Relazione in .pdf di Dante Balbo - RnS Lombardia
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Caravaggio 15 aprile 2012<br />
canto, musica e liturgia<br />
Prima relazione musica e liturgia<br />
Esperienza pratica del senso del canto e delle variazioni legate al modo.<br />
Partiamo dunque dal canto e dalla musica come esperienza antropologica.<br />
Il feto ascolta i suoni del corpo della madre, la voce, il canto, i rumori.<br />
La conoscenza, dunque, prima che visiva è acustica.<br />
Noi non siamo la religione del libro, ma della Parola, perché il libro si vede, ma la parola si ascolta<br />
e il primo comandamento del Signore è Ascolta Israele e La prima parola <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> Gesù<br />
nel Vangelo <strong>di</strong> Marco è Ascoltate, c'era un sem<strong>in</strong>atore che uscì a sem<strong>in</strong>are.<br />
La creazione è creazione me<strong>di</strong>ante il suono della voce.<br />
Dio <strong>di</strong>sse e la luce fu.<br />
Tra l'altro, alcune teorie scientifiche sostengono che il cosmo sia nato da una vibrazione nel nulla,<br />
una perturbazione quantica, un’oscillazione del nulla.<br />
Il canto e la musica hanno sempre accompagnato l'esperienza umana, anche quando non era rivelato<br />
il messaggio <strong>di</strong>v<strong>in</strong>o.<br />
Meglio sarebbe <strong>di</strong>re che l'esperienza del <strong>di</strong>v<strong>in</strong>o, del mistero racchiuso nell'universo era una<br />
componente naturale della vita primitiva, per cui <strong>di</strong> fatto non si sarebbe mai dato che qualcuno<br />
attribuisse significato <strong>di</strong>verso all'esperienza del canto e della musica.<br />
Poco sappiamo, <strong>in</strong> effetti, <strong>di</strong> come la musica e il canto <strong>in</strong>fluissero nelle società preistoriche, ma<br />
possiamo dedurre che il canto, la danza, la musica avessero un'importanza notevole e che queste<br />
fossero esperienze comunitarie soprattutto.<br />
Nel cantare il corpo è co<strong>in</strong>volto <strong>in</strong> un modo <strong>di</strong>verso, perché ci vuole più respiro, <strong>di</strong>versa postura,<br />
accompagnamento delle parole a delle frequenze ben def<strong>in</strong>ite.<br />
Nel canto e <strong>in</strong> quello corale ancora <strong>di</strong> più, sono co<strong>in</strong>volte emozioni profonde, che <strong>in</strong>cidono sulla<br />
nostra realtà psicofisica, f<strong>in</strong>o ad <strong>in</strong>fluenzare la produzione <strong>di</strong> sostanze psicoattive come le<br />
endorf<strong>in</strong>e, che <strong>in</strong>ducono uno stato <strong>di</strong> benessere.<br />
Per questo la relazione promossa dal canto è <strong>di</strong>fferente da quella della semplice parola.<br />
Il canto corale s<strong>in</strong>cronizza i respiri, mette <strong>in</strong> risonanza il corpo e l'ambiente, produce un’unità che<br />
va al <strong>di</strong> là della somma delle voci.<br />
Il canto è manifestazione <strong>di</strong> ogni sentimento, dalla gioia al giubilo, dalla battaglia alla tristezza,<br />
dall'amarezza alla <strong>di</strong>sperazione, dall'amore accorato alla per<strong>di</strong>ta dei sensi, nella vertig<strong>in</strong>e dell'estasi.<br />
Il silenzio manifesta <strong>in</strong> modo eloquente la <strong>di</strong>stanza dal Signore, per esempio nel salmo 137-136. Sui<br />
fiumi <strong>di</strong> Babilonia sedevamo piangendo.<br />
Per questo il canto e la musica hanno sempre avuto una grande importanza nel rapporto con la<br />
<strong>di</strong>v<strong>in</strong>ità e sono parte <strong>in</strong>tegrante, essenziale della liturgia, ebraica, cristiana e pagana che sia.<br />
Non dobbiamo <strong>di</strong>menticare che esiste una liturgia profana, ma che ha le medesime relazioni forti<br />
con la nostra realtà psicofisica. Penso agli stu<strong>di</strong> sugli effetti del canto e della musica nelle<br />
<strong>di</strong>scoteche o negli sta<strong>di</strong>.<br />
