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saggio Cristina Passetti.qxp - Società Italiana di Storia della Filosofia

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Annarita Angelini - La me<strong>di</strong>etas del corpo...<br />

CRISTINA PASSETTI<br />

Utili scienze e lingua nazionale nel programma<br />

<strong>di</strong> riforme <strong>di</strong> Antonio Genovesi *<br />

In un <strong>saggio</strong> del 1975 de<strong>di</strong>cato al pensiero economico <strong>di</strong> Antonio<br />

Genovesi, Giuseppe Galasso affermava che “il pas<strong>saggio</strong> genovesiano<br />

all’economia resta pur sempre un problema da chiarire meglio<br />

nei suoi termini e nel suo significato” 1 , tanto più che Genovesi<br />

stesso sottolineò a più riprese il carattere epocale <strong>di</strong> un evento che,<br />

pur segnando una svolta nella sua biografia personale così come nella<br />

storia del Regno <strong>di</strong> Napoli, non determinò una reale cesura con le<br />

sue precedenti ricerche teologico-metafisiche. Da un certo punto <strong>di</strong><br />

vista, anzi, il concetto <strong>di</strong> economia co<strong>di</strong>ficato dalla cattedra intieriana<br />

ebbe origine entro quello stesso processo speculativo, dato che<br />

esso riposava su un principio enunciato assai precocemente, in opere<br />

che si occupavano <strong>di</strong> questioni filosofiche quali la Metaphysica del<br />

1743 e l’Ars logico-critica del 1745 2 . E proprio in rapporto alla “pre-<br />

* Questo testo sviluppa e approfon<strong>di</strong>sce argomentazioni esposte sia al Convegno<br />

<strong>di</strong> Ostuni (31 maggio - 2 giugno 2007) sul tema “Le metamorfosi dei<br />

linguaggi nel Settecento”, sia al Seminario internazionale <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> tenutosi a<br />

Pisa (11-12-13 ottobre 2007) sul tema Modelli da imitare, modelli da evitare.<br />

Discussioni settecentesche su morale e commercio, ricchezza e povertà negli<br />

antichi Stati italiani, i cui Atti, curati rispettivamente da C. Borghero e R.M.<br />

Loretelli, e da A. Alimento, saranno prossimamente pubblicati nelle E<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> <strong>Storia</strong> e Letteratura.<br />

1 G. Galasso, Genovesi: il pensiero economico, in Id., La filosofia in soccorso de’<br />

governi. La cultura napoletana del Settecento, Guida, Napoli 1989, pp. 401-<br />

429: 403. Importante per le nostre riflessioni anche l’altro contributo presente<br />

in questa raccolta, dal titolo Genovesi: il pensiero religioso, pp. 369-399.<br />

2 A. Genovesi, Elementa metaphysicae mathematicum in morem adornata, Napoli,<br />

Tip. Gessari, Pars prior: ontosophia, 1743; Pars secunda: principia psycheosophiae,<br />

con la de<strong>di</strong>ca a papa Benedetto XIV e la risposta <strong>di</strong> quest’ultimo, 1747;<br />

1


<strong>Filosofia</strong>Luca Verzelloni<br />

cocità elaborativa” <strong>di</strong>mostrata dall’abate, gli stu<strong>di</strong>osi hanno continuato,<br />

anche <strong>di</strong> recente 3 , a interrogarsi sul senso <strong>della</strong> “svolta” del<br />

1754, alla ricerca <strong>di</strong> risposte tese a una maggiore comprensione del<br />

percorso intellettuale <strong>di</strong> Genovesi, percorso attraverso il quale, grazie<br />

a continue e progressive approssimazioni, egli giunse, nel 1768,<br />

nelle Lezioni <strong>di</strong> commercio 4 , alla definitiva formulazione dello statuto<br />

epistemologico dell’economia, inserendo la <strong>di</strong>sciplina nell’ambito<br />

delle scienze morali, accanto all’etica e alla politica.<br />

Il principio al fondo <strong>della</strong> riflessione genovesiana, sin dall’inizio<br />

<strong>della</strong> sua carriera accademica, coincideva in particolare con la<br />

categoria <strong>di</strong> utile, la quale, posta in rapporto ai saperi, aveva da su-<br />

Pars tertia: principia theosophiae naturalis, 1751; Pars quarta: de principiis legis<br />

naturalis, 1752. L’ed. definitiva, con lo stesso titolo, Napoli, Simoniana, 1760-<br />

1763, in 5 voll. e con molte <strong>di</strong>fferenze significative. Id., Elementorum artis logico-criticae,<br />

in 5 voll., Napoli, Palumbo, 1745, cui seguirono una II ed. rivista,<br />

Napoli, s.n.t., 1748, una III ed. Napoli, Gessari, 1753, e infine una IV ed. Napoli,<br />

Gessari, 1758. Il testo latino fu poi tradotto in italiano: Logica per gli giovanetti,<br />

Napoli, Simoniana, 1766 (II ed. 1769). Si cita dall’ed. in 2 voll., con le<br />

Vedute fondamentali sull’arte logica <strong>di</strong> Giandomenico Romagnosi, Torino, <strong>Società</strong><br />

e<strong>di</strong>trice <strong>della</strong> Biblioteca dei Comuni italiani, Tip. Fory & Dalmazzo in<br />

