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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI<br />

“G.D’ANNUNZIO”<br />

CHIETI-PESCARA<br />

Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

DIPARTIMENTO DI<br />

GEOTECNOLOGIE PER<br />

L'A<strong>MB</strong>IENTE ED IL TERRITORIO<br />

Scuole D’Abruzzo - Il Futuro In Sicurezza<br />

Linee guida geologiche<br />

Responsab<strong>il</strong>e Scientifico<br />

Prof. Enrico MICCADEI<br />

Giugno 2011<br />

1


Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

Dipartimento di Geotecnologie <strong>per</strong> l'Ambiente ed <strong>il</strong> Territorio<br />

Università “D’Annunzio” Chieti-Pescara<br />

Direttore Prof. Nico<strong>la</strong> SCIARRA<br />

Responsab<strong>il</strong>e Scientifico<br />

Prof. Enrico MICCADEI<br />

miccadei@unich.it<br />

R<strong>il</strong>etto e condiviso con l’Ordine dei Geologi delle Regione Abruzzo<br />

Prof. Piero FARABOLLINI<br />

Dott. ssa Francesca FONTICOLI<br />

Dott.Geol. Sergio ROMANO<br />

Hanno col<strong>la</strong>borato al<strong>la</strong> stesura<br />

Le immagini del<strong>la</strong> co<strong>per</strong>tina sono tratte da:<br />

http://immob<strong>il</strong>iedintorni.f<strong>il</strong>es.wordpress.com/2011/04/terremoto1ks.jpg<br />

http://cameliaboban.blog.kataweb.it/category/compleanni/<br />

2


Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

INDICE<br />

INTRODUZIONE ................................................................................................................. 4<br />

1. GEOGRAFIA FISICA DEL TERRITORIO ABRUZZESE ........................................................ 5<br />

2. GEOLOGIA DELLA REGIONE ABRUZZESE ..................................................................... 8<br />

3. GEOMORFOLOGIA DELLA REGIONE ABRUZZESE ...................................................... 10<br />

4. IL PROGETTO SCUOLE D’ABRUZZO ............................................................................ 12<br />

4.1 INTRODUZIONE ................................................................................................................................. 12<br />

4.2 LA METODOLOGIA DELLE LINEE GUIDA .............................................................................................. 14<br />

4.3 LA SCHEDA DI CENSIMENTO GEOLOGICO DEL SITO ............................................................................. 15<br />

4.4 SISTEMI INFORMATIVI GEOGRAFICI (GIS) .......................................................................................... 17<br />

5. PRODOTTI CARTOGRAFICI......................................................................................... 18<br />

5.1 VOLUME GEOLOGICO PROGETTUALE SIGNIFICATIVO .......................................................................... 18<br />

5.2 RELAZIONE GEOLOGICA DI PROGETTO .............................................................................................. 20<br />

5.3 CARTOGRAFIA ANALITICA DI PROGETTO ............................................................................................ 22<br />

5.3.1 Carta dell’acclività ............................................................................................................................. 22<br />

5.3.2 Carta geologica ................................................................................................................................. 22<br />

5.3.4 Carta geomorfologica ...................................................................................................................... 23<br />

5.3.4 Carta dei complessi idrogeologici con indicazione del<strong>la</strong> falda freatica ................................ 24<br />

5.3.5 Sezioni geologiche e geomorfologiche ......................................................................................... 25<br />

5.3.6 Carta delle co<strong>per</strong>ture ........................................................................................................................ 25<br />

5.3.7 Carta dell’ubicazione delle indagini ............................................................................................... 25<br />

5.3.8 Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica .......................................................... 26<br />

6. BIBILIOGRAFIA ........................................................................................................... 29<br />

APPENDICE<br />

• ..................................................................................................................................................... L<br />

A SCHEDA DI CENSIMENTO GEOLOGICO DEL SITO<br />

• ..................................................................................................................................................... E<br />

SEMPI DI CARTOGRAFIA DI RIFERIMENTO<br />

• ..................................................................................................................................................... G<br />

LOSSARIO<br />

• ..................................................................................................................................................... S<br />

ITOGRAFIA<br />

3


INTRODUZIONE<br />

Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

Le forme del<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie terrestre rappresentano da sempre <strong>il</strong> prodotto<br />

dell’azione combinata di processi endogeni (tettonici e vulcanici) e processi<br />

esogeni (erosivi e deposizionali). L’Abruzzo è un chiaro esempio del continuo<br />

adattamento del territorio alle vicissitudini geodinamiche, determinate dai<br />

processi endogeni, e alle continue mutuazioni delle condizioni climatiche, che<br />

control<strong>la</strong>no distribuzione ed intensità dei processi esogeni. La Geologia (dal greco<br />

gê, "terra" e logos, "studio") è l’unica disciplina scientifica che sa leggere queste<br />

complesse interazioni, ed è, quindi, fondamentale nel<strong>la</strong> progettazione a grande e<br />

picco<strong>la</strong> sca<strong>la</strong>. L’abitudine italiana consolidata del costruire una struttura abitativa<br />

o un’ o<strong>per</strong>a a elevato impatto in un determinato sito, è quel<strong>la</strong> di conoscere <strong>la</strong><br />

geologia puntuale analizzando le caratteristiche geologiche e geotecniche<br />

come se si fosse su una “mattonel<strong>la</strong>” senza interessarsi di conoscerne l’estensione<br />

dell’intero “pavimento”. La “mattonel<strong>la</strong>” fa invece parte di “un pavimento” in<br />

continua evoluzione geodinamica, come i terremoti ed <strong>il</strong> dissesto idrogeologico ci<br />

ricordano di continuo.<br />

Le “Linee guida geologiche”, tra le prime a livello nazionale, sono state redatte,<br />

come strumento di conoscenza <strong>per</strong> <strong>la</strong> progettazione degli edifici sco<strong>la</strong>stici (e non<br />

solo) e quindi come contributo al<strong>la</strong> prevenzione dei rischi naturali ed antropici del<br />

nostro territorio regionale. Con queste linee guida e con <strong>la</strong> scheda di riferimento,<br />

si vuole dare un contributo al<strong>la</strong> conoscenza di un’area nel<strong>la</strong> sua interezza (cioè<br />

tutto <strong>il</strong> “pavimento”) inquadrando<strong>la</strong> nel suo ambito fisiografico e nel suo bacino<br />

idrografico, <strong>per</strong> definirne così tutte le tipologie di <strong>per</strong>icolosità, non solo sismica, e<br />

prevenirne i re<strong>la</strong>tivi rischi naturali ed antropici.<br />

Le “Linee guida geologiche” sono state suddivise secondo <strong>la</strong> fisiografia del<br />

territorio regionale, facendo un rapido excursus sulle caratteristiche evolutive<br />

geodinamiche dell’orogene appenninico. La caratterizzazione geologica dei siti e<br />

quindi <strong>il</strong> re<strong>la</strong>tivo “Modello geologico progettuale”, viene incentrata sull’assetto<br />

orografico, litologico e tettonico-strutturale di un’area significativa nell’intorno del<br />

sito di progetto, studiata a sca<strong>la</strong> crescente e sempre più di dettaglio, passando<br />

dallo studio preliminare fino a quello esecutivo. La profondità progettuale viene<br />

definita dalle indagini dirette ed indirette, come sondaggi, prove sismiche e/o<br />

geoelettriche che verranno eseguite secondo le normative regionali e nazionali<br />

vigenti. I rischi naturali possono, così, essere mitigati, attraverso azioni preventive<br />

da parte delle Amministrazioni competenti al<strong>la</strong> gestione del territorio. Gli studi<br />

preventivi in campo geologico <strong>per</strong>mettono di identificare aree in cui <strong>la</strong><br />

<strong>per</strong>icolosità geologica e quel<strong>la</strong> geomorfologica raggiungono livelli che possono<br />

pregiudicare <strong>la</strong> sostenib<strong>il</strong>ità del territorio sia in termini di vite umane sia economici<br />

e sia di degrado ambientale. La prevenzione deve partire, quindi, dal<strong>la</strong><br />

consapevolezza che <strong>la</strong> <strong>per</strong>icolosità naturale esiste ed è misurab<strong>il</strong>e. La comunità<br />

scientifica e quel<strong>la</strong> professionale hanno l’obbligo morale di trasferire conoscenza<br />

oggi più che mai nel<strong>la</strong> società civ<strong>il</strong>e.<br />

4


Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

Attraverso ciò si misura <strong>la</strong> civ<strong>il</strong>tà di un popolo.<br />

1. GEOGRAFIA FISICA DEL TERRITORIO ABRUZZESE<br />

L’Abruzzo ha una su<strong>per</strong>ficie di 10.798 km 2 , 305 comuni e una popo<strong>la</strong>zione di<br />

1.338.898 abitanti (censimento demo.istat.it 24/05/2011) e dal punto di vista<br />

amministrativo, comprende le province di Chieti, L’Aqu<strong>il</strong>a (capoluogo di<br />

Regione), Pescara e Teramo. Confina a Nord con l'Umbria e le Marche, a Ovest<br />

con <strong>il</strong> Lazio, a Sud col Molise e ad Est col mare Adriatico. I confini Nord occidentali<br />

seguono in buona parte o dorsali montuose o <strong>il</strong> corso dei fiumi, <strong>il</strong> confine<br />

occidentale è invece sensib<strong>il</strong>mente spostato rispetto allo spartiacque<br />

appenninico. Dal punto di vista prettamente geografico, <strong>la</strong> Regione può essere<br />

suddivisa in tre settori, con caratteristiche fisiografiche omogenee, procedendo<br />

da Ovest verso Est: l’area montana, <strong>la</strong> fascia collinare a ridosso dei r<strong>il</strong>ievi montani<br />

stessi e l’area che va dal<strong>la</strong> zona collinare al settore costiero adriatico<br />

comprendente le valli alluvionali (Figura 1).<br />

Figura 1 – Immagine del<strong>la</strong> Regione Abruzzo, ottenuta da un DEM con passo 40 m. La fascia marrone<br />

rappresenta l’area montana con quote su<strong>per</strong>iori ai 600 m s.l.m., l’area verde le conche intramontane, con<br />

quote su<strong>per</strong>iori ai 600 m ma pendenze trascurab<strong>il</strong>i, l’area arancione, <strong>il</strong> settore collinare con quote<br />

comprese tra i 600 m e i 50 m s.l.m., l’area gial<strong>la</strong> i versanti costieri con quote tra i 50 m e i 10 m, <strong>la</strong> fascia<br />

celeste le piane alluvionali e <strong>la</strong> fascia azzurra rappresenta invece l’area costiera. (E<strong>la</strong>borazione realizzata<br />

tramite ArcGis 9.3; Laboratorio of Tectonic Geomorphology and GIS – Università degli Studi<br />

