17 gennaio 2010 II Domenica del Tempo Ordinario (C) - Aggancio
17 gennaio 2010 II Domenica del Tempo Ordinario (C) - Aggancio
17 gennaio 2010 II Domenica del Tempo Ordinario (C) - Aggancio
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E E dopo dopo averlo averlo visto, visto,<br />
riferirono…<br />
riferirono…<br />
Èiniziato il nuovo anno e lo scambio di auguri è una consuetudine<br />
piacevole che offre la possibilità di incontrare i familiari,<br />
gli amici oppure di salutare i vicini di casa, i negozianti con un<br />
semplice “buon anno”.<br />
È necessario, però, dare un senso allo scambio di auguri per il<br />
nuovo anno che inizia con la solennità di Maria Santissima, Madre<br />
di Dio e la Giornata mondiale per la Pace.<br />
Per noi credenti augurare un buon anno significa augurare di trascorrere<br />
il tempo che ci viene donato con Gesù, figlio di Dio fatto<br />
uomo, che ci ha riconciliati con il Padre. In Cristo Gesù incontriamo<br />
il Padre e in lui diventiamo fratelli. Cadono le divisioni, i<br />
dissidi e riscopriamo di essere un solo popolo di Dio, una sola famiglia.<br />
La pace è possibile, la pace è un dono di Dio che noi chiediamo<br />
con l’insistenza <strong>del</strong>la preghiera e con l’impegno nella vita<br />
di ogni giorno.<br />
La gioia <strong>del</strong> Natale appena trascorso si trasforma da sentimento a<br />
consapevolezza: “Dio si è fatto come noi per farci come lui”.<br />
Questa strofa di un canto che viene ripetuto nelle festività natalizie<br />
è pieno di significato: Gesù è l’inviato <strong>del</strong> Padre per annunziare<br />
ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione<br />
e ai ciechi la vista, per rimettere in libertà gli oppressi e<br />
predicare un anno di grazia <strong>del</strong> Signore (Luca 1, 4; 4, 14-21).<br />
E noi abbiamo ricevuto l’adozione a figli. E “ne è prova il fatto che<br />
Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito <strong>del</strong> suo Figlio che grida:<br />
Abbà, Padre” (Galati 4, 4-7).<br />
1
È questo l’annuncio che cambia la vita di ciascuno uomo, che trasforma,<br />
che dona speranza.<br />
“I pastori andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e<br />
il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto riferirono<br />
ciò che <strong>del</strong> bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono,<br />
si stupirono <strong>del</strong>le cose che i pastori dicevano” (Luca 2, 16).<br />
La chiamata per questo nuovo anno che ci viene donato è quella<br />
di andare senza indugio, trovare Gesù e, dopo averlo visto, riferire…<br />
comunicare la gioia <strong>del</strong> nostro incontro con il Signore <strong>del</strong><br />
tempo e <strong>del</strong>la storia: ai giovani, che aspirano alla felicità e che<br />
chiedono risposte vere ed esaustive; alle famiglie, “piccola Chiesa”,<br />
dove i genitori sono per i loro figli, con la parola e con l’esempio,<br />
i primi annunciatori <strong>del</strong>la fede. A coloro che soffrono e attendono<br />
consolazione, all’uomo di oggi insicuro, che ha paura <strong>del</strong> futuro,<br />
che si accontenta <strong>del</strong>la felicità effimera di un momento, che<br />
è indifferente per la sofferenza degli altri…<br />
2<br />
“… donaci, o Madre, tuo Figlio ch’è nato;<br />
pur se pastori con poveri doni anche se<br />
stanchi viatori d’Oriente Cristo vogliam”.<br />
(G. Giaquinta, da Cristo l’atteso,<br />
Preghiere, edizioni Pro Sanctitate)<br />
Buon Anno a tutti i Lettori<br />
di <strong>Aggancio</strong>!
Parola <strong>del</strong> Papa<br />
Una vita familiare stabile<br />
Mentre parte <strong>del</strong>la popolazione dei Paesi Bassi si definisce agnostica<br />
o perfino atea, più <strong>del</strong>la metà professa il cristianesimo e il numero<br />
crescente d’immigranti che seguono altre tradizioni religiose rende più<br />
che mai necessario che le autorità civili riconoscano il posto <strong>del</strong>la religione<br />
nella società olandese. Un’indicazione che il suo Governo lo fa,<br />
è data dal fatto che le scuole confessionali nel suo Paese ricevono un<br />
sostegno da parte <strong>del</strong>lo Stato, e giustamente, poiché tali istituzioni sono<br />
chiamate a dare un contributo significativo alla comprensione reciproca<br />
e alla coesione sociale, trasmettendo valori radicati in una visione<br />
trascendente <strong>del</strong>la dignità umana.<br />
A tale riguardo, ancor più importanti <strong>del</strong>le scuole sono le famiglie<br />
costruite sul fondamento di un matrimonio stabile e fecondo tra un uomo<br />
e una donna. Nulla può uguagliare o sostituire il valore formativo<br />
<strong>del</strong> crescere in un ambiente familiare sicuro, imparando a rispettare e a<br />
promuovere la dignità personale degli altri, diventando capaci di “accoglienza<br />
cordiale, incontro e dialogo, disponibilità disinteressata, servizio<br />
generoso, solidarietà profonda” (Familiaris consortio, n. 43; cfr.<br />
Compendio <strong>del</strong>la Dottrina sociale <strong>del</strong>la Chiesa, n. 221), in breve, imparando<br />
ad amare. D’altro canto, è probabile che una società che incoraggia mo<strong>del</strong>li<br />
alternativi di vita domestica per amore di una presunta diversità<br />
accumuli conseguenze sociali che non conducono allo sviluppo integrale<br />
<strong>del</strong>l’uomo (cfr. Caritas in veritate, nn. 44, 51). La Chiesa cattolica nel<br />
suo Paese desidera fare la sua parte nel sostenere e promuovere una vita<br />
familiare stabile, come ha affermato la Conferenza episcopale olandese<br />
nel suo recente documento sulla cura pastorale dei giovani e <strong>del</strong>la famiglia.<br />
Auspico vivamente che il contributo cattolico al dibattito etico<br />
venga sentito e ascoltato da tutti i settori <strong>del</strong>la società olandese, affinché<br />
la nobile cultura che da secoli contraddistingue il suo Paese possa continuare<br />
a essere nota per la sua solidarietà con le persone povere e vulnerabili,<br />
per la sua promozione <strong>del</strong>la libertà autentica e per il rispetto<br />
<strong>del</strong>la dignità e <strong>del</strong> valore inestimabile di ogni vita umana.<br />
dal Discorso al Nuovo Ambasciatore dei Paesi Bassi presso la Santa Sede,<br />
Castel Gandolfo, 2 ottobre 2009<br />
3
Parola <strong>del</strong> Papa<br />
4<br />
La santità rifulge oggi<br />
con singolare bellezza<br />
“Che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”. Con questa<br />
domanda ha inizio il breve dialogo, che abbiamo ascoltato nella pagina<br />
evangelica, tra un tale, altrove identificato come il giovane ricco, e Gesù<br />
(cfr Mc 10,<strong>17</strong>-30). Non abbiamo molti dettagli circa questo anonimo personaggio;<br />
dai pochi tratti riusciamo tuttavia a percepire il suo sincero desiderio<br />
di giungere alla vita eterna conducendo un’onesta e virtuosa esistenza<br />
terrena. Conosce infatti i comandamenti e li osserva fe<strong>del</strong>mente<br />
sin dalla giovinezza. Eppure tutto questo, che è certo importante, non<br />
basta, - dice Gesù - manca una cosa soltanto, ma qualcosa di essenziale.<br />
Vedendolo allora ben disposto, il divino Maestro lo fissa con amore e gli<br />
propone il salto di qualità, lo chiama all’eroismo <strong>del</strong>la santità, gli chiede<br />
di abbandonare tutto per seguirlo: “Vendi quello che hai e dallo ai poveri...<br />
e vieni e seguimi!” (v. 21).<br />
“Vieni e seguimi!”. Ecco la vocazione cristiana che scaturisce da una<br />
proposta di amore <strong>del</strong> Signore, e che può realizzarsi solo grazie a una<br />
nostra risposta di amore. Gesù invita i suoi discepoli al dono totale <strong>del</strong>la<br />
loro vita, senza calcolo e tornaconto umano, con una fiducia senza riserve<br />
in Dio. I santi accolgono quest’invito esigente, e si mettono con<br />
umile docilità alla sequela di Cristo crocifisso e risorto. La loro perfezione,<br />
nella logica <strong>del</strong>la fede talora umanamente incomprensibile, consiste<br />
nel non mettere più al centro se stessi, ma nello scegliere di andare controcorrente<br />
vivendo secondo il Vangelo. Così hanno fatto i cinque santi<br />
che oggi, con grande gioia, vengono posti alla venerazione <strong>del</strong>la Chiesa<br />
universale: Zygmunt Szcz´sny Feliƒski, Francisco Coll y Guitart, Jozef Damiaan<br />
de Veuster, Rafael Arnáiz Barón e Marie de la Croix (Jeanne)Jugan.<br />
Zygmunt Szcz´sny Feliƒsk, Arcivescovo di Varsavia, fondatore <strong>del</strong>la<br />
congregazione <strong>del</strong>le Francescane <strong>del</strong>la Famiglia di Maria, è stato un grande<br />
testimone <strong>del</strong>la fede e <strong>del</strong>la carità pastorale in tempi molto difficili per<br />
la nazione e per la Chiesa in Polonia. Si preoccupò con zelo <strong>del</strong>la crescita<br />
spirituale dei fe<strong>del</strong>i, aiutava i poveri e gli orfani. All’Accademia Ecclesiastica<br />
di San Pietroburgo curò una solida formazione dei sacerdoti. Come<br />
Arcivescovo di Varsavia infiammò tutti verso un rinnovamento interiore.<br />
Prima <strong>del</strong>l’insurrezione <strong>del</strong> <strong>gennaio</strong> 1863 contro l’annessione russa mise<br />
in guardia il popolo dall’inutile spargimento <strong>del</strong> sangue. Quando però
Parola <strong>del</strong> Papa<br />
scoppiò la sommossa e ci furono le repressioni, coraggiosamente difese<br />
gli oppressi. Per ordine <strong>del</strong>lo zar russo passò vent’anni in esilio a Jaroslaw<br />
sul Volga, senza poter fare mai più ritorno nella sua diocesi. In ogni<br />
situazione conservò incrollabile la fiducia nella Divina Provvidenza, e così<br />
pregava: “Oh, Dio, proteggici non dalle tribolazioni e dalle preoccupazioni<br />
di questo mondo… solo moltiplica l’amore nei nostri cuori e fa che<br />
con la più profonda umiltà manteniamo l’infinita fiducia nel Tuo aiuto e<br />
nella Tua misericordia…”. Oggi il suo donarsi a Dio e agli uomini, pieno<br />
di fiducia e di amore, diventa un fulgido esempio per tutta la Chiesa.<br />
San Paolo nella seconda lettura ci ricorda che “la Parola di Dio è viva,<br />
efficace” (Eb 4, 12). In essa, il Padre, che è in cielo, conversa amorevolmente<br />
con i suoi figli in ogni tempo (cfr. Dei Verbum, n. 22), facendo<br />
conoscere loro il suo infinito amore e, in tal modo, incoraggiarli, consolarli<br />
e offrire loro il suo disegno di salvezza per l’umanità e per ogni persona.<br />
Consapevole di ciò, san Francisco Coll si dedicò con impegno a<br />
diffonderla, compiendo così fe<strong>del</strong>mente la sua vocazione nell’Ordine dei<br />
Predicatori, nel quale emise la professione. La sua passione fu predicare,<br />
in gran parte in modo itinerante e seguendo la forma <strong>del</strong>le “missioni popolari”,<br />
al fine di annunciare e di ravvivare nei paesi e nelle città <strong>del</strong>la<br />
Catalogna la Parola di Dio, guidando così le persone all’incontro profondo<br />
con Lui. […] la sua attività evangelizzatrice includeva una grande dedizione<br />
al sacramento <strong>del</strong>la Riconciliazione, un’enfasi particolare sull’Eucarestia<br />
e un’insistenza costante sulla preghiera. Francisco fondò la<br />
congregazione <strong>del</strong>le Suore <strong>Domenica</strong>ne <strong>del</strong>l’Annunciazione, al fine di<br />
offrire un’educazione integrale ai bambini e ai giovani.<br />
Jozef De Veuster, che nella Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e di<br />
Maria ha ricevuto il nome di Damiaan, quando aveva ventitré anni, nel<br />
1863, lasciò il suo Paese natale, le Fiandre, per annunciare il Vangelo all’altra<br />
parte <strong>del</strong> mondo, nelle Isole Hawaii. La sua attività missionaria, che<br />
gli ha dato tanta gioia, raggiunge il suo culmine nella carità. Non senza<br />
paura e ripugnanza, fece la scelta di andare nell’Isola di Molokai al servizio<br />
dei lebbrosi che si trovavano là, abbandonati da tutti; così si espose alla<br />
malattia <strong>del</strong>la quale essi soffrivano. Con loro si sentì a casa. Il servitore<br />
<strong>del</strong>la Parola divenne così un servitore sofferente, lebbroso con i lebbrosi,<br />
durante gli ultimi quattro anni <strong>del</strong>la sua vita. Per seguire Cristo, il Padre<br />
Damiano non ha solo lasciato la sua patria, ma ha anche messo in gioco<br />
la sua salute: perciò egli - come dice la parola di Gesù che ci è stata annunciata<br />
nel Vangelo di oggi - ha ricevuto la vita eterna (cfr. Mc 10, 30).<br />
… Alla figura <strong>del</strong> giovane che esprime a Gesù il suo desiderio di fa-<br />
5
Parola <strong>del</strong> Papa<br />
re qualcosa di più di adempiere semplicemente ai doveri che la legge impone,<br />
tornando al Vangelo di oggi, fa dà contrappunto fratel Rafael, oggi<br />
canonizzato, morto a ventisette anni come oblato nella trappa di San<br />
Isidro de Deuñas. Anche lui apparteneva a una famiglia agiata e, come<br />
egli stesso dice, era di “animo un po’ sognatore”, ma i suoi sogni non<br />
svaniscono dinanzi all’attaccamento ai beni materiali e ad altre mete che<br />
la vita <strong>del</strong> mondo a volte propone con grande insistenza. Disse sì alla<br />
proposta di seguire Gesù, in maniera immediata e decisa, senza limiti né<br />
condizioni. In tal modo, iniziò un cammino che, dal momento in cui nel<br />
monastero si rese conto che “non sapeva pregare”, lo condusse in pochi<br />
anni sulla vetta <strong>del</strong>la vita spirituale, che descrive con grande semplicità<br />
e naturalezza in numerosi scritti. Fratel Rafael, ancora vicino a noi, continua<br />
a offrirci con il suo esempio e con le sue opere un percorso attraente,<br />
soprattutto per i giovani che non si accontentano di poco, ma aspirano<br />
alla piena verità, alla più indicibile gioia, che si raggiungono solo<br />
attraverso l’amore di Dio. “Vita di amore […] Ecco l’unica ragione per<br />
vivere”, dice il nuovo santo. E insiste: “Dall’amore di Dio viene tutto”.<br />
Che il Signore ascolti benigno una <strong>del</strong>le ultime preghiere di san Rafael<br />
Arnáiz, quando, nel donargli tutta la sua vita, lo supplicava: “Prendi me<br />
e donati Tu al mondo”. [… ]<br />
Con la sua ammirevole opera al servizio <strong>del</strong>le persone anziane e più bisognose,<br />
Santa Marie de la Croix è a sua volta un faro che guida le nostre<br />
società, che devono sempre riscoprire il posto e il contributo unico di questo<br />
periodo <strong>del</strong>la vita. Nata nel <strong>17</strong>92 a Cancale, in Bretagna, Jeanne Jugan<br />
si preoccupò <strong>del</strong>la dignità dei suoi fratelli e <strong>del</strong>le sue sorelle in umanità<br />
che l’età rendeva vulnerabili, riconoscendo in essi la persona stessa di Cristo.<br />
“Guardate il povero con compassione”, diceva, “e Gesù vi guarderà<br />
con bontà, nel vostro ultimo giorno”. Questo sguardo compassionevole<br />
verso le persone anziane, che veniva dalla sua profonda comunione con<br />
Dio, Jeanne Jugan l’ha mostrato nel suo servizio gioioso e disinteressato,<br />
esercitato con dolcezza e umiltà di cuore, volendo essere essa stessa povera<br />
fa i poveri. Jeanne ha vissuto il mistero di amore accettando, in pace,<br />
l’oscurità e la spoliazione fino alla sua morte. Il suo carisma è sempre attuale<br />
[…] continua oggi in tutto il mondo nella Congregazione <strong>del</strong>le Piccole<br />
Sorelle dei Poveri, che fondò e che, sul suo esempio, rende testimonianza<br />
<strong>del</strong>la misericordia di Dio e <strong>del</strong>l’amore compassionevole <strong>del</strong> Cuore<br />
di Gesù per i più piccoli. […]Rendiamo grazie al Signore per il dono <strong>del</strong>la<br />
santità, che quest’oggi rifulge nella Chiesa con singolare bellezza.<br />
da Omelia, 11 ottobre 2009<br />
6
Parola <strong>del</strong> Papa<br />
Raggiungere la sicurezza<br />
alimentare in tempi di crisi<br />
La crisi attuale, che colpisce senza distinzione l’insieme dei settori<br />
<strong>del</strong>l’economia, investe particolarmente e con durezza il mondo agricolo,<br />
dove la situazione diventa drammatica. Questa crisi chiede ai Governi<br />
e alle diverse componenti <strong>del</strong>la Comunità internazionale di operare<br />
scelte determinanti ed efficaci.<br />
Garantire alle persone e ai popoli la possibilità di sconfiggere il flagello<br />
<strong>del</strong>la fame significa assicurare loro un accesso concreto a un’adeguata<br />
e sana alimentazione. Si tratta, in effetti, di una concreta manifestazione<br />
<strong>del</strong> diritto alla vita, che, pur solennemente proclamato, resta<br />
troppo spesso lontano da una piena attuazione.<br />
Il tema scelto quest’anno dalla Fao per la Giornata Mondiale <strong>del</strong>l’Alimentazione<br />
è “Raggiungere la sicurezza alimentare in tempi di<br />
crisi” . Esso invita a considerare il lavoro agricolo come elemento fondamentale<br />
<strong>del</strong>la sicurezza alimentare e, quindi, come una componente<br />
a pieno titolo <strong>del</strong>l’attività economica. Per tale motivo, l’agricoltura deve<br />
poter disporre di investimenti e di risorse sufficienti. Questo tema<br />
interpella e fa comprendere che i beni <strong>del</strong>la creazione sono limitati per<br />
loro natura: essi richiedono, dunque, atteggiamenti responsabili e capaci<br />
di favorire la sicurezza che si ricerca, pensando anche a quella <strong>del</strong>le<br />
generazioni future. Una profonda solidarietà e una lungimirante fraternità<br />
sono dunque necessarie.<br />
Il conseguimento di questi obiettivi richiede una necessaria modificazione<br />
degli stili di vita e dei modi di pensare. Obbliga la Comunità<br />
internazionale e le sue Istituzioni a intervenire in maniera più adeguata<br />
e forte. Auspico che tale intervento possa favorire una cooperazione<br />
che protegga i metodi di coltivazione propri di ogni regione ed eviti un<br />
uso sconsiderato <strong>del</strong>le risorse naturali. Auspico, inoltre, che tale cooperazione<br />
salvaguardi i valori propri <strong>del</strong> mondo rurale e i fondamentali<br />
diritti di quanti lavorano la terra. Mettendo da parte privilegi, profitti<br />
e comodità, questi obiettivi potranno allora essere realizzati a vantaggio<br />
di uomini, donne, bambini, famiglie e comunità, che vivono nelle<br />
regioni più povere <strong>del</strong> pianeta e sono, dunque, più vulnerabili. L’esperienza<br />
dimostra che le soluzioni tecniche, anche avanzate, mancano di<br />
efficacia se non si riferiscono innanzitutto alla persona, che viene per<br />
7
Parola <strong>del</strong> Papa<br />
prima e che, nella sua dimensione spirituale e materiale, è all’origine e<br />
al termine di ogni attività.<br />
L’accesso al cibo, più che un bisogno elementare, è un diritto fondamentale<br />
<strong>del</strong>le persone e dei popoli. Potrà diventare una realtà e una sicurezza,<br />
se sarà garantito un adeguato sviluppo in tutte le diverse regioni.<br />
In particolare, il dramma <strong>del</strong>la fame potrà essere superato solo “<br />
eliminando le cause strutturali che lo provocano e promuovendo lo<br />
sviluppo agricolo dei Paesi più poveri mediante investimenti in infrastrutture<br />
rurali, in sistemi di irrigazione, in trasporti, in organizzazione<br />
dei mercati, in formazione e diffusione di tecniche agricole appropriate,<br />
capaci cioè di utilizzare al meglio le risorse umane, naturali e<br />
socio-economiche maggiormente accessibili a livello locale” (Caritas in<br />
veritate, n. 27).<br />
La Chiesa cattolica, fe<strong>del</strong>e alla sua vocazione a essere vicina ai più<br />
indifesi, promuove, sostiene e partecipa agli sforzi realizzati per permettere<br />
a ogni popolo e comunità di disporre dei mezzi necessari a garantire<br />
un adeguato livello di sicurezza alimentare.<br />
Messaggio in occasione <strong>del</strong>la Giornata Mondiale <strong>del</strong>l’Alimentazione,<br />
16 ottobre 2009<br />
8<br />
Nella Repubblica Ceca<br />
La mia visita pastorale alla Repubblica Ceca coincide col ventesimo<br />
anniversario <strong>del</strong>la caduta dei regimi totalitari in Europa Centrale ed<br />
Orientale, e <strong>del</strong>la “Rivoluzione di Velluto” che ripristinò la democrazia<br />
in questa nazione. L’euforia che ne seguì fu espressa in termini di libertà.<br />
[…] Le aspirazioni dei cittadini e le aspettative riposte nei governi<br />
reclamavano nuovi mo<strong>del</strong>li nella vita pubblica e di solidarietà tra nazioni<br />
e popoli, senza i quali il futuro di giustizia, di pace e di prosperità,<br />
a lungo atteso, sarebbe rimasto senza risposta. Tali desideri continuano<br />
ad evolversi. Oggi, specialmente fra i giovani, emerge di nuovo<br />
la domanda sulla natura <strong>del</strong>la libertà conquistata. Per quale scopo si<br />
vive in libertà? Quali sono i suoi autentici tratti distintivi?<br />
Per i Cristiani la verità ha un nome: Dio. E il bene ha un volto: Gesù<br />
Cristo. La fede cristiana, dal tempo dei Santi Cirillo e Metodio e<br />
dei primi missionari, ha avuto in realtà un ruolo decisivo nel plasmare<br />
l’eredità spirituale e culturale di questo Paese. Deve essere lo<br />
stesso nel presente e per il futuro. Il ricco patrimonio di valori spirituali<br />
e culturali, che si esprimono gli uni attraverso gli altri, non so-
Parola <strong>del</strong> Papa<br />
lo ha dato forma all’identità di questa nazione, ma l’ha anche dotata<br />
<strong>del</strong>la prospettiva necessaria ad esercitare un ruolo di coesione al<br />
cuore <strong>del</strong>l’Europa. Per secoli questa terra è stata un punto d’incontro<br />
tra popoli, tradizioni e culture diverse. Come ben sappiamo, essa<br />
ha conosciuto capitoli dolorosi e porta le cicatrici dei tragici avvenimenti<br />
causati dall’incomprensione, dalla guerra e dalla persecuzione.<br />
E tuttavia è anche vero che le sue radici cristiane hanno favorito<br />
la crescita di un considerevole spirito di perdono, di riconciliazione<br />
e di collaborazione, che ha reso la gente di queste terre capace<br />
di ritrovare la libertà e di inaugurare una nuova era, una nuova sintesi,<br />
una rinnovata speranza. […]<br />
L’Europa, fe<strong>del</strong>e alle sue radici cristiane, ha una particolare vocazione<br />
a sostenere questa visione trascendente nelle sue iniziative al servizio<br />
<strong>del</strong> bene comune di individui, comunità e nazioni. Di particolare<br />
importanza è il compito urgente di incoraggiare i giovani europei mediante<br />
una formazione che rispetti ed alimenti la capacità, donata loro<br />
da Dio, di trascendere proprio quei limiti che talvolta si presume che<br />
debbano intrappolarli. Negli sport, nelle arti creative e nella ricerca accademica,<br />
i giovani trovano volentieri l’opportunità di eccellere. Non è<br />
ugualmente vero che, se confrontati con alti ideali, essi aspireranno anche<br />
alla virtù morale e ad una vita basata sull’amore e sulla bontà? Incoraggio<br />
vivamente quei genitori e responsabili <strong>del</strong>le comunità che si<br />
attendono dalle autorità la promozione di valori capaci di integrare la<br />
dimensione intellettuale, umana e spirituale in una solida formazione,<br />
degna <strong>del</strong>le aspirazioni dei nostri giovani.<br />
da Discorso alle Autorità civili e al Corpo diplomatico,<br />
Castello di Praga, 26 settembre 2009<br />
I santi Venceslao,<br />
Adalberto ed altri, pietre miliari<br />
<strong>del</strong> cammino <strong>del</strong>la vostra Chiesa<br />
Ci troviamo raccolti questa sera in un luogo a voi caro, che è segno<br />
visibile di quanto sia potente la grazia divina che agisce nel cuore dei<br />
credenti. La bellezza di questo tempio millenario è infatti testimonianza<br />
vivente <strong>del</strong>la ricca storia di fede e di tradizione cristiana <strong>del</strong> vostro<br />
9
Parola <strong>del</strong> Papa<br />
popolo; una storia illuminata, in particolare, dalla fe<strong>del</strong>tà di coloro che<br />
hanno sigillato la loro adesione a Cristo e alla Chiesa con il martirio.<br />
Penso alle figure dei santi Venceslao, Adalberto e Giovanni Nepomuceno,<br />
pietre miliari <strong>del</strong> cammino <strong>del</strong>la vostra Chiesa, a cui si aggiungono<br />
gli esempi <strong>del</strong> giovane san Vito, che preferì il martirio piuttosto che<br />
tradire Cristo, <strong>del</strong> monaco san Procopio e di santa Ludmilla. Penso alle<br />
vicende di due Arcivescovi, nel secolo scorso, di questa Chiesa locale,<br />
i Cardinali Josef Beran e Franti?ek Tomá?ek, e di tanti Vescovi, sacerdoti,<br />
religiosi, religiose e fe<strong>del</strong>i, che hanno resistito con eroica fermezza<br />
alla persecuzione comunista, giungendo persino al sacrificio<br />
<strong>del</strong>la vita. Da dove hanno tratto forza questi coraggiosi amici di Cristo<br />
se non dal Vangelo? Sì! Essi si sono lasciati affascinare da Gesù che ha<br />
detto: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda<br />
la sua croce e mi segua” (Mt 16, 24). Nell’ora <strong>del</strong>la difficoltà hanno<br />
sentito risuonare nel cuore quest’altra sua considerazione: “Se hanno<br />
perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 15, 20).<br />
Varie ricorrenze ricordiamo quest’anno con animo grato al Signore:<br />
i 280 anni <strong>del</strong>la canonizzazione di san Giovanni Nepomuceno, l’80°<br />
<strong>del</strong>la dedicazione di questa Cattedrale intitolata a san Vito e il 20° anniversario<br />
<strong>del</strong>la canonizzazione di sant’Agnese di Praga, evento che ha<br />
annunciato la liberazione <strong>del</strong> vostro Paese dall’oppressione atea. Tanti<br />
motivi per proseguire il cammino ecclesiale con gioia ed entusiasmo<br />
contando sulla materna intercessione di Maria, Madre di Dio, e di tutti<br />
i vostri Santi Protettori. Amen!<br />
Celebrazione dei Vespri, Cattedrale dei Santi Vito, Venceslao e Adalberto,<br />
26 settembre 2009<br />
10<br />
Incontro Ecumenico<br />
L’Europa continua ad essere sottoposta a molti cambiamenti. È<br />
difficile credere che solo due decenni sono passati da quando il crollo<br />
dei precedenti regimi ha dato avvio a una difficile ma produttiva<br />
transizione verso strutture politiche più partecipative. In questo periodo,<br />
i cristiani si sono uniti assieme ad altri uomini di buona volontà<br />
nell’aiutare a ricostruire un ordine politico giusto, e continuano oggi<br />
ad impegnarsi nel dialogo per aprire nuove vie verso la comprensione<br />
reciproca, la collaborazione in vista <strong>del</strong>la pace e il progresso <strong>del</strong><br />
bene comune.
