0 commento - Popoli Migranti
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Anno 2007<br />
N<br />
Provincia di<br />
Campobasso<br />
Comune di<br />
Vinchiaturo<br />
otebook<br />
Multiculturalità e identità<br />
in un Molise<br />
dentro e fuori dal Molise
Presentazione Associazione<br />
2<br />
L’Associazione culturale “<strong>Popoli</strong> <strong>Migranti</strong>” con sede a Vinchiaturo ma con lo sguardo rivolto al<br />
mondo intero, alla sua identità e ai suoi cambiamenti, dal 2006, anno della sua nascita, persegue l’intento<br />
di far conoscere a quanti più possibile la storia della “diaspora” molisana e nel contempo la storia<br />
dei tanti che per mille ragioni hanno lasciato per sempre, o temporaneamente, i loro paesi di<br />
origine per giungere in Molise alla ricerca di opportunità lavorative e riscatto sociale.<br />
Il progetto “Multiculturalità e identità in un Molise dentro e fuori dal Molise” ha trovato nell’Assessorato<br />
alla cultura della Provincia di Campobasso, e nell’Assessorato dei molisani del Mondo,<br />
sensibilità e partecipazione. L’attenzione rivolta agli obiettivi dell’Associazione stessa e l’interesse<br />
verso le tematiche legate ai percorsi migratori sono espressione di questa sensibilità e partecipazione.<br />
L’Associazione, nelle persone dei Soci fondatori, del Direttivo e del Presidente che li rappresenta,<br />
esprime la sua gratitudine per l’attenzione rivolta al Progetto e la collaborazione alla sua attuazione.<br />
Ringrazia, altresì, l’Amministrazione comunale di Vinchiaturo, e Giacomo D’Aquila nella<br />
sua veste di Sindaco, per la fattiva collaborazione, per la buona riuscita del convegno e della festa<br />
dell’Accoglienza.<br />
IL DIRETTIVO IL PRESIDENTE<br />
Marisa Bagnoli, Carmela Iatauro Mario Di Sarro<br />
Maria Pistilli, Carmine Spensieri<br />
Franca Damiano, Rita De Socio<br />
Giuliana Bagnoli
Chi siamo<br />
L’Associazione Culturale “<strong>Popoli</strong> <strong>Migranti</strong>” Vinchiaturo,<br />
fondata da Carmine Spensieri, Mario Di<br />
Sarro, Carmela Iatauro, Marisa e Giuliana Bagnoli,<br />
vinchiaturesi di nascita o di adozione, ha come oggetto<br />
diventare luogo di incontro e aggregazione<br />
nel nome di interessi culturali assolvendo alla<br />
funzione sociale di maturazione e crescita umana.<br />
La Stessa è costituta dai Soci fondatori, dai Soci<br />
ordinari e dai Soci benemeriti, ovvero quelle persone<br />
fisiche o giuridiche, enti o istituzioni che danno,<br />
per specifiche attività e qualificazioni, un significativo<br />
contributo al raggiungimento degli scopi<br />
dell’Associazione.<br />
Dove siamo<br />
La sede dell’Associazione Culturale “<strong>Popoli</strong> <strong>Migranti</strong>”<br />
è a Vinchiaturo, un paese di circa tremila<br />
anime, a soli 10 km da Campobasso, capoluogo<br />
della Regione Molise.<br />
Il paese vanta una posizione geografica di spicco:<br />
è di fronte al Massiccio del Matese, divide l’Appennino<br />
centrale da quello Meridionale, è in prossimità<br />
del sito archeologico di Altilia (Saepinum).<br />
Attraversato dalla storia anche in età medioevale,<br />
borbonica, pre e post unitaria, vissuto all’ombra<br />
dei signorotti quali Longo e Iacampo, falcidiato<br />
dall’emigrazione, rimpinguato dalla presenza dei<br />
numerosi immigrati, può dirsi abituato alla multiculturalità.<br />
Cosa Vogliamo<br />
L’Associazione Culturale “<strong>Popoli</strong> <strong>Migranti</strong>” Vinchiaturo<br />
ha come scopo l’analisi dei cambiamenti<br />
determinati dai mutamenti sociali, economici e culturali<br />
legati alla globalizzazione; la riflessione sui<br />
temi della reciprocità e dell’identità; la promozione<br />
