“All clocks were stopped” - Istituto Comprensivo Carpineto Romano
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Assessorato alle Politiche Culturali e Turismo<br />
i.c. “Leone Xiii”<br />
cArpineto romAno<br />
Anno Scolastico 2010-2011<br />
<strong>“All</strong> <strong>clocks</strong> <strong>were</strong> <strong>stopped”</strong><br />
Lo scoppio deL’38 neLLe cronAche<br />
AmericAne AustrALiAne<br />
neozeLAndesi ed oLAndesi deLL’epocA<br />
a cura di stefano Gelsomini
<strong>“All</strong> <strong>clocks</strong> <strong>were</strong> <strong>stopped”</strong><br />
Lo scoppio deL’38 neLLe cronAche<br />
AmericAne AustrALiAne<br />
neozeLAndesi ed oLAndesi deLL’epocA<br />
a cura di<br />
stefano Gelsomini<br />
Andrea Lepre<br />
domenico campagna<br />
Gabriele conti<br />
matteo d’Arcangeli<br />
simone cacciotti
Una comunità è tale quando riesce a preservare la memoria delle sue gioie e dei<br />
suoi drammi affidandone ai giovani il compito di trasmissione alle generazioni<br />
future. Questo piccolo lavoro è un po’ questo: i nostri ragazzi hanno saputo farci<br />
rivivere le drammatiche giornate di quell’inverno di settantadue anni fa, quando<br />
nel gelo di un mattino il lutto e il dolore colpì i nostri nonni. E non c’è famiglia<br />
in cui i racconti di quanto accadde non siano stati evocati a tavola, ricordando<br />
un fratello, uno zio o un amico. Ma non solo, ci hanno fatto scoprire anche cosa<br />
i nostri emigranti hanno potuto sapere, quali notizie poterono leggere, facendoci<br />
solo immaginare i drammi e le sofferenze di chi oltreoceano altro tipo di informazioni<br />
non aveva, che queste scarne cronache. È bello che questo lavoro veda<br />
la luce a scuola e nella nostra scuola, testimonianza della validità dell’impianto<br />
educativo che offre ai nostri figli.<br />
- 5 -<br />
Quirino Briganti<br />
(Sindaco <strong>Carpineto</strong> <strong>Romano</strong>)<br />
Questa pubblicazione descrive un avvenimento drammatico per l’intero territorio<br />
dei Monti Lepini e della Valle del Sacco. E’ un lavoro di ricerca svolto su testi<br />
giornalistici dell’epoca in lingua inglese, che ci riporta allo scoppio dello stabilimento<br />
della BPD di Colleferro dove lavoravano centinaia di persone.<br />
Per la stesura della pubblicazione, coordinata dal Prof. Stefano Gelsomini, è stato<br />
utilizzato un approccio multidisciplinare; gli studenti si sono infatti dovuti cimentare<br />
con la storia, la lingua inglese, il giornalismo e la ricerca sui motori di<br />
ricerca del web.<br />
D’altra parte questa pubblicazione ha anche il merito di evidenziare il valore educativo<br />
della cosiddetta storia locale, molte volte definita minore, che invece può<br />
aiutare i nostri ragazzi a comprendere i fenomeni di sviluppo e di cambiamento<br />
sociale che hanno caratterizzato il territorio.<br />
Erano gli anni dell’espansione dell’industrializzazione pesante che sembrava essere<br />
l’unico modello di sviluppo e che invece con il passare del tempo si è dimostrato<br />
un modello perdente oltre che distruttivo visto che ha contribuito in maniera<br />
sostanziale all’inquinamento totale dell’intera Valle del Sacco.<br />
Bisogna quindi ringraziare questi ragazzi per l’impegno e soprattutto augurarci<br />
che a questo lavoro ne seguano molti altri.<br />
Matteo Battisti<br />
Assessore alla Pubblica Istruzione
La seguente pubblicazione trae spunto dalla tragica esplosione della fabbrica di<br />
Colleferro avvenuta nel 1938. Si tratta di un lavoro che offre ai ragazzi un’occasione<br />
di conoscenza e approfondimento di fatti storici della nostra zona, accaduti<br />
oltre settant’anni fa dei quali ormai anche gli ultimi testimoni stanno scomparendo<br />
e che hanno colpito molte famiglie della nostra comunità; un testo che<br />
si lascia apprezzare anche dal punto di vista didattico per la novità ed il rigore<br />
dell’approccio storiografico, la validità dell’impostazione multidisciplinare che<br />
ha coinvolto italiano, storia, inglese, informatica, qualità che ben si attagliano<br />
ad una scuola stimolante ed innovativa, anche sotto il profilo motivazionale per<br />
i ragazzi.<br />
Prof. Marco Saccucci<br />
(dirigente scolastico I.C. “Leone XIII” - <strong>Carpineto</strong> <strong>Romano</strong>)<br />
E’ un bel lavoro. Lo è perché grazie alle moderne tecnologie, ed a questa mirabile<br />
manifestazione di come esse possano essere sapientemente utilizzate, è stato possibile<br />
ricostruire l’evento storico dello “Scoppio del ’38” in maniera inedita.<br />
E’ un bel lavoro perché, partendo da un punto di vista “nuovo”, tanto più lontano<br />
geograficamente, quanto più vicino dal punto di vista informativo, recupera,<br />
ad oltre settant’anni di distanza, le emozioni, la concitazione, il dramma di quel<br />
funesto evento.<br />
E’ un bel lavoro perché la documentazione sulla quale si basa viene proposta<br />
esattamente com’è stata rinvenuta, in lingua inglese, con la cadenzata traduzione<br />
che sembra far rivivere quei tragici momenti, con la medesima ansia di chi l’ha<br />
vissuta.<br />
E’ un bel lavoro perché a farlo sono stati dei ragazzi delle scuole medie, i “nostri”<br />
ragazzi…, che troppo spesso bistrattiamo, e che invece sono stati capaci di realizzare<br />
questo prezioso volumetto che, ne sono sicuro, vedrà diverse ristampe.<br />
E’ un bel lavoro perché è “l’uovo di Colombo” al quale “Colombo” non aveva<br />
pensato. Perché, se questi ragazzi non ci avessero pensato, se ne sarebbe sentita la<br />
mancanza nelle librerie degli appassionati e soprattutto in quelle pubbliche del<br />
nostro comprensorio.<br />
E’ un bel lavoro perché consacra, nel suo “piccolo”, e se ve ne fosse ancora il bisogno,<br />
l’importanza della “storiografia” fatta dai giornalisti e non solo dagli storici,<br />
spesso impegnati più a fornire informazioni filtrate che non a raccontare i fatti<br />
senza l’uso di improbabili chiavi di lettura…<br />
E’ un bel lavoro; da leggere, e da far leggere, con attenzione e da custodire gelosamente...<br />
Giulio Iannone<br />
(direttore Cronache Cittadine – Colleferro)<br />
- 6 -
Colleferro, gennaio 1938. Il paese non esisteva sulle mappe, città di fondazione<br />
segreta il cui cuore pulsava per la produzione di armi ed esplosivi. Colleferro,<br />
gennaio 1938. Il paese sanguina e piange i suoi primi morti, spazzati via dal vento<br />
dell’esplosione. La notizia è grave e non può essere tenuta nascosta. Le veline<br />
governative fanno trapelare qualcosa, i primi dati, poi più nulla. Dagli archivi<br />
dei giornali americani, australiani e neozelandesi, ora messi in digitale su internet,<br />
rispuntano le cronache di quei giorni drammatici che i nostri concittadini,<br />
emigrati in quelle lontane terre hanno letto. Il nostro lavoro inizia con l’articolo<br />
del corrispondente del giornale australiano “The Argus”, forse uno dei pochi ad<br />
avere fonti indipendenti dalle veline ufficiali sulla tragedia e che denuncia come<br />
ai giornali italiani fosse stato impedito di parlarne fino all’arrivo di comunicati<br />
ufficiali.<br />
“100 Killed in explosions. Italian disaster munitions factory in flames. Many others<br />
injured.<br />
“The Argus” Independent Cable Service. Rome, Sunday. Three tremendous explosions<br />
yesterday in a munitions factory at Segni, 40 miles from Rome, are believed to have<br />
caused at least 100 deaths. Official reticence makes a computation of the death roll<br />
uncertain. Early estimates ranged from 50 to 500 deaths. Eye-witnesses claim that<br />
100 bodies have been recovered and that many other victims <strong>were</strong> blown to pieces.<br />
It is believed also that at least 100 persons <strong>were</strong> injured. A fire added to the horror<br />
of the explosions. Many inhabitants of the town have fled to the hills. Police restrain<br />
relatives. The first explosion occurred at 7.35 a.m and the second at 8.11 a.m. Then<br />
the fire broke out, and the third explosion occurred soon afterwards. Wives and relatives<br />
of the workers rushed to the factory after the first explosion, but the police held<br />
them back. Directors and staff supervisors dashed into the building and ordered the<br />
workers to leave. Several officials <strong>were</strong> killed in the second explosion. The danger of<br />
an explosion in the vast underground powder stores drove all but a handful of rescuers<br />
from the immediate vicinity until the cellars had been flooded. Late last night firemen<br />
<strong>were</strong> still fighting the fire. Many blown to pieces eyewitnesses claim that hundreds of<br />
bodies have been recovered, that many other victims <strong>were</strong> blown to pieces, and that<br />
others <strong>were</strong> charred. Hundreds of wounded <strong>were</strong> treated and 100 ambulances <strong>were</strong><br />
rushed to Segni. The full extent of the disaster has not been disclosed yet by the Government.<br />
Only a brief official communique has been issued. The communique stated<br />
that some workers had been killed and 34 had been slightly wounded. It blamed a<br />
worker for the disaster, and stated that the explosion was caused by an explosion in a<br />