Parola <strong>del</strong> Papa<br />
Il termine salvezza è ricco di significati, tuttavia esprime qualche<br />
cosa di fondamentale ed universale <strong>del</strong>l’anelito umano verso la felicità<br />
e la pienezza. Esso allude al desiderio ardente di riconciliazione e di<br />
comunione che spontaneamente sgorga nelle profondità <strong>del</strong>lo spirito<br />
umano. È la verità centrale <strong>del</strong> Vangelo e l’obiettivo verso cui è diretto<br />
ogni sforzo di evangelizzazione e di cura pastorale. Ed è il criterio sul<br />
quale i cristiani tornano sempre a focalizzarsi, nel loro impegno per sanare<br />
le ferite <strong>del</strong>le divisioni <strong>del</strong> passato.<br />
da Discorso, Sala <strong>del</strong> Trono <strong>del</strong>l’Arcivescovado di Praga, 27 settembre 2009<br />
Messaggio ai giovani<br />
Non è difficile costatare che in ogni giovane c’è un’aspirazione alla felicità,<br />
talvolta mescolata ad un senso di inquietudine; un’aspirazione che<br />
spesso però l’attuale società dei consumi sfrutta in modo falso e alienante.<br />
Occorre invece valutare seriamente l’anelito alla felicità che esige una<br />
risposta vera ed esaustiva. Nella vostra età infatti si compiono le prime<br />
grandi scelte, capaci di orientare la vita verso il bene o verso il male. Purtroppo<br />
non sono pochi i vostri coetanei che si lasciano attrarre da illusori<br />
miraggi di paradisi artificiali per ritrovarsi poi in una triste solitudine.<br />
Ci sono però anche tanti ragazzi e ragazze che vogliono trasformare, come<br />
ha detto il vostro portavoce, la dottrina nell’azione per dare un senso<br />
pieno alla loro vita. Vi invito tutti a guardare all’esperienza di sant’Agostino,<br />
il quale diceva che il cuore di ogni persona è inquieto fino a<br />
quando non trova ciò che veramente cerca. Ed egli scoprì che solo Gesù<br />
Cristo era la risposta soddisfacente al desiderio, suo e di ogni uomo, di<br />
una vita felice, piena di significato e di valore (cfr Confessioni I,1,1).<br />
Se poi il Signore vi chiama a seguirlo nel sacerdozio ministeriale o<br />
nella vita consacrata, non esitate a rispondere al suo invito. In particolare,<br />
in quest’Anno Sacerdotale, mi appello a voi, giovani: siate attenti<br />
e disponibili alla chiamata di Gesù ad offrire la vita al servizio di Dio<br />
e <strong>del</strong> suo popolo. La Chiesa, anche in questo Paese, ha bisogno di numerosi<br />
e santi sacerdoti e di persone totalmente consacrate al servizio<br />
di Cristo, Speranza <strong>del</strong> mondo.<br />
La speranza! Questa parola, su cui torno spesso, si coniuga proprio<br />
con la giovinezza. Voi, cari giovani, siete la speranza <strong>del</strong>la Chiesa! Essa<br />
attende che voi vi facciate messaggeri <strong>del</strong>la speranza…<br />
da Discorso, Spianata sulla Via di Melnik a Stará Boleslavo, 28 settembre 2009<br />
11
Parola <strong>del</strong> Papa<br />
12<br />
Sinodo dei Vescovi per l’Africa<br />
L’odierna liturgia <strong>del</strong>la Parola - al di là <strong>del</strong>la prima impressione - si<br />
rivela particolarmente adatta ad accompagnare l’apertura di un’Assemblea<br />
sinodale dedicata all’Africa. Vorrei sottolineare in particolare<br />
alcuni aspetti che emergono con forza e che interpellano il lavoro che<br />
ci attende. Il primo, già accennato: il primato di Dio, Creatore e Signore.<br />
Il secondo: il matrimonio. Il terzo: i bambini. Sul primo aspetto<br />
l’Africa è depositaria di un tesoro inestimabile per il mondo intero: il<br />
suo profondo senso di Dio, che ho avuto modo di percepire direttamente<br />
negli incontri con i Vescovi africani in visita ad Limina, ed ancor<br />
più nel recente viaggio apostolico in Camerun e Angola, <strong>del</strong> quale conservo<br />
un gradito e commosso ricordo. È proprio a questo pellegrinaggio<br />
in terra africana che ora vorrei collegarmi, perché in quei giorni ho<br />
aperto idealmente questa Assemblea sinodale, consegnando l’Instrumentum<br />
laboris ai Presidenti <strong>del</strong>le Conferenze Episcopali e ai Capi dei<br />
Sinodi dei Vescovi <strong>del</strong>le Chiese Orientali Cattoliche.<br />
Quando si parla di tesori <strong>del</strong>l’Africa, il pensiero va subito alle risorse<br />
di cui è ricco il suo territorio e che purtroppo sono diventate e talora<br />
continuano ad essere motivo di sfruttamento, di conflitti e di corruzione.<br />
Invece la Parola di Dio ci fa guardare a un altro patrimonio:<br />
quello spirituale e culturale, di cui l’umanità ha bisogno ancor più che<br />
<strong>del</strong>le materie prime. “Infatti - direbbe Gesù - quale vantaggio c’è che<br />
un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita?” (Mc 8, 36).<br />
Da questo punto di vista, l’Africa rappresenta un immenso “polmone”<br />
spirituale, per un’umanità che appare in crisi di fede e di speranza. Ma<br />
anche questo “polmone” può ammalarsi. E al momento almeno due<br />
pericolose patologie lo stanno intaccando: anzitutto, una malattia già<br />
diffusa nel mondo occidentale, cioè il materialismo pratico, combinato<br />
con il pensiero relativista e nichilista. Senza entrare nel merito <strong>del</strong>la genesi<br />
di tali mali <strong>del</strong>lo spirito, rimane tuttavia indiscutibile che il cosiddetto<br />
“primo” mondo talora ha esportato e sta esportando tossici rifiuti<br />
spirituali, che contagiano le popolazioni di altri continenti, tra cui in<br />
particolare quelle africane. In questo senso il colonialismo, finito sul<br />
piano politico, non è mai <strong>del</strong> tutto terminato. Ma, proprio in questa<br />
stessa prospettiva, va segnalato un secondo “virus” che potrebbe colpire<br />
anche l’Africa, cioè il fondamentalismo religioso, mischiato con interessi<br />
politici ed economici. Gruppi che si rifanno a diverse appartenenze<br />
religiose si stanno diffondendo nel continente africano; lo fanno
Parola <strong>del</strong> Papa<br />
nel nome di Dio, ma secondo una logica opposta a quella divina, cioè<br />
insegnando e praticando non l’amore e il rispetto <strong>del</strong>la libertà, ma l’intolleranza<br />
e la violenza.<br />
Riguardo al tema <strong>del</strong> matrimonio, il testo <strong>del</strong> capitolo 2° <strong>del</strong> Libro<br />
<strong>del</strong>la Genesi ce ne ha richiamato il perenne fondamento, che Gesù stesso<br />
ha confermato: “Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e<br />
si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne” (Gen 2, 24). Come<br />
non ricordare il mirabile ciclo di catechesi che il Servo di Dio Giovanni<br />
Paolo <strong>II</strong> ha dedicato a tale argomento, a partire da un’esegesi<br />
quanto mai approfondita di questo testo biblico? Oggi, proponendocelo<br />
proprio in apertura <strong>del</strong> Sinodo, la liturgia ci offre la luce sovrabbondante<br />
<strong>del</strong>la verità rivelata e incarnata in Cristo, con la quale si può considerare<br />
la complessa tematica <strong>del</strong> matrimonio nel contesto africano<br />
ecclesiale e sociale. Anche su questo punto, però, vorrei cogliere brevemente<br />
una suggestione che precede ogni riflessione e indicazione di tipo<br />
morale, e che si collega ancora al primato <strong>del</strong> senso <strong>del</strong> sacro e di<br />
Dio. Il matrimonio, così come la Bibbia ce lo presenta, non esiste al di<br />
fuori <strong>del</strong>la relazione con Dio. La vita coniugale tra l’uomo e la donna,<br />
e quindi <strong>del</strong>la famiglia che ne deriva, è inscritta nella comunione con<br />
Dio e, alla luce <strong>del</strong> Nuovo Testamento, diventa icona <strong>del</strong>l’Amore trinitario<br />
e sacramento <strong>del</strong>l’unione di Cristo con la Chiesa. Nella misura in<br />
cui custodisce e sviluppa la sua fede, l’Africa potrà trovare risorse immense<br />
da donare a vantaggio <strong>del</strong>la famiglia fondata sul matrimonio.<br />
Comprendendo nella pericope evangelica anche il testo su Gesù e i<br />
bambini (Mc 10, 13-15), la liturgia ci invita a tenere presente fin d’ora,<br />
nella nostra sollecitudine pastorale, la realtà <strong>del</strong>l’infanzia, che costituisce<br />
una parte grande e purtroppo sofferente <strong>del</strong>la popolazione africana.<br />
Nella scena di Gesù che accoglie i bambini, opponendosi con sdegno<br />
agli stessi discepoli che volevano allontanarli, vediamo l’immagine <strong>del</strong>la<br />
Chiesa che in Africa, e in ogni altra parte <strong>del</strong>la terra, manifesta la propria<br />
maternità soprattutto nei confronti dei più piccoli, anche quando<br />
non sono ancora nati. Come il Signore Gesù, la Chiesa non vede in essi<br />
primariamente dei destinatari di assistenza, meno che mai di pietismo<br />
o di strumentalizzazione, ma <strong>del</strong>le persone a pieno titolo, che con il loro<br />
stesso modo di essere mostrano la via maestra per entrare nel regno<br />
di Dio, quella cioè di affidarsi senza condizioni al suo amore.<br />
Cari fratelli, queste indicazioni provenienti dalla Parola di Dio si inseriscono<br />
nell’ampio orizzonte <strong>del</strong>l’Assemblea sinodale che oggi inizia,<br />
e che si ricollega a quella precedentemente già dedicata al continente<br />
13
Parola <strong>del</strong> Papa<br />
africano, i cui frutti sono stati presentati dal Papa Giovanni Paolo <strong>II</strong>, di<br />
venerata memoria, nell’Esortazione apostolica Ecclesia in Africa. Rimane<br />
naturalmente valido ed attuale il compito primario <strong>del</strong>l’evangelizzazione,<br />
anzi di una nuova evangelizzazione che tenga conto dei rapidi<br />
mutamenti sociali di questa nostra epoca e <strong>del</strong> fenomeno <strong>del</strong>la globalizzazione<br />
mondiale. Altrettanto si deve dire <strong>del</strong>la scelta pastorale di edificare<br />
la Chiesa come famiglia di Dio (cfr ivi, 63). In tale grande scia si<br />
pone la seconda Assemblea, che ha per tema: “La Chiesa in Africa a servizio<br />
<strong>del</strong>la riconciliazione, <strong>del</strong>la giustizia e <strong>del</strong>la pace. «Voi siete il sale<br />
<strong>del</strong>la terra… voi siete la luce <strong>del</strong> mondo» (Mt 5, 13.14)”. Negli ultimi anni<br />
la Chiesa Cattolica in Africa ha conosciuto un grande dinamismo, e<br />
l’Assise sinodale è l’occasione per ringraziarne il Signore. E poiché la<br />
crescita <strong>del</strong>la Comunità ecclesiale in tutti i campi comporta anche sfide<br />
ad intra e ad extra, il Sinodo è momento propizio per ripensare l’attività<br />
pastorale e rinnovare lo slancio di evangelizzazione. Per diventare luce<br />
<strong>del</strong> mondo e sale <strong>del</strong>la terra occorre puntare sempre più alla “misura alta”<br />
<strong>del</strong>la vita cristiana, cioè alla santità. Ad essere santi sono chiamati i<br />
Pastori e tutti i membri <strong>del</strong>la comunità ecclesiale; i fe<strong>del</strong>i laici sono chiamati<br />
a diffondere il profumo <strong>del</strong>la santità nella famiglia, nei luoghi di<br />
lavoro, nella scuola e in ogni altro ambito sociale e politico. Possa la<br />
Chiesa in Africa essere sempre una famiglia di autentici discepoli di<br />
Cristo, dove la differenza fra etnie diventi motivo e stimolo per un reciproco<br />
arricchimento umano e spirituale.<br />
Con la sua opera di evangelizzazione e promozione umana, la Chiesa<br />
può certamente dare in Africa un grande contributo a tutta la società,<br />
che purtroppo conosce in vari Paesi povertà, ingiustizie, violenze e<br />
guerre. La vocazione <strong>del</strong>la Chiesa, comunità di persone riconciliate<br />
con Dio e tra di loro, è quella di essere profezia e fermento di riconciliazione<br />
tra i vari gruppi etnici, linguistici ed anche religiosi, all’interno<br />
<strong>del</strong>le singole nazioni e in tutto il continente. La riconciliazione, dono<br />
di Dio che gli uomini devono implorare ed accogliere, è fondamento<br />
stabile su cui costruire la pace, condizione indispensabile per l’autentico<br />
progresso degli uomini e <strong>del</strong>la società, secondo il progetto di<br />
giustizia voluto da Dio. Aperta alla grazia redentrice <strong>del</strong> Signore risorto,<br />
l’Africa sarà così illuminata sempre più dalla sua luce e, lasciandosi<br />
guidare dallo Spirito Santo, diventerà una benedizione per la Chiesa<br />
universale, apportando un contributo proprio e qualificato all’edificazione<br />
di un mondo più giusto e fraterno.<br />
da Omelia, <strong>II</strong> Assemblea Speciale, 4 ottobre 2009<br />
14
Parola <strong>del</strong> Papa<br />
Prima Congregazione generale:<br />
confessio, carità, prossimo<br />
[…] Inizieremo il nostro lavoro invocando lo Spirito Santo con la<br />
preghiera <strong>del</strong>l’Ora Terza «Nunc sancte nobis Spiritus». Noi preghiamo<br />
che la Pentecoste non sia solo un avvenimento <strong>del</strong> passato, il primo<br />
inizio <strong>del</strong>la Chiesa, ma sia oggi, anzi adesso: «nunc sancte nobis Spiritus».<br />
Ci ricordiamo che gli apostoli dopo l’Ascensione non hanno<br />
iniziato - come forse sarebbe stato normale - a organizzare, a creare<br />
la Chiesa futura. Hanno aspettato l’azione di Dio, hanno aspettato lo<br />
Spirito Santo. Hanno compreso che la Chiesa non si può fare, che<br />
non è il prodotto <strong>del</strong>la nostra organizzazione: la Chiesa deve nascere<br />
dallo Spirito Santo. In questo senso, anche tutto il nostro lavoro al<br />
Sinodo è un collaborare con lo Spirito Santo, con la forza di Dio che<br />
ci previene.<br />
La seconda strofa di questo inno - «Os, lingua, mens, sensus, vigor,<br />
/ Confessionem personent: / Flammescat igne caritas, / accendat ardor<br />
proximos» - è il cuore di questa preghiera. Imploriamo da Dio tre doni,<br />
i doni essenziali <strong>del</strong>la Pentecoste, <strong>del</strong>lo Spirito Santo: confessio, caritas,<br />
proximos. Confessio: c’è la lingua di fuoco che è “ragionevole”,<br />
dona la parola giusta e fa pensare al superamento di Babilonia nella<br />
festa di Pentecoste. La confusione nata dall’egoismo e dalla superbia<br />
<strong>del</strong>l’uomo, il cui effetto è quello di non poter comprenderci più gli<br />
uni gli altri, va superata dalla forza <strong>del</strong>lo Spirito, che unisce senza<br />
uniformare, che dà unità nella pluralità: ciascuno può capire l’altro,<br />
anche nelle diversità <strong>del</strong>le lingue. Confessio: la parola, la lingua di<br />
fuoco che il Signore ci dà, la parola comune nella quale siamo tutti<br />
uniti, la città di Dio, la santa Chiesa, nella quale è presente tutta la<br />
ricchezza <strong>del</strong>le diverse culture. Flammescat igne caritas. Questa confessione<br />
non è una teoria ma è vita, è amore. Il cuore <strong>del</strong>la santa<br />
Chiesa è l’amore, Dio è amore e si comunica comunicandoci l’amore.<br />
E infine il prossimo. La Chiesa non è mai un gruppo chiuso in sé,<br />
che vive per sé come uno dei tanti gruppi che esistono nel mondo,<br />
ma si contraddistingue per l’universalità <strong>del</strong>la carità, <strong>del</strong>la responsabilità<br />
per il prossimo.<br />
Mi sembra che dobbiamo tener presente tutto questo nelle nostre<br />
analisi sulla riconciliazione, la giustizia, la pace. Sono importanti le<br />
15
Parola <strong>del</strong> Papa<br />
analisi empiriche, è importante che si conosca esattamente la realtà di<br />
questo mondo. Tuttavia queste analisi orizzontali, fatte con tanta esattezza<br />
e competenza, sono insufficienti. Non indicano i veri problemi<br />
perché non li collocano alla luce di Dio. Se non vediamo che alla radice<br />
vi è il Mistero di Dio, le cose <strong>del</strong> mondo vanno male perché la relazione<br />
con Dio non è ordinata.[…]<br />
E poi brevemente altri due doni. La carità: è importante che il cristianesimo<br />
non sia una somma di idee, una filosofia, una teologia, ma<br />
un modo di vivere, il cristianesimo è carità, è amore. […] Possiamo dire<br />
che anche lógos e caritas vanno insieme. Il nostro Dio è, da un parte,<br />
lógos, ragione eterna. Ma questa ragione è anche amore, non è fredda<br />
matematica che costruisce l’universo, non è un demiurgo; questa ragione<br />
eterna è fuoco, è carità. In noi stessi dovrebbe realizzarsi questa<br />
unità di ragione e carità, di fede e carità. E così trasformati nella carità<br />
diventare, come dicono i Padri greci, divinizzati. […] L’unità <strong>del</strong>la<br />
creatura e <strong>del</strong> Creatore: questo è il vero sviluppo, arrivare con la grazia<br />
di Dio a questa apertura. La nostra essenza viene trasformata nella<br />
carità. Se parliamo di questo sviluppo pensiamo sempre anche a questa<br />
ultima meta, dove Dio vuole arrivare con noi.<br />
[…] Infine, il prossimo. La carità non è qualcosa di individuale, ma<br />
universale e concreta. Oggi nella Messa abbiamo proclamato la pagina<br />
evangelica <strong>del</strong> buon samaritano, in cui vediamo la duplice realtà <strong>del</strong>la<br />
carità cristiana, che è universale e concreta. Questo samaritano incontra<br />
un ebreo, che quindi sta oltre i confini <strong>del</strong>la sua tribù e <strong>del</strong>la sua religione.<br />
Ma la carità è universale e perciò questo straniero in tutti i sensi<br />
è per lui prossimo. L’universalità apre i limiti che chiudono il mondo<br />
e creano le diversità e i conflitti. Nello stesso tempo, il fatto che si<br />
debba fare qualcosa per l’universalità non è filosofia ma azione concreta.<br />
Dobbiamo tendere a questa unificazione di universalità e concretezza,<br />
dobbiamo aprire realmente questi confini tra tribù, etnie, religioni<br />
all’universalità <strong>del</strong>l’amore di Dio. E questo non in teoria, ma nei nostri<br />
luoghi di vita, con tutta la concretezza necessaria.<br />
da Discorso, 5 ottobre 2009<br />
Chiesa-Famiglia di Dio<br />
È adesso l’ora di dire grazie. Grazie anzitutto al Signore che ci ha<br />
convocato, ci ha riunito, ci ha aiutato ad ascoltare la sua Parola, la<br />
16
Parola <strong>del</strong> Papa<br />
voce <strong>del</strong>lo Spirito Santo, e così ha dato anche la possibilità di trovare<br />
la strada <strong>del</strong>l’unità nella molteplicità <strong>del</strong>le esperienze, l’unità <strong>del</strong>la<br />
fede e la comunione nel Signore. Perciò l’espressione “Chiesa-Famiglia<br />
di Dio” non è più solo un concetto, un’idea, ma è un’esperienza<br />
viva di queste settimane: siamo stati realmente riuniti, qui, come<br />
Famiglia di Dio. Abbiamo fatto anche, con l’aiuto <strong>del</strong> Signore, un<br />
buon lavoro.<br />
Il tema, di per sé, era una sfida non facile, con due pericoli, direi.<br />
Il tema “Riconciliazione, giustizia e pace” implica certamente una<br />
forte dimensione politica, anche se è evidente che riconciliazione,<br />
giustizia e pace non sono possibili senza una profonda purificazione<br />
<strong>del</strong> cuore, senza un rinnovamento <strong>del</strong> pensiero, una metanoia, senza<br />
una novità che deve risultare proprio dall’incontro con Dio. Ma anche<br />
se questa dimensione spirituale è profonda e fondamentale, pure<br />
la dimensione politica è molto reale, perché senza realizzazioni<br />
politiche, queste novità <strong>del</strong>lo Spirito comunemente non si realizzano.<br />
Perciò la tentazione poteva essere di politicizzare il tema, di parlare<br />
meno da pastori e più da politici, con una competenza, così, che<br />
non è la nostra.<br />
L’altro pericolo è stato - proprio per fuggire da questa tentazione -<br />
quello di ritirarsi in un mondo puramente spirituale, in un mondo<br />
astratto e bello, ma non realistico. Il discorso di un pastore, invece, deve<br />
essere realistico, deve toccare la realtà, ma nella prospettiva di Dio<br />
e <strong>del</strong>la sua Parola. Quindi questa mediazione comporta, da una parte<br />
essere realmente legati alla realtà, attenti a parlare di quanto c’è, e dall’altra<br />
non cadere in soluzioni tecnicamente politiche; ciò vuol dire indicare<br />
una parola concreta, ma spirituale. Era questo il grande problema<br />
<strong>del</strong> Sinodo e mi sembra che, grazie a Dio, siamo riusciti a risolverlo,<br />
e per me questo è anche motivo di gratitudine perché facilita molto<br />
l’elaborazione <strong>del</strong> documento post-sinodale.<br />
da Parole dopo il pranzo con i Padri Sinodali, 24 ottobre 2009<br />
Speranza per l’Africa<br />
Ecco un messaggio di speranza per l’Africa: l’abbiamo ascoltato or<br />
ora dalla Parola di Dio. È il messaggio che il Signore <strong>del</strong>la storia non si<br />
stanca di rinnovare per l’umanità oppressa e sopraffatta di ogni epoca<br />
e di ogni terra, da quando rivelò a Mosè la sua volontà sugli israeliti<br />
<strong>17</strong>
Parola <strong>del</strong> Papa<br />
schiavi in Egitto: “Ho osservato la miseria <strong>del</strong> mio popolo… ho udito<br />
il suo grido… conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo… e<br />
per farlo salire verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove<br />
scorrono latte e miele” (Es 3, 7-8). Qual è questa terra? Non è forse il<br />
Regno <strong>del</strong>la riconciliazione, <strong>del</strong>la giustizia e <strong>del</strong>la pace, a cui è chiamata<br />
l’umanità intera? Il disegno di Dio non muta. È lo stesso che fu profetizzato<br />
da Geremia, nei magnifici oracoli denominati “ Libro <strong>del</strong>la<br />
consolazione”, da cui oggi è tratta la prima lettura. È un annuncio di<br />
speranza per il popolo d’Israele, prostrato dall’invasione <strong>del</strong>l’esercito<br />
di Nabucodonosor, dalla devastazione di Gerusalemme e <strong>del</strong> Tempio e<br />
dalla deportazione in Babilonia. Un messaggio di gioia per il “ resto”<br />
dei figli di Giacobbe, che annuncia un futuro per essi, perché il Signore<br />
li ricondurrà nella loro terra, attraverso una strada diritta e agevole.<br />
Le persone bisognose di sostegno, come il cieco e lo zoppo, la donna<br />
gravida e la partoriente, sperimenteranno la forza e la tenerezza <strong>del</strong> Signore:<br />
Egli è un padre per Israele, pronto a prendersene cura come <strong>del</strong><br />
primogenito (cfr Ger 31, 7-9).<br />
Il disegno di Dio non muta. Attraverso i secoli e i rivolgimenti <strong>del</strong>la<br />
storia, Egli punta sempre alla stessa meta: il Regno <strong>del</strong>la libertà e<br />
<strong>del</strong>la pace per tutti. E ciò implica la sua predilezione per quanti di libertà<br />
e di pace sono privi, per quanti sono violati nella propria dignità<br />
di persone umane. Pensiamo in particolare ai fratelli e alle sorelle<br />
che in Africa soffrono povertà, malattie, ingiustizie, guerre e violenze,<br />
migrazioni forzate. Questi figli prediletti <strong>del</strong> Padre celeste sono<br />
come il cieco <strong>del</strong> Vangelo, Bartimeo, che “sedeva lungo la strada a<br />
mendicare” (Mc 10, 46), alle porte di Gerico. Proprio per quella strada<br />
passa Gesù Nazareno. È la strada che conduce a Gerusalemme,<br />
dove si consumerà la Pasqua, la sua Pasqua sacrificale, alla quale il<br />
Messia va incontro per noi. È la strada <strong>del</strong> suo esodo che è anche il nostro:<br />
l’unica via che conduce alla terra <strong>del</strong>la riconciliazione, <strong>del</strong>la giustizia<br />
e <strong>del</strong>la pace. Su quella via il Signore incontra Bartimeo, che ha<br />
perduto la vista. Le loro vie si incrociano, diventano un’unica via.<br />
“Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”, grida il cieco con fiducia.<br />
Replica Gesù: “Chiamatelo!”, e aggiunge: “Che cosa vuoi che io faccia<br />
per te?”. Dio è luce e creatore <strong>del</strong>la luce. L’uomo è figlio <strong>del</strong>la luce,<br />
fatto per vedere la luce, ma ha perso la vista, e si trova costretto a<br />
mendicare. Accanto a lui passa il Signore, che si è fatto mendicante<br />
per noi: assetato <strong>del</strong>la nostra fede e <strong>del</strong> nostro amore. “Che cosa vuoi<br />
che io faccia per te?”. Dio sa, ma chiede; vuole che sia l’uomo a par-<br />
18
Parola <strong>del</strong> Papa<br />
lare. Vuole che l’uomo si alzi in piedi, che ritrovi il coraggio di domandare<br />
ciò che gli spetta per la sua dignità. Il Padre vuole sentire<br />
dalla viva voce <strong>del</strong> figlio la libera volontà di vedere di nuovo la luce,<br />
quella luce per la quale lo ha creato. “Rabbunì, che io veda di nuovo!”.<br />
E Gesù a lui: “Va’, la tua fede ti ha salvato. E subito vide di nuovo<br />
e lo seguiva lungo la strada” (Mc 10, 51-52).<br />
Rendiamo grazie perché questo “misterioso incontro tra la nostra<br />
povertà e la grandezza” di Dio si è realizzato anche nell’Assemblea sinodale<br />
per l’Africa che oggi si conclude. Dio ha rinnovato la sua chiamata:<br />
“Coraggio! Alzati…” (Mc 10, 49). E anche la Chiesa che è in Africa,<br />
attraverso i suoi Pastori, venuti da tutti i Paesi <strong>del</strong> Continente, dal<br />
Madagascar e dalle altre isole, ha accolto il messaggio di speranza e la<br />
luce per camminare sulla via che conduce al Regno di Dio. “Va’, la tua<br />
fede ti ha salvato” (Mc 10, 52). Sì, la fede in Gesù Cristo - quando è bene<br />
intesa e praticata - guida gli uomini e i popoli alla libertà nella verità,<br />
o, per usare le tre parole <strong>del</strong> tema sinodale, alla riconciliazione, alla<br />
giustizia e alla pace. Bartimeo che, guarito, segue Gesù lungo la strada,<br />
è immagine <strong>del</strong>l’umanità che, illuminata dalla fede, si mette in<br />
cammino verso la terra promessa. Bartimeo diventa a sua volta testimone<br />
<strong>del</strong>la luce, raccontando e dimostrando in prima persona di essere<br />
stato guarito, rinnovato, rigenerato. Questo è la Chiesa nel mondo:<br />
comunità di persone riconciliate, operatrici di giustizia e di pace; “sale<br />
e luce” in mezzo alla società degli uomini e <strong>del</strong>le nazioni. Perciò il Sinodo<br />
ha ribadito con forza - e lo ha manifestato - che la Chiesa è Famiglia<br />
di Dio, nella quale non possono sussistere divisioni su base etnica,<br />
linguistica o culturale. Testimonianze commoventi ci hanno mostrato<br />
che, anche nei momenti più bui <strong>del</strong>la storia umana, lo Spirito Santo è<br />
all’opera e trasforma i cuori <strong>del</strong>le vittime e dei persecutori perché si riconoscano<br />
fratelli. La Chiesa riconciliata è potente lievito di riconciliazione<br />
nei singoli Paesi e in tutto il Continente africano.<br />
La seconda lettura ci offre un’ulteriore prospettiva: la Chiesa, comunità<br />
che segue Cristo sulla via <strong>del</strong>l’amore, ha una forma sacerdotale.<br />
La categoria <strong>del</strong> sacerdozio, come chiave interpretativa <strong>del</strong> mistero<br />
di Cristo e, di conseguenza, <strong>del</strong>la Chiesa, è stata introdotta nel Nuovo<br />
Testamento dall’Autore <strong>del</strong>la Lettera agli Ebrei. La sua intuizione prende<br />
origine dal Salmo 110, citato nel brano odierno, là dove il Signore<br />
Dio, con solenne giuramento, assicura al Messia: “Tu sei sacerdote per<br />
sempre al modo di Melchisedek” (v. 4). Riferimento che ne richiama<br />
un altro, tratto dal Salmo 2, nel quale il Messia annuncia il decreto <strong>del</strong><br />
19
Parola <strong>del</strong> Papa<br />
Signore che dice di lui: “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato” (v. 7).<br />
Da questi testi deriva l’attribuzione a Gesù Cristo <strong>del</strong> carattere sacerdotale,<br />
non in senso generico, bensì “secondo l’ordine di Melchisedek”,<br />
vale a dire il sacerdozio sommo ed eterno, di origine non umana<br />
ma divina. Se ogni sommo sacerdote “è scelto fra gli uomini e per<br />
gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio” (Eb 5,<br />
1), solo Lui, il Cristo, il Figlio di Dio, possiede un sacerdozio che si<br />