delle relazioni interculturali per impedire pregiudizi<br />
ed esclusioni; l’acquisizione e la salvaguardia<br />
di archivi privati di interesse storico-culturale, anche<br />
presenti all’estero presso le comunità molisane.<br />
Cosa Facciamo<br />
L’Associazione Culturale “<strong>Popoli</strong> <strong>Migranti</strong>” Vinchiaturo,<br />
per il raggiungimento dei suoi scopi, intende<br />
promuovere tutte quelle attività ad essi inerenti<br />
quali convegni, conferenze, dibattiti, seminari,<br />
eventi, scambi culturali, raccolta e conservazione<br />
di testimonianze della cultura orale,<br />
pubblicazione degli atti dei convegni nonché delle<br />
ricerche compiute. Intende, altresì, rendere pubblica<br />
ogni sua attività attraverso l’edizione biennale<br />
di un bollettino.<br />
Who We Are<br />
The "<strong>Popoli</strong> <strong>Migranti</strong>” Vinchiaturo Cultural Association,<br />
established by Carmine Spensieri, Mario<br />
Di Sarro, Carmela Iatauro, Giuliana and Marisa Bagnoli,<br />
vinchiaturesi both by birth both by adoptation,<br />
has the purpose becoming the place<br />
where to meet and aggregate in the name of cultural<br />
interests in order to accomplish the social function<br />
of maturity and human growing. This association<br />
is set up by five founder members, regular<br />
and well-deserving ones, physical and judical<br />
person and also both every corporation both each<br />
institution which can give an important contribution<br />
to reach the aims.<br />
Where we are<br />
The "<strong>Popoli</strong> <strong>Migranti</strong>" Vinchiaturo, Cultural Association`s<br />
seat is in Vinchiaturo, a village with<br />
about 3000 inhabitans and 10 Km. far from Campobasso,<br />
the main town of Molise.Vinchiaturo has<br />
a particular geographical position facing the<br />
Matese Massif and its pass separates the Central<br />
Appennini from the Southern ones. It is along the<br />
famous archeological site Altilia (Saepinum). Medieval,<br />
Bourbon, Pre-Post Unitary Historical Age<br />
have crossed Vinchiaturo which has lived in the<br />
shape of country gentlemen such as Luongo and<br />
Iacam po. Emigration has reduced it, but numerous<br />
immigrants have enriched Vinchiaturo giving<br />
it multicultural aspect.<br />
What we wish<br />
The "<strong>Popoli</strong> <strong>Migranti</strong>” Vinchiaturo Cultural Association`s<br />
aim is to analyze transformations caused<br />
by social, economic and cultural changes linked<br />
to the Globalizzazione; to reflect upon the topic<br />
of reciprocity and identity; to promote intercultural<br />
relations stopping prejudice and exclusion; to acquire<br />
and protect interesting historical private record<br />
offices, also the ones that are abroad in the<br />
hands of Molisane Communities.<br />
What are our purposes<br />
In order to reach its aims, The "<strong>Popoli</strong> <strong>Migranti</strong>”<br />
Vinchiaturo Cultural Association wishes promoting<br />
all the activities such as meetings, conferences, debates,<br />
workshops, events, cultural exchanges, collecting<br />
and preserving evidences of oral cultural,<br />
publishing documents of meetings and also researches.<br />
It is going to make public every activity<br />
through a biennial edition of news.<br />
Presentazione Associazione<br />
3
Convegno<br />
4<br />
6 ottobre 2007<br />
Sala Consiliare del Comune di Vinchiaturo<br />
“Multiculturalità e identità<br />
in un Molise<br />
dentro e fuori dal Molise”<br />
Istituzioni presenti al convegno<br />
Mario Di Sarro<br />
Presidente dell’Associazione “<strong>Popoli</strong> <strong>Migranti</strong>”<br />
Gina Di Bianco<br />
Assessore al Bilancio del Comune di Vinchiaturo<br />
Antonio Iacampo<br />