tube of compressed air. It is regarded as certain that more casualties will be revealed.<br />
The disaster would have taken even more fearful toll had the explosions not occurred<br />
at a slack time, when the day shift was replacing the night shift. The factory employed<br />
1,500 workers. Il Duce leaves wedding. Signor Mussolini was attending the wedding<br />
- 7 -
of a niece when he heard the news. He left immediately for the scene. The King and<br />
Queen also went to Segni. They inspected the ruins for half an hour. The factory was<br />
operating mainly for the fulfilment of State orders, and was working at full capacity<br />
in the manufacture of hand grenades and aerial bombs. Italian newspapers <strong>were</strong><br />
not permitted to mention the disaster until the brief official communique was issued<br />
hours later. Police and soldiers formed a cordon round the area. The inhabitants of<br />
Segni fled to the hills in fear of further explosions. The Fascist militia set up kitchens<br />
and prepared food for the fear-stricken people 1 ”.<br />
Seguì la censura governativa che impedì alla stampa italiana di pubblicare notizie<br />
che non fossero quelle “ufficiali”. Sul luogo del disastro accorsero il re Vittorio<br />
Emanuele III, la Regina Elena, il Duce, il Principe Colonna, Governatore<br />
di Roma, e Achille Starace, segretario generale del Partito Fascista per rendersi<br />
conto dell’accaduto: la città di Colleferro era stata gravemente danneggiata, centinaia<br />
i feriti e decine i morti. Dalle corrispondenze si evince come la scena fu<br />
rapidamente occupata da Mussolini, mentre al Re, per la sua sicurezza, fu impedito<br />
di avvicinarsi al luogo del disastro, così come ai mezzi carichi di forniture<br />
mediche perché privi di permessi. Il Governo fece di tutto affinché la fabbrica<br />
fosse riaperta quanto prima e la produzione riprendesse al più presto. La causa<br />
dell’esplosione fu identificata nell’errore di un operaio.<br />
1 The Argus, (Camberra – Australia), 31/01/1938 “100 persone uccise in alcune esplosioni. Fabbrica di munizioni<br />
italiana in fiamme. Molte altre persone ferite. “The Argus”Independent Cable Service. Roma, domenica. Tre tremende<br />
esplosioni ieri in una fabbrica di munizioni a Segni, 40 miglia da Roma, si ritiene abbiano causato almeno cento morti.<br />
La reticenza ufficiale rende incerto il calcolo delle vittime. Le prime stime oscillavano da 50 a 500 morti. Testimoni<br />
oculari affermano che 100 corpi sono stati recuperati e molte altre vittime sono state ridotte in pezzi. Si pensa inoltre che<br />
almeno 100 persone sono rimaste ferite. Un incendio si è aggiunto all’orrore delle esplosioni. Molti abitanti della città<br />
sono fuggiti sulle colline. La polizia blocca i parenti. La prima esplosione è avvenuta alle 7.35 e la seconda alle 8.11.<br />
Successivamente è scoppiato l’incendio e la terza esplosione è avvenuta poco dopo. Le mogli e i parenti degli operai si sono<br />
precipitati verso la fabbrica dopo la prima esplosione, ma la polizia li ha trattenuti. I dirigenti e i sorveglianti si sono<br />
precipitati nell’edificio e hanno ordinato agli operai di andare via. Diversi impiegati sono rimasti uccisi nella seconda<br />
esplosione. Il pericolo di un’esplosione nei vasti magazzini sotterranei di polvere da sparo ha fatto allontanare tutti, a<br />
parte un manipolo di soccorritori, dalle immediate vicinanze fino a quando gli scantinati non sono stati allagati. Ieri, in<br />
tarda notte, i vigili del fuoco stavano ancora lottando contro il fuoco. Testimoni oculari affermano che sono stati ritrovati<br />
centinaia di corpi, che molte altre vittime sono state ridotte in pezzi e altre carbonizzate. Sono stati curati centinaia di feriti<br />
e 100 ambulanze sono accorse a Segni. La reale entità del disastro non è stata ancora rivelata dal Governo. È stato emesso<br />
solo un breve comunicato ufficiale. Il comunicato diceva che alcuni operai erano rimasti uccisi e 34 leggermente feriti.<br />
Attribuiva la responsabilità del disastro a un operaio e affermava che lo scoppio era stato causato da un’esplosione in un<br />
tubo di aria compressa. Si dà per certo che si scopriranno più vittime. Il disastro avrebbe fatto un numero di vittime ancora<br />
più spaventoso se le esplosioni non fossero avvenute in un momento di inattività, nel passaggio dal turno di notte al turno<br />
di giorno. La fabbrica impiegava 1500 operai. Il Duce abbandona il matrimonio. Il Signor Mussolini stava partecipando<br />
al matrimonio di una nipote quando ha ricevuto la notizia. Egli si è recato immediatamente sul luogo. Anche il Re e la<br />
Regina sono andati a Segni. Hanno ispezionato le macerie per mezz’ora. La fabbrica stava operando soprattutto per eseguire<br />
ordini di Stato e lavorava a pieno ritmo nella produzione di bombe a mano e bombe di aereo. I giornali italiani non sono<br />
stati autorizzati a menzionare il disastro fino all’uscita, ore dopo, del breve comunicato ufficiale. Polizia e soldati hanno<br />
formato un cordone intorno all’area. Gli abitanti di Segni sono fuggiti sulle colline per paura di nuove esplosioni. La<br />
milizia fascista ha allestito cucine e preparato del cibo per la gente spaventata”.<br />
- 8 -
“Terrific explosions munitions factory. Italian disaster apparently result of carelessness.<br />
Rome, January 31 - It is believed that 50 persons <strong>were</strong> killed and 300 injured<br />
as the result of terrific explosions at the Segni munitions factory, near Tivoli. Police<br />
and soldiers have formed a cordon round the works. The first explosion occurred in a<br />
concrete building where hand grenades and aeroplane bombs <strong>were</strong> stored. This caused<br />
a greater explosion in two neighbouring sheds, followed by a third and final explosion.<br />
All parts of the town <strong>were</strong> damaged. Almost every window was shattered, and doors<br />
far distant <strong>were</strong> torn off their hinges. It is stated officially that the explosion appears to<br />
be the result of carelessness on the part of a worker who caused a cylinder of compressed<br />
air to explode. It is feared that the dead as the result of the explosion will exceed 100<br />
and that the injured will be nearly 1000. Difficulty is being experienced in accurately<br />
enumerating the sufferers, owing to the ruins of the buildings, in which the rescuers<br />
are still digging, and the flooding of cellars in the vicinity of the disaster to prevent<br />
further explosions. Heavy rain at night was in time to extinguish the last smouldering<br />
embers. Troops for a long time prevented carloads of medical supplies reaching the<br />
stricken area, as the persons in charge of the cars did not possess permits. The casualty<br />
list was lessened as the first explosion, which occurred before 8 a.m., when the night<br />
shift was departing, prevented day workers from going in, pending investigation, during<br />
which the second and mud worse explosion occurred.” 2<br />
“From 300 to 400 persons <strong>were</strong> believed killed and injured today in a series of explosions<br />
which blasted one of Italy’s greatest munitions factory. Frantically working rescue<br />
crew had been able to drag but nine bodies from the wreckage. Firemen believed<br />
many more would be found when they <strong>were</strong> able to penetrate the smouldering ruins.<br />
Stores of wool used in making high explosives <strong>were</strong> burning in the cellars and prevented<br />
further rescue works. Whole town in wrecked. Two minor explosions occurred<br />
at 7.35 a.m., and 7.50 a.m. before the huge blast at 8.03 a.m. Just as the day shift<br />
was relieving the night workers. Segni, a town of 10.000 people 38 miles southeast of<br />
Rome, suffered widespread damage. Many roofs <strong>were</strong> shaken down and virtually all<br />
2 Evening Post (Wellington – New Zealand), 31 Gennaio 1938: “Tremende esplosioni in una fabbrica di munizioni.<br />
Tragedia in Italia apparentemente per una distrazione. Roma, 31 Gennaio. Si pensa che 50 persone siano rimaste uccise e<br />
300 ferite, questo è il risultato della terribile esplosione alla fabbrica di munizioni di Segni, vicino Tivoli. Polizia e soldati<br />
hanno formato un cordone attorno alla zone. La prima esplosione è avvenuta in un edificio dove bombe a mano e bombe<br />
di aeroplano erano immagazzinate. Questo ha causato una esplosione più forte in due capannoni vicini, seguita da una<br />
terza esplosione finale. Tutte le parti della città sono state danneggiate. Quasi ogni finestra è stata fracassata, e porte molto<br />
distanti scardinate. È stato affermato ufficialmente che l’esplosione sembra essere il risultato della distrazione da parte di<br />
un operaio che ha causato l’esplosione di un cilindro di aria compressa. Si teme che i morti che risultano dall’esplosione<br />
superino i 100 e che le persone ferite non siano meno di 1000. E’ difficile contare esattamente tutti i feriti, a causa del crollo<br />
degli edifici nei quali i soccorritori stanno ancora scavando, e dell’allagamento degli scantinati in vicinanza del disastro per<br />