identifica con la sua stessa Persona, un sacerdozio singolare e trascendente,<br />
da cui dipende la salvezza universale. Questo suo sacerdozio<br />
Cristo l’ha trasmesso alla Chiesa mediante lo Spirito Santo; pertanto<br />
la Chiesa ha in se stessa, in ogni suo membro, in forza <strong>del</strong> Battesimo,<br />
un carattere sacerdotale. Ma - qui c’è un aspetto decisivo - il sacerdozio<br />
di Gesù Cristo non è più primariamente rituale, bensì esistenziale.<br />
La dimensione <strong>del</strong> rito non viene abolita, ma, come appare chiaramente<br />
nell’istituzione <strong>del</strong>l’Eucaristia, prende significato dal Mistero<br />
pasquale, che porta a compimento i sacrifici antichi e li supera. Nascono<br />
così contemporaneamente un nuovo sacrificio, un nuovo sacerdozio<br />
ed anche un nuovo tempio, e tutti e tre coincidono con il Mistero<br />
di Gesù Cristo. Unita a Lui mediante i Sacramenti, la Chiesa prolunga<br />
la sua azione salvifica, permettendo agli uomini di essere risanati mediante<br />
la fede, come il cieco Bartimeo. Così la Comunità ecclesiale,<br />
sulle orme <strong>del</strong> suo Maestro e Signore, è chiamata a percorrere decisamente<br />
la strada <strong>del</strong> servizio, a condividere fino in fondo la condizione<br />
degli uomini e <strong>del</strong>le donne <strong>del</strong> suo tempo, per testimoniare a tutti<br />
l’amore di Dio e così seminare speranza.<br />
“Coraggio, alzati!…” . Così quest’oggi il Signore <strong>del</strong>la vita e <strong>del</strong>la<br />
speranza si rivolge alla Chiesa e alle popolazioni africane, al termine<br />
di queste settimane di riflessione sinodale. Alzati, Chiesa in Africa, famiglia<br />
di Dio, perché ti chiama il Padre celeste che i tuoi antenati invocavano<br />
come Creatore, prima di conoscerne la vicinanza misericordiosa,<br />
rivelatasi nel suo Figlio unigenito, Gesù Cristo. Intraprendi il<br />
cammino di una nuova evangelizzazione con il coraggio che proviene<br />
dallo Spirito Santo. L’urgente azione evangelizzatrice, di cui molto si<br />
è parlato in questi giorni, comporta anche un appello pressante alla riconciliazione,<br />
condizione indispensabile per instaurare in Africa rapporti<br />
di giustizia tra gli uomini e per costruire una pace equa e duratura<br />
nel rispetto di ogni individuo e di ogni popolo; una pace che ha<br />
bisogno e si apre all’apporto di tutte le persone di buona volontà al di<br />
là <strong>del</strong>le rispettive appartenenze religiose, etniche, linguistiche, cultu-<br />
20
Parola <strong>del</strong> Papa<br />
rali e sociali. In tale impegnativa missione tu, Chiesa pellegrina nell’Africa<br />
<strong>del</strong> terzo millennio, non sei sola. Ti è vicina con la preghiera e<br />
la solidarietà fattiva tutta la Chiesa cattolica, e dal Cielo ti accompagnano<br />
i santi e le sante africani, che, con la vita talora sino al martirio,<br />
hanno testimoniato piena fe<strong>del</strong>tà a Cristo.<br />
Coraggio! Alzati, Continente africano, terra che ha accolto il Salvatore<br />
<strong>del</strong> mondo quando da bambino dovette rifugiarsi con Giuseppe<br />
e Maria in Egitto per aver salva la vita dalla persecuzione <strong>del</strong> re<br />
Erode. Accogli con rinnovato entusiasmo l’annuncio <strong>del</strong> Vangelo perché<br />
il volto di Cristo possa illuminare con il suo splendore la molteplicità<br />
<strong>del</strong>le culture e dei linguaggi <strong>del</strong>le tue popolazioni. Mentre offre<br />
il pane <strong>del</strong>la Parola e <strong>del</strong>l’Eucaristia, la Chiesa si impegna anche<br />
ad operare, con ogni mezzo disponibile, perché a nessun africano<br />
manchi il pane quotidiano. Per questo, insieme all’opera di primaria<br />
urgenza <strong>del</strong>l’evangelizzazione, i cristiani sono attivi negli interventi<br />
di promozione umana.<br />
da Omelia, Conclusione <strong>del</strong> Sinodo per l’Africa, 25 ottobre 2009<br />
21
Catechesi<br />
Il 9 ottobre, si compiranno 400 anni dalla morte di san Giovanni<br />
Leonardi, fondatore <strong>del</strong>l’Ordine religioso dei Chierici Regolari <strong>del</strong>la<br />
Madre di Dio, canonizzato il <strong>17</strong> aprile <strong>del</strong> 1938 ed eletto Patrono dei<br />
farmacisti in data 8 agosto 2006.<br />
Giovanni Leonardi nacque nel 1541 a Diecimo in provincia di Lucca.<br />
Ultimo di sette fratelli, ebbe un’adolescenza scandita dai ritmi di fede<br />
vissuti in un nucleo familiare sano e laborioso, oltre che dall’assidua<br />
frequentazione di una bottega di aromi e di medicamenti <strong>del</strong> suo paese<br />
natale. A <strong>17</strong> anni il padre lo iscrisse ad un regolare corso di spezieria<br />
a Lucca, allo scopo di farne un futuro farmacista, anzi uno speziale,<br />
come allora si diceva.<br />
[…] Dopo matura riflessione decise di avviarsi al sacerdozio. E<br />
così, lasciata la bottega <strong>del</strong>lo speziale, ed acquisita un’adeguata formazione<br />
teologica, fu ordinato sacerdote e il giorno <strong>del</strong>l’Epifania <strong>del</strong><br />
1572 celebrò la prima Messa. Tuttavia non abbandonò la passione<br />
per la farmacopea, perché sentiva che la mediazione professionale di<br />
farmacista gli avrebbe permesso di realizzare appieno la sua vocazione,<br />
quella di trasmettere agli uomini, mediante una vita santa, “la<br />
medicina di Dio”, che è Gesù Cristo crocifisso e risorto, “misura di<br />
tutte le cose”.<br />
Cari fratelli e sorelle, la luminosa figura di questo Santo invita i sacerdoti<br />
in primo luogo, e tutti i cristiani, a tendere costantemente alla<br />
“misura alta <strong>del</strong>la vita cristiana” che è la santità, ciascuno naturalmente<br />
secondo il proprio stato. Soltanto infatti dalla fe<strong>del</strong>tà a Cristo<br />
può scaturire l’autentico rinnovamento ecclesiale. In quegli anni, nel<br />
passaggio culturale e sociale tra il secolo XVI e il secolo XV<strong>II</strong>, cominciarono<br />
a <strong>del</strong>inearsi le premesse <strong>del</strong>la futura cultura contemporanea,<br />
caratterizzata da una indebita scissione tra fede e ragione, che ha prodotto<br />
tra i suoi effetti negativi la marginalizzazione di Dio, con l’illusione<br />
di una possibile e totale autonomia <strong>del</strong>l’uomo il quale sceglie di<br />
vivere “come se Dio non ci fosse”.<br />
7 ottobre 2009<br />
22<br />
Catechesi <strong>del</strong> Papa<br />
San Giovanni<br />
Leonardi
Pietro il Venerabile<br />
Catechesi <strong>del</strong> Papa<br />
Pietro il Venerabile, che vorrei presentare nell’odierna catechesi, ci<br />
riconduce alla celebre abbazia di Cluny, al suo «decoro» (decor) e al suo<br />
«nitore» (nitor) - per usare termini ricorrenti nei testi cluniacensi - decoro<br />
e splendore, che si ammirano soprattutto nella bellezza <strong>del</strong>la liturgia,<br />
via privilegiata per giungere a Dio. Più ancora che questi aspetti, però,<br />
la personalità di Pietro richiama la santità dei grandi abati cluniacensi:<br />
a Cluny “non ci fu un solo abate che non sia stato un santo”, affermava<br />
nel 1080 il Papa Gregorio V<strong>II</strong>. Tra questi si colloca Pietro il Venerabile,<br />
il quale raccoglie in sé un po’ tutte le virtù dei suoi predecessori, sebbene<br />
già con lui Cluny, di fronte agli Ordini nuovi come quello di Cîteaux,<br />
inizi a risentire qualche sintomo di crisi. Pietro è un esempio mirabile di<br />
asceta rigoroso con se stesso e comprensivo con gli altri. Nato attorno al<br />
1094 nella regione francese <strong>del</strong>l’Alvernia, entrò bambino nel monastero<br />
di Sauxillanges, ove divenne monaco professo e poi priore. Nel 1122 fu<br />
eletto Abate di Cluny, e in tale carica rimase fino alla morte, avvenuta<br />
nel giorno di Natale <strong>del</strong> 1156, come egli aveva desiderato. “Amante <strong>del</strong>la<br />
pace – scrive il suo biografo Rodolfo - ottenne la pace nella gloria di<br />
Dio il giorno <strong>del</strong>la pace” (Vita, I, <strong>17</strong>: PL 189, 28). […]<br />
La sua testimonianza ci invita a saper unire l’amore a Dio con<br />
l’amore al prossimo, e a non stancarci nel riannodare rapporti di fraternità<br />
e di riconciliazione. Così in effetti agiva Pietro il Venerabile, che si<br />
trovò a guidare il monastero di Cluny in anni non molto tranquilli per<br />
varie ragioni esterne e interne all’Abbazia, riuscendo ad essere al tempo<br />
stesso severo e dotato di profonda umanità. Soleva dire: “Da un uomo<br />
si potrà ottenere di più tollerandolo, che non irritandolo con le lamentele”<br />
(Ep. <strong>17</strong>2, l.c., p. 409). […]<br />
Cari fratelli e sorelle, questo santo monaco è certamente un grande<br />
esempio di santità monastica, alimentata alle sorgenti <strong>del</strong>la tradizione benedettina.<br />
Per lui l’ideale <strong>del</strong> monaco consiste nell’”aderire tenacemente<br />
a Cristo” (Ep. 53, l.c., p. 161), in una vita claustrale contraddistinta dalla<br />
“umiltà monastica” (ibid.) e dalla laboriosità (Ep. 77, l.c., p. 211), come<br />
pure da un clima di silenziosa contemplazione e di costante lode a Dio.<br />
In questo modo tutta la vita risulta pervasa di amore profondo per<br />
Dio e di amore per gli altri, un amore che si esprime nella sincera apertura<br />
al prossimo, nel perdono e nella ricerca <strong>del</strong>la pace. Potremmo dire,<br />
concludendo, che se questo stile di vita unito al lavoro quotidiano,<br />
23<br />
Catechesi
Catechesi<br />
Catechesi <strong>del</strong> Papa<br />
costituisce, per san Benedetto, l’ideale <strong>del</strong> monaco, esso concerne anche<br />
tutti noi, può essere, in grande misura, lo stile di vita <strong>del</strong> cristiano<br />
che vuole diventare autentico discepolo di Cristo, caratterizzato proprio<br />
dall’adesione tenace a Lui, dall’umiltà, dalla laboriosità e dalla capacità<br />
di perdono e di pace.<br />
14 ottobre 2009<br />
San Bernardo di Chiaravalle<br />
San Bernardo di Chiaravalle, fu chiamato “l’ultimo dei Padri” <strong>del</strong>la<br />
Chiesa, perché nel X<strong>II</strong> secolo, ancora una volta, rinnovò e rese presente<br />
la grande teologia dei Padri. Non conosciamo in dettaglio gli anni <strong>del</strong>la<br />
sua fanciullezza; sappiamo comunque che egli nacque nel 1090 a Fontaines<br />
in Francia, in una famiglia numerosa e discretamente agiata. Giovanetto,<br />
si prodigò nello studio <strong>del</strong>le cosiddette arti liberali – specialmente<br />
<strong>del</strong>la grammatica, <strong>del</strong>la retorica e <strong>del</strong>la dialettica – presso la scuola dei<br />
Canonici <strong>del</strong>la chiesa di Saint-Vorles, a Châtillon-sur-Seine e maturò lentamente<br />
la decisione di entrare nella vita religiosa. Intorno ai vent’anni<br />
entrò a Cîteaux, una fondazione monastica nuova, più agile rispetto agli<br />
antichi e venerabili monasteri di allora e, al tempo stesso, più rigorosa<br />
nella pratica dei consigli evangelici. Qualche anno più tardi, nel 1115,<br />
Bernardo venne inviato da santo Stefano Harding, terzo Abate di Cîteaux,<br />
a fondare il monastero di Chiaravalle (Clairvaux). Qui il giovane<br />
Abate, aveva solo venticinque anni, poté affinare la propria concezione<br />
<strong>del</strong>la vita monastica, e impegnarsi nel tradurla in pratica.[…]<br />
A volte si pretende di risolvere le questioni fondamentali su Dio,<br />
sull’uomo e sul mondo con le sole forze <strong>del</strong>la ragione. San Bernardo,<br />
invece, solidamente fondato sulla Bibbia e sui Padri <strong>del</strong>la Chiesa, ci ricorda<br />
che senza una profonda fede in Dio, alimentata dalla preghiera<br />
e dalla contemplazione, da un intimo rapporto con il Signore, le nostre<br />
riflessioni sui misteri divini rischiano di diventare un vano esercizio<br />
intellettuale, e perdono la loro credibilità. La teologia rinvia alla “scienza<br />
dei santi”, alla loro intuizione dei misteri <strong>del</strong> Dio vivente, alla loro<br />
sapienza, dono <strong>del</strong>lo Spirito Santo, che diventano punto di riferimento<br />
<strong>del</strong> pensiero teologico. Insieme a Bernardo di Chiaravalle, anche noi<br />
dobbiamo riconoscere che l’uomo cerca meglio e trova più facilmente<br />
Dio “con la preghiera che con la discussione”. Alla fine, la figura più<br />
vera <strong>del</strong> teologo e di ogni evangelizzatore rimane quella <strong>del</strong>l’apostolo<br />
Giovanni, che ha poggiato il suo capo sul cuore <strong>del</strong> Maestro.<br />
21 ottobre<br />
24
Teologia monastica<br />
Catechesi <strong>del</strong> Papa<br />
Oggi mi soffermo su un’interessante pagina di storia, relativa alla<br />
fioritura <strong>del</strong>la teologia latina nel secolo X<strong>II</strong>, avvenuta per una serie<br />
provvidenziale di coincidenze. Nei Paesi <strong>del</strong>l’Europa occidentale regnava<br />
allora una relativa pace, che assicurava alla società sviluppo economico<br />
e consolidamento <strong>del</strong>le strutture politiche, e favoriva una vivace<br />
attività culturale grazie pure ai contatti con l’Oriente. All’interno <strong>del</strong>la<br />
Chiesa si avvertivano i benefici <strong>del</strong>la vasta azione nota come “riforma<br />
gregoriana”, che, promossa vigorosamente nel secolo precedente,<br />
aveva apportato una maggiore purezza evangelica nella vita <strong>del</strong>la comunità<br />
ecclesiale, soprattutto nel clero, e aveva restituito alla Chiesa e<br />
al Papato un’autentica libertà di azione. Inoltre si andava diffondendo<br />
un vasto rinnovamento spirituale, sostenuto dal rigoglioso sviluppo<br />
<strong>del</strong>la vita consacrata: nascevano e si espandevano nuovi Ordini religiosi,<br />
mentre quelli già esistenti conoscevano una promettente ripresa.<br />
Rifiorì anche la teologia acquisendo una più grande consapevolezza<br />
<strong>del</strong>la propria natura: affinò il metodo, affrontò problemi nuovi,<br />
avanzò nella contemplazione dei Misteri di Dio, produsse opere fondamentali,<br />
ispirò iniziative importanti <strong>del</strong>la cultura, dall’arte alla letteratura,<br />
e preparò i capolavori <strong>del</strong> secolo successivo, il secolo di Tommaso<br />
d’Aquino e di Bonaventura da Bagnoregio. Due furono gli ambienti<br />
nei quali ebbe a svolgersi questa fervida attività teologica: i monasteri<br />
e le scuole cittadine, le scholae, alcune <strong>del</strong>le quali ben presto avrebbero<br />
dato vita alle Università, che costituiscono una <strong>del</strong>le tipiche “invenzioni”<br />
<strong>del</strong> Medioevo cristiano. Proprio a partire da questi due ambienti,<br />
i monasteri e le scholae, si può parlare di due differenti mo<strong>del</strong>li di<br />
teologia: la “teologia monastica” e la “teologia scolastica”. I rappresentanti<br />
<strong>del</strong>la teologia monastica erano monaci, in genere Abati, dotati di<br />
saggezza e di fervore evangelico, dediti essenzialmente a suscitare e ad<br />
alimentare il desiderio amoroso di Dio. I rappresentanti <strong>del</strong>la teologia<br />
scolastica erano uomini colti, appassionati <strong>del</strong>la ricerca; dei magistri<br />
desiderosi di mostrare la ragionevolezza e la fondatezza dei Misteri di<br />
Dio e <strong>del</strong>l’uomo, creduti con la fede, certo, ma compresi pure dalla ragione.<br />
La diversa finalità spiega la differenza <strong>del</strong> loro metodo e <strong>del</strong> loro<br />
modo di fare teologia.<br />
Nei monasteri <strong>del</strong> X<strong>II</strong> secolo il metodo teologico era legato principalmente<br />
alla spiegazione <strong>del</strong>la Sacra Scrittura, <strong>del</strong>la sacra pagina per<br />
25<br />
Catechesi
Catechesi<br />
Catechesi <strong>del</strong> Papa<br />
esprimerci come gli autori di quel periodo; si praticava specialmente la<br />
teologia biblica. I monaci, cioè, erano tutti devoti ascoltatori e lettori<br />
<strong>del</strong>le Sacre Scritture, e una <strong>del</strong>le principali loro occupazioni consisteva<br />
nella lectio divina, cioè nella lettura pregata <strong>del</strong>la Bibbia. Per loro la<br />
semplice lettura <strong>del</strong> Testo sacro non bastava per percepirne il senso<br />
profondo, l’unità interiore e il messaggio trascendente. Occorreva, pertanto,<br />
praticare una “lettura spirituale”, condotta in docilità allo Spirito<br />
Santo. Alla scuola dei Padri, la Bibbia veniva così interpretata allegoricamente,<br />
per scoprire in ogni pagina, <strong>del</strong>l’Antico come <strong>del</strong> Nuovo<br />
Testamento, quanto dice di Cristo e <strong>del</strong>la sua opera di salvezza.<br />
[…] Alla preparazione letteraria la teologia monastica univa dunque<br />
quella spirituale. Era cioè consapevole che una lettura puramente<br />
teorica e profana non basta: per entrare nel cuore <strong>del</strong>la Sacra Scrittura,<br />
la si deve leggere nello spirito in cui è stata scritta e creata. La<br />
preparazione letteraria era necessaria per conoscere l’esatto significato<br />
<strong>del</strong>le parole e facilitare la comprensione <strong>del</strong> testo, affinando la sensibilità<br />
grammaticale e filologica. Lo studioso benedettino <strong>del</strong> secolo<br />
scorso Jean Leclercq ha così intitolato il saggio con cui presenta le caratteristiche<br />
<strong>del</strong>la teologia monastica: L’amour des lettres et le désir de Dieu<br />
(L’amore <strong>del</strong>le parole e il desiderio di Dio). In effetti, il desiderio di conoscere<br />
e di amare Dio, che ci viene incontro attraverso la sua Parola<br />
da accogliere, meditare e praticare, conduce a cercare di approfondire<br />
i testi biblici in tutte le loro dimensioni. Vi è poi un’altra attitudine sulla<br />
quale insistono coloro che praticano la teologia monastica, e cioè un<br />
intimo atteggiamento orante, che deve precedere, accompagnare e<br />
completare lo studio <strong>del</strong>la Sacra Scrittura. Poiché, in ultima analisi, la<br />
teologia monastica è ascolto <strong>del</strong>la Parola di Dio, non si può non purificare<br />
il cuore per accoglierla e, soprattutto, non si può non accenderlo<br />
di fervore per incontrare il Signore. La teologia diventa pertanto<br />
meditazione, preghiera, canto di lode e spinge a una sincera conversione.<br />
Non pochi rappresentanti <strong>del</strong>la teologia monastica sono giunti,<br />
per questa via, ai più alti traguardi <strong>del</strong>l’esperienza mistica, e costituiscono<br />
un invito anche per noi a nutrire la nostra esistenza <strong>del</strong>la Parola<br />
di Dio, ad esempio, mediante un ascolto più attento <strong>del</strong>le letture e<br />
<strong>del</strong> Vangelo specialmente nella Messa domenicale. È importante inoltre<br />
riservare un certo tempo ogni giorno alla meditazione <strong>del</strong>la Bibbia,<br />
perché la Parola di Dio sia lampada che illumina il nostro cammino<br />
quotidiano sulla terra.<br />
28 ottobre - continua<br />
26
Testimoni di santità<br />
1 <strong>gennaio</strong><br />
Santa Zdislava di Lemberk<br />
1220 - 1252<br />
Zdislava, primogenita di cinque figli,<br />
nasce intorno all’anno 1220 a Krizanov<br />
nel castello di suo padre Prybislav,<br />
nobile guerriero a servizio <strong>del</strong> re Venceslao<br />
I e feudatario governatore <strong>del</strong>la città<br />
di Brno, uomo prudente, valoroso e<br />
cristiano pieno di compassione. Sua<br />
madre, Sibyla, era stata dama di corte<br />
<strong>del</strong>la regina Cunegonda, futura sposa<br />
di Venceslao I. Essi fecero costruire l’abbazia<br />
cistercense di Zd’ar e il convento<br />
francescano di Brno, dove più tardi riposeranno<br />
le loro spoglie.<br />
Zdislava passò, dunque, la sua infanzia<br />
nei castelli di Krizanov e di Brno,<br />
ricevendo un’educazione umana e cristiana<br />
basata su profondi valori, testimoniati dai genitori nelle quotidiane<br />
scelte di vita.<br />
Crebbe piena di compassione per i poveri e gli ammalati. Si racconta<br />
che a sette anni tentò di andare a vivere da sola in un bosco poco<br />
distante dal castello, ma i genitori la riportarono presto a casa!<br />
Forse sognava di vivere completamente dedita a Dio, ma verso i<br />
vent’anni venne destinata come sposa di Havel, signore di Lemberk,<br />
potente cavaliere <strong>del</strong>la Boemia (ora zona settentrionale <strong>del</strong>la Repubblica<br />
Ceca).<br />
Accolta questa volontà di Dio su di lei, si impegnò a vivere i principi<br />
morali e religiosi ereditati dai suoi nella nuova famiglia, ben presto<br />
allietata dalla nascita di quattro figli. Le cronache descrivono il marito<br />
come uomo rozzo, qualche volta violento, piuttosto altero, che ella, con<br />
pazienza, dolcezza e tanto spirito di sacrificio, riuscì a rendere di carattere<br />
più dolce e affabile. Dai fatti vediamo che egli manifestò una grande<br />
comprensione per le attività caritative che la moglie proponeva e la<br />
sostenne in tutti i suoi progetti.<br />
27<br />
Il santo <strong>del</strong> mese
Il santo <strong>del</strong> mese<br />
Testimoni di santità<br />
Conobbe i figli di San Domenico, da poco giunti nella confinante<br />
Polonia, e Zdislava intuì subito l’importanza <strong>del</strong>la loro presenza in<br />
quelle terre e con l’aiuto <strong>del</strong> marito fece costruire per essi due conventi<br />
ed ella stessa entrò a far parte <strong>del</strong>la Famiglia <strong>Domenica</strong>na come collaboratrice<br />
laica.<br />
Intensificò il suo rapporto con Dio continuando la vita di orazione<br />
e mantenendosi attenta ai bisogni dei poveri, dei malati, dei pellegrini<br />
e di quanti erano in qualche modo bisognosi. Era conosciuta come “la<br />
madre dei poveri” poiché tanti erano i poveri che amò e soccorse.<br />
Un antico cronista scrive di lei così: «Non si contentava di dare generosamente<br />
elemosine, cibi, vestiti di propria mano: era felice solo se<br />
poteva lavare e baciare i piedi di coloro che soccorreva, come se avesse<br />
davanti Cristo Crocifisso». Con l’appoggio economico <strong>del</strong> marito<br />
fondò un ospizio vicino al castello per accogliere e aiutare poveri e bisognosi<br />
che passavano.<br />
La sua caratteristica fu l’essere sposa e madre coltivando ‘viscere di<br />
misericordia’, al di là di ogni frontiera.<br />
Giovanni Paolo <strong>II</strong> durante la canonizzazione, avvenuta il 25 maggio<br />
1995, nella città di Olomouc, in Moravia, traccia un breve profilo <strong>del</strong>la<br />
santa: “Visse intensamente la spiritualità di terziaria domenicana, seppe<br />
fare di se stessa un dono, secondo la parola di Gesù: “Vi è più gioia<br />
nel dare che nel ricevere” (At 20, 35). Ecco il segreto <strong>del</strong>la grande simpatia<br />
che la sua figura ha sempre suscitato già in vita, come poi dopo<br />
la morte e fino ad oggi. Il suo esempio appare di notevole attualità, soprattutto<br />
in riferimento al valore <strong>del</strong>la famiglia, che - ella ci insegna -<br />
dev’essere aperta a Dio, al dono <strong>del</strong>la vita e alle necessità dei poveri.<br />
La nostra santa è una mirabile testimone <strong>del</strong> “Vangelo <strong>del</strong>la famiglia”<br />
e <strong>del</strong> “Vangelo <strong>del</strong>la vita”, che la Chiesa è più che mai impegnata a diffondere”.<br />
La vita di Zdislava, così intensa, termina a circa 33 anni nel 1252. È<br />
sepolta nella Chiesa domenicana di San Lorenzo a Jablon-né, divenuta<br />
ora Basilica di S. Lorenzo e di S. Zdislava. Il popolo non ha mai cessato<br />
di venerarne la memoria, considerandola patrona <strong>del</strong> Paese.<br />
28
Maria Rosa Pellesi<br />
19<strong>17</strong> - 1972<br />
Testimoni di santità<br />
Maria Rosa Pellesi, al secolo Bruna, nasce il 10<br />
novembre 19<strong>17</strong> in provincia di Modena da una<br />
famiglia contadina, ultima di nove figli. Era una<br />
ragazza vivace, che amava la vita. Era corteggiata<br />
dai suoi coetanei e a <strong>17</strong> anni si innamora di un<br />
giovane <strong>del</strong> suo paese. Tuttavia Maria Rosa comprende<br />
che quella non è la sua strada, lascia il<br />
giovane e decide di seguire ciò che sentiva nel<br />
suo cuore: consacrarsi al Signore Gesù.<br />
Nel 1933, con la morte di due giovanissime<br />
cognate che lasciano orfani sei bambini piccoli,<br />
Maria Rosa decide di prendersi cura di tutti questi suoi nipotini, diviene<br />
la loro “mamma”.<br />
In lei si radica sempre più la decisione di entrare nella vita religiosa<br />
e a 23 anni lascia la famiglia ed entra nell’Istituto <strong>del</strong>le Suore<br />
Francescane Missionarie di Cristo. A 26 anni è colpita da tubercolosi,<br />
malattia che l’accompagnerà per tutta la vita, cioè per altri 27 anni:<br />
fu ricoverata per tre anni a Modena e per ventitré anni a Bologna<br />
in sanatorio.<br />
A causa <strong>del</strong>la malattia era costretta a subire l’aspirazione <strong>del</strong> liquido<br />
dalla cassa toracica ogni giorno, a volte anche cinque volte<br />
nella stessa giornata. I medici hanno tutti e sempre testimoniato che<br />
in tutti quegli anni e in tale tragica situazione, suor Maria Rosa non<br />
si lamentò mai, facendo coraggio a tutti coloro che stavano accanto<br />
a lei a cominciare proprio dai medici. Questo intervento si ripetè migliaia<br />
di volte sul suo corpo che era estremamente gracile, pesava solo<br />
44 chili.<br />
Costretta all’immobilità nel suo letto era, tuttavia, l’anima <strong>del</strong>la<br />
sua famiglia religiosa. A Rimini nel 1967 celebrò il 25° di professione<br />
religiosa e il 1 settembre 1970 volle ricordare anche il 25° di malattia<br />
scrivendo: “Grazie Signore, sono stati anni di tanta grazia…<br />
Aiutami a dimenticarmi, a donarmi a te e agli altri tutti nel mondo…<br />
Mi sono fatta suora per glorificare il Signore, ebbene, lo glorificherò<br />
da ammalata”.<br />
29<br />
Mirabile è Dio nei suoi santi
Mirabile è Dio nei suoi santi<br />
Testimoni di santità<br />
Dal suo letto rimaneva in contatto con tutti attraverso le lettere. I<br />
suoi scritti raccolti hanno formato una documentazione di 16 volumi<br />
per un totale di 2134 pagine. Scrisse quasi duemila lettere.<br />
Il 6 novembre 1972 è trasportata a Sassuolo dove vivrà gli ultimi<br />
venticinque giorni <strong>del</strong>la sua vita. Prossima a spirare, con assoluta lucidità<br />
e gioia cristiana esclama: “Lo dico in un momento in cui non<br />
posso tradire… quello che conta è amare il Signore. Sono felice perché<br />
muoio nell’amore, sono felice perché amo tutti”. Muore il 1° dicembre<br />
1972, è stata beatificata il 29 aprile 2007. Durante la cerimonia<br />
di beatificazione il cardinale Saraiva Martins, che presiedeva il sacro<br />
rito, ha affermato: “La beata Maria Rosa, posta dalla Chiesa sul can<strong>del</strong>abro,<br />
ci invita alla speranza e a non lasciarci inchiodare dai nostri<br />
limiti e colpe, perché Dio non lascia nulla di incompiuto. Preghiamo<br />
anche noi, come lei pregava per se stessa: Che Gesù agisca in me per costruire<br />
sulle macerie <strong>del</strong>la mia miseria, quel capolavoro che Egli si è prefisso<br />
fin dall’eternità. Il capolavoro <strong>del</strong>la perfezione evangelica, il capolavoro<br />
<strong>del</strong>la propria santificazione”.<br />
30<br />
Pensieri <strong>del</strong>la<br />
Beata Maria Rosa Pellesi<br />
- Io sono pronta a tutto, perché Gesù è con me ed è solo lui che<br />
io desidero, solo di far contento lui.<br />
- Per grazia di Dio sono serena e felice, tanto felice perché Gesù<br />
porta lui la croce, io non ho che da stringergli la mano e camminare<br />
senza peso.<br />
- Ripetiamo assieme il nostro Fiat e adoriamo la volontà di Dio<br />
che è sempre dolce anche quando sembra contraddirci.<br />
- La nostra vita deve essere solo un perenne canto di amore e di<br />
riconoscenza a Dio.<br />
- Voglio che la mia vita sia amore per te, con te, in te.
