Il <strong>Monastero</strong> <strong>di</strong> Santa Chiara. Brevi cenni Agnese Vastano “Vi spese la sua dote. Imperocchè la sua grandezza e bellezza è tale, che se fosse f<strong>in</strong>ito conforme il pr<strong>in</strong>cipio, non cederebbe punto a niuno altro dè più belli d’Italia”, così recita il Bal<strong>di</strong> 1 riferito ad Elisabetta Feltria, figlia <strong>di</strong> Federico, quando parla <strong>del</strong> <strong>Monastero</strong> <strong>di</strong> Santa Chiara. <strong>Monastero</strong> eretto per desiderio <strong>del</strong> padre, ove essa stessa trovò rifugio alla morte <strong>del</strong> marito Roberto Malatesta , desiderando nella realizzazione <strong>del</strong>la fabbrica conventuale imitare la munificenza <strong>di</strong> Federico espressa nel Palazzo Ducale <strong>di</strong> Urb<strong>in</strong>o al cui confronto l’ex monastero per eleganza e purezza architettonica può considerarsi, <strong>in</strong> città, il monumento più significativo dopo la <strong>di</strong>mora ducale. Voluto e legato alla famiglia Montefeltro, il complesso <strong>di</strong> Santa Chiara oltre ad ospitare fra le sue mura le nobili donne legate da v<strong>in</strong>coli parenterali con il Duca, la figlia Elisabetta appunto e la prima moglie Gentile Brancaleoni, ne <strong>di</strong>venne, poi, per i membri <strong>del</strong>la d<strong>in</strong>astia Montefeltro – Della Rovere, affiancandosi alla chiesa <strong>di</strong> san Bernard<strong>in</strong>o, il mausoleo, quando, <strong>in</strong> particolare, il Duca Francesco Maria I, elesse per sé e la propria genia, la chiesa <strong>di</strong> santa Chiara come luogo <strong>di</strong> sepoltura, riaccendendo l’attenzione dei duchi nei confronti <strong>di</strong> quell’e<strong>di</strong>ficio rimasto mutilo <strong>di</strong> alcune sue parti, secondo il progetto <strong>in</strong>iziale, anche a causa dei drammatici eventi che <strong>in</strong>vestiranno la città <strong>di</strong> Urb<strong>in</strong>o negli anni a cavallo fra i secoli XV e XVI. Il complesso monumentale, <strong>di</strong> chiara impronta mart<strong>in</strong>iana, reca i segni tangibili <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>gegno <strong>del</strong>l’architetto senese rimandandoci alle analoghe soluzioni adottate per il palazzo <strong>di</strong> Federico, dai caratteri puramente architettonici, s<strong>in</strong>o alle soluzioni <strong>di</strong> calcolata funzionalità, dagli aspetti più semplici, per le cuc<strong>in</strong>e, per le lavanderie…, ma che nel loro perfetto geometrismo, ci ricordano le macch<strong>in</strong>e <strong>di</strong> Francesco <strong>di</strong> Giorgio Mart<strong>in</strong>i. La genialità <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>venzione architettonica si coniuga qui con la peculiarità <strong>del</strong>l’esigenza monastica, la sensibilità grafica più volte sottol<strong>in</strong>eata nel Palazzo Ducale trova nella fabbrica <strong>di</strong> Santa Chiara la sua esaltazione <strong>in</strong> ogni parte <strong>del</strong> monumento, considerato non a caso, come narra sempre il Bal<strong>di</strong> “tra i maggiori vanti <strong>del</strong>la città”. Vanto che si perse quando nell’Ottocento il monastero tra svariate vicissitud<strong>in</strong>i <strong>di</strong>venne <strong>di</strong> proprietà comunale, con l’allontanamento <strong>del</strong>le Clarisse per ospitare prima l’Istituto <strong>di</strong> Educazione Femm<strong>in</strong>ile e per essere poi def<strong>in</strong>itivamente offeso e deturpato con l’<strong>in</strong>gresso <strong>del</strong>l’ospedale, tanto da perdere l’identità <strong>del</strong> monumento tanto voluto e desiderato dal duca Federico. 1 B. Bal<strong>di</strong>, Memorie concernenti la città d’Urb<strong>in</strong>o, a cura <strong>di</strong> Mons. Francesco Bianch<strong>in</strong>i, Roma 1724. 11
12 Urb<strong>in</strong>o - Istituto Superiore per le Industrie Artistiche, frammento <strong>in</strong> avorio.
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