evitare altre esplosioni. Nella notte la pioggia abbondante ha fatto in tempo ad estinguere gli ultimi tizzoni che covavano<br />
sotto le braci. Per molto tempo le truppe hanno impedito ai carichi di forniture mediche di raggiungere l’area colpita perché<br />
i responsabili dei mezzi non erano in possesso dei permessi. L’elenco delle vittime è stato ridotto perché la prima esplosione,<br />
avvenuta prima delle 8 del mattino, quando il turno di notte stava finendo, ha evitato che gli operai giornalieri entrassero,<br />
in attesa di indagini, ed è in quel momento che è avvenuta la seconda esplosione, molto peggiore dell’altra”. Una versione<br />
più breve è apparsa su “The Canberra Times”, “The Sidney Morning Herald” dello stesso giorno. Su Northern Standard<br />
del 01/02/1938<br />
- 9 -
windows in the town <strong>were</strong> blown out. Merchandise was dumped all over the floors of<br />
of the stores as shelves collapsed. ……. A communique announcing the disaster gave<br />
no definite casuality figures but said there <strong>were</strong> “some dead and dozens injured”. King<br />
Vittorio Emanuele and Queen Elena hurried from Rome to the scene of the tragedy.<br />
They <strong>were</strong> accompanied by the Governor of Rome. Premier Benito Mussolini was<br />
expected to take personal charge of the rescue work. Thirty-nine squadrons of firemen<br />
<strong>were</strong> rushed from Rome and other surrounding towns to fight the blaze started by the<br />
blasts which destroyed three small concrete buildings” 3<br />
Gli operai travolti dall’esplosione avevano le facce gialle per l’acido picrico: “Another<br />
communique says that nine bodies so far have been recovered, and 200 of the<br />
injured have been identified. It adds that one section of the plant will be out of action<br />
for three months, and the remainder will resume work next week. Many slightly<br />
injured survivors <strong>were</strong> taken in military lorries to Rome. Their bandaged faces <strong>were</strong><br />
yellow with picric acid. ..… The flooding was carried out by 20 fire engines under<br />
the authority of Signor Mussolini, who hastened from the wedding of a niece, whom<br />
he gave away…. King Victor Emanuel also hurried to Segni, but was stopped by the<br />
cordon of troops because of a fear of renewed explosions” 4<br />
Il rumore delle tre esplosioni fu tremendo: “The noise of the explosion was heard,<br />
for 40 miles…” 5<br />
Non ci fu nei primi momenti sicurezza sul numero di morti e feriti: “...Red Cross<br />
officials said, and War Ministry asserted the total of killed and injured still was<br />
undetermined...” 6 con cifre che oscillavano a seconda delle fonti: “...It is feared<br />
that hundreds of persons have been killed or injured in a series of terrific explosions<br />
3 The Register Guard (Eugene, Oregon – Usa) 29/01/1938. “Fra le 300 e le 400 persone si crede siano rimaste uccise o<br />
ferite oggi in una serie di esplosioni che hanno distrutto una delle più grandi fabbriche di munizioni d‘Italia. Lavorando<br />
freneticamente, le squadre di soccorso sono state capaci di recuperare nove corpi dalle rovine. I vigili del fuoco ritengono che<br />
molti di più saranno rinvenuti quando avranno la possibilità di entrare tra le rovine fumanti. Depositi di lana usata nella<br />
produzione di potenti esplosivi sono bruciati nei sotterranei ed hanno impedito ulteriori operazioni di salvataggio. L’intera<br />
città è sconvolta. Due esplosioni minori sono avvenute alle 7.35 del mattino e alle 7.50 prima della gigantesca esplosione<br />
delle 8.03, proprio quando il turno della mattina stava dando il cambio ai lavoratori della notte. Segni, una città di<br />
10.000 abitanti 38 miglia a sudest di Roma, ha riportato ingenti danni. Molti tetti sono crollati e praticamente tutte le<br />
finestre della città sono esplose. Le merci si sono riversate sui pavimenti dei negozi, perché gli scaffali sono crollati. ……...<br />
Un comunicato annunciante il disastro non fornisce cifre definitive, ma dice che ci sono stati “alcuni morti ed una dozzina<br />
di feriti”. Il Re Vittorio Emanuele e la Regina Elena sono accorsi da Roma sulla scena del disastro. Erano accompagnati dal<br />
Governatore di Roma. Il Premier Benito Mussolini si è fatto direttamente carico dei lavori di soccorso. Trentanove squadre<br />
di Vigili del Fuoco sono corse da Roma e da altri paesi circostanti per combattere le fiamme partite dall’esplosione che ha<br />
distrutto tre edifici di calcestruzzo”. una versione più breve apparve lo stesso giorno su “The Reading Eagle”, “Rock<br />
Hill Herald”, “Nashua Telegraph”, “Ludington Daily News” e “The Portsmouth Times”.<br />
4 “The Sideny Morning Herald” (Sidney – Australia) 31/01/1938: “... Un altro comunicato dice che fino ad ora sono<br />
stati recuperati nove corpi e identificati 200 feriti. Aggiunge che una parte dell’impianto resterà fuori uso per tre mesi e il<br />
resto tornerà in funzione la prossima settimana. Molti sopravvissuti, feriti lievemente, sono stati portati a Roma su camion<br />
militari. I loro volti bendati erano gialli a causa dell’acido picrico. … L’allagamento è stato effettuato attraverso 20 autopompe<br />
su autorizzazione del Signor Mussolini che si è precipitato sul posto abbandonando il matrimonio di una nipote …<br />
Anche il Re Vittorio Emanuele è corso a Segni, ma è stato fermato dal cordone di truppe per paura di nuove esplosioni”.<br />
5 “The Mercury” (Hobart – Australia) 31/01/1938: “Il rumore dell’esplosione si è sentito per 40 miglia…”<br />
6 “Lewiston Evening Journal” (Lewiston Maine – Usa) 29/01/1938: “funzionari della Croce Rossa hanno detto e il<br />
Ministro della Guerra ha affermato che il calcolo complessivo dei morti e dei feriti è ancora indeterminato…:”<br />
- 10 -
which occurred over a 30 minute period at the Segnj munitions factory, near Tivoli,<br />
today. Late tonight nine bodies had been recovered and 200 injured persons had been<br />
identified. Dead and dying persons are constantly being found in the wreckage. A<br />
strong cordon of soldiers has been set in a wide area around the factory… The blasts<br />
<strong>were</strong> heard over a radius of 40 miles…Survivors and doctors, however, fear that it is<br />
much more serious, and that the dead will exceed hundreds and the injured persons<br />
will approach thousands..” 7<br />
Dalle descrizioni della fabbrica e del paese emerge l’orrore: “The plant was built<br />
within the past six years as part of Italy’s armament program....Thousands of townspeople<br />
watched the fire from a distance, held back by lines of Carabinieri. Detachments<br />
of the constabulary guarded business houses to prevent looting. Company officials<br />
said the first blast ripped the explosive buildings just as men <strong>were</strong> going to work.<br />
The explosive section is separated by hills from others of the plant in which manufactured<br />
other munitions. The company director, Scribani Rossi, went to the scene<br />
to direct salvage work and high Rome police officials <strong>were</strong> called from the wedding<br />
of premier Mussolini’s niece, Rosa Mussolini, to give aid. The blast broke telephone<br />
comunications between Segni and Rome. ….. The injured <strong>were</strong> pouring in to Rome<br />
hospitals for treatment. Every available ambulance was mobilized to rush them here.<br />
The explosions was heard from 40 miles. Police and soldiers immediately threw a<br />
cordon around the works. Officials, launching a speedy investigations, maintained<br />
a strict secrecy..... Many persons <strong>were</strong> injured by flying splinters of glass and the tiles<br />
hurtled from the rooftops of the neighboring buildings by the force of the blast...” 8<br />
Carabinieri e Polizia a stento riuscirono a fermare madri, mogli e fidanzate che<br />
volevano notizie: “....Residents of the central section of the city, where the brunt of<br />
the damage was experienced, <strong>were</strong> forced to evacuate their shattered home. All <strong>clocks</strong><br />
within a wide radius <strong>were</strong> stopped by the blasts. Premier Benito Mussolini, hurried<br />
from Rome, ...was persuaded, however, not to venture beyond the safety line drawn<br />
more than a mile away from the factory. Police cordons held back wives and mothers<br />
who hysterically sought to search the flaming ruins for missing workmen.... The superintendent<br />
of the Bomprini Parodi Delfino factory built some six years ago to speed<br />
7 “The advertiser” (Adelaide – Australia) 31/01/1938; “Western Argus” (Kalgoorlie – Australia) 01/02/1938: “... Si<br />
teme che centinaia di persone siano rimaste uccise o ferite in una serie di terribili esplosioni avvenute oggi, nell’arco di<br />
più di 30 minuti, presso la fabbrica di munizioni di Segni, vicino Tivoli. In tarda notte sono stati recuperati nove corpi<br />
e identificati 200 feriti. Si continuano a trovare morti e moribondi tra le macerie. Si è schierato un robusto cordone di<br />
soldati in una vasta area intorno alla fabbrica… Gli scoppi si sono sentiti in un raggio di oltre 40 miglia … Sopravvissuti<br />
e medici, comunque, temono che la cosa sia molto più grave e che i morti saranno più di cento e i feriti migliaia…”<br />