La <strong>di</strong>fferenza essenziale dalla liturgia <strong>di</strong> queste altre manifestazioni è che la liturgia è ord<strong>in</strong>e e<br />
elevazione, conduce ad una relazione autentica, mentre <strong>in</strong> altre forme si evidenzia un tratto<br />
<strong>di</strong>abolico, non tanto perché <strong>di</strong>rettamente ispirate a satana, ma nella struttura che <strong>in</strong>duce isolamento,<br />
relazioni false, ottenebramento nell'eccitazione <strong>di</strong>sord<strong>in</strong>ata.<br />
Pensiamo all'episo<strong>di</strong>o del vitello d'oro <strong>in</strong> cui Mosè sente venire dall'accampamento un rumore come
<strong>di</strong> battaglia, oppure alle espressioni religiose dei maghi <strong>di</strong> Baal sfidati da Elia, che danzavano e si<br />
automutilavano <strong>in</strong> un crescendo frenetico.<br />
Nel N.T. Gesù canta, per esempio dopo l'ultima cena, ma anche quando tornano i <strong>di</strong>scepoli, dalla<br />
prima missione <strong>di</strong> evangelizzazione, ti r<strong>in</strong>grazio Padre perché hai rivelato queste cose ai piccoli....<br />
Ma anche coloro che hanno ricevuto la sua grazia cantano, lodando e bene<strong>di</strong>cendo Dio, come il<br />
lebbroso, o <strong>in</strong>vocano gridando come il cieco <strong>di</strong> Gerico.<br />
Non citerò qui tutto il <strong>di</strong>scorso sul rapporto fra musica e liturgia nel libro delle Cronache, così come<br />
non accennerò al fatto che Davide scriveva musica e componeva salmi, <strong>in</strong>ventava strumenti<br />
musicali e organizzava liturgie imponenti, adorazioni cont<strong>in</strong>ue ecc.<br />
Nella comunità primitiva le lettere <strong>di</strong> San Paolo sono piene <strong>di</strong> Cantici, tanto è vero che li usiamo<br />
ancora oggi, pensiamo a Fil 2, 6-11 oppure a Col 3, 12-20. Lo stesso san Paolo esorta i suoi a<br />
cantare salmeggiare <strong>in</strong>neggiare, comporre cantici spirituali.<br />
Nell'antico Testamento oltre ai 150 salmi vi sono la bellezza <strong>di</strong> 2000 preghiere e nella cultura antica<br />
queste erano soprattutto cantate.<br />
Il Nuovo Testamento com<strong>in</strong>cia con il Canto Angelico sulla Grotta e f<strong>in</strong>isce con il cantico dei salvati<br />
nell'Apocalisse.<br />
I cristiani perseguitati erano <strong>in</strong><strong>di</strong>cati come quelli che si riuniscono il giorno del sole per adorare un<br />
Dio <strong>in</strong>visibile, cantando <strong>in</strong>ni.<br />
Il popolo ebraico era detto, il popolo della lode.<br />
La fede si manifesta nella liturgia con un legame <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seco e profondo con la bellezza.<br />
Il mistero pasquale risplende della bellezza <strong>di</strong> una nuova creazione.<br />
Questo si esprime <strong>in</strong> un canto, un grido che nasce nel r<strong>in</strong>novamento nello spirito, proprio da questa<br />
consapevolezza <strong>di</strong> essere salvati da Gesù risorto.<br />
quante volte lo abbiamo fatto nelle assemblee, da Rim<strong>in</strong>i a un convegno regionale ad un <strong>in</strong>contro <strong>in</strong><br />
gruppo una sera qualsiasi:<br />
Se uno <strong>di</strong>ce Gesù è il Signore, tutti rispondono ...<br />
E se dopo <strong>di</strong>ce Alleluia tutti rispondono ....<br />
Essenziale il concetto <strong>di</strong> <strong>in</strong>carnazione per comprendere l'umanizzazione della liturgia.<br />
Nell'antico testamento Dio fa delle cose, parla con voce <strong>di</strong> tuono, mette nel cuore dei profeti delle<br />
idee, suggerisce a Mosè un modello cui rifarsi per creare l'arca e la tenda che la contiene, per<br />
def<strong>in</strong>ire la liturgia. Quando si manifesta nelle liturgie successive <strong>in</strong>vade il tempio con la sua gloria,<br />
cioè una presenza imponente, tangibile, ma <strong>in</strong> qualche modo una manifestazione, una figura.<br />
Quando Mosè chiede <strong>di</strong> vederlo, Dio gli mostra le spalle, cioè quel che resta del suo passaggio.<br />