“G.D’Annunzio”).<br />

5


Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

Di seguito viene riportata <strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> (Figura 2) re<strong>la</strong>tiva alle incidenze <strong>per</strong>centuali<br />

delle varie fasce del territorio abruzzese.<br />

Figura 2 – Tabel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> distribuzione <strong>per</strong>centuale dei settori fisiografici dell’Abruzzo.<br />

Il settore montano occupa gran parte del territorio del<strong>la</strong> Regione, è caratterizzato<br />

dal<strong>la</strong> presenza di massicci elevati in direzione appenninica (NW-SE) con una serie<br />

di r<strong>il</strong>ievi ordinati in allineamenti subparalleli.<br />

SETTORE AREA (KM 2 ) AREA (%)<br />

Piane costiere 48,1 0,4<br />

Piane alluvionali 471,4 4,4<br />

Versanti costieri 104,6 1,0<br />

Aree collinari 3661,6 34,0<br />

Aree montane 5814,6 53,9<br />

Conche intramontane 678,5 6,3<br />

Le creste montane si elevano di rego<strong>la</strong> sino a 2.000-2.500 m e solo nei possenti<br />

massicci più esterni su<strong>per</strong>ano di qualche centinaio di metri tale limite. L’energia<br />

del r<strong>il</strong>ievo è ovunque elevata così come l’acclività dei versanti; i dislivelli sono<br />

notevolmente accentuati rispetto al fondo delle poche valli principali o delle<br />

conche e talvolta si presentano con un solo imponente balzo.<br />

Dal punto di vista idrografico <strong>il</strong> settore montano abruzzese presenta <strong>il</strong> drenaggio<br />

su<strong>per</strong>ficiale sia verso l’Adriatico che verso <strong>il</strong> Tirreno. Tra i fiumi che sfociano<br />

nell’Adriatico si individuano alcuni bacini che hanno origine dal fianco esterno<br />

del<strong>la</strong> catena appenninica e che <strong>la</strong> dissecano in direzione trasversale (Torrente<br />

Vibrata, Fiume Salinello, Fiume Fino, Fiume Tavo e Fiume Foro), altri che nascono<br />

nel<strong>la</strong> catena ed hanno inizialmente andamento parallelo al<strong>la</strong> direttrice<br />

appenninica e decorso trasversale nel tratto medio e terminale (Fiume Tronto,<br />

Fiume Vomano, Fiume Aterno-Pescara, Fiume Sangro, Fiume Trigno). Inoltre, dal<strong>la</strong><br />

catena interna abruzzese hanno origine alcuni bacini idrografici con drenaggio<br />

tirrenico, come quelli del Fiume Liri e del Fiume Imele.<br />

Con <strong>il</strong> paesaggio tipico delle zone di catena, contrastano ampie conche<br />

intramontane (depressioni tettoniche e carsiche) delimitate dai r<strong>il</strong>ievi, incise di<br />

norma su substrato calcareo e/o calcareo-marnoso. La complessità dei fattori<br />

6


Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

geologici e climatici, interni ed esterni alle singole conche, ha portato al<strong>la</strong><br />

deposizione di successioni sedimentarie continentali e al model<strong>la</strong>mento di forme<br />

anche molto diverse da settore a settore.<br />

Tra le principali conche intramontane abruzzesi, poste a quote e posizioni geografiche diverse,<br />

vanno ricordate: <strong>la</strong> Conca de L’Aqu<strong>il</strong>a, <strong>la</strong> Conca Subequana, <strong>la</strong> Conca del Fucino, <strong>la</strong> Conca di<br />

Sulmona, <strong>il</strong> Piano delle Cinque Miglia, <strong>la</strong> Conca di Sora e <strong>la</strong> Conca di Pescasseroli.<br />

La fascia collinare è individuab<strong>il</strong>e subito dopo <strong>la</strong> catena e si estende fino al<strong>la</strong><br />

zona costiera. L’orografia di questo settore è quel<strong>la</strong> tipica che caratterizza <strong>la</strong><br />

fascia collinare <strong>per</strong>iadriatica <strong>per</strong> ampi tratti, dall’area marchigiana fino in parte<br />

all’area molisana, già descritta nei suoi tratti essenziali da Castiglioni (1935). Nel<br />

settore abruzzese risulta caratterizzata da r<strong>il</strong>ievi iso<strong>la</strong>ti, da quote che vanno dai 50<br />

m ai 600 m s.l.m. e che sono separati da incisioni vallive profonde e a forte<br />

pendenza. I r<strong>il</strong>ievi sono generalmente disposti secondo allineamenti a direzione<br />

appenninica e sono scolpiti nei sedimenti arg<strong>il</strong>loso-arenacei plio-pleistocenici.<br />

L’idrografia di questo settore è caratterizzata da alcuni bacini interamente incisi<br />

nel<strong>la</strong> fascia collinare (Torrente Piomba, Fiume Alento, Fiume Osento, Fiume Sinello)<br />

con direzione preferenziale delle aste principali NE-SW e dai restanti corsi fluviali<br />

maggiori che dal<strong>la</strong> catena drenano verso <strong>il</strong> mare.<br />

Il settore di piana fluviale è individuab<strong>il</strong>e lungo <strong>il</strong> tratto medio terminale dei<br />

principali corsi d’acqua del<strong>la</strong> Regione, distribuite paralle<strong>la</strong>mente tra di loro con<br />

andamento SW-NE <strong>per</strong> le piane principali (Figura 1). Si sv<strong>il</strong>uppano in aree più o<br />

meno estese e si presentano pianeggianti, e subpianeggianti, con debole<br />

inclinazione verso <strong>la</strong> costa continentale. Queste aree presentano un reticolo<br />

idrografico molto sv<strong>il</strong>uppato nelle aeree di pianura a<strong>per</strong>ta, tipo dendridico,<br />

meandriforme, o canalizzato, mentre nelle aeree di fondovalle presentano un<br />

reticolo meandriforme, anastomizzato o canalizzato.<br />

Le principali Pianure alluvionali sono da Nord verso Sud, <strong>la</strong> piana del Tronto, <strong>la</strong> piana del Tordino, <strong>la</strong><br />

piana del Vomano, <strong>la</strong> piana del Saline, <strong>la</strong> piana del Pescara, <strong>la</strong> Piana dell’Alento, , <strong>la</strong> piana del<br />

Foro, <strong>la</strong> piana del Sangro, <strong>la</strong> piana del Salinello e <strong>la</strong> piana del Trigno.<br />

Il settore di piana costiera abruzzese è compreso tra <strong>la</strong> foce del Fiume Tronto e<br />

quel<strong>la</strong> del Fiume Trigno, <strong>per</strong> un’estensione complessiva di 125 km, dei quali 26 di<br />

costa alta rocciose e 99 di costa bassa sabbiose Le spiagge costituiscono<br />

complessivamente circa <strong>il</strong> 79% dell'intero litorale, e sono <strong>per</strong> circa <strong>il</strong> 50% in<br />

erosione.<br />

7


Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

2. GEOLOGIA DELLA REGIONE ABRUZZESE<br />

La geologia dell’Appennino centrale, e quindi quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Regione Abruzzo è<br />

legata a complessi meccanismi di deformazione. Questi si sono sv<strong>il</strong>uppati in m<strong>il</strong>ioni<br />

di anni e, data <strong>la</strong> forte e continua sismicità, sono ancora in atto.<br />

Nel caso dell'Appennino abruzzese, <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ievo è costituito da una serie di dorsali<br />

allungate in direzione variab<strong>il</strong>e da NW-SE a N-S, separate da strette valli ad esse<br />

parallele o da ampie depressioni intramontane sv<strong>il</strong>uppatesi a seguito di una<br />

complessa evoluzione geologica e geomorfologica tra <strong>il</strong> Neogene e <strong>il</strong><br />

Quaternario.<br />

Il settore abruzzese si trova, infatti, in una delle zone geologicamente più diffic<strong>il</strong>i<br />

dell’intera catena appenninica, dove differenti unità paleogegrafiche meso-<br />

cenozoiche(da 245 a 2 Ma), si incontrano <strong>per</strong> effetto di una tettonica diversa ed<br />

artico<strong>la</strong>ta.<br />

Le unità paleogeografiche sono riconducib<strong>il</strong>i ad ambienti di sedimentazione<br />

molto diversi tra loro ed hanno sequenze litologiche costituite da potenti<br />

successioni calcaree interca<strong>la</strong>ti da marne ed arg<strong>il</strong>le con depositi detritici calcarei.<br />

La tettonica è, invece, riconducib<strong>il</strong>e a st<strong>il</strong>i deformativi diversi, legati a:<br />

− movimenti di sovrapposizione in compressione;<br />

− movimenti orizzontali compressivi ;<br />

− movimenti in distensione.<br />

Le fasi tettoniche compressive sono accompagnate e poi seguite da una<br />

tettonica trascorrente con movimenti prevalentemente orizzontali e seguiti da<br />

una tettonica distensiva, a partire dal Pliocene su<strong>per</strong>iore e tuttora fortemente<br />

attiva nel settore assiale del<strong>la</strong> catena appenninica,<br />

La deformazione tettonica ed <strong>il</strong> re<strong>la</strong>tivo sollevamento plio-pleistocenico di<br />

differenti domini paleogeografici mesozoici, costituiti da potenti successioni<br />

carbonatiche, è iniziata nel Neogene (tra <strong>il</strong> Miocene medio ed <strong>il</strong> Pliocene<br />

inferiore) e mentre l'emersione graduale del<strong>la</strong> catena in formazione ha creato,<br />

infine, nel Plio-Pleistocene le condizioni dell’importante fase di smantel<strong>la</strong>mento<br />

subaereo, accompagnata dal<strong>la</strong> deposizione di una potente coltre di depositi<br />

detritici, alluvionali e <strong>la</strong>custri che colmano le aree depresse e ricoprono gran<br />

parte del<strong>la</strong> fascia <strong>per</strong>iadriatica.<br />

8


Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

Figura 3 – Schema geologico semplificato del<strong>la</strong> Regione Abruzzo, (Progetto IFFI, APAT 2005).<br />