8 “Youngstown Vindicator” (Youngstown, Ohio – Usa) 29/01/1938: “L’impianto è stato costruito negli ultimi sei anni<br />
come parte del programma di armamento italiano …. Migliaia di cittadini hanno guardato il fuoco da lontano, tenuti<br />
indietro da cordoni di Carabinieri. Reparti di Polizia sorvegliavano le palazzine degli uffici per prevenire i saccheggi. Funzionari<br />
della industria ufficialmente hanno detto che la prima detonazione ha coinvolto i capannoni degli esplosivi proprio<br />
mentre gli uomini si stavano recando al lavoro. La sezione degli esplosivi è separata da colline dalle altre parti dell’impianto<br />
nelle quali si producono altre munizioni. Il direttore della Compagnia, Scribani Rossi, è giunto sul posto per dirigere le<br />
operazioni di salvataggio e alti funzionari della questura di Roma sono stati chiamati dal matrimonio della nipote del<br />
Premier Mussolini, Rosa Mussolini, per portare aiuto. L’esplosione ha interrotto le comunicazioni telefoniche tra Roma e<br />
Segni. ….. I feriti si sono riversati negli ospedali di Roma per le cure. Ogni ambulanza disponibile è stata fatta accorrere<br />
qui. L’esplosione è stata udita a 40 miglia di distanza. Polizia ed esercito immediatamente hanno formato un cordone<br />
attorno alla fabbrica. I funzionari, che hanno fatto partire rapide indagini, mantengono uno stretto riserbo. … Molte<br />
persone sono state ferite da schegge volanti di vetro e dalle tegole dai tetti degli edifici vicini per la forza dell’esplosione”,<br />
versione più breve in “Lawrence Daily Journal World”.<br />
- 11 -
Italy’s rearmament program, told Mussolini the number of the casualties would have<br />
been much larger had he not order the plants evacuated after the first explosion” 9<br />
A Colleferro il tempo si fermò sull’ora dell’ultima tremenda esplosione: “The worst<br />
munitions factory explosion in Italy’s recent history today killed at least 15 workers<br />
…., leaving Segni’s business section devastated as by an earthquake. Firemen toiling to<br />
extinguish fierce flames in the powder plant ruins <strong>were</strong> certain they would find additional<br />
bodies when the heat and acrid fumes <strong>were</strong> quelled enough to permit thorough<br />
search. Soldiers, policemen and fire fighters <strong>were</strong> the only occupant of the shattered area<br />
in this town of 10.000 inhabitants. The first of three explosions came at 7.35 a.m.,<br />
spreading panic. Living amid power and ammunition plants the town’ s inhabitants<br />
knew what the deep subterranean rumble portended. Many of them, fearful for relatives<br />
working in the factory, dashed into streets already littered with broken glass and<br />
roof tiles. A second explosion 15 minutes later was fallowed by a terrific blast at 8.03<br />
which destroyed the munitions plant. Residence roof crashed, injuring householders<br />
inside. Outside stairways collapsed and doors splintered from their hinges. All <strong>clocks</strong><br />
in Segni <strong>were</strong> stopped. The windows <strong>were</strong> blown from a roadside chapel two-thirds of<br />
a mile away. The explosions ceased after the third one, but flames spread underground<br />
where tons of wool used in making high explosives <strong>were</strong> stored. Authorities feared<br />
further blasts and kept all but rescue workers a mile from the smoking debris. Police<br />
lines held back wives and mothers searching for missing relatives. One hysterical girl<br />
broke through but was led back by the guards. ….All roads to Segni <strong>were</strong> closed to<br />
the ordinary traffic to make way for firefighting apparatus, ambulances, truck-loads<br />
of troops, physicians, and trucks carrying medical supplies....... The powder plant,<br />
situated in a valley almost surrounded by hill, was built almost entirely underground.<br />
Several others buildings in which fertilizers and chemical products <strong>were</strong> manufactured<br />
stood within a mile radius of explosions. All <strong>were</strong> damaged so extensively that works<br />
was halted. Segni’s main residential section is more than two miles from the scene of<br />
the blasts. Rescuers said about 30 persons <strong>were</strong> employed in the powder works, but that<br />
probably more than 40 <strong>were</strong> present, since the day and night shift <strong>were</strong> just changing.<br />
About 12.000 persons are employed in plants of the vicinity” 10<br />
9 “The Telegraph Herald” (Dubuque, Iowa – Usa) 30/01/1938: “I residenti della parte centrale della città, dove si sono<br />
subiti i danni maggiori, sono stati costretti ad evacuare le loro case distrutte. Tutti gli orologi entro un ampio raggio si<br />
sono fermati sull’ora delle esplosioni. Il Premier Benito Mussolini, accorso da Roma, …è stato convinto, tuttavia, a non<br />
avventurarsi oltre la linea di sicurezza posta a più di un miglio dalla fabbrica. Cordoni di Polizia tengono indietro moglie<br />
e madri che istericamente cercano di trovare tra le rovine in fiamme i lavoratori dispersi. ..Il responsabile della fabbrica<br />
Bomprini Parodi Delfino, costruita sei anni fa per accelerare il programma di riarmo dell’Italia, ha riferito a Mussolini<br />
che il numero delle vittime avrebbe potuto essere maggiore se non avesse ordinato di evacuare la fabbrica dopo la prima<br />
esplosione”. Anche sul “Prescott Evening Courier”.<br />
10 “Reading Eagle” (Reading, Pennsylvania – Usa), 30/01/1938: “La peggiore esplosione in una fabbrica di munizioni<br />
nella recente storia italiana ha ucciso almeno 15 operai …. lasciando il settore economico di Segni devastato come da un<br />
terremoto. I Vigili del Fuoco, faticando ad estinguere le fiamme feroci nelle rovine dell’impianto di polvere da sparo sono<br />
certi di trovare ulteriori corpi quando i fumi caldi ed acri saranno domati abbastanza da permettere accurate ricerche.<br />
Soldati, poliziotti e Vigili del Fuoco sono stati i soli occupanti dell’area devastata di questa città di 10.000 abitanti. La<br />
prima delle tre esplosioni è avvenuta alle 7.35 del mattino, seminando il panico. Vivendo vicino ad impianti di esplosivi e<br />
munizioni, gli abitanti del paese sapevano che cosa preannunziasse quel profondo rombo sotterraneo. Molti di loro, spaventati<br />
per i parenti che lavorano in fabbrica, si sono precipitati nelle strade cosparse di vetri rotti e tegole dei tetti. Una seconda<br />
esplosione 15 minuti più tardi fu seguita da una terribile esplosione alle 8.03 che ha distrutto l’impianto di munizioni.<br />
I tetti degli edifici sono crollati, ferendo le famiglie all’interno. All’esterno le scale sono collassate e le porte sono uscite dai<br />
cardini. Tutti gli orologi di Segni si sono bloccati. Le finestre di una cappella sul ciglio della strada sono saltate in aria a due<br />
terzi di miglio di distanza. Le esplosioni sono cessate dopo la terza, ma le fiamme si sono propagate nei sotterranei, dove<br />
- 12 -
La Facoltà di Medicina dell’Università di Roma sospese le lezioni e la Croce Rossa<br />
aiutò nelle opere di soccorso ai feriti: “....Hospitals in surroundings town and<br />
Rome <strong>were</strong> jammed with first aid cases. Classes at the University of Rome medical’s<br />
school <strong>were</strong> suspended when physicians and surgeons <strong>were</strong> mobilized. Tank trucks of<br />
water <strong>were</strong> dispatched from the capital to augment the small city’s dwindling supply....<br />
the plant’s superintendent told Mussolini the casualties would have been much<br />
greater if he had not ordered the evacuation of the plants immediately after the first<br />
detonation. The number of injured was set a 200 by Red Cross figures, but many others<br />
<strong>were</strong> known to have been hurt though they did not require hospital attention” 11<br />
tonnellate di lana usate per produrre potenti esplosivi erano stoccate. Le Autorità, temendo ulteriori scoppi, hanno tenuto<br />
tutti, tranne le squadre di soccorso, un miglio dalle macerie fumanti. Un cordone di polizia ha tenuto indietro mogli e<br />
madri che cercavano i loro cari dispersi. Una ragazza in piena crisi isterica è riuscita ad oltrepassare ma è stata rimandata<br />
indietro dalle guardie. …Tutte le strade per Segni sono state chiuse al traffico ordinario per aprire la via ai mezzi dei vigili<br />
del fuoco, alle ambulanze, ai camion delle truppe, ai medici e ai mezzi carichi di forniture mediche… La fabbrica della<br />
polvere da sparo, situata in una valle quasi circondata da colline, è stata costruita quasi interamente sottoterra. Diversi<br />
altri edifici nei quali sono prodotti fertilizzanti e prodotti chimici, sono situati nel raggio di un miglio dall’esplosione.<br />
Tutti sono stati danneggiati in modo così grave che la produzione è stata sospesa. La principale zona residenziale di Segni<br />
è ad oltre due miglia dal luogo delle esplosioni …. I soccorritori hanno detto che circa 30 persone erano impiegate nella<br />
lavorazione della polvere ma che probabilmente più di 40 erano presenti, visto che era proprio il momento del cambio tra<br />