In un certo modo qu<strong>in</strong><strong>di</strong> anche la liturgia è manifestazione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>stanza, un po' come la legge è<br />
segno <strong>di</strong> una prigionia, <strong>di</strong> una norma che ci racchiude tutti nel peccato.<br />
tanto è vero che l'efficacia della liturgia <strong>di</strong>pende <strong>in</strong> un certo senso dalla precisione con cui viene<br />
svolta, dalla meticolosità dei precetti, dalla s<strong>in</strong>cerità del cuore.<br />
Poi arriva Gesù e stravolge tutto.<br />
Il cambiamento sostanziale è proprio questo, Gesù si è fatto uomo.<br />
Ci sono qu<strong>in</strong><strong>di</strong> alcune conseguenze essenziali e significative.<br />
Nulla è per def<strong>in</strong>izione profano, se non il peccato.<br />
La liturgia non è opera nostra, ma <strong>di</strong> Gesù, il sacerdote, la vittima e l'altare.<br />
Tutte le azioni liturgiche dunque sono espressione <strong>di</strong> questo sacerdozio, non ornamenti o accessori.<br />
Questo vale <strong>in</strong> particolare per la musica e il canto, che sono al servizio della parola, della Profezia,<br />
dell'e<strong>di</strong>ficazione della comunità e della gloria <strong>di</strong> Dio.<br />
La storia della musica e della liturgia si sono <strong>in</strong>trecciate con un patrimonio ricchissimo.<br />
Pensiamo al r<strong>in</strong>ascimento e alla polifonia <strong>di</strong> autori come Palestr<strong>in</strong>a, Da victoria, ma anche alle
liturgie orientali, o a quelle galliche e ispaniche, <strong>di</strong> cui si è persa traccia perché non scritte, ma che<br />
hanno <strong>in</strong>fluenzato l'esperienza del canto gregoriano.<br />
Lo stesso canto gregoriano è rimasto per moltissimo tempo l'espressione universale della liturgia<br />
cantata f<strong>in</strong>o ai nostri giorni.<br />
Bisogna anche <strong>di</strong>re che il Canto Gregoriano non è rimasto effettivamente così prevalente nel corso<br />
dei secoli, perché ad esempio verso la f<strong>in</strong>e del me<strong>di</strong>oevo è stato abbandonato e recuperato solo nel<br />
XIX secolo, per un ritorno romantico.<br />
Accanto alla musica sacra colta, bisogna poi considerare tutto il patrimonio della musica popolare,<br />
pensiamo alle lau<strong>di</strong> o a testi del calibro del cantico delle creature <strong>di</strong> san Francesco.<br />
Il Magistero si è occupato della musica e del canto da sempre, ma <strong>in</strong> particolare dal concilio <strong>di</strong><br />
Trento.<br />
Negli ultimi cento anni i documenti si sono moltiplicati.<br />
Quando i documenti si moltiplicano vuol <strong>di</strong>re che il problema è grave e i documenti precedenti non<br />
lo hanno risolto.<br />
Effettivamente come <strong>in</strong> altri ambiti, stiamo assistendo anche rispetto alla musica e al canto ad una<br />
trasformazione culturale profonda.<br />
sempre più spesso il canto e la musica sono fruiti, non prodotti, ascoltati non partecipati. Il modello<br />
<strong>di</strong>venta quello estetico e spettacolare, non <strong>in</strong>teriore e personale, tanto meno comunitario.<br />
Un punto <strong>di</strong> svolta è rappresentato dalla costituzione Sacrosanctum Concilium, concilio vaticano II,<br />
n.48, che de<strong>di</strong>ca comunque alla questione un <strong>in</strong>tero capitolo.<br />
Musica e canto non sono accessori, ma parte <strong>in</strong>tegrante della liturgia.<br />
Canto e musica sono espressione <strong>di</strong> un popolo, della sua tra<strong>di</strong>zione, della sua appartenenza.<br />
Canto e musica sono per la gloria <strong>di</strong> Dio e l'e<strong>di</strong>ficazione dei fedeli.<br />
L'arte è al servizio del culto e non viceversa.<br />
La musica sacra deve dunque essere santa, vera arte e universale.<br />
Per questo, f<strong>in</strong>o al CVII il modello era il canto gregoriano o per le celebrazioni più solenni la<br />
polifonia r<strong>in</strong>ascimentale, quando non troppo teatrale.<br />
Ciò aveva a che fare anche con l'idea per cui l’azione liturgica era soprattutto un fatto clericale, cui<br />
il popolo assisteva.<br />