L’espressione massima del<strong>la</strong> giovinezza geologica del nostro territorio regionale è<br />

testimoniata dal<strong>la</strong> continua sismicità regionale, nota è documentata sin dal II<br />

secolo d.C. (ING-SGA, 1997). Da allora numerosi sono stati gli eventi sismici che<br />

hanno colpito <strong>il</strong> territorio del<strong>la</strong> Regione, tra cui i più intensi e recenti sono <strong>il</strong><br />

terremoto di Avezzano del 1915, Majel<strong>la</strong> del 1933, <strong>il</strong> terremoto di San Donato Val<br />

Comino del 1984 e <strong>il</strong> terremoto dell’Aqu<strong>il</strong>a del 2009.<br />

La sismicità recente è in genere legata, nelle aree montane, all’attività lungo<br />

sistemi di faglie distensive sismogenetiche con direzione variab<strong>il</strong>e da NNW-SSE a<br />

NW-SE, mentre sono ancora poche le informazioni <strong>per</strong> i terremoti delle aree<br />

esterne al<strong>la</strong> catena abruzzese. Le ricerche sul<strong>la</strong> natura geologica dei forti<br />

terremoti abruzzesi “esterni” Maiel<strong>la</strong> (1706 e 1933), Gran Sasso(1950) e quelli del<br />

teramano costiero (1888) sono ancora in corso <strong>per</strong> <strong>la</strong> diffic<strong>il</strong>e interpretazione dei<br />

dati geologici di su<strong>per</strong>ficie e <strong>la</strong> mancanza di dati strumentali diretti.<br />

9


Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

3. GEOMORFOLOGIA DELLA REGIONE ABRUZZESE<br />

La morfologia del<strong>la</strong> fascia appenninica centrale è artico<strong>la</strong>ta in settori omogenei:<br />

aree montane, aree delle conche intramontane, aree collinari pedemontane,<br />

versanti costieri, piane alluvionali e costiere. Questo assetto fisiografico è<br />

prevalentemente legato alle ultime fasi di model<strong>la</strong>mento avvenuta durante <strong>il</strong><br />

Quaternario.<br />

Nell’area montana, sv<strong>il</strong>uppatasi a partire dal Pliocene medio-su<strong>per</strong>iore, l’assetto<br />

morfologico è caratterizzato essenzialmente da forme del r<strong>il</strong>ievo determinate da<br />

processi geomorfici, soggetti a forti controlli litostrutturali, impostati sulle strutture<br />

tettoniche compressive e distensive. I r<strong>il</strong>ievi montani sono caratterizzati in<br />

partico<strong>la</strong>re da diversi tipi di forme: forme a influenza strutturale, forme tettoniche<br />

(scarpate e versanti di faglia o di linea di faglia, versanti strutturali), da forme<br />

legate al<strong>la</strong> gravità (falde e coni di detrito, frane da crollo e frane complesse),<br />

forme legate alle acque correnti su<strong>per</strong>ficiali (gole e forre, piane alluvionali<br />

montane), forme carsiche (campi di doline, piane carsiche), forme g<strong>la</strong>ciali (circhi<br />

e valli g<strong>la</strong>ciali, morene, <strong>la</strong>ghi g<strong>la</strong>ciali). Le conche intramontane sono<br />

essenzialmente costituite da depressioni di natura tettonica o carsica e sono<br />

bordate in prevalenza da forme tettoniche (scarpate e versanti di faglia) e<br />

caratterizzate da forme legate alle acque correnti su<strong>per</strong>ficiali (conoidi alluvionali,<br />

piane alluvionali, terrazzi fluviali).<br />

Le aree collinari pedemontane, sv<strong>il</strong>uppatasi a partire dal<strong>la</strong> fase di emersione del<br />

Pleistocene inferiore, sono caratterizzate, dal punto di vista morfologico da r<strong>il</strong>ievi a<br />

mesas, p<strong>la</strong>teaux e cuestas, impostati su alternanze arg<strong>il</strong>loso-sabbioso e<br />

conglomeratiche plio-pleistoceniche.<br />

Tali settori sono interessati in prevalenza da forme ad influenza strutturale<br />

(scarpate e su<strong>per</strong>fici strutturali), da forme di versante legate al<strong>la</strong> gravità diversa, le<br />

frane interessano principalmente i versanti più acclivi delle valli fluviali, dove sono<br />

diffuse le frane di scorrimento e le co<strong>la</strong>te, o di tipologie complesse. Molto diffuse<br />

sono anche le forme legate alle acque correnti su<strong>per</strong>ficiali o di erosione<br />

accelerata tra cui le più note sono i ca<strong>la</strong>nchi, che interessano i versanti arg<strong>il</strong>losi e<br />

arg<strong>il</strong>loso-sabbiosi.<br />

Le valli principali solcano l’area collinare con un decorso circa SW-NE,<br />

<strong>per</strong>pendico<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> costa attuale dalle aree di catena al<strong>la</strong> fascia collinare, sono<br />

10


Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

caratterizzate da ampie piane alluvionali. Queste sono caratterizzate da corsi<br />

d’acqua con andamento generalmente a meandri o debolmente sinuosi, più<br />

raramente rett<strong>il</strong>inei, e da forme che ne indicano l’intensa dinamica (sponde di<br />

erosione con altezza fino a oltre 10 m, ampi tratti di alveo in approfondimento). La<br />

presenza di una successione di terrazzi alluvionali testimonia invece l’evoluzione a<br />

lungo termine del paesaggio delle piane sv<strong>il</strong>uppatisi a partire dal Pleistocene<br />

medio.<br />

I versanti costieri segnano <strong>il</strong> passaggio dal settore collinare al settore di piana<br />

costiera. Dal punto di vista morfologico costituiscono i fianchi di r<strong>il</strong>ievi tipo mesa,<br />

cuesta e p<strong>la</strong>teaux, solcati dai corsi d’acqua minori che drenano direttamente<br />

sul<strong>la</strong> piana costiera. Sono anch’essi interessati da una intensa dinamica,<br />

documentata dal<strong>la</strong> presenza di forme legate al<strong>la</strong> gravità e frane e da forme<br />

legate alle acque correnti su<strong>per</strong>ficiali (solchi di erosione concentrata, alvei in<br />

approfondimento, ecc.).<br />

L’area di piana costiera è costituita da ampi tratti di costa bassa nel settore<br />

centro-settentrionale e nel settore meridionale dell’area abruzzese, mentre <strong>il</strong><br />

settore centro-meridionale è caratterizzato da costa alta. L’area costiera è<br />

caratterizzata, tra <strong>la</strong> fine del 1800 e oggi, da importanti fasi di erosione ed<br />

arretramento.<br />

Più in generale, l’elemento che più evidenzia l’intensa dinamica geomorfologica<br />

dell’area abruzzese e che interessa trasversalmente tutti i settori descritti, è<br />

costituito dal dissesto idrogeologico legato allo sv<strong>il</strong>uppo di frane, fenomeni di<br />

erosione accelerata e alluvionamenti. Dissesti di diversa tipologia e dimensioni<br />

molto variab<strong>il</strong>i si verificano localmente nelle aree montane, più diffusamente sui<br />

versanti delle aree collinari e delle aree costiere e nelle piane, in occasione di<br />

eventi meteorici intensi, come ad esempio, quelli verificatisi nell’apr<strong>il</strong>e 1992, nel<br />

gennaio 2003, nell’ottobre 2007 e nel marzo 2011. Questi elementi indicano<br />

chiaramente un territorio caratterizzato da una rapida morfogenesi indotta dalle<br />

condizioni meteoclimatiche e legata ai processi di versante legati al<strong>la</strong> gravità e a<br />

quelli dovuti alle acque correnti su<strong>per</strong>ficiali. Partico<strong>la</strong>re attenzione bisognerà fare<br />

nei prossimi anni alle frane sismo indotte dal terremoto del 6 apr<strong>il</strong>e 2009.<br />

11


Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

4. IL PROGETTO SCUOLE D’ABRUZZO<br />

4.1 INTRODUZIONE<br />

Il b<strong>il</strong>ancio in termini di vittime e di danni causati dai rischi geologici, in partico<strong>la</strong>r<br />

modo dai terremoti, ha spinto studiosi e quanti si preoccupano del bene pubblico<br />

ad affiancare alle ricerche sulle cause e sui meccanismi dei terremoti, ricerche<br />

sulle possib<strong>il</strong>i vie da seguire <strong>per</strong> <strong>la</strong> mitigazione dei rischi e soprattutto di quello<br />

sismico.<br />

Nel 1981 <strong>il</strong> Consiglio dei Ministri aveva instituito un “Gruppo Nazionale <strong>per</strong> lo studio<br />

dei problemi inerenti <strong>la</strong> Difesa dei terremoti” <strong>il</strong> G.N.D.T che doveva raccogliere e<br />

coordinare l’attività di numerosi studiosi in materia di Difesa del Suolo in chiave<br />

sismica. Inoltre, all’interno del Ministero dei Lavori Pubblici, è stato instituito un<br />

Servizio Sismico che aveva <strong>il</strong> compito di dare esecuzione a quanto previsto dal<strong>la</strong><br />

