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17 gennaio 2010 II Domenica del Tempo Ordinario (C) - Aggancio

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E E dopo dopo averlo averlo visto, visto,<br />

riferirono…<br />

riferirono…<br />

Èiniziato il nuovo anno e lo scambio di auguri è una consuetudine<br />

piacevole che offre la possibilità di incontrare i familiari,<br />

gli amici oppure di salutare i vicini di casa, i negozianti con un<br />

semplice “buon anno”.<br />

È necessario, però, dare un senso allo scambio di auguri per il<br />

nuovo anno che inizia con la solennità di Maria Santissima, Madre<br />

di Dio e la Giornata mondiale per la Pace.<br />

Per noi credenti augurare un buon anno significa augurare di trascorrere<br />

il tempo che ci viene donato con Gesù, figlio di Dio fatto<br />

uomo, che ci ha riconciliati con il Padre. In Cristo Gesù incontriamo<br />

il Padre e in lui diventiamo fratelli. Cadono le divisioni, i<br />

dissidi e riscopriamo di essere un solo popolo di Dio, una sola famiglia.<br />

La pace è possibile, la pace è un dono di Dio che noi chiediamo<br />

con l’insistenza <strong>del</strong>la preghiera e con l’impegno nella vita<br />

di ogni giorno.<br />

La gioia <strong>del</strong> Natale appena trascorso si trasforma da sentimento a<br />

consapevolezza: “Dio si è fatto come noi per farci come lui”.<br />

Questa strofa di un canto che viene ripetuto nelle festività natalizie<br />

è pieno di significato: Gesù è l’inviato <strong>del</strong> Padre per annunziare<br />

ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione<br />

e ai ciechi la vista, per rimettere in libertà gli oppressi e<br />

predicare un anno di grazia <strong>del</strong> Signore (Luca 1, 4; 4, 14-21).<br />

E noi abbiamo ricevuto l’adozione a figli. E “ne è prova il fatto che<br />

Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito <strong>del</strong> suo Figlio che grida:<br />

Abbà, Padre” (Galati 4, 4-7).<br />

1


È questo l’annuncio che cambia la vita di ciascuno uomo, che trasforma,<br />

che dona speranza.<br />

“I pastori andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e<br />

il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto riferirono<br />

ciò che <strong>del</strong> bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono,<br />

si stupirono <strong>del</strong>le cose che i pastori dicevano” (Luca 2, 16).<br />

La chiamata per questo nuovo anno che ci viene donato è quella<br />

di andare senza indugio, trovare Gesù e, dopo averlo visto, riferire…<br />

comunicare la gioia <strong>del</strong> nostro incontro con il Signore <strong>del</strong><br />

tempo e <strong>del</strong>la storia: ai giovani, che aspirano alla felicità e che<br />

chiedono risposte vere ed esaustive; alle famiglie, “piccola Chiesa”,<br />

dove i genitori sono per i loro figli, con la parola e con l’esempio,<br />

i primi annunciatori <strong>del</strong>la fede. A coloro che soffrono e attendono<br />

consolazione, all’uomo di oggi insicuro, che ha paura <strong>del</strong> futuro,<br />

che si accontenta <strong>del</strong>la felicità effimera di un momento, che<br />

è indifferente per la sofferenza degli altri…<br />

2<br />

“… donaci, o Madre, tuo Figlio ch’è nato;<br />

pur se pastori con poveri doni anche se<br />

stanchi viatori d’Oriente Cristo vogliam”.<br />

(G. Giaquinta, da Cristo l’atteso,<br />

Preghiere, edizioni Pro Sanctitate)<br />

Buon Anno a tutti i Lettori<br />

di <strong>Aggancio</strong>!


Parola <strong>del</strong> Papa<br />

Una vita familiare stabile<br />

Mentre parte <strong>del</strong>la popolazione dei Paesi Bassi si definisce agnostica<br />

o perfino atea, più <strong>del</strong>la metà professa il cristianesimo e il numero<br />

crescente d’immigranti che seguono altre tradizioni religiose rende più<br />

che mai necessario che le autorità civili riconoscano il posto <strong>del</strong>la religione<br />

nella società olandese. Un’indicazione che il suo Governo lo fa,<br />

è data dal fatto che le scuole confessionali nel suo Paese ricevono un<br />

sostegno da parte <strong>del</strong>lo Stato, e giustamente, poiché tali istituzioni sono<br />

chiamate a dare un contributo significativo alla comprensione reciproca<br />

e alla coesione sociale, trasmettendo valori radicati in una visione<br />

trascendente <strong>del</strong>la dignità umana.<br />

A tale riguardo, ancor più importanti <strong>del</strong>le scuole sono le famiglie<br />

costruite sul fondamento di un matrimonio stabile e fecondo tra un uomo<br />

e una donna. Nulla può uguagliare o sostituire il valore formativo<br />

<strong>del</strong> crescere in un ambiente familiare sicuro, imparando a rispettare e a<br />

promuovere la dignità personale degli altri, diventando capaci di “accoglienza<br />

cordiale, incontro e dialogo, disponibilità disinteressata, servizio<br />

generoso, solidarietà profonda” (Familiaris consortio, n. 43; cfr.<br />

Compendio <strong>del</strong>la Dottrina sociale <strong>del</strong>la Chiesa, n. 221), in breve, imparando<br />

ad amare. D’altro canto, è probabile che una società che incoraggia mo<strong>del</strong>li<br />

alternativi di vita domestica per amore di una presunta diversità<br />

accumuli conseguenze sociali che non conducono allo sviluppo integrale<br />

<strong>del</strong>l’uomo (cfr. Caritas in veritate, nn. 44, 51). La Chiesa cattolica nel<br />

suo Paese desidera fare la sua parte nel sostenere e promuovere una vita<br />

familiare stabile, come ha affermato la Conferenza episcopale olandese<br />

nel suo recente documento sulla cura pastorale dei giovani e <strong>del</strong>la famiglia.<br />

Auspico vivamente che il contributo cattolico al dibattito etico<br />

venga sentito e ascoltato da tutti i settori <strong>del</strong>la società olandese, affinché<br />

la nobile cultura che da secoli contraddistingue il suo Paese possa continuare<br />

a essere nota per la sua solidarietà con le persone povere e vulnerabili,<br />

per la sua promozione <strong>del</strong>la libertà autentica e per il rispetto<br />

<strong>del</strong>la dignità e <strong>del</strong> valore inestimabile di ogni vita umana.<br />

dal Discorso al Nuovo Ambasciatore dei Paesi Bassi presso la Santa Sede,<br />

Castel Gandolfo, 2 ottobre 2009<br />

3


Parola <strong>del</strong> Papa<br />

4<br />

La santità rifulge oggi<br />

con singolare bellezza<br />

“Che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”. Con questa<br />

domanda ha inizio il breve dialogo, che abbiamo ascoltato nella pagina<br />

evangelica, tra un tale, altrove identificato come il giovane ricco, e Gesù<br />

(cfr Mc 10,<strong>17</strong>-30). Non abbiamo molti dettagli circa questo anonimo personaggio;<br />

dai pochi tratti riusciamo tuttavia a percepire il suo sincero desiderio<br />

di giungere alla vita eterna conducendo un’onesta e virtuosa esistenza<br />

terrena. Conosce infatti i comandamenti e li osserva fe<strong>del</strong>mente<br />

sin dalla giovinezza. Eppure tutto questo, che è certo importante, non<br />

basta, - dice Gesù - manca una cosa soltanto, ma qualcosa di essenziale.<br />

Vedendolo allora ben disposto, il divino Maestro lo fissa con amore e gli<br />

propone il salto di qualità, lo chiama all’eroismo <strong>del</strong>la santità, gli chiede<br />

di abbandonare tutto per seguirlo: “Vendi quello che hai e dallo ai poveri...<br />

e vieni e seguimi!” (v. 21).<br />

“Vieni e seguimi!”. Ecco la vocazione cristiana che scaturisce da una<br />

proposta di amore <strong>del</strong> Signore, e che può realizzarsi solo grazie a una<br />

nostra risposta di amore. Gesù invita i suoi discepoli al dono totale <strong>del</strong>la<br />

loro vita, senza calcolo e tornaconto umano, con una fiducia senza riserve<br />

in Dio. I santi accolgono quest’invito esigente, e si mettono con<br />

umile docilità alla sequela di Cristo crocifisso e risorto. La loro perfezione,<br />

nella logica <strong>del</strong>la fede talora umanamente incomprensibile, consiste<br />

nel non mettere più al centro se stessi, ma nello scegliere di andare controcorrente<br />

vivendo secondo il Vangelo. Così hanno fatto i cinque santi<br />

che oggi, con grande gioia, vengono posti alla venerazione <strong>del</strong>la Chiesa<br />

universale: Zygmunt Szcz´sny Feliƒski, Francisco Coll y Guitart, Jozef Damiaan<br />

de Veuster, Rafael Arnáiz Barón e Marie de la Croix (Jeanne)Jugan.<br />

Zygmunt Szcz´sny Feliƒsk, Arcivescovo di Varsavia, fondatore <strong>del</strong>la<br />

congregazione <strong>del</strong>le Francescane <strong>del</strong>la Famiglia di Maria, è stato un grande<br />

testimone <strong>del</strong>la fede e <strong>del</strong>la carità pastorale in tempi molto difficili per<br />

la nazione e per la Chiesa in Polonia. Si preoccupò con zelo <strong>del</strong>la crescita<br />

spirituale dei fe<strong>del</strong>i, aiutava i poveri e gli orfani. All’Accademia Ecclesiastica<br />

di San Pietroburgo curò una solida formazione dei sacerdoti. Come<br />

Arcivescovo di Varsavia infiammò tutti verso un rinnovamento interiore.<br />

Prima <strong>del</strong>l’insurrezione <strong>del</strong> <strong>gennaio</strong> 1863 contro l’annessione russa mise<br />

in guardia il popolo dall’inutile spargimento <strong>del</strong> sangue. Quando però


Parola <strong>del</strong> Papa<br />

scoppiò la sommossa e ci furono le repressioni, coraggiosamente difese<br />

gli oppressi. Per ordine <strong>del</strong>lo zar russo passò vent’anni in esilio a Jaroslaw<br />

sul Volga, senza poter fare mai più ritorno nella sua diocesi. In ogni<br />

situazione conservò incrollabile la fiducia nella Divina Provvidenza, e così<br />

pregava: “Oh, Dio, proteggici non dalle tribolazioni e dalle preoccupazioni<br />

di questo mondo… solo moltiplica l’amore nei nostri cuori e fa che<br />

con la più profonda umiltà manteniamo l’infinita fiducia nel Tuo aiuto e<br />

nella Tua misericordia…”. Oggi il suo donarsi a Dio e agli uomini, pieno<br />

di fiducia e di amore, diventa un fulgido esempio per tutta la Chiesa.<br />

San Paolo nella seconda lettura ci ricorda che “la Parola di Dio è viva,<br />

efficace” (Eb 4, 12). In essa, il Padre, che è in cielo, conversa amorevolmente<br />

con i suoi figli in ogni tempo (cfr. Dei Verbum, n. 22), facendo<br />

conoscere loro il suo infinito amore e, in tal modo, incoraggiarli, consolarli<br />

e offrire loro il suo disegno di salvezza per l’umanità e per ogni persona.<br />

Consapevole di ciò, san Francisco Coll si dedicò con impegno a<br />

diffonderla, compiendo così fe<strong>del</strong>mente la sua vocazione nell’Ordine dei<br />

Predicatori, nel quale emise la professione. La sua passione fu predicare,<br />

in gran parte in modo itinerante e seguendo la forma <strong>del</strong>le “missioni popolari”,<br />

al fine di annunciare e di ravvivare nei paesi e nelle città <strong>del</strong>la<br />

Catalogna la Parola di Dio, guidando così le persone all’incontro profondo<br />

con Lui. […] la sua attività evangelizzatrice includeva una grande dedizione<br />

al sacramento <strong>del</strong>la Riconciliazione, un’enfasi particolare sull’Eucarestia<br />

e un’insistenza costante sulla preghiera. Francisco fondò la<br />

congregazione <strong>del</strong>le Suore <strong>Domenica</strong>ne <strong>del</strong>l’Annunciazione, al fine di<br />

offrire un’educazione integrale ai bambini e ai giovani.<br />

Jozef De Veuster, che nella Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e di<br />

Maria ha ricevuto il nome di Damiaan, quando aveva ventitré anni, nel<br />

1863, lasciò il suo Paese natale, le Fiandre, per annunciare il Vangelo all’altra<br />

parte <strong>del</strong> mondo, nelle Isole Hawaii. La sua attività missionaria, che<br />

gli ha dato tanta gioia, raggiunge il suo culmine nella carità. Non senza<br />

paura e ripugnanza, fece la scelta di andare nell’Isola di Molokai al servizio<br />

dei lebbrosi che si trovavano là, abbandonati da tutti; così si espose alla<br />

malattia <strong>del</strong>la quale essi soffrivano. Con loro si sentì a casa. Il servitore<br />

<strong>del</strong>la Parola divenne così un servitore sofferente, lebbroso con i lebbrosi,<br />

durante gli ultimi quattro anni <strong>del</strong>la sua vita. Per seguire Cristo, il Padre<br />

Damiano non ha solo lasciato la sua patria, ma ha anche messo in gioco<br />

la sua salute: perciò egli - come dice la parola di Gesù che ci è stata annunciata<br />

nel Vangelo di oggi - ha ricevuto la vita eterna (cfr. Mc 10, 30).<br />

… Alla figura <strong>del</strong> giovane che esprime a Gesù il suo desiderio di fa-<br />

5


Parola <strong>del</strong> Papa<br />

re qualcosa di più di adempiere semplicemente ai doveri che la legge impone,<br />

tornando al Vangelo di oggi, fa dà contrappunto fratel Rafael, oggi<br />

canonizzato, morto a ventisette anni come oblato nella trappa di San<br />

Isidro de Deuñas. Anche lui apparteneva a una famiglia agiata e, come<br />

egli stesso dice, era di “animo un po’ sognatore”, ma i suoi sogni non<br />

svaniscono dinanzi all’attaccamento ai beni materiali e ad altre mete che<br />

la vita <strong>del</strong> mondo a volte propone con grande insistenza. Disse sì alla<br />

proposta di seguire Gesù, in maniera immediata e decisa, senza limiti né<br />

condizioni. In tal modo, iniziò un cammino che, dal momento in cui nel<br />

monastero si rese conto che “non sapeva pregare”, lo condusse in pochi<br />

anni sulla vetta <strong>del</strong>la vita spirituale, che descrive con grande semplicità<br />

e naturalezza in numerosi scritti. Fratel Rafael, ancora vicino a noi, continua<br />

a offrirci con il suo esempio e con le sue opere un percorso attraente,<br />

soprattutto per i giovani che non si accontentano di poco, ma aspirano<br />

alla piena verità, alla più indicibile gioia, che si raggiungono solo<br />

attraverso l’amore di Dio. “Vita di amore […] Ecco l’unica ragione per<br />

vivere”, dice il nuovo santo. E insiste: “Dall’amore di Dio viene tutto”.<br />

Che il Signore ascolti benigno una <strong>del</strong>le ultime preghiere di san Rafael<br />

Arnáiz, quando, nel donargli tutta la sua vita, lo supplicava: “Prendi me<br />

e donati Tu al mondo”. [… ]<br />

Con la sua ammirevole opera al servizio <strong>del</strong>le persone anziane e più bisognose,<br />

Santa Marie de la Croix è a sua volta un faro che guida le nostre<br />

società, che devono sempre riscoprire il posto e il contributo unico di questo<br />

periodo <strong>del</strong>la vita. Nata nel <strong>17</strong>92 a Cancale, in Bretagna, Jeanne Jugan<br />

si preoccupò <strong>del</strong>la dignità dei suoi fratelli e <strong>del</strong>le sue sorelle in umanità<br />

che l’età rendeva vulnerabili, riconoscendo in essi la persona stessa di Cristo.<br />

“Guardate il povero con compassione”, diceva, “e Gesù vi guarderà<br />

con bontà, nel vostro ultimo giorno”. Questo sguardo compassionevole<br />

verso le persone anziane, che veniva dalla sua profonda comunione con<br />

Dio, Jeanne Jugan l’ha mostrato nel suo servizio gioioso e disinteressato,<br />

esercitato con dolcezza e umiltà di cuore, volendo essere essa stessa povera<br />

fa i poveri. Jeanne ha vissuto il mistero di amore accettando, in pace,<br />

l’oscurità e la spoliazione fino alla sua morte. Il suo carisma è sempre attuale<br />

[…] continua oggi in tutto il mondo nella Congregazione <strong>del</strong>le Piccole<br />

Sorelle dei Poveri, che fondò e che, sul suo esempio, rende testimonianza<br />

<strong>del</strong>la misericordia di Dio e <strong>del</strong>l’amore compassionevole <strong>del</strong> Cuore<br />

di Gesù per i più piccoli. […]Rendiamo grazie al Signore per il dono <strong>del</strong>la<br />

santità, che quest’oggi rifulge nella Chiesa con singolare bellezza.<br />

da Omelia, 11 ottobre 2009<br />

6


Parola <strong>del</strong> Papa<br />

Raggiungere la sicurezza<br />

alimentare in tempi di crisi<br />

La crisi attuale, che colpisce senza distinzione l’insieme dei settori<br />

<strong>del</strong>l’economia, investe particolarmente e con durezza il mondo agricolo,<br />

dove la situazione diventa drammatica. Questa crisi chiede ai Governi<br />

e alle diverse componenti <strong>del</strong>la Comunità internazionale di operare<br />

scelte determinanti ed efficaci.<br />

Garantire alle persone e ai popoli la possibilità di sconfiggere il flagello<br />

<strong>del</strong>la fame significa assicurare loro un accesso concreto a un’adeguata<br />

e sana alimentazione. Si tratta, in effetti, di una concreta manifestazione<br />

<strong>del</strong> diritto alla vita, che, pur solennemente proclamato, resta<br />

troppo spesso lontano da una piena attuazione.<br />

Il tema scelto quest’anno dalla Fao per la Giornata Mondiale <strong>del</strong>l’Alimentazione<br />

è “Raggiungere la sicurezza alimentare in tempi di<br />

crisi” . Esso invita a considerare il lavoro agricolo come elemento fondamentale<br />

<strong>del</strong>la sicurezza alimentare e, quindi, come una componente<br />

a pieno titolo <strong>del</strong>l’attività economica. Per tale motivo, l’agricoltura deve<br />

poter disporre di investimenti e di risorse sufficienti. Questo tema<br />

interpella e fa comprendere che i beni <strong>del</strong>la creazione sono limitati per<br />

loro natura: essi richiedono, dunque, atteggiamenti responsabili e capaci<br />

di favorire la sicurezza che si ricerca, pensando anche a quella <strong>del</strong>le<br />

generazioni future. Una profonda solidarietà e una lungimirante fraternità<br />

sono dunque necessarie.<br />

Il conseguimento di questi obiettivi richiede una necessaria modificazione<br />

degli stili di vita e dei modi di pensare. Obbliga la Comunità<br />

internazionale e le sue Istituzioni a intervenire in maniera più adeguata<br />

e forte. Auspico che tale intervento possa favorire una cooperazione<br />

che protegga i metodi di coltivazione propri di ogni regione ed eviti un<br />

uso sconsiderato <strong>del</strong>le risorse naturali. Auspico, inoltre, che tale cooperazione<br />

salvaguardi i valori propri <strong>del</strong> mondo rurale e i fondamentali<br />

diritti di quanti lavorano la terra. Mettendo da parte privilegi, profitti<br />

e comodità, questi obiettivi potranno allora essere realizzati a vantaggio<br />

di uomini, donne, bambini, famiglie e comunità, che vivono nelle<br />

regioni più povere <strong>del</strong> pianeta e sono, dunque, più vulnerabili. L’esperienza<br />

dimostra che le soluzioni tecniche, anche avanzate, mancano di<br />

efficacia se non si riferiscono innanzitutto alla persona, che viene per<br />

7


Parola <strong>del</strong> Papa<br />

prima e che, nella sua dimensione spirituale e materiale, è all’origine e<br />

al termine di ogni attività.<br />

L’accesso al cibo, più che un bisogno elementare, è un diritto fondamentale<br />

<strong>del</strong>le persone e dei popoli. Potrà diventare una realtà e una sicurezza,<br />

se sarà garantito un adeguato sviluppo in tutte le diverse regioni.<br />

In particolare, il dramma <strong>del</strong>la fame potrà essere superato solo “<br />

eliminando le cause strutturali che lo provocano e promuovendo lo<br />

sviluppo agricolo dei Paesi più poveri mediante investimenti in infrastrutture<br />

rurali, in sistemi di irrigazione, in trasporti, in organizzazione<br />

dei mercati, in formazione e diffusione di tecniche agricole appropriate,<br />

capaci cioè di utilizzare al meglio le risorse umane, naturali e<br />

socio-economiche maggiormente accessibili a livello locale” (Caritas in<br />

veritate, n. 27).<br />

La Chiesa cattolica, fe<strong>del</strong>e alla sua vocazione a essere vicina ai più<br />

indifesi, promuove, sostiene e partecipa agli sforzi realizzati per permettere<br />

a ogni popolo e comunità di disporre dei mezzi necessari a garantire<br />

un adeguato livello di sicurezza alimentare.<br />

Messaggio in occasione <strong>del</strong>la Giornata Mondiale <strong>del</strong>l’Alimentazione,<br />

16 ottobre 2009<br />

8<br />

Nella Repubblica Ceca<br />

La mia visita pastorale alla Repubblica Ceca coincide col ventesimo<br />

anniversario <strong>del</strong>la caduta dei regimi totalitari in Europa Centrale ed<br />

Orientale, e <strong>del</strong>la “Rivoluzione di Velluto” che ripristinò la democrazia<br />

in questa nazione. L’euforia che ne seguì fu espressa in termini di libertà.<br />

[…] Le aspirazioni dei cittadini e le aspettative riposte nei governi<br />

reclamavano nuovi mo<strong>del</strong>li nella vita pubblica e di solidarietà tra nazioni<br />

e popoli, senza i quali il futuro di giustizia, di pace e di prosperità,<br />

a lungo atteso, sarebbe rimasto senza risposta. Tali desideri continuano<br />

ad evolversi. Oggi, specialmente fra i giovani, emerge di nuovo<br />

la domanda sulla natura <strong>del</strong>la libertà conquistata. Per quale scopo si<br />

vive in libertà? Quali sono i suoi autentici tratti distintivi?<br />

Per i Cristiani la verità ha un nome: Dio. E il bene ha un volto: Gesù<br />

Cristo. La fede cristiana, dal tempo dei Santi Cirillo e Metodio e<br />

dei primi missionari, ha avuto in realtà un ruolo decisivo nel plasmare<br />

l’eredità spirituale e culturale di questo Paese. Deve essere lo<br />

stesso nel presente e per il futuro. Il ricco patrimonio di valori spirituali<br />

e culturali, che si esprimono gli uni attraverso gli altri, non so-


Parola <strong>del</strong> Papa<br />

lo ha dato forma all’identità di questa nazione, ma l’ha anche dotata<br />

<strong>del</strong>la prospettiva necessaria ad esercitare un ruolo di coesione al<br />

cuore <strong>del</strong>l’Europa. Per secoli questa terra è stata un punto d’incontro<br />

tra popoli, tradizioni e culture diverse. Come ben sappiamo, essa<br />

ha conosciuto capitoli dolorosi e porta le cicatrici dei tragici avvenimenti<br />

causati dall’incomprensione, dalla guerra e dalla persecuzione.<br />

E tuttavia è anche vero che le sue radici cristiane hanno favorito<br />

la crescita di un considerevole spirito di perdono, di riconciliazione<br />

e di collaborazione, che ha reso la gente di queste terre capace<br />

di ritrovare la libertà e di inaugurare una nuova era, una nuova sintesi,<br />

una rinnovata speranza. […]<br />

L’Europa, fe<strong>del</strong>e alle sue radici cristiane, ha una particolare vocazione<br />

a sostenere questa visione trascendente nelle sue iniziative al servizio<br />

<strong>del</strong> bene comune di individui, comunità e nazioni. Di particolare<br />

importanza è il compito urgente di incoraggiare i giovani europei mediante<br />

una formazione che rispetti ed alimenti la capacità, donata loro<br />

da Dio, di trascendere proprio quei limiti che talvolta si presume che<br />

debbano intrappolarli. Negli sport, nelle arti creative e nella ricerca accademica,<br />

i giovani trovano volentieri l’opportunità di eccellere. Non è<br />

ugualmente vero che, se confrontati con alti ideali, essi aspireranno anche<br />

alla virtù morale e ad una vita basata sull’amore e sulla bontà? Incoraggio<br />

vivamente quei genitori e responsabili <strong>del</strong>le comunità che si<br />

attendono dalle autorità la promozione di valori capaci di integrare la<br />

dimensione intellettuale, umana e spirituale in una solida formazione,<br />

degna <strong>del</strong>le aspirazioni dei nostri giovani.<br />

da Discorso alle Autorità civili e al Corpo diplomatico,<br />

Castello di Praga, 26 settembre 2009<br />

I santi Venceslao,<br />

Adalberto ed altri, pietre miliari<br />

<strong>del</strong> cammino <strong>del</strong>la vostra Chiesa<br />

Ci troviamo raccolti questa sera in un luogo a voi caro, che è segno<br />

visibile di quanto sia potente la grazia divina che agisce nel cuore dei<br />

credenti. La bellezza di questo tempio millenario è infatti testimonianza<br />

vivente <strong>del</strong>la ricca storia di fede e di tradizione cristiana <strong>del</strong> vostro<br />

9


Parola <strong>del</strong> Papa<br />

popolo; una storia illuminata, in particolare, dalla fe<strong>del</strong>tà di coloro che<br />

hanno sigillato la loro adesione a Cristo e alla Chiesa con il martirio.<br />

Penso alle figure dei santi Venceslao, Adalberto e Giovanni Nepomuceno,<br />

pietre miliari <strong>del</strong> cammino <strong>del</strong>la vostra Chiesa, a cui si aggiungono<br />

gli esempi <strong>del</strong> giovane san Vito, che preferì il martirio piuttosto che<br />

tradire Cristo, <strong>del</strong> monaco san Procopio e di santa Ludmilla. Penso alle<br />

vicende di due Arcivescovi, nel secolo scorso, di questa Chiesa locale,<br />

i Cardinali Josef Beran e Franti?ek Tomá?ek, e di tanti Vescovi, sacerdoti,<br />

religiosi, religiose e fe<strong>del</strong>i, che hanno resistito con eroica fermezza<br />

alla persecuzione comunista, giungendo persino al sacrificio<br />

<strong>del</strong>la vita. Da dove hanno tratto forza questi coraggiosi amici di Cristo<br />

se non dal Vangelo? Sì! Essi si sono lasciati affascinare da Gesù che ha<br />

detto: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda<br />

la sua croce e mi segua” (Mt 16, 24). Nell’ora <strong>del</strong>la difficoltà hanno<br />

sentito risuonare nel cuore quest’altra sua considerazione: “Se hanno<br />

perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 15, 20).<br />

Varie ricorrenze ricordiamo quest’anno con animo grato al Signore:<br />

i 280 anni <strong>del</strong>la canonizzazione di san Giovanni Nepomuceno, l’80°<br />

<strong>del</strong>la dedicazione di questa Cattedrale intitolata a san Vito e il 20° anniversario<br />

<strong>del</strong>la canonizzazione di sant’Agnese di Praga, evento che ha<br />

annunciato la liberazione <strong>del</strong> vostro Paese dall’oppressione atea. Tanti<br />

motivi per proseguire il cammino ecclesiale con gioia ed entusiasmo<br />

contando sulla materna intercessione di Maria, Madre di Dio, e di tutti<br />

i vostri Santi Protettori. Amen!<br />

Celebrazione dei Vespri, Cattedrale dei Santi Vito, Venceslao e Adalberto,<br />

26 settembre 2009<br />

10<br />

Incontro Ecumenico<br />

L’Europa continua ad essere sottoposta a molti cambiamenti. È<br />

difficile credere che solo due decenni sono passati da quando il crollo<br />

dei precedenti regimi ha dato avvio a una difficile ma produttiva<br />

transizione verso strutture politiche più partecipative. In questo periodo,<br />

i cristiani si sono uniti assieme ad altri uomini di buona volontà<br />

nell’aiutare a ricostruire un ordine politico giusto, e continuano oggi<br />

ad impegnarsi nel dialogo per aprire nuove vie verso la comprensione<br />

reciproca, la collaborazione in vista <strong>del</strong>la pace e il progresso <strong>del</strong><br />

bene comune.


