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Insieme Per - Ottobre 2010 - Mpda.It

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Rivista trimestrale <strong>Ottobre</strong> <strong>2010</strong> - N. 47 - Sped. in A.P. Art.2 Comma 20/c Legge 662/96 - Filiale di Forlì TAXE PERCUE “TASSA RISCOSSA” RIMINI FERROVIA<br />

maestre pie dell’addolorata<br />

<strong>Per</strong><br />

i N s i e m e<br />

DOSSIER MISSIONI<br />

Tra i poveri<br />

dello Zimbabwe


i N s i e m e<br />

<strong>Per</strong><br />

Rivista trimestrale dell’Istituto<br />

MAESTRE PIE DELL’ADDOLORATA<br />

<strong>Ottobre</strong> <strong>2010</strong> - N. 47 - anno XVI<br />

Proprietario/Editore:<br />

Istituto Maestre Pie dell’Addolorata<br />

Autorizzazione del Tribunale di Rimini<br />

N. 2/94 del 10/2/94<br />

Direzione, Redazione e Amministrazione:<br />

Via Fratelli Bandiera 34 - 47921 Rimini<br />

Tel. 0541/714711 - Fax 0541/714781<br />

E-Mail: mpda@libero.it<br />

Direttore Responsabile:<br />

Angelo Montonati<br />

Progetto grafico e impaginazione:<br />

Carlo Toresani - Cecilia Montonati<br />

Sede Legale:<br />

Istituto Maestre Pie dell’Addolorata<br />

Viale Vaticano 90 - 00165 Roma<br />

Stampa: Tipografia Garattoni<br />

Via Achille Grandi, 25<br />

47049 Viserba (Forlì)<br />

Abbonamento annuale: Euro 12,00<br />

tramite conto corrente n. 15747470<br />

intestato a: Istituto Maestre Pie<br />

dell’Addolorata - B.E. Renzi<br />

Via Fratelli Bandiera 34 - 47921 Rimini<br />

ABBONAMENTO ANNUALE: Euro 12,00<br />

Soci sostenitori Euro 26,00 - Estero Euro 16,00<br />

conto corrente N. 15747470 - Istituto Maestre Pie dell’Addolorata - B.E. Renzi<br />