Un <strong>in</strong>tero capitolo è de<strong>di</strong>cato alla musica sacra nella costituzione Sacrosanctum concilium, ma <strong>in</strong> un<br />
contesto <strong>di</strong> revisione teologica del concetto <strong>di</strong> liturgia, cui è de<strong>di</strong>cato l'<strong>in</strong>tero documento conciliare.<br />
Si trasforma completamente l'idea <strong>di</strong> partecipazione dei fedeli, emerge il concetto <strong>di</strong> sacerdozio<br />
m<strong>in</strong>isteriale e sacerdozio comune, si rivaluta la chiesa come popolo <strong>di</strong> Dio, Corpo <strong>di</strong> Cristo,<br />
assemblea santa, nella quale a <strong>di</strong>verso titolo, tutti partecipano all'azione liturgica.<br />
L'arte nella liturgia <strong>di</strong>viene strumento m<strong>in</strong>isteriale.<br />
Teniamo conto che solo agli <strong>in</strong>izi del 1900 la musica se pure sacra, era chiamata umile ancella.<br />
Anzitutto è m<strong>in</strong>istero al servizio della Parola, nei salmi, nelle antifone, all'<strong>in</strong>gresso o alla<br />
comunione.<br />
Serve il servizio <strong>di</strong>v<strong>in</strong>o, esprimendo il gesto o le preghiere che sono pronunciate.<br />
Inf<strong>in</strong>e è al servizio della preghiera del popolo <strong>in</strong>tero, che non è un accessorio nel culto.<br />
Sant’Agost<strong>in</strong>o <strong>di</strong>ce che Cantare è proprio <strong>di</strong> chi ama. Significa che il canto, se è vero che esprime la<br />
realtà <strong>di</strong> ogni uomo, <strong>di</strong> tutto l'uomo, con i suoi sentimenti, le sue angosce e gioie, è anzitutto <strong>di</strong>alogo<br />
con Dio, profezia del regno, relazione profonda con il re e sovrano che nel canto deve essere<br />
adorato e contemplato.<br />
Il coro non è un elemento isolato, un ornamento, ma un servizio per i fedeli e la comunità <strong>in</strong>tera,<br />
costituendo parte <strong>in</strong>tegrante dell'armonia che si genera dalla collaborazione del sacerdote, dei<br />
m<strong>in</strong>istri, dei lettori, degli accoliti, degli animatori laici e dell'assemblea <strong>in</strong>tera.
Il Cvii valorizza anche altri generi, oltre al gregoriano e il canto polifonico, purché siano cantati con<br />
arte.<br />
Nelle note per la messa, si sottol<strong>in</strong>ea la varietà degli eventi musicali <strong>in</strong> relazione all'assemblea e alle<br />
sue caratteristiche proprie.<br />
Giovanni Paolo II ne parla e <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tesi <strong>di</strong>ce che il buon senso e il buon gusto sono importanti pilastri<br />
per orientare canto e musica a compiere il servizio <strong>di</strong>v<strong>in</strong>o <strong>in</strong> cui sono parte <strong>in</strong>tegrante.<br />
Si tratta <strong>di</strong> un fatto <strong>di</strong> equilibrio, fra m<strong>in</strong>istri del canto e popolo <strong>di</strong> Dio.<br />
In questo senso gli ultimi c<strong>in</strong>quant'anni, dal CVII ad oggi sono il risultato <strong>di</strong> un tentativo <strong>di</strong><br />
conciliare tra<strong>di</strong>zione e novità, decoro e adattamento alle nuove tendenze musicali.<br />
del resto la riforma liturgica è relativamente giovane, il pensiero della Chiesa prima del Concilio era<br />
essenzialmente legato alla tra<strong>di</strong>zione occidentale, per cui fenomeni come la globalizzazione avrà<br />
sicuramente la loro <strong>in</strong>fluenza anche sulla tra<strong>di</strong>zione liturgica.<br />
Il problema allora non è <strong>di</strong> stabilire se sia meglio l'organo o la chitarra, l'amplificazione o il canto a<br />
cappella, la polifonia o il gregoriano, ma <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re il significato profondo della liturgia, il<br />
valore dei gesti e delle azioni, il senso dei momenti della celebrazione liturgica, <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guendo fra<br />
eucarestia e altri sacramenti, liturgia e paraliturgia, adorazione ed evangelizzazione.<br />