Parola <strong>del</strong> Papa<br />

Il termine salvezza è ricco di significati, tuttavia esprime qualche<br />

cosa di fondamentale ed universale <strong>del</strong>l’anelito umano verso la felicità<br />

e la pienezza. Esso allude al desiderio ardente di riconciliazione e di<br />

comunione che spontaneamente sgorga nelle profondità <strong>del</strong>lo spirito<br />

umano. È la verità centrale <strong>del</strong> Vangelo e l’obiettivo verso cui è diretto<br />

ogni sforzo di evangelizzazione e di cura pastorale. Ed è il criterio sul<br />

quale i cristiani tornano sempre a focalizzarsi, nel loro impegno per sanare<br />

le ferite <strong>del</strong>le divisioni <strong>del</strong> passato.<br />

da Discorso, Sala <strong>del</strong> Trono <strong>del</strong>l’Arcivescovado di Praga, 27 settembre 2009<br />

Messaggio ai giovani<br />

Non è difficile costatare che in ogni giovane c’è un’aspirazione alla felicità,<br />

talvolta mescolata ad un senso di inquietudine; un’aspirazione che<br />

spesso però l’attuale società dei consumi sfrutta in modo falso e alienante.<br />

Occorre invece valutare seriamente l’anelito alla felicità che esige una<br />

risposta vera ed esaustiva. Nella vostra età infatti si compiono le prime<br />

grandi scelte, capaci di orientare la vita verso il bene o verso il male. Purtroppo<br />

non sono pochi i vostri coetanei che si lasciano attrarre da illusori<br />

miraggi di paradisi artificiali per ritrovarsi poi in una triste solitudine.<br />

Ci sono però anche tanti ragazzi e ragazze che vogliono trasformare, come<br />

ha detto il vostro portavoce, la dottrina nell’azione per dare un senso<br />

pieno alla loro vita. Vi invito tutti a guardare all’esperienza di sant’Agostino,<br />

il quale diceva che il cuore di ogni persona è inquieto fino a<br />

quando non trova ciò che veramente cerca. Ed egli scoprì che solo Gesù<br />

Cristo era la risposta soddisfacente al desiderio, suo e di ogni uomo, di<br />

una vita felice, piena di significato e di valore (cfr Confessioni I,1,1).<br />

Se poi il Signore vi chiama a seguirlo nel sacerdozio ministeriale o<br />

nella vita consacrata, non esitate a rispondere al suo invito. In particolare,<br />

in quest’Anno Sacerdotale, mi appello a voi, giovani: siate attenti<br />

e disponibili alla chiamata di Gesù ad offrire la vita al servizio di Dio<br />

e <strong>del</strong> suo popolo. La Chiesa, anche in questo Paese, ha bisogno di numerosi<br />

e santi sacerdoti e di persone totalmente consacrate al servizio<br />

di Cristo, Speranza <strong>del</strong> mondo.<br />

La speranza! Questa parola, su cui torno spesso, si coniuga proprio<br />

con la giovinezza. Voi, cari giovani, siete la speranza <strong>del</strong>la Chiesa! Essa<br />

attende che voi vi facciate messaggeri <strong>del</strong>la speranza…<br />

da Discorso, Spianata sulla Via di Melnik a Stará Boleslavo, 28 settembre 2009<br />

11


Parola <strong>del</strong> Papa<br />

12<br />

Sinodo dei Vescovi per l’Africa<br />

L’odierna liturgia <strong>del</strong>la Parola - al di là <strong>del</strong>la prima impressione - si<br />

rivela particolarmente adatta ad accompagnare l’apertura di un’Assemblea<br />

sinodale dedicata all’Africa. Vorrei sottolineare in particolare<br />

alcuni aspetti che emergono con forza e che interpellano il lavoro che<br />

ci attende. Il primo, già accennato: il primato di Dio, Creatore e Signore.<br />

Il secondo: il matrimonio. Il terzo: i bambini. Sul primo aspetto<br />

l’Africa è depositaria di un tesoro inestimabile per il mondo intero: il<br />

suo profondo senso di Dio, che ho avuto modo di percepire direttamente<br />

negli incontri con i Vescovi africani in visita ad Limina, ed ancor<br />

più nel recente viaggio apostolico in Camerun e Angola, <strong>del</strong> quale conservo<br />

un gradito e commosso ricordo. È proprio a questo pellegrinaggio<br />

in terra africana che ora vorrei collegarmi, perché in quei giorni ho<br />

aperto idealmente questa Assemblea sinodale, consegnando l’Instrumentum<br />

laboris ai Presidenti <strong>del</strong>le Conferenze Episcopali e ai Capi dei<br />

Sinodi dei Vescovi <strong>del</strong>le Chiese Orientali Cattoliche.<br />

Quando si parla di tesori <strong>del</strong>l’Africa, il pensiero va subito alle risorse<br />

di cui è ricco il suo territorio e che purtroppo sono diventate e talora<br />

continuano ad essere motivo di sfruttamento, di conflitti e di corruzione.<br />

Invece la Parola di Dio ci fa guardare a un altro patrimonio:<br />

quello spirituale e culturale, di cui l’umanità ha bisogno ancor più che<br />

<strong>del</strong>le materie prime. “Infatti - direbbe Gesù - quale vantaggio c’è che<br />

un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita?” (Mc 8, 36).<br />

Da questo punto di vista, l’Africa rappresenta un immenso “polmone”<br />

spirituale, per un’umanità che appare in crisi di fede e di speranza. Ma<br />

anche questo “polmone” può ammalarsi. E al momento almeno due<br />

pericolose patologie lo stanno intaccando: anzitutto, una malattia già<br />

diffusa nel mondo occidentale, cioè il materialismo pratico, combinato<br />

con il pensiero relativista e nichilista. Senza entrare nel merito <strong>del</strong>la genesi<br />

di tali mali <strong>del</strong>lo spirito, rimane tuttavia indiscutibile che il cosiddetto<br />

“primo” mondo talora ha esportato e sta esportando tossici rifiuti<br />

spirituali, che contagiano le popolazioni di altri continenti, tra cui in<br />

particolare quelle africane. In questo senso il colonialismo, finito sul<br />

piano politico, non è mai <strong>del</strong> tutto terminato. Ma, proprio in questa<br />

stessa prospettiva, va segnalato un secondo “virus” che potrebbe colpire<br />

anche l’Africa, cioè il fondamentalismo religioso, mischiato con interessi<br />

politici ed economici. Gruppi che si rifanno a diverse appartenenze<br />

religiose si stanno diffondendo nel continente africano; lo fanno


Parola <strong>del</strong> Papa<br />

nel nome di Dio, ma secondo una logica opposta a quella divina, cioè<br />

insegnando e praticando non l’amore e il rispetto <strong>del</strong>la libertà, ma l’intolleranza<br />

e la violenza.<br />

Riguardo al tema <strong>del</strong> matrimonio, il testo <strong>del</strong> capitolo 2° <strong>del</strong> Libro<br />

<strong>del</strong>la Genesi ce ne ha richiamato il perenne fondamento, che Gesù stesso<br />

ha confermato: “Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e<br />

si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne” (Gen 2, 24). Come<br />

non ricordare il mirabile ciclo di catechesi che il Servo di Dio Giovanni<br />

Paolo <strong>II</strong> ha dedicato a tale argomento, a partire da un’esegesi<br />

quanto mai approfondita di questo testo biblico? Oggi, proponendocelo<br />

proprio in apertura <strong>del</strong> Sinodo, la liturgia ci offre la luce sovrabbondante<br />

<strong>del</strong>la verità rivelata e incarnata in Cristo, con la quale si può considerare<br />

la complessa tematica <strong>del</strong> matrimonio nel contesto africano<br />

ecclesiale e sociale. Anche su questo punto, però, vorrei cogliere brevemente<br />

una suggestione che precede ogni riflessione e indicazione di tipo<br />

morale, e che si collega ancora al primato <strong>del</strong> senso <strong>del</strong> sacro e di<br />

Dio. Il matrimonio, così come la Bibbia ce lo presenta, non esiste al di<br />

fuori <strong>del</strong>la relazione con Dio. La vita coniugale tra l’uomo e la donna,<br />

e quindi <strong>del</strong>la famiglia che ne deriva, è inscritta nella comunione con<br />

Dio e, alla luce <strong>del</strong> Nuovo Testamento, diventa icona <strong>del</strong>l’Amore trinitario<br />

e sacramento <strong>del</strong>l’unione di Cristo con la Chiesa. Nella misura in<br />

cui custodisce e sviluppa la sua fede, l’Africa potrà trovare risorse immense<br />

da donare a vantaggio <strong>del</strong>la famiglia fondata sul matrimonio.<br />

Comprendendo nella pericope evangelica anche il testo su Gesù e i<br />

bambini (Mc 10, 13-15), la liturgia ci invita a tenere presente fin d’ora,<br />

nella nostra sollecitudine pastorale, la realtà <strong>del</strong>l’infanzia, che costituisce<br />

una parte grande e purtroppo sofferente <strong>del</strong>la popolazione africana.<br />

Nella scena di Gesù che accoglie i bambini, opponendosi con sdegno<br />

agli stessi discepoli che volevano allontanarli, vediamo l’immagine <strong>del</strong>la<br />

Chiesa che in Africa, e in ogni altra parte <strong>del</strong>la terra, manifesta la propria<br />

maternità soprattutto nei confronti dei più piccoli, anche quando<br />

non sono ancora nati. Come il Signore Gesù, la Chiesa non vede in essi<br />

primariamente dei destinatari di assistenza, meno che mai di pietismo<br />

o di strumentalizzazione, ma <strong>del</strong>le persone a pieno titolo, che con il loro<br />

stesso modo di essere mostrano la via maestra per entrare nel regno<br />

di Dio, quella cioè di affidarsi senza condizioni al suo amore.<br />

Cari fratelli, queste indicazioni provenienti dalla Parola di Dio si inseriscono<br />

nell’ampio orizzonte <strong>del</strong>l’Assemblea sinodale che oggi inizia,<br />

e che si ricollega a quella precedentemente già dedicata al continente<br />

13


Parola <strong>del</strong> Papa<br />

africano, i cui frutti sono stati presentati dal Papa Giovanni Paolo <strong>II</strong>, di<br />

venerata memoria, nell’Esortazione apostolica Ecclesia in Africa. Rimane<br />

naturalmente valido ed attuale il compito primario <strong>del</strong>l’evangelizzazione,<br />

anzi di una nuova evangelizzazione che tenga conto dei rapidi<br />

mutamenti sociali di questa nostra epoca e <strong>del</strong> fenomeno <strong>del</strong>la globalizzazione<br />

mondiale. Altrettanto si deve dire <strong>del</strong>la scelta pastorale di edificare<br />

la Chiesa come famiglia di Dio (cfr ivi, 63). In tale grande scia si<br />

pone la seconda Assemblea, che ha per tema: “La Chiesa in Africa a servizio<br />

<strong>del</strong>la riconciliazione, <strong>del</strong>la giustizia e <strong>del</strong>la pace. «Voi siete il sale<br />

<strong>del</strong>la terra… voi siete la luce <strong>del</strong> mondo» (Mt 5, 13.14)”. Negli ultimi anni<br />

la Chiesa Cattolica in Africa ha conosciuto un grande dinamismo, e<br />

l’Assise sinodale è l’occasione per ringraziarne il Signore. E poiché la<br />

crescita <strong>del</strong>la Comunità ecclesiale in tutti i campi comporta anche sfide<br />

ad intra e ad extra, il Sinodo è momento propizio per ripensare l’attività<br />

pastorale e rinnovare lo slancio di evangelizzazione. Per diventare luce<br />

<strong>del</strong> mondo e sale <strong>del</strong>la terra occorre puntare sempre più alla “misura alta”<br />

<strong>del</strong>la vita cristiana, cioè alla santità. Ad essere santi sono chiamati i<br />

Pastori e tutti i membri <strong>del</strong>la comunità ecclesiale; i fe<strong>del</strong>i laici sono chiamati<br />

a diffondere il profumo <strong>del</strong>la santità nella famiglia, nei luoghi di<br />

lavoro, nella scuola e in ogni altro ambito sociale e politico. Possa la<br />

Chiesa in Africa essere sempre una famiglia di autentici discepoli di<br />

Cristo, dove la differenza fra etnie diventi motivo e stimolo per un reciproco<br />

arricchimento umano e spirituale.<br />

Con la sua opera di evangelizzazione e promozione umana, la Chiesa<br />

può certamente dare in Africa un grande contributo a tutta la società,<br />

che purtroppo conosce in vari Paesi povertà, ingiustizie, violenze e<br />

guerre. La vocazione <strong>del</strong>la Chiesa, comunità di persone riconciliate<br />

con Dio e tra di loro, è quella di essere profezia e fermento di riconciliazione<br />

tra i vari gruppi etnici, linguistici ed anche religiosi, all’interno<br />

<strong>del</strong>le singole nazioni e in tutto il continente. La riconciliazione, dono<br />

di Dio che gli uomini devono implorare ed accogliere, è fondamento<br />

stabile su cui costruire la pace, condizione indispensabile per l’autentico<br />

progresso degli uomini e <strong>del</strong>la società, secondo il progetto di<br />

giustizia voluto da Dio. Aperta alla grazia redentrice <strong>del</strong> Signore risorto,<br />

l’Africa sarà così illuminata sempre più dalla sua luce e, lasciandosi<br />

guidare dallo Spirito Santo, diventerà una benedizione per la Chiesa<br />

universale, apportando un contributo proprio e qualificato all’edificazione<br />

di un mondo più giusto e fraterno.<br />

da Omelia, <strong>II</strong> Assemblea Speciale, 4 ottobre 2009<br />

14


Parola <strong>del</strong> Papa<br />

Prima Congregazione generale:<br />

confessio, carità, prossimo<br />

[…] Inizieremo il nostro lavoro invocando lo Spirito Santo con la<br />

preghiera <strong>del</strong>l’Ora Terza «Nunc sancte nobis Spiritus». Noi preghiamo<br />

che la Pentecoste non sia solo un avvenimento <strong>del</strong> passato, il primo<br />

inizio <strong>del</strong>la Chiesa, ma sia oggi, anzi adesso: «nunc sancte nobis Spiritus».<br />

Ci ricordiamo che gli apostoli dopo l’Ascensione non hanno<br />

iniziato - come forse sarebbe stato normale - a organizzare, a creare<br />

la Chiesa futura. Hanno aspettato l’azione di Dio, hanno aspettato lo<br />

Spirito Santo. Hanno compreso che la Chiesa non si può fare, che<br />

non è il prodotto <strong>del</strong>la nostra organizzazione: la Chiesa deve nascere<br />

dallo Spirito Santo. In questo senso, anche tutto il nostro lavoro al<br />

Sinodo è un collaborare con lo Spirito Santo, con la forza di Dio che<br />

ci previene.<br />

La seconda strofa di questo inno - «Os, lingua, mens, sensus, vigor,<br />

/ Confessionem personent: / Flammescat igne caritas, / accendat ardor<br />

proximos» - è il cuore di questa preghiera. Imploriamo da Dio tre doni,<br />

i doni essenziali <strong>del</strong>la Pentecoste, <strong>del</strong>lo Spirito Santo: confessio, caritas,<br />

proximos. Confessio: c’è la lingua di fuoco che è “ragionevole”,<br />

dona la parola giusta e fa pensare al superamento di Babilonia nella<br />

festa di Pentecoste. La confusione nata dall’egoismo e dalla superbia<br />

<strong>del</strong>l’uomo, il cui effetto è quello di non poter comprenderci più gli<br />

uni gli altri, va superata dalla forza <strong>del</strong>lo Spirito, che unisce senza<br />

uniformare, che dà unità nella pluralità: ciascuno può capire l’altro,<br />

anche nelle diversità <strong>del</strong>le lingue. Confessio: la parola, la lingua di<br />

fuoco che il Signore ci dà, la parola comune nella quale siamo tutti<br />

uniti, la città di Dio, la santa Chiesa, nella quale è presente tutta la<br />

ricchezza <strong>del</strong>le diverse culture. Flammescat igne caritas. Questa confessione<br />

non è una teoria ma è vita, è amore. Il cuore <strong>del</strong>la santa<br />

Chiesa è l’amore, Dio è amore e si comunica comunicandoci l’amore.<br />

E infine il prossimo. La Chiesa non è mai un gruppo chiuso in sé,<br />

che vive per sé come uno dei tanti gruppi che esistono nel mondo,<br />

ma si contraddistingue per l’universalità <strong>del</strong>la carità, <strong>del</strong>la responsabilità<br />

per il prossimo.<br />

Mi sembra che dobbiamo tener presente tutto questo nelle nostre<br />

analisi sulla riconciliazione, la giustizia, la pace. Sono importanti le<br />

15


Parola <strong>del</strong> Papa<br />

analisi empiriche, è importante che si conosca esattamente la realtà di<br />

questo mondo. Tuttavia queste analisi orizzontali, fatte con tanta esattezza<br />

e competenza, sono insufficienti. Non indicano i veri problemi<br />

perché non li collocano alla luce di Dio. Se non vediamo che alla radice<br />

vi è il Mistero di Dio, le cose <strong>del</strong> mondo vanno male perché la relazione<br />

con Dio non è ordinata.[…]<br />

E poi brevemente altri due doni. La carità: è importante che il cristianesimo<br />

non sia una somma di idee, una filosofia, una teologia, ma<br />

un modo di vivere, il cristianesimo è carità, è amore. […] Possiamo dire<br />

che anche lógos e caritas vanno insieme. Il nostro Dio è, da un parte,<br />

lógos, ragione eterna. Ma questa ragione è anche amore, non è fredda<br />

matematica che costruisce l’universo, non è un demiurgo; questa ragione<br />

eterna è fuoco, è carità. In noi stessi dovrebbe realizzarsi questa<br />

unità di ragione e carità, di fede e carità. E così trasformati nella carità<br />

diventare, come dicono i Padri greci, divinizzati. […] L’unità <strong>del</strong>la<br />

creatura e <strong>del</strong> Creatore: questo è il vero sviluppo, arrivare con la grazia<br />

di Dio a questa apertura. La nostra essenza viene trasformata nella<br />

carità. Se parliamo di questo sviluppo pensiamo sempre anche a questa<br />

ultima meta, dove Dio vuole arrivare con noi.<br />

[…] Infine, il prossimo. La carità non è qualcosa di individuale, ma<br />

universale e concreta. Oggi nella Messa abbiamo proclamato la pagina<br />

evangelica <strong>del</strong> buon samaritano, in cui vediamo la duplice realtà <strong>del</strong>la<br />

carità cristiana, che è universale e concreta. Questo samaritano incontra<br />

un ebreo, che quindi sta oltre i confini <strong>del</strong>la sua tribù e <strong>del</strong>la sua religione.<br />

Ma la carità è universale e perciò questo straniero in tutti i sensi<br />

è per lui prossimo. L’universalità apre i limiti che chiudono il mondo<br />

e creano le diversità e i conflitti. Nello stesso tempo, il fatto che si<br />

debba fare qualcosa per l’universalità non è filosofia ma azione concreta.<br />

Dobbiamo tendere a questa unificazione di universalità e concretezza,<br />

dobbiamo aprire realmente questi confini tra tribù, etnie, religioni<br />

all’universalità <strong>del</strong>l’amore di Dio. E questo non in teoria, ma nei nostri<br />

luoghi di vita, con tutta la concretezza necessaria.<br />

da Discorso, 5 ottobre 2009<br />

Chiesa-Famiglia di Dio<br />

È adesso l’ora di dire grazie. Grazie anzitutto al Signore che ci ha<br />

convocato, ci ha riunito, ci ha aiutato ad ascoltare la sua Parola, la<br />

16


Parola <strong>del</strong> Papa<br />

voce <strong>del</strong>lo Spirito Santo, e così ha dato anche la possibilità di trovare<br />

la strada <strong>del</strong>l’unità nella molteplicità <strong>del</strong>le esperienze, l’unità <strong>del</strong>la<br />

fede e la comunione nel Signore. Perciò l’espressione “Chiesa-Famiglia<br />

di Dio” non è più solo un concetto, un’idea, ma è un’esperienza<br />

viva di queste settimane: siamo stati realmente riuniti, qui, come<br />

Famiglia di Dio. Abbiamo fatto anche, con l’aiuto <strong>del</strong> Signore, un<br />

buon lavoro.<br />

Il tema, di per sé, era una sfida non facile, con due pericoli, direi.<br />

Il tema “Riconciliazione, giustizia e pace” implica certamente una<br />

forte dimensione politica, anche se è evidente che riconciliazione,<br />

giustizia e pace non sono possibili senza una profonda purificazione<br />

<strong>del</strong> cuore, senza un rinnovamento <strong>del</strong> pensiero, una metanoia, senza<br />

una novità che deve risultare proprio dall’incontro con Dio. Ma anche<br />

se questa dimensione spirituale è profonda e fondamentale, pure<br />

la dimensione politica è molto reale, perché senza realizzazioni<br />

politiche, queste novità <strong>del</strong>lo Spirito comunemente non si realizzano.<br />

Perciò la tentazione poteva essere di politicizzare il tema, di parlare<br />

meno da pastori e più da politici, con una competenza, così, che<br />

non è la nostra.<br />

L’altro pericolo è stato - proprio per fuggire da questa tentazione -<br />

quello di ritirarsi in un mondo puramente spirituale, in un mondo<br />

astratto e bello, ma non realistico. Il discorso di un pastore, invece, deve<br />

essere realistico, deve toccare la realtà, ma nella prospettiva di Dio<br />

e <strong>del</strong>la sua Parola. Quindi questa mediazione comporta, da una parte<br />

essere realmente legati alla realtà, attenti a parlare di quanto c’è, e dall’altra<br />

non cadere in soluzioni tecnicamente politiche; ciò vuol dire indicare<br />

una parola concreta, ma spirituale. Era questo il grande problema<br />

<strong>del</strong> Sinodo e mi sembra che, grazie a Dio, siamo riusciti a risolverlo,<br />

e per me questo è anche motivo di gratitudine perché facilita molto<br />

l’elaborazione <strong>del</strong> documento post-sinodale.<br />

da Parole dopo il pranzo con i Padri Sinodali, 24 ottobre 2009<br />

Speranza per l’Africa<br />

Ecco un messaggio di speranza per l’Africa: l’abbiamo ascoltato or<br />

ora dalla Parola di Dio. È il messaggio che il Signore <strong>del</strong>la storia non si<br />

stanca di rinnovare per l’umanità oppressa e sopraffatta di ogni epoca<br />

e di ogni terra, da quando rivelò a Mosè la sua volontà sugli israeliti<br />

<strong>17</strong>


Parola <strong>del</strong> Papa<br />

schiavi in Egitto: “Ho osservato la miseria <strong>del</strong> mio popolo… ho udito<br />

il suo grido… conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo… e<br />

per farlo salire verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove<br />

scorrono latte e miele” (Es 3, 7-8). Qual è questa terra? Non è forse il<br />

Regno <strong>del</strong>la riconciliazione, <strong>del</strong>la giustizia e <strong>del</strong>la pace, a cui è chiamata<br />

l’umanità intera? Il disegno di Dio non muta. È lo stesso che fu profetizzato<br />

da Geremia, nei magnifici oracoli denominati “ Libro <strong>del</strong>la<br />

consolazione”, da cui oggi è tratta la prima lettura. È un annuncio di<br />

speranza per il popolo d’Israele, prostrato dall’invasione <strong>del</strong>l’esercito<br />

di Nabucodonosor, dalla devastazione di Gerusalemme e <strong>del</strong> Tempio e<br />

dalla deportazione in Babilonia. Un messaggio di gioia per il “ resto”<br />

dei figli di Giacobbe, che annuncia un futuro per essi, perché il Signore<br />

li ricondurrà nella loro terra, attraverso una strada diritta e agevole.<br />

Le persone bisognose di sostegno, come il cieco e lo zoppo, la donna<br />

gravida e la partoriente, sperimenteranno la forza e la tenerezza <strong>del</strong> Signore:<br />

Egli è un padre per Israele, pronto a prendersene cura come <strong>del</strong><br />

primogenito (cfr Ger 31, 7-9).<br />

Il disegno di Dio non muta. Attraverso i secoli e i rivolgimenti <strong>del</strong>la<br />

storia, Egli punta sempre alla stessa meta: il Regno <strong>del</strong>la libertà e<br />

<strong>del</strong>la pace per tutti. E ciò implica la sua predilezione per quanti di libertà<br />

e di pace sono privi, per quanti sono violati nella propria dignità<br />

di persone umane. Pensiamo in particolare ai fratelli e alle sorelle<br />

che in Africa soffrono povertà, malattie, ingiustizie, guerre e violenze,<br />

migrazioni forzate. Questi figli prediletti <strong>del</strong> Padre celeste sono<br />

come il cieco <strong>del</strong> Vangelo, Bartimeo, che “sedeva lungo la strada a<br />

mendicare” (Mc 10, 46), alle porte di Gerico. Proprio per quella strada<br />

passa Gesù Nazareno. È la strada che conduce a Gerusalemme,<br />

dove si consumerà la Pasqua, la sua Pasqua sacrificale, alla quale il<br />

Messia va incontro per noi. È la strada <strong>del</strong> suo esodo che è anche il nostro:<br />

l’unica via che conduce alla terra <strong>del</strong>la riconciliazione, <strong>del</strong>la giustizia<br />

e <strong>del</strong>la pace. Su quella via il Signore incontra Bartimeo, che ha<br />

perduto la vista. Le loro vie si incrociano, diventano un’unica via.<br />

“Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”, grida il cieco con fiducia.<br />

Replica Gesù: “Chiamatelo!”, e aggiunge: “Che cosa vuoi che io faccia<br />

per te?”. Dio è luce e creatore <strong>del</strong>la luce. L’uomo è figlio <strong>del</strong>la luce,<br />

fatto per vedere la luce, ma ha perso la vista, e si trova costretto a<br />

mendicare. Accanto a lui passa il Signore, che si è fatto mendicante<br />

per noi: assetato <strong>del</strong>la nostra fede e <strong>del</strong> nostro amore. “Che cosa vuoi<br />

che io faccia per te?”. Dio sa, ma chiede; vuole che sia l’uomo a par-<br />

18


Parola <strong>del</strong> Papa<br />

lare. Vuole che l’uomo si alzi in piedi, che ritrovi il coraggio di domandare<br />

ciò che gli spetta per la sua dignità. Il Padre vuole sentire<br />

dalla viva voce <strong>del</strong> figlio la libera volontà di vedere di nuovo la luce,<br />

quella luce per la quale lo ha creato. “Rabbunì, che io veda di nuovo!”.<br />

E Gesù a lui: “Va’, la tua fede ti ha salvato. E subito vide di nuovo<br />

e lo seguiva lungo la strada” (Mc 10, 51-52).<br />

Rendiamo grazie perché questo “misterioso incontro tra la nostra<br />

povertà e la grandezza” di Dio si è realizzato anche nell’Assemblea sinodale<br />

per l’Africa che oggi si conclude. Dio ha rinnovato la sua chiamata:<br />

“Coraggio! Alzati…” (Mc 10, 49). E anche la Chiesa che è in Africa,<br />

attraverso i suoi Pastori, venuti da tutti i Paesi <strong>del</strong> Continente, dal<br />

Madagascar e dalle altre isole, ha accolto il messaggio di speranza e la<br />

luce per camminare sulla via che conduce al Regno di Dio. “Va’, la tua<br />

fede ti ha salvato” (Mc 10, 52). Sì, la fede in Gesù Cristo - quando è bene<br />

intesa e praticata - guida gli uomini e i popoli alla libertà nella verità,<br />

o, per usare le tre parole <strong>del</strong> tema sinodale, alla riconciliazione, alla<br />

giustizia e alla pace. Bartimeo che, guarito, segue Gesù lungo la strada,<br />

è immagine <strong>del</strong>l’umanità che, illuminata dalla fede, si mette in<br />

cammino verso la terra promessa. Bartimeo diventa a sua volta testimone<br />

<strong>del</strong>la luce, raccontando e dimostrando in prima persona di essere<br />

stato guarito, rinnovato, rigenerato. Questo è la Chiesa nel mondo:<br />

comunità di persone riconciliate, operatrici di giustizia e di pace; “sale<br />

e luce” in mezzo alla società degli uomini e <strong>del</strong>le nazioni. Perciò il Sinodo<br />

ha ribadito con forza - e lo ha manifestato - che la Chiesa è Famiglia<br />

di Dio, nella quale non possono sussistere divisioni su base etnica,<br />

linguistica o culturale. Testimonianze commoventi ci hanno mostrato<br />

che, anche nei momenti più bui <strong>del</strong>la storia umana, lo Spirito Santo è<br />

all’opera e trasforma i cuori <strong>del</strong>le vittime e dei persecutori perché si riconoscano<br />

fratelli. La Chiesa riconciliata è potente lievito di riconciliazione<br />

nei singoli Paesi e in tutto il Continente africano.<br />

La seconda lettura ci offre un’ulteriore prospettiva: la Chiesa, comunità<br />

che segue Cristo sulla via <strong>del</strong>l’amore, ha una forma sacerdotale.<br />

La categoria <strong>del</strong> sacerdozio, come chiave interpretativa <strong>del</strong> mistero<br />

di Cristo e, di conseguenza, <strong>del</strong>la Chiesa, è stata introdotta nel Nuovo<br />

Testamento dall’Autore <strong>del</strong>la Lettera agli Ebrei. La sua intuizione prende<br />

origine dal Salmo 110, citato nel brano odierno, là dove il Signore<br />

Dio, con solenne giuramento, assicura al Messia: “Tu sei sacerdote per<br />

sempre al modo di Melchisedek” (v. 4). Riferimento che ne richiama<br />

un altro, tratto dal Salmo 2, nel quale il Messia annuncia il decreto <strong>del</strong><br />

19


Parola <strong>del</strong> Papa<br />

Signore che dice di lui: “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato” (v. 7).<br />

Da questi testi deriva l’attribuzione a Gesù Cristo <strong>del</strong> carattere sacerdotale,<br />

non in senso generico, bensì “secondo l’ordine di Melchisedek”,<br />

vale a dire il sacerdozio sommo ed eterno, di origine non umana<br />

ma divina. Se ogni sommo sacerdote “è scelto fra gli uomini e per<br />

gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio” (Eb 5,<br />

1), solo Lui, il Cristo, il Figlio di Dio, possiede un sacerdozio che si<br />

identifica con la sua stessa Persona, un sacerdozio singolare e trascendente,<br />

da cui dipende la salvezza universale. Questo suo sacerdozio<br />

Cristo l’ha trasmesso alla Chiesa mediante lo Spirito Santo; pertanto<br />

la Chiesa ha in se stessa, in ogni suo membro, in forza <strong>del</strong> Battesimo,<br />

un carattere sacerdotale. Ma - qui c’è un aspetto decisivo - il sacerdozio<br />

di Gesù Cristo non è più primariamente rituale, bensì esistenziale.<br />

La dimensione <strong>del</strong> rito non viene abolita, ma, come appare chiaramente<br />

nell’istituzione <strong>del</strong>l’Eucaristia, prende significato dal Mistero<br />

pasquale, che porta a compimento i sacrifici antichi e li supera. Nascono<br />

così contemporaneamente un nuovo sacrificio, un nuovo sacerdozio<br />

ed anche un nuovo tempio, e tutti e tre coincidono con il Mistero<br />

di Gesù Cristo. Unita a Lui mediante i Sacramenti, la Chiesa prolunga<br />

la sua azione salvifica, permettendo agli uomini di essere risanati mediante<br />

la fede, come il cieco Bartimeo. Così la Comunità ecclesiale,<br />

sulle orme <strong>del</strong> suo Maestro e Signore, è chiamata a percorrere decisamente<br />

la strada <strong>del</strong> servizio, a condividere fino in fondo la condizione<br />

degli uomini e <strong>del</strong>le donne <strong>del</strong> suo tempo, per testimoniare a tutti<br />

l’amore di Dio e così seminare speranza.<br />

“Coraggio, alzati!…” . Così quest’oggi il Signore <strong>del</strong>la vita e <strong>del</strong>la<br />

speranza si rivolge alla Chiesa e alle popolazioni africane, al termine<br />

di queste settimane di riflessione sinodale. Alzati, Chiesa in Africa, famiglia<br />

di Dio, perché ti chiama il Padre celeste che i tuoi antenati invocavano<br />

come Creatore, prima di conoscerne la vicinanza misericordiosa,<br />

rivelatasi nel suo Figlio unigenito, Gesù Cristo. Intraprendi il<br />

cammino di una nuova evangelizzazione con il coraggio che proviene<br />

dallo Spirito Santo. L’urgente azione evangelizzatrice, di cui molto si<br />

è parlato in questi giorni, comporta anche un appello pressante alla riconciliazione,<br />

condizione indispensabile per instaurare in Africa rapporti<br />

di giustizia tra gli uomini e per costruire una pace equa e duratura<br />

nel rispetto di ogni individuo e di ogni popolo; una pace che ha<br />

bisogno e si apre all’apporto di tutte le persone di buona volontà al di<br />

là <strong>del</strong>le rispettive appartenenze religiose, etniche, linguistiche, cultu-<br />