Doragossa, 1853, vol. I: Logica <strong>di</strong> Genovesi (nel vol. II: Vedute <strong>di</strong> Romagnosi).<br />

3 Si vedano, ad esempio, gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Nicola Borchi pubblicati nel «Giornale critico<br />

<strong>della</strong> filosofia italiana», VI serie: anno LXXIX (LXXXI), vol. XX, nn. 2-3<br />

(mag.-<strong>di</strong>c. 2000), pp. 386-400: I guai <strong>di</strong> un apologista newtoniano. La “Metaphysica”<br />

e l’“Ars logico-critica” <strong>di</strong> Genovesi processati dalla Congregazione dell’In<strong>di</strong>ce;<br />

e anno LXXXI (LXXXIII), vol. XXII, n. 3 (set.-<strong>di</strong>c. 2002), pp. 405-429:<br />

Quando l’inquisitore si <strong>di</strong>strae: ancora sul processo alla “Metaphysica” e all’“Ars<br />

logico-critica” <strong>di</strong> Genovesi. Cfr. inoltre M.T. Marcialis, Antonio Genovesi e la costruzione<br />

scientifica dell’economia civile, in F.M. Crasta, A. Loche, M. Lussu,<br />

M.T. Marcialis, Ragione, natura, storia. Quattro stu<strong>di</strong> sul Settecento, F. Angeli,<br />

Milano 1999, pp. 103-134; Id., Scienza e filosofia nella “Dissertatio physico-historica<br />

de rerum origine et constitutione” <strong>di</strong> Antonio Genovesi, in «Rivista <strong>di</strong> storia<br />

<strong>della</strong> filosofia», 4 (2002), pp. 601-612; e M. Torrini, Introduzione a A. Genovesi,<br />

Dissertatio physico-historica de rerum origine et constitutione, trad. it. a<br />

fronte a c. <strong>di</strong> S. Bonechi e M. Torrini, Giunti, Firenze 2001, pp. 7-27.<br />

4 A. Genovesi, Delle lezioni <strong>di</strong> commercio, o sia <strong>di</strong> economia civile, 2 tt., Napoli,<br />

Simoniana, 1765-1767; la II ed. rivista e corretta, in 2 tt., Napoli, Simoniana,<br />

1768-1770 (t. II postumo). Il testo è oggi <strong>di</strong>sponibile in ed. critica a c. <strong>di</strong> M.L.<br />

Perna, Istituto Italiano per gli Stu<strong>di</strong> Filosofici, Napoli 2005, da cui si cita.<br />

2


<strong>Cristina</strong> <strong>Passetti</strong> - Utili scienze e lingua nazionale<br />

bito assunto una duplice valenza. Utile infatti era, secondo l’abate,<br />

sia il fine <strong>della</strong> conoscenza, sia la norma che regola l’agire umano.<br />

Per cui le scienze in generale avevano una loro utilità in quanto tutte,<br />

da un lato, proponevano nuovi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> indagare la realtà, dall’altro,<br />

aiutavano a formare nelle persone una <strong>di</strong>versa mentalità,<br />

sgombra da pregiu<strong>di</strong>zi e false idee, rendendo più facile l’umana<br />

convivenza. Considerazioni, queste, che ritroviamo immutate negli<br />

scritti successivi, dove Genovesi si avvalse <strong>di</strong> quel principio per riqualificare<br />

le nozioni <strong>di</strong> scienza e arti 5 .<br />

Nel corso del suo lungo magistero universitario, per mezzo dell’assunto<br />

secondo cui tutte le scienze sono utili all’uomo, egli poté<br />

perciò sostenere, in un primo momento, che la religione, strutturando<br />

negli animi umani un profondo senso <strong>di</strong> carità universale, dava<br />

origine a quei sentimenti <strong>di</strong> amicizia e <strong>di</strong> fratellanza tanto necessari<br />

al consorzio umano 6 ; in un secondo momento, che le scienze fisiche,<br />

5 Utilità del sapere/utilità delle scienze: tema tipico <strong>della</strong> modernità, baconiano-hobbesiano<br />

oltre che, ovviamente, dell’Encyclopé<strong>di</strong>e <strong>di</strong> Diderot e<br />

d’Alembert (si veda il Discours préliminaire) e in generale dei philosophes.<br />

Genovesi lo rielaborò in base alle sue esperienze culturali, inserendosi in tal<br />

modo a pieno titolo nel clima illuministico europeo con una propria posizione<br />

che non mancava, come nel caso dell’elaborazione del concetto <strong>di</strong><br />

economia civile, <strong>di</strong> riprendere motivi <strong>della</strong> tra<strong>di</strong>zione culturale meri<strong>di</strong>onale,<br />

in particolare del pensiero telesiano, per la cui influenza sulla moderna scienza<br />

naturale si rimanda ai contributi raccolti in R. Sirri, M. Torrini (a c. <strong>di</strong>),<br />

Bernar<strong>di</strong>no Telesio e la cultura napoletana. Atti del Convegno <strong>di</strong> Napoli (15-17<br />

<strong>di</strong>cembre 1989), intr. <strong>di</strong> G. Galasso, Guida, Napoli 1992. Sul pensatore calabrese<br />