Legge Sismica nei confronti del<strong>la</strong> Normativa tecnica.<br />

A marzo 2009, sono stati pubblicati gli “Indirizzi e criteri generali <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

microzonazione Sismica” ICMS, con <strong>il</strong> coinvolgimento delle Regioni, delle Province<br />

autonome e dello Stato (Dipartimento del<strong>la</strong> Protezione Civ<strong>il</strong>e - DPC) atti a<br />

costituire un nucleo re<strong>la</strong>tivo all’analisi di <strong>per</strong>icolosità sismica, necessario all’analisi<br />

del rischio sismico, applicab<strong>il</strong>e ai settori del<strong>la</strong> programmazione territoriale, del<strong>la</strong><br />

pianificazione urbanistica, del<strong>la</strong> pianificazione dell’emergenza e del<strong>la</strong> normativa<br />

tecnica <strong>per</strong> <strong>la</strong> progettazione.<br />

Il 1 luglio 2009 è entrato in vigore <strong>il</strong> DM 14 gennaio 2008: “Norme Tecniche <strong>per</strong> le<br />

costruzioni” (NTC 08), che definisce i principi <strong>per</strong> <strong>il</strong> progetto, l’esecuzione ed <strong>il</strong><br />

col<strong>la</strong>udo di tutti i tipi di costruzione rispetto alle prestazioni richieste in termini di<br />

sicurezza, rego<strong>la</strong>re ut<strong>il</strong>izzo e durab<strong>il</strong>ità, predisponendo le norme <strong>per</strong> <strong>la</strong> redazione<br />

del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione geologica e del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione geotecnica. La prima informa<br />

esclusiva e <strong>la</strong> seconda in maniera concorrente (DPR 328/01).<br />

Dopo <strong>il</strong> terremoto in Abruzzo del 6 apr<strong>il</strong>e 2009 è stato emanato un nuovo<br />

provvedimento <strong>per</strong> dare maggiore impulso al<strong>la</strong> prevenzione sismica. L’articolo 11<br />

del decreto legge n. 39 del 28 apr<strong>il</strong>e 2009 prevede, infatti, che siano finanziati<br />

interventi <strong>per</strong> <strong>la</strong> prevenzione del rischio sismico su tutto <strong>il</strong> territorio nazionale.<br />

Le Norme Tecniche NTC 08 danno informazioni puntuali sul sito oggetto di indagini<br />

geologico o geotecniche<br />

12


Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

Le “ linee guida geologiche” vengono redatte <strong>per</strong> dare informazioni areali e<br />

quindi come ulteriore strumento(insieme ai ICMS del 2009 e alle NTC 08) <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

definizione del “Modello o volume geologico”.<br />

Il terremoto o i rischi naturali in genere, sono ora e sono ancora un evento terrib<strong>il</strong>e,<br />

ma pian piano si fa strada <strong>la</strong> convinzione che non è necessariamente una<br />

catastrofe inevitab<strong>il</strong>e; una buona conoscenza del<strong>la</strong> geologia (come volume) del<br />

territorio, un’applicazione rigorosa delle Norme di ed<strong>il</strong>izia anti simica e un’<br />

accurata pianificazione degli interventi progettuali aiutano efficacemente a<br />

ridurre <strong>il</strong> rischio in Italia.<br />

Questa fase di prevenzione che non può avere un grande valore pratico <strong>per</strong> un<br />

al<strong>la</strong>rme sismico, consente invece di passare ad una fase o<strong>per</strong>ativa, con<br />

l’e<strong>la</strong>borazione e applicazione di opportune tecniche di ed<strong>il</strong>izia antisismica, non<br />

solo <strong>per</strong> nuove costruzioni ma anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> ristrutturazione dell’ esistente, sempre<br />

ragionando su un’areale più ampio.<br />

L’elemento base dello studio <strong>per</strong> avere significato geologico è <strong>il</strong> Bacino<br />

idrografico, come area d’intorno significativo del sito analizzato, e rappresenta <strong>il</strong><br />

“pavimento” che dobbiamo studiare <strong>per</strong> avere un’idea a grande sca<strong>la</strong> di tutti i<br />

rischi a cui è sottoposto l’areale di studio dell’edificio sco<strong>la</strong>stico (“mattonel<strong>la</strong>”).<br />

La definizione del<strong>la</strong> profondità progettuale deve avvenire attraverso indagini<br />

dirette ed indirette, come sondaggi, prove sismiche e/o geoelettriche, eseguite<br />

secondo le normative regionali e nazionali vigenti.<br />

La scheda di censimento proposta può essere uno strumento valido <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

conoscenza di base e <strong>per</strong> <strong>la</strong> stesura del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione geologica finale.<br />

13


4.2 LA METODOLOGIA DELLE LINEE GUIDA<br />

Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

La scelta di una adeguata metodologia di <strong>la</strong>voro costituisce uno degli aspetti più<br />

importanti di tutte le linee guida, in quanto è stato necessario individuare criteri di<br />

base <strong>la</strong> cui applicazione <strong>per</strong>mettesse di ottenere risultati omogenei e confrontab<strong>il</strong>i<br />

a sca<strong>la</strong> nazionale. Quel<strong>la</strong> descritta del<strong>la</strong> figura qui di seguito tiene conto di tutte<br />

le possib<strong>il</strong>i varianti di uno studio geologico di base.<br />

Bibliografia<br />

Cartografia<br />

Analisi<br />

morfometrica<br />

Fotogeologia<br />

R<strong>il</strong>evamento<br />

geologico e<br />

geomorfologico<br />

Acquisizione Dati<br />

Articoli scientifici<br />

e Bibliografia<br />

Nazionale<br />

Cartografia<br />

topografica<br />

geologica e<br />

geomorfologica<br />

Orografia<br />

Idrografia<br />

Foto aeree<br />

recenti a diverse<br />

Foto aeree e<br />

ortofoto di<br />

epoche diverse<br />

R<strong>il</strong>evamento<br />

sca<strong>la</strong> 1:25000<br />

R<strong>il</strong>evamento<br />

sca<strong>la</strong> 1:5000<br />

METODOLOGIA<br />

E<strong>la</strong>borazione Dati Prodotti<br />

Analisi metodologie<br />

Problematiche<br />

dell’area<br />

Analisi caratteristiche<br />

geologiche<br />

geomorfologiche<br />

preliminari<br />

Analisi acclività<br />

Gradiente e rapporto<br />

di pendenza e r<strong>il</strong>ievo<br />

Analisi prof<strong>il</strong>i<br />

longitudinali<br />

Gerarchizzazione del<br />

reticolo idrografico<br />

Analisi parametri del<br />

reticolo<br />

Analisi fotogeologica<br />

stereoscopica<br />

Analisi fotogeologica<br />

multitemporale<br />

Litologie del substrato<br />

Depositi su<strong>per</strong>ficiali<br />

Geomorfologia<br />

Co<strong>per</strong>ture<br />

Complessi litologici in<br />

chiave idrogeologica e<br />

studio del<strong>la</strong><br />

piezometrica<br />

INQUADRAMENTO<br />

GEOLOGICO<br />

PROBLEMATICHE e METODI<br />

CARTA DELLE UBICAZIONI<br />

DELLE INDAGINI<br />

(Sca<strong>la</strong> maggiore o uguale di<br />

1:10.000)<br />

CARTA DELLE PENDENZE<br />

(Sca<strong>la</strong> maggiore o uguale di<br />

1:10.000)<br />

ESPOSIZIONE DEI VERSANTI<br />

INTERPRETAZIONE<br />

FOTOGEOLOGICA<br />

CARTA GEOLOGICA<br />

(Sca<strong>la</strong> maggiore o uguale di<br />

1:5000)<br />

CARTA<br />

GEOMORFOLOGICA<br />

(Sca<strong>la</strong> maggiore o uguale di<br />

1:5000)<br />

CARTA DEI COMPLESSI<br />

IDROGEOLOGICI<br />

(Sca<strong>la</strong> 1.10:000 con dettagli<br />

1:5000)<br />

SEZIONI GEOLOGICHE e<br />

GEOMORFOLOGICHE<br />

(Sca<strong>la</strong> maggiore o uguale di<br />

1:5000)<br />

CARTA DELLE COPERTURE<br />

(Sca<strong>la</strong> maggiore o uguale di<br />

1:5000)<br />

Sca<strong>la</strong> di bacino idrografico e sottobacino ( 1:50.000- 1:10.000) Sca<strong>la</strong> del sito (maggiore o uguale di 1:5000)<br />

14


Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

4.3 LA SCHEDA DI CENSIMENTO GEOLOGICO DEL SITO<br />

La “Scheda di censimento geologico del sito” è stata realizzata ex novo<br />

e<strong>la</strong>borando, modificando ed integrando diverse schede:<br />

• <strong>la</strong> scheda CNR- progetto AVI (1989 - Censimento delle aree italiane storicamente<br />

vulnerate da ca<strong>la</strong>mità geologiche ed idrauliche);<br />

• <strong>la</strong> scheda del CNR progetto SCAI (Previsione e prevenzione dei fenomeni franosi a<br />

grande rischio, Legge 445 del 9/7/1908 );<br />

• scheda del Progetto IFFI (Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia, realizzato<br />

dall’ISPRA e dalle Regioni e Province Autonome, 2005);<br />

• <strong>la</strong> scheda del PAI (Il piano stralcio di bacino <strong>per</strong> l'assetto idrogeologico dei bacini<br />

idrografici di r<strong>il</strong>ievo regionale abruzzesi e del bacino interregionale del fiume<br />

Sangro "Fenomeni gravitativi e processi erosivi, L. 183/1989, D.L. 180/1998 e s.m.i. ).<br />

All’interno del<strong>la</strong> scheda sono state inserite sezioni, ut<strong>il</strong>i al geologo, <strong>per</strong> <strong>la</strong> raccolta<br />

delle informazioni di base inerenti l’area oggetto dello studio.<br />

Le principali informazioni che devono essere raccolte con <strong>la</strong> scheda, sono di<br />

seguito elencate:<br />

Identificativo edificio: comprende le principali informazioni sui dati dell’ edificio,<br />

Identificativo ISTAT e dati catastali;<br />

Ubicazione geografica: comprende le principali informazioni sull’ubicazione<br />

geografica del sito.<br />

Caratteristiche morfometriche del sito: comprende gli aspetti morfometrici<br />

dell’area di studio in generale;<br />

Analisi geologica del sito: comprende, una serie di informazione di base da<br />

re<strong>per</strong>ire, a sca<strong>la</strong> di bacino, ed oltre ai caratteri strettamente geologici, anche le<br />

informazioni litologico-tecniche ed <strong>il</strong> re<strong>la</strong>tivo assetto strutturale del sito di studio;<br />

