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GLI X FILES DEL FASCISMO - Societa italiana di storia militare

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<strong>GLI</strong> X <strong>FILES</strong> <strong>DEL</strong> <strong>FASCISMO</strong><br />

RICERCHE AEROSPAZIALI:<br />

DAL 1933 STUDI RISERVATI … E CONTATTI <strong>DEL</strong> TERZO TIPO<br />

Questa che segue è l'inchiesta realizzata sugli X Files Fascisti<br />

dal Centro Ufologico Nazionale e pubblicata a puntate tra il 2000<br />

e il 2004 su Ufo Notiziario, nonché successivamente caricata sul<br />

web all’in<strong>di</strong>rizzo: http://www.e<strong>di</strong>colaweb.net/ufost09a.htm (da cui<br />

è tratta).<br />

Gli autori sono, innanzitutto Alfredo Lissoni, segretario del<br />

centro ufologico nazionale, che ha pubblicato i suoi servizi a<br />

puntate sui numeri 10, 11, 12, 14, 16, 17, 18, 40, 45, 48 <strong>di</strong> "Ufo<br />

Notiziario" del 2000, 2001, 2003, 2004 (i suoi articoli: Gli Ufo<br />

files <strong>di</strong> Mussolini, Gabinetto RS/33: dagli ufo arrivò il raggio<br />

della morte, Files fascisti: nuove evidenze, D'or<strong>di</strong>ne del Duce:<br />

"tacitare" i testimoni, Files fascisti, scoperto l'hangar del<br />

<strong>di</strong>sco!, Files fascisti, la pista germanica, Retroingegneria aliena<br />

nel Ventennio, Gabinetto RS/33: dal Cover Up alla minaccia aliena,<br />

Ultimo atto: attacco ai files nazi-fascisti, Files fascisti:<br />

trovato il <strong>di</strong>sco?)<br />

L’altro autore è Roberto Pinotti, presidente del Centro ufologico<br />

nazionale, con gli articoli pubblicati sui numeri 10, 11, 12, 13,<br />

32 <strong>di</strong> "Ufo Notiziario" del 2000 e 2002 ("Negare ogni versione" è<br />

la parola d'or<strong>di</strong>ne, Anni '30: L'ufologia è nata in Italia?,<br />

Velivoli non convenzionali: un dossier <strong>di</strong> 30 pagine del Gabinetto<br />

RS/33, Allarmi camerati! Aeronave sconosciuta su <strong>di</strong> noi..., Il<br />

primo vero Ufo, Puntavano verso lo spazio).<br />

Infine completiamo l’inchiesta altri due articoli: A Guidonia si<br />

progettavano gli Ufo? <strong>di</strong> Luca Daniele, e Files fascisti: misteri a<br />

Napoli, <strong>di</strong> Giuseppe Colaminé e Nicola Guarino in collaborazione<br />

con Mauro Panzera, pubblicati sui numeri 32 e 36 <strong>di</strong> "Ufo<br />

Notiziario" del 2002.<br />

Il libro “Gli x-files nazifascisti, Mussolini e gli ufo” - <strong>di</strong> R.<br />

Pinotti e A. Lissoni - Rimini 2001 - è parte <strong>di</strong> questa inchiesta.


<strong>GLI</strong> UFO-<strong>FILES</strong> DI MUSSOLINI<br />

<strong>di</strong> Alfredo Lissoni<br />

(Notiziario n° 10 del marzo 2000)<br />

Una serie <strong>di</strong> documenti recapitati a varie testate giornalistiche<br />

proverebbe che i <strong>di</strong>schi volanti vennero stu<strong>di</strong>ati dai servizi<br />

segreti italiani nel Ventennio. E che sia esistito un Majestic 12<br />

fascista nel 1933. Nell'Italia fascista le origini dell'ufologia?<br />

Sapevano i gerarchi?<br />

Il fatto che Hitler cercasse <strong>di</strong> costruire dei <strong>di</strong>schi volanti<br />

(fliegender scheiben) non è una novità: tra il 1942 ed il 1945 gli<br />

ingegneri del Terzo Reich realizzarono a Praga, Bremerhaven e<br />

nella Polonia occupata dei rivoluzionari aerei <strong>di</strong>scoidali<br />

ribattezzati V-7 (Vergeltungswaffe 7, armi <strong>di</strong> rappresaglia n.7).<br />

Dei <strong>di</strong>versi team all'opera facevano parte alcuni tedeschi, gli<br />

ingegneri Klaus Habermohl e Richard Miethe, il pilota Rudolph<br />

Schriever e, unico italiano, l'ingegnere del Politecnico <strong>di</strong><br />

Milano, senatore, Giuseppe Belluzzo (stranamente citato molto<br />

spesso come Alfonso Bellonzo). Furono proprio questi ultimi due a<br />

parlarne alla stampa, a guerra finita.


Il "Disco volante" tedesco progettato dall'ingegner Miethe, visto<br />

da varie angolazioni<br />

La Trottola volante dell’ing Schriever<br />

Da allora attorno agli UFO nazisti, i cui prototipi vennero<br />

<strong>di</strong>strutti dai tedeschi sul finire della guerra affinché non<br />

cadessero in mani nemiche, è fiorita una ricca mitologia. E una<br />

domanda assilla da sempre i ricercatori: come venne ad Hitler<br />

l'idea <strong>di</strong> costruire simili aerei?<br />

Peter Kolosimo, nel volume "Ombre sulle stelle", ipotizza che il<br />

Fhurer, assistendo al lancio del <strong>di</strong>sco alle olimpia<strong>di</strong> <strong>di</strong> Berlino,<br />

sarebbe rimasto affascinato dall'improvvisa accelerazione<br />

raggiunta dal piatto, scagliato nel cielo. Si sarebbe così reso<br />

conto che analoghe prestazioni, applicate ad un velivolo,<br />

avrebbero potuto garantirgli un'arma <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione perfetta.<br />

Altri autori, meno seri e più sensazionalistici quando non<br />

ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> parte come il neonazista Jan Van Helsing (vero nome<br />

Jan Udo Holey), affermano invece che il führer ebbe contatti<br />

<strong>di</strong>retti con extraterrestri, nel caso specifico provenienti da<br />

Aldebaran, ai cui mezzi volanti si sarebbe ispirato.<br />

Una recentissima leggenda urbana, veicolata via Internet alcuni<br />

mesi fa, afferma ad<strong>di</strong>rittura che un <strong>di</strong>sco volante si sarebbe<br />

schiantato nel '37 a Czernica in Polonia, in un campo <strong>di</strong> proprietà<br />

dei genitori <strong>di</strong> Eva Braun!<br />

L'Ufo-crash del '33<br />

Oggi, lasciate da parte leggende e speculazioni, possiamo<br />

azzardare una risposta atten<strong>di</strong>bile e documentata: lo stu<strong>di</strong>o delle


V-7 iniziò dopo che i nazisti ottennero da Mussolini un corposo<br />

dossier sui <strong>di</strong>schi volanti!<br />

Se autentici, nuovi elementi recentemente emersi ci costringono a<br />

retrodatare dal '47 al '33 la <strong>storia</strong> dell'ufologia "<strong>di</strong> Stato" -<br />

quella cioè scritta attraverso commissioni investigative segrete e<br />

processi <strong>di</strong> cover up e debunking -, spostandola dal Nuovo al<br />

Vecchio Continente, strappando agli Usa il primato <strong>di</strong> Paese<br />

d'origine del fenomeno Ufo. Per ricollocare la nascita<br />

dell'ufologia <strong>di</strong>rettamente a casa nostra!<br />

Tutto cominciò nel 1996 quando una busta anonima giunse al nostro<br />

Roberto Pinotti, in quanto <strong>di</strong>rettore dell'allora "Notiziario Ufo";<br />

essa conteneva <strong>di</strong>versi documenti originali, presumibilmente <strong>di</strong><br />

epoca fascista, riferiti ad avvistamenti <strong>di</strong> "aeromobili non<br />

convenzionali" (all'epoca la sigla ufo ancora non esisteva) oggi<br />

perfettamente identificabili in <strong>di</strong>schi e sigari volanti; seguirono<br />

altri due invii.<br />

Il Cun (Centro ufologico nazionale), all'epoca, decise <strong>di</strong> tenere<br />

prudentemente nel cassetto quella documentazione, per condurre con<br />

scrupolo e pazienza tutte le verifiche del caso, le stesse che<br />

adesso permettono a chi scrive <strong>di</strong> attestare l'autenticità <strong>di</strong><br />

quella documentazione.<br />

Poco tempo prima altro materiale era stato inviato alla redazione<br />

del quoti<strong>di</strong>ano bolognese Il Resto del Carlino, che non lo aveva<br />

però preso in considerazione, ritenendolo uno scherzo.<br />

L'anno scorso infine il misterioso mittente, che chiameremo<br />

"Mister X" e che si era visto apparentemente ignorato da tutti,<br />

inviava da Forlì ad un'altra pubblicazione del settore ulteriore<br />

materiale, questa volta in fotocopia a colori. É su quest'ultima<br />

documentazione che ci concentreremo.<br />

Il primo invio era composto da due lettere su carta intestata del<br />

Senato del Regno e tre telegrammi.


La prima lettera era un bigliettino in<strong>di</strong>rizzato ad un certo De<br />

Santi, con cui si trasmetteva una "nota personale riservatissima".<br />

La seconda era la nota stessa, nove punti con cui qualcuno (non<br />

sappiamo chi) <strong>di</strong>sponeva che si avvisasse imme<strong>di</strong>atamente un<br />

prefetto; si <strong>di</strong>sponesse il recupero <strong>di</strong> un "aeromobile"; si<br />

arrestassero tutti i testimoni dell'evento grazie alla "speciale<br />

sezione RS/33 dell'Ovra, presente in ogni capoluogo"; si<br />

in<strong>di</strong>rizzasse ogni rapporto all'Ufficio Meteorologico Centrale<br />

dell'università La Sapienza <strong>di</strong> Roma ("esclusiva pertinenza:<br />

Gabinetto RS/33"); si impe<strong>di</strong>sse d'ufficio la <strong>di</strong>ffusione della<br />

notizia ed anzi si sviasse l'opinione pubblica con la<br />

<strong>di</strong>vulgazione, sulla stampa, <strong>di</strong> "brevissimi articoli in cui il<br />

fenomeno era riportato alla sua autentica ed unica natura celeste:<br />

meteora, stella cadente, pianeta, alone luminoso, iride, parelio


eccetera, secondo il formulario RS/33.FZ.4 precedentemente<br />

trasmesso a tutte le Prefetture del Regno con <strong>di</strong>spaccio apposito".<br />

Ed infine, si <strong>di</strong>sponeva che la trasmissione <strong>di</strong> rapporti all'Arma<br />

Aeronautica venisse autorizzata dal fantomatico Gabinetto RS/33;<br />

che venisse escluso ogni altro ente, "compresa la Pontificia<br />

Università"; che venisse imputata ogni spesa sostenuta ad un<br />

determinato capitolo della Regia Accademia d'Italia.


L'evento cui si riferiva, in maniera quanto mai oscura, la nota<br />

top secret sarebbe stato, secondo la rivista <strong>di</strong> settore che per<br />

prima ha <strong>di</strong>vulgato la notizia, un Ufo-crash ante litteram,<br />

accaduto il 13 giugno del 1933; un successivo esame dei documenti<br />

non ha confermato questa tesi, trattandosi piuttosto del recupero<br />

<strong>di</strong> un velivolo atterrato, non necessariamente schiantatosi.<br />

Quest'ultimo elemento era ricavabile dal lapidario testo presente<br />

nei tre telegrammi, riportanti come intestazione "Ufficio<br />

Telegrafico <strong>di</strong> Milano", come mittente la voce prestampata "Agenzia<br />

Stefani - Milano" e come specifica le <strong>di</strong>zioni "riservatissimo -<br />

lampo - priorità su tutte le priorità".<br />

Un primo telegramma, non in possesso degli ufologi ma al quale<br />

accennavano gli altri tre <strong>di</strong>spacci, sarebbe stato spe<strong>di</strong>to alle<br />

7.30, annunziando l'atterraggio dell'aeromobile non convenzionale;<br />

un successivo <strong>di</strong>spaccio, inviato alle ore 16 e siglato - come gli<br />

altri due in nostro possesso - dal "Direttore Generale Affari<br />

Speciali", suggeriva una versione <strong>di</strong> comodo da dare in pasto alla<br />

stampa, che sarebbe stata sostenuta anche dall'Osservatorio <strong>di</strong><br />

Milano Brera: l'oggetto atterrato era una meteora. Un successivo<br />

telegramma, spe<strong>di</strong>to alle 17.07, riferiva che il Duce in persona<br />

aveva or<strong>di</strong>nato il cover up sulla notizia, il ritiro dei piombi dei<br />

giornali, il deferimento al Tribunale <strong>di</strong> Sicurezza dello Stato per<br />

chi avesse parlato; il terzo telegramma inviato da "Mister X" agli


ufologi è privo <strong>di</strong> orario e <strong>di</strong> destinatari, ma in<strong>di</strong>ca la versione<br />

ufficiale da pubblicare riferendosi al telegramma inviato alle 16.<br />

Tutti e tre i telegrammi sono siglati dalla stessa mano; la firma<br />

semplificata, che pare iniziare con una "f", è la stessa presente<br />

su una busta senatoriale dell'epoca fascista inviata nel '96 a<br />

Pinotti (presidente del Centro ufologico nazionale, ndr) e<br />

riferita presumibilmente a documenti Ufo del '36; e compare<br />

altresì su una lettera intestata "Agenzia Stefani", recentemente<br />

spe<strong>di</strong>ta all'altra rivista <strong>di</strong> settore coinvolta nel caso, forse<br />

sempre collegata agli avvistamenti del '36.<br />

Atterraggio in Lombar<strong>di</strong>a?<br />

Risparmierò ai lettori tutto l'iter, indubbiamente noioso, delle<br />

ricerche che ho condotto in varie parti d'Italia e che mi hanno<br />

permesso <strong>di</strong> verificare l'atten<strong>di</strong>bilità <strong>di</strong> questi documenti. Gli<br />

interessati potranno leggere tutte le singole fasi <strong>di</strong> questa<br />

indagine in Internet, nel sito de "La Rete" del Cun.<br />

L'elemento interessante <strong>di</strong> questi primi documenti - ne sono stati<br />

spe<strong>di</strong>ti altri il 10 settembre 1999 da Cervia ed il 22 novembre da<br />

Forlì, sempre alla rivista <strong>di</strong> settore - è che, de facto, nel 1933,<br />

presso l'università La Sapienza <strong>di</strong> Roma, sarebbe stato istituito<br />

un Majestic 12 (ipotetica organizzazione segreta, costituita nel<br />

‘47 dal presidente Usa Truman e formata da scienziati, militari, e<br />

<strong>di</strong>rigenti governativi allo scopo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are i fenomeni ufo e<br />

nasconderne le informazioni) italiano che riferiva esclusivamente<br />

alle alte gerarchie del Regime (Mussolini, Balbo e Ciano) e che<br />

lavorava in stretto contatto con l'Ovra, la polizia segreta<br />

fascista comandata da Arturo Bocchini, con <strong>di</strong>ramazioni in tutta<br />

Italia e la complicità dei prefetti del Regno.<br />

a destra sul palco, con il fazzoletto nel taschino, Arturo<br />

Bocchini


Le comunicazioni sull'IR-2, recentemente emerse in copia,<br />

sarebbero state trasmesse nel '33 dalla sezione milanese<br />

dell'Agenzia Stefani, l'Ansa fascista <strong>di</strong>retta all'epoca da Manlio<br />

Morgagni <strong>di</strong> Forlì (guarda caso, la stessa città da cui sono<br />

arrivati oggi molti <strong>di</strong> questi documenti d'epoca); durante il<br />

Ventennio essa svolgeva il compito <strong>di</strong> controllare ciò che i<br />

giornali potevano o non potevano pubblicare (pena l'arresto dei<br />

giornalisti, il sequestro dei giornali e persino la chiusura della<br />

testata). La Stefani, che aveva la sede centrale a Roma, veicolava<br />

ai giornali i <strong>di</strong>spacci contenenti i testi da pubblicare,<br />

utilizzando un proprio Ufficio Telegrafico interno.<br />

I cronisti della Stefani, in prima fila Manlio Morgagni<br />

Nel caso dei telegrammi del '33, essi erano stati inviati<br />

dall'Ufficio Telegrafico della sede Stefani <strong>di</strong> Milano, non<br />

inferiore a Roma per or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> importanza, in quanto vi risiedeva<br />

Morgagni in persona. Da quanto ho potuto appurare, se si trattava<br />

<strong>di</strong> comunicazioni riservate, i testi venivano cifrati usando un<br />

co<strong>di</strong>ce con sequenze <strong>di</strong> cinque numeri; il messaggio era telegrafato<br />

in co<strong>di</strong>ce Morse all'ente destinatario; riportato poi su un<br />

prestampato simile ad un telegramma (noto come "<strong>di</strong>spaccio<br />

Stefani"; e <strong>di</strong>spacci Stefani sono i tre telegrammi del '33),<br />

recapitato tramite fattorino e, una volta arrivato a destinazione,<br />

inoltrato <strong>di</strong>scretamente all'ufficio interessato attraverso la<br />

posta pneumatica (inserito cioè in un cilindro metallico e fatto<br />

scorrere lungo un complesso <strong>di</strong> tubature interne che collegavano i<br />

vari uffici della Stefani); il messaggio veniva infine<br />

deco<strong>di</strong>ficato da un elemento <strong>di</strong> fiducia. In questo modo la<br />

segretezza era completa. Non stupisce dunque che il segreto<br />

dell'esistenza del Gabinetto RS/33 sia rimasto tale per oltre<br />

mezzo secolo.<br />

I telegrammi del '33 sono stati inviati probabilmente per or<strong>di</strong>ne<br />

dello stesso Morgagni (<strong>di</strong> cui "Mister X" è forse conterraneo)<br />

dalla sede Stefani milanese, sita nello storico palazzo Arese in


corso Venezia, ove c'era l'Ufficio Centrale dei servizi<br />

commerciali e finanziari ed il "Centro <strong>di</strong> Ricezione del materiale<br />

telefonato (sic) dai corrispondenti".<br />

I tre <strong>di</strong>spacci davano <strong>di</strong>sposizione ai giornali italiani <strong>di</strong><br />

minimizzare l'evento Ufo, e <strong>di</strong>fatti non abbiamo trovato, sulla<br />

stampa dell'epoca da noi consultata in biblioteca (Corriere della<br />

sera, Popolo d'Italia), notizia alcuna; non abbiamo peraltro<br />

rinvenuto traccia delle eventuali "notizie astronomiche ed<br />

atmosferiche" che avrebbero dovuto essere veicolate per<br />

razionalizzare l'episo<strong>di</strong>o.<br />

In un primo momento pensai che questa fosse una contrad<strong>di</strong>zione<br />

tale da permettere <strong>di</strong> ipotizzare che i carteggi fossero tutti<br />

falsi. Ciò sino a quando un esperto <strong>di</strong> <strong>storia</strong>, il dottor Pietro<br />

Basile, mi confermò che in piena <strong>di</strong>ttatura non sarebbe stato<br />

necessario pubblicare smentite sulla stampa (come sarebbe accaduto<br />

invece, molti anni dopo, con il ri<strong>di</strong>mensionamento del caso<br />

Roswell, avvenuto in un regime democratico): in pieno fascismo le<br />

notizie "scomode" non venivano pubblicate e basta.<br />

In seguito recuperai molti telegrammi censorei, riferiti ad altri<br />

argomenti, che mi confermarono come, all'epoca, bastasse un<br />

semplice or<strong>di</strong>ne per occultare qualsiasi notizia.<br />

Ma qualcosa, in quei giorni, era effettivamente accaduto. La notte<br />

imme<strong>di</strong>atamente seguente l'atterraggio, tutti i prefetti milanesi e<br />

liguri erano stati trasferiti o sostituiti ("Movimento <strong>di</strong><br />

prefetti", titolava il Corriere della sera del 15-6-33); a Milano,<br />

la città da cui erano partiti i <strong>di</strong>spacci Stefani riferiti<br />

all'episo<strong>di</strong>o Ufo, era stato improvvisamente "nominato nuovo<br />

prefetto il questore <strong>di</strong> Milano". Questo repentino ed inspiegabile<br />

cambio ai vertici era forse motivato dall'esigenza <strong>di</strong> garantire<br />

l'appoggio <strong>di</strong> uomini <strong>di</strong> fiducia al neocostituito Gabinetto RS/33?<br />

É possibile.<br />

Che poi esistesse ad<strong>di</strong>rittura un rozzo piano d'emergenza volto a<br />

sensibilizzare la popolazione lombarda (nella cui terra era forse<br />

sceso l'oggetto; i telegrammi partivano <strong>di</strong>fatti da Milano) sembra<br />

<strong>di</strong>mostrato dall'enfatica pubblicazione, cinque giorni dopo, sulla<br />

"Cronaca Prealpina" <strong>di</strong> Varese della notizia <strong>di</strong> un contatto con gli<br />

alieni!<br />

Con un articolo <strong>di</strong> vent'anni in anticipo sul contattismo, il<br />

quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong>ssertava, in tre colonne, su una "ipotesi sulla vita<br />

degli abitanti <strong>di</strong> Marte". Non si trattava certamente <strong>di</strong> un pezzo<br />

ufologico, visto che gli Ufo all'epoca non esistevano ancora; era<br />

invece una serissima intervista ad un contattista ante-litteram,<br />

un certo dottor Robinson <strong>di</strong> Londra, che affermava <strong>di</strong> comunicare da<br />

anni telepaticamente con i marziani, sui quali forniva un'infinità<br />

<strong>di</strong> dettagli. Al <strong>di</strong> là delle farneticazioni pubblicate, il pezzo<br />

tra<strong>di</strong>va chiaramente il tentativo (certamente imposto dal regime,<br />

visti i controlli cui erano sottoposti allora i giornali) <strong>di</strong><br />

veicolare nella popolazione l'idea dell'esistenza degli alieni; ci<br />

si rammaricava del fatto che "le esplorazioni del cielo avevano


così ingigantito i progressi dell'astronomia in questi ultimi<br />

tempi e tanto sensazionali erano le rivelazioni, che il pubblico<br />

tendeva ora a <strong>di</strong>menticare un poco un problema che aveva tanto<br />

appassionato le folle per lunghi anni, quello <strong>di</strong> un collegamento<br />

nostro con il pianeta Marte". Che tutto ciò fosse casuale non pare<br />

proprio; sembrava invece <strong>di</strong> assistere ad uno dei moderni<br />

proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> "training", <strong>di</strong> preparazione delle masse,<br />

nell'attesa <strong>di</strong> un eventuale contatto alieno (all'epoca nessuno<br />

poteva prevedere che gli Ufo avrebbero continuato a comportarsi<br />

elusivamente per molti anni).<br />

Circa i <strong>di</strong>spacci Stefani, posso <strong>di</strong>re che un giornalista mi ha<br />

confermato l'esistenza, negli anni Trenta, <strong>di</strong> telegrammi intestati<br />

"Agenzia Stefani" e simili per impostazione e composizione a<br />

quelli dei files fascisti; inoltre il computo fascista sugli<br />

stessi è coerente con la ridatazione mussoliniana (XI° anno<br />

dell'Era Fascista); circa la carta senatoriale, essa è <strong>di</strong> due<br />

tipi, una con caratteri <strong>di</strong> stampa con le "grazie" (gli<br />

“abbellimenti” nelle “stanghette”), l'altra con le "font"<br />

semplici; entrambe queste intestazioni erano in uso in quegli<br />

anni, come ho potuto appurare da un confronto con documenti<br />

confidenziali <strong>di</strong> altro genere, datati 1933 e depositati presso il<br />

Museo del Risorgimento <strong>di</strong> Milano; infine, i caratteri della<br />

macchina per scrivere utilizzata per la lettera e la "nota",<br />

probabilmente una Olivetti, sono dell'epoca; essi sono in parte<br />

neri ed in parte rossi. Evidentemente la macchina era <strong>di</strong>fettosa ed<br />

il nastro bicolore, già in uso negli anni Trenta, si bloccava a<br />

metà del sollevamento.<br />

Il Clan dei professori<br />

Il 10 settembre 1999 "Mister X", infasti<strong>di</strong>to per il poco cre<strong>di</strong>to<br />

datogli dalla rivista <strong>di</strong> settore, inviava da Cervia una lettera<br />

anonima in cui riba<strong>di</strong>va che non intendeva scre<strong>di</strong>tare nessuno ma<br />

anzi svelare una parte sconosciuta della <strong>storia</strong> dell'ufologia, e<br />

forniva nuovi dati sul Gabinetto RS/33, la cui sigla a suo <strong>di</strong>re<br />

stava per Ricerche Speciali. Esso, sin dalla sua istituzione,<br />

sarebbe stato <strong>di</strong>retto da Guglielmo Marconi, che non avrebbe però<br />

mai partecipato alle riunioni del team ed avrebbe anzi chiesto più<br />

volte <strong>di</strong> essere sostituito dall'astronomo Gino Cecchini. Marconi<br />

sarebbe stato scelto da Mussolini in persona per la sua provata<br />

fede fascista e per il suo prestigio, su consiglio <strong>di</strong> Giovanni<br />

Gentile (quest'ultimo legò il proprio nome alla riforma della<br />

scuola; lo stesso fecero altri due membri del Gabinetto RS/33,<br />

Bottazzi e Crocco; buona parte dei restanti membri operavano<br />

all'interno delle università, segno che potevano agire<br />

<strong>di</strong>rettamente sulle nuove leve, con<strong>di</strong>zionando "a monte" la<br />

popolazione).


Guglielmo Marconi<br />

L'MJ-12 fascista fu <strong>di</strong> fatto <strong>di</strong>retto da un personaggio che si<br />

sarebbe celato sotto lo pseudonimo <strong>di</strong> "dottor Ruggero Costanti<br />

Cavazzani"; con lui lavorarono, nel corso del tempo e per perio<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>versi, "i professori Dallauri, Pirotta, Crocco, Debbasi, Severi,<br />

Bottazzi e Giordani, nonché il conte Cozza quale referente<br />

organizzativo ed elemento <strong>di</strong> collegamento logistico con le massime<br />

gerarchie del regime: Mussolini, Italo Balbo, Galeazzo Ciano".<br />

Il Gabinetto si sarebbe riunito più volte per accertare la natura<br />

degli "aeromobili sconosciuti", ritenuti aerei spia nemici,<br />

inglesi o francesi.<br />

Secondo "Mister X", solo in un paio <strong>di</strong> occasioni ci si sarebbe<br />

domandato se non fossero "strumenti <strong>di</strong> volo interspaziale"<br />

(dunque, l'ipotesi extraterrestre era stata in seguito<br />

accantonata? Ne dubito). Il Gabinetto avrebbe infine prodotto un<br />

dossier <strong>di</strong> una trentina <strong>di</strong> pagine che esaminava dettagliatamente<br />

tutta la casistica Ufo <strong>italiana</strong> dal '33 al '40. Con lo scoppio<br />

della guerra esso sarebbe stato maggiormente militarizzato,<br />

collaborando strettamente con i tedeschi, ai quali avrebbe infine<br />

passato tutto l'archivio dati. "Mister X", che nella missiva<br />

accludeva un ritaglio <strong>di</strong> giornale senza data sulla scomparsa (a<br />

terra) <strong>di</strong> un aviatore francese in Italia, concludeva asserendo che<br />

il Gabinetto aveva raccolto anche alcune fotografie <strong>di</strong> oggetti


volanti non identificati ed un breve filmato realizzato sulle Alpi<br />

in occasione <strong>di</strong> un avvistamento notevole. Queste ultime notizie<br />

sarebbero state acquisite dall'ignoto informatore "da altre<br />

fonti", non essendo più <strong>di</strong>sponibile l'archivio del Gabinetto<br />

RS/33.<br />

Il terzo invio<br />

Recentemente l'anonimo personaggio che sta inviando il materiale<br />

ha fatto avere alla rivista <strong>di</strong> settore altri due documenti. Il<br />

primo è un appunto scritto a mano, apparentemente con un pennino<br />

d'epoca, su carta della Camera dei Deputati - Tribuna della stampa<br />

(un documento analogo è stato recapitato a Pinotti), il secondo è<br />

una lettera scritta a macchina su carta intestata dell'Agenzia<br />

Stefani. Questo secondo documento riferisce <strong>di</strong> un "caso Moretti"<br />

(forse un ufo-testimone) <strong>di</strong> cui non si poteva parlare che a<br />

quattr'occhi data la "delicatezza" e la "particolarità" della<br />

vicenda; in<strong>di</strong> lasciava intendere che <strong>di</strong>vulgare, a mezzo stampa o<br />

per altra via, l'esistenza del Gabinetto RS/33 o parlare<br />

(presumibilmente) degli avvistamenti fosse oltremodo pericoloso.<br />

Nel primo caso, perché la Stefani era <strong>di</strong>ventata controllatissima,<br />

nel secondo perché dopo che il Gabinetto aveva accettato la<br />

collaborazione <strong>di</strong> elementi "germanici", per volere del Duce che<br />

"aspirava alla reciprocità", su tutta la questione era calata una<br />

fortissima censura.<br />

Lo scrivente, che si rivolgeva ad un non meglio identificato<br />

Alfredo, si lamentava del fatto che sino a pochi mesi prima la<br />

Stefani ricevesse un bollettino ufficioso "meteorologico"; dopo,<br />

nemmeno quello. E ricordava che occuparsi <strong>di</strong> "certe cose" poteva<br />

essere oltremodo pericoloso, tant'è che un "caso analogo<br />

precedente" <strong>di</strong> avvistamento UFO si era concluso con il ricovero in<br />

manicomio del testimone.<br />

Il documento riportava in calce la stessa sigla presente sui<br />

telegrammi del '33.<br />

Anche questo carteggio è quasi sicuramente autentico: per lo<br />

stile, il linguaggio (si accenna ai tedeschi con l'aggettivo<br />

"germanici" ); per la carta intestata, che non ha data ma riporta<br />

la <strong>di</strong>citura "Agenzia Stefani - Roma (7) Via <strong>di</strong> Propaganda 27". Ho<br />

controllato: la Stefani romana aveva effettivamente sede in via <strong>di</strong><br />

Propaganda Fide (nome per esteso) al 27; ma sui documenti Stefani<br />

(ne ho rintracciato uno del '43, la richiesta <strong>di</strong> fucilazione <strong>di</strong><br />

Ciano) l'Agenzia preferiva riportare l'in<strong>di</strong>rizzo "breve", "via <strong>di</strong><br />

Propaganda n.27", come è nell'X-file fascista.<br />

In ultima analisi, questo documento appare essere una<br />

comunicazione privata tra due pezzi grossi della Stefani, uno dei<br />

quali - il firmatario - coinvolto sin dall'inizio nel cover up<br />

sugli avvistamenti Ufo, che si lamentano per essere stati


improvvisamente esclusi da tutte le informazioni, dopo l'entrata<br />

in gioco dei nazisti.<br />

Quanto alla carta intestata Camera dei deputati, essa era stata<br />

scritta tutta a mano, riportava la <strong>di</strong>citura "no copia", che appare<br />

anche nei telegrammi del '33; era intestata - a mano - come<br />

"Gabinetto RS/33" (e poteva dunque essere un memo per il Gabinetto<br />

o del Gabinetto, opera <strong>di</strong> un suo membro), e riportava il nome <strong>di</strong><br />

un ufo-testimone, certo Tolmini, che compare anche nei carteggi<br />

inviati a Pinotti ed è qualificato come uno degli avvistatori<br />

degli Ufo veneti del '36. Presentava poi un elenco numerato<br />

comprendente una relazione introduttiva; la lettura <strong>di</strong> un<br />

"messaggio <strong>di</strong> Sua Eccellenza"; un or<strong>di</strong>ne del giorno; una<br />

"relazione D.S. 4/6" (<strong>di</strong> De Santi?); la relazione <strong>di</strong> Tolmini; la<br />

lettura <strong>di</strong> un altro messaggio <strong>di</strong> un'Eccellenza; una relazione al<br />

Duce.<br />

Il tutto doveva essere approntato in triplice copia e spe<strong>di</strong>to<br />

all'archivio degli atti del Gabinetto e in copia a Roma e a Milano<br />

- su quest'ultimo invio il firmatario doveva essere dubbioso,<br />

avendo apposto un punto <strong>di</strong> domanda - le due città principalmente<br />

coinvolte nelle indagini e nel cover up e dove, forse affatto<br />

casualmente, avevano sede le due principali Agenzie Stefani.<br />

L'esclusione <strong>di</strong> Milano, e quin<strong>di</strong> del referente milanese Manlio<br />

Morgagni potrebbe essere la chiave <strong>di</strong> lettura per l'improvvisa<br />

fuoriuscita <strong>di</strong> questo materiale. Morgagni fu un fedelissimo del<br />

Duce sino alla fine; quando Mussolini venne arrestato, Morgagni si<br />

suicidò sparandosi alla tempia.<br />

Forse oggi qualcuno intende riabilitarne in<strong>di</strong>rettamente la<br />

memoria, declassificando materiale tenuto nascosto negli archivi<br />

"perduti" della Stefani<br />

.<br />

La sezione RS del SID<br />

L'esistenza <strong>di</strong> un Gabinetto RS/33 è, per chi scrive, sino a prova<br />

contraria, reale e documentata.<br />

Storicamente, sappiamo che vi fu all'interno dei Servizi segreti<br />

fascisti una Sezione RS, cioè Ricerca e Spionaggio, la cui<br />

esistenza è attestata da un documento del 21 febbraio 1944 del<br />

Servizio Informazioni Difesa (SID) della Repubblica sociale<br />

<strong>italiana</strong>.<br />

Il rapporto, recuperato più <strong>di</strong> vent'anni fa dallo stu<strong>di</strong>oso<br />

Marcello Coppetti (che fu uomo <strong>di</strong> fiducia del ministro alla Difesa<br />

Lagorio e che legò il proprio nome alla tesi degli Ufo come armi<br />

segrete), riferiva del passaggio <strong>di</strong> un cilindro volante convesso,<br />

che filava a tremila chilometri orari, sulle basi tedesche <strong>di</strong><br />

Helgoland e Wittenberg il 18 <strong>di</strong>cembre del '43. L'avvistamento era<br />

stato riferito da un agente americano all'"Office Strategic<br />

Service" ed intercettato dalle spie fasciste.