San Serafino<br />
di Sarov<br />
Testimoni di santità<br />
Alla fine <strong>del</strong> Settecento la Francia era<br />
sconquassata dalla Rivoluzione e le idee<br />
giacobine si diffondevano in tutta l’Europa<br />
occidentale. In quegli stessi anni, verso<br />
la fine <strong>del</strong> <strong>17</strong>94, all’altro capo <strong>del</strong> continente,<br />
un monaco quarantenne lasciava il<br />
suo monastero di Sarov per ritirarsi in una<br />
capanna in mezzo alla gelida foresta. Il<br />
suo nome di Battesimo era Prochor; a diciotto anni, dopo un pellegrinaggio<br />
a Kiev, aveva deciso di farsi monaco e si era ritirato a Sarov. All’atto<br />
<strong>del</strong>la professione il monaco in Oriente ricevette un nuovo paio di<br />
calzari e una nuova veste, perché nuovo era il cammino ascetico che gli<br />
si schiudeva; ricevette anche un nuovo nome, perché la professione monastica<br />
è vista come la terza nascita, dopo quella naturale e quella battesimale,<br />
in cui muore l’uomo vecchio e nasce una persona nuova, interamente<br />
consacrata alla sequela di Cristo. Prochor ricevette dal suo egumeno<br />
(nella terminologia d’Occidente: l’abate) il nome di Serafim, Serafino,<br />
perché il giovane novizio aveva già dato prova di un tale amore<br />
ardente a Dio, da meritare il patrocinio <strong>del</strong>la schiera di angeli che - secondo<br />
la classificazione <strong>del</strong>lo Pseudo Dionigi molto cara alla teologia<br />
spirituale <strong>del</strong> monachesimo orientale - sono i più vicini all’Altissimo.<br />
I rivoluzionari volevano rimuovere le ingiustizie sociali <strong>del</strong>l’ancien<br />
régime all’insegna <strong>del</strong> nobile trinomio libertà - fraternità - uguaglianza,<br />
ma in pochi anni l’utopia degli ideali illuministici naufragò nel Terrore<br />
e la mannaia <strong>del</strong>la ghigliottina troncò molte di quelle teste che l’avevano<br />
eretta a suprema giustiziera degli antichi torti. Potremmo dire che il<br />
monaco Serafino era animato da un analogo desiderio di rinnovamento,<br />
ma scelse un’altra strada: quella di lasciarsi trasformare da Dio. La<br />
sua vita è ottimamente riassunta nella parabola evangelica <strong>del</strong> chicco di<br />
grano che, morendo, porta molto frutto. Serafino scelse prima di morire<br />
al mondo nel ritiro monastico, poi - ancora più radicalmente - di morire<br />
a se stesso in una dura ascesi eremitica in un luogo tra i più freddi<br />
e inospitali d’Europa, con una frugalità di vitto e dimora che lo fece ammalare<br />
più volte, ma che non lo distolse dal suo proposito. Costretto do-<br />
31<br />
Monachesimo d’Oriente
Monachesimo d’Oriente<br />
Testimoni di santità<br />
po dieci anni e un’aggressione di briganti a tornare nel suo monastero,<br />
proseguì la vita eremitica in altra forma, pure molto antica e attestata<br />
anche nella tradizione occidentale: la reclusione. Separato dalla comunità,<br />
visse nella sua cella serbando per tre anni il completo silenzio. Anni<br />
di intimità divina, impreziositi da visioni mistiche, alimentati dalla<br />
continua lettura meditata <strong>del</strong>la Scrittura e dei Padri <strong>del</strong>la Chiesa. Come<br />
nel buio gelido <strong>del</strong>la terra il seme lascia rompere la sua dura corteccia e<br />
si lascia penetrare dall’acqua e dal terreno fino a disfarsi, e come nel silenzio<br />
<strong>del</strong>la cantina il mosto fermenta perdendo i caratteri <strong>del</strong>l’uva fino<br />
a diventare vino gustoso, così nell’oscurità <strong>del</strong>la cella il monaco si lasciava<br />
svuotare da ogni residuo <strong>del</strong> proprio io per lasciarsi riempire da<br />
Dio. La rinuncia alla parola propria diventava accoglienza piena <strong>del</strong>la<br />
Parola di un Altro: parola che crea al posto di quella che descrive, Parola<br />
che salva al posto di quella che chiede, Parola unica e definitiva al posto<br />
di molteplicità di suoni. Fin dalla giovinezza Serafino aveva fatto<br />
propria la pratica esicastica: far divenire la preghiera compagna abituale<br />
<strong>del</strong> respiro. Il ritmo vitale <strong>del</strong>l’inspirazione/espirazione era scandito<br />
dall’invocazione: “Signore Gesù Cristo Figlio di Dio, abbi pietà di me<br />
peccatore”. Nella continua contemporaneità tra respiro e preghiera, altre<br />
parole diventavano inutili. Vivere e pregare era un tutt’uno, la vita<br />
era invocazione, lo stesso alito di vita era anelito verso l’assoluto.<br />
Quando il mondo si era dimenticato di questo piccolo seme gettato<br />
nel gelo <strong>del</strong>la foresta, improvvisamente il monaco riemerse dalla sua reclusione<br />
come una pianta di prorompente rigoglio, pronta a dare abbondanza<br />
di frutti. L’eremita che all’inizio <strong>del</strong> suo ritiro aveva respinto<br />
i visitatori che lo cercavano per consiglio e assistenza, dopo quindici anni<br />
di segregazione e silenzio aprì le porte <strong>del</strong>l’eremo a tutti coloro che<br />
avevano bisogno di una parola di speranza e che cercavano un segno<br />
<strong>del</strong>la presenza provvidente di Dio. Era il 25 novembre <strong>del</strong> 1825 e da allora<br />
iniziò l’ultima fase <strong>del</strong>la vita di Serafino, quella che lo rese popolarissimo<br />
nella Russia <strong>del</strong> tempo e tra i posteri. L’eremita divenne il taumaturgo,<br />
colui che rialzava i paralitici, guariva gli infermi, aveva conoscenza<br />
di eventi lontani, rispondeva a lettere che non aveva neppure<br />
aperto e che non mancava mai di rimproverare coloro che attribuivano<br />
a lui, e non a Dio, i prodigi dei quali erano testimoni. La cosa non fu indolore<br />
per il monastero, se nella biografia <strong>del</strong> santo si ricorda che gli<br />
stessi confratelli lo rimproveravano di non mettere alcun filtro alla folla<br />
dei visitatori. Serafino rispondeva che non avrebbe saputo come giustificarsi<br />
di fronte a Dio se avesse rimandato senza risposta coloro che<br />
32
Testimoni di santità<br />
Egli aveva spinto fino alla sua cella. Nell’instancabile apostolato degli<br />
ultimi anni di vita si può ravvisare quasi una sovrabbondanza di grazia<br />
che le mura <strong>del</strong>la cella non possono più contenere e che premono per riversarsi<br />
sui fratelli. È curioso notare che la canonizzazione, decretata<br />
dal Santo Sinodo <strong>del</strong>la Chiesa Ortodossa Russa nel 1903, a settant’anni<br />
dalla morte <strong>del</strong> santo, sia stata patrocinata non tanto dai monaci quanto<br />
dal popolo russo, e fortemente sostenuta dallo zar Nicola <strong>II</strong>, interessato<br />
a favorire una rinascita di religiosità popolare all’inizio <strong>del</strong> ventesimo<br />
secolo. Viene spontaneo il paragone con padre Pio da Pietrelcina:<br />
un altro asceta severo che era stato capace di attrarre folle smisurate.<br />
Ancora oggi san Serafino di Sarov è uno dei santi più venerati in Russia,<br />
sicuramente il più famoso e amato tra quelli <strong>del</strong>l’epoca moderna.<br />
Una figura di monaco tra antico e moderno: mentre altrove germinavano<br />
le idee di individualismo e di riduzionismo antropocentrico,<br />
Serafino ripropone un ascetismo severissimo, che sembrerebbe appartenere<br />
a epoche remote e a epopee mitologiche di origini eroiche.<br />
Un santo da invocare o un santo da imitare? Di fronte a queste figure<br />
l’ammirazione è spesso pari a una sensazione di assoluta, inimitabile<br />
straordinarietà. Spontaneamente ci si vuole unire alla folla dei pellegrini<br />
che chiedono per sua intercessione la grazia sperata ed è sicuramente<br />
un segno di fede riconoscere nel santo la trasparente presenza di<br />
Dio. Ma è solo il primo passo. Si può anche andare oltre, prendendo sul<br />
serio la provocazione (in senso etimologico: chiamata in avanti) che il<br />
santo lancia alla nostra vita: anche noi siamo invitati a un percorso di<br />
santità verso una meta alta, una “misura alta <strong>del</strong>la vita cristiana” come<br />
scriveva a conclusione <strong>del</strong> giubileo il Servo di Dio Giovanni Paolo <strong>II</strong>.<br />
Dalla preghiera per ottenere l’intercessione dei santi possiamo progredire<br />
verso l’imitazione dei santi, accettando la dura scuola <strong>del</strong>la rinunzia<br />
al proprio io perché al nostro posto risplenda la luce di Dio. E questo<br />
sarà luce per tanti fratelli. Lasciandosi inabitare da Dio si farà più<br />
bene ai fratelli di quanto se ne possa fare con la realizzazione di innumerevoli<br />
opere di bene.<br />
Proprio Giovanni Paolo <strong>II</strong> volle che tra i santi effigiati nella cappella<br />
Redemptoris Mater, luogo degli esercizi spirituali nel cuore <strong>del</strong> Palazzo<br />
Apostolico, ci fosse Serafino di Sarov come autorevole rappresentante<br />
<strong>del</strong>la tradizione spirituale russa. Ci aiuti l’intercessione di san Serafino<br />
a distinguere ciò che è davvero essenziale, a lasciarci alle spalle tutto ciò<br />
che è secondario e inutile, a uniformare pensieri, opere e perfino il nostro<br />
respiro al soffio creatore di Dio Padre.<br />
33<br />
Monachesimo d’Oriente
Meta formativa apostolica<br />
con Dio<br />
che si manifesta nella nostra<br />
vita e vuole abitare in<br />
noi: facciamogli posto…<br />
Viviamo l’Eucaristia quale<br />
momento privilegiato <strong>del</strong>l’incontro<br />
con Cristo.<br />
con noi stessi<br />
l’esperienza di Dio ci dà<br />
gioia, ci rende forti e dà significato<br />
alla nostra vita di<br />
ogni giorno. Dedichiamo un<br />
po’ <strong>del</strong> nostro tempo…<br />
34<br />
Formazione<br />
Meta formativa apostolica<br />
In questo mese di <strong>gennaio</strong> la liturgia è ricca di spunti di riflessione e<br />
di sollecitazioni: la festa di Maria Santissima e la Giornata mondiale<br />
<strong>del</strong>la Pace; l’Epifania e il Battesimo di Gesù.<br />
Il denominatore comune è la manifestazione di Gesù a tutti i popoli<br />
<strong>del</strong>la terra e l’annuncio di Dio Padre: questo è il mio Figlio diletto nel<br />
quale mi sono compiaciuto!<br />
Esperienza e annuncio: un binomio inseparabile.<br />
Per questo siamo chiamati a vivere il rapporto<br />
con gli altri<br />
costruiamo rapporti di autentica<br />
fraternità e di attenzione<br />
a chi cerca, a chi<br />
soffre e chiede la nostra<br />
presenza e il nostro aiuto.<br />
Diamo voce alla speranza<br />
che è dentro di noi!<br />
con l’ambiente<br />
proviamo a scoprire la presenza<br />
di Dio nei luoghi che<br />
frequentiamo: nelle strade,<br />
nelle piazze, negli ambienti<br />
di lavoro, nelle nostre case,<br />
nel volto <strong>del</strong>la gente che incontriamo<br />
per caso.
SIMPOSIO PRO SANCTITATE<br />
Formazione<br />
La santità <strong>del</strong> Dio di Israele (I)<br />
PROF. MARIO PANGALLO (<strong>II</strong>)<br />
Dal punto di vista terminologico la voce aggettivale “santo” e il<br />
sostantivo “santità” nelle lingue bibliche non suggeriscono immediatamente<br />
l’idea <strong>del</strong> dono, anzi, sembrano piuttosto esprimere l’idea<br />
<strong>del</strong>la separazione e <strong>del</strong>la assoluta trascendenza. Basti consultare un<br />
buon dizionario di concetti biblici per rendersene conto facilmente: in<br />
ebraico la radice qdsh (qadosh) ha il significato originario di “tagliare”,<br />
“separare”, da intendersi in senso positivo, come un “dedicare a”,<br />
“riservare per”. La lingua greca conosce tre gruppi di parole per indicare<br />
il sacro: “hieròs”, che denota il santo in sé stesso, la potenza divina;<br />
hàghios” (il più attestato nel Nuovo Testamento), che denota la<br />
santità divina da adorare e a cui sottomettersi; “hòsios”, che denota<br />
la legge e la provvidenza divina e il dovere morale <strong>del</strong>l’uomo di adeguarvisi.<br />
La religiosità veterotestamentaria certamente conosce e<br />
condivide questa concezione <strong>del</strong>la santità diffusa nelle altre culture,<br />
ma esprime anche aspetti <strong>del</strong>la santità propri <strong>del</strong> rapporto tra il Signore<br />
Dio e Israele, Suo popolo.<br />
I L'intero testo <strong>del</strong>la relazione su ALLEANZA, CHIAMATA, SANTITÀ per una antropologia ottimista,<br />
Atti <strong>del</strong> IV Convegno di Studi su Guglielmo Giaquinta, ed. Pro Sanctitate, Roma 2009<br />
<strong>II</strong> Docente Pontificia Università Gregoriana e Lateranense<br />
35<br />
Simposio Pro Sanctitate
Simposio Pro Sanctitate<br />
Formazione<br />
In questo senso è certamente vero che la qualifica di “santo” nell’Antico<br />
Testamento appartiene anzitutto e propriamente a Dio, in<br />
quanto assolutamente trascendente e perfettissimo: la santità è un<br />
attributo divino ontologico prima che morale; è l’essere stesso di Dio<br />
che dice santità, assoluta diversità rispetto all’uomo e alle altre creature.<br />
Dio è l’assolutamente Altro, il completamente separato, il totalmente<br />
diverso, Colui che incute timore, Mistero “fascinans et tremendum”.<br />
Ma nell’Antico Testamento è anche chiaro che questo Dio Santo si<br />
pone in relazione con l’uomo, sia in quanto Creatore (Dio con Adamo<br />
ed Eva) sia in quanto Signore di Israele, Popolo ch’Egli stesso si è<br />
scelto (Dio è il “Santo di Israele”, il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe,<br />
di Mosè e dei Profeti). Per l’Antico Testamento, dunque, solo<br />
Dio è santo ed è il Santo di Israele 1 . L’esperienza <strong>del</strong>la santità di Dio<br />
suscita in Abramo un certo terrore, costringe Mosè ed Elia a velarsi il<br />
viso e Daniele a cadere con il viso per terra; provoca nel profeta Isaia<br />
il senso <strong>del</strong>la sua indegnità 2 ; nessuno può vedere Dio e restare vivo<br />
3 , né può guardarlo, toccarlo o avvicinarlo o sentirne la voce senza<br />
mettere a rischio la propria vita 4 . Eppure questo Dio così misterioso<br />
e potente, Colui che è incomparabile perché santo 5 , ha voluto rivelarsi<br />
a Israele, essere non il Santo lontano dal suo popolo ma il Santo in<br />
mezzo al suo Popolo: “Sono il Santo in mezzo a te” dice Dio a Israele,<br />
secondo l’espressione più volte usata dal profeta Isaia 6 , Colui che abita<br />
in mezzo ai suoi fe<strong>del</strong>i e cammina con il suo popolo, stringendo<br />
un’Alleanza con Israele. Il Santo ha dunque posto la sua dimora in<br />
Israele, riservando per se stesso il popolo e la terra d’Israele, decidendo<br />
così nella sua sovrana bontà, di santificare uomini, luoghi, cose:<br />
l’intera terra d’Israele è luogo di culto nell’attesa che tutta quanta la<br />
terra lo diventi, e perciò Gerusalemme è “città santa”, città di Dio, la<br />
1 Cfr. 1 Sam 2, 2; 2 Sam 7, 22; Os 11, 9; Is 40, 25; Os 12, 1; Ab 3, 3; Pr 9, 10; 30, 3; Gb 6, 10; Is<br />
1, 4; 5, 19.24; 10, 20; <strong>17</strong>, 7; 29, 19; 30, 11.12, ecc. …<br />
2 Cfr. Gen. 15, 12; 28, <strong>17</strong>; Es 3, 6; 33, 22; 1 Re 19, 13; Dn 10, 8-9; Is 6, 5.<br />
3 Cfr. Es 19, 24; 33, 20; Gdc 13, 22; 1 Sam 6, 20.<br />
4 Cfr. 1 Sam 6, 19-20; 2 Sam 6, 7-8; Es 19,21; 24, 10-11; Dt 5, 22.<br />
5 Cfr. Is 40, 18; 40, 25; 46, 5; 46, 9.<br />
6 Cfr.Is 1, 4; 5, 19.24; 10, 20; <strong>17</strong>, 7; 29, 19; 30, 11-12.<br />
7 Cfr. Num 14, 21; Mal 1, 5.11; Is 48, 2; 52, 1; Sal 46, 5.<br />
8 Lev 11, 44; 19, 1; 20, 26.<br />
36
Formazione<br />
santa dimora <strong>del</strong>l’Altissimo 7 . Da qui l’imperativo di Dio rivolto al<br />
suo popolo: “Siate santi perché io, Jahvè, vostro Dio, sono santo” 8 .<br />
Questa frase, in cui secondo i biblisti si esprime il cosiddetto “Codice<br />
di Santità”, rende in parte ragione <strong>del</strong>la prossimità che l’idea di<br />
santità ha con l’idea <strong>del</strong>la purezza: mette in evidenza, cioè, il rilievo<br />
etico <strong>del</strong>la santità, il nesso profondo tra santità ontologica e santità<br />
morale 9 . Guglielmo Giaquinta così commenta questo passo <strong>del</strong> Levitico:<br />
“Dal concetto di santità di Dio che è il tutt’Altro, il separato, Colui<br />
che è, nasce, come conseguenza, l’indicazione di ciò che dobbiamo<br />
essere in rapporto a Lui” 10 . Dio vuole che il Suo popolo si santifichi;<br />
ma a questa volontà divina si oppone il peccato di Israele e, originariamente,<br />
il peccato di Adamo, che contrista il “Santo Spirito” <strong>del</strong><br />
Signore 11 . Ecco allora che la volontà divina si rivela gradualmente come<br />
volontà salvifica; Dio manifesta il Suo progetto di liberare Israele<br />
dalla schiavitù <strong>del</strong> peccato e <strong>del</strong>la morte per consentirgli di essere<br />
santo e di corrispondere adeguatamente all’Alleanza. La Rivelazione<br />
è proprio questa manifestazione <strong>del</strong>la volontà salvifica di Dio e <strong>del</strong>la<br />
verità <strong>del</strong> “piano di partecipazione”, per usare un’espressione di Giaquinta<br />
12 , attraverso il quale Dio comunica il suo disegno di amore per<br />
l’uomo. In questo senso la Rivelazione è dono che Dio fa di se stesso,<br />
cioè dono <strong>del</strong>la sua stessa santità agli uomini; è un dono necessariamente<br />
mediato, perché l’uomo non potrebbe naturalmente sopportare<br />
un’autocomunicazione immediata di Dio.<br />
9 La santità ontologica di Dio è la stessa essenza divina, l’Infinito Bene; la santità morale di<br />
Dio è l’Amore perfetto con cui Egli ama se stesso e le creature. Nell’uomo, come si preciserà<br />
in seguito, la santità ontologica è data dall’incorporazione in Cristo e la santità morale<br />
dalla libertà dal peccato e dall’unione <strong>del</strong>l’anima con Dio.<br />
10 G. GIAQUINTA, La santità, edizioni Pro Sanctitate, Roma, 1996, p. 15.<br />
11 Cfr. Is 63, 10.<br />
12 Op. cit., pp. 23 ss.<br />
37<br />
Simposio Pro Sanctitate
Gli scritti <strong>del</strong> Fondatore<br />
38<br />
Gli scritti de<br />
Il messaggio di santità di Cristo<br />
Gesù è l’uomo che non ha né spazio né tempo, e tutto quello<br />
che ha lo dà: il suo potere taumaturgico e i suoi miracoli, e anche<br />
questi sono per gli altri. Non risulta che Cristo abbia fatto<br />
dei miracoli per se stesso, ad eccezione di uno. Qualche volta si<br />
è tentati di evadere le tasse; Gesù invece ha fatto un miracolo<br />
per pagarle (il pesce con la moneta in bocca: cfr. Mt <strong>17</strong>, 26).<br />
Gesù non ha mai fatto miracoli per sé (per esempio convertire<br />
i sassi in pane come vorrebbero affermare gli apocrifi), ma<br />
per gli altri invece sì; si è donato completamente, incondizionatamente.<br />
È un richiamo al sapersi donare incondizionatamente,<br />
all’essere sempre persone <strong>del</strong> sì, senza riserve e senza periodi<br />
personali di «intoccabilità».<br />
C’è da notare ancora lo spirito di preghiera di Gesù, di unione<br />
con il Padre, la unione costante tra l’anima umana di Cristo<br />
e la natura divina <strong>del</strong> Verbo (unione ipostatica). È questo il punto<br />
di contatto, di innesto perenne per una preghiera e per una<br />
unione ininterrotta tra Cristo uomo e il Verbo di Dio, da cui deriva<br />
il senso di adorazione, di amore e di donazione incondizionata<br />
<strong>del</strong>la natura umana di Cristo nei confronti <strong>del</strong> Padre.<br />
Lo shemà era la preghiera di obbligo per tre volte al giorno,<br />
ma dice il testo: La reciterai continuamente, quando sarai seduto,<br />
quando ti coricherai, quando ti alzerai, quando camminerai, ...e in un<br />
continuo ritorno a Dio: Amerai. Cristo sicuramente ripeteva senza<br />
interruzione al Padre durante il giorno questa preghiera <strong>del</strong>lo<br />
shemà che è la preghiera <strong>del</strong>la santità perché amare il Signore<br />
con tutto il cuore, l’anima, lo spirito, le forze, vuol dire anelare<br />
alla santità, e chi riesce a fare questo è veramente santo.<br />
Accanto a questa preghiera per la santità, ed alla proclamazione<br />
di donazione incondizionata di Cristo al Padre durante il giorno,<br />
bisogna aggiungere la preghiera <strong>del</strong>la notte: erat pernoctans in<br />
oratione Dei (Lc 6, 42), (erat è un imperfetto continuativo).
l Fondatore<br />
Il Vangelo offre di tanto in tanto degli esempi di notti passate<br />
in preghiera (non è possibile stabilire la frequenza): la preghiera<br />
prima <strong>del</strong>la scelta dei dodici Apostoli, la trasfigurazione<br />
e l’agonia <strong>del</strong>l’orto.<br />
La preghiera di Cristo ci sollecita ad un confronto con la nostra<br />
preghiera e a chiederci quanto tempo diamo ad essa, di che<br />
tipo essa è e quale è la sua intensità.<br />
Altro aspetto <strong>del</strong>la santità di Gesù ci viene dal suo essere il<br />
Servus Javhè. Gesù è stato veramente il servitore degli altri senza<br />
farlo pesare, e quello che può essere definito il gesto culminante,<br />
cioè la lavanda dei piedi, è un fatto eccezionale come gesto<br />
ma non certo come espressione interiore. Cristo è e rimane il<br />
servo <strong>del</strong> Padre, cioè Colui che è completamente donato e disponibile<br />
di fronte al Padre per i fratelli, e quindi è servo dei fratelli<br />
in quanto è loro completamente donato e per loro disponibile.<br />
E questo avviene nei confronti di tutti i fratelli giacché non<br />
va dimenticato che quando Gesù lava i piedi agli Apostoli tra<br />
questi dodici c’era anche Giuda, giacché la lavanda dei piedi è<br />
da porsi prima <strong>del</strong>la Cena (e quindi certamente Cristo ha lavato<br />
i piedi a Giuda). È questo un episodio che ha qualcosa da insegnare<br />
a ciascuno.<br />
Ancora un ultimo aspetto: la santità di Gesù nella sua passione.<br />
Gesù che accetta tutto. Appena alcune battute iniziali nel<br />
tentativo di stabilire un minimo di giustizia: Se ho parlato male<br />
dimostralo, ma se non ho parlato male perché mi schiaffeggi? (Gv 18,<br />
23). È l’unica difesa, poi solo qualche risposta, qualche battuta<br />
con Pilato: non avresti nessuna autorità su di me se non ti fosse stata<br />
data dall’alto (Gv 19, 11). Poi null’altro; Gesù si chiude nel silenzio,<br />
non accusa, non un segno di sdegno, non di disprezzo. Il<br />
silenzio viene rotto sull’alto <strong>del</strong>la croce con una parola che è una<br />
parola di perdono. Quindi, il silenzio di Cristo non è un silenzio<br />
di disprezzo ma di amore: «Padre perdona loro perché non sanno<br />
quello che fanno».<br />
Ecco perché diciamo che Gesù è il Santo di Dio.<br />
Cristo, però, rivela il suo messaggio di santità e di amore in<br />
modo particolare nel Cenacolo e sul Calvario (oltre che lungo<br />
tutta la sua vita) soprattutto quando esplicita il suo rapporto<br />
39<br />
Gli scritti <strong>del</strong> Fondatore
Gli scritti <strong>del</strong> Fondatore<br />
Gli scritti <strong>del</strong> Fondatore<br />
40<br />
con il Padre (la spiritualità <strong>del</strong>l’amore verso il Padre) e il suo abbandono<br />
a lui che trova poi l’espressione nella preghiera <strong>del</strong><br />
«Padre nostro». Viene da pensare che quella preghiera, uscita<br />
dal cuore di Cristo, forse era già stata preparata prima, piano<br />
piano, gradualmente, dall’esperienza umana di Cristo; forse è la<br />
preghiera con cui Egli stesso aveva pregato, che forse Egli stesso<br />
recitava e che poi ha comunicato agli altri: «Padre nostro che<br />
sei nei cieli» (Mt 6, 25). È l’invito all’amore totale verso il Padre e<br />
all’abbandono incondizionato a lui, nella certezza che Egli saprà<br />
risolvere ogni cosa; questa la linea <strong>del</strong>la santità, il senso di<br />
abbandono nel Padre.<br />
È soprattutto nel Cenacolo che si coglie la pienezza <strong>del</strong> messaggio<br />
di Cristo, messaggio che Egli non presenta come realtà<br />
astratta, ma come realtà <strong>del</strong>la sua vita (coepit facere et docere, cominciò<br />
a fare e poi ad insegnare At 1, 1). Cristo ha vissuto il suo<br />
messaggio (quel messaggio che ha dato a noi) nell’amore totale<br />
per gli altri e in primo luogo per il Padre. È lui che si è abbandonato<br />
al Padre. Nell’ultimo momento sulla croce Gesù dice:<br />
Padre nelle tue mani abbandono il mio spirito (Lc 23, 46), e si abbandona<br />
insegnando a noi ad abbandonarci al Padre e ad amare il<br />
prossimo. Nel Cenacolo, momento supremo <strong>del</strong> messaggio di<br />
Cristo, (Gv 13-<strong>17</strong>) si nota l’amore di lui per gli Apostoli e poi per<br />
tutti gli altri: non prego solo per questi ma per quanti crederanno attraverso<br />
loro (Gv <strong>17</strong>, 20). Padre pensaci tu, io sto per tornare a te,<br />
te li lascio, pensaci tu. Tale messaggio viene sigillato dalla consacrazione<br />
immolativa sulla croce su cui Gesù si immola per<br />
noi, per l’umanità, per la Chiesa, per i suoi Apostoli: è l’amore<br />
di Gesù che trova concretezza nella sua donazione totale attraverso<br />
il sangue.<br />
È Gesù il Santo di Dio che viene a portarci il suo messaggio<br />
di amore e lo presenta a noi perché noi lo seguiamo; per proporci<br />
il suo discepolato con il duplice elemento di santità: quello<br />
negativo e quello positivo: «Vieni e seguimi» (cfr. Mc 10, 24).<br />
È questa la strada che, nella forza <strong>del</strong>lo Spirito, porta alla<br />
santità.