(n. 1509, m. 1588) cfr. anche R. Bondì, Introduzione a Telesio, Laterza,<br />

Roma-Bari 1997; e il più recente R. Sirri, Le opere e i giorni d’un filosofo:<br />

Bernar<strong>di</strong>no Telesio, Istituto Italiano per gli Stu<strong>di</strong> Filosofici, Napoli 2006.<br />

6 Sull’idea che la religione fosse utile alla vita civile e dovesse per questo avere un<br />

ruolo nodale nel genovesiano programma <strong>di</strong> riforma, si veda E. Pii, Antonio Genovesi<br />

dalla politica economica alla “politica civile”, Olschki, Firenze 1984, cap.<br />

IV: “Religione e civiltà”, pp. 131-163. Ha ripreso questo tema K. Stapelbroek,<br />

Preserving the Neapolitan State: Antonio Genovesi and Fer<strong>di</strong>nando Galiani on<br />

Commercial Society and Planning Economic Growth, in Commerce and Morality<br />

in Eighteenth-Century Italy, n. monografico <strong>di</strong> «History of european ideas», 32,<br />

n. 4 (2006), pp. 406-429. Dello stesso autore cfr. su questi temi anche il volume<br />

Love, Self-deceit & Money. Commerce and Morality in the Early Neapolitan<br />

Enlightenment, Toronto-Buffalo-London, University of Toronto Press, 2008.<br />

3


<strong>Filosofia</strong>Luca Verzelloni<br />

oltre a descrivere i fenomeni <strong>della</strong> natura, potevano <strong>di</strong>ventare strumenti<br />

per l’analisi <strong>della</strong> realtà e per l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> nuovi percorsi<br />

<strong>di</strong> sviluppo economico-politico del paese, mentre le scienze<br />

morali, ossia l’etica, l’economia e la politica, nel provvedere “ai nostri<br />

costumi e bisogni”, servivano a progettare un <strong>di</strong>verso modello<br />

sociale con cui compiere la “miglioria dell’uomo” e realizzare la sua<br />

felicità mondana. È noto, al riguardo, il passo delle Lezioni nel quale<br />

sono definiti i campi d’azione delle tre <strong>di</strong>scipline morali:<br />

[l’]ETICA, considerando l’uomo in generale, si stu<strong>di</strong>a <strong>di</strong> svilupparne<br />

l’impasto, con <strong>di</strong>mostrar la natura de’ nostri istinti, affetti<br />

e forze, e sì ingegnasi <strong>di</strong> formarci al ben vivere. L’ECONOMIA il risguarda<br />

come capo e principe <strong>della</strong> sua famiglia, e l’istruisce a<br />

ben reggerla e procacciarle virtù, ricchezze e gloria. Finalmente la<br />

POLITICA il contempla come gran padre e sovrano del popolo e<br />

ammaestralo a governar con iscienza, prudenza, umanità. Nella<br />

quale quella parte che abbraccia le regole da rendere la sottoposta<br />

nazione popolata, ricca, potente, saggia, polita, si può chiamare<br />

economia civile; e quella che contiene l’arte legislatrice e servitrice<br />

dello Stato e dell’impero, assolutamente tattica politica 7 .<br />

Insomma, a partire dalle opere degli anni Quaranta, che gli valsero<br />

l’accusa <strong>di</strong> eterodossia 8 , sia per l’uso <strong>di</strong>sinvolto (eclettico) <strong>di</strong><br />

7 A. Genovesi, Lezioni <strong>di</strong> commercio, cit., Parte prima, “Proemio”, pp. 261-<br />

269: pp. 261-263 (corsivo dell’autore e maiuscoletto nostro). La categoria<br />

dell’utilità sociale comprendeva dunque elementi <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne morale accanto<br />

a quelli <strong>di</strong> tipo sociale, economico e politico; per questo essa apparteneva<br />

tanto alla religione quanto all’economia, all’etica e alla politica. Cfr. G. Galasso,<br />

Genovesi: il pensiero religioso, cit., p. 394.<br />

8 Cfr. il racconto che Genovesi fece nella sua Autobiografia II (1755-1756), <strong>di</strong>sponibile,<br />

con il titolo Vita <strong>di</strong> Antonio Genovese, in Illuministi italiani. Riformatori<br />

napoletani, a c. <strong>di</strong> F. Venturi, Ricciar<strong>di</strong>, Milano-Napoli 1962, pp.<br />

47-83, e in A. Genovesi, Autobiografia, lettere e altri scritti, a c. <strong>di</strong> G. Savarese,<br />

Milano, Feltrinelli 1962, pp. 7-42. Nella stessa raccolta <strong>di</strong> testi genovesiani,<br />

si veda la Lettera 67: “Al P. Liberato Fassoni, Roma” (1762), pp. 142-<br />

144, nella quale l’abate tornava sulla vicenda.<br />

4


<strong>Cristina</strong> <strong>Passetti</strong> - Utili scienze e lingua nazionale<br />

autori ritenuti pericolosi 9 , sia per il suo manifesto razionalismo religioso<br />