20


Parola <strong>del</strong> Papa<br />

rali e sociali. In tale impegnativa missione tu, Chiesa pellegrina nell’Africa<br />

<strong>del</strong> terzo millennio, non sei sola. Ti è vicina con la preghiera e<br />

la solidarietà fattiva tutta la Chiesa cattolica, e dal Cielo ti accompagnano<br />

i santi e le sante africani, che, con la vita talora sino al martirio,<br />

hanno testimoniato piena fe<strong>del</strong>tà a Cristo.<br />

Coraggio! Alzati, Continente africano, terra che ha accolto il Salvatore<br />

<strong>del</strong> mondo quando da bambino dovette rifugiarsi con Giuseppe<br />

e Maria in Egitto per aver salva la vita dalla persecuzione <strong>del</strong> re<br />

Erode. Accogli con rinnovato entusiasmo l’annuncio <strong>del</strong> Vangelo perché<br />

il volto di Cristo possa illuminare con il suo splendore la molteplicità<br />

<strong>del</strong>le culture e dei linguaggi <strong>del</strong>le tue popolazioni. Mentre offre<br />

il pane <strong>del</strong>la Parola e <strong>del</strong>l’Eucaristia, la Chiesa si impegna anche<br />

ad operare, con ogni mezzo disponibile, perché a nessun africano<br />

manchi il pane quotidiano. Per questo, insieme all’opera di primaria<br />

urgenza <strong>del</strong>l’evangelizzazione, i cristiani sono attivi negli interventi<br />

di promozione umana.<br />

da Omelia, Conclusione <strong>del</strong> Sinodo per l’Africa, 25 ottobre 2009<br />

21


Catechesi<br />

Il 9 ottobre, si compiranno 400 anni dalla morte di san Giovanni<br />

Leonardi, fondatore <strong>del</strong>l’Ordine religioso dei Chierici Regolari <strong>del</strong>la<br />

Madre di Dio, canonizzato il <strong>17</strong> aprile <strong>del</strong> 1938 ed eletto Patrono dei<br />

farmacisti in data 8 agosto 2006.<br />

Giovanni Leonardi nacque nel 1541 a Diecimo in provincia di Lucca.<br />

Ultimo di sette fratelli, ebbe un’adolescenza scandita dai ritmi di fede<br />

vissuti in un nucleo familiare sano e laborioso, oltre che dall’assidua<br />

frequentazione di una bottega di aromi e di medicamenti <strong>del</strong> suo paese<br />

natale. A <strong>17</strong> anni il padre lo iscrisse ad un regolare corso di spezieria<br />

a Lucca, allo scopo di farne un futuro farmacista, anzi uno speziale,<br />

come allora si diceva.<br />

[…] Dopo matura riflessione decise di avviarsi al sacerdozio. E<br />

così, lasciata la bottega <strong>del</strong>lo speziale, ed acquisita un’adeguata formazione<br />

teologica, fu ordinato sacerdote e il giorno <strong>del</strong>l’Epifania <strong>del</strong><br />

1572 celebrò la prima Messa. Tuttavia non abbandonò la passione<br />

per la farmacopea, perché sentiva che la mediazione professionale di<br />

farmacista gli avrebbe permesso di realizzare appieno la sua vocazione,<br />

quella di trasmettere agli uomini, mediante una vita santa, “la<br />

medicina di Dio”, che è Gesù Cristo crocifisso e risorto, “misura di<br />

tutte le cose”.<br />

Cari fratelli e sorelle, la luminosa figura di questo Santo invita i sacerdoti<br />

in primo luogo, e tutti i cristiani, a tendere costantemente alla<br />

“misura alta <strong>del</strong>la vita cristiana” che è la santità, ciascuno naturalmente<br />

secondo il proprio stato. Soltanto infatti dalla fe<strong>del</strong>tà a Cristo<br />

può scaturire l’autentico rinnovamento ecclesiale. In quegli anni, nel<br />

passaggio culturale e sociale tra il secolo XVI e il secolo XV<strong>II</strong>, cominciarono<br />

a <strong>del</strong>inearsi le premesse <strong>del</strong>la futura cultura contemporanea,<br />

caratterizzata da una indebita scissione tra fede e ragione, che ha prodotto<br />

tra i suoi effetti negativi la marginalizzazione di Dio, con l’illusione<br />

di una possibile e totale autonomia <strong>del</strong>l’uomo il quale sceglie di<br />

vivere “come se Dio non ci fosse”.<br />

7 ottobre 2009<br />

22<br />

Catechesi <strong>del</strong> Papa<br />

San Giovanni<br />

Leonardi


Pietro il Venerabile<br />

Catechesi <strong>del</strong> Papa<br />

Pietro il Venerabile, che vorrei presentare nell’odierna catechesi, ci<br />

riconduce alla celebre abbazia di Cluny, al suo «decoro» (decor) e al suo<br />

«nitore» (nitor) - per usare termini ricorrenti nei testi cluniacensi - decoro<br />

e splendore, che si ammirano soprattutto nella bellezza <strong>del</strong>la liturgia,<br />

via privilegiata per giungere a Dio. Più ancora che questi aspetti, però,<br />

la personalità di Pietro richiama la santità dei grandi abati cluniacensi:<br />

a Cluny “non ci fu un solo abate che non sia stato un santo”, affermava<br />

nel 1080 il Papa Gregorio V<strong>II</strong>. Tra questi si colloca Pietro il Venerabile,<br />

il quale raccoglie in sé un po’ tutte le virtù dei suoi predecessori, sebbene<br />

già con lui Cluny, di fronte agli Ordini nuovi come quello di Cîteaux,<br />

inizi a risentire qualche sintomo di crisi. Pietro è un esempio mirabile di<br />

asceta rigoroso con se stesso e comprensivo con gli altri. Nato attorno al<br />

1094 nella regione francese <strong>del</strong>l’Alvernia, entrò bambino nel monastero<br />

di Sauxillanges, ove divenne monaco professo e poi priore. Nel 1122 fu<br />

eletto Abate di Cluny, e in tale carica rimase fino alla morte, avvenuta<br />

nel giorno di Natale <strong>del</strong> 1156, come egli aveva desiderato. “Amante <strong>del</strong>la<br />

pace – scrive il suo biografo Rodolfo - ottenne la pace nella gloria di<br />

Dio il giorno <strong>del</strong>la pace” (Vita, I, <strong>17</strong>: PL 189, 28). […]<br />

La sua testimonianza ci invita a saper unire l’amore a Dio con<br />

l’amore al prossimo, e a non stancarci nel riannodare rapporti di fraternità<br />

e di riconciliazione. Così in effetti agiva Pietro il Venerabile, che si<br />

trovò a guidare il monastero di Cluny in anni non molto tranquilli per<br />

varie ragioni esterne e interne all’Abbazia, riuscendo ad essere al tempo<br />

stesso severo e dotato di profonda umanità. Soleva dire: “Da un uomo<br />

si potrà ottenere di più tollerandolo, che non irritandolo con le lamentele”<br />

(Ep. <strong>17</strong>2, l.c., p. 409). […]<br />

Cari fratelli e sorelle, questo santo monaco è certamente un grande<br />

esempio di santità monastica, alimentata alle sorgenti <strong>del</strong>la tradizione benedettina.<br />

Per lui l’ideale <strong>del</strong> monaco consiste nell’”aderire tenacemente<br />

a Cristo” (Ep. 53, l.c., p. 161), in una vita claustrale contraddistinta dalla<br />

“umiltà monastica” (ibid.) e dalla laboriosità (Ep. 77, l.c., p. 211), come<br />

pure da un clima di silenziosa contemplazione e di costante lode a Dio.<br />

In questo modo tutta la vita risulta pervasa di amore profondo per<br />

Dio e di amore per gli altri, un amore che si esprime nella sincera apertura<br />

al prossimo, nel perdono e nella ricerca <strong>del</strong>la pace. Potremmo dire,<br />

concludendo, che se questo stile di vita unito al lavoro quotidiano,<br />

23<br />

Catechesi


Catechesi<br />

Catechesi <strong>del</strong> Papa<br />

costituisce, per san Benedetto, l’ideale <strong>del</strong> monaco, esso concerne anche<br />

tutti noi, può essere, in grande misura, lo stile di vita <strong>del</strong> cristiano<br />

che vuole diventare autentico discepolo di Cristo, caratterizzato proprio<br />

dall’adesione tenace a Lui, dall’umiltà, dalla laboriosità e dalla capacità<br />

di perdono e di pace.<br />

14 ottobre 2009<br />

San Bernardo di Chiaravalle<br />

San Bernardo di Chiaravalle, fu chiamato “l’ultimo dei Padri” <strong>del</strong>la<br />

Chiesa, perché nel X<strong>II</strong> secolo, ancora una volta, rinnovò e rese presente<br />

la grande teologia dei Padri. Non conosciamo in dettaglio gli anni <strong>del</strong>la<br />

sua fanciullezza; sappiamo comunque che egli nacque nel 1090 a Fontaines<br />

in Francia, in una famiglia numerosa e discretamente agiata. Giovanetto,<br />

si prodigò nello studio <strong>del</strong>le cosiddette arti liberali – specialmente<br />

<strong>del</strong>la grammatica, <strong>del</strong>la retorica e <strong>del</strong>la dialettica – presso la scuola dei<br />

Canonici <strong>del</strong>la chiesa di Saint-Vorles, a Châtillon-sur-Seine e maturò lentamente<br />

la decisione di entrare nella vita religiosa. Intorno ai vent’anni<br />

entrò a Cîteaux, una fondazione monastica nuova, più agile rispetto agli<br />

antichi e venerabili monasteri di allora e, al tempo stesso, più rigorosa<br />

nella pratica dei consigli evangelici. Qualche anno più tardi, nel 1115,<br />

Bernardo venne inviato da santo Stefano Harding, terzo Abate di Cîteaux,<br />

a fondare il monastero di Chiaravalle (Clairvaux). Qui il giovane<br />

Abate, aveva solo venticinque anni, poté affinare la propria concezione<br />

<strong>del</strong>la vita monastica, e impegnarsi nel tradurla in pratica.[…]<br />

A volte si pretende di risolvere le questioni fondamentali su Dio,<br />

sull’uomo e sul mondo con le sole forze <strong>del</strong>la ragione. San Bernardo,<br />

invece, solidamente fondato sulla Bibbia e sui Padri <strong>del</strong>la Chiesa, ci ricorda<br />

che senza una profonda fede in Dio, alimentata dalla preghiera<br />

e dalla contemplazione, da un intimo rapporto con il Signore, le nostre<br />

riflessioni sui misteri divini rischiano di diventare un vano esercizio<br />

intellettuale, e perdono la loro credibilità. La teologia rinvia alla “scienza<br />

dei santi”, alla loro intuizione dei misteri <strong>del</strong> Dio vivente, alla loro<br />

sapienza, dono <strong>del</strong>lo Spirito Santo, che diventano punto di riferimento<br />

<strong>del</strong> pensiero teologico. Insieme a Bernardo di Chiaravalle, anche noi<br />

dobbiamo riconoscere che l’uomo cerca meglio e trova più facilmente<br />

Dio “con la preghiera che con la discussione”. Alla fine, la figura più<br />

vera <strong>del</strong> teologo e di ogni evangelizzatore rimane quella <strong>del</strong>l’apostolo<br />

Giovanni, che ha poggiato il suo capo sul cuore <strong>del</strong> Maestro.<br />

21 ottobre<br />

24


Teologia monastica<br />

Catechesi <strong>del</strong> Papa<br />

Oggi mi soffermo su un’interessante pagina di storia, relativa alla<br />

fioritura <strong>del</strong>la teologia latina nel secolo X<strong>II</strong>, avvenuta per una serie<br />

provvidenziale di coincidenze. Nei Paesi <strong>del</strong>l’Europa occidentale regnava<br />

allora una relativa pace, che assicurava alla società sviluppo economico<br />

e consolidamento <strong>del</strong>le strutture politiche, e favoriva una vivace<br />

attività culturale grazie pure ai contatti con l’Oriente. All’interno <strong>del</strong>la<br />

Chiesa si avvertivano i benefici <strong>del</strong>la vasta azione nota come “riforma<br />

gregoriana”, che, promossa vigorosamente nel secolo precedente,<br />

aveva apportato una maggiore purezza evangelica nella vita <strong>del</strong>la comunità<br />

ecclesiale, soprattutto nel clero, e aveva restituito alla Chiesa e<br />

al Papato un’autentica libertà di azione. Inoltre si andava diffondendo<br />

un vasto rinnovamento spirituale, sostenuto dal rigoglioso sviluppo<br />

<strong>del</strong>la vita consacrata: nascevano e si espandevano nuovi Ordini religiosi,<br />

mentre quelli già esistenti conoscevano una promettente ripresa.<br />

Rifiorì anche la teologia acquisendo una più grande consapevolezza<br />

<strong>del</strong>la propria natura: affinò il metodo, affrontò problemi nuovi,<br />

avanzò nella contemplazione dei Misteri di Dio, produsse opere fondamentali,<br />

ispirò iniziative importanti <strong>del</strong>la cultura, dall’arte alla letteratura,<br />

e preparò i capolavori <strong>del</strong> secolo successivo, il secolo di Tommaso<br />

d’Aquino e di Bonaventura da Bagnoregio. Due furono gli ambienti<br />

nei quali ebbe a svolgersi questa fervida attività teologica: i monasteri<br />

e le scuole cittadine, le scholae, alcune <strong>del</strong>le quali ben presto avrebbero<br />

dato vita alle Università, che costituiscono una <strong>del</strong>le tipiche “invenzioni”<br />

<strong>del</strong> Medioevo cristiano. Proprio a partire da questi due ambienti,<br />

i monasteri e le scholae, si può parlare di due differenti mo<strong>del</strong>li di<br />

teologia: la “teologia monastica” e la “teologia scolastica”. I rappresentanti<br />

<strong>del</strong>la teologia monastica erano monaci, in genere Abati, dotati di<br />

saggezza e di fervore evangelico, dediti essenzialmente a suscitare e ad<br />

alimentare il desiderio amoroso di Dio. I rappresentanti <strong>del</strong>la teologia<br />

scolastica erano uomini colti, appassionati <strong>del</strong>la ricerca; dei magistri<br />

desiderosi di mostrare la ragionevolezza e la fondatezza dei Misteri di<br />

Dio e <strong>del</strong>l’uomo, creduti con la fede, certo, ma compresi pure dalla ragione.<br />

La diversa finalità spiega la differenza <strong>del</strong> loro metodo e <strong>del</strong> loro<br />

modo di fare teologia.<br />

Nei monasteri <strong>del</strong> X<strong>II</strong> secolo il metodo teologico era legato principalmente<br />

alla spiegazione <strong>del</strong>la Sacra Scrittura, <strong>del</strong>la sacra pagina per<br />

25<br />

Catechesi


Catechesi<br />

Catechesi <strong>del</strong> Papa<br />

esprimerci come gli autori di quel periodo; si praticava specialmente la<br />

teologia biblica. I monaci, cioè, erano tutti devoti ascoltatori e lettori<br />

<strong>del</strong>le Sacre Scritture, e una <strong>del</strong>le principali loro occupazioni consisteva<br />

nella lectio divina, cioè nella lettura pregata <strong>del</strong>la Bibbia. Per loro la<br />

semplice lettura <strong>del</strong> Testo sacro non bastava per percepirne il senso<br />

profondo, l’unità interiore e il messaggio trascendente. Occorreva, pertanto,<br />

praticare una “lettura spirituale”, condotta in docilità allo Spirito<br />

Santo. Alla scuola dei Padri, la Bibbia veniva così interpretata allegoricamente,<br />

per scoprire in ogni pagina, <strong>del</strong>l’Antico come <strong>del</strong> Nuovo<br />

Testamento, quanto dice di Cristo e <strong>del</strong>la sua opera di salvezza.<br />

[…] Alla preparazione letteraria la teologia monastica univa dunque<br />

quella spirituale. Era cioè consapevole che una lettura puramente<br />

teorica e profana non basta: per entrare nel cuore <strong>del</strong>la Sacra Scrittura,<br />

la si deve leggere nello spirito in cui è stata scritta e creata. La<br />

preparazione letteraria era necessaria per conoscere l’esatto significato<br />

<strong>del</strong>le parole e facilitare la comprensione <strong>del</strong> testo, affinando la sensibilità<br />

grammaticale e filologica. Lo studioso benedettino <strong>del</strong> secolo<br />

scorso Jean Leclercq ha così intitolato il saggio con cui presenta le caratteristiche<br />

<strong>del</strong>la teologia monastica: L’amour des lettres et le désir de Dieu<br />

(L’amore <strong>del</strong>le parole e il desiderio di Dio). In effetti, il desiderio di conoscere<br />

e di amare Dio, che ci viene incontro attraverso la sua Parola<br />

da accogliere, meditare e praticare, conduce a cercare di approfondire<br />

i testi biblici in tutte le loro dimensioni. Vi è poi un’altra attitudine sulla<br />

quale insistono coloro che praticano la teologia monastica, e cioè un<br />

intimo atteggiamento orante, che deve precedere, accompagnare e<br />

completare lo studio <strong>del</strong>la Sacra Scrittura. Poiché, in ultima analisi, la<br />

teologia monastica è ascolto <strong>del</strong>la Parola di Dio, non si può non purificare<br />

il cuore per accoglierla e, soprattutto, non si può non accenderlo<br />

di fervore per incontrare il Signore. La teologia diventa pertanto<br />

meditazione, preghiera, canto di lode e spinge a una sincera conversione.<br />

Non pochi rappresentanti <strong>del</strong>la teologia monastica sono giunti,<br />

per questa via, ai più alti traguardi <strong>del</strong>l’esperienza mistica, e costituiscono<br />

un invito anche per noi a nutrire la nostra esistenza <strong>del</strong>la Parola<br />

di Dio, ad esempio, mediante un ascolto più attento <strong>del</strong>le letture e<br />

<strong>del</strong> Vangelo specialmente nella Messa domenicale. È importante inoltre<br />

riservare un certo tempo ogni giorno alla meditazione <strong>del</strong>la Bibbia,<br />

perché la Parola di Dio sia lampada che illumina il nostro cammino<br />

quotidiano sulla terra.<br />

28 ottobre - continua<br />

26


Testimoni di santità<br />

1 <strong>gennaio</strong><br />

Santa Zdislava di Lemberk<br />

1220 - 1252<br />

Zdislava, primogenita di cinque figli,<br />

nasce intorno all’anno 1220 a Krizanov<br />

nel castello di suo padre Prybislav,<br />

nobile guerriero a servizio <strong>del</strong> re Venceslao<br />

I e feudatario governatore <strong>del</strong>la città<br />

di Brno, uomo prudente, valoroso e<br />

cristiano pieno di compassione. Sua<br />

madre, Sibyla, era stata dama di corte<br />

<strong>del</strong>la regina Cunegonda, futura sposa<br />

di Venceslao I. Essi fecero costruire l’abbazia<br />

cistercense di Zd’ar e il convento<br />

francescano di Brno, dove più tardi riposeranno<br />

le loro spoglie.<br />

Zdislava passò, dunque, la sua infanzia<br />

nei castelli di Krizanov e di Brno,<br />

ricevendo un’educazione umana e cristiana<br />

basata su profondi valori, testimoniati dai genitori nelle quotidiane<br />

scelte di vita.<br />

Crebbe piena di compassione per i poveri e gli ammalati. Si racconta<br />

che a sette anni tentò di andare a vivere da sola in un bosco poco<br />

distante dal castello, ma i genitori la riportarono presto a casa!<br />

Forse sognava di vivere completamente dedita a Dio, ma verso i<br />

vent’anni venne destinata come sposa di Havel, signore di Lemberk,<br />

potente cavaliere <strong>del</strong>la Boemia (ora zona settentrionale <strong>del</strong>la Repubblica<br />

Ceca).<br />

Accolta questa volontà di Dio su di lei, si impegnò a vivere i principi<br />

morali e religiosi ereditati dai suoi nella nuova famiglia, ben presto<br />

allietata dalla nascita di quattro figli. Le cronache descrivono il marito<br />

come uomo rozzo, qualche volta violento, piuttosto altero, che ella, con<br />

pazienza, dolcezza e tanto spirito di sacrificio, riuscì a rendere di carattere<br />

più dolce e affabile. Dai fatti vediamo che egli manifestò una grande<br />

comprensione per le attività caritative che la moglie proponeva e la<br />

sostenne in tutti i suoi progetti.<br />

27<br />

Il santo <strong>del</strong> mese


Il santo <strong>del</strong> mese<br />

Testimoni di santità<br />

Conobbe i figli di San Domenico, da poco giunti nella confinante<br />

Polonia, e Zdislava intuì subito l’importanza <strong>del</strong>la loro presenza in<br />

quelle terre e con l’aiuto <strong>del</strong> marito fece costruire per essi due conventi<br />

ed ella stessa entrò a far parte <strong>del</strong>la Famiglia <strong>Domenica</strong>na come collaboratrice<br />

laica.<br />

Intensificò il suo rapporto con Dio continuando la vita di orazione<br />

e mantenendosi attenta ai bisogni dei poveri, dei malati, dei pellegrini<br />

e di quanti erano in qualche modo bisognosi. Era conosciuta come “la<br />

madre dei poveri” poiché tanti erano i poveri che amò e soccorse.<br />

Un antico cronista scrive di lei così: «Non si contentava di dare generosamente<br />

elemosine, cibi, vestiti di propria mano: era felice solo se<br />

poteva lavare e baciare i piedi di coloro che soccorreva, come se avesse<br />

davanti Cristo Crocifisso». Con l’appoggio economico <strong>del</strong> marito<br />

fondò un ospizio vicino al castello per accogliere e aiutare poveri e bisognosi<br />

che passavano.<br />

La sua caratteristica fu l’essere sposa e madre coltivando ‘viscere di<br />

misericordia’, al di là di ogni frontiera.<br />

Giovanni Paolo <strong>II</strong> durante la canonizzazione, avvenuta il 25 maggio<br />

1995, nella città di Olomouc, in Moravia, traccia un breve profilo <strong>del</strong>la<br />

santa: “Visse intensamente la spiritualità di terziaria domenicana, seppe<br />

fare di se stessa un dono, secondo la parola di Gesù: “Vi è più gioia<br />

nel dare che nel ricevere” (At 20, 35). Ecco il segreto <strong>del</strong>la grande simpatia<br />

che la sua figura ha sempre suscitato già in vita, come poi dopo<br />

la morte e fino ad oggi. Il suo esempio appare di notevole attualità, soprattutto<br />

in riferimento al valore <strong>del</strong>la famiglia, che - ella ci insegna -<br />

dev’essere aperta a Dio, al dono <strong>del</strong>la vita e alle necessità dei poveri.<br />

La nostra santa è una mirabile testimone <strong>del</strong> “Vangelo <strong>del</strong>la famiglia”<br />

e <strong>del</strong> “Vangelo <strong>del</strong>la vita”, che la Chiesa è più che mai impegnata a diffondere”.<br />

La vita di Zdislava, così intensa, termina a circa 33 anni nel 1252. È<br />

sepolta nella Chiesa domenicana di San Lorenzo a Jablon-né, divenuta<br />

ora Basilica di S. Lorenzo e di S. Zdislava. Il popolo non ha mai cessato<br />

di venerarne la memoria, considerandola patrona <strong>del</strong> Paese.<br />

28


Maria Rosa Pellesi<br />

19<strong>17</strong> - 1972<br />

Testimoni di santità<br />

Maria Rosa Pellesi, al secolo Bruna, nasce il 10<br />

novembre 19<strong>17</strong> in provincia di Modena da una<br />

famiglia contadina, ultima di nove figli. Era una<br />

ragazza vivace, che amava la vita. Era corteggiata<br />

dai suoi coetanei e a <strong>17</strong> anni si innamora di un<br />

giovane <strong>del</strong> suo paese. Tuttavia Maria Rosa comprende<br />

che quella non è la sua strada, lascia il<br />

giovane e decide di seguire ciò che sentiva nel<br />

suo cuore: consacrarsi al Signore Gesù.<br />

Nel 1933, con la morte di due giovanissime<br />

cognate che lasciano orfani sei bambini piccoli,<br />

Maria Rosa decide di prendersi cura di tutti questi suoi nipotini, diviene<br />

la loro “mamma”.<br />

In lei si radica sempre più la decisione di entrare nella vita religiosa<br />

e a 23 anni lascia la famiglia ed entra nell’Istituto <strong>del</strong>le Suore<br />

Francescane Missionarie di Cristo. A 26 anni è colpita da tubercolosi,<br />

malattia che l’accompagnerà per tutta la vita, cioè per altri 27 anni:<br />

fu ricoverata per tre anni a Modena e per ventitré anni a Bologna<br />

in sanatorio.<br />

A causa <strong>del</strong>la malattia era costretta a subire l’aspirazione <strong>del</strong> liquido<br />

dalla cassa toracica ogni giorno, a volte anche cinque volte<br />

nella stessa giornata. I medici hanno tutti e sempre testimoniato che<br />

in tutti quegli anni e in tale tragica situazione, suor Maria Rosa non<br />

si lamentò mai, facendo coraggio a tutti coloro che stavano accanto<br />

a lei a cominciare proprio dai medici. Questo intervento si ripetè migliaia<br />

di volte sul suo corpo che era estremamente gracile, pesava solo<br />

44 chili.<br />

Costretta all’immobilità nel suo letto era, tuttavia, l’anima <strong>del</strong>la<br />

sua famiglia religiosa. A Rimini nel 1967 celebrò il 25° di professione<br />

religiosa e il 1 settembre 1970 volle ricordare anche il 25° di malattia<br />

scrivendo: “Grazie Signore, sono stati anni di tanta grazia…<br />

Aiutami a dimenticarmi, a donarmi a te e agli altri tutti nel mondo…<br />

Mi sono fatta suora per glorificare il Signore, ebbene, lo glorificherò<br />

da ammalata”.<br />

29<br />

Mirabile è Dio nei suoi santi


Mirabile è Dio nei suoi santi<br />

Testimoni di santità<br />

Dal suo letto rimaneva in contatto con tutti attraverso le lettere. I<br />

suoi scritti raccolti hanno formato una documentazione di 16 volumi<br />

per un totale di 2134 pagine. Scrisse quasi duemila lettere.<br />

Il 6 novembre 1972 è trasportata a Sassuolo dove vivrà gli ultimi<br />

venticinque giorni <strong>del</strong>la sua vita. Prossima a spirare, con assoluta lucidità<br />

e gioia cristiana esclama: “Lo dico in un momento in cui non<br />

posso tradire… quello che conta è amare il Signore. Sono felice perché<br />

muoio nell’amore, sono felice perché amo tutti”. Muore il 1° dicembre<br />

1972, è stata beatificata il 29 aprile 2007. Durante la cerimonia<br />

di beatificazione il cardinale Saraiva Martins, che presiedeva il sacro<br />

rito, ha affermato: “La beata Maria Rosa, posta dalla Chiesa sul can<strong>del</strong>abro,<br />

ci invita alla speranza e a non lasciarci inchiodare dai nostri<br />

limiti e colpe, perché Dio non lascia nulla di incompiuto. Preghiamo<br />

anche noi, come lei pregava per se stessa: Che Gesù agisca in me per costruire<br />

sulle macerie <strong>del</strong>la mia miseria, quel capolavoro che Egli si è prefisso<br />

fin dall’eternità. Il capolavoro <strong>del</strong>la perfezione evangelica, il capolavoro<br />

<strong>del</strong>la propria santificazione”.<br />

30<br />

Pensieri <strong>del</strong>la<br />

Beata Maria Rosa Pellesi<br />

- Io sono pronta a tutto, perché Gesù è con me ed è solo lui che<br />

io desidero, solo di far contento lui.<br />

- Per grazia di Dio sono serena e felice, tanto felice perché Gesù<br />

porta lui la croce, io non ho che da stringergli la mano e camminare<br />

senza peso.<br />

- Ripetiamo assieme il nostro Fiat e adoriamo la volontà di Dio<br />

che è sempre dolce anche quando sembra contraddirci.<br />

- La nostra vita deve essere solo un perenne canto di amore e di<br />

riconoscenza a Dio.<br />

- Voglio che la mia vita sia amore per te, con te, in te.