Un altro X-file della Sezione RS era datato 30 aprile 1944 e<br />

trattava <strong>di</strong> un Ufo che aveva seguito il lancio <strong>di</strong> un razzo tedesco<br />

dal Centro <strong>di</strong> prova <strong>di</strong> Kummersdorf, alla presenza del ministro<br />

della propaganda Joseph Goebbels, <strong>di</strong> Himmler e <strong>di</strong> Kammler. La<br />

sequenza era stata filmata ma solo durante la proiezione del film<br />

i gerarchi nazisti si erano accorti della presenza dell'intruso.<br />

"Sono state chieste informazioni agli agenti tedeschi in<br />

Inghilterra - concludeva il rapporto - e questi hanno risposto che<br />

fenomeni simili si presentavano sopra le basi inglesi e che gli<br />

Alleati pensavano si trattasse <strong>di</strong> nuovi or<strong>di</strong>gni provenienti dalla<br />

Germania".<br />

Per inciso, <strong>di</strong>rettore del SID era, in quegli anni, un certo<br />

Vittorio Foschini, che fu uomo <strong>di</strong> fiducia della Stefani e suo<br />

corrispondente per l'estero, da Riga, nel '35; forse è sua la<br />

firma sui telegrammi e sulle lettere del '33.<br />

L'esperimento Ighina<br />

Dell'episo<strong>di</strong>o dell'atterraggio del '33, peraltro, correva da tempo<br />

voce negli ambienti ufologici milanesi, pur se a livello <strong>di</strong><br />

semplice leggenda urbana.<br />

Tutto era nato nel 1991, quando nel corso <strong>di</strong> una trasmissione per<br />

Ra<strong>di</strong>o Ambrosiana Milano chi scrive intervistò il fisico Alfredo<br />

Pasolino; quest'ultimo aveva da poco incontrato il professor Luigi<br />

Ighina <strong>di</strong> Imola, uno dei <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Marconi; quest'ultimo gli<br />

aveva raccontato che, anni ad<strong>di</strong>etro, nel corso <strong>di</strong> un esperimento<br />

con "campi elettromagnetici <strong>di</strong> luce naturale", lui e Marconi<br />

avrebbero abbattuto un <strong>di</strong>sco volante!<br />

La notizia venne presa con <strong>di</strong>stacco dai presenti ma, pur restando<br />

a tutt'oggi una leggenda urbana, potrebbe essere in qualche modo<br />

collegata al preteso crash del '33.<br />

Sappiamo che il 15 agosto dell'anno del presunto crash italiano<br />

Marconi si trovava a bordo della nave Elettra ancorata a<br />

S.Margherita Ligure, per condurre un esperimento <strong>di</strong><br />

ra<strong>di</strong>otrasmissione (un altro test era stato effettuato un anno<br />

prima); è molto facile che la leggenda del <strong>di</strong>sco volante abbattuto<br />

sia nata dalla fusione <strong>di</strong> due episo<strong>di</strong>, l'esperimento ferragostano<br />

ed il recupero del giugno del '33.<br />

Ho chiesto in merito notizie all'anziano professor Ighina, ma ho<br />

ricevuto solo risposte confuse; quanto al dott. Pasolino, mi ha<br />

recentemente confessato <strong>di</strong> non rammentare più l'episo<strong>di</strong>o<br />

(fortunatamente registrato nelle bobine <strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>o Ambrosiana),<br />

ammettendo peraltro che sugli esperimenti "spaziali" Marconi ed<br />

Ighina avevano concordato un riserbo che avrebbe dovuto durare


almeno cinquant'anni, non essendo questa umanità pronta per le<br />

loro scoperte.<br />

Il Majestic 12 fascista<br />

Sia come sia, a questo punto fu per me necessario cercare prove<br />

più concrete non tanto a sostegno dei documenti, che hanno tutti i<br />

crismi dell'autenticità, ma del loro contenuto.<br />

Mi sono concentrato allora sui personaggi citati da "Mister X"<br />

quali componenti il fantomatico Gabinetto RS/33.<br />

Il solo Marconi è tutto un programma: la sua vita è avvolta nel<br />

mistero, come pure la sua morte, avvenuta improvvisa e solitaria<br />

nel '37, ufficialmente per un malore; non meno coperti dal riserbo<br />

furono i suoi stu<strong>di</strong>, sia per quanto concerne il raggio della<br />

morte, che per le altre armi non convenzionali (ivi compresi i<br />

<strong>di</strong>schi volanti?).<br />

Marconi era - al pari <strong>di</strong> Belluzzo progettista delle V-7 tedesche,<br />

Morgagni <strong>di</strong>rettore della Stefani e presumibilmente il nostro<br />

fantomatico mittente <strong>di</strong> parte degli X-files fascisti - un<br />

senatore.<br />

Un clan senatoriale sembrava <strong>di</strong>rigere il Majestic 12 fascista; i<br />

cui componenti provenivano dagli ambienti scientifici<br />

universitari, come il chimico e chirurgo Filippo Bottazzi <strong>di</strong><br />

Napoli, che negli anni Trenta era membro del comitato <strong>di</strong>rettivo<br />

della rivista scientifica internazionale "Scientia", assieme a<br />

Vallauri <strong>di</strong> Napoli (che "Mister X" cita erroneamente come<br />

Dallauri), Pirotta e Severi <strong>di</strong> Roma. Bottazzi aveva fondato, nel<br />

1925, la Società <strong>italiana</strong> <strong>di</strong> biologia sperimentale; aveva poi<br />

lavorato per il Cnr ed in seguito si era de<strong>di</strong>cato<br />

all'insegnamento, presso l'università <strong>di</strong> Napoli, sino al 1937. La<br />

sua presenza, come chirurgo, in un team <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sugli Ufo spinge<br />

ad azzardare che i fascisti non avessero raccolto evidenze fisiche<br />

solo sui <strong>di</strong>schi...<br />

Quanto a Gaetano Arturo Crocco, altro personaggio citato nei files<br />

fascisti, era un geniale ingegnere aeronautico <strong>di</strong> Napoli,<br />

fondatore della Società Italiana Razzi (la Nasa gli ha de<strong>di</strong>cato un<br />

cratere lunare e tuttora lo commemora nel proprio sito Internet,<br />

assieme a Condon!); ha ideato una turbina a gas (Belluzzo stu<strong>di</strong>ava<br />

invece quelle a vapore, applicabili alle V-7); ha lavorato per la<br />

Marina Militare ed ha costruito <strong>di</strong>rigibili armati con telebombe.<br />

Inventore e personaggio versatilissimo, è indubbiamente l'elemento<br />

maggiormente interessante <strong>di</strong> tutto il team: si occupava <strong>di</strong><br />

"iperaviazione", cioè <strong>di</strong> viaggio nello spazio con il superamento<br />

della barriera del suono. Progettava molto seriamente il sistema<br />

per "rendere abitabili Marte e Venere", con l'invio <strong>di</strong> uomini a<br />

bordo <strong>di</strong> razzi che "utilizzassero l'energia derivante<br />

dall'esplosione dei prodotti delle reazioni nucleari, raddrizzando<br />

l'asse terrestre per avvicinare alla terra le orbite dei due<br />

pianeti" (sembra <strong>di</strong> sentire la teoria del viaggio intergalattico<br />

<strong>di</strong> Bob Lazar!). Nella vita <strong>di</strong> questo bizzarro quanto geniale


personaggio c'è però un buco, tra gli anni Trenta e Quaranta (come<br />

per Belluzzo); non si sa cosa abbia fatto in quel periodo, e ciò è<br />

coerente con la militanza in un ente supersegreto.<br />

Anni Cinquanta: il Prof. Gaetano Arturo Crocco mostra il suo<br />

modello <strong>di</strong> un razzo interpanetario al giornalista Cesare Falessi<br />

(in pie<strong>di</strong>)<br />

Chi scrive sta conducendo ancora indagini sui componenti del<br />

Gabinetto RS/33, e dunque il caso è ancora aperto. Ma un ulteriore<br />

dato balza all'occhio. Il "clan dei napoletani" ebbe un ruolo <strong>di</strong><br />

rilievo nelle investigazioni sugli Ufo. Nei documenti del '36 si<br />

accenna ad un incontro segreto del Duce con il team Ufo; ebbene,<br />

la stampa dell'epoca ci conferma che in quella data Mussolini si<br />

trovava in Irpina, ufficialmente per incontrare la gente del<br />

Meri<strong>di</strong>one; nulla <strong>di</strong> più facile che, in una pausa tenuta segreta,<br />

abbia avuto un abboccamento con Bottazzi, Crocco e Vallauri per<br />

<strong>di</strong>scutere degli avvistamenti in Veneto. "Casualmente" nello stesso<br />

momento il ministro della propaganda nazista Goebbels visitava<br />

Venezia, dunque l'area dei recenti avvistamenti...<br />

Una pubblica affermazione enigmatica <strong>di</strong> Mussolini<br />

In quest'ottica assume una <strong>di</strong>versa consistenza il <strong>di</strong>scorso che il<br />

Duce tenne <strong>di</strong>versi anni dopo alla Federazione fascista dell'Urbe,


al Teatro Adriano il 23 febbraio 1941. Il testo, riportato<br />

integralmente sul Giornale d'Italia del 25 febbraio 1941,<br />

concludeva con una frase sibillina: "É più verosimile che gli<br />

Stati Uniti siano invasi, prima che dai soldati dell'Asse, dagli<br />

abitanti non molto conosciuti, ma pare assai bellicosi, del<br />

pianeta Marte, che scenderanno dagli spazi siderali su<br />

inimmaginabili fortezze volanti".<br />

Per anni gli ufologi hanno pensato che questa frase, che<br />

concludeva <strong>di</strong> botto il <strong>di</strong>scorso, senza nulla aggiungere o togliere<br />

e staccata dal resto, fosse una semplice battuta. Oggi, viene da<br />

pensare che avesse altri significati.<br />

É solo un'idea un po' folle, ma il tono dei rapporti e la presenza<br />

<strong>di</strong> chirurghi o biologi nella commissione non dà a<strong>di</strong>to a pensare<br />

che i fascisti potessero avere dei resoconti anche su eventuali<br />

umanoi<strong>di</strong>?<br />

Certo, se fosse atterrato un Grigio (tipo alieno “da film”, ndr)<br />

nell'Italia del '33, la notizia dell'apparizione <strong>di</strong> una simile<br />

"mostruosità" (tale sarebbe stata considerata) non avrebbe potuto<br />

essere tenuta nascosta.<br />

Ma ammettiamo che da un Ufo fosse sceso un Nor<strong>di</strong>co (tipo alieno<br />

“venusiano dai capelli bion<strong>di</strong>”, ndr). Un simile evento non sarebbe<br />

stato reinterpretato da fascisti e nazisti come una conferma<br />

all'idea bislacca dell'esistenza degli Immortali Ariani (che<br />

Hitler mandò a cercare sino nel Caucaso, ove secondo la leggenda<br />

avrebbero avuto una occulta <strong>di</strong>mora)?<br />

Sia come sia, nel suo <strong>di</strong>scorso Mussolini fu, volente o nolente,<br />

profeta: l'anno seguente gli Ufo si mostrarono in maniera<br />

massiccia su Los Angeles e furono fotografati mentre venivano<br />

presi <strong>di</strong> mira dalla contraerea.<br />

IL PARERE <strong>DEL</strong>LO STORICO<br />

Intervistato in merito agli X-files <strong>di</strong> Mussolini il dottor Andrea<br />

Bedetti, scrittore e giornalista <strong>di</strong> “Hi<strong>storia</strong>” e <strong>di</strong> "Stop",<br />

riconosciuto esperto <strong>di</strong> <strong>storia</strong> fascista e nazista, ci ha<br />

<strong>di</strong>chiarato: "Sulla base dei primi documenti <strong>di</strong>vulgati (le veline<br />

del '33, ndr), la prima impressione è stata quella <strong>di</strong> una "mezza<br />

bufala"; non posso però escludere la reale esistenza <strong>di</strong> un<br />

Gabinetto RS/33. Ho consultato la Storia del fascismo <strong>di</strong> De<br />

Felice, la fonte più completa ed atten<strong>di</strong>bile, e non ha trovato<br />

traccia <strong>di</strong> De Santi; ciò non significa che questi non esistesse,<br />

anzi, i servizi segreti sceglievano <strong>di</strong> proposito gli elementi più<br />

anonimi e maggiormente manovrabili. Quanto all'Ovra,<br />

l'Organizzazione <strong>di</strong> Vigilanza e Repressione Antifascista o<br />

servizio segreto fascista, essa aveva decine <strong>di</strong> cellule <strong>di</strong>stinte<br />

che agivano su specifici argomenti (poteva dunque esservene una<br />

per gli aeromobili non identificati); era composta da gente<br />

veramente in gamba; riferivano a Mussolini ma solo in parte; chi<br />

deteneva tutti i poteri era il capo dell'Ovra Bocchini, che<br />

ad<strong>di</strong>rittura teneva sotto controllo il telefono del Duce. L'Ovra<br />

lavorò molto efficacemente. Nel caso del presunto Gabinetto la


documentazione che secondo i documenti andava inoltrata a<br />

Mussolini poteva essere senz'altro prima deviata verso il capo<br />

dell'Ovra, che decideva se e cosa filtrare. Quanto al periodo, era<br />

il migliore per insabbiare eventi <strong>di</strong> questo tipo. L'arco <strong>di</strong> tempo<br />

compreso fra il '33 ed il '40 vide il massimo consenso al<br />

fascismo; fu l'epoca in cui il Duce ebbe un potere assoluto. In<br />

più in quegli anni - e fino alla guerra - l'Italia fu<br />

all'avanguar<strong>di</strong>a in campo aviatorio; già dopo la Prima Guerra<br />

Mon<strong>di</strong>ale i quadri aeronautici americani venivano in Italia ad<br />

addestrarsi alla scuola <strong>di</strong> Italo Balbo (citato negli X-files<br />

fascisti, ndr); non mi stupisce affatto, ma ritengo plausibile,<br />

l'esistenza <strong>di</strong> un Gabinetto che stu<strong>di</strong>asse le strane "aeromobili",<br />

non con l'intento, tipico <strong>di</strong> un centro ufologico, <strong>di</strong> capire se<br />

fossero aliene, ma per scoprire come funzionassero quelle macchine<br />

volanti. L'Italia aveva il primato assoluto dello spazio aereo,<br />

quin<strong>di</strong> la nascita <strong>di</strong> un tale Gabinetto non era affatto illogica.<br />

Circa le lettere ed i telegrammi del '33, il modo <strong>di</strong> scrivere, il<br />

lessico, l'impostazione burocratica sono dell'epoca; un eventuale<br />

falsario sarebbe dunque padrone del livello lessicale e<br />

glottologico <strong>di</strong> quel periodo. Circa i riferimenti alle<br />

<strong>di</strong>sposizioni impartite su carta intestata senatoriale, e<br />

all'appunto che un senatore non avesse potere e dunque non<br />

comandasse certo il Gabinetto RS/33, è vero che durante il<br />

fascismo il potere esecutivo era tutto nelle mani del Governo, ma<br />

dobbiamo <strong>di</strong>stinguere tra i senatori "monarchici" ed i senatori<br />

fascisti della prima ora; questi ultimi, i "fedelissimi", avevano<br />

sì un potere gran<strong>di</strong>ssimo. Non comandavano ai prefetti, come si<br />

intuisce dalla "nota personale riservatissima", ma potevano<br />

comunque "invitarli" ad eseguire determinate <strong>di</strong>sposizioni, il che<br />

valeva come un or<strong>di</strong>ne. Del Gabinetto RS/33, nei carteggi si <strong>di</strong>ce<br />

che era il Duce in persona che forniva le in<strong>di</strong>cazioni, e dunque<br />

comandava ai prefetti. L'eventuale senatore della carta intestata<br />

si poteva dunque avvalere <strong>di</strong> ciò. Il Gabinetto riferiva a<br />

Mussolini e, si <strong>di</strong>ce, dopo la guerra tutta la documentazione fu<br />

<strong>di</strong>strutta. Quella ufficiale, presumo, perché tutta quella<br />

riservata che il capo dell'Ovra non necessariamente mandò al Duce<br />

rimase da qualche altra parte, ed è probabilmente la stessa che<br />

sta fuoriuscendo ora. Quanto alla considerazione che i servizi<br />

segreti stranieri non abbiamo mai rivelato l'esistenza <strong>di</strong> tale<br />

Gabinetto, non si può escludere che abbiano agito così non perché<br />

non ne fossero a conoscenza (perché 'il Gabinetto RS/33 non<br />

esisteva') ma perché operarono anch'essi un cover up. In<br />

definitiva, non posso escludere che lo scenario delineato in<br />

questi documenti potesse esistere proprio nei termini da essi<br />

precisati..."


"NEGARE OGNI VERSIONE" È LA PAROLA D'ORDINE<br />

<strong>di</strong> Alfredo Lissoni<br />

(Notiziario n° 10 marzo 2000)<br />

"Il fatto è da attribuirsi esclusivamente ad un fenomeno ottico".<br />

Così il Regime insabbiava l'avvistamento dell'aeronave misteriosa<br />

del 1936. UFO "ante litteram" durante il fascismo?<br />

Essendone stata destinataria (anonimamente ed in fotocopia) poco<br />

prima, nel settembre del 1999 la rivista <strong>di</strong>retta da un contattista<br />

stigmatizzato italiano ha pubblicato alcuni documenti <strong>di</strong> epoca<br />

fascista, apparentemente collegati a manifestazioni ufologiche <strong>di</strong><br />

quel periodo. Tale testata vi ha dato ampio risalto, affidando le<br />

indagini ad uno stu<strong>di</strong>oso del fenomeno campano che sostanzialmente<br />

ha avanzato le sue riserve sul materiale <strong>di</strong> cui trattasi.<br />

In linea <strong>di</strong> principio tale atteggiamento può essere comprensibile,<br />

trovandosi <strong>di</strong> fronte a documenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile autenticazione,<br />

pervenuti da una fonte anonima e che tale ha inteso rimanere anche<br />

nel caso <strong>di</strong> successivi invii.<br />

Noi ci siamo mossi sempre in modo <strong>di</strong>verso. Solo quando gli<br />

elementi a nostra <strong>di</strong>sposizione erano tali da essere ritenuti<br />

coerenti e fondati su una documentazione <strong>di</strong> un certo spessore,<br />

abbiamo pubblicato notizie ed espresso valutazioni. E ciò - se mai<br />

ce ne fosse bisogno - spiega la ragione per la quale finora siamo<br />

rimasti in silenzio. Noi, che da tempo eravamo a conoscenza della<br />

cosa e stavamo effettuando le verifiche più opportune lontano dai<br />

riflettori <strong>di</strong> una facile pubblicità in attesa <strong>di</strong> fornire dati più<br />

cre<strong>di</strong>bili.<br />

Ma ricominciamo dall'inizio, doverosamente.<br />

Con un normale inoltro postale, e affrancatura da 1.850 lire, il 3<br />

febbraio 1996 (in<strong>di</strong>rizzata all'allora recapito personale del<br />

sottoscritto, in via Odorico Da Pordenone 36 in Firenze) la<br />

rivista del Cun riceve una busta <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o formato contenente una<br />

serie <strong>di</strong> documenti originali. Originali, non fotocopie.


Eccoli.<br />

In primis, una busta aperta, apparentemente sigillata all'origine,<br />

con l'intestazione "Senato del Regno" nella parte posteriore, ove<br />

i due lembi incollati presentano entrambi un tratto sinusoidale a<br />

penna stilografica a garanzia della chiusura, e la sigla del<br />

mittente: la stessa che per due volte, in basso a destra come a<br />

sinistra, figura sull'intestazione della missiva, vergata in<br />

stampatello sempre con penna stilografica. Testualmente:<br />

Riservatissimo - a mani <strong>di</strong> S:E: Galeazzo Ciano". In altri termini,<br />

si tratterebbe <strong>di</strong> materiale inoltrato in via riservata al genero<br />

<strong>di</strong> Benito Mussolini, Duce del Fascismo e Capo del Governo<br />

all'epoca. Galeazzo Ciano, Ministro degli Esteri, era in pratica<br />

il "numero due" del Regime.<br />

Quin<strong>di</strong> una lettera autografa scritta a penna stilografica su<br />

quattro facciate, su carta intestata dello stesso tipo della busta<br />

precedente: "Senato del Regno", con la triplice scritta "Fert"<br />

sotto lo stemma sabaudo con ai lati il fascio littorio. La missiva<br />

è firmata "Andrea", è in<strong>di</strong>rizzata ad un non meglio identificato<br />

"Valiberghi" (?) ed è datata 22 agosto XIV dell'Era Fascista: il<br />

1936.


Poi una cartolina postale in uso presso il Senato del Regno per la<br />

corrispondenza in franchigia, con vari appunti scritti sempre con<br />

penna stilografica su entrambe le facciate.<br />

Infine un biglietto anch'esso intestato "Senato del Regno" come<br />

gli altri sopra menzionati, datato 30.VIII.XIV E.F. (ovvero 8<br />

giorni dopo), sempre vergato in grafia corsiva con stilografica e<br />

firmato "Andrea" al pari della lettera. Pur non essendo<br />

specificamente in<strong>di</strong>rizzato a qualcuno, l'autore sembra<br />

ragionevolmente rivolgersi alla stessa persona destinataria della<br />

missiva del 22 agosto, facendo riferimento allo stesso argomento<br />

trattato da quest'ultima.<br />

Il timbro <strong>di</strong> partenza postale della busta pervenutaci il 3<br />

febbraio 1996 e contenente quanto sopra descritto non risulta<br />

purtroppo leggibile.<br />

Ma, meglio del nostro mero elenco, varrà per il lettore la vista<br />

<strong>di</strong> detti documenti, riprodotti dagli originali (riba<strong>di</strong>amo:<br />

originali) e la lettura della trascrizione che, per maggiore<br />

chiarezza, qui riportiamo:


SENATO <strong>DEL</strong> REGNO<br />

22 agosto XIV (1936)<br />

Caro Valiberghi (1)<br />

ti confermo quanto hai saputo da Valminuti (1) .<br />

Anche se la Prefettura <strong>di</strong> Venezia sta attivamente<br />

svolgendo indagini, non c'è nulla <strong>di</strong> chiaro sulla <strong>storia</strong><br />

della aeronave misteriosa!!<br />

Fu avvistata nella mattina (e non nella serata) <strong>di</strong> lunedì.<br />

Era un <strong>di</strong>sco metallico, netto, lucente, largo <strong>di</strong>cono <strong>di</strong>eci<br />

o do<strong>di</strong>ci metri.<br />

Dalla base vicina sono partiti due cacciatori, ma anche a<br />

130 km/h non sono riusciti ad accostarlo. Non emetteva<br />

alcun suono, e questo farebbe supporre si trattasse <strong>di</strong> un<br />

aerostato. Ma nessuno conosce palloni che volano più<br />

veloci del vento. So per certo che è stato veduto da altri<br />

piloti d'aviazione, anche da quel Marinelli che ha poi<br />

fatto il rapporto che è arrivato a mani <strong>di</strong> Ciano.<br />

Poi, dopo circa almeno un'ora, dopo che questo forse era<br />

passato sopra Mestre, è stato visto (e questo ancora tu<br />

non sai) una sorta <strong>di</strong> lungo tubo metallico, grigio o<br />

ardesia.<br />

Nel rapporto del confidente S.X. è così raffigurato<br />

:<br />

Quello che ho in<strong>di</strong>cato in A era descritto come una specie<br />

<strong>di</strong> torpe<strong>di</strong>ne aerea, con finestrini ben evidenziati. Da<br />

questi pertugi rettangolari partivano luci alterne ora<br />

bianche ora rosse. In B sono due "cappelli", due cappelli<br />

come da prete: larghi, roton<strong>di</strong>, con una cupola al centro,<br />

metallici e seguivano la torpe<strong>di</strong>ne senza mutare le<br />

posizioni relative.<br />

Questi or<strong>di</strong>gni facevano fumo, bianco e durevole.<br />

La Prefettura ha aperto un'inchiesta, ma puoi immaginare<br />

che farà poca strada e avrà l'esito che ebbe quella del<br />

'31.<br />

Il Duce ha espresso le sue preoccupazioni, perché <strong>di</strong>ce che<br />

se si trattasse <strong>di</strong> veri aeromobili inglesi o francesi<br />

dovrebbe rivedere tutta la sua politica estera. So per<br />

certo che ha detto a Starace e altri "Se <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong><br />

tali or<strong>di</strong>gni, possiamo aspettarci la guerra a giorni e,<br />

questo è peggio, la guerra a modo loro!!"<br />

Posso informarti che sono del tutto infondate le voci che


vogliono esplosa l'aeronave. Ti farò avere notizie certe<br />

non appena ne <strong>di</strong>sporrò.<br />

Andrea


Per Zoppani (1)<br />

1) Intervenire <strong>di</strong>rettamente –<br />

CAMERA DEI DEPUTATI<br />

Tribuna della Stampa<br />

2) Il Duce - Segreteria particolare 47<br />

Telefonata <strong>di</strong> Ciano<br />

Avvistata alle ore 15.30 secondo M.F.<br />

oggetto simile a Saturno<br />

L'Aeronautica à <strong>di</strong>stribuito un questionario a tutti i<br />

piloti operanti nella zona.<br />

Negare ogni versione. Il fatto è da attribuirsi<br />

esclusivamente a un fenomeno ottico.<br />

li Duce segue personalmente l'accaduto.<br />

L'allarme è esteso a tutta la zona aerea del Nord Est.<br />

luce giallo aranciata a tratti bianco intensa<br />

lampi regolari - fumo e scintille –<br />

Sono armati? Sono amici?<br />

Sono già stati visti in altre occasioni?<br />

573<br />

Carati


SENATO <strong>DEL</strong> REGNO<br />

30. VIII.XIV E.F.<br />

Purtroppo non posso fornirti <strong>di</strong> fotografie.<br />

Ne sono state scattate almeno una dozzina, ma sono<br />

strettamente riservate per il Duce e pochi altri <strong>di</strong> cui<br />

non conosco i nomi. So soltanto che sono fotografie<br />

scattate dall'aeroplano che inseguiva l'aeromobile fra<br />

Lido e Venezia. Non conosco nessuno che le abbia vedute e<br />

dubito che quello che ti ha detto Al<strong>di</strong>ni (1) risponda a<br />

verità. Ti ripeto che questo affare è personalmente<br />

seguito dal Duce.<br />

Andrea<br />

CARTOLINA POSTALE<br />

SENATO <strong>DEL</strong> REGNO<br />

Telegramma <strong>di</strong> Boni (1)<br />

I nomi dei testimoni della aeronave <strong>di</strong> Venezia sono<br />

secondo Guglielmi:<br />

Genai - Tolmini - Venanzi - MVSN (2)<br />

Incaricare Zoppani della ricognizione.<br />

U<strong>di</strong>enza riservata col Duce ore 15.30 del 30 agosto.<br />

SENATO <strong>DEL</strong> REGNO<br />

Varallo<br />

Aosta-Genova<br />

Segreteria personale<br />

724303<br />

Note:<br />

1. I nomi Valiberghi, Valminuti, Al<strong>di</strong>ni e Boni sono<br />

l'interpretazione ritenuta più valida nella <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

decifrare esattamente la scrittura corsiva dei documenti<br />

originali.<br />

2. La sigla "MVSN" sta per "Milizia Volontaria Sicurezza<br />

Nazionale".


Il misterioso nostro mittente, tuttavia, non si fermava qui.<br />

Infatti, il 19 febbraio 1996, a poco più <strong>di</strong> tre settimane dal<br />

primo invio, da Borgo Maggiore <strong>di</strong> San Marino ci veniva spe<strong>di</strong>ta una<br />

busta affrancata con un francobollo italiano da 750 lire, che<br />

veniva tuttavia annullata con timbro postale della Repubblica <strong>di</strong><br />

San Marino. Essa conteneva un telegramma "lampo" (ovvero<br />

urgentissimo) inoltrato dalla "Agenzia Stefani" <strong>di</strong> Milano (l'ANSA<br />

dell'epoca) a firma "Antonelli".<br />

Il testo recita:<br />

"DISPONESI ASSOLUTA SEGRETEZZA SU AERONAVE NON QUALIFICATA DI CUI<br />

AT RAPPORTO RISERVATO 23/47 STOP SEGUE LETTERA STOP".<br />

Gli enti in in<strong>di</strong>rizzo non sono precisati, ma sul testo si legge la<br />

<strong>di</strong>citura "Copia", stante a significare che si tratta <strong>di</strong> un<br />

documento d'archivio per memoria <strong>di</strong> chi si era occupato della<br />

questione.<br />

Anche in questo secondo caso il modulo per telegramma,<br />

dell'Ufficio Telegrafico <strong>di</strong> Milano, è un originale manoscritto con<br />

grafia corsiva vergata a mezzo penna stilografica.<br />

Infine, il 29 marzo 1996, e cioè una quarantina <strong>di</strong> giorni dopo, ci<br />

veniva inoltrata per via postale una terza lettera, stavolta dalla<br />

Francia. Sul francobollo francese si intravede il timbro <strong>di</strong><br />

Parigi.<br />

Come nel caso degli altri due precedenti invii, l'in<strong>di</strong>rizzo del<br />

destinatario è dattiloscritto e battuto dalla stessa macchina per<br />

scrivere. Quest'ultima missiva conteneva un foglio originale con<br />

<strong>di</strong>verse scritte, annotazioni e <strong>di</strong>segni, intestato "Camera dei<br />

deputati - Tribuna della stampa". L'argomento è inequivocabilmente<br />

lo stesso: l'aeronave misteriosa del 1936. Lo si evince da note e<br />

schizzi, il tutto come sempre vergato con una stilografica a mano.<br />

L'inoltro <strong>di</strong> tale materiale <strong>di</strong> fonte anonima non poteva non<br />

indurci, pur nella massima cautela, ad effettuare una serie <strong>di</strong><br />

verifiche.


In primo luogo, un'analisi contenutistica dei testi veniva<br />

sottoposta a piloti ed esperti aeronautici.<br />

Ne scaturiva l'opinione che la forma e certe espressioni erano<br />

coerenti con il linguaggio in uso negli anni Trenta, come ad<br />

esempio l'espressione "cacciatori", antesignana <strong>di</strong> quella<br />

abbreviata "caccia" poi <strong>di</strong>ffusasi con gli anni Quaranta, la "a"<br />

accentata invece <strong>di</strong> "ha". Ma naturalmente tutto ciò non bastava a<br />

convincere della eventuale autenticità del materiale, la cui<br />

provenienza anonima costituiva un pesantissimo han<strong>di</strong>cap.<br />

Ci voleva altro.<br />

Successive indagini ci portarono a constatare che anche il<br />

quoti<strong>di</strong>ano bolognese "Il Resto del Carlino" aveva ricevuto<br />

materiale analogo che però, data la fonte anonima, non era stato<br />

preso in considerazione.<br />

Di qui la necessità <strong>di</strong> affrontare il problema da due <strong>di</strong>versi punti<br />

<strong>di</strong> vista. Prima, verificando se i fatti in oggetto potevano in<br />

qualche modo trovare riscontro nella realtà <strong>di</strong> eventi dell'epoca<br />

in qualche modo documentabili; poi, attraverso specifiche perizie<br />

scientifiche sui documenti stessi che, in quanto originali,<br />

potevano consentire una "expertise" tecnico-scientifica atta a<br />

<strong>di</strong>chiarare la loro eventuale genuinità a livello <strong>di</strong> datazione.<br />

E se oggi produciamo il materiale pervenutoci, rompendo infine un<br />

silenzio <strong>di</strong> quasi quattro anni, è perché siamo finalmente giunti a<br />

delle conclusioni, sia a livello storico sia <strong>di</strong> verifica tecnica<br />

dei documenti.


GABINETTO RS/33<br />

DA<strong>GLI</strong> UFO ARRIVÒ IL RAGGIO <strong>DEL</strong>LA MORTE<br />

<strong>di</strong> Alfredo Lissoni<br />

(Notiziario n° 11 aprile 2000)<br />

Il caso dei files fascisti spinge a rivedere parte dell'ufologia<br />

<strong>di</strong> Stato conosciuta ed a riconsiderare molti esperimenti segreti<br />

nazi-fascisti.<br />

Proseguono le ricerche sui "files" fascisti. Secondo questa<br />

documentazione, recentemente emersa ed inviata a più riviste <strong>di</strong><br />

settore, fra il 1933 ed il 1940 presso l'università La Sapienza <strong>di</strong><br />

Roma avrebbe segretamente operato un team <strong>di</strong> scienziati impegnati<br />

a capire la natura <strong>di</strong> strani "velivoli non convenzionali" (che<br />

oggi chiamiamo UFO), dopo che uno <strong>di</strong> essi sarebbe atterrato<br />

presumibilmente in Lombar<strong>di</strong>a nel ‘33, recuperato in tutta fretta<br />

dalla polizia segreta fascista e fatto sparire nel nulla.<br />

Nel precedente articolo abbiamo sottolineato come tali documenti<br />

siano stati inviati in forma anonima sia al CUN che ad altre<br />

associazioni da un misterioso personaggio che abbiamo ribattezzato<br />

"Mister X".<br />

É stato "Mister X" - il cui coraggio non possiamo non sottolineare<br />

- che ha fatto conoscere alla comunità ufologica <strong>italiana</strong><br />

l’esistenza del team <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o UFO fascista, noto come "Gabinetto<br />

RS/33", che avrebbe avuto come braccio armato la polizia politica<br />

segreta <strong>di</strong> Arturo Bocchini (l'O.V.R.A.), incaricata <strong>di</strong> bloccare<br />

qualsiasi fuga <strong>di</strong> notizie; che avrebbe operato con la copertura<br />

delle massime autorità del regime (Mussolini, Balbo e Ciano),<br />

delle prefetture, dell'Agenzia <strong>di</strong> stampa Stefani; che sarebbe<br />

stato fondato su proposta <strong>di</strong> Giovanni Gentile e capitanato<br />

nominalmente dal fisico Guglielmo Marconi (peraltro sempre assente<br />

volontario) e "de facto" da un certo dottor Ruggero Costanti<br />

Cavazzani (pseudonimo probabilmente ricavato dal cognome <strong>di</strong> un<br />

noto politico popolare filofascista) e dall’astronomo Gino<br />

Cecchini (in seguito <strong>di</strong>rettore dell’Osservatorio <strong>di</strong> Pino<br />

Torinese).<br />

Sempre secondo "Mister X", nel 1940 il controllo pressoché totale<br />

sui dati raccolti dal Gabinetto, i cui membri erano più propensi a<br />

credere alla tesi delle armi segrete Alleate, sarebbe passato ai<br />

nazisti.<br />

La <strong>storia</strong> ha inizio<br />

Nei limiti del possibile, abbiamo verificato tutti gli elementi<br />

fornitici col contagocce da "Mister X". Impresa non facile, visto<br />

che dei componenti il Gabinetto l’Anonimo aveva fornito soltanto i


cognomi (due dei quali scritti in maniera errata, per <strong>di</strong> più). Ma<br />

ciò che abbiamo scoperto ci porta a ritenere le "rivelazioni"<br />

altamente cre<strong>di</strong>bili.<br />

Vera è la <strong>storia</strong> che Marconi non partecipò mai alle sedute del<br />

Gabinetto; il <strong>di</strong>ario della figlia Degna (abbiamo cercato <strong>di</strong><br />

contattarla, ma i parenti ci hanno detto che si è spenta tre anni<br />

fa) riferisce che nel ‘33 il fisico stava effettuando il giro del<br />

mondo, nel corso <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> test sulla ra<strong>di</strong>otelegrafia;<br />

dunque, non poteva certo essere parte attiva nelle riunioni del<br />

Majestic 12 fascista.<br />

Quanto al referente del Duce nel team supersegreto, il "conte<br />

Cozza" <strong>di</strong> cui parla "Mister X", è esistito ed altri non era che il<br />

senatore Luigi Cozza, conte e presidente del Consiglio Superiore<br />

dei Lavori Pubblici.<br />

Cre<strong>di</strong>bili anche gli altri membri del Gabinetto RS/33: senatori i<br />

burocrati <strong>di</strong>rigenti, scienziati non troppo in vista (e dunque con<br />

garanzia <strong>di</strong> maggiore riservatezza) i tecnici.<br />

Costoro, per come li ho identificati, erano:<br />

• il chirurgo e biologo sperimentale Filippo Bottazzi<br />

dell'università <strong>di</strong> Napoli;<br />

• l'ingegnere aeronautico Gaetano Arturo Crocco, fondatore<br />

della Società Italiana Razzi e teorizzatore della<br />

colonizzazione dello spazio;<br />

• il botanico Romualdo Pirotta della Sapienza <strong>di</strong> Roma (intimo<br />

amico <strong>di</strong> quel professor Filippo Ere<strong>di</strong>a che nel 1946 scre<strong>di</strong>tò<br />

un'ondata <strong>di</strong> avvistamenti <strong>di</strong> "razzi fantasma" sull'Europa);<br />

• il genio matematico Francesco Severi, che fu insegnante alla<br />

Sapienza e, nel 1940, alla Pontificia Accademia delle<br />

Scienze;<br />

• Giancarlo Vallauri (che "Mister X" chiama erroneamente<br />

"Dallauri"), insegnante <strong>di</strong> elettrotecnica e ferromagnetismo<br />

ed Accademico dei Lincei;<br />

•<br />

• il chimico Francesco Giordani dell'Università <strong>di</strong> Napoli;<br />

• un certo Debbasi, più probabilmente Dante De Blasi, me<strong>di</strong>co<br />

igienista che insegnò alle università <strong>di</strong> Napoli e Roma e che<br />

nel '42 <strong>di</strong>venne un accademico pontificio (come Severi).<br />

Il fatto che Cecchini, l’unico astronomo, pare non fosse poi parte<br />

attiva, sembra confermare quanto sostenuto da "Mister X", cioè che<br />

il team propendesse per una spiegazione convenzionale del fenomeno<br />

Ufo, o quanto meno, una parte del team. Non si spiegherebbe<br />

altrimenti la presenza <strong>di</strong> un chimico, un biologo ed un me<strong>di</strong>co (ma<br />

forse nuovi documenti, magari riferiti ad IR-3, debbono ancora<br />

vedere la luce, riservando ulteriori sorprese).<br />

Elemento interessante <strong>di</strong> questa "Ufo-connection" è che il team<br />

presentasse esperti in campo spaziale, aeronautico, chimicobiologico<br />

ed elettrotecnico; sette su sette legati all'Accademia<br />

dei Lincei, tre in stretto rapporto col Vaticano, tre <strong>di</strong>pendenti<br />

de La Sapienza <strong>di</strong> Roma, tre in seguito facenti parte del CNR, quel<br />

Comitato Nazionale per le Ricerche fondato nel 1923 da Giovanni


Gentile (membro del Gabinetto RS/33) e riorganizzato a Roma nel<br />

'33 su un progetto del conte Cozza (del Gabinetto RS) e <strong>di</strong>retto<br />

dal '27 al '37... da Guglielmo Marconi!<br />

Il dato curioso è che a tutt’oggi il Cnr, i cui vertici forse<br />

qualcosa sanno, ha sempre espresso pareri negativi sul fenomeno<br />

Ufo (cover up?), sia quando dopo l’ondata del 1978 l’allora<br />

Ministro alla Difesa Spadolini cercò <strong>di</strong> incaricare il centro delle<br />

ricerche sui <strong>di</strong>schi volanti, sia all’epoca del flap belga, sulla<br />

cui genuinità il Cnr espresse forti dubbi, nonostante l’accre<strong>di</strong>to<br />

dei militari <strong>di</strong> Bruxelles.<br />

L’insieme <strong>di</strong> coincidenze che legano tutti questi personaggi è<br />

troppo corposa per essere casuale e gioca a favore<br />

dell’autenticità dei fatti.<br />

In alternativa, avevo pensato ad un falso molto ingegnoso ideato<br />

da persona particolarmente addentro all’establishment citato,<br />

dunque membro egli stesso del Cnr, ma era un’ipotesi assai remota,<br />

che la perizia sui documenti originali ha allontanato<br />

definitivamente. In più, sapevo che <strong>di</strong> eventi Ufo nel ‘33 ve ne<br />

furono effettivamente. Ne abbiamo trovato traccia in un libro <strong>di</strong><br />

Pinotti (1) , che ha scritto: "É il 14 agosto 1933. Il sig. Elvano<br />

Ferrini, allora se<strong>di</strong>cenne, osserva con molti altri testimoni un<br />

'sigaro volante' che attraversa, apparendo e scomparendo fra le<br />

nuvole, tutta la volta del cielo in una trentina <strong>di</strong> secon<strong>di</strong>, verso<br />

le 14.30, maestoso e velocissimo. ‘Né prima né dopo ho mai visto<br />

qualcosa <strong>di</strong> simile’, ci ha <strong>di</strong>chiarato il testimone nel 1991."<br />