10 , Antonio Genovesi aveva affermato la necessità <strong>di</strong> sviluppare<br />

un sapere pratico e socialmente utile, finalizzato alla felicità<br />

pubblica, nonché scientificamente valido 11 . Ciò in sintonia con il<br />

nuovo modo <strong>di</strong> fare ricerca praticato da tempo in seno al circolo<br />

dei cosiddetti “novatori”, un influente e culturalmente avanzato<br />

gruppo <strong>di</strong> scienziati, letterati, giuristi e filosofi, riuniti attorno alle<br />

due più importanti personalità dell’illuminismo napoletano del primo<br />

Settecento: Celestino Galiani 12 e Bartolomeo Intieri 13 .<br />

9 Questi erano protestanti, luterani <strong>di</strong> tendenza razionalista, cattolici rimostranti,<br />

free-thinkers. Tra essi, oltre a John Locke, troviamo il ginevrino Jean<br />

Le Clerc (1657-1736), professore <strong>di</strong> filosofia ad Amsterdam, noto per la<br />

pubblicazione <strong>di</strong> numerose raccolte letterarie, critiche e filosofiche nella sua<br />

Bibliotèque ancienne et moderne (1714-1730), delle cui opere storiche Genovesi<br />

era lettore appassionato (cfr. ad esempio la Lettera 13: “A Romualdo<br />

de Sterlich, Chieti”, 29 aprile 1752, in Id., Autobiografia, lettere e altri scritti,<br />

cit., pp. 69-71); il libertino inglese Thomas Burnet (1635-1715), autore in<br />

particolare dell’Archaeologiae philosophica (1692, II ed. 1733) e <strong>della</strong> Telluris<br />

theoria sacra (1681, messa all’In<strong>di</strong>ce nel 1739), che esercitarono una profonda<br />

influenza sul pensiero genovesiano; infine, il teologo tedesco Johann<br />

Franz Budde, detto Buddeus (1667-1729), che con i suoi Elementa philosophiae<br />

practicae (1697) ed Elementa philosophiae instrumentalis (in 3 voll.,<br />

1703), ispirò l’abate proprio per la sua concezione <strong>di</strong> una filosofia non dogmatica,<br />

posta al servizio del genere umano. Cfr. al riguardo P. Zambelli, La<br />

formazione filosofica <strong>di</strong> Antonio Genovesi, Morano, Napoli 1972.<br />

10 Sulla questione del suo razionalismo religioso cfr. ancora G. Galasso, Genovesi:<br />

il pensiero religioso, cit., p. 376.<br />

11 Cfr. sul punto N. Borchi, Quando l’inquisitore si <strong>di</strong>strae, cit., p. 408.<br />

12 Su Celestino Galiani (1681-1753), cfr. N. Nicolini, Un grande educatore: Celestino<br />

Galiani, Giannini, Napoli 1951; V. Ferrone, Scienza, natura, religione.<br />

Mondo newtoniano e cultura italiana nel primo Settecento, Jovene, Napoli<br />

1982, p. 323 e ss.; Id., Celestino Galiani e la <strong>di</strong>ffusione del newtonianesimo.<br />

Appunti e documenti per una storia <strong>della</strong> cultura scientifica italiana del<br />

primo Settecento, Sansoni, Firenze, s.d. [ma 1982]; Id., Alle origini <strong>della</strong> cultura<br />

illuministica napoletana: Celestino Galiani e il newtonianesimo, in M.<br />

Di Pinto (a c. <strong>di</strong>), I Borbone <strong>di</strong> Napoli e i Borbone <strong>di</strong> Spagna. Un bilancio storiografico.<br />

Convegno internazionale <strong>di</strong> Napoli (4-7 aprile 1982), 2 voll., Guida,<br />

Napoli 1985, vol. I, pp. 325-364; voce a cura <strong>di</strong> E. Di Rienzo in Dizionario<br />

biografico degli italiani (d’ora in poi DBI), Istituto Poligrafico e Zecca<br />

dello Stato, Roma 1968-, vol. 51, 1998, pp. 453-456.<br />

13 Su Bartolomeo Intieri (1676-1757), cfr. F. Venturi, Alle origini dell’Illumini-<br />

5


<strong>Filosofia</strong>Luca Verzelloni<br />

Il loro obiettivo, con<strong>di</strong>viso appieno dall’abate, era <strong>di</strong> impiegare<br />

la nuova scienza newtoniana allo scopo <strong>di</strong> elaborare un para<strong>di</strong>gma<br />

conoscitivo buono non solo per in<strong>di</strong>viduare i problemi dell’arretrata<br />

società meri<strong>di</strong>onale, ma anche per sod<strong>di</strong>sfarne le pressanti<br />

esigenze <strong>di</strong> crescita economica e <strong>di</strong> progresso culturale. Un impegno,<br />

questo, <strong>di</strong> natura insieme intellettuale e politica, che doveva<br />

essere svolto in maniera costante e corale dai riformatori <strong>di</strong> concerto<br />

con la stessa monarchia; un impegno enorme, tanto sul piano<br />

<strong>della</strong> conoscenza dell’esistente, quanto su quelli <strong>della</strong> capacità <strong>di</strong><br />

progettare e <strong>della</strong> possibilità <strong>di</strong> agire sul sistema produttivo e sulla<br />