San Serafino<br />

di Sarov<br />

Testimoni di santità<br />

Alla fine <strong>del</strong> Settecento la Francia era<br />

sconquassata dalla Rivoluzione e le idee<br />

giacobine si diffondevano in tutta l’Europa<br />

occidentale. In quegli stessi anni, verso<br />

la fine <strong>del</strong> <strong>17</strong>94, all’altro capo <strong>del</strong> continente,<br />

un monaco quarantenne lasciava il<br />

suo monastero di Sarov per ritirarsi in una<br />

capanna in mezzo alla gelida foresta. Il<br />

suo nome di Battesimo era Prochor; a diciotto anni, dopo un pellegrinaggio<br />

a Kiev, aveva deciso di farsi monaco e si era ritirato a Sarov. All’atto<br />

<strong>del</strong>la professione il monaco in Oriente ricevette un nuovo paio di<br />

calzari e una nuova veste, perché nuovo era il cammino ascetico che gli<br />

si schiudeva; ricevette anche un nuovo nome, perché la professione monastica<br />

è vista come la terza nascita, dopo quella naturale e quella battesimale,<br />

in cui muore l’uomo vecchio e nasce una persona nuova, interamente<br />

consacrata alla sequela di Cristo. Prochor ricevette dal suo egumeno<br />

(nella terminologia d’Occidente: l’abate) il nome di Serafim, Serafino,<br />

perché il giovane novizio aveva già dato prova di un tale amore<br />

ardente a Dio, da meritare il patrocinio <strong>del</strong>la schiera di angeli che - secondo<br />

la classificazione <strong>del</strong>lo Pseudo Dionigi molto cara alla teologia<br />

spirituale <strong>del</strong> monachesimo orientale - sono i più vicini all’Altissimo.<br />

I rivoluzionari volevano rimuovere le ingiustizie sociali <strong>del</strong>l’ancien<br />

régime all’insegna <strong>del</strong> nobile trinomio libertà - fraternità - uguaglianza,<br />

ma in pochi anni l’utopia degli ideali illuministici naufragò nel Terrore<br />

e la mannaia <strong>del</strong>la ghigliottina troncò molte di quelle teste che l’avevano<br />

eretta a suprema giustiziera degli antichi torti. Potremmo dire che il<br />

monaco Serafino era animato da un analogo desiderio di rinnovamento,<br />

ma scelse un’altra strada: quella di lasciarsi trasformare da Dio. La<br />

sua vita è ottimamente riassunta nella parabola evangelica <strong>del</strong> chicco di<br />

grano che, morendo, porta molto frutto. Serafino scelse prima di morire<br />

al mondo nel ritiro monastico, poi - ancora più radicalmente - di morire<br />

a se stesso in una dura ascesi eremitica in un luogo tra i più freddi<br />

e inospitali d’Europa, con una frugalità di vitto e dimora che lo fece ammalare<br />

più volte, ma che non lo distolse dal suo proposito. Costretto do-<br />

31<br />

Monachesimo d’Oriente


Monachesimo d’Oriente<br />

Testimoni di santità<br />

po dieci anni e un’aggressione di briganti a tornare nel suo monastero,<br />

proseguì la vita eremitica in altra forma, pure molto antica e attestata<br />

anche nella tradizione occidentale: la reclusione. Separato dalla comunità,<br />

visse nella sua cella serbando per tre anni il completo silenzio. Anni<br />

di intimità divina, impreziositi da visioni mistiche, alimentati dalla<br />

continua lettura meditata <strong>del</strong>la Scrittura e dei Padri <strong>del</strong>la Chiesa. Come<br />

nel buio gelido <strong>del</strong>la terra il seme lascia rompere la sua dura corteccia e<br />

si lascia penetrare dall’acqua e dal terreno fino a disfarsi, e come nel silenzio<br />

<strong>del</strong>la cantina il mosto fermenta perdendo i caratteri <strong>del</strong>l’uva fino<br />

a diventare vino gustoso, così nell’oscurità <strong>del</strong>la cella il monaco si lasciava<br />

svuotare da ogni residuo <strong>del</strong> proprio io per lasciarsi riempire da<br />

Dio. La rinuncia alla parola propria diventava accoglienza piena <strong>del</strong>la<br />

Parola di un Altro: parola che crea al posto di quella che descrive, Parola<br />

che salva al posto di quella che chiede, Parola unica e definitiva al posto<br />

di molteplicità di suoni. Fin dalla giovinezza Serafino aveva fatto<br />

propria la pratica esicastica: far divenire la preghiera compagna abituale<br />

<strong>del</strong> respiro. Il ritmo vitale <strong>del</strong>l’inspirazione/espirazione era scandito<br />

dall’invocazione: “Signore Gesù Cristo Figlio di Dio, abbi pietà di me<br />

peccatore”. Nella continua contemporaneità tra respiro e preghiera, altre<br />

parole diventavano inutili. Vivere e pregare era un tutt’uno, la vita<br />

era invocazione, lo stesso alito di vita era anelito verso l’assoluto.<br />

Quando il mondo si era dimenticato di questo piccolo seme gettato<br />

nel gelo <strong>del</strong>la foresta, improvvisamente il monaco riemerse dalla sua reclusione<br />

come una pianta di prorompente rigoglio, pronta a dare abbondanza<br />

di frutti. L’eremita che all’inizio <strong>del</strong> suo ritiro aveva respinto<br />

i visitatori che lo cercavano per consiglio e assistenza, dopo quindici anni<br />

di segregazione e silenzio aprì le porte <strong>del</strong>l’eremo a tutti coloro che<br />

avevano bisogno di una parola di speranza e che cercavano un segno<br />

<strong>del</strong>la presenza provvidente di Dio. Era il 25 novembre <strong>del</strong> 1825 e da allora<br />

iniziò l’ultima fase <strong>del</strong>la vita di Serafino, quella che lo rese popolarissimo<br />

nella Russia <strong>del</strong> tempo e tra i posteri. L’eremita divenne il taumaturgo,<br />

colui che rialzava i paralitici, guariva gli infermi, aveva conoscenza<br />

di eventi lontani, rispondeva a lettere che non aveva neppure<br />

aperto e che non mancava mai di rimproverare coloro che attribuivano<br />

a lui, e non a Dio, i prodigi dei quali erano testimoni. La cosa non fu indolore<br />

per il monastero, se nella biografia <strong>del</strong> santo si ricorda che gli<br />

stessi confratelli lo rimproveravano di non mettere alcun filtro alla folla<br />

dei visitatori. Serafino rispondeva che non avrebbe saputo come giustificarsi<br />

di fronte a Dio se avesse rimandato senza risposta coloro che<br />

32


Testimoni di santità<br />

Egli aveva spinto fino alla sua cella. Nell’instancabile apostolato degli<br />

ultimi anni di vita si può ravvisare quasi una sovrabbondanza di grazia<br />

che le mura <strong>del</strong>la cella non possono più contenere e che premono per riversarsi<br />

sui fratelli. È curioso notare che la canonizzazione, decretata<br />

dal Santo Sinodo <strong>del</strong>la Chiesa Ortodossa Russa nel 1903, a settant’anni<br />

dalla morte <strong>del</strong> santo, sia stata patrocinata non tanto dai monaci quanto<br />

dal popolo russo, e fortemente sostenuta dallo zar Nicola <strong>II</strong>, interessato<br />

a favorire una rinascita di religiosità popolare all’inizio <strong>del</strong> ventesimo<br />

secolo. Viene spontaneo il paragone con padre Pio da Pietrelcina:<br />

un altro asceta severo che era stato capace di attrarre folle smisurate.<br />

Ancora oggi san Serafino di Sarov è uno dei santi più venerati in Russia,<br />

sicuramente il più famoso e amato tra quelli <strong>del</strong>l’epoca moderna.<br />

Una figura di monaco tra antico e moderno: mentre altrove germinavano<br />

le idee di individualismo e di riduzionismo antropocentrico,<br />

Serafino ripropone un ascetismo severissimo, che sembrerebbe appartenere<br />

a epoche remote e a epopee mitologiche di origini eroiche.<br />

Un santo da invocare o un santo da imitare? Di fronte a queste figure<br />

l’ammirazione è spesso pari a una sensazione di assoluta, inimitabile<br />

straordinarietà. Spontaneamente ci si vuole unire alla folla dei pellegrini<br />

che chiedono per sua intercessione la grazia sperata ed è sicuramente<br />

un segno di fede riconoscere nel santo la trasparente presenza di<br />

Dio. Ma è solo il primo passo. Si può anche andare oltre, prendendo sul<br />

serio la provocazione (in senso etimologico: chiamata in avanti) che il<br />

santo lancia alla nostra vita: anche noi siamo invitati a un percorso di<br />

santità verso una meta alta, una “misura alta <strong>del</strong>la vita cristiana” come<br />

scriveva a conclusione <strong>del</strong> giubileo il Servo di Dio Giovanni Paolo <strong>II</strong>.<br />

Dalla preghiera per ottenere l’intercessione dei santi possiamo progredire<br />

verso l’imitazione dei santi, accettando la dura scuola <strong>del</strong>la rinunzia<br />

al proprio io perché al nostro posto risplenda la luce di Dio. E questo<br />

sarà luce per tanti fratelli. Lasciandosi inabitare da Dio si farà più<br />

bene ai fratelli di quanto se ne possa fare con la realizzazione di innumerevoli<br />

opere di bene.<br />

Proprio Giovanni Paolo <strong>II</strong> volle che tra i santi effigiati nella cappella<br />

Redemptoris Mater, luogo degli esercizi spirituali nel cuore <strong>del</strong> Palazzo<br />

Apostolico, ci fosse Serafino di Sarov come autorevole rappresentante<br />

<strong>del</strong>la tradizione spirituale russa. Ci aiuti l’intercessione di san Serafino<br />

a distinguere ciò che è davvero essenziale, a lasciarci alle spalle tutto ciò<br />

che è secondario e inutile, a uniformare pensieri, opere e perfino il nostro<br />

respiro al soffio creatore di Dio Padre.<br />

33<br />

Monachesimo d’Oriente


Meta formativa apostolica<br />

con Dio<br />

che si manifesta nella nostra<br />

vita e vuole abitare in<br />

noi: facciamogli posto…<br />

Viviamo l’Eucaristia quale<br />

momento privilegiato <strong>del</strong>l’incontro<br />

con Cristo.<br />

con noi stessi<br />

l’esperienza di Dio ci dà<br />

gioia, ci rende forti e dà significato<br />

alla nostra vita di<br />

ogni giorno. Dedichiamo un<br />

po’ <strong>del</strong> nostro tempo…<br />

34<br />

Formazione<br />

Meta formativa apostolica<br />

In questo mese di <strong>gennaio</strong> la liturgia è ricca di spunti di riflessione e<br />

di sollecitazioni: la festa di Maria Santissima e la Giornata mondiale<br />

<strong>del</strong>la Pace; l’Epifania e il Battesimo di Gesù.<br />

Il denominatore comune è la manifestazione di Gesù a tutti i popoli<br />

<strong>del</strong>la terra e l’annuncio di Dio Padre: questo è il mio Figlio diletto nel<br />

quale mi sono compiaciuto!<br />

Esperienza e annuncio: un binomio inseparabile.<br />

Per questo siamo chiamati a vivere il rapporto<br />

con gli altri<br />

costruiamo rapporti di autentica<br />

fraternità e di attenzione<br />

a chi cerca, a chi<br />

soffre e chiede la nostra<br />

presenza e il nostro aiuto.<br />

Diamo voce alla speranza<br />

che è dentro di noi!<br />

con l’ambiente<br />

proviamo a scoprire la presenza<br />

di Dio nei luoghi che<br />

frequentiamo: nelle strade,<br />

nelle piazze, negli ambienti<br />

di lavoro, nelle nostre case,<br />

nel volto <strong>del</strong>la gente che incontriamo<br />

per caso.


SIMPOSIO PRO SANCTITATE<br />

Formazione<br />

La santità <strong>del</strong> Dio di Israele (I)<br />

PROF. MARIO PANGALLO (<strong>II</strong>)<br />

Dal punto di vista terminologico la voce aggettivale “santo” e il<br />

sostantivo “santità” nelle lingue bibliche non suggeriscono immediatamente<br />

l’idea <strong>del</strong> dono, anzi, sembrano piuttosto esprimere l’idea<br />

<strong>del</strong>la separazione e <strong>del</strong>la assoluta trascendenza. Basti consultare un<br />

buon dizionario di concetti biblici per rendersene conto facilmente: in<br />

ebraico la radice qdsh (qadosh) ha il significato originario di “tagliare”,<br />

“separare”, da intendersi in senso positivo, come un “dedicare a”,<br />

“riservare per”. La lingua greca conosce tre gruppi di parole per indicare<br />

il sacro: “hieròs”, che denota il santo in sé stesso, la potenza divina;<br />

hàghios” (il più attestato nel Nuovo Testamento), che denota la<br />

santità divina da adorare e a cui sottomettersi; “hòsios”, che denota<br />

la legge e la provvidenza divina e il dovere morale <strong>del</strong>l’uomo di adeguarvisi.<br />

La religiosità veterotestamentaria certamente conosce e<br />

condivide questa concezione <strong>del</strong>la santità diffusa nelle altre culture,<br />

ma esprime anche aspetti <strong>del</strong>la santità propri <strong>del</strong> rapporto tra il Signore<br />

Dio e Israele, Suo popolo.<br />

I L'intero testo <strong>del</strong>la relazione su ALLEANZA, CHIAMATA, SANTITÀ per una antropologia ottimista,<br />

Atti <strong>del</strong> IV Convegno di Studi su Guglielmo Giaquinta, ed. Pro Sanctitate, Roma 2009<br />

<strong>II</strong> Docente Pontificia Università Gregoriana e Lateranense<br />

35<br />

Simposio Pro Sanctitate


Simposio Pro Sanctitate<br />

Formazione<br />

In questo senso è certamente vero che la qualifica di “santo” nell’Antico<br />

Testamento appartiene anzitutto e propriamente a Dio, in<br />

quanto assolutamente trascendente e perfettissimo: la santità è un<br />

attributo divino ontologico prima che morale; è l’essere stesso di Dio<br />

che dice santità, assoluta diversità rispetto all’uomo e alle altre creature.<br />

Dio è l’assolutamente Altro, il completamente separato, il totalmente<br />

diverso, Colui che incute timore, Mistero “fascinans et tremendum”.<br />

Ma nell’Antico Testamento è anche chiaro che questo Dio Santo si<br />

pone in relazione con l’uomo, sia in quanto Creatore (Dio con Adamo<br />

ed Eva) sia in quanto Signore di Israele, Popolo ch’Egli stesso si è<br />

scelto (Dio è il “Santo di Israele”, il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe,<br />

di Mosè e dei Profeti). Per l’Antico Testamento, dunque, solo<br />

Dio è santo ed è il Santo di Israele 1 . L’esperienza <strong>del</strong>la santità di Dio<br />

suscita in Abramo un certo terrore, costringe Mosè ed Elia a velarsi il<br />

viso e Daniele a cadere con il viso per terra; provoca nel profeta Isaia<br />

il senso <strong>del</strong>la sua indegnità 2 ; nessuno può vedere Dio e restare vivo<br />

3 , né può guardarlo, toccarlo o avvicinarlo o sentirne la voce senza<br />

mettere a rischio la propria vita 4 . Eppure questo Dio così misterioso<br />

e potente, Colui che è incomparabile perché santo 5 , ha voluto rivelarsi<br />

a Israele, essere non il Santo lontano dal suo popolo ma il Santo in<br />

mezzo al suo Popolo: “Sono il Santo in mezzo a te” dice Dio a Israele,<br />

secondo l’espressione più volte usata dal profeta Isaia 6 , Colui che abita<br />

in mezzo ai suoi fe<strong>del</strong>i e cammina con il suo popolo, stringendo<br />

un’Alleanza con Israele. Il Santo ha dunque posto la sua dimora in<br />

Israele, riservando per se stesso il popolo e la terra d’Israele, decidendo<br />

così nella sua sovrana bontà, di santificare uomini, luoghi, cose:<br />

l’intera terra d’Israele è luogo di culto nell’attesa che tutta quanta la<br />

terra lo diventi, e perciò Gerusalemme è “città santa”, città di Dio, la<br />

1 Cfr. 1 Sam 2, 2; 2 Sam 7, 22; Os 11, 9; Is 40, 25; Os 12, 1; Ab 3, 3; Pr 9, 10; 30, 3; Gb 6, 10; Is<br />

1, 4; 5, 19.24; 10, 20; <strong>17</strong>, 7; 29, 19; 30, 11.12, ecc. …<br />

2 Cfr. Gen. 15, 12; 28, <strong>17</strong>; Es 3, 6; 33, 22; 1 Re 19, 13; Dn 10, 8-9; Is 6, 5.<br />

3 Cfr. Es 19, 24; 33, 20; Gdc 13, 22; 1 Sam 6, 20.<br />

4 Cfr. 1 Sam 6, 19-20; 2 Sam 6, 7-8; Es 19,21; 24, 10-11; Dt 5, 22.<br />

5 Cfr. Is 40, 18; 40, 25; 46, 5; 46, 9.<br />

6 Cfr.Is 1, 4; 5, 19.24; 10, 20; <strong>17</strong>, 7; 29, 19; 30, 11-12.<br />

7 Cfr. Num 14, 21; Mal 1, 5.11; Is 48, 2; 52, 1; Sal 46, 5.<br />

8 Lev 11, 44; 19, 1; 20, 26.<br />

36


Formazione<br />

santa dimora <strong>del</strong>l’Altissimo 7 . Da qui l’imperativo di Dio rivolto al<br />

suo popolo: “Siate santi perché io, Jahvè, vostro Dio, sono santo” 8 .<br />

Questa frase, in cui secondo i biblisti si esprime il cosiddetto “Codice<br />

di Santità”, rende in parte ragione <strong>del</strong>la prossimità che l’idea di<br />

santità ha con l’idea <strong>del</strong>la purezza: mette in evidenza, cioè, il rilievo<br />

etico <strong>del</strong>la santità, il nesso profondo tra santità ontologica e santità<br />

morale 9 . Guglielmo Giaquinta così commenta questo passo <strong>del</strong> Levitico:<br />

“Dal concetto di santità di Dio che è il tutt’Altro, il separato, Colui<br />

che è, nasce, come conseguenza, l’indicazione di ciò che dobbiamo<br />

essere in rapporto a Lui” 10 . Dio vuole che il Suo popolo si santifichi;<br />

ma a questa volontà divina si oppone il peccato di Israele e, originariamente,<br />

il peccato di Adamo, che contrista il “Santo Spirito” <strong>del</strong><br />

Signore 11 . Ecco allora che la volontà divina si rivela gradualmente come<br />

volontà salvifica; Dio manifesta il Suo progetto di liberare Israele<br />

dalla schiavitù <strong>del</strong> peccato e <strong>del</strong>la morte per consentirgli di essere<br />

santo e di corrispondere adeguatamente all’Alleanza. La Rivelazione<br />

è proprio questa manifestazione <strong>del</strong>la volontà salvifica di Dio e <strong>del</strong>la<br />

verità <strong>del</strong> “piano di partecipazione”, per usare un’espressione di Giaquinta<br />

12 , attraverso il quale Dio comunica il suo disegno di amore per<br />

l’uomo. In questo senso la Rivelazione è dono che Dio fa di se stesso,<br />

cioè dono <strong>del</strong>la sua stessa santità agli uomini; è un dono necessariamente<br />

mediato, perché l’uomo non potrebbe naturalmente sopportare<br />

un’autocomunicazione immediata di Dio.<br />

9 La santità ontologica di Dio è la stessa essenza divina, l’Infinito Bene; la santità morale di<br />

Dio è l’Amore perfetto con cui Egli ama se stesso e le creature. Nell’uomo, come si preciserà<br />

in seguito, la santità ontologica è data dall’incorporazione in Cristo e la santità morale<br />

dalla libertà dal peccato e dall’unione <strong>del</strong>l’anima con Dio.<br />

10 G. GIAQUINTA, La santità, edizioni Pro Sanctitate, Roma, 1996, p. 15.<br />

11 Cfr. Is 63, 10.<br />

12 Op. cit., pp. 23 ss.<br />

37<br />

Simposio Pro Sanctitate


Gli scritti <strong>del</strong> Fondatore<br />

38<br />

Gli scritti de<br />

Il messaggio di santità di Cristo<br />

Gesù è l’uomo che non ha né spazio né tempo, e tutto quello<br />

che ha lo dà: il suo potere taumaturgico e i suoi miracoli, e anche<br />

questi sono per gli altri. Non risulta che Cristo abbia fatto<br />

dei miracoli per se stesso, ad eccezione di uno. Qualche volta si<br />

è tentati di evadere le tasse; Gesù invece ha fatto un miracolo<br />

per pagarle (il pesce con la moneta in bocca: cfr. Mt <strong>17</strong>, 26).<br />

Gesù non ha mai fatto miracoli per sé (per esempio convertire<br />

i sassi in pane come vorrebbero affermare gli apocrifi), ma<br />

per gli altri invece sì; si è donato completamente, incondizionatamente.<br />

È un richiamo al sapersi donare incondizionatamente,<br />

all’essere sempre persone <strong>del</strong> sì, senza riserve e senza periodi<br />

personali di «intoccabilità».<br />

C’è da notare ancora lo spirito di preghiera di Gesù, di unione<br />

con il Padre, la unione costante tra l’anima umana di Cristo<br />

e la natura divina <strong>del</strong> Verbo (unione ipostatica). È questo il punto<br />

di contatto, di innesto perenne per una preghiera e per una<br />

unione ininterrotta tra Cristo uomo e il Verbo di Dio, da cui deriva<br />

il senso di adorazione, di amore e di donazione incondizionata<br />

<strong>del</strong>la natura umana di Cristo nei confronti <strong>del</strong> Padre.<br />

Lo shemà era la preghiera di obbligo per tre volte al giorno,<br />

ma dice il testo: La reciterai continuamente, quando sarai seduto,<br />

quando ti coricherai, quando ti alzerai, quando camminerai, ...e in un<br />

continuo ritorno a Dio: Amerai. Cristo sicuramente ripeteva senza<br />

interruzione al Padre durante il giorno questa preghiera <strong>del</strong>lo<br />

shemà che è la preghiera <strong>del</strong>la santità perché amare il Signore<br />

con tutto il cuore, l’anima, lo spirito, le forze, vuol dire anelare<br />

alla santità, e chi riesce a fare questo è veramente santo.<br />

Accanto a questa preghiera per la santità, ed alla proclamazione<br />

di donazione incondizionata di Cristo al Padre durante il giorno,<br />

bisogna aggiungere la preghiera <strong>del</strong>la notte: erat pernoctans in<br />

oratione Dei (Lc 6, 42), (erat è un imperfetto continuativo).


l Fondatore<br />

Il Vangelo offre di tanto in tanto degli esempi di notti passate<br />

in preghiera (non è possibile stabilire la frequenza): la preghiera<br />

prima <strong>del</strong>la scelta dei dodici Apostoli, la trasfigurazione<br />

e l’agonia <strong>del</strong>l’orto.<br />

La preghiera di Cristo ci sollecita ad un confronto con la nostra<br />

preghiera e a chiederci quanto tempo diamo ad essa, di che<br />

tipo essa è e quale è la sua intensità.<br />

Altro aspetto <strong>del</strong>la santità di Gesù ci viene dal suo essere il<br />

Servus Javhè. Gesù è stato veramente il servitore degli altri senza<br />

farlo pesare, e quello che può essere definito il gesto culminante,<br />

cioè la lavanda dei piedi, è un fatto eccezionale come gesto<br />

ma non certo come espressione interiore. Cristo è e rimane il<br />

servo <strong>del</strong> Padre, cioè Colui che è completamente donato e disponibile<br />

di fronte al Padre per i fratelli, e quindi è servo dei fratelli<br />

in quanto è loro completamente donato e per loro disponibile.<br />

E questo avviene nei confronti di tutti i fratelli giacché non<br />

va dimenticato che quando Gesù lava i piedi agli Apostoli tra<br />

questi dodici c’era anche Giuda, giacché la lavanda dei piedi è<br />

da porsi prima <strong>del</strong>la Cena (e quindi certamente Cristo ha lavato<br />

i piedi a Giuda). È questo un episodio che ha qualcosa da insegnare<br />

a ciascuno.<br />

Ancora un ultimo aspetto: la santità di Gesù nella sua passione.<br />

Gesù che accetta tutto. Appena alcune battute iniziali nel<br />

tentativo di stabilire un minimo di giustizia: Se ho parlato male<br />

dimostralo, ma se non ho parlato male perché mi schiaffeggi? (Gv 18,<br />

23). È l’unica difesa, poi solo qualche risposta, qualche battuta<br />

con Pilato: non avresti nessuna autorità su di me se non ti fosse stata<br />

data dall’alto (Gv 19, 11). Poi null’altro; Gesù si chiude nel silenzio,<br />

non accusa, non un segno di sdegno, non di disprezzo. Il<br />

silenzio viene rotto sull’alto <strong>del</strong>la croce con una parola che è una<br />

parola di perdono. Quindi, il silenzio di Cristo non è un silenzio<br />

di disprezzo ma di amore: «Padre perdona loro perché non sanno<br />

quello che fanno».<br />

Ecco perché diciamo che Gesù è il Santo di Dio.<br />

Cristo, però, rivela il suo messaggio di santità e di amore in<br />

modo particolare nel Cenacolo e sul Calvario (oltre che lungo<br />

tutta la sua vita) soprattutto quando esplicita il suo rapporto<br />

39<br />

Gli scritti <strong>del</strong> Fondatore


Gli scritti <strong>del</strong> Fondatore<br />

Gli scritti <strong>del</strong> Fondatore<br />

40<br />

con il Padre (la spiritualità <strong>del</strong>l’amore verso il Padre) e il suo abbandono<br />

a lui che trova poi l’espressione nella preghiera <strong>del</strong><br />

«Padre nostro». Viene da pensare che quella preghiera, uscita<br />

dal cuore di Cristo, forse era già stata preparata prima, piano<br />

piano, gradualmente, dall’esperienza umana di Cristo; forse è la<br />

preghiera con cui Egli stesso aveva pregato, che forse Egli stesso<br />

recitava e che poi ha comunicato agli altri: «Padre nostro che<br />

sei nei cieli» (Mt 6, 25). È l’invito all’amore totale verso il Padre e<br />

all’abbandono incondizionato a lui, nella certezza che Egli saprà<br />

risolvere ogni cosa; questa la linea <strong>del</strong>la santità, il senso di<br />

abbandono nel Padre.<br />

È soprattutto nel Cenacolo che si coglie la pienezza <strong>del</strong> messaggio<br />

di Cristo, messaggio che Egli non presenta come realtà<br />

astratta, ma come realtà <strong>del</strong>la sua vita (coepit facere et docere, cominciò<br />

a fare e poi ad insegnare At 1, 1). Cristo ha vissuto il suo<br />

messaggio (quel messaggio che ha dato a noi) nell’amore totale<br />

per gli altri e in primo luogo per il Padre. È lui che si è abbandonato<br />

al Padre. Nell’ultimo momento sulla croce Gesù dice:<br />

Padre nelle tue mani abbandono il mio spirito (Lc 23, 46), e si abbandona<br />

insegnando a noi ad abbandonarci al Padre e ad amare il<br />

prossimo. Nel Cenacolo, momento supremo <strong>del</strong> messaggio di<br />

Cristo, (Gv 13-<strong>17</strong>) si nota l’amore di lui per gli Apostoli e poi per<br />

tutti gli altri: non prego solo per questi ma per quanti crederanno attraverso<br />

loro (Gv <strong>17</strong>, 20). Padre pensaci tu, io sto per tornare a te,<br />

te li lascio, pensaci tu. Tale messaggio viene sigillato dalla consacrazione<br />

immolativa sulla croce su cui Gesù si immola per<br />

noi, per l’umanità, per la Chiesa, per i suoi Apostoli: è l’amore<br />

di Gesù che trova concretezza nella sua donazione totale attraverso<br />

il sangue.<br />

È Gesù il Santo di Dio che viene a portarci il suo messaggio<br />

di amore e lo presenta a noi perché noi lo seguiamo; per proporci<br />

il suo discepolato con il duplice elemento di santità: quello<br />

negativo e quello positivo: «Vieni e seguimi» (cfr. Mc 10, 24).<br />

È questa la strada che, nella forza <strong>del</strong>lo Spirito, porta alla<br />

santità.


