08.06.2013 Views

Lola Italiana - Teatro Out Off

Lola Italiana - Teatro Out Off

Lola Italiana - Teatro Out Off

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

170<br />

teatro che è essenzialmente celebrazione, in<br />

cui non ci sono spettatori ma partecipanti e<br />

gli attori sono officianti di una sorta di rito.<br />

Con questa immagine del teatro/chiesa siamo<br />

entrati nel pieno della conferenza. Per<br />

Testori, infatti, quello di Strehler o di Ronconi<br />

non è teatro vero, è piuttosto decorazione,<br />

un'attività esclusivamente estetica e<br />

quindi non sufficientemente fondata. Che<br />

cos'è il teatro vero, allora? Lo scrittore usa<br />

due immagini. Il suo primo ricordo di infanzia,<br />

in un paese dov'era in villeggiatura,<br />

quello di un uomo arrestato e ammanettato<br />

fra due carabinieri che gli disse qualche cosa<br />

che forse non sentì o non ricorda: una bocca<br />

aperta per salutare o forse per bestemmiare.<br />

E poi la Figura stampata sul cartoncino di<br />

invito, un quadro di Francis Bacon dove si<br />

vede solo una macchia di sangue su un pavimento<br />

sgombro. Ecco, quella traccia di sangue,<br />

"quel lacerto di essere umano", la testa<br />

decapitata di Giovanni Battista, insomma il<br />

corpo umano nella sua fragilità, è per Testori<br />

il senso della parola teatrale».<br />

Ugo Volli<br />

da "la Repubblica", 13 gennaio 1988<br />

«(…) L'altra sera, per il primo dei tre incontri<br />

all'<strong>Out</strong> <strong>Off</strong>, seduto dietro un piccolo tavolo,<br />

dove fissava attentamente l'immagine di<br />

Francis Bacon, un particolare di Blood on<br />

the Floor, che fa da cartoncino di presentazione,<br />

Testori interpretando quel grumo di<br />

sangue, ne faceva sentire non solo il dramma,<br />

ma anche lo sconcerto, perché proprio<br />

dal sangue bisogna partire per arrivare alla<br />

parola, soprattutto a quella del palcoscenico.<br />

Non si tratta di un rito iniziatico, ma<br />

purificatorio, dato che la parola teatrale ha<br />

bisogno di rinascere, di far sentire sul palcoscenico<br />

nudo, simile ad un altare, la<br />

forza della comunicazione e non la debolez-<br />

za del nulla, di restituire sacralità all'uomo<br />

che l'ha persa. Non può sottoporsi, però, a<br />

spoliazioni di comodo: la sua nudità deve<br />

possedere la forza della materia, che è poi<br />

quella del corpo, fatto di anima e di sangue.<br />

Il sangue potrebbe essere anche l'immagine<br />

del nostro tempo, un'immagine di violenza,<br />

di sopraffazione: la parola deve essere violenta,<br />

ma non violentare, deve concedersi<br />

nella sua assenza originaria per pervenire<br />

ad un'estensione cosmica, senza trucco,<br />

senza abbellimento, senza furore estetico,<br />

ma col suo suono della propria libertà (…)».<br />

Andrea Bisicchia<br />

da "Avvenire", 13 gennaio 1988<br />

«(…) Un uomo, seduto a un tavolino in una<br />

stanza spoglia, mette a nudo la propria esperienza<br />

e attraverso di essa interroga i presenti.<br />

È già un esempio di un teatro che non<br />

concede margini per imbellettamenti e<br />

distrazioni, limitandosi all'essenziale: una<br />

parola, un corpo. È forse questa anche l'idea<br />

di teatro che Testori sente in questo momento<br />

il più congeniale per illustrare le sue intuizioni<br />

su un teatro necessario, in un percorso<br />

appassionato e polemico (contro il "teatro<br />

degli arredatori", categoria in cui rientrano<br />

anche Ronconi e Strehler, e contro la mediazione<br />

delle traduzioni che mortificano la<br />

forza e la violenza poetica dell'originale),<br />

ricollegandosi spesso alla propria memoria<br />

personale, intima, a volte volutamente fuori<br />

dai canoni, a volte strabordante di autentico<br />

pathos. (…) Una drammaturgia vissuta con<br />

tutta la forza, la disperazione, la scomoda<br />

autenticità di quel grumo informe che è la<br />

vita per fare della scena il luogo in cui è possibile<br />

"riconoscere la propria catena per ritrovare<br />

la propria libertà"».<br />

Oliviero Ponte di Pino<br />

da "l’Unità", 24 gennaio 1988<br />

Giovanni Testori<br />

1987.1988

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!