Via Fratelli Bandiera. 34 - 47921 Rimini<br />

NOME______________________________________________________________<br />

COGNOME__________________________________________________________<br />

INDIRIZZO__________________________________________________________<br />

2 iNsieme per - N. 47<br />

___________________________________________________________________<br />

C.A.P.____________CITTà_____________________________________________<br />

L’arrivo degli alunni<br />

nella nuova scuola<br />

delle Maestre Pie a<br />

Chegutu (Zimbabwe)<br />

3<br />

4<br />

5<br />

8<br />

11<br />

L’educazione al centro<br />

della strategia ecclesiale<br />

di Angelo Montonati<br />

Un documento<br />

di amore filiale<br />

di Pier Giorgio Brunetto<br />

Antologia di pensieri<br />

sbocciati dal cuore<br />

di Autori vari<br />

«La mia esperienza<br />

in terra africana»<br />

a cura di Angelo Montonati<br />

DOSSIER MISSIONI<br />

Maestre Pie in Zimbabwe<br />

per educare i poveri<br />

di Sr. Rina Dellabartola<br />

Professioni religiose<br />

e nuovi ingressi nell’Istituto<br />

di Sr. AnnaMaria Iannetti<br />

Bambini di un villaggio<br />

nella zona attorno a<br />

Chegutu visitato dalle suore<br />

SOMMARIO<br />

26<br />

27<br />

28<br />

30<br />

31<br />

23 32<br />

Suor Giovanna Albanesi:<br />

cinquant’anni da educatrice<br />

di Emanuele Maffei<br />

Pagine aperte<br />

Compleanno di Madre Elisabetta<br />

Da Carpegna vi dico...<br />

Un invito alla solidarietà<br />

nel nome di Andrea<br />

di Sr. Silvia, coordinatrice didattica<br />

Puntuali all’appuntamento<br />

con la Beata Elisabetta<br />

a cura di La Quiete<br />

Gli ospiti della Quiete<br />

in trenino a Cattolica<br />

a cura di La Quiete<br />

Libri<br />

a cura di Angelo Montonati


E ditoriale<br />

L’educazione al centro<br />

della strategia ecclesiale<br />

Una notizia, apparsa alcuni mesi fa<br />

sui giornali e riguardante l’attività<br />

della Chie sa, ci comunicava<br />

che, nel corso del l’Assemblea<br />

Generale della Confe renza Episcopale<br />

<strong>It</strong>aliana, svoltasi in Vaticano dal 24 al 26<br />

maggio scorso, i vescovi hanno approvato il<br />

testo degli Orien tamenti pastorali per il<br />

decennio <strong>2010</strong>-2020, incentrati sul tema<br />

dell’educazione. Il compito educativo è<br />

stato anche il cuore del discorso rivolto da<br />

Benedetto XVI per l’occasione ai partecipanti,<br />

mentre il Presidente della CEI, cardinale<br />

Bagnasco, ha presentato la questione<br />

educativa come orizzonte nel quale valorizzare<br />

il ruolo della famiglia e della scuola.<br />

Che oggi ci si trovi avanti ad una emergenza<br />

educativa è un fatto indubitabile, che la<br />

società civile quanto la Chiesa registrano<br />

con estrema preoccupazione. In genere, si<br />

tende a riversare la responsabilità di questa<br />

emergenza sulle nuove generazioni. Si sentono<br />

spesso educatori, nei diversi ambiti<br />

familiare, scolastico e sociale, lamentarsi<br />

del fatto che ai loro sforzi non corrispondono<br />

risultati adeguati; ma il problema sono<br />

davvero soltanto i giovani? O non dobbiamo<br />

onestamente riconoscere che l’emergenza<br />

riguarda anche gli educatori, sempre più<br />

in difficoltà nell’assolvere il loro compito?<br />

La diagnosi del Papa<br />

C’è dunque bisogno di educatori all’altezza<br />

della situazione. Una diagnosi impietosa al<br />

riguardo era già stata fatta dal Papa nell’estate<br />

2009 in un discorso tenuto ai vescovi:<br />

«Quando», affermava Benedetto XVI, «in<br />

una società e in una cultura segnate da un<br />

relativismo pervasivo e non di rado aggressivo,<br />

sembrano venir meno le certezze basilari,<br />

i valori e le speranze che danno un<br />

senso alla vita, si diffonde facilmente, tra i<br />

genitori come tra gli insegnanti, la tentazione<br />

di rinunciare al proprio compito, e ancora<br />

prima il rischio di non comprendere più<br />

quale sia il proprio ruolo e la propria missione.<br />

Così i fanciulli, gli adolescenti e i<br />

giovani, pur circondati da molte attenzioni e<br />

tenuti forse eccessivamente al riparo dalle<br />

prove e dalle difficoltà della vita, si sentono<br />

alla fine lasciati soli davanti alle grandi<br />

domande che nascono inevitabilmente dentro<br />

di loro».<br />

Una coraggiosa anticipatrice<br />

Facciamo un salto indietro nel tempo e constatiamo<br />

che in questo campo la Beata<br />

Elisabetta è stata una coraggiosa anticipatrice.<br />

Anche quelli non erano tempi facili per<br />

chi voleva educare: l’anticlericalismo<br />

fomentato dalla massoneria non risparmiava<br />

i territori dello Stato Pontificio; inoltre, la<br />

borghesia pensava ad un tipo di istruzione<br />

“proporzionale” (qualitativamente e quantitativamente)<br />

ai singoli ceti sociali, in modo<br />

da escludere desideri di ulteriore promozione<br />

nelle fasce più basse. In altre parole, i<br />

poveri - e soprattutto le donne - dovevano<br />

restare ignoranti o quasi. <strong>Per</strong> questo, Madre<br />

Elisabetta scelse di installarsi nei piccoli<br />

centri, per dare un’istruzione e un’educa-<br />

iNsieme per - N. 47 3


E ditoriale<br />

zione alle ragazze delle famiglie contadine.<br />

Scrivendo alla Canossa quando pareva<br />

possibile l’incorporazione in quella<br />

Congregazione, la Renzi affermava di<br />

voler «estendere la carità nelle campagne,<br />

o paesetti…». Poi nelle sue scuole ci furono<br />

anche “alunne eccellenti”, provenienti<br />

da famiglie benestanti, ma per loro non ci<br />

fu alcuna preferenza: due di esse, ad<br />

esempio, vennero allontanate dalla scuola<br />

di Sogliano per cattiva condotta: «(Esse)<br />

vorrebbero», così la Beata nell’informare<br />

del provvedimento il Vescovo di Rimini,<br />

«godere di privilegi a differenza delle<br />

persone del volgo, ma le mancanze presso<br />

il Signore pesano ugualmente». Una bella<br />

lezione di democrazia…<br />

Autentiche educatrici<br />

Oggi l’istruzione è alla portata di tutti, ma<br />

altri problemi si presentano agli educatori,<br />

bombardati come siamo, anche all’interno<br />

della famiglia, da messaggi che<br />

vanno nella direzione contraria a quella<br />

indicata dal Vangelo. In tale contesto culturale,<br />

le Maestre Pie dell’Addolorata<br />

continuano la loro attività di autentiche<br />

educatrici per dare a chi frequenta le loro<br />

scuole quelle idee e quei valori a cui ispirarsi<br />

per scelte di vita coerenti con la<br />

propria fede: ed è la loro riconosciuta<br />

capacità educativa che spiega il successo<br />

delle loro scuole, davanti alle quali si fa la<br />

coda per trovare un posto. E a questo<br />

punto pensiamo sia opportuno tornare alla<br />

carica con forza - anche stimolando i politici<br />

che si riconoscono nell’area cattolica<br />

- affinché alle scuole gestite da congregazioni<br />

religiose sia finalmente riconosciuta<br />

piena parità rispetto a quelle statali. Solo<br />

così viene garantita quella libertà di scelta<br />

educativa che ogni genitore desidera per i<br />

propri figli. Diversamente, potrà accedere<br />

alle nostre scuole soltanto chi può pagare.<br />

Il che non è per niente democratico. Ci<br />

auguriamo che questo nodo venga affrontato<br />

da chi di dovere con la dovuta attenzione<br />

e risolto nel modo più giusto.<br />

Angelo Montonati<br />

4 iNsieme per - N. 47<br />

L ettere<br />

Un documento<br />

di amore filiale<br />

Da Finale Ligure è giunta recentemente<br />

alle nostre consorelle della<br />

Casa Madre di Co riano questa lettera,<br />

che volentieri pubblichiamo:<br />

Care suore, mi chiamo Pier Giorgio<br />

Brunetto. Sono residente a Finale<br />

Ligure (Sa vona), ho quarantotto anni.<br />

Figlio unico, vivo con papà perché la<br />

mamma è morta nell’ottobre del 1991.<br />

Il mio papà, che ha da poco compiuto<br />

81 anni, purtroppo è malato del morbo<br />

di Alz hei mer. Sul momento l’ho ricoverato<br />

in una struttura per anziani, ma<br />

alla fine di questo mese verrà dimesso<br />

e per me è un serio problema (anche<br />

se i servizi sociali si sono già attivati<br />

per aiutarmi). Pensate, care suore, che<br />

anche se avevo un lavoro di sola<br />

mezza giornata, dal primo giorno<br />

dello scorso giugno mi sono fermato a<br />

casa per assisterlo. Mi tengono il<br />

posto di lavoro perché hanno capito la<br />

situazione ma, non lavorando, non<br />

percepisco nessuno stipendio.<br />

Ringraziando il buon Dio, la casa<br />

dove abito è di nostra proprietà, ma<br />

questo non significa essere ricchi.<br />

Ma ora, fatte le dovute presentazioni,<br />

vengo al motivo della mia lettera.<br />

Sono cattolico praticante, oltre alla<br />

domenica e alle feste di precetto quando<br />

riesco partecipo alla santa Messa<br />

anche nei giorni feriali. Tutte le sere<br />

recito il santo Rosario, al venerdì la<br />

“Corona del l’Ad dolorata”. Leggo<br />

volentieri le biografie dei santi. Me ne<br />

è capitata una della vo stra Fondatrice,<br />

“Uno sguar do che affascina - Elisabetta<br />

Renzi”. Care suore, mi potete inviare,<br />

in una busta, tre o quattro immaginette<br />

della Beata (accludo il francobollo<br />

per le spese postali)? Nel l’attesa, cordiali<br />

saluti. Chie do preghiere prima di<br />

tutto per il mio caro papà, ma anche<br />

per me, che lo sappia assistere con<br />

amore di figlio. Grazie, care suore.<br />

Pier Giorgio Brunetto


Elisabettiano<br />

si è felicemente con-<br />

L’Anno<br />

cluso, ma ne rimangono<br />

i festosi echi. Ragioni di<br />

spazio ci avevano impedito<br />

nel numero scorso della nostra<br />

rivista di dedicare più spazio<br />

ai pellegrinaggi compiuti a<br />

Coriano, Mondaino e Saludecio.<br />

Ai pellegrini che giungevano,<br />

veniva dato un libretto<br />

di una cinquantina di pagine,<br />

redatto dalle Maestre Pie,<br />

dal titolo “Pellegrini con<br />

Elisabetta”, nel quale si trovavano<br />

brevi notizie storiche<br />

su Saludecio, paese natale<br />

della Beata, Mondaino (dove<br />

la famiglia si trasferì quando<br />

lei aveva appena 5 anni) e<br />

sulla Casa Madre della<br />

Congregazione a Coriano.<br />

Seguivano alcune preghiere<br />

che i gruppi recitavano insieme,<br />

e una originale<br />

“Via Crucis” nelle<br />

cui quindici stazioni,<br />

accanto a una lettura<br />

biblica, c’era sempre<br />

un pensiero tratto<br />

dagli scritti della<br />

Beata Elisabetta.<br />

L’ultima parte comprendeva<br />

la “Corona<br />

dell’Addolorata” e<br />

anche qui alla lettura<br />

biblica su ciascuno<br />

dei sette dolori si<br />

leggeva un pensiero<br />

della Madre Fondatrice.<br />

E dopo le<br />

litanie dell’Addolorata<br />

si elencavano le<br />

condizioni per l’acquisto delle<br />

indulgenze.<br />

Nella cappella di Casa Madre,<br />

a Coriano, erano stati collocati<br />

dei registri sui quali i<br />

pellegrini potevano esprimere<br />

le loro impressioni o una<br />

preghiera per ottenere grazie<br />

ricorrendo all’intercessione<br />

della Beata Elisabetta. Se ne<br />

potrebbe ricavare un volume;<br />

qui noi ci limitiamo a riportare<br />

una piccola antologia di<br />

pensieri come sono sgorgati<br />

dal cuore dei visitatori davanti<br />

all’urna della nostra<br />

Fondatrice.<br />

Apriamo la serie con le parole<br />

di Sr. Agostina Galli, la<br />

“miracolata” della Beata, la<br />

quale il 20 aprile ha scritto:<br />

Cara Madre Elisabetta, Ti ringrazio<br />

per avermi concesso<br />

eCHi dell’aNNo elisaBettiaNo<br />

Antologia di pensieri<br />

sbocciati dal cuore<br />

tanti doni durante la mia vita:<br />

ti chiedo ancora aiuto per<br />

tante persone che vengono da<br />

me per richiesta di preghiera,<br />

offerta di sofferenza per le<br />

loro necessità; che io viva<br />

sempre più unita allo Sposo<br />

Gesù, dimentichi me stessa,<br />

attenda con gioia grande il<br />

giorno dell’incontro... Ti chiedo<br />

aiuto per l’Istituto, i miei<br />

familiari, parenti tutti e questa<br />

comunità. E il 29 aprile:<br />

Carissima Madre, fin da ieri<br />

sera leggendo nel Florilegio<br />

che oggi, giorno 29, saresti<br />

entrata nel Conser vatorio di<br />

Coriano, ho intensificato con<br />

gioia la mia preghiera, unendomi<br />

a Te con amore o offerta.<br />

Continua a starmi vicina<br />

perché possa essere una vera<br />

Tua figlia, sorella e Sposa<br />

dell’amato Gesù.<br />

Beata Elisabetta, siamo<br />

qui, tutte, per<br />

chiedere la tua intercessione<br />

e il tuo aiuto<br />

in questo periodo di<br />

lavoro. Aiutaci a fare<br />

per la nostra famiglia<br />

religiosa quello che<br />

Dio vuole e solo per<br />

la Sua Gloria. Noi ti<br />

vogliamo bene!<br />

Madre Lina, Sr.<br />

AnnaMaria, Sr. Carla<br />

Bertani, Sr. Carla<br />

Raggini, Sr. Ananí<br />

López González (Il<br />

Consiglio Generalizio<br />

della Congregazione)<br />

iNsieme per - N. 47 5


Carissima Madre Elisabetta,<br />

affidiamo alla tua intercessione<br />

materna gli alunni e i loro<br />

educatori della scuola media<br />

“Maestre Pie” di Bologna.<br />

Oggi sono qui i ragazzi delle<br />

classi terze accompagnati da<br />

Sr. Rina Dellabartola, Stefano<br />

Nanni, Serena Bedini e Chiara<br />

Diazzi. Tu li accogli con gioia<br />

e ripeti al loro cuore:<br />

«Allegro/a... perché sai che il<br />

buon Dio ti ama!».<br />

Accendiamo, qui davanti a<br />

Lei, la lampada della GIOIA<br />

e le chiediamo che ci sostenga,<br />

ci stia vicino perché la<br />

GIOIA rimanga sempre accesa<br />

in ogni attimo della nostra<br />

vita quotidiana. Buon cammino,<br />

mano nella mano, con<br />

Madre Elisabetta!<br />

Lo sai che la tua festa è il<br />

giorno prima del mio compleanno?<br />

<strong>Per</strong>ò tutti gli anni<br />

proprio quando lo festeggio<br />

mi ammalo! Annalisa<br />

Beata Elisabetta, è sempre<br />

una grande gioia vivere un<br />

momento di preghiera e<br />

riflessione qui a Coriano,<br />

dove tu hai iniziato il tuo apostolato.<br />

Ti ringrazio per tutti i<br />

doni ricevuti dal Signore, per<br />

tua intercessione, in tutti questi<br />

anni. Ti prego di essermi<br />

sempre vicina come compagna<br />

di viaggio e perché la mia<br />

fede possa essere sempre sorretta<br />

dalla consapevolezza<br />

che il Buon Dio mi ama. Ti<br />

affido tutta la comunità educante<br />

di Bologna: guidala<br />

perché possa sempre trovare<br />

in Cristo il vero e unico<br />

Maestro! Stefano Nanni<br />

Carissima Madre Elisabetta,<br />

con affetto speciale accogli i<br />

bambini (215), gli insegnanti<br />

(15) e i genitori (10) della<br />

Scuola Primaria Maestre Pie<br />

6 iNsieme per - N. 47<br />

di Rimini che sono venuti qui<br />

a Coriano per incontrarti, per<br />

parlarti, per ascoltarti. Ascolta<br />

i desideri del loro cuore, proteggi<br />

il loro cammino e stai<br />

accanto a ciascuno di loro con<br />

premura di madre. Grazie!<br />

Carissima Madre Elisabetta, ti<br />

affidiamo i nostri bambini, i<br />

loro genitori e le nostre fatiche<br />

in questo delicato compito di<br />

educatrici. Aiutaci a percorrere<br />

sempre la strada più giusta,<br />

quella che ci riporta sempre a<br />

te: i nostri alunni siano sempre<br />

incoraggiati, stimolati e aiutati<br />

da tutte noi, come tu ci hai<br />

insegnato. Con affetto, le tue<br />

“maestre”. Marianna, Arianna,<br />

Gabriella, Valen tina, Daniela,<br />

Marta<br />

Carissima Madre Elisabetta,<br />

siamo l’MPA di Coriano e<br />

questa sera siamo qui davanti<br />

a Gesù Eucarestia e accanto a<br />

te. Adoriamo il Signore Gesù<br />

e lo ascoltiamo, assieme a te<br />

mentre sta proclamando il<br />

discorso della Montagna sulla<br />

collina delle Beatitudini.<br />

Guida tu, o Madre, il nostro<br />

cammino, aiutaci a seguire<br />

Gesù con allegrezza di spirito,<br />

ad essere miti, misericordiosi,<br />

puri di cuore, operatori<br />

di pace. Grazie di cuore! <strong>Per</strong><br />

intercessione tua o Madre<br />

eCHi dell’aNNo elisaBettiaNo<br />

Elisabetta chiediamo al<br />

Signore Dio Onnipotente e<br />

Padre nostro la guarigione di<br />

Sara, Angelica, Lorenza,<br />

Letizia e di tutte quelle persone<br />

che hanno bisogno di essere<br />

guarite nel corpo e nello<br />

spirito. Grazie Madre!<br />

(Seguono 17 firme)<br />

Madre carissima, oggi sono<br />

qui in questa silente chiesetta<br />

del “Conservatorio” dove tu,<br />

educatrice tenera e forte, tante<br />

volte ti sei raccolta in dolce<br />

colloquio con il tuo Signore,<br />

gli Educatori del “Merlara”,<br />

opera da te iniziata nel 1851.<br />

Guarda, o Madre, questi educatori<br />

ed aiutali ad amare i<br />

piccoli con il tuo cuore<br />

modellato sul Cuore di Gesù.<br />

Grazie Madre Elisabetta!<br />

Beata Elisabetta, grazie perché<br />

ho avuto modo di conoscerti;<br />

ti prego, aiuta la mia<br />

poca fede e donami quello che<br />

ti ho chiesto, grazie. M. Dora<br />

Ti abbiamo portato questa<br />

confezione di fiori, Madre<br />

Elisabetta, e ti ringraziamo<br />

perché ascolti la nostra preghiera.<br />

Nel nostro cuore c’è<br />

tanto freddo e vuoto: abbiamo<br />

appena portato al cimitero<br />

Livia, mamma dolce e buona,<br />

sposa carissima, tenera, riservata,<br />

fedele. Aiutaci a vivere<br />

con fede questo tempo di<br />

buio. Aiutaci ad essere sereni<br />

e a sentire la presenza di Livia<br />

nelle nostre giornate, te lo<br />

chiediamo con la sicurezza<br />

che tu ci sei vicina e ci ascolti.<br />

Ti ringraziamo tanto. I familiari<br />

di Livia<br />

Madre Carissima, siamo qui<br />

insieme, proprio nell’ora in<br />

cui 50 anni fa, il Signore<br />

nostro Dio, “Dispensatore di<br />

tutti i beni”, ti ha inviato da Sr.