il turno di giorno e di notte. Oltre 12.000 persone sono impiegate negli impianti vicini…..”. Una versione più breve in<br />
“ The Spokesman Rewiew”.<br />
11 “Herald-Journal” (Spartanburg, South Carolina – Usa) 30/01/1938: “..gli ospedali nei paesi vicini e a Roma sono stati<br />
affollati per gli interventi di pronto soccorso. Si sono sospese le lezioni alla Facoltà di Medicina dell’Università di Roma<br />
quando medici e chirurghi sono stati mobilitati. Autobotti d’acqua sono state inviate dalla Capitale per sopperire alla diminuzione<br />
della fornitura della piccola città. …Il soprintendente dell’impianto ha detto a Mussolini che le vittime avrebbero<br />
potuto essere di più se egli non avesse dato l’ordine di evacuare gli impianti immediatamente dopo la prima esplosione.<br />
Il numero dei feriti è stato fissato a 200 dalle cifre della Croce Rossa, ma molti altri si sa che sono stati feriti anche se non<br />
si sono fatti ricoverare in ospedale….”. Versioni più brevi su “Spokane Daily Chronicle”, “Ellensburg Daily Record” e<br />
“The Leader-Post” del 29/01/1938 e su “The Portsmouth Times” del 30/01/1938<br />
- 13 -
Nelle strade i Carabinieri erano schierati per mantenere l’ordine: “....300 carabinieri<br />
also <strong>were</strong> brought from the capital to care for the wounded and help patrol<br />
streets of Segni. Tonight Segni was practically deserted except for Carabinieri”. 12<br />
La causa del disastro fu rapidamente individuata nell’errore di un operaio: “Cause<br />
assigned. Sparks from steel chisel. (Received February 1, 11.30 a.m.) Rome, January<br />
31. A communique says that the Segni explosion was due to a foreman causing sparks<br />
by using a steel chisel instead of a copper one to open a cylinder of compressed air”. 13<br />
Subito nei comunciati ufficiali si sottolineò come gli impianti sarebbero ripartiti<br />
al più presto: “A communique which was issued last evening stated that nine bodies<br />
so far had been recovered and 200 injured had been identified. It added: ‘One section<br />
of the plant will be out of action for three months, The remainder will resume<br />
operations next week’” 14<br />
La censura si fece subito pesante: “Europe’ s armaments race took another heavy toll<br />
of life today when a violent explosion rocked the huge munitions works near Tivoli<br />
with a death list that may run into hundreds. Meager reports that filtering through a<br />
government censorship said that at least 100 mangled bodies <strong>were</strong> taken from the ruins<br />
a short time after the first explosion …..Most of the factory, that employed 12.000<br />
persons was destroyed. ….danger of additional explosions seriously handicapped the<br />
work rescuers ... Italian newspapers <strong>were</strong> forbidden to publish any news concerning<br />
the blast pending release of an official communique” 15 e si protrasse per molti giorni:<br />
“Explosion disaster. Secrecy still in Italy. Independent Cable Service. Rome, Monday<br />
- ……. Army and police authorities continue to impose a ban of secrecy apart<br />
from the brief communique which was issued several hours after the disaster. The<br />
communique did not disclose the death roll. When King Victor Emmanuel arrived at<br />
the scene he saw 19 corpses near the entrance gates. Evidently they <strong>were</strong> the bodies of<br />
workers who had been trying to escape. Relatives are still awaiting news of the missing.<br />
The military cordon round the factory was lifted yesterday, and half a division of<br />
soldiers returned to barracks. Electric services are operating again”. 16<br />
12 “Miami Daily News” (Miami, Florida – Usa) 30/01/1938: “…300 Carabinieri sono stati inviati dalla Capitale in<br />
aiuto ai feriti e per svolgere compiti di polizia nelle strade di Segni. Stanotte Segni era praticamente deserta tranne che per<br />
la presenza dei Carabinieri…”<br />
13 “Evening post” (Weelington – New Zealand) 1/02/ 1938: “Individuata la causa: la scintilla provocata da uno scalpello<br />
d’acciaio. (Ricevuta febbraio 1,11:30 a.m.) Roma, gennaio 31. Un comunicato dice che il responsabile dell’esplosione di<br />
Segni è un caposquadra che ha provocato delle scintille usando uno scalpello d’acciaio invece che di rame per aprire un<br />
cilindro ad aria compressa”. Analoga versione apparve su “The Sidney Morning Herald” dello stesso giorno. Su “The<br />
Canberra Times”, “The Mercury”, “The West Australian”, “Cairns Post”, del 02/02/1938. La fusione di più agenzie<br />
appare sul “Western Mail” del 03/02/1938<br />
14 “The Courier-Mail” (Brisbane – Australia) 31/01/1938 e “The West Australian” (Perth – Australia) e “Cairns Post”<br />
(Cairns –Australia) dello stesso giorno. “Un comunicato emesso ieri sera affermava che fino ad ora sono stati recuperati<br />
nove corpi e identificati 200 feriti. Aggiungeva: ‘Una parte dell’impianto resterà fuori uso per tre mesi, il resto tornerà in<br />
funzione la prossima settimana”.<br />
15 “Miami Daily News” (Miami, Florida – Usa) 29/01/1938: “La corsa agli armamenti in Europa ha pagato un altro<br />
pesante tributo di vite oggi quando una violenta esplosione ha scosso i lavori di un’enorme fabbrica di armi vicino a Tivoli<br />
con una lista di morti che potrebbe correre oltre il centinaio. Rapporti insufficienti che filtrano dalla censura governativa<br />
dicono che almeno 100 corpi maciullati sono stati estratti dalle rovine poco dopo la prima esplosione …… Gran parte della<br />
fabbrica, che impiega 12.000 persone, è stata distrutta ….. Il pericolo di ulteriori esplosioni ha seriamente rallentato i<br />
lavori dei soccorritori ….. Ai giornali italiani è stata vietata la pubblicazione di qualsiasi notizia riguardante l’esplosione<br />
in attesa dell’uscita di un comunicato ufficiale”<br />
16 “The Argus” (Camberra – Australia), 01/02/1938: “Disastrosa esplosione. Ancora riserbo in Italia. Independent Cable Service<br />
Roma, lunedì – …….Esercito e forze di polizia continuano ad imporre un obbligo di segretezza, tranne che per il breve comunicato<br />
emesso svariate ore dopo il disastro. Il comunicato non rivelava l’elenco dei morti. Il Re visita le vittime. Quando il Re<br />
Vittorio Emanuele è giunto sul luogo ha visto 19 cadaveri vicino i cancelli d’entrata. Si trattava evidentemente dei corpi dei lavoratori<br />
che avevano cercato di fuggire. I parenti sono ancora in attesa di notizie degli scomparsi. Il cordone militare intorno alla<br />
fabbrica è stato eretto ieri e metà della divisione di soldati è tornata nelle caserme. I servizi elettrici sono di nuovo operativi”.<br />
- 14 -
Il conto dei morti a distanza di pochi giorni si fermò a 37: “Segni explosion.<br />
(Received February 3, 12.05 p.m.) It is officially announced that 37 <strong>were</strong> killed by<br />
the Segni explosion. A terrific explosion occurred in the Segni munition factory near<br />
Tivoli. The first explosion occurred in a concrete building where hand grenades and<br />
aeroplane bombs <strong>were</strong> stored. This caused a greater explosion in two neighbouring<br />
sheds, followed by a third final explosion. All parts of the town <strong>were</strong> damaged. Almost<br />
every window was shattered, and doors far distant <strong>were</strong> torn off their hinges” 17 ed<br />
ebbe inizio il pietoso ufficio dell’identificazione dei corpi: “Eighteen dead explosion<br />
victims identified. Rome, January 31. A communique announces that there are<br />
18 dead in the explosion at the Segni munitions factory near Tivoli. Those so far<br />
identified include a workwoman, a chemist, three clerks, and 13 workmen” 18<br />
Gli scampati alla tragedia furono ospitati in scuole “….De dakloozen zijn gisteren<br />
door fascistiche hulptroepen van voedsel voorzien en vooloopoig ondergebracht in de<br />
schoolgebouwen van Anagni en Valmontone” 19 o presso famiglie, mentre si andava<br />
ricostruendo il paese e la corrente elettrica faceva ritorno: “Secrecy in Italy big<br />
explosion. Rome. January 31. - ….At least 300 workers who <strong>were</strong> seriously injured,<br />
have been accommodated in houses in surrounding villages, where they are being<br />
nursed. The dead have been taken to their home villages”. 20<br />
Sul luogo del disastro arrivò il Duce, che abbandonò rapidamente il matrimonio<br />
della nipote: “Il Duce drove to Tivoli at breakneck speed immediately after the<br />
wedding of his niece Rosa to Giovanni Teodorani, Italian journalist…..” 21 passeggiò<br />
tra le rovine: “...The premier visited the scene in the mid-afternoon and then walked<br />
through the center of the town, inspected the widespread damage.... the full story of<br />
the disaster was hidden in the smoking mass of hot debris which defied the flood of<br />
water poured on it by firemen. The concrete sheds which <strong>were</strong> destroyed had been<br />
built largely underground....” 22 e parlò con alcuni dei sopravvissuti: “....As soon as<br />
17 “Evening Post” (Wellington - New Zealand) 03/02/1938: “Esplosione a Segni. (Ricevuto il 3 febbraio alle ore 12.05.<br />
p.m.)È stato ufficialmente annunciato che 37 persone sono rimaste uccise nell’esplosione di Segni. E’ accaduta una terribile<br />
