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Il medico nell'eta' della tecnica - Appunti Unict

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<strong>Il</strong> <strong>medico</strong> nell’età <strong>della</strong> <strong>tecnica</strong><br />

Karl Jaspers<br />

INTRODUZIONE -­‐ GALIMBERTI<br />

<strong>Il</strong> testo raccoglie cinque saggi scritti da Jaspers tra il 50 e il 55. Due le idee di<br />

fondo: la trasformazione del <strong>medico</strong> nell’età contemporanea e una critica serrata<br />

alla psicoanalisi, di cui si auspica addirittura l’estinzione. Si auspica altresì un<br />

recupero <strong>della</strong> comunicazione tra <strong>medico</strong> e paziente, visto che con l’evoluzione<br />

<strong>della</strong> medicina e le nuove strumentazioni l’oggettività ha preso il posto del<br />

dialogo. La figura del <strong>medico</strong> si caratterizza per l’esistenza di due aspetti: la<br />

conoscenza scientifica e l’abilità <strong>tecnica</strong> e l’ ethos umanitario.<br />

Le prime sono dimensioni legate all’oggettività e possono essere insegnate e d<br />

apprese. <strong>Il</strong> corpo è inteso come organismo, ovvero insieme di organi e la malattia<br />

non è altro che l’effetto di una causa. In quest’ottica la componente umanitaria<br />

non è rilevante e addirittura d’intralcio. Ma l’ordine <strong>della</strong> spiegazione (erklaren)<br />

dice come l’alterazione si è prodotta ma non il perché, dove perché s’intende non<br />

la causa ma il senso.<br />

Jaspers affermava: “Conoscenza scientifica e abilità <strong>tecnica</strong> si trovano nella<br />

condizione di spiegare qualcosa senza nulla comprendere , a meno di non<br />

considerare compreso un fenomeno per il solo fatto che gli si è assegnato un<br />

nome."<br />

Lo statuto dell’uomo non è lo statuto <strong>della</strong> cosa, la medicina che si accosta<br />

all’uomo con le dinamiche delle scienze <strong>della</strong> natura spiegherebbe dei fatti ma<br />

non comprenderebbe dei significati: la collera differirebbe dalla gioia solo per<br />

ritmo respiratorio, scambio biochimico… ma non possiamo affermare che, anche<br />

se vengono impegnate le stesse aree muscolari nelle stesse modalità, il riso<br />

isterico o quello di gioia siano identici. <strong>Il</strong> fatto non è in grado di esprimere da se<br />

il suo significato. Se la medicina non trascende i fatti e non ricerca i significati,<br />

non farà altro che collegare una serie di elementi “insignificanti”<br />

L’Io non si distingue dal corpo, nella sofferenza non è una sola parte del corpo<br />

che soffre ma è il rapporto con il mondo che si è contratto, è la nostra distanza<br />

dalle cose, la successione del tempo, l’ordine <strong>della</strong> presenza. Si comprende quindi<br />

perché’ i primitivi concepissero il dolore come presenza estranea, il dolore è una<br />

cosa a noi estranea, lo sopportiamo ma non lo accettiamo, perché’ accettarlo<br />

significherebbe arretrare la presenza dal mondo al corpo che, da possibilità nel<br />

mondo, diventa, in presenza del dolore, ostacolo da superare. Questo<br />

arretramento dell’esistenza nasconde il senso profondo <strong>della</strong> malattia, in cui il<br />

malato è attento al suo corpo anziché’ al mondo.<br />

<strong>Il</strong> mondo è il polo verso cui oltrepassarsi, il corpo è il polo in cui trattenersi. <strong>Il</strong><br />

corpo sono io, e nel dolore tendo a separarmi dall’altro me, che mi abita e mi<br />

insidia facendomi soffrire. La scienza medica può dare rassicuranti prospettive<br />

che però non sono le mie prospettive, il mio modo di vivere la malattia.<br />

Se nel dolore l’esistenza scopre il corpo come qualcosa di estraneo, nel piacere lo<br />

riconosce come suo e si riconosce in lui, quasi una risposta a un’attesa segreta. <strong>Il</strong><br />

piacere coinvolge la presenza nella sua totalità e la rende piacevole. Non è solo il<br />

mio corpo che sente, ma sono io che coincido con la sua sensazione.<br />

Nel dolore il corpo si ritira dal mondo per dimorare in se’, nel piacere si ritira dal<br />

mondo per lasciarsi andare, per essere solo corpo.


L’esistenza di cui disponiamo è un’esistenza incarnata (Io+corpo, indissolubili).<br />

<strong>Il</strong> malessere di un organismo è un’impossibilita a essere, uno squilibrio<br />

dell’esistenza costretta a vivere nel proprio corpo la sua impossibilità o<br />

incapacità a progettarsi in un mondo. L’anoressica non alimenta il suo corpo e lo<br />

distrugge in quanto, in senso metaforico, non alimenta la propria esistenza in un<br />

mondo che non interessa o che non accoglie, per cui il corpo diviene teatro dove<br />

vive ciò che non può vivere nel teatro del mondo.<br />

Jaspers non parla di trasferimenti di conflitti psichici agli organi fisici, perché’<br />

non ci sono queste due realtà, ma solamente una unica presenza che dice al<br />

corpo il proprio modo di essere al mondo. Bisogna superare il dualismo tra<br />

mente e corpo, tra psiche e soma. Queste distinzioni sono solamente frutto <strong>della</strong><br />

necessità metodologica <strong>della</strong> scienza, che ne opera la separazione.<br />

Nella malattia si distoglie l’ intenzionalità dal mondo , per dedicare attenzione al<br />

proprio corpo. E’ comprensibile l’esistenza di effetti psichici derivanti da<br />

malattie organiche. Non è un rapporto causa-­‐effetto (carenza affettiva -­‐> disturbi<br />

gastrici) ma piuttosto il riversarsi delle carenze psichiche sul corpo che di<br />

conseguenza si ammala e si allontana dal mondo, occupandosi di se. Non ci sono<br />

organi privilegiati su cui si scaricano i conflitti psichici ma piuttosto un uomo che<br />

vive un conflitto col mondo con certi organi. La malattia non appare come<br />

l’effetto di una causa ma come il significato di un rapporto, il significato che la<br />

malattia assume per colui che la vive.<br />

La superstizione scientifica “ nasce dalla falsa coscienza, la quale pensa che la<br />

nostra vita sia basata sulla scienza e sia da dirigere con la scienza” (Jaspers)<br />

Una volta ridotto il corpo a puro organismo è inevitabile introdurre una<br />

fantomatica “psiche”, cui ricondurre tutti i fenomeni irriducibili alla fisica e<br />

chimica dell’organismo.<br />

I pazienti in visita dal <strong>medico</strong> vengono visti come entità duale: persona e<br />

organismo, ma non è un dualismo derivato dall’esistenza di due sostanze<br />

(apparato organico e apparato psichico) ma semplicemente deriva<br />

dall’applicazione di due metodologie.<br />

Con il corpo vivente si realizza la “sfera di appartenenza”, il corpo è il mio<br />

essere. Ogni mio atto rivela che la mia esistenza è corporea e che il corpo è la<br />

modalità del mio apparire. <strong>Il</strong> mio volto non è una mia immagine ma è me stesso.<br />