Importante il concetto <strong>di</strong> partecipazione attiva, che non significa necessariamente tutti fanno tutto.<br />
Anche qui però ci sono degli elementi importanti da prendere <strong>in</strong> considerazione:<br />
Il Padre Nostro è una preghiera comunitaria importante e significa la partecipazione della comunità<br />
al mistero della preghiera <strong>di</strong> Gesù che viene <strong>in</strong>serito nella Messa dopo la consacrazione, qu<strong>in</strong><strong>di</strong><br />
quando Gesù è fisicamente presente <strong>in</strong> mezzo ai suoi e prega con loro.<br />
Allora non potremo cantare questa preghiera con un canto elaborato che viene offerto solo dal coro,<br />
perché stravolgeremmo il senso <strong>di</strong> questo momento liturgico.<br />
al contrario, un canto durante la comunione, che aiuta i fedeli a rimanere <strong>in</strong> silenzio per<br />
<strong>in</strong>teriorizzare questo straord<strong>in</strong>ario <strong>in</strong>contro con Gesù eucaristia offerto dal m<strong>in</strong>istero <strong>di</strong> animazione<br />
musicale e liturgica, che traduca questo momento con parole e musica adeguate, senza eccessiva<br />
spettacolarizzazione è assolutamente appropriato.<br />
Seconda relazione canto e celebrazione eucaristica<br />
Sacerdozio dei fedeli<br />
Fondamento è Cristo presente sacerdote e cantore.<br />
La messa è ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> grazie, eucaristia, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> <strong>in</strong>evitabilmente cantata.<br />
Prima <strong>di</strong> tutto esam<strong>in</strong>iamo due piccole espressioni, che hanno un posto particolare nella<br />
celebrazione eucaristica.<br />
È il saluto <strong>in</strong>iziale, che non è un buongiorno, nemmeno una generica affermazione <strong>di</strong><br />
<strong>in</strong>coraggiamento, ma la testimonianza della presenza <strong>di</strong> Gesù risorto e del Padre a def<strong>in</strong>ire il tono<br />
della celebrazione.<br />
Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito.<br />
Questo saluto, come un ritornello, <strong>di</strong> fatto segna come una porta d'<strong>in</strong>gresso le varie stanze della<br />
messa.<br />
Si ripete al vangelo, ad <strong>in</strong><strong>di</strong>care l'<strong>in</strong>gresso <strong>di</strong> Gesù Risorto, maestro e Signore. Segna <strong>in</strong> questo caso<br />
il passaggio dall'assemblea antica a quella nuova, da coloro che me<strong>di</strong>tano le scritture a cui come<br />
<strong>di</strong>ce Pietro fanno bene a prestare attenzione, ma solo f<strong>in</strong>ché non sia sorta la stella del matt<strong>in</strong>o,<br />
Cristo Signore.<br />
Torna a def<strong>in</strong>ire un'altra stanza e un'altra assemblea, <strong>in</strong>troducendo l'anafora cioè la preghiera<br />
eucaristica vera e propria. Inf<strong>in</strong>e è l'<strong>in</strong><strong>di</strong>catore <strong>di</strong> un mandato il saluto ai risorti dopo che hanno<br />
ricevuto l'eucaristia, pronti qu<strong>in</strong><strong>di</strong> a tradurre la liturgia nella vita.
Un altro elemento importantissimo è l'amen, sia perché è il modo del popolo <strong>di</strong> Dio <strong>di</strong> dare il<br />
consenso all'alleanza, sia perché è la parola def<strong>in</strong>itiva, Gesù è l'amen, il Sì del Figlio al Padre,<br />
l'assenso alla storia e al suo corso che <strong>in</strong> Lui si ricapitola. In questo senso, se è vero che tutti gli<br />
amen rappresentano un'adesione a Dio e alle sue promesse, un posto particolare riveste l'amen che<br />
sigilla e conclude la preghiera eucaristica. Per questo è cantato con maggiore solennità e spesso<br />
triplicato così da enfatizzarne il valore specifico.<br />
Alcuni canti durante la Messa sono variabili, anche se hanno conf<strong>in</strong>i ben def<strong>in</strong>iti, determ<strong>in</strong>ati dal<br />
significato <strong>in</strong>terno al contesto liturgico.<br />
Altri <strong>in</strong>vece sono fissi, ad<strong>di</strong>rittura immo<strong>di</strong>ficabili nel testo.<br />