Scheda di catechesi<br />
1 Gv 4, 11 16<br />
Dal Catechismo <strong>del</strong>la Chiesa Cattolica<br />
Formazione<br />
Santità: una vocazione per la famiglia<br />
1641 “I coniugi cristiani... hanno, nel loro stato di vita e nel loro ordine,<br />
il proprio dono in mezzo al Popolo di Dio”. Questa grazia propria<br />
<strong>del</strong> sacramento <strong>del</strong> Matrimonio è destinata a perfezionare l’amore dei<br />
coniugi, a rafforzare la loro unità indissolubile. In virtù di questa grazia<br />
essi ‘si aiutano a vicenda per raggiungere la santità nella vita coniugale,<br />
nell’accettazione e nell’educazione <strong>del</strong>la prole.’<br />
1642 Cristo è la sorgente <strong>del</strong>la grazia. ‘Come un tempo Dio venne incontro<br />
al suo popolo con un patto di amore e di fe<strong>del</strong>tà, così ora il Salvatore<br />
degli uomini e Sposo <strong>del</strong>la Chiesa viene incontro ai coniugi cristiani<br />
attraverso il Sacramento <strong>del</strong> Matrimonio’. Egli rimane con loro,<br />
dà loro la forza di seguirlo rendendo su di se la propria croce, di rialzarsi<br />
dopo le loro cadute, di perdonarsi vicendevolmente, di portare<br />
gli uni i pesi degli altri, di essere ‘sottomessi gli uni agli altri, nel timore<br />
di Cristo’(Ef 5, 21) e di amarsi di un amore soprannaturale, <strong>del</strong>icato<br />
e fecondo. Nelle gioie <strong>del</strong> loro amore e <strong>del</strong>la loro vita familiare egli concede<br />
loro, fin da quaggiù, una pregustazione <strong>del</strong> banchetto <strong>del</strong>le nozze<br />
<strong>del</strong>l’Agnello….<br />
1655 Cristo ha voluto nascere e crescere in seno alla Santa Famiglia di<br />
Giuseppe e Maria. La Chiesa non è altro che la ‘famiglia di Dio’. Fin<br />
dalle sue origini, il nucleo <strong>del</strong>la Chiesa era spesso costituito da coloro<br />
che, insieme con tutta la loro famiglia, erano divenuti credenti. Allorché<br />
si convertivano, desideravano che anche tutta la loro famiglia fosse<br />
salvata. Queste famiglie divenute credenti erano piccole isole di vita<br />
cristiana in un mondo incredulo.<br />
1656 Ai nostri giorni, in un mondo spesso estraneo e persino ostile alla<br />
fede, le famiglie credenti sono di fondamentale importanza, come<br />
focolari di fede viva e irradiante. È per questo motivo che il Concilio<br />
41<br />
Incontro per la famiglia
Incontro per la famiglia<br />
Formazione<br />
Vaticano <strong>II</strong>, usando un’antica espressione, chiama la famiglia ‘ecclesia<br />
domestica = Chiesa domestica’. È in seno alla famiglia che ‘i genitori<br />
devono essere per i loro figli, con la parola e con l’esempio, i primi annunciatori<br />
<strong>del</strong>la fede, e secondare la vocazione propria di ognuno, e<br />
quella sacra in’modo speciale’.<br />
Nel seno <strong>del</strong>la grande Chiesa, questa piccola chiesa si conosce allora<br />
per ciò che essa è in verità: una comunità debole e qualche volta peccatrice<br />
e penitente, ma perdonata, in marcia verso la santità “nella pace<br />
di Dio che sorpassa ogni intelligenza” (Fil 4, 7).<br />
Paolo VI<br />
Ogni famiglia trae il suo nome, cioè la sua vita stessa, dalla paternità<br />
di Dio. La famiglia cristiana per eccellenza può rivolgersi a Dio come<br />
al suo solo Padre, che le assicura stabilità, fe<strong>del</strong>tà e pace. In un<br />
mondo turbato dal disordine e dalla violenza, questa stabilità <strong>del</strong>la famiglia<br />
cristiana è un bene molto prezioso.<br />
La pace vissuta e trasmessa dalla famiglia cristiana ha le sue radici<br />
nella certezza <strong>del</strong>la resurrezione.<br />
Nella vita di preghiera è alimentata la pace che proviene da Dio.<br />
La gioia cristiana non è facile: è frutto di una lotta <strong>del</strong>la fede contro<br />
le potenze <strong>del</strong> male. Vissuta nella famiglia è anche comunione con tutti<br />
gli uomini... la gioia diventa missione per la famiglia cristiana.<br />
La generosità <strong>del</strong>la famiglia implica il senso <strong>del</strong>l’ospitalità. La generosità<br />
porta alla vera libertà. La famiglia cristiana non può essere attaccata<br />
ai beni materiali e al denaro.<br />
L’accoglienza di ogni nuova vita e <strong>del</strong>la povertà offre una incomparabile<br />
gioia interiore.<br />
Max Turian<br />
La famiglia è santa perché la grazia:<br />
1. porta ad amare Dio non più da soli ma nell’unità familiare;<br />
2. porta ad amare Dio come Padre nostro e <strong>del</strong>la famiglia;<br />
3. suscita tra i suoi membri l’amore-carità che conferma e santifica il legame<br />
<strong>del</strong>la consanguineità;<br />
4. si edifica con il dono dei figli: da genitori santi nascono figli chiamati<br />
alla santità che formano la Chiesa santa di Dio;<br />
5. la rende capace di preghiera al Padre e ne fa una piccola chiesa.<br />
42
Dagli Scritti di Guglielmo Giaquinta<br />
Non siamo nati per odiarci a combatterci ma per amarci a aiutarci.<br />
Non può, quindi essere la violenza, la divisione, l’ingiustizia e la lotta<br />
la legge fondamentale <strong>del</strong>l’umanità che deve invece sforzarsi di attuare<br />
il sogno di una fraternità universale, capace di ignorare o superare<br />
qualsiasi barriera.<br />
Solo l’unità fraterna potrà salvare il nostro domani di uomini liberi.<br />
Cristo, i fratelli li ha amati non per giuoco, ed è morto in croce per essi;<br />
la fraternità cristiana non può, trovarti soddisfatto e indifferente.<br />
Questo perché è in Cristo che gli uomini sono tuoi fratelli e quanto più<br />
essi ti passano o ti vengono accanto, tanto più, Cristo si avvicina a te.<br />
C’è un Cristo povero e un Cristo ricco: questo è il fratello che ci è simpatico,<br />
che ci attrae, con cui è facile dialogare, scherzare, collaborare;<br />
quello è l’antipatico, musone, colui con cui non è facile convivere. La<br />
nostra scelta preferenziale non può cadere che sul Cristo povero <strong>del</strong>la<br />
grotta <strong>del</strong>la croce.<br />
Cristo ci insegna come darsi:<br />
si è fatto uomo, schiavo, pane.<br />
Non ha misurato la sua donazione, ma arrivato al massimo:<br />
il massimo <strong>del</strong>l’amore sentito ed offerto;<br />
il massimo <strong>del</strong> dolore amato e vissuto.<br />
PER GLI ANIMATORI<br />
Formazione<br />
Obiettivo<br />
- Ciascun membro <strong>del</strong>la famiglia si riconosca chiamato a vivere la santità<br />
<strong>del</strong> Padre.<br />
- La famiglia nel suo insieme accolga il progetto <strong>del</strong> Padre che la vuole<br />
non solo somma di persone sante ma insieme in cammino verso la<br />
santità <strong>del</strong>la famiglia Trinitaria.<br />
- Proporre a ciascun membro un atteggiamento che concretizzi la santità.<br />
- Stimolare nella famiglia dialogo e preghiera perché la santità sia una<br />
vocazione vissuta.<br />
Proposta di articolazione <strong>del</strong>l’incontro<br />
Accoglienza festosa, cartelloni, canti<br />
Preghiera iniziale<br />
Annuncio sul tema e brevi testimonianze<br />
Gruppi di condivisione: sulla santità: dialoghiamo insieme<br />
Preghiamo insieme<br />
<strong>Tempo</strong> di fraternità<br />
43<br />
Incontro per la famiglia
Incontro per la famiglia<br />
Formazione<br />
Materiale<br />
scheda di catechesi per gli animatori, cartelloni per l’accoglienza, necessario<br />
per i singoli gruppi, foglio dei canti, sussidio per la preghiera<br />
iniziale<br />
• Animazione dei gruppi<br />
44<br />
COPPIE<br />
Metodo<br />
- alle coppie viene dato il sussidio “Una casa per la santità” sul quale<br />
rifletteranno per circa 10’<br />
- nel gruppo la coppia animatrice introdurrà il dialogo richiamando<br />
qualche concetto ascoltato nell’annuncio e poi inviterà tutti a condividere<br />
le riflessioni sulle domande <strong>del</strong> sussidio<br />
- si cerca di preparare una sintesi <strong>del</strong> dialogo di gruppo attorno ai<br />
quattro esempi di “case” presentati dal sussidio per comunicarli nell’assemblea<br />
conclusiva<br />
- sollecitare ogni coppia ad un impegno reale secondo gli aspetti indicati<br />
nel sussidio.<br />
Materiale Sussidio<br />
<strong>Tempo</strong> 60’<br />
ADULTI<br />
Metodo<br />
- Breve introduzione <strong>del</strong>l’animatore sul tema: “Santità: una vocazione<br />
per la famiglia”<br />
- Si metta in rilievo il contributo che la persona adulta, matura nella fede,<br />
può offrire alla santificazione <strong>del</strong>la famiglia<br />
- Scambio di esperienze<br />
- Preparare alcune intenzioni di preghiera da proporre all’assemblea<br />
seguite dall’Ave Maria<br />
- Proporre di incontrarsi nei propri nuclei su questo tema.
BAMBINI<br />
Metodo<br />
- Breve introduzione: È bello sapere che Dio ci ama e ci dà tanta gioia<br />
poter rispondere al suo amore.<br />
È così che possiamo diventare santi ed essere la presenza di Dio-gioia<br />
nella nostra famiglia.<br />
- Invitare i bambini a raccontare degli episodi di gioia familiare e aiutarli<br />
a darne una valutazione cristiana.<br />
- Scegliere insieme uno di questi episodi e rappresentarlo con una scenetta<br />
da presentare poi all’assemblea comune.<br />
- Preparare <strong>del</strong>le intenzioni per il momento di preghiera comunitario.<br />
<strong>Tempo</strong> 60’<br />
ADOLESCENTI<br />
Metodo<br />
Premessa: l’animatore presenta, brevemente, il tema: Cristiani, cioè santi.<br />
1. Si consegna a ciascun ragazzo un piatto di cartone sull’orlo <strong>del</strong> quale<br />
dovrà scrivere: “cos’è la santità”.<br />
2. Si fa girare il piatto in senso orario e si riscrive per tre volte.<br />
3. Su altri piatti (se non è possibile, sul retro degli stessi) si ripete la dinamica<br />
precedente sul tema: “chi è il santo”.<br />
4. Rileggere di seguito i risultati sui due temi e preparare le due sintesi<br />
su due cartelloni nell’assemblea conclusiva. Preparare anche <strong>del</strong>le<br />
preghiere sulla famiglia santa.<br />
5. Impegnarsi a parlare di santità in famiglia e chiedere ogni giorno al<br />
Signore, nella preghiera, la fiducia di diventare santi e parte di una<br />
famiglia santa.<br />
Materiale<br />
piatti di carta, penne, pennarelli, due cartelloni.<br />
<strong>Tempo</strong> 60’<br />
Formazione<br />
45<br />
Incontro per la famiglia
Incontro per la famiglia<br />
Formazione<br />
46<br />
GIOVANI<br />
Tema: SANTI, cioè FRATELLI<br />
Premessa: breve collegamento tra santità e fraternità. (cfr scheda di catechesi)<br />
1. Si divide il gruppo in due parti uguali, la prima parte scrive il suo<br />
nome su un biglietto che metterà piegato in un cestino.<br />
2. Presentare il concetto di santità e consegnare il sussidio di fraternità<br />
perché ciascuno rifletta personalmente per 10’.<br />
3. Dal cestino ogni giovane <strong>del</strong>la seconda parte <strong>del</strong> gruppo prenderà<br />
un nome e con la persona indicata comincerà un dialogo sul tema:<br />
santi, cioè fratelli, con particolare attenzione alla vita in famiglia.<br />
4. Ogni coppia di giovani si unisce a un’altra coppia, continua il dialogo<br />
e prepara proposte concrete di fraternità nella vita familiare.<br />
5. Proporre un impegno comune per favorire la fraternità nella famiglia<br />
ecclesiale (parrocchia, Movimento) (ad es. un libretto di canti, la<br />
festa <strong>del</strong>la famiglia, un incontro di fraternità, una gita…).<br />
6. Si rifluisce nell’incontro di gruppo dove viene elaborata la sintesi<br />
per l’assemblea finale.<br />
Materiale sussidio<br />
<strong>Tempo</strong> 60’<br />
Coppie<br />
SUSSIDI<br />
LA CHIESA CI INVITA<br />
In seno alla comunità ecclesiale (grande famiglia formata da famiglie<br />
cristiane) si attuerà un mutuo scambio di presenza e di aiuto fra tutte<br />
le famiglie, ciascuna mettendo a servizio <strong>del</strong>le altre la propria esperienza<br />
umana, come pure i doni di fede e di grazia.<br />
Familiaris Consortio n. 69<br />
UNA CASA PER LA SANTITÀ<br />
Betlem “Anche Giuseppe, che era <strong>del</strong>la casa e <strong>del</strong>la famiglia di Davide,<br />
dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide,<br />
chiamata Betlemme e, per farsi registrare insieme con Maria sua
sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono<br />
per lei i giorni <strong>del</strong> parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito,<br />
lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era<br />
posto per loro nell’albergo”.<br />
Lc 2, 4-7<br />
Betlem casa <strong>del</strong>la semplicità e <strong>del</strong>la povertà<br />
Nazaret “Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge <strong>del</strong> Signore,<br />
fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva<br />
e si fortificava, pieno di sapienza e la grazia di Dio era sopra di lui”.<br />
Lc 2, 39-40<br />
Nazaret casa <strong>del</strong>la comunione dei cuori<br />
Betania “Sei giorni prima <strong>del</strong>la Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si<br />
trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero<br />
una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora,<br />
presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso,<br />
cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si<br />
riempì <strong>del</strong> profumo e <strong>del</strong>l’unguento”.<br />
Gv 12, 1-4<br />
Betania casa <strong>del</strong>la fraternità e <strong>del</strong>la vita<br />
Cenacolo “Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli<br />
Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un<br />
sabato. Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano.<br />
C’erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso,<br />
Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelota e Giuda di<br />
Giacomo. Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme<br />
con alcune donne e con l’aria, il padre di Gesù e con i fratelli di lui. “<br />
Atti 1,12-14<br />
Cenacolo casa <strong>del</strong>la preghiera e <strong>del</strong>l’apostolato<br />
Formazione<br />
Per condividere<br />
- Quale degli aspetti proposti sono presenti nella nostra famiglia?<br />
- Quale aspetto è totalmente assente?<br />
47<br />
Incontro per la famiglia
Incontro per la famiglia<br />
Formazione<br />
- Quale difficoltà per realizzarli?<br />
- Quale esperienza fanno gli altri venendo “a casa nostra”?<br />
- Siamo interiormente disponibili a crescere insieme per dare al nostro<br />
stare insieme e alla nostra “casa” una fisionomia cristiana?<br />
Elevazione dei coniugi alla Trinità (G. Giaquinta)<br />
O Trinità beata,<br />
ci hai chiamato a formare<br />
attraverso il sacramento<br />
<strong>del</strong> matrimonio<br />
una comunità di amore,<br />
ascolta ora la nostra preghiera.<br />
Padre,<br />
donaci di saper vivere<br />
la fecondità <strong>del</strong> tuo amore<br />
donativo,<br />
la fraternità verso tutti<br />
i tuoi figli.<br />
Signore Gesù,<br />
che la nostra famiglia<br />
sia sempre immagine viva<br />
<strong>del</strong> tuo amore infinito<br />
e immolativo<br />
verso la Chiesa, tua sposa,<br />
Giovani<br />
48<br />
SANTI cioè FRATELLI<br />
e diventi mo<strong>del</strong>lo per tutti<br />
<strong>del</strong>la comune chiamata<br />
alla perfezione e alla santità.<br />
Spirito divino,<br />
concedici fuoco d’amore<br />
forza nelle difficoltà<br />
generosa donazione ai fratelli.<br />
O Trinità divina,<br />
donaci figli sani,<br />
donaci figli santi<br />
e tra di essi<br />
scegli i tuoi consacrati.<br />
Maria, mo<strong>del</strong>lo nostro,<br />
sposa, vergine, madre<br />
a te doniamo questa famiglia.<br />
Rendila tabernacolo d’amore.<br />
E così sia.<br />
Oggi, ogni uomo - anche tu - sente il bisogno di ritrovarsi creatura viva,<br />
capace di amare, nella gioia di essere amati.<br />
AMORE, cioè santità. AMORE, cioè fraternità.<br />
Nella famiglia tutti i componenti sono fratelli, chiamati all’amore reciproco.<br />
Fratelli perché figli <strong>del</strong>l’unico Dio-Padre,<br />
rinati in Cristo Gesù Fratello Maggiore,<br />
animati dallo stesso Spirito di Santità.
• Desideri davvero vivere “da fratello” con gli altri?<br />
• Nella tua famiglia come è presente la fraternità umana, cristiana, spirituale?<br />
• Tutte le famiglie sono chiamate alla santità e alla fraternità.<br />
• I giovani hanno un ruolo prezioso per la santità <strong>del</strong>la famiglia.<br />
• Come pensi che si possono coinvolgere altri in questo cammino?<br />
Animazione <strong>del</strong>la preghiera<br />
Canto: Spirito Santo vieni nei nostri cuori,<br />
noi ti invochiamo nei nostri cuori.<br />
preghiera iniziale<br />
Vieni Spirito Santo, tu che ci fai sperimentare l’amore <strong>del</strong> Padre e <strong>del</strong><br />
Figlio, vieni ad immergerci nella preghiera, donaci di vivere oggi e<br />
sempre nella comunione con te e tra di noi per poter realizzare insieme<br />
la nostra vocazione: diventare santi. Rit.<br />
Vieni Spirito Santo nel cuore dei bimbi a cantare la gioia <strong>del</strong>la semplicità<br />
e <strong>del</strong>l’innocenza, vieni a parlare di Gesù sorridente, amico di<br />
tutti. Rit.<br />
Vieni Spirito Santo nel cuore dei ragazzi, rivela loro il dono di essere<br />
chiamati a “cose grandi” da vivere insieme e con l’aiuto dei genitori. Rit.<br />
Vieni Spirito Santo nel cuore dei giovani e grida loro che non sono soli<br />
e che tutti siamo figli <strong>del</strong> Padre e fratelli di Cristo nostro mo<strong>del</strong>lo di<br />
vita. Rit.<br />
Vieni Spirito Santo nel cuore di ogni uomo e di ogni donna che scelgono<br />
di costruire insieme la loro vita, concedi loro un amore fe<strong>del</strong>e e<br />
sincero che li renda aperti e sensibili ai bisogni dei fratelli. Rit.<br />
Vieni Spirito Santo nel cuore di ogni persona, dona l’entusiasmo, la<br />
perseveranza di seguire le orme di Cristo verso il Padre. Rit.<br />
Pausa di silenzio<br />
Formazione<br />
49<br />
Incontro per la famiglia
Incontro per la famiglia<br />
Formazione<br />
Preghiera a Gesù Divino Maestro (G. Giaquinta)<br />
Gesù Divino Maestro che dal cielo scendesti per donare l’abbondanza<br />
<strong>del</strong>la grazia, accrescila in noi e fa’ che diventi fiume che trabocca nella<br />
vita eterna.<br />
Tu che <strong>del</strong> dolore volutamente scegliesti l’abisso e nell’Eucaristia ti lasci<br />
cibo dei figli degli uomini, facci comprendere la sublimità di tale<br />
esempio. Il fuoco acceso dal tuo amore consumi le scorie <strong>del</strong>la nostra<br />
mediocrità e ci dia la forza di seguire l’invito alla perfezione infinita<br />
<strong>del</strong> Padre.<br />
Della fede concedici la fermezza, <strong>del</strong>la carità l’ardore, <strong>del</strong>la speranza<br />
incrollabile certezza.<br />
Donaci il desiderio <strong>del</strong>l’eroismo in ogni virtù e la fiducia di raggiungere<br />
con l’aiuto <strong>del</strong>la tua e nostra Madre, la santità. Amen.<br />
Canto<br />
Assemblea conclusiva<br />
50<br />
O Cuore Immacolato di Maria<br />
vivo mo<strong>del</strong>lo di ogni santità<br />
dona tu la fiducia di diventare santi<br />
Coordinata da un animatore che riformula brevemente la scheda di catechesi<br />
e poi sollecita gli interventi dei gruppi.<br />
Gli adolescenti presentano la sintesi sulla santità e il santo.<br />
I giovani offrono le loro proposte perché la santità e la fraternità siano<br />
vissute nella famiglia ecclesiale.<br />
I bambini rappresentano una scena di gioia familiare.<br />
Le coppie comunicano le riflessioni e gli impegni scaturiti dai 4 esempi<br />
di casa.<br />
Gli adolescenti cominciano la preghiera che sarà continuata dagli adulti<br />
e da chi vorrà intervenire.<br />
<strong>Tempo</strong> 45’
3 - Un ministero da vivere<br />
Il sacerdote e la penitenza<br />
IN DIALOGO<br />
Formazione<br />
Soprattutto esortiamo a curare bene l’amministrazione <strong>del</strong> Sacramento<br />
<strong>del</strong>la Penitenza, il Sacramento pedagogico per eccellenza che ci<br />
mette a colloquio, a uno a uno, con i nostri fe<strong>del</strong>i. Dovrebbe essere la<br />
circostanza più efficace, dal punto di vista umano, il momento di presa<br />
diretta <strong>del</strong> nostro ministero sopra gli altri! Comprendete quale pressante<br />
raccomandazione ci sia in questo accenno. Cerchiamo di confessare<br />
bene! Che nessuna anima passi da noi per essere soltanto assolta,<br />
senza sapere che cosa sia l’assoluzione! Che tutte sentano - almeno dalla<br />
gravità con cui esercitiamo questo ministero, dalla pazienza, dalla<br />
compostezza e dalla comprensione con cui ci sentiamo degli strumenti<br />
di Cristo - che in quel momento si compie per esse il ministero <strong>del</strong>la<br />
loro risurrezione, così che partano rinnovate e cariche di qualche proposito<br />
e di qualche impegno, che si traduca, poi, in novità di vita. Non<br />
sciupiamo un Sacramento che congiunge al massimo <strong>del</strong>l’efficacia<br />
umana il massimo <strong>del</strong>l’efficacia divina.<br />
Cerchiamo di confessare bene,<br />
di essere maestri di spirito,<br />
amici <strong>del</strong>le anime,<br />
medici, consiglieri pazienti e amorosi;<br />
non passi anima al nostro confessionale<br />
senza aver ricevuto una spinta<br />
a un rinnovamento sincero e perseverante!<br />
(PAOLO VI, Discorso 24 ottobre 1957)<br />
Il Padre ha manifestato la sua misericordia riconciliando a sé il<br />
mondo per mezzo di Cristo, ristabilendo la pace, con il sangue <strong>del</strong>la<br />
sua croce, tra le cose <strong>del</strong>la terra e quelle <strong>del</strong> cielo (cf 2Cor 5, 18s; Col 1,<br />
20). Il Figlio di Dio, fatto uomo, è vissuto tra gli uomini per liberarli<br />
dalla schiavitù <strong>del</strong> peccato (cf Gv 8, 34-36), e chiamarli dalle tenebre alla<br />
sua luce ammirabile (cf 1Pt 2,9). Per questo, ha cominciato la sua<br />
missione in terra predicando la penitenza e dicendo: “Convertitevi e<br />
credete al Vangelo” (Mc 1, 15).<br />
51<br />
Anno sacerdotale - Il nostro sacerdozio
Anno sacerdotale - Il nostro sacerdozio<br />
Formazione<br />
Questo invito alla penitenza, che più volte già s’era fatto udire per<br />
bocca dei profeti, preparò il cuore degli uomini all’avvento <strong>del</strong> regno<br />
di Dio con la voce di Giovanni Battista, che venne a “predicare un battesimo<br />
di conversione per il perdono dei peccati” (Mc 1, 4).<br />
Gesù poi non soltanto esortò gli uomini alla penitenza, perché abbandonassero<br />
il peccato, e di tutto cuore si convertissero a Dio (cf Lc<br />
15), ma accolse anche i peccatori e li riconciliò con il Padre (Lc 5, 20.27-<br />
32; 7, 48). Guarì pure gl’infermi, per dare un segno <strong>del</strong> suo potere di rimettere<br />
i peccati (cf Mt 9, 2-8). E infine morì egli stesso per i nostri peccati,<br />
e risuscitò per la nostra giustificazione (cf Rm 4, 25). Per questo,<br />
nella notte in cui fu tradito, e diede inizio alla sua passione salvatrice,<br />
istituì il sacrificio <strong>del</strong>la nuova Alleanza nel suo sangue, per la remissione<br />
dei peccati (cf Mt 26, 28), e dopo la sua risurrezione mandò sugli<br />
Apostoli lo Spirito Santo, perché avessero il potere di rimettere i peccati<br />
o di ritenerli (cf Gv 20, 19-23), e ricevessero la missione di predicare<br />
nel suo nome, a tutte le nazioni, la penitenza e la remissione dei peccati<br />
(cf Lc 24, 47).<br />
Fe<strong>del</strong>e al mandato <strong>del</strong> Signore, Pietro, a cui il Signore aveva detto:<br />
“Ti darò le chiavi <strong>del</strong> regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra,<br />
sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra, sarà sciolto<br />
nei cieli” (Mt 16,19), nel giorno <strong>del</strong>la Pentecoste predicò il perdono dei<br />
peccati per mezzo <strong>del</strong> Battesimo: “Pentitevi e ciascuno di voi si faccia<br />
battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati”<br />
(At 2, 38; cf At 3, 19.26; <strong>17</strong>, 30). Da allora, mai la Chiesa tralasciò di<br />
chiamare gli uomini dal peccato alla conversione, e di manifestare, con<br />
la celebrazione <strong>del</strong>la penitenza, la vittoria di Cristo sul peccato.<br />
Questa vittoria risplende anzitutto nel Battesimo. In esso, il vecchio<br />
uomo viene crocifisso con Cristo, perché sia distrutto il corpo <strong>del</strong> peccato,<br />
e perché noi non siamo più schiavi <strong>del</strong> peccato, e risorgendo con<br />
Cristo, viviamo ormai per Iddio (cf Rm 6, 4-10). Per questo la Chiesa<br />
professa la sua fede in “un solo Battesimo, per il perdono dei peccati”.<br />
Nel sacrificio <strong>del</strong>la Messa viene ripresentata la passione di Cristo; il<br />
suo corpo dato per noi e il suo sangue per noi sparso in remissione dei<br />
peccati, nuovamente vengono offerti dalla Chiesa a Dio per la salvezza<br />
<strong>del</strong> mondo intero. Nell’Eucaristia infatti Cristo è presente e viene offerto<br />
come “sacrificio di riconciliazione”, e perché il suo santo Spirito<br />
“ci riunisca in un solo corpo”.<br />
Più ancora, il nostro Salvatore Gesù Cristo, quando conferì ai suoi<br />
Apostoli e ai loro successori il potere di rimettere i peccati, istituì nella<br />
52
sua Chiesa il sacramento <strong>del</strong>la Penitenza, perché i fe<strong>del</strong>i caduti in peccato<br />
dopo il Battesimo ricevessero la grazia e si riconciliassero con Dio.<br />
“Acqua e lacrime non mancano alla Chiesa: l’acqua <strong>del</strong> Battesimo, le<br />
lacrime <strong>del</strong>la Penitenza” (sant’Ambrogio).<br />
(Proenotanda <strong>del</strong> libro <strong>del</strong> Rito <strong>del</strong>la Penitenza 1-2)<br />
LINEE OPERATIVE<br />
Formazione<br />
Personali<br />
1. Quanto ci riguardano le semplici e forti parole di Paolo VI? In che<br />
misura quelle indicazioni le metto in atto nella mia pratica di cristiano?<br />
2. Cosa mi impedisce di confessarmi: con più regolarità? La Penitenza<br />
è da me vissuta come strumento di santificazione?<br />
3. Conosco i Proenotanda <strong>del</strong> libro liturgico <strong>del</strong> Sacramento <strong>del</strong>la Penitenza?<br />
È oggetto <strong>del</strong>la mia meditazione personale, alla quale sono tenuto?<br />
Pastorali<br />
- Che posto ha l’amministrazione <strong>del</strong> Sacramento <strong>del</strong>la Penitenza nel<br />
mio servizio pastorale? Quali i tempi e le modalità?<br />
- Come riaccendere nel popolo di Dio il desiderio di vincere il male<br />
dentro e fuori di sé?<br />
- Cerco di curare anche il momento penitenziale <strong>del</strong>la Santa Messa e<br />
le celebrazioni penitenziali <strong>del</strong>la Quaresima?<br />
53<br />
Anno sacerdotale - Il nostro sacerdozio
Nucleo orante<br />
Formazione<br />
Nella tua luce conosciamo il bene<br />
Invocazione allo Spirito Santo<br />
Vieni, Spirito di luce<br />
illumina la storia di questo giorno,<br />
rendici consapevoli <strong>del</strong>la nostra debolezza e <strong>del</strong>la misericordia <strong>del</strong> Padre<br />
dona pace e abbandono ai nostri cuori,<br />
rendici positivi e costruttivi nella famiglia, nella Chiesa, nella società.<br />
In ascolto<br />
Salmo 4, 2-9<br />
Quando t’invoco, rispondimi, Dio <strong>del</strong>la mia giustizia!<br />
Nell’angoscia mi hai dato sollievo;<br />
pietà di me, ascolta la mia preghiera.<br />
Fino a quando, voi uomini, calpesterete il mio onore,<br />
amerete cose vane e cercherete la menzogna?<br />
Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fe<strong>del</strong>e;<br />
il Signore mi ascolta quando lo invoco.<br />
Tremate e più non peccate,<br />
nel silenzio, sul vostro letto, esaminate il vostro cuore.<br />
Offrite sacrifici legittimi<br />
e confidate nel Signore.<br />
Molti dicono: “Chi ci farà vedere il bene,<br />
se da noi, Signore, è fuggita la luce <strong>del</strong> tuo volto?”.<br />
Hai messo più gioia nel mio cuore<br />
di quanta ne diano a loro grano e vino in abbondanza.<br />
In pace mi corico e subito mi addormento,<br />
perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare.<br />
2 Cor 4, 6<br />
54<br />
Salmo 4
Formazione<br />
Per l’animatore<br />
• Il giorno iniziato nel Nome <strong>del</strong> Signore, vissuto nella fatica e nella<br />
gioia, si conclude con la preghiera di fiducia in Dio.<br />
• Il Salmo 4 è una preghiera <strong>del</strong>la sera: il buio è vinto dallo splendere<br />
<strong>del</strong> volto di Dio.<br />
• Riconosciamo che spesso nella giornata abbiamo sperimentato le catene<br />
<strong>del</strong>le tenebre <strong>del</strong>la tentazione, <strong>del</strong> dubbio, <strong>del</strong> peccato.<br />
• Ripercorriamo le ore <strong>del</strong>la giornata e vi troviamo la presenza di Dio,<br />
presenza di liberazione e di pace.<br />
• A sera il cuore è purificato e colmo di gioia: serenamente attendiamo<br />
la notte.<br />
Per la riflessione personale<br />
- Il giungere <strong>del</strong>la sera ci trova fisicamente stanchi, viviamo la preghiera<br />
come riposo tranquillo in Dio?<br />
- L’esame di coscienza serale è un elenco <strong>del</strong>le nostre mancanze o anche<br />
un riconoscimento <strong>del</strong>l’azione misericordiosa di Dio?<br />
- Mi soffermo ad esaminare la “notte” <strong>del</strong> mondo immerso nella lotta<br />
<strong>del</strong> male? Ascolto il grido <strong>del</strong>lo Spirito che nella storia degli uomini è<br />
anelito <strong>del</strong>la presenza di Dio?<br />
Indicazioni di vita<br />
➪ Essere fe<strong>del</strong>i alla preghiera <strong>del</strong>la sera: preghiera di verifica ma soprattutto<br />
di riconoscenza e di abbandono.<br />
➪ Leggere il giornale per cogliere la “notte” <strong>del</strong> mondo e riconoscere<br />
le orme di Cristo che conduce l’umanità al Padre.<br />
➪ In ogni situazione cercare di vivere la beatitudine: beati gli operatori<br />
di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.<br />
➪ Accostarsi all’altro cercando di “conoscerne il bene”.<br />
Preghiera comunitaria<br />
FACCI CONOSCERE IL BENE, SIGNORE<br />
- Alla fine di ogni giornata<br />
- In ogni situazione di conflitto e di sofferenza<br />
- Nell’accostarci ad ogni fratello<br />
- Nella storia dei nostri giorni<br />
55<br />
Nucleo orante
Adorazione eucaristica<br />
Pres Nel nome <strong>del</strong> Padre, <strong>del</strong> Figlio e <strong>del</strong>lo Spirito Santo.<br />
Ass Amen.<br />
Guida Portiamo nel cuore <strong>del</strong>la nostra preghiera l’uomo lontano da<br />
Dio che vive nel buio. Con la venuta <strong>del</strong> Signore il buio non fa<br />
più paura perché, come dice il salmo 139 «Se dico almeno le tenebre<br />
mi avvolgano e la luce intorno a me sia notte, nemmeno<br />
le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno;<br />
per te le tenebre sono come luce». Infatti la notte è luminosa come<br />
il giorno; per il Signore le tenebre sono come luce.<br />
Per questo motivo viene portato all’altare un cartoncino nero<br />
come segno d’oscurità.<br />
Invocazione allo Spirito: Vieni Spirito d’amore<br />
Vieni, o Spirito creatore,<br />
visita le nostre menti,<br />
riempi <strong>del</strong>la tua grazia<br />
i cuori che hai creato. Rit.<br />
56<br />
Dalle<br />
tenebre<br />
alla luce<br />
O dolce consolatore,<br />
dono <strong>del</strong> Padre altissimo.<br />
Acqua viva, fuoco, amore,<br />
santo crisma <strong>del</strong>l’anima. Rit.<br />
Dito <strong>del</strong>la mano di Dio,<br />
promesso dal Salvatore,<br />
irradia i tuoi sette doni,<br />
suscita in noi la parola. Rit.<br />
Preghiera<br />
Sii luce all’intelletto,<br />
fiamma ardente nel cuore;<br />
sana le nostre ferite<br />
col balsamo <strong>del</strong> tuo amore. Rit.<br />
Difendici dal nemico,<br />
reca in dono la pace,<br />
la tua guida invincibile<br />
ci preservi dal male. Rit.<br />
Luce d’eterna sapienza,<br />
svelaci il grande mistero<br />
di Dio Padre e <strong>del</strong> Figlio<br />
uniti in un solo Amore. Amen. Rit.