Agostina Galli morente<br />

e con la tua intercessione<br />

l’ha guarita in modo<br />

prodigioso. Alle ore 11,<br />

proprio nell’ora del<br />

miracolo celebriamo<br />

l’Eucarestia e insieme<br />

“con un cuore solo e<br />

un’anima sola” eleviamo<br />

al Signore il nostro<br />

inno di lode e ringraziamento.<br />

Madre, grazie<br />

per la tua affettuosa<br />

vicinanza, per la tua sollecitudine<br />

materna, continua<br />

a stare vicino a<br />

ciascuno di noi. Grazie<br />

Madre!<br />

Cara Madre Elisabetta, sei<br />

sempre nel mio cuore anche<br />

se non ti vedo. Isabella M.<br />

M.E. proteggi la mia famiglia<br />

e a me dona la grazia di essere<br />

sempre felice. Luca Marchini<br />

Grazie Madre Elisabetta perché<br />

ci hai chiamati qui. Guarda<br />

per favore col tuo amore di<br />

madre tutti i malati, tutti i<br />

bambini, tutte le mamme e i<br />

papà e tutti quelli che hanno<br />

bisogno. Bam bini e catechisti<br />

di Croce Monte Colombo<br />

Mi sento molto stanca e sola,<br />

in questo momento così difficile<br />

ho bisogno più che mai<br />

del tuo aiuto, sento il bisogno<br />

di forza, forza per af frontare<br />

la vita ed aiutare chi ha più<br />

bisogno di me, stammi vicino,<br />

non mi abbandonare.<br />

Grazie. Rosaria<br />

Cara Madre Elisabetta, grazie<br />

per le meraviglie che hai portato<br />

nella mia vita. Pro teggi<br />

la mia famiglia e indica la<br />

strada a mia figlia. Grazie.<br />

Anna Maria<br />

Grazie per i miei nipotini,<br />

che crescono amando sempre<br />

il Signore, orgogliosi dei propri<br />

genitori, assieme a tutti i<br />

bimbi del mondo, e una preghiera<br />

speciale per il piccolo<br />

che hanno adottato a distanza.<br />

Ornella Antonelli<br />

Madre Elisabetta, in questi<br />

ultimi 10 anni della mia vita<br />

ho sempre chiesto al Signore<br />

di vivere l’esperienza di<br />

Sindaco del mio Comune in<br />

maniera cristiana, attento ai<br />

bisogni dei miei concittadini.<br />

Alla fine del mio mandato ti<br />

ringrazio per aver indirizzato<br />

le mie scelte. Maurizio<br />

Pellegrini qui accanto a te, o<br />

Beata Madre, assieme al<br />

no stro cappellano don Mas simi<br />

liano Cucchi, siamo noi del<br />

Centro Anziani della parrocchia<br />

San Pio V di Catto lica. In<br />

questa chiesetta dove tante<br />

volte hai pregato assieme alle<br />

tue consorelle ti sentiamo<br />

vicina, come nostra Madre,<br />

durante la celebrazione<br />

dell’Eucarestia. In questo bel<br />

pomeriggio che trascorriamo<br />

qui nella Casa Madre, davanti<br />

all’urna che contiene i tuoi<br />

resti mortali, abbiamo pregato<br />

seguendo le indicazioni del<br />

nostro vesco vo Francesco per<br />

l’acquisto dell’Indulgenza.<br />

Ti sentiamo vicina<br />

e affidiamo alle tue<br />

mani e al tuo cuore i<br />

nostri desideri più profondi.<br />

Aiu taci ad essere<br />

testimoni dell’A more di<br />

Dio. Accen diamo il cero<br />

che abbiamo portato da<br />

Cattolica perché arda<br />

qui accanto a te e dica al<br />

Signore il nostro impegno<br />

di camminare e di<br />

essere Luce per tutti. Gli<br />

organizzatori del Centro<br />

Anziani di Cattolica<br />

Ecco qui davanti a Te, o<br />

Madre carissima, i bimbi<br />

della Scuola dell’Infanzia<br />

Maestre Pie dell’Addolorata<br />

di Morciano di Romagna.<br />

Sono accompagnati dai genitori,<br />

da Sr. Angela e Sr.<br />

Gigliola. Sono con loro il<br />

parroco don Fabrizio Uraldi,<br />

don Marcello Zammarchi e<br />

don Emilio Maresi. Madre<br />

Beata, guarda questi piccoli<br />

con una particolare predilezione<br />

come facevi quando eri<br />

su questa terra. Negli educatori,<br />

nelle educatrici, nei genitori<br />

infondi fortezza e tenerezza<br />

affinché sappiano “educare”<br />

con la Sapienza che<br />

viene dall’Alto. Conce dici di<br />

“ardere et lucere”, cioè di<br />

ardere d’amore per il Signore<br />

e di illuminare con la sua<br />

Luce coloro che ci stanno<br />

vicino. Beata Madre Elisabetta,<br />

contiamo sul tuo aiuto e sulla<br />

tua intercessione materna.<br />

Grazie!<br />

Voglio unire il mio desiderio<br />

al tuo: ardere d’amore per<br />

Gesù e sperare che anche i<br />

cuori dei giovani sentano<br />

amore e desiderio di consacrare<br />

la loro vita a Dio. Una<br />

fedele<br />

iNsieme per - N. 47 7


«La mia esperienza<br />

in terra africana»<br />

8 iNsieme per - N. 47<br />

I Ntervista<br />

La scuola delle Maestre<br />

Pie a Chegutu, nello<br />

Zimbabwe, come spieghiamo<br />

in altra parte della<br />

rivista, è ormai una realtà in<br />

confortante sviluppo. Recentemente<br />

è tornata in <strong>It</strong>alia dal<br />

Messico Sr. Teresa Navarro<br />

More no, che fu tra le prime<br />

tre Maestre Pie inviate in<br />

Africa nel 1993. L’abbiamo<br />

incontrata a Rimini e, rispondendo<br />

cortesemente alle<br />

nostre domande, ci ha raccontato<br />

la sua esperienza di<br />

tre anni in quelle terre.<br />

Da quanto tempo è Maestra<br />

Pia dell’Addolorata?<br />

Nel 1985 ho fatto la mia Prima<br />

Professione e il 20 giugno<br />

scorso a Coriano ho celebrato<br />

il venticinquesimo di vita religiosa.<br />

Sono tornata in <strong>It</strong>alia<br />

per questa ricorrenza, dopo di<br />

che la Madre Generale mi ha<br />

chiesto di rimanere a Rimini<br />

per altri due anni; e poiché nel<br />

mio Paese, il Messico, avevo<br />

conseguito il diploma di infermiera,<br />

qui svolgo questo compito<br />

nella casa generalizia tra<br />

le consorelle inferme. Una<br />

scelta che ha un precedente:<br />

prima di andare in Africa collaboravo,<br />

in una scuola elementare<br />

tenuta dai Maristi,<br />

alla catechesi dei bambini ed<br />

ero anche stata incaricata di<br />

SR. TERESA NAVARRO MORE NO, UNA DELLE PRIME TRE MAE STRE PIE IN-<br />

VIATE NELLO ZIM BAB wE NEL 1993, CI PARLA DELLE DIFFICOLTà INCON-<br />

TRATE ALL’INIZIO IN qUELLA MISSIONE, SOPRATTUTTO NELL’IMPATTO<br />

CON UNA CULTURA DIVERSA DALLA PROPRIA E CON UNA LINGUA<br />

PARTICOLARMENTE DIFFICILE, IN UN CONTESTO DI GRANDE POVERTà<br />

custodire l’ambulatorio che<br />

serviva quando qualcuno degli<br />

alunni si faceva male o accusava<br />

qualche malore. Un giorno<br />

il direttore mi convinse a<br />

fare un corso di pronto intervento,<br />

della durata di un anno.<br />

Al ritorno dall’Africa, la<br />

Madre mi suggerì di completare<br />

la mia preparazione in<br />

questo campo e dopo tre anni<br />

a Guadalajara conseguii il<br />

diploma di infermiera, facendo<br />

poi un periodo di tirocinio<br />

in ospedale. Dopo di che sono<br />

stata destinata qui a Rimini<br />

come infermiera della comunità.<br />

Ma in Africa quando ci andò?<br />

Ci andai per la prima volta<br />

nel 1993 quando fu aperta<br />

quella missione, insieme a Sr.<br />

Luisa Marchetti e a Sr. Leda<br />

Bagni: siamo state le prime<br />

tre Maestre Pie a lavorare in<br />

questa parte dell’Afri ca.<br />

Madre Luisa Falsetti volle<br />

concludere il suo mandato<br />

come Superiora Gene ra le<br />

dando vita a questa opera. La<br />

mia esperienza, molto positiva,<br />

fu affrontata da me con<br />

una disponibilità molto<br />

ampia, anche se non avrei<br />

mai immaginato di andare<br />

laggiù, pensavo che mi avrebbero<br />

mandata in Bra sile, a<br />

motivo della lingua e della<br />

mia familiarità con la cultura<br />

latino-americana. Io venivo<br />

dalla Casa Hogar di Tepatitlán,<br />

dove avevo iniziato la mia<br />

formazione sotto la guida<br />

delle suore giunte dall’<strong>It</strong>alia:<br />

sono stata la prima vocazione<br />

messicana del l’Isti tuto.