La Domenica del Corriere del 29.1.1899


Il luogo dell’avvistamento? La città <strong>di</strong> Forlì, curiosamente<br />

proprio uno dei luoghi da cui "Mister X" ha spe<strong>di</strong>to parte dei<br />

documenti.<br />

Ipotetici scenari<br />

Un elemento che mi ha fatto molto riflettere è stato il<br />

coinvolgimento <strong>di</strong> Marconi nel Gabinetto RS/33. Un elemento<br />

curioso, che qui presento a mero titolo speculativo, è che costui<br />

avrebbe - gli storici non sono concor<strong>di</strong> - costruito sul finire<br />

degli anni Trenta un misterioso "raggio della morte" in gra<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

paralizzare all’istante i sistemi elettrici dei motori. Sarà solo<br />

un caso ma oggi sappiamo, col senno <strong>di</strong> poi, che questa è una<br />

prerogativa degli Ufo! E trovare proprio lo scopritore del raggio<br />

della morte in una commissione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o Ufo inevitabilmente<br />

adombra il sospetto che i fascisti stu<strong>di</strong>assero... retroingegneria<br />

aliena!<br />

É solo un’ipotesi, per carità; ma in questa indagine le<br />

combinazioni che stanno sostenendo queste ipotesi <strong>di</strong>ventano oggi<br />

giorno sempre più numerose.<br />

Che <strong>di</strong>re, del raggio della morte? La maggior parte degli storici e<br />

degli scienziati pensano fosse una bufala propagan<strong>di</strong>stica messa in<br />

giro da Mussolini; secondo lo storico Ugo Guspini <strong>di</strong>etro questa<br />

leggenda si sarebbe celato in realtà il progetto segreto <strong>di</strong><br />

costruzione del radar (2) ; per Antonio Spinosa era invece un’arma<br />

in grado <strong>di</strong> carbonizzare le persone (3) ; parzialmente scettico si è<br />

detto un altro storico, Aurelio Lepre (4) .<br />

Un suo collega, Bruno Gatta (5) la pensa <strong>di</strong>versamente: "Negli<br />

ultimi mesi, negli ultimi anni della vita <strong>di</strong> Marconi ricorre più<br />

<strong>di</strong> una volta la voce della sua scoperta del cosiddetto raggio<br />

della morte. L'incre<strong>di</strong>bile invenzione è respinta da alcuni, ma<br />

trova conferma in un ultimo documento mussoliniano del 20 marzo<br />

1945, più che un'intervista un soliloquio alla presenza <strong>di</strong> un<br />

giornalista, Ivanoe Fossani, nell’isoletta <strong>di</strong> Trimefione, nel<br />

Garda, <strong>di</strong> fronte a Gargnano. Quella sera, fra tante cose, si parlò<br />

anche <strong>di</strong> Marconi e dei suoi ultimi esperimenti ai quali assistette<br />

il duce che <strong>di</strong>sse in proposito: ‘Sulla strada <strong>di</strong> Ostia, ad Acilia,<br />

ha fermato i motori delle automobili, delle motociclette e dei<br />

camion. Nessuno sapeva rendersi conto dell'improvviso guasto.<br />

L'esperimento venne ripetuto sulla strada <strong>di</strong> Anzio con i medesimi<br />

risultati. Ad Orbetello due apparecchi ra<strong>di</strong>ocomandati vennero<br />

incen<strong>di</strong>ati ad oltre duemila metri <strong>di</strong> altezza. Marconi aveva<br />

scoperto il raggio della morte! Sennonché egli, che negli ultimi<br />

tempi era <strong>di</strong>ventato religiosissimo, ebbe uno scrupolo <strong>di</strong> carattere<br />

umanitario e chiese consiglio al Papa ed il Papa lo sconsigliò <strong>di</strong><br />

rivelare una scoperta così mici<strong>di</strong>ale. Marconi, turbatissimo, venne<br />

a riferirmi sul suo caso <strong>di</strong> coscienza e sull’u<strong>di</strong>enza papale. Io<br />

rimasi esterrefatto. Gli <strong>di</strong>ssi che la scoperta poteva essere fatta<br />

da altri ed usata contro <strong>di</strong> noi, contro il suo popolo; per<br />

rasserenarlo lo assicurai che il raggio non sarebbe stato usato se<br />

non come estrema risoluzione, avevo fiducia <strong>di</strong> poterlo convincere


gradatamente. Invece Marconi moriva improvvisamente. Da quel<br />

momento temetti che la mia stella incominciasse a spegnersi’."<br />

Questa versione è stata confermata ad un giornalista anche da<br />

Claretta Petacci, che del Duce fu amante e confidente.<br />

Il raggio della morte<br />

Vero o falso? La "leggenda" vuole che Marconi, in crisi<br />

esistenziale, rifiutò <strong>di</strong> cedere ai fascisti il brevetto <strong>di</strong> un'arma<br />

così pericolosa; aveva il Papa dalla sua (e che i due fossero<br />

amici è testimoniato dalla figlia, che ricorda una celebre u<strong>di</strong>enza<br />

in Vaticano nel '33. Non <strong>di</strong>mentichiamoci poi che fu Marconi<br />

l’ideatore della Ra<strong>di</strong>o Vaticana. Con il Pontefice era dunque in<br />

strettissimo rapporto). Pochi mesi dopo, prosegue la <strong>storia</strong>, il<br />

fisico moriva improvvisamente, solo e <strong>di</strong>menticato (in realtà non<br />

era affatto solo; al suo capezzale c'erano il me<strong>di</strong>co e la figlia<br />

Degna), portandosi nella tomba i segreti <strong>di</strong> quest’ipotetica arma.<br />

In ogni caso, Mussolini qualcosa sapeva; ed anche i nazisti, in<br />

conseguenza: forse per volere dello stesso Duce o, peggio ancora,<br />

grazie ai maneggi della Gestapo.<br />

Solo l'anno scorso si è scoperto, <strong>di</strong>fatti, che Claretta Petacci,<br />

l'amante <strong>di</strong> Mussolini, spiava il Duce e passava informazioni alla<br />

polizia segreta nazista (6) ; secondo uno stu<strong>di</strong>o dello storico<br />

Marino Viganò, la Petacci avrebbe passato al Reich documenti<br />

trafugati fra il 1944 ed il 1945, ma, aggiungiamo noi, non si può<br />

escludere che le azioni spionistiche andassero avanti da anni. Non<br />

si spiegherebbe altrimenti l'episo<strong>di</strong>o che stiamo per raccontare.<br />

Nel libro "Situation red, the UFO siege!" (7) Leonard Stringfield,<br />

il primo fra gli ufologi a dare cre<strong>di</strong>to, vent'anni fa, alle<br />

rivelazioni militari sugli UFO-crashes, cita "en passant" un<br />

episo<strong>di</strong>o sbalor<strong>di</strong>tivo.<br />

Scriveva Stringfield nel 1977: "Secondo una fonte piuttosto<br />

atten<strong>di</strong>bile, il figlio <strong>di</strong> un ex membro del Ministero degli Interni<br />

degli Stati Uniti che lavorava per il servizio segreto in Germania<br />

nell'estate del '39, un avvenimento estremamente insolito avvenne<br />

nella città <strong>di</strong> Essen. Nell'ora <strong>di</strong> punta del traffico si fermò<br />

tutto ciò che era elettrico e meccanico: automobili, autobus,<br />

tram, motociclette, orologi. Il padre, che era ad Essen, ricordava<br />

che quando il momento <strong>di</strong> depressione fu al culmine, durante una<br />

decina <strong>di</strong> minuti, le automobili non erano nemmeno in grado <strong>di</strong><br />

suonare il clacson. A quei tempi la risposta era scontata: una<br />

manovra sperimentale delle armi segrete <strong>di</strong> Hitler! I giornali<br />

tedeschi non parlarono dell'episo<strong>di</strong>o, ma i dati informativi che<br />

descrivevano gli effetti dell'arma sospetta furono trasmessi a<br />

Washington agli enti competenti. Naturalmente il tempo a<br />

<strong>di</strong>mostrato che i tedeschi non possedevano un'arma <strong>di</strong> tale potenza,<br />

altrimenti la guerra avrebbe avuto un esito <strong>di</strong>sastroso per gli<br />

Alleati."<br />

Se questa <strong>storia</strong> non è una panzana, forse Stringfield si sbagliò:<br />

gli foO c'entravano solo in<strong>di</strong>rettamente; il black out <strong>di</strong> Essen era<br />

stato realmente causato dal raggio della morte che i nazisti<br />

avevano - forse - sottratto ai fascisti.


Cronologicamente, tornerebbero i conti con la progressiva<br />

militarizzazione nazista del Gabinetto RS/33 sul finire del ‘39 e<br />

con certi esperimenti <strong>di</strong> "ra<strong>di</strong>o<strong>di</strong>sturbo" effettuati dai tedeschi,<br />

i più famosi dei quali videro la costruzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>schi volanti<br />

infuocati e ra<strong>di</strong>ocomandati (le "feuerball" o palle <strong>di</strong> fuoco), che<br />

interferivano con i radar ed i motori degli aerei (8) .<br />

Certo, sappiamo che il raggio della morte, se mai è esistito, non<br />

venne portato a termine; forse, come per le V-7, ci volle troppo<br />

tempo per perfezionarlo, o fu impossibile gestire una simile<br />

tecnologia "avanzata".<br />

Il giorno dopo la caduta degli Dei<br />

Molto probabilmente, lo abbiamo già detto nel precedente articolo,<br />

i files fascisti <strong>di</strong>edero un impulso alla costruzione dei <strong>di</strong>schi<br />

volanti nazisti, le V-7.<br />

Che i tedeschi iniziassero nel 1941 a costruire velivoli<br />

<strong>di</strong>scoidali, in tutto e per tutto simili agli UFO, è un dato <strong>di</strong><br />

fatto confermato pubblicamente, negli anni Cinquanta, da <strong>di</strong>versi<br />

personaggi che presero parte a questi esperimenti; dal pilota<br />

Rudolph Schriever, la cui V-7 venne testata a Praga il 14 febbraio<br />

1945, all'ingegnere milanese Giuseppe Belluzzo, che ammise <strong>di</strong><br />

avere costruito i velivoli <strong>di</strong>scoidali, dal "padre<br />

dell'astronautica" Hermann Oberth ad Andreas Epp, ingegnere del<br />

Reich che costruì un mini<strong>di</strong>sco a Bremerhaven nel ‘43, con il quale<br />

sognava ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> colonizzare la Luna e che nel maggio del<br />

1969 ne presentò la ricostruzione alla fiera <strong>di</strong> Padova (9) .<br />

I <strong>di</strong>versi autori, come pure gli storici che si sono occupati della<br />

vicenda quali Rudolf Lusar (10) , concordano nel ritenere che lo<br />

sfondamento del fronte russo impedì al Reich <strong>di</strong> perfezionare<br />

quella che oggi definiremmo retroingegneria aliena; i <strong>di</strong>schi<br />

volanti nazisti vennero <strong>di</strong>strutti dai tedeschi o - in minima parte<br />

- recuperati ed occultati dai russi (che negli ultimi<br />

cinquant'anni, <strong>di</strong>fatti, ne hanno costruito <strong>di</strong>verse versioni, dai<br />

modelli "Rossyia" all'"Ekip", tutte scarsamente funzionanti).<br />

Ma il ricordo delle ricerche nazi-fasciste in qualche modo rimase,<br />

presso i vertici militari Alleati. E certamente contribuì a<br />

<strong>di</strong>ffondere, presso certi strati dell’Intelligence russo-americana,<br />

la credenza che gli Ufo fossero in realtà prototipi <strong>di</strong> brevetti<br />

nazisti sviluppati dalla controparte, durante la Guerra Fredda. A<br />

cominciare dall’avvistamento <strong>di</strong> Kenneth Arnold.


icostruzione degli Ufo visti da Arnold nel 1947<br />

Già perché nel 1933 due ufficiali nazisti, Walter e Reimar Horten,<br />

iniziavano a progettare degli or<strong>di</strong>gni triangolari. Costruirono i<br />

primi prototipi nel 1936 a Cologna e ne testarono i successivi<br />

sviluppi a Goettingen nel ‘44; erano degli Ufo terrestri a forma<br />

<strong>di</strong> V, detti "ali volanti" o modelli Horten (11) .<br />

Ala volante Horten


I fratelli Horten<br />

Alla fine del conflitto, l’Horten cadde nelle mani degli americani<br />

e venne nascosto nella base <strong>di</strong> Silver Hill, nel Maryland.<br />

Grazie a quel modello, gli USA realizzarono nel 1947 l'ala volante<br />

Northrop, e molti anni dopo lo Stealth.<br />

Il B 2 Usa


L’ala volante, spesso scambiata per Ufo nel dopoguerra<br />

Quando, proprio nel 1947, esplose la mania dei <strong>di</strong>schi volanti,<br />

quei pochi ufficiali dell'Intelligence che erano al corrente <strong>di</strong><br />

questi progetti, e forse anche dei files fascisti, pensarono che<br />

gli Ufo altro non fossero che armi segrete. Kenneth Arnold <strong>di</strong>ceva<br />

<strong>di</strong> averne visti nove, <strong>di</strong> questi or<strong>di</strong>gni e, sebbene la stampa li<br />

raffigurasse circolari e a coda <strong>di</strong> ron<strong>di</strong>ne, avevano la forma <strong>di</strong><br />

una mezzaluna (basti vedere i <strong>di</strong>segni originali del pilota<br />

americano). Erano probabilmente i nove Northrop Flying Wing<br />

Bombers costruiti nella celebre base (ritenuta "degli Ufo") <strong>di</strong><br />

Muroc. L'US Aire Force in seguito fece sparire ogni traccia <strong>di</strong><br />

questo progetto (12) .


Una rarissima foto delle 9 Flying Wings<br />

Ma c'è una prova, una rarissima fotografia che mostra i nove<br />

or<strong>di</strong>gni tutti in fila. Tutto ciò nulla toglie all'ipotesi<br />

extraterrestre dei <strong>di</strong>schi, ma mi induce a riflettere su quanto<br />

poco si sappia, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> oltre mezzo secolo, dei maneggi dei<br />

governi sui <strong>di</strong>schi volanti. Alieni e non.<br />

H 7 in volo a Gottingen<br />

Note e bibliografia:<br />

1. R. Pinotti - "Ufo scacchiere Italia", Mondadori, Milano 1992.<br />

2. U. Guspini - "L'orecchio del regime, le intercettazioni<br />

telefoniche al tempo del fascismo", Mursia, Milano 1973.<br />

3. A. Spinosa - "Mussolini, il fascino <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ttatore",<br />

Mondadori, Milano 1989.


4. A. Lepre - "Mussolini l'italiano", Mondadori, Milano 1995.<br />

5. B. Gatta - "Mussolini", Rusconi, Milano 1988.<br />

6. "La Petaccì spiava Mussolini per la Gestapo", in "Giorno" del<br />

12-12-99.<br />

7. "Asse<strong>di</strong>o UFO", SIAD, Milano 1978.<br />

8. R. Vesco - "Intercettateli senza sparare", Mursia, Milano 1968.<br />

9. "Gazzettino del lunedì" del 29-5-69.<br />

10. R. Lusar - "Die Deutschen Waffen und Geheimwaffen des<br />

2.Weltkrieges und ihre Weiterentwicklung", J.F. Lehmanns Verlag,<br />

Monaco 1965; "German secret weapons of the Second World War",<br />

Neville Spearman, Londra 1959.<br />

11. H.P. Dabrowskì - "The Horten flying wing", Schiffer, USA 1991.<br />

12. E. Maloney - "Northrop flying wings", WWIl publications,<br />

Corona del Mar 1980.<br />

Altri documenti controllati:<br />

G. Calligaris - "La televisione degli astri", Vannini, Brescia<br />

1942.<br />

M. Coppetti - "UFO arma segreta", Me<strong>di</strong>terranee, Roma 1978.<br />

M. Franzinelli - "I tentacoli dell'O.V.R.A.", Bollati Boringhieri,<br />

Torino 1999.<br />

A. Lissoni - "<strong>GLI</strong> UFO e la CIA", Play-PC, Jesi 1996.<br />

U. Maral<strong>di</strong> - "Dal centro della Terra alla stratosfera", Bompiani,<br />

Milano 1943.<br />

M.C. Marconi - "Mio marito Guglielmo", Rizzoli, Milano 1995.


D. Marconi Paresce - "Marconi, mio padre", Frassinelli, Milano<br />

1993.<br />

A. Petacco - "Le lettere del Duce?", in "Giorno" del 23-12-99.<br />

A. Ribera - "Ummo, la increible verdad", Plaza e Janes, Barcellona<br />

1984.<br />

TUTTI I PROTAGONISTI, MINUTO PER MINUTO<br />

Alfredo: misterioso personaggio cui è rivolta una lettera Stefani<br />

che fa riferimento al Gabinetto RS/33. Potrebbe trattarsi del<br />

giornalista milanese Alfredo Rizza, agente segreto dell’O.V.R.A.<br />

che agiva sotto uno pseudonimo "numerico" (203), come<br />

presumibilmente le persone implicate nei files fascisti.<br />

De Santi: è probabilmente il più inafferrabile e sfuggente degli<br />

007 fascisti, uomo <strong>di</strong> punta per i contatti con le spie naziste;<br />

per capire quanto fosse in gamba si pensi che, dopo la guerra,<br />

riuscì a spacciarsi per antifascista e venne persino premiato con<br />

una medaglia da De Gasperi in persona. Per molti anni si pensò che<br />

non esistesse nemmeno; la sua esistenza venne poi provata al <strong>di</strong> là<br />

<strong>di</strong> ogni ragionevole dubbio solo l’anno scorso dallo storico Arrigo<br />

Petacco, che ha identificato in "De Santis", "Nostromo", "Luigi<br />

Grassi", "Grossi" o "David" (tutti pseudonimi) un certo Tommaso<br />

David, colonnello <strong>di</strong> Frosinone fondatore del gruppo spionistico<br />

Volpi Argentate ed in seguito capo dei servizi segreti <strong>di</strong> Salò.<br />

Marconi: credeva negli extraterrestri, ed ha rilasciato al<br />

riguardo <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>chiarazioni; riteneva si potesse comunicare con<br />

loro via ra<strong>di</strong>o; inoltre, dopo i fatti del ‘33, ebbe un misterioso<br />

incontro in America con David Sarnoff, persona <strong>di</strong> spicco<br />

dell’Intelligence USA (coinvolto nell’ondata <strong>di</strong> razzi fantasmi del<br />

‘46 e nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un celebre avvistamento UFO filmato nel<br />

1966).<br />

L’O.V.R.A.: secondo "Mister X" il Gabinetto avrebbe avuto il pieno<br />

sostegno dell’Ovra Tutto ciò è plausibilissimo. Fra il 1931 ed il<br />

1933 la polizia segreta <strong>di</strong> Mussolini visse la sua fase <strong>di</strong> massimo<br />

attivismo. Nucleo portante <strong>di</strong> tutta la struttura fu proprio la<br />

Lombar<strong>di</strong>a, ove sarebbe stato recuperato il <strong>di</strong>sco; la sola Milano<br />

coor<strong>di</strong>nava con 24 agenti la "rete lombarda", <strong>di</strong>retta da Francesco<br />

Nu<strong>di</strong>, dal commissario Tommaso Petrillo e dal commissario aggiunto<br />

Giovanni Di Salvia. Forse era <strong>di</strong> Di Salvia (e non <strong>di</strong> De Santi) la<br />

sigla "D.S." che appare in uno dei files fascisti.<br />

Zerbino: è il nome che appare, per esteso ed in sigla, in calce ad<br />

alcuni documenti fascisti (la firma non è particolarmente<br />

leggibile e, paradossalmente, potrebbe invece corrispondere a<br />

Foschini, capo dei servizi segreti SID durante la Repubblica <strong>di</strong><br />

Salò); ma è anche il nome <strong>di</strong> una villa ove Marconi era solito<br />

trovarsi con alcuni suoi amici altolocati, quella dei marchesi<br />

Gropallo <strong>di</strong> Genova. Zerbino era forse il nome in co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

Marconi? O il nome <strong>di</strong> un covo del Gabinetto RS/33?


UN'ANTEPRIMA <strong>DEL</strong>LA PERIZIA SUI DOCUMENTI INVIATI A PINOTTI: SONO<br />

AUTENTICI!<br />

ANTONIO GARAVA<strong>GLI</strong>A<br />

STUDIO CONSULENZE TECNICHE<br />

Consulenze Tecnico - Scientifiche su Alimenti, Farmaci, Cosmetici,<br />

Materie prime, Acque, Reflui, Pestici<strong>di</strong> e Classificazione Rifiuti<br />

speciali e tossico-nocivi. Consulenze Chimiche in genere.<br />

Consulenze Tessili in genere. Formulazioni prodotti. Inquinamento<br />

Elettromagnetico. Indagini Fonometriche. Inquinamenti ambientali<br />

in genere. Perizie Giurate. Consulenze HACCP e legge 626. Analisi<br />

e controlli <strong>di</strong> qualità. Ricerche in genere.<br />

Iscr. C.C.I.A.A. Ruolo Periti ed Esperti.<br />

Iscr. Albo Consulenti tecnici del Giu<strong>di</strong>ce del Tribunale <strong>di</strong> Como.<br />

CONSULENZA TECNICA DI PARTE<br />

.............omissis.............<br />

......................................<br />

CONCLUSIONI E RISPOSTE AL QUESITO<br />

Si riporta per como<strong>di</strong>tà del preg.mo Dott. Roberto Pinotti il<br />

quesito posto allo scrivente consulente incaricato: "<strong>di</strong>ca il<br />

consulente <strong>di</strong> parte, presa visione del documento manoscritto che<br />

si allega, se l'inchiostro con cui è stato scritto tale documento<br />

può essere considerato autentico ovvero se la data in<strong>di</strong>cata sul<br />

documento può essere considerata atten<strong>di</strong>bile".<br />

Le prove per confronto hanno dato ampia risposta affermativa:<br />

documenti manoscritti dell'epoca in cui è datato il documento<br />

hanno evidenziato le stesse caratteristiche <strong>di</strong> qualità (colore<br />

"vetusto" della carta e dell'inchiostro).<br />

Le prove <strong>di</strong> invecchiamento accelerato e <strong>di</strong> stress simulato hanno<br />

evidenziato che, limitatamente al campione esaminato, i campioni<br />

si alterano solo alla luce UV nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> prova.<br />

In particolare la parte del campione consegnato ed oggetto <strong>di</strong><br />

perizia non ha mostrato alcuna variazione <strong>di</strong> degradamento mentre<br />

per confronto l'altro campione limitatamente alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

prova ha evidenziato un significativo degradamento. Ciò è in<strong>di</strong>ce<br />

che un'eventuale contraffazione del documento avrebbe portato ad<br />

un significativo degradamento. In altre parole se il documento<br />

fosse stato scritto con inchiostri <strong>di</strong> china come quello utilizzato<br />

nel campione da me preparato si sarebbe degrado come è avvenuto.<br />

Anche la <strong>di</strong>fferenza evidenziata alle prove empiriche <strong>di</strong> solubilità<br />

confermano la <strong>di</strong>versità tipologica degli inchiostri. Dall'esame<br />

comparativo delle prove effettuate e limitatamente a quelle<br />

effettuate ed al campione esaminato si può con ragionevole<br />

certezza affermare che il solo campione esaminato, nelle<br />

con<strong>di</strong>zioni in<strong>di</strong>cate, ed oggetto della perizia si può ritenere<br />

originale e, quin<strong>di</strong>, autentico. Ne consegue che la data in<strong>di</strong>cata<br />

22 agosto XIV è reale. In altre parole considerando che dal 28<br />

ottobre 1922 al 27 ottobre 1923 si considera il I° anno dell'era<br />

fascista, il 22 agosto XIV corrisponde al 22 agosto 1936.


Addì 15 marzo 2000.<br />

Letto, confermato e sottoscritto in fede firmo.<br />

Antonio Garavaglia


ANNI '30: L'UFOLOGIA È NATA IN ITALIA?<br />

<strong>di</strong> Roberto Pinotti<br />

(Notiziario n° 11 aprile 2000)<br />

Qualcuno che sa e che ha inviato al Cun una documentazione<br />

destinata a far <strong>di</strong>scutere a lungo: c'era già una "Ufologia" <strong>di</strong><br />

Stato nel Ventennio!<br />

Sebbene <strong>di</strong> fonte anonima e conseguentemente dubbia lo sconcertante<br />

materiale dell'epoca fascista pervenutoci nel 1996 non poteva non<br />

imporci necessariamente una doverosa serie <strong>di</strong> verifiche.<br />

Pur senza fretta.<br />

Ci siamo subito chiesti quale reale fondamento potesse avere la<br />

<strong>storia</strong> <strong>di</strong> questa "segnalazione ufficiale" <strong>di</strong> 60 anni prima. E, a<br />

risposta, negli archivi del Cun abbiamo trovato quanto bastava,<br />

qui <strong>di</strong> seguito riportato.<br />

Nel 1936 l'allora capitano della Regia Aeronautica Mario Rossi<br />

prestava servizio come istruttore <strong>di</strong> volo presso la base <strong>di</strong><br />

Orbetello. "La notte del 10 ottobre 1936 - scrisse <strong>di</strong>ciotto anni<br />

dopo - mi trovavo in volo sul mio idro S.62 Bis, in formazione con<br />

tre altri dello stesso tipo. Quando fummo a 3.800 metri su Capo<br />

Talamone notai una luce insolita <strong>di</strong> fronte al mio aereo, che per<br />

un momento pensai fosse dovuta ai gas <strong>di</strong> scarico del motore <strong>di</strong> un<br />

altro degli apparecchi della nostra formazione. Mi resi però conto<br />

imme<strong>di</strong>atamente che ciò non poteva essere non appena constatai che<br />

la velocità dell'oggetto che mi si trovava <strong>di</strong>nanzi era <strong>di</strong> gran<br />

lunga superiore a quella <strong>di</strong> un S.62, e che la posizione <strong>di</strong> ciò che<br />

avevo pensato fossero i gas <strong>di</strong> scarico non corrispondeva a quella<br />

del motore installato su tali apparecchi. Continuai a seguire la<br />

luce sconosciuta che sembrava trovarsi piuttosto al <strong>di</strong> sopra del<br />

mio aereo. Non ne potei <strong>di</strong>stinguere la forma a causa della luce<br />

accecante proveniente dal centro del misterioso oggetto e dalle<br />

brevi fiammate che ne scaturivano su entrambi i lati. Quanto alle<br />

sue <strong>di</strong>mensioni, sembrava avere un <strong>di</strong>ametro pari al doppio <strong>di</strong> una<br />

luna piena. Improvvisamente mi trovai all'interno <strong>di</strong> uno spesso<br />

banco <strong>di</strong> nubi, dal quale emersi, dopo 12 minuti <strong>di</strong> volo<br />

strumentale, per ritrovarmi su Portoferraio (Isola d'Elba). Questo<br />

avvistamento ebbe luogo sulle isolette rocciose note come<br />

'Formiche <strong>di</strong> Grosseto' alle 4.15 antimeri<strong>di</strong>ane. L'oggetto<br />

misterioso volava ad almeno 700 km. l'ora e si <strong>di</strong>rigeva verso<br />

nord."<br />

Vale la pena <strong>di</strong> ricordare che nel 1936, all'epoca <strong>di</strong> tale<br />

avvistamento, non esistevano velivoli capaci <strong>di</strong> raggiungere simili<br />

velocità (un record, per l'epoca, conseguito solo dallo "MC72)"<br />

del nostro Francesco Agello circa due anni prima}, mentre gli<br />

elicotteri erano ancora in fase sperimentale e la propulsione a<br />

getto ancor lungi dall'essere applicata concretamente (1939). Di<br />

che cosa poteva essersi trattato?


Evidentemente questo episo<strong>di</strong>o potrebbe solo contribuire a dare<br />

cre<strong>di</strong>to all'idea <strong>di</strong> possibili intercettazioni <strong>di</strong> aeromobili non<br />

convenzionali da parte <strong>di</strong> velivoli della Regia Aeronautica<br />

anteriormente alla Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale.<br />

Anche durante la guerra italo-etiopica, comunque, sarebbero stati<br />

avvistati velivoli insoliti.<br />

Ce lo conferma, con il suo avvistamento del 1935 su Ad<strong>di</strong>s Abeba,<br />

l'africanista francese Ichac, e forse pure una suggestiva tavola<br />

della "Illustrazione del Popolo" <strong>di</strong> quello stesso anno, la quale,<br />

presentata allora quasi come una anticipante giustificazione<br />

astronomico-astrologica per l'imminente conquista dell'Impero, può<br />

essere collegata ad insolite presenze aeree.<br />

Poi, con la Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale, tra il 1944 ed il 1945 si<br />

ebbe da parte degli anglo-americani la constatazione della<br />

presenza dei fantomatici "foo-fighters", veri e propri Ufo "ante<br />

litteram".<br />

Ma sarebbe un errore pensare che sul fronte dell'Asse non ci<br />

fossero testimonianze del genere. Ve ne furono, dalla Germania al<br />

Giappone. E anche in Italia, da parte <strong>di</strong> personale della RSI, la<br />

Repubblica Sociale Italiana creata da Mussolini. Lo testimonia una<br />

"lettera al <strong>di</strong>rettore" apparsa nel 1968 sul giornale "Can<strong>di</strong>do",<br />

che riferisce un caso del 1944 su Milano. E così pure quella <strong>di</strong> un<br />

pensionato della provincia <strong>di</strong> Siena, inoltrataci nel 1995.<br />

Ne consegue che il resoconto nei documenti inviatici è<br />

perfettamente in linea con tutto ciò.<br />

Dovevamo però andare oltre, e pertanto sottoponemmo la cosa a<br />

piloti e giornalisti aeronautici <strong>di</strong> nostra fiducia.<br />

Ne risultò così che il tutto appariva abbastanza coerente, a<br />

cominciare dai termini usati nei testi e dalla stessa analisi<br />

della forma e della sintassi <strong>di</strong> questi. Ad esempio, il termine<br />

"cacciatori" era perfettamente in uso, come prova una tavola della<br />

"Domenica del Corriere" del 1940. Già nel 1942, solo due anni<br />

dopo, comincia ad essere usata la forma contratta "caccia", in<br />

un'altra tavola dello stesso settimanale.<br />

Non solo. Tutto il materiale cartaceo pervenutoci risultava essere<br />

in effetti "datato". In altri termini, si trattava <strong>di</strong> carta<br />

intestata, cartoline, biglietti e moduli certamente d'epoca,<br />

ingialliti è invecchiati naturalmente.<br />

A questo punto occorreva verificare se l'inchiostro era anch'esso<br />

stato usato negli anni '30. Sì, perché qualcuno avrebbe potuto<br />

utilizzare pur sempre, oggi, tali carte. originali "in bianco"<br />

facendo uso <strong>di</strong> un inchiostro in commercio o dell'epoca. E l'unico<br />

modo per accertare come stavano le cose era ovviamente fare<br />

eseguire un'analisi tecnico-scientifica da un perito <strong>di</strong><br />

riconosciuta competenza.


Una prospettiva che ebbe una battuta d'arresto dapprima con<br />

l'inattesa morte del i presidente del Cun Mario Cingolani, e poi<br />

quando apprendemmo che tale ipotesi, per i documenti oggetto<br />

dell'analisi stessa, sarebbe stata, almeno in parte,<br />

inevitabilmente <strong>di</strong>struttiva.<br />

Preferimmo pertanto soprassedere nell'imme<strong>di</strong>ato, privilegiando<br />

invece un altro tipo <strong>di</strong> verifica: e cioè quello <strong>di</strong> eventuali<br />

riscontri alternativi degli eventi descritti. Cosa indubbiamente<br />

tutt'altro che facile, ma non certo esclu<strong>di</strong>bile a priori.<br />

E infatti, in tal senso, la nostra ricerca doveva essere premiata.<br />

Tant'è che l'anno scorso i ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> un collaboratore del<br />

Comitato Scientifico del Cun, professore universitario operante<br />

sia in Italia sia all'estero, trovarono una clamorosa conferma.<br />

Suo zio materno, ultraottantenne, era in grado <strong>di</strong> confermare con<br />

una testimonianza personale <strong>di</strong>retta l'evento descritto nei<br />

documenti. L'assenza del nipote dall'Italia e la malattia<br />

dell'interessato poi rallentarono ulteriormente i riscontri, ma<br />

infine l'anziano Faustino V. precisò al nostro collaboratore C.V.<br />

quanto necessario, confermando sostanzialmente l'episo<strong>di</strong>o. Il suo<br />

successivo decesso, comprensibilmente, creò ulteriori problemi,<br />

compresi quelli relativi alla gestione <strong>di</strong> questa conferma quasi in<br />

extremis. Infine, la notizia che il misterioso mittente dello<br />

sconcertante materiale aveva verosimilmente fatto pervenire<br />

analoghi (seppur <strong>di</strong>versi) documenti od altri me<strong>di</strong>a, ci indusse a<br />

rompere gli indugi, procedendo alle analisi tecnico-scientifiche<br />

della documentazione in nostro possesso.<br />

E così eccoci giunti ad oggi.<br />

Con un'analisi tecnico-scientifica che, pur assegnando alla<br />

perizia eseguita un margine <strong>di</strong> errore <strong>di</strong> qualche anno - com'è<br />

comprensibile - porta ad una sola conclusione: documenti autografi<br />

redatti in Italia, ben prima del fati<strong>di</strong>co 1947 che dette il "via"<br />

al fenomeno Ufo sui me<strong>di</strong>a, descrivono perfettamente eventi e<br />

fenomeni successivamente riscontrati più volte, per quanto<br />

concerne tali manifestazioni.<br />

Di più.<br />

Essi affermano anche che <strong>di</strong> tali fenomeni ci si sarebbe<br />

istituzionalmente occupati al massimo livello governativo (Capo<br />

del Governo, Ministro degli Esteri, etc.) e con un gruppo <strong>di</strong><br />

lavoro teso a chiarire la natura <strong>di</strong> tali "velivoli no<br />

convenzionali" (in nome della sicurezza nazionale) già in quegli<br />

anni nel nostro Paese!<br />

Il che porta ad una sola conclusione, da un punto <strong>di</strong> vista storico<br />

e pratico. E cioè alla constatazione che lo stu<strong>di</strong>o del fenomeno<br />

UFO (se preferite, l'ufologia) non è nato in Usa, come comunemente<br />

si riteneva fino a ieri; bensì nel l'Italia fascista degli anni<br />

'30.<br />

Un'Italia autarchica, oligarchica e illiberale, imperialista<br />

chiusa in sé stessa dal ruolo del partito-stato. Ma non<strong>di</strong>meno<br />

caratterizzata, in quegli anni da grande consenso interno; e


proprio per questo portata a realizzare obiettivi anche ambiziosi<br />

a qualunque costo: con gran<strong>di</strong> slanci tecnologici e assoluta<br />

de<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> chi vi era coinvolto.<br />

Si pensi alle esaltanti imprese aviatorie che in quegli anni<br />

resero la Regia Aeronautica la prima nel mondo, dalle miti che<br />

trasvolate atlantiche (Brasile e Usa) ai vari, audaci record che,<br />

anche con l'inizio della Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale, continuarono a<br />

sorprendere il mondo (ad esempio: il quasi impossibile ma riuscito<br />

bombardamento delle installazioni petrolifere inglesi del Barhein<br />

nel Golfo Persico, realizzato nel 1940 con un incre<strong>di</strong>bile volo <strong>di</strong><br />

guerra <strong>di</strong> 4.500 chilometri!).<br />

Nulla <strong>di</strong> strano, dunque, che ciò possa essere accaduto.<br />

Certo, "l'ufologia fascista" (se così si può definirla) aveva solo<br />

lo scopo <strong>di</strong> guardarsi da ipotetici nemici o aggressori (anglofrancesi,<br />

all'epoca); e <strong>di</strong> eseguire qualunque possibile stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

retroingegneria (aeronautica, nel caso) a fini <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa e offesa,<br />

e non certo guardava a eventuali ET.<br />

Ma cosa fanno governi quali quello Usa e quello stesso <strong>di</strong><br />

oltralpe, che ha sviluppato interessanti stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> magneto-idro<strong>di</strong>namica<br />

non certo a caso?<br />

Solo il futuro potrà <strong>di</strong>rci se e cosa potrà scaturire da questo<br />

nuovo, rivoluzionario approccio alla <strong>storia</strong> del fenomeno e del suo<br />

stu<strong>di</strong>o.<br />

Resta il fatto che, "rebus sic stantibus", il mito <strong>di</strong> Kenneth<br />

Arnold (specie ora che l'ombra dei nove "Flying Wing Bombers", le<br />

"ali volanti" realizzate dalla Northrop sulla base dei velivoli<br />

nazisti Horten, pesa sempre <strong>di</strong> più sul famoso avvistamento <strong>di</strong> nove<br />

"<strong>di</strong>schi volanti" da lui effettuato in prossimità del monte Rainier<br />

il 24 giugno 1947) è con ogni probabilità destinato ad essere<br />

messo in soffitta, con tanta zavorra "yankee" che per tanti,<br />

troppi anni ha contribuito a <strong>di</strong>sconoscere il determinante apporto<br />

europeo all'ufologia.<br />

UFO NEI CIELI <strong>DEL</strong>L'IMPERO<br />

Ai fini delle nostre ricerche riveste particolare importanza la<br />

testimonianza dell'africanista francese Pierre Ichac.<br />

In un giorno <strong>di</strong> ottobre del 1935 monsieur Ichac stava passeggiando<br />

per le strade del centro <strong>di</strong> Ad<strong>di</strong>s Abeba quando notò, ad un<br />

crocicchio, un gruppo <strong>di</strong> persone che, allarmate, in<strong>di</strong>cavano un<br />

oggetto <strong>di</strong>scoidale <strong>di</strong> colore argenteo comparso all'improvviso nel<br />

cielo della capitale dell'Etiopia.<br />

"Gli italiani!", qualcuno aveva gridato. Le truppe italiane,<br />

infatti, avevano già iniziato l'invasione della nazione africana,<br />

ed era dunque logico che si temesse un'incursione degli aerei<br />

della Regia Aeronautica. Ma non cadde alcuna bomba. L'oggetto non<br />

identificato rimase immobile nel cielo per alcuni minuti, e poi<br />

scomparve.<br />

Gli oggetti volanti che poi sarebbero stati chiamati Ufo erano<br />

dunque apparsi anche durante la guerra italo-etiopica?<br />

1944: UN "DISCO VOLANTE" NEL CIELO DI MILANO


"Eravamo nell'estate del 1944. C'era la guerra. Bombardamenti,<br />

Italia spezzata in due, tedeschi in casa al Nord, angloamericani<br />

in casa al Sud, fascisti e partigiani. Un pomeriggio <strong>di</strong><br />

quell'ottobre del 1944 - così comincia una lettera al <strong>di</strong>rettore<br />

pubblicata anni fa da un noto settimanale politico italiano (1) -<br />

mi trovavo a Milano, in Corso Buenos Aires. Saranno state le<br />

17,00. Era il tramonto, comunque. Un tramonto terso, limpido, come<br />

a volte capita nell'autunno milanese. Stavo camminando verso Porta<br />

Venezia percorrendo il marciapiede <strong>di</strong> sinistra, secondo il senso<br />