esplosione nella fabbrica di Segni vicino a Tivoli. La prima esplosione è avvenuta in un edificio di calcestruzzo,dove erano<br />
immagazzinate granate e bombe di aereoplano. Ciò ha causato un’esplosione ancora più forte in due capannoni vicini<br />
seguiti da una terza esplosione finale. Tutte le parti della città sono danneggiate. Quasi tutte le finestre sono state fracassate,<br />
e porte molto distanti sono state scardinate”. In breve anche su “The Sidney Herald” del 03/02/1938 e su“The West<br />
Australian”, “Cairns Post”, del 04/02/1938<br />
18 “The Mercury” (Hobart – Australia) 01/02/1938; “The West Australian” (Perth – Australia) 01/02/1938: “Identificate<br />
diciotto vittime dell’esplosione, 31 gennaio. Un comunicato annuncia che ci sono 18 morti nell’esplosione della<br />
fabbrica di munizioni di Segni, vicino Tivoli. Quelli identificati fino ad ora sono un’operaia, un chimico, tre impiegati e<br />
13 operai”.<br />
19 “Utrechtsch Nieuwsblad” 31/01/1938: “I senza tetto, ieri, sono stati riforniti di cibo dalla milizia fascista e alloggiati<br />
nelle scuole di Anagni e Valmontone”<br />
20 “Barrier Miner” (Broken Hill – Australia) 02/02/1938: “Riserbo sulla grande esplosione in Italia. Roma, 31 gennaio. -<br />
… Almeno 300 operai, gravemente feriti, sono stati alloggiati nelle case dei paesi limitrofi, dove vengono accuditi. I morti<br />
sono stati portati nei loro paesi di origine”.<br />
21 “Miami Daily News” (Miami, Florida - Usa) 29/01/1938: “….il Duce ha guidato a folle velocità verso Tivoli immediatamente<br />
dopo il matrimonio della nipote Rosa con Giovanni Teodorani, giornalista italiano….”<br />
22 “Spokane Daily Chronicle” (Spokane, Washington – Usa) 29/01/1938. “…Il Premier ha visitato la scena della tragedia<br />
a metà pomeriggio e poi ha camminato per il centro della città, ispezionando i danni ingenti. La scena completa del disastro<br />
era stata nascosta nella massa fumante dei detriti caldi che hanno sfidato il diluvio d‘acqua versatovi sopra dai pompieri.<br />
I capannoni di cemento, che sono stati distrutti, erano costruiti in gran parte sottoterra”.<br />
- 15 -
he arrived Mussolini questioned one of the head engineers whose head was swathed in<br />
bandages. “Have you enough water?” the Premier asked. He then ordered the flooding<br />
which necessitated suspension of the search of the bodies...the correspondent walked<br />
down the main street of Segni and founded desert except for the Carabineers” 23<br />
Le immagini del Duce a San Pietro il giorno del matrimonio sono riportate da<br />
un settimanale illustrato australiano: “Mussolini (background) attended the wedding<br />
of his niece, Rosa Mussolini, to SignorTeodorani at St. Peter’s Church, Rome. II<br />
Duce left hurriedly to rush to the scene of a munition works explosion at Segni” 24 , su<br />
internet sono rintracciabili anche i video della cerimonia 25<br />
Il calcolo dei danni si attestò su una cifra oscillante tra i 35 ed i 40 milioni di lire<br />
dell’epoca: “Premier Benito Mussolini tonight personally took charge of emergency<br />
measures to prevent further destruction of the huge powder depots which blasted between<br />
30 an 40 workers to death today and injured about 500 others and caused<br />
damage for $2.000.000. Engineers cautiously released flood waters into the smouldering<br />
ruins temporarily holding up the search of bodies in the Bomprini Paroni<br />
Delboni (sic, nda) Powder factory. This was designed as a safety measures to prevent<br />
further loss of life and property in the most costly disaster in recent Italian history......<br />
The blasts rocked the entire countryside …..So difficult and dangerous was the task of<br />
removing bodies that only ten had been recovered by evening when premier Mussolini<br />
ordered all cellars in the immediate vicinity flooded to prevent further explosions....<br />
In addition to about 150 workers, it was estimated 300 soldiers and a number of<br />
civilians <strong>were</strong> injured by glass and flying fragments. A reliable source estimated the<br />
damage between 35.000.000 and 40.000.000 lire (approximately $2.000.000).<br />
King Victor Emmanuel and Queen Elena <strong>were</strong> among the first to arrive from Roma,<br />
after a 30 miles motor trip. They took an active part in aiding the wounded. Shortly<br />
afterwards Premier Mussolini arrived with Achille Starace, secretary general of the<br />
Fascist Party, and Prince Colonna, Governor of Rome”. 26<br />
23 “The Bend Boulletin” (Bend, Oregon – Usa) 29/01/1938: “Non appena arrivato, Mussolini ha fatto domande ad uno<br />
dei capi ingegneri il cui volto era avvolto nelle bende. “Avete acqua a sufficienza?” ha chiesto il Premier. Egli ha quindi<br />
ordinato l‘allagamento che ha richiesto la sospensione della ricerca dei corpi. … Il corrispondente ha camminato per la<br />
strada principale di Segni e l’ha trovata deserta, tranne che per i Carabinieri”.<br />
24 “The Courier Mail” (Brisbane – Australia) 16/02/1938: “Mussolini presenzia alle nozze di sua nipote, Rosa Mussolini,<br />
con il signor Teodorani nella chiesa di San Pietro a Roma. Il Duce è andato via in fretta per correre sulla scena dell’esplosione<br />
di una fabbrica di munizioni a Segni”. Didascalia della foto dell’uscita degli sposi dalla basilica.<br />
25 In lingua italiana: www.mediatecaroma.it, http://camera.archivioluce.com; in lingua inglese: http://www.britishpathe.com;<br />
26 “The Sunday Morning Star” (Wilmington, Delaware – Usa 30/01/1938 – si tratta dell’unico articolo trovato che<br />
porti il nome dell’autore, Ralph Forte ): “Il Premier Benito Mussolini stanotte si è fatto carico personalmente delle misure<br />
d’emergenza per prevenire ulteriori distruzioni degli enormi depositi di polvere da sparo che oggi hanno fatto saltare in<br />
aria, uccidendoli, 30 o 40 operai, ferito altri 500 e causato danni per oltre 2.000.000 di dollari. Gli ingegneri hanno per<br />
precauzione gettato un mare d’acqua sulle rovine fumanti sospendendo temporaneamente la ricerca di corpi nella fabbrica<br />
Bomprini Parodi Delfino. Si tratta di una misura di sicurezza adottata per prevenire ulteriori perdite di vite e proprietà nel<br />
più costoso disastro della recente storia italiana. L’esplosione ha fatto tremare l’intero territorio. Così complesso e rischioso<br />
è stato il compito di rimozione dei corpi che solo dieci sono stati recuperati prima di sera quando il premier Mussolini ha<br />
ordinato che tutti i sotterranei nelle immediate vicinanze fossero allagati per evitare ulteriori esplosioni. …..In aggiunta ai<br />
circa 150 operai, si stima che 300 soldati e un numero di civili siano stati feriti da vetro e frammenti volanti. Una fonte<br />
affidabile ha stimato il danno tra i 35.000.000 e i 40.000.000 di lire (approssimativamente 2.000.000 di dollari). Re<br />
Vittorio Emanuele e la Regina Elena sono stati tra i primi ad arrivare da Roma, dopo un viaggio in auto di 30 miglia. Essi<br />
hanno avuto una parte attiva nei soccorsi ai feriti. Poco dopo è giunto il Premier Mussolini con Achille Starace, segretario<br />
generale del Partito Fascista, ed il Principe Colonna, Governatore di Roma”.<br />
- 16 -
Tra le maglie della censura filtra anche la descrizione della Bpd: “The factory is a<br />
powder plant at Segni Scalo, the lower part of Segni. It has been working on a 24-h<br />
schedule and was being worked at full capacity at the time of the blast” 27<br />
Nella tragedia vi fu anche un ulteriore risvolto drammatico. Quasi negli stessi<br />
giorni due sorelle di una delle vittime dell’esplosione, l’ing.Paolo Zanoletti, morirono<br />
travolte da una valanga sulle Alpi: “Turin, Italy, feb.3 – (UP) The body of<br />
miss Rosina Zanoletti, buried Saturday in a snow avalanche near Claviere, while<br />
she was skiing with her sister Anna Maria, and four young men from Milan, was<br />
recovered by a rescue party. The entire party of skiiers <strong>were</strong> buried. The two young<br />
women <strong>were</strong> killed. The body of Anna Maria was recovered Monday. The sisters’ fate<br />
was made more tragic because their only brother was killed in the powder explosion at<br />
Segni almost at the same time they died”. 28 Nello stesso giorno in cui pubblicava<br />
i necrologi dei tre fratelli, “Il Corriere della Sera” annunciava il ritorno della normalità<br />
a Colleferro: “Il lavoro ripreso a Colleferro. I morti sono 37. Segni 2 febbraio<br />
– Negli stabilimenti di Colleferro è stato ripreso il lavoro in quasi tutti i reparti. Il<br />
numero delle vittime, tra cui i travolti dalle macerie ed i morti in seguito a ferite, sale<br />
a 37. La popolazione è tornata nelle proprie case” 29 .<br />
27 “The Toledo News-Bee” (Toledo, Ohio – Usa) 29/01/1938: “La fabbrica è uno stabilimento di polvere da sparo presso<br />
Segni Scalo, la parte bassa di Segni. Lavora su turni di 24ore e stava lavorando al massimo della sua capacità nel momento<br />
dell’esplosione”<br />
28 “The Toledo News-Bee”, (Toledo, Ohio – Usa) 03/02/1938: “Torino, Italia, 3 febbraio – (UP) Il corpo di Rosina Zanoletti,<br />
sepolta sabato da una valanga vicino Claviere mentre sciava con sua sorella Anna Maria e quattro giovani di Milano,<br />