struttura sociale del Regno <strong>di</strong> Napoli.<br />

Genovesi capì presto che tale para<strong>di</strong>gma, <strong>di</strong> certo funzionale ai<br />

progressi delle scienze fisiche, dato che consentiva <strong>di</strong> manipolare<br />

gli oggetti <strong>della</strong> natura attraverso l’applicazione del metodo newtoniano,<br />

non poteva essere invece usato ai fini <strong>della</strong> costruzione <strong>di</strong> un<br />

nuovo or<strong>di</strong>namento civile, se prima non si fossero adattati i suoi<br />

principi alle esigenze storiche del paese, operandovi un’opportuna<br />

correzione. Questa, per l’abate, consisté nell’innestare la problematica<br />

economica sul tra<strong>di</strong>zionale sapere umanistico, che in lui si<br />

esprimeva soprattutto nello storicizzare temi e assunti <strong>della</strong> scienza<br />

moderna ponendoli in relazione alla storia dei popoli e delle nazioni,<br />

sicuro ormai che l’economia politica racchiudesse in sé la chiave<br />

per risolvere l’insieme dei problemi <strong>della</strong> vita associata: dal rapporto<br />

fra governanti e governati alla questione <strong>della</strong> <strong>di</strong>stribuzione<br />

<strong>della</strong> ricchezza, dal nodo <strong>di</strong> una giustizia ancora legata agli interessi<br />

<strong>di</strong> nobili e togati alla necessità che ciascun in<strong>di</strong>viduo fosse messo<br />

in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> realizzare la propria felicità.<br />

Un serrato confronto con le nazioni europee più progre<strong>di</strong>te,<br />

quali Inghilterra e Olanda, lo confermava nell’urgenza <strong>di</strong> interve-<br />

smo napoletano. Dal carteggio <strong>di</strong> Bartolomeo Intieri, in «Rivista storica italiana»,<br />

LXXI (1959), pp. 416-428; Id., Nota introduttiva a A. Genovesi, in Riformatori<br />

napoletani, cit., pp. 3-46: 15 e ss.; V. Ferrone, Scienza, natura, religione,<br />

cit., pp. 481-486 e 517-519; e la voce a c. <strong>di</strong> M. Fubini Leuzzi, in DBI,<br />

vol. 62, 2004, pp. 521-524.<br />

6


<strong>Cristina</strong> <strong>Passetti</strong> - Utili scienze e lingua nazionale<br />

nire in quella <strong>di</strong>rezione, esercitando azioni mirate <strong>di</strong> energico riformismo<br />

in tutti i settori produttivi: nelle manifatture e nel commercio,<br />

nel campo delle finanze e in agricoltura 14 . Lo stesso confronto<br />

gli suggeriva inoltre <strong>di</strong> ripensare il modello <strong>di</strong> sviluppo socioeconomico,<br />

prescrivendone uno consono a unn stato come il<br />

Regno <strong>di</strong> Napoli, essenzialmente agricolo, povero <strong>di</strong> capitali e <strong>di</strong><br />

manifatture, le cui principali fonti <strong>di</strong> ricchezza erano il suolo e gli<br />

uomini 15 . Nel Discorso sopra il vero fine delle lettere e delle scienze,<br />

manifesto del suo nuovo magistero, Genovesi suggeriva pragmaticamente<br />

<strong>di</strong> puntare su <strong>di</strong> esse, conscio del fatto che, mentre “le<br />

terre” del Mezzogiorno erano in ogni caso “atte per la temperie<br />

14 Il genovesiano programma <strong>di</strong> riforma si strutturava in due obiettivi fondamentali:<br />

ampliamento <strong>della</strong> ricchezza generale del paese e <strong>di</strong>ffusione <strong>della</strong><br />

cultura, soprattutto scientifica, anche ai bassi strati <strong>della</strong> popolazione napoletana;<br />

al suo interno si articolava secondo specifici in<strong>di</strong>rizzi quali la lotta<br />

alla manomorta, il livellamento dei feu<strong>di</strong>, l’incremento degli scambi commerciali<br />

e delle manifatture. Cfr. al riguardo F. Venturi, La Napoli <strong>di</strong> Antonio<br />

Genovesi, in Settecento riformatore. Da Muratori a Beccaria, Einau<strong>di</strong>, Torino<br />

1998 (I ed. 1969), pp. 523-644: 553-595.<br />

15 Cfr. G. Galasso, Genovesi: il pensiero economico, cit., p. 412. Si trattava,<br />

commenta Galasso, <strong>di</strong> una linea <strong>di</strong> realismo che Genovesi trovò sin dal<br />

1753-1754 e che mai più avrebbe abbandonato. Un realismo che secondo E.<br />

Pii, Antonio Genovesi, cit., pp. 178-179, gli veniva dalla riflessione critica<br />

sulla situazione regnicola messa a confronto soprattutto con la nazione inglese,<br />

principale modello storico <strong>di</strong> riferimento che egli aveva tratto sostanzialmente<br />

dalla History of England <strong>di</strong> David Hume, tante volte citata nei<br />

suoi testi e letta, forse, già nella prima e<strong>di</strong>zione (E<strong>di</strong>mburgh 1754-1757),<br />

senz’altro nella “new e<strong>di</strong>tion”, in 8 voll. (London, A. Millar, 1763), come testimonia<br />

la Lettera 91: “Al marchese Luigi Maineri, Genova”, datata 27 agosto<br />

1765, in A. Genovesi, Autobiografia, lettere e altri scritti, cit., pp. 187-<br />

