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Le Fobie - dott. Gianni Savron

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<strong>Gianni</strong> <strong>Savron</strong> <strong>Le</strong> <strong>Fobie</strong><br />

La paura degli spazi chiusi e la paura di soffocare sono le paure più frequenti<br />

nella popolazione generale e poiché quest’ultima è una sensazione<br />

interna, la presenza o l’aiuto di altre persone risulta di scarso supporto psicologico;<br />

come già visto l’elemento determinante è rappresentato dalla percezione<br />

di disporre di una quantità d’aria sufficiente e dalla sensazione di un<br />

respiro regolare.<br />

Gli interventi terapeutici di chiara efficacia comprendono la terapia espositiva<br />

e la terapia cognitiva, dimostratisi equivalenti<br />

Fobia dell’acqua<br />

È una fobia poco frequente, ad esordio in genere verso i 5 anni, che tende<br />

a regredire con la crescita.<br />

In genere si manifesta nei bambini dai 7 ai 12 anni e la sua prevalenza<br />

risulta del 2,5-5%.<br />

Non esistono dati sulla frequenza in età adulta e non vi sono studi retrospettivi<br />

di soggetti che abbiano descritto l’origine della propria fobia.<br />

In alcuni casi può causare notevoli problemi anche per una semplice doccia<br />

o bagno; ovviamente, tale fobia determina notevoli difficoltà nelle zone in<br />

cui l’acqua rappresenta un elemento importante della vita lavorativa e sociale<br />

(Menzies, 1997).<br />

Uno studio di Menzies et al. (1993) ha indagato le motivazioni dell’insorgenza<br />

della fobia, avvalendosi dei dati ricavati da un questionario sottoposto<br />

ai familiari di 50 bambini. La lista delle domande indagava le situazioni di<br />

esordio più frequenti relativamente a: a) apprendimento per condizionamento<br />

classico; b) apprendimento osservativo; c) informazioni.<br />

Il 56% del campione ha affermato che la fobia era insorta al primo contatto<br />

dei figli con l’acqua; il 26% riconosceva nel condizionamento indiretto<br />

(osservazione) la causa della fobia, e solo il 2% a seguito di un episodio condizionante<br />

classico. Il restante 16% non trovava alcuna spiegazione se non il<br />

fatto che i figli avessero avuto da sempre la fobia dell’acqua.<br />

Tali dati hanni in<strong>dott</strong>o gli autori ad ipotizzare che la fobia si instauri in<br />

maniera non associativa, senza precedenti esperienze traumatiche negative<br />

ma su un retroterra particolare.<br />

Tale ipotesi era stata espressa anche da Marks (1987) secondo il quale la<br />

paura può esordire senza trauma, diminuendo a seguito delle successive<br />

esposizioni alla situazione fobica per un fenomeno di habituation, mentre nei<br />

casi persistenti vi sarebbero delle componenti genetiche, tuttavia quest’ultimo<br />

fattore non ha trovato al momento alcun riscontro.<br />

L’elevata percentuale (26%) di apprendimento osservativo sarebbe da<br />

mettersi in relazione a comportamenti di paura dei genitori verso l’acqua, ed<br />

una accurata anamnesi spesse volte può rilevare le situazioni che hanno con<strong>dott</strong>o<br />

allo sviluppo ed il mantenimento della fobia.<br />

44 Caleidoscopio

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