è stato recuperato da una squadra di salvataggio. L’intero gruppo di sciatori è rimasto sepolto. Le due giovani donne sono<br />
morte. Il corpo di Anna Maria è stato recuperato lunedì. Il destino delle due sorelle è reso ancora più tragico dal fatto che il<br />
loro unico fratello è rimasto ucciso nell’esplosione di polvere da sparo a Segni quasi nello stesso momento della loro morte”.<br />
29 “Corriere della Sera”, 03/02/1938, pg.8<br />
- 17 -
Appendice.<br />
Cinque settimane dopo, il senatore Leopoldo Parodi-Delfino così ricordava<br />
l’immane tragedia sulle pagine della rivista “La chimica e l’industria”, rendendo<br />
omaggio ai morti nella roboante prosa dell’epoca:<br />
“Tragedia alla Bombrini Parodi-Delfino di Colleferro<br />
Il 29 gennaio u. s. alle 8 di mattina, i grandiosi Stabilimenti della Bombrini Parodi-<br />
Delfino, in Colleferro, furono funestati da un grave e tragico sinistro per lo scoppio<br />
avvenuto in un importante reparto degli stabilimenti: quello del tritolo. Il pauroso<br />
scoppio - che causò la morte di parecchi valorosi tecnici ed operai e che portò danni<br />
rilevanti anche ad altri fabbricati dello stabilimento - era stato preceduto di una<br />
ventina di minuti da un altro di assai minore entità che aveva gettato l’allarme fra<br />
il personale. Il Direttore, parecchi Dirigenti, Tecnici ed operai accorsero immediatamente<br />
sul luogo dove quel primo scoppio aveva dato inizio ad un incendio che andava<br />
sviluppandosi. Al primo accorrere si trovò in fiamme un’alta colonna che faceva parte<br />
della lavorazione del tritolo e intorno ad essa si concentrarono gli sforzi dei pompieri<br />
dello stabilimento, dei tecnici ed operai per tentare di isolare il fuoco dal resto della<br />
lavorazione dove, necessariamente, era presente una quantità abbastanza rilevante<br />
di tritolo dovuto alla produzione giornaliera. Con coraggio e calma ammirevoli, gli<br />
operai pompieri e gli altri tutti presenti sul posto si prodigarono sino all’ultimo istante<br />
fino a che, cioè, non avvenne lo scoppio pauroso. E, purtroppo, gran parte di quelli<br />
che erano nelle vicinanze immediate del centro dell’esplosione trovarono eroica morte.<br />
Morte eroica perché essi erano consci del grave pericolo e pur tuttavia lo affrontarono<br />
con quello slancio di puro idealismo dal quale furono sempre guidati nel loro lavoro<br />
quotidiano. La loro morte - prova suprema di spirito di fratellanza fra tecnici e operai<br />
- fu anche dimostrazione di morale elevatissimo spinto molto al di là del proprio<br />
dovere, di sentimento di dedizione completa alla causa della Patria, giacché al fine<br />
della prosperità dello stabilimento è interamente collegato quello supremo della difesa<br />
della Nazione. Essi erano e si dimostrarono veri soldati del clima fascista. Noi non<br />
possiamo né vogliamo fare distinzione fra gli atti di eroismo dei singoli caduti, perché<br />
tutti di pari valore, e tutti ugualmente meritevoli della massima riconoscenza sia<br />
dei camerati che della Patria tutta. Vogliamo solo accennare, per l’elevatissimo senso<br />
di attaccamento alle sorti dell’Azienda, a qualche caso di umili operai i quali - già<br />
terminato il loro turno di lavoro e già trovandosi nelle loro rispettive case e fuori di<br />
stabilimento – al primo segnale di allarme, senza esitare vi ritornarono e vi lasciarono<br />
la vita.<br />
Così l’operaio Loreto SACCO, di servizio dalle 22 alle ore 6 del mattino, e addetto<br />
alla lavorazione del tritolo, ritornò immediatamente e volontariamente sul posto,<br />
pensando che operai particolarmente pratici del Reparto dovessero essere di più sicuro<br />
aiuto all’opera dei pompieri.<br />
Il guardiano Luigi GALLORI, dopo il suo servizio di 12 ore, ugualmente smontato<br />
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dal lavoro alle 6 del mattino, e trovandosi quindi in procinto di godersi il meritato<br />
riposo, al primo piccolo colpo accorse immediatamente sul luogo.<br />
Nello ANTONINI, già facente parte, un anno fa, del corpo dei pompieri di fabbrica,<br />
ma attualmente in servizio militare nei ranghi del R. Esercito, trovandosi, per<br />
una breve licenza, presso i suoi genitori, volle accorrere sul luogo del sinistro insieme<br />
ai suoi ex compagni di lavoro, e purtroppo vi lasciò la sua giovanissima e generosa<br />
vita. Esempi, questi, che debbono giustamente avere la precedenza su altri perché<br />
forniti dalla modesta ma forte classe di operai che avevano mirabilmente compreso<br />
e assimilato l’intima natura del clima fascista al quale, indivisibilmente, è legata la<br />
sorte dei nostri Stabilimenti. E qui vogliamo dare un cenno dei nostri laureati, Chimici<br />
ed Ingegneri, nonché degli impiegati Periti Industriali, i quali trovarono eroica<br />
morte nel supremo adempimento del dovere.<br />
Ing. Mario ALESSANDRINI, di anni 27, laureato a Roma in ingegneria industriale<br />
nel 1935; reduce dalla gloriosa campagna etiopica alla quale prese parte.<br />
Iscritto al P.N.F. dal 21 aprile 1933. Smobilitato nel 1937, venne ai nostri Stabilimenti<br />
nell’aprile 1937 e fu addetto all’Ufficio Tecnico, alla elaborazione di studi<br />
e progetti. Egli dava al suo lavoro, che svolgeva con grande diligenza e perizia, un<br />
carattere di perenne gaiezza e di slancio e idealismo giovanile, guadagnandosi in breve<br />
tempo la fraterna benevolenza ed amicizia di tutti i colleghi e insieme la stima e<br />
la fiducia dei superiori. Nel momento del primo scoppio, accorse insieme ai pompieri<br />
e fu visto a fianco di questi esporsi a quel grave pericolo come già si era esposto sulle<br />
ambe etiopiche.<br />
Dr. Don Carlo DE ANGIOY, di anni 37, figlio della generosa terra sarda, laureatosi<br />
a Pisa nel 1924; squadrista e fascista della prima ora e decorato del brevetto<br />
della Marcia su Roma; Tenente di Complemento delle Armi Navali e Comandante<br />
dei premarinari della G.I.L., e Fiduciario della Confederazione Fascista Lavoratori<br />
dell’Industria del Gruppo di Colleferro. Egli per cinque anni prese parte come tecnico<br />
e poi come direttore di Stabilimento alla costruzione della diga artificiale di Coghinas<br />
in Sardegna e degli annessi Stabilimenti chimici per la produzione di Ammoniaca<br />
e Prodotti nitrici. Nel 1933 egli fu assunto alle dipendenze della Società Bombrini<br />
Parodi-Delfino e dopo una breve attività presso il Laboratorio Centrale fu addetto<br />
alla lavorazione del Nitrocotone e successivamente a quella delle Polveri di lancio,<br />
diventando poi V. Capo Reparto di questo Gruppo importante di lavorazioni. Col<br />
suo carattere profondamente buono egli comprendeva come pochi l’anima dei suoi più<br />
umili lavoratori per quali oltre essere severo Capo fu sempre un vero amico e sostegno,<br />
aiutandoli in moltissime occasioni. E l’operaio istintivamente sentiva e ricambiava<br />
questo intimo affetto seguendolo fedelmente ove lo comandava. Dei Superiori fu un<br />
disciplinato dipendente; dei Colleghi un amico sincero e carissimo. Anch’egli accorse,<br />
semivestito, dalla sua abitazione e per numerose testimonianze risulta come egli, nella<br />
immediata vicinanza della torre in fiamme, calmava ed incitava nello stesso tempo gli<br />
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operai e pompieri per ottenere la massima efficacia nella loro opera di salvataggio.<br />
Ing. Giulio DELLA VALLE, di anni 35. Iscritto al P.N.F. dal 29 ottobre 1932,<br />
laureato a Torino nel 1927 come ingegnere elettrotecnico. Dopo essere stato per qualche<br />
tempo alle dipendenze della Soc. Fiat fu assunto nei nostri Stabilimenti nel<br />
1935. Prima come addetto all’Ufficio Tecnico progettò e seguì con meticolosità e<br />
rara perizia la costruzione di alcuni impianti; poi, appunto perché pratico già di<br />
impianti, fu destinato in aiuto al Capo Reparto Caricamento proiettili, ove ugualmente<br />
applicò la sua meticolosa cura alle macchine e al materiale delicato che doveva<br />
trattare. Di una bontà d’animo eccezionale, uomo di poche parole, ma nello stesso<br />
tempo equilibratissimo e sempre pronto a portare il suo aiuto dove questo si appalesasse<br />
necessario. Appassionato alpinista e sportivo vi si dedicava con entusiasmo ogni<br />
qualvolta il suo lavoro glielo permetteva. A fianco dei suoi amici e colleghi fu uno<br />
dei primi ad essere presente sul luogo del sinistro. Passò dalla vita alla morte silenziosamente<br />
come è vissuto.<br />
Dr. Giovanni INARDI, Tenente di Complemento di Artiglieria da Campagna;<br />
iscritto al P.N.F. dal 1934. Laureatosi a Roma nel 1922 in Chimica. Dapprima fu<br />
occupato presso la Soc. Terni, e poi presso la Soc. Montecatini negli Stabilimenti di<br />
Merano, occupandosi della sintesi dell’ammoniaca e dell’acido nitrico, del carburo di<br />
calcio e della calciocianamide. Assunto dai nostri Stabilimenti nel 1935 egli prestò<br />
servizio dapprima presso il Laboratorio Centrale occupandosi di importanti studi<br />
per materie prime di nuovi esplosivi; in seguito fu Capo di qualche lavorazione<br />
sperimentale in scala semindustriale sempre in dipendenza del Laboratorio Centrale.<br />
All’inizio del 1937 egli fu trasferito alla Fabbrica Esplosivi e precisamente al<br />