Quando madre Lui sa decise<br />

questa spedizione africana, la<br />

mia preparazione fu piuttosto<br />

veloce, non mol to accurata,<br />

ma partii ugualmente con<br />

entusiasmo, convinta di fare<br />

la volontà di Dio che si era<br />

manifestata attraverso i miei<br />

superiori. E poi venivo dal<br />

Messico, da una realtà povera<br />

verso un’altra realtà povera.<br />

Quali furono le prime difficoltà<br />

affrontate?<br />

Innanzitutto quella della lingua<br />

perché, anche se non fu<br />

difficile ambientarci in una<br />

situazione di povertà simile<br />

alla nostra, ci trovammo di<br />

fronte ad una cultura del tutto<br />

diversa dalla nostra. Io già<br />

conoscevo un po’ di inglese,<br />

ma laggiù dovetti imparare<br />

anche lo “shona”, la lingua<br />

che si parla a Chegutu.<br />

Inizialmente, per circa un<br />

anno, fummo ospiti di una<br />

congregazione diocesana ad<br />

Sr. Teresa Navarro durante<br />

l’intervista concessaci a<br />

Rimini. Nella pagina accanto,<br />

primi incontri, insieme a Sr.<br />

Leda Bagni, con gli abitanti<br />

di un villaggio.<br />

Harare, la capitale dello<br />

Zimbabwe, dove Sr. Luisa<br />

Marchetti ed io frequentammo<br />

per sei mesi un corso di<br />

“shona”, una lingua molto<br />

difficile perché non ha radici<br />

nel gruppo linguistico greco<br />

o latino e si esprime con<br />

suoni particolari - talvolta<br />

frutto di tre vocali pronunciate<br />

insieme - del tutto estranei<br />

alle nostre orecchie.<br />

Comunque, dopo un anno<br />

raggiungemmo la nostra sede<br />

di Chegutu, a circa 90 km da<br />

Harare, dove il vescovo ci<br />

aveva chiamate. Nella parrocchia<br />

di San Francesco, una<br />

volta al mese, veniva un<br />

sacerdote del luogo a celebrare<br />

la Messa. Poi dopo qualche<br />

tempo arrivò il parroco<br />

cominciando a organizzare la<br />

Pastorale: lui si recava nei<br />

villaggi dei dintorni e celebrava<br />

la Messa per noi inizialmente<br />

una volta alla settimana,<br />

poi tutti i giorni, al<br />

mattino, mentre a quella della<br />

domenica assistevano anche<br />

gli abitanti della zona.<br />

Quanti sono i cattolici in<br />

quella regione?<br />

Quando siamo arrivate noi,<br />

circa il 35 per cento della<br />

popolazione era cattolica. Il<br />

resto era composto da<br />

mu sulmani (10 per cento), da<br />

anglicani (50 per cento) e da<br />

cristiani di altre denominazioni<br />

che costituiscono una setta<br />

a parte, staccata dalla diocesi.<br />

Ma una volta al mese si faceva<br />

un incontro di preghiera comune<br />

a cui pren devano parte<br />

membri di altre chiese e anche<br />

qualche musulmano: si leggeva<br />

la parola di Dio in un clima<br />

di mutuo rispetto. Pian piano<br />

ci inserimmo nella pastorale<br />

parrocchiale, per la quale il<br />

Vescovo di Harare ci aveva<br />

chiamate; sul posto c’era già<br />

un gruppetto di donne dell’Azione<br />

Cattolica e alcune<br />

signore che si riunivano ogni<br />

giovedì per la Lectio Divina.<br />

A me venne assegnato il compito<br />

di seguire, insieme ad una<br />

collaboratrice laica, gli ammalati:<br />

si pregava con loro, si<br />

portava loro la comunione, li<br />

si preparava a fare una buona<br />

confessione. Al sabato c’erano<br />

gli incontri coi ragazzi e coi<br />

giovani dell’Azione Cattolica,<br />

mentre alla domenica si celebrava<br />

la Messa. Lo stesso si<br />

faceva, una volta al mese, in<br />

un villaggio diverso, dove si<br />

amministravano anche dei<br />

battesimi. Una sola volta ho<br />

iNsieme per - N. 47 9


visto un matrimonio, perché<br />

purtroppo lì è molto diffusa la<br />

poligamia.<br />

Dove si celebrava la Messa?<br />

A Chegutu nella chiesa parrocchiale,<br />

mentre nei villaggi<br />

generalmente lo si faceva in<br />

un’aula della scuola, ma talvolta<br />

anche all’aperto sot to<br />

un albero, con la gente seduta<br />

per terra.<br />

Quali altre attività avete svolto<br />

oltre a quelle in parrocchia?<br />

Nel 1995 abbiamo iniziato,<br />

nella casa della diocesi assegnataci<br />

dal Vescovo, il laboratorio<br />

di cucito per le donne e<br />

le ragazzine. Inoltre, nonostante<br />

le difficoltà della lingua,<br />

nell’ospedale del paese:<br />

insieme ad una persona che ci<br />

faceva da interprete, andavamo<br />

a trovare i malati - tutti<br />

senza distinzione, anche i non<br />

cattolici - coi quali facevamo<br />

una preghiera rivolgendo loro<br />

parole di conforto. Loro gradivano<br />

tutto questo. La situazione<br />

dei malati in quell’ospedale<br />

era - e forse è ancora - molto<br />

precaria, soprattutto per la<br />

grande scarsità di medicinali.<br />

Ab biamo visto dei bambini<br />

colpiti da infezioni morire per<br />

mancanza di antibiotici; c’erano<br />

anche molte persone vittime<br />

dell’Aids che erano in fase<br />

terminale: cercavamo di pregare<br />

con loro e di confortarle.<br />

La diffusione del l’Aids in quei<br />

Paesi penso di penda anche<br />

dalla poligamia, che impedisce<br />

di avere le attenzioni che<br />

si hanno di solito per una sola<br />

persona. La presenza di un<br />

interprete in ospedale era<br />

necessaria perché qui le lingue<br />

cambiano anche a breve<br />

distanza: a Kadoma per esempio,<br />

ad una trentina di km da<br />

Chegutu, dove c’era il missio-<br />

10 iNsieme per - N. 47<br />

I Ntervista<br />

Sr. Annamaria Rossetti in visita<br />

alla comunità di Chegutu.<br />

Nella missione si è sempre<br />

cercato di mantenere vivo il<br />

legame con la Casa Madre.<br />

nario italiano padre Tanzi, si<br />

parlano tre lingue diverse<br />

dallo “shona”.<br />

Avevate contatti anche con<br />

abitanti bianchi?<br />

Certamente, ma sono pochi,<br />

una esigua minoranza. Si<br />

celebrava una volta alla settimana<br />

una Messa in inglese<br />

nelle loro case, e vi partecipavamo<br />

anche noi, che eravamo<br />

il loro punto di riferimento.<br />

Come vive la gente, in quali<br />

condizioni?<br />

In condizioni di grande<br />

po vertà. Nel primo Natale trascorso<br />

a Chegutu ci rendemmo<br />

conto che per quella gente<br />

avere un pollo, un po’ di riso e<br />

un po’ di pane è una festa<br />

grande. Vivono alla giornata,<br />

cibandosi di verdure e di<br />

sadza, una specie di polenta<br />

che diventa dura come il pane,<br />

raramente mangiano carne. La<br />

crisi economica aggrava le<br />

loro condizioni: molti sono<br />

disoccupati e privi di tutto.<br />

Inol tre, in paese mancano certi<br />

servizi essenziali: pensi che<br />

quando siamo arrivate noi qui<br />

non c’era nemmeno l’acqua<br />

potabile nelle case.<br />

La scuola di Chegutu è stata<br />

inaugurata, come raccontiamo<br />

in altra parte della rivista.<br />

Come è nata l’idea di<br />

co struirla?<br />

Era venuto un dottore a<br />

Chegutu a trovare le suore, e<br />

vedendo un vasto terreno<br />

incolto ci disse: «<strong>Per</strong>ché non<br />

costruite una scuola?». L’idea<br />

fu accolta, se ne parlò con le<br />

autorità comunali, le quali ci<br />

diedero il terreno in affitto con<br />

l’impegno di co struirvi la<br />

scuola. Il che è stato fatto.<br />

Oggi a Chegutu operano quattro<br />

Maestre Pie.<br />

Adesso come si trova a Rimini<br />

nel ruolo di infermiera?<br />

Bene. Seguo la consorelle<br />

anziane, le accompagno dal<br />

medico, provvedo le medicine<br />

che devono prendere.<br />

Finora, le suore che assisto<br />

sono tutte autosufficienti. Ho<br />

sostituito anche per tre settimane,<br />

alla Casa di riposo<br />

“Paradiso” di Carpegna, l’infermiera<br />

che era andata in<br />

ferie, occupandomi delle 35<br />

ospiti. Anche questa è stata<br />

una bella esperienza, c’era<br />

parecchio lavoro ma mi sono<br />

trovata molto bene. Ora sono<br />

qui a Rimini, pronta a dedicarmi<br />

con l’entusiasmo di<br />

sempre al mio lavoro.<br />

A cura di Angelo Montonati


DOSSIER MISSIONI<br />

dal 1993<br />

Maestre Pie<br />

in Zimbabwe<br />

per educare i poveri<br />

PARTIRONO IN TRE ACCOMPAGNATE DALLA MADRE<br />

GENERALE DI ALLORA, SR. LUISA FALSETTI, CHE<br />

CONCLUSE IL SUO MANDATO REALIZZANDO UN<br />

SOGNO A LUNGO ACCAREZZATO<br />

Il 25 marzo 1993, festa<br />

dell’Annunciazione di<br />

N.S. Gesù Cristo, tre<br />

Maestre Pie dell’Addolorata<br />

- Sr. Luisa Marchetti,<br />

già missionaria da vent’anni<br />

in Louisiana, Sr. Teresa<br />

Navarro, messicana, e Sr.<br />

Leda Bagni appartenente alla<br />

comunità romana di viale<br />

Vaticano - dopo alcuni mesi<br />

di preparazione nella Casa<br />

Generalizia, sotto la guida di<br />

Madre Luisa Fal setti e dopo<br />

un anno di contatti del<br />

Consiglio Gene ralizio con<br />

Mons. Patrick. F. Chakaipa,<br />

arcivescovo di Harare, partivano<br />

per la nuova missione,<br />

insieme alla Madre Generale,<br />

in preda all’emozione per il<br />

distacco, l’attesa di giungere<br />

Qui sotto: l’arcivescovo di<br />

Harare, Mons. Patrick Chakaipa,<br />

con Madre Luisa Falsetti (prima<br />

da sinistra) e le tre Maestre Pie<br />

inviate in Africa, dopo il loro<br />

arrivo ad Harare.<br />

nella nuova terra e le tante<br />

incognite da affrontare.<br />

Il viaggio fu ottimo. Ad<br />

Harare la dott.ssa Marilena<br />

Pesaresi, direttrice dell’ospedale<br />

“Luisa Guidotti” nella<br />

efficiente missione di Mutoko,<br />

accolse le suore e le affidò<br />

ad alcuni suoi amici italiani<br />

lì residenti - i signori Sanna<br />

- che le fecero sentire come a<br />

casa loro. Le tre Maestre Pie,<br />

insieme a Madre Luisa, contattarono<br />

le autorità del luogo<br />

e il Nunzio Apostolico Mons.<br />

Giacinto Berloco, poi visitarono<br />

Che gutu, la ridente cittadina<br />

che le avrebbe accolte<br />

come missionarie. Mons.<br />

iNsieme per - N. 47 11


Chakaipa presentò loro il<br />

piano pastorale della diocesi.<br />

Nel frattempo le suore si<br />

stabilirono temporaneamente<br />

a Rock wood, località in<br />

cui si concentra gran parte<br />

delle attività pastorali diocesane<br />

e parrocchiali.<br />

In attesa che fosse pronta la<br />

casa di Chegutu, Sr. Teresa e<br />

Sr. Luisa cominciarono a studiare<br />

l’inglese e soprattutto<br />

lo shona (la lingua locale)<br />

presso il “Ranch House College”.<br />

A questo punto Madre<br />

Luisa Falsetti tornò in <strong>It</strong>alia.<br />

Le suore intanto estendevano<br />

i contatti con i missionari<br />

italiani, come padre Tanzi,<br />

parroco di Kadoma, proveniente<br />

da Milano, che cura<br />

un ampio territorio insieme<br />

ad un gruppo efficiente di<br />

catechisti. Tramite lo stesso<br />

missionario conobbero il<br />

dottor Piotti, che le aiutò a<br />

trovare una sistemazione a<br />

Chegutu nell’abitazione<br />

lasciata da un medico ritornato<br />

in <strong>It</strong>alia. Nel frattempo<br />

il Vescovo dava inizio ai<br />

lavori per la sistemazione<br />

della casa parrocchiale, che<br />

sarebbe stata la loro residenza<br />

definitiva. Il 2 giugno<br />

inoltre, per interessamento<br />

della dott.ssa Pe saresi, fu<br />

comunicata agli uffici della<br />

Ambasciata <strong>It</strong>a liana la presenza<br />

delle suore in<br />

Zimbabwe. E così, dopo i<br />

debiti accordi con il vescovo<br />

ed il parroco di Chegutu, P.<br />

Mishi, le suore iniziarono<br />

ufficialmente la missione<br />

africana, dopo aver traslocato,<br />

con l’aiuto della famiglia<br />

Sanna, nella casa al numero<br />

425 di Clatworth Street; era<br />

il 28 agosto 1993.<br />

12 iNsieme per - N. 47<br />

L’attività pastorale in parrocchia<br />

cominciò in un clima di<br />

accoglienza cordiale da parte<br />

della gente e del parroco, che<br />

invitò le suore ad insegnare<br />

catechismo nella scuola di<br />

Briden e ad animare le liturgie<br />

nelle diverse cappelle<br />

sparse nella savana a circa 30<br />

e 40 km di distanza dalla<br />

chiesa centrale. Un’attività a<br />

tempo pieno fra battesimi,<br />

DOSSIER<br />

funerali, visite alle famiglie,<br />

giornate di ritiro spirituale,<br />

lavori di ricamo e cucito con<br />

le donne del luogo, animazione<br />

di feste liturgiche e partecipazione<br />

alla vita parrocchiale.<br />

Non mancarono le<br />

visite di missionari italiani<br />

che si trovano in Africa e di<br />

Madre Luisa dall’<strong>It</strong>alia. Inoltre<br />

le nostre suore co nobbero<br />

altre suore di congregazioni


MISSIONI<br />

locali, che operano in zone<br />

confinanti con Chegutu.<br />

Dopo dieci mesi, Sr. Leda<br />

rientrò in <strong>It</strong>alia e venne sostituita<br />

da Sr. Anna Urbinati,<br />

missionaria per trent’anni in<br />

Louisiana (USA) e per cinque<br />

in Bangladesh. Sr. Anna,<br />

conoscendo bene l’inglese, si<br />

inserì subito nella missione<br />

dedicandosi all’insegnamento<br />

del catechismo e a tutte le<br />

altre attività pastorali e di<br />

promozione, soprattutto del la<br />

donna. Sr. Teresa, che ave va<br />

iniziato gli incontri con i<br />

ragazzi e i giovani, constatò<br />

che le Maestre Pie erano<br />

accolte con crescente simpatia<br />

nelle diverse attività pastorali<br />

della parrocchia e della<br />

diocesi. Il 5 luglio 1994 -<br />

altra data significativa - le<br />

nostre missionarie si installa-<br />

Pagina accanto: la comunità<br />

a Chegutu nella residenza<br />

definitiva. Sotto: celebrazione<br />

liturgica per i cattolici locali.<br />

In alto: tipico villaggio dello<br />

Zimbabwe e Sr. Antonietta<br />

con alcuni bambini.<br />