Analisi geomorfologiche del sito: in questa sezione vengono raccolte tutte le<br />

informazioni legate agli aspetti geomorfologici, a partire dall’analisi delle forme e<br />

dei processi a sca<strong>la</strong> di bacino, <strong>per</strong> poi passare a scale di dettaglio. In questa<br />

sezione vengono considerati, inoltre, gli aspetti re<strong>la</strong>tivi ai Vincoli normativi vigenti.<br />

Analisi geologiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>per</strong>icolosità sismica del sito: comprende <strong>la</strong> valutazione<br />

dello scenario di <strong>per</strong>icolosità sismica in base a quanto emerso dai dati di<br />

campagna e da quelli noti in letteratura.<br />

15


Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

La comp<strong>il</strong>azione del<strong>la</strong> scheda deve essere realizzata contemporaneamente al<strong>la</strong><br />

rappresentazione cartografica. L’importanza del<strong>la</strong> scheda sarà quel<strong>la</strong> di poter<br />

inserire all’ interno di un Geodatabase - Progetto Scuole tutti i dati raccolti, e<br />

poter essere in seguito aggiornati.<br />

I vari campi presenti nel<strong>la</strong> “Scheda di censimento geologico del sito” possono<br />

essere comp<strong>il</strong>ati in maniera diversa, in funzione del tipo di dato, in partico<strong>la</strong>re:<br />

• Campo testo libero: contiene un testo alfanumerico libero, non soggetto<br />

cioè a scelte fra un gruppo di opzioni predeterminate;<br />

• Campo numerico: contiene un numero, secondo l’unità di misura indicata<br />

di volta in volta;<br />

• Campo a scelta multip<strong>la</strong>: contiene più opzioni, alcune, tutte o nessuna<br />

delle quali possono essere barrate; ciascuna delle opzioni è identificata da<br />

un ;<br />

• Doppio campo a scelta singo<strong>la</strong>: contiene due serie di opzioni identiche,<br />

visualizzate come due colonne indicate con i numeri 1 e 2; <strong>per</strong> ciascuna<br />

colonna solo una scelta potrà essere barrata; ciascuna delle opzioni è<br />

identificata da .<br />

16


Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

4.4 SISTEMI INFORMATIVI GEOGRAFICI (GIS)<br />

La produzione e <strong>la</strong> restituzione degli e<strong>la</strong>borati cartografici dovrà essere effettuata<br />

in ambiente GIS, strumento potente o<strong>per</strong>ativo ut<strong>il</strong>e al fine di poter e<strong>la</strong>borare in<br />

modo omogeneo tutti i dati.<br />

La strutturazione e <strong>la</strong> trattazione dei dati nell’ambito GIS consente l’integrazione di<br />

tutti i dati acquisiti, a partire dall’archivio bibliografico e cartografico <strong>per</strong> finire<br />

con <strong>il</strong> r<strong>il</strong>evamento ambientale di campo e l’e<strong>la</strong>borazione delle cartografie e dei<br />

diversi prodotti previsti dal progetto. La cartografia realizzata prevede diversi strati<br />

informativi <strong>per</strong> i diversi elementi geologici e ambientali, con topologia dei dati<br />

rispettivamente areale, lineare e puntuale.<br />

Il Sistema GIS consente l’e<strong>la</strong>borazione di cartografie digitali, con <strong>la</strong> possib<strong>il</strong>ità di<br />

interrogare, aggiornare e integrare i dati anche successivamente al termine del<br />

progetto e consente l’e<strong>la</strong>borazione di modelli geologici ambientali tridimensionali<br />

e l’e<strong>la</strong>borazione del<strong>la</strong> distribuzione dei rischi sul territorio.<br />

La base cartografica dovrà essere <strong>la</strong> CTR 1:10.000, o dove disponib<strong>il</strong>e <strong>la</strong> CTR<br />

1:5.000, entrambe georiferite secondo <strong>il</strong> datum WGS 84 con proiezione UTM fuso<br />

33N.<br />

Per quanto riguarda gli strati informativi, <strong>la</strong> struttura del database sarà realizzata<br />

tenendo conto delle indicazioni del Servizio Geologico (Quaderno 6, del 7-10-11 e<br />

12 Servizio Geologico d’Italia, 1996 e successivi aggiornamenti e integrazioni).<br />

Le nuove cartografie prodotte nel corso degli studi geologici dovranno essere<br />

restituite, a seconda dei casi, in formato vettoriale (SHP) o in formato GRD, con gli<br />

stessi parametri cartografici del<strong>la</strong> CTR (WGS 84 - UTM fuso 33N).<br />

In questo modo i livelli informativi forniti al<strong>la</strong> Regione potranno essere<br />

costantemente revisionati e, se necessario, aggiornati.<br />

La revisione geologica attraverso l’ut<strong>il</strong>izzo del<strong>la</strong> scheda deve essere fatta almeno<br />

ogni due anni.<br />

17


5. PRODOTTI CARTOGRAFICI<br />

Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

5.1 VOLUME GEOLOGICO PROGETTUALE SIGNIFICATIVO<br />

Definito <strong>il</strong> Bacino idrografico e <strong>la</strong> posizione del sito, In re<strong>la</strong>zione con l’estensione<br />

dell’o<strong>per</strong>a da eseguire, verrà definito l’areale e <strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva porzione di sottosuolo<br />

da investigare con indagini geognostiche dirette e/o indirette.<br />

Come già detto, <strong>il</strong> sito geologico non coincide con l’area di interesse progettuale<br />

e <strong>la</strong> sua estensione è sempre maggiore rispetto all’ambito di interesse.<br />

Il volume geologico significativo comprende <strong>il</strong> sito geologico e <strong>il</strong> re<strong>la</strong>tivo<br />

sottosuolo, in cui è possib<strong>il</strong>e cogliere delle interre<strong>la</strong>zioni di carattere dinamico di<br />

origine geologica o antropica influenzanti l’o<strong>per</strong>a. Il volume geologico è <strong>per</strong>tanto<br />

molto più ampio rispetto a quello geotecnico, che è unicamente determinato<br />

dalle dimensioni dell’o<strong>per</strong>a.<br />

La ricostruzione del modello geologico attraverso <strong>la</strong> cartografia geologica di<br />

progetto comporta sostanzialmente l’identificazione di un volume roccioso nell’<br />

ambito è definib<strong>il</strong>e(Figura 4):<br />

• una successione litostratigrafica in funzione del<strong>la</strong> tipologia e del numero di<br />

litotipi;<br />

• delle litofacies;<br />

• dei caratteri mineralogici e tessiturali;<br />

• dei rapporti stratigrafici tra gli stessi;<br />

• delle giaciture delle strutture;<br />

• dell’assenza o presenza di discontinuità strutturali;<br />

• dell’assenza o presenza di fluidi;<br />

O<strong>per</strong>ativamente, si deve valutare l’estensione di territorio entro <strong>il</strong> quale possano<br />

determinarsi fenomeni geodinamici, idrogeologici e antropici in grado di<br />

provocare o subire azioni dirette o indirette sulle/dalle o<strong>per</strong>e o su/da parti delle<br />

stesse. Le azioni sull’o<strong>per</strong>a e le conseguenze che l’o<strong>per</strong>a a sua volta induce<br />

sull’ambiente, in analogia ai criteri generali dell’Eurocodice 8, possono ricondursi<br />

a:<br />

• <strong>per</strong>icolosità sismica e re<strong>la</strong>tivi effetti cosismici;<br />

• movimenti franosi, anche quiescenti o relitti, eventualmente riattivab<strong>il</strong>i <strong>per</strong><br />

le modifiche indotte dall’intervento di progetto;<br />

• impatti e seppellimenti in zone di espansione di co<strong>la</strong>te rapide;<br />

• impatti e seppellimenti in zone soggette a caduta o roto<strong>la</strong>mento massi;<br />

• movimenti lenti riconducib<strong>il</strong>i a fenomeni di creep, di degradazione<br />

su<strong>per</strong>ficiale, di alterazione dei terreni;<br />

18


•<br />

Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

ASPETTI GEOLOGICI DA SVILUPPARE IN MANIERA APPROFONDITA<br />

IN FUNZIONE DELL’A<strong>MB</strong>ITO FISIOGRAFICO<br />

Piana costiera: Spessore delle co<strong>per</strong>ture e dei depositi<br />

continentali di spiaggia antiche, storiche e attuali.<br />

Versante costiero: Spessore delle co<strong>per</strong>ture, assetto<br />

tettonico.<br />

Piana alluvionale: Spessore delle co<strong>per</strong>ture con<br />

partico<strong>la</strong>re riguardo ai depositi alluvionali.<br />

Zona Collinare: Spessore delle co<strong>per</strong>ture, profondità del<br />

substrato e assetto tettonico.<br />

Zona Montana: Spessore delle co<strong>per</strong>ture, litologia e<br />

fratturazione del substrato. Tettonica e Neotettonica.<br />

Zona di Conca Intramontana: Spessore delle co<strong>per</strong>ture,<br />

litologia e fratturazione del substrato. Tettonica e Neotettonica.<br />

Figura 4 – Aspetti geologici da sv<strong>il</strong>uppare in funzione dell’ambiente fisiografico.<br />

A destra: Transetto morfostrutturale dell’Appennino Centro-orientale. Il colore del<strong>la</strong> linea spessa indica <strong>la</strong> tipologia di<br />

elementi morfostrutturali: Depositi quaternari continentali:1)depositi alluvionali; 2)depositi <strong>la</strong>custri; 3)depositi di versante.<br />

Depositi quaternari marini:4)depositi di sabbia; 5)depositi di conglomerato;6)depositi di arg<strong>il</strong><strong>la</strong>.<br />

19


Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

Depositi neogenici di avanfossa: 7)arg<strong>il</strong>loso-arenacei depositi.<br />

Depositi marini mesocenozoici:8 e 9)successioni carbonatiche;10)successioni carbonatiche di bacino.<br />

5.2 RELAZIONE GEOLOGICA DI PROGETTO<br />

Lo schema che si propone rappresenta, di fatto, l’indice del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione di<br />

accompagnamento allo studio specialistico (consulenza geologica in senso <strong>la</strong>to).<br />