La fede psicoanalitica ha per Jaspers i seguenti tratti:<br />

1) Tutto ciò che accade all’uomo ha un senso conoscibile attraverso<br />

un’interpretazione infinita. Ma se l’interpretazione trascura i criteri del<br />

vero e del falso e traduce ogni sintomo in un simbolo interpretabile<br />

all’infinito, “l’interpretazione cessa di essere conoscibilità”’.<br />

2) Se tutto per principio ha un senso, non c’è nulla che ci possa difendere<br />

dalla pretesa di un sapere totale che, applicato all’uomo, lo priva <strong>della</strong> sua<br />

libertà ideativa.<br />

3) <strong>Il</strong> senso <strong>della</strong> malattia è ricondotto a una causa e la causa a una colpa ( si<br />

slitta dal piano <strong>medico</strong> a quello religioso identificando salute e salvezza)


4) Una volta scivolati sul piano religioso, la libertà comunicativa si risolve<br />

con l’adesione alla fede.<br />

La psicoterapia è vita per l’autentico essere del <strong>medico</strong> che, dopo aver rinunciato,<br />

in nome dell’oggettività <strong>della</strong> scienza, alla comunicazione interpersonale, la<br />

reintroduce nella forma redditizia del trattamento psicoanalitico, dove la<br />

possibilità comunicativa è offerta in cambio di denaro.<br />

Se nell’età <strong>della</strong> <strong>tecnica</strong> la scienza medica “oggettivando l’uomo minaccia di<br />

trattarlo come un animale” e la psicoanalisi, nel tentativo di salvarlo<br />

dall’oggettivazione finisce con il ridurlo a cieco seguace <strong>della</strong> fede, Jaspers<br />

propone il ritorno all’antica idea di <strong>medico</strong> che Ippocrate indicò, il <strong>medico</strong><br />

filosofo, che si avvale del sapere, ma non con l’atteggiamento onnipotente, ma<br />

con la consapevolezza dei limiti di ogni forma di sapere.<br />

JASPERS – L’IDEA DI MEDICO<br />

La malattia è un processo naturale che colpisce il corpo, il malato deve venirne a<br />

capo con l’assistenza del <strong>medico</strong>, che lo aiuta basandosi sulla sua conoscenza e<br />

abilità scientifica. I pilastri del modo di agire del <strong>medico</strong> sono quindi due: la<br />

conoscenza scientifica e l’abilità <strong>tecnica</strong> da un lato e l’ethos umanitario dall’altro.<br />

Mentre le prime possono essere insegnate e apprese, per l’umanità non c’è molto<br />

da fare, è una caratteristica personale, che comunque si sviluppa nel corso<br />

dell’esercizio <strong>della</strong> professione.<br />

Le lunghe analisi e indagini sul corpo del paziente, le terapie specialistiche,<br />

devono essere sotto lo sguardo superiore del <strong>medico</strong>, che valuta il tutto<br />

dell’uomo nella sua situazione reale.<br />

L’avanzare <strong>della</strong> <strong>tecnica</strong> medica riduce gli uomini a parti di un meccanismo,<br />

organi da esaminare e nello stesso tempo priva i medici del rapporto personale<br />

con il paziente.<br />

<strong>Il</strong> rapporto non è solamente di tipo razionale, in alcuni casi il malato è privo di<br />

razionalità, oppure la sua razionalità è compromessa da ciò che gli accade. <strong>Il</strong><br />

<strong>medico</strong> ha quindi la responsabilità dell’esattezza delle sue affermazioni e<br />

dell’effetto che hanno sul malato.<br />

E’ sempre più difficile trovare il <strong>medico</strong> giusto…<br />

Freud e l’analisi ampliano le proprie pretese all’interno <strong>della</strong> medicina,<br />

raccogliendo sotto la psicosomatica non solo gli oggetti di pertinenza tipica<br />

(nevrosi) ma tutte le malattie. L’uomo è malato in quanto uomo e tutti<br />

dovrebbero quindi sottoporsi ad analisi. Proliferano quindi medici celebri che<br />

vogliono condurre il malato al senso <strong>della</strong> vita. Jores dichiara: la malattia è la<br />

conseguenza del peccato, essa compare per la salvezza dell’anima e far maturare<br />

il paziente è compito del <strong>medico</strong>.<br />

Ma guarigione medica non significa salvezza dell’anima!<br />

Forse il possibile rinnovamento dell’idea di <strong>medico</strong> ha oggi il suo luogo<br />

privilegiato nel <strong>medico</strong> generico, il quale ha a che fare con il malato nella sua<br />

situazione reale. E’ importante il suo lato umano, oltre quello puramente<br />

scientifico, deve essere comprensivo, imparare dai successi e dagli insuccessi,<br />

avere chiara la consapevolezza <strong>della</strong> fragilità umana, non è un Salvatore, ma un<br />

compagno di sventura del malato. Una presenza nel percorso <strong>della</strong> vita del<br />

malato che con la sua razionalità, forza di spirito e bontà, desti nel paziente le<br />

imprevedibili potenze <strong>della</strong> fiducia, del desiderio di vita.


MEDICO E PAZIENTE<br />

La terapia medica poggia sulla conoscenza scientifica e l’umanità. IL <strong>medico</strong><br />

mette a disposizione del paziente il proprio sapere e la propria abilità. <strong>Il</strong><br />

presupposto è che <strong>medico</strong> e paziente siano esseri razionali, che si uniscono per<br />

contrastare un processo naturale, riconoscendolo e curandolo. IL rapporto del<br />

malato con il <strong>medico</strong> può essere molto diverso: qualche malato si consegna<br />

ciecamente al <strong>medico</strong> con fiducia illimitata, altri si pongono con fiducia<br />

consapevole. Al di la di tutte le differenze di rapporto permane cmq l’idea <strong>della</strong><br />

possibilità di una terapia medica razionalmente giustificata.<br />

L’ideale umanitario, che rappresenta il secondo pilastro <strong>della</strong> moderna<br />

condizione di <strong>medico</strong>, viene via via sacrificato in misura crescente. L’uomo<br />

perde umanità e diventa un materiale da esaminare (esperimenti medici umani<br />

sotto nazismo)<br />

La medicina moderna si basa sull’analisi, le terapie sono tentativi basati sulle<br />

conoscenze considerate valide finora, la scienza trova conferme o smentite<br />

nell’esperienza. Ma questo approccio è fallace nel caso in cui il malato favorisca<br />

con il suo stesso agire la malattia o sia egli stesso la malattia. In questa situazione<br />

il <strong>medico</strong> si intrattiene con il paziente che sta visitando mentre ha costantemente<br />

di mira dei retropensieri dei quali il paziente non viene informato..<br />

Solo la soggettività del <strong>medico</strong> è in grado di venire in contro alla soggettività del<br />

malato. L’uomo intero non è oggettivabile ed è quindi errato voler includere la<br />

soggettività , l’uomo nel campo di studio di una nuova scienza (psicoanalisi)<br />

Come si valutano i risultati <strong>della</strong> psicoterapia? Si sa come sia difficile dimostrare<br />

il successo <strong>della</strong> terapia… Nel caso di sintomi somatici vi sono alcuni effetti<br />

tangibili, ma si sa che allo stesso esito positivo possono condurre i rimedi più<br />

diversi. Una parte degli psicoterapeuti non vede affatto nella guarigione dai<br />

sintomi una autentica guarigione, ma credono di garantire molto di più, vale a<br />

dire il ristabilimento dell’uomo nella sua interezza. Si ritengono medici non delle<br />

malattie ma <strong>della</strong> personalità.<br />

<strong>Il</strong> compito del <strong>medico</strong> è trovare una chiara separazione fra quanto è<br />

razionalmente efficace e quanto è indifferente o dannoso.<br />

La superstizione scientifica accetta ogni desiderio e assurdità purché sia offerta<br />

in veste pseudoscientifica. La psicologia fonde anche filosofia e teologia, dando<br />

vita alla scienza universale onnicomprensiva e forma <strong>della</strong> nuova fede. La<br />

psicologia non è una scienza con un chiaro patrimonio di conoscenze ma una<br />

raccolta di ricerche particolari, una filosofia degenerata.<br />

Nel 1931 Jaspers accosta tra loro marxismo, psicoanalisi e teoria <strong>della</strong> razza in<br />

quanto modalità di pensiero uguali (occultano l’autentica condizione umana) pur<br />

nella completa differenza dei contenuti.<br />

1) <strong>Il</strong> marxismo è una religione sociale, la teoria <strong>della</strong> razza è la religione dei<br />

nichilisti e la psicoanalisi è la religione del turbamento privato.