vano nella loro residenza<br />

definitiva presso la casa parrocchiale,<br />

con soddisfazione<br />

del vescovo, della gente e di<br />

tutti coloro che collaborano<br />

con loro.<br />

Il contatto delle Maestre Pie<br />

con l’<strong>It</strong>alia si mantenne molto<br />

sentito e intenso. Le madri<br />

del Consiglio Gene ralizio<br />

venivano spesso a trovarle,<br />

portando aiuto spirituale e<br />

materiale; animavano corsi<br />

di “formazione permanente”,<br />

facevano visite canoniche<br />

ed inviavano circolari e<br />

comunicazioni varie perché<br />

il legame con la Congregazio<br />

ne rimanesse saldo e<br />

continuo. Dal canto loro, le<br />

suore si impegnavano a diffondere<br />

lo stile del proprio<br />

carisma, a far conoscere<br />

Madre Elisa betta ai giovani,<br />

iNsieme per - N. 47 13


ai bambini ed agli adulti,<br />

cercando di vivere al meglio<br />

la loro consacrazione religiosa<br />

attraverso la testimonianza.<br />

Intanto l’attività pastorale col<br />

tempo si era fatta sempre più<br />

specifica, più ampia, più<br />

mi rata: la catechesi restava<br />

co munque la missione qualificante<br />

delle Maestre Pie,<br />

co me pure gli incontri con le<br />

gio vani. Alcune di queste<br />

ma nifestarono il desiderio di<br />

condividere la vita comunitaria<br />

religiosa e le suore si<br />

im pegnarono a formarle umanamente<br />

e cristianamente.<br />

Ed ecco un altro arrivo: il 17<br />

giugno 1995, accompagnata<br />

dalla nuova Superiora Generale<br />

Madre Vilge Terzanelli,<br />

dalla Louisiana approdava<br />

nello Zimbabwe Sr. Marisa<br />

Ricci, per aiutare Sr. Luisa e<br />

Sr. Teresa e sostituire Sr.<br />

Anna. Anche lei si inserì<br />

su bito pienamente nel lavoro<br />

già iniziato dalle consorelle,<br />

impegnandosi contemporaneamente<br />

a imparare la<br />

nuova lingua. Le venne affidato<br />

l’insegnamento catechistico<br />

in quattro classi<br />

14 iNsieme per - N. 47<br />

Visita alle famiglie povere.<br />

Sotto: Sr. Luisa Marchetti<br />

porta la comunione a un malato.<br />

Pagina accanto: Madre Luisa<br />

Falsetti in visita alla missione;<br />

scuola di ricamo per le donne.<br />

DOSSIER<br />

della scuola media inferiore e<br />

superiore a St. Francis, e<br />

l’animazione fra i giovani in<br />

parrocchia con Sr. Teresa,<br />

mentre Sr. Luisa partecipava<br />

a corsi di formazione e di<br />

aggiornamento con altre suore<br />

e continuava con sempre<br />

maggiore soddisfazione, grazie<br />

anche alla consolidata<br />

preparazione, ad animare le<br />

liturgie della Parola nei diversi<br />

villaggi che dipendono<br />

dalla parrocchia.<br />

Anche Sr. Teresa Navarro il<br />

1° aprile 1996 rientrò in <strong>It</strong>alia.<br />

Rimasero soltanto due<br />

suore a condurre avanti<br />

un’at tività che cominciava a<br />

dare i primi frutti: infatti era<br />

stata aperta una scuola di<br />

lavoro per le donne sotto la<br />

direzione di una maestra


MISSIONI<br />

locale; le partecipanti, alla<br />

presenza di Sr. Luisa, alla<br />

fine del corso avevano dato<br />

un esame per entrare a far<br />

parte dell’associazione<br />

“Ma ria SS. Assunta in cielo”.<br />

Dal santo suo, Sr. Marisa<br />

proseguiva con successo<br />

l’animazione fra i giovani e,<br />

insieme a Sr. Luisa, partecipava<br />

a convegni vocazionali<br />

diocesani ad Harare e in parrocchia.<br />

Con entusiasmo<br />

en trambe si impegnavano a<br />

fare conoscere la vita e il<br />

carisma di Madre Elisabetta<br />

e ad offrire accoglienza, in<br />

comunità, a ragazze desiderose<br />

di fare esperienza della<br />

nostra vita religiosa. Anche<br />

la formazione cristiana delle<br />

donne veniva curata attraverso<br />

conferenze e incontri<br />

di preghiera in parrocchia.<br />

Il 2 settembre 1996, proveniente<br />

dalla parrocchia di S.<br />

Giuseppe Artigiano di S.<br />

Giovanni Rotondo, con grande<br />

gioia delle consorelle raggiunse<br />

Chegutu Sr. Anto nietta<br />

Giberti per lavorare nella<br />

missione. Nell’aprile del<br />

1997, alle suore fu assegnato<br />

il compito di dar da mangiare<br />

ai bambini malnutriti in due<br />

cliniche di Che gutu (dal lunedì<br />

al giovedì); questo programma<br />

sarebbe stato poi<br />

esteso anche ai più grandi.<br />

Il 18 ottobre 1997 la comunità<br />

accolse Sr. Cristina<br />

An gelini, proveniente da<br />

Rimi ni, che subito si diede<br />

da fare in parrocchia fra i<br />

giovani mentre, insieme a Sr.<br />

Anto nietta, frequentava un<br />

corso di lingua inglese allo<br />

“Spe ciss College” dal lunedì<br />

al venerdì di ogni settimana.<br />

Intanto, nella missione proseguivano<br />

corsi di cucito per<br />

donne, incontri formativi e di<br />

lavoro con i giovani, iniziative<br />

nel campo liturgico, catechistico<br />

e caritativo, se condo<br />

le indicazioni del vescovo e<br />

del Consiglio pastorale guidato<br />

dal parroco.<br />

Anche la scuola “Elisabetta<br />

Renzi” di cucito per donne<br />

dava i suoi frutti: dopo gli<br />

esami, quelle che avevano<br />

completato il corso ricevettero<br />

un diploma con una speciale<br />

cerimonia durante la<br />

quale le Maestre Pie trovarono<br />

modo di sottolineare la<br />

situazione di grande povertà<br />

in cui viveva la gente, dichia-<br />

iNsieme per - N. 47 15


andosi pronte a collaborare<br />

per alleviarla. Alcuni parlamentari<br />

e ministri del governo<br />

presenti, dopo es sersi<br />

complimentati con le suore<br />

italiane per l’opera da esse<br />

svolta, si impegnarono a<br />

sostenerla per favorire la<br />

promozione delle donne di<br />

Chegutu. Il vescovo di<br />

Ha rare, Mons. Chakaipa, per<br />

l’occasione visitò il laboratorio<br />

di cucito “Elisabetta<br />

Renzi” per ragazze-madri<br />

povere, esprimendo la sua<br />

più viva soddisfazione.<br />

Sr. Cristina e Sr. Antonietta<br />

fecero positive esperienze<br />

pastorali animando gli<br />

in contri coi giovani e conoscendone<br />

sempre meglio le<br />

problematiche; inoltre, Sr.<br />

Cristina aiutava i ragazzi ad<br />

inserirsi nel mondo del lavoro<br />

in vario modo.<br />

Tutte le suore, mensilmente<br />

facevano (e fanno tuttora) il<br />

ritiro spirituale insieme ad<br />

altre religiose della diocesi,<br />

grazie alla sempre maggiore<br />

16 iNsieme per - N. 47<br />

In senso orario, da sinistra:<br />

la scuola di cucito nel centro<br />

“Elisabetta Renzi”; attività al<br />

“Vocational Club”; gruppo di<br />

alunni dell’oratorio e (sotto)<br />

la loro squadra di calcio.<br />

conoscenza reciproca. La<br />

collaborazione aumentava in<br />

parrocchia, anche se le difficoltà<br />

non mancavano.<br />

Un’altra tappa importante del<br />

programma pastorale fu la<br />

creazione del Vocational Club,<br />

gestito da una équipe qualificata<br />

insieme a Sr. An to nietta e<br />

Sr. Cristina. Il gruppo si ritrova<br />

ogni domenica a St. Francis<br />

per realizzare un programma<br />

formativo-spirituale e varie<br />

attività pratiche. Ed ecco, a<br />

proposito di vocazioni, la<br />

prima novità: la comunità<br />

delle suore si arricchiva ulteriormente<br />

con Fa tima, una<br />

ragazza proveniente da<br />

Masvingo, che aveva chiesto<br />

di entrare nella no stra Famiglia<br />

religiosa iniziando il suo cammino<br />

formativo accompagnata<br />

da Sr. Antonietta.<br />

DOSSIER<br />

Intanto però, col passare dei<br />

mesi, crescevano le preoccupazioni<br />

a causa della situazione<br />

politica ed economica<br />

del Paese che si era andata<br />

deteriorando in modo drastico<br />

con influenze negative su<br />

vari fronti. Il capo dello<br />

Stato, confermato ininterrottamente<br />

alle elezioni politiche<br />

dal tempo dell’indipendenza,<br />

aveva iniziato ad<br />

agire in modo sempre più<br />

dispotico, causando disordini<br />

e declino economico.<br />

Tuttavia, nonostante i problemi<br />

che si accumulavano<br />

creando sempre più povertà,<br />

le Maestre Pie moltiplicarono<br />

il loro impegno per aiutare<br />

la gente povera e per dare<br />

speranza a bambini, giovani<br />

e adulti. Certo, non mancarono<br />

tensioni e difficoltà, ma<br />

esse sapevano bene che la<br />

loro missione era lì!<br />

Ad un certo punto, il Consiglio<br />

Generalizio decise di<br />

far continuare a Fatima il suo<br />

cammino formativo insieme


MISSIONI<br />

ad altre ragazze in Louisiana,<br />

dove la presenza delle Maestre<br />

Pie è più numerosa. <strong>Per</strong><br />

questo nel gennaio 2001,<br />

Fatima e Sr. Cristina lasciarono<br />

lo Zimbabwe per gli<br />

Stati Uniti. A Chegutu rimasero<br />

Sr. Luisa e Sr. Antonietta,<br />

in attesa dell’arrivo di nuove<br />

forze. Erano intanto ripresi i<br />

corsi biblici gestiti in precedenza<br />

da Sr. Antonietta mentre<br />

altre ragazze che parteci-<br />

pavano agli incontri vocazionali<br />

si dicevano interessate<br />

a conoscere il carisma<br />

del nostro Istituto e questo<br />

autorizzava a sperare in una<br />

sempre maggiore stabilità<br />

della missione.<br />

L’inizio del nuovo millennio<br />

ha visto succedersi cambiamenti<br />

profondi nello Zimbabwe,<br />

la situazione economica<br />

del paese è andata ulteriormente<br />

peggiorando, la-<br />

sciando tanta gente senza<br />

lavoro, che fatica a gestire il<br />

quotidiano. A ciò si aggiungano<br />

le conseguenze disastrose<br />

provocate dal diffondersi<br />

dell’AIDS e di altre<br />

malattie infettive, che causano<br />

molti morti soprattutto fra<br />

i giovani. Le suore notavano<br />

che erano sempre più numerosi<br />

i ragazzi che disertavano<br />

la scuola, vagando per la strada<br />

e rovistando tra i rifiuti.<br />

Dopo aver avvicinato alcuni<br />

di questi ragazzi e aver scoperto<br />

che molti erano orfani<br />

e non potevano permettersi<br />

di andare a scuola (dove la<br />

divisa e una tassa messa dal<br />

governo sono obbligatori),<br />

si sono offerte di dare loro<br />

lezioni private, proposta che<br />

è stata prontamente accettata.<br />

Con la collaborazione<br />

del tecnico Do minic<br />

Machipisa, segnalato dalla<br />

dott.ssa Pesaresi, e assistite<br />

da Mollen, una giovane di<br />

Chegutu, le suore hanno poi<br />

organizzato un corso di<br />

iNsieme per - N. 47 17


informatica per dare a questi<br />

ragazzi poveri delle abilità che<br />

permettano loro di trovare un<br />

lavoro. I 20 partecipanti iniziali<br />

erano molto contenti.<br />

Inoltre, siccome dal Centro<br />

missionario Comboni di<br />

Riccione giungono aiuti destinati<br />

ai ragazzi poveri, le suore<br />

ne hanno aiutati diversi a frequentare<br />

le scuole statali<br />

regolari, addossandosi l’onere<br />

della retta, della divisa e<br />

del cibo.<br />

Intanto, altre ragazze di<br />

Chegutu avevano chiesto di<br />

fare esperienza nella nostra<br />

Comunità. Tre di loro sono<br />

state accolte da Sr. Antonietta<br />

e da Sr. Luisa, e dopo un adeguato<br />

periodo di prova, hanno<br />

iniziato il cammino formativo<br />

come Aspiranti nel la<br />

Congregazione.<br />

All’inizio dell’anno 2003 la<br />

missione in Africa, nono stante<br />

difficoltà sociali, politiche ed<br />

economiche, per volontà di<br />

Dio è ulteriormente cresciuta<br />

a Chegutu, sostenuta dagli<br />

aiuti provenienti dall’<strong>It</strong>alia e<br />

con il sostegno spirituale che<br />

la comunità riceveva dalle<br />

Madri che facevano loro visite<br />

frequenti, dal momento che<br />

altri mezzi di comunicazioni<br />

era no difficili.<br />

Un po’ alla volta, il carisma<br />

educativo-scolastico ha trovato<br />

in Chegutu uno sviluppo<br />

straordinario, quasi senza<br />

volerlo. E ciò nonostante la<br />

crisi economica non fosse<br />

migliorata: l’inflazione era<br />

cresciuta a dismisura fino ad<br />

arrivare al 1000%, i negozi si<br />

erano svuotati, prima a<br />

Chegutu e nei piccoli centri,<br />

poi anche nella capitale, men-<br />

18 iNsieme per - N. 47<br />

tre cresceva sempre più la<br />

massa dei disoccupati. Le<br />

vaste campagne, abbandonate<br />

dai coloni bianchi che le coltivavano<br />

perché scacciati dal<br />

Paese, erano tornate ad essere<br />

savana; sulle strade non più<br />

curate l’asfalto si è sgretolato<br />

a poco a poco, benzina e<br />

gasolio sono di ventati un<br />

bene raro e per procurarselo<br />

si facevano del le file intermi-<br />

DOSSIER<br />

nabili e lo stesso avveniva per<br />

comprare qualsiasi cosa.<br />

Le suore ricevevano dal l’Ambasciata<br />

<strong>It</strong>aliana parte degli<br />

aiuti umanitari inviati per<br />

alleviare la fame e le miserie<br />

delle persone e distribuivano<br />

mais, latte in polvere e zucchero.<br />

Ancora una volta però<br />

si rendevano conto che molti<br />

dei bambini che venivano a<br />

chiedere cibo erano orfani,<br />

accolti da altri parenti che<br />

non potendo affrontare le<br />

spese per la loro educazione,<br />

li facevano la vo rare dando<br />

loro in cambio da mangiare.<br />

All’inizio le suore tentavano<br />

di aiutarli dando il denaro per<br />

la divisa e la tassa scolastica,<br />

ma in essi prevaleva la tentazione<br />

di comprare altro<br />

vestiario e cibo, continuando<br />

a fare lavoretti vari più o<br />

meno onesti. A questo punto,<br />

l’idea di iniziare una scuola è<br />

parsa a loro la soluzione<br />

migliore; in questo modo


MISSIONI<br />

Lezioni all’aperto prima della costruzione della scuola; sotto: giovani che aiutano<br />