Scheda di catechesi<br />

1 Gv 4, 11 16<br />

Dal Catechismo <strong>del</strong>la Chiesa Cattolica<br />

Formazione<br />

Santità: una vocazione per la famiglia<br />

1641 “I coniugi cristiani... hanno, nel loro stato di vita e nel loro ordine,<br />

il proprio dono in mezzo al Popolo di Dio”. Questa grazia propria<br />

<strong>del</strong> sacramento <strong>del</strong> Matrimonio è destinata a perfezionare l’amore dei<br />

coniugi, a rafforzare la loro unità indissolubile. In virtù di questa grazia<br />

essi ‘si aiutano a vicenda per raggiungere la santità nella vita coniugale,<br />

nell’accettazione e nell’educazione <strong>del</strong>la prole.’<br />

1642 Cristo è la sorgente <strong>del</strong>la grazia. ‘Come un tempo Dio venne incontro<br />

al suo popolo con un patto di amore e di fe<strong>del</strong>tà, così ora il Salvatore<br />

degli uomini e Sposo <strong>del</strong>la Chiesa viene incontro ai coniugi cristiani<br />

attraverso il Sacramento <strong>del</strong> Matrimonio’. Egli rimane con loro,<br />

dà loro la forza di seguirlo rendendo su di se la propria croce, di rialzarsi<br />

dopo le loro cadute, di perdonarsi vicendevolmente, di portare<br />

gli uni i pesi degli altri, di essere ‘sottomessi gli uni agli altri, nel timore<br />

di Cristo’(Ef 5, 21) e di amarsi di un amore soprannaturale, <strong>del</strong>icato<br />

e fecondo. Nelle gioie <strong>del</strong> loro amore e <strong>del</strong>la loro vita familiare egli concede<br />

loro, fin da quaggiù, una pregustazione <strong>del</strong> banchetto <strong>del</strong>le nozze<br />

<strong>del</strong>l’Agnello….<br />

1655 Cristo ha voluto nascere e crescere in seno alla Santa Famiglia di<br />

Giuseppe e Maria. La Chiesa non è altro che la ‘famiglia di Dio’. Fin<br />

dalle sue origini, il nucleo <strong>del</strong>la Chiesa era spesso costituito da coloro<br />

che, insieme con tutta la loro famiglia, erano divenuti credenti. Allorché<br />

si convertivano, desideravano che anche tutta la loro famiglia fosse<br />

salvata. Queste famiglie divenute credenti erano piccole isole di vita<br />

cristiana in un mondo incredulo.<br />

1656 Ai nostri giorni, in un mondo spesso estraneo e persino ostile alla<br />

fede, le famiglie credenti sono di fondamentale importanza, come<br />

focolari di fede viva e irradiante. È per questo motivo che il Concilio<br />

41<br />

Incontro per la famiglia


Incontro per la famiglia<br />

Formazione<br />

Vaticano <strong>II</strong>, usando un’antica espressione, chiama la famiglia ‘ecclesia<br />

domestica = Chiesa domestica’. È in seno alla famiglia che ‘i genitori<br />

devono essere per i loro figli, con la parola e con l’esempio, i primi annunciatori<br />

<strong>del</strong>la fede, e secondare la vocazione propria di ognuno, e<br />

quella sacra in’modo speciale’.<br />

Nel seno <strong>del</strong>la grande Chiesa, questa piccola chiesa si conosce allora<br />

per ciò che essa è in verità: una comunità debole e qualche volta peccatrice<br />

e penitente, ma perdonata, in marcia verso la santità “nella pace<br />

di Dio che sorpassa ogni intelligenza” (Fil 4, 7).<br />

Paolo VI<br />

Ogni famiglia trae il suo nome, cioè la sua vita stessa, dalla paternità<br />

di Dio. La famiglia cristiana per eccellenza può rivolgersi a Dio come<br />

al suo solo Padre, che le assicura stabilità, fe<strong>del</strong>tà e pace. In un<br />

mondo turbato dal disordine e dalla violenza, questa stabilità <strong>del</strong>la famiglia<br />

cristiana è un bene molto prezioso.<br />

La pace vissuta e trasmessa dalla famiglia cristiana ha le sue radici<br />

nella certezza <strong>del</strong>la resurrezione.<br />

Nella vita di preghiera è alimentata la pace che proviene da Dio.<br />

La gioia cristiana non è facile: è frutto di una lotta <strong>del</strong>la fede contro<br />

le potenze <strong>del</strong> male. Vissuta nella famiglia è anche comunione con tutti<br />

gli uomini... la gioia diventa missione per la famiglia cristiana.<br />

La generosità <strong>del</strong>la famiglia implica il senso <strong>del</strong>l’ospitalità. La generosità<br />

porta alla vera libertà. La famiglia cristiana non può essere attaccata<br />

ai beni materiali e al denaro.<br />

L’accoglienza di ogni nuova vita e <strong>del</strong>la povertà offre una incomparabile<br />

gioia interiore.<br />

Max Turian<br />

La famiglia è santa perché la grazia:<br />

1. porta ad amare Dio non più da soli ma nell’unità familiare;<br />

2. porta ad amare Dio come Padre nostro e <strong>del</strong>la famiglia;<br />

3. suscita tra i suoi membri l’amore-carità che conferma e santifica il legame<br />

<strong>del</strong>la consanguineità;<br />

4. si edifica con il dono dei figli: da genitori santi nascono figli chiamati<br />

alla santità che formano la Chiesa santa di Dio;<br />

5. la rende capace di preghiera al Padre e ne fa una piccola chiesa.<br />

42


Dagli Scritti di Guglielmo Giaquinta<br />

Non siamo nati per odiarci a combatterci ma per amarci a aiutarci.<br />

Non può, quindi essere la violenza, la divisione, l’ingiustizia e la lotta<br />

la legge fondamentale <strong>del</strong>l’umanità che deve invece sforzarsi di attuare<br />

il sogno di una fraternità universale, capace di ignorare o superare<br />

qualsiasi barriera.<br />

Solo l’unità fraterna potrà salvare il nostro domani di uomini liberi.<br />

Cristo, i fratelli li ha amati non per giuoco, ed è morto in croce per essi;<br />

la fraternità cristiana non può, trovarti soddisfatto e indifferente.<br />

Questo perché è in Cristo che gli uomini sono tuoi fratelli e quanto più<br />

essi ti passano o ti vengono accanto, tanto più, Cristo si avvicina a te.<br />

C’è un Cristo povero e un Cristo ricco: questo è il fratello che ci è simpatico,<br />

che ci attrae, con cui è facile dialogare, scherzare, collaborare;<br />

quello è l’antipatico, musone, colui con cui non è facile convivere. La<br />

nostra scelta preferenziale non può cadere che sul Cristo povero <strong>del</strong>la<br />

grotta <strong>del</strong>la croce.<br />

Cristo ci insegna come darsi:<br />

si è fatto uomo, schiavo, pane.<br />

Non ha misurato la sua donazione, ma arrivato al massimo:<br />

il massimo <strong>del</strong>l’amore sentito ed offerto;<br />

il massimo <strong>del</strong> dolore amato e vissuto.<br />

PER GLI ANIMATORI<br />

Formazione<br />

Obiettivo<br />

- Ciascun membro <strong>del</strong>la famiglia si riconosca chiamato a vivere la santità<br />

<strong>del</strong> Padre.<br />

- La famiglia nel suo insieme accolga il progetto <strong>del</strong> Padre che la vuole<br />

non solo somma di persone sante ma insieme in cammino verso la<br />

santità <strong>del</strong>la famiglia Trinitaria.<br />

- Proporre a ciascun membro un atteggiamento che concretizzi la santità.<br />

- Stimolare nella famiglia dialogo e preghiera perché la santità sia una<br />

vocazione vissuta.<br />

Proposta di articolazione <strong>del</strong>l’incontro<br />

Accoglienza festosa, cartelloni, canti<br />

Preghiera iniziale<br />

Annuncio sul tema e brevi testimonianze<br />

Gruppi di condivisione: sulla santità: dialoghiamo insieme<br />

Preghiamo insieme<br />

<strong>Tempo</strong> di fraternità<br />

43<br />

Incontro per la famiglia


Incontro per la famiglia<br />

Formazione<br />

Materiale<br />

scheda di catechesi per gli animatori, cartelloni per l’accoglienza, necessario<br />

per i singoli gruppi, foglio dei canti, sussidio per la preghiera<br />

iniziale<br />

• Animazione dei gruppi<br />

44<br />

COPPIE<br />

Metodo<br />

- alle coppie viene dato il sussidio “Una casa per la santità” sul quale<br />

rifletteranno per circa 10’<br />

- nel gruppo la coppia animatrice introdurrà il dialogo richiamando<br />

qualche concetto ascoltato nell’annuncio e poi inviterà tutti a condividere<br />

le riflessioni sulle domande <strong>del</strong> sussidio<br />

- si cerca di preparare una sintesi <strong>del</strong> dialogo di gruppo attorno ai<br />

quattro esempi di “case” presentati dal sussidio per comunicarli nell’assemblea<br />

conclusiva<br />

- sollecitare ogni coppia ad un impegno reale secondo gli aspetti indicati<br />

nel sussidio.<br />

Materiale Sussidio<br />

<strong>Tempo</strong> 60’<br />

ADULTI<br />

Metodo<br />

- Breve introduzione <strong>del</strong>l’animatore sul tema: “Santità: una vocazione<br />

per la famiglia”<br />

- Si metta in rilievo il contributo che la persona adulta, matura nella fede,<br />

può offrire alla santificazione <strong>del</strong>la famiglia<br />

- Scambio di esperienze<br />

- Preparare alcune intenzioni di preghiera da proporre all’assemblea<br />

seguite dall’Ave Maria<br />

- Proporre di incontrarsi nei propri nuclei su questo tema.


BAMBINI<br />

Metodo<br />

- Breve introduzione: È bello sapere che Dio ci ama e ci dà tanta gioia<br />

poter rispondere al suo amore.<br />

È così che possiamo diventare santi ed essere la presenza di Dio-gioia<br />

nella nostra famiglia.<br />

- Invitare i bambini a raccontare degli episodi di gioia familiare e aiutarli<br />

a darne una valutazione cristiana.<br />

- Scegliere insieme uno di questi episodi e rappresentarlo con una scenetta<br />

da presentare poi all’assemblea comune.<br />

- Preparare <strong>del</strong>le intenzioni per il momento di preghiera comunitario.<br />

<strong>Tempo</strong> 60’<br />

ADOLESCENTI<br />

Metodo<br />

Premessa: l’animatore presenta, brevemente, il tema: Cristiani, cioè santi.<br />

1. Si consegna a ciascun ragazzo un piatto di cartone sull’orlo <strong>del</strong> quale<br />

dovrà scrivere: “cos’è la santità”.<br />

2. Si fa girare il piatto in senso orario e si riscrive per tre volte.<br />

3. Su altri piatti (se non è possibile, sul retro degli stessi) si ripete la dinamica<br />

precedente sul tema: “chi è il santo”.<br />

4. Rileggere di seguito i risultati sui due temi e preparare le due sintesi<br />

su due cartelloni nell’assemblea conclusiva. Preparare anche <strong>del</strong>le<br />

preghiere sulla famiglia santa.<br />

5. Impegnarsi a parlare di santità in famiglia e chiedere ogni giorno al<br />

Signore, nella preghiera, la fiducia di diventare santi e parte di una<br />

famiglia santa.<br />

Materiale<br />

piatti di carta, penne, pennarelli, due cartelloni.<br />

<strong>Tempo</strong> 60’<br />

Formazione<br />

45<br />

Incontro per la famiglia


Incontro per la famiglia<br />

Formazione<br />

46<br />

GIOVANI<br />

Tema: SANTI, cioè FRATELLI<br />

Premessa: breve collegamento tra santità e fraternità. (cfr scheda di catechesi)<br />

1. Si divide il gruppo in due parti uguali, la prima parte scrive il suo<br />

nome su un biglietto che metterà piegato in un cestino.<br />

2. Presentare il concetto di santità e consegnare il sussidio di fraternità<br />

perché ciascuno rifletta personalmente per 10’.<br />

3. Dal cestino ogni giovane <strong>del</strong>la seconda parte <strong>del</strong> gruppo prenderà<br />

un nome e con la persona indicata comincerà un dialogo sul tema:<br />

santi, cioè fratelli, con particolare attenzione alla vita in famiglia.<br />

4. Ogni coppia di giovani si unisce a un’altra coppia, continua il dialogo<br />

e prepara proposte concrete di fraternità nella vita familiare.<br />

5. Proporre un impegno comune per favorire la fraternità nella famiglia<br />

ecclesiale (parrocchia, Movimento) (ad es. un libretto di canti, la<br />

festa <strong>del</strong>la famiglia, un incontro di fraternità, una gita…).<br />

6. Si rifluisce nell’incontro di gruppo dove viene elaborata la sintesi<br />

per l’assemblea finale.<br />

Materiale sussidio<br />

<strong>Tempo</strong> 60’<br />

Coppie<br />

SUSSIDI<br />

LA CHIESA CI INVITA<br />

In seno alla comunità ecclesiale (grande famiglia formata da famiglie<br />

cristiane) si attuerà un mutuo scambio di presenza e di aiuto fra tutte<br />

le famiglie, ciascuna mettendo a servizio <strong>del</strong>le altre la propria esperienza<br />

umana, come pure i doni di fede e di grazia.<br />

Familiaris Consortio n. 69<br />

UNA CASA PER LA SANTITÀ<br />

Betlem “Anche Giuseppe, che era <strong>del</strong>la casa e <strong>del</strong>la famiglia di Davide,<br />

dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide,<br />

chiamata Betlemme e, per farsi registrare insieme con Maria sua


sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono<br />

per lei i giorni <strong>del</strong> parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito,<br />

lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era<br />

posto per loro nell’albergo”.<br />

Lc 2, 4-7<br />

Betlem casa <strong>del</strong>la semplicità e <strong>del</strong>la povertà<br />

Nazaret “Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge <strong>del</strong> Signore,<br />

fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva<br />

e si fortificava, pieno di sapienza e la grazia di Dio era sopra di lui”.<br />

Lc 2, 39-40<br />

Nazaret casa <strong>del</strong>la comunione dei cuori<br />

Betania “Sei giorni prima <strong>del</strong>la Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si<br />

trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero<br />

una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora,<br />

presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso,<br />

cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si<br />

riempì <strong>del</strong> profumo e <strong>del</strong>l’unguento”.<br />

Gv 12, 1-4<br />

Betania casa <strong>del</strong>la fraternità e <strong>del</strong>la vita<br />

Cenacolo “Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli<br />

Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un<br />

sabato. Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano.<br />

C’erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso,<br />

Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelota e Giuda di<br />

Giacomo. Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme<br />

con alcune donne e con l’aria, il padre di Gesù e con i fratelli di lui. “<br />

Atti 1,12-14<br />

Cenacolo casa <strong>del</strong>la preghiera e <strong>del</strong>l’apostolato<br />

Formazione<br />

Per condividere<br />

- Quale degli aspetti proposti sono presenti nella nostra famiglia?<br />

- Quale aspetto è totalmente assente?<br />

47<br />

Incontro per la famiglia


Incontro per la famiglia<br />

Formazione<br />

- Quale difficoltà per realizzarli?<br />

- Quale esperienza fanno gli altri venendo “a casa nostra”?<br />

- Siamo interiormente disponibili a crescere insieme per dare al nostro<br />

stare insieme e alla nostra “casa” una fisionomia cristiana?<br />

Elevazione dei coniugi alla Trinità (G. Giaquinta)<br />

O Trinità beata,<br />

ci hai chiamato a formare<br />

attraverso il sacramento<br />

<strong>del</strong> matrimonio<br />

una comunità di amore,<br />

ascolta ora la nostra preghiera.<br />

Padre,<br />

donaci di saper vivere<br />

la fecondità <strong>del</strong> tuo amore<br />

donativo,<br />

la fraternità verso tutti<br />

i tuoi figli.<br />

Signore Gesù,<br />

che la nostra famiglia<br />

sia sempre immagine viva<br />

<strong>del</strong> tuo amore infinito<br />

e immolativo<br />

verso la Chiesa, tua sposa,<br />

Giovani<br />

48<br />

SANTI cioè FRATELLI<br />

e diventi mo<strong>del</strong>lo per tutti<br />

<strong>del</strong>la comune chiamata<br />

alla perfezione e alla santità.<br />

Spirito divino,<br />

concedici fuoco d’amore<br />

forza nelle difficoltà<br />

generosa donazione ai fratelli.<br />

O Trinità divina,<br />

donaci figli sani,<br />

donaci figli santi<br />

e tra di essi<br />

scegli i tuoi consacrati.<br />

Maria, mo<strong>del</strong>lo nostro,<br />

sposa, vergine, madre<br />

a te doniamo questa famiglia.<br />

Rendila tabernacolo d’amore.<br />

E così sia.<br />

Oggi, ogni uomo - anche tu - sente il bisogno di ritrovarsi creatura viva,<br />

capace di amare, nella gioia di essere amati.<br />

AMORE, cioè santità. AMORE, cioè fraternità.<br />

Nella famiglia tutti i componenti sono fratelli, chiamati all’amore reciproco.<br />

Fratelli perché figli <strong>del</strong>l’unico Dio-Padre,<br />

rinati in Cristo Gesù Fratello Maggiore,<br />

animati dallo stesso Spirito di Santità.


• Desideri davvero vivere “da fratello” con gli altri?<br />

• Nella tua famiglia come è presente la fraternità umana, cristiana, spirituale?<br />

• Tutte le famiglie sono chiamate alla santità e alla fraternità.<br />

• I giovani hanno un ruolo prezioso per la santità <strong>del</strong>la famiglia.<br />

• Come pensi che si possono coinvolgere altri in questo cammino?<br />

Animazione <strong>del</strong>la preghiera<br />

Canto: Spirito Santo vieni nei nostri cuori,<br />

noi ti invochiamo nei nostri cuori.<br />

preghiera iniziale<br />

Vieni Spirito Santo, tu che ci fai sperimentare l’amore <strong>del</strong> Padre e <strong>del</strong><br />

Figlio, vieni ad immergerci nella preghiera, donaci di vivere oggi e<br />

sempre nella comunione con te e tra di noi per poter realizzare insieme<br />

la nostra vocazione: diventare santi. Rit.<br />

Vieni Spirito Santo nel cuore dei bimbi a cantare la gioia <strong>del</strong>la semplicità<br />

e <strong>del</strong>l’innocenza, vieni a parlare di Gesù sorridente, amico di<br />

tutti. Rit.<br />

Vieni Spirito Santo nel cuore dei ragazzi, rivela loro il dono di essere<br />

chiamati a “cose grandi” da vivere insieme e con l’aiuto dei genitori. Rit.<br />

Vieni Spirito Santo nel cuore dei giovani e grida loro che non sono soli<br />

e che tutti siamo figli <strong>del</strong> Padre e fratelli di Cristo nostro mo<strong>del</strong>lo di<br />

vita. Rit.<br />

Vieni Spirito Santo nel cuore di ogni uomo e di ogni donna che scelgono<br />

di costruire insieme la loro vita, concedi loro un amore fe<strong>del</strong>e e<br />

sincero che li renda aperti e sensibili ai bisogni dei fratelli. Rit.<br />

Vieni Spirito Santo nel cuore di ogni persona, dona l’entusiasmo, la<br />

perseveranza di seguire le orme di Cristo verso il Padre. Rit.<br />

Pausa di silenzio<br />

Formazione<br />

49<br />

Incontro per la famiglia


Incontro per la famiglia<br />

Formazione<br />

Preghiera a Gesù Divino Maestro (G. Giaquinta)<br />

Gesù Divino Maestro che dal cielo scendesti per donare l’abbondanza<br />

<strong>del</strong>la grazia, accrescila in noi e fa’ che diventi fiume che trabocca nella<br />

vita eterna.<br />

Tu che <strong>del</strong> dolore volutamente scegliesti l’abisso e nell’Eucaristia ti lasci<br />

cibo dei figli degli uomini, facci comprendere la sublimità di tale<br />

esempio. Il fuoco acceso dal tuo amore consumi le scorie <strong>del</strong>la nostra<br />

mediocrità e ci dia la forza di seguire l’invito alla perfezione infinita<br />

<strong>del</strong> Padre.<br />

Della fede concedici la fermezza, <strong>del</strong>la carità l’ardore, <strong>del</strong>la speranza<br />

incrollabile certezza.<br />

Donaci il desiderio <strong>del</strong>l’eroismo in ogni virtù e la fiducia di raggiungere<br />

con l’aiuto <strong>del</strong>la tua e nostra Madre, la santità. Amen.<br />

Canto<br />

Assemblea conclusiva<br />

50<br />

O Cuore Immacolato di Maria<br />

vivo mo<strong>del</strong>lo di ogni santità<br />

dona tu la fiducia di diventare santi<br />

Coordinata da un animatore che riformula brevemente la scheda di catechesi<br />

e poi sollecita gli interventi dei gruppi.<br />

Gli adolescenti presentano la sintesi sulla santità e il santo.<br />

I giovani offrono le loro proposte perché la santità e la fraternità siano<br />

vissute nella famiglia ecclesiale.<br />

I bambini rappresentano una scena di gioia familiare.<br />

Le coppie comunicano le riflessioni e gli impegni scaturiti dai 4 esempi<br />

di casa.<br />

Gli adolescenti cominciano la preghiera che sarà continuata dagli adulti<br />

e da chi vorrà intervenire.<br />

<strong>Tempo</strong> 45’


3 - Un ministero da vivere<br />

Il sacerdote e la penitenza<br />

IN DIALOGO<br />

Formazione<br />

Soprattutto esortiamo a curare bene l’amministrazione <strong>del</strong> Sacramento<br />

<strong>del</strong>la Penitenza, il Sacramento pedagogico per eccellenza che ci<br />

mette a colloquio, a uno a uno, con i nostri fe<strong>del</strong>i. Dovrebbe essere la<br />

circostanza più efficace, dal punto di vista umano, il momento di presa<br />

diretta <strong>del</strong> nostro ministero sopra gli altri! Comprendete quale pressante<br />

raccomandazione ci sia in questo accenno. Cerchiamo di confessare<br />

bene! Che nessuna anima passi da noi per essere soltanto assolta,<br />

senza sapere che cosa sia l’assoluzione! Che tutte sentano - almeno dalla<br />

gravità con cui esercitiamo questo ministero, dalla pazienza, dalla<br />

compostezza e dalla comprensione con cui ci sentiamo degli strumenti<br />

di Cristo - che in quel momento si compie per esse il ministero <strong>del</strong>la<br />

loro risurrezione, così che partano rinnovate e cariche di qualche proposito<br />

e di qualche impegno, che si traduca, poi, in novità di vita. Non<br />

sciupiamo un Sacramento che congiunge al massimo <strong>del</strong>l’efficacia<br />

umana il massimo <strong>del</strong>l’efficacia divina.<br />

Cerchiamo di confessare bene,<br />

di essere maestri di spirito,<br />

amici <strong>del</strong>le anime,<br />

medici, consiglieri pazienti e amorosi;<br />

non passi anima al nostro confessionale<br />

senza aver ricevuto una spinta<br />

a un rinnovamento sincero e perseverante!<br />

(PAOLO VI, Discorso 24 ottobre 1957)<br />

Il Padre ha manifestato la sua misericordia riconciliando a sé il<br />

mondo per mezzo di Cristo, ristabilendo la pace, con il sangue <strong>del</strong>la<br />

sua croce, tra le cose <strong>del</strong>la terra e quelle <strong>del</strong> cielo (cf 2Cor 5, 18s; Col 1,<br />

20). Il Figlio di Dio, fatto uomo, è vissuto tra gli uomini per liberarli<br />

dalla schiavitù <strong>del</strong> peccato (cf Gv 8, 34-36), e chiamarli dalle tenebre alla<br />

sua luce ammirabile (cf 1Pt 2,9). Per questo, ha cominciato la sua<br />

missione in terra predicando la penitenza e dicendo: “Convertitevi e<br />

credete al Vangelo” (Mc 1, 15).<br />

51<br />

Anno sacerdotale - Il nostro sacerdozio


Anno sacerdotale - Il nostro sacerdozio<br />

Formazione<br />

Questo invito alla penitenza, che più volte già s’era fatto udire per<br />

bocca dei profeti, preparò il cuore degli uomini all’avvento <strong>del</strong> regno<br />

di Dio con la voce di Giovanni Battista, che venne a “predicare un battesimo<br />

di conversione per il perdono dei peccati” (Mc 1, 4).<br />

Gesù poi non soltanto esortò gli uomini alla penitenza, perché abbandonassero<br />

il peccato, e di tutto cuore si convertissero a Dio (cf Lc<br />

15), ma accolse anche i peccatori e li riconciliò con il Padre (Lc 5, 20.27-<br />

32; 7, 48). Guarì pure gl’infermi, per dare un segno <strong>del</strong> suo potere di rimettere<br />

i peccati (cf Mt 9, 2-8). E infine morì egli stesso per i nostri peccati,<br />

e risuscitò per la nostra giustificazione (cf Rm 4, 25). Per questo,<br />

nella notte in cui fu tradito, e diede inizio alla sua passione salvatrice,<br />

istituì il sacrificio <strong>del</strong>la nuova Alleanza nel suo sangue, per la remissione<br />

dei peccati (cf Mt 26, 28), e dopo la sua risurrezione mandò sugli<br />

Apostoli lo Spirito Santo, perché avessero il potere di rimettere i peccati<br />

o di ritenerli (cf Gv 20, 19-23), e ricevessero la missione di predicare<br />

nel suo nome, a tutte le nazioni, la penitenza e la remissione dei peccati<br />

(cf Lc 24, 47).<br />

Fe<strong>del</strong>e al mandato <strong>del</strong> Signore, Pietro, a cui il Signore aveva detto:<br />

“Ti darò le chiavi <strong>del</strong> regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra,<br />

sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra, sarà sciolto<br />

nei cieli” (Mt 16,19), nel giorno <strong>del</strong>la Pentecoste predicò il perdono dei<br />

peccati per mezzo <strong>del</strong> Battesimo: “Pentitevi e ciascuno di voi si faccia<br />

battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati”<br />

(At 2, 38; cf At 3, 19.26; <strong>17</strong>, 30). Da allora, mai la Chiesa tralasciò di<br />

chiamare gli uomini dal peccato alla conversione, e di manifestare, con<br />

la celebrazione <strong>del</strong>la penitenza, la vittoria di Cristo sul peccato.<br />

Questa vittoria risplende anzitutto nel Battesimo. In esso, il vecchio<br />

uomo viene crocifisso con Cristo, perché sia distrutto il corpo <strong>del</strong> peccato,<br />

e perché noi non siamo più schiavi <strong>del</strong> peccato, e risorgendo con<br />

Cristo, viviamo ormai per Iddio (cf Rm 6, 4-10). Per questo la Chiesa<br />

professa la sua fede in “un solo Battesimo, per il perdono dei peccati”.<br />

Nel sacrificio <strong>del</strong>la Messa viene ripresentata la passione di Cristo; il<br />

suo corpo dato per noi e il suo sangue per noi sparso in remissione dei<br />

peccati, nuovamente vengono offerti dalla Chiesa a Dio per la salvezza<br />

<strong>del</strong> mondo intero. Nell’Eucaristia infatti Cristo è presente e viene offerto<br />

come “sacrificio di riconciliazione”, e perché il suo santo Spirito<br />

“ci riunisca in un solo corpo”.<br />

Più ancora, il nostro Salvatore Gesù Cristo, quando conferì ai suoi<br />

Apostoli e ai loro successori il potere di rimettere i peccati, istituì nella<br />

52


sua Chiesa il sacramento <strong>del</strong>la Penitenza, perché i fe<strong>del</strong>i caduti in peccato<br />

dopo il Battesimo ricevessero la grazia e si riconciliassero con Dio.<br />

“Acqua e lacrime non mancano alla Chiesa: l’acqua <strong>del</strong> Battesimo, le<br />

lacrime <strong>del</strong>la Penitenza” (sant’Ambrogio).<br />

(Proenotanda <strong>del</strong> libro <strong>del</strong> Rito <strong>del</strong>la Penitenza 1-2)<br />

LINEE OPERATIVE<br />

Formazione<br />

Personali<br />

1. Quanto ci riguardano le semplici e forti parole di Paolo VI? In che<br />

misura quelle indicazioni le metto in atto nella mia pratica di cristiano?<br />

2. Cosa mi impedisce di confessarmi: con più regolarità? La Penitenza<br />

è da me vissuta come strumento di santificazione?<br />

3. Conosco i Proenotanda <strong>del</strong> libro liturgico <strong>del</strong> Sacramento <strong>del</strong>la Penitenza?<br />

È oggetto <strong>del</strong>la mia meditazione personale, alla quale sono tenuto?<br />

Pastorali<br />

- Che posto ha l’amministrazione <strong>del</strong> Sacramento <strong>del</strong>la Penitenza nel<br />

mio servizio pastorale? Quali i tempi e le modalità?<br />

- Come riaccendere nel popolo di Dio il desiderio di vincere il male<br />

dentro e fuori di sé?<br />

- Cerco di curare anche il momento penitenziale <strong>del</strong>la Santa Messa e<br />

le celebrazioni penitenziali <strong>del</strong>la Quaresima?<br />

53<br />

Anno sacerdotale - Il nostro sacerdozio


Nucleo orante<br />

Formazione<br />

Nella tua luce conosciamo il bene<br />

Invocazione allo Spirito Santo<br />

Vieni, Spirito di luce<br />

illumina la storia di questo giorno,<br />

rendici consapevoli <strong>del</strong>la nostra debolezza e <strong>del</strong>la misericordia <strong>del</strong> Padre<br />

dona pace e abbandono ai nostri cuori,<br />

rendici positivi e costruttivi nella famiglia, nella Chiesa, nella società.<br />

In ascolto<br />

Salmo 4, 2-9<br />

Quando t’invoco, rispondimi, Dio <strong>del</strong>la mia giustizia!<br />

Nell’angoscia mi hai dato sollievo;<br />

pietà di me, ascolta la mia preghiera.<br />

Fino a quando, voi uomini, calpesterete il mio onore,<br />

amerete cose vane e cercherete la menzogna?<br />

Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fe<strong>del</strong>e;<br />

il Signore mi ascolta quando lo invoco.<br />

Tremate e più non peccate,<br />

nel silenzio, sul vostro letto, esaminate il vostro cuore.<br />

Offrite sacrifici legittimi<br />

e confidate nel Signore.<br />

Molti dicono: “Chi ci farà vedere il bene,<br />

se da noi, Signore, è fuggita la luce <strong>del</strong> tuo volto?”.<br />

Hai messo più gioia nel mio cuore<br />

di quanta ne diano a loro grano e vino in abbondanza.<br />

In pace mi corico e subito mi addormento,<br />

perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare.<br />

2 Cor 4, 6<br />

54<br />

Salmo 4


Formazione<br />

Per l’animatore<br />

• Il giorno iniziato nel Nome <strong>del</strong> Signore, vissuto nella fatica e nella<br />

gioia, si conclude con la preghiera di fiducia in Dio.<br />

• Il Salmo 4 è una preghiera <strong>del</strong>la sera: il buio è vinto dallo splendere<br />

<strong>del</strong> volto di Dio.<br />

• Riconosciamo che spesso nella giornata abbiamo sperimentato le catene<br />

<strong>del</strong>le tenebre <strong>del</strong>la tentazione, <strong>del</strong> dubbio, <strong>del</strong> peccato.<br />

• Ripercorriamo le ore <strong>del</strong>la giornata e vi troviamo la presenza di Dio,<br />

presenza di liberazione e di pace.<br />

• A sera il cuore è purificato e colmo di gioia: serenamente attendiamo<br />

la notte.<br />

Per la riflessione personale<br />

- Il giungere <strong>del</strong>la sera ci trova fisicamente stanchi, viviamo la preghiera<br />

come riposo tranquillo in Dio?<br />

- L’esame di coscienza serale è un elenco <strong>del</strong>le nostre mancanze o anche<br />

un riconoscimento <strong>del</strong>l’azione misericordiosa di Dio?<br />

- Mi soffermo ad esaminare la “notte” <strong>del</strong> mondo immerso nella lotta<br />

<strong>del</strong> male? Ascolto il grido <strong>del</strong>lo Spirito che nella storia degli uomini è<br />

anelito <strong>del</strong>la presenza di Dio?<br />

Indicazioni di vita<br />

➪ Essere fe<strong>del</strong>i alla preghiera <strong>del</strong>la sera: preghiera di verifica ma soprattutto<br />

di riconoscenza e di abbandono.<br />

➪ Leggere il giornale per cogliere la “notte” <strong>del</strong> mondo e riconoscere<br />

le orme di Cristo che conduce l’umanità al Padre.<br />

➪ In ogni situazione cercare di vivere la beatitudine: beati gli operatori<br />

di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.<br />

➪ Accostarsi all’altro cercando di “conoscerne il bene”.<br />

Preghiera comunitaria<br />

FACCI CONOSCERE IL BENE, SIGNORE<br />

- Alla fine di ogni giornata<br />

- In ogni situazione di conflitto e di sofferenza<br />

- Nell’accostarci ad ogni fratello<br />

- Nella storia dei nostri giorni<br />

55<br />

Nucleo orante


Adorazione eucaristica<br />

Pres Nel nome <strong>del</strong> Padre, <strong>del</strong> Figlio e <strong>del</strong>lo Spirito Santo.<br />

Ass Amen.<br />

Guida Portiamo nel cuore <strong>del</strong>la nostra preghiera l’uomo lontano da<br />

Dio che vive nel buio. Con la venuta <strong>del</strong> Signore il buio non fa<br />

più paura perché, come dice il salmo 139 «Se dico almeno le tenebre<br />

mi avvolgano e la luce intorno a me sia notte, nemmeno<br />

le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno;<br />

per te le tenebre sono come luce». Infatti la notte è luminosa come<br />

il giorno; per il Signore le tenebre sono come luce.<br />

Per questo motivo viene portato all’altare un cartoncino nero<br />

come segno d’oscurità.<br />

Invocazione allo Spirito: Vieni Spirito d’amore<br />

Vieni, o Spirito creatore,<br />

visita le nostre menti,<br />

riempi <strong>del</strong>la tua grazia<br />

i cuori che hai creato. Rit.<br />

56<br />

Dalle<br />

tenebre<br />

alla luce<br />

O dolce consolatore,<br />

dono <strong>del</strong> Padre altissimo.<br />

Acqua viva, fuoco, amore,<br />

santo crisma <strong>del</strong>l’anima. Rit.<br />

Dito <strong>del</strong>la mano di Dio,<br />

promesso dal Salvatore,<br />

irradia i tuoi sette doni,<br />

suscita in noi la parola. Rit.<br />

Preghiera<br />

Sii luce all’intelletto,<br />

fiamma ardente nel cuore;<br />

sana le nostre ferite<br />

col balsamo <strong>del</strong> tuo amore. Rit.<br />

Difendici dal nemico,<br />

reca in dono la pace,<br />

la tua guida invincibile<br />

ci preservi dal male. Rit.<br />

Luce d’eterna sapienza,<br />

svelaci il grande mistero<br />

di Dio Padre e <strong>del</strong> Figlio<br />

uniti in un solo Amore. Amen. Rit.


