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Le Fobie - dott. Gianni Savron

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<strong>Gianni</strong> <strong>Savron</strong> <strong>Le</strong> <strong>Fobie</strong><br />

ciano bene o male, i soggetti arrossiscono; essi sono costantemente sotto il dominio<br />

della paura di arrossire. Generalmente sentono venire la crisi. Essa si annuncia con<br />

sintomi variabili, ma che sono tutti di ordine emotivo. È talvolta una debolezza di<br />

cuore e spirito, talvolta un peso allo stomaco, accompagnato da palpitazioni, bouffée<br />

di calore, d’angoscia…un sentimento d’oppressione, il sangue alla testa, ronzii, abba -<br />

gliamenti, gambe che si piegano, ecc. … Durante la crisi, che può durare qualche<br />

minuto o più ore, i malati sono molto ansiosi, molto irritabili. Al di fuori dalle crisi,<br />

essi pensano sempre al loro rossore. Si studiano, si analizzano, credono di non esse -<br />

re come tutti gli altri, sono assaliti da idee di suicidio. Credendo … di essere ridico -<br />

li, gli ereutofobici ricorrono a tutti gli artifici sia per impedire, sia per dissimulare le<br />

loro crisi. Essi tentano di prevenire il rossore distraendosi e occupando la loro atten -<br />

zione: per esempio, si dedicano alla lettura, iniziano una conversazione o un mono -<br />

logo ad alta voce, intraprendono un lavoro manuale, … si nascondono dietro un gior -<br />

nale, fingendo di leggere; si coprono il viso con le mani o con il fazzoletto, con l’aria<br />

di soffiarsi il naso, di asciugarsi, di soffrire di denti … Ma tutto questo è ancora<br />

insufficiente … Pitres e Regis hanno notato … che le variazioni atmosferiche<br />

influenzano … la produzione degli accessi. A seconda che il tempo sia caldo o freddo,<br />

secco o umido, i malati arrossiscono più o meno, secondo i casi. Esso (rossore) arriva<br />

anche quando lo stato atmosferico non è favorevole all’arrossire, il malato non arros -<br />

sisce , ma lo stesso è preoccupato dall’idea di arrossire … Gli autori vedono con ragio -<br />

ne, in questa particolarità interessante, una prova di una certa influenza dell’idea<br />

nell’apparire delle crisi emotive …”.<br />

Janet (1903) in merito all’ereutofobia scrive: “… si nota sovente la vergona<br />

morale che si accompagna all’idea di arrossire “la malata arrossisce o ha l’ossessione<br />

di arrossire, … quando si parla davanti a lei di atti indelicati, oppure se si trova di<br />

fronte a uomini dei quali le sembra di poter essere l’amante”. Tra i miei malati, Ul …<br />

che ha paura delle contrazioni del viso, ha soprattutto paura di sembrare folle … La<br />

parola fobia metterebbe in rilievo presso i malati: 1° l’emozione che egli prova e 2° il<br />

rappoto di questa emozione con un oggetto del mondo esteriore …”<br />

Per concludere questa presentazione, va certamente riconosciuto che in<br />

una prospettiva storica-clinica si deve a Freud la prima analisi e tentativo di<br />

spiegazione dell’origine di una fobia, nel caso del Piccolo Hans; mentre, si<br />

deve a Watson e Rayner (1920) l’induzione di una fobia sperimentale, nel<br />

Piccolo Albert, ma solo in seguito negli anni ‘60-’70 iniziarono le ricerche specifiche<br />

sull’origine, la persistenza ed il trattamento delle fobie.<br />

In seguito, negli anni ‘80-’90, l’attenzione degli studiosi fu posta sul ruolo<br />

dei fattori cognitivi e sull’identificazione degli aspetti consci che ne condizionano<br />

l’interazione con lo stimolo fobico, perdendo così quel significato di<br />

apparente irrazionalità che li caratterizzava (Davey,1997).<br />

Infine, nell’ultimo decennio del 900 si è giunti ad una classificazione condivisa<br />

a livello internazionale (DSM-IV, 1994; ICD-10, 1992) che ha definito le fobie<br />

specifiche (animali, oggetti, agenti atmosferici, ecc.) e generalizzate (agorafobia<br />

con o senza panico e fobia sociale), inserendole nei disturbi d’ansia.<br />

Caleidoscopio<br />

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