le suore a preparare il pasto per tutti. Pagina accanto, dall’alto in basso: piccoli<br />

danzatori dello Zimbabwe e visita del dottor Colonna alla missione.<br />

erano certe che i soldi sarebbero<br />

stati usati per educare<br />

quei bambini. Non fidandosi<br />

della loro padronanza della<br />

lingua, hanno cercato degli<br />

insegnanti e hanno incominciano<br />

ad invitare questi orfani<br />

a venire a scuola da loro, in<br />

una delle aule del Centro di<br />

cucito “Elisabetta Renzi”. Le<br />

suore avevano chiamato<br />

quest’attività “Oratorio” per<br />

non causare competizione e<br />

so spetto verso la scuola diocesana<br />

sulla cui proprietà era<br />

stato costruito il Centro di<br />

cucito.<br />

I sessanta ragazzi che hanno<br />

iniziato l’oratorio sono presto<br />

iNsieme per - N. 47 19


diventati 90, poi 120 e continuavano<br />

a crescere. Così,<br />

nell’autunno 2006 ha preso<br />

consistenza il progetto di<br />

costruire una scuola vera e<br />

propria. Progetto che si è realizzato<br />

nel gennaio <strong>2010</strong> con<br />

l’apertura della scuola a più di<br />

500 alunni dai 5 ai 14 anni<br />

circa. Il Comune di Chegutu<br />

che stava studiando un piano<br />

di sviluppo della cittadina, ha<br />

donato alle Mae stre Pie<br />

un’area già destinata ad una<br />

scuola, condizionando l’atto<br />

di donazione alla costruzione<br />

delle aule per le prime classi.<br />

Il terreno era grande, ma bisognoso<br />

di pulizia e livellamento<br />

(in precedenza era usato<br />

come discarica dei rifiuti urbani);<br />

occorreva recintarlo<br />

immediatamente per evitare<br />

che le persone che costruivano<br />

le loro case nei dintorni portassero<br />

via la terra causando<br />

altre buche.<br />

Molti amici sono stati interpellati<br />

in <strong>It</strong>alia e le suore<br />

hanno trovato dei validi<br />

20<br />

so stenitori del loro progetto: i<br />

primi sono stati Dominic<br />

Machipisa ed Eliana, una<br />

ragazza di S. Giovanni<br />

Ro tondo che aveva fatto esperienza<br />

di volontariato a Chegutu.<br />

<strong>Insieme</strong> hanno creato il<br />

blog “Mal d’Africa - Zimbabwe.<br />

Progetto Scuola” che<br />

ancora tengono aggiornato e<br />

Sopra: la ripulitura del terreno destinato alla scuola, prima adibito a discarica.<br />

In basso: il moderno edificio recentemente ultimato. Pagina accanto, dall’alto in<br />

basso: la festosa cerimonia inaugurale e alunni che entrano per le lezioni.<br />