Preghiera<br />
I lett Dal Vangelo di Luca (9, 28-33)<br />
Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e<br />
Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò<br />
d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini<br />
conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria, e parlavano<br />
<strong>del</strong> suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni<br />
erano oppressi dal sonno; ma quando si svegliarono videro la sua gloria<br />
e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro<br />
disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui».<br />
Dagli scritti di Charles de Foucauld<br />
L’incarnazione inizia con la bontà di Dio, ma c’è una cosa che appare<br />
come meravigliosa e che brilla come un segno splendente: l’umiltà infinita<br />
che contiene questo mistero - Dio, l’essere infinito, l’Onnipotente…<br />
che si è fatto uomo e l’ultimo degli uomini. (L’ultimo posto - Città<br />
Nuova)<br />
canto di esposizione Guida Viene portato un cero acceso<br />
che viene posizionato davanti<br />
al cartoncino nero, segno che la<br />
GESÙ È LUCE<br />
luce illumina anche le tenebre più<br />
oscure.<br />
Preghiamo insieme<br />
Dio, che in principio dicesti: “sia la luce”<br />
fa’ che i nostri occhi esultino per tutte le cose belle<br />
fa’ che ogni persona accolga e veda la tua luce<br />
fa’ che la luce <strong>del</strong> tuo Vangelo percorra tutta la terra<br />
fa’ che siamo in comunione gli uni con gli altri<br />
fa’ che tutti i popoli camminino nella verità e nella giustizia.<br />
Signore, Tu sei la mia luce: senza di te cammino nelle tenebre<br />
senza di Te non posso neppure fare un passo,<br />
senza di te non so dove vado,<br />
sono un cieco che guida un altro cieco.<br />
Se tu mi apri gli occhi, Signore, io vedrò la tua luce,<br />
i miei piedi cammineranno nella via <strong>del</strong>la vita.<br />
Signore, se tu mi illuminerai, io potrò illuminare,<br />
tu fai di noi la luce <strong>del</strong> mondo.<br />
57<br />
Adorazione eucaristica
Adorazione eucaristica<br />
Preghiera<br />
silenzio di adorazione Guida Nell’Eucaristia troviamo<br />
una luce che illumina la nostra vita,<br />
rischiara la parola, ci lega e incatena<br />
all’Amore e ci invita ad imitarlo.<br />
I lett Dagli Atti degli Apostoli (4, 12-13)<br />
La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio;<br />
essa penetra fino al punto di divisione <strong>del</strong>l’anima e <strong>del</strong>lo spirito, <strong>del</strong>le giunture<br />
e <strong>del</strong>le midolla e scruta i sentimenti e i pensieri <strong>del</strong> cuore. Non v’è creatura<br />
che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi<br />
e a lui noi dobbiamo rendere conto.<br />
silenzio di riflessione<br />
Dagli scritti di Maurice Blon<strong>del</strong><br />
Credere in Dio, desiderarlo, chiamarlo, tutto questo consenso necessario<br />
<strong>del</strong>la coscienza, per noi non ha ragione d’essere, se non in quanto<br />
ci aspettiamo da lui ciò che non siamo, ciò che non possiamo essere<br />
o fare da soli. Se non lo vogliamo dove si trova, significa che lo vorremmo<br />
dove non può essere. Dove trovarlo dunque, se non dove la<br />
volontà, per una specie di spogliamento, è spinta al di sopra di se<br />
stessa? E, poiché questa rinuncia non esiste senza produrre una segreta<br />
sofferenza; e poiché questa operazione, per essere soprannaturale,<br />
ha bisogno di crocifiggere le compiacenze <strong>del</strong>l’amor proprio;<br />
poiché essa tende, secondo il linguaggio di San Paolo, alla divisione<br />
<strong>del</strong>l’anima e <strong>del</strong>lo spirito, <strong>del</strong>le giunture e <strong>del</strong>le midolla (Ebr 4, 12), è<br />
chiaro che un medesimo elemento fa respingere il divino agli spiriti<br />
pieni di sé e a quelli privi di coraggio, mentre si rivela alle anime devote<br />
<strong>del</strong>le quali si può dire che non vorrebbero un Dio senza esigenze<br />
gelose nei loro confronti.<br />
Infatti il più grande sforzo <strong>del</strong> cuore consiste nel credere all’amore di<br />
Dio per l’uomo. Chi ha compreso perché l’uomo può e vuole essere divinamente<br />
amato come se fosse il Dio <strong>del</strong>lo stesso Dio, non si stupisce<br />
più che la vita <strong>del</strong>l’annientamento e <strong>del</strong>la mortificazione sia la strada<br />
<strong>del</strong>l’amore pieno. Chi è buono vuole che si sia esigenti verso di lui.<br />
Perciò soltanto nel vuoto <strong>del</strong> cuore, soltanto nelle anime silenziose e di<br />
buona volontà una simile rivelazione può essere utilmente percepita:<br />
essa è degna di essere accolta soltanto per quello che la rende disprez-<br />
58
Preghiera<br />
zabile e odiosa agli altri. Il suono <strong>del</strong>le parole e la luce che viene dai segni,<br />
non sarebbero nulla se interiormente non ci fosse la volontà di accettare<br />
la luce desiderata, il senso già predisposto ad accogliere la divinità<br />
<strong>del</strong>la parola ascoltata. Gli uomini hanno sempre teso l’orecchio e<br />
lo sguardo, per ricevere ciò che non possono vedere e udire senza morire.<br />
Hanno preteso di scorgere questa parola che uccide e dà vita dove<br />
essa non risuonava ancora, le hanno chiuso la porta quando essa ha<br />
voluto farsi udire forse perché non portavano in sé purificato questo<br />
senso di una vita più alta. L’uomo di desiderio è raro; ed è il solo che<br />
possa accogliere la verità, il solo che abbia la competenza e il discernimento<br />
<strong>del</strong>la sua origine. Per riconoscerla, occorre aspettarla non come<br />
la si vorrebbe, ma quale essa è.<br />
Guida preghiamo il salmo a cori alterni<br />
Salmo 19<br />
Gli ordini <strong>del</strong> Signore sono giusti,<br />
fanno gioire il cuore;<br />
i comandi <strong>del</strong> Signore sono limpidi,<br />
danno luce agli occhi.<br />
Il timore <strong>del</strong> Signore è puro, dura sempre;<br />
i giudizi <strong>del</strong> Signore sono tutti fe<strong>del</strong>i e giusti,<br />
più preziosi <strong>del</strong>l’oro, di molto oro fino,<br />
più dolci <strong>del</strong> miele e di un favo stillante.<br />
Anche il tuo servo in essi è istruito,<br />
per chi li osserva è grande il profitto.<br />
Le inavvertenze chi le discerne?<br />
Assolvimi dalle colpe che non vedo.<br />
Anche dall’orgoglio salva il tuo servo<br />
perché su di me non abbia potere;<br />
allora sarò irreprensibile,<br />
sarò puro dal grande peccato.<br />
Ti siano gradite le parole <strong>del</strong>la mia bocca,<br />
davanti a te i pensieri <strong>del</strong> mio cuore.<br />
Signore, mia rupe e mio redentore.<br />
59<br />
Adorazione eucaristica
Adorazione eucaristica<br />
Preghiera<br />
Canto<br />
Guida. Abbiamo scoperto una grande e bella realtà che riempie la nostra<br />
vita spronandoci ad andare dai nostri fratelli senza riserve e paure;<br />
andiamo entusiasti a raccontare ciò che ci è stato donato e che abbiamo<br />
conosciuto.<br />
I lett Dal Vangelo di Matteo (5, 14-16)<br />
Voi siete la luce <strong>del</strong> mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra<br />
un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sopra<br />
il can<strong>del</strong>abro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la<br />
vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano<br />
gloria al vostro Padre che è nei cieli.<br />
Dagli scritti di S. Ireneo<br />
Dio non creò Adamo quasi avesse bisogno <strong>del</strong>l’uomo, ma per avere<br />
qualcuno in cui deporre i suoi benefici. Perché, non solo prima di Adamo,<br />
ma prima di tutta la creazione, il Verbo pur rimanendo nel Padre<br />
lo glorificava ed era dal Padre glorificato, come afferma egli stesso: Padre,<br />
glorificami con quella gloria che avevo presso di te prima che il<br />
mondo fosse (Gv. <strong>17</strong>, 5).<br />
E neppure ci comandò di seguirlo perché avesse bisogno <strong>del</strong> nostro servizio,<br />
ma soltanto per procurare a noi la salvezza. Infatti, seguire il Salvatore<br />
è partecipare alla salvezza e seguire la luce è percepire la luce.<br />
Quando gli uomini sono nella luce, non sono loro che illuminano la luce,<br />
ma da essa vengono illuminati e resi risplendenti: in verità non le apportano<br />
nulla, ma ricevendo beneficio dalla luce, ne sono illuminati. Così<br />
per il nostro servizio presso Dio: non apporta nulla a Dio, perché Dio<br />
non ha bisogno <strong>del</strong> servizio degli uomini; ma a coloro che lo servono e<br />
lo seguono, Dio dona la vita, l’incorruttibilità e la gloria eterna. Accorda<br />
i suoi benefici a coloro che lo servono, perché lo servono e a coloro che<br />
lo seguono, perché lo seguono, ma non riceve da essi alcun vantaggio:<br />
Egli è infatti ricco, perfetto e non ha bisogno di nulla. Se Dio ricerca il<br />
servizio degli uomini è per potere, Lui che è buono e misericordioso, accordare<br />
i suoi benefici a coloro che perseverano nel suo servizio. Perché,<br />
come Dio non ha bisogno di nulla, così l’uomo ha bisogno <strong>del</strong>la comunione<br />
con Dio. Infatti la gloria <strong>del</strong>l’uomo è di perseverare e rimaner saldo<br />
nel servizio di Dio. Per questo il Signore diceva ai suoi discepoli: Non<br />
siete voi che avete scelto me, ma io ho scelto voi (Gv. 15, 16), volendo<br />
60
Preghiera<br />
rendere noto con ciò che non erano loro a glorificarlo seguendolo, ma<br />
proprio perché seguivano il Figlio di Dio, erano glorificati da Lui.<br />
Guida Dopo avere scoperto la grazia e la bellezza di stare insieme a<br />
Gesù, non abbiamo più la voglia di andare via, vorremmo stare sempre<br />
lì con Lui. Il compito di ogni uomo è testimoniare ciò che si è conosciuto<br />
e scoperto.<br />
Intervento <strong>del</strong> sacerdote<br />
Nel silenzio riflettiamo<br />
Segno: il sacerdote consegna un lumino che accenda dalla can<strong>del</strong>a portata<br />
all’inizio <strong>del</strong>la preghiera. È segno <strong>del</strong>la luce, che parte dall’eucaristia e viene<br />
diffuso nel mondo.<br />
L’amore ci disperde<br />
Signore, stretti attorno a te e alla madre tua i primi figli <strong>del</strong>la Chiesa ti<br />
ringraziavano perché li avevi riuniti, come chicchi di grano, destinati a<br />
divenire Eucaristia.<br />
Anche noi oggi ti ringraziamo per averti conosciuto e amato per esserci<br />
tra di noi incontrati e fusi in unità per questo momento di fraternità<br />
vissuta accanto a te.<br />
Ma è ormai l’ora di andare. Il tuo amore ci ha riuniti il tuo amore ci disperde.<br />
E andremo, Signore, nelle nostre case e negli ambienti <strong>del</strong> nostro lavoro,<br />
ma portatori di te, ripetitori <strong>del</strong>la tua parola, riflesso <strong>del</strong>la tua presenza.<br />
Parleremo <strong>del</strong> tuo amore, <strong>del</strong> nostro Padre celeste, <strong>del</strong> bisogno di<br />
amarci quali fratelli e di camminare verso la perfezione <strong>del</strong> Padre.<br />
Stai accanto a noi, Signore, dona forza convincente alla nostra parola<br />
sicché, nel momento in cui torneremo attorno a te Eucaristia, possiamo<br />
ritrovarci non più soli, ma moltiplicati per la presenza di altri tuoi figli<br />
desiderosi di amarti e farti amare. (G. Giaquinta)<br />
Orazione<br />
O Dio di eterna luce e giorno senza tramonto, guarda i tuoi figli raccolti<br />
nella lode <strong>del</strong>la sera: illumina le tenebre <strong>del</strong>la notte e perdona le colpe<br />
dei tuoi figli. Per Cristo nostro Signore.<br />
Benedizione eucaristica e canto<br />
O Cuore Immacolato di Maria vivo mo<strong>del</strong>lo di ogni santità<br />
dona tu la fiducia di diventare santi<br />
61<br />
Adorazione eucaristica
Rosario meditato<br />
Preghiera<br />
Misteri <strong>del</strong>la Luce<br />
Passando dall’infanzia e dalla vita di Nazareth alla vita pubblica di<br />
Gesù, la contemplazione ci porta su quei misteri che si possono<br />
chiamare, a titolo speciale, “misteri <strong>del</strong>la luce”. […] Il passare con<br />
Maria attraverso le scene <strong>del</strong> Rosario è come mettersi alla scuola di<br />
Maria per leggere Cristo, per penetrarne i segreti, per capirne il<br />
messaggio. […] Di fronte a ogni mistero <strong>del</strong> Figlio, [Maria] ci invita,<br />
a porre con umiltà gli interrogativi che aprono alla luce, per concludere<br />
sempre con l’obbedienza <strong>del</strong>la fede. […] Passando dall’infanzia<br />
e dalla vita di Nazareth alla vita pubblica di Gesù, la contemplazione<br />
ci porta sui quei misteri che si possono chiamare, a titolo<br />
speciale “ misteri <strong>del</strong>la luce”. In realtà, è tutto il mistero di Cristo<br />
che è luce. Egli è la luce <strong>del</strong> mondo. (Giovanni Paolo <strong>II</strong>)<br />
Chiediamo a Maria di aiutarci a tenere sempre accesa la luce <strong>del</strong>la fede.<br />
1 Il battesimo di Gesù nel Giordano - Matteo 3, 13-16<br />
Le acque <strong>del</strong> Giordano scesero anche su di te, o Gesù, sotto lo sguardo<br />
<strong>del</strong>la folla, ma ben pochi allora poterono riconoscerti: e questo mistero<br />
resta motivo di dolore per quanti ti amano e hanno ricevuto la missione<br />
di farti conoscere al mondo. E come tu, ti presentasti a Giovanni in<br />
atteggiamento di peccatore, attrai anche noi, Gesù, alle acque <strong>del</strong> Giordano.<br />
Là vogliamo accorrere per confessare i nostri peccati, e purificare<br />
le nostre anime. E come i cieli aperti annunziarono la voce <strong>del</strong> Padre<br />
tuo, che di te, o Gesù, si compiaceva, così, superata vittoriosamente la<br />
prova sugli albori <strong>del</strong>la tua risurrezione, possiamo riudire nell’intimità<br />
nostra la stessa voce <strong>del</strong> Padre celeste, che in noi riconosce i figli suoi.<br />
(Giovanni XX<strong>II</strong>I)<br />
Maria, madre di misericordia, insegnaci il pentimento e la vera umiltà.<br />
2 Gesù alle nozze di Cana - Giovanni 2, 1 - 5<br />
Sei veramente degno di ogni benedizione Dio Padre, perché ci hai dato<br />
come madre Maria, la Madre di Gesù. Oggi la vediamo al suo fianco che<br />
intercede maternamente, com’è suo solito, sempre preoccupata per il bene<br />
degli altri. Quel vino <strong>del</strong>le nozze, che lei ottiene, è anticipazione festosa<br />
<strong>del</strong> banchetto <strong>del</strong>l’Eucaristia nella comunità <strong>del</strong> regno di Dio. Tu, Signore,<br />
che ci hai dato Maria come mo<strong>del</strong>lo di credente, esempio perfetto<br />
di discepola di Gesù, madre <strong>del</strong>la Chiesa e sua splendida immagine nella<br />
pienezza finale, concedici di camminare con lei, lieti, nella sequela di<br />
Cristo, e rispondendo alla nostra vocazione cristiana. (Basilio Caballero)<br />
62
Maria, madre di tutte le grazie, guidaci nel cammino <strong>del</strong>la santità<br />
quotidiana.<br />
3 Gesù annuncia il Regno di Dio - Marco 1, 14-15<br />
O Dio, il tuo regno eterno è glorioso e nobile quanto eccelsa è la tua<br />
maestà. Sulle vesti e sul fianco, o Re nostro, porti scritto: Re dei re e Signore<br />
dei dominanti. Eterno è il tuo potere: lo scettro non ti sarà levato;<br />
il tuo regno non sarà frazionato: tribù, popoli e lingue, tutto a te servirà<br />
in eterno. Vero Re pacifico, tutto il cielo e tutta la terra desidereranno<br />
di vederti. O quanto è glorioso il tuo Regno, o eccellentissimo<br />
Re, nel quale regnano con te tutti i giusti e le cui leggi sono: verità, pace,<br />
carità, vita, immortalità. (S. Bonaventura)<br />
Maria, regina dei nostri cuori, rendici missionari <strong>del</strong> tuo Figlio Gesù.<br />
4 La trasfigurazione di Gesù - Matteo <strong>17</strong>, 1 - 3<br />
Signore cerco il tuo volto, il tuo volto Signore io bramo. Dunque, Signore<br />
Dio mio, insegna ora al mio cuore dove e come cercarti, dove e<br />
come trovarti. Signore, se non sei qui, dove ti cercherò assente? Se poi<br />
sei ovunque, perché non ti vedo presente? Ma certamente tu abiti una<br />
luce inaccessibile. Chi mi condurrà e introdurrà in essa perché ti veda?<br />
Signore, insegnami a cercarti e mostrati a me che ti cerco, poiché né<br />
posso cercarti se tu non mi insegni, né posso trovarti se tu non ti manifesti.<br />
O Signore, che io ti cerchi desiderando, che ti desideri cercando,<br />
che ti trovi amando, che ti ami trovando. (S. Anselmo)<br />
Maria, madre di luce nuova, accendi nel cuore di ogni uomo il<br />
desiderio di Dio.<br />
5 Gesù istituisce l’Eucaristia - Luca 22, 19-20<br />
Preghiera<br />
O Sacro Convivio in cui si riceve Cristo: si perpetua il ricordo <strong>del</strong>la sua<br />
passione, l’anima si riempie di grazia ci vien dato un pegno <strong>del</strong>la gloria<br />
futura. O quanto è soave, Signore, il tuo spirito, che per dare ai tuoi<br />
una prova di affetto, ricolmi di beni gli affamati col soavissimo Pane<br />
<strong>del</strong> cielo. (S. Tommaso)<br />
Maria, madre <strong>del</strong>l’Eucaristia, concedi alle nostre famiglie la concordia<br />
e la pace.<br />
O Cuore Immacolato di Maria vivo mo<strong>del</strong>lo di ogni santità<br />
dona tu la fiducia di diventare santi<br />
63<br />
Rosario meditato
Crociata <strong>del</strong>la preghiera e <strong>del</strong>la sofferenza<br />
Preghiera<br />
64<br />
Crociata <strong>del</strong>la Preghiera<br />
e <strong>del</strong>la Sofferenza<br />
Il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta<br />
confidava molto nella preghiera di intercessione<br />
e nell’offerta <strong>del</strong>la sofferenza a<br />
favore <strong>del</strong>la santificazione universale.<br />
Per questa ha voluto fin dall’inizio <strong>del</strong>la<br />
fondazione <strong>del</strong> Movimento Pro Sanctitate<br />
che ci fosse una “Crociata” <strong>del</strong>la preghiera<br />
e <strong>del</strong>la sofferenza donate a Dio<br />
per la santificazione di ogni uomo e per<br />
rendere fecondo di frutti l’impegno di<br />
evangelizzazione, di formazione, di animazione<br />
<strong>del</strong> Movimento Pro Sanctitate.<br />
Tra i membri <strong>del</strong>la Crociata di Preghiera, oltre le singole persone,<br />
ricordiamo con particolare attenzione le comunità contemplative<br />
che si uniscono al Movimento con il loro particolare carisma di<br />
orazione e di penitenza. Alla Crociata <strong>del</strong>la Sofferenza partecipano<br />
tutti coloro che desiderano unirsi all’offerta di Gesù Redentore<br />
per la santificazione <strong>del</strong>l’intera umanità e in modo particolare<br />
gli ammalati.<br />
Da questo numero pubblichiamo su <strong>Aggancio</strong> una preghiera <strong>del</strong><br />
Servo di Dio commentata (da Preghiere, ed. Pro Sanctitate) e <strong>del</strong>le<br />
intenzioni di preghiera, a queste si aggiungeranno quelle particolari<br />
necessarie per la zona in cui ciascuno vive.<br />
Desideriamo che questa rubrica sia un sostegno alla preghiera personale,<br />
uno stimolo ad essere costantemente motivati in ogni momento<br />
anche difficile <strong>del</strong>la vita, un aiuto reale a tutto il Movimento<br />
Pro Sanctitate. Coloro che non hanno mai fatto l’iscrizione alla<br />
Crociata possono farlo rivolgendosi alla Direzione <strong>del</strong> Movimento<br />
Pro Sanctitate.
