Vita Con n.4 Anno 2011.pdf - Congregazione dei Figli dell ...

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EDUCAZIONE PADRE MONTI IN TRENTINO UNA MISSIONE SECOLARE TRA I RAGAZZI Da “Sant’Ilario” a “Gardascuola”: la comunità montiana, con i suoi 50 religiosi che hanno abbracciato gli ideali del Fondatore, costituisce un tassello prezioso della Chiesa tridentina e un patrimonio sociale della Provincia autonoma. Il 26 febbraio del 1912, quasi cento anni fa, con decisione della Dieta di Innsbruck, i primi religiosi di Padre Monti arrivarono a Rovereto perché a loro era stata affidata la gestione del nuovo Istituto educativo provinciale “Sant’Ilario”. Era l’inizio di un’epopea di assistenza e formazione professionale dei ragazzi trentini che si concluderà nel 1975, quando la Provincia di Trento prenderà la decisione di chiudere la storica attività dell’Istituto per destinarlo a uso scolastico. Piera Graifenberg, nel suo bel libro L’Istituto educativo provinciale di S. Ilario (Editrice Egon, Rovereto, 2008), racconta fin nei dettagli questa iniziativa che costituisce un tassello prezioso della vita sociale, civile e religiosa trentina. Nel 1910 il giovane Emanuele Stablum, di Terzolas, era già entrato nella comunità di Saronno per seguire gli ideali di consacrazione di Luigi Monti. Ne divenne un interprete di alto profilo, fino a conseguire la laurea in medicina e a dedicare la propria intera vita ai malati. La fervida attività di “Sant’Ilario” farà conoscere la Congregazione montiana ai parroci e ai fedeli della diocesi, così che lungo gli anni decine di giovani entreranno tra i Figli dell’Immacolata Concezione, divenendo religiosi dedicati alle più svariate attività, quasi sempre agendo in ambiti delicati della condizione umana come infermieri, farmacisti, sacerdoti, medici, educatori, insegnanti… in Italia e nel mondo. L’Istituto Sant’Ilario di Rovereto in una cartolina risalente agli anni Sessanta. L’intervento del Superiore Generale, fratel Ruggero Valentini, in occasione della cerimonia inaugurale dell’edificio che ospita la nuova scuola elementare. 14 IV - 2011
Una mega torta è stata preparata in occasione dei festeggiamenti per i vent’anni della Cooperativa Gardascuola. Negli anni Trenta il successo del “modello Sant’Ilario” fa scuola e la Fondazione Provvidenza di Arco, nel 1936, chiamerà i religiosi montiani nella cittadina gardesana per gestire il locale orfanotrofio per 35 anni. Nel 1941, sarà aperta una nuova comunità educativa anche in via Capitelli. 25 novembre 2011 SCUOLA ELEMENTARE: INAUGURATA LA NUOVA SEDE La scuola di Arco Nel secondo dopoguerra la presenza ad Arco viene definita dall’importante acquisto (1946) della proprietà di via 24 Maggio (ex “Bellavista”), due ettari di terra oggi divenuti centro città con la crescente urbanizzazione. Il complesso, di epoca asburgica, sarà utilizzato dapprima come centro di prevenzione e cura per bambini affetti da “Tbc” e, successivamente, a partire dal 1960, come scuola di orientamento vocazionale per giovani desiderosi di consacrarsi nella Congregazione. Dal 1966 centinaia di ragazzi frequenteranno la Scuola media dell’Istituto Padre Monti – divenuta succursale della scuola statale – in anni ancora difficili per la società trentina. Per quarant’anni questa scuola svolgerà un prezioso servizio alle famiglie, soprattutto grazie al doposcuola gestito direttamente dai religiosi. Si è trattato di un’interessante collaborazione tra privato e pubblico, conclusa nel 2005. Il nuovo millennio si è caratterizzato per la crescente disponibilità dell’Istituto Padre Monti a favorire l’aggregazione sociale: nel 2005 sono nate due associazioni, “Dokita Trentino Alto Adige-Südtirol” (per la solidarietà internazionale) e “Strada facendo” (per interventi a favore dei bambini in difficoltà di apprendimento). La diocesi, inoltre, ha chiesto alla comunità religiosa di parte- Nel corso della festa per l’inaugurazione della struttura che ad Arco accoglie la nuova Scuola elementare (nella foto), il Superiore generale fratel Ruggero Valentini si è rivolto ai genitori della cooperativa “Gardascuola” con queste parole: «Voglio dire ai genitori presenti di raccontare ai loro figli come è nata questa realtà da loro frequentata, di essere attivi protagonisti della cooperativa di cui sono soci, di fare tesoro del nostro patrimonio umano e culturale di ispirazione cristiana. Nell’ultimo anno ho girato il mondo, ho visitato venti Paesi, molte realtà umane anche in aree dove il messaggio di Cristo rappresenta una realtà di minoranza: ho visto e capito che il nostro deficit qui in occidente – e il Trentino ne è espressione in modo particolare – non è riducibile alla crisi economica e finanziaria. Abbiamo un deficit di fede, un deficit di speranza! Che si riflette nella nostra vita civile e associata: stiamo riducendo infatti l’impegno per il bene comune e abbandonando lo spirito di sacrificio per obiettivi alti che sono patrimonio etico e spirituale della nostra terra. Ciò non vuol dire che siamo all’anno zero, perché tra noi vi sono persone, famiglie e realtà associate di grande valore. Tuttavia si respira ampiamente in Europa un’aria di decadenza e non possiamo affermare che qui, in Trentino, stiamo valorizzando al meglio le risorse morali e spirituali che ci hanno costruito. Le stiamo trascurando, forse senza che ce ne accorgiamo (...) Cari genitori, attraverso questa esperienza nata qui dobbiamo scegliere di compiere uno scatto di consapevolezza, anche per rispetto delle generazioni future, alle quali dobbiamo assicurare, oltre a un pezzo di pane e due vestiti, i valori che illuminano la vita. Un proverbio africano dice che per far crescere un bambino ci vuole un intero villaggio. Ebbene, io credo che qui abbiamo in mano questa possibilità ed è nostro compito renderla esemplare». ■ IV - 2011 15 EDUCAZIONE
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