iNsieme per - N. 47<br />

DOSSIER<br />

che è servito a far conoscere il<br />

progetto e a coinvolgere tanti<br />

volontari, benefattori e associazioni.<br />

Un aiuto è arrivato poi da uno<br />

dei coltivatori locali, espropriato<br />

dal governo di buona<br />

parte della sua terra, che però<br />

è rimasto in Che gutu, essendo<br />

nato in Zim babwe: il signor


MISSIONI<br />

Beattie, che ha fornito l’acqua<br />

necessaria per la costruzione<br />

del muro di cinta prima che si<br />

riuscisse a trivellare dei pozzi<br />

sul posto. Un altro dei grandi<br />

sostenitori del progetto, sin<br />

dal suo inizio, è stato il dottor<br />

Gian Domenico Colonna, un<br />

medico di Bologna che conosceva<br />

bene la realtà dello<br />

Zimbabwe e che, tramite la<br />

sua Fondazione Hilbe ed altri<br />

medici, aveva già aiutato tanti<br />

bambini con interventi vari.<br />

Ben presto anche l’associazione<br />

“Aiuta re i Bambini” si<br />

è interessata alla costruzione<br />

della scuola e all’adozione<br />

degli orfani e poco dopo l’associazione<br />

“Africa Oggi” ha<br />

offerto il suo sostegno che<br />

continua an cora oggi. Non<br />

ultimi, i bambini stessi che<br />

frequentavano l’oratorio,<br />

insieme ai loro insegnanti,<br />

hanno collaborato per diversi<br />

sabati a ripulire il terreno per<br />

poter iniziare i lavori. Non<br />

solo, si sono anche impegnati<br />

ad imparare le danze tipiche<br />

dello Zimbabwe, canti e<br />

drammatizzazioni che sono<br />

poi serviti a intrattenere i<br />

volontari, gli amici e vari<br />

visitatori che volevano rendersi<br />

conto della realizzazione<br />

dell’opera, nonché le personalità<br />

e le autorità intervenute<br />

alla cerimonia di apertura<br />

ufficiale della scuola.<br />

Un altro momento critico per<br />

quest’opera si è avuto nel<br />

2008 a causa di una epidemia<br />

di colera; ma grazie ai tanti<br />

amici che sostenevano il progetto,<br />

la scuola ugualmente ha<br />

aperto le sue porte il 5 gennaio<br />

<strong>2010</strong>. Pochi me si dopo, in<br />

aprile due suore giovani hanno<br />

raggiunto la comunità di<br />

iNsieme per - N. 47 21


DOSSIER MISSIONI<br />

Si preparano i biglietti di ringraziamento per i benefattori.<br />

Sotto: suore in visita all’orfanotrofio “Mariele Ventre” di<br />

Mhondoro finora gestito dalla dottoressa Buggiani (a destra).<br />

22 iNsieme per - N. 47<br />

Chegutu dopo alcuni anni di<br />

preparazione: Sr. Aurelia<br />

Rodrigues do Nascimento,<br />

nativa del Bra sile, e la messicana<br />

Sr. Mag dalena Valadez<br />

Gónza lez. Entrambe si sono<br />

impegnate nel perfezionamento<br />

dell’inglese e nell’apprendimento<br />

dello shona, inserendosi<br />

poi gradualmente nella<br />

cultura dello Zimbabwe per<br />

poter spendere le loro energie<br />

e i loro doni al servizio di<br />

quella popolazione. Ora che<br />

la comunità è più grande, le<br />

suore hanno avuto il permesso<br />

dalla Madre e dal Con siglio<br />

Generalizio di prepararsi a<br />

gestire un orfanotrofio nella<br />

missione di Mhondoro a circa<br />

tre ore da Chegutu, accettando<br />

la richiesta della dottoressa<br />

Buggiani: si tratta dell’orfanotrofio<br />

“Mariele Ven tre” costruito<br />

con gli aiuti dell’Antoniano<br />

di Bolo gna, gestito fino ad<br />

ora, insieme ad un ospedale,<br />

dalla dottoressa, a cui però<br />

l’avanzare degli anni non permette<br />

di continuare con la<br />

stessa efficacia ad occuparsi<br />

dell’ospedale e dell’orfanotrofio.<br />

Le Maestre Pie accettano<br />

questa nuova sfida, certe che<br />

nella scuola come nell’orfanotrofio<br />

possono esercitare il<br />

loro carisma educativo, sen za<br />

tralasciare le attività pa storali<br />

e catechetiche. Non manca,<br />

inoltre, la speranza che alcune<br />

delle giovani africane che<br />

hanno iniziato il cammino formativo<br />

nella Congregazione,<br />

possano presto fare pienamente<br />

parte della comunità di<br />

Chegutu che, con nuove forze,<br />

potrà soddisfare i tanti bisogni<br />

di quella popolazione.<br />

Sr. Rina Dellabartola


T estimoNiare<br />

<strong>2010</strong>, un anno benedetto dal Signore<br />

Professioni religiose e nuovi<br />

ingressi nell’Istituto<br />

In Brasile, nello Zimbabwe,<br />

in Bangladesh e nel Messico le<br />

suggestive cerimonie che hanno<br />

avuto per protagoniste numerose<br />

giovani desiderose<br />

di consacrarsi a Dio come<br />

Maestre Pie dell’Addolorata<br />

Il <strong>2010</strong> è stato un anno<br />

ancora una volta benedetto<br />

dal Signore, per noi Maestre<br />

Pie, perché ha visto diverse<br />

giovani rispondere con generosità<br />

alla chiamata vocazionale<br />

e completare o iniziare il cammino<br />

formativo nella nostra<br />

famiglia. Brevemente le ricordiamo<br />

tutte iniziando dal<br />

Brasile dove, il 16 gennaio,<br />

hanno fatto la loro vestizione e<br />

prima professione a Messejana<br />

Ana Flavia da Silva e Monica<br />

Maria do Nascimento, mentre<br />

il 23 gennaio, sempre a Messejana,<br />

tre suore di voti temporanei<br />

- Sr. Maria da Concei ção<br />

Cruz de Sousa, Sr. Pe trucia<br />

Lima de Melo e Sr. Jane Eyre<br />

Silva de Lima - hanno pronunciato<br />

il loro sì per sempre nelle<br />

mani di M. Ananí López<br />

González, Delegata della<br />

Superiora Generale.<br />

Nello Zimbabwe, a Chegutu,<br />

altre due giovani hanno dato<br />

inizio ufficialmente al loro<br />

cammino formativo, il 30<br />

giugno: Mary e Josephine.<br />

Le tre suore che hanno emesso i voti perpetui in Brasile e (sotto)<br />

le due che hanno fatto la vestizione e la prima professione, posano<br />

assieme alla Delegata della Superiora Generale.<br />

iNsieme per - N. 47 23


Il 14 agosto <strong>2010</strong>, anniversario<br />

della morte della nostra<br />

Fondatrice, tra le varie celebrazioni<br />

ed eventi avvenuti in<br />

quel giorno - tra cui ricordiamo<br />

la celebrazione del 25°<br />

della nostra presenza in Brasile<br />

(di cui parleremo maggiormente<br />

nel prossimo numero) e<br />

l’apertura di una nuova comunità<br />

in Messico - in Bangladesh,<br />

Sr. Chhanda Rozario e Sr.<br />

Suchitra (Moy na) Gomez, alla<br />

presenza di M. Carla Bertani,<br />

Delegata della Superiora<br />

Generale, han no detto il loro<br />

sì per tutta la vita, durante la<br />

suggestiva cerimonia della<br />

Professione <strong>Per</strong>petua presieduta<br />

dall’arcivescovo di<br />

Dacca, Mons. Paulinus Costa,<br />

presente il Nunzio Apostolico,<br />

Mons. Joseph Salvador<br />

Marino. Nello stesso giorno,<br />

in Loui siana, quattro giovani<br />

hanno iniziato il noviziato sotto<br />

la guida della M. Mae stra,<br />

Sr. Cristina Angelini: Me mory<br />

originaria dello Zimbabwe,<br />

Chondona e Sume, originarie<br />

del Bangladesh e Sheri, proveniente<br />

dalla Louisiana.<br />

Inoltre, in Bangladesh, Shakhi,<br />

Jasmine e Luxmi hanno iniziato<br />

la prima tappa formativa<br />

diventando Aspiranti.<br />

Agli inizi di settembre cinque<br />

giovani dal Bangladesh e due<br />

dallo Zimbabwe, si sono<br />

ritrovate in Louisiana, USA,<br />

dove inizieranno la tappa di<br />

preparazione al noviziato<br />

sotto la guida di Sr. Mavis<br />

Champagne e Sr. San dra<br />

Norsworthy. Lisa, Cham pa,<br />

Joysree, Popy e Pori molla dal<br />

Bangladesh e Marceline e<br />

Tsungai Eustina dallo<br />

Zimbabwe, hanno lasciato la<br />

loro patria pronte ad iniziare<br />

questa nuova avventura che<br />

24 iNsieme per - N. 47<br />

T estimoNiare


Nella pagina accanto,<br />

dall’alto in basso: la<br />

professione perpetua<br />

di Sr. Chhanda e Sr.<br />

Moyna svoltasi il 14<br />

agosto a Dacca, dove<br />

tre giovani hanno<br />

iniziato il cammino<br />

di Aspiranti. In basso,<br />

vestizione e primi voti<br />

della messicana Sr.<br />

Maria Providencia a<br />

Guadalajara. Qui<br />

sopra, un gruppo di<br />

novizie in Louisiana;<br />

processione e danza<br />

delle Aspiranti a Dacca.<br />

le preparerà a rispondere con<br />

sempre maggiore consapevolezza<br />

alla chiamata del<br />

Signore in questa nostra famiglia<br />

religiosa.<br />

L’ultima celebrazione è avvenuta<br />

in Messico il 26 settembre,<br />

quando la novizia Ma ría<br />

Providencia Ramírez Aldama<br />

ha fatto la sua vestizione e<br />

Prima Professione religiosa<br />

nella cappella del l’Istituto a<br />

Guadalajara, emet tendo i voti<br />

di povertà, castità e obbedienza<br />

nelle mani di M. Carla<br />

Bertani, Delegata della<br />

Superiora Generale.<br />

A tutte queste giovani auguriamo<br />

un cammino generoso<br />

e gioioso di santità, seguendo<br />

le orme sicure e chiare della<br />

Beata Elizabetta, alla sequela<br />

di Gesù.<br />

Sr. AnnaMaria Iannetti<br />

iNsieme per - N. 47 25


Grazie, Signore,<br />

perché sei con me<br />

la fiducia nel Signore è<br />

stata la strada maestra che<br />

ha guidato ogni istante della<br />

mia vita. Non mi resta che<br />

ringraziare il Signore per<br />

avermi guidato nei momenti<br />

difficili. Sì, l’ho sentito sempre<br />

vicino sulla strada che<br />

conduce a Lui. Ho toccato<br />

con mano la sua presenza<br />

anche attraverso le lacrime e<br />

la sofferenza.<br />

Ringrazio tutte le consorelle<br />

e le persone che mi hanno<br />

aiutato in questi anni. Non mi<br />

sembra vero che siano passati<br />

25 anni! Spero che l’aiuto del<br />

Signore sia con me durante il<br />

cammino che mi resta per<br />

arrivare alla meta e godere<br />

della sua paterna presenza.<br />

Sr. Lucrezia (Andreina)<br />

Romano<br />

Suor Giovanna<br />

Albanesi:<br />

cinquant’anni da<br />

educatrice<br />

iutatemi a dire gra-<br />

«azie!». A questa bellissima<br />

espressione Sr. Giovanna<br />

Albanesi consegna 50 anni di<br />

consacrazione nelle Maestre<br />

Pie dell’Addolorata.<br />

Non sarebbe equo soffocare<br />

in mezza pagina la vita di una<br />

donna che nella lieta obbedienza<br />

al Signore ha affrontato<br />

più di mezzo secolo.<br />

Soprattutto non è pensabile,<br />

perché se le chiedete di scandire<br />

il passato, vi trascinerà in<br />

un’infinità di racconti sui suoi<br />

amati bambini.<br />

26 iNsieme per - N. 47<br />

T estimoNiare<br />

Alunni, genitori ed ex-alunni delle scuole materne in cui<br />

Sr. Giovanna ha svolto il suo apostolato, posano per<br />

una foto ricordo dopo averla calorosamente festeggiata.<br />

<strong>Per</strong> parlare di lei allora bisogna<br />

partire dal 1963, quando<br />

cominciò il cammino di educatrice<br />

nelle scuole materne.<br />

No, neppure così, il discorso<br />

slitta di nuovo su Gabriele,<br />

Davide, Giacomo e tutti gli<br />

altri (saranno migliaia!) che<br />

Sr. Giovanna ricorda uno per<br />

uno, con un’esattezza e una<br />

dolcezza sorprendenti.<br />

I rapidi ragguagli dei trasferimenti<br />

a Rimini, Montefio re,<br />

Ancona e Carpegna, dove<br />

assieme a due consorelle<br />

governa la Casa di riposo<br />

“Paradiso”, non ammettono<br />

distrazioni da quei bambini<br />

che Dio ha seminato sul suo<br />

solco. Di nuovo, ad aspettarsi<br />

un sistema dottrinale della sua<br />

esperienza non si ottiene nulla.<br />

L’educazione appartiene ad<br />

atti consumati nel proprio<br />

compito: «Educare», concede<br />

con un filo di voce, «significa<br />

voler bene ai bambini, amare<br />

la loro crescita. Soltanto così<br />

ci riconoscono l’autorità e si<br />

lasciano guidare».<br />

<strong>Per</strong> arrivare sin qui Sr.<br />

Giovanna richiama però dettagli<br />

di un disegno mai concepito,<br />

bensì accolto. Conta giata<br />

dalla semplicità di cuore<br />

dell’infanzia, la sua felice condanna<br />

è di non riuscire ad<br />

avere pretese sulle persone,<br />

ma attese, quelle sì. Ha imparato<br />

a vivere come pregano i<br />

bambini: con penetrante levità,<br />

fino ad illuminare i loro<br />

gesti e le loro domande come<br />

fossero indizi-chiave. E che<br />

cos’è questo se non uno sguardo<br />

biblico, il maturare della<br />

fede nell’impresa di essere<br />

semplici davanti al Signore?<br />

Anche le pause sono tutte<br />

prese dall’infanzia, la sua<br />

infanzia. Una stagione che Sr.<br />

Giovanna non ha mai abbandonato,<br />

operando nella pazienza<br />

e nell’umiltà, due virtù care<br />

alla Beata Elisabetta Renzi,<br />

fondatrice nel 1839 delle<br />

Maestre Pie dell’Addolorata.<br />

Lo ripete ancora: «Aiutatemi a<br />

dire grazie!».<br />

Emanuele Maffei


PagiNe aperte<br />

Compleanno di Madre Elisabetta<br />

Che gioia, che amore<br />

festeggiare con amore<br />

un compleanno così speciale<br />

che tutti insieme ci fa ritrovare!<br />

Stare bene in allegria<br />

è il più bel dono che ci sia<br />

e Madre Elisabetta questo lo sa;<br />

per ognuno di noi lei pregherà.<br />

È stata buona e generosa<br />

e di Gesù una bella sposa,<br />

con il suo cuore pieno d’amore<br />

tutto ha donato al suo Signore.<br />

Madre Elisabetta grazie davvero<br />

e nel tuo aiuto sempre io spero<br />

perché so che dal paradiso<br />

splende ovunque il tuo sorriso.<br />

(Classe II B - Rimini)<br />

Da Carpegna<br />

vi dico...<br />

Nella Casa di riposo Paradiso<br />

dove i nostri cari sono ricoverati,<br />

con tanto affetto sono curati.<br />

Mia sorella Rosa, Maria, Titta, Emma,<br />

Giorgio, Filippo e tutti quanti.<br />

La giovane direttrice, di nome Edvige,<br />

che con calma e serenità<br />

tiene ordine qua e là,<br />

le infermiere e le badanti,<br />

sono care tutte quante,<br />

c’è una nuova suorina<br />

tanto paziente e carina.<br />

C’è una chiesetta molto accogliente<br />

dove si raccoglie tutta la gente.<br />

Poi c’è la cara Suor Giovanna,<br />

fa le veci della mamma,<br />

dolce e serena, col suo sorriso,<br />