L’indice può essere semplificato nel caso in cui non si abbiano a disposizione i<br />

dati geologici necessari .<br />

PROPOSTA DI INDICE<br />

• INQUADRAMENTO GEOGRAFICO<br />

• STUDI GEOLOGICI PREGRESSI<br />

• INQUADRAMENTO GEOLOGICO GENERALE<br />

• INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO GENERALE<br />

QUADRO CONOSCITIVO E LEGISLATIVO VIGENTE<br />

• INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO GENERALE<br />

• ANALISI GEOLOGICA DEL SITO<br />

INTERPRETAZIONE IN CHIAVE GEOLOGICA DEI SONDAGGI PREGRESSI<br />

ASSETTO LITOLOGICO E STRATIGRAFICO<br />

TETTONICA<br />

NEOTETTONICA<br />

• ANALISI GEOMORFOLOGICA DEL SITO<br />

ANALISI FOTOGEOLOGICA<br />

FORME STRUTTURALI<br />

FORME DI VERSANTE DOVUTE ALLA GRAVITÀ<br />

FORME FLUVIALI, FLUVIO-GLACIALI E DI VERSANTE DOVUTE AL DILAVAMENTO<br />

FORME CARSICHE<br />

FORME GLACIALI<br />

FORME CRIONIVALI<br />

FORME EOLICHE<br />

FORME ED ELEMENTI DI ORIGINE MARINA, LAGUNARE E LACUSTRE<br />

GRANDI SUPERFICI DI SPIANAMENTO RELITTE E FORME ASSOCIATE, TALORA DI GENESI<br />

COMPLESSA<br />

FORME E PRODOTTI DI ALTERAZIONE METEORICA<br />

FORME ANTROPICHE<br />

• ANALISI IDROGEOLOGICA DEL SITO<br />

COMPLESSI IDROGEOLOGICI<br />

ANDAMENTO DELLA FALDA FREATICA<br />

• ANALISI GEOLOGICHE PER LA PERICOLOSITÀ SISMICA DEL SITO<br />

STUDIO DELLA SISMICITÀ DELL’AREA<br />

SCENARI DI PERICOLOSITÀ SISMICA LOCALE<br />

CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICA AI FINI SISMICI<br />

• INDAGINI IN SITU<br />

• CONCLUSIONI<br />

• BIBLIOGRAFIA<br />

ALLEGATI<br />

1. CARTA DELLA ACCLIVITÀ DEI VERSANTI<br />

2. CARTA GEOLOGICA<br />

3. CARTA GEOMORFOLOGICA<br />

4. CARTA DEI COMPLESSI IDROGEOLOGICI CON INDICAZIONE DELLA FALDA FREATICA<br />

5. SEZIONI GEOLOGICHE E GEOMORFOLOGICHE<br />

6. CARTA DELLE COPERTURE<br />

7. CARTA DELL’UBICAZIONE DELLE INDAGINI<br />

8. CARTA DELLE MICROZONE OMOGENEE IN PROSPETTIVA SISMICA<br />

Il risultato <strong>per</strong> <strong>la</strong> progettazione delle analisi geologiche e geomorfologiche, deve<br />

fornire un livello molto dettagliato degli spessori di tutte le litologie individuate e<br />

del<strong>la</strong> loro distribuzione spaziale e geometrica nel territorio. I livelli dovranno<br />

20


Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

sempre avere un dettaglio geologico maggiore man mano che si definiscono i<br />

diversi “Modelli o Volumi geologici” passando da picco<strong>la</strong> a grande sca<strong>la</strong>.<br />

21


Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

5.3 CARTOGRAFIA ANALITICA DI PROGETTO<br />

5.3.1 Carta dell’acclività<br />

La carta rappresenta <strong>la</strong> zonizzazione del territorio in funzione del<strong>la</strong> clivometria<br />

(pendenza) e può essere e<strong>la</strong>borata a partire da un DEM (modello digitale del<br />

terreno). Rappresenta un e<strong>la</strong>borato di base, <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di carte derivate, e<br />

riporta <strong>la</strong> pendenza media dei versanti con una precisione che dipende dal<br />

passo del DEM d’origine, che nel caso specifico risulta avere almeno un passo di 5<br />

m. Sono numerosissime le legende che si riscontrano in <strong>la</strong>vori professionali, anche<br />

se da tempo, in letteratura, si è assestata su quattro c<strong>la</strong>ssi ritenute significative.<br />

Metodologia<br />

La carta dovrà essere <strong>il</strong> prodotto di una e<strong>la</strong>borazione del<strong>la</strong> carta topografica di<br />

base al<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> non inferiore ad 1:10.000 e curve di livello ad equidistanza non<br />

su<strong>per</strong>iore ai 10 metri o da un DEM con passo uguale o inferiore a 10 m.<br />

La carta delle acclività, può essere e<strong>la</strong>borata sia con metodi geometrici su<br />

supporto cartaceo che con specifici software su dati numerici; in quest’ultimo<br />

caso è opportuno che <strong>la</strong> unità minima del<strong>la</strong> griglia sia adeguatamente<br />

commisurata al dettaglio richiesto <strong>per</strong> <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> di <strong>la</strong>voro. Gli elementi morfologici<br />

possono essere individuati dal<strong>la</strong> lettura ed interpretazione del<strong>la</strong> cartografia di<br />

base e delle aerofotogrammetrie, verificati ed integrati con i dati provenienti dai<br />

r<strong>il</strong>evamenti e/o censimenti di campagna.<br />

Contenuti<br />

In legenda saranno indicate quattro c<strong>la</strong>ssi di acclività, in partico<strong>la</strong>re:<br />

• 35%;<br />

nel caso in cui prevalessero morfologie sub pianeggianti è opportuno prevedere<br />

ulteriori soglie di acclività,


Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

stratigrafiche individuate con l’andamento dei loro contatti stratigrafici e tettonici;<br />

<strong>la</strong> carta deve essere corredata da sezioni geologiche in sca<strong>la</strong> di progetto.<br />

Metodologia<br />

La carta geologica deve essere redatta sul<strong>la</strong> base di un r<strong>il</strong>evamento geologico<br />

condotto in campagna, ad una sca<strong>la</strong> non inferiore ad 1:5.000.<br />

Il r<strong>il</strong>evamento deve essere eseguito secondo i criteri contenuti nel<strong>la</strong> Guida al<br />

R<strong>il</strong>evamento del<strong>la</strong> Carta Geologica D’Italia (SERVIZIO GEOLOGICO NAZIONALE (1992) -<br />

Guida al r<strong>il</strong>evamento del<strong>la</strong> Carta geologica d’Italia 1:50.000. Quaderni Serie III del<br />

Servizio Geologico Nazionale volume 2 e re<strong>la</strong>tivi aggiornamenti contenuti nel<br />

volume 12 del 2009 ) ed è e<strong>la</strong>borata mediante una ricostruzione interpretativa del<br />

modello geologico territoriale. E’ indispensab<strong>il</strong>e poter distinguere <strong>il</strong> dato di base<br />

emerso nel corso dell’acquisizione (bibliografica od a seguito del r<strong>il</strong>evamento<br />

geologico di campagna), dal<strong>la</strong> ricostruzione interpretativa.<br />

Contenuti<br />

La carta geologica dovrà fornire in modo chiaro i dati di base riguardanti:<br />

• affioramenti naturali rappresentab<strong>il</strong>i al<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> di <strong>la</strong>voro con l’indicazione<br />

del<strong>la</strong> formazione geologica, del<strong>la</strong> giacitura degli strati nonché del<strong>la</strong><br />

presenza di contatto stratigrafico o tettonico;<br />

• accumuli di materiale antropico con l’indicazione del litotipo (dove<br />

possib<strong>il</strong>e);<br />

• affioramenti legati ad attività antropica (cave, sbancamenti, scavi) con<br />

l’indicazione del<strong>la</strong> formazione geologica e del<strong>la</strong> giacitura degli strati;<br />

• ogni altro dato oggettivo cartografab<strong>il</strong>e che si ritenga ut<strong>il</strong>e.<br />

5.3.4 Carta geomorfologica<br />

La carta rappresenta <strong>la</strong> lettura degli elementi geomorfologici del territorio<br />

analizzando meccanismi morfogenetici che ne hanno determinato <strong>la</strong> formazione<br />

e ne rego<strong>la</strong>no l’evoluzione.<br />

Metodologia<br />

La carta è <strong>il</strong> prodotto del<strong>la</strong> sovrapposizione critica dei dati di analisi del<strong>la</strong><br />

morfologia del territorio dei principali elementi morfologici e dell’idrografia<br />

su<strong>per</strong>ficiale alle quali vengono corre<strong>la</strong>ti i principali processi morfogenetici ed<br />

evolutivi. Gli elementi morfogenetici, individuati sia dal<strong>la</strong> interpretazione delle<br />

cartografie di cui sopra, sono verificati ed integrati con le conoscenze acquisite<br />

dal r<strong>il</strong>evamento geomorfologico condotto in campagna, ad una sca<strong>la</strong> non<br />

inferiore ad 1:5.000, eseguito secondo i criteri contenuti nel<strong>la</strong> Carta<br />

Geomorfologica D’Italia – 1:50.000, Guida al R<strong>il</strong>evamento a cura del Gruppo di<br />

Lavoro <strong>per</strong> <strong>la</strong> Cartografia Geomorfologica, Servizio Geologico Nazionale –<br />

Quaderni serie III volume 4 del 1994 e Volume 10 del 2007, Istituto Poligrafico e<br />

Zecca dello Stato, Roma.<br />

Contenuti<br />

Nel<strong>la</strong> carta devono essere rappresentati i seguenti dati:<br />

• litologici, distinguendo i litotipi del substrato, raggruppati in c<strong>la</strong>ssi con<br />

analoghe caratteristiche litotecniche (erodib<strong>il</strong>ità) e/o di <strong>per</strong>meab<strong>il</strong>ità, dalle<br />

co<strong>per</strong>ture su<strong>per</strong>ficiali;<br />

• tettonici, in partico<strong>la</strong>re quelli con forte incidenza sulle forme del r<strong>il</strong>ievo;<br />

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Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

• morfogenetici rappresentanti i processi che determinano <strong>il</strong> model<strong>la</strong>mento<br />

e l’evoluzione del r<strong>il</strong>ievo, raggruppati <strong>per</strong> insiemi e distinguendo; forme<br />

strutturali, vulcaniche, di versante (gravitative e d<strong>il</strong>avamento), crionivali,<br />

fluviali, carsiche, eoliche, di degradazione fisica ed alterazione, antropiche;<br />