189: p. 188. Sulla influenza <strong>di</strong> Hume nel pensiero illuministico italiano si<br />

veda M.L. Bal<strong>di</strong>, David Hume nel Settecento italiano: filosofia ed economia,<br />

La Nuova Italia, Firenze 1983; riguardo a Genovesi, la stu<strong>di</strong>osa tiene a precisare<br />

(pp. 55-57) come la sua posizione restasse comunque autonoma dal<br />

pensiero socioeconomico humiano. Sempre in relazione al rapporto Hume-<br />

Genovesi, le cui teorie vengono analizzate in base a una prospettiva comparativistica<br />

Scozia-Napoli, cfr. J. Robertson, The case of the Enlightenment.<br />

Scotland and Naples 1680-1769, Cambridge University Press, Cambridge<br />

2005.<br />

7


<strong>Filosofia</strong>Luca Verzelloni<br />

dell’aria a tutte le spezie delle piante, de’ semi, degli animali e <strong>di</strong><br />

altre cose, non solamente <strong>di</strong> quelle che sono il primo sostegno <strong>della</strong><br />

vita e de’ como<strong>di</strong> umani [...], ma <strong>di</strong> quelle ancora che fanno una<br />

gran parte del lusso delle nazioni” 16 , il capitale umano mancava<br />

<strong>della</strong> necessaria <strong>di</strong>sposizione all’industria, <strong>di</strong>sposizione che in<br />

qualsiasi stato mai vi sarebbe stata “senza le buone conoscenze che<br />

perfezionano le arti” e che sono “inseparabili dal lume delle lettere<br />

accrescitrici ed emendatrici <strong>della</strong> ragione”. La mancanza <strong>di</strong> sapere<br />

rendeva dunque “<strong>di</strong>fficilissima cosa, per non <strong>di</strong>re impossibile,<br />

ch’una nazione [potesse] essere saviamente industriosa, e perciò<br />

ricca, grande e possente”; sul sapere ci si doveva concentrare<br />

per sperare <strong>di</strong> pervenire, anche a Napoli, a quel “gran vantaggio”<br />

raggiunto da Inghilterra e Olanda 17 .<br />

Attraverso l’autonoma rielaborazione del nesso scienza-storia,<br />

l’abate aveva compreso che nel Regno, per intraprendere un<br />

percorso <strong>di</strong> civiltà e <strong>di</strong> progresso, bisognava anzitutto creare un<br />

saldo legame tra i suoi abitanti avvicinandoli alle forme più utili<br />

<strong>della</strong> conoscenza, offrendo loro la possibilità <strong>di</strong> vivere con arte, <strong>di</strong><br />

16 A. Genovesi, Discorso sopra il vero fine delle lettere e delle scienze [1753], in<br />

Ragionamento sopra i mezzi più necessari per far rifiorire l’agricoltura del p.<br />

ab. U. Montelatici..., colla Relazione dell’erba orobanche detta volgarmente<br />

succiamele e del modo <strong>di</strong> estirparla del celebre P.A. Micheli, con un Discorso<br />

<strong>di</strong> A. Genovese..., de<strong>di</strong>cato al Sig. d. B. Intieri, Napoli, G. <strong>di</strong> Simone, 1754.<br />

L’ed. moderna, da cui si cita, in Id., Autobiografia, lettere e altri scritti, cit.,<br />

pp. 231-276: 249. Per quanto riguarda il problema del lusso, la posizione genovesiana<br />

appare fortemente influenzata dal pensiero <strong>di</strong> David Hume, come<br />

ha spiegato E. Pii, Antonio Genovesi, cit., pp. 193-203.<br />

17 A. Genovesi, Discorso sopra il vero fine delle lettere e delle scienze, cit., p.<br />

253. È noto come anche Hume avesse posto all’interno <strong>della</strong> sfera economica<br />

il nesso tra sviluppo economico e grado <strong>di</strong> civiltà artistico-letteraria dei<br />

popoli: cfr. ad esempio Of Luxory, in D. Hume, Political Discourses, E<strong>di</strong>mburgh,<br />

A. Kincaid & A. Donaldson, 1752. L’abate lesse questo testo dapprima<br />

nella trad. francese effettuata da Jean Bernard Le Blanc (Discours politiques<br />

de M r . Hume traduits de l’anglois, à Amsterdam, chez J. Schreuder & P.<br />

Mortier le jeune, 1754), poi nella rie<strong>di</strong>zione inglese del 1758 (Essays and<br />

Treatises on Several Subjects, E<strong>di</strong>mburgh-London, A. Kincaid & A. Donaldson<br />

– A. Millar), dove il <strong>saggio</strong> prese il titolo Of refinement in the arts.<br />