2) Tutti e tre sono convinti di aver guadagnato un nuovo grandioso punto di<br />

vista.<br />

3) Tutti promettono qualcosa di sovrumano con la conseguenza di cagionare<br />

sostanzialmente del male.<br />

4) L’attacco alla medicina avviene in maniera occulta o assurdamente<br />

evidente.<br />

Questi giudizi taglienti sono in linea di massima, Jaspers stesso riconosce<br />

l’esistenza di eccellenti psicoterapeuti e psicologi. Non si tratta soltanto di<br />

tracciare una chiara linea di demarcazione tra sapere <strong>medico</strong> e cialtroneria, oggi<br />

è di nuovo necessaria la distinzione tra guarigione fisica e spirituale.<br />

IL MEDICO NELL’ETA’ DELLA TECNICA<br />

I progressi nel campo <strong>medico</strong> degli ultimi 50 anni sono sotto gli occhi di tutti ed è<br />

inutile commentarli. Oggi più che mai la frase di Montaigne “se ti ammali non<br />

chiamare il <strong>medico</strong>: ti troveresti con 2 malattie” non può essere più lontana dalla<br />

verità.<br />

Ma vi è una insoddisfazione crescente sia da parte dei medici sia presso gli<br />

ammalati. Da cosa dipende?<br />

1) Le conseguenze tecnologiche dell’età <strong>della</strong> <strong>tecnica</strong> agiscono attraverso le<br />

organizzazioni mediche sulla professione fino a minacciare l’idea stessa di<br />

<strong>medico</strong>.<br />

2) La medicina si lascia sopraffare dall’esattezza, con conseguente<br />

sopravvento del ricercatore sul <strong>medico</strong>.<br />

3) Poiché’ l’azione del <strong>medico</strong> non cessa una volta raggiunti i limiti delle<br />

possibilità scientifiche, il <strong>medico</strong> si ritrova spesso soggetto a turbamenti,<br />

mancanze di fede e di traguardi.<br />

Platone affermava che i medici sono di 2 tipi: medici schiavi per gli schiavi e<br />

medici liberi per i liberi.<br />

I medici per gli schiavi vanno in giro per la città e attendono i malati nei luoghi di<br />

cura. Non indicano mai la ragione delle malattie patite, né si lasciano istruire in<br />

merito dal malato. Prescrivono quel che ritengono opportuno secondo propria<br />

esperienza, sovranamente e poi corrono di gran fretta dal prossimo schiavo<br />

malato.<br />

I medici liberi esaminano la causa <strong>della</strong> malattia per determinarne l’essenza,<br />

interrogando il malato o i suoi amici. Nella misura possibile istruiscono il malato<br />

e non adottano prescrizioni prima di aver fatto si che il suo punto di vista sia<br />

stato accettato. Solo allora cerca di portare a guarigione con uno sforzo<br />

incessante il malato, reso docile con la forza del convincimento. In quest’ultimo<br />

tipo si rispecchia la concezione di <strong>medico</strong> secondo Ippocrate.<br />

Oggi questa visione è venuta meno e il nuovo dualismo è: medici<br />

collettivisticamente impersonali o individualisticamente personali?<br />

L’avvento delle cliniche multiservizi fa si che il malato sia seguito sempre da<br />

medici diversi. Si perde fiducia tra uomo e uomo, i medici sono sovraccarichi di<br />

lavoro, a volte offrono solo diagnosi e trattamenti superficiali.<br />

A questo punto viene da pensare che solo il <strong>medico</strong> che si relaziona ai singoli<br />

malati adempie alla autentica professione medica.


I PERICOLI DELLA MEDICINA SCIENTIFICA<br />

<strong>Il</strong> proliferare delle visite, analisi ed esami diagnostici fanno si che ci sia una<br />

spersonalizzazione <strong>della</strong> figura del <strong>medico</strong>, in effetti il malato viene a contatto<br />

con molteplici figure (tecnici, medici) ma nessuno di questi è il suo <strong>medico</strong>. La<br />

figura stessa di <strong>medico</strong> si sovrappone con quella di tecnico. La separazione delle<br />

figure professionali è necessaria, tranne nel caso il <strong>medico</strong> stesso sia un<br />

ricercatore, che agiste nell’interesse del malato e non per scopo puramente<br />

scientifico. Ma nella misura in cui s’interessa alla ricerca può perdere di vista<br />

l’essere <strong>medico</strong>, dedicando più tempo al laboratorio che ai pazienti.<br />

Nella pratica stessa il <strong>medico</strong> è un ricercatore in senso ampio, in quanto si fa<br />

forte <strong>della</strong> casistica e nell’esperienza clinica accumulata. IL <strong>medico</strong> si presuppone<br />

abbia sguardo clinico, apertura verso il paziente, comprensione di ciò che è<br />

nuovo, capacità di osservazione del corpo, movimenti sintomi, sensibilità e<br />

ambiente del malato. L’esperienza scientifica deve essere coadiuvata con la<br />

conoscenza biologica, ascolto prestato alla vita, nell’ampio significato<br />

ippocratico.<br />

COSA FA IL MEDICO DOVE LA SCIENZA NATURALE VIENE MENO?<br />

<strong>Il</strong> limite <strong>della</strong> scienza naturale è l’interiorità. L’uomo, in quanto essere razionale,<br />

soffre di malattie non solo organiche ma anche relative al campo mentale. Nel 18<br />

secolo la psichiatria è stata ammessa nella cerchia delle discipline <strong>medico</strong><br />

scientifiche ma è sempre rimasta una disciplina strana, in quanto rientra nelle<br />

scienze dello spirito e in quelle naturali.<br />

La psichiatria scientifica ha percorso il sentiero dello studio delle malattie<br />

mentali tramite la conoscenza del cervello e del corpo nel suo complesso. La<br />

ricerca neurologica diede risultati stupefacenti ma la maggior parte dei processi<br />

psicopatologici è tuttora inaccessibile tramite questa via.<br />

E’ la pratica che deve indicare ciò che la psichiatria sa e può fare. Nella<br />

psichiatria infatti, oltre alla conoscenza scientifica vi è anche un modo di vedere<br />

che si affida alla comprensione. Sebbene non si tratti di una scienza naturale, la<br />

comprensione è un metodo configurabile in modo scientifico (psicologia<br />

comprensiva). Si occupa dei contenuti di senso, attuando un ampliamento di<br />

sensibilità verso il relazionarsi degli uomini.<br />

La malattia risiede nell’incomprensibile, nella trasposizione dei fattori di senso<br />

comprensibili in disturbi somatici o psichici.<br />

La comprensione del senso va al di là del mero rapporto causa-­‐effetto.<br />

L’infelicità, l’insoddisfazione, le frustrazioni <strong>della</strong> vita moderna si trasformano in<br />

malattia attraverso complessi meccanismi traspositivi.<br />

L’interpretazione del meccanismo traspositivo è l’elemento essenziale dal punto<br />

di vista <strong>medico</strong>. Cosa deve fare quindi il <strong>medico</strong> dove le scienze naturali vengono<br />