I primi hanno valore esortativo, o mistagogico, mentre i secon<strong>di</strong> sono la solennizzazione <strong>di</strong> elementi<br />
liturgici propriamente detti, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> che non possono essere soggetti alla fantasia <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale.<br />
Il canto d'<strong>in</strong>gresso.<br />
Questo canto è letteralmente il canto <strong>di</strong> <strong>in</strong>troduzione all'altare <strong>di</strong> Dio, è il momento <strong>in</strong> cui entriamo<br />
alla presenza del Signore, il tempo si ferma, siamo convocati dal re, siamo ammessi alla liturgia<br />
celeste, fra miria<strong>di</strong> <strong>di</strong> angeli, alla gloria del Signore Risorto, alla comunione con il suo santo<br />
sacrificio, siamo trasformati nel tempio stesso <strong>di</strong> Dio, siamo avvolti dalla nube della gloria<br />
dell'Onnipotente.<br />
Il Kyrie<br />
Nella chiesa lat<strong>in</strong>a e nel messale romano ha una valenza doppia e può essere usato sia come<br />
espressione penitenziale, sia come acclamazione, a seconda se è <strong>in</strong>serito prima o dopo della formula<br />
assolutoria.<br />
Nel caso sia prima della formula <strong>di</strong> assoluzione, che lo ricordo, vale per i peccati veniali e non<br />
sostituisce la confessione, può essere sostituito da un altro canto penitenziale, per esempio il<br />
Miserere, mentre se è dopo la formula, è sempre <strong>in</strong>variabile.<br />
Il gloria<br />
Il Gloria è quello che tecnicamente si chiama una dossologia, all'<strong>in</strong>terno della quale si riprende<br />
l'acclamazione al re nelle tre <strong>in</strong>vocazioni <strong>di</strong> Misericor<strong>di</strong>a.<br />
Inizia con il canto angelico che è risuonato sulla grotta <strong>di</strong> Betlemme, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> rimanda al mistero<br />
dell'<strong>in</strong>carnazione, cui risponde l'assemblea adorante. Poi si <strong>di</strong>spiega tutto il movimento tr<strong>in</strong>itario<br />
con al centro la persona <strong>di</strong> Gesù, nel suo rapporto profondo con l'umanità cui si dona.<br />
Per questa caratteristica <strong>di</strong> grande solennità è il Gloria, un canto della domenica e non della feria,<br />
delle solennità e delle feste particolari, sospeso <strong>in</strong> Quaresima e avvento, per sottol<strong>in</strong>eare con il suo<br />
silenzio l'attesa <strong>di</strong> una r<strong>in</strong>novata manifestazione della Gloria <strong>di</strong> Dio nella Pasqua, nel Natale e Nella<br />
seconda Venuta.<br />
Il salmo responsoriale<br />
Il salmo responsoriale è un’esperienza totalmente dell'assemblea, un <strong>di</strong>alogo fra Cristo e la sua<br />
sposa.<br />
Il cantore, <strong>in</strong>fatti, non è nel coro, ma all'ambone a testimoniare che è Gesù a parlare me<strong>di</strong>ante il<br />
salmo, al cuore della sposa l'assemblea, nella quale è <strong>in</strong>cluso anche il celebrante.<br />
Tuttavia è un canto della chiesa, perché non è il celebrante a cantare come solista, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> ha una<br />
solennità <strong>di</strong>versa, non è Gesù che ammaestra la sua chiesa come nel Vangelo, ma che parla<br />
<strong>in</strong>timamente attraverso la modalità poetica, cioè la parola rivolta al cuore, prima che alla ragione e<br />
alla volontà.<br />
Ciò non significa che la risposta non sia <strong>in</strong>tegrale e profonda.<br />
In un certo senso il salmo, è la manifestazione concreta del <strong>di</strong>alogo che pervade tutta la messa, fra
Dio e il suo popolo.<br />
L'alleluia<br />
È una manifestazione <strong>di</strong> consenso, <strong>di</strong> giubilo e <strong>di</strong> lode, con una <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> gioia <strong>in</strong>tensa, il modo<br />
<strong>di</strong> rispondere del popolo al canto dei leviti, <strong>di</strong> cui i salmi sono pieni.<br />
Per questo l'alleluia precede il Signore che nel Vangelo viene a parlare al suo popolo, è l'equivalente<br />