Preghiera <strong>del</strong> mese<br />
Pace<br />
Signore, io ho paura,<br />
noi abbiamo paura.<br />
Non senti la violenza che devasta attorno<br />
e rimbalza come terrore<br />
nel cuore nostro e dei nostri figli?<br />
Perché non torni a portare la pace tra noi?<br />
O Dio, tu ci parli ancora con il tuo invito all’amore,<br />
con l’esempio <strong>del</strong> Figlio tuo che rinuncia alla violenza<br />
e con la sua morte ci porta la pace.<br />
Allora la responsabilità è solo nostra:<br />
dobbiamo saper essere operatori di pace.<br />
E noi lo vogliamo, Signore, te lo promettiamo;<br />
ci aiuti in questo la Vergine <strong>del</strong>la pace.<br />
Preghiamo con il cuore<br />
Preghiera<br />
* Entriamo dentro la nostra vita, forse c’è qualche angolo di paura…<br />
cerchiamolo.<br />
* Ascoltiamo la vita di chi ci vive accanto, analizziamo i loro atteggiamenti,<br />
forse anche loro hanno <strong>del</strong>le paure. Di se stessi, degli altri, degli<br />
eventi… <strong>del</strong>la morte…<br />
- Dio ci parla ancora, con il suo invito all’amore,<br />
invito rassicurante e affidabile.<br />
* La violenza appare quasi come ordinario evento di vita, il terrore nei<br />
volti di donne e bambini, di soldati e uomini sopraffatti. Se non ci credi<br />
apri il giornale, guarda le notizie televisive, infine guardati intorno…<br />
L’esempio di Gesù, mite e dolce, è un invito a imitarlo.<br />
Ogni giorno di più.<br />
È necessario impegnarsi per una società libera da paure,<br />
dove i diritti di tutti siano difesi,<br />
i piccoli e gli indifesi siano tutelati,<br />
il perdono cristiano si coniughi con la giustizia.<br />
65<br />
Crociata <strong>del</strong>la preghiera e <strong>del</strong>la sofferenza
Crociata <strong>del</strong>la preghiera e <strong>del</strong>la sofferenza<br />
Preghiera<br />
* Perché non torni, Signore, a portare la pace tra noi?<br />
- È dono <strong>del</strong> Signore la pace ed è anche conquista <strong>del</strong>l’uomo<br />
che deve diventare fratello.<br />
* Chiediamo il dono <strong>del</strong>la pace.<br />
- Beati noi se in ogni occasione, anche la più piccola,<br />
saremo operatori di pace!<br />
* Maria, Vergine <strong>del</strong>la pace, è madre per tutti.<br />
- In ogni angolo <strong>del</strong>la Terra venga la pace<br />
e i cristiani ne siano i costruttori e i difensori.<br />
Perché la pace sia voluta con scelte personali e dei popoli, diventi custodia<br />
<strong>del</strong> creato, <strong>del</strong>l’uomo, <strong>del</strong>le famiglie, <strong>del</strong>le nazioni: per questo<br />
offriamo la preghiera e la sofferenza. Ricordiamo anche tutti i battezzati<br />
chiamati a essere operatori di pace, l’urgenza e la necessità di camminare<br />
nell’unità tra cristiani. In questo mese siamo particolarmente<br />
impegnati a sostenere con la preghiera l’animazione che il Movimento<br />
Pro Sanctitate fa di numerose adorazioni e celebrazioni eucaristiche:<br />
chi partecipa incontri il Signore Gesù e lo accolga nella sua vita!<br />
66<br />
Offriamo con gioia in questo mese
“Voi sarete testimoni<br />
di tutto ciò”<br />
(Luca 24, 48)<br />
Preghiera<br />
Il capitolo 24 <strong>del</strong><br />
Vangelo di Luca è<br />
la narrazione <strong>del</strong><br />
giorno di Pasqua.<br />
L’ascolto comune<br />
di questa pagina<br />
evangelica può aiutarci<br />
a riscoprire il<br />
grande dono <strong>del</strong>la<br />
Pasqua di cui tutti<br />
dobbiamo essere<br />
testimoni.<br />
Lo furono quelle<br />
donne, lo furono<br />
anche i due di Emmaus<br />
ed anche gli<br />
Undici. Non possiamo<br />
che metterci<br />
sulle loro orme a<br />
partire dall’obbedienza<br />
nell’ascolto.<br />
Anche noi sentiremo<br />
ardere il nostro<br />
cuore e cercheremo<br />
di tornare verso<br />
Gerusalemme per testimoniare assieme l’incontro con il Risorto. La<br />
preghiera rivolta al Padre nell’ultima cena perché i discepoli “siano<br />
una cosa sola”(Gv <strong>17</strong>, 21) trovava concretezza nel comando che il Risorto<br />
diede loro: “Voi sarete testimoni di tutto ciò”(Lc 24, 48).<br />
A noi è chiesto di accogliere questo invito e, nell’ascolto comune <strong>del</strong><br />
Vangelo, chiedere al Signore di aiutarci per affrettare i nostri passi<br />
verso la comunione piena.<br />
67<br />
Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani
Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani<br />
Preghiera<br />
PRIMO GIORNO “Testimoniare celebrando la vita”<br />
“Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” (Lc 24, 5)<br />
Genesi 1, 1.26-31 E Dio vide che tutto quel che aveva fatto era<br />
davvero molto bello<br />
Salmo 104(103), 1-24 Come sono grandi le tue opere, Signore!<br />
1 Corinzi 15, 12-20 Se i morti non risuscitano, neppure Cristo è risuscitato<br />
Luca 24, 1-6 “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”<br />
Preghiera: O Dio nostro Creatore, ti lodiamo per tutti coloro che testimoniano<br />
la propria fede con le parole e le azioni. Nella vita vissuta in<br />
pienezza, e nelle molte esperienze che Tu ci offri sentiamo la tua presenza<br />
amorevole. Ti preghiamo affinché la nostra comune testimonianza<br />
nel celebrare la vita ci renda uniti nel benedire te, autore di ogni forma<br />
di vita. Amen.<br />
SECONDO GIORNO “Testimoniare condividendo le nostre storie”<br />
“Di che cosa state discutendo tra voi mentre camminate?” (Lc 24, <strong>17</strong>)<br />
Geremia 1, 4-8 Va’ dove ti manderò<br />
Salmo 98(97), 1-9 Cantate al Signore un canto nuovo!<br />
Atti 14, 21-23 Dappertutto infondevano coraggio ai discepoli<br />
Luca 24, 13-<strong>17</strong>a “Di che cosa state discutendo tra voi mentre<br />
camminate?”<br />
Preghiera: O Dio <strong>del</strong>la storia, ti ringraziamo per tutti coloro che hanno<br />
condiviso la loro storia di fede con noi, dando così testimonianza <strong>del</strong>la<br />
tua presenza nella loro vita. Ti lodiamo per la varietà <strong>del</strong>la nostre<br />
storie, sia come individui che come chiese. In queste storie vediamo il<br />
dispiegarsi <strong>del</strong>l’unica storia di Gesù Cristo. Ti preghiamo: donaci il coraggio<br />
e la convinzione di condividere la nostra fede con quanti incontriamo,<br />
così da permettere alla tua parola di diffondersi a tutti. Amen.<br />
TERZO GIORNO “Testimoniare consapevolmente”<br />
“Sei tu l’unico a Gerusalemme a non sapere quello che è successo in<br />
questi ultimi giorni?” (Lc 24, 18)<br />
1 Samuele 3, 1-10 Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta<br />
68
Preghiera<br />
Salmo 23(22), 1-6 Il Signore è il mio pastore<br />
Atti 8, 26-40 Allora Filippo [...] gli annunziò chi era Gesù<br />
Luca 24, 13-19 Essi però non lo riconobbero, perché i loro occhi<br />
erano come accecati<br />
Preghiera: O Signore Gesù, buon pastore, Tu ci vieni incontro e rimani<br />
in noi nella vita di tutti i giorni. Ti preghiamo: donaci la grazia di essere<br />
consapevoli di tutto ciò che Tu fai per noi. Ti chiediamo di prepararci<br />
ad essere aperti a tutto quanto Tu ci offri e di ricondurci tutti insieme.<br />
Amen.<br />
QUARTO GIORNO “Testimoniare celebrando la fede che abbiamo<br />
ricevuto”<br />
“Che cosa?” “Il caso di Gesù il Nazareno” (Lc 24, 19)<br />
Deuteronomio 6, 3-9 Il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo!<br />
Salmo 34(33), 1-23 Benedirò il Signore in ogni tempo<br />
Atti 4, 32-35 La comunità dei credenti viveva unanime e<br />
concorde<br />
Luca 24, <strong>17</strong>-21 Noi speravamo...<br />
Preghiera: Signore Dio Padre, ti rendiamo grazie per tutte le persone e<br />
le comunità che hanno comunicato il messaggio <strong>del</strong>l’evangelo a noi, e<br />
ci hanno perciò dato oggi un solido fondamento per la nostra fede. Ti<br />
preghiamo perché anche noi possiamo, insieme, testimoniare la nostra<br />
fede, cosicché altri possano conoscerti e accogliere con fiducia la verità<br />
<strong>del</strong>la salvezza offerta in Gesù Cristo per la vita <strong>del</strong> mondo. Amen.<br />
QUINTO GIORNO “Testimoniare nella sofferenza”<br />
“Il Messia non doveva forse soffrire queste cose prima di entrare nella<br />
sua gloria?” (Lc 24, 26)<br />
Isaia 50, 5-9 Il Signore mi è vicino, egli mi difenderà<br />
Salmo 124(123), 1-8 Il nostro aiuto viene dal Signore<br />
Romani 8, 35-39 L’amore di Dio si è rivelato in Cristo Gesù<br />
Luca 24, 25-27 Gesù spiegò ai due discepoli i passi <strong>del</strong>la Bibbia<br />
che lo riguardavano<br />
Preghiera: O Dio nostro Padre, guarda con compassione alla nostra situazione<br />
di povertà, sofferenza, peccato e morte, ti chiediamo perdo-<br />
69<br />
Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani
Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani<br />
Preghiera<br />
no, guarigione, conforto e sostegno nelle nostre prove. Ti rendiamo<br />
grazie per tutti coloro che riescono a vedere la luce nella loro afflizione.<br />
Possa il tuo Spirito divino insegnarci la grandezza <strong>del</strong>la tua compassione<br />
ed aiutarci a rimanere accanto alle nostre sorelle e ai nostri<br />
fratelli in difficoltà. Ricolmi <strong>del</strong>la sua benedizione, fa’ che possiamo<br />
proclamare in unità e condividere con il mondo la vittoria <strong>del</strong> tuo Figlio<br />
sulla nostra vita, per sempre. Amen.<br />
SESTO GIORNO “Testimoniare nella fe<strong>del</strong>tà alle Scritture”<br />
“Non ci sentivamo come un fuoco nel cuore, quando egli lungo la via<br />
ci parlava e ci spiegava la Bibbia?” (Lc 24, 32)<br />
Isaia 55, 10-11 Così è anche <strong>del</strong>la parola che esce dalla mia<br />
bocca: non ritorna a me senza produrre effetto<br />
Salmo 119(118), <strong>17</strong>-40 Aprimi gli occhi e contemplerò i frutti stupendi<br />
<strong>del</strong>la tua legge<br />
2 Timoteo 3, 14-<strong>17</strong> Tutto ciò che è scritto nella Bibbia è ispirato da<br />
Dio<br />
Luca 24, 28-35 Gesù rivela le Scritture ai suoi discepoli<br />
Preghiera: O Dio Padre, ti lodiamo e ti ringraziamo per la tua parola<br />
salvifica che riceviamo nella Sacra Scrittura. Ti ringraziamo per i nostri<br />
fratelli e le nostre sorelle con cui condividiamo la tua parola e insieme<br />
ai quali scopriamo l’abbondanza <strong>del</strong> tuo amore. Fa’ che siamo docili alla<br />
luce <strong>del</strong>lo Spirito Santo affinché la tua parola possa condurci e dirigerci<br />
in questa volontà di maggiore unità. Amen.<br />
SETTIMO GIORNO “Testimoniare nella speranza e nella fiducia”<br />
“Perché avete tanti dubbi dentro di voi?” (Lc 24, 38)<br />
Giobbe 19, 23-27 Lo vedrò accanto a me<br />
Salmo 63(62), 1-12 Sono assetato di te<br />
Atti 3, 1-10 Quello che ho te lo do volentieri<br />
Luca 24, 36-40 Sconvolti e pieni di paura<br />
Preghiera: O Dio <strong>del</strong>la speranza, mostraci il tuo disegno di unità nella<br />
Chiesa,e facci superare i nostri dubbi. Accresci la nostra fede nella tua<br />
presenza affinché tutti coloro che professano la fede in te possano adorarti<br />
insieme in spirito e verità. Preghiamo in modo particolare per<br />
70
quanti sono nel dubbio ora, per coloro che vivono nell’ombra <strong>del</strong> pericolo<br />
e <strong>del</strong>la paura, rimani con loro, o Dio, e dona loro la tua presenza<br />
consolatrice. Amen.<br />
OTTAVO GIORNO “Testimoniare nell’ospitalità”<br />
“Avete qualcosa da mangiare?” (Lc 24, 41)<br />
Preghiera<br />
Genesi 18, 1-8 Poi vi darò qualcosa da mangiare<br />
Salmo 146(145), 1-10 Difende la causa dei perseguitati [...] dà il pane<br />
agli affamati<br />
Romani 14, <strong>17</strong>-19 Cerchiamo quindi ciò che contribuisce alla pace<br />
e all’aiuto reciproco<br />
Luca 24, 41-48 Gesù li aiutò a capire le profezie <strong>del</strong>la Bibbia<br />
Preghiera: O Dio di amore,Tu ci ha mostrato la tua ospitalità in Cristo.<br />
Riconosciamo che nella condivisione dei doni, noi ti incontriamo. Donaci<br />
la grazia di diventare una sola cosa nel nostro cammino insieme e<br />
di riconoscere te nel nostro prossimo. Fa’ che, quando accogliamo lo<br />
straniero nel tuo nome, diveniamo testimoni <strong>del</strong>la tua ospitalità e <strong>del</strong>la<br />
tua giustizia. Amen.<br />
71<br />
Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani
Animare la liturgia<br />
Preghiera<br />
Animare la Liturgia:<br />
le parti <strong>del</strong>la Messa<br />
Nel sacramento <strong>del</strong>l’Eucaristia Gesù ci mostra<br />
in particolare la verità <strong>del</strong>l’amore,<br />
che è la stessa essenza di Dio.<br />
(Benedetto XVI)<br />
RITI DI INGRESSO O DI INTRODUZIONE (<strong>II</strong> PARTE)<br />
ATTO PENITENZIALE<br />
Fa parte dei Riti di introduzione <strong>del</strong>la Messa anche l’atto penitenziale,<br />
che ci ricorda il nostro essere peccatori sempre bisognosi <strong>del</strong> perdono<br />
di Dio. Ciò che caratterizza questo momento è l’aspetto ecclesiale:<br />
tutti insieme, come Chiesa, ci riconosciamo bisognosi <strong>del</strong>la misericordia<br />
di Dio. Il Signore ci invita all’incontro con lui, ma prima di offrire<br />
a Dio Padre il sacrificio di Gesù è necessario offrire il sacrificio <strong>del</strong><br />
cuore contrito. In questo modo facciamo esperienza <strong>del</strong>l’amore di Dio,<br />
comunichiamo con Cristo che ha preso su di sé il nostro peccato. Così<br />
la nostra debolezza, che prima poteva essere motivo di scoraggiamento,<br />
è adesso motivo di fiducia nella misericordia di Dio.<br />
La struttura <strong>del</strong>l’atto penitenziale prevede:<br />
a) l’invito al pentimento da parte <strong>del</strong> sacerdote;<br />
b) una breve pausa di silenzio dedicata alla riflessione personale e<br />
al raccoglimento;<br />
c) il pentimento espresso dalla confessione generale;<br />
d) l’assoluzione <strong>del</strong> sacerdote (che non ha, però, lo stesso valore <strong>del</strong><br />
sacramento <strong>del</strong>la penitenza).<br />
Il nuovo ordinamento <strong>del</strong>la Messa offre la possibilità di seguire tre<br />
diversi schemi, che prevedono l’uso di tre formule. Ognuno dei tre<br />
72
Preghiera<br />
schemi prevede all’inizio la monizione: «Fratelli, per celebrare degnamente<br />
i santi misteri, riconosciamo i nostri peccati».<br />
La prima formula è il Confiteor. Ripetuto insieme dal sacerdote e<br />
dall’assemblea, contiene la confessione fatta a Dio, ai santi e ai fratelli.<br />
Ognuno, oltre a riconoscersi peccatore dinanzi a Dio, si riconosce bisognoso<br />
<strong>del</strong>la sua misericordia “davanti ai” e “insieme ai” fratelli. Emerge,<br />
qui, il carattere comunitario di questo momento, nel quale chiediamo<br />
perdono anche per le omissioni. Non basta, infatti, non fare il male, ma<br />
bisogna fare il bene. Quindi non chiediamo perdono solo per il male<br />
compiuto, ma anche per il bene che non abbiamo fatto.<br />
La seconda formula consiste in una breve preghiera scambiata tra il<br />
sacerdote e l’assemblea. Si tratta di formule penitenziali tratte dalla<br />
Scrittura:<br />
Pietà di noi, Signore.<br />
R. Contro di te abbiamo peccato. (Sal 50, 1)<br />
Mostraci, Signore, la tua misericordia.<br />
R. E donaci la tua salvezza. (Sal 84, 8)<br />
La terza forma collega tre invocazioni a Cristo (che possono essere<br />
formulate liberamente) con il Kyrie. In ognuna <strong>del</strong>le invocazioni si presenta<br />
una <strong>del</strong>le caratteristiche <strong>del</strong>la misericordia di Cristo. Non è corretto,<br />
quindi, formulare le invocazioni come se fossero una preghiera<br />
dei fe<strong>del</strong>i o parlando dei nostri peccati (ad es. per tutte le volte che ci siamo<br />
allontanati da te ,…). Si può dire, ad esempio:<br />
Signore, mandato dal Padre a sanare i contriti di cuore, abbi pietà di noi<br />
R. Signore, pietà.<br />
Cristo, che sei venuto a chiamare i peccatori, abbi pietà di noi.<br />
R. Cristo, pietà.<br />
Signore, che intercedi per noi presso il Padre, abbi pietà di noi.<br />
R. Signore, pietà.<br />
Il celebrante conclude ognuna <strong>del</strong>le tre formule dicendo: «Dio onnipotente<br />
abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita<br />
eterna». L’assemblea risponde: Amen.<br />
Ricordiamo che in alcuni momenti <strong>del</strong>l’anno liturgico, in luogo <strong>del</strong>l’atto<br />
penitenziale, il sacerdote può fare il gesto <strong>del</strong>l’aspersione <strong>del</strong>l’assemblea<br />
con l’acqua lustrale, con il significato di ricordare il nostro<br />
Battesimo.<br />
73<br />
Animare la liturgia
Animazione liturgie eucaristiche festive<br />
Preghiera<br />
74<br />
1 <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
Solennità di Maria SS. Madre di Dio<br />
Idea luce<br />
Maria, madre <strong>del</strong>la pace, guida i nostri giorni<br />
Introduzione<br />
L’inizio di un nuovo anno porta con sé innumerevoli desideri e speranze.<br />
La Chiesa celebra in questo giorno la Solennità di Maria SS. Madre di<br />
Dio e, dal 1967, la Giornata Mondiale <strong>del</strong>la Pace. Per noi cristiani il tempo<br />
che ci è dato di vivere è anzitutto il luogo <strong>del</strong>l’incontro con Dio: Colui che<br />
è Eterno e Infinito ci dona le ore, gli anni e una vita per fare esperienza <strong>del</strong><br />
suo amore e in Cristo si fa nostro compagno di viaggio. Il Signore è il fine<br />
<strong>del</strong> tempo e <strong>del</strong>la storia, il punto focale dei desideri degli uomini, la pace<br />
dei loro cuori, la pienezza <strong>del</strong>le loro aspirazioni.<br />
Atto penitenziale<br />
Signore, che hai voluto nascere nel tempo e nella storia degli uomini, abbi pietà di noi.<br />
Cristo, che hai dato a Maria la gioia di essere la Madre di Dio, abbi pietà di noi.<br />
Signore, che sei venuto a portare nel mondo la pace vera, abbi pietà di noi.<br />
Liturgia <strong>del</strong>la Parola<br />
I Lettura Nm 6, 22-27<br />
La solenne benedizione sacerdotale, usata nella liturgia d’Israele, è rivolta<br />
oggi a ciascuno di noi e al mondo intero. È l’augurio più bello che<br />
possiamo ricevere e scambiarci in questo primo giorno <strong>del</strong>l’anno con<br />
l’impegno a vivere sempre più in comunione con Dio e con i fratelli.<br />
Salmo 66<br />
<strong>II</strong> Lettura Gal 4, 4-7<br />
Con la sua incarnazione il Figlio di Dio è venuto a fare di tutti gli<br />
uomini un solo popolo e una sola famiglia. Non abbiamo timore a<br />
vivere con intimità il nostro rapporto con Dio, a rivolgerci a lui con<br />
la fiducia dei figli e ad avere tra noi rapporti di autentica fraternità.<br />
Vangelo Lc 2, 16-21<br />
Il Vangelo di questa solennità ci<br />
racconta ancora la nascita <strong>del</strong> Signore<br />
e poi la sua circoncisione dopo otto<br />
giorni. Dopo otto giorni dal Natale<br />
noi, invece, festeggiamo il Capo-<br />
Traccia di riflessione<br />
danno e tutto è confuso in un vortice<br />
in cui rischiamo davvero di perdere<br />
il senso degli eventi. Ancora<br />
storditi dai festeggiamenti di questa<br />
notte, a cui anche i più austeri non
iescono a sottrarsi in un modo o in<br />
un altro, siamo chiamati oggi a celebrare<br />
la Giornata Mondiale <strong>del</strong>la<br />
Pace. La celebrazione eucaristica <strong>del</strong><br />
primo giorno <strong>del</strong>l’anno è talmente<br />
ricca di significati e di proposte, che<br />
è un vero peccato non avere forse la<br />
lucidità per accoglierle. Non pensiamo<br />
solo a chi, più o meno a fatica,<br />
riuscirà a partecipare alla Santa<br />
Messa ma ai tanti che non ce la faranno<br />
e ai più che non si porranno<br />
neanche il problema. A tutti Dio,<br />
proprio oggi, rivolge la sua benedizione,<br />
a tutti ricorda che siamo suoi<br />
figli, a tutti dona una Madre tenera<br />
e premurosa. E a chi come Maria<br />
Preghiera dei fe<strong>del</strong>i<br />
Preghiera<br />
- Per la Chiesa, che celebra oggi la Giornata mondiale <strong>del</strong>la Pace, perché<br />
contribuisca sempre più fattivamente alla difesa e alla costruzione di<br />
rapporti giusti e solidali tra i popoli per il bene <strong>del</strong>le generazioni presenti<br />
e future, preghiamo.<br />
- Per il Santo Padre Benedetto XVI, perché il suo appello a custodire il<br />
creato per coltivare la pace sia accolto da chi decide le sorti politiche ed<br />
economiche <strong>del</strong>l’umanità con sollecitudine e responsabilità, preghiamo.<br />
- Per quanti iniziano il nuovo anno all’insegna <strong>del</strong>la sfiducia, perché siano<br />
raggiunti dalla benedizione di Dio, che è novità di vita, cura premurosa<br />
nelle difficoltà, benevolenza e pace, preghiamo.<br />
- Per noi qui riuniti e per la nostra comunità, perché la celebrazione <strong>del</strong>la divina<br />
maternità di Maria ci doni la certezza di avere anche noi una Madre<br />
celeste, che è sempre presente e che custodisce i nostri giorni, preghiamo.<br />
Dialogo eucaristico<br />
Gesù Eucaristia, dolce figlio di Maria, noi ti ringraziamo perché la comunione<br />
con il tuo Corpo e il tuo Sangue dona la pace al nostro cuore. All’inizio di questo<br />
nuovo anno desideriamo porre in te le nostre attese, in te che hai promesso di<br />
restare con noi tutti i giorni fino alla fine <strong>del</strong> mondo. Dona la pace alle nostre famiglie,<br />
alle nostre comunità, ai popoli afflitti dalla guerra, dalla fame, dalle malattie<br />
e a chi ha il cuore ferito dal peccato. E così sia.<br />
Idea guida<br />
conserva queste cose, meditandole<br />
nel suo cuore, chiede qualcosa di<br />
più. Dio ci chiede di benedire, ci<br />
chiede di vivere come suoi figli, ci<br />
chiede di essere operatori di pace. Il<br />
tema di questa Giornata Mondiale<br />
<strong>del</strong>la Pace “Se vuoi coltivare la pace,<br />
custodisci il creato” ci impegna ad<br />
affrontare responsabilmente le sfide<br />
più urgenti <strong>del</strong>l’umanità intera: la<br />
tutela <strong>del</strong>l’ambiente non si può più<br />
rimandare e deve ritrovare le sue<br />
motivazioni profonde nei singoli,<br />
nei popoli, nelle nazioni e in chi le<br />
governa. Torniamo, soprattutto, a<br />
pregare per il bene di tutti gli uomini<br />
e per la pace <strong>del</strong> mondo.<br />
Diventiamo operatori di pace diffondendo la cultura <strong>del</strong>la pace.<br />
75<br />
Animazione liturgie eucaristiche festive
Animazione liturgie eucaristiche festive<br />
Preghiera<br />
76<br />
3 <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
<strong>II</strong> <strong>Domenica</strong> dopo Natale<br />
<strong>II</strong> SETTIMANA DEL SALTERIO<br />
Idea luce<br />
Ogni giorno è Natale.<br />
Introduzione<br />
La Liturgia <strong>del</strong>la 2 a domenica dopo Natale ribadisce con forza il Mistero<br />
<strong>del</strong>l’Incarnazione <strong>del</strong> Verbo di Dio, che racchiude in sé tutte le verità<br />
<strong>del</strong>la nostra fede. Superata l’emotività <strong>del</strong>la Notte Santa, siamo chiamati<br />
oggi a prendere coscienza <strong>del</strong> dono ricevuto, un dono capace di trasformare<br />
radicalmente la nostra esistenza, un dono che chiede di essere accolto<br />
ogni giorno. Siamo invitati a riflettere sul significato <strong>del</strong> «nostro» Natale.<br />
Atto penitenziale<br />
Signore, Tu che sei la Sapienza di Dio incarnata, abbi pietà di noi.<br />
Cristo, Tu che sei il Verbo eterno <strong>del</strong> Padre, abbi pietà di noi.<br />
Signore, Tu che sei la Luce vera che illumina ogni uomo, abbi pietà di noi.<br />
Liturgia <strong>del</strong>la Parola<br />
I Lettura Sir 24, 1-4.12-16<br />
Nella prima lettura il libro <strong>del</strong> Siracide ci offre un’immagine profetica<br />
<strong>del</strong>l’Incarnazione di Cristo e <strong>del</strong>la sua nascita nel mondo: Egli è<br />
la Sapienza di Dio, inviata a porre la sua dimora in mezzo agli uomini<br />
in modo definitivo.<br />
Salmo 147<br />
<strong>II</strong> Lettura Ef 1, 3-6.15-18<br />
L’apostolo Paolo ci ricorda qual è il dono <strong>del</strong> Natale: in Cristo si attua<br />
il disegno d’amore <strong>del</strong> Padre per noi e cioè la vocazione personale<br />
e universale alla salvezza e alla santità. È un «tesoro di gloria»<br />
di cui non siamo solo eredi ma partecipi fin d’ora, se viviamo la nostra<br />
figliolanza divina.<br />
Vangelo Gv 1, 1-18<br />
Viene da chiedersi perchè mai la<br />
liturgia ci proponga di nuovo il<br />
Prologo <strong>del</strong> Vangelo di Giovanni a<br />
Traccia di riflessione<br />
poca distanza dalla Messa <strong>del</strong> giorno<br />
di Natale. Abbiamo già commentato<br />
l’alto valore teologico e
spirituale di questa pagina evangelica<br />
e la sua rilettura ci permette di<br />
fare ulteriori riflessioni. Ci permette,<br />
soprattutto, di farci <strong>del</strong>le domande<br />
che non possiamo eludere:<br />
noi siamo tra quelli che hanno celebrato<br />
il Natale ma abbiamo riconosciuto<br />
il Signore nel Bambino di Betlemme<br />
e lo abbiamo accolto davvero<br />
nella nostra vita? Quali sono state<br />
e quali saranno le conseguenze di<br />
questo Natale nel nostro cammino,<br />
nelle nostre scelte, nella nostra famiglia,<br />
nel nostro lavoro? Dio vuole<br />
incarnarsi in tutte queste realtà,<br />
vuole raggiungerle e trasformarle<br />
con noi e per noi. È questo il «potere<br />
dei figli di Dio», il potere di far<br />
Preghiera dei fe<strong>del</strong>i<br />
Preghiera<br />
- Per la Chiesa, perché sia la dimora di Dio in mezzo agli uomini, segno<br />
visibile <strong>del</strong>la sua presenza nel mondo e testimone credibile <strong>del</strong>la sua<br />
Parola di salvezza, preghiamo.<br />
- Per il Papa, i Vescovi, i presbiteri, i diaconi, perché in questo Anno Sacerdotale<br />
crescano nella fe<strong>del</strong>tà a Cristo per essere sempre più fe<strong>del</strong>i alle<br />
attese profonde <strong>del</strong> cuore <strong>del</strong>l’uomo, preghiamo.<br />
- Per quanti non riconoscono il primato di Dio, perché possano sperimentare<br />
la gratuità <strong>del</strong> suo amore e aprire gli occhi ad una visione nuova<br />
<strong>del</strong>la vita, preghiamo.<br />
- Per noi qui riuniti e per la nostra comunità, perchè abbiamo il coraggio<br />
e la costanza di vivere fino in fondo le conseguenze <strong>del</strong> Natale nella nostra<br />
vita personale, familiare e sociale, preghiamo.<br />
Dialogo eucaristico<br />
Gesù Eucaristia, ti ringraziamo perché ci riveli l’amore infinito di Dio: il Dio<br />
invisibile, che in te si è fatto vicino; il Dio onnipotente, che in Te si è fatto Bambino;<br />
il Dio dei cieli, che in te ha posto la sua tenda nel mondo. Grazie perché ci rendi<br />
partecipi e protagonisti di questo progetto di salvezza e di santità. Illumina gli<br />
occhi <strong>del</strong>la nostra mente, perché possiamo comprendere a quale speranza ci hai<br />
chiamati. E così sia.<br />
Idea guida<br />
agire Dio nella storia, il potere di<br />
comunicare la sua grazia, il potere<br />
di diffondere la sua luce, il potere di<br />
cambiare le cose con la forza <strong>del</strong><br />
suo amore. La liturgia di questa domenica,<br />
che è tutta centrata sul significato<br />
<strong>del</strong>la Nascita di Cristo nella<br />
storia, ci rivela qual è il «posto»<br />
dei credenti nella storia. L’apostolo<br />
Paolo è molto chiaro in proposito,<br />
quando usa l’espressione «figli<br />
adottivi». È necessario, però, crescere<br />
nella conoscenza e nella comprensione<br />
di questo mistero; è necessario,<br />
ancor più, crescere nella<br />
conoscenza di Cristo e nel rapporto<br />
personale con lui, da cui anche per<br />
noi vengono «la grazia e la verità».<br />
Diventiamo anche noi per gli altri un luogo di incontro con Dio.<br />
77<br />
Animazione liturgie eucaristiche festive
Animazione liturgie eucaristiche festive<br />
Preghiera<br />
L’esperienza dei Magi, venuti da<br />
Oriente per adorare il Re dei Giudei,<br />
78<br />
6 <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
Epifania <strong>del</strong> Signore - Solennità<br />
GIORNATA MONDIALE DELL’INFANZIA MISSIONARIA<br />
Idea luce<br />
Cristo è la luce che illumina il cammino <strong>del</strong>l’umanità.<br />
Introduzione<br />
Celebriamo oggi la Solennità <strong>del</strong>l’Epifania, la “manifestazione” <strong>del</strong> Signore<br />
Gesù Cristo a tutti i popoli <strong>del</strong>la terra, che la tradizione latina identifica<br />
con la visita dei Magi a Betlemme. Cristo è la meta <strong>del</strong> cammino <strong>del</strong>l’umanità<br />
sempre alla ricerca <strong>del</strong>la salvezza. Questa verità deve condurre<br />
anche i nostri passi verso di lui con la certezza di incontrarlo e con il desiderio<br />
di adorarlo. Come i Magi troviamo nel nostro cuore il coraggio di<br />
compiere questo viaggio e di offrire al Signore i nostri doni più preziosi.<br />
Atto penitenziale<br />
Signore, Luce <strong>del</strong>le genti che illumini le tenebre <strong>del</strong> nostro cuore, abbi pietà di noi.<br />
Cristo, adorato dai Magi, che allontani da noi la tentazione dei falsi idoli, abbi pietà<br />
di noi.<br />
Signore, Re universale che perdoni i nostri pregiudizi verso i fratelli, abbi pietà di noi.<br />
Liturgia <strong>del</strong>la Parola<br />
I Lettura Is 60, 1-6<br />
Il profeta Isaia contempla Gerusalemme risplendere come un faro<br />
