ESSERE - Maggio - Giugno 2011.pdf - CSA Arezzo
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spazio aperto<br />
8<br />
dell’assurdo ha segnato una pagina nuova nella storia della drammaturgia<br />
mondiale. In una delle ultime interviste si esprimeva così: “La gioia di essere è<br />
soffocata dal male. E’ questo il grande enigma della vita e per questo il più delle<br />
volte vivo nell’angoscia. Fare teatro per me è fare compagnia all’uomo, aiutarlo<br />
a combattere questa solitudine, ad affrontarla. Scrivo per ricordare alla gente<br />
questi problemi, perché vegli, perché non dimentichi”. Ciò che Ionesco ha<br />
esposto al pubblico nel suo teatro é proprio la vita banale di chi non accetta la<br />
sfida dell’esistenza, di chi si riduce entro i confini dei luoghi comuni, di chi non<br />
sa più vivere la meraviglia di fronte alla Presenza che le cose, le parole velano e<br />
svelano. “Uno dei motivi principali per cui scrivo - continuava Ionesco - é per<br />
ritrovare il meraviglioso della mia infanzia al di là del quotidiano, la gioia al di là<br />
del dramma, la freschezza al di là della durezza dei giorni. Tutte le mie opere<br />
sono un appello, l’espressione di una nostalgia. Io cerco un tesoro caduto<br />
nell’oceano, perduto nella tragedia della storia. O, se volete, cerco la luce”.<br />
Come sarebbe bello se ciascuno di noi prendesse sul serio l’anelito alla verità,<br />
alla bellezza e alla felicità che sono indiscutibilmente dentro queste parole di<br />
Ionesco. Magari contemplando un tramonto in riva al mare. Già, proprio il<br />
mare, che ha la rara capacità di aiutare l’uomo a scoprire se stesso. E’ infinito,<br />
come il desiderio che c’è nel cuore dell’uomo, è difficile da conquistare, come<br />
ogni cosa vera nella vita, si rivela lentamente e affascina.<br />
Certo, qualcuno che obbietta ci sarà senz’altro e, come spesso capita di sentire,<br />
dirà: queste sono belle parole, ma la vita di tutti i giorni è un’altra cosa e ci vuol<br />
ben altro per affrontarla. Pur rispettando la sensibilità e il vissuto di ciascuno,<br />
va detto che le cose non stanno proprio così. Infatti ciò che è decisivo in ogni<br />
giorno della nostra vita, sono i pensieri con i quali si inizia un nuovo giorno e<br />
quelli con cui si finisce. Se iniziamo una nuova giornata già appesantiti dalle<br />
preoccupazioni del giorno prima, se ci portiamo dentro le ire, l’invidia, la<br />
gelosia che hanno lacerato le nostre ore passate, come faremo ad affrontare<br />
in modo creativo e perciò sereno ciò che ci attende? Capisco però che se<br />
la vita è informata e dominata, ad esempio, da pensieri tipo quello espresso<br />
dal biologo statunitense e premio Nobel per la medicina nel 00 , Robert<br />
Horvitz, secondo il quale “Nella natura niente è stato programmato: tutto si è<br />
semplicemente evoluto, senza alcuno scopo”, diventa estremamente difficile<br />
capire che noi siamo più di quello che mangiamo o di quello che produciamo<br />
e che ogni volta che sorge il sole sopra la nostra testa c’è un senso e c’è un<br />
perché. Forse vale la pena considerare seriamente che per non essere come<br />
foglie in balia del vento, la nostra giornata non può iniziare senza riprendere<br />
coscienza piena della presenza di Dio davanti al quale si svolgono le nostre<br />
ore. Per questo iniziare la giornata con la preghiera, prima ancora di essere<br />
una atto cultuale e religioso, si rivela essere un gesto umano e pienamente<br />
ragionevole. Infatti nella preghiera c’è sempre un nuovo inizio, una novità, una<br />
rigenerazione alla freschezza dell’origine. Ma altrettanto decisivi sono i pensieri<br />
con cui si conclude la giornata: questi determineranno il nostro riposo nella<br />
notte e il nostro risveglio il mattino dopo. Le ore della sera sono preziose e<br />
purtroppo sembrano ormai condannate alla televisione. Ma diventa importante<br />
riappropriarsi della possibilità di scegliere. In questa libertà che sa spendere