Preghiera<br />

I lett Dal Vangelo di Luca (9, 28-33)<br />

Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e<br />

Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò<br />

d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini<br />

conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria, e parlavano<br />

<strong>del</strong> suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni<br />

erano oppressi dal sonno; ma quando si svegliarono videro la sua gloria<br />

e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro<br />

disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui».<br />

Dagli scritti di Charles de Foucauld<br />

L’incarnazione inizia con la bontà di Dio, ma c’è una cosa che appare<br />

come meravigliosa e che brilla come un segno splendente: l’umiltà infinita<br />

che contiene questo mistero - Dio, l’essere infinito, l’Onnipotente…<br />

che si è fatto uomo e l’ultimo degli uomini. (L’ultimo posto - Città<br />

Nuova)<br />

canto di esposizione Guida Viene portato un cero acceso<br />

che viene posizionato davanti<br />

al cartoncino nero, segno che la<br />

GESÙ È LUCE<br />

luce illumina anche le tenebre più<br />

oscure.<br />

Preghiamo insieme<br />

Dio, che in principio dicesti: “sia la luce”<br />

fa’ che i nostri occhi esultino per tutte le cose belle<br />

fa’ che ogni persona accolga e veda la tua luce<br />

fa’ che la luce <strong>del</strong> tuo Vangelo percorra tutta la terra<br />

fa’ che siamo in comunione gli uni con gli altri<br />

fa’ che tutti i popoli camminino nella verità e nella giustizia.<br />

Signore, Tu sei la mia luce: senza di te cammino nelle tenebre<br />

senza di Te non posso neppure fare un passo,<br />

senza di te non so dove vado,<br />

sono un cieco che guida un altro cieco.<br />

Se tu mi apri gli occhi, Signore, io vedrò la tua luce,<br />

i miei piedi cammineranno nella via <strong>del</strong>la vita.<br />

Signore, se tu mi illuminerai, io potrò illuminare,<br />

tu fai di noi la luce <strong>del</strong> mondo.<br />

57<br />

Adorazione eucaristica


Adorazione eucaristica<br />

Preghiera<br />

silenzio di adorazione Guida Nell’Eucaristia troviamo<br />

una luce che illumina la nostra vita,<br />

rischiara la parola, ci lega e incatena<br />

all’Amore e ci invita ad imitarlo.<br />

I lett Dagli Atti degli Apostoli (4, 12-13)<br />

La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio;<br />

essa penetra fino al punto di divisione <strong>del</strong>l’anima e <strong>del</strong>lo spirito, <strong>del</strong>le giunture<br />

e <strong>del</strong>le midolla e scruta i sentimenti e i pensieri <strong>del</strong> cuore. Non v’è creatura<br />

che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi<br />

e a lui noi dobbiamo rendere conto.<br />

silenzio di riflessione<br />

Dagli scritti di Maurice Blon<strong>del</strong><br />

Credere in Dio, desiderarlo, chiamarlo, tutto questo consenso necessario<br />

<strong>del</strong>la coscienza, per noi non ha ragione d’essere, se non in quanto<br />

ci aspettiamo da lui ciò che non siamo, ciò che non possiamo essere<br />

o fare da soli. Se non lo vogliamo dove si trova, significa che lo vorremmo<br />

dove non può essere. Dove trovarlo dunque, se non dove la<br />

volontà, per una specie di spogliamento, è spinta al di sopra di se<br />

stessa? E, poiché questa rinuncia non esiste senza produrre una segreta<br />

sofferenza; e poiché questa operazione, per essere soprannaturale,<br />

ha bisogno di crocifiggere le compiacenze <strong>del</strong>l’amor proprio;<br />

poiché essa tende, secondo il linguaggio di San Paolo, alla divisione<br />

<strong>del</strong>l’anima e <strong>del</strong>lo spirito, <strong>del</strong>le giunture e <strong>del</strong>le midolla (Ebr 4, 12), è<br />

chiaro che un medesimo elemento fa respingere il divino agli spiriti<br />

pieni di sé e a quelli privi di coraggio, mentre si rivela alle anime devote<br />

<strong>del</strong>le quali si può dire che non vorrebbero un Dio senza esigenze<br />

gelose nei loro confronti.<br />

Infatti il più grande sforzo <strong>del</strong> cuore consiste nel credere all’amore di<br />

Dio per l’uomo. Chi ha compreso perché l’uomo può e vuole essere divinamente<br />

amato come se fosse il Dio <strong>del</strong>lo stesso Dio, non si stupisce<br />

più che la vita <strong>del</strong>l’annientamento e <strong>del</strong>la mortificazione sia la strada<br />

<strong>del</strong>l’amore pieno. Chi è buono vuole che si sia esigenti verso di lui.<br />

Perciò soltanto nel vuoto <strong>del</strong> cuore, soltanto nelle anime silenziose e di<br />

buona volontà una simile rivelazione può essere utilmente percepita:<br />

essa è degna di essere accolta soltanto per quello che la rende disprez-<br />

58


Preghiera<br />

zabile e odiosa agli altri. Il suono <strong>del</strong>le parole e la luce che viene dai segni,<br />

non sarebbero nulla se interiormente non ci fosse la volontà di accettare<br />

la luce desiderata, il senso già predisposto ad accogliere la divinità<br />

<strong>del</strong>la parola ascoltata. Gli uomini hanno sempre teso l’orecchio e<br />

lo sguardo, per ricevere ciò che non possono vedere e udire senza morire.<br />

Hanno preteso di scorgere questa parola che uccide e dà vita dove<br />

essa non risuonava ancora, le hanno chiuso la porta quando essa ha<br />

voluto farsi udire forse perché non portavano in sé purificato questo<br />

senso di una vita più alta. L’uomo di desiderio è raro; ed è il solo che<br />

possa accogliere la verità, il solo che abbia la competenza e il discernimento<br />

<strong>del</strong>la sua origine. Per riconoscerla, occorre aspettarla non come<br />

la si vorrebbe, ma quale essa è.<br />

Guida preghiamo il salmo a cori alterni<br />

Salmo 19<br />

Gli ordini <strong>del</strong> Signore sono giusti,<br />

fanno gioire il cuore;<br />

i comandi <strong>del</strong> Signore sono limpidi,<br />

danno luce agli occhi.<br />

Il timore <strong>del</strong> Signore è puro, dura sempre;<br />

i giudizi <strong>del</strong> Signore sono tutti fe<strong>del</strong>i e giusti,<br />

più preziosi <strong>del</strong>l’oro, di molto oro fino,<br />

più dolci <strong>del</strong> miele e di un favo stillante.<br />

Anche il tuo servo in essi è istruito,<br />

per chi li osserva è grande il profitto.<br />

Le inavvertenze chi le discerne?<br />

Assolvimi dalle colpe che non vedo.<br />

Anche dall’orgoglio salva il tuo servo<br />

perché su di me non abbia potere;<br />

allora sarò irreprensibile,<br />

sarò puro dal grande peccato.<br />

Ti siano gradite le parole <strong>del</strong>la mia bocca,<br />

davanti a te i pensieri <strong>del</strong> mio cuore.<br />

Signore, mia rupe e mio redentore.<br />

59<br />

Adorazione eucaristica


Adorazione eucaristica<br />

Preghiera<br />

Canto<br />

Guida. Abbiamo scoperto una grande e bella realtà che riempie la nostra<br />

vita spronandoci ad andare dai nostri fratelli senza riserve e paure;<br />

andiamo entusiasti a raccontare ciò che ci è stato donato e che abbiamo<br />

conosciuto.<br />

I lett Dal Vangelo di Matteo (5, 14-16)<br />

Voi siete la luce <strong>del</strong> mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra<br />

un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sopra<br />

il can<strong>del</strong>abro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la<br />

vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano<br />

gloria al vostro Padre che è nei cieli.<br />

Dagli scritti di S. Ireneo<br />

Dio non creò Adamo quasi avesse bisogno <strong>del</strong>l’uomo, ma per avere<br />

qualcuno in cui deporre i suoi benefici. Perché, non solo prima di Adamo,<br />

ma prima di tutta la creazione, il Verbo pur rimanendo nel Padre<br />

lo glorificava ed era dal Padre glorificato, come afferma egli stesso: Padre,<br />

glorificami con quella gloria che avevo presso di te prima che il<br />

mondo fosse (Gv. <strong>17</strong>, 5).<br />

E neppure ci comandò di seguirlo perché avesse bisogno <strong>del</strong> nostro servizio,<br />

ma soltanto per procurare a noi la salvezza. Infatti, seguire il Salvatore<br />

è partecipare alla salvezza e seguire la luce è percepire la luce.<br />

Quando gli uomini sono nella luce, non sono loro che illuminano la luce,<br />

ma da essa vengono illuminati e resi risplendenti: in verità non le apportano<br />

nulla, ma ricevendo beneficio dalla luce, ne sono illuminati. Così<br />

per il nostro servizio presso Dio: non apporta nulla a Dio, perché Dio<br />

non ha bisogno <strong>del</strong> servizio degli uomini; ma a coloro che lo servono e<br />

lo seguono, Dio dona la vita, l’incorruttibilità e la gloria eterna. Accorda<br />

i suoi benefici a coloro che lo servono, perché lo servono e a coloro che<br />

lo seguono, perché lo seguono, ma non riceve da essi alcun vantaggio:<br />

Egli è infatti ricco, perfetto e non ha bisogno di nulla. Se Dio ricerca il<br />

servizio degli uomini è per potere, Lui che è buono e misericordioso, accordare<br />

i suoi benefici a coloro che perseverano nel suo servizio. Perché,<br />

come Dio non ha bisogno di nulla, così l’uomo ha bisogno <strong>del</strong>la comunione<br />

con Dio. Infatti la gloria <strong>del</strong>l’uomo è di perseverare e rimaner saldo<br />

nel servizio di Dio. Per questo il Signore diceva ai suoi discepoli: Non<br />

siete voi che avete scelto me, ma io ho scelto voi (Gv. 15, 16), volendo<br />

60


Preghiera<br />

rendere noto con ciò che non erano loro a glorificarlo seguendolo, ma<br />

proprio perché seguivano il Figlio di Dio, erano glorificati da Lui.<br />

Guida Dopo avere scoperto la grazia e la bellezza di stare insieme a<br />

Gesù, non abbiamo più la voglia di andare via, vorremmo stare sempre<br />

lì con Lui. Il compito di ogni uomo è testimoniare ciò che si è conosciuto<br />

e scoperto.<br />

Intervento <strong>del</strong> sacerdote<br />

Nel silenzio riflettiamo<br />

Segno: il sacerdote consegna un lumino che accenda dalla can<strong>del</strong>a portata<br />

all’inizio <strong>del</strong>la preghiera. È segno <strong>del</strong>la luce, che parte dall’eucaristia e viene<br />

diffuso nel mondo.<br />

L’amore ci disperde<br />

Signore, stretti attorno a te e alla madre tua i primi figli <strong>del</strong>la Chiesa ti<br />

ringraziavano perché li avevi riuniti, come chicchi di grano, destinati a<br />

divenire Eucaristia.<br />

Anche noi oggi ti ringraziamo per averti conosciuto e amato per esserci<br />

tra di noi incontrati e fusi in unità per questo momento di fraternità<br />

vissuta accanto a te.<br />

Ma è ormai l’ora di andare. Il tuo amore ci ha riuniti il tuo amore ci disperde.<br />

E andremo, Signore, nelle nostre case e negli ambienti <strong>del</strong> nostro lavoro,<br />

ma portatori di te, ripetitori <strong>del</strong>la tua parola, riflesso <strong>del</strong>la tua presenza.<br />

Parleremo <strong>del</strong> tuo amore, <strong>del</strong> nostro Padre celeste, <strong>del</strong> bisogno di<br />

amarci quali fratelli e di camminare verso la perfezione <strong>del</strong> Padre.<br />

Stai accanto a noi, Signore, dona forza convincente alla nostra parola<br />

sicché, nel momento in cui torneremo attorno a te Eucaristia, possiamo<br />

ritrovarci non più soli, ma moltiplicati per la presenza di altri tuoi figli<br />

desiderosi di amarti e farti amare. (G. Giaquinta)<br />

Orazione<br />

O Dio di eterna luce e giorno senza tramonto, guarda i tuoi figli raccolti<br />

nella lode <strong>del</strong>la sera: illumina le tenebre <strong>del</strong>la notte e perdona le colpe<br />

dei tuoi figli. Per Cristo nostro Signore.<br />

Benedizione eucaristica e canto<br />

O Cuore Immacolato di Maria vivo mo<strong>del</strong>lo di ogni santità<br />

dona tu la fiducia di diventare santi<br />

61<br />

Adorazione eucaristica


Rosario meditato<br />

Preghiera<br />

Misteri <strong>del</strong>la Luce<br />

Passando dall’infanzia e dalla vita di Nazareth alla vita pubblica di<br />

Gesù, la contemplazione ci porta su quei misteri che si possono<br />

chiamare, a titolo speciale, “misteri <strong>del</strong>la luce”. […] Il passare con<br />

Maria attraverso le scene <strong>del</strong> Rosario è come mettersi alla scuola di<br />

Maria per leggere Cristo, per penetrarne i segreti, per capirne il<br />

messaggio. […] Di fronte a ogni mistero <strong>del</strong> Figlio, [Maria] ci invita,<br />

a porre con umiltà gli interrogativi che aprono alla luce, per concludere<br />

sempre con l’obbedienza <strong>del</strong>la fede. […] Passando dall’infanzia<br />

e dalla vita di Nazareth alla vita pubblica di Gesù, la contemplazione<br />

ci porta sui quei misteri che si possono chiamare, a titolo<br />

speciale “ misteri <strong>del</strong>la luce”. In realtà, è tutto il mistero di Cristo<br />

che è luce. Egli è la luce <strong>del</strong> mondo. (Giovanni Paolo <strong>II</strong>)<br />

Chiediamo a Maria di aiutarci a tenere sempre accesa la luce <strong>del</strong>la fede.<br />

1 Il battesimo di Gesù nel Giordano - Matteo 3, 13-16<br />

Le acque <strong>del</strong> Giordano scesero anche su di te, o Gesù, sotto lo sguardo<br />

<strong>del</strong>la folla, ma ben pochi allora poterono riconoscerti: e questo mistero<br />

resta motivo di dolore per quanti ti amano e hanno ricevuto la missione<br />

di farti conoscere al mondo. E come tu, ti presentasti a Giovanni in<br />

atteggiamento di peccatore, attrai anche noi, Gesù, alle acque <strong>del</strong> Giordano.<br />

Là vogliamo accorrere per confessare i nostri peccati, e purificare<br />

le nostre anime. E come i cieli aperti annunziarono la voce <strong>del</strong> Padre<br />

tuo, che di te, o Gesù, si compiaceva, così, superata vittoriosamente la<br />

prova sugli albori <strong>del</strong>la tua risurrezione, possiamo riudire nell’intimità<br />

nostra la stessa voce <strong>del</strong> Padre celeste, che in noi riconosce i figli suoi.<br />

(Giovanni XX<strong>II</strong>I)<br />

Maria, madre di misericordia, insegnaci il pentimento e la vera umiltà.<br />

2 Gesù alle nozze di Cana - Giovanni 2, 1 - 5<br />

Sei veramente degno di ogni benedizione Dio Padre, perché ci hai dato<br />

come madre Maria, la Madre di Gesù. Oggi la vediamo al suo fianco che<br />

intercede maternamente, com’è suo solito, sempre preoccupata per il bene<br />

degli altri. Quel vino <strong>del</strong>le nozze, che lei ottiene, è anticipazione festosa<br />

<strong>del</strong> banchetto <strong>del</strong>l’Eucaristia nella comunità <strong>del</strong> regno di Dio. Tu, Signore,<br />

che ci hai dato Maria come mo<strong>del</strong>lo di credente, esempio perfetto<br />

di discepola di Gesù, madre <strong>del</strong>la Chiesa e sua splendida immagine nella<br />

pienezza finale, concedici di camminare con lei, lieti, nella sequela di<br />

Cristo, e rispondendo alla nostra vocazione cristiana. (Basilio Caballero)<br />

62


Maria, madre di tutte le grazie, guidaci nel cammino <strong>del</strong>la santità<br />

quotidiana.<br />

3 Gesù annuncia il Regno di Dio - Marco 1, 14-15<br />

O Dio, il tuo regno eterno è glorioso e nobile quanto eccelsa è la tua<br />

maestà. Sulle vesti e sul fianco, o Re nostro, porti scritto: Re dei re e Signore<br />

dei dominanti. Eterno è il tuo potere: lo scettro non ti sarà levato;<br />

il tuo regno non sarà frazionato: tribù, popoli e lingue, tutto a te servirà<br />

in eterno. Vero Re pacifico, tutto il cielo e tutta la terra desidereranno<br />

di vederti. O quanto è glorioso il tuo Regno, o eccellentissimo<br />

Re, nel quale regnano con te tutti i giusti e le cui leggi sono: verità, pace,<br />

carità, vita, immortalità. (S. Bonaventura)<br />

Maria, regina dei nostri cuori, rendici missionari <strong>del</strong> tuo Figlio Gesù.<br />

4 La trasfigurazione di Gesù - Matteo <strong>17</strong>, 1 - 3<br />

Signore cerco il tuo volto, il tuo volto Signore io bramo. Dunque, Signore<br />

Dio mio, insegna ora al mio cuore dove e come cercarti, dove e<br />

come trovarti. Signore, se non sei qui, dove ti cercherò assente? Se poi<br />

sei ovunque, perché non ti vedo presente? Ma certamente tu abiti una<br />

luce inaccessibile. Chi mi condurrà e introdurrà in essa perché ti veda?<br />

Signore, insegnami a cercarti e mostrati a me che ti cerco, poiché né<br />

posso cercarti se tu non mi insegni, né posso trovarti se tu non ti manifesti.<br />

O Signore, che io ti cerchi desiderando, che ti desideri cercando,<br />

che ti trovi amando, che ti ami trovando. (S. Anselmo)<br />

Maria, madre di luce nuova, accendi nel cuore di ogni uomo il<br />

desiderio di Dio.<br />

5 Gesù istituisce l’Eucaristia - Luca 22, 19-20<br />

Preghiera<br />

O Sacro Convivio in cui si riceve Cristo: si perpetua il ricordo <strong>del</strong>la sua<br />

passione, l’anima si riempie di grazia ci vien dato un pegno <strong>del</strong>la gloria<br />

futura. O quanto è soave, Signore, il tuo spirito, che per dare ai tuoi<br />

una prova di affetto, ricolmi di beni gli affamati col soavissimo Pane<br />

<strong>del</strong> cielo. (S. Tommaso)<br />

Maria, madre <strong>del</strong>l’Eucaristia, concedi alle nostre famiglie la concordia<br />

e la pace.<br />

O Cuore Immacolato di Maria vivo mo<strong>del</strong>lo di ogni santità<br />

dona tu la fiducia di diventare santi<br />

63<br />

Rosario meditato


Crociata <strong>del</strong>la preghiera e <strong>del</strong>la sofferenza<br />

Preghiera<br />

64<br />

Crociata <strong>del</strong>la Preghiera<br />

e <strong>del</strong>la Sofferenza<br />

Il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta<br />

confidava molto nella preghiera di intercessione<br />

e nell’offerta <strong>del</strong>la sofferenza a<br />

favore <strong>del</strong>la santificazione universale.<br />

Per questa ha voluto fin dall’inizio <strong>del</strong>la<br />

fondazione <strong>del</strong> Movimento Pro Sanctitate<br />

che ci fosse una “Crociata” <strong>del</strong>la preghiera<br />

e <strong>del</strong>la sofferenza donate a Dio<br />

per la santificazione di ogni uomo e per<br />

rendere fecondo di frutti l’impegno di<br />

evangelizzazione, di formazione, di animazione<br />

<strong>del</strong> Movimento Pro Sanctitate.<br />

Tra i membri <strong>del</strong>la Crociata di Preghiera, oltre le singole persone,<br />

ricordiamo con particolare attenzione le comunità contemplative<br />

che si uniscono al Movimento con il loro particolare carisma di<br />

orazione e di penitenza. Alla Crociata <strong>del</strong>la Sofferenza partecipano<br />

tutti coloro che desiderano unirsi all’offerta di Gesù Redentore<br />

per la santificazione <strong>del</strong>l’intera umanità e in modo particolare<br />

gli ammalati.<br />

Da questo numero pubblichiamo su <strong>Aggancio</strong> una preghiera <strong>del</strong><br />

Servo di Dio commentata (da Preghiere, ed. Pro Sanctitate) e <strong>del</strong>le<br />

intenzioni di preghiera, a queste si aggiungeranno quelle particolari<br />

necessarie per la zona in cui ciascuno vive.<br />

Desideriamo che questa rubrica sia un sostegno alla preghiera personale,<br />

uno stimolo ad essere costantemente motivati in ogni momento<br />

anche difficile <strong>del</strong>la vita, un aiuto reale a tutto il Movimento<br />

Pro Sanctitate. Coloro che non hanno mai fatto l’iscrizione alla<br />

Crociata possono farlo rivolgendosi alla Direzione <strong>del</strong> Movimento<br />

Pro Sanctitate.


Preghiera <strong>del</strong> mese<br />

Pace<br />

Signore, io ho paura,<br />

noi abbiamo paura.<br />

Non senti la violenza che devasta attorno<br />

e rimbalza come terrore<br />

nel cuore nostro e dei nostri figli?<br />

Perché non torni a portare la pace tra noi?<br />

O Dio, tu ci parli ancora con il tuo invito all’amore,<br />

con l’esempio <strong>del</strong> Figlio tuo che rinuncia alla violenza<br />

e con la sua morte ci porta la pace.<br />

Allora la responsabilità è solo nostra:<br />

dobbiamo saper essere operatori di pace.<br />

E noi lo vogliamo, Signore, te lo promettiamo;<br />

ci aiuti in questo la Vergine <strong>del</strong>la pace.<br />

Preghiamo con il cuore<br />

Preghiera<br />

* Entriamo dentro la nostra vita, forse c’è qualche angolo di paura…<br />

cerchiamolo.<br />

* Ascoltiamo la vita di chi ci vive accanto, analizziamo i loro atteggiamenti,<br />

forse anche loro hanno <strong>del</strong>le paure. Di se stessi, degli altri, degli<br />

eventi… <strong>del</strong>la morte…<br />

- Dio ci parla ancora, con il suo invito all’amore,<br />

invito rassicurante e affidabile.<br />

* La violenza appare quasi come ordinario evento di vita, il terrore nei<br />

volti di donne e bambini, di soldati e uomini sopraffatti. Se non ci credi<br />

apri il giornale, guarda le notizie televisive, infine guardati intorno…<br />

L’esempio di Gesù, mite e dolce, è un invito a imitarlo.<br />

Ogni giorno di più.<br />

È necessario impegnarsi per una società libera da paure,<br />

dove i diritti di tutti siano difesi,<br />

i piccoli e gli indifesi siano tutelati,<br />

il perdono cristiano si coniughi con la giustizia.<br />

65<br />

Crociata <strong>del</strong>la preghiera e <strong>del</strong>la sofferenza


Crociata <strong>del</strong>la preghiera e <strong>del</strong>la sofferenza<br />

Preghiera<br />

* Perché non torni, Signore, a portare la pace tra noi?<br />

- È dono <strong>del</strong> Signore la pace ed è anche conquista <strong>del</strong>l’uomo<br />

che deve diventare fratello.<br />

* Chiediamo il dono <strong>del</strong>la pace.<br />

- Beati noi se in ogni occasione, anche la più piccola,<br />

saremo operatori di pace!<br />

* Maria, Vergine <strong>del</strong>la pace, è madre per tutti.<br />

- In ogni angolo <strong>del</strong>la Terra venga la pace<br />

e i cristiani ne siano i costruttori e i difensori.<br />

Perché la pace sia voluta con scelte personali e dei popoli, diventi custodia<br />

<strong>del</strong> creato, <strong>del</strong>l’uomo, <strong>del</strong>le famiglie, <strong>del</strong>le nazioni: per questo<br />

offriamo la preghiera e la sofferenza. Ricordiamo anche tutti i battezzati<br />

chiamati a essere operatori di pace, l’urgenza e la necessità di camminare<br />

nell’unità tra cristiani. In questo mese siamo particolarmente<br />

impegnati a sostenere con la preghiera l’animazione che il Movimento<br />

Pro Sanctitate fa di numerose adorazioni e celebrazioni eucaristiche:<br />

chi partecipa incontri il Signore Gesù e lo accolga nella sua vita!<br />

66<br />

Offriamo con gioia in questo mese


“Voi sarete testimoni<br />

di tutto ciò”<br />

(Luca 24, 48)<br />

Preghiera<br />

Il capitolo 24 <strong>del</strong><br />

Vangelo di Luca è<br />

la narrazione <strong>del</strong><br />

giorno di Pasqua.<br />

L’ascolto comune<br />

di questa pagina<br />

evangelica può aiutarci<br />

a riscoprire il<br />

grande dono <strong>del</strong>la<br />

Pasqua di cui tutti<br />

dobbiamo essere<br />

testimoni.<br />

Lo furono quelle<br />

donne, lo furono<br />

anche i due di Emmaus<br />

ed anche gli<br />

Undici. Non possiamo<br />

che metterci<br />

sulle loro orme a<br />

partire dall’obbedienza<br />

nell’ascolto.<br />

Anche noi sentiremo<br />

ardere il nostro<br />

cuore e cercheremo<br />

di tornare verso<br />

Gerusalemme per testimoniare assieme l’incontro con il Risorto. La<br />

preghiera rivolta al Padre nell’ultima cena perché i discepoli “siano<br />

una cosa sola”(Gv <strong>17</strong>, 21) trovava concretezza nel comando che il Risorto<br />

diede loro: “Voi sarete testimoni di tutto ciò”(Lc 24, 48).<br />

A noi è chiesto di accogliere questo invito e, nell’ascolto comune <strong>del</strong><br />

Vangelo, chiedere al Signore di aiutarci per affrettare i nostri passi<br />

verso la comunione piena.<br />

67<br />

Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani


Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani<br />

Preghiera<br />

PRIMO GIORNO “Testimoniare celebrando la vita”<br />

“Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” (Lc 24, 5)<br />

Genesi 1, 1.26-31 E Dio vide che tutto quel che aveva fatto era<br />

davvero molto bello<br />

Salmo 104(103), 1-24 Come sono grandi le tue opere, Signore!<br />

1 Corinzi 15, 12-20 Se i morti non risuscitano, neppure Cristo è risuscitato<br />

Luca 24, 1-6 “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”<br />

Preghiera: O Dio nostro Creatore, ti lodiamo per tutti coloro che testimoniano<br />

la propria fede con le parole e le azioni. Nella vita vissuta in<br />

pienezza, e nelle molte esperienze che Tu ci offri sentiamo la tua presenza<br />

amorevole. Ti preghiamo affinché la nostra comune testimonianza<br />

nel celebrare la vita ci renda uniti nel benedire te, autore di ogni forma<br />

di vita. Amen.<br />

SECONDO GIORNO “Testimoniare condividendo le nostre storie”<br />

“Di che cosa state discutendo tra voi mentre camminate?” (Lc 24, <strong>17</strong>)<br />