Assessore alla Cultura del Comune di Vinchiaturo<br />
Domenico Di Stasi<br />
in rappresentanza del dott. Francesco Rainone, Assessore al Turismo-Sport-Molisani nel mondo della Provincia<br />
di Campobasso<br />
Sandro Arco<br />
Assessore alla Cultura della Regione Molise<br />
Relatori<br />
Prof. Norberto Lombardi<br />
Coordinatore internazionale del Forum per gli Italiani nel mondo<br />
Direttore della collana “Quaderni sull’emigrazione” ed. Cosmo Iannone IS.<br />
Dott.ssa Christana De Caldas Brito<br />
scrittrice, nata a Rio De Janeiro e residente a Roma. Ha vinto nel 2003 il I Premio Il paese delle donne ed<br />
è giunta alla notorietà con le novelle “Qui e là” e il romanzo “500 Temporali” giudicato da Armando Gnisci<br />
il primo romanzo brasiliano scritto in lingua italiana.<br />
Prof.ssa Giuliana Bagnoli<br />
Coordinatrice dei lavori<br />
Prof.ssa Carmela di Soccio<br />
Lettrice delle testimonianze
Nella sala consiliare del Comune di Vinchiaturo gremita, con relatori di grande rilievo nazionale<br />
e internazionale, il primo Convegno dell’Associazione culturale “<strong>Popoli</strong> <strong>Migranti</strong>” Vinchiaturo<br />
ha fatto centro e il tema su cui si è discusso – Multiculturalità e identità in un Molise<br />
dentro e fuori dal Molise – ha conquistato i numerosi ospiti presenti. Il prof. Norberto Lombardi<br />
ha tracciato, in un brillante excursus storico, il fenomeno migratorio, dai Sanniti al sogno americano,<br />
alla ricerca di una identità in un mondo sempre più allargato: il Molise dentro e fuori<br />
dal Molise.<br />
La scrittrice Christiana De Caldas Brito ha, invece, proposto un’attenta riflessione sulla fluida<br />
costruzione dell’identità in cui lei ha conquistato la sua scrittura in lingua italiana partendo<br />
da Rio De Janeiro. L’identità non più concetto statico ma continua conquista in un mondo che<br />
cambia vorticosamente.<br />
Connessione e sconnessione, a dirla con Giuliana Bagnoli, come accade per il telefonino che<br />
ci offre trasformazioni non calcolate nel vedere, nel capire, nell’apprendere. Caratteristiche di chi<br />
a vario titolo sceglie una nuova patria per un nuovo contesto professionale e stile di vita, senza<br />
dimenticare le sue origini.<br />
Convegno<br />
5
Convegno<br />
6<br />
Testimonianze<br />
Cara pioggia,<br />
se qualcuno volesse raccontare come si svolge la vita a Rio de Janeiro, sarebbe impossibile non<br />
parlare di te. Hai sempre dato un ritmo alle giornate di Rio. Nella mia vita non esiste un solo evento<br />
importante senza lo sconvolgimento delle tue acque. Sei stata il sottofondo di molte notti della<br />
mia infanzia, con lampi che accendevano paure, tuoni che rimbombavano dentro al petto. In<br />
quei momenti, non potevo fare altro che sentire la tua vibrazione e ascoltarti con riverenza. Ogni<br />
temporale era una visita inattesa ad esigere ospitalità e attenzione. Da sotto le lenzuola calde, ti<br />
presentivo nel fremito degli alberi, nel volo indaffarato degli uccelli o nelle reazioni di Dinà che<br />
copriva gli specchi e m'invitava a ripetere Santa Bàrbara, Sào Jerónimo, Santa Bcírbara, Sào Jerónimo...<br />
Più volte erano invocati i santi, diceva Dinà, più si allontanava il temporale. Ripetevo la<br />
litania ma non volevo che tu te ne andassi, pioggia. Mi piaceva sentirti sul tetto della casa durante<br />
la notte. Di giorno, seguivo i tuoi rivoli che scorrevano veloci, solcando la terra. Mi facevi compagnia<br />
quando coprivi le montagne con la tua tenda di righe liquide. Da piccola, ti ho venerato.<br />
A poco a poco, siamo diventate amiche, anche se mi spaventavi.<br />
Per quelli che vivono fuori dai tropici, sei solo un fenomeno atmosferico dal quale facilmente<br />