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<strong>Cristina</strong> <strong>Passetti</strong> - Utili scienze e lingua nazionale<br />

essere cioè felici. Ma, per questo, non si poteva più contare su una<br />

visione pedagogica che calava dall’alto il suo mes<strong>saggio</strong> culturale:<br />

occorreva costruire un patrimonio <strong>di</strong> conoscenze socialmente<br />

con<strong>di</strong>viso, a partire dallo stu<strong>di</strong>o e dalla <strong>di</strong>ffusione delle scienze<br />

agrarie e del commercio. Sosteneva egli, al riguardo, in una lettera<br />

del 1754 in<strong>di</strong>rizzata a Ferrante de Gemmis, suo corrispondente<br />

da Terlizzi:<br />

Come però non potremo giammai vedere fra <strong>di</strong> noi gli effetti<br />

salutevolissimi <strong>di</strong> queste scienze, se non si animino gli uomini all’industria,<br />

io stimo che i giovani letterati, ed amanti <strong>della</strong> loro patria,<br />

niuna cosa dovessero tralasciare per animarvi la gente bassa<br />

all’agricoltura ed alle arti. Potrebbero in molte maniere ciò fare.<br />

Prima con istu<strong>di</strong>are esattamente queste cose, e comunicare i più<br />

utili precetti agl’ignoranti. 2) Con fare anch’essi delle osservazioni<br />

per migliorare le derrate, l’agricoltura, le arti. 3) Con tradurre<br />

qualche utile libro, o comporne essi de’ brevi e facili. 4) Con<br />

proccurare che la gente bassa sapesse leggere e scrivere, ed un<br />

poco d’abbaco, cosa che potrebbe recare infinita utilità a tutt’i<br />

mestieri 18 .<br />

Da qui, l’invito - apertamente <strong>di</strong>chiarato nel Discorso - a un ritorno<br />

alla filosofia “tutta cose” delle prime nazioni, quando il sapere<br />

aveva unicamente carattere pratico, fondato sull’esperienza e<br />

sull’utile, e si <strong>di</strong>stingueva solo in etica, economia e politica 19 ; da<br />

qui, l’idea - resa infine esplicita nelle Lezioni <strong>di</strong> commercio - <strong>di</strong><br />

un’economia civile che non si occupasse esclusivamente <strong>di</strong> produzione<br />

e <strong>di</strong> consumo, ma che si esplicasse piuttosto nella strutturazione<br />

<strong>di</strong> un nuovo modello sociale. Infatti, se due erano “i fini principali<br />

dell’economia civile: il primo de’ quali è che la nazione che si<br />

18 Lettera 20: “A Ferrante de Gemmis, Terlizzi” (marzo 1754), in A. Genovesi,<br />

Autobiografia, lettere e altri scritti, cit., pp. 80-81.<br />

19 Cfr. Id., Discorso sopra il vero fine delle lettere e delle scienze, cit., p. 234.<br />

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<strong>Filosofia</strong><br />

vuole economicamente governare sia il più che si possa […] popolata,<br />

e l’altro che sia, quanto è possibile, agiata, ricca e potente”,<br />

non sfuggiva a Genovesi la necessità <strong>di</strong> conoscere, ovvero <strong>di</strong><br />

“form[arsi] una giusta idea, e quanto si può il più compiuta e perfetta,<br />

de’ corpi politici, delle loro parti e del vigore e forza <strong>di</strong> ciascuna”,<br />

per approntare un efficace programma riformatore volto<br />

alla costruzione <strong>di</strong> una forma <strong>di</strong> convivenza che avesse quelle determinate<br />

caratteristiche. E, dato che “ogni corpo civile è composto<br />

<strong>di</strong> famiglie, e le famiglie <strong>di</strong> persone singolari”, dato che “la natura<br />

e la prima forza e attività de’ corpi politici nasce dalla natura e<br />

forza delle famiglie e dalla natura e attività delle persone” 20 , era sostanzialmente<br />

sulle forze sociali che bisognava porre l’attenzione,<br />

facendosi carico in particolare degli in<strong>di</strong>vidui col puntare alla loro<br />

valorizzazione 21 .<br />

Ecco, allora, chiarite le ragioni dei molteplici e ripetuti inviti rivolti<br />

alla “stu<strong>di</strong>osa gioventù”, inviti che Genovesi estendeva in solleciti<br />

appelli agli stessi “ceti fatiganti” 22 , affinché sviluppassero il<br />

20 Id., Lezioni <strong>di</strong> commercio, cit., pp. 271-273.<br />

21 Come ha rilevato E. Pii, Antonio Genovesi, cit., pp. 203-205, la “valorizzazione<br />

dell’in<strong>di</strong>viduo” affermata in tal modo costituisce “la scoperta più importante<br />

<strong>di</strong> Genovesi economista […], motivo per il quale egli si colloca<br />

sulla strada che porterà ad Adam Smith. Infatti l’in<strong>di</strong>viduo genovesiano ha<br />

alcuni tratti fondamentali dell’homo oeconomicus: la motivazione alla fatica,<br />

l’esser sicuro e garantito, e la libertà <strong>di</strong> godere <strong>di</strong> quella” (p. 205). Per<br />

il pensiero smithiano si rimanda al classico D. Winch, La politica <strong>di</strong> Adam<br />

Smith, trad. it. <strong>di</strong> M. Guani, ed. a c. <strong>di</strong> E. Pesciarelli e A. Zanini, Otium,<br />