<strong>di</strong> marcia. Quando avvenne il fatto potevo <strong>di</strong>stare da Porta Venezia<br />

100-150 metri. Allora io avevo vent'anni. Militavo nelle file<br />

della Repubblica Sociale. Appartenevo, anzi, ad un reparto<br />

specialissimo della 'Decima', i paracadutisti del Battaglione.<br />

'N.P.', ed ero reduce da alcune missioni <strong>di</strong> sabotaggio e<br />

spionaggio nelle regioni italiane del Sud già occupate dagli<br />

angloamericani. Dico questo non perché politicamente c'entri con<br />

quanto sto raccontando, ma per precisare un fatto fondamentale.<br />

Avevo vent'anni, ripeto, ero fisicamente - e lo sono ancora -<br />

sanissimo. Per entrare a far parte dei reparti speciali <strong>di</strong> cui ho<br />

parlato sopra avevo dovuto sottostare a controlli me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> ogni<br />

genere. Psichicamente ed intellettualmente ero e sono a posto.<br />

Non soffrivo quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> allucinazioni. Ai corsi speciali, inoltre,<br />

mi avevano insegnato a riconoscere a vista ogni tipo <strong>di</strong> arma,<br />

nostra o avversaria, con particolare riguardo agli aerei. Sapevo<br />

tutto: caratteristiche, velocità, armamento. Potevo riconoscere,<br />

anche perché ero dotato <strong>di</strong> una vista perfetta, qualunque tipo <strong>di</strong><br />

velivolo, anche a <strong>di</strong>stanze notevoli.<br />

Stavo dunque camminando verso Porta Venezia. Non avevo fretta.<br />

Improvvisamente sentii attorno a me delle grida. Mi guardai<br />

attorno, portando istintivamente la mano alla pistola. Ma non si<br />

trattava <strong>di</strong> un attentato. La gente gridava e guardava in alto, poi<br />

scappava nei rifugi. Guardai anch'io. E restai <strong>di</strong> sasso. Piazzata<br />

nel bel mezzo del cielo, ad una quota <strong>di</strong> 300 metri circa, sulla<br />

verticale <strong>di</strong> piazzale Loreto, era ferma, immobile, lucente, una<br />

padella <strong>di</strong> rame; senza manico naturalmente.<br />

Ricordo bene che restai pietrificato sul marciapiede, mentre<br />

attorno a me quasi tutti scappavano verso i rifugi. Ricordo anche<br />

che suonarono le sirene d'allarme. Restai, così, affascinato a<br />

guardare quella padella in mezzo al cielo. Ho presente quegli<br />

istanti come se fosse oggi. Il cielo limpido, la gente che<br />

scappava e la mia mente che lavorava freneticamente per cercare<br />

una spiegazione: 'Un aereo non è... Un pallone <strong>di</strong> sbarramento,<br />

nemmeno... Un pallone sonda, meno ancora... Un'arma segreta<br />

tedesca... E che <strong>di</strong>avolo ci fa, lassù, su Piazzale Loreto, un'arma<br />

segreta tedesca? Ma allora, buon Dio, che cosa è...?'<br />

'Poi, <strong>di</strong> colpo, il vuoto. Proprio così: la padella scomparve. Da<br />

ferma che era, si volatilizzò. Almeno così mi parve. Sta <strong>di</strong> fatto<br />

che, all'improvviso, non la vi<strong>di</strong> più. Sbalor<strong>di</strong>to, mi guardai<br />

attorno. Altri come me, con il naso per aria, sembravano<br />

instupi<strong>di</strong>ti. Poi, qualcuno cominciò a uscire dai rifugi. Suonarono<br />

le sirene del cessato allarme. Lentamente il traffico riprese come


prima. Che cosa avevo visto? Che cosa avevamo visto? Non ero stato<br />

il solo, infatti, a osservare quel 'coso' per aria. Eravamo stati<br />

centinaia, forse migliaia, compresi gli addetti alla <strong>di</strong>fesa<br />

antiaerea che avevano subito azionato le sirene. Non riuscii a<br />

darmi una risposta."<br />

Note:<br />

1. Cfr. "Un lettore ci scrive", in "CANDIDO" del 2-7 <strong>di</strong>cembre<br />

1968.<br />

1995: UNA LETTERA AL COORDINATORE SCIENTIFICO <strong>DEL</strong> CUN<br />

Chiarissimo Professore,<br />

in or<strong>di</strong>ne alle conferenze Sue dottissime alla televisione<br />

"Unomattina" circa le manifestazioni ufologiche, mi compiaccio che<br />

un tal scienziato della Sua levatura tratti lo spinoso argomento<br />

con vera professionalità e competenza; sicché io medesimo - assai<br />

indegnamente ma con grande sincerità e precisione - mi perito<br />

informarla <strong>di</strong> due episo<strong>di</strong> ma che comunque hanno in comune assoluta<br />

cre<strong>di</strong>bilità (sicuramente superiore a 85, come Lei stesso ha<br />

congegnato). Mi permetta <strong>di</strong> presentarmi con rispetto alla Vostra<br />

Signoria: sono un vecchio pensionato senza parenti che ha avuto<br />

una vita avventurosa assai avendo infatti partecipato alla Marcia<br />

su Roma coi "picciotti" del foggiano Caradonna, poi alla guerra<br />

coloniale, successivamente in Spagna (con falso nome naturalmente<br />

ma in contatto coi falangisti contro il bolcevismo); inoltre ho<br />

fatto tutta la Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale, anche in Russia col<br />

generale Messe.<br />

Il primo episo<strong>di</strong>o mi occorse durante il mio soggiorno in A.O.I.<br />

(1) , precisamente a Gondar dover ero capomanipolo della guar<strong>di</strong>a<br />

personale <strong>di</strong> S.E. Starace (2) , gran gentiluomo cui sarò sempre<br />

riconoscente; una sera, al tramonto, rientravamo al quartiere<br />

stanchi per essere stati a un villaggio <strong>di</strong>stante sei miglia per<br />

una bastonatura a certi in<strong>di</strong>geni riottosi: vedemmo passare sul<br />

cielo del deserto ancora in piena luce una macchina ferrigna<br />

sbuffante <strong>di</strong> vapori e scintille somigliante a una locomotiva delle<br />

ferrovie che, galleggiando in aria, si <strong>di</strong>resse a non grande<br />

visibilità precisamente ad Est.<br />

Al rientro in caserma feci rapporto scritto, ma la mattina fui<br />

chiamato dall'aiutante maggiore che lacerò il mio rapporto<br />

avvertendomi che questa doveva essere l'ultima volta che mi<br />

ubriacavo altrimenti mi mandava a Gaeta (3) a calci nel culo!<br />

La seconda volta trattasi del 1947 quando, rimpatriato dopo la<br />

prigionia, presi un treno per Chiusi, ma causa lo stato della<br />

ferrovia non potei arrivare oltre Terontola, sicché decisi <strong>di</strong><br />

proseguire col cavallo <strong>di</strong> S. Francesco (cioè a pie<strong>di</strong>). Anzi, da un<br />

conta<strong>di</strong>no mi fu in<strong>di</strong>cata una scorciatoia che attraverso il bosco<br />

del Ferretto mi avrebbe fatto risparmiare assai passi. In mezzo a<br />

questa boscaglia arrivai alle un<strong>di</strong>ci passate <strong>di</strong> una calda notte <strong>di</strong><br />

fine giugno, intenzionato a riposarmi qualora avessi trovato una<br />

capanna o un pagliaio; mentre camminavo <strong>di</strong> buona lena nel buio


pesto riferendomi al chiaro della stra<strong>di</strong>cciola sabbiosa (e<br />

guardavo le lucciole) sentii improvvisamente un grande tramestio e<br />

dei mugli (4) che lì per lì pensai trattarsi <strong>di</strong> un qualche animale<br />

vaccino (in libertà ovvero caduto in butafone (5) ). Ma purtroppo<br />

non era tal cosa: ché infatti, in mezzo alle frasche, intravi<strong>di</strong><br />

una vivissima luce verde; conseguentemente, messa mano alla<br />

pistola d'or<strong>di</strong>nanza (che <strong>di</strong>ligentemente mi conservo ancora alla<br />

faccia delle recenti <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> PS), mi avvicinai cautamente<br />

alla origine dei fenomeni e grande fu la mia meraviglia e lo<br />

spavento che provai quando in mezzo a una radura vi<strong>di</strong> una tale<br />

macchina: indescrivibile, tutta congegnata <strong>di</strong>spositivi e manometri<br />

luminescenti, e due personaggi incappucciati con originali<br />

copricapi ad uso dei Beati Paoli (6) che si accingevano a salire a<br />

bordo; e in men che non si <strong>di</strong>ca tale apparecchio coi suoi piloti<br />

si alzò in verticale a guisa d'elicottero e si <strong>di</strong>leguò con grande<br />

fragore. Tali cose ho visto e la prego prenderne atto e registrare<br />

poiché sono vecchio e non campo ancora molto. La saluto e<br />

riverisco e sono<br />

Astorre Chiucini<br />

Capomanipolo M.V.S.N. (7)<br />

loc. La Foce <strong>di</strong> Siena<br />

Note:<br />

1. Africa Orientale Italiana (Eritrea, Etiopia, Somalia).<br />

2. Achille Starace (Segretario del Partito Nazionale Fascista).<br />

3. Sede del Penitenziario Militare.<br />

4. Suoni gutturali.<br />

5. Anfratto del terreno.<br />

6. Società segreta i cui adepti si riunivano incappucciati.<br />

7. Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, in epoca fascista.<br />

QUELL'AVVENIMENTO <strong>DEL</strong>L'ANNO XIV E.F.<br />

È stato un evento fortuito. Una parola detta per caso dal signor<br />

Faustino V., oggi purtroppo venuto meno, che stuzzicò la mia<br />

curiosità. In fondo un uomo <strong>di</strong> più <strong>di</strong> ottanta anni ne aveva <strong>di</strong><br />

cose interessanti da raccontare, ma questa era più <strong>di</strong> una semplice<br />

narrazione: era un qualche evento che a suo <strong>di</strong>re l'aveva davvero<br />

coinvolto e gli aveva cambiato la vita. Prima dell'ultima guerra.<br />

Sapevo anche, però, che il signor Faustino era stato <strong>militare</strong> nel<br />

corpo <strong>di</strong> fanteria fin dal febbraio dell'anno XIV E.F. (1936) con<br />

stanziamento a Mestre, vicino a Venezia.<br />

Quando Faustino mi raccontò questo i miei ricor<strong>di</strong> corsero alle<br />

fotocopie <strong>di</strong> certi presunti documenti del Ventennio in<strong>di</strong>rizzati<br />

all'attenzione <strong>di</strong> Galeazzo Ciano, pervenuti al Cun e <strong>di</strong> cui avevo<br />

confidenzialmente saputo.<br />

A quel punto non ci si poteva non sentire autorizzati a fargli<br />

qualche domanda, anche senza riferirsi a fatti precisi od eventi<br />

particolari. Le mie domande furono così sul tempo che era rimasto<br />

a Mestre, se aveva amici, cosa facevano nel tempo libero, se ne<br />

aveva. Domande futili perché la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> età me lo poteva


concedere. Poi gli chiesi se veramente un qualche evento, durante<br />

il Ventennio, gli aveva cambiato qualcosa nella vita come aveva<br />

detto.<br />

Con questa frase Faustino si aprì ed inIziò quasi un monologo.<br />

Egli aveva avuto alcuni amici piloti dell'aviazione <strong>militare</strong> ed<br />

uno <strong>di</strong> loro, mentre nell'agosto del 1936 (anzi, precisò, lunedì 22<br />

agosto del '36) volava <strong>di</strong> mattina insieme ad un altro pilota <strong>di</strong><br />

"cacciatori" (caccia), avvistò una "aeronave" stranissima:<br />

sembrava costituita da due enormi piatti concavi uniti assieme,<br />

appariva costruita con metallo lucidato, non aveva insegne; era<br />

come circondata da una luce che si alternava tra il giallo ed il<br />

rosso, era enorme (forse più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci metri) e non faceva rumore,<br />

come se la sua propulsione non fosse un motore.<br />

Il suo amico raccontò ancora che la inseguirono fino alla loro<br />

velocità massima, anche se questa sparì senza rumore a velocità<br />

ancora superiore. C'era <strong>di</strong> che stupire. Ma già il signor Faustino<br />

era rimasto più che "perplesso" da quello che aveva lui stesso<br />

visto a Mestre qualche ora prima che il pilota gli avesse<br />

raccontato il fatto.<br />

Faustino vide infatti nelle prime ore del pomeriggio <strong>di</strong> quel<br />

lunedì un enorme tubo in cielo: era molto alto, più alto dei<br />

"cacciatori" che era abituato a vedere, ed era molto lungo.<br />

Lo descrisse come un grosso cilindro volante, con una parte<br />

anteriore a tronco <strong>di</strong> cono, ed una posteriore ad imbuto. Anche<br />

questo sembrava fatto <strong>di</strong> metallo. Aveva come degli oblò su quella<br />

specie <strong>di</strong> paratie cilindriche lungo le fiancate, dai quali<br />

fuoriusciva una luce gialla e rossa. Dall'imbuto posteriore, come<br />

lo aveva definito lui, uscivano invece "aeronavi" più piccole e a<br />

forma <strong>di</strong> cappello: come un piatto sormontato da una cupola. Anche<br />

queste erano sicuramente più gran<strong>di</strong> dei "cacciatori" dell'epoca.<br />

Gli chiesi se l'avvistamento durò molto; mi rispose "solo qualche<br />

minuto".<br />

E le autorità, gli chiesi allora, come reagirono?<br />

Faustino mi riferì che tutti erano in effetti convinti che fossero<br />

armi segrete <strong>di</strong> qualche nemico. Ad<strong>di</strong>rittura il Duce chiese che<br />

gliene "stanassero" una per poter controbattere. Se ne occupò<br />

anche la Procura <strong>di</strong> Venezia ma Faustino non sapeva come fosse<br />

andata a finire la <strong>storia</strong>, anche perché nessuno ne parlò più, in<br />

quanto con la popolazione e i militari fu imposto il silenzio. Il<br />

Duce non poteva accettare certo che una qualche potenza straniera<br />

fosse più all'avanguar<strong>di</strong>a delle sue Forze Armate, in particolare<br />

della Regia Aeronautica, l"'Arma Azzurra" <strong>di</strong> cui tanto andava<br />

fiero.<br />

Così chiesi cose ne pensava e lui mi rispose: "Forse all'epoca<br />

ritenevo che era magari un qualche stratagemma per farci lavorare<br />

<strong>di</strong> più, ma adesso guar<strong>di</strong>amo un po' <strong>di</strong> più al <strong>di</strong> là del cielo,<br />

verso le stelle, penso che magari qualcuno possa venire con<br />

apparecchi più potenti anche da qualche altro posto, più lontano<br />

<strong>di</strong> Londra o dell'America...".<br />

Faustino è morto nel 1999, e <strong>di</strong>sgraziatamente non potrà più<br />

raccontare quello che mi ha detto. Ma le sue parole ci hanno per<br />

prime dato la prova che i documenti ricevuti dal Cun avevano un


fondamento.<br />

C.V.<br />

UN APPELLO A "MISTER X"<br />

La pubblicazione del materiale apparso qui e nel precedente<br />

articolo potrebbe indurre il misterioso mittente occulto a rifarsi<br />

vivo.<br />

Ce lo auguriamo, nell'interesse della verità, qualunque essa sia,<br />

e lo invitiamo a metterci nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> andare avanti, per<br />

quanto possibile.<br />

Atten<strong>di</strong>amo eventuali sviluppi, con il consiglio <strong>di</strong> non <strong>di</strong>sperdere<br />

preziose documentazioni verso destinatari non del tutto<br />

qualificati.<br />

Il nostro nuovo in<strong>di</strong>rizzo è: Via Senese 138 - 50124 Firenze.<br />

Roberto Pinotti


<strong>FILES</strong> FASCISTI: NUOVE EVIDENZE<br />

<strong>di</strong> Alfredo Lissoni<br />

Noitiziario n° 12 maggio 2000)<br />

Proseguono le indagini sui files fascisti, <strong>di</strong>chiarati autentici<br />

dalla scienza. Ed intanto dagli archivi emergono nuove<br />

segnalazioni del Ventennio e l'esistenza <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong><br />

intercettazione nazionale.<br />

La ricerca sui files fascisti non smette mai <strong>di</strong> stupire.<br />

Le indagini Cun stanno ancora andando avanti, ed i risultati che<br />

ogni giorno ricaviamo <strong>di</strong>mostrano come si sia appena scalfita la<br />

punta <strong>di</strong> un iceberg.<br />

In primo luogo, l’esame chimico degli unici originali in possesso<br />

degli ufologi - i files veneti del ‘36, recapitati anonimamente a<br />

Roberto Pinotti - ha dato esito positivo: i documenti sono<br />

autentici; abbiamo così lavorato molto anche in questa <strong>di</strong>rezione,<br />

cercando <strong>di</strong> rintracciare i testimoni coinvolti.<br />

Non abbiamo avuto fortuna, in quanto, dai nominativi forniti nei<br />

carteggi del ‘36, non vi è più alcun Tolmini a Venezia-Mestre;<br />

quanto ai Venanzi (altro nome che appare citato nei files), delle<br />

uniche due famiglie rimaste, una non viveva in Veneto negli anni<br />

Trenta e l’altra non ha mai avuto a che fare con avvistamenti <strong>di</strong><br />

alcun tipo.<br />

Un testimone in<strong>di</strong>pendente, non citato cioè nei documenti, che<br />

aveva assistito a quell’evento pubblico e plateale - la comparsa<br />

<strong>di</strong> un sigaro e <strong>di</strong> due sfere nel cielo veneziano il 22 agosto 1936<br />

- il nostro Pinotti lo ha comunque rintracciato; un secondo<br />

spettatore potrebbe essere il misterioso "C.H. <strong>di</strong> Mestre" che, nel<br />

<strong>di</strong>cembre del ‘43, scrisse alla rivista teosofica "Arcobaleno"<br />

(<strong>di</strong>retta dal gruppo contattista milanese che oggigiorno e<strong>di</strong>ta<br />

"Nuove albe, nuovi tramonti") chiedendo lumi sull’esistenza <strong>di</strong><br />

forme <strong>di</strong> vita extraterrestre sugli altri pianeti.<br />

É solo un’illazione, ma il fatto che proprio un citta<strong>di</strong>no <strong>di</strong><br />

Mestre - la città degli avvistamenti Ufo del ‘36 - decidesse <strong>di</strong><br />

ricorrere ad una rivista specialistica e così "a circuito chiuso"<br />

quale "Arcobaleno" (che era stata messa fuori legge dal Regime per<br />

certe tematiche che oggi definiremmo contattistiche), adombra più<br />

<strong>di</strong> un sospetto.<br />

Cercando nuove prove<br />

Ho poi indagato sui presunti "bollettini ufficiosi meteorologici"<br />

che il Gabinetto RS/33 inviava alla Stefani <strong>di</strong> Milano (secondo<br />

quanto scritto in uno degli ultimi documenti <strong>di</strong>vulgati da "Mister<br />

X"), presumibilmente tra il 1933, anno dell’atterraggio lombardo,<br />

al 1940, periodo in cui tutta la documentazione sarebbe stata<br />

acquisita "in toto" dai nazisti.


Nella "nota personale riservatissima" che riferiva<br />

dell’atterraggio del ‘33 si citava espressamente l’Osservatorio<br />

astronomico <strong>di</strong> Milano Brera; esso era incaricato della <strong>di</strong>ffusione<br />

<strong>di</strong> versioni tranquillizzanti (passaggi <strong>di</strong> meteore), atte a coprire<br />

gli avvistamenti Ufo. É stato là che chi scrive ha in<strong>di</strong>rizzato<br />

parte delle proprie indagini. Presso la Biblioteca <strong>di</strong> Brera, una<br />

delle due più fornite <strong>di</strong> Milano, quel bollettino però non<br />

risultava. La possibilità <strong>di</strong> trovarlo era peraltro minima,<br />

trattandosi <strong>di</strong> documenti non ufficiali, quin<strong>di</strong> coperti dal<br />

segreto; certo, sarebbe stato un colpaccio. C’erano invece: il<br />

bollettino dell’Ufficio Centrale <strong>di</strong> Meteorologia e Geotermica <strong>di</strong><br />

Roma (nel ‘36 attivo come Regio Ufficio Centrale <strong>di</strong> Meteorologia e<br />

Geofisica); quello degli Atti Ufficiali Prefettura <strong>di</strong> Milano; il<br />

Bollettino parlamentare; quello dell’Aviazione Civile, quello<br />

della Specola Vaticana; il Bollettino Ufficiale del Cnr.<br />

Parte <strong>di</strong> questi documenti non erano <strong>di</strong>sponibili alla<br />

consultazione, parte si riferivano a perio<strong>di</strong> storici precedenti o<br />

posteriori la durata del Gabinetto fascista.<br />

Dopo questo buco nell’acqua in<strong>di</strong>rizzai le ricerche presso la<br />

Biblioteca dell’Osservatorio Astronomico <strong>di</strong> Brera. Anche là non<br />

risultava alcun "bollettino" o "bullettino", né astronomico né<br />

"meteorico", riferibile ai files fascisti.<br />

C’erano invece gli "Atti della Reale Accademia delle Scienze <strong>di</strong><br />

Torino", che documentavano le con<strong>di</strong>zioni meteo del giorno<br />

dell’atterraggio del ‘33: una giornata piovosa, preceduta, il<br />

giorno prima, da un temporale.<br />

Un po’ poco per ipotizzare, come hanno fatto altri, un Ufo-crash<br />

stile Roswell (che alcuni vogliono causato da un fulmine che<br />

avrebbe colpito l’Ufo).<br />

Non venivano riferiti eventi strani (passaggio <strong>di</strong> boli<strong>di</strong>, sismi,<br />

globi nel cielo) nel "Bollettino Sismico Macrosismi" del Regio<br />

Ufficio Centrale <strong>di</strong> Meteorologia e Geofisica <strong>di</strong> Roma; né, circa i<br />

fatti del ‘36, nell’Estratto del "Bollettino del Comitato per la<br />

Geodesia e la Geofisica del Cnr" (contenente i risultati delle 164<br />

osservazioni del cielo e del sole condotte da alcuni scienziati<br />

nel ‘36 sul Monte Rosa, durante i test per misurare la ra<strong>di</strong>azione<br />

solare <strong>di</strong>retta, <strong>di</strong>ffusa e globale). Insomma, sulle pubblicazioni<br />

interne <strong>di</strong> astronomia non vi era alcun riscontro circa i fatti del<br />

‘33.<br />

Maggior fortuna abbiamo avuto invece con Marconi, grazie al<br />

rinvenimento <strong>di</strong> un rarissimo volume, scritto durante il fascismo<br />

dal giornalista "<strong>di</strong> regime" Mario La Stella, che documenta dati<br />

alla mano la passione del premio Nobel per gli extraterrestri.<br />

Il testo in questione si intitola "Marconi - mago dell’invisibile,<br />

dominatore degli spazi" ed è stato pubblicato dalle e<strong>di</strong>zioni sarde<br />

Aurora nel 1937, poco prima della scomparsa del fisico.<br />

In realtà, la voce che Marconi credesse negli alieni circolò in<br />

Italia anche negli anni Sessanta (l’11 maggio 1966 il giornalista<br />

Pietro Cimatti ne accennò molto brevemente sulla "Settimana<br />

Incom"); La Stella riporta invece due <strong>di</strong>chiarazioni dello<br />

scienziato, apparse rispettivamente sul "Daily Mail" del 26-1-20 e<br />

sullo "Evening Standard" del 15-12-31, con cui si riferiva e della


icezione <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>omessaggi alieni, alcuni dei quali simili a<br />

lettere dell’alfabeto, dallo spazio esterno; e dell’effettiva<br />

possibilità <strong>di</strong> comunicare "tramite le onde hertziane" con altre<br />

intelligenze.<br />

Alla luce <strong>di</strong> queste prese <strong>di</strong> posizione, non stupisce dunque che<br />

Mussolini pensasse proprio a Marconi, come vertice del Gabinetto<br />

RS/33.<br />

Proseguendo nella ricerca storica, abbiamo avuto ulteriori<br />

conferme anche dell’interesse "strategico" dei servizi segreti<br />

fascisti per le misteriose aeronavi; non solo l’Italia rivestiva<br />

un ruolo prioritario nella conquista degli spazi aerei, all’epoca;<br />

era in realtà dal secolo precedente che il nostro Paese tentava <strong>di</strong><br />

potenziare il proprio apparato aereo, come riba<strong>di</strong>va la Domenica<br />

del Corriere del 29 gennaio 1899, inneggiando ad un siluro volante<br />

costruito dal tenente Giampietro Vialar<strong>di</strong>, dell’Università <strong>di</strong><br />

Pavia, nel tentativo <strong>di</strong> "gettare le basi per una Società<br />

aeronautica <strong>italiana</strong>".<br />

Vialar<strong>di</strong> custo<strong>di</strong>va a Milano un prototipo in alluminio a metà<br />

strada tra un <strong>di</strong>rigibile ed un aereo; ideale continuatore delle<br />

sue opere fu, agli inizi del Ventennio, quel Gaetano Arturo Crocco<br />

della Società Italiana Razzi, scelto per merito come membro<br />

effettivo del Gabinetto RS/33.<br />

E gli archivi bruciati<br />

Riferimenti più precisi verso un’organizzazione così bene<br />

articolata ed efficiente, quale si andava configurando ogni giorno<br />

<strong>di</strong> più il Gabinetto RS/33, dovevano essere rimasti nei vari<br />

archivi storici.<br />

Decisi così <strong>di</strong> concentrare le mie ricerche sugli archivi delle<br />

strutture coinvolte nel recupero lombardo del <strong>di</strong>sco del ‘33.<br />

Copia dei documenti, o dei registri che annotavano la presenza<br />

degli stessi, dovevano esistere, per legge e per regolamento<br />

bibliotecario. La ricerca si restringeva così a tre strutture ben<br />

precise: gli archivi della Prefettura, dei Carabinieri, della<br />

Questura.<br />

In Prefettura, ove legalmente il segreto <strong>di</strong> Stato decade dopo<br />

cinquant’anni (settanta in caso <strong>di</strong> privacy) non trovai nulla,<br />

probabilmente perché i files fascisti (che presumibilmente<br />

avvisavano il prefetto del recupero del <strong>di</strong>sco, come è riferito<br />

nella "nota personale riservatissima") erano stati spe<strong>di</strong>ti<br />

all’archivio ministeriale <strong>di</strong> Roma, da prassi.<br />

Quanto ai Carabinieri, un maresciallo, che ho agganciato<br />

casualmente durante le ricerche, per poco non mi è scoppiato a<br />

ridere in faccia quando gli ho chiesto come arrivare alla<br />

documentazione (prudentemente, avevo evitato <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che si<br />

trattava <strong>di</strong> avvistamenti Ufo, preferendo parlare <strong>di</strong> aerei spia<br />

Alleati...). "Su questi fatti c'è sempre il segreto <strong>militare</strong>", è<br />

stata la preve<strong>di</strong>bile risposta.<br />

Quanto alla Questura, una laconica nota sui registri prefettizi<br />

avvisava, stile X-files, che "tutti i carteggi dal 1900 al 1943<br />

erano andati <strong>di</strong>strutti in un incen<strong>di</strong>o".


Ma alla fine la costanza è stata premiata e, sempre dagli archivi<br />

della Prefettura, sono emersi due dossier dalla <strong>di</strong>citura assai<br />

intrigante: "Aeroplani sospetti - Segnalazioni 1931 - 1933 - 1934<br />

- 1935" (ma si arrivava sino al 1938). Erano tutti documenti<br />

originali che, pur non menzionando in alcun modo i files milanesi<br />

del Gabinetto RS/33, riferivano <strong>di</strong> alcune centinaia <strong>di</strong> sorvoli<br />

anomali nell’arco <strong>di</strong> sette anni, in tutta Italia.<br />

La sigla Ufo ovviamente all’epoca non esisteva; si parlava <strong>di</strong><br />

"velivoli non identificati".<br />

Nei circa 500 telegrammi alla Prefettura da me visionati,<br />

riferibili ad altrettanti casi, vi erano "Ufo" (nel senso lato del<br />

termine) <strong>di</strong> ogni genere: aerei <strong>di</strong> contrabban<strong>di</strong>eri, aerei spia o<br />

velivoli da turismo che sovente, a causa della quota, delle<br />

con<strong>di</strong>zioni meteo o della velocità, non si riuscivano ad<br />

identificare; in molti casi, dunque, partiva l'allarme aereo, per<br />

le intrusione non autorizzate.<br />

Le violazioni del nostro spazio aereo venivano imme<strong>di</strong>atamente<br />

segnalate ad una rete <strong>di</strong> sorveglianza ben precisa (che anticipò <strong>di</strong><br />

anni quella del "Project Twinkle" americano); la stessa che, molto<br />

probabilmente, venne utilizzata dal Gabinetto RS/33, in quanto<br />

attiva ed operativa.<br />

Velivoli non identificati<br />

Per quanto riguardava il capoluogo lombardo, venivano<br />

imme<strong>di</strong>atamente allertati la Regia Prefettura (per "Intelligenza<br />

Milano", con coinvolgimento cioè dei servizi segreti), gli Uffici<br />

<strong>di</strong> milanesi <strong>di</strong> Cinisello, Piazza Napoli, Ghisolfa e Arena, il<br />

Comando Difesa, gli aeroporti <strong>di</strong> Taliedo (centro ra<strong>di</strong>otelegrafico)<br />

e Bresso, la Questura.<br />

Talvolta i telegrammi venivano inoltrati in copia anche al Centro<br />

<strong>di</strong> Raccolta Notizie del Viminale a Roma (con la <strong>di</strong>citura "cta<br />

precdnz asslt", consigliata precedenza assoluta).<br />

Ovviamente mi resi subito conto che in larga parte gli<br />

avvistamenti si riferivano a violazioni aeree ben terrestri<br />

(spesso gli aerei in seguito venivano identificati e bloccati;<br />

molti erano svizzeri), giu<strong>di</strong>cate particolarmente allarmanti nel<br />

clima <strong>di</strong>ttatoriale dell’epoca.<br />

Non tutti i telegrammi erano però identici, ed i toni e gli<br />

allarmi erano tali da lasciare supporre che la "mancata<br />

identificazione" <strong>di</strong>pendesse a volte da ben altro motivo.<br />

Una minima ma consistente parte dei telegrammi inviati ai servizi<br />

segreti descrivevano velivoli decisamente atipici (da qui,<br />

probabilmente, la richiesta formale dell’inoltro<br />

all'Intelligence).<br />

Facciamo alcuni esempi:<br />

"24 luglio 1934. Precedenza assoluta su tutte le precedenze -<br />

Allarme aereo - Comando aeroporto presso prefetti Lombar<strong>di</strong>a -<br />

Centro raccolta notizie Viminale Roma". Sondrio segnalava<br />

l’avvistamento <strong>di</strong> un "velivolo non potuto identificare", a quota


altissima, apparso sopra la città alle 8.55; venivano allertati<br />

gli Uffici milanesi dell’Arena, gli aeroporti <strong>di</strong> Bresso e Taliedo<br />

e la Questura.<br />

5 aprile 1934. Telegramma urgente da Genova. Il "Semaforo" (cioè<br />

il punto <strong>di</strong> osservazione aerea) <strong>di</strong> Portofino segnalava alle 16.15,<br />

sulla rotta aerea <strong>di</strong> Genova tre or<strong>di</strong>gni sconosciuti <strong>di</strong>retti a<br />

nordovest. Un minuto dopo gli or<strong>di</strong>gni <strong>di</strong>ventavano due e venivano<br />

avvistati da <strong>di</strong>versi punti d'osservazione della città: Punto Mesco<br />

e Semaforo Genova.<br />

18 maggio 1933. Era la volta <strong>di</strong> un or<strong>di</strong>gno a quota "altissima",<br />

che proveniva dalla Svizzera e si <strong>di</strong>rigeva verso Como e Milano.<br />

3 giugno del 1933. La camicia nera milanese Agosti inviava un<br />

fonogramma dal posto <strong>di</strong> osservazione Solferino chiedendo l'allarme<br />

aereo.<br />

8 luglio 1933. Erano le 10.55 e due "velivoli sconosciuti", che si<br />

<strong>di</strong>fferenziavano dai comuni aerei perché invertivano <strong>di</strong> botto la<br />

rotta, sorvolavano Valona.<br />

17 agosto 1933. Il console Pagani avvisava del sorvolo <strong>di</strong> un<br />

or<strong>di</strong>gno, su Milano. "Per misure precauzionali ho fatto alzare la<br />

pattuglia <strong>di</strong> allarme", concludeva il fonogramma.<br />

Dall’esame dei files più propriamente ufologici (69 su 500)<br />

emergeva innanzitutto il fatto che a Milano, come del resto nelle<br />

prefetture <strong>di</strong> tutta Italia, arrivavano in copia i telegrammi<br />

contenenti gli avvistamenti; ciò significa che non esistono 500<br />

telegrammi per la sola Milano, ma per tutta Italia. Di questi,<br />

sono una ridottissima parte poteva essere a sfondo ufologico, per<br />

un periodo compreso fra il 1933 ed il 1937. Non vi erano files<br />

degni <strong>di</strong> rilievo nell’annata 1931; non appariva dunque casuale che<br />

le prime schedature risalissero al 1933, anno della nascita del<br />

Gabinetto RS/33.<br />

I punti <strong>di</strong> osservazione (i Semafori) da cui provenivano<br />

principalmente le segnalazioni erano Capo Noli, Capo Mele,<br />

Portofino, Genova per la Liguria; l’aeroporto Mirafiori <strong>di</strong> Torino;<br />

quello <strong>di</strong> Ghe<strong>di</strong> a Brescia; Campoformido (UD); altre segnalazioni<br />

provenivano da Imperia, La Spezia, Savona, Ravenna, Varese, Aosta,<br />

Cuneo, Chiasso, Sondrio, Chiavenna, Littoria, Napoli, Palermo,<br />

Trapani.<br />

Tutta l’Italia era dunque rappresentata, ma solo 69 volte gli<br />

allarmi aerei furono tali da essere considerati decisamente<br />

anomali (e solo 9, secondo questa ricerca, potrebbero essere<br />

definiti ufologici in senso stretto).<br />

Questi 69 documenti sono sostanzialmente ben <strong>di</strong>versi dalle<br />

centinaia <strong>di</strong> altri da me visionati (ove ad esempio seguiva il<br />

riconoscimento degli aerei; a volte Genova confermava<br />

l'identificazione <strong>di</strong> velivoli francesi, Ciampino-Torre Orlando dei<br />

tedeschi e olandesi, Varese-Porto Ceresio degli svizzeri, ecc...).


In ogni caso quando i velivoli erano chiaramente identificabili,<br />

veniva segnalato a chiare lettere. Tranne in 69 casi.<br />

L'indagine dunque prosegue...<br />

Fotocopie <strong>di</strong> telegrammi:<br />

Sopra: Il velivolo che invertì la rotta su Capo Mele nel '36.<br />

Sotto: Black out nelle comunicazioni per un sorvolo anomalo <strong>di</strong><br />

Ventimiglia il 29-7-36<br />

NON POSSIBILE IDENTIFICARE<br />

Qui <strong>di</strong> seguito abbiamo raccolto le segnalazioni "anomale"<br />

in<strong>di</strong>rizzate all’Intelligence fascista.<br />

Sono la maggior parte, fra telegrammi e fonogrammi, sugli oltre<br />

cinquecento inviati alla Prefettura <strong>di</strong> Milano (ed in alcuni casi<br />

anche ai servizi segreti) da tutta Italia.<br />

Alcuni <strong>di</strong> esse si riferiscono ad episo<strong>di</strong> decisamente anomali, per<br />

i quali è stato necessario il coinvolgimento <strong>di</strong> più enti; per<br />

altre è assai più semplice ipotizzare una spiegazione<br />

convenzionale (da noi proposta a margine, per dare la <strong>di</strong>mensione<br />

statistica della documentazione).<br />

Sfortunatamente l’abuso dei termini "velivolo" ed "aereo" (in<br />

mancanza dell’allora inesistente sigla Ufo) non facilita<br />

l’identificazione <strong>di</strong> taluni episo<strong>di</strong>.