dell'osanna per il suo <strong>in</strong>gresso glorioso <strong>in</strong> Gerusalemme.<br />
Per questo <strong>in</strong> Quaresima l'alleluia si omette, per segnare profondamente il senso <strong>di</strong> attesa della<br />
Pasqua.<br />
L'alleluia è anche comunione profonda con l'assemblea celeste, <strong>di</strong> cui è la più forte espressione, nel<br />
cantico dei salvati, che fa riferimento alle Nozze dell'Agnello.<br />
Il Credo<br />
Il Credo è un esempio tipico della contrad<strong>di</strong>zione fra <strong>in</strong>tenzione e realizzazione. Un tempo era<br />
cantato, con la formula gregoriana, ma oggi la <strong>di</strong>seducazione del popolo al canto ha fatto sì che non<br />
solo non sia cantato, ma spesso venga sostituito dal r<strong>in</strong>novo delle promesse Battesimali, meglio <strong>di</strong><br />
metà <strong>di</strong> esse, come se fossero un equivalente.<br />
Oltre a mancare le r<strong>in</strong>unce, ammesso che sia poi una prassi valida quella <strong>di</strong> risparmiare ai fedeli <strong>di</strong><br />
ricordarsi i fondamenti della loro fede, la versione utilizzata è spesso quella del credo apostolico,<br />
non il Credo niceno-costant<strong>in</strong>opolitano, molto più ricco teologicamente.<br />
La preghiera dei fedeli<br />
Nella liturgia bizant<strong>in</strong>a, le <strong>in</strong>tercessioni sono cantate, purtroppo da noi questa usanza si è persa. È<br />
un peccato, perché è una delle occasioni privilegiate per sottol<strong>in</strong>eare il <strong>di</strong>alogo <strong>di</strong> Dio con il suo<br />
popolo, espressione della preghiera della chiesa, ma siccome proclamata da un solista, <strong>di</strong> fatto è<br />
anche un modo per <strong>di</strong>re che è preghiera <strong>di</strong> Gesù al Padre, cui si associa l'assemblea, un po' come nel<br />
salmo responsoriale o nelle antifone.<br />
Il canto <strong>di</strong> offertorio<br />
Il canto offertoriale è manifestazione della gioia <strong>di</strong> essere ammessi alla mensa del Signore, è<br />
un'altra apertura, l'<strong>in</strong>gresso alla stanza più segreta della casa <strong>di</strong> Dio, ove sono celati i doni più<br />
preziosi.<br />
Nello stesso tempo è umile offerta <strong>di</strong> noi stessi, unione alle offerte del pane e del v<strong>in</strong>o, comunione<br />
all'offerta <strong>di</strong> Gesù che ancora una volta si immola.<br />
Il canto <strong>di</strong> offertorio non si può cantare se non siamo riconciliati, tanto è vero che nella chiesa<br />
ambrosiana e <strong>in</strong> quelle orientali è stato conservato il bacio santo <strong>di</strong> pace prima dell'offerta dei doni<br />
sull'altare.<br />
Il canto <strong>di</strong> offertorio è canto della chiesa matura, non lo potevano cantare i catecumeni che a quel<br />
momento erano usciti dalla chiesa.<br />
Il canto <strong>di</strong> offertorio è consapevolezza della comunione profonda che si manifesta anche nella<br />
solidarietà concreta nelle offerte, anche se questo è un <strong>di</strong>scorso che non possiamo fare <strong>in</strong> questo<br />
ambito, sul rapporto fra denaro e liturgia.<br />
Il santo<br />
Il santo è il canto che conclude il <strong>di</strong>alogo del sacerdote con l'assemblea nella cosiddetta anafora,<br />
quella preghiera che <strong>in</strong>troduce alla liturgia eucaristica vera e propria, perciò è un canto<br />
dell'assemblea <strong>in</strong>tera, sacerdote e fedeli.<br />
Le sue orig<strong>in</strong>i sono nel libro <strong>di</strong> Isaia, ma per l'ampiezza rimandano anche al canto dell'Apocalisse,<br />
al tripu<strong>di</strong>o dell'<strong>in</strong>gresso <strong>in</strong> Gerusalemme, al compimento delle processioni verso il tempio, alla<br />
realizzazione della liturgia celeste.<br />
Veniva anche chiamato canto angelico, perché a cantarlo erano i cherub<strong>in</strong>i, esseri alati e spaventosi,<br />
presenza delle potenze celesti <strong>in</strong> un culto <strong>in</strong> cui il profeta si sente schiacciato e fuori posto.