si può prendere distanza. Così ti vedeva Maurice, ma Maurice era europeo e solo chi vive ai<br />
tropici sa che tu, pioggia, non sei distaccata dal nostro sentire. È per questo che io ti scrivo.<br />
Nei momenti di tensione, in silenzio dico sempre a me stessa: pioverà. Spero che succeda dentro<br />
di me quello che ho sempre visto succedere fuori: la tensione dell'aria, degli animali, dell'anima<br />
inquieta, finisce quando scende l'acqua. Succede così anche quando scendono le lacrime. E pensare<br />
che io ho imparato a piangere di botto. In una sola volta piansi tutte le lacrime che mi portavo<br />
dentro, proprio quando tu, pioggia, ti sei mischiata alla mia vita.<br />
Ti vesti da temporale e cambi il nostro destino. Sei la protagonista di ogni storia carioca. Puoi<br />
acquietare ma puoi pure provocare i dolori.<br />
Abituati alla tua presenza, restiamo in attesa di una rivelazione dietro lo scrosciare delle tue<br />
acque.<br />
Cosa c'è nel cuore di ogni tempesta?<br />
La risposta arriva con la prossima pioggia. E ci tocca vivere senza conoscere il tuo segreto. A<br />
presto, pioggia.<br />
Moira<br />
(Christiana De Caldas Brito, da “500 temporali”, Cosmo Iannone Editore IS 2006)<br />
La mia identitá<br />
Ho 53 anni, nata in Argentina, figlia di italiani.<br />
Sono contenta di essere argentina e anche orgogliosa perchè l’Argentina è una nazione bellisima<br />
nonostante i governi che ci comandano.<br />
L’Argentina è bella dove la guardi e la gente è aperta, molto affettuosa e amichevole.<br />
Sono contenta di essere italiana. Sì dico bene perchè io sono anche italiana.<br />
I miei genitori sono nati in Italia. Ho nel sangue e nelle vene l’Italia.<br />
Non mi è bastato essere figlia di italiani, che anche ho tramitato i documenti per avere la conferma<br />
scritta della cittadinanza italiana.<br />
Sono orgogliosa di essere italiana perchè è una nazione bellisima, lo dico non solo perchè l’ho<br />
sentito dai miei genitori che mi hanno insegnato a amare l’Italia, il Molise e anche e soprattutto<br />
il loro paese, Vinchiaturo, ma anche perchè io ho potuto vederlo con i miei occhi.<br />
Certe volte mi domando: sono argentina o italiana?<br />
E sempre arrivo alla stessa risposta: sono tutte due.<br />
IO MI SENTO ARGENTINA E ITALIANA.
Sento anche che non è molto diverso, giacchè sono nazioni molto simili.<br />
In Argentina mi sento a mio agio tanto come in Italia. I miei mi hanno insegnato a amare e<br />
conoscere l’Italia da piccola. Ho imparato a parlare la lingua se non bene, almeno per difendermi.<br />
Il mio grande sogno era viaggiare e vedere con i miei occhi, cosa che ho potuto fare soltando<br />
cinque anni fa. Quando sono arrivata, mi sono sentita a casa, molto comoda e felice, sembrava<br />
che io già conoscevo tutto quello che vedevo.<br />
Io credo e penso che questo sia perchè non soltanto sangue italiano ma ho anche dei geni<br />
italiani.<br />
(lettera scritta il 3 ottobre 2007 da Ana Rita Colacchio,<br />
che vive e lavora a Buenos Aires come revisore dei conti, primogenita di Giovanni e Nicoletta Lucarino)<br />
Persistirá nel tempo<br />
Persistirá nell’infinitá del tempo<br />
la fluente nostalgia dell´elixir viscoso<br />
il profumo di un’altra terra, che fu mia, e solo mia,<br />
non solo oggi, nei miei ricordi<br />
attraverso i secoli ormai vissuti,<br />
dove restano ancora i fondamenti,<br />
che si alzeranno un giorno in fortalezza.<br />
io me ne andró ¡Sí!<br />
A riunirmi a quelli giá partiti.<br />
Ma! Dovrá persistere questo sentir furioso<br />
il mio dolor pungente, di non camminarti ¡terra!<br />
sentire come fugge il sangue nelle vene, e le mie pene,<br />
persistirá.<br />
Incontreró il mio essere inebriato,<br />
troveró l’anima mia, e la sua gemella<br />