Circa la documentazione raccolta, abbiamo in<strong>di</strong>cato con la sigla<br />

"fon" i fonogrammi, con "tel" i telegrammi. I fonogrammi non<br />

risultano inviati ai servizi segreti.<br />

Le voci in "grigio" si riferisco ai casi più anomali,<br />

presumibilmente ufologici in senso stretto:<br />

16-4-33 ore 10.10 (fon). Apparecchio "non possibile identificare"<br />

fa scattare l’allarme aereo su Milano. Il fenomeno si ripete alle<br />

16.20, facendo nuovamente alzare la pattuglia aerea d’allarme.<br />

13-5-33 ore 18.20 (tel). Or<strong>di</strong>gno dallo Spluga verso Milano e Como.<br />

Il fenomeno si ripete esattamente alla stessa ora, cinque giorni<br />

dopo. Probabile aereo.<br />

19-5-33 ore 10.20 (tel). "Aeroplano sospetto" dalla Svizzera a<br />

Brescia. Allertati Sondrio, Milano, Brescia e Bresso.<br />

3-6-33. Raffica <strong>di</strong> telegrammi per un "velivolo sconosciuto" che<br />

sfreccia a grande velocità e a quota altissima, attraversando in<br />

pochi minuti lo spazio aereo che dalla Svizzera porta a Como e<br />

Milano, descrivendo una rotta alquanto anomala; viene intercettato<br />

da terra alle 10.00 (da Sondrio), alle 10.10 (da Montespluga),<br />

alle 10.22 (da Milano Termine), alle 10.30 (Portoceresio). Alle<br />

11.50 lo stesso or<strong>di</strong>gno (o uno analogo) punta verso la Svizzera<br />

(tornando dunque in<strong>di</strong>etro). Lo spiegamento <strong>di</strong> forze è notevole.<br />

Alle "ore 5" un fonogramma della camicia nera Agosti avvisa che è<br />

stato decretato l’allarme aereo dalla postazione milanese <strong>di</strong> via<br />

Solferino.<br />

8-6-33 ore 12.27 (tel). Portofino segnala "aeroplano sconosciuto"<br />

<strong>di</strong>retto a nordovest.<br />

13-6-33 (due <strong>di</strong>versi tel). In mattinata un velivolo proveniente<br />

dallo Spluga si <strong>di</strong>rige verso Milano.<br />

23-6-33 ore 9.20 (tel). Il briga<strong>di</strong>ere CC Pleavano segnala velivolo<br />

proveniente dalla Svizzera e <strong>di</strong>retto verso Como e Milano. Alle<br />

20.25 un altro telegramma segnala un velivolo da Pontechiasso a<br />

Milano.<br />

28-6-33 (fon). Il Console Soati del Comando Legione Antiaerea <strong>di</strong><br />

Milano smentisce il passaggio <strong>di</strong> velivoli sospetti sulla città, a<br />

seguito <strong>di</strong> due fonogrammi <strong>di</strong> allarme inviatigli alle 10.45 e alle<br />

11.13. Dov’è finito il "velivolo" misterioso?<br />

1-7-33 ore 3 (fon). La camicia nera Giovanni Erri avvisa <strong>di</strong> un<br />

"allarme aereo". Nessun altro dettaglio <strong>di</strong>sponibile.<br />

8-7-33 ore 10.55 (tel). Velivoli che invertono la rotta su Valona<br />

(Albania, sotto tutela <strong>italiana</strong>).


17-8-33 ore 17.25 (fon). Apparecchio "non ben identificato" su<br />

Milano. Alzata la pattuglia aerea.<br />

8-9-33 ore 10.10 (tel). Velivolo ad alta quota sopra Varese e<br />

Luino.<br />

23-9-33 ore 17.45 (fon). Velivolo su Milano, che viaggia da nord<br />

ad est. Il Console Pagani (IIº Legione Milano) or<strong>di</strong>na il decollo<br />

della pattuglia d’allarme.<br />

3-4-34 ore 14.00 (ben sette telegrammi). Velivolo su Imperia.<br />

L’or<strong>di</strong>gno viene segnalato alle 14.12 su Savona, mentre inverte<br />

improvvisamente la rotta e sparisce alla vista <strong>di</strong>etro il monte<br />

Madonna del Rio. Alle 14.20 viene segnalato un or<strong>di</strong>gno che<br />

evoluisce sopra Genova e poi sparisce alla vista. Si apprende che<br />

alle 13.32 il Semaforo <strong>di</strong> Genova ha avvistato "tre idrovolanti<br />

sconosciuti". Altri apparecchi ignoti avevano sorvolato il<br />

capoluogo ligure alle 11.28. Ancora avvistamenti alle 9.29 e alle<br />

18.58 da Capo Mele (IM). Allertati tutti gli Uffici milanesi.<br />

4-4-34 ore 13.26 (tel). Or<strong>di</strong>gno su Savona che inverte la rotta e<br />

sparisce.<br />

18-10-35 ore 10.45 (tel). Il "Distaccamento Boccio Pellice"<br />

segnala un aereo ad alta quota <strong>di</strong>retto al Colle della Gianna (TO).<br />

5-4-34 ore 16.15 (tel). Tre aerei sconosciuti su Genova. Alle<br />

16.30 su Imperia.<br />

12-4-34 ore 17.52 (tel). Velivolo sconosciuto su Imperia.<br />

16-4-34 ore 10.23 (tel). Velivolo su Capo Mele. Alle 16.40 i<br />

carabinieri <strong>di</strong> Milano segnalano un or<strong>di</strong>gno su Varese.<br />

20-6-34 ore 16.49 (tel). Velivolo sconosciuto su Capo Mele.<br />

24-7-34 ore 8.55 (tel). Or<strong>di</strong>gno "non potuto identificare" ad<br />

altissima quota su Sondrio. Non viene allertata l’Intelligenza ma<br />

<strong>di</strong>rettamente il Centro Raccolta Notizie del Viminale a Roma.<br />

16-5-36 ore 15.30 (ben cinque <strong>di</strong>versi telegrammi). Aereo<br />

sconosciuto su Savona, notato da Capo Mele. Improvvisamente<br />

inverte la rotta e sparisce alla vista. Lo stesso or<strong>di</strong>gno, o un<br />

altro, era stato segnalato alle 15.10 a Punto Mortola, alle 15.16<br />

a Capo Arma e alle 15.18 a Bor<strong>di</strong>ghera. Il telegramma<br />

dell’avvistamento delle 15.30 viene inviato due volte dal prefetto<br />

savonese Oliveri alla prefettura <strong>di</strong> Milano, all’Intelligenza, agli<br />

aeroporti <strong>di</strong> Taliedo e Lonate Pozzuolo; quin<strong>di</strong>, a tutti i prefetti<br />

del Regno.


17-5-36 ore 9.09 (tel). Aereo sconosciuto su Bor<strong>di</strong>ghera; altro<br />

avvistamento alle 9.18 su Imperia. Prob. aerei.<br />

22-6-36 ore 12.09 (tel). Or<strong>di</strong>gno a quota altissima sopra Varese.<br />

Intelligenza non allertata.<br />

28-6-36 ore 8.43 (tel). Ben sei "aerei sconosciuti" da Punto<br />

Mortola (IM) <strong>di</strong>retti a est.<br />

2-7-36 ore 22.43 (tel). Aereo sconosciuto su Monte Circello,<br />

Littoria (oggi Latina). Intelligenza non allertata; avvisato<br />

Ministero dell’Interno.<br />

17-7-36 ore 15.20 (tel). Aereo sconosciuto su Punto Mortola (IM).<br />

Fenomeno analogo alle 15.50 su Capo Noli. Prob. aerei.<br />

29-7-36 ore 15.00 (tel). Un "aereo" proveniente dalla Francia<br />

sorvola Ventimiglia a quota bassissima (600 metri); poi viola la<br />

zona <strong>militare</strong> <strong>di</strong> Gouta e Baiardo. Nonostante la bassa quota,<br />

nessuno degli osservatori militari riesce ad identificare<br />

l’or<strong>di</strong>gno; per una strana "mancanza mezzi <strong>di</strong> comunicazione" (per<br />

un black-out?) la Centuria della Milizia Confinaria può avvisare<br />

solo in notevole ritardo le prefetture <strong>di</strong> La Spezia ed Imperia.<br />

Scatta l’allarme aereo.<br />

3-8-36 ore 18.34 (tel). Aeroplano sconosciuto a Punta Mortola<br />

(IM).<br />

10-8-36 ore 17.08 (tel). Aeroplano sconosciuto a Punta Mortola<br />

(IM).<br />

19-8-36 ore 16 (tel). Aereo sconosciuto notato da Capo Mele. Prob.<br />

aereo.<br />

27-8-36 ore 9.45 (tel). Aereo sconosciuto notato da Capo Mele.<br />

Prob. aereo.<br />

30-8-36 ore 12.34 (tel). Aereo sconosciuto notato da Capo Noli.<br />

Prob. aereo.<br />

31-8-36 ore 10.35 (tel). Aereo sconosciuto su Capo Mele. Volo<br />

regolare. Altra segnalazione da Genova alle 11.08 (Intelligenza<br />

non allertata).<br />

1-9-36 ore 8.25 (tel). Or<strong>di</strong>gno su Bor<strong>di</strong>ghera <strong>di</strong>retto a nordest.<br />

Volo regolare.<br />

8-9-36 ore 11.19 (tel. cifrato). Oggetto su Portofino.<br />

Intelligenza non allertata.<br />

22-9-36 ore 15.37 (tel). Aereo sconosciuto su Capo Noli.


13-10-36 ore 8.17 (tel). Aereo "in<strong>di</strong>stinto"; allertato il<br />

Ministero degli Interni e la Sicurezza <strong>di</strong> Roma.<br />

30-10-36 ore 12.25 (tel). Or<strong>di</strong>gno su Capo Noli. Prob. aereo.<br />

22-1-37 ore 10.45 (tel). Aeroplano sconosciuto sorvola Bor<strong>di</strong>ghera.<br />

Prob. aereo.<br />

13-2-37 ore 13.03 (tel). "Aero (sic) sconosciuto" su Savona.<br />

18-2-37 ore 12.42 (tel). "Idro sconosciuto" visto<br />

dall’Osservatorio <strong>di</strong> Capo Noli.<br />

13-3-37 ore 10.16 (tel). Aereo sconosciuto su Bor<strong>di</strong>ghera. Prob.<br />

aereo.<br />

1-5-37 ore 11.10 (tel). Misterioso "rumore aereo" sopra Torino.<br />

10-5-37 ore 9.33 (tel). Misterioso "rumore aereo" sopra Capo Mele.<br />

19-8-37 ore 15.55 (tel). Or<strong>di</strong>gno proveniente dalla Francia <strong>di</strong>retto<br />

verso Torino; volava a quota altissima.<br />

12-11-37 ore 14.55 (tel). Or<strong>di</strong>gno su Nuoro. Vengono allertate<br />

tutte le prefetture d’Italia ed il Comando Aeroporto Mirafiori <strong>di</strong><br />

Torino.


VELIVOLI NON CONVENZIONALI:<br />

UN DOSSIER DI 30 PAG. <strong>DEL</strong> GABINETTO RS/33<br />

<strong>di</strong> Roberto Pinotti<br />

(Notiziario n° 12 maggio 2000)<br />

Nella cornice del "5° Simposio Mon<strong>di</strong>ale sugli Oggetti Volanti Non<br />

Identificati e i Fenomeni Connessi <strong>di</strong> San Marino", nel 1997, fummo<br />

intervistati da un giornalista del quoti<strong>di</strong>ano "Il Resto del<br />

Carlino" <strong>di</strong> Bologna.<br />

Si mostrò scettico nei confronti della questione ufologica. "Sarà<br />

anche mezzo secolo che la gente li segnala - polemizzava - ma in<br />

concreto le prove sono scarse e <strong>di</strong>scutibili... i pochi casi<br />

accettabili, poi, si possono ricondurre ad armi segrete terrestri.<br />

Altro che alieni!".<br />

"Forse! - rispondemmo noi tranquillamente - ma come spiega la<br />

casistica anteriore al 1947?".<br />

"C'era anche all'epoca roba del genere, evidentemente. Forse le<br />

armi segrete naziste non provano che ci poteva essere qualcosa <strong>di</strong><br />

insolito e ignoto anche prima degli anni Quaranta? Anche noi<br />

abbiamo avuto dei documenti spe<strong>di</strong>ti da Forlì da un anonimo, che<br />

rivelerebbero qualcosa <strong>di</strong> simile agli avvistamenti degli Ufo ai<br />

tempi <strong>di</strong> Mussolini, sa..."<br />

Non c'è bisogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che la notizia fu per noi, che avevamo<br />

l'anno prima ricevuto in tre <strong>di</strong>stinte buste il materiale sulla<br />

"aeronave misteriosa" <strong>di</strong> Mestre del 1936, una scarica <strong>di</strong><br />

adrenalina nel sangue.<br />

Ma ci controllammo.<br />

Continuammo così la conversazione, <strong>di</strong>cendo al giornalista che la<br />

cosa non ci sorprendeva affatto, in quanto anche noi avevamo<br />

ricevuto la stessa roba. E così cominciammo a <strong>di</strong>scutere del<br />

materiale in questione.<br />

In breve ci rendemmo conto, da alcuni particolari, <strong>di</strong> un elemento<br />

importante: e cioè che molto probabilmente i documenti inviati al<br />

quoti<strong>di</strong>ano bolognese non coincidevano in realtà con quelli inviati<br />

a noi. Era qualcosa <strong>di</strong> analogo, ma <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso.<br />

Poi, com'era naturale, fummo costretti a cambiare <strong>di</strong>scorso e a<br />

congedarci dall'intervistatore. Ma ne sapevamo già abbastanza.<br />

In seguito, cercammo più volte <strong>di</strong> riprendere i contatti con questo<br />

giornalista, ma senza successo. Ci venne infine detto che aveva<br />

lasciato il giornale. E ciò - non c'è bisogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>rlo - ci impose<br />

subito <strong>di</strong> correggere il tiro.<br />

Sì, perché il materiale inviato anonimamente alla testata<br />

bolognese era <strong>di</strong> proprietà de "Il Resto del Carlino", e doveva<br />

essere rimasto necessariamente in redazione, magari in archivio. A<br />

chi rivolgersi, dunque?<br />

La situazione era delicata, anche perché volevamo evitare<br />

eventuali clamori <strong>di</strong> stampa che avessero potuto innescarsi al <strong>di</strong><br />

fuori del nostro controllo.


Non ritenevamo fosse il caso <strong>di</strong> affrontare <strong>di</strong>rettamente la<br />

questione con il giornale. Così cercammo dapprima <strong>di</strong> avere<br />

informazioni in<strong>di</strong>rette, attraverso gente dell'ambiente. Ma invano.<br />

Tanto più che, a <strong>di</strong>spetto del carattere abbastanza<br />

sensazionalistico della documentazione, il quoti<strong>di</strong>ano non aveva<br />

poi pubblicato nulla. Il che era abbastanza strano. O forse no.<br />

Sì, perché in fondo si trattava <strong>di</strong> materiale <strong>di</strong> fonte anonima, e<br />

che poteva anche - non certo a torto - essere stato considerato<br />

falso, e dunque non pubblicabile.<br />

Che fare? Decidemmo a questo punto <strong>di</strong> risalire al capo redattore,<br />

per sentire da lui cosa era successo. Ma ci <strong>di</strong>ssero che in tale<br />

ruolo si era da poco inse<strong>di</strong>ato un altro giornalista, e che<br />

l'interessato aveva lasciato il giornale anch'egli, come il nostro<br />

intervistatore del 1997. E allora?<br />

Dopo altri tentativi e riscontri senza ulteriori esiti capimmo che<br />

l'unico modo <strong>di</strong> ottenere informazione era forse, nonostante tutto,<br />

giocare a carte scoperte, e così contattammo in seguito il capo<br />

redattore attuale e lo informammo, mettendoci a <strong>di</strong>sposizione nel<br />

caso il giornale avesse voluto valorizzare il materiale a suo<br />

tempo ricevuto. Costui, però, cadde del tutto dalle nuvole,<br />

ignorando completamente quanto gli esponemmo e suggerendo che il<br />

suo predecessore non avesse voluto procedere alla pubblicazione<br />

dell'articolo a causa della infondatezza o dell'inconsistenza<br />

delle informazioni ricevute dal misterioso mittente. Di tale<br />

materiale, comunque, non sapeva assolutamente nulla, e anzi ci<br />

invitò a farci vivi con entrambi i due ex-collaboratori de "Il<br />

Resto del Carlino". Cosa che facemmo senza ulteriori indugi.<br />

Il nostro intervistatore del 1997, oggi in causa con il quoti<strong>di</strong>ano<br />

ed in pensione, ci ribadì così quanto ci aveva già detto allora,<br />

confermandoci che il suo capo-redattore del tempo gli aveva<br />

chiesto <strong>di</strong> preparare un articolo sulla questione, in seguito però<br />

mai pubblicato. Ci precisò anche che i documenti giunti al<br />

giornale lui non li aveva, neanche in fotocopia, e si trovavano<br />

verosimilmente archiviati in redazione con il "pezzo" da lui<br />

preparato per la circostanza. Cosa che trovò poi riscontro nelle<br />

affermazioni del capo-redattore dell'epoca, da noi infine<br />

avvicinato. Quest'ultimo ci <strong>di</strong>sse anzi che nella cosa lui ci aveva<br />

creduto, tant'è che aveva incaricato il nostro intervistatore <strong>di</strong><br />

procedere alla stesura <strong>di</strong> un pezzo che, peraltro, non fu poi<br />

pubblicato per un complesso <strong>di</strong> circostanze fortuite e<br />

sostanzialmente dovute alla sua rapida <strong>di</strong>partita dal giornale per<br />

andare a coprire il suo nuovo incarico esterno alla Poligrafici<br />

E<strong>di</strong>toriale, la Casa E<strong>di</strong>trice de "Il Resto del Carlino". I<br />

documenti pervenuti per posta, oggetto <strong>di</strong> tale articolo, peraltro<br />

dovevano secondo lui essere rimasti in archivio presso il<br />

quoti<strong>di</strong>ano, visto che né lui né il collega da lui incaricato del<br />

pezzo ne avevano tenuto copia.<br />

Nessun originale, beninteso, esisteva comunque; perché si trattava<br />

solo <strong>di</strong> un certo numero <strong>di</strong> fotocopie: un piccolo "rapporto"<br />

redatto in termini piuttosto suadenti, menzionante avvistamenti <strong>di</strong><br />

strani velivoli nel cielo italiano prima della Seconda Guerra<br />

Mon<strong>di</strong>ale. Su questo sia il nostro intervistatore sia l'ex-capo


edattore furono concor<strong>di</strong>, precisando che all'interno del giornale<br />

avevano anche incaricato "chi <strong>di</strong> queste cose poteva capirci<br />

qualcosa" <strong>di</strong> verificare se certi contenuti <strong>di</strong> tali documenti erano<br />

o meno coerenti e cre<strong>di</strong>bili.<br />

Fu così che risalimmo ad un esperto aeronautico de "Il Resto del<br />

Carlino", tuttora operante e in servizio presso la Redazione, e<br />

fummo fortunati nell'in<strong>di</strong>viduare in lui la persona giusta. Ed<br />

egli, pur se solo brevemente e fugacemente coinvolto dai due excolleghi<br />

nella cosa, ricorda infatti tuttora parecchi dettagli<br />

della faccenda. Ve<strong>di</strong>amo quali:<br />

"Ricordo che mi fu brevemente sottoposto un insieme <strong>di</strong> fotocopie<br />

giunto anonimamente al giornale dalla Romagna - <strong>di</strong>sse<br />

l'interessato - Era come un 'dossier' composto <strong>di</strong> trenta pagine, e<br />

fui colpito da un dato in particolare: l'avvistamento <strong>di</strong> un<br />

aeromobile assolutamente rivoluzionario, nel cielo romagnolo, da<br />

parte <strong>di</strong> un pilota <strong>militare</strong> il quale, in volo fra Ravenna e Roma,<br />

si imbatté in questa sconvolgente apparizione che lo lasciò <strong>di</strong><br />

stucco, Fu così che, interrotto il proprio volo e <strong>di</strong>sceso<br />

all'aeroporto <strong>di</strong> Forlì, l'aviatore italiano fece imme<strong>di</strong>atamente<br />

rapporto ai suoi superiori. I quali, peraltro, ebbero come<br />

reazione imme<strong>di</strong>ata il fatto che la cosa fu in pratica insabbiata<br />

in quanto l'ammettere drammaticamente il tutto avrebbe anche,<br />

implicitamente, comportato il crollo del mito <strong>di</strong> un'Italia<br />

potente, invincibile e senza rivali in campo aeronautico, e così<br />

pure la inevitabile caduta <strong>di</strong> qualche testa dello Stato Maggiore.<br />

Mussolini, così, sarebbe poi stato tenuto all'oscuro dello<br />

specifico episo<strong>di</strong>o, per evitare conseguenze spiacevoli e<br />

contraccolpi indesiderati..."<br />

I due ex-collaboratori de "Il Resto del Carlino", sottoponendo al<br />

collega esperto d’aeronautica la misteriosa documentazione, gli<br />

chiesero anche se qualche nuovo prototipo <strong>di</strong> allora, ovvero<br />

qualche aeromobile d'avanguar<strong>di</strong>a, avrebbe potuto ricollegarsi a<br />

tale apparizione; e si parlò così, ad esempio, dei "Cant Zeta",<br />

dalle rivoluzionarie caratteristiche strutturali; ma che comunque<br />

non consentono certo <strong>di</strong> dare una spiegazione a tali apparizioni.<br />

Oggi, comunque, il materiale inviato a "Il Resto del Carlino" è<br />

scomparso e del tutto irreperibile negli archivi del giornale.<br />

"Unitamente al pezzo che poi non fu pubblicato in seguito al<br />

trasferimento del capo redattore che l'aveva commissionato, quelle<br />

fotocopie spe<strong>di</strong>te da Forlì, con ogni probabilità, sono state<br />

semplicemente cestinate. Un vero peccato, ma ovunque quando<br />

qualcuno lascia una scrivania senza ritorno succede questo ed<br />

altro" commenta l'esperto aeronautico del quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> Bologna.<br />

Un ulteriore dato emerge oggi.<br />

Nelle sue successive comunicazioni alla pubblicazione <strong>di</strong>retta da<br />

un contattista stigmatizzato italiano, il misterioso mittente<br />

anonimo fa significativamente riferimento, con le attività del<br />

fantomatico Gabinetto RS/33, ad un preciso "dossier" <strong>di</strong> 30 pagine:<br />

con ogni probabilità (visto lo stesso numero dei fogli che lo


costituivano) il medesimo rapporto fatto pervenire in precedenza<br />

al giornale bolognese e poi andato perduto.<br />

Dal canto nostro, possiamo solo augurarci che un giorno sia<br />

possibile avere a <strong>di</strong>sposizione e rendere nota questa ed ulteriori<br />

documentazioni del genere, nell'interesse della verità storica e<br />

della ricerca ufologica. Il che, peraltro, non <strong>di</strong>pende solo da<br />

noi...<br />

UN LETTORE CI SCRIVE<br />

Leggendo su "Ufo Notiziario" l'inchiesta "Gli Ufo-Files <strong>di</strong><br />

Mussolini" mi è venuto alla mente che un uomo anziano <strong>di</strong> mia<br />

conoscenza circa due anni fa mi parlò <strong>di</strong> un avvistamento Ufo <strong>di</strong><br />

quell'epoca. Ed ecco il suo racconto: "Fu nel 1936/37; facevo il<br />

pastore-pecoraro in località Poggio Martino Tarquinia. Eravamo in<br />

<strong>di</strong>eci persone tra giovani e anziani, e dormivamo in una grande<br />

capanna. Una sera un mio collega era uscito fuori per urinare, a<br />

un certo momento ci chiamò <strong>di</strong>cendo 'venite a vedere': uscimmo in<br />

due e vedemmo delle strani luci, allora decidemmo tutti e tre <strong>di</strong><br />

andare a vedere <strong>di</strong> cosa si trattava, e quando fummo a circa<br />

cinquanta metri vedemmo due gran<strong>di</strong> luci-fari immobili sospesi a<br />

pochi metri d'altezza dal suolo. Dette luci stavano illuminando un<br />

montino <strong>di</strong> sassi-rocce, poi ci avvicinammo ancora e quando fummo a<br />

pochi metri le luci si spostarono in contemporanea velocemente,<br />

poi <strong>di</strong> nuovo si fermarono, non u<strong>di</strong>mmo nessun rumore.<br />

Poi le inseguimmo più volte... ad un certo punto eravamo stanchi<br />

sfiniti e delusi. Quin<strong>di</strong> decidemmo <strong>di</strong> ritornare alla capanna. Nel<br />

frattempo tutti erano usciti fuori, e alcuni anziani ricordo che<br />

commentarono: 'si tratterà <strong>di</strong> cose militari'. Dette luci rimasero<br />

ancora per un bel po' <strong>di</strong> tempo in zona, poi si sollevarono in alto<br />

e andarono via veloci verso il mare."<br />

Lascio a voi il commento.<br />

L'uomo del racconto si chiama Giovanni B. Non posso <strong>di</strong>rvi <strong>di</strong> più<br />

<strong>di</strong> lui anche se è un uomo molto aperto all'idea o concetto<br />

dell'esistenza <strong>di</strong> altre civiltà extraplanetarie.<br />

Antonio Bartoccini<br />

UN INEDITO CASO ITALIANO<br />

Nel giugno del 1930, a notte inoltrata, tra le ore 23 e le 24, il<br />

sig. G.C., allora ventiduenne, che in quel tempo lavorava in un<br />

mulino nella periferia del villaggio <strong>di</strong> Alli, a sei chilometri da<br />

Catanzaro, stava riposando seduto su uno scalino della porta<br />

principale d'ingresso al mulino stesso mentre compagni <strong>di</strong> lavoro<br />

stavano giocando a carte nell'interno. D'improvviso un<br />

intensissimo bagliore, che illuminò tutta la zona circostante, lo<br />

costrinse a cercare la provenienza del fenomeno e vide sulla<br />

verticale del mulino uno strano oggetto volante circolare<br />

all'altezza <strong>di</strong> un migliaio <strong>di</strong> metri completamente fermo.<br />

Diffondeva un'intensa luce bianca e <strong>di</strong> sotto mostrava tre piccoli


cerchi che giravano su se stessi e cambiavano posizione.<br />

Impaurito, il testimone rientrò, chiuse la porta e si <strong>di</strong>resse dai<br />

compagni che avevano notato soltanto il bagliore. Curiosi gli<br />

chiesero il motivo. Poi insieme decisero <strong>di</strong> riaprire la porta e<br />

guardare l'oggetto. Ma era scomparso e tutto era tornato normale.<br />

Il cielo quella notte era completamente sereno.<br />

Doc. SUF n. 977<br />

Notizia tratta da Rebus 2000 del 10-8-1974.<br />

Si ringrazia per la collaborazione Pino Bisantis <strong>di</strong> Catanzaro e il<br />

prof. Solas Boncompagni, responsabile SUF<br />

Sezione Ufologica Fiorentina).


ALL’ARMI CAMERATI!<br />

AERONAVE SCONOSCIUTA SU DI NOI...<br />

<strong>di</strong> Roberto Pinoti<br />

(Notiziario n° 13 Ggiugno 2000)<br />

Lo scenario più realistico dell'avvistamento <strong>di</strong> Venezia/Mestre del<br />

1936. L'epoca fascista si rivela sempre più "ufologica".<br />

Relativamente all'avvistamento <strong>di</strong> un Ufo nel cielo <strong>di</strong><br />

Venezia/Mestre nell'agosto del 1936 (Anno XIV E.F.),<br />

menzionato nei documenti pervenuti al Cun nel 1996 e<br />

successivamente periziati e autenticati, un dato <strong>di</strong> notevole<br />

importanza è certo costituito dalla notizia che "dalla base vicina<br />

sono partiti due cacciatori, ma anche a 130 km non sono riusciti<br />

ad accostarlo". Dato che merita un approfon<strong>di</strong>mento.<br />

Fin dall'inizio della questione, dunque, ci siamo posti il<br />

problema <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare i dettagli dello scenario tecnico-<strong>militare</strong><br />

in cui la vicenda si colloca. E ci sembra giusto e doveroso, oggi,<br />

metterne al corrente tutti gli interessati. In seguito a ricerche<br />

storiche abbiamo stabilito che, all'epoca, i reparti della Regia<br />

Aeronautica che avrebbero potuto inviare in zona, per intercettare<br />

l'intruso, degli aerei da caccia avrebbero solo potuto essere i<br />

seguenti:<br />

1° Stormo caccia terrestre <strong>di</strong> base a Campoformido (U<strong>di</strong>ne);<br />

4° Stormo caccia terrestre <strong>di</strong> base a Gorizia (comandato allora dal<br />

Duca Amedeo d'Aosta);<br />

6° Stormo caccia terrestre <strong>di</strong> base a Campoformido (U<strong>di</strong>ne);<br />

52° Stormo caccia terrestre i <strong>di</strong> base a Ghe<strong>di</strong> (Brescia) che<br />

peraltro, essendo stato costituito il 1 luglio 1936, aveva la<br />

maggioranza dei propri piloti ancora in addestramento. Il che lo<br />

rende poco "papabile".<br />

Gli aerei in dotazione erano i FIAT CR32 per tutti i reparti<br />

interessati.<br />

Si trattava, per il periodo, <strong>di</strong> un ottimo caccia, caratterizzato<br />

dalla velocità massima <strong>di</strong> 375 km/h (velocità <strong>di</strong> crociera: 340<br />

km/h), dalla possibilità <strong>di</strong> raggiungere in 9 minuti primi la quota<br />

<strong>di</strong> 5000 metri e da un armamento adeguato (due mitragliatrici da<br />

12,7). Dalle basi sopracitate, procedendo a velocità <strong>di</strong> crociera,<br />

questi apparecchi avrebbero potuto raggiungere il cielo <strong>di</strong><br />

Venezia/Mestre senza particolari problemi. La zona teatro<br />

dell'avvistamento, infatti, <strong>di</strong>stava in linea d'aria 120 km. da<br />

Campoformido, 100 km. da Gorizia e 160 km. da Ghe<strong>di</strong> (Brescia).<br />

Altri aeroporti nel raggio <strong>di</strong> 100 km. erano sede <strong>di</strong> bombar<strong>di</strong>eri o<br />

ricognitori.<br />

Ma approfon<strong>di</strong>amo. La lettera pervenutaci <strong>di</strong>ce che i "cacciatori"<br />

volavano a 130 km/h; una velocità, quin<strong>di</strong>, non particolarmente<br />

elevata, e ciò potrebbe far concludere che non si trattava <strong>di</strong><br />

"caccia" veri e propri. È dunque probabile che i due aerei si<br />

siano levati in volo da Padova, allora sede operativa della II a<br />

Z.A.T. Zona Aerea Territoriale). Ciò in quanto presso le varie


Z.A.T. in cui era sud<strong>di</strong>visa la penisola si trovavano all'epoca le<br />

cosiddette "Squadriglie Autonome". Tali reparti servivano per<br />

l'addestramento dei piloti in servizio presso le Z.A.T. e per i<br />

piloti della Riserva. A questo punto resta da verificare la<br />

situazione sul terreno dell'epoca. E in effetti, nel 1936, il<br />

materiale <strong>di</strong> volo era composto da quattro tipi <strong>di</strong> aeroplani:<br />

1) Caproni CA100: velocità massima 165 km/h; velocità <strong>di</strong> crociera<br />

130 km/h;<br />

2) Romeo R05: velocità massima 175 km/h; velocità <strong>di</strong> crociera 140<br />

km/h;<br />

3) Breda BA15: velocità massima 180 km/h; velocità <strong>di</strong> crociera 145<br />

km/h;<br />

4) Breda BA19: velocità massima 220 km/h; velocità <strong>di</strong> crociera 180<br />

km/h. Quest'ultimo velivolo era utilizzato anche per addestramento<br />

acrobatico.<br />

Quanto sopra, evidentemente, rimanda alle prestazioni in<strong>di</strong>cate dai<br />

due "cacciatori" inviati ad intercettare l'"aeronave misteriosa"<br />

sulla costa adriatica.<br />

Se si considera poi il fatto che la <strong>di</strong>stanza da Padova non supera<br />

i 60 km. in linea d'aria, il quadro più realistico che ne<br />

scaturisce è che, allertati e fatti decollare su allarme<br />

("scramble", si <strong>di</strong>rebbe oggi), siano stati due "Caproni CA100"<br />

provenienti da Padova i due intercettori del misterioso Ufo del<br />

1936. La coppia avrebbe potuto raggiungere l'obiettivo in 20/25<br />

minuti, salvo poi farsi "seminare" ; dall'"aeronave".<br />

Tutto chiaro, dunque? Forse.<br />

Ma c'è <strong>di</strong> più. È da prendere in considerazione anche lo stesso<br />

(piccolo ma attrezzato) aeroporto <strong>di</strong> San Niccolò del Lido <strong>di</strong><br />

Venezia, scalo turistico ma anche <strong>militare</strong> e sede delle "Officine<br />

Aeronavali" per la riparazione e revisione degli aerei militari<br />

delle basi vicine. Non è quin<strong>di</strong> assolutamente da escludere la<br />

specifica presenza <strong>di</strong> qualche aereo <strong>di</strong> collegamento in loco, e<br />

quasi certamente dello stesso tipo <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong> stanza a Padova.<br />

In caso <strong>di</strong> decollo su allarme, l'ipotesi <strong>di</strong> due cacciatori<br />

levatisi in volo da San Niccolò avrebbe allora permesso a questi<br />

ultimi, a soli 10 km. in linea d'aria da Mestre, <strong>di</strong> portarsi<br />

sull'obiettivo in 5 minuti o poco più.<br />

Uno scenario estremamente realistico, che ben si adatta ai fatti<br />

in questione, e che rende tale ipotesi, con ogni probabilità, la<br />

più verosimile.<br />

Velivoli partiti da U<strong>di</strong>ne, Gorizia, Campoformido e Ghe<strong>di</strong> - pur<br />

relativamente non troppo <strong>di</strong>stanti - ben <strong>di</strong>fficilmente avrebbero<br />

potuto arrivare in tempo utile sul posto.<br />

Quanto sopra è frutto <strong>di</strong> varie indagini e ricerche storiche<br />

incrociate per le quali, in particolare, il Cun ringrazia il socio<br />

Giulio Perrone ed il "Past President" Salvatore Marcelletti,<br />

entrambi <strong>di</strong> Roma: due "vecchi" piloti con un "know how" come<br />

pochi.<br />

UFO NE<strong>GLI</strong> ANNI TRENTA?<br />

DICEMBRE 1937: STRANI "BOLIDI" NEI CIELI ITALIANI


LUNEDÌ, 6 DICEMBRE 1937 - 17/H. 35'<br />

POZZY MARKBREITER A.<br />

BAURA (FERRARA)<br />

Il signor A. Pozzy Markbreiter viaggiava in auto nei pressi <strong>di</strong><br />

Baura (Ferrara). Improvvisamente fu sorpreso da una luce intensa,<br />

che gli illuminò vivamente la strada, come per il sopraggiungere<br />

<strong>di</strong> una macchina con i fari abbaglianti accesi. Quale non fu il suo<br />

stupore, quando si rese conto che la luce proveniva da sopra la<br />

sua testa ed era emanata da due grossi corpi luminosi ed argentei<br />

che si muovevano nel cielo l'uno sulla traccia dell'altro. Essi<br />

procedevano da sud-est a nord-ovest. Impressionato dalla novità <strong>di</strong><br />

ciò che accadeva, il Markbreiter segui con lo sguardo le due<br />

"cose" fino ad un'altezza <strong>di</strong> 30/35 gra<strong>di</strong> sull'orizzonte, da quando<br />

gli erano passate sopra la testa.<br />

Non aveva u<strong>di</strong>to alcun rumore che ne segnalasse l'arrivo; i due<br />

oggetti erano scivolati via veloci e silenziosi senza creare alcun<br />

fenomeno <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo.<br />

FONTI: "Coelum", vol. VII, pag. 230 - Anno 1937<br />

LUNEDÌ, 6 DICEMBRE 1937 - 17/H.35'<br />

CARlOLATO L.<br />

MALO (VICENZA)<br />

Il geometra L. Cariolato <strong>di</strong> Malo (Vicenza), appassionato <strong>di</strong><br />

astronomia, ebbe modo <strong>di</strong> osservare un fenomeno assai insolito.<br />

Alle 17.35' vide un oggetto luminoso, che attraversava il cielo in<br />

<strong>di</strong>rezione ovest-est ed a sud dal punto <strong>di</strong> osservazione. Le sue<br />

<strong>di</strong>mensioni erano circa un terzo del <strong>di</strong>ametro lunare. Ciò che colpì<br />

il Cariolato fu il comportamento anormale della "meteora": infatti<br />

essa si muoveva con una traiettoria parallela all'orizzonte,<br />

lasciando <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé una scia lunga e fumosa.A metà del percorso<br />

si scisse in due parti uguali che continuarono la corsa in fila<br />

in<strong>di</strong>ana. L'osservatore calcolò l'altezza a circa 25°<br />

sull'orizzonte. Un fenomeno simile e con analoghe caratteristiche<br />

fu notato quel giorno anche da S.E. E. Montalbetti, arcivescovo<br />

coa<strong>di</strong>utore <strong>di</strong> Trento.<br />

FONTI: "Coelum", vol. VII, pag. 230 - Anno 1937<br />

LUNEDÌ, 6 DICEMBRE 1937 - ORA IMPRECISATA<br />

DON GIOVANNELLA M.<br />

IAVRÈ DI VILLA RENDENA (TRENTO)<br />

Don Giovannella, un sacerdote <strong>di</strong> Iavrè <strong>di</strong> Trento, fu testimone del<br />

passaggio <strong>di</strong> un inusitato "bolide".<br />

Il sacerdote, che non seppe precisare l'ora esatta, vide comparire<br />

in cielo un corpo luminoso, che lasciava una lunga scia con strie<br />

longitu<strong>di</strong>nali e che si <strong>di</strong>rigeva da ovest ad est. L'oggetto<br />

percorreva sull'orizzonte meri<strong>di</strong>onale una traiettoria a bassa<br />

altezza ed a quello quasi parallela. La durata del fenomeno non<br />

superò i quin<strong>di</strong>ci secon<strong>di</strong>, eppure in quel periodo tanto breve il<br />

"bolide" cambiò alcune volte colorazione.<br />

FONTI: "Coelum", vol. VIII, pag. 10 - Anno 1938.