meno?<br />

Quel che i medici hanno sempre fatto, ovvero avere un atteggiamento umano e<br />

provocare cambiamenti nello stato interiore del malato con una parola giusta,<br />

agire in pratica sull’anima. Questo è stato recentemente portato a<br />

consapevolezza sotto il nome di psicoterapia. Ma l’effetto <strong>della</strong> psicoterapia è<br />

imprevedibile e non quantificabile, spesso ci si imbatte in medici che si


assumono a piccoli Salvatori che, a modo loro, soddisfano le richieste di molti<br />

uomini. Nell’ambito <strong>della</strong> psicoanalisi si verificano scissioni e si formano piccole<br />

sette, che combattono tra loro. La formazione avviene tramite l’instillazione di<br />

una fede mediante esercizi spirituali. L’indottrinamento riesce solo in presenza<br />

di un’attitudine e predisposizione oggettiva. Se il soggetto oppone resistenza<br />

all’indottrinamento, l’analisi didattica va interrotta e l’adepto escluso dalla<br />

carriera.<br />

Nell’ambito <strong>della</strong> psicoanalisi ritroviamo un altro elemento di contrasto: da un<br />

lato si deve osservare impersonalmente e intervenire sulla base di una verità<br />

universale rispetto a qualsiasi malato, dall’altro vi è il proposito di instaurare<br />

una prossimità comunicativa con l’individuo. Jaspers afferma dunque che la<br />

psicoanalisi non è una scienza, in quanto si basa su basi non vere… Ma i dogmi<br />

psicoanalitici non sono comunque scomparsi, divenendo invece forme di<br />

pensiero, di fede e di vita.<br />

Nell’età <strong>della</strong> <strong>tecnica</strong> la voglia di felicità terrena, la coscienza <strong>della</strong> solitudine,<br />

dell’inutilità, generano un’infelicità cosi radicale che sempre più uomini vanno in<br />

cerca di salvatori, e questo porta ai terapeuti dell’anima.<br />

Non ci si rende conto <strong>della</strong> pericolosità di questi “sacerdoti” che propinano<br />

dogmi e rivelazioni sotto le mentite spoglie di conoscenza scientifica.<br />

L’uomo moderno si crede malato perché è infelice, questo fa si che i confini <strong>della</strong><br />

malattia appaiano sempre più incerti e confusi.<br />

LA FILOSOFIA<br />

In realtà la psicoanalisi è un minaccioso segnale delle omissioni avvenute da<br />

parte medica, in quanto mostra indirettamente ciò che il <strong>medico</strong> potrebbe e<br />

dovrebbe fare. La via <strong>della</strong> scienza, benché’ progredente all’infinito, ha<br />

nell’insieme i suoi limiti. Dove cessa la conoscenza scientifica non cessa però il<br />

pensiero. Da quando gli uomini filosofarono, si ebbe un pensiero diverso, che<br />

conduce al di là dell’oggettuale. Questo pensiero si chiama ragione. La filosofia,<br />

mediante il pensiero <strong>della</strong> ragione e utilizzando ad ogni passo l’intelletto, va al di<br />

là di esso senza per questo perderlo.<br />

La scienza moderna ha rifiutato la filosofia in quanto sapere immutabile e quindi<br />

falso. Per soddisfare questa scienza la filosofia volle farsi scienza essa stessa, con<br />

il risultato di smarrirsi nella scienza. Ma la filosofia che non abbia spirito<br />

scientifico diventa non vera, come la scienza senza filosofia diviene oscura e<br />

impenetrabile. Nell’unione dei compiti di scienza e filosofia risiede la condizione<br />

essenziale che rende oggi possibile non la ricerca ma la preservazione dell’idea<br />

di <strong>medico</strong>. La pratica del <strong>medico</strong> è concreta filosofia.<br />

CONCLUSIONE: COSA POTREBBE FARE IL MEDICO<br />

Le tre tendenza funeste del <strong>medico</strong> moderno:<br />

1) L’aumento, grazie alla massiva organizzazione medica, <strong>della</strong> tecnicità<br />

medicale ha un effetto rovinoso sull’idea di <strong>medico</strong><br />

2) <strong>Il</strong> progresso scientifico è accompagnato da una medicina che, se non vede<br />

i propri limiti, con le sue teorie viola e violenta il malato, frustrandone<br />

spirito e anima.


3) La sostanza dell’idea filosofica di <strong>medico</strong> è accompagnata dalla stoltezza<br />

<strong>della</strong> non-­‐filosofia. (giunti ai confini <strong>della</strong> medicina scientifica, senza<br />

filosofia non si può dominare la stoltezza)<br />

<strong>Il</strong> <strong>medico</strong> che costringe il ricercatore che è in se a essere cosciente dei propri<br />

limiti, che non lascia sussistere in maniere ovvia e incontrollata alcunché’, che<br />

tramite la riflessione cede la guida alla filosofia, potrebbe ritrovare la via che<br />

conduce fuori dalla prigione del limitato pensiero intellettivo.<br />

PER LA CRITICA DELLA PSICOANALISI<br />

Tutte le conoscenze fondamentali <strong>della</strong> teoria psicoanalitica sono dovute a<br />

Freud. Naturalmente egli era pieno di preconcetti verso le scienze naturali,<br />

benché’ non avesse mai compiuto ricerche nel campo. Le sue “rivelazioni” non<br />

portano altro che offuscamenti, sono pensieri sconclusionati o addirittura<br />

impertinenti.<br />

Non si può fare di tutta l’erba un fascio, esistono psicoterapeuti interiormente<br />

indipendenti, che amano l’uomo e desiderano aiutarlo, non sono schiavi dei<br />

metodi psicoanalitici.<br />

<strong>Il</strong> carattere distintivo del movimento psicoanalitico è la fede, resa possibile e<br />

favorita da errori oggettivi come:<br />

1) Confusione tra comprensione del senso e spiegazione causale. La<br />

comprensione, che si basa sulla capacità dello psicopatologo a<br />

immedesimarsi (EinfÜlen) con i vissuti psichici dell’altro, è lo strumento<br />

elettivo per avvicinarsi alla persona psichicamente sofferente. Essa, trova,<br />

però un limite in alcuni vissuti incomprensibili del malato, quelli che<br />

sentiamo estranei al nostro mondo psichico: il delirio dello psicotico, nelle<br />

"modalità inderivabili” in cui i contenuti affiorano alla coscienza, segna il<br />

limite oltre il quale lo psicopatologo non può spingere la sua capacità di<br />

comprensione e immedesimazione empatica con l’altro.<br />

2) La modalità dell’efficacia terapeutica è problematica. Funziona in mano a<br />

personalità efficienti, il successo è scarsamente verificabile (ciò non accade in<br />

medicina.)<br />

3) Si denomina nevrosi il processo di somatizzazione, ovvero la trasposizione<br />

dei disturbi mentali in fisici ma ciò avviene sono in piccola parte degli uomini,<br />

mentre la maggioranza tollera, rimuove, senza mai giungere a trasporle in<br />

chiave fisica.<br />

Nella scienza è possibile indagare, distinguere, verificare, questo non avviene<br />

nella psicoanalisi in quanto ci si affida alla fede, caratterizzata dai seguenti tratti:<br />

1) Tutto ciò che accade all’uomo e nell’uomo ha senso, tutto diviene simbolo,<br />

interpretabile all’infinito, spesso smarrendosi in sentieri oscuri…<br />

2) Cresce la pretesa di un sapere totale riguardante l’uomo, la sua autentica<br />

sostanza.<br />

3) La malattia diventa colpa. Ciò è possibile in alcuni ambiti (andare con le<br />

prostitute porta a malattie veneree) ma non è estensibile a tutte le<br />

malattie!<br />

4) Sorge una rappresentazione di perfezione umana denominata salute.<br />

5) Una tendenza occulta, fanatica e distruttiva afferma che una volta curata<br />

una difficile malattia organica possa in seguito fare comparta una psicosi.