e sará lí in quella terra,<br />
dove le marguerite mi aspettano, avvolti nel silenzio<br />
avvolti in nastro azzurro, lácrime, e lamenti.<br />
sará infinita la gioia del rincontro<br />
con i miei vecchi antepassati<br />
di barba bianca, tristezza, e lunghe trecce.<br />
Non ci saranno sbarre alla giustizia<br />
calpestando l’onore di chi rispetta.<br />
Per quelle vecchie strade, le millenarie pietre.<br />
E fondamenti. Allora, rinasceró.<br />
Sará quello che non ha potuto essere,<br />
e torneró una e mille volte, persistentemente.<br />
Percorreró il cammino dove piangeva lei,<br />
e raccoglieremo insieme margherite.<br />
E la favola rimasta a metá habrá il suo fine<br />
allora, capiró la sua tristezza<br />
e danzeremo insieme nei valli fioriti,<br />
non me ne andró lontano,<br />
non ci sará un giorno di partenza<br />
sará nuovo l’amore alla mia terra,<br />
che non muore, non morirá<br />
nei secoli dei tempi.<br />
Persistirá<br />
(poesia scritta e inviata nel dicembre 2005 da Rosa Marafioti di origine calabrese<br />
che vive da mezzo secolo a Buenos Aires)<br />
Convegno<br />
7
Eventi<br />
8<br />
15 dicembre 2007<br />
Vinchiaturo - Hotel Samnium<br />
1 a Festa dell’accoglienza<br />
Alle 16,30 del 15 dicembre 2007 è iniziata la 1 a “Festa dell’accoglienza” sommersa dalla<br />
neve e nel timore che la sala del Samnium Hotel di Vinchiaturo rimanesse vuota.<br />
Le autorità e i tanti ospiti che sarebbero dovuti giungere da fuori, purtroppo, non c’erano<br />
perché le strade erano impraticabili, mentre tanti vinchiaturesi si sono presentati all’appello, gratificando<br />
il Presidente e il Direttivo con oltre 200 presenze.<br />
Il sindaco Giacomo D’Aquila ha sottolineato la valenza culturale e sociale dell’incontro e ha<br />
dato il benvenuto ai numerosi ospiti stranieri, presenti alcuni anche con le famiglie.<br />
Calorosi anche i saluti della superiora delle Suore Oblate Ospitaliere e dell’aiuto parroco don<br />
Giuseppe, l’una proveniente dall’India, l’altro oriundo vinchiaturese.<br />
Il territorio di Vinchiaturo conta una quarantina di presenze tra comunitarie ed extracomunitarie,<br />
persone operose, disponibili al dialogo e alla sana convivenza. Il lavoro di cura nelle case<br />
degli anziani, l’edilizia, la ristorazione, i servizi sono la loro fonte di guadagno; la serenità delle<br />
famiglie di accoglienza, la manodopera garantita sono l’altra faccia della medaglia.<br />
Una convivenza tranquilla in nome dei reciproci bisogni.<br />
Un nutrito programma realizzato in collaborazione con gli stranieri e le altre associazioni presenti<br />
sul territorio di Vinchiaturo. Ha guidato l’incontro Giuliana Bagnoli che da tempo si occupa<br />
delle tematiche legate alle migrazioni.<br />
Dunque<br />
La CRI, sezione di Vinchiaturo, ha presentato le tante attività messe in campo;<br />
il gruppo folk Nuovo Borgo ha fatto conoscere agli ospiti i canti della tradizione molisana;<br />
i ragazzi di Fabiola D’Angona (polisp. ACSI) si sono esibiti in danze di gruppo;<br />
la corale Giovanni Brandi ha augurato a tutti buon Natale attraverso le parole di S: Alfonso<br />
dei Liguori nel suo “Quanno nascette ninno”;<br />
le famiglie rumene hanno presentato ai convenuti i loro figlioli e le loro tradizioni;<br />
le signore bulgare hanno cantato la nostalgia e l’amore per la patria “Terra mia, quante<br />
notti io non ho dormito, quante strade io ho attraversato, per ritornare”;<br />
Elèna Stefanova ha suonato l’oboe accompagnata alla pianola dal maestro Adriano<br />
D’Aversa.<br />
Infine dolci e torte salate della tradizione rumena, ucraina, bulgara filippina, indiana; panettone<br />
e spumante, della tradizione italiana, hanno concluso la festa intorno alle nove di sera.
