontanavano e mi salutarono per l'ultima volta, commossa<br />

ricambiai agitando la mano.<br />

Il mattino del ventuno dicembre, ero a casa mia e stavo terminando di<br />

addobbare l'albero di Natale, quando squillò il telefono; presi il cordless dal<br />

ricevitore sul mobiletto:<br />

- Pronto! -


Dall'altra parte del filo:<br />

- Sono Serena dalla Thailandia, volevo dirti che ho fatto un sogno molto<br />

incoraggiante a proposito di Alba! -<br />

- Che cosa hai sognato? - domandai curiosa.<br />

- Ho sognato che Alba, raggiante di felicità, mi diceva che il tumore<br />

sospettato non c'era. -<br />

- Speriamo sia un sogno premonitore. - dissi felice - Comunque il<br />

ventotto dicembre lo sapremo. -<br />

- Me lo auguro, ma dimmi come va con la vista? -<br />

- Purtroppo in gennaio devo fare il terzo ed ultimo laser all'occhio<br />

sinistro - sospirai - ma come vanno le vacanze e la salute?<br />

- Siamo su un'isola con una spiaggia stupenda e sto molto meglio. -<br />

- Molto bene! E a proposito di Gopal - domandai curiosa - com'è andata<br />

la distribuzione del libro sui diritti umani? -<br />

- Franco ha ricevuto una e.mail incoraggiante in cui Gopal lo informa che<br />

non ha avuto ritorsioni. Ti abbraccio forte, tanti saluti da Franco e buon<br />

Natale. -<br />

- Ricambio con affetto, ciao! - dissi, poi felice posai il ricevitore.<br />

EPILOGO<br />

Il mattino del ddue gennaio 2002 , mentre entravo nel salotto per<br />

controllare il fuoco che ardeva nel caminetto, squillò il telefono. Serena mi<br />

chiamava per informarmi che purtroppo lei e il marito avevano dovuto<br />

interrompere le vacanze, perché suo padre doveva subire un intervento. Mi<br />

disse anche che il sogno che aveva avuto in Thailandia si era rivelato<br />

premonitore, infatti Alba le aveva riferito le stesse parole del sogno.<br />

Fortunatamente la macchia che le avevano trovato allo stomaco si era<br />

rivelata essere soltanto una grossa ulcera. Quando Serena concluse la<br />

telefonata, riflettendo sulla sua situazione, pensai che dopo tutto la paura<br />

era passata, perché tutto il resto era risolvibile; felice tornai nel soggiorno,<br />

misi un pezzo di legno sul fuoco e mi sedetti ad osservare le fiamme che<br />

sfumavano dal rosso all'arancione, mentre si allungavano danzando tra le<br />

miriadi di scintille che fuggivano e sparivano insieme al fumo su per la<br />

cappa del camino.<br />

Un anno dopo, esattamente il trentuno gennaio 2003 , ricevetti una<br />

lettera di Serena e Franco dal Nepal . Entusiasta l'aprii e lessi:<br />

Pokhara, 15 gennaio 2003<br />

Cara Elisabetta,<br />

Franco è molto felice e orgoglioso di essere riuscito a far approvare i<br />

suoi due progetti, ma anche deluso per la mancata realizzazione di uno,<br />

perché Gopal al momento opportuno si trovava all'estero.<br />

Ieri, 14 gennaio 2003 , abbiamo concluso il primo ciclo di controllo<br />

generale dello stato di salute dei 385 bambini inclusi nel progetto, che<br />

faranno parte dei 20 asili di prossima apertura. Per l'occasione c'è stata<br />

un'interminabile cerimonia.


Oggi ne hanno organizzata un'altra in mio onore; dopo un lungo<br />

discorso mi hanno messa una ghirlanda di fiori intorno al collo, spiaccicato<br />

un intruglio di polvere rossa sulla fronte, poi tutti i collaboratori hanno<br />

intinto fiori di ibisco nella polvere rossa e me li hanno messi in mano; alla<br />

fine, mentre Franco rideva divertito, una stupenda nepalese mi ha<br />

spiaccicato per l'ennesima volta l'intruglio sulla fronte.<br />

Abbiamo affittato una bella villetta sul lago, con alcune stanze per gli<br />

ospiti; se vorrai farmi da assistente volontaria come stiamo facendo noi,<br />

sei benvenuta.<br />

Alcuni giorni fa siamo saliti al monastero di Kopan per fare una visita ai<br />

monaci. Ho saputo che Jolanda ha lasciato il suo lavoro da cuoca ed è<br />

partita per il monastero di Dharamsala, in India, per studiare il tibetano; fra<br />

alcuni anni diventerà un'interprete del Dalai Lama.<br />

Namastè da Serena e Franco<br />

Orgogliosa dell'opera dei miei amici piegai la lettera e sussurrai<br />

entusiasta:<br />

- Quando ci si sente uniti all'umanità, tutte le menti divengono stazioni<br />

trasmittenti su cui si può agire a volontà. -<br />

Il maestro Babaji<br />

La maggior parte degli insegnamenti Buddisti del Venerabile Neil sono<br />

stati ricostruiti anche con l'ausilio del libro “Sul Sentiero del Buddha” di<br />

Eric Cheetham

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