Chi è stato guarito diviene oppositore dell’ordine abituale e il suo <strong>medico</strong><br />

sarà biasimato.<br />

In questo motivi fideistici risiede una verità, anche se spesso viene stravolta.<br />

La verità è che non è sufficiente aver imparato e applicare quanto è<br />

scientificamente conoscibile, la personalità etica del <strong>medico</strong> è qualcosa di più. Ci<br />

deve essere un equilibrio interno tra scienza, filosofia e religione.<br />

Quando si ha a che fare con sofferenze e bisogni, il ricorso a metodi di<br />

trattamento non medici genera solo confusione.<br />

Basta analizzare il metodo di abilitazione alla professione medica o a quella<br />

psicoanalitica.<br />

L’abilitazione a psicoanalista presuppone la cosiddetta analisi didattica,<br />

composta da esercizi spirituali durante i quali ci si impossessa <strong>della</strong> verità non<br />

attraverso una conoscenza universalmente valida ma addestrandosi al<br />

trattamento <strong>della</strong> propria coscienza, E’ utilizzabile solo chi si lascia istruire, chi<br />

obbedisce ai precetti… naturalmente dal punto di vista scientifico l’analisi<br />

didattica non può’ avere valore come fonte di conoscenza metodicamente<br />

ineccepibile. L’analisi didattica rappresenta un pericolo per la purezza, la libertà<br />

e la salute dell’anima.<br />

Da cento anni circa si è avuto un progressivo decadimento <strong>della</strong> condizione di<br />

<strong>medico</strong>, determinato da un accrescimento delle capacità tecniche e dal<br />

conseguente oblio <strong>della</strong> propria idea professionale. Al <strong>medico</strong> sono necessarie sia<br />

la scienza naturale, la chiara coscienza degli effetti causali e dei loro limiti, il tutto<br />

controllato dall’ethos del <strong>medico</strong>. La scientificità e l’ethos sono inseparabili:<br />

brave persone ma cattivi musicisti non servono a nessuno nel campo musicale!<br />

ESSENZA E CRITICA DELLA PSICOTERAPIA<br />

Si chiamano psicoterapie tutti i metodi di cura che agiscono sull’anima o sul<br />

corpo con mezzi che si rivolgono all’anima. E’ obbligatoria la cooperazione del<br />

malato, disposti volontariamente a raggiungere questo scopo. <strong>Il</strong> campo di<br />

intervento <strong>della</strong> psicoterapia è nella massa di psicopatici e lievi malati di mente,<br />

in tutti i sofferenti per condizioni psichiche nonché’ in patologie somatiche<br />

caratterizzate da disturbi nervosi.<br />

I metodi di influenza psicologica sono:<br />

1) Metodi suggestivi: senza fare appello alla personalità del malato vengono<br />

utilizzati metodi suggestivi per provocare effetti tangibili (ipnosi,<br />

suggestione in stato di veglia per migliorare il sonno, liberare da vizi, ecc).<br />

E’ un effetto placebo, come somministrare una compressa dicendo che è<br />

aspirina potrebbe alleviare il mal di testa… La fede del paziente e la<br />

suggestionabilità sono essenziali…<br />

2) Metodi catartici: tipica seduta, si lascia il paziente parlare, portando a<br />

coscienza esperienze traumatiche distaccate o dimenticate. I colloqui, le<br />

confessioni hanno effetto liberatorio facendo cessare un sintomo<br />

somatico o psichico abnorme.<br />

3) Metodi basati sull’esercizio: attività a cui il malato si sottopone per<br />

modificare in via indiretta il comportamento psichico. Ginnastica, esercizi<br />

respiratori, training autogeno


4) Metodi educativi: rieducazione del malato tramite ricovero, attività<br />

guidate, completa regolamentazione <strong>della</strong> vita.<br />

5) Metodi che fanno appello alla personalità: se la responsabilità dell’effetto<br />

terapeutico è riposta nella personalità del malato, se deve prendere<br />

decisioni ultime. <strong>Il</strong> <strong>medico</strong> comunica le proprie conoscenze<br />

psicopatologiche, giustifica e persuade (persuasione), si rivolge alla<br />

volontà del paziente.<br />

6) Autochiarificazione: il <strong>medico</strong> aiuta il paziente a divenire trasparente<br />

verso se stesso (metodi analitici). A volte sono innocui, ma a volte portano<br />

scompiglio e sconvolgimenti.<br />

Dopo aver esaminato i metodi psicoterapeutici analizziamoli in relazione al<br />

modo in cui si tenta la guarigione mediante modificazione <strong>della</strong> situazione di<br />

vita.<br />

1) Modificazione d’ambiente: il malato viene tolto dal suo ambiente naturale,<br />

sottratto agli attriti e difficoltà quotidiane ed esposto a nuovi stimoli e<br />

impressioni. Si guarda se questo giova, se la privazione dall’ambiente<br />

porta miglioramenti. Interiormente il <strong>medico</strong> non provoca alcunché’.<br />

2) Ergoterapia: anima e corpo poste in condizioni di vita naturale ( a<br />

differenza di una vita vuota in cui si è abbandonati a se stessi). <strong>Il</strong> malato<br />

viene tenuto legato al mondo e attraverso l’attività si fa si che le forze<br />

presenti riportino in ordine le funzioni disturbate.<br />

3) Assistenza: si cercano di diminuire i fattori nocivi. Ove impossibile si<br />

utilizza il “consiglio” a proposito <strong>della</strong> situazione di vita e del<br />

comportamento delle persone coinvolte.<br />

Nei pazienti in psicoterapia il prendere atto, il pensare e il credere a quanto<br />

viene loro detto è privo di efficacia. I contenuti, i propositi devono essere<br />

vissuti per funzionare veramente. Questo avviene in vari modi, come le<br />

intuizioni capaci di imprimersi con forza (suggestione che genera una<br />

immagine che cattura la fantasia),<br />

IL SIGNIFICATO DELLA PRATICA MEDICA NELLA PSICOTERAPIA<br />

La pratica è uno strumento di conoscenza. Attraverso l’intervento<br />

psicoterapeutico e l’esperienza acquisita tramite il contatto diretto con il malato<br />

divengono possibili delle conoscenze che non potrebbero essere mai ricavate<br />

dalla pura osservazione. La terapia, la psicoterapia e l’intero operato pratico è<br />

soggetto ai condizionamenti del potere statale, religioso, condizioni sociali,<br />

tendenze spirituali dominanti nell’epoca e condizioni del sapere scientifico<br />

riconosciuto.<br />

1) <strong>Il</strong> potere statale forma e plasma le relazioni fondamentali tra gli individui,<br />

l’organizzazione dell’assistenza, la sicurezza, lo sfruttamento delle risorse,<br />

concede diritti e li toglie.<br />

2) La religione (o la sua mancanza) concerne le finalità <strong>della</strong> relazione<br />

terapeutica. Medico e paziente (se accomunati da medesima fede) sanno che vi è<br />

una istanza dalla quale derivano decisioni, valutazioni, direttive. Se manca il<br />

vincolo religioso il <strong>medico</strong> assume le funzioni del sacerdote, nasce l’idea di


confessione mondana e orario per il consulto pubblico intorno alle questioni<br />

dell’anima.<br />

3)La comunità incentrata su un’oggettività (simboli, fede, opinioni) è una<br />

condizione di profonda coesione tra gli uomini.<br />

4) le condizioni sociali determinano le molteplici situazioni delle singole persone<br />

