Untitled - Altervista
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È un ragionamento, questo, che vuole evidenziare le peculiarità teatrali, orali ed emozionali, del<br />
rapporto tra performer (insegnante o formatore che sia) e schermo.<br />
Alle spalle di quest’analisi c’è, in particolare, la considerazione di un lavoro che va anche oltre<br />
l’ambito comunicazionale per muoversi in campo teatrale..<br />
Dalla tradizione del cantastorie (si pensi solo all’uso del tabellone nel “cunto” siciliano) alla<br />
sperimentazione dei “teleracconti” (dove si narra con l’utilizzo di una telecamera che ingrandisce<br />
gli oggetti protagonisti di una sorta di teatro di figura elettronico), ci sono esperienze dove la parola<br />
s’innerva con le immagini in una combinazione sinestesica che delinea un’espansione delle<br />
possibilità di azione immaginaria della narrazione.<br />
Va sottolineato qui il valore della sinestesia, proprietà teatrale per eccellenza grazie alla<br />
compresenza di più linguaggi e più percezioni simultaneamente, e ancor di più il fatto che<br />
l’ipermedia di per sé esprime sinestesia a propria volta.<br />
In questo senso l’integrazione tra la pratica teatrale della narrazione orale e quella multimediale<br />
basata sulla proiezione su un grande schermo può tracciare una pista d’interessanti sviluppi culturali<br />
e, dato emblematico, esperienze attuabili anche da un docente senza dover esprimere una<br />
competenza artistica.<br />
Occhio di link<br />
Si tratta di un format di animazione teatrale con i nuovi media su percezione visiva, azione scenica<br />
e navigazione interattiva realizzato da Giallo Mare Minimal Teatro www.giallomare.it che da anni<br />
opera come una delle realtà più significative del teatro-ragazzi, con una peculiarità: la sottile<br />
interazione tra parola, gesto e immagini multimediali.<br />
È una ricerca che porta avanti, da molto tempo prima dell’avvento delle tecnologie digitali,<br />
utilizzando diapositive, lavagne luminose e video, cogliendo lo spirito essenziale del gioco tra corpo<br />
e proiezioni visive. In questo senso l’azione scenica nell’ambito multimediale si basa su una<br />
consapevolezza piena, assolutamente ludica, arrivando a contemplare una “drammaturgia<br />
dell’interattività” che risiede, ancor più che nell’automatismo del cliccare su pulsanti, sulla capacità<br />
di contemplare lo sguardo dello spettatore e le sue reazioni.<br />
Questo format laboratoriale, performativo e multimediale, ideato e condotto da Renzo Boldrini, è<br />
centrato sull’idea di “azione/navigazione interattiva” intesa come esplorazione teatrale di una<br />
percezione visiva dell’opera d’arte proiettata da computer.<br />
Un’operazione che si basa su una semplicità, l’invenzione teatrale dell’azione nel raggio della<br />
videoproiezione, e su una necessità, la creazione di opportunità che dimostrino che la<br />
multimedialità non si gioca solo all’interno dello schermo di un computer, dove è facile perdere il<br />
senso del rapporto tra reale e virtuale.<br />
Il format si articola su tre livelli:<br />
1. una superficie – lo schermo su cui proiettare e verso cui si concentra la visione.<br />
2. Un medium, l’attore-performer che esplora la visione, per trasformarla in oggetto di<br />
narrazione.<br />
3. Gli spettatori, la loro percezione condivisa e tradotta in un gioco d’interazione con la<br />
narrazione e la visione proiettata.<br />
Lo schermo, bianco, come una mappa senza coordinate, dal momento della videoproiezione viene<br />
popolato dalle visioni, spesso selezionate dal grande thesaurus della Storia dell’Arte. Le immagini<br />
entrano in scena. Lo scherma diventa il luogo virtuale (“ciò che è possibile”) dell’azione scenica.<br />
Le immagini proiettate vengono agite: il quadro si “anima” usando elementari funzioni di<br />
elaborazione grafica, di navigazione, ingrandimento, colorazione, decolorazione dei segni pittorici.<br />
Si parte dai segni dei quadri originari per un viaggio narrativo fra il didattico e l’onirico, animato<br />
dal medium-attore.<br />
Un viaggio strutturato, usando idealmente una “tela sterminata” dove “linkando” un segno o un<br />
colore si passa da un’opera ad un’altra, da Escher a Fontana, da Leonardo da Vinci a Isgrò.<br />
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