Ancona 1991.<br />

22 Per l’appello ai giovani cfr. ancora A. Genovesi, Discorso sopra il vero fine<br />

delle lettere e delle scienze, cit., pp. 256 e 265-267; quello verso i “ceti fatiganti”<br />

si trova, ad esempio, in due lettere del settembre 1764: Lettera 81: “A<br />

Leonardo Cortese, Potenza” e Lettera 82: “A Francesco Loffre<strong>di</strong>, principe<br />

<strong>di</strong> Migliano, Potenza”, in Id., Autobiografia, lettere e altri scritti, cit., rispettivamente<br />

alle pp. 171-173 e 174-175. Al principe <strong>di</strong> Migliano, l’abate de<strong>di</strong>cò<br />

il libro che Cosimo Trinci aveva pubblicato a Lucca nel 1726: L’agricoltore<br />

sperimentato, con alcune giunte dell’ab. Genovesi, Napoli, Simoniana,<br />

1764; le “giunte” costituiscono il Discorso sull’agricoltura che si legge in Id.,<br />

Autobiografia, lettere e altri scritti, cit., pp. 342-355.<br />

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<strong>Cristina</strong> <strong>Passetti</strong> - Utili scienze e lingua nazionale<br />

necessario “spirito d’intraprender”, abbandonando la “tra<strong>di</strong>zione<br />

degli avi” e aprendosi, ad esempio, alle nuove pratiche <strong>di</strong> coltivazione,<br />

in ciò aiutati con pazienza da “scienziati” e “gentiluomini”,<br />

anziché, come accadeva sovente, esser “trattati alla maniera degli<br />

schiavi”. Nel suo pensiero, la categoria dell’utile stava, pertanto, al<br />

fondo <strong>di</strong> un modello <strong>di</strong> società in cui l’armonico sviluppo economico<br />

e la conseguente realizzazione <strong>della</strong> pubblica felicità erano possibili<br />

soltanto intervenendo sul sistema <strong>di</strong> vita dei <strong>di</strong>versi ceti, a favore<br />

<strong>di</strong> un miglioramento sensibile delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> esistenza<br />

<strong>della</strong> “gente più bassa e misera”, dal cui lavoro <strong>di</strong>pendeva in pratica<br />

la ricchezza del paese23 .<br />

Per quella funzione <strong>di</strong> aiuto, ma più in generale per svolgere il<br />

vitale compito <strong>di</strong> supporto allo sviluppo economico, all’avanzamento<br />

e alla <strong>di</strong>ffusione delle utili conoscenze, si doveva tuttavia impegnare<br />

una forza sociale <strong>di</strong> nuova specie, che l’abate in<strong>di</strong>cava<br />

nell’“or<strong>di</strong>ne mezzano” 24 . L’espressione ricalcava quella <strong>di</strong> ordo me<strong>di</strong>us<br />

usata da Gian Vincenzo Gravina a inizio secolo25 , che Genovesi,<br />

molto probabilmente, coniugava con le locuzioni <strong>di</strong> ordre moyen<br />

<strong>di</strong> Melon, già in tal modo tradotta in italiano26 Il <strong>saggio</strong> completo, nella versione cartacea,<br />

è in ven<strong>di</strong>ta presso: www.pendragon.it<br />

, e <strong>di</strong> middle rank<br />

23 I passi citati in Id., Discorso sull’agricoltura, cit., pp. 345 e 354.<br />

24 La storiografia ha <strong>di</strong>scusso molto il concetto genovesiano <strong>di</strong> “or<strong>di</strong>ne mezzano”,<br />

confermando la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> darne una definizione precisa. Cfr., ad esempio,<br />

R. Villari, Antonio Genovesi e la ricerca delle forze motrici dello sviluppo<br />

sociale, in «Stu<strong>di</strong> storici», XI (1970), pp. 26-52, ripubblicato in Id., Ribelli e<br />

riformatori dal XVI al XVIII secolo, E<strong>di</strong>tori Riuniti, Roma 1978, pp. 125-151,<br />

il quale osservava come l’“or<strong>di</strong>ne mezzano” fosse, da un lato, una forza sociale<br />

“in fieri, formata da elementi <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa provenienza”, dall’altro, un grumo<br />

<strong>di</strong> compagini sociali emerse ex novo, riunite assieme nella “funzione progressiva”<br />

che l’abate attribuiva loro (p. 141). Ma si veda soprattutto E. Pii, Antonio<br />

Genovesi, cit., pp. 271-284, che ne ha ricostruito lo sviluppo andando alla<br />

ricerca <strong>della</strong> “genesi letteraria” attraverso l’analisi delle opere genovesiane.<br />

25 Cfr. al riguardo l’ancora utile lavoro <strong>di</strong> S. Mastellone, Pensiero politico e vita<br />

culturale a Napoli nella seconda metà del Seicento, D’Anna, Messina-Firenze<br />

1965, pp. 125-126.<br />

26 Cfr. J.-F. Melon, Saggio politico sopra il commerzio, in Delle monete, controversia<br />

agitata tra due celebri scrittori oltramontani, i signori Melon e Du Tot.<br />

Si è aggiunto in fine un opuscolo sulla stessa materia del signor abate de Saint-<br />

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