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Visualizza la rivista - Padri Dehoniani

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16<br />

I l<br />

profeta Ezechiele Dio affida un compito<br />

con queste parole: «Figlio dell’uomo,<br />

ti ho posto persentinel<strong>la</strong> al<strong>la</strong> casa<br />

d’Israele» (Ez 3,16). Dal termine <strong>la</strong>tino vigilāre<br />

derivano, con lo stesso significato, i<br />

due termini italiani “vigi<strong>la</strong>re” e “vegliare”.<br />

Che cosa ci fanno venire in mente<br />

questi due termini? Immediatamente <strong>la</strong><br />

sentinel<strong>la</strong> che sta sveglia mentre gli altri<br />

dormono, veglia sul loro riposo. Il contadino<br />

veglia sul campo appena seminato<br />

perché gli uccelli non becchino il seme<br />

che ha affidato al<strong>la</strong> terra; <strong>la</strong> madre veglia<br />

sul bambino che sta giocando; lo<br />

scienziato veglia sul<strong>la</strong> provetta a cui ha<br />

affidato il suo esperimento; il pastore<br />

veglia sul gregge… C’è qualcosa di comune<br />

in tutti questi fatti: <strong>la</strong> premura per<br />

qualcosa che si ama.<br />

Il primo Salmo del Salterio dice: «Il Signore<br />

veglia sul cammino dei giusti…»<br />

(1,6). Il famoso Salmo del pastore svolge<br />

ampiamente questo tema: «Il Signore è il<br />

mio pastore: / non manco di nul<strong>la</strong>; / su pascoli<br />

erbosi mi fa riposare / ad acque tranquille<br />

mi conduce…/ Se dovessi camminare<br />

in una valle oscura, / non temerei alcun<br />

male, perché tu sei con me» (Sal 23).<br />

Come, che cosa,<br />

quando<br />

Otto ore circa del<strong>la</strong> nostra giornata sono<br />

dedicate al sonno, il resto è tempo di<br />

veglia (o dovrebbe esserlo). Essere svegli<br />

però non significa ancora essere in stato di<br />

PRESENZA CRISTIANA<br />

Giuseppe Moretti<br />

Un Angelo<br />

al mese<br />

L’angelo<br />

del<strong>la</strong> Vigi<strong>la</strong>nza<br />

veglia. Stanchezza, dolori fisici, preoccupazioni<br />

morali, impegni vari… assorbono una<br />

parte notevole del<strong>la</strong> nostra attenzione,<br />

che finisce per ridursi al 30% delle sue capacità,<br />

quando non scende più in basso.<br />

I termini attenzione e vigi<strong>la</strong>nza non<br />

sono esattamente <strong>la</strong> stessa cosa, ma<br />

proviamo a usarli come se lo fossero. Gli<br />

psicologi sostengono che <strong>la</strong> nostra attenzione<br />

è selettiva, cioè è focalizzata in<br />

base ai nostri interessi. Molte delle azioni<br />

del<strong>la</strong> nostra giornata sono gestite in<br />

automatismo (facciamo molte cose automaticamente,<br />

per abitudine) perché<br />

ci fa risparmiare tante energie, ma questo<br />

ci impedisce di percepire più<br />

profondamente <strong>la</strong> ricchezza anche di azioni<br />

le più comuni (respirare, camminare,<br />

vedere, sentire…) e spesso ci priva<br />

anche di godimenti più profondi psicologici<br />

e spirituali (il godimento estetico,<br />

il piacere di incontrare una persona per<br />

noi importante…). Il racconto del riquadro<br />

potrebbe aiutarci a riflettere.<br />

Attenzione!...<br />

Attenzione!…<br />

Attenzione!<br />

Era una comunità di nove monaci, in<br />

un convento ormai troppo grande per<br />

<strong>la</strong> comunità diventata picco<strong>la</strong>. Picco<strong>la</strong><br />

comunità con grandi problemi. L’entusiasmo<br />

di un tempo era finito: l’età, con<br />

gli acciacchi che portava, rendeva tutto<br />

più spento. L’ufficio Divino, che un tempo<br />

era l’anima del<strong>la</strong> loro vita, si trascinava<br />

monotonamente. Molti <strong>la</strong>vori, che<br />

prima rendevano viva <strong>la</strong> giornata, non<br />

venivano più svolti. C’era tanta solitudine,<br />

tanti silenzi vuoti. Anche le feste, che<br />

un tempo portavano folle al monastero,<br />

erano cadute in disuso. Vari tentativi di<br />

scuotere il torpore del<strong>la</strong> comunità erano<br />

caduti nel vuoto.<br />

Una sera suonò al<strong>la</strong> porta del monastero<br />

un ospite, sconosciuto ma con una<br />

fisionomia vagamente familiare. Disse<br />

di essere appena arrivato e di non conoscere<br />

alcuno in paese. Chiedeva un<br />

piatto di minestra e un posto per passare<br />

<strong>la</strong> notte. Gli venne offerta <strong>la</strong> cena e<br />

per <strong>la</strong> notte non aveva che l’imbarazzo<br />

del<strong>la</strong> scelta tra tante celle vuote. Disse<br />

che preferiva dormire nel<strong>la</strong> chiesa del<br />

monastero e che sarebbe ripartito il<br />

mattino presto. La cosa <strong>la</strong>sciò perplessi i<br />

monaci, ma al<strong>la</strong> fine accondiscesero.<br />

Egli se ne andò senza far rumore i1<br />

mattino prima che i monaci scendessero<br />

per l’ufficio divino. Con sgomento<br />

scoprirono che <strong>la</strong> chiesa era stata oggetto<br />

di vandalismo. Non era scomparso<br />

nul<strong>la</strong> ma c’era una paro<strong>la</strong> scarabocchiata<br />

ovunque: Attenzione..<br />

Non un solo angolo era stato risparmiato:<br />

le porte, le finestre, le colonne, il<br />

pulpito, l’altare, persino <strong>la</strong> Bibbia e il<br />

Salterio che stavano sul leggio. Dovunque<br />

l’occhio si posasse, <strong>la</strong> stessa paro<strong>la</strong>:<br />

“Attenzione!”.<br />

Il primo impulso dei monaci fu quel-

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