• morfocronologici, ove possib<strong>il</strong>e, in partico<strong>la</strong>re <strong>per</strong> i terrazzi fluviali;<br />

• morfoevolutivi, distinguendo almeno le forme in evoluzione <strong>per</strong> processi<br />

attivi o riattivab<strong>il</strong>i nelle condizioni morfoclimatiche attuali da quelle non più<br />

in evoluzione e non più riattivab<strong>il</strong>i.<br />

La carta geomorfologica, redatta secondo <strong>la</strong> legenda, deve individuare i<br />

processi geomorfologici attuali e passati.<br />

Per ciò che riguarda le frane deve essere stab<strong>il</strong>ito <strong>il</strong> grado di attività, intendendo:<br />

• <strong>per</strong> frane attive quelle che mostrano evidenti indizi di attività attuale o<br />

nell'immediato passato;<br />

• <strong>per</strong> frane quiescenti quelle che non presentano indizi di attività attuali, ma<br />

che potrebbero essere<br />

• riattivate;<br />

• <strong>per</strong> frane inattive quelle ormai stab<strong>il</strong>izzate (naturalmente o artificialmente)<br />

e non più riattivab<strong>il</strong>i<br />

• nelle attuali condizioni morfoclimatiche.<br />

• Per le pianure alluvionali, dove possib<strong>il</strong>e, deve essere ricostruito<br />

l’andamento del<strong>la</strong> falda acquifera<br />

• più su<strong>per</strong>ficiale qualora esistente fino al<strong>la</strong> profondità di 15 metri dal piano<br />

campagna.<br />

5.3.4 Carta dei complessi idrogeologici con indicazione del<strong>la</strong> falda<br />

freatica<br />

La carta rappresenta <strong>la</strong> lettura degli elementi del territorio in chiave<br />

idrogeologica.<br />

Metodologia<br />

La carta è <strong>il</strong> prodotto del<strong>la</strong> sovrapposizione dei dati di geolitologici con i dati<br />

re<strong>la</strong>tivi all’idrologia su<strong>per</strong>ficiale e sotterranea. La carta dovrà essere <strong>il</strong> prodotto di<br />

una e<strong>la</strong>borazione su una carta topografica di base al<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> non inferiore ad<br />

1:10.000.<br />

Contenuti<br />

Nel<strong>la</strong> carta dovranno essere riportati i complessi idrogeologici, ovvero un insieme<br />

di termini litologici generalmente sim<strong>il</strong>i, aventi una comprovata unità spaziale e<br />

giaciturale, un prevalente tipo di <strong>per</strong>meab<strong>il</strong>ità generalmente comune ed un<br />

grado di <strong>per</strong>meab<strong>il</strong>ità re<strong>la</strong>tiva che si mantiene generalmente in un campo di<br />

variazione piuttosto ristretto.<br />

La dizione “generalmente” sta ad indicare che, <strong>per</strong> quanto concerne i complessi<br />

idrogeologici, si deve sempre tenere in debito conto <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> di <strong>la</strong>voro, oltre che<br />

gli obiettivi dello studio (un’alternanza di termini litologici costituito da calcari,<br />

calcari con selce e marne può essere considerata come un unico complesso<br />

idrogeologico, se si fa riferimento ad uno studio a carattere regionale, mentre<br />

deve essere scissa in almeno tre complessi, se si fa riferimento ad una sca<strong>la</strong> di<br />

dettaglio).<br />

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Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

5.3.5 Sezioni geologiche e geomorfologiche<br />

Le sezioni geologiche e geomorfologiche sono e<strong>la</strong>borati indispensab<strong>il</strong>i <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

comprensione delle geometrie e dei processi, che determinano l’assetto odierno<br />

di un dato areale.<br />

Metodologia<br />

La carta dovrà essere corredata da almeno tre sezioni geologiche, due, parallele<br />

tra di loro, orientate <strong>per</strong>pendico<strong>la</strong>rmente alle strutture principali e una<br />

<strong>per</strong>pendico<strong>la</strong>re alle precedenti, in sca<strong>la</strong> non inferiore a 1:5000.<br />

Le sezioni dovranno intercettare le indagini geognostiche eseguite.<br />

Contenuti<br />

Le sezioni geologiche e geomorfologiche devono essere scelte, secondo tracciati<br />

significativi tali da <strong>il</strong>lustrare non solo l’assetto strutturale su<strong>per</strong>ficiale e profondo del<br />

territorio ma anche da coprire strategicamente, a ventaglio, l’intera area di<br />

studio. La loro ubicazione deve essere riportata nel<strong>la</strong> carta geologica e nel<strong>la</strong><br />

carta geomorfologica. Nelle sezioni, deve essere riportata <strong>la</strong> falda, dove<br />

presente.<br />

Le sezioni sono delle interpretazioni, ma di dati reali. Non devono seguire un<br />

modello a scale diverse ma devono assolutamente avere indicazioni sugli<br />

spessori affioranti, reali ed estrapo<strong>la</strong>ti; avere dei limiti a tratteggio, dove<br />

estrapo<strong>la</strong>ti e tratto continuo dove osservati od intercettati da indagini dirette.<br />

5.3.6 Carta delle co<strong>per</strong>ture<br />

La Carta delle Co<strong>per</strong>ture, è uno degli e<strong>la</strong>borati più importanti <strong>per</strong> <strong>la</strong> valutazione<br />

del rischio naturale nel volume geologico significativo. Essa integra le informazioni<br />

del<strong>la</strong> carta Geologica, carta Geomorfologica, trattando nel dettaglio alcune<br />

categorie di corpi su<strong>per</strong>ficiali.<br />

Metodologia<br />

La carta dovrà essere <strong>il</strong> prodotto di una e<strong>la</strong>borazione su una carta topografica di<br />

base al<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> non inferiore ad 1:10.000. Nel<strong>la</strong> Carta sono rappresentate<br />

mediante isopache, cioè linee di uguale spessore, le potenze dei depositi<br />

quaternari indipendentemente dalle loro età e tessiture.<br />

Contenuti<br />

Tale tipo di rappresentazione consente, oltre al<strong>la</strong> caratterizzazione volumetrica<br />

degli spessori quaternari, di avere indirettamente una visione del<strong>la</strong> morfologia del<br />

substrato pre-quaternario sepolto, cioè del “contenitore” che ha raccolto i<br />

sedimenti plio-pleistocenici <strong>la</strong> cui forma può essere stata parzialmente modificata<br />

dall’attività tettonica successiva.<br />

5.3.7 Carta dell’ubicazione delle indagini<br />

La carta deve contenere l’analisi e <strong>la</strong> sintesi dei dati di base emersi nel corso<br />

dell’acquisizione bibliografica re<strong>la</strong>tiva alle indagini pregresse.<br />

Metodologia<br />

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Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

Nel<strong>la</strong> carta dovranno essere indicate, in sca<strong>la</strong> 1:10.000:<br />

• <strong>la</strong> localizzazione delle indagini pregresse raccolte;<br />

• <strong>il</strong> tipo di indagini;<br />

• le aree dove si ritiene importante o indispensab<strong>il</strong>e che vengano<br />

effettuate ulteriori indagini;<br />

• stratigrafie provenienti da indagini in sito (sondaggi, saggi<br />

geognostici, pozzi idrici, gallerie) precedentemente realizzate; (carta<br />

ubicazione sondaggi);<br />

• indagini in sito di tipo indiretto (sismica, geoelettrica, ecc.)<br />

precedentemente realizzate e di cui si dispongano i risultati;<br />

Contenuti<br />

La carta delle ubicazioni delle indagini dovrà fornire in modo chiaro i dati di base<br />

riguardanti tutte le indagini pregresse, reinterpretate in chiave geologica.<br />

5.3.8 Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica<br />

La carta individua le microzone ove, sul<strong>la</strong> base di osservazioni geologiche e<br />

geomorfologiche, del<strong>la</strong> valutazione dei dati geognostici e di alcune tipologie di<br />

dati geofisici, sono prevedib<strong>il</strong>i gli effetti prodotti dall’azione sismica<br />

(amplificazioni, instab<strong>il</strong>ità di versante, liquefazione, ecc.).<br />

Le microzone in prospettiva sismica sono uno strumento di base imprescindib<strong>il</strong>e<br />

nelle attività di pianificazione <strong>per</strong> aree caratterizzate da forte suscettività<br />

all'amplificazione sismica di sito, nei casi di situazioni geologiche e geotecniche<br />

partico<strong>la</strong>rmente complesse e <strong>per</strong> o<strong>per</strong>e di partico<strong>la</strong>re importanza come gli edifici<br />

sco<strong>la</strong>stici.<br />

Gli studi in prospettiva sismica o di microzonazione sono di fondamentale<br />

importanza sia nel<strong>la</strong> pianificazione territoriale che nel<strong>la</strong> fase di ricostruzione.<br />

Nel<strong>la</strong> fase di pianificazione territoriale <strong>per</strong>:<br />

• orientare <strong>la</strong> scelta di aree <strong>per</strong> nuovi insediamenti<br />

• definire gli interventi ammissib<strong>il</strong>i in una determinata area<br />

• programmare le future indagini e i livelli di approfondimento<br />

• definire priorità di intervento.<br />

Nel<strong>la</strong> fase del<strong>la</strong> ricostruzione contribuisce a:<br />

• scegliere le aree <strong>per</strong> le abitazioni temporanee<br />

• fornisce elementi ai tecnici e amministratori, sull'opportunità di ricostruire gli<br />

edifici non agib<strong>il</strong>i<br />

• contribuisce a scegliere nuove aree edificab<strong>il</strong>i.<br />

In genere, i livelli di approfondimento degli studi prevedono tre livelli con<br />

complessità crescente da 1 a 3 (ICMS-DPC, 2009).<br />

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Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

Per <strong>la</strong> carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica, di partico<strong>la</strong>re<br />

importanza risulta <strong>la</strong> ricostruzione del Modello geologico dell’area attraverso:<br />