Geremia 1, 4-8 Va’ dove ti manderò<br />

Salmo 98(97), 1-9 Cantate al Signore un canto nuovo!<br />

Atti 14, 21-23 Dappertutto infondevano coraggio ai discepoli<br />

Luca 24, 13-<strong>17</strong>a “Di che cosa state discutendo tra voi mentre<br />

camminate?”<br />

Preghiera: O Dio <strong>del</strong>la storia, ti ringraziamo per tutti coloro che hanno<br />

condiviso la loro storia di fede con noi, dando così testimonianza <strong>del</strong>la<br />

tua presenza nella loro vita. Ti lodiamo per la varietà <strong>del</strong>la nostre<br />

storie, sia come individui che come chiese. In queste storie vediamo il<br />

dispiegarsi <strong>del</strong>l’unica storia di Gesù Cristo. Ti preghiamo: donaci il coraggio<br />

e la convinzione di condividere la nostra fede con quanti incontriamo,<br />

così da permettere alla tua parola di diffondersi a tutti. Amen.<br />

TERZO GIORNO “Testimoniare consapevolmente”<br />

“Sei tu l’unico a Gerusalemme a non sapere quello che è successo in<br />

questi ultimi giorni?” (Lc 24, 18)<br />

1 Samuele 3, 1-10 Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta<br />

68


Preghiera<br />

Salmo 23(22), 1-6 Il Signore è il mio pastore<br />

Atti 8, 26-40 Allora Filippo [...] gli annunziò chi era Gesù<br />

Luca 24, 13-19 Essi però non lo riconobbero, perché i loro occhi<br />

erano come accecati<br />

Preghiera: O Signore Gesù, buon pastore, Tu ci vieni incontro e rimani<br />

in noi nella vita di tutti i giorni. Ti preghiamo: donaci la grazia di essere<br />

consapevoli di tutto ciò che Tu fai per noi. Ti chiediamo di prepararci<br />

ad essere aperti a tutto quanto Tu ci offri e di ricondurci tutti insieme.<br />

Amen.<br />

QUARTO GIORNO “Testimoniare celebrando la fede che abbiamo<br />

ricevuto”<br />

“Che cosa?” “Il caso di Gesù il Nazareno” (Lc 24, 19)<br />

Deuteronomio 6, 3-9 Il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo!<br />

Salmo 34(33), 1-23 Benedirò il Signore in ogni tempo<br />

Atti 4, 32-35 La comunità dei credenti viveva unanime e<br />

concorde<br />

Luca 24, <strong>17</strong>-21 Noi speravamo...<br />

Preghiera: Signore Dio Padre, ti rendiamo grazie per tutte le persone e<br />

le comunità che hanno comunicato il messaggio <strong>del</strong>l’evangelo a noi, e<br />

ci hanno perciò dato oggi un solido fondamento per la nostra fede. Ti<br />

preghiamo perché anche noi possiamo, insieme, testimoniare la nostra<br />

fede, cosicché altri possano conoscerti e accogliere con fiducia la verità<br />

<strong>del</strong>la salvezza offerta in Gesù Cristo per la vita <strong>del</strong> mondo. Amen.<br />

QUINTO GIORNO “Testimoniare nella sofferenza”<br />

“Il Messia non doveva forse soffrire queste cose prima di entrare nella<br />

sua gloria?” (Lc 24, 26)<br />

Isaia 50, 5-9 Il Signore mi è vicino, egli mi difenderà<br />

Salmo 124(123), 1-8 Il nostro aiuto viene dal Signore<br />

Romani 8, 35-39 L’amore di Dio si è rivelato in Cristo Gesù<br />

Luca 24, 25-27 Gesù spiegò ai due discepoli i passi <strong>del</strong>la Bibbia<br />

che lo riguardavano<br />

Preghiera: O Dio nostro Padre, guarda con compassione alla nostra situazione<br />

di povertà, sofferenza, peccato e morte, ti chiediamo perdo-<br />

69<br />

Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani


Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani<br />

Preghiera<br />

no, guarigione, conforto e sostegno nelle nostre prove. Ti rendiamo<br />

grazie per tutti coloro che riescono a vedere la luce nella loro afflizione.<br />

Possa il tuo Spirito divino insegnarci la grandezza <strong>del</strong>la tua compassione<br />

ed aiutarci a rimanere accanto alle nostre sorelle e ai nostri<br />

fratelli in difficoltà. Ricolmi <strong>del</strong>la sua benedizione, fa’ che possiamo<br />

proclamare in unità e condividere con il mondo la vittoria <strong>del</strong> tuo Figlio<br />

sulla nostra vita, per sempre. Amen.<br />

SESTO GIORNO “Testimoniare nella fe<strong>del</strong>tà alle Scritture”<br />

“Non ci sentivamo come un fuoco nel cuore, quando egli lungo la via<br />

ci parlava e ci spiegava la Bibbia?” (Lc 24, 32)<br />

Isaia 55, 10-11 Così è anche <strong>del</strong>la parola che esce dalla mia<br />

bocca: non ritorna a me senza produrre effetto<br />

Salmo 119(118), <strong>17</strong>-40 Aprimi gli occhi e contemplerò i frutti stupendi<br />

<strong>del</strong>la tua legge<br />

2 Timoteo 3, 14-<strong>17</strong> Tutto ciò che è scritto nella Bibbia è ispirato da<br />

Dio<br />

Luca 24, 28-35 Gesù rivela le Scritture ai suoi discepoli<br />

Preghiera: O Dio Padre, ti lodiamo e ti ringraziamo per la tua parola<br />

salvifica che riceviamo nella Sacra Scrittura. Ti ringraziamo per i nostri<br />

fratelli e le nostre sorelle con cui condividiamo la tua parola e insieme<br />

ai quali scopriamo l’abbondanza <strong>del</strong> tuo amore. Fa’ che siamo docili alla<br />

luce <strong>del</strong>lo Spirito Santo affinché la tua parola possa condurci e dirigerci<br />

in questa volontà di maggiore unità. Amen.<br />

SETTIMO GIORNO “Testimoniare nella speranza e nella fiducia”<br />

“Perché avete tanti dubbi dentro di voi?” (Lc 24, 38)<br />

Giobbe 19, 23-27 Lo vedrò accanto a me<br />

Salmo 63(62), 1-12 Sono assetato di te<br />

Atti 3, 1-10 Quello che ho te lo do volentieri<br />

Luca 24, 36-40 Sconvolti e pieni di paura<br />

Preghiera: O Dio <strong>del</strong>la speranza, mostraci il tuo disegno di unità nella<br />

Chiesa,e facci superare i nostri dubbi. Accresci la nostra fede nella tua<br />

presenza affinché tutti coloro che professano la fede in te possano adorarti<br />

insieme in spirito e verità. Preghiamo in modo particolare per<br />

70


quanti sono nel dubbio ora, per coloro che vivono nell’ombra <strong>del</strong> pericolo<br />

e <strong>del</strong>la paura, rimani con loro, o Dio, e dona loro la tua presenza<br />

consolatrice. Amen.<br />

OTTAVO GIORNO “Testimoniare nell’ospitalità”<br />

“Avete qualcosa da mangiare?” (Lc 24, 41)<br />

Preghiera<br />

Genesi 18, 1-8 Poi vi darò qualcosa da mangiare<br />

Salmo 146(145), 1-10 Difende la causa dei perseguitati [...] dà il pane<br />

agli affamati<br />

Romani 14, <strong>17</strong>-19 Cerchiamo quindi ciò che contribuisce alla pace<br />

e all’aiuto reciproco<br />

Luca 24, 41-48 Gesù li aiutò a capire le profezie <strong>del</strong>la Bibbia<br />

Preghiera: O Dio di amore,Tu ci ha mostrato la tua ospitalità in Cristo.<br />

Riconosciamo che nella condivisione dei doni, noi ti incontriamo. Donaci<br />

la grazia di diventare una sola cosa nel nostro cammino insieme e<br />

di riconoscere te nel nostro prossimo. Fa’ che, quando accogliamo lo<br />

straniero nel tuo nome, diveniamo testimoni <strong>del</strong>la tua ospitalità e <strong>del</strong>la<br />

tua giustizia. Amen.<br />

71<br />

Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani


Animare la liturgia<br />

Preghiera<br />

Animare la Liturgia:<br />

le parti <strong>del</strong>la Messa<br />

Nel sacramento <strong>del</strong>l’Eucaristia Gesù ci mostra<br />

in particolare la verità <strong>del</strong>l’amore,<br />

che è la stessa essenza di Dio.<br />

(Benedetto XVI)<br />

RITI DI INGRESSO O DI INTRODUZIONE (<strong>II</strong> PARTE)<br />

ATTO PENITENZIALE<br />

Fa parte dei Riti di introduzione <strong>del</strong>la Messa anche l’atto penitenziale,<br />

che ci ricorda il nostro essere peccatori sempre bisognosi <strong>del</strong> perdono<br />

di Dio. Ciò che caratterizza questo momento è l’aspetto ecclesiale:<br />

tutti insieme, come Chiesa, ci riconosciamo bisognosi <strong>del</strong>la misericordia<br />

di Dio. Il Signore ci invita all’incontro con lui, ma prima di offrire<br />

a Dio Padre il sacrificio di Gesù è necessario offrire il sacrificio <strong>del</strong><br />

cuore contrito. In questo modo facciamo esperienza <strong>del</strong>l’amore di Dio,<br />

comunichiamo con Cristo che ha preso su di sé il nostro peccato. Così<br />

la nostra debolezza, che prima poteva essere motivo di scoraggiamento,<br />

è adesso motivo di fiducia nella misericordia di Dio.<br />

La struttura <strong>del</strong>l’atto penitenziale prevede:<br />

a) l’invito al pentimento da parte <strong>del</strong> sacerdote;<br />

b) una breve pausa di silenzio dedicata alla riflessione personale e<br />

al raccoglimento;<br />

c) il pentimento espresso dalla confessione generale;<br />

d) l’assoluzione <strong>del</strong> sacerdote (che non ha, però, lo stesso valore <strong>del</strong><br />

sacramento <strong>del</strong>la penitenza).<br />

Il nuovo ordinamento <strong>del</strong>la Messa offre la possibilità di seguire tre<br />

diversi schemi, che prevedono l’uso di tre formule. Ognuno dei tre<br />

72


Preghiera<br />

schemi prevede all’inizio la monizione: «Fratelli, per celebrare degnamente<br />

i santi misteri, riconosciamo i nostri peccati».<br />

La prima formula è il Confiteor. Ripetuto insieme dal sacerdote e<br />

dall’assemblea, contiene la confessione fatta a Dio, ai santi e ai fratelli.<br />

Ognuno, oltre a riconoscersi peccatore dinanzi a Dio, si riconosce bisognoso<br />

<strong>del</strong>la sua misericordia “davanti ai” e “insieme ai” fratelli. Emerge,<br />

qui, il carattere comunitario di questo momento, nel quale chiediamo<br />

perdono anche per le omissioni. Non basta, infatti, non fare il male, ma<br />

bisogna fare il bene. Quindi non chiediamo perdono solo per il male<br />

compiuto, ma anche per il bene che non abbiamo fatto.<br />

La seconda formula consiste in una breve preghiera scambiata tra il<br />

sacerdote e l’assemblea. Si tratta di formule penitenziali tratte dalla<br />

Scrittura:<br />

Pietà di noi, Signore.<br />

R. Contro di te abbiamo peccato. (Sal 50, 1)<br />

Mostraci, Signore, la tua misericordia.<br />

R. E donaci la tua salvezza. (Sal 84, 8)<br />

La terza forma collega tre invocazioni a Cristo (che possono essere<br />

formulate liberamente) con il Kyrie. In ognuna <strong>del</strong>le invocazioni si presenta<br />

una <strong>del</strong>le caratteristiche <strong>del</strong>la misericordia di Cristo. Non è corretto,<br />

quindi, formulare le invocazioni come se fossero una preghiera<br />

dei fe<strong>del</strong>i o parlando dei nostri peccati (ad es. per tutte le volte che ci siamo<br />

allontanati da te ,…). Si può dire, ad esempio:<br />

Signore, mandato dal Padre a sanare i contriti di cuore, abbi pietà di noi<br />

R. Signore, pietà.<br />

Cristo, che sei venuto a chiamare i peccatori, abbi pietà di noi.<br />

R. Cristo, pietà.<br />

Signore, che intercedi per noi presso il Padre, abbi pietà di noi.<br />

R. Signore, pietà.<br />

Il celebrante conclude ognuna <strong>del</strong>le tre formule dicendo: «Dio onnipotente<br />

abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita<br />

eterna». L’assemblea risponde: Amen.<br />

Ricordiamo che in alcuni momenti <strong>del</strong>l’anno liturgico, in luogo <strong>del</strong>l’atto<br />

penitenziale, il sacerdote può fare il gesto <strong>del</strong>l’aspersione <strong>del</strong>l’assemblea<br />

con l’acqua lustrale, con il significato di ricordare il nostro<br />

Battesimo.<br />

73<br />

Animare la liturgia


Animazione liturgie eucaristiche festive<br />

Preghiera<br />

74<br />

1 <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />

Solennità di Maria SS. Madre di Dio<br />

Idea luce<br />

Maria, madre <strong>del</strong>la pace, guida i nostri giorni<br />

Introduzione<br />

L’inizio di un nuovo anno porta con sé innumerevoli desideri e speranze.<br />

La Chiesa celebra in questo giorno la Solennità di Maria SS. Madre di<br />

Dio e, dal 1967, la Giornata Mondiale <strong>del</strong>la Pace. Per noi cristiani il tempo<br />

che ci è dato di vivere è anzitutto il luogo <strong>del</strong>l’incontro con Dio: Colui che<br />

è Eterno e Infinito ci dona le ore, gli anni e una vita per fare esperienza <strong>del</strong><br />

suo amore e in Cristo si fa nostro compagno di viaggio. Il Signore è il fine<br />

<strong>del</strong> tempo e <strong>del</strong>la storia, il punto focale dei desideri degli uomini, la pace<br />

dei loro cuori, la pienezza <strong>del</strong>le loro aspirazioni.<br />

Atto penitenziale<br />

Signore, che hai voluto nascere nel tempo e nella storia degli uomini, abbi pietà di noi.<br />

Cristo, che hai dato a Maria la gioia di essere la Madre di Dio, abbi pietà di noi.<br />

Signore, che sei venuto a portare nel mondo la pace vera, abbi pietà di noi.<br />

Liturgia <strong>del</strong>la Parola<br />

I Lettura Nm 6, 22-27<br />

La solenne benedizione sacerdotale, usata nella liturgia d’Israele, è rivolta<br />

oggi a ciascuno di noi e al mondo intero. È l’augurio più bello che<br />

possiamo ricevere e scambiarci in questo primo giorno <strong>del</strong>l’anno con<br />

l’impegno a vivere sempre più in comunione con Dio e con i fratelli.<br />

Salmo 66<br />

<strong>II</strong> Lettura Gal 4, 4-7<br />

Con la sua incarnazione il Figlio di Dio è venuto a fare di tutti gli<br />

uomini un solo popolo e una sola famiglia. Non abbiamo timore a<br />

vivere con intimità il nostro rapporto con Dio, a rivolgerci a lui con<br />

la fiducia dei figli e ad avere tra noi rapporti di autentica fraternità.<br />

Vangelo Lc 2, 16-21<br />

Il Vangelo di questa solennità ci<br />

racconta ancora la nascita <strong>del</strong> Signore<br />

e poi la sua circoncisione dopo otto<br />

giorni. Dopo otto giorni dal Natale<br />

noi, invece, festeggiamo il Capo-<br />

Traccia di riflessione<br />

danno e tutto è confuso in un vortice<br />

in cui rischiamo davvero di perdere<br />

il senso degli eventi. Ancora<br />

storditi dai festeggiamenti di questa<br />

notte, a cui anche i più austeri non


iescono a sottrarsi in un modo o in<br />

un altro, siamo chiamati oggi a celebrare<br />

la Giornata Mondiale <strong>del</strong>la<br />

Pace. La celebrazione eucaristica <strong>del</strong><br />

primo giorno <strong>del</strong>l’anno è talmente<br />

ricca di significati e di proposte, che<br />

è un vero peccato non avere forse la<br />

lucidità per accoglierle. Non pensiamo<br />

solo a chi, più o meno a fatica,<br />

riuscirà a partecipare alla Santa<br />

Messa ma ai tanti che non ce la faranno<br />

e ai più che non si porranno<br />

neanche il problema. A tutti Dio,<br />

proprio oggi, rivolge la sua benedizione,<br />

a tutti ricorda che siamo suoi<br />

figli, a tutti dona una Madre tenera<br />

e premurosa. E a chi come Maria<br />

Preghiera dei fe<strong>del</strong>i<br />

Preghiera<br />

- Per la Chiesa, che celebra oggi la Giornata mondiale <strong>del</strong>la Pace, perché<br />

contribuisca sempre più fattivamente alla difesa e alla costruzione di<br />

rapporti giusti e solidali tra i popoli per il bene <strong>del</strong>le generazioni presenti<br />

e future, preghiamo.<br />

- Per il Santo Padre Benedetto XVI, perché il suo appello a custodire il<br />

creato per coltivare la pace sia accolto da chi decide le sorti politiche ed<br />

economiche <strong>del</strong>l’umanità con sollecitudine e responsabilità, preghiamo.<br />

- Per quanti iniziano il nuovo anno all’insegna <strong>del</strong>la sfiducia, perché siano<br />

raggiunti dalla benedizione di Dio, che è novità di vita, cura premurosa<br />

nelle difficoltà, benevolenza e pace, preghiamo.<br />

- Per noi qui riuniti e per la nostra comunità, perché la celebrazione <strong>del</strong>la divina<br />

maternità di Maria ci doni la certezza di avere anche noi una Madre<br />

celeste, che è sempre presente e che custodisce i nostri giorni, preghiamo.<br />

Dialogo eucaristico<br />

Gesù Eucaristia, dolce figlio di Maria, noi ti ringraziamo perché la comunione<br />

con il tuo Corpo e il tuo Sangue dona la pace al nostro cuore. All’inizio di questo<br />

nuovo anno desideriamo porre in te le nostre attese, in te che hai promesso di<br />

restare con noi tutti i giorni fino alla fine <strong>del</strong> mondo. Dona la pace alle nostre famiglie,<br />

alle nostre comunità, ai popoli afflitti dalla guerra, dalla fame, dalle malattie<br />

e a chi ha il cuore ferito dal peccato. E così sia.<br />

Idea guida<br />

conserva queste cose, meditandole<br />

nel suo cuore, chiede qualcosa di<br />

più. Dio ci chiede di benedire, ci<br />

chiede di vivere come suoi figli, ci<br />

chiede di essere operatori di pace. Il<br />

tema di questa Giornata Mondiale<br />

<strong>del</strong>la Pace “Se vuoi coltivare la pace,<br />

custodisci il creato” ci impegna ad<br />

affrontare responsabilmente le sfide<br />

più urgenti <strong>del</strong>l’umanità intera: la<br />

tutela <strong>del</strong>l’ambiente non si può più<br />

rimandare e deve ritrovare le sue<br />

motivazioni profonde nei singoli,<br />

nei popoli, nelle nazioni e in chi le<br />

governa. Torniamo, soprattutto, a<br />

pregare per il bene di tutti gli uomini<br />

e per la pace <strong>del</strong> mondo.<br />

Diventiamo operatori di pace diffondendo la cultura <strong>del</strong>la pace.<br />

75<br />

Animazione liturgie eucaristiche festive


Animazione liturgie eucaristiche festive<br />

Preghiera<br />

76<br />

3 <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />

<strong>II</strong> <strong>Domenica</strong> dopo Natale<br />

<strong>II</strong> SETTIMANA DEL SALTERIO<br />

Idea luce<br />

Ogni giorno è Natale.<br />

Introduzione<br />

La Liturgia <strong>del</strong>la 2 a domenica dopo Natale ribadisce con forza il Mistero<br />

<strong>del</strong>l’Incarnazione <strong>del</strong> Verbo di Dio, che racchiude in sé tutte le verità<br />

<strong>del</strong>la nostra fede. Superata l’emotività <strong>del</strong>la Notte Santa, siamo chiamati<br />

oggi a prendere coscienza <strong>del</strong> dono ricevuto, un dono capace di trasformare<br />

radicalmente la nostra esistenza, un dono che chiede di essere accolto<br />

ogni giorno. Siamo invitati a riflettere sul significato <strong>del</strong> «nostro» Natale.<br />

Atto penitenziale<br />

Signore, Tu che sei la Sapienza di Dio incarnata, abbi pietà di noi.<br />

Cristo, Tu che sei il Verbo eterno <strong>del</strong> Padre, abbi pietà di noi.<br />

Signore, Tu che sei la Luce vera che illumina ogni uomo, abbi pietà di noi.<br />

Liturgia <strong>del</strong>la Parola<br />

I Lettura Sir 24, 1-4.12-16<br />

Nella prima lettura il libro <strong>del</strong> Siracide ci offre un’immagine profetica<br />

<strong>del</strong>l’Incarnazione di Cristo e <strong>del</strong>la sua nascita nel mondo: Egli è<br />

la Sapienza di Dio, inviata a porre la sua dimora in mezzo agli uomini<br />

in modo definitivo.<br />

Salmo 147<br />

<strong>II</strong> Lettura Ef 1, 3-6.15-18<br />

L’apostolo Paolo ci ricorda qual è il dono <strong>del</strong> Natale: in Cristo si attua<br />

il disegno d’amore <strong>del</strong> Padre per noi e cioè la vocazione personale<br />

e universale alla salvezza e alla santità. È un «tesoro di gloria»<br />

di cui non siamo solo eredi ma partecipi fin d’ora, se viviamo la nostra<br />

figliolanza divina.<br />

Vangelo Gv 1, 1-18<br />

Viene da chiedersi perchè mai la<br />

liturgia ci proponga di nuovo il<br />

Prologo <strong>del</strong> Vangelo di Giovanni a<br />

Traccia di riflessione<br />

poca distanza dalla Messa <strong>del</strong> giorno<br />

di Natale. Abbiamo già commentato<br />

l’alto valore teologico e


spirituale di questa pagina evangelica<br />

e la sua rilettura ci permette di<br />

fare ulteriori riflessioni. Ci permette,<br />

soprattutto, di farci <strong>del</strong>le domande<br />

che non possiamo eludere:<br />

noi siamo tra quelli che hanno celebrato<br />

il Natale ma abbiamo riconosciuto<br />

il Signore nel Bambino di Betlemme<br />

e lo abbiamo accolto davvero<br />

nella nostra vita? Quali sono state<br />

e quali saranno le conseguenze di<br />

questo Natale nel nostro cammino,<br />

nelle nostre scelte, nella nostra famiglia,<br />

nel nostro lavoro? Dio vuole<br />

incarnarsi in tutte queste realtà,<br />

vuole raggiungerle e trasformarle<br />

con noi e per noi. È questo il «potere<br />

dei figli di Dio», il potere di far<br />

Preghiera dei fe<strong>del</strong>i<br />

Preghiera<br />

- Per la Chiesa, perché sia la dimora di Dio in mezzo agli uomini, segno<br />

visibile <strong>del</strong>la sua presenza nel mondo e testimone credibile <strong>del</strong>la sua<br />

Parola di salvezza, preghiamo.<br />

- Per il Papa, i Vescovi, i presbiteri, i diaconi, perché in questo Anno Sacerdotale<br />

crescano nella fe<strong>del</strong>tà a Cristo per essere sempre più fe<strong>del</strong>i alle<br />

attese profonde <strong>del</strong> cuore <strong>del</strong>l’uomo, preghiamo.<br />

- Per quanti non riconoscono il primato di Dio, perché possano sperimentare<br />

la gratuità <strong>del</strong> suo amore e aprire gli occhi ad una visione nuova<br />

<strong>del</strong>la vita, preghiamo.<br />

- Per noi qui riuniti e per la nostra comunità, perchè abbiamo il coraggio<br />

e la costanza di vivere fino in fondo le conseguenze <strong>del</strong> Natale nella nostra<br />

vita personale, familiare e sociale, preghiamo.<br />

Dialogo eucaristico<br />

Gesù Eucaristia, ti ringraziamo perché ci riveli l’amore infinito di Dio: il Dio<br />

invisibile, che in te si è fatto vicino; il Dio onnipotente, che in Te si è fatto Bambino;<br />

il Dio dei cieli, che in te ha posto la sua tenda nel mondo. Grazie perché ci rendi<br />

partecipi e protagonisti di questo progetto di salvezza e di santità. Illumina gli<br />

occhi <strong>del</strong>la nostra mente, perché possiamo comprendere a quale speranza ci hai<br />

chiamati. E così sia.<br />

Idea guida<br />

agire Dio nella storia, il potere di<br />

comunicare la sua grazia, il potere<br />

di diffondere la sua luce, il potere di<br />

cambiare le cose con la forza <strong>del</strong><br />

suo amore. La liturgia di questa domenica,<br />

che è tutta centrata sul significato<br />

<strong>del</strong>la Nascita di Cristo nella<br />

storia, ci rivela qual è il «posto»<br />

dei credenti nella storia. L’apostolo<br />

Paolo è molto chiaro in proposito,<br />

quando usa l’espressione «figli<br />

adottivi». È necessario, però, crescere<br />

nella conoscenza e nella comprensione<br />

di questo mistero; è necessario,<br />

ancor più, crescere nella<br />

conoscenza di Cristo e nel rapporto<br />

personale con lui, da cui anche per<br />

noi vengono «la grazia e la verità».<br />

Diventiamo anche noi per gli altri un luogo di incontro con Dio.<br />

77<br />

Animazione liturgie eucaristiche festive


Animazione liturgie eucaristiche festive<br />

Preghiera<br />

L’esperienza dei Magi, venuti da<br />

Oriente per adorare il Re dei Giudei,<br />

78<br />

6 <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />

Epifania <strong>del</strong> Signore - Solennità<br />

GIORNATA MONDIALE DELL’INFANZIA MISSIONARIA<br />

Idea luce<br />

Cristo è la luce che illumina il cammino <strong>del</strong>l’umanità.<br />

Introduzione<br />

Celebriamo oggi la Solennità <strong>del</strong>l’Epifania, la “manifestazione” <strong>del</strong> Signore<br />

Gesù Cristo a tutti i popoli <strong>del</strong>la terra, che la tradizione latina identifica<br />

con la visita dei Magi a Betlemme. Cristo è la meta <strong>del</strong> cammino <strong>del</strong>l’umanità<br />

sempre alla ricerca <strong>del</strong>la salvezza. Questa verità deve condurre<br />

anche i nostri passi verso di lui con la certezza di incontrarlo e con il desiderio<br />

di adorarlo. Come i Magi troviamo nel nostro cuore il coraggio di<br />

compiere questo viaggio e di offrire al Signore i nostri doni più preziosi.<br />

Atto penitenziale<br />

Signore, Luce <strong>del</strong>le genti che illumini le tenebre <strong>del</strong> nostro cuore, abbi pietà di noi.<br />

Cristo, adorato dai Magi, che allontani da noi la tentazione dei falsi idoli, abbi pietà<br />

di noi.<br />

Signore, Re universale che perdoni i nostri pregiudizi verso i fratelli, abbi pietà di noi.<br />

Liturgia <strong>del</strong>la Parola<br />

I Lettura Is 60, 1-6<br />

Il profeta Isaia contempla Gerusalemme risplendere come un faro<br />

di luce tra le tenebre <strong>del</strong> mondo: la Città santa, rivestita <strong>del</strong>la gloria<br />

<strong>del</strong> Signore, orienta il cammino di tutti i popoli <strong>del</strong>la terra che la arricchiscono<br />

con i loro doni.<br />

Salmo 71<br />

<strong>II</strong> Lettura Ef 3, 2-3a;5-6<br />

Nelle parole <strong>del</strong>l’apostolo Paolo la rivelazione <strong>del</strong>la universalità<br />

<strong>del</strong>la salvezza è definitiva: tutte le genti sono chiamate a formare in<br />

Cristo un solo popolo e una sola famiglia. È questo l’annuncio da<br />

portare ancora oggi fino agli estremi confini <strong>del</strong>la terra.<br />

Vangelo Mt 2, 1-12<br />

Traccia di riflessione<br />

è ricca di significati per ciascuno di<br />

noi. Ciò che colpisce di questi miste-


iosi personaggi è anzitutto la loro<br />

determinazione: hanno visto un segno<br />

nel cielo, lo hanno seguito, sono<br />

giunti fino a Gerusalemme, hanno<br />

interrogato le autorità politiche, civili<br />

e religiose <strong>del</strong> tempo, hanno proseguito<br />

fino a Betlemme. Un itinerario<br />

lungo e impegnativo, che li conduce<br />

ad un esito per nulla scontato:<br />

ad attenderli c’è un bambino con<br />

sua madre in un’umile casa. Eppure,<br />

senza indugio, essi “si prostrarono e lo<br />

adorarono, aprirono i loro scrigni e gli<br />

offrirono in dono oro, incenso e mirra”.<br />

Non importa chi siamo e da dove<br />

veniamo, non importa quali siano le<br />

strade che ci conducono all’incontro<br />

con Cristo: se sappiamo riconoscer-<br />

Preghiera dei fe<strong>del</strong>i<br />

Preghiera<br />

- Per la Chiesa perché, come Maria, sappia mostrare, far conoscere e<br />

amare Gesù Salvatore a tutti i popoli <strong>del</strong>la terra che aspirano alla pace,<br />

alla giustizia e al benessere materiale e spirituale, preghiamo.<br />

- Per quanti sono alla ricerca <strong>del</strong>la verità perché, come i Magi, imparino<br />

a riconoscere i segni <strong>del</strong>la presenza di Dio nel mondo e nella storia e<br />

vogliano aprire le menti e i cuori all’incontro con lui, preghiamo.<br />

- Per tutti i bambini, perché la Giornata Mondiale <strong>del</strong>l’Infanzia Missionaria,<br />

che si celebra in occasione <strong>del</strong>l’Epifania, rinnovi l’impegno di<br />

tutti nella difesa <strong>del</strong>la loro dignità in ogni parte <strong>del</strong> mondo, preghiamo.<br />

- Per noi qui riuniti e per la nostra comunità, perché ogni giorno <strong>del</strong>la<br />

nostra vita offriamo al Signore l’oro <strong>del</strong>la nostra esistenza, l’incenso<br />