Testimonianze<br />
Terra mia<br />
Quante notti io non ho dormito<br />
Quante strade io ho attraversato<br />
Per ritornare.<br />
Quante canzoni ho cantato<br />
Quanta pena ho sofferto<br />
Per ritornare al mio bel Paese,<br />
Per abbracciare madre, padre e moglie<br />
Per tornare sotto il cielo<br />
Dove mi aspetta il mio bambino.<br />
Mia patria, mia Bulgaria<br />
Mio amore, mia Bulgaria<br />
Mia pena, mia Bulgaria<br />
Io torno perché ti amo.<br />
Anche se muoio in un paese<br />
Dove nessuno mi conosce<br />
Io ritorno,<br />
Per abbracciare l’erba e la terra.<br />
Come un fiore mi abbraccerà il vento<br />
E la terra di Bulgaria<br />
Aspetterà con una canzone<br />
Il mio ritorno.<br />
Mia patria, mia Bulgaria<br />
Mio amore, mia Bulgaria<br />
Mia pena, mia Bulgaria<br />
Io torno perché ti amo.<br />
Eventi<br />
9
Emigrazione<br />
10<br />
Cent’anni di emigrazione<br />
Il film Nuovomondo, diretto da Crialese, premio Leone d’argento alla<br />
mostra di Venezia è contrassegnato da tre momenti: la partenza, il viaggio,<br />
l’arrivo.<br />
Le tre macrosequenze affrontano:<br />
- la miseria e l’asprezza del territorio che costringono alla partenza.<br />
- il cinismo dei banchisti del porto e la violenta tempesta durante la traversata<br />
in nave.<br />
- Ellis Island e l’affioramento dal mare di latte, simbolica rappresentazione<br />
dell’America quale terra promessa.<br />
Una indagine condotta a Padova su un campione di circa 900 ragazzi tra i 16 e i 24 anni<br />
denunzia che il 32% non sa nulla del fenomeno – il 37% ne ha avuto notizia dalla televisione<br />
– il 22% ne ha sentito parlare in casa dai vecchi parenti.<br />
Per ragionare del fenomeno dobbiamo prendere a riferimento due date, il 1876, anno in<br />
cui si hanno le prime indagini statistiche ufficiali e il 1973, anno in cui i rimpatri superano gli<br />
espatri e si parla di saldo migratorio. Nel 1989 fu istituita l’AIRE l’anagrafe degli italiani residenti<br />
all’estero.<br />
Nel 1861 gli Italiani erano 27 milioni: tra il 1876 e il 1976 sono emigrati 27 milioni di<br />
Italiani.<br />
L’emigrazione in sé era iniziata in sordina appena dopo le guerre napoleoniche e la Restaurazione,<br />
tanto che nel 1830 si contavano appena 439 italiani emigrati.<br />
Il movimento migratorio conobbe solo a partire dal 1880 una crescente e massiccia fuoriuscita<br />
e quell’anno fu di circa 100 mila unità. Nel 1913 toccò il massimo con circa 900 mila<br />
partenze.<br />
È del 1888 la legge che riconosceva la libertà di emigrare. In precedenza il passaporto rosso<br />
prevedeva il solo biglietto di andata.
Sono del 1900 l’Opera Bonomelli, patrocinata dalla Chiesa, e la Società Umanitaria, voluta<br />
dai socialisti, nate per dare assistenza agli emigranti.<br />
È del 1901 la legge emanata in Italia per regolamentare l’emigrazione.<br />
Tra il 1906 e il 1915 partirono dall’Italia circa 6 milioni di persone, molti dal Piemonte, dal<br />
Nord-Est, dall’Italia centrale e in gran parte dal Sud.<br />
L’Italia contava nel 1900 circa 34 milioni di abitanti con un reddito pro capite di 2259 lire<br />
e con una popolazione attiva pari al 49% di cui il 62% era addetta all’agricoltura, il 22% all’industria<br />
e il 16% nei servizi.<br />
Il mondo agricolo ha fornito, quindi, le braccia allo sviluppo americano, alle industrie europee<br />
e italiane: “passare dalla zappa alla pala fu facile e conveniente per tutti” (salario più alto,<br />
minori competenze, notevole offerta di manodopera).<br />
Nel 1910 N.Y. era la quarta città italiana dopo Napoli, Roma e Milano.<br />
Le compagnie di navigazione riattarono anche vecchie carrette del mare pur di rispondere<br />
alle richieste di imbarco. Alcuni nomi appartengono alla storia: Burgundia, Vulcania, Conte<br />
