Parole In Libertà - Distretto 2090
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9 Rotary<strong>2090</strong> Dal <strong>Distretto</strong><br />
era impossibile visto il lavoro, i continui spostamenti, la<br />
mancanza di un qualsiasi sostegno, familiare... I suoi collaboratori<br />
erano già davanti alla scrivania. La pausa era finita.<br />
Con calma alzò lo sguardo verso il nuovo giorno, sguardo<br />
che calò di nuovo, diverse ore dopo, sulle dannate chiavi<br />
dell’auto che, al buio della sera, non volevano andare al loro<br />
posto. Tragitto inverso, meno coda per l’ora tarda, ma con<br />
gli stessi barboni e lavavetri ai semafori. Pensò che anche<br />
loro non lavoravano poi così poco se iniziavano prima di lei<br />
ed erano ancora lì quando tornava a casa. Che non fossero<br />
così sfaticati come sembravano? Magari lo avrebbero accettato<br />
un lavoro in fabbrica se qualcuno glielo avesse offerto. I<br />
pensieri furono interrotti dal solito indice del barbone. Ma<br />
qualcosa la colpì in maniera strana, non conscia. Le labbra,<br />
aggredite da una barba incolta e bianca, sporca e lunga, parevano<br />
dire qualcosa come “Tu, tu..tu…”<br />
Abituata com’era a ricordare solo gli impegni importanti<br />
ci mise un po’ per capire dove aveva sentito quel nome, in<br />
quel giorno. Un semaforo, un altro e poi invertì la sua corsa,<br />
senza nemmeno accorgersene, vedendo se stessa fermarsi,<br />
lasciare la costosa auto aperta e andare dal barbone con passo<br />
risoluto. “Cosa hai detto?” Gli occhi del barbone, visti da<br />
vicino, erano azzurri e sereni. Le labbra erano appoggiate in<br />
un sorriso calmo, per nulla scosso da quella bellissima donna<br />
che gli si avvicinava minacciosa. Maria guardò quegli oc-<br />
Fotografia: Fotocredit Rino di Maio<br />
chi e non ebbe il coraggio di rifare la domanda. Restò così,<br />
immobile. Il barbone le disse: “Ce n’hai messo di tempo per<br />
arrivare, un altro po’ e sarei andato via per sempre”. <strong>In</strong>cantata<br />
da quegli occhi, belli come non ne aveva mai visti, diede<br />
istintivamente la mano al barbone. Aveva la sensazione<br />
di essere portata in uno di quei castelli incantati delle favole.<br />
Strinse il palmo intorno alle dita del vecchio come faceva<br />
con sua madre Anna, quando la portava a messa e osservava<br />
le navate addobbate a festa e le finestre da cui entrava la luce<br />
in mille disegni colorati e lei si sentiva al centro del mondo,<br />
al centro della felicità. Poi disse ”Cosa devo fare?”<br />
“Tu avrai un figlio…. Egli annuncerà la parola di Dio, la<br />
fratellanza, la pietà, l’amore. Soffrirà e tu soffrirai con lui<br />
ma il mondo sarà più bello perché tramite lui si rifletterà la<br />
gloria del Signore. Non avrà onori se non la consolazione di<br />
Dio. Tu e Giuseppe gli dedicherete tutta la vostra vita e non<br />
avrete altra casa se non il mondo, nessun impegno se non<br />
quello di servire il Signore, nessun cibo o ricchezza se non<br />
quella che vi fornirà la sua pietà. “Sei, allora, Maria, pronta?”<br />
Maria, per la seconda volta nella sua vita, pronunciò un<br />
“Sì” ad occhi chiusi… Il viso velato da lacrime di silenziosa<br />
felicità. Quando gli occhi si riaprirono non trovarono nessuno<br />
ma solo lo schiamazzo di auto e di persone …. Rinchiuse<br />
le sue preoccupazioni in un sorriso…<br />
La nuova vita era già cominciata…