• l’individuazione dei litotipi che possono costituire <strong>il</strong> substrato sismico<br />

non rigido;<br />

• stima approssimativa del<strong>la</strong> loro profondità rispetto al piano di<br />

campagna (del tipo: “qualche metro”, “una decina di metri”,<br />

“alcune decine di metri”, “oltre i 100 metri”);<br />

• una stima di massima del contrasto di impedenza sismica atteso<br />

(del tipo: “alto” o “basso”);<br />

• individuazione, qualora <strong>la</strong> disponib<strong>il</strong>ità dei dati lo <strong>per</strong>metta, di<br />

eventuali discontinuità e morfologie sepolte potenzialmente in<br />

grado di causare inversioni del<strong>la</strong> velocità di propagazione delle<br />

onde di taglio ed effetti di RSL bi- e tri-dimensionali.<br />

Per meglio rappresentare queste caratteristiche <strong>la</strong> carta deve essere corredata<br />

da sezioni geo-litologiche rappresentative del<strong>la</strong> situazione lito-stratigrafica e<br />

strutturale presente. In assenza di dati preesistenti che <strong>per</strong>mettano <strong>la</strong> ricostruzione<br />

di queste informazioni, dovranno essere eseguite apposite nuove indagini.<br />

Le carte di <strong>per</strong>icolosità in prospettiva di Microzonazione Sismica (MS) in tutti e tre i<br />

livelli devono caratterizzare con valori numerici e geologici le microzone<br />

sismicamente omogenee. Per esempio, nelle carte di <strong>per</strong>icolosità sismica, le<br />

zone suscettib<strong>il</strong>i di instab<strong>il</strong>ità devono indurre <strong>il</strong> geologo a verificare le condizioni di<br />

sicurezza a seguito di indagini geologiche puntuali effettuate con<br />

approfondimento sempre più specifico, passando dal primo al terzo livello, <strong>per</strong><br />

l’instab<strong>il</strong>ità segna<strong>la</strong>ta (instab<strong>il</strong>ità di versante, cedimenti differenziali, liquefazioni,<br />

faglie attive e capaci).<br />

Molto importante, <strong>per</strong> l’idoneità sismica del sito sco<strong>la</strong>stico, è <strong>la</strong> realizzazione di<br />

uno studio di microzonazione di livello 3, sia <strong>per</strong> una progettazione ex novo che<br />

<strong>per</strong> l’adeguamento sismico delle strutture sco<strong>la</strong>stiche.<br />

In virtù degli obiettivi che si prefigge, necessita <strong>il</strong> contributo e l'interazione di un<br />

pool di professionisti che consenta di raggiungere un approfondito livello di<br />

conoscenze multidisciplinare, sia dell'ambiente naturale sia delle interazioni di<br />

questo con le o<strong>per</strong>e di ingegneria civ<strong>il</strong>e. Il geologo è una delle figure<br />

fondamentali del pool di <strong>la</strong>voro proprio in virtù del<strong>la</strong> sua propensione culturale<br />

allo studio di quei fenomeni naturali che hanno definito l'attuale assetto del<br />

territorio e ne condizionano in senso dinamico l'evoluzione sia nel breve che nel<br />

lungo <strong>per</strong>iodo. Le analisi dovranno essere opportunamente supportate da<br />

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Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

indagini dirette ed indirette attentamente progettate, anche con l’aus<strong>il</strong>io di<br />

sondaggi su<strong>per</strong>iori a 30m, sia in re<strong>la</strong>zione allo scenario naturale che al<strong>la</strong> tipologia<br />

di o<strong>per</strong>e in progetto e i dati e<strong>la</strong>borati secondo quando stab<strong>il</strong>ito dalle NTC 08 e da<br />

ICMS del 2011.<br />

Campo di Applicazione delle NTC 08 e degli<br />

studi di MS I e II livello<br />

Aree geologiche complesse che necessitano<br />

di uno studio che investighi sulle strutture<br />

poste a piccole e a grandi profondità.<br />

Figura 5 – Problematiche re<strong>la</strong>tive agli studi di MS e al loro campo di applicazione. L’immagine mostra un<br />

prof<strong>il</strong>o geologico nel quale vengono rappresentati gli elementi geologici su<strong>per</strong>ficiali e quelli di due diversi<br />

livelli profondi riconosciuti, (modificata ed integrata da: CNR – Progetto Finalizzato Geodinamica, 1986.<br />

Elementi <strong>per</strong> una guida alle indagini di Microzonazione Sismica. Quaderni de “<strong>la</strong> ricerca scientifica”, n.<br />

114, a cura di E. Faccioli).<br />

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6. BIBILIOGRAFIA<br />

Scuole d’Abruzzo – Il futuro in sicurezza<br />

APAT - AGENZIA PER LA PROTEZIONE DELL’A<strong>MB</strong>IENTE E PER I SERVIZI TECNICI (2005) – Inventario dei fenomeni franosi<br />

in Italia, Regione Abruzzo.<br />

CNR(1986) - Progetto Finalizzato Geodinamica Elementi <strong>per</strong> una guida alle indagini di<br />

Microzonazione Sismica. Quaderni de “<strong>la</strong> ricerca scientifica”, n. 114,<br />

CONSIGLIO NAZIONALE DEI GEOLOGI (2010) – Re<strong>la</strong>zione geologica. Standard e metodologie di Lavoro.<br />

DEMANGEOT J. (1965) – Geomorphologie des Abruzzes Adriatiques, C. Rech. et Doc. Cart. Mem. Doc.,<br />

1-403, Paris<br />

GRUPPO INTERREGIONALE ORDINE DEI GEOLOGI – Norme tecniche <strong>per</strong> le Costruzioni. Linee Guida NTC 08.<br />

ISPRA (2009) - Database Nazionale Sinkhole. (http://sgi.apat.it/sinkhole/)<br />

ISPRA (2010) - Foglio 378 “Scanno” del<strong>la</strong> Carta Geologica d’Italia al<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> 1:50000. Serv. Geol.<br />

d’Italia, Roma.<br />

ORDINE DEI GEOLOGI DELLA CALABRIA - Linee guida <strong>per</strong> <strong>la</strong> redazione di indagini geologiche e geotecniche<br />

e re<strong>la</strong>tive indagini geognostiche.<br />

ORDINE DEI GEOLOGI DELLA TOSCANA(2008) – Linee guida di idrogeologia: approccio ai progetti.<br />

Supplemento n°73 de “<strong>il</strong> Geologo”.<br />

ORDINE DEI GEOLOGI DELLE MARCHE (2009) – Linee guida <strong>per</strong> gli studi di microzonazione sismica MS del<strong>la</strong><br />

regione Marche.<br />

REGIONE ABRUZZO (2001) – Piano Stralcio Difesa Alluvioni. Direzione Territorio, Urbanistica, Beni<br />

Ambientali, Parchi, Politiche Gestione Dei Bacini Idrografici Regione Abruzzo.<br />

REGIONE CALABRIA – Linee guida <strong>per</strong> l’applicazione del<strong>la</strong> L.R.16 apr<strong>il</strong>e 2002 n°19 “Norme <strong>per</strong> <strong>la</strong> tute<strong>la</strong>,<br />

governo e d uso del territorio”.<br />

REGIONE CALABRIA, ASSESSORATO AI LAVORI PUBBLICI - AUTORITÀ DI BACINO REGIONALE(2002) - Studi re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong><br />

valutazione ed al<strong>la</strong> zonazione del<strong>la</strong> <strong>per</strong>icolosità e del rischio di frana. Studio di compatib<strong>il</strong>ità<br />

geomorfologica re<strong>la</strong>tivo agli interventi <strong>per</strong> <strong>la</strong> mitigazione del rischio di frana. Linee guida.<br />

REGIONE CAMPANIA- Linee guida finalizzate al<strong>la</strong> mitigazione del Rischio sismico. Verifica strutturale degli<br />

edifici in cemento armato in attuazione dell’OPCM 3274/03<br />

REGIONE LAZIO & ENEA (2010) - Linee Guida <strong>per</strong> l’ut<strong>il</strong>izzo degli Indirizzi e Criteri generali <strong>per</strong> gli Studi di<br />

Microzonazione Sismica nel territorio del<strong>la</strong> Regione Lazio di cui al<strong>la</strong> DGR Lazio n. 387 del 22<br />

maggio 2009. Modifica del<strong>la</strong> DGR n. 2649/1999<br />

REGIONE LO<strong>MB</strong>ARDIA – Criteri ed indirizzi <strong>per</strong> <strong>la</strong> definizione del<strong>la</strong> componente geologica, idrogeologica<br />

e sismica nel piano di governo del territorio. Allegato A del Bollettino Ufficiale del<strong>la</strong> Regione<br />

Lombardia.<br />

REGIONE MOLISE - Direttive tecniche <strong>per</strong> <strong>la</strong> progettazione e realizzazione degli interventi sugli edifici<br />

Pubblici e Sco<strong>la</strong>stici.<br />

REGIONE MOLISE & C.N.R. (2003) - Studio <strong>per</strong> <strong>la</strong> valutazione del<strong>la</strong> vulnerab<strong>il</strong>ità degli Edifici Sco<strong>la</strong>stici.<br />

Studio <strong>per</strong> <strong>la</strong> vulnerab<strong>il</strong>ità sismica degli edifici pubblici, strategici e di culto nei Comuni<br />

colpiti dal sisma del 31 ottobre 2002. Decreto del commissario delegato n°29 del 6.08.03<br />

REGIONE TOSCANA (2007) - Istruzioni tecniche <strong>per</strong> le indagini geologiche, geofisiche, geognostiche e<br />

geotecniche <strong>per</strong> <strong>la</strong> valutazione degli effetti locali nei comuni c<strong>la</strong>ssificati sismici del<strong>la</strong><br />

Toscana - Programma Vel Valutazione degli Effetti Locali<br />

REGIONE U<strong>MB</strong>RIA - Manuale <strong>per</strong> <strong>il</strong> r<strong>il</strong>evamento geologico e geotematico <strong>per</strong> l’individuazione delle aree<br />

suscettib<strong>il</strong>i di amplificazioni sismiche locali.<br />

SOCIETÀ GEOLOGICA ITALIANA (2003) - Guide Geologiche Regionali - 15 Itinerari ABRUZZO. BEMA Editrice<br />

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