Biancamano, Augustus, Neptunia, Lafayette che partiva da Bordeaux.<br />
Fino a quando gli USA non cominciarono a restringere i cordoni dobbiamo dire che il flusso<br />
migratorio fu “a rubinetto aperto”.<br />
Gli anni 1917, 1921, 1924 videro provvedimenti americani intesi a frenare il fenomeno:<br />
divieto di ingresso agli analfabeti, istituzione delle quote abolite solo nel 1965.<br />
Per il Molise le prime partenze risalgono al 1866 e riguardano il comune di Agnone. Poi<br />
si può parlare di lento e continuo esodo: si svuota l’area matesina, l’entroterra del larinate, le<br />
aree afferenti al capoluogo di regione. Non c’è paese molisano che non abbia offerto il suo tributo<br />
alle Americhe prima, all’Europa e al Nord Italia poi. Un esodo mai cessato e ancor più grave<br />
in termini di ricchezza sociale se pensiamo che ad emigrare, oggi, sono i laureati.<br />
Nel 1871 nel Molise si ebbero solo 134 espatrii di cui 90 per le Americhe. L’anno successivi<br />
Salì a 809 cioè lo 0,23%. Ma nel 1883 ormai il numero era salito a circa 4000 molisani.<br />
Tra il 1876 e il 1924 l’89% della popolazione molisana chiese e ottenne il passaporto.<br />
Emigrazione<br />
11
Emigrazione<br />
12<br />
Dall’Abruzzo e Molise, tra il 1876 e il 1900 partirono circa 110 mila persone e disaggregando<br />
i dati, dal Molise partirono 14 mila persone. Tra il 1900 e i 1915 la quota raggiunse le<br />
500 mila unità.<br />
Da Vinchiaturo solo nel 1920 sono partite 700 persone e nell’arco di un secolo se ne sono<br />
andate oltre 4 mila (Giuliana Bagnoli, Vinchiaturo una comunità allargata ed. Cosmo Iannone IS).<br />
Quando si parla del Gran Molise non si intende quello in cui si abita ma quello costituito<br />
dai tanti Molisani sparsi in tutto il mondo, dall’Australia alle Americhe, dall’Europa alle regioni<br />
del Nord o del Centro. Nella sola Roma i quartieri del Trionfale e dell’Alberone vedono oltre<br />
6 mila molisani.<br />
Senza eccezioni, la catena migratoria ha portato via i padri, i figli, i nipoti, i parenti più<br />
vicini e quelli meno prossimi purché qualcuno garantisse loro vitto e alloggio (affidavitte così<br />
dicevano) Di qui i fenomeni dei bordanti, dell’affollamento dei tenement, della promiscuità raccontata<br />
dalle foto di Jacob Riis.<br />
Solo i viaggiatori di terza classe subivano la quarantena di Ellis Island, del Pier 3 di Halifax,<br />
del fermo al porto di Santos. Gli stessi dopo il secondo dopoguerra erano i soli a fare la<br />
fila a Modane, a Chiasso, a restare per giorni nel campo di raccolta di Mérignac. Molti facevano<br />
carovana dietro i passatisti per valicare i monti della Svizzera.<br />
Anche nell’età fascista i molisani partirono per l’Africa Orientale e delle 4000 domande<br />
ne furono accolte circa 600 e tra i militari e ufficiali partirono 1300 su circa 3000 che ne avevano<br />
fatto richiesta. Per tutti la ragione è stato il lavoro, per alcuni la voglia di avventura.<br />
Molte vittime molisane appartengono alle storiche sciagure di Monongah, West Virginia<br />
(1907) dove ne morirono 87 di cui 36 di Duronia, 20 di Frosolone, 7 di Pietracatella, 8 di<br />
Fossalto, 12 di Torella del Sannio, 3 di Bagnoli del Trigno e 1 di Vastogirardi; di Marcinelle (1956)<br />
dove perirono 3 di Ferrazzano, 1 di Busso, 1 di San Giuliano di Puglia, 1 di Sant’Angelo del<br />
Pesco e 1 di San Giuliano del Sannio. Tra le sciagure anche quella di Mattmark (1965) dove,<br />
sotto 700 mila metri cubi di neve e ghiaccio, 55 italiani furono uccisi dalla frana e dall’indifferenza.<br />
Molti bambini sono rimasti per anni muti tra le mura delle case di Solothurn perché in Svizzera<br />
era vietato portare la famiglia.<br />
Se vogliamo fare solo un sommario riepilogo in USA sono andati 5 milioni e mezzo, in Francia<br />
4 milioni e mezzo, il Svizzera 4 milioni, in Germania 2 milioni e mezzo, in Brasile 1 milione