(agiatezza, povertà, ecc)<br />

5) la scienza crea i presupposti conoscitivi sulla base dei quali è possibile<br />

raggiungere scopi determinati. E’ universalmente valida e critica, senza di essa la<br />

pratica è irrealizzabile.<br />

I malati mentali devono diventare innocui (interesse <strong>della</strong> società) o bisogna<br />

tentarne la guarigione (interesse del malato). La sicurezza pubblica tende a<br />

richiedere internamento (per ovvi motivi)<br />

La libera determinazione <strong>della</strong> volontà nei delinquenti è semplicemente la<br />

necessità di decidere se il colpevole di un reato fosse sano o malato di mente,<br />

capace o incapace di intendere e volere. La scienza può esprimersi solo<br />

attenendosi a regole convenzionali date, le quali negano o riconoscono carattere<br />

di libertà a determinati stati d’animo empiricamente accertabili.<br />

Vari livelli dell’azione terapeutica:<br />

1) Livello tecnico-­‐causale. <strong>Il</strong> <strong>medico</strong> agisce rimettendo in ordine,<br />

meccanicamente e chimicamente le relazioni disturbate dell’apparato<br />

vitale. <strong>Il</strong> limite è la vita nel suo insieme.<br />

2) Processo autoregolativo <strong>della</strong> vita nel suo insieme: si interviene<br />

assoggettando la vita alle condizioni <strong>della</strong> dieta, esercizio, ambiente,<br />

cambiando procedimento a seconda dei risultati. E’ una terapia fondata su<br />

una istintiva sensibilità nei confronti <strong>della</strong> vita. <strong>Il</strong> limite è che l’uomo non<br />

è un evento biologico ma un’anima pensante.<br />

3) Rivolgersi al malato come essere ragionevole, trattando la malattia come<br />

oggetto di osservazione e non il paziente nel suo intero. <strong>Il</strong> malato è messo<br />

al corrente, è informato dal <strong>medico</strong>. <strong>Il</strong> limite è la potenziale mancanza di<br />

razionalità da parte del malato, che non è libero nei confronti del suo<br />

corpo. <strong>Il</strong> <strong>medico</strong> quindi deve contenersi e non può esporre pienamente il<br />

suo pensiero al malato, che potrebbe esserne confuso e danneggiato.<br />

4) Aporia (impossibilità di dare una risposta precisa ad un problema). <strong>Il</strong><br />

<strong>medico</strong> è combattuto sul grado di rapporto da tenere con il paziente, vista<br />

la mancanza di razionalità dello stesso. Qui subentra la necessità di aiuto<br />

psicoterapico, a volte senza che i soggetti ne siano consapevoli: il <strong>medico</strong><br />

limita le informazioni dando loro forma autoritaria, il malato ascolta<br />

ubbidiente, ha fiducia. Autorità e obbedienza scacciano l’angoscia sia<br />

nell’uno che nell’altro. <strong>Il</strong> <strong>medico</strong> attua una comunicazione controllata<br />

senza che il malato se ne accorga, per il suo bene, per evitare possibili<br />

traumi al paziente. <strong>Il</strong> limite è nell’impossibilità fattuale per il <strong>medico</strong> di<br />

distanziarsi nettamente e quindi egli stesso deve essere una forza<br />

presente per il paziente. In secondo luogo è impossibile oggettivare<br />

l’uomo per farne così oggetto del trattamento.<br />

5) Come ultima soluzione esiste la comunicazione esistenziale, che<br />

oltrepassa ogni terapia. <strong>Il</strong> <strong>medico</strong> non è più un tecnico, un’autorità, ma<br />

insieme al malato diventa un’esistenza. In essa i due sé si offrono l’uno


all’altro in una reciproca creazione. La comunicazione è definibile allora<br />

come un "combattimento amoroso", in cui l’esistenza vuol realizzare una<br />

sincerità senza riserve. E una "lotta" di un tipo particolare, che non ha per<br />

fine la supremazia o la vittoria sull’altro, bensì la ricerca in comune di una<br />

"verità" che non si traduce mai in un "sapere", ma rimane inesauribile. Lo<br />

psichiatra valuta la situazione sociale, l’ambiente, il destino e le<br />

esperienze del malato al fine di pianificarne la guarigione, il malato vive<br />

una specie di rivelazione, acquisisce maggiore chiarezza su se, diventa<br />

trasparente a se stesso. Questo processo di chiarificazione a tutti i livelli<br />

può portare alla messa in ordine dei meccanismi malati, o non essere<br />

sufficiente (si dovrà tentare approccio diverso).<br />

L’importante è non oggettivare l’uomo, non stravolgerne l’essenza e la libertà.<br />

LE VARIE SPECIE DI RESISTENZA NELL’UOMO<br />

Nell’uomo vi è una triplice resistenza, la prima assoluta opposta da ciò che<br />

nell’essenza non può essere modificato ma solo conformato esteriormente, la<br />

seconda opposta da qualcosa di plasmabile interiormente, la terza costituita<br />

dall’originario essere se stesso. Verso la prima può indirizzarsi qualcosa che è<br />

analogo all’addestramento degli animali, verso la seconda l’educazione e la<br />

disciplina, verso la terza la comunicazione esistenziale. Se una persona frequenta<br />

un’altra, nel primo caso (addestramento) quest’ultima varrà come oggetto, nel<br />

secondo caso (educazione) si avrà una comunicazione relativamente aperta,<br />

nell’ultimo caso (comunicazione esistenziale) si instaurerà un legame di destino,<br />

di completa apertura. Nonostante il suo bisogno di aiuto l’uomo ha avversione<br />

non solo verso lo psicoterapeuta ma nei confronti di qualsiasi trattamento<br />

<strong>medico</strong>. L’uomo vorrebbe dominare da solo le sue resistenze . <strong>Il</strong> compito è<br />

facilitato solo se il malato lavora assieme al <strong>medico</strong> sulla malattia come se fosse<br />

un elemento estraneo ad entrambi, in tal caso la sua autocoscienza è allo stesso<br />

piano di quella del <strong>medico</strong>, a fronteggiare un disturbo. Quando tuttavia è l’anima<br />

a doversi dichiarare bisognosa d’aiuto, il rifiuto diviene radicale. Nell’anima<br />

l’uomo sente se stesso in modo completamente diverso che nel corpo. <strong>Il</strong> suo<br />

essere se stesso vorrebbe entrare in comunicazione con l’altro ma non in<br />

condizione di dipendenza e sottomissione, rispetto a una guida che dovrebbe<br />

determinare la sua vita più intima. <strong>Il</strong> presupposto di tale trattamento è o nella<br />

coscienza di una debolezza, per cui si ha bisogno di una guida, o nella coscienza<br />

di essere malato, per cui non ci si oppone alla terapia.<br />

SCOPI E LIMITI DELLA PSICOTERAPIA<br />

A cosa mira il malato che si reca dallo psichiatra o qual’e’ per il <strong>medico</strong> lo scopo<br />

del trattamento? La salute, in senso determinato.<br />

In ogni terapia si presuppone tacitamente di saper che cosa sia la guarigione.<br />

Nelle malattie somatiche il problema non sussiste, nelle nevrosi e psicopatie le<br />

cose stanno diversamente. Qui la guarigione è connessa con la fede, la visione del<br />

mondo (ethos).<br />

La realizzazione di sé da parte del paziente, lo sviluppo e la formazione <strong>della</strong><br />

piena umanità, rilassata e armonica sarebbe il compito più alto <strong>della</strong><br />

psicoterapia. La concentrazione autogena stimolerebbe, attraverso la


contemplazione interiore autodeterminata, il lavoro sulla propria personalità in<br />

maniera conforme a quest’ultima.<br />

Diversi sono i modi di pensare riguardo le finalità dell’intervento<br />

psicoterapeutico, quali scacciare l’angoscia, ovvero aiutare ad uscire da un<br />

isolamento pieno d’angoscia per giungere al tutto <strong>della</strong> vita.<br />