LUNEDÌ, 6 DICEMBRE 1937 - ORA IMPRECISATA<br />

T. GIUSEPPE ITALO<br />

VALMORBIA DI VALLARSA (TRENTO)<br />

Giuseppe Italo T. <strong>di</strong> Valmorbia (Trento) avvistò, ad una ora che<br />

non ricorda esattamente, una "meteora" che si muoveva con un<br />

comportamento insolito. Infatti essa attraversava il cielo a quota<br />

assai bassa, percorrendo una traiettoria parallela all'orizzonte.<br />

L'avvistamento durò circa <strong>di</strong>eci secon<strong>di</strong>. La "meteora" lasciava<br />

<strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé una lunga scia, costellata <strong>di</strong> particelle luminose,<br />

che si spegnevano scendendo verso terra. Prima <strong>di</strong> scomparire<br />

<strong>di</strong>etro un colle situato a sud-est dell'osservatore, lo strano<br />

corpo celeste si sud<strong>di</strong>vise in tre parti che proseguirono il loro<br />

cammino in fila in<strong>di</strong>ana.<br />

FONTI: "Coelum", vol. VIII, pag. 10 - Anno 1938


IL PRIMO VERO UFO<br />

<strong>di</strong> Roberto Pinotti<br />

(Notiziario 13, giugno 2000)<br />

Abbiamo già segnalato l'esistenza <strong>di</strong> nove prototipi della "Flying<br />

Wing" della Northrop derivata dall"'Horten" nazista, pubblicando<br />

la foto dell'intera squadriglia al suolo sulla pista californiana<br />

<strong>di</strong> Muroc Air Field. Nel contempo abbiamo anche suggerito che il<br />

primo avvistamento <strong>di</strong> Ufo considerato come tale, quello <strong>di</strong> Kenneth<br />

Arnold del 24 giugno 1947 (che avvistò una formazione in fila<br />

in<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> nove aeromobili che "scivolavano in aria come dei<br />

piattini lanciati sull'acqua" donde il termine "flying saucers",<br />

piatti volanti, subito dopo coniato dai giornalisti), fosse in<br />

realtà da collegarsi al volo <strong>di</strong> questi nove prototipi lungo la<br />

costa del Pacifico (dalla California allo Stato <strong>di</strong> Washington,<br />

fino alle zone <strong>di</strong> Monte Rainier).<br />

La ragione c'era, eccome. infatti il <strong>di</strong>segno degli oggetti visti<br />

da Arnold, realizzato dallo stesso interessato, mostra una forma a<br />

falce lunare molto stretta con al centro una carlinga per il<br />

pilota: in pratica, la medesima "silhoutte" dell"'ala volante"<br />

della Northrop, derivata dall'"Horten" tedesco, realizzata fra il<br />

1946 e il 1947, appunto.<br />

Tutto chiaro? Sì e no.<br />

Sì perché il parallelo è lecito e <strong>di</strong> per sé fin troppo lampante;<br />

no perché anche altri, in Usa e in Spagna, avevano denunciato tale<br />

palese somiglianza: che da sola, evidentemente, non basta però per<br />

concludere che quel che sembra sia davvero come si pensa. Tanto<br />

più che in pratica Arnold aveva completamente finito col "subire",<br />

poi, la "ristilizzazione" dei suoi nove "<strong>di</strong>schi volanti", apparsa<br />

in copertina sul mensile Fate della Primavera del 1948, a pochi<br />

mesi dall'avvistamento. Per cui, nell'immaginario collettivo, i<br />

suoi Ufo "a falce" si sono subito dopo trasformati in quelli <strong>di</strong><br />

Fate. Che si <strong>di</strong>scostano del tutto dalle "Flying Wings",<br />

evidentemente.<br />

E allora? Chi ha ragione?<br />

Oggi siamo probabilmente in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>di</strong>rlo.<br />

Visto che tutto parte da Fate, me<strong>di</strong>aticamente destinato come pochi<br />

giornali a imporre l'avvistamento <strong>di</strong> Arnold (che poi, anzi,<br />

scrisse un libro a quattro mani proprio con il <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> Fate<br />

Ray Palmer, "The coming or the saucers"), dobbiamo chiederci<br />

dunque come mai quella copertina fu realizzata in quel modo. E la<br />

risposta oggi noi l'abbiamo. Sì, perché Fate si ispirò chiaramente<br />

alle fotografie (pubblicate a quin<strong>di</strong>ci giorni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza dal<br />

"primo" avvistamento <strong>di</strong> Arnold dal quoti<strong>di</strong>ano "The Arizona<br />

Republic") scattate nel cielo <strong>di</strong> Phoenix (Arizona)<br />

dall'occasionale testimone William Rhodes: due scatti, che<br />

impressionarono sulla pellicola un Ufo: un velivolo semicircolare<br />

a forma <strong>di</strong> "manta" al centro del quale spiccava un punto ventrale<br />

(un foro circolare nella struttura? Una carlinga?); ben <strong>di</strong>verso da<br />

quanto Arnold aveva visto, perciò. E così quello <strong>di</strong> Rhodes <strong>di</strong>venne


l'Ufo <strong>di</strong> Amold, e venne imposto definitivamente sulla prima (e<br />

corretta) versione "a falce".<br />

Si obietterà l'alta velocità calcolata da Arnold per i suoi Ufo<br />

(ben tre volte superiore a quella delle "ali volanti"); un calcolo<br />

in funzione della <strong>di</strong>stanza e delle <strong>di</strong>mensioni apparenti dei nove<br />

oggetti, che può essere giusto ma anche errato, però.<br />

Non c'è evidentemente molto <strong>di</strong> più da <strong>di</strong>re, se non che Arnold ha<br />

allora avvistato forse non già degli Ufo bensì, paradossalmente,<br />

proprio le nove "Ali volanti" della Northrop (una delle quali fu<br />

usata poi per alcune scene del film <strong>di</strong> fantascienza <strong>di</strong> George Pal<br />

"La Guerra dei Mon<strong>di</strong>", in cui sgancia la bomba atomica contro i<br />

marziani invasori); e che comunque, nel caso, ciò non cambia<br />

assolutamente niente.<br />

Infatti gli Ufo sono stati segnalati ben prima del 1947, ovunque.<br />

Chi stu<strong>di</strong>a il problema lo sa e lo ha sempre saputo. E così pure<br />

non ha mai considerato Kenneth Arnold un feticcio o un'icona da<br />

venerare. Perché il primo vero Ufo non è in ogni caso suo, certo.<br />

È <strong>di</strong> tutta l'umanità del passato che ha avvistato da sempre, ieri<br />

come oggi, questi misteriosi intrusi nei cieli <strong>di</strong> tutto il mondo.


D'ORDINE <strong>DEL</strong> DUCE: "TACITARE" I TESTIMONI<br />

<strong>di</strong> Alfredo Lissoni<br />

(Notiziario n° 14 Luglio/Agosto 2000)<br />

Nuove ricerche d’archivio <strong>di</strong>mostrano, in maniera inequivocabile,<br />

la connection fra Guglielmo Marconi ed i professori del Gabinetto<br />

RS/33. E intanto si scopre che all’epoca degli avvistamenti Ufo il<br />

Duce or<strong>di</strong>nò che sparissero tutti i testimoni. Con le buone o con<br />

le cattive...<br />

A seguito del clamore suscitato dai files fascisti su molti me<strong>di</strong>a<br />

nazionali, ai primi <strong>di</strong> maggio chi scrive riceveva una richiesta <strong>di</strong><br />

incontro da un pilota <strong>militare</strong> <strong>di</strong> Milano, incuriosito dai carteggi<br />

del Gabinetto RS/33.<br />

Al colloquio partecipava anche il collega Gigi Barone, mio braccio<br />

destro nella gestione della sezione milanese del Cun.<br />

Il nostro interlocutore, del quale ovviamente rispettiamo la<br />

richiesta <strong>di</strong> anonimato, era non solo un esperto <strong>di</strong> Intelligence<br />

<strong>militare</strong>, ma anche un appassionato <strong>di</strong> <strong>storia</strong> contemporanea e<br />

collezionista <strong>di</strong> documenti del Ventennio. Era dunque in grado <strong>di</strong><br />

poterci fornire utili in<strong>di</strong>cazioni sui carteggi mussoliniani.<br />

Gli mostrammo i documenti e questi ci confermò l’esattezza <strong>di</strong><br />

alcune procedure, come ad esempio la <strong>di</strong>zione "lampo", realmente in<br />

vigore presso i militari, come in<strong>di</strong>cazione d’urgenza <strong>di</strong> un<br />

documento; ma rimase scettico sul grado <strong>di</strong> segretazione dei<br />

telegrammi Stefani e della "nota personale" del Senato,<br />

etichettati "riservatissimi" e riferiti all’atterraggio <strong>di</strong> un UFO<br />

in Lombar<strong>di</strong>a.<br />

Il nostro interlocutore ci fece notare che per eventi <strong>di</strong> quel tipo<br />

sarebbe stato più appropriato un grado <strong>di</strong> "copertura" assai più<br />

severo, quali "segreto" o "segretissimo", e ci fece presente che,<br />

a tutt’oggi, queste classifiche non sono che le più basse, in<br />

quanto ne seguono almeno altre <strong>di</strong>eci ancor più imperscrutabili.<br />

La ruota volante tedesca<br />

Chi scrive, stimolato dalla considerazione, ha deciso <strong>di</strong> puntare<br />

parte delle proprie indagini in quella <strong>di</strong>rezione.<br />

Appariva <strong>di</strong>fatti palese, sulla falsariga <strong>di</strong> quanto accadde molti<br />

anni dopo a Roswell, che le autorità governative inizialmente non<br />

avessero valutato appieno l’importanza dell’evento ufologico. E,<br />

pur operandone una pronta censura, non avevano adottato misure <strong>di</strong><br />

segretezza ancor più rigorose, come sarebbe stato invece<br />

militarmente imponibile.<br />

In realtà questo atteggiamento un po’ contrad<strong>di</strong>ttorio, grazie al<br />

quale vi sono state le fughe <strong>di</strong> notizie che ci hanno permesso <strong>di</strong><br />

ricostruire la faccenda seppure con 67 anni <strong>di</strong> ritardo, era stato<br />

confermato anche dal fantomatico "Mister X". Egli, in una lettera


inviata ad un’altra pubblicazione del settore, <strong>di</strong>chiaratasi<br />

scettica sui files, aveva sottolineato che solo occasionalmente il<br />

Gabinetto RS/33 aveva sposato l’oltremodo destabilizzante tesi<br />

degli Ufo; la credenza dominante era che i "misteriosi velivoli<br />

non convenzionali" altro non fossero che armi segrete <strong>di</strong> qualche<br />

potenza straniera. Ma quale?<br />

Il fatto che nei telegrammi Stefani sul recupero <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sco in<br />

Lombar<strong>di</strong>a comparisse la <strong>di</strong>citura "riservatissimo" anziché<br />

"segretissimo" poteva essere spiegato solo con la credenza che<br />

l’Ufo fosse stato scambiato per un’arma sconosciuta, <strong>italiana</strong><br />

oppure tedesca.<br />

Per avvallare questa tesi avevo bisogno <strong>di</strong> prove, che,<br />

puntualmente, sono arrivate.<br />

Dopo una massacrante ricerca libraria chi scrive ha rinvenuto un<br />

tomo del 1930, a firma E. Roggiero ed e<strong>di</strong>to per i tipi della<br />

milanese Hoepli, dal titolo "Enimmi della scienza moderna".<br />

Il volume, che si occupa della tecnologia all’epoca del Fascio, ad<br />

un certo momento accenna alla colonizzazione dello spazio, che<br />

sarebbe stata resa possibile grazie... ad un <strong>di</strong>sco volante<br />

tedesco!<br />

"Il tedesco Nordung propone in un suo libro <strong>di</strong> impiegare la forza<br />

motrice del sole, catturata per mezzo <strong>di</strong> specchi raccoglitori dei<br />

suoi raggi, per innalzare nelle regioni supreme una ruota volante<br />

che potrà contenere nel suo interno viaggiatori aerei", commentava<br />

brevemente il testo, che però presentava due <strong>di</strong>segni dell’or<strong>di</strong>gno,<br />

dalla forma inequivocabile.<br />

La "ruota volante" <strong>di</strong> Nordung, ideata prima degli anni Trenta in<br />

Germania, per viaggiare nello spazio<br />

Essendo il libro del 1930 era chiaro che il prototipo tedesco, in<br />

tutto e per tutto simile ad un moderno Ufo, fosse antecedente a<br />

quella data.<br />

La Regia Aeronautica Militare <strong>italiana</strong>, che della Germania era<br />

buona amica, era certamente al corrente dell’esistenza <strong>di</strong> questo<br />

or<strong>di</strong>gno; è lecito dedurne che quando l’Ufo lombardo atterrò sul<br />

nostro suolo, le alte sfere del fascismo che or<strong>di</strong>narono il


ecupero pensassero a qualche prototipo proveniente dalla vicina<br />

Germania (in linea d’aria nemmeno troppo <strong>di</strong>stante dall’Alta<br />

Italia). Ciò spiegava le procedure <strong>di</strong> segretezza non<br />

particolarmente restrittive, come pure le fughe <strong>di</strong> notizie.<br />

Non solo. Nello stesso periodo (per la precisione il giorno<br />

precedente l’atterraggio lombardo) la rivista "Il Balilla" aveva<br />

pubblicato le foto <strong>di</strong> un curioso prototipo nostrano, l’aeroplano<br />

"tubolare" <strong>di</strong> un certo ingegner Stipa, dalla forma assai <strong>di</strong>ssimile<br />

dagli aerei tra<strong>di</strong>zionali.<br />

Forse vi fu chi, trovandosi <strong>di</strong> fronte al <strong>di</strong>sco della Lombar<strong>di</strong>a,<br />

pensò a qualche nuova <strong>di</strong>avoleria nostrana.<br />

L’aereo dell’ing. Sitpa su Il Balilla del 15.6.1933<br />

Far sparire i testimoni<br />

La <strong>di</strong>sillusione sarebbe però arrivata da lì a poco, quando i<br />

servizi segreti del Duce si sarebbero trovati <strong>di</strong>nanzi a qualcosa<br />

<strong>di</strong> veramente alieno alla nostra cultura (mai termine fu più<br />

appropriato). E lo si ricava dal violento cover up imposto subito<br />

dopo: rifusione <strong>di</strong> piombi giornalistici; completa censura della<br />

notizia sulla stampa nazionale; arresto dei testimoni, allerta <strong>di</strong><br />

tutti gli uomini dell’OVRA lungo tutta la penisola. E soprattutto,<br />

pesanti sanzioni e proce<strong>di</strong>menti contro chi si fosse azzardato a<br />

spifferare qualcosa.<br />

E così il prefetto Bruno <strong>di</strong> Milano veniva tutt’a un tratto<br />

"promosso e spostato" e sostituito dal triestino Gaetano Laino;<br />

assai più sfortunato tale Moretti, al quale si accenna in una


missiva Stefani rilasciata da "Mister X" ed in<strong>di</strong>rizzata ad un<br />

certo Alfredo; Moretti presumibilmente fece una brutta fine (nel<br />

testo si accenna anche ad un "caso analogo precedente conclusosi<br />

col ricovero in manicomio").<br />

Di quest’ultimo, possiamo <strong>di</strong>re <strong>di</strong> averlo identificato con buona<br />

approssimazione. Si chiamava Ugo Moretti, viveva a Roma, era un<br />

giornalista palesemente <strong>di</strong> regime (e questo spiega come potesse<br />

essere al corrente dell’esistenza del Majestic 12 fascista);<br />

scriveva per un giornale per ragazzi, intitolato "Anno XII" (poi<br />

"Anno XIII").<br />

Evidentemente, pensando <strong>di</strong> non combinare nulla <strong>di</strong> male, ebbe a<br />

scrivere del Gabinetto RS/33 o degli avvistamenti UFO; che fine<br />

fece non lo sappiamo, ma la lettera <strong>di</strong>vulgata da "Mister X"<br />

adombra i sospetti più cupi. Se ne doleva, nella missiva, un<br />

cronista della Stefani (la cui firma è peraltro la stessa dei<br />

telegrammi dell’atterraggio del ‘33 e della lettera a Ciano circa<br />

gli avvistamenti veneti del ‘36) a quell’Alfredo, probabilmente un<br />

collega <strong>di</strong> Milano, forse pure egli collaboratore <strong>di</strong> "Anno XII".<br />

Abbiamo controllato la lista degli "Alfredo" collaboratori <strong>di</strong><br />

"Anno XII": ne esistevano solo due, uno a Milano, Alfredo Liotto;<br />

ed uno a Messina, Alfredo Occhio.<br />

Una brutta fine deve aver fatto anche il pilota francese che sulle<br />

Alpi Marittime ebbe a filmare o fotografare un Ufo (qui "Mister X"<br />

è stato evasivo).<br />

L’anonimo <strong>di</strong>vulgatore dei files fascisti ha <strong>di</strong>fatti inviato ad<br />

altra pubblicazione, a mo’ <strong>di</strong> sfida, un ritaglio <strong>di</strong> giornale senza<br />

data, che smentiva "ipotesi straniere sulla scomparsa <strong>di</strong> un<br />

aviatore".<br />

"In seguito alla scomparsa <strong>di</strong> un sergente aviatore francese, che<br />

non ha fatto ritorno da una gita sulle Alpi Marittime, alcuni<br />

giornali stranieri hanno avanzato l’ipotesi che egli, avendo<br />

sconfinato in territorio italiano, sia stato tratto in arresto<br />

dalle nostre autorità confinarie - riferiva il quoti<strong>di</strong>ano,<br />

aggiungendo - siamo in grado <strong>di</strong> smentire tali voci fantastiche,<br />

nessun arresto del genere essendo stato operato dai nostri reparti<br />

<strong>di</strong> frontiera".<br />

"Mister X" chiedeva all’ufologo <strong>di</strong> "<strong>di</strong>mostrare a sé qual è la sua<br />

stoffa <strong>di</strong> ricercatore. Dia un’occhiata alla fotocopia<br />

dell’articoletto che le invio. È dell’estate del 1933: riesce a<br />

scorgere l’anello che lo collega all’affaire del Gabinetto RS/33?<br />

La risposta sarà tanto sbalor<strong>di</strong>tiva, inquietante ed intrigante che<br />

si complimenterà da solo per esserci riuscito (se ci sarà<br />

riuscito...)".<br />

Non ci risulta che il collega scettico ce l’abbia fatta.<br />

Ma noi del Cun, che siamo dei mastini, sì. Ed abbiamo trovato<br />

copia della notizia, che altro non è che (guarda caso!) un<br />

<strong>di</strong>spaccio Stefani, apparso sui giornali "L’Italia", "La sera" e<br />

"Regime fascista", rispettivamente del 13, 14 e 15 agosto 1933.<br />

Avendo scoperto poi che nel dossier che "Mister X" aveva inviato<br />

nel 1996 al "Resto del Carlino" erano elencati tutti gli<br />

avvistamenti fra il ‘33 ed il ‘40, compresi i casi fotografici<br />

sulle Alpi, era stato sin troppo facile capire quale fosse la


"colpa" del misterioso gitante francese scomparso nel nulla: avere<br />

documentato il passaggio <strong>di</strong> un Ufo.<br />

A titolo <strong>di</strong> mera curiosità riporterò infine il fatto che quando<br />

Italo Balbo, uno dei vertici del Gabinetto RS/33, venne per<br />

sbaglio abbattuto dalla contraerea <strong>italiana</strong> durante un volo, vi fu<br />

chi insinuò che si fosse trattato <strong>di</strong> un evento preme<strong>di</strong>tato<br />

or<strong>di</strong>nato segretamente dal Duce, in quanto il pilota italiano era<br />

palesemente antigermanico. Curiosamente nei files fascisti si<br />

accenna, con rammarico, proprio alla progressiva germanizzazione<br />

del Gabinetto RS, con tanto <strong>di</strong> esclusione degli italiani, a<br />

cominciare dai cronisti Stefani.<br />

Altra curiosità, Balbo, sin dal 1932, collaborava gomito a gomito<br />

con il professor Filippo Ere<strong>di</strong>a, <strong>di</strong>rettore dell’Ufficio Presagi<br />

della Regia Aeronautica (ovvero l’Ufficio Meteo); curiosamente<br />

quest’ultimo nel dopoguerra <strong>di</strong>venne uno dei classici ufo-scettici<br />

d’ufficio...<br />

La campagna stampa<br />

Ma nelle mie ricerche d’archivio non ho trovato solo traccia delle<br />

sparizioni degli ufo-testimoni e dei giornalisti coinvolti negli<br />

eventi <strong>di</strong> quella travagliata epoca; ho trovato anche molte<br />

affermazioni che oggi si potrebbero rileggere come un ben preciso<br />

progetto <strong>di</strong> "cover up" portato avanti <strong>di</strong> pari passo con un<br />

apparentemente contrad<strong>di</strong>ttorio "training" ufologico, ovvero una<br />

progressiva acculturazione delle masse verso l’accettazione<br />

dell’idea dell’esistenza degli extraterrestri.<br />

Questo tentativo, messo in atto in questi ultimi anni dagli<br />

americani, era forse stato attuato a casa nostra già negli anni<br />

Trenta! Segno forse che la fazione extraterrestrialista del<br />

Gabinetto RS/33 premesse per una rivelazione <strong>di</strong>retta, pur se<br />

controllata e centellinata, mentre altri si opponevano.<br />

Non fu soltanto la "Cronaca prealpina" del 20 giugno del ‘33 a<br />

riferire, pochi giorni dopo il recupero del <strong>di</strong>sco in Lombar<strong>di</strong>a,<br />

dell’esistenza dei marziani; la notizia era stata riportata, in<br />

maniera assai più circostanziata, anche sul quoti<strong>di</strong>ano cattolico<br />

"L’Italia" del 21 giugno ed era palesemente un "press release", un<br />

<strong>di</strong>spaccio stampa; dunque ripreso da più giornali per or<strong>di</strong>ne del<br />

Duce!<br />

Nello stesso periodo <strong>di</strong>verse pubblicazioni allineate (e quali non<br />

lo erano?) avevano cominciato a bombardare i lettori con notizie<br />

astronomiche e <strong>di</strong> vita sugli altri pianeti, come la rivista "Il<br />

Balilla" che fra giugno e luglio del ‘33 de<strong>di</strong>cò all’argomento<br />

<strong>di</strong>versi servizi (e nel numero del 20-7-33 accennò chiaramente<br />

all’esistenza <strong>di</strong> "uomini su altri mon<strong>di</strong>"); o come "L’italiano",<br />

che nel settembre dello stesso anno pubblicò la notizia che Marte<br />

era abitato.<br />

Ma, quasi a voler creare a bell’apposta confusione, da altre parti<br />

fioccarono anche le smentite (la rivista "L’Illustrazione<br />

<strong>italiana</strong>" del 3-9-33 pubblicò un romanzo <strong>di</strong> Lucio D’Ambra,<br />

"Angioli della fine <strong>di</strong> giornata", che derideva la vita negli altri<br />

pianeti) e le insinuazioni sull’esistenza <strong>di</strong> armi segrete,


custo<strong>di</strong>te in hangar altrettanto occulti, come il pezzo apparso a<br />

pagina tre de "La Stampa" del 17 giugno del 1933 ed intitolato "I<br />

rifugi degli aerei, hangars nascosti".<br />

Questa era certamente la fazione militarista (Balbo in testa?) che<br />

propagandava il mantenimento della credenza della supremazia aerea<br />

dell’Italia fascista; ed esultava nel leggere titoli quali<br />

"L’ammirazione francese pel successo delle Ali fasciste", apparso<br />

su "La Stampa" due giorni dopo la scomparsa nel nulla del pilota<br />

ufo-testimone.<br />

Essi non potevano certo tollerare che si mettesse in <strong>di</strong>scussione<br />

la nostra supremazia aerea.<br />

Qualsiasi evento contrario andava negato, i testimoni fatti<br />

scomparire.<br />

Ma a sparire in quegli anni furono anche i carteggi.<br />

Occultati i documenti della Petacci<br />

Nei <strong>di</strong>ari <strong>di</strong> Ciano, che peraltro vanno dal 1939 al 1943, non vi è<br />

traccia del Gabinetto RS/33.<br />

Comprensibile, trattandosi <strong>di</strong> una commissione segreta.<br />

Più facile invece che ve ne fosse accenno in quelli della Petacci,<br />

che era solita annotare fedelmente il contenuto <strong>di</strong> tutte le<br />

conversazioni avute con il suo amante, Mussolini.<br />

Tale materiale (due scatoloni contenenti duecento lettere del Duce<br />

ed un <strong>di</strong>ario comprendente eventi storici dal ‘33 al ‘45) è stato<br />

sequestrato nel 1950 dai carabinieri e tutti gli incartamenti sono<br />

stati secretati dal governo dell’epoca; nonostante le vibrate<br />

proteste degli storici (Luciano Garibal<strong>di</strong> ed Alessandro Zanella in<br />

testa) nonché degli ere<strong>di</strong> della famiglia Petacci, su quelle carte<br />

è calato un incomprensibile velo <strong>di</strong> segretezza. Una sentenza della<br />

Corte <strong>di</strong> Cassazione del 12 aprile 1956 ha attribuito le carte allo<br />

Stato "in quanto contengono riferimenti alla politica estera ed<br />

interna in Italia" (e dunque anche alla commissioni segrete!) ed<br />

un decreto (dpr) del Presidente della Repubblica, datato 30<br />

settembre 1963, ha stabilito in 50 anni la durata dei "segreti <strong>di</strong><br />

stato".<br />

In realtà quel lasso <strong>di</strong> tempo è già trascorso ed ora sarebbe<br />

possibile visionare queste carte interessantissime, che potrebbero<br />

forse fornire ulteriori in<strong>di</strong>zi anche a questa intricata vicenda;<br />

ma sfortunatamente quando gli storici Garibal<strong>di</strong> e Zanella il 18<br />

aprile 1995 hanno rivolto istanze all’Archivio <strong>di</strong> Stato ed ai<br />

ministeri dei Beni Culturali e dell’Interno, si sono sentiti<br />

rispondere dall’allora ministro dell’Interno Giorgio Napolitano<br />

(Pds) che "le carte contenevano situazioni puramente private <strong>di</strong><br />

persone, per le quali il dpr stabilisce una segretazione ancor più<br />

severa: 70 anni" (avevo avuto conferma dell’esistenza <strong>di</strong> queste<br />

procedure all’epoca delle mie ricerche presso l’Archivio <strong>di</strong> Stato<br />

<strong>di</strong> Milano).<br />

Garibal<strong>di</strong> e Zanella non si sono arresi ed hanno chiesto<br />

ripetutamente <strong>di</strong> visionare dunque i soli <strong>di</strong>ari, rivolgendo<br />

ulteriori richieste ai ministri del governo Dini, ma la risposta è<br />

stata sempre negativa, l’ultima volta con il pretesto che, a


seguito <strong>di</strong> un’istruttoria (condotta da chi? e quando?) "non erano<br />

state in<strong>di</strong>viduate notizie attinenti al campo <strong>di</strong> ricerca degli<br />

stu<strong>di</strong>osi"! (Palese bugia. Fonti in<strong>di</strong>pendenti quali lo storico<br />

Ricciotti Lazzero confermano che nei <strong>di</strong>ari si trattava ad<strong>di</strong>rittura<br />

degli accor<strong>di</strong> segreti con Winston Churchill).<br />

L’esistenza del Gabinetto RS/33 è probabilmente documentata in<br />

quelle carte, la cui derubricazione in passato venne caldeggiata,<br />

invano, anche dal celebre Enzo Tortora.<br />

Garibal<strong>di</strong> e Zanella, che peraltro non si occupano <strong>di</strong> Ufo, hanno<br />

<strong>di</strong>chiarato che "Claretta Petacci era una meticolosa annotatrice <strong>di</strong><br />

ogni frase, <strong>di</strong> ogni parola del suo uomo; confidava al suo <strong>di</strong>ario<br />

ciò <strong>di</strong> cui via via veniva a conoscenza" (e lo passava alla<br />

Gestapo, si è poi scoperto...).<br />

Facile che si parlasse anche degli Ufo. Sfortunatamente la ricerca<br />

<strong>di</strong> documenti dell’epoca, in<strong>di</strong>pendenti dai files <strong>di</strong> "Mister X", è<br />

oltremodo spinosa; molti carteggi sono stati confiscati dai vari<br />

governi (nazista, americano, italiano del Dopoguerra); il resto è<br />

andato <strong>di</strong>strutto nei bombardamenti aerei (come i registri della<br />

questura <strong>di</strong> Milano o dell’aeroporto milanese <strong>di</strong> Bresso,<br />

presumibilmente coinvolti nel recupero Ufo del ‘33).<br />

Il Majestic fascista<br />

Ulteriori ricerche, più fortunatamente, mi hanno però permesso <strong>di</strong><br />

provare in maniera inequivocabile il legame fra Marconi ed il clan<br />

dei professori che stu<strong>di</strong>avano gli X-files fascisti.<br />

Di questa insolita connection, occorre <strong>di</strong>rlo, "Mister X" non ha<br />

sinora fornito prove, non ha esibito alcun carteggio dell’epoca;<br />

semplicemente, nel settembre dell’anno scorso, aveva inviato<br />

all’ufologo scettico - reo <strong>di</strong> averlo stroncato sulla stampa - una<br />

memoria battuta al computer, contenente i nomi dei membri del<br />

Gabinetto RS/33. Nel foglio si leggeva: "Altri componenti furono,<br />

nel corso del tempo, i professori Dallauri, Pirotta, Crocco,<br />

Debbasi, Severi, Bottazzi e Giordani".<br />

Bisognava credere alla parola dello scrivente, non esistendo<br />

veline dell’epoca.<br />

Negli articoli precedenti avevo poi sottolineato il fatto che due<br />

<strong>di</strong> questi nomi fossero stati scritti in maniera errata: Dallauri<br />

per Vallauri e Debbasi per De Blasi (segno che la memoria storica<br />

<strong>di</strong> "Mister X" non era infallibile).<br />

Nuove scoperte mi hanno dato ragione, <strong>di</strong>mostrando in più che<br />

Marconi era effettivamente in relazione con questi personaggi.<br />

Ve<strong>di</strong>amo cosa è emerso dalle ricerche sui giornali dell’epoca.<br />

Il 14 agosto 1933, subito dopo la misteriosa scomparsa<br />

dell’aviatore francese UFOtestimone, il Gabinetto RS/33 aveva<br />

convocato una riunione straor<strong>di</strong>naria a Roma. La versione ufficiale<br />

data alla stampa per quell’incontro al vertice fu <strong>di</strong> una riunione<br />

dei "membri dell’Accademia d’Italia per la <strong>di</strong>vulgazione <strong>di</strong> una<br />

memoria sulla propagazione <strong>di</strong> microonde a notevole <strong>di</strong>stanza"<br />

(ovvero, sulla ra<strong>di</strong>otelegrafia). Ma si parlò, probabilmente, anche<br />

del caso fotografico delle Alpi Marittime (non si spiegherebbe


altrimenti l’urgenza della riunione, proprio il giorno dopo il<br />

fatto).<br />

A riprova che Marconi fosse in stretto contatto con il clan dei<br />

professori c’erano gli articoli apparsi sui quoti<strong>di</strong>ani "Il<br />

mattino" e "L’Italia" del 15 agosto, che titolavano: "Si è riunita<br />

in seduta straor<strong>di</strong>naria la classe <strong>di</strong> scienze fisiche, matematiche<br />

e naturali della Reale Accademia d’Italia. Erano presenti le LL.<br />

EE. Vallauri, vicepresidente, Pirotta, Bottazzi, Severi, De Blasi,<br />

Giordani e Crocco. Assistevano anche il vicepresidente anziano<br />

Formichi ed il segretario generale Volpe. Presiedeva S.E.<br />

Marconi...".<br />

A quali conclusioni giunse, dopo sette anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> segreti, il<br />

Gabinetto RS/33 non ci è dato <strong>di</strong> saperlo.<br />

Se fosse ancora vivo il colonnello Corso forse ci parlerebbe <strong>di</strong><br />

retroingegneria aliena del Ventennio; certo, un’esagerazione, ma<br />

comunque stupisce il fatto che uno dei Majestic fascisti, Gaetano<br />

Arturo Crocco, caldeggiasse in quegli anni e nell’imme<strong>di</strong>ato<br />

dopoguerra la possibilità fattiva e a suo <strong>di</strong>re "<strong>di</strong>mostrata" <strong>di</strong><br />

volare nello spazio; come cosa fatta.<br />

Con un sin troppo sospetto ottimismo egli, secondo quanto<br />

riferisce lo storico della scienza Franco Fiorio, "<strong>di</strong>mostrò sin<br />

dal 1950 (!) come, me<strong>di</strong>ante uno sfruttamento più efficiente della<br />

fusione nucleare, fosse possibile raggiungere velocità quasi-luce<br />

e varcare i confini del nostro sistema solare; fino a <strong>di</strong>stanze<br />

equivalenti a 34 anni-luce, contenenti circa 480 stelle come il<br />

nostro sole, ciascuna delle quali rappresenta un sistema<br />

comprendente molti pianeti".<br />

Prima ancora che esplodesse il fenomeno dei <strong>di</strong>schi volanti, Crocco<br />

ne conosceva già un plausibile funzionamento. Solo per<br />

coincidenza? Ne dubito...<br />

Bibliografia:<br />

G. Ciano - "Diario <strong>di</strong> Ciano", Rizzoli, Milano 1963.<br />

C. Falessi - "Balbo aviatore", Mondadori, Milano 1983.<br />

F.Fiorio - "L'aviazione moderna e il suo futuro spaziale",<br />

Vallar<strong>di</strong>, Milano 1967.<br />

L. Garibal<strong>di</strong> - "I <strong>di</strong>ari top-secret <strong>di</strong> Claretta Petacci", in<br />

"Storia Illustrata", 10/'99.<br />

R. Zangran<strong>di</strong> - "Il lungo viaggio attraverso il fascismo",<br />

Feltrinelli, Milano 1962.


<strong>FILES</strong> FASCISTI,<br />

SCOPERTO L'HANGAR <strong>DEL</strong> DISCO!<br />

<strong>di</strong> Alfredo Lissoni<br />

(Notiziario n° 16 Novembre 2000)<br />

Le ricerche sugli X-files <strong>di</strong> Mussolini vanno avanti ed ogni giorno<br />

nuovi elementi confermano l’autenticità dei documenti, delineando<br />

parimenti un quadro sempre più completo ed intrigante, composto da<br />

insabbiamenti, azioni <strong>di</strong> guerriglia e trame tessute per mettere a<br />

tacere una scomoda verità.<br />

Oggi i mass me<strong>di</strong>a, brutalmente censurati negli anni Trenta, si<br />

sono presi una rivincita "morale" dando ampio risalto a questo<br />

giallo del Ventennio: i documenti fascisti sono stati mostrati dal<br />

nostro Roberto Pinotti nello "Speciale Tg1" andato in onda sabato<br />

30 settembre ed interamente de<strong>di</strong>cato agli Ufo, durante il quale,<br />

fra l’altro, l’Aeronautica Militare ha aperto i propri dossier. E<br />

la rubrica "Tentazioni" de "Il Giorno" ai files fascisti ha<br />

de<strong>di</strong>cato un’intera pagina il 7 settembre scorso, con una<br />

dettagliata inchiesta del giornalista Gabriele Moroni.<br />

L’Ufo nascosto a Vergiate<br />

É stato proprio "Il Giorno" il primo ad ipotizzare, su mia<br />

in<strong>di</strong>cazione, che il <strong>di</strong>sco volante recuperato dai fascisti all’alba<br />

del 13 giugno del ‘33 fosse stato nascosto negli stabilimenti<br />

della Siai Marchetti <strong>di</strong> Vergiate o Sesto Calende, due località<br />

confinanti in provincia <strong>di</strong> Varese.<br />

Sono giunto all’identificazione del posto grazie ad una serie <strong>di</strong><br />

elementi combacianti.<br />

In primo luogo, la zona dell’atterraggio doveva essere nel<br />

milanese o in Lombar<strong>di</strong>a; lo <strong>di</strong>mostrava il fatto che le veline<br />

Stefani che riferivano del recupero partissero dall’Ufficio<br />

Telegrafico <strong>di</strong> Milano e non, ad esempio, da Roma o da una sede<br />

giornalistica periferica; Vergiate si trova in provincia <strong>di</strong><br />

Varese; a cinque minuti <strong>di</strong> macchina c’è Sesto Calende, sul fiume<br />

Ticino, al confine con Novara.<br />

A Sesto Calende e a Vergiate (e nella vicina S.Anna) la Siai<br />

Marchetti aveva i propri stabilimenti ove venivano costruiti gli<br />

aerei militari. A Sesto vi erano gli uffici <strong>di</strong>rigenziali, a<br />

Vergiate gli stabilimenti veri e propri, a S.Anna i cantieri che<br />

in seguito ospiteranno la Decima Mas. A Sesto e Vergiate erano <strong>di</strong><br />

casa Italo Balbo e Filippo Ere<strong>di</strong>a, suo braccio destro.<br />

Balbo, lo appren<strong>di</strong>amo dai documenti fascisti, era uno dei vertici<br />

del Gabinetto RS/33 (ed era in stretto contatto con Marconi, come<br />

<strong>di</strong>mostra un articolo su "La Sera" del 15-7-33, circa alcuni<br />

telegrammi amichevoli fra i due personaggi).<br />

La <strong>storia</strong> ufficiale ci <strong>di</strong>ce che Balbo "era solito partire per le<br />

sue imprese aviatorie proprio da Sesto Calende" (meglio ancora:<br />

dal campo <strong>di</strong> volo dell’a<strong>di</strong>acente Vergiate).