calma gli ospiti del Paradiso.<br />

Quando la vedo nel suo giardino<br />

curare i fiori come i bambini.<br />

Ma poi c’è un Padre che di lassù<br />

protegge tutti noi quaggiù.<br />

(Anna)<br />

iNsieme per - N. 47 27


CONCORSO “UN MATTONCINO<br />

PER OGNI BAMBINO”<br />

Nel 1997 nasce a Roma,<br />

in via degli Aldobrandeschi<br />

3, la “Casa di<br />

Andrea e di tutti i fiorellini del<br />

mondo”, un’associazione<br />

Onlus voluta da una coppia di<br />

genitori - Fiorella e Nicola<br />

Tudisco - che nel 1992 scoprono<br />

di avere il loro figlio,<br />

Andrea, malato di leucemia<br />

che li costringerà ad una lunga<br />

degenza all’ospedale Bambin<br />

Gesù di Roma.<br />

A nulla portano le numerose<br />

iniziative che vengono attivate<br />

per rendere ad Andrea “comunque”<br />

la vita bella e, per quanto<br />

possibile, normale; attorno al<br />

piccolo si crea una rete di solidarietà<br />

che si estenderà anche<br />

a tutte quelle famiglie che<br />

come lui si trovano a vivere<br />

l’esperienza del ricovero ospedaliero<br />

lontane dalla propria<br />

casa; dico a nulla perché, dopo<br />

qualche mese, Andrea muore<br />

ma non del tutto… perché da<br />

quel lontano anno sulla spinta<br />

di una frase ritrovata dalla<br />

28 iNsieme per - N. 47<br />

Civiltà dell’amore<br />

Un invito alla<br />

solidarietà<br />

nel nome di<br />

Andrea<br />

LA PARTECIPAZIONE DEGLI ALUN-<br />

NI DELLA SCUOLA “MAESTRE PIE” DI<br />

ROMA-TORREVECCHIA, PREMIATA<br />

PER AVER PRESENTATO IL MAGGIOR<br />

NUMERO DI DISEGNI (CIRCA 120)<br />

mamma Fiorella scritta proprio<br />

da Andrea - «Quando<br />

gettate un seme ricordate che<br />

quel seme è una vita e non<br />

deve andare perduta, allora<br />

per fare una buona azione,<br />

non dovete gettarlo, ma seminarlo<br />

e curarlo, vedrete che<br />

crescerà» - i suoi genitori<br />

hanno deciso di far crescere<br />

questo seme e si sono dedicati<br />

all’accoglienza di bambini<br />

malati oncologici che, con le<br />

loro famiglie, sono spesso<br />

costretti a sradicarsi dalla propria<br />

terra per trascorrere lunghi


mesi di degenza all’ospedale.<br />

Attualmente l’associazione<br />

interviene presso il policlinico<br />

universitario “A. Gemel li”<br />

attraverso l’attività gratuita di<br />

“Ludoterapia” e “Clown-<br />

In alto: il manifesto del concorso;<br />

Flavio Insinna con uno dei<br />

premiati. Nella pagina accanto,<br />

l’attore insieme a Fiorella Tudisco,<br />

mamma di Andrea.<br />

terapia” rivolta a bam bini con<br />

gravi patologie in cura presso<br />

i reparti pediatrici; sono inoltre<br />

attive due case-famiglia<br />

che accolgono genitori e<br />

minori gratuitamente.<br />

Anche noi Maestre Pie<br />

dell’Addolorata abbiamo collocato<br />

una piccola iscrizione<br />

nell’atrio della nostra scuola<br />

di via Tebaldi a Roma<br />

Torrevecchia, con la frase di<br />

Andrea, per ricordare a tutti<br />

che qui è passato questo bambino,<br />

come alunno della scuola<br />

Primaria e come tutti è<br />

andato a scuola, ha giocato<br />

nel nostro “campone” fino a<br />

quando la malattia non lo ha<br />

portato via.<br />

Da allora i genitori della<br />

nostra scuola e tutti noi siamo<br />

rimasti molto sensibili alle<br />

iniziative promosse da Fiorella<br />

e Nicola e quando loro ci<br />

chiamano noi vogliano esserci…<br />

Così il 2 giugno la scuola<br />

Primaria era presente alla premiazione<br />

del concorso “Un<br />

mattoncino per ogni bambino”,<br />

progetto che nasce grazie<br />

all’iniziativa della Regione<br />

Lazio di destinare i beni confiscati<br />

alle mafie in favore di<br />

opere ad importanza sociale<br />

come “ Il Piccolo Nido”, una<br />

casa ristrutturata per i bambini<br />

più fragili e prelevata alla<br />

mafia appunto.<br />

Alla premiazione c’era Flavio<br />

Insinna che, con la sua simpatia<br />

e disponibilità, ha premiato<br />

le scuole partecipanti e i<br />

bambini vincitori.<br />

A noi è andato un premio per<br />

aver partecipato come scuola<br />

con il maggior numero di<br />

disegni, circa 120, e poi un<br />

premio particolare al piccolo<br />

Matteo Falasca della classe I e<br />

all’alunno Cristiano Loiali<br />

della classe V Primaria. Al<br />

termine della bellissima giornata<br />

ricca di tante iniziative<br />

non poteva mancare lo spettacolo<br />

dei clowndottori…<br />

Sr. Silvia, coordinatrice<br />

didattica<br />

iNsieme per - N. 47 29


IL 18 GIUGNO SCORSO,<br />

NUMEROSI OSPITI<br />

DELLE CASE DI RIPOSO<br />

GESTITE DALLE MAESTRE<br />

PIE HANNO FESTEGGIA-<br />

TO L’ANNIVERSARIO<br />

DELLA BEATIFICAZIONE<br />

DELLA FONDATRICE<br />

CON UNA SOLENNE<br />

LITURGIA OFFICIATA<br />

A CORIANO DA DON<br />

EGIDIO NELLA CHIESA<br />

PARROCCHIALE<br />

30 iNsieme per - N. 47 46<br />

ElisaBetta tra Noi<br />

Puntuali all’appuntamento<br />

con la Beata Elisabetta<br />

Anche quest’anno,<br />

come già nel 2009,<br />

abbiamo accolto l’invito<br />

della Beata Elisabetta<br />

che ci chiamava a Coriano<br />

nella bella ricorrenza anniversaria<br />

della sua beatificazione<br />

il 18 giugno scorso.<br />

Noi tutti, ospiti delle varie<br />

case di riposo e case di accoglienza<br />

- Pesaro, Carpegna,<br />

Cattolica, Montefiore, Novafel<br />

tria, Coriano, Rimini Inf.,<br />

S. Ermete e Tavoleto - abbiamo<br />

risposto con la gioia nel<br />

cuore e il sorriso sul volto.<br />

È sempre emozionante vedere<br />

arrivare pulman, pulmini e<br />

macchine da ogni parte per<br />

incontrarsi a Coriano, dove la<br />

Madre ha dato inizio alla<br />

nostra Famiglia religiosa e<br />

anche oggi vive, incitandoci a<br />

proseguire il cammino.<br />

Nella chiesa parrocchiale si è<br />

svolta la liturgia eucaristica<br />

mentre a fianco dell’altare era<br />

stata collocata una reliquia<br />

della Beata. Presiedeva il parroco<br />

don Egidio il quale,<br />

dopo una introduzione di<br />

benvenuto, nell’omelia ha<br />

parlato di Madre Elisabetta,<br />

evidenziandone la vita di<br />

costante dedizione agli altri e<br />

sottolineando come sia oggi<br />

presente e vivo il suo carisma.<br />

Mancando Madre Lina,<br />

impossibilitata a presenziare<br />

per impegni urgenti legati alla<br />

sua carica di Superiora<br />

Generale, a rappresentarla<br />

c’era la Madre Economa.<br />

Il commento e l’introduzione<br />

alla celebrazione sono stati<br />

fatti da Suor Mirella, mentre<br />

Suor Domenica con la chitarra<br />

accompagnava i canti.<br />

Al l’Offertorio sono stati portati<br />

in dono, oltre alle particole<br />

e al vino, anche un grande<br />

pane e un cesto di frutta come<br />

segno di unione di tante persone<br />

in un solo cuore.<br />

Al termine della Messa, don<br />

Egidio ha dato a ciascuno la<br />

reliquia da baciare: eravamo<br />

in tanti, e molti dalla commozione<br />

avevano le lacrime agli<br />

occhi.<br />

Al ritorno da questo incontro<br />

bello e partecipato, la maggioranza<br />

ha confermato quanto<br />

sia bello trovarsi in sieme così<br />

numerosi, come una grande<br />

famiglia. Ci si è lasciati con<br />

un caloroso: “Arrivederci<br />

l’anno prossimo!”.<br />

La Quiete


Nuove comunità<br />

di Maestre Pie<br />

in Messico<br />

Il 14 agosto scorso a<br />

Zicuicho, nello Stato<br />

messicano di Michoacán,<br />

è stata eretta canonicamente<br />

una nuova comunità di<br />

Maestre Pie, intitolata ai<br />

Cuori di Gesù e di Maria.<br />

Le suore si dedicheranno<br />

all’apostolato educativo e<br />

scolastico. Nel cor so della<br />

celebrazione eucaristica, il<br />

parroco padre Ramón ha ringraziato<br />

l’Isti tuto delle<br />

Maestre Pie dell’Addolorata<br />

per la presenza delle religiose<br />

che operano nel solco del<br />

carisma di Madre Elisabetta<br />

Renzi. Al termine della cerimonia<br />

il comitato dei padri<br />

di famiglia ha offerto agli<br />

intervenuti un delizioso<br />

pranzo con specialità tipiche<br />

di quella regione.<br />

A marCord<br />

Gli ospiti della Quiete<br />

in trenino a Cattolica<br />

Non so descrivere la gioia dei nostri<br />

ospiti quando abbiamo lanciato l’idea<br />

di fare un giro col trenino per vedere<br />

da vicino la cittadella di Cattolica. Erano<br />

felici e pronti a dare l’adesione. Dopo aver<br />

stabilito la data, ogni giorno chiedevano: «È<br />

oggi il giorno della gita?». Venerdì 11 giugno<br />

alle ore 16 il trenino faceva capolinea davanti<br />

alla Quiete.<br />

I signori e le signore erano in ordine, eleganti<br />

perché si trattava di visitare tutta Cattolica,<br />

vedere posti e persone a loro cari, rivedere<br />

vie e piazze rinnovate completamente dopo<br />

dieci-venti anni dal loro ultimo passaggio. È<br />

stato un viaggio pieno di meraviglie e momenti<br />

di gioia. Ci siamo fermati nella via centrale<br />

(via Bovio) e mentre gli ospiti erano fermi<br />

sul trenino, hanno mangiato un bel gelato<br />

sfuso, portato su vassoi dalla gelateria centrale.<br />

Siamo ripartiti e, tornati a casa, gli ospiti<br />

hanno chiesto di ripetere la gita al più presto<br />

e magari in altri posti, come a Gradara o<br />

Gabicce Monte.<br />

La Quiete<br />

iNsieme per - N. 47 31


L<br />

Henry Quinson<br />

L’avventura di un<br />

banchiere di Wall<br />

Street diventato<br />

monaco di periferia.<br />

Edizioni San Paolo<br />

pagg. 212<br />

Euro 18,00<br />

iBri<br />

DALLO CHAMPAGNE AI SALMI<br />

L’<br />

autore, laureato in economia<br />

internazionale alla Sorbona,<br />

ha lavorato per un’importan-<br />

te banca francese, seguendo una<br />

formazione specialistica in<br />

In ghilterra e a Wall Street, e ha insegnato<br />

tecnica di cambio ad Aix-en-<br />

Provence, a Bordeaux e all’Istituto<br />

di Studi Politici di Parigi. Un curriculum,<br />

il suo, di tutto rispetto che<br />

gli apriva possibilità di impieghi ad<br />

alto livello e ben pagati. Eppure, sui<br />

28 anni, il banchiere avverte dentro<br />

di sé qualcosa che lo spinge irresistibilmente<br />

a cambiare vita. L’8<br />

gennaio 1989 ha come un’illuminazione,<br />

un’emozione spirituale potentissima:<br />

«Ho creduto», racconterà<br />

lui stesso qualche tempo dopo ad un<br />

francescano, «che fosse un “film<br />

mentale”, ma da allora prego regolarmente,<br />

trascinato da una forza<br />

misteriosa. Fino ad ora non mi ero<br />

mai posto la domanda, ma ora mi<br />

chiedo se non sono stato chiamato a<br />

una forma di vita religiosa… prete o<br />

monaco… o qualcosa di questo<br />

g. Savagnone - a. briguglia IL CORAGGIO DI EDUCARE<br />

Costruire il<br />

dialogo educativo<br />

con le nuove<br />

generazioni.<br />

Edizioni Elledici<br />

pagg. 110<br />

Euro 7,00<br />

32 iNsieme per - N. 47<br />

L’ necessità di riannodare il<br />

emergenza educativa in<br />

atto ha fatto emergere la<br />

dialogo tra le generazioni. Questo<br />

libro mira a indicare, in positivo,<br />

alcuni essenziali punti di riferimento<br />

per far recuperare agli educatori<br />

le coordinate elementari<br />

indispensabili per un’educazione<br />

degna di questo nome. Va sottolineato<br />

che esso è nato da un’esperienza<br />

di collaborazione tra soggetti<br />

diversi, a vario titolo impegnati<br />

nell’attività educativa che, a partire<br />

dall’autunno del 2006, per iniziativa<br />

dell’Ufficio di pastorale scolastica<br />

della diocesi di Palermo,<br />

hanno dato vita a un “laboratorio<br />

pedagogico”.<br />

I due autori sono: Alfio Bri guglia,<br />

che dirige il Centro diocesano per<br />

la pastorale scolastica di Palermo e<br />

l’Ufficio per l’educazione, la scuola<br />

e l’Uni versità della Conferenza<br />

episcopale siciliana, ed è il coordi-<br />

A cura di Angelo Montonati<br />

genere». Il frate, sapendo che il giovane<br />

sei anni prima aveva rotto il<br />

fidanzamento con una ragazza<br />

diventata anoressica, pensa che questa<br />

esperienza negativa incida ancora<br />

sulla sua psicologia e gli consiglia<br />

di «vedere delle ragazze, di<br />

prenderle per mano e parlar loro<br />

d’amore». Ma non serve, lui è sempre<br />

più fedele alla preghiera. Un<br />

giorno, dopo aver letto una biografia<br />

di Charles de Foucauld, entra nel<br />

monastero di Tamié, in Savoia, dove<br />

compie il noviziato cistercense per<br />

poi iniziare gli studi di teologia. Nel<br />

1995 si stabilisce in un appartamento<br />

di un quartiere popolare di<br />

Marsiglia e un anno dopo fonda la<br />

Fraternità Saint Paul, una piccola<br />

comunità di ispirazione monastica<br />

che si adopera per l’integrazione<br />

delle diverse etnie e fedi presenti<br />

nel quartiere, e che offre un servizio<br />

di sostegno scolare ai bambini della<br />

banlieu. Una storia tutta da leggere,<br />

la sua, ricca di sorprese.<br />

Angelo Montonati<br />

natore del Laboratorio Pedago gico;<br />

inoltre, il suo conterraneo Giuseppe<br />

Savagnone, insegnante di storia e<br />

filosofia nei licei statali, che dirige<br />

il Centro diocesano per la pastorale<br />

della cultura a Palermo e, oltre ad<br />

essere editorialista di “Avve nire”,<br />

del “Giornale di Sicilia” e di<br />

“Toscana oggi”, tiene una rubrica a<br />

Radio Maria ed è autore di numerosi<br />

libri riguardanti l’educazione.<br />

Tre idee di fondo hanno ispirato il<br />

“laboratorio”: innanzitutto l’emergenza<br />

educativa deve essere percepita<br />

e vissuta come un problema<br />

degli educatori, prima che dei giovani;<br />

inoltre, essa può essere<br />

affrontata solo con la cooperazione<br />

tra famiglia, scuola e Chiesa; infine,<br />

tale emergenza rappresenta una<br />

sfida alla nostra creatività e alla<br />

nostra capacità innovativa. Una<br />

lettura sicuramente utile per tutti<br />

gli educatori.<br />

Angelo Montonati

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