Ma nella celebrazione eucaristica è il canto della <strong>di</strong>gnità della chiesa, la lode gran<strong>di</strong>osa <strong>di</strong> una<br />
comunità ammessa al pieno culto spirituale al sacerdozio stesso <strong>di</strong> Cristo. In questo senso è il canto<br />
della creazione <strong>in</strong>tera, che geme e soffre per le doglie del parto.<br />
È il grido della madre, che genererà ancora una volta Gesù, perché si offra nel dono totale <strong>di</strong> sé.<br />
È un'<strong>in</strong>vocazione pentecostale, perché dopo <strong>di</strong> essa saranno almeno due le <strong>in</strong>vocazioni allo spirito<br />
Santo che si consumeranno e compiranno nella preghiera eucaristica, alla f<strong>in</strong>e della quale Cristo<br />
sarà presente non solo <strong>in</strong> Spirito, non solo nella persona del sacerdote celebrante, non solo nel<br />
sacerdozio comune dei fedeli, ma <strong>in</strong> corpo, anima e <strong>di</strong>v<strong>in</strong>ità, se pure sotto le specie del pane e del<br />
v<strong>in</strong>o.<br />
Il santo è come il tuono che precede la nuova creazione, il big bang che genera i cieli nuovi e le<br />
terre nuove promesse ai salvati.<br />
L'agnello <strong>di</strong> Dio<br />
Il canto <strong>di</strong> comunione<br />
Il canto <strong>di</strong> comunione è commento al mistero che si compie, realizzazione della comunità, per cui<br />
non è un'esperienza solo personale, ma manifestazione della comunità che loda e r<strong>in</strong>grazia il<br />
Signore che si dona.<br />
Anche quando racconta l'<strong>in</strong>timo sollievo del cuore che si unisce a Cristo eucaristia il me che parla è<br />
me <strong>di</strong> una chiesa, è l'Io della sposa fedele, <strong>in</strong>vito <strong>di</strong> Gesù a <strong>di</strong>ventare Cristo che camm<strong>in</strong>a nel<br />
mondo.<br />
Il canto <strong>di</strong> comunione è culm<strong>in</strong>e della celebrazione, cuore dell'<strong>in</strong>contro, mistagogia del Signore che<br />
<strong>di</strong>venta cibo, delle nozze mistiche, della comunione fraterna.<br />
Bisogna <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guere il canto <strong>di</strong> comunione vero e proprio, da un canto <strong>di</strong> r<strong>in</strong>graziamento, che può<br />
essere <strong>in</strong>serito a questo punto, dopo la comunione almeno <strong>di</strong> una parte consistente dei fedeli, anche<br />
<strong>in</strong> accompagnamento al silenzio che è previsto <strong>in</strong> questo momento della celebrazione.<br />
Il canto f<strong>in</strong>ale<br />
Inf<strong>in</strong>e il canto f<strong>in</strong>ale è o un canto <strong>di</strong> mandato, o un canto <strong>di</strong> glorificazione, o quando possibile un<br />
canto riferito alla celebrazione che si è appena conclusa, spesso è un canto mariano, sia per<br />
sod<strong>di</strong>sfare la pietà popolare, sia per segnalare che Maria è <strong>in</strong> qualche modo colei che nel tempo tra<br />
una celebrazione e l'altra, ci accompagna nel cam<strong>in</strong>o della vita.<br />
Qualche norma pratica<br />
Il canto <strong>di</strong> <strong>in</strong>gresso è <strong>in</strong>troduttivo della celebrazione, perciò è un canto <strong>di</strong> lode o <strong>di</strong> r<strong>in</strong>graziamento,<br />
oppure un canto processionale, che richiama la processione solenne che saliva al tempio <strong>di</strong><br />
Gerusalemme.<br />
Non è un canto me<strong>di</strong>tativo, né è un canto mariano, a meno che non siamo <strong>in</strong> una celebrazione<br />
specificamente de<strong>di</strong>cata alla Madonna.<br />
Se è possibile dovrebbe alludere anche al tempo liturgico, l'avvento è un tempo <strong>di</strong> attesa, la<br />
Quaresima è un tempo <strong>di</strong> conversione, la Pasqua è tempo <strong>di</strong> resurrezione, il tempo ord<strong>in</strong>ario è<br />
accompagnato da un certo vangelo e a volte si trovano canti che vi fanno riferimento.<br />
I canti kyrie, gloria, credo, santo, padre nostro, agnello <strong>di</strong> Dio, o altre antifone tratte dalle<br />
rubriche, non possono essere mo<strong>di</strong>ficate, per il gusto <strong>di</strong> farlo o l'adattamento alla musica.<br />
Il canto <strong>di</strong> offertorio è un canto <strong>di</strong> offerta, non una me<strong>di</strong>tazione qualsiasi, non è cioè importante<br />
solo il fatto che il canto sia lento nell'andamento, ma il suo contenuto.<br />
Il canto <strong>di</strong> comunione è un canto che fa riferimento all'<strong>in</strong>contro del Signore eucaristia con il<br />
credente, o un canto <strong>di</strong> adorazione, o un canto <strong>di</strong> r<strong>in</strong>graziamento, preferibilmente come secondo<br />
canto, se è permesso nel silenzio che segue la ricezione dell'eucaristia.