LIMITI DELLA PSICOTERAPIA<br />

Lo scopo del trattamento va determinato in base a ciò che è possibile<br />

raggiungere. La psicoterapia ha dei limiti invalicabili, ed essi sono soprattutto<br />

due:<br />

1) La terapia non può sostituire ciò che la vita stessa apporta. <strong>Il</strong> chiarimento<br />

che ha luogo nel processo psicoterapeutico rimane concreto, limitato,<br />

teorico e vincolato a un’autorità. Solo l’intervento reciproco è in grado di<br />

realizzare ciò che non può mai riuscire come prestazione<br />

professionalmente ripetuta. Deve essere la vita stessa ad assegnare il<br />

compito di responsabilità che nessuna terapia può approntare<br />

reciprocamente.<br />

2) La terapia si vede posta di fronte all’originario essere-­‐tale di un uomo che<br />

essa non può mutare. La terapia esercitata nei confronti dell’altro deve<br />

fare i conti con un’immutabilità. Nel caso vi sia una resistenza<br />

insormontabile, ogni tentativo di guarigione è vano. A questo punto o si<br />

mente, cercando di velare, creare l’atmosfera di un aiuto umanitario o si<br />

procede apertamente, cercando di portare all’autocomprensione.<br />

Nel rapporto del <strong>medico</strong> con il paziente si genera una situazione in cui vi è<br />

autorità, la quale può essere proficuamente efficace. Però al <strong>medico</strong> non è<br />

consentito derivare dalla situazione di superiorità fisica una superiorità assoluta,<br />

quasi che l’altro non fosse uomo come lui.<br />

Solo se la natura presente nel <strong>medico</strong> viene toccata, contagiata, stimolata,<br />

spaventata, scossa, solo se la malattia si trasmette su di lui è possibile che il<br />

<strong>medico</strong> vinca la malattia. La comunicazione però viene distorta dalle esigenze del<br />

malato. <strong>Il</strong> transfert di sentimenti di venerazione, amore o anche ostilità sul<br />

<strong>medico</strong> è inevitabile, costituisce uno scoglio pericoloso. Lo psichiatra<br />

responsabile farà oggetto di consapevole riflessione la sua stessa psicologia. Fra<br />

il <strong>medico</strong> e il paziente vi è spesso una battaglia per la supremazia o per la<br />

chiarezza.<br />

Uno psicoterapeuta è inevitabilmente un filosofo.<br />

<strong>Il</strong> successo dello psichiatra è dato dalla massa dei pazienti, che decide chi ha<br />

successo e non già il valore o la correttezza delle vedute e del comportamento<br />

del <strong>medico</strong>.<br />

La psicoanalisi di tipo freudiano ottiene anche vistosi insuccessi, peggioramenti e<br />

sofferenze. <strong>Il</strong> <strong>medico</strong> esercita sempre un’azione psichica e morale. <strong>Il</strong> modo in cui<br />

un <strong>medico</strong> si comporta non dipende solo dalla sua visione del mondo ma anche<br />

dalla pressione che la natura dei suoi pazienti esercita sui di lui.<br />

Distinguiamo vari tipi di psicoterapeuti:<br />

1) Dalla natura deviata: individui ottusi pronti a giurare su metodi di cura<br />

senza fondamento, elettricità, acqua, flussi energetici, pillole miracolose.<br />

Questi individui sono caratterizzati da teorie fantasiose, sentimento di<br />

superiorità e disprezzo verso altre opinioni.


2) <strong>Il</strong> <strong>medico</strong> onesto si limita consapevolmente al somatico e produce un<br />

effetto educativo.<br />

3) Lo scettico, dotato di ampia cultura scientifica, guarda alla realtà nuda e<br />

cruda, nutrendo però dubbi circa le proprie conoscenze.<br />

4) <strong>Il</strong> <strong>medico</strong> nell’età <strong>della</strong> scienza trova appoggio sicuro nella medicina e<br />

nelle scienze, in lui domina l’osservazione e la valutazione concreta e una<br />

concezione ragionevole <strong>della</strong> realtà. Non si abbandona al fanatismo, tratta<br />

ogni proposizione, ogni procedimento come se avessero pari dignità<br />

scientifica.<br />

L’ideale di psichiatra: una formazione <strong>medico</strong> somatica e psicopatologica a<br />

carattere scientifico in entrambe le direzioni, senza questa base è solo un<br />

ciarlatano. Prerequisiti personali l’ampiezza di orizzonti, la capacità di astenersi<br />

temporaneamente da valutazioni, essere senza pregiudizio, carattere marcato,<br />

natura calda e buona e naturalmente modesto.<br />

Nell’atmosfera psicologica si sviluppa un atteggiamento di vita egocentrico per<br />

cui l’uomo, in quanto soggetto particolare, diviene misura di tutte le cose ne<br />

nasce una mancanza di pudore, un’inclinazione ad ampliare la propria interiorità<br />

psicologica, un’indiscrezione nei confronti dell’altro come realtà psicologica. <strong>Il</strong><br />

carattere impuro presente nell’atmosfera psicologica può essere avvertito<br />

quando lo si contrappone alla purezza del <strong>medico</strong> scientifico, che ignora<br />

l’elemento psichico ma pratica una terapia chiara ed efficace.<br />

Psicologia e psicoterapia sono un mezzo indispensabile solo se si è raggiunto un<br />

elevato grado di coscienza.<br />

ORGANIZZAZIONE PUBBLICA DELLA PSICOTERAPIA<br />

Nel 1936 venne istituito a Berlino l’istituto tedesco per la ricerca psicologia e la<br />

psicoterapia. La psicoterapia quindi si trasformò in istituzione, divenendo un<br />

ramo autonomo <strong>della</strong> terapia medica. Questo esige che l’esercizio <strong>della</strong><br />

professione venga sotto posto a condizioni che ne assicurino la migliore<br />

attuazione. La carenza principale di questa prima istituzione è la separazione<br />

dalla clinica psichiatrica. Questo porta a generare psicoterapeuti senza<br />

cognizione ben fondata delle psicosi e senza ricerca appassionata. Per avere una<br />

visione dell’uomo sono necessarie entrambe le cose, l’urto contro la realtà<br />

impenetrabile dell’incomprensibile e l’apertura verso la possibilità <strong>della</strong> libertà.<br />

La psicoterapia ha una radice medica ma, come fatto dell’epoca, è andata<br />

crescendo ben oltre l’ambito <strong>medico</strong>. Essa è un fenomeno di un’epoca che è<br />

povera di fede.<br />

Oggi la psicoterapia non vuole solo essere d’ausilio nelle nevrosi, bensì aiutare<br />

l’uomo nei suoi bisogni spirituali e nel suo carattere. Avanza pretese e offre<br />

promesse che toccano l’uomo in generale.<br />

I suoi pericoli specifici: anziché’ indicare una via d’aiuto nelle situazioni di<br />

bisogno può divenire una specie di religione, simile alle sette gnostiche, può<br />

livellare l’anima e banalizzarla.<br />

Solo l’istituzione è in grado di sviluppare delle forme di esistenza, emanare<br />

ordinamenti legali e prescrizioni in virtu’ dei quali è possibile non solo attuare la<br />

trasmissione dell’insegnamento e dell’arte ma anche respingere i pericoli.