e mezzo, in Venezuela 300 mila, in Canada 600 mila, in Australia 500 mila, in Argentina 3 milioni<br />
di cui 800 mila tra il 1876 e il 1914, 675 mila fra le due guerre e 500 mila nel II dopoguerra.<br />
Il 26 settembre 1948 da Genova partì per Ushuaia, terra del fuoco, la spedizione Corsari<br />
con 620 persone a bordo di cui 50 bambini e 112 donne.<br />
Va ricordato anche il contributo delle donne. Hanno pagato il prezzo della solitudine del<br />
lavoro nei campi al posto degli uomini, dello sradicamento nel momento che hanno raggiunto<br />
i loro uomini, della fatica di coniugare il vecchio con il nuovo.<br />
Le donne hanno dovuto gestire il passato e il futuro: l’uno quando la società si è vista tagliata<br />
in modo verticale, da un lato gli uomini e dall’altro i vecchi e i bambini, l’altro quando la<br />
società si è vista tagliata in modo orizzontale lasciando a casa solo i vecchi. Oggi le comunità<br />
sono ben integrate, non sono più additate né denigrate, l’italian style è un cult.<br />
I Molisani, sparsi in tutto il mondo, nel passato hanno preservato la loro identità dal rischio<br />
della dispersione istituendo i Social club. Legati ai riti religiosi delle comunità d’origine,<br />
hanno riproposto, nelle nuove patrie, le tradizioni paesane delle feste patronali e della cucina.<br />
Le associazioni, nate per motivazioni religiose e per nostalgia del paese d’origine, hanno, nel<br />
contempo, agevolato il processo di integrazione e superato la tendenza degli emigrati a chiudersi<br />
all’interno della famiglia.<br />
Le associazioni molisane si sono anche federate per rendere più incisivo il loro operato e<br />
in Argentina, negli Stati Uniti, in Canada, nel Quebec, in Europa, in Australia sono tra le più<br />
attive.<br />
La nuova sfida è come recuperare i figli e i nipoti al senso dell’identità, come non far dimenticare<br />
la cultura d’origine. La Conferenza regionale dei Molisani nel Mondo, tenutasi nel<br />
giugno 2005, ha cercato di affrontare questo problema tentando di costituire un coordinamento<br />
mondiale dei giovani nipoti e figli di emigrati ma i risultati sono ancora da verificare.<br />
Nel villaggio globale di internet, la voce dei molisani nel mondo passa sempre più attraverso<br />
l’affollata assemblea virtuale dei tanti siti aperti, come www.popolimigranti.it<br />
Emigrazione<br />
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Immigrazione<br />
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La nuova sfida<br />
Il Molise, paese di emigrazione, deve affrontare un’altra sfida: l’immigrazione.<br />
Sempre più nuovi arrivi costringono le istituzioni e la società civile a misurarsi con culture,<br />
religioni, lingue, stili di vita diversi e spesso guardati con diffidenza.<br />
Un fenomeno affiorato nell’ultimo decennio del secolo scorso, che oggi preme per riconoscimento<br />
e visibilità.<br />
L’obiettivo delle comunità molisane, ed anche di “<strong>Popoli</strong> <strong>Migranti</strong>”, è capire, collaborare,<br />
costruire reciprocità.<br />
Come canta Giose Rimanelli<br />
‘A vije du Molise è doce doce, The road to Molise is sweet as honey,<br />
z’èllonghe pe’ li munti e ‘ngopp’I hiùme. it stretches across mountains,over rivers.<br />
Ze védène I pèjshe fatt’è croce You can see the towns in shape of crosses<br />
E ‘u core z’èddècréje, vo’ chèntà. And the heart rejoices, wants to sing.<br />
(La via del Molise è dolce dolce, / s’allunga per i monti e sopra i fiumi. / Si vedono i paesi<br />
fatti a croce / e il cuore ti s’inebria, vuol cantare.)<br />
(Giose Rimanelli “Moliseide” - vol. I - Edizioni Enne CB 1990)
Sede: Piazza Municipio, Vinchiaturo (CB)<br />
Presidente: geom. Mario Di Sarro<br />
Tel. 0874.34694 0874.34160 335.6400901<br />
www.popolimigranti.it