Filippo Ere<strong>di</strong>a, responsabile dell’Ufficio Meteorologico <strong>di</strong> Stato<br />

(forniva a Balbo le con<strong>di</strong>zioni atmosferiche per le trasvolate<br />

oceaniche) era <strong>di</strong> casa negli stabilimenti della Marchetti (vi sono<br />

foto che lo ritraggono a S.Anna). Dopo la guerra quest’ultimo<br />

<strong>di</strong>venne, "curiosamente", uno dei più strenui scettici d’ufficio<br />

del fenomeno Ufo.<br />

Ancora, altre in<strong>di</strong>cazioni spingevano la mia attenzione nella zona<br />

<strong>di</strong> Varese.<br />

In primo luogo, il fatto che, dopo il recupero del <strong>di</strong>sco, era<br />

stato proprio un giornale varesino, la "Cronaca Prealpina" del 20<br />

giugno, a dare notizia con enfasi dell’esistenza <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> vita<br />

su Marte in contatto con uomini della Terra; in secondo luogo il<br />

fatto che negli anni imme<strong>di</strong>atamente successivi il dopoguerra<br />

continuasse a circolare nella zona la "voce" che a Vergiate<br />

fossero custo<strong>di</strong>ti <strong>di</strong>schi volanti terrestri.<br />

Ho personalmente reinchiestato il caso <strong>di</strong> Tradate <strong>di</strong> Varese.<br />

Nel 1950 l’operaio Bruno Facchini <strong>di</strong> Abbiate Guazzone s’imbatté,<br />

in un bosco, in un <strong>di</strong>sco volante sceso al suolo e nei suoi<br />

occupanti. A ricordo <strong>di</strong> quell’esperienza, Facchini portò sempre<br />

sull’addome gli effetti (da scossa elettrica) provocatigli da un<br />

fascio <strong>di</strong> luce sparatogli contro dagli alieni; conservò inoltre<br />

frammenti del <strong>di</strong>sco volante, lasciati a terra dagli<br />

extraterrestri, intenti ad effettuare sul <strong>di</strong>sco un lavoro <strong>di</strong><br />

saldatura. Ciò che pochi sanno è che quando Facchini si imbatté<br />

nel <strong>di</strong>sco, pensò subito fosse un prototipo americano custo<strong>di</strong>to a<br />

Vergiate.<br />

Proprio gli americani, che durante la guerra bombardarono ben nove<br />

volte lo stabilimento Marchetti <strong>di</strong> Vergiate tentando <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>struggere qualcosa a tutti i costi, risparmiarono Sesto Calende,<br />

sebbene sorgesse accanto ad uno strategico ponte in ferro sul<br />

Ticino.<br />

Forse gli americani, venuti a conoscenza del fatto che negli<br />

uffici della Marchetti vi erano preziosi incartamenti, decisero <strong>di</strong><br />

risparmiare Sesto. E a guerra finita, negli anni Cinquanta, l’Us<br />

Air Force si affrettò a mettere le mani sugli stabilimenti <strong>di</strong><br />

Vergiate, improvvisamente a<strong>di</strong>biti ad hangar manutentivi per gli<br />

aerei americani.<br />

Altri elementi ancora mi spingevano ad investigare in questa<br />

<strong>di</strong>rezione.<br />

Va detto che negli ultimi mesi <strong>di</strong>verse teorie sui files fascisti<br />

sono state veicolate su pubblicazioni varie; riguardavano in parte<br />

il crash (sebbene nei documenti si parlasse solo <strong>di</strong> atterraggio)<br />

del <strong>di</strong>sco volante del ‘33; veniva avanzata l’ipotesi <strong>di</strong> un guasto<br />

causato da un fulmine, chiaramente ispirandosi al crash <strong>di</strong><br />

Roswell.<br />

Sin dall’inizio della mia indagine era bastato controllare il<br />

bollettino meteo dell’Osservatorio <strong>di</strong> Milano Brera per escludere a<br />

priori questa ipotesi: quel giorno il cielo era semicoperto,<br />

occasionalmente piovoso. Non vi erano stati furiosi temporali. Ma<br />

proprio per questo motivo saltava subito agli occhi come una<br />

forzatura, una bugia male orchestrata, la notizia che un


misterioso "lampo <strong>di</strong> luce" schiantatosi nella notte sullo<br />

"stradale tra Magenta e Novara" fosse un banale fulmine.<br />

L’unica pubblicazione che si azzardava a riportare la notizia (con<br />

un certo ritardo) era la Domenica del Corriere del 9 luglio;<br />

riferiva assai stringatamente <strong>di</strong> ben cinque operai, uno dei quali<br />

ferito molto gravemente, colpiti... da un unico fulmine!<br />

Non poteva sfuggirmi la connessione con il documento senatoriale<br />

del Gabinetto RS/33 che imponeva <strong>di</strong> ricondurre il "fenomeno" ad<br />

una spiegazione astronomica.<br />

Non ho mai scritto prima <strong>di</strong> questa scoperta perché volevo esserne<br />

sicuro (in fondo, nei giorni imme<strong>di</strong>atamente precedenti o<br />

successivi l’atterraggio dell’UFO vi erano state <strong>di</strong>verse<br />

convenzionalissime cadute <strong>di</strong> fulmini).<br />

Il caso Moretti<br />

Solo qualche mese fa ho potuto finalmente avere le prove<br />

definitive che da tempo cercavo.<br />

Un amico <strong>militare</strong> mi aveva fornito una mappa dell’Aeronautica<br />

americana che in<strong>di</strong>cava la <strong>di</strong>slocazione tattica dei principali<br />

aeroporti italiani negli anni Quaranta.<br />

Nel Nord Italia la più grande concentrazione era proprio attorno<br />

al milanese. Era evidente che qualunque or<strong>di</strong>gno fosse stato<br />

recuperato in zona, sarebbe stato occultato nel più vicino hangar<br />

aeronautico <strong>di</strong> fiducia.<br />

Vergiate era legato a doppio filo con il Gabinetto RS/33. Non<br />

solo.<br />

Grazie ad una preziosa collaborazione potei scoprire che negli<br />

uffici <strong>di</strong>rigenziali <strong>di</strong> Sesto Calende lavorava un funzionario a<br />

nome Aldo Moretti.<br />

Ricordate il misterioso "caso Moretti" del quale i carteggi<br />

fascisti <strong>di</strong>cevano che "non si poteva parlare se non a quattr’occhi<br />

data la delicatezza e la particolarità della vicenda"?<br />

Moretti veniva citato in una velina Stefani in<strong>di</strong>rizzata ad un<br />

misterioso Alfredo (ipotizzai potesse essere un giornalista <strong>di</strong><br />

"Anno XIII").<br />

"Se mi chie<strong>di</strong> un consiglio, eccolo: non <strong>di</strong>re a nessuno, ripeto a<br />

nessuno e ciò comprende i parenti più stretti, quanto hai visto",<br />

consigliava la missiva.<br />

Un Moretti è tra i funzionari della Siai Marchetti. Il suo nome<br />

viene in<strong>di</strong>cato in un bollettino parasatirico del dopolavoro della<br />

Siai Marchetti, lo Zic (1) . Viene in<strong>di</strong>cato come "funzionario della<br />

D.O.", probabilmente della Direzione Operativa.<br />

Cosa aveva mai combinato questo Moretti per <strong>di</strong>ventare un<br />

innominato?<br />

Aveva incen<strong>di</strong>ato l’hangar che custo<strong>di</strong>va il <strong>di</strong>sco volante (o quanto<br />

ne restava)!<br />

Negli archivi dei repubblichini il solerte e fedele funzionario<br />

veniva improvvisamente <strong>di</strong>segnato come un pericoloso partigiano; i<br />

carteggi che lo riguardavano erano però volutamente fumosi, quasi<br />

si stesse cercando <strong>di</strong> cancellarne per sempre l’identità (come<br />

consigliavano le veline Stefani). Lapidaria la citazione nei


documenti della Guar<strong>di</strong>a Nazionale Repubblicana <strong>di</strong> Varese, circa<br />

"alcuni elementi entrati nella clandestinità, certi Moretti e<br />

Tiferi da Sesto Calende".<br />

La "conversione" <strong>di</strong> Moretti dovette avvenire dopo il 1940.<br />

Sino al 6 settembre <strong>di</strong> quell’anno Aldo Moretti era ancora uno<br />

stimato <strong>di</strong>rigente <strong>di</strong> regime; sembra collegato il fatto che proprio<br />

nel 1940 il Gabinetto RS/33 terminasse le investigazioni sugli UFO<br />

e passasse l’intera documentazione ai nazisti.<br />

Tre anni dopo Moretti decise <strong>di</strong> ribellarsi. L’incen<strong>di</strong>o del<br />

capannone della Siai <strong>di</strong> Vergiate è datato 17 marzo 1943. Quanto<br />

danno fece quell’incen<strong>di</strong>o doloso non è dato <strong>di</strong> saperlo. Non è<br />

detto, nei carteggi RS/33, quanta documentazione (o reperti) le<br />

avide mani dei nazisti ci abbiano lasciato dopo il 1940. Non<br />

possiamo quin<strong>di</strong> stabilire se a Vergiate, all’epoca dell’incen<strong>di</strong>o,<br />

vi fosse ancora il <strong>di</strong>sco, o semplici frammenti <strong>di</strong> UFO, o ancor più<br />

banalmente carteggi segreti, fotografie e schizzi del velivolo.<br />

Questo materiale è probabilmente andato <strong>di</strong>strutto per sempre,<br />

sebbene vi sia una speranza che ne possa esistere copia.<br />

Un nostro collaboratore ricorda una mostra <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni del<br />

dopoguerra, realizzati (prima del 1947) da "malati <strong>di</strong> mente"<br />

d’Italia. Fra i tanti bizzarri schizzi, alcuni raffiguravano<br />

chiaramente lo spaccato <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sco volante, <strong>di</strong>segnato da un<br />

"matto" prima che si cominciasse a parlare <strong>di</strong> UFO. Li aveva<br />

realizzati il misterioso personaggio citato nei carteggi fascisti<br />

come "il caso analogo conclusosi con il ricovero in manicomio"?<br />

Il triangolo del Ticino<br />

Identificare nella zona <strong>di</strong> Sesto e Vergiate i luoghi del primo<br />

cover up UFO dell’età contemporanea ci spinge ad alcune<br />

riflessioni.<br />

In primo luogo, Sesto Calende si trova sul Ticino. Ed i nostri<br />

lettori sanno che da tempo immemorabile il "triangolo" che va dal<br />

Ticino pavese a quello novarese e comprendente la punta varesina è<br />

zona <strong>di</strong> intensissima attività ufologica.<br />

Il dossier al riguardo è voluminosissimo. É solo un caso? O c’è un<br />

legame con i fatti del 13 giugno del ‘33?<br />

Una teoria analoga è stata proposta per Hessdalen; anche in<br />

quell’occasione le ripetute e continuate apparizioni UFO sono<br />

state spiegate da alcuni con un incidente alieno.<br />

Siamo nel campo delle supposizioni; sappiamo però che nei giorni<br />

successivi il recupero la vita dei funzionari delle località<br />

coinvolte venne improvvisamente stravolta.<br />

I <strong>di</strong>rigenti della Macchi varesina, l’altra società che costruiva<br />

aerei militari assieme alla Marchetti, venivano spostati e<br />

sostituiti da tale ingegner Paolo Foresio, un fedelissimo che<br />

proveniva dal Genio Navale (2) ; a Milano il questore Pietro Bruno<br />

veniva rimosso e rimpiazzato dal questore <strong>di</strong> Trieste Gaetano<br />

Laino; il 26, "alla presenza <strong>di</strong> S.E il Prefetto, gr. uff.<br />

Fornaciari", il Segretario Federale del Fascio console Erminio<br />

Brusa (che evidentemente sapeva troppo) veniva trasferito e<br />

sostituito "dal nuovo segretario federale Rino Parenti (3) ". Non


solo. Probabilmente la milizia fascista aveva rastrellato tutta la<br />

zona incriminata; non si spiegherebbe altrimenti l’improvvisa<br />

mobilitazione <strong>di</strong> fedelissimi da Cuggiono (VA), da Como e dalla<br />

Brianza.<br />

Cercavano qualcosa? O nascondevano qualcosa?<br />

Fatto sta che la stampa dell’epoca riferisce che il 17 giugno<br />

venivano allertati "i Comandanti <strong>di</strong> Fascio, i Capi Centurie e gli<br />

aiutanti in seconda dei Fasci Giovanili <strong>di</strong> Combattimento" della<br />

citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> Cuggiono, che guarda caso è proprio tra Varese e<br />

Milano; e veniva messa in allarme la sede del Fascio <strong>di</strong> Carate in<br />

Brianza (4) ; la mobilitazione si estendeva sino a Como, ove il 23<br />

giugno si approntava un imponente raduno <strong>di</strong> camice nere (5) . E<br />

ancora, pochi giorni dopo l’atterraggio UFO, si precipitava a<br />

Milano, inaspettatamente, nientemeno che la Regina (6) . La versione<br />

ufficiale fornita dalla stampa fu che intendesse all’improvviso<br />

semplicemente visitare l’Ospedale Maggiore <strong>di</strong> Milano.<br />

Forse per incontrare i cinque viandanti feriti dalla caduta del<br />

<strong>di</strong>sco volante?<br />

Alla luce <strong>di</strong> questi nuovi elementi assume un <strong>di</strong>verso significato<br />

il martellante bombardamento me<strong>di</strong>atico con cui il Regime cercava,<br />

a mezzo stampa, <strong>di</strong> convincere e <strong>di</strong> convincersi che la propria<br />

Aeronautica fosse ancora la migliore del mondo. Ciò avveniva<br />

persino sulle riviste femminili, solitamente interessate a ben<br />

altri argomenti; anche là il lavaggio del cervello era continuo,<br />

da "Eva" alla cattolicissima "Alba" (che il 16 luglio ‘33 de<strong>di</strong>cava<br />

la copertina alle "Ali d’Italia") a "Lei" (con un pezzo sulle<br />

"aviatrici").<br />

Il regime temeva chiaramente una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> autorità (7) , tant’è<br />

che Mussolini in persona dovette riba<strong>di</strong>re, in prima pagina dalle<br />

colonne dal fedelissimo quoti<strong>di</strong>ano "La Sera" pochi giorni dopo<br />

l’atterraggio, che lo Stato fascista non era soltanto "un<br />

guar<strong>di</strong>ano notturno che si occupava della sicurezza personale dei<br />

citta<strong>di</strong>ni..." (8) .<br />

Eppure, proprio in quelle prime ore dell’alba la polizia segreta<br />

fascista aveva lavorato da guar<strong>di</strong>ano notturno, non per la<br />

sicurezza dei citta<strong>di</strong>ni, ma per la salvaguar<strong>di</strong>a delle proprie<br />

istituzioni.<br />

Documenti che scompaiono<br />

Sfortunatamente, hanno lavorato bene.<br />

La caccia ai documenti è un’impresa <strong>di</strong>sperata. In primo luogo,<br />

questa ricerca è una lotta contro il tempo; i pochi testimoni che<br />

ricordano qualcosa si stanno spegnendo lentamente (e recentemente<br />

è deceduto, a 73 anni per un cancro al pancreas, il soldato<br />

italiano che collaborò con i servizi segreti inglesi nello stu<strong>di</strong>o<br />

delle foto <strong>di</strong> foo-fighters).<br />

Ancor più drammatica la ricerca <strong>di</strong> memoriali <strong>di</strong> membri del<br />

Gabinetto RS/33.<br />

Non è noto se Mussolini abbia mai parlato della commissione UFO ai<br />

suoi più stretti collaboratori o alle persone che gli furono<br />

vicine negli ultimi istanti <strong>di</strong> vita. La logica lo escluderebbe; in


ogni caso, lo scorrere inclemente del tempo non ci favorisce:<br />

l’estate scorsa si è spento monsignor Salvatore Capula, per<br />

sessant’anni parroco della Maddalena a Cagliari, la persona che<br />

raccolse le ultime confessioni del Duce (9) e dal quale avrebbe<br />

avuto in custo<strong>di</strong>a certi misteriosi <strong>di</strong>ari, la cui esistenza<br />

continuò peraltro a negare.<br />

Ed è morto a Brescia, nel ‘96, forse l’unico partigiano che<br />

potesse saperne qualcosa, il professor Aldo Gamba <strong>di</strong> Gargnano<br />

(BS), che dopo la Liberazione fu responsabile della polizia<br />

<strong>militare</strong> per il Nord Italia.<br />

I giornalisti arrivavano a Gargnano da tutto il mondo per<br />

intervistarlo sulle casse segrete che Mussolini cercò <strong>di</strong> trarre in<br />

salvo prima della fucilazione. E Gamba rispondeva: "Non <strong>di</strong>rò<br />

niente a nessuno sull’impiego e sulla fine <strong>di</strong> quelle casse".<br />

Ma quando era assieme agli amici toccava spesso l’argomento.<br />

"Il 29 aprile del ‘45 - <strong>di</strong>ceva - in qualità <strong>di</strong> capo della polizia<br />

<strong>militare</strong> feci sequestrare una delle casse con l’archivio segreto<br />

<strong>di</strong> Mussolini e la consegnai regolarmente alle autorità del<br />

nascente Stato Repubblicano."<br />

Fu forse grazie a ciò che fu possibile scoprire - come abbiamo già<br />

scritto in un precedente articolo - che la Repubblica Sociale<br />

Italiana aveva un suo "Gabinetto RS" (<strong>di</strong> cui parla lo scettico<br />

Marcello Coppetti nel volume "Ufo arma segreta").<br />

"C’erano altre quattro casse contenenti atti e scritture della<br />

segretaria Mussolini, - confessava Gamba - due furono affondate<br />

nel lago <strong>di</strong> Garda. Per ottenere una sicura e rapida immersione,<br />

erano state zavorrate da grosse pietre. Le altre due, il 18 aprile<br />

a Gargnano, furono caricate su un camioncino con altro materiale<br />

della segreteria. Lo stesso giorno, <strong>di</strong> pomeriggio, anche Mussolini<br />

abbandonò Gargnano. Le due casse vennero abbandonate nella<br />

prefettura <strong>di</strong> Milano, ove si svolse l’ultimo breve Consiglio dei<br />

ministri. Il 29 aprile riuscii a far recuperare anche una <strong>di</strong><br />

queste due casse. La seconda era sparita. Un giallo. Qualcosa era<br />

stato presumibilmente prelevato dal segretario particolare del<br />

Duce. (10) "<br />

"Ma - informa lo storico Federico Pelizzari - bisogna anche tenere<br />

presente che la sera del 26 aprile il Comitato <strong>di</strong> Liberazione<br />

Nazionale aveva occupato la prefettura milanese <strong>di</strong> Corso Monforte,<br />

dove il 27 si era inse<strong>di</strong>ato Riccardo Lombar<strong>di</strong>, prefetto della<br />

Liberazione. Con lui arrivarono partigiani, patrioti improvvisati<br />

e guar<strong>di</strong>e <strong>di</strong> finanza, che avranno rovistato nelle casse zincate<br />

aperte. (11) "<br />

Le attuali veline del Gabinetto RS/33 finirono così nelle mani <strong>di</strong><br />

un partigiano?<br />

"Abbandonati sul pavimento - continua Pelizzari - furono trovati<br />

documenti <strong>di</strong> Mussolini degli anni ‘21, ‘25, ‘27, ‘36, ‘40.<br />

Dell’altra cassa neppure l’ombra. Aldo Gamba supponeva che il<br />

materiale fosse finito nelle mani dei servizi segreti americani o<br />

sovietici."<br />

É forse casuale che dopo la guerra proprio americani e russi<br />

iniziarono a costruite velivoli <strong>di</strong>scoidali (l’Avro-car<br />

statunitense, il Galonska russo)?


L’Avro car<br />

"Infine - conclude Pelizzari - la cassa che era stata recuperata<br />

scomparve durante il trasferimento verso Roma. Ma non conteneva<br />

tuttavia rivelazioni storiche <strong>di</strong>rompenti, solo un pot-pourri <strong>di</strong><br />

atti pubblici, <strong>di</strong> relazioni sui Consigli dei ministri, documenti<br />

su biografie fasciste..."<br />

Il 13 agosto scorso è morto anche Franco Campetti, l’artigiano che<br />

aveva ricevuto l’or<strong>di</strong>ne dai fascisti <strong>di</strong> costruire le celebri<br />

casse. Fu lui che, nel 1993, smentì pubblicamente che le casse<br />

ritrovate nei fondali del lago <strong>di</strong> Gargnano (aperte con grande<br />

enfasi alla presenza dell’on. Alessandra Mussolini) fossero quelle<br />

contenenti i documenti più segreti del Duce (12) .<br />

Tali casse non vanno confuse con l’oro <strong>di</strong> Dongo, che secondo il<br />

settimanale elvetico "L’Hebdo" sarebbero state nascoste non<br />

lontano dal lago <strong>di</strong> Ginevra, e non sarebbero invece finite nelle<br />

mani dei partigiani che fucilarono il Duce (13) . Le casse <strong>di</strong> Dongo<br />

contenevano l’oro sottratto dai fascisti alla popolazione, e<br />

dovevano servire per la nascita <strong>di</strong> un piccolo feudo mussoliniano<br />

in Svizzera, in Spagna o in America; le casse <strong>di</strong> Gargnano<br />

custo<strong>di</strong>vano invece i dossier top secret del Fascio. Facile dunque<br />

che vi fossero anche i files UFO (ma sul come "Mister X" abbia<br />

potuto mettere le mani sui carteggi originali ho una mia teoria<br />

assai precisa, che spero presto <strong>di</strong> avvalorare...).<br />

Quanto sopra riportato è ciò che ci <strong>di</strong>ce la cronaca.<br />

Da fonti ufficiali non vi è modo <strong>di</strong> avere risposta alcuna (sebbene<br />

i files fascisti dovrebbero essere custo<strong>di</strong>ti alla Farnesina); non


è questa una novità, peraltro: ad esempio i carteggi fra Winston<br />

Churchill e Mussolini sono stati cercato invano a Palazzo Chigi e<br />

non vi è traccia del loro passaggio negli archivi riservati della<br />

Presidenza del Consiglio all’epoca dei governi de Gasperi (14) .<br />

Nulla si sa anche dal fronte partigiano. Del Gabinetto RS/33 non<br />

vi è traccia negli archivi dell’Associazione Nazionale Resistenza<br />

Partigiana (15) e la Fondazione Marconi <strong>di</strong> Bologna neanche risponde.<br />

Qualche altro documento segreto sarà sfuggito alla censura?<br />

Mistero.<br />

Casa Feltrinelli, la villa <strong>di</strong> Gargnano da cui Mussolini governò la<br />

Repubblica Sociale e ove potrebbero essere stati occultati altri<br />

documenti, è stata improvvisamente acquistata da un magnate,<br />

guarda caso americano...<br />

(16) .<br />

Il SetI fascista<br />

Relativamente più semplice è stato indagare sui membri del<br />

Gabinetto RS/33. Ne sono emerse convinzioni folli!<br />

Nel 1973 nella sala della Caxton Hall <strong>di</strong> Londra l’astronomo<br />

scozzese Duncan Lunan presentava ai colleghi un <strong>di</strong>agramma <strong>di</strong> echi<br />

ra<strong>di</strong>o (LDE) captati nel 1928 dal professor C. Stoermer in<br />

Norvegia.<br />

Gli echi erano, secondo Lunan (e secondo l’astronomo Bracewell,<br />

che li aveva stu<strong>di</strong>ati nel 1960) delle ra<strong>di</strong>ofrequenze terrestri che<br />

erano state captate dagli alieni e reinviate sulla Terra con una<br />

serie precisa <strong>di</strong> pause ("ritar<strong>di</strong>") a mo’ <strong>di</strong> messaggio<br />

intelligente, un po’ come nel film "Contact".<br />

Secondo Lunan gli echi erano stati rispe<strong>di</strong>ti ritardati sulla Terra<br />

da una sonda extraterrestre partita tre<strong>di</strong>cimila anni fa da Epsilon<br />

<strong>di</strong> Boote.<br />

Al <strong>di</strong> là della bontà <strong>di</strong> queste conclusioni, ciò che mi ha molto<br />

meravigliato è stato scoprire che Marconi - capo del Gabinetto<br />

RS/33 e convinto assertore dell’esistenza <strong>di</strong> comunicazioni aliene<br />

- fosse assolutamente al corrente dell’esistenza <strong>di</strong> questi<br />

ra<strong>di</strong>omessaggi!<br />

Ciò spiegherebbe perché proprio lui sarebbe stato incaricato <strong>di</strong><br />

guidare il Gabinetto RS/33; e spiegherebbe perché assieme ad un<br />

altro membro del team fascista, Giancarlo Vallauri, stu<strong>di</strong>asse il<br />

radar per intercettare gli intrusi dallo spazio (17) !<br />

E si chiarirebbe il ruolo del progettista Gaetano Arturo Crocco,<br />

altro membro del Gabinetto RS/33, il primo in Italia a stu<strong>di</strong>are,<br />

sin dal 1906, l’autorotazione - me<strong>di</strong>ante eliche - dei velivoli.<br />

Chi meglio <strong>di</strong> lui poteva capire il funzionamento <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sco<br />

volante?<br />

Di lui il giornalista aeronautico Cesare Falessi, che fu suo<br />

grande amico, mi confermò l’improvvisa fissazione per i viaggi<br />

nello spazio.<br />

Tale affermazione è documentata anche dallo stu<strong>di</strong>oso Franco<br />

Fiorio: "Il grande scienziato e pioniere astronautico italiano<br />

Crocco ha <strong>di</strong>mostrato fin dal 1950 come, me<strong>di</strong>ante uno sfruttamento<br />

più efficiente dell’energia <strong>di</strong> fusione nucleare, il raggiungimento


<strong>di</strong> velocità quasi-luce sia possibile e come ciò consenta <strong>di</strong><br />

varcare, entro i limiti <strong>di</strong> tempo della vita umana, i confini del<br />

nostro sistema solare fino a <strong>di</strong>stanze equivalenti a 34 anni luce,<br />

contenenti circa 480 stelle fisse della classe del nostro sole,<br />

ciascuna delle quali rappresenta un sistema solare in<strong>di</strong>pendente<br />

comprendente molti pianeti <strong>di</strong> svariate caratteristiche (18) ."<br />

Quanto a Marconi, citò gli echi <strong>di</strong> Stoermer in uno scritto inviato<br />

alla Reale Accademia d’Italia (<strong>di</strong> cui fecero in seguito parte i<br />

membri del Gabinetto RS/33) e letto a Trento il 7 settembre 1930.<br />

"Nel 1928 - <strong>di</strong>chiarò il fisico - il prof. Stoermer <strong>di</strong> Oslo<br />

annunziò <strong>di</strong> aver potuto confermare delle osservazioni fatte<br />

dall’ing. Hals, riguardo all’esistenza <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>o-echi ricevuti<br />

parecchi secon<strong>di</strong> dopo la trasmissione <strong>di</strong> ciascun segnale. Dato che<br />

la velocità delle onde elettriche è <strong>di</strong> circa 300.000 km al<br />

secondo, è necessario supporre che le onde causanti l’eco<br />

percorrano in certi casi centinaia <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> chilometri.<br />

Infatti, nel corso <strong>di</strong> una conferenza tenuta ad E<strong>di</strong>mburgo nel<br />

febbraio <strong>di</strong> questo anno, il prof. Stoermer espresse il dubbio che<br />

alcune onde adoperate nelle varie trasmissioni, fossero riflesse<br />

dall’orbita della luna. (19) "<br />

Guarda caso, proprio Crocco insisteva in quegli che si dovesse<br />

colonizzare il nostro satellite.<br />

Il Majestic 12 fascista era convinto che vi fosse qualcun altro<br />

sulla Luna?


Da "La Domenica del Corriere" del 27 agosto 1961: In parallelo ad<br />

analoghi stu<strong>di</strong> tedeschi, nel 1939 gli italiani realizzarono il<br />

"Campini-Caproni", velivolo a reazione dalla rivoluzionaria<br />

concezione. Realizzato in alluminio, il "CC2" volò su Milano nel<br />

1940 raggiungendo gli 800 km. l'ora. Se fosse stato messo in<br />

produzione, le sorti della guerra aerea nel secondo conflitto<br />

mon<strong>di</strong>ale avrebbero potuto essere rovesciate.<br />

Note:<br />

1. "Zic" del 6-9-40. Cfr. anche E. Varalli - "Sesto Calende porto<br />

<strong>di</strong> cielo", Gruppo Lavoratori Siai Marchetti, Varese 1979.<br />

2. AA.VV - "Ali a Varese", Provincia <strong>di</strong> Varese, Varese-Milano<br />

1997.<br />

3. "Il cambio della guar<strong>di</strong>a alla Federazione" in "La Sera" 26-6-<br />

33. "Il nuovo Segretario Federale <strong>di</strong> Milano" ne "Il Sole" 25-6-33.<br />

"Il saluto del nuovo Segretario Federale" ne "Il Sole" 28-6-33.<br />

4. "Convocazioni <strong>di</strong> zone" in "La Sera" 17-6-33 p.4.<br />

5. "Raduni fascisti nel Comasco" in "La Sera" 23-6-33 p.2.<br />

6. "Improvvisa visita <strong>di</strong> Sua Maestà la Regina" ne "Il Sole" 19-6-<br />

33.<br />

7. Qualcosa <strong>di</strong> analogo accadde anche in occasione dei sorvoli UFO<br />

<strong>di</strong> Venezia e Mestre nel ‘36. Dopo che un sigaro volante e due<br />

<strong>di</strong>schi vennero invano inseguiti da un caccia la rivista "Il<br />

Politecnico", che evidentemente ne era al corrente, prese ad<br />

insistere sulla necessità dei rifugi antiaerei.<br />

8. "La Sera" del 17-6-33.<br />

9. "Morto monsignor Capula" in "Giorno" 25-7-00.<br />

10. "Vi racconto che fine hanno fatto le casse del Duce", <strong>di</strong> F.<br />

Pelizzari in "Giorno" 22-8-00.<br />

11. Id.<br />

12. "Il falegname che nascose i segreti del Duce" in "Giorno" 17-<br />

8-00.<br />

13. "Mussolini, in Svizzera l’oro <strong>di</strong> Dongo?" in "Giornale <strong>di</strong><br />

Bergamo" 1-9-00.<br />

14. "Carteggio Churchill-Mussolini: a Palazzo Chigi non c’è", in<br />

"Giorno" 29-7-00.<br />

15. Comunicazione personale dell’ANRP all’autore in data 23-6-00.<br />

16. "Stelle e strisce nella villa del Duce" in "Corriere della<br />

sera" 7-7-00.<br />

17. A.Mon<strong>di</strong>ni - "Storia della tecnica. L’epoca contemporanea",<br />

E<strong>di</strong>trice Torinese, Torino 1980.<br />

18. F. Fiorio - "L’aviazione moderna e il suo futuro spaziale",<br />

Vallar<strong>di</strong> Milano 1967.<br />

19. Scritti <strong>di</strong> Guglielmo Marconi, a cura della R. Accademia<br />

d’Italia, Roma 1941.<br />

Fra le tante leggende urbane veicolate dalla stampa in questi<br />

mesi, quella che del Gabinetto RS/33 fece parte un noto massone<br />

italiano, che ha lasciato ai suoi adepti carteggi contenenti<br />

alfabeti extraterrestri, ma è noto che i fascisti combattessero in<br />

tutti i mo<strong>di</strong> la Massoneria (cfr. S. Bertol<strong>di</strong> - "Camicia nera",


Rizzoli, Milano 1994); mai e poi mai un massone <strong>di</strong>chiarato avrebbe<br />

potuto far parte del Gabinetto RS/33.<br />

Bibliografia:<br />

G. Ciano - "Diario <strong>di</strong> Ciano", Rizzoli, Milano 1963.<br />

C. Falessi - "Balbo aviatore", Mondadori, Milano 1983.<br />

F. Fiorio - "L’aviazione moderna e il suo futuro spaziale",<br />

Vallar<strong>di</strong>, Milano 1967.<br />

L. Garibal<strong>di</strong> - "I <strong>di</strong>ari top-secret <strong>di</strong> Claretta Petacci", in<br />

"Storia illustrata" 10/99.<br />

R. Zangran<strong>di</strong> - "Il lungo viaggio attraverso il fascismo",<br />

Feltrinelli, Milano 1962.<br />

R. Pinotti - "UFO scacchiere Italia", Mondadori Milano 1992.<br />

U. Guspini - "L'orecchio del regime, le intercettazioni<br />

telefoniche al tempo del fascismo", Mursia, Milano 1973.<br />

A. Spinosa - "Mussolini, il fascino <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ttatore", Mondadori,<br />

Milano 1989.<br />

A. Lepre - "Mussolini l’italiano", Mondadori, Milano 1995.<br />

B. Gatta - "Mussolini", Rusconi, Milano 1988.<br />

"La Petacci spiava Mussolini per la Gestapo", in "Giorno" 12-12-<br />

99.<br />

"Asse<strong>di</strong>o UFO", SIAD Milano 1978<br />

R. Vesco - "Intercettateli senza sparare", Mursia Milano 1968.<br />

Gazzettino del lunedì 29-5-69.<br />

R. Lusar - "Die Deutschen Waffen und Geheimwaffen des<br />

2.Weltkrieges und ihre Weiterentwicklung", J.F. Lehmanns Verlag,<br />

Monaco 1965; "German secret weapons of the Second World War",<br />

Neville Spearman, Londra 1959.<br />

H.P. Dabrowski - "The Horten flying wing", Schiffer, USA 1991.<br />

E. Maloney - "Northrop flying wings, WWII publications", Corona<br />

del Mar 1980.<br />

G. Calligaris - "La televisione degli astri", Vannini, Brescia<br />

1942.<br />

M. Coppetti - "UFO arma segreta", Me<strong>di</strong>terranee, Roma 1978.<br />

M. Franzinelli - "I tentacoli dell’O.V.R.A.", Bollati Boringhieri,<br />

Torino 1999.<br />

A. Lissoni - "<strong>GLI</strong> UFO e la CIA", Play-PC, Jesi 1996.<br />

U. Maral<strong>di</strong> - "Dal centro della Terra alla stratosfera", Bompiani,<br />

Milano 1943.<br />

M.C. Marconi - "Mio marito Guglielmo", Rizzoli, Milano 1995.<br />

D. Marconi Paresce - "Marconi, mio padre", Frassinelli, Milano<br />

1993.<br />

A. Petacco - "Le lettere del Duce?", in Giorno 23-12-99.<br />

A. Ribera - "Ummo, la increible verdad", Plaza e Janes, Barcellona<br />

1984.


”RETROINGEGNERIA” ALIENA<br />

NEL VENTENNIO<br />

<strong>di</strong> Alfredo Lissoni<br />

(Notiziario n° 18 Marzo 2001)<br />

Il ritrovamento <strong>di</strong> alcuni progetti cartacei <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sco volante<br />

conferma e chiude la vicenda dei "files fascisti"<br />

La saga dei files fascisti va avanti.<br />

Alla luce degli ultimi documenti ottenuti da varie fonti, possiamo<br />

ora stabilire che, dopo aver ricevuto nel 1938 da Mussolini i<br />

files del Gabinetti RS/33, Hitler mise all'opera i propri<br />

progettisti per la costruzione dei Fliegende Scheiben (i <strong>di</strong>schi<br />

volanti terrestri) in un'opera <strong>di</strong> retroingegneria aliena.<br />

Si partiva dai carteggi riguardanti un oggetto finito e si cercava<br />

<strong>di</strong> ricostruirne il funzionamento per mettere a punto dei<br />

rivoluzionari aerei <strong>di</strong>scoidali con i quali il führer sperava <strong>di</strong><br />

spezzare le reni agli Alleati.<br />

Evidentemente non fu possibile ricreare in toto i <strong>di</strong>schi volanti,<br />

sia per il gap tecnologico che ci separa dagli alieni, sia per la<br />

mancanza <strong>di</strong> materie prime (principalmente il combustibile alieno)<br />

e leghe che evidentemente costituivano il <strong>di</strong>sco; dopo la guerra a<br />

seguito del crash <strong>di</strong> Roswell, gli americani hanno tentato <strong>di</strong><br />

replicare lo stesso esperimento, con un margine maggiore <strong>di</strong><br />

successo ma senza peraltro venire a capo del sistema con cui<br />

riprodurre la propulsione aliena.<br />

La svolta definitiva alle nostre ricerche avveniva il 19 gennaio<br />

2001.<br />

Sapevamo che gruppi <strong>di</strong> ufologi scettici da tempo cercavano <strong>di</strong><br />

scre<strong>di</strong>tare, sia operando in Italia che all'estero, la <strong>storia</strong> dei<br />

files fascisti.<br />

Il motivo era facilmente comprensibile: <strong>di</strong>mostrare che esisteva<br />

un'ufologia segreta nel Ventennio, dunque assai prima della<br />

nascita ufficiale dell'ufologia stessa, significava demolire le<br />

teorie scettiche secondo cui gli Ufo erano solo un mito sociopsicologico<br />

generatosi per le ansie del Dopoguerra, alimentato<br />

dalla fantascienza e dalle paure della Guerra Fredda.<br />

Diventava basilare, ai fini della nostra ricerca, in<strong>di</strong>viduare dei<br />

testimoni, possibilmente <strong>di</strong> prima mano, o dei protagonisti <strong>di</strong> quei<br />

lontani eventi.<br />

A metà gennaio ricevevamo la lettera <strong>di</strong> Livio Milani, un ufologo<br />

lombardo quarantenne che si era appassionato ai <strong>di</strong>schi volanti sin<br />

da ragazzo e che aveva letto delle nostre ricerche sui files <strong>di</strong><br />

Mussolini.