di luce tra le tenebre <strong>del</strong> mondo: la Città santa, rivestita <strong>del</strong>la gloria<br />
<strong>del</strong> Signore, orienta il cammino di tutti i popoli <strong>del</strong>la terra che la arricchiscono<br />
con i loro doni.<br />
Salmo 71<br />
<strong>II</strong> Lettura Ef 3, 2-3a;5-6<br />
Nelle parole <strong>del</strong>l’apostolo Paolo la rivelazione <strong>del</strong>la universalità<br />
<strong>del</strong>la salvezza è definitiva: tutte le genti sono chiamate a formare in<br />
Cristo un solo popolo e una sola famiglia. È questo l’annuncio da<br />
portare ancora oggi fino agli estremi confini <strong>del</strong>la terra.<br />
Vangelo Mt 2, 1-12<br />
Traccia di riflessione<br />
è ricca di significati per ciascuno di<br />
noi. Ciò che colpisce di questi miste-
iosi personaggi è anzitutto la loro<br />
determinazione: hanno visto un segno<br />
nel cielo, lo hanno seguito, sono<br />
giunti fino a Gerusalemme, hanno<br />
interrogato le autorità politiche, civili<br />
e religiose <strong>del</strong> tempo, hanno proseguito<br />
fino a Betlemme. Un itinerario<br />
lungo e impegnativo, che li conduce<br />
ad un esito per nulla scontato:<br />
ad attenderli c’è un bambino con<br />
sua madre in un’umile casa. Eppure,<br />
senza indugio, essi “si prostrarono e lo<br />
adorarono, aprirono i loro scrigni e gli<br />
offrirono in dono oro, incenso e mirra”.<br />
Non importa chi siamo e da dove<br />
veniamo, non importa quali siano le<br />
strade che ci conducono all’incontro<br />
con Cristo: se sappiamo riconoscer-<br />
Preghiera dei fe<strong>del</strong>i<br />
Preghiera<br />
- Per la Chiesa perché, come Maria, sappia mostrare, far conoscere e<br />
amare Gesù Salvatore a tutti i popoli <strong>del</strong>la terra che aspirano alla pace,<br />
alla giustizia e al benessere materiale e spirituale, preghiamo.<br />
- Per quanti sono alla ricerca <strong>del</strong>la verità perché, come i Magi, imparino<br />
a riconoscere i segni <strong>del</strong>la presenza di Dio nel mondo e nella storia e<br />
vogliano aprire le menti e i cuori all’incontro con lui, preghiamo.<br />
- Per tutti i bambini, perché la Giornata Mondiale <strong>del</strong>l’Infanzia Missionaria,<br />
che si celebra in occasione <strong>del</strong>l’Epifania, rinnovi l’impegno di<br />
tutti nella difesa <strong>del</strong>la loro dignità in ogni parte <strong>del</strong> mondo, preghiamo.<br />
- Per noi qui riuniti e per la nostra comunità, perché ogni giorno <strong>del</strong>la<br />
nostra vita offriamo al Signore l’oro <strong>del</strong>la nostra esistenza, l’incenso<br />
<strong>del</strong>la nostra preghiera, la mirra dei nostri sacrifici, preghiamo.<br />
Dialogo eucaristico<br />
Gesù Eucaristia, ti ringraziamo perchè nel mistero <strong>del</strong> tuo Corpo e <strong>del</strong> tuo<br />
Sangue riveli la tua gloria anche se nascosta nei segni <strong>del</strong> pane e <strong>del</strong> vino. È questo<br />
il vero appuntamento d’amore con te, che hai dato tutto te stesso per noi. Come<br />
i Magi noi ti adoriamo e ti riconosciamo come nostro unico Signore e Salvatore.<br />
Regna nei nostri cuori! E così sia.<br />
Idea guida<br />
lo, la nostra vita cambia per sempre.<br />
Ma non cambia automaticamente,<br />
non cambia per magia. I gesti dei<br />
Magi sono eloquenti e indicano gli<br />
atteggiamenti caratteristici di una<br />
vita rinnovata dall’incontro con Dio:<br />
l’umiltà, l’amore, la donazione. Ancora<br />
più eloquente è quella “altra<br />
strada” per la quale fecero ritorno al<br />
loro paese, che rappresenta il cambiamento<br />
di rotta di chi accoglie il<br />
Vangelo. Se vogliamo una prova ulteriore<br />
<strong>del</strong>la autenticità <strong>del</strong>la nostra<br />
trasformazione, interroghiamo il nostro<br />
cuore per sapere se anch’esso<br />
sperimenta quella “gioia grandissima”,<br />
che provarono i Magi nel vedere<br />
la stella.<br />
Comunichiamo a tutti la gioia <strong>del</strong> nostro incontro<br />
con il Bambino di Betlemme.<br />
79<br />
Animazione liturgie eucaristiche festive
Animazione liturgie eucaristiche festive<br />
Preghiera<br />
80<br />
10 <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
Battesimo <strong>del</strong> Signore (C)<br />
Idea luce<br />
In Cristo siamo chiamati ad essere i figli prediletti <strong>del</strong> Padre.<br />
Introduzione<br />
Con la Festa <strong>del</strong> Battesimo <strong>del</strong> Signore si chiude il <strong>Tempo</strong> di Natale, che<br />
ci ha fatto contemplare diverse manifestazioni di Gesù, dalla povertà <strong>del</strong>la<br />
grotta all’adorazione dei Magi. Oggi, siamo invitati a recarci sulle rive<br />
<strong>del</strong> Giordano, dove si compie la prima manifestazione <strong>del</strong>la Santissima<br />
Trinità: il cielo si apre per far risuonare la voce <strong>del</strong> Padre, che indica Gesù<br />
come il suo Figlio prediletto e lo Spirito Santo è su di lui. È un mistero di<br />
luce che viene a mostrarci la via per essere degni figli di Dio.<br />
Atto penitenziale<br />
In questa celebrazione proponiamo di sostituire l’atto penitenziale con il rito<br />
di aspersione <strong>del</strong>l’acqua benedetta in ricordo <strong>del</strong> nostro Battesimo.<br />
Liturgia <strong>del</strong>la Parola<br />
I Lettura Is 40, 1-5.9-11<br />
Nella pagina odierna <strong>del</strong> profeta Isaia la manifestazione di Dio è annunciata<br />
da una “voce”, che invita a preparare la via <strong>del</strong> Signore.<br />
Egli si mostrerà come il buon pastore, che raduna il suo gregge e lo<br />
cura con amore.<br />
Salmo 103<br />
<strong>II</strong> Lettura Tt 2, 11-14; 3,4-7<br />
La grazia di Dio, vale a dire la sua stessa vita, è donata a tutti gli uomini<br />
in Gesù Cristo per opera <strong>del</strong>lo Spirito Santo. Mediante il Sacramento<br />
<strong>del</strong> Battesimo questo dono d’amore infinito investe definitivamente<br />
la totalità <strong>del</strong> nostro essere.<br />
Vangelo Lc 3, 15-16; 21-22<br />
Con un balzo di circa trenta anni,<br />
la liturgia ci mostra Gesù all’inizio<br />
<strong>del</strong>la sua vita pubblica sulle rive <strong>del</strong><br />
Giordano dove, confuso tra la gen-<br />
Traccia di riflessione<br />
te, va a farsi battezzare da Giovanni<br />
Battista. Questo gesto di per sé comune,<br />
in quanto il Vangelo stesso ci<br />
dice che tutti andavano a farsi bat-
tezzare, diventa improvvisamente<br />
un evento straordinario e sconvolgente.<br />
Alla preghiera di Gesù Dio si<br />
rivela in maniera sensibile e visibile:<br />
il cielo si apre, si ode la voce <strong>del</strong> Padre,<br />
lo Spirito Santo appare sotto<br />
forma di colomba. È come se Dio<br />
non potesse più trattenere il desiderio<br />
di dire a tutti chi è Gesù: il Figlio<br />
amato, il Prediletto, l’Unigenito! E<br />
con questa rivelazione lo consegna<br />
alla sua missione nel mondo. È inevitabile<br />
in questa ricorrenza pensare<br />
al nostro Battesimo. Mentre il Battesimo<br />
<strong>del</strong> Battista era un atto umano<br />
di penitenza, un andare verso Dio<br />
con le proprie forze, nel Sacramento<br />
Preghiera dei fe<strong>del</strong>i<br />
Preghiera<br />
- Per la Chiesa, Madre di tutti i battezzati, perché sia sempre premurosa<br />
nell’accompagnare la crescita umana e spirituale dei suoi figli e li assista<br />
soprattutto nel momento <strong>del</strong>la difficoltà e <strong>del</strong>la prova, preghiamo.<br />
- Per i bambini, che oggi ricevono il Sacramento <strong>del</strong> Battesimo, perché<br />
come Gesù possano crescere in sapienza, età e grazia sostenuti dall’esempio<br />
e dalla preghiera dei loro genitori e dei padrini, preghiamo.<br />
- Per tutte le famiglie, perché siano luoghi accoglienti dove ognuno possa<br />
scoprire e vivere i propri doni e le proprie aspirazioni in un clima di<br />
comunione profonda e di affetto incondizionato, preghiamo.<br />
- Per noi qui riuniti e per la nostra comunità, perché questa celebrazione<br />
sia un’occasione propizia per riconsiderare gli impegni assunti nel nostro<br />
Battesimo e per rinnovare la nostra decisione di tenere sempre accesa<br />
la fiamma <strong>del</strong>la fede, preghiamo.<br />
Dialogo eucaristico dopo la Comunione<br />
Gesù Eucaristia, Figlio prediletto <strong>del</strong> Padre, ti ringraziamo perché ti doni a noi<br />
per trasformarci a tua immagine. Tu sei il volto umano di Dio e il volto divino <strong>del</strong>l’uomo.<br />
Nutriti dalla tua Parola e dal tuo Corpo, rendici docili all’azione <strong>del</strong>lo Spirito,<br />
che vuole ricopiare in noi le tue fattezze. E rendici capaci di essere, nel mondo,<br />
riflesso <strong>del</strong>la tua luce e <strong>del</strong>la tua santità. E così sia.<br />
Idea guida<br />
<strong>del</strong> Battesimo che abbiamo ricevuto<br />
è Dio stesso che agisce, che ci viene<br />
incontro, che ci dona una vita nuova.<br />
Per questo “il Battesimo è il più<br />
bello e meraviglioso dei doni di Dio” (S.<br />
Gregorio Nazianzeno): esso ci introduce<br />
gratuitamente nella vita divina<br />
e nella vita <strong>del</strong>la Chiesa. Diceva<br />
il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta<br />
che il Battesimo è una “polveriera di<br />
santità”: sì, perché ciascuno di noi è<br />
chiamato a diventare il figlio prediletto<br />
<strong>del</strong> Padre, sull’esempio di Cristo<br />
e con la forza <strong>del</strong>lo Spirito Santo.<br />
Lo possiamo e lo dobbiamo diventare,<br />
per non tradire non solo Dio<br />
ma noi stessi.<br />
Vinciamo la paura di manifestare e di vivere la nostra fede cristiana.<br />
81<br />
Animazione liturgie eucaristiche festive
Animazione liturgie eucaristiche festive<br />
Preghiera<br />
82<br />
<strong>17</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
<strong>II</strong> <strong>Domenica</strong> <strong>del</strong> <strong>Tempo</strong> <strong>Ordinario</strong> (C)<br />
<strong>II</strong> SETTIMANA DEL SALTERIO<br />
Idea luce<br />
Gesù è l’uomo nuovo che ci dà la vita nuova.<br />
Introduzione<br />
Siamo stati interiormente rinnovati dal <strong>Tempo</strong> di Natale, durante il quale abbiamo<br />
lasciato che Gesù nascesse nei nostri cuori. Oggi, nella seconda domenica <strong>del</strong><br />
<strong>Tempo</strong> <strong>Ordinario</strong>, la liturgia ci invita a continuare il nostro cammino di trasformazione<br />
in Cristo e a vivere la vita ordinaria, le nostre relazioni con gli altri, da uomini nuovi.<br />
Il contesto nel quale ci viene dato questo annuncio è la festa di nozze: Gesù, nostro<br />
sposo, viene a rinnovarci con il suo amore. Accogliamolo.<br />
Atto penitenziale<br />
Signore, sposo fe<strong>del</strong>e e misericordioso, abbi pietà di noi.<br />
Cristo, sposo venuto a darci una vita nuova, abbi pietà di noi.<br />
Signore, sposo che ama la sua Chiesa, abbi pietà di noi.<br />
Liturgia <strong>del</strong>la Parola<br />
I Lettura Is 62, 1-5<br />
L’immagine di Gerusalemme, la Città santa, avvolta dall’amore fe<strong>del</strong>e di Dio<br />
è per noi un messaggio di consolazione e di speranza. La rappresentazione<br />
<strong>del</strong>la città come sposa anticipa lo sposalizio a Cana di Galilea di cui si parla<br />
nel Vangelo.<br />
Salmo 95<br />
<strong>II</strong> Lettura 1Cor 12, 4-11<br />
S. Paolo raccomanda alla comunità di Corinto l’unità nella carità. Anche noi,<br />
nelle nostre comunità, siamo invitati a usare i doni <strong>del</strong>lo Spirito Santo per<br />
l’edificazione comune e nella comunione con tutti.<br />
Vangelo Gv 2, 1-12<br />
La festa di nozze è l’ambientazione<br />
attraverso cui il Signore vuole oggi condurci<br />
a riflettere sulla vita nuova. Nella<br />
prima lettura il Signore ci viene presentato<br />
come uno sposo fe<strong>del</strong>e, che va incontro<br />
a Gerusalemme, la sua sposa, e manifesta<br />
in lei la sua azione salvifica. L’immagine<br />
<strong>del</strong>lo sposalizio richiama quello<br />
Traccia di riflessione<br />
di Cana, descritto nel Vangelo. Giovanni<br />
è l’unico evangelista che racconta questo<br />
episodio perchè gli attribuisce un significato<br />
particolare: è il primo e il mo<strong>del</strong>lo di<br />
tutti i segni che compie Gesù per manifestare<br />
la sua gloria e suscitare la fede nei<br />
discepoli. In questo episodio occorre sottolineare<br />
alcuni particolari che ci aiutano
nella nostra riflessione. Innanzitutto, la<br />
presenza di Maria. Il testo che abbiamo<br />
letto è in stretto parallelo con il racconto<br />
<strong>del</strong>la Passione (Gv 19, 25-27) in cui Gesù<br />
dà compimento alla sua opera. A Cana,<br />
quindi, Gesù inizia la sua opera e sul<br />
Calvario la compie. In entrambe le occasioni<br />
la madre di Gesù è presente. In questo<br />
modo Giovanni ci fa capire il ruolo<br />
importantissimo che Maria riveste nella<br />
vita <strong>del</strong> Figlio e ce la presenta come<br />
esempio e mo<strong>del</strong>lo di amore e di fede<br />
nella sequela di Gesù.<br />
Un’altra sottolineatura importante,<br />
perché contiene un forte annuncio di<br />
speranza, è la sovrabbondanza di vino<br />
nelle giare, simbolo <strong>del</strong>la ricchezza e <strong>del</strong>la<br />
gioia che si effonderà da Gesù crocifisso<br />
e risorto, dal suo costato aperto da cui<br />
scaturiscono sangue ed acqua.<br />
L’acqua contenuta nelle giare era stata<br />
predisposta ‘per la purificazione dei giu-<br />
Preghiera<br />
dei’. Gesù usa questo segno <strong>del</strong>la legge<br />
antica e lo trasforma nel segno <strong>del</strong>la nuova<br />
ed eterna alleanza, nel vino nuovo<br />
<strong>del</strong>la gioia <strong>del</strong> banchetto <strong>del</strong>le nozze<br />
eterne di Dio con l’umanità. Ma per realizzare<br />
la novità nelle nostre vite il Signore<br />
ha bisogno <strong>del</strong>la nostra collaborazione,<br />
<strong>del</strong>la nostra corrispondenza (‘Attingete<br />
e portatene...’), <strong>del</strong>la nostra fiduciosa<br />
adesione. La fede è la risposta all’amore<br />
di Dio Padre manifestato in Gesù (‘... e i<br />
suoi discepoli credettero in lui’). Quasi tutti<br />
gli episodi <strong>del</strong> vangelo di Giovanni si<br />
concludono con un atto di fede, a conferma<br />
<strong>del</strong> fatto che, attraverso l’esperienza<br />
dei discepoli, egli intende suscitare la fede<br />
in chi legge. Così anche noi, per vivere<br />
da uomini nuovi, siamo chiamati ad<br />
accogliere con fede la grazia sovrabbondante<br />
che ci viene dai sacramenti e a<br />
cambiare il nostro stile di vita per diventare<br />
sempre più simili a Gesù.<br />
Preghiera dei fe<strong>del</strong>i<br />
- Per il Papa, i Vescovi, i sacerdoti, perché confermino nella fede e nella speranza il<br />
popolo che il Signore ha affidato loro, preghiamo.<br />
- Per i governanti <strong>del</strong>le nazioni, perché sappiano edificare una società in cui ogni<br />
cittadino abbia il proprio ruolo e possa esprimere le proprie capacità al servizio<br />
<strong>del</strong>la comunità, preghiamo.<br />
- Per coloro che soffrono nel corpo e nello spirito, perché dai sacramenti possano<br />
attingere sempre la grazia e la consolazione necessarie per fare <strong>del</strong>la loro vita un<br />
dono, preghiamo.<br />
- Per tutte le famiglie, perché nei momenti di difficoltà si affidino all’intercessione<br />
di Maria per perseverare nell’amore e nella fe<strong>del</strong>tà reciproca, preghiamo.<br />
- Per la nostra comunità parrocchiale, perché sia sempre espressione <strong>del</strong>la multiforme<br />
grazia <strong>del</strong>lo Spirito Santo e cresca nell’unità e nella carità, preghiamo.<br />
Dialogo eucaristico<br />
Gesù Eucaristia, oggi ti vogliamo ringraziare perché ci hai parlato <strong>del</strong>la novità che tu vuoi<br />
portare in noi, nelle nostre famiglie, nel mondo. Grazie perché questa novità è il dono <strong>del</strong>lo Spirito<br />
Santo. Grazie perché ora il tuo Spirito è, in noi, sorgente di una vita nuova nel tuo amore.<br />
Desideriamo, con l’aiuto di Maria, essere portatori <strong>del</strong>la vita nuova affinché, in quello che<br />
facciamo, le persone riconoscano te e credano in te.<br />
Idea guida<br />
Annunciamo a tutti la novità che Gesù è venuto a portare con il dono<br />
<strong>del</strong>lo Spirito Santo.<br />
83<br />
Animazione liturgie eucaristiche festive
Animazione liturgie eucaristiche festive<br />
Preghiera<br />
Il tema centrale <strong>del</strong>la liturgia di<br />
oggi è l’importanza <strong>del</strong>la comunione<br />
con Gesù, dalla quale riceviamo<br />
tanti doni. Il primo dono è la gioia<br />
di fare parte di una famiglia, <strong>del</strong><br />
Corpo Mistico <strong>del</strong>la Chiesa e di<br />
avere tanti fratelli. Siamo un unico<br />
84<br />
24 <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
<strong>II</strong>I <strong>Domenica</strong> <strong>del</strong> <strong>Tempo</strong> <strong>Ordinario</strong> (C)<br />
<strong>II</strong>I SETTIMANA DEL SALTERIO<br />
Idea luce<br />
Nella comunione con Cristo è la vera gioia.<br />
Introduzione<br />
La Parola di oggi ci invita a riconoscere la centralità di Cristo nella nostra<br />
vita e a godere <strong>del</strong>la gioia di essere in comunione con lui. Tanti sono i<br />
doni che riceviamo quando accogliamo Gesù, la sua Parola, la sua grazia,<br />
nella nostra vita. All’inizio di questa celebrazione disponiamoci all’ascolto<br />
e accogliamo il lieto annuncio <strong>del</strong> suo amore misericordioso.<br />
Atto penitenziale<br />
Signore, venuto a portare il lieto annuncio ai poveri, abbi pietà di noi.<br />
Cristo, venuto a proclamare la liberazione ai prigionieri, abbi pietà di noi.<br />
Signore, venuto a predicare un anno di grazia, abbi pietà di noi.<br />
Liturgia <strong>del</strong>la Parola<br />
I Lettura Ne 8, 2-4a; 5-6; 8-10<br />
Nell’anno 444 a.c. il popolo è riunito a Gerusalemme per celebrare il<br />
dono <strong>del</strong>la Parola, per la prima volta dopo l’esilio. Tre sono gli atteggiamenti<br />
<strong>del</strong> popolo durante la cerimonia: ascolto, conversione, gioia.<br />
Anche a noi, oggi, il Signore chiede di accoglierlo in questo modo.<br />
Salmo 18<br />
<strong>II</strong> Lettura 1Cor 12, 12-30<br />
S. Paolo descrive la comunità cristiana come il corpo di Cristo. Cosa<br />
la rende tale? Il Battesimo e il dono <strong>del</strong>lo Spirito Santo. La comunione<br />
con il Signore è origine e motivo <strong>del</strong>la comunione tra noi.<br />
Vangelo Lc 1, 1-4; 4, 14-21<br />
Traccia di riflessione<br />
corpo. Lo siamo fin dal momento<br />
<strong>del</strong> nostro Battesimo e anche la liturgia<br />
<strong>del</strong>la S. Messa ce lo ricorda<br />
fin dall’inizio. Nel Corpo Mistico<br />
ognuno ha un posto ed è chiamato<br />
a seguire Gesù, che è il capo di questo<br />
corpo, mettendo a servizio <strong>del</strong>
ene comune i propri doni. Nella<br />
prima lettura e nel Vangelo troviamo<br />
un’assemblea riunita per la preghiera.<br />
È un popolo che, come noi,<br />
si mette in ascolto <strong>del</strong>la Parola che<br />
suscita in ciascuno un desiderio<br />
profondo di conversione, cioè di<br />
quel cambiamento che orienta tutta<br />
la vita verso il Signore. Proprio in<br />
questo salutare cambiamento si trova<br />
la fonte <strong>del</strong>la vera gioia. Nel brano<br />
<strong>del</strong> Vangelo che abbiamo ascoltato<br />
Gesù legge un passo di Isaia e<br />
Preghiera dei fe<strong>del</strong>i<br />
Preghiera<br />
- Per il Papa, i Vescovi, i sacerdoti, perché attingano sempre dal cuore di<br />
Cristo la grazia per fare crescere il suo Corpo Mistico nell’amore vicendevole<br />
e nella santità di vita, preghiamo.<br />
- Per i governanti <strong>del</strong>le nazioni, perchè rigettino la violenza e la menzogna<br />
e contribuiscano a far crescere una società in cui possano manifestarsi<br />
sentimenti di rispetto, comprensione e stima verso il prossimo,<br />
preghiamo.<br />
- Per coloro che soffrono, perché la misericordia di Dio Padre si possa<br />
manifestare attraverso la solidarietà e l’amore di ciascuno di noi, preghiamo.<br />
- Per la nostra comunità, perché sia attenta alle sollecitazioni <strong>del</strong>lo Spirito<br />
Santo e sappia rispondere alle necessità <strong>del</strong> mondo con amore e generosità,<br />
preghiamo.<br />
- Perché la testimonianza cristiana di ciascuno di noi sia il vero segno<br />
<strong>del</strong>l’amore di Gesù crocifisso e risorto nei nostri posti di lavoro e nelle<br />
scuole, preghiamo.<br />
Dialogo eucaristico<br />
Ti ringraziamo, Gesù Eucaristia, perchè sei venuto ad annunciare un anno di<br />
grazia per ciascuno di noi. Oggi vogliamo presentarti il mondo intero: il piccolo<br />
mondo <strong>del</strong>le nostre famiglie, il mondo <strong>del</strong> lavoro, <strong>del</strong>la scuola, <strong>del</strong>la politica. Ti ringraziamo<br />
perché su ogni situazione effondi la grazia liberante <strong>del</strong> tuo Spirito. Grazie<br />
perché vieni a portare un lieto annuncio a chi è oppresso da situazioni che sembrano<br />
impossibili da risolvere. Grazie perché ridoni la vista a chi non vede la strada<br />
buia che sta percorrendo. Grazie perché ci hai promesso un anno di grazia e di<br />
gioia e noi lo vogliamo accogliere, vivere, condividere.<br />
Idea guida<br />
annuncia che esso si compie in quel<br />
momento. Gesù annuncia subito<br />
che è stato mandato per i poveri, i<br />
deboli, i bisognosi e sta dalla loro<br />
parte. È l’annuncio <strong>del</strong>la misericordia<br />
<strong>del</strong> Padre, che è una <strong>del</strong>le caratteristiche<br />
<strong>del</strong> Vangelo di Luca. Anche<br />
a noi è chiesta la stessa misericordia,<br />
la conversione alla fraternità,<br />
ci è chiesto di accorgerci degli altri,<br />
di soccorrerli e di non emarginarli,<br />
di pensare al bene comune e<br />
non solo al nostro bene personale.<br />
Andiamo nel mondo per essere costruttori di comunione e portatori di pace.<br />
85<br />
Animazione liturgie eucaristiche festive
Animazione liturgie eucaristiche festive<br />
Preghiera<br />
86<br />
31 <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
IV <strong>Domenica</strong> <strong>del</strong> <strong>Tempo</strong> <strong>Ordinario</strong> (C)<br />
IV SETTIMANA DEL SALTERIO<br />
Idea luce<br />
Gesù ci rende partecipi <strong>del</strong>la sua funzione profetica.<br />
Introduzione<br />
La Parola di oggi ci manifesta la grandezza <strong>del</strong>l’amore di Dio, che ci ha<br />
amato e pensato dall’eternità. È motivo di grande gioia per noi ma anche<br />
di grande responsabilità, perché siamo chiamati a rispondere a questo<br />
grande amore divenendo dono d’amore per gli altri. Viviamo questa Eucaristia<br />
rendendo grazie al Signore per il suo amore e chiedendo il dono di<br />
esercitare la carità nel nostro quotidiano.<br />
Atto penitenziale<br />
Signore, che chiami i profeti ad annunciare il tuo amore, abbi pietà di noi.<br />
Cristo, che sei profeta <strong>del</strong>l’amore <strong>del</strong> Padre, abbi pietà di noi.<br />
Signore, che mandi ognuno di noi ad annunciare una parola di speranza, abbi<br />
pietà di noi.<br />
Liturgia <strong>del</strong>la Parola<br />
I Lettura Ger 1, 4-5; <strong>17</strong>-19<br />
In un momento storico molto difficile, quando inizia la caduta <strong>del</strong><br />
regno di Giuda, il Signore chiama Geremia a essere profeta <strong>del</strong>le nazioni.<br />
Gli affida una parola che difficilmente sarà accolta dal popolo,<br />
ma gli manifesta tutta la tenerezza <strong>del</strong> suo amore e gli assicura la<br />
sua protezione.<br />
Salmo 70<br />
<strong>II</strong> Lettura 1Cor 12, 31; 13,13<br />
Le parole che l’apostolo Paolo ha rivolto alla comunità di Corinto, oggi<br />
sono rivolte anche a noi. Siamo invitati a chiedere il dono più grande<br />
- che è quello <strong>del</strong>la carità - e a viverlo nella nostra vita quotidiana.<br />
Vangelo Lc 4, 21-30<br />
Il Vangelo che abbiamo ascoltato<br />
oggi ci presenta Gesù come profeta<br />
che annuncia la missione ricevuta<br />
dal Padre. Egli è la Parola d’amore<br />
di Dio presente nel mondo. Questa<br />
Traccia di riflessione<br />
rivelazione suscita perplessità e incredulità<br />
in coloro che lo ascoltano.<br />
È la sorte dei profeti ed è anche la<br />
sorte che teme Geremia quando gli<br />
viene affidato il suo mandato. L’an-
nuncio profetico, infatti, è sempre<br />
una parola che implica un impegno<br />
di conversione per chi la ascolta. Il<br />
Signore, però, è rifugio e forza e<br />
protegge chi lo segue. Questa è la<br />
promessa che Dio fa a Geremia<br />
quando, prima di inviarlo, gli manifesta<br />
tutto il suo amore paterno. Anche<br />
noi, come Chiesa, come parte<br />
<strong>del</strong> Corpo Mistico di Cristo, partecipiamo<br />
alla funzione profetica di Gesù<br />
e siamo chiamati a essere coloro<br />
Preghiera<br />
Preghiera dei fe<strong>del</strong>i<br />
- Per il Papa, i Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, perché siano annunciatori<br />
<strong>del</strong>la verità e testimoni fe<strong>del</strong>i <strong>del</strong>l’amore <strong>del</strong> Padre, preghiamo.<br />
- Per i governanti <strong>del</strong>le nazioni, perché i valori <strong>del</strong>la giustizia e <strong>del</strong>la morale<br />
guidino le loro scelte soprattutto in questo momento di crisi, preghiamo.<br />
- Per coloro che soffrono a causa <strong>del</strong>la giustizia, perché ricevano dallo<br />
Spirito Santo il dono <strong>del</strong>la fortezza e <strong>del</strong>la perseveranza nella prova,<br />
preghiamo.<br />
- Per i giovani che cercano la loro strada nella vita, perché facciano esperienza<br />
<strong>del</strong>l’amore che il Signore ha per loro e aderiscano con coraggio<br />
al suo progetto, preghiamo.<br />
- Per la nostra comunità, perché la carità vissuta e testimoniata renda<br />
ciascuno di noi annunciatore <strong>del</strong>la Parola d’amore di Dio nel mondo,<br />
preghiamo.<br />
Dialogo eucaristico<br />
Rit. cantato: Ubi caritas et amor, ubi caritas, Deus ibi est.<br />
Ti ringraziamo, Gesù Eucaristia, perché tu sei la carità perfetta. Tu sei paziente,<br />
sei benigno, sei pieno di amore per ciascuno di noi. Grazie, Gesù, perché sei mite<br />
e umile di cuore e ci insegni a non vantarci e a non inorgoglirci. Rit.<br />
Grazie perché tu sei giusto e ci inviti a operare nel mondo con giustizia e verità;<br />
ci chiami a lavorare non solo per il nostro interesse ma per il bene comune. Rit.<br />
Grazie, Gesù, perché, tutto copri con il tuo amore, tutto sopporti e ci chiedi di<br />
amare nello stesso modo i nostri genitori, i figli, i fratelli, i parenti. Grazie perché<br />
solo attraverso il dono che tu ci fai <strong>del</strong> tuo amore possiamo essere, nel mondo, testimoni<br />
credibili. Rit.<br />
Idea guida<br />
che annunciano con la vita l’amore<br />
<strong>del</strong> Padre che chiama ogni uomo alla<br />
salvezza e alla santità. Questo<br />
comporta per ciascuno di noi un impegno<br />
sempre maggiore a rispondere<br />
all’amore di Dio. Ogni giorno, infatti,<br />
siamo chiamati ad abbandonare<br />
il nostro egoismo, l’orgoglio, il<br />
nostro io. Questa liberazione dal<br />
peccato è una vita rinnovata dall’amore:<br />
la lieta notizia che ci porta<br />
Gesù con la sua vita donata per noi.<br />
Doniamo agli altri una parola d’amore che renda presente Dio nella loro vita.<br />
87<br />
Animazione liturgie eucaristiche festive
ai Lettori di <strong>Aggancio</strong><br />
Carissimi,<br />
la nostra Rivista tocca ormai circa 10.000 Lettori e raggiunge numerosi<br />
Paesi di missione.<br />
Noi, sacerdoti, consacrate e laici <strong>del</strong> Movimento Pro Sanctitate, lo<br />
prepariamo seguendo indicazioni donateci dal nostro amato Fondatore,<br />
il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta, nel desiderio di contribuire<br />
alla formazione di coscienze evangeliche, pronte a dare testimonianza<br />
<strong>del</strong>la speranza e <strong>del</strong>la gioia che nascono da Cristo.<br />
Desideriamo anche offrire strumenti di formazione e di apostolato<br />
sia ai singoli che alle comunità religiose e parrocchiali. La presentazione<br />
di profili di “testimoni” e i sussidi che aiutano la preghiera eucaristica<br />
e mariana desiderano nutrire la mente e il cuore affinché anche<br />
l’agire sia santo.<br />
I costi in crescente aumento richiedono spese sempre maggiori,<br />
per questo chiediamo a tutti di fare un gesto di generosità, di inaugurare<br />
un <strong>2010</strong> di generosità, di aiutarci a pubblicare la Rivista e ad offrirla<br />
nei Paesi di missione.<br />
Siamo certi che ci ascolterete e ci rivolgiamo soprattutto a coloro<br />
che in questi anni per tanti motivi non hanno inviato nessuna offerta:<br />
volete in questo anno aiutare anche noi?<br />
Ai sacerdoti - ai quali presto invieremo in omaggio il libro Sul cuore<br />
di Cristo - chiediamo non solo di sostenerci, di diffondere la Rivista<br />
e, se possibile, di adottarla come strumento formativo per le famiglie<br />
<strong>del</strong>la Parrocchia.<br />
Grazie!!