E’ necessaria un’Autochiarificazione dello psicoterapeuta, in quanto un <strong>medico</strong><br />

che non faccia luce su se stesso non può neppure illuminare correttamente il<br />

paziente. Nel rapporto con il paziente avviene un influenzamento reciproco,<br />

subentra un legame ed entrambi subiscono un cambiamento. Da ciò deriva<br />

l’esigenza dell’analisi didattica, l’analista deve obbligatoriamente sottoporsi a<br />

100-­‐150 ore di analisi operata da un altro, altrimenti non sarà in grado di<br />

esercitare la psicoterapia.<br />

L’autochiarificazione è un’esigenza imprescindibile e vera. <strong>Il</strong> problema è solo in<br />

che modo essa venga effettuata e se sia necessario un aiuto immediato da parte<br />

di un altro che, per professione e in cambio di un onorario, porta allo scoperto le<br />

profondità di un’anima. Non si può sottoporre a controllo e certificare ciò che, in<br />

maniera sempre unica e irripetibile, accade nell’agire interiore. E’ il singolo che<br />

deve scegliere se affidarsi ad un altro per un’analisi psicologica del profondo o se<br />

provare degli stimoli indirettamente nel contatto personale.<br />

Dovrebbe venir meno non già il trattamento didattico ma l’esigenza di esso come<br />

condizione indispensabile <strong>della</strong> formazione psicoterapeutica. Incondizionata<br />

rimane l’esigenza di autochiarificazione dello psicoterapeuta, la quale tuttavia si<br />

sottrae al controllo obiettivo, all’esame, all’accertamento. Contenuto <strong>della</strong><br />

dottrina tramandata istituzionalmente può essere solo ciò che è universalmente<br />

accessibile e obiettivamente valido, anche se nella pratica tutto quanto è decisivo<br />

è tale per le personalità che lo adottano.<br />

Su Freud, Adler e Jung non si può fondare alcun movimento che abbia l’alto<br />

rango che si deve pretendere dalla psicoterapia. Bisogna attingere<br />

positivamente dalla verità <strong>della</strong> grande tradizione, attraverso la pratica degli<br />

psicoterapeuti che oggi ne attuano la fondazione.<br />

Bisogna distinguere tra psicologia del profondo con funzione rischiarante e<br />

tecniche psicologiche. Nella prima si è coinvolti da contenuti e intuizioni la cui<br />

esperienza si imprime in noi come una visione del mondo, al contrario le<br />

tecniche psicologiche usate per scopi terapeutici (ipnosi, training autogeno,<br />

esercizi) apportano esperiente specifiche che vengono acquisite attraverso un<br />

nuovo strumento. Bisogna preoccuparsi del rispetto che ha da esservi di fronte<br />

alla profondità dell’inconscio, evitando la tecnicizzazione per rimanere aperti<br />

alla propria essenza.<br />

Le manifestazioni nevrotiche sarebbero conseguenza delle difficoltà psichiche<br />

che ogni persona sana conosce e supera. I bisogni psicologico-­‐essenziali sono<br />

semplicemente umani e non nevrotici. Dall’incapacità di sfuggire ai disagi <strong>della</strong><br />

vita, dalla mancanza di chiarezza a proposito di se, dalla disonestà e dal<br />

tradimento dei propri confronti, da azioni riprovevoli, non nascono affatto<br />

nevrosi, ma solo uomini con un carattere di basso valore. Vi è una differenza tra<br />

gli innumerevoli uomini esistenzialmente corrotti, ma sani, e i nevrotici. Perché’<br />

insorgano delle nevrosi è necessaria la particolare disposizione dei meccanismi<br />

psichici. Solo questi ultimi fanno si che dall’incapacità di sfuggire ai disagi <strong>della</strong><br />

vita si sviluppino nevrosi.<br />

Tutti gli uomini hanno bisogno di autochiarificazione, ma solo i nevrotici<br />

necessitano di terapia. Vi è una differenza tra il venire a capo dei problemi <strong>della</strong><br />

vita e il guarire una nevrosi, ovvero tra l’aiuto in una situazione di disagio<br />

psichico e una terapia medica. L’individuo sano deve trovare le vie d’uscita nel<br />

bisogno, anche con l’’aiuto di uno psicoterapeuta, se necessario, ma per guarire le


manifestazioni nevrotiche sono necessarie specifiche misure mediche. In alcune<br />

nevrosi la chiarificazione esistenziale può anche portare alla guarigione.<br />

La comunicazione esistenziale è utile in caso di nevrosi ma non può essere<br />

oggetto di onorario, come una prestazione <strong>tecnica</strong>.<br />

Anche negli individui sani vi possono essere complicazioni suscettibili di<br />

soluzione per cui è auspicabile il ricorso alla psicoterapia come supporto. L’uomo<br />

sano non ha propensione a ricorrere ad aiuto se non in situazione di bisogno,<br />

situazione che lo spinge ad affidarsi ad un estraneo, a pagare un onorario, a<br />

rivelarsi in un modo che va contro il pudore.<br />

L’elemento personale riveste un ruolo centrale nella psicoterapia. E’ necessario<br />

che lo psicoterapeuta abbia fondamenti di fede ma non li produca da se, non lasci<br />

scaturire dalla psicoterapia una dottrina intesa come visione del mondo<br />

(settarismo). Lo psicoterapeuta non deve disprezzare gli uomini, anche se<br />

continuamente avvolto dalle loro nevrosi, ma deve mantenere il suo<br />

atteggiamento di fondo improntato sulla voglia di aiutare l’uomo.<br />

Lo psicoterapeuta deve essere contro l’unilateralità estraniante del trattamento,<br />

evitando di vedere il paziente sottoposto a trattamento come qualcosa di diverso<br />

da se, di lavorare su di lui come un oggetto che cmq non lo riguarda.<br />

Per la difficoltà <strong>della</strong> professione e l’elevatezza delle sollecitazioni personali è<br />

bene che l’accesso alla psicoterapia sottostia a condizioni di insegnamento,<br />

esperienza di vita, conferma pratica almeno altrettanto difficili di quelle per<br />

l’esercizio <strong>della</strong> professione medica, dalla quale la psicoterapia non dovrebbe<br />

mai essere separata. Ma non è assolutamente necessaria una formazione medica,<br />

anche le professioni che hanno comportato un lavoro spirituale e un<br />

autodisciplinamento intenso, esperienza del mondo e prossimità all’uomo<br />

possono costituire una possibile base. I medici possono anche ricorrere<br />

all’ausilio di non medici.<br />

Su quale tradizione spirituale deve fondarsi lo studio <strong>della</strong> psicoterapia? La<br />

filosofia, fonte di profonda conoscenza dell’uomo. Solo i grandi maestri<br />

(Agostino, Kant, Hegel, Nietzsche) dovrebbero poter definire l’immagine<br />

dell’uomo e plasmare le modalità secondo le quali si parla dell’anima, sono loro<br />

che devono insegnare a usare i concetti con i quali l’uomo può chiarificare se<br />

stesso.<br />

Un’istituzione può esercitare un controllo solo dall’esterno, per impedire che uno<br />

psicoterapeuta prenda strade sbagliate o per escludere persone non idonee.<br />

E’ necessario che l’istituzione lotti contro la dispersione degli sforzi singoli,<br />

garantendo ampio spazio di azione all’iniziativa individuale.<br />

A causa dell’intimità che si viene a creare tra <strong>medico</strong> e paziente bisogna far<br />

attenzione ai rischi legati alle relazioni di carattere sessuale (jaspers auspica che<br />

lo psicoterapeuta sia sposato)<br />

Attenzione va posta anche riguardo al transfert, la relazione deve essere limitata<br />

solamente al rapporto psicoterapeutico.

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