Milani sosteneva <strong>di</strong> avere conosciuto un progettista, deceduto due<br />

anni prima, che aveva lavorato presumibilmente per il Gabinetto<br />

RS/33.<br />

II 19 gennaio lo incontrai, nella sua casa a Maderno, sul Garda.<br />

"Conosco personalmente - ci raccontava Livio - una signora, che<br />

abita nel mio paese, il cui padre, anni fa, quando era ancora in<br />

vita, mi parlò <strong>di</strong> un suo progetto <strong>di</strong> un rotore ad energia<br />

elettromagnetica da applicare ad un <strong>di</strong>sco, o piatto volante, come<br />

lo chiamava lui ho parlato <strong>di</strong>rettamente, <strong>di</strong>versi anni fa, con<br />

questo progettista, D.G. (nominativo in archivio Cun; tacciamo<br />

volutamente nomi e località, su richiesta della figlia); già<br />

all'epoca mi <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> avere progettato un <strong>di</strong>sco volante ma<br />

onestamente non gli credetti. Allora io non sapevo nulla e non si<br />

sapeva nulla dei cosiddetti files fascisti. Ma qualche tempo<br />

ad<strong>di</strong>etro, mentre chiacchieravo del più e del meno con la figlia,<br />

il <strong>di</strong>scorso cadde sugli Ufo. Rievocando il padre morto da poco, la<br />

signora, che ha 35 anni, mi <strong>di</strong>sse che D.G. durante la guerra aveva<br />

lavorato a Roma presso un Gabinetto che si occupava, in gran<br />

segreto, dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> nuovi aerei per il Fascismo! Ma anni fa,<br />

quando parlavo con D.G., io non lo sapevo affatto! L'uomo era<br />

stato molto schivo su quell'argomento; la stessa figlia (che<br />

peraltro è la figlia adottiva) non sapeva altro; dopo la guerra<br />

D.G. si era trasferito a Milano; negli anni Settanta si era<br />

trasferito infine sul Garda, in quelle stesse zone ove si erano<br />

consumate le vicende della Repubblica <strong>di</strong> Salò. Ho chiesto alla<br />

figlia se avesse del materiale e lei ha frugato tra le carte del<br />

padre e mi ha fornito tutto ciò che aveva: 10 fogli in duplice<br />

copia (originali su carta velina e copie carbone) del progetto <strong>di</strong><br />

un <strong>di</strong>sco volante!"<br />

Tre dei 17 <strong>di</strong>segni del Disco Volante Italiano dell’ing. D.G.<br />

Il <strong>di</strong>sco ritrovato


Milani mi ha fatto visionare il materiale e mi ha consegnato gli<br />

originali, realizzati a matita su carta velina, affinché li<br />

stu<strong>di</strong>assimo.<br />

Oltre ai 10 fogli <strong>di</strong> un metro per 50 cm, abbiamo ricevuto una<br />

relazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci pagine, anch'essa in duplice copia e con le<br />

annotazioni originali, a mano e a matita, dell'autore.<br />

La documentazione rinvenuta è eccezionale e sembra chiudere<br />

definitivamente la vicenda dei files fascisti.<br />

La relazione è datata 12 luglio 1965; i fogli (contenenti 17<br />

<strong>di</strong>segni) sono antichi ma privi <strong>di</strong> data; essi mostrano<br />

inequivocabilmente il progetto <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sco volante che D.G.<br />

evidentemente intendeva depositare all'Ufficio Brevetti <strong>di</strong> Milano<br />

(ma qualcuno o qualcosa evidentemente glielo impedì, e le carte<br />

rimasero in soffitta sino alla sua morte).<br />

Sebbene nella lettera d’accompagnamento, firmata dal progettista,<br />

D.G. <strong>di</strong>chiarasse <strong>di</strong> non avere precise nozioni <strong>di</strong> aeronautica, il<br />

suo progetto <strong>di</strong>mostrava invece un'altissima perizia tecnica ed una<br />

precisione certosina tipica degli ingegneri; il progetto era<br />

inoltre troppo ben definito per essere considerato solo un modello<br />

immaginario; D.G. doveva avere effettivamente lavorato alla<br />

costruzione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sco volante e ne aveva conservato, quanto meno<br />

a mente, le specifiche; dopo la guerra aveva cercato <strong>di</strong><br />

ricostruirne su carta il modello, tentando <strong>di</strong> attribuirsene la<br />

paternità.<br />

Non conosceva il funzionamento dei motori alieni, e dunque aveva<br />

inserito dei razzetti; si interrogava poi sul combustibile.<br />

Ma era sin troppo evidente che D.G. aveva lavorato ad un progetto<br />

<strong>di</strong> ingegneria aliena; non voleva essere immischiato nella<br />

pericolosa questione dei <strong>di</strong>schi volanti, e per questo motivo aveva<br />

sempre mantenuto il segreto, tenendo persino all'oscuro <strong>di</strong> tutto<br />

la figlia; inoltre, per non svelare il suo passato, aveva deciso<br />

<strong>di</strong> apportare delle vistose correzioni alla relazione da presentare<br />

all'Ufficio Brevetti (il che spiega forse perché i carteggi non<br />

siano mai stati inoltrati), correzioni visibilissime nella copia<br />

autografa in nostro possesso, nella quale D.G., ad un certo<br />

momento, sostituiva la denominazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sco volante con un meno<br />

impegnativo "<strong>di</strong>sco-cometa" o "<strong>di</strong>scomet"!<br />

In tutti i mo<strong>di</strong> aveva cercato <strong>di</strong> attribuirsi la paternità<br />

dell'invenzione e per questo motivo aveva vistosamente<br />

sottolineato i brani in cui asseriva <strong>di</strong> esserne l'ideatore, non<br />

volendo evidentemente che si scoprissero i retroscena della sua<br />

militanza fascista (del resto, nel Paese repubblichino ove<br />

trascorse gli ultimi anni non trovammo nessuno <strong>di</strong>sposto a parlarci<br />

a cuore aperto <strong>di</strong> quel periodo).<br />

D.G. aveva <strong>di</strong>segnato peraltro solo l'esterno del <strong>di</strong>sco volante, la<br />

corona circolare e le ali; non erano presenti <strong>di</strong>segni<br />

dell'interno; se c'erano, o erano andati perduri o <strong>di</strong>strutti o<br />

sottratti; se non c'erano, era plausibile che D.G. del <strong>di</strong>sco <strong>di</strong><br />

Vergiate avesse stu<strong>di</strong>ato solo l'esterno; lo confermavano del resto<br />

i files fascisti, accennando al fatto che i tecnici venissero<br />

obbligati a lavorare solo per un tempo relativamente breve ai


<strong>di</strong>schi volanti, chiaramente per frammentare le informazioni ed<br />

impe<strong>di</strong>re che il singolo avesse un quadro completo del progetto al<br />

quale era <strong>di</strong>staccato.<br />

Il parere dell'esperto<br />

Ci siamo rivolti al dottor Luis Lopez, fisico ed ingegnere<br />

informatico, oltreché esperto <strong>di</strong> ufologia, per avere un parere<br />

tecnico.<br />

Sul "<strong>di</strong>scomet" <strong>di</strong> D.G. Lopez ha <strong>di</strong>chiarato:<br />

"Il <strong>di</strong>sco, <strong>di</strong> per sé, potrebbe volare, in quanto si basa su un<br />

principio analogo a quello dell'elicottero, ma al contrario:<br />

l'elica, anziché all'interno, è posta all'esterno del corpo che<br />

deve sollevare; ma ci sono almeno tre <strong>di</strong>fficoltà da risolvere; per<br />

prima cosa, il controllo della velocità della corona, onde ridurre<br />

al massimo le forze centrifughe che potrebbero andare ad influire<br />

sul funzionamento dei servomeccanismi, quali le ali e i<br />

propulsori. Altra <strong>di</strong>fficoltà è il controllo dei servomeccanismi<br />

stessi dalla cabina dì comando; i meccanismi per i movimenti delle<br />

ali (regolazioni angolari, valvole che controllano l'alimentazione<br />

del combustibile ai propulsori) sono stati pensati come fissi<br />

nella corona, ma azionati da energia elettrica dall'interno del<br />

<strong>di</strong>sco. Ulteriore problema è dato dalla velocità della corona; se<br />

troppo elevata, creerebbe problemi al contenimento del carburante;<br />

la stessa forza potrebbe creare malfunzionamenti ai meccanismi in<br />

movimento, montati sulla corona. II prototipo potrebbe alzarsi in<br />

volo; compensando gli angoli delle ali con la superficie alare e<br />

la potenza dei motori si potrebbe ridurre la velocità della<br />

corona. II progettista, però, non tratta del peso e della velocità<br />

<strong>di</strong> rotazione della corona e della potenza dei motori; nello stu<strong>di</strong>o<br />

queste voci sono lasciate in bianco.<br />

E non tratta del sistema <strong>di</strong> comando della corona circolare,<br />

dall'interno del nucleo centrale, per l'apertura e chiusura del<br />

carburante e dei tre motori a reazione, per il pompaggio del<br />

carburante ai tre motori, per l'accensione e lo spegnimento degli<br />

stessi; ciò vale anche per l'apertura e chiusura e il grado <strong>di</strong><br />

inclinazione voluto delle tre ali, <strong>di</strong> cui si <strong>di</strong>ce soltanto che può<br />

essere controllato me<strong>di</strong>ante un sistema <strong>di</strong> contatti elettrici<br />

(riteniamo che con delle rotelline conduttrici potrebbero<br />

trasmettersi dal <strong>di</strong>sco gli impulsi elettrici <strong>di</strong> comando sulla<br />

corona, con un principio analogo a quello usato dai moderni tram).<br />

D.G. non ci <strong>di</strong>ce nulla della strumentazione dell'apparecchio;<br />

afferma poi che in prossimo futuro il <strong>di</strong>sco potrebbe essere<br />

utilizzato per l'astronautica; tutti i sistemi <strong>di</strong> navigazione<br />

spaziale sono effettivamente basati sul principio <strong>di</strong> spostamento<br />

<strong>di</strong> massa; detto caso il velivolo sarebbe inadeguato ne o spazio in<br />

quanto la corona è stata progettata per lavorare con l'aria<br />

dell'atmosfera terrestre. Invece i razzetti a reazione montati<br />

sullo scafo per il volo orizzontale, potrebbero spingere il<br />

velivolo nello spazio, a con<strong>di</strong>zione che i propulsori siano basati<br />

sul principio <strong>di</strong> spostamento <strong>di</strong> massa. Sulla stabilità ed il<br />

ren<strong>di</strong>mento del prototipo non si può <strong>di</strong>re nulla; ma in linea


teorica poteva alzarsi in volo. Abbiamo a che fare peraltro con<br />

uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> massima, realizzato a gran<strong>di</strong> linee e basato soltanto<br />

su principi conosciuti."<br />

Secondo chi scrive, la relazione autografa <strong>di</strong> D.G. mostrava<br />

<strong>di</strong>versi aspetti sconcertanti; chiaramente il <strong>di</strong>sco illustrato<br />

sulla carta, se mai era stato costruito o meglio ricostruito, non<br />

aveva mai raggiunto la fase finale del volo; per questo alcune<br />

specifiche tecniche - <strong>di</strong> volo - non erano state in<strong>di</strong>cate.<br />

Chiaro che nel 1985 D.G. aveva lavorato "a memoria", senza avere i<br />

mezzi economici e tecnici per realizzare un prototipo; si era<br />

sicuramente ispirato al <strong>di</strong>sco <strong>di</strong> Vergiate e ne aveva realizzato<br />

una versione "domestica" (e forse un po' ingenua), con razzetti,<br />

basata peraltro su alcune peculiarità, come la corona circolare<br />

rotante per l'attrito o la grande velocità stimata, palesemente<br />

desunte da un processo <strong>di</strong> retroingegneria aliena (in quanto<br />

tipiche della casistica ufologica);<br />

la sua relazione, peraltro, a volte appariva volutamente fumosa e<br />

poco tecnica, stesa con un linguaggio <strong>di</strong>lettantesco (al punto da<br />

fare sospettare che si avesse a che fare con il solito inventore<br />

improvvisato, con<strong>di</strong>zionato dall'immaginario sui <strong>di</strong>schi volanti);<br />

dall'altra certi riferimenti tecnici, ma soprattutto la precisione<br />

ed il dettaglio dei <strong>di</strong>segni acclusi smentivano la prima<br />

impressione, come pure l'asserzione che il nostro uomo non avesse<br />

cognizioni aeronautiche (su quest'ultimo punto fu concorde con noi<br />

un esperto <strong>di</strong> astronautica al quale mostrammo i <strong>di</strong>segni).<br />

Questa apparente contrad<strong>di</strong>zione poteva risolversi in un unico<br />

modo: D.G. non fidandosi <strong>di</strong> nessuno, aveva scientemente steso una<br />

relazione generica per timore che il brevetto gli venisse<br />

illegalmente sottratto dall'Ufficio <strong>di</strong> Milano (siamo a conoscenza<br />

<strong>di</strong> casi analoghi); la paura, peraltro, dovette prevalere, data a<br />

posta in gioco ed i personaggi che una simile invenzione avrebbe<br />

smosso; lo <strong>di</strong>mostra il fatto che D.G. improvvisamente e nonostante<br />

il lavoro certosino, decidesse <strong>di</strong> nascondere il brevetto, chiudere<br />

in soffitta la relazione, ad<strong>di</strong>rittura trasferirsi <strong>di</strong> città e non<br />

fare mai più parola con nessuno, nemmeno con la figlia, della<br />

"sua" invenzione; sino a che, ormai anziano, stanco e prossimo<br />

alla morte, si lasciò andare ad alcune confidenze con un amico<br />

appassionato <strong>di</strong> <strong>di</strong>schi volanti.<br />

Cosa era accaduto a D.G. durante il suo soggiorno milanese, per<br />

costringerlo a nascondere per sempre il brevetto del <strong>di</strong>sco volante<br />

italiano?<br />

Forse non lo sapremo mai; siccome l'ufologia è una materia<br />

costantemente in progress e la ricerca prosegue ogni giorno che<br />

passa, è auspicabile che in futuro noi si riesca a risolvere anche<br />

questo specifico mistero; tutte le notizie sulla vita "segreta" <strong>di</strong><br />

D.G. sembrano andate <strong>di</strong>strutte, perdute tra i bombardamenti romani<br />

e gli incen<strong>di</strong> degli archivi; ci resta una testimonianza in<strong>di</strong>retta<br />

che ci conferma la sua appartenenza ad un Gabinetto segreto; se e


quando potremo <strong>di</strong>mostrare definitivamente la collaborazione <strong>di</strong><br />

D.G. al Gabinetto RS/33 il cerchio si sarà chiuso.<br />

Con questa scoperta la nostra indagine potrà <strong>di</strong>rsi conclusa;<br />

avevamo i documenti fascisti che ci parlavano del recupero del<br />

<strong>di</strong>sco; avevamo identificato l'hangar che lo aveva nascosto; non<br />

potendo sperare <strong>di</strong> mettervi le mani sopra, probabilmente abbiamo<br />

infine rintracciato le carte che lo descrivevano dettagliatamente<br />

o che vi si ispiravano.<br />

Vedremo cosa ci riserberà il futuro.


A GUIDONIA SI PROGETTAVANO <strong>GLI</strong> UFO?<br />

<strong>di</strong> Luca Daniele<br />

(Notiziario n° 32 maggio 2002)<br />

Nuove indagini sulla figura del geniale Prof. Crocco aprono<br />

ulteriori scenari <strong>di</strong> ricerca sugli "UFO files" fascisti.<br />

Interessato e stimolato a ricercare ulteriori elementi che<br />

confermassero la vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> quanto emergeva dai cosiddetti "X-<br />

Files fascisti", ho deciso <strong>di</strong> concentrare le mie indagini sulla<br />

figura del Gen. Prof. Gaetano Arturo Crocco, in<strong>di</strong>cato come uno dei<br />

componenti del "Gabinetto RS/33" (sigla dall'acronimo Ricerche<br />

Speciali).<br />

Occorre subito anticipare che i risultati raccolti, oltre a<br />

confermare il ruolo primario del Prof. Crocco nell'ambito <strong>di</strong><br />

questo gruppo segreto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, hanno permesso <strong>di</strong> completare,<br />

aggiungendovi nuovi e originali tasselli, una nuova parte a quel<br />

"puzzle" storico che risulta ormai essere l'intera vicenda che si<br />

è andata ricostruendo da tempo sulle pagine <strong>di</strong> "Ufo Notiziario"<br />

del Centro Ufologico Nazionale.<br />

Non ancora consapevole <strong>di</strong> quanto avrei successivamente scoperto,<br />

ho iniziato l'indagine partendo dalla considerazione che mi era<br />

subito sembrato riduttiva la creazione <strong>di</strong> una speciale struttura<br />

<strong>di</strong> "intelligence", quale può considerarsi il "Gabinetto RS/33", al<br />

solo fine <strong>di</strong> occuparsi segretamente degli avvistamenti <strong>di</strong><br />

"Velivoli Non Convenzionali". Più plausibile appariva, invece, la<br />

possibilità che tale comitato <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o non si limitasse alla<br />

raccolta e catalogazione <strong>di</strong> queste informazioni, ma, proprio sulla<br />

base <strong>di</strong> queste ultime, procedesse <strong>di</strong> pari passo all'applicazione<br />

<strong>di</strong> nuove soluzioni, nel tentativo <strong>di</strong> emulare le capacità<br />

<strong>di</strong>mostrate da tali macchine sconosciute.<br />

Se una tale ipotesi investigativa era fondata, il "Gabinetto<br />

RS/33" avrebbe, pertanto, necessitato <strong>di</strong> ben altri supporti <strong>di</strong><br />

carattere tecnico: primo fra tutti una specifica struttura dove<br />

sperimentare nuove forme aero<strong>di</strong>namiche, sulla base <strong>di</strong> quanto<br />

risultava nei rapporti stilati in seguito agli avvistamenti.<br />

Ritenevo infatti possibile che "il Gruppo", proprio come poteva<br />

contare sull'appoggio dell'Agenzia Stefani e dell'Ovra, così si<br />

servisse anche <strong>di</strong> un qualche "centro <strong>di</strong> ricerche" al quale<br />

affidare un simile compito, se non ad<strong>di</strong>rittura svolgere attività<br />

<strong>di</strong> "retroingegneria" vere e proprie (cioè, <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> Area 51<br />

all'<strong>italiana</strong>, proprio come ipotizzato in seguito all'Ufo-crash <strong>di</strong><br />

Roswell).<br />

Mantenendo pur sempre la figura del Prof. Crocco al centro delle<br />

mie indagini, procedevo quin<strong>di</strong> anche alla ricerca <strong>di</strong> qualche<br />

riscontro a questa ipotesi, nella speranza <strong>di</strong> imbattermi in una<br />

pista che mi conducesse a quello che, in ogni caso, doveva<br />

rappresentare un centro <strong>di</strong> ricerca innovativo operante in quel<br />

periodo e magari realizzato proprio durante gli anni Trenta.


A questo punto è necessario premettere un breve richiamo allo<br />

scenario storico degli stu<strong>di</strong> aeronautici dell'epoca, che ritengo<br />

importante per l'interpretazione che fornisco per quanto<br />

l'indagine mi ha condotto a scoprire.<br />

È in<strong>di</strong>scutibile che già da tempo (rispetto agli anni in cui<br />

avrebbe operato il "Gabinetto RS/33") si procedeva nella ricerca<br />

in campo aeronautico, anche se la realizzazione <strong>di</strong> nuovi velivoli<br />

in quegli anni era affidata principalmente alle stesse case<br />

costruttrici, i cui progettisti erano molto spesso anche i<br />

titolari delle omonime fabbriche (come nel caso dei ben noti<br />

Macchi, Caproni, Marchetti).<br />

Stu<strong>di</strong> sperimentali importanti venivano inoltre condotti da tempo<br />

anche a livello istituzionale, come testimoniato dall'attività<br />

svolta dall'Istituto Centrale Aeronautico (Ica), poi Istituto<br />

Sperimentale Aeronautico (e dalla successiva Direzione Superiore<br />

Genio e Costruzioni Aeronautiche che prese in seguito il nome <strong>di</strong><br />

Direzione Superiore Stu<strong>di</strong> ed Esperienze (Dsse).<br />

In un simile scenario, dove la ricerca risulta condotta da più<br />

soggetti e in <strong>di</strong>fferenti luoghi, era evidente che le attività <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>o del Gruppo RS/33 e le relative esigenze <strong>di</strong> segretezza,<br />

avrebbero, invece, comportato un <strong>di</strong>verso approccio da parte delle<br />

Autorità nell'ambito degli stu<strong>di</strong> nel settore. Questo implicava la<br />

realizzazione e concentrazione <strong>di</strong> nuovi impianti in un unico<br />

centro, possibilmente in un luogo riservato, ma pur sempre vicino<br />

al Gruppo stesso, che secondo le informazioni rilasciate "Mister<br />

X" aveva scelto come sede<br />

l'Università "La Sapienza" <strong>di</strong> Roma. La realizzazione <strong>di</strong> un simile<br />

Centro Sperimentale, infatti, avrebbe permesso ai migliori<br />

stu<strong>di</strong>osi del settore <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi esclusivamente alla ricerca e<br />

alla sperimentazione, in<strong>di</strong>pendentemente dalle esigenze <strong>di</strong><br />

carattere industriale; in sostanza, si sarebbero potute progettare<br />

nuove soluzioni aero<strong>di</strong>namiche da un punto <strong>di</strong> vista squisitamente<br />

scientifico, senza doversi preoccupare <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare esigenze <strong>di</strong><br />

produzione.<br />

Ebbene, questo è proprio ciò che avvenne in quegli anni con la<br />

costruzione del modernissimo "Centro Stu<strong>di</strong> ed Esperienze" (ossia<br />

sperimentazioni, secondo la terminologia dell'epoca) ed oggi<br />

riconosciuto quale organo propulsore della tecnologia aeronautica<br />

in Italia.


Anni Trenta.; l'entrata del "Centro Stu<strong>di</strong> ed Esperienze" a<br />

Guidonia con guar<strong>di</strong>a armata alla porta carraia<br />

Intitolato alla memoria del Generale Guidoni, deceduto nei paraggi<br />

mentre sperimentava un paracadute, questo nuovo Centro<br />

Sperimentale venne realizzato in prossimità dell'allora campo <strong>di</strong><br />

aviazione <strong>di</strong> Monte Celio (o Montecelio), vicino a Roma.<br />

Inaugurato da parte <strong>di</strong> Mussolini stesso, iniziò l'attività nel<br />

1935.<br />

Inoltre, in previsione dello stanziamento <strong>di</strong> personale <strong>militare</strong> e<br />

civile che vi avrebbe lavorato veniva iniziata nello stesso<br />

periodo anche la costruzione su larga scala <strong>di</strong> quella che il<br />

Regime in<strong>di</strong>cava come una vera e propria "città dell'aeronautica",<br />

e che <strong>di</strong>verrà poi l'attuale Guidonia, i cui abitanti, stabilì il<br />

Duce, dovevano essere definiti "Guidoniani".<br />

La realizzazione <strong>di</strong> un simile Centro non significa che venne<br />

costruito appositamente per lo stu<strong>di</strong>o dei "Velivoli Non<br />

Convenzionali".<br />

Proprio come ho voluto precisare poc'anzi, la ricerca storica<br />

mette, infatti, in luce che le esigenze <strong>di</strong> sviluppo del settore<br />

spingevano già da tempo verso la creazione <strong>di</strong> nuove se<strong>di</strong> per la<br />

sopra citata DSSE. Tuttavia ciò non esclude che potrebbe<br />

rappresentare ugualmente quella struttura sperimentale <strong>di</strong> supporto<br />

che ritengo sia stata necessaria agli stu<strong>di</strong> del "Gruppo RS/33".<br />

In ogni caso l'ipotesi che avevo avanzato incominciava a trovare<br />

alcuni elementi <strong>di</strong> sostegno, a partire dal fatto che per la prima<br />

volta, e proprio in quegli anni, si concentrassero in un unico<br />

complesso tanti <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> laboratori e stabilimenti.<br />

Tutto ciò era conseguenza degli avvistamenti <strong>di</strong> Velivoli Non<br />

Convenzionali?<br />

Il poco entusiasmo iniziale per un simile presunto riscontro<br />

trovava, comunque, ben presto nuovo slancio da una successiva,<br />

sensazionale scoperta: promotore e fondatore del Centro Stu<strong>di</strong> ed<br />

Esperienze <strong>di</strong> Guidonia, nonché per un certo periodo anche suo<br />

<strong>di</strong>rettore, fu il Gen. Gaetano Arturo Crocco; che tra l'altro è


isultato, a <strong>di</strong>mostrazione della genialità <strong>di</strong> questo eclettico<br />

personaggio, essere anche l'ideatore degli innovativi impianti.<br />

L'implicazione <strong>di</strong> uno dei componenti del "Gabinetto RS/33"<br />

nell'ambito <strong>di</strong> questo Centro sperimentale rappresenta una<br />

ulteriore conferma <strong>di</strong> quella "Ufo connection" che gli sviluppi<br />

dell'indagine sugli "X-Files fascisti" hanno finora potuto in<br />

parte ricostruire.<br />

La ricerca che avevo condotto con l'intento <strong>di</strong> trovare il<br />

probabile centro utilizzato dal "Gabinetto RS/33" mi riportava<br />

proprio alla figura dell'Ing. Crocco, dalla quale era partita la<br />

mia indagine. Ma le sorprese non erano finite.<br />

Legata a doppio filo al "Majestic-12" fascista tornava<br />

l'università "La Sapienza" <strong>di</strong> Roma.<br />

È infatti ancora il Crocco, stavolta nella sua veste <strong>di</strong><br />

professore, a ricoprire il ruolo <strong>di</strong> Preside della facoltà <strong>di</strong><br />

Ingegneria Aeronautica dal 1935 al 1945, ed ancora dal 1948 al<br />

1952.<br />

Il ruolo fondamentale <strong>di</strong> questo personaggio nella realizzazione e<br />

gestione del Centro <strong>di</strong> Ricerca <strong>di</strong> Guidonia e all'ateneo "La<br />

Sapienza" dì Roma permette attualmente <strong>di</strong> colmare anche quel vuoto<br />

nella sua vita, proprio tra gli anni Trenta e Quaranta, che le<br />

attente ricerche <strong>di</strong> Pinotti e Lissoni avevano messo in evidenza,<br />

confermando pertanto quanto finora solo ipotizzato.<br />

A questo punto delle indagini, tali riscontri incrociati<br />

spostavano inevitabilmente l'attenzione sull'attività svolta a<br />

Guidonia, spingendomi pertanto a volerne approfon<strong>di</strong>re la <strong>storia</strong>.<br />

Venivo così a conoscenza che l'importanza dell'opera svolta da<br />

questo Centro Sperimentale è stata sistematicamente ignorata per<br />

quasi cinquant'anni; finché l'impegno del Prof. Bernar<strong>di</strong>no<br />

Lattanzi, che nel Centro aveva lavorato, permetteva <strong>di</strong><br />

rivalutarla, affidandone la memoria ad un libro prima che andasse<br />

definitivamente persa.<br />

Si è potuto così ricostruire il notevole contributo italiano al<br />

progresso tecnologico-aeronautico grazie alle testimonianze sulle<br />

ricerche condotte nel Centro, che l'autore ha potuto raccogliere<br />

dai numerosi colleghi che riuscì a contattare verso la fine degli<br />

anni Ottanta. Questo volume è stato quin<strong>di</strong> giustamente in<strong>di</strong>cato<br />

dal Gen. S.A. Giuseppe Pesce, che ne ha firmato la premessa, come<br />

un opera <strong>di</strong> archeologia storico-aeronautica.<br />

Ai fini delta nostra ipotesi <strong>di</strong> lavoro quel che preme evidenziare<br />

è la tipologia degli impianti in uso a Guidonia.<br />

Un elemento che mi ha fatto molto riflettere è rappresentato dalla<br />

Galleria Stratosferica Ultrasonora, concepita per consentire prove<br />

a velocità bisoniche, in un periodo in cui i caccia più veloci non<br />

superavano i 350 Km/h.<br />

Non va <strong>di</strong>menticato che fu proprio il Gen. Gaetano Arturo Crocco a<br />

parlare <strong>di</strong> superaviazione (o "iperaviazione"), come ha avuto modo<br />

<strong>di</strong> confermarmi il giornalista aerospaziale Cesare Falessi in una<br />

conferenza ufologica tenuta all'Aeroporto dell'Urbe <strong>di</strong> Roma.<br />

Per quanto riguarda la documentazione delle attività svolte a<br />

Guidonia in quegli anni, i fascicoli contenenti i risultati delle


icerche, oggi noti come gli "Atti <strong>di</strong> Guidonia", non sono tutto<br />

quello che venne prodotto.<br />

il Prof. Lattanzi nel suo libro ci fornisce la testimonianza<br />

dell'esistenza <strong>di</strong> "Atti <strong>di</strong> Guidonia Riservati", riconoscibili per<br />

la copertina color cenere, con numerazione romana e contrassegnati<br />

dalla lettera R (l'iniziale <strong>di</strong> "Riservato").<br />

Tali "Atti Riservati", contenenti almeno sei fascicoli, sono<br />

purtroppo ormai introvabili.<br />

Inoltre vennero realizzate anche una serie <strong>di</strong> Relazioni Tecniche<br />

reperite (guarda caso) nella Biblioteca del CNR <strong>di</strong> Roma.<br />

Comunque la documentazione che ritengo più interessante è<br />

indubbiamente rappresentata da una serie <strong>di</strong> Relazioni Segrete del<br />

Centro Sperimentale, contenute in poche copie numerate <strong>di</strong> cui il<br />

prof. Lattanzi conosce solo la n.003 del 1938.<br />

Queste Relazioni Segrete, cioè veri e propri documenti coperti da<br />

segreto e, in quanto relazioni, contenti la descrizione dei<br />

risultati raggiunti nelle sperimentazioni, erano forse destinate<br />

al "Gabinetto RS/33"?<br />

E ancora: ai <strong>di</strong>versi motivi chiamati in causa per giustificare il<br />

perché la più che notevole opera <strong>di</strong> questo Centro fosse stata a<br />

lungo "ignorata" si potrebbero oggi aggiungere, alla luce dello<br />

scenario emerso dagli "X-Files fascisti", anche evidenti motivi <strong>di</strong><br />

secretazione e <strong>di</strong> cover up?<br />

Non possiamo né affermarlo né escluderlo.<br />

Dopo le riflessioni sugli impianti e la documentazione, non mi<br />

restava che ricercare altri in<strong>di</strong>zi dall'analisi dei nominativi <strong>di</strong><br />

chi a Guidonia aveva lavorato.<br />

Proprio come avevo fatto inizialmente, prendevo le mosse da una<br />

nuova considerazione: se realmente a Guidonia ci si occupava anche<br />

del progetto <strong>di</strong> "Dischi Volanti" con un'azione <strong>di</strong> retroingegneria,<br />

straniera o aliena che fosse, chi vi avesse preso parte -<br />

avvalendosi dell'esperienza maturata e dei risultati conseguiti -<br />

avrebbe potuto facilmente ricoprire in seguito ruoli importanti<br />

nell'ambito <strong>di</strong> settori collegati: primo fra tutti, appunto, quello<br />

aerospaziale.<br />

Ed effettivamente, al termine del conflitto, è confermato che la<br />

maggior parte dei tecnici e degli ufficiali in servizio a Guidonia<br />

hanno saputo brillantemente inserirsi ad alto livello nelle<br />

Industrie e nelle Università, spesso <strong>di</strong> Paesi stranieri. Nulla <strong>di</strong><br />

strano, e una carriera anzi preve<strong>di</strong>bile per questi "gran<strong>di</strong><br />

cervelli" molti dei quali, tra l'altro, insegnavano già<br />

all'Università <strong>di</strong> Roma.<br />

Casualmente, però, sono proprio molti degli stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> Guidonia<br />

ad aver legato il loro nome alla <strong>storia</strong> della Conquista dello<br />

Spazio. Ricor<strong>di</strong>amone soltanto alcuni.<br />

Un Antonio Ferri, che a Guidonia aveva ottenuto strabilianti<br />

risultati nello stu<strong>di</strong>o del calcolo dei profili alari, insegnò al<br />

Politecnico <strong>di</strong> Brooklyn del quale <strong>di</strong>venne Preside. Attualmente<br />

ricordato quale maestro dell'Aero<strong>di</strong>namica Supersonica, progettò un


velivolo per il volo trans-atmosferico che la NASA considerò<br />

troppo avveniristico.<br />

Un Luigi Broglio, noto a livello internazionale per il suo enorme<br />

contributo al lancio dei satelliti italiani dalle piattaforme<br />

S.Marco e S.Rita, situate in Kenya. Nel dopoguerra, forse non a<br />

caso, si è anche interessato <strong>di</strong> Ufo.<br />

Infine, ma certo non ultimo, un Luigi Crocco, figlio <strong>di</strong> Gaetano<br />

Arturo Crocco, è stato tra i cinque scienziati che firmarono il<br />

"Progetto Apollo" che consentì lo storico sbarco dell'Uomo sulla<br />

Luna.<br />

1978: Luigi Crocco, figlio <strong>di</strong> Gaetano Arturo, a Vigna <strong>di</strong> Valle nel<br />

70° anniversario del primo volo del <strong>di</strong>rigibile <strong>militare</strong> "N.1"<br />

Bibliografia:<br />

"Guidonia città dell'aria ha 50 anni <strong>di</strong> vita" in "Il Tempo" del 19<br />

Dicembre 1987.<br />

Roberto Pinotti e Alfredo Lissoni - "Gli 'X-files' del<br />

Nazifascismo: Mussolini e gli UFO", Idea Libri, 2001.<br />

Bernar<strong>di</strong>no Lattanzi - "Vita ignorata del Centro Stu<strong>di</strong> ed<br />

Esperienze <strong>di</strong> Guidonia", I.B.N., 1990.


PUNTAVANO VERSO LO SPAZIO<br />

<strong>di</strong> Roberto Pinotti<br />

(Notiziario n° 32 maggio 2002)<br />

Le giuste e acute considerazioni <strong>di</strong> Luca Daniele (nell'articolo<br />

precedente) si inseriscono in termini perfettamente complementari<br />

e consequenziali rispetto alle ricerche e alle verifiche<br />

effettuate da me e Alfredo Lissoni in merito al complesso problema<br />

degli "X-files fascisti" e, più particolarmente, a quello del<br />

"Gabinetto RS/33".<br />

A tutt'oggi il personaggio da noi denominato "Mister X", il nostro<br />

misterioso interlocutore mittente delle documentazioni<br />

pervenuteci, non ha ritenuto opportuno farsi nuovamente vivo.<br />

Pertanto è ancora aperta la questione della corretta<br />

interpretazione <strong>di</strong> certe sigle o date.<br />

Sì, certo, con ogni probabilità "RS" sta per "Ricerche Speciali",<br />

e dunque il collegamento a Guidonia è logico.<br />

Sul "'33", viceversa, si può <strong>di</strong>scutere: è l'anno dell'avvio delle<br />

attività del Gabinetto, ovvero il numero dei suoi componenti?<br />

Oppure sono un numero sinonimo <strong>di</strong> segretezza e potere assoluti,<br />

come il "33" della Massoneria (in<strong>di</strong>cante notoriamente il massimo<br />

Grado dell'Obbe<strong>di</strong>enza Massonica)?<br />

Sia come sia, l'elenco dei Membri della Reale Accademia d'Italia<br />

del 1942, pubblicato nell'Anno XX dell'Era Fascista, contiene<br />

sicuramente i nomi <strong>di</strong> molti membri (se non <strong>di</strong> tutti i membri) del<br />

"Gabinetto RS/33".<br />

Va da sé che i molti rapporti riservati e secretati sui Velivoli<br />

Non Convenzionali <strong>di</strong>scoidali avvistati in Italia negli anni Trenta<br />

(indubbiamente ritenuti e temuti dei nuovi mezzi aerei <strong>di</strong><br />

produzione straniera più che aliena dai vertici del Fascismo),<br />

sottoposti eventualmente alle "menti" <strong>di</strong> Guidonia, non avrebbero<br />

non potuto stimolare l'evidente impennata che comunque si<br />

protrasse in concreto "ex tunc" negli stu<strong>di</strong> aeronauti italiani<br />

(peraltro all'epoca già all'avanguar<strong>di</strong>a nel mondo): da <strong>di</strong>retti<br />

progetti (<strong>di</strong> evidente approccio ingegneristico) "a tutt'ala"<br />

ovvero "ad ala rotante" agli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> superaviazione o<br />

iperaviazione <strong>di</strong> Crocco, appunto, impennata che si tradusse, al <strong>di</strong><br />

là dei molti ed importanti record aeronautici tecnicopropagan<strong>di</strong>stici<br />

(da quello <strong>di</strong> velocità <strong>di</strong> Francesco Agello alle<br />

mitiche "Trasvolate Oceaniche" del Quadriunviro e Atlantico Italo<br />

Balbo Governatore della Libia, necessariamente <strong>di</strong>venute immagini<br />

del Regime), in effetti primati pionieristici.<br />

Uno fa i tanti, quanto mai significativo, quello del 1937 del<br />

Colonnello Pezzi della Regia Aeronautica (comandante del "Reparto<br />

Alta Quota" <strong>di</strong> Guidonia) che conquistò, su un Caproni 161, il


primato mon<strong>di</strong>ale assoluto <strong>di</strong> altezza (prima detenuto<br />

dall'Inghilterra) raggiungendo i 15.655 metri d quota! Per<br />

proteggersi dalla temperatura e dalla mancanza <strong>di</strong> ossigeno nella<br />

stratosfera, Pezzi indossò perfino una apposita, speciale<br />

combinazione <strong>di</strong> volo a tenuta d'aria (una via <strong>di</strong> mezzo tra una<br />

tuta pressurizzata e uno scafandro) non troppo <strong>di</strong>ssimile dalle<br />

o<strong>di</strong>erne tute spaziali per gli astronauti: una soluzione<br />

d'avanguar<strong>di</strong>a ideata dai tecnici <strong>di</strong> Guidonia che, ben oltre<br />

l'aeronautica, evidentemente puntavano ormai verso lo spazio.


<strong>FILES</strong> FASCISTI: MISTERI A NAPOLI<br />

<strong>di</strong> Giuseppe Colaminè e Nicola Guarino, