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Le Fobie - dott. Gianni Savron

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<strong>Gianni</strong> <strong>Savron</strong> <strong>Le</strong> <strong>Fobie</strong><br />

Modificazioni funzionali a seguito del<br />

trattamento farmacologico e psicoterapico<br />

È stato stimato che il 2-4% della popolazione soffre di ansia patologica la<br />

cui causa non viene identificata ed i farmaci maggiormente utilizzati sono gli<br />

ansiolitici benzodiazepinici e non benzodiazepinici.<br />

E’ risaputo che le benzodiazepine (bdz) stimolano nel cervello l’azione<br />

inibitoria dell’acido aminobutirrico (GABA) influenzando in tale modo l’attività<br />

coordinatrice motoria del cervelletto, emotiva-affettiva dell’area limbica<br />

e decisionale-motoria della corteccia, ed il periodo di massima risposta<br />

corrisponde all’incirca a 6 settimane; non vi sono evidenze che ne indichino<br />

una maggiore efficacia con il prolungamento del trattamento o con un incremento<br />

progressivo del dosaggio (<strong>Le</strong>onard, 1997; Stahl, 2000).<br />

La noradrenalina (NA) rappresenta il trasmettitore strettamente associato<br />

alla risposta centrale e periferica dell’ansia e dello stress, e ciò viene evidenziato<br />

anche da studi animali e umani in cui la somministrazione di yoimbina,<br />

che blocca gli autorecettori noradrenergici stimolando il rilascio della<br />

NA, causa paura ed ansia; all’inverso, la somministrazione di sostanze che<br />

stimolano gli autorecettori, come la clonidina, riducono il rilascio della NA e<br />

quindi l’ansia.<br />

Altri studi hanno suggerito che l’effetto ansiolitico delle benzodiazepine<br />

(bdz) può essere mediato da una riduzione della neurotrasmissione sero t o n in<br />

e rgica, analogamente all’azione degli antidepressivi inibitori seotoninegici.<br />

Vari lavori hanno infatti evidenziato che le bdz inibiscono la frequenza di<br />

scarica dei neuroni serotoninergici nella regione del rafe, regione che contiene<br />

i corpi cellulari che inviano proiezioni alla regione limbica e corteccia cerebrale;<br />

inoltre, l’utilizzo di ansiolitici selettivi non benzodiazepinici (buspirone,<br />

ipsapirone, gepirone) che inibiscono la secrezione di serotonina a livello<br />

centrale (recettori 5-HT1A) hanno mostrato la loro azione ansiolitica con una<br />

latenza di alcune settimane, dovuto alla modificazione recettoriale, prima<br />

che l’effetto antipanico fosse raggiunto.<br />

Infatti, all’inizio di una terapia con gli inibitori serotoninergici si assiste<br />

ad un aumento del livello ansioso spiegato da una iniziale ipersensibilità dei<br />

recettori, la situazione comunque si normalizza nel prosieguo della terapia.<br />

È risaputo che i recettori si adattano alla prolungata presenza o assenza di<br />

un agonista specifico modificando la loro sensibilità, e che lo stesso processo<br />

di neurotrasmissione può auto influenzarsi.<br />

Ad esempio, il blocco dei recettori dopaminergici con un neurolettico<br />

induce la supersensibilità o up-regulation con rispettivo aumento dei recetto-<br />

82 Caleidoscopio

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