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Amore precario,<br />

lavoro eterno<br />

di Elio Paoloni<br />

www.eliopaoloni.it<br />

Ogni editore ha in catalogo almeno un titolo sulle<br />

cronache di ordinario precariato lavorativo. Trattandosi di<br />

narrativa, non è tanto l'aspetto meramente economico a<br />

dominare le vicende quanto l'aspetto psicologico, a volte<br />

psicosomatico. E' il lato esistenziale che viene messo a<br />

fuoco: la mutazione antropologica, il ribaltarsi delle<br />

aspettative, il contrarsi degli orizzonti.<br />

Tralasciamo uno degli aspetti paradossali della condizione<br />

precaria (una generazione costretta a rimpiangere quello<br />

che la generazione precedente derideva e combatteva:<br />

l'accomodarsi dell'operaio borghesizzato nell'alienante<br />

ripetizione dello stesso immutabile compito fino alla triste<br />

quiescenza) e concentriamoci sull'aspirazione alla<br />

durevolezza. Si vuole che il posto sia eterno, il contratto di<br />

lavoro indissolubile.


L'uomo ha bisogno di punti fermi, deve ancorarsi a una<br />

funzione. La persona non è altro che il lavoro svolto, o meglio<br />

il lavoro che svolgerà per sempre. Può esplicarsi solo se un<br />

contratto a tempo indeterminato gli consente l'accesso al<br />

mutuo. Non è importante quale sia questo lavoro, né la<br />

qualità o l'utilità o la corrispondenza alle inclinazioni del<br />

lavoratore, l'importante è che duri.<br />

Chi potrebbe affermare il contrario? Chi non ha bisogno di<br />

certezze incrollabili? Un punto fermo nel mondo, ecco cosa<br />

serve a un uomo.<br />

In passato il punto fermo era rappresentato dal coniuge:<br />

malgrado i livori, nonostante i misfatti perpetrati in suo<br />

nome, la famiglia era il mancorrente dell'individuo, l'ancora<br />

della comunità.<br />

Non è curioso che ad abbandonare l'ancora sui fondali siano<br />

più propensi proprio coloro che pretendono il lavoro "per<br />

sempre"? Per sempre, come i diamanti, quelli che nella<br />

pubblicità simboleggiano le unioni tra uomo e donna.


Chi non tollera l'idea del lavoro a tempo è spesso un<br />

sostenitore della necessaria precarietà del matrimonio.<br />

Parafrasando il titolo dell'ultimo romanzo di Desiati si<br />

ricavano le due attuali aspirazioni dell'operaio -<br />

soprattutto dell'operaio intellettuale: lavoro eterno e<br />

amore precario. La grande scommessa esistenziale che<br />

ci ha accompagnato nei millenni, la durevolezza del<br />

matrimonio, sconvolge gli aspiranti alla solidità del<br />

patto lavorativo. L'idea che un matrimonio possa<br />

essere "per sempre" è già da tempo archiviata ma si<br />

avverte l'urgenza di accorciare i tempi di questo<br />

arcaico contratto a tempo indeterminato. Si trova<br />

intollerabile l'attesa. E mentre si ritiene opportuno che<br />

un giudice vagli a lungo la risoluzione del contratto che<br />

lega al "datore", un vincolo poco solenne, affrettato,<br />

più casuale di qualsiasi matrimonio combinato, proprio<br />

non va giù che si debba aspettare mesi per sfasciare<br />

una famiglia. Lo si faccia breve, questo divorzio: gli<br />

otto giorni, quelli che si danno alla domestica.


Occorre rendere sbrigativo il ripudio della persona che<br />

avrebbe potuto - dovuto - timbrare con te il cartellino del<br />

sonno, collaborare a progetti condivisi, individuare<br />

"sinergie" per tirar su i ragazzi.<br />

Azzeriamo pure la famiglia, insomma, ma non scherziamo<br />

con il lavoro: quello con il posto è oggi l'unico legame che<br />

può aspirare alla sacralità. L'intermittenza del cuore va<br />

bene, quella del reddito no. Si può lottare fino alla morte<br />

per rendere indissolubile il legame con un lavoro odioso e<br />

odiato, purché sicuro, ma risulta intollerabile sfastidiarsi<br />

per la manutenzione degli affetti (bel titolo di un libro di<br />

Antonio Pascale).<br />

"La costruzione di un amore - cantava Ivano Fossati -<br />

spezza le vene delle mani/mescola il sangue col sudore, se<br />

te ne rimane". Perché l'amore non è calato da qualche<br />

parte una volta per sempre: va costruito, necessita di<br />

manutenzione, richiede l'intervento della volontà. Ma è il<br />

più alto lavoro di ingegneria, un cantiere al quale gli<br />

scrittori hanno dedicato grattacieli di pagine.<br />

www.eliopaoloni.it

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