Vita Con n.4 Anno 2011.pdf - Congregazione dei Figli dell ...

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MEMORIA IN LIBRERIA EMILIO MARONI, UN PADRE SENZA BARRIERE L’Editrice Monti ha dato alle stampe una biografia del religioso trentino. Un uomo dall’inventiva gioiosa e creativa che lo portava a comporre stornelli, a suonare chitarra e fisarmonica, a realizzare presepi e diorami. La passione per l’educazione. Secondo l’aforisma di uno storico e scrittore scozzese, Thomas Carlyle, la storia del mondo non è altro che la biografia di grandi uomini. E di certo non si può non dare ragione: basta accordarsi però sul significato delle parole. Se per grandi si intendono coloro che tengono le redini di eserciti, che guidano imperi, che governano nazioni o che compiono opere e scoperte eccezionali, allora dovremmo constatare che la vita di un piccolo frate nato in una frazione della Val di Ledro alla vigilia della grande guerra, costretto all’esilio in Boemia con la propria famiglia mentre il padre moriva sulle Dolomiti, rientrato nella miseria della sua terra nel frattempo divenuta italiana, accolto a Roma da una Congregazione che lo formò e lo fece suo religioso, maestro di orfanelli in scuole della Lombardia e del Trentino, di nuovo alle prese con la desolazione e la disperazione lasciata dal secondo conflitto mondiale, fattosi sacerdote a 43 anni, tornato in terra di Brianza per vivere fianco a fianco con dei disabili, e infine promotore di una cooperativa sociale poco prima della morte, non potrebbe formare il racconto di un’esistenza che ha aggiunto valore alla storia come la si legge nei manuali e nei compendi, ma al massimo provocherebbe una spolverata ai ricordi di pochi che hanno incontrato e conosciuto quell’umile frate. Un piacere privato più che un fatto pubblico, e forse dedicare un libro a questa causa è anche troppo. Ma se prendessimo l’aggettivo di grande sotto un senso differente, legato non tanto al numero e alla vastità delle imprese compiute, quanto alla forza degli ideali che muovono una vita, alle lotte interne ed esterne combattute per rendere quelle aspirazioni concrete, alla capacità di percepire come andranno le cose al di là del muro del presente, e al vantaggio che quelle visioni hanno recato a molti, allora la biografia di padre Emilio Maroni è di quelle che hanno fatto la storia e che tutt’oggi conti- nuano a muoverla. Il libro diventa così non solo la testimonianza di vicende particolari, limitate nel tempo e nello spazio, che si possono ben dire locali: ma porta l’esempio di un’anima che anche attraverso travagli interiori, soste, slanci e stanchezze ha avuto per filo maestro un ideale, quello della libertà, per la quale spendersi affinché chi ne fosse al momento privato da paure, pregiudizi, impedimenti, potesse al più presto trovare il modo di esperirla e goderla. In questo quella di padre Emilio può dirsi Prima Santa Messa di Emilio Maroni a Pré di Ledro, 25 luglio 1956. 18 IV - 2011
una biografia universale, capace di parlare anche a chi non ha mai conosciuto quest’uomo, a chi coltiva interessi e pensieri differenti, a chi vive situazioni e tempi totalmente altri. A rendere bene l’intreccio tra il piccolo e il grande nella vita di padre Emilio è l’evento del sole nascosto: nel suo paese natale, Pré di Ledro, per i mesi d’inverno il disco solare resta coperto dalle montagne che incombono, e solo verso febbraio inizia il suo lento ritorno alla vista prima sui tetti delle case poi sui volti delle persone che risentono il calore e rivedono la pienezza della luce. Questo fenomeno naturale, del quale ebbe poche esperienze il nostro protagonista per via del peregrinare dei suoi giovani anni, si è tuttavia fatto in lui fenomeno spirituale: dapprima nella lenta e difficile ricerca del sole nascosto della sua anima. Non bastava infatti essere diventato un religioso concezionista e un maestro, e neppure l’essere consacrato sacerdote, per sentirsi un uomo compiuto: imparò nel tempo che vivere l’amore per il prossimo rendeva liberi anche tra affanni, stanchezze e malattie; e lo splendore della carità essere una tensione più che un risultato. Allo stesso modo intuì che poteva farsi strumento per coloro che vivevano in un buio che sembrava perenne, e insegnare con l’esempio e le opere che la luce, anche se obliata, non è mai cancellata: non ebbe la presunzione di redimere vite, di sostituirsi a famiglie e a Emilio Maroni con un gruppo di confratelli concezionisti. istituzioni sociali e non, sebbene alcune sue iniziative anticipassero di qualche anno la sistemazione di norme e leggi; ma quella di preparare al riscatto, di infondere la convinzione che oltre gli ostacoli il sole prima o poi rispunta col suo tepore e bagliore se solo si ha la forza di guardare in alto. Non a caso la Cooperativa sociale per disabili che aprì a Cantù, nei locali dell’istituto dei Concettini in viale della Madonna nei primi anni ‘80, prese il nome di Gabbiano, a rimarcare nel rimando al racconto di Richard Bach come ciò che conta non è una meta, una destinazione, ma il volo. Dalla sua padre Emilio aveva la fede nella mano provvidente della Madonna, instillata sin da piccolo dalla mamma Irene e rafforzata quando, a partire dagli anni ‘60, prese ad accompagnare disabili e malati a Lourdes con i treni bianchi; un’inventiva gioiosa e creativa che lo portava a comporre stornelli, a suonare chitarra e fisarmonica, a realizzare presepi e diorami; la passione per l’educazione, spesa negli anni a cavallo della seconda guerra mondiale negli Istituti che la Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione gestiva a Cantù, Arco e Milano; la serenità di accogliere chi si affidava a lui, al suo abito azzurro e al suo mantello nero; la gioia di avere a sé ragazzi e giovani; la capacità di entusiasmare e convincere; la leggerezza di un animo sul quale avevano scarsi appigli il rimorso, il rimpianto, l’ira, il rancore. Padre Emilio riceve dal Sindaco di Cantù la benemerenza per la Cooperativa Il Gabbiano. Un mese prima della sua scomparsa il Comune di Cantù gli attribuì un riconoscimento civile, una benemerenza nella forma di una medaglia e di una pergamena per quanto aveva compiuto nella cittadina brianzola. Padre Emilio non voleva accettare quel premio, di certo per via della sua indole schiva e riservata, ma anche perché sapeva di quello ben più importante, sebbene sofferto, che lo attendeva di lì a poco: tuttavia si fece convincere dalle parole di chi gli suggeriva che quell’onore era rivolto non a lui, ma all’opera e alla Congregazione che rappresentava. Quell’uomo minuto e consunto dalla malattia, piccolo nelle sembianze, che alla storia e ai suoi riconoscimenti voleva sottrarsi, in realtà aveva già scritto la storia della comunità che lo festeggiava, e appariva grande a quanti erano accorsi quella domenica di fine febbraio per assistere alla celebrazione. Gli stessi e molti altri che l’avrebbero presto salutato. Grande è rimasto negli occhi di chi tutt’oggi porta bene impressa la sua figura e il suo insegnamento, occhi grati, che ancora si riempiono di lacrime a ricordi ben vivi che non hanno bisogno d’essere rispolverati da una biografia, il cui solo scopo è rinnovare il messaggio assoluto di padre Emilio, quello di indicare il sole oltre le barriere della vita. ■ IV - 2011 19 Omar Viganò MEMORIA
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