<strong>del</strong>la nostra preghiera, la mirra dei nostri sacrifici, preghiamo.<br />

Dialogo eucaristico<br />

Gesù Eucaristia, ti ringraziamo perchè nel mistero <strong>del</strong> tuo Corpo e <strong>del</strong> tuo<br />

Sangue riveli la tua gloria anche se nascosta nei segni <strong>del</strong> pane e <strong>del</strong> vino. È questo<br />

il vero appuntamento d’amore con te, che hai dato tutto te stesso per noi. Come<br />

i Magi noi ti adoriamo e ti riconosciamo come nostro unico Signore e Salvatore.<br />

Regna nei nostri cuori! E così sia.<br />

Idea guida<br />

lo, la nostra vita cambia per sempre.<br />

Ma non cambia automaticamente,<br />

non cambia per magia. I gesti dei<br />

Magi sono eloquenti e indicano gli<br />

atteggiamenti caratteristici di una<br />

vita rinnovata dall’incontro con Dio:<br />

l’umiltà, l’amore, la donazione. Ancora<br />

più eloquente è quella “altra<br />

strada” per la quale fecero ritorno al<br />

loro paese, che rappresenta il cambiamento<br />

di rotta di chi accoglie il<br />

Vangelo. Se vogliamo una prova ulteriore<br />

<strong>del</strong>la autenticità <strong>del</strong>la nostra<br />

trasformazione, interroghiamo il nostro<br />

cuore per sapere se anch’esso<br />

sperimenta quella “gioia grandissima”,<br />

che provarono i Magi nel vedere<br />

la stella.<br />

Comunichiamo a tutti la gioia <strong>del</strong> nostro incontro<br />

con il Bambino di Betlemme.<br />

79<br />

Animazione liturgie eucaristiche festive


Animazione liturgie eucaristiche festive<br />

Preghiera<br />

80<br />

10 <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />

Battesimo <strong>del</strong> Signore (C)<br />

Idea luce<br />

In Cristo siamo chiamati ad essere i figli prediletti <strong>del</strong> Padre.<br />

Introduzione<br />

Con la Festa <strong>del</strong> Battesimo <strong>del</strong> Signore si chiude il <strong>Tempo</strong> di Natale, che<br />

ci ha fatto contemplare diverse manifestazioni di Gesù, dalla povertà <strong>del</strong>la<br />

grotta all’adorazione dei Magi. Oggi, siamo invitati a recarci sulle rive<br />

<strong>del</strong> Giordano, dove si compie la prima manifestazione <strong>del</strong>la Santissima<br />

Trinità: il cielo si apre per far risuonare la voce <strong>del</strong> Padre, che indica Gesù<br />

come il suo Figlio prediletto e lo Spirito Santo è su di lui. È un mistero di<br />

luce che viene a mostrarci la via per essere degni figli di Dio.<br />

Atto penitenziale<br />

In questa celebrazione proponiamo di sostituire l’atto penitenziale con il rito<br />

di aspersione <strong>del</strong>l’acqua benedetta in ricordo <strong>del</strong> nostro Battesimo.<br />

Liturgia <strong>del</strong>la Parola<br />

I Lettura Is 40, 1-5.9-11<br />

Nella pagina odierna <strong>del</strong> profeta Isaia la manifestazione di Dio è annunciata<br />

da una “voce”, che invita a preparare la via <strong>del</strong> Signore.<br />

Egli si mostrerà come il buon pastore, che raduna il suo gregge e lo<br />

cura con amore.<br />

Salmo 103<br />

<strong>II</strong> Lettura Tt 2, 11-14; 3,4-7<br />

La grazia di Dio, vale a dire la sua stessa vita, è donata a tutti gli uomini<br />

in Gesù Cristo per opera <strong>del</strong>lo Spirito Santo. Mediante il Sacramento<br />

<strong>del</strong> Battesimo questo dono d’amore infinito investe definitivamente<br />

la totalità <strong>del</strong> nostro essere.<br />

Vangelo Lc 3, 15-16; 21-22<br />

Con un balzo di circa trenta anni,<br />

la liturgia ci mostra Gesù all’inizio<br />

<strong>del</strong>la sua vita pubblica sulle rive <strong>del</strong><br />

Giordano dove, confuso tra la gen-<br />

Traccia di riflessione<br />

te, va a farsi battezzare da Giovanni<br />

Battista. Questo gesto di per sé comune,<br />

in quanto il Vangelo stesso ci<br />

dice che tutti andavano a farsi bat-


tezzare, diventa improvvisamente<br />

un evento straordinario e sconvolgente.<br />

Alla preghiera di Gesù Dio si<br />

rivela in maniera sensibile e visibile:<br />

il cielo si apre, si ode la voce <strong>del</strong> Padre,<br />

lo Spirito Santo appare sotto<br />

forma di colomba. È come se Dio<br />

non potesse più trattenere il desiderio<br />

di dire a tutti chi è Gesù: il Figlio<br />

amato, il Prediletto, l’Unigenito! E<br />

con questa rivelazione lo consegna<br />

alla sua missione nel mondo. È inevitabile<br />

in questa ricorrenza pensare<br />

al nostro Battesimo. Mentre il Battesimo<br />

<strong>del</strong> Battista era un atto umano<br />

di penitenza, un andare verso Dio<br />

con le proprie forze, nel Sacramento<br />

Preghiera dei fe<strong>del</strong>i<br />

Preghiera<br />

- Per la Chiesa, Madre di tutti i battezzati, perché sia sempre premurosa<br />

nell’accompagnare la crescita umana e spirituale dei suoi figli e li assista<br />

soprattutto nel momento <strong>del</strong>la difficoltà e <strong>del</strong>la prova, preghiamo.<br />

- Per i bambini, che oggi ricevono il Sacramento <strong>del</strong> Battesimo, perché<br />

come Gesù possano crescere in sapienza, età e grazia sostenuti dall’esempio<br />

e dalla preghiera dei loro genitori e dei padrini, preghiamo.<br />

- Per tutte le famiglie, perché siano luoghi accoglienti dove ognuno possa<br />

scoprire e vivere i propri doni e le proprie aspirazioni in un clima di<br />

comunione profonda e di affetto incondizionato, preghiamo.<br />

- Per noi qui riuniti e per la nostra comunità, perché questa celebrazione<br />

sia un’occasione propizia per riconsiderare gli impegni assunti nel nostro<br />

Battesimo e per rinnovare la nostra decisione di tenere sempre accesa<br />

la fiamma <strong>del</strong>la fede, preghiamo.<br />

Dialogo eucaristico dopo la Comunione<br />

Gesù Eucaristia, Figlio prediletto <strong>del</strong> Padre, ti ringraziamo perché ti doni a noi<br />

per trasformarci a tua immagine. Tu sei il volto umano di Dio e il volto divino <strong>del</strong>l’uomo.<br />

Nutriti dalla tua Parola e dal tuo Corpo, rendici docili all’azione <strong>del</strong>lo Spirito,<br />

che vuole ricopiare in noi le tue fattezze. E rendici capaci di essere, nel mondo,<br />

riflesso <strong>del</strong>la tua luce e <strong>del</strong>la tua santità. E così sia.<br />

Idea guida<br />

<strong>del</strong> Battesimo che abbiamo ricevuto<br />

è Dio stesso che agisce, che ci viene<br />

incontro, che ci dona una vita nuova.<br />

Per questo “il Battesimo è il più<br />

bello e meraviglioso dei doni di Dio” (S.<br />

Gregorio Nazianzeno): esso ci introduce<br />

gratuitamente nella vita divina<br />

e nella vita <strong>del</strong>la Chiesa. Diceva<br />

il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta<br />

che il Battesimo è una “polveriera di<br />

santità”: sì, perché ciascuno di noi è<br />

chiamato a diventare il figlio prediletto<br />

<strong>del</strong> Padre, sull’esempio di Cristo<br />

e con la forza <strong>del</strong>lo Spirito Santo.<br />

Lo possiamo e lo dobbiamo diventare,<br />

per non tradire non solo Dio<br />

ma noi stessi.<br />

Vinciamo la paura di manifestare e di vivere la nostra fede cristiana.<br />

81<br />

Animazione liturgie eucaristiche festive


Animazione liturgie eucaristiche festive<br />

Preghiera<br />

82<br />

<strong>17</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />

<strong>II</strong> <strong>Domenica</strong> <strong>del</strong> <strong>Tempo</strong> <strong>Ordinario</strong> (C)<br />

<strong>II</strong> SETTIMANA DEL SALTERIO<br />

Idea luce<br />

Gesù è l’uomo nuovo che ci dà la vita nuova.<br />

Introduzione<br />

Siamo stati interiormente rinnovati dal <strong>Tempo</strong> di Natale, durante il quale abbiamo<br />

lasciato che Gesù nascesse nei nostri cuori. Oggi, nella seconda domenica <strong>del</strong><br />

<strong>Tempo</strong> <strong>Ordinario</strong>, la liturgia ci invita a continuare il nostro cammino di trasformazione<br />

in Cristo e a vivere la vita ordinaria, le nostre relazioni con gli altri, da uomini nuovi.<br />

Il contesto nel quale ci viene dato questo annuncio è la festa di nozze: Gesù, nostro<br />

sposo, viene a rinnovarci con il suo amore. Accogliamolo.<br />

Atto penitenziale<br />

Signore, sposo fe<strong>del</strong>e e misericordioso, abbi pietà di noi.<br />

Cristo, sposo venuto a darci una vita nuova, abbi pietà di noi.<br />

Signore, sposo che ama la sua Chiesa, abbi pietà di noi.<br />

Liturgia <strong>del</strong>la Parola<br />

I Lettura Is 62, 1-5<br />

L’immagine di Gerusalemme, la Città santa, avvolta dall’amore fe<strong>del</strong>e di Dio<br />

è per noi un messaggio di consolazione e di speranza. La rappresentazione<br />

<strong>del</strong>la città come sposa anticipa lo sposalizio a Cana di Galilea di cui si parla<br />

nel Vangelo.<br />

Salmo 95<br />

<strong>II</strong> Lettura 1Cor 12, 4-11<br />

S. Paolo raccomanda alla comunità di Corinto l’unità nella carità. Anche noi,<br />

nelle nostre comunità, siamo invitati a usare i doni <strong>del</strong>lo Spirito Santo per<br />

l’edificazione comune e nella comunione con tutti.<br />

Vangelo Gv 2, 1-12<br />

La festa di nozze è l’ambientazione<br />

attraverso cui il Signore vuole oggi condurci<br />

a riflettere sulla vita nuova. Nella<br />

prima lettura il Signore ci viene presentato<br />

come uno sposo fe<strong>del</strong>e, che va incontro<br />

a Gerusalemme, la sua sposa, e manifesta<br />

in lei la sua azione salvifica. L’immagine<br />

<strong>del</strong>lo sposalizio richiama quello<br />

Traccia di riflessione<br />

di Cana, descritto nel Vangelo. Giovanni<br />

è l’unico evangelista che racconta questo<br />

episodio perchè gli attribuisce un significato<br />

particolare: è il primo e il mo<strong>del</strong>lo di<br />

tutti i segni che compie Gesù per manifestare<br />

la sua gloria e suscitare la fede nei<br />

discepoli. In questo episodio occorre sottolineare<br />

alcuni particolari che ci aiutano


nella nostra riflessione. Innanzitutto, la<br />

presenza di Maria. Il testo che abbiamo<br />

letto è in stretto parallelo con il racconto<br />

<strong>del</strong>la Passione (Gv 19, 25-27) in cui Gesù<br />

dà compimento alla sua opera. A Cana,<br />

quindi, Gesù inizia la sua opera e sul<br />

Calvario la compie. In entrambe le occasioni<br />

la madre di Gesù è presente. In questo<br />

modo Giovanni ci fa capire il ruolo<br />

importantissimo che Maria riveste nella<br />

vita <strong>del</strong> Figlio e ce la presenta come<br />

esempio e mo<strong>del</strong>lo di amore e di fede<br />

nella sequela di Gesù.<br />

Un’altra sottolineatura importante,<br />

perché contiene un forte annuncio di<br />

speranza, è la sovrabbondanza di vino<br />

nelle giare, simbolo <strong>del</strong>la ricchezza e <strong>del</strong>la<br />

gioia che si effonderà da Gesù crocifisso<br />

e risorto, dal suo costato aperto da cui<br />

scaturiscono sangue ed acqua.<br />

L’acqua contenuta nelle giare era stata<br />

predisposta ‘per la purificazione dei giu-<br />

Preghiera<br />

dei’. Gesù usa questo segno <strong>del</strong>la legge<br />

antica e lo trasforma nel segno <strong>del</strong>la nuova<br />

ed eterna alleanza, nel vino nuovo<br />

<strong>del</strong>la gioia <strong>del</strong> banchetto <strong>del</strong>le nozze<br />

eterne di Dio con l’umanità. Ma per realizzare<br />

la novità nelle nostre vite il Signore<br />

ha bisogno <strong>del</strong>la nostra collaborazione,<br />

<strong>del</strong>la nostra corrispondenza (‘Attingete<br />

e portatene...’), <strong>del</strong>la nostra fiduciosa<br />

adesione. La fede è la risposta all’amore<br />

di Dio Padre manifestato in Gesù (‘... e i<br />

suoi discepoli credettero in lui’). Quasi tutti<br />

gli episodi <strong>del</strong> vangelo di Giovanni si<br />

concludono con un atto di fede, a conferma<br />

<strong>del</strong> fatto che, attraverso l’esperienza<br />

dei discepoli, egli intende suscitare la fede<br />

in chi legge. Così anche noi, per vivere<br />

da uomini nuovi, siamo chiamati ad<br />

accogliere con fede la grazia sovrabbondante<br />

che ci viene dai sacramenti e a<br />

cambiare il nostro stile di vita per diventare<br />

sempre più simili a Gesù.<br />

Preghiera dei fe<strong>del</strong>i<br />

- Per il Papa, i Vescovi, i sacerdoti, perché confermino nella fede e nella speranza il<br />

popolo che il Signore ha affidato loro, preghiamo.<br />

- Per i governanti <strong>del</strong>le nazioni, perché sappiano edificare una società in cui ogni<br />

cittadino abbia il proprio ruolo e possa esprimere le proprie capacità al servizio<br />

<strong>del</strong>la comunità, preghiamo.<br />

- Per coloro che soffrono nel corpo e nello spirito, perché dai sacramenti possano<br />

attingere sempre la grazia e la consolazione necessarie per fare <strong>del</strong>la loro vita un<br />

dono, preghiamo.<br />

- Per tutte le famiglie, perché nei momenti di difficoltà si affidino all’intercessione<br />

di Maria per perseverare nell’amore e nella fe<strong>del</strong>tà reciproca, preghiamo.<br />

- Per la nostra comunità parrocchiale, perché sia sempre espressione <strong>del</strong>la multiforme<br />

grazia <strong>del</strong>lo Spirito Santo e cresca nell’unità e nella carità, preghiamo.<br />

Dialogo eucaristico<br />

Gesù Eucaristia, oggi ti vogliamo ringraziare perché ci hai parlato <strong>del</strong>la novità che tu vuoi<br />

portare in noi, nelle nostre famiglie, nel mondo. Grazie perché questa novità è il dono <strong>del</strong>lo Spirito<br />

Santo. Grazie perché ora il tuo Spirito è, in noi, sorgente di una vita nuova nel tuo amore.<br />

Desideriamo, con l’aiuto di Maria, essere portatori <strong>del</strong>la vita nuova affinché, in quello che<br />

facciamo, le persone riconoscano te e credano in te.<br />

Idea guida<br />

Annunciamo a tutti la novità che Gesù è venuto a portare con il dono<br />

<strong>del</strong>lo Spirito Santo.<br />

83<br />

Animazione liturgie eucaristiche festive


Animazione liturgie eucaristiche festive<br />

Preghiera<br />

Il tema centrale <strong>del</strong>la liturgia di<br />

oggi è l’importanza <strong>del</strong>la comunione<br />

con Gesù, dalla quale riceviamo<br />

tanti doni. Il primo dono è la gioia<br />

di fare parte di una famiglia, <strong>del</strong><br />

Corpo Mistico <strong>del</strong>la Chiesa e di<br />

avere tanti fratelli. Siamo un unico<br />

84<br />

24 <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />

<strong>II</strong>I <strong>Domenica</strong> <strong>del</strong> <strong>Tempo</strong> <strong>Ordinario</strong> (C)<br />

<strong>II</strong>I SETTIMANA DEL SALTERIO<br />

Idea luce<br />

Nella comunione con Cristo è la vera gioia.<br />

Introduzione<br />

La Parola di oggi ci invita a riconoscere la centralità di Cristo nella nostra<br />

vita e a godere <strong>del</strong>la gioia di essere in comunione con lui. Tanti sono i<br />

doni che riceviamo quando accogliamo Gesù, la sua Parola, la sua grazia,<br />

nella nostra vita. All’inizio di questa celebrazione disponiamoci all’ascolto<br />

e accogliamo il lieto annuncio <strong>del</strong> suo amore misericordioso.<br />

Atto penitenziale<br />

Signore, venuto a portare il lieto annuncio ai poveri, abbi pietà di noi.<br />

Cristo, venuto a proclamare la liberazione ai prigionieri, abbi pietà di noi.<br />

Signore, venuto a predicare un anno di grazia, abbi pietà di noi.<br />

Liturgia <strong>del</strong>la Parola<br />

I Lettura Ne 8, 2-4a; 5-6; 8-10<br />

Nell’anno 444 a.c. il popolo è riunito a Gerusalemme per celebrare il<br />

dono <strong>del</strong>la Parola, per la prima volta dopo l’esilio. Tre sono gli atteggiamenti<br />

<strong>del</strong> popolo durante la cerimonia: ascolto, conversione, gioia.<br />

Anche a noi, oggi, il Signore chiede di accoglierlo in questo modo.<br />

Salmo 18<br />

<strong>II</strong> Lettura 1Cor 12, 12-30<br />

S. Paolo descrive la comunità cristiana come il corpo di Cristo. Cosa<br />

la rende tale? Il Battesimo e il dono <strong>del</strong>lo Spirito Santo. La comunione<br />

con il Signore è origine e motivo <strong>del</strong>la comunione tra noi.<br />

Vangelo Lc 1, 1-4; 4, 14-21<br />

Traccia di riflessione<br />

corpo. Lo siamo fin dal momento<br />

<strong>del</strong> nostro Battesimo e anche la liturgia<br />

<strong>del</strong>la S. Messa ce lo ricorda<br />

fin dall’inizio. Nel Corpo Mistico<br />

ognuno ha un posto ed è chiamato<br />

a seguire Gesù, che è il capo di questo<br />

corpo, mettendo a servizio <strong>del</strong>


ene comune i propri doni. Nella<br />

prima lettura e nel Vangelo troviamo<br />

un’assemblea riunita per la preghiera.<br />

È un popolo che, come noi,<br />

si mette in ascolto <strong>del</strong>la Parola che<br />

suscita in ciascuno un desiderio<br />

profondo di conversione, cioè di<br />

quel cambiamento che orienta tutta<br />

la vita verso il Signore. Proprio in<br />

questo salutare cambiamento si trova<br />

la fonte <strong>del</strong>la vera gioia. Nel brano<br />

<strong>del</strong> Vangelo che abbiamo ascoltato<br />

Gesù legge un passo di Isaia e<br />

Preghiera dei fe<strong>del</strong>i<br />

Preghiera<br />

- Per il Papa, i Vescovi, i sacerdoti, perché attingano sempre dal cuore di<br />

Cristo la grazia per fare crescere il suo Corpo Mistico nell’amore vicendevole<br />

e nella santità di vita, preghiamo.<br />

- Per i governanti <strong>del</strong>le nazioni, perchè rigettino la violenza e la menzogna<br />

e contribuiscano a far crescere una società in cui possano manifestarsi<br />

sentimenti di rispetto, comprensione e stima verso il prossimo,<br />

preghiamo.<br />

- Per coloro che soffrono, perché la misericordia di Dio Padre si possa<br />

manifestare attraverso la solidarietà e l’amore di ciascuno di noi, preghiamo.<br />

- Per la nostra comunità, perché sia attenta alle sollecitazioni <strong>del</strong>lo Spirito<br />

Santo e sappia rispondere alle necessità <strong>del</strong> mondo con amore e generosità,<br />

preghiamo.<br />

- Perché la testimonianza cristiana di ciascuno di noi sia il vero segno<br />

<strong>del</strong>l’amore di Gesù crocifisso e risorto nei nostri posti di lavoro e nelle<br />

scuole, preghiamo.<br />

Dialogo eucaristico<br />

Ti ringraziamo, Gesù Eucaristia, perchè sei venuto ad annunciare un anno di<br />

grazia per ciascuno di noi. Oggi vogliamo presentarti il mondo intero: il piccolo<br />

mondo <strong>del</strong>le nostre famiglie, il mondo <strong>del</strong> lavoro, <strong>del</strong>la scuola, <strong>del</strong>la politica. Ti ringraziamo<br />

perché su ogni situazione effondi la grazia liberante <strong>del</strong> tuo Spirito. Grazie<br />

perché vieni a portare un lieto annuncio a chi è oppresso da situazioni che sembrano<br />

impossibili da risolvere. Grazie perché ridoni la vista a chi non vede la strada<br />

buia che sta percorrendo. Grazie perché ci hai promesso un anno di grazia e di<br />

gioia e noi lo vogliamo accogliere, vivere, condividere.<br />

Idea guida<br />

annuncia che esso si compie in quel<br />

momento. Gesù annuncia subito<br />

che è stato mandato per i poveri, i<br />

deboli, i bisognosi e sta dalla loro<br />

parte. È l’annuncio <strong>del</strong>la misericordia<br />

<strong>del</strong> Padre, che è una <strong>del</strong>le caratteristiche<br />

<strong>del</strong> Vangelo di Luca. Anche<br />

a noi è chiesta la stessa misericordia,<br />

la conversione alla fraternità,<br />

ci è chiesto di accorgerci degli altri,<br />

di soccorrerli e di non emarginarli,<br />

di pensare al bene comune e<br />

non solo al nostro bene personale.<br />

Andiamo nel mondo per essere costruttori di comunione e portatori di pace.<br />

85<br />

Animazione liturgie eucaristiche festive


Animazione liturgie eucaristiche festive<br />

Preghiera<br />

86<br />

31 <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />

IV <strong>Domenica</strong> <strong>del</strong> <strong>Tempo</strong> <strong>Ordinario</strong> (C)<br />

IV SETTIMANA DEL SALTERIO<br />

Idea luce<br />

Gesù ci rende partecipi <strong>del</strong>la sua funzione profetica.<br />

Introduzione<br />

La Parola di oggi ci manifesta la grandezza <strong>del</strong>l’amore di Dio, che ci ha<br />

amato e pensato dall’eternità. È motivo di grande gioia per noi ma anche<br />

di grande responsabilità, perché siamo chiamati a rispondere a questo<br />

grande amore divenendo dono d’amore per gli altri. Viviamo questa Eucaristia<br />

rendendo grazie al Signore per il suo amore e chiedendo il dono di<br />

esercitare la carità nel nostro quotidiano.<br />

Atto penitenziale<br />

Signore, che chiami i profeti ad annunciare il tuo amore, abbi pietà di noi.<br />

Cristo, che sei profeta <strong>del</strong>l’amore <strong>del</strong> Padre, abbi pietà di noi.<br />

Signore, che mandi ognuno di noi ad annunciare una parola di speranza, abbi<br />

pietà di noi.<br />

Liturgia <strong>del</strong>la Parola<br />

I Lettura Ger 1, 4-5; <strong>17</strong>-19<br />

In un momento storico molto difficile, quando inizia la caduta <strong>del</strong><br />

regno di Giuda, il Signore chiama Geremia a essere profeta <strong>del</strong>le nazioni.<br />

Gli affida una parola che difficilmente sarà accolta dal popolo,<br />

ma gli manifesta tutta la tenerezza <strong>del</strong> suo amore e gli assicura la<br />

sua protezione.<br />

Salmo 70<br />

<strong>II</strong> Lettura 1Cor 12, 31; 13,13<br />

Le parole che l’apostolo Paolo ha rivolto alla comunità di Corinto, oggi<br />

sono rivolte anche a noi. Siamo invitati a chiedere il dono più grande<br />

- che è quello <strong>del</strong>la carità - e a viverlo nella nostra vita quotidiana.<br />

Vangelo Lc 4, 21-30<br />

Il Vangelo che abbiamo ascoltato<br />

oggi ci presenta Gesù come profeta<br />

che annuncia la missione ricevuta<br />

dal Padre. Egli è la Parola d’amore<br />

di Dio presente nel mondo. Questa<br />

Traccia di riflessione<br />

rivelazione suscita perplessità e incredulità<br />

in coloro che lo ascoltano.<br />

È la sorte dei profeti ed è anche la<br />

sorte che teme Geremia quando gli<br />

viene affidato il suo mandato. L’an-


nuncio profetico, infatti, è sempre<br />

una parola che implica un impegno<br />

di conversione per chi la ascolta. Il<br />

Signore, però, è rifugio e forza e<br />

protegge chi lo segue. Questa è la<br />

promessa che Dio fa a Geremia<br />

quando, prima di inviarlo, gli manifesta<br />

tutto il suo amore paterno. Anche<br />

noi, come Chiesa, come parte<br />

<strong>del</strong> Corpo Mistico di Cristo, partecipiamo<br />

alla funzione profetica di Gesù<br />

e siamo chiamati a essere coloro<br />

Preghiera<br />

Preghiera dei fe<strong>del</strong>i<br />

- Per il Papa, i Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, perché siano annunciatori<br />

<strong>del</strong>la verità e testimoni fe<strong>del</strong>i <strong>del</strong>l’amore <strong>del</strong> Padre, preghiamo.<br />

- Per i governanti <strong>del</strong>le nazioni, perché i valori <strong>del</strong>la giustizia e <strong>del</strong>la morale<br />

guidino le loro scelte soprattutto in questo momento di crisi, preghiamo.<br />

- Per coloro che soffrono a causa <strong>del</strong>la giustizia, perché ricevano dallo<br />

Spirito Santo il dono <strong>del</strong>la fortezza e <strong>del</strong>la perseveranza nella prova,<br />

preghiamo.<br />

- Per i giovani che cercano la loro strada nella vita, perché facciano esperienza<br />

<strong>del</strong>l’amore che il Signore ha per loro e aderiscano con coraggio<br />

al suo progetto, preghiamo.<br />

- Per la nostra comunità, perché la carità vissuta e testimoniata renda<br />

ciascuno di noi annunciatore <strong>del</strong>la Parola d’amore di Dio nel mondo,<br />

preghiamo.<br />

Dialogo eucaristico<br />

Rit. cantato: Ubi caritas et amor, ubi caritas, Deus ibi est.<br />

Ti ringraziamo, Gesù Eucaristia, perché tu sei la carità perfetta. Tu sei paziente,<br />

sei benigno, sei pieno di amore per ciascuno di noi. Grazie, Gesù, perché sei mite<br />

e umile di cuore e ci insegni a non vantarci e a non inorgoglirci. Rit.<br />

Grazie perché tu sei giusto e ci inviti a operare nel mondo con giustizia e verità;<br />

ci chiami a lavorare non solo per il nostro interesse ma per il bene comune. Rit.<br />

Grazie, Gesù, perché, tutto copri con il tuo amore, tutto sopporti e ci chiedi di<br />

amare nello stesso modo i nostri genitori, i figli, i fratelli, i parenti. Grazie perché<br />

solo attraverso il dono che tu ci fai <strong>del</strong> tuo amore possiamo essere, nel mondo, testimoni<br />

credibili. Rit.<br />

Idea guida<br />

che annunciano con la vita l’amore<br />

<strong>del</strong> Padre che chiama ogni uomo alla<br />

salvezza e alla santità. Questo<br />

comporta per ciascuno di noi un impegno<br />

sempre maggiore a rispondere<br />

all’amore di Dio. Ogni giorno, infatti,<br />

siamo chiamati ad abbandonare<br />

il nostro egoismo, l’orgoglio, il<br />

nostro io. Questa liberazione dal<br />

peccato è una vita rinnovata dall’amore:<br />

la lieta notizia che ci porta<br />

Gesù con la sua vita donata per noi.<br />

Doniamo agli altri una parola d’amore che renda presente Dio nella loro vita.<br />

87<br />

Animazione liturgie eucaristiche festive


ai Lettori di <strong>Aggancio</strong><br />

Carissimi,<br />

la nostra Rivista tocca ormai circa 10.000 Lettori e raggiunge numerosi<br />

Paesi di missione.<br />

Noi, sacerdoti, consacrate e laici <strong>del</strong> Movimento Pro Sanctitate, lo<br />

prepariamo seguendo indicazioni donateci dal nostro amato Fondatore,<br />

il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta, nel desiderio di contribuire<br />

alla formazione di coscienze evangeliche, pronte a dare testimonianza<br />

<strong>del</strong>la speranza e <strong>del</strong>la gioia che nascono da Cristo.<br />

Desideriamo anche offrire strumenti di formazione e di apostolato<br />

sia ai singoli che alle comunità religiose e parrocchiali. La presentazione<br />

di profili di “testimoni” e i sussidi che aiutano la preghiera eucaristica<br />

e mariana desiderano nutrire la mente e il cuore affinché anche<br />

l’agire sia santo.<br />

I costi in crescente aumento richiedono spese sempre maggiori,<br />

per questo chiediamo a tutti di fare un gesto di generosità, di inaugurare<br />

un <strong>2010</strong> di generosità, di aiutarci a pubblicare la Rivista e ad offrirla<br />

nei Paesi di missione.<br />

Siamo certi che ci ascolterete e ci rivolgiamo soprattutto a coloro<br />

che in questi anni per tanti motivi non hanno inviato nessuna offerta:<br />

volete in questo anno aiutare anche noi?<br />

Ai sacerdoti - ai quali presto invieremo in omaggio il libro Sul cuore<br />

di Cristo - chiediamo non solo di sostenerci, di diffondere la Rivista<br />

e, se possibile, di adottarla come strumento formativo per le famiglie<br />

<strong>del</strong>la Parrocchia.<br />

Grazie!!

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