Reparto Tritolo in aiuto al Capo Reparto. Animato da grandissima buona volontà<br />
e fornito di buone conoscenze tecnologiche, collaboratore disciplinato, di carattere<br />
profondamente buono, egli si applicava sempre ed ovunque con tutto zelo e passione.<br />
Anch’egli, come tutti gli altri, è stato visto fino agli ultimi istanti al centro dell’incendio,<br />
esponendosi con ammirevole coraggio e anzi temerità al supremo sacrificio<br />
della sua vita.<br />
Dott. Giuseppe ORIO, di anni 31, iscritto al P.N.F. dal 21 aprile 1933. Sottotenente<br />
di Complemento di artiglieria pesante campale. Si laureò a Torino nel 1930<br />
in chimica. Fu impiegato presso l’A.C.N.A. prima a Cengio e poi a Cesano Maderno,<br />
e nel 1937 fu assunto allo Stabilimento di Colleferro. Già nelle sue precedenti<br />
occupazioni Egli ebbe occasione di occuparsi di problemi di esplosivi e precisamente<br />
della lavorazione del Tritolo ed in seguito di quella della Pentrite. Assunto dalla nostra<br />
Società, si rendeva utilissimo nel nostro Laboratorio Centrale nei lavori di studi<br />
di nuovi esplosivi autarchici e vista la sua ottima attitudine per simili lavori, la sua<br />
buona preparazione tecnica e scientifica, fu trasferito presso la Fabbrica Esplosivi ove<br />
diede a nuove lavorazioni di grande importanza nazionale tutta la sua passione ed il<br />
suo entusiasmo per portarle alla massima perfezione. In vista del pericolo, al mattino<br />
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fatale, fece fermare la sua lavorazione, anch’essa non priva di pericolo, ordinando ai<br />
suoi operai di mettersi al sicuro mentre Egli stesso volle raggiungere di corsa il Reparto<br />
in fiamme con la speranza di poter collaborare nello scongiurare il pericolo. Particolare,<br />
questo, di ammirevole coscienza della propria responsabilità collegata ad una<br />
completa abnegazione per la propria vita.<br />
Ing. Paolo RONCATO, di anni 37. Laureatosi in ingegneria chimica a Milano nel<br />
1924, fu assunto nei nostri Stabilimenti nel 1927. Giovane di grandissimo valore,<br />
di mai saziato desiderio di studio, si occupò di tutti i problemi fisici e balistici concernenti<br />
le molteplici attività delle nostre Fabbriche. Egli organizzò con rarissima<br />
perizia molti controlli delle lavorazioni ed impresse negli studi di nuovi esplosivi e di<br />
nuovo munizionamento una nota della sua seria e dotta preparazione scientifica. Era<br />
altrettanto buon chimico, fisico balistico ed ingegnere ed incessantemente studiava<br />
per raggiungere sempre maggior perfezione. Dei colleghi giovani sempre volonteroso<br />
aiuto; dei colleghi anziani fidato amico egli ha lasciato nella vita degli Stabilimenti,<br />
come in quella della comune famiglia di tutti i collaboratori, un vuoto immenso e<br />
difficilmente colmabile. Fu visto uno dei primissimi accorrere sul luogo del pericolo<br />
dove, per la sua grande pratica, sperava di poter essere di particolare aiuto. Pur riconoscendo<br />
il grave, anzi gravissimo pericolo, restava a fianco dei suoi colleghi fino<br />
all’ultimo istante.<br />
Ing. Paolo ZANOLETTI, di anni 30. Tenente in congedo del Genio; iscritto al<br />
P.N.F. dal 1° gennaio 1928, si laureò in ingegneria industriale a Milano nel 1932.<br />
Terminati i suoi studi universitari Egli, desiderando temprare le sue forze magnifiche<br />
e perfezionare le sue conoscenze tecniche, passò un anno come operaio meccanico in<br />
una delle più grandi officine della Germania. Terminato questo periodo di completa<br />
preparazione entrò a far parte dei nostri Stabilimenti, e si rese utilissimo nel montare,<br />
installare ed avviare un reparto delicato per la lavorazione dei proiettili. Quindi<br />
egli passò all’Ufficio Tecnico dove, come Capo Reparto negli studi e progetti di nuovi<br />
impianti abbracciò l’attività di tutti i nostri Stabilimenti. Il suo ridente carattere e la<br />
sua giovanile passione per il lavoro facevano prevedere per lui una magnifica carriera.<br />
Nel fatale mattino Egli, sapendo il suo Dirigente assente dagli Stabilimenti, corse al<br />
luogo del pericolo per sorvegliare e indirizzare a maggiore efficacia l’opera dei pompieri,<br />
trovandovi eroica morte.<br />
Oltre questi sette giovani laureati è doveroso ricordare i nomi di quattro tecnici diplomati<br />
che con slancio eroico e pronto al massimo sacrificio vollero fino agli ultimi<br />
istanti stare a fianco dei loro Capi. Questi sono:<br />
Geom. Aldo BERTARELLI, assistente edile, di anni 26, Sottotenente di Artiglieria<br />
in congedo, iscritto al P.N.F. dal 28 ottobre 1934; assunto nel 1936.<br />
Per. Chim. Ind. Elio GUERCI, di anni 27, Capo nucleo del Fascio di Colleferro,<br />
iscritto al P.N.F. dal 21 aprile 1929; addetto al Laboratorio Chimico Reparto Polveri<br />
da lancio.<br />
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Sig. Cicerone MASTROIANNI, diplomato della Scuola Chim. di Arpino, di anni<br />
46, iscritto al P.N.F. dal 29 ottobre 1932; assunto nel 1916. Capo lavorazione presso<br />
i miscugli acidi della Fabbrica Prodotti Chimici.<br />
Per. Ind. Edmondo TAMBURI, di anni 32, iscritto al P.N.F. dal 22 febbraio 1927,<br />
Capo Manipolo M.V.S.N., Comandante manipolo 118 Legione Volsca, Sottotenente<br />
in congedo del Genio R. T. Assunto nel 1930. Assistente edile presso l’Ufficio Tecnico.<br />
---<br />
Mentre scriviamo queste brevi, tristi note, dopo trascorse cinque settimane dal sinistro,<br />
la nostra mente ed il nostro cuore quasi si rifiutano di ammettere la tremenda<br />
realtà; e noi ci chiediamo ancora se non siamo vittime di un angoscioso incubo, tanto<br />
vivi e parlanti abbiamo davanti ai nostri occhi quei carissimi, indimenticabili compagni<br />
di lavoro. E tuttavia quando l’animo nostro, ben conscio della dolorosissima<br />
realtà, si sofferma a considerare il fato crudele che li ha strappati a noi, li vediamo<br />
questi compagni tutti; quei nostri devoti operai - circonfusi da un aureo alone di<br />
sublime eroismo - così sereni nel loro superiore sentimento del dovere compiuto, così<br />
alti nell’affetto e nell’ammirazione di tutti, che comprendiamo bene essere questa la<br />
manifestazione più vera, più bella di ciò che è vita, quella cioè che ne esprime, ne<br />
esalta, ne porge altissima al cospetto di tutti la purezza di un gesto sublime. Sono Essi<br />
i veramente vivi, ancora più vivi di noi. E noi ci inchiniamo reverenti e commossi<br />
davanti a tanto sacrificio che ne ha fatto scolpire i nomi in lettere luminose nel cuore<br />
di tutti noi e nell’Albo d’oro dei Figli eroici della Patria Fascista.<br />
(Ing. Leopoldo PARODI-DELFINO) 30<br />
30 Dal volume: “La chimica italiana”, Padova 2008, pp.195-198<br />
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La storia della drammatica esplosione della fabbrica di Colleferro, che nel 1938<br />
sconvolse tutta la comunità dei Monti Lepini e della Valle del Sacco, è raccontata<br />
in questo piccolo lavoro svolto da alcuni allievi di seconda media dell’<strong>Istituto</strong><br />
<strong>Comprensivo</strong> “Leone XIII” di <strong>Carpineto</strong> <strong>Romano</strong>, traducendo le cronache giornalistiche<br />
in lingua inglese pubblicate sui giornali americani, australiani, neozelandesi<br />
ed olandesi, che i nostri emigrati oltreoceano poterono leggere in quei<br />
giorni, temendo per parenti o amici che lavoravano nella fabbrica. I testi sono<br />
stati trovati attraverso una ricerca sui siti<br />
http://news.google.com/archivesearch;<br />
http://trove.nla.gov.au;<br />
http://paperspast.natlib.govt.nz/cgi-bin/paperspast<br />
http://www.hetutrechtsarchief.nl<br />
che offrono gratuitamente la consultazione del materiale d’archivio. Molte testate<br />
giornalistiche più celebri di quelle consultate hanno sicuramente anche altro<br />
materiale, ma online si ha la sola possibilità di scaricare gli articoli a pagamento,<br />
cosa che non ci ha permesso la consultazione, ma che offre agli storici la possibilità<br />
di poter approfondire ulteriormente.<br />
Inoltre, è possibile vedere il matrimonio di Rosa Mussolini, matrimonio cui il<br />
Duce presenziò il 29 gennaio 1938, giorno della esplosione su:<br />
www.mediatecaroma.it,<br />
http://camera.archivioluce.com;<br />
http://www.britishpathe.com.<br />
I ragazzi hanno anche scoperto l’incredibile storia delle sorelle Rosina ed Anna<br />
Maria Zanoletti, morte negli stessi giorni del fratello Paolo, ingegnere alla Bpd<br />
di Colleferro, e la testimonianza scritta dall’ing. Leopoldo Parodi-Delfino poche<br />
settimane dopo lo scoppio sull’esplosione.<br />
Didatticamente, il lavoro dei ragazzi è stato quello di ricercare su internet le fonti,<br />
saperle leggere, tradurre dall’inglese ed inserirle correttamente in un quadro<br />
storico locale. Si ringraziano Giuseppe Ferrazza per la copertina e la veste grafica<br />
del libro e i professori Simona Pistilli e Matteo De Simone per aver collaborato<br />
alla sua realizzazione.<br />
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Prof. Stefano Gelsomini
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Ing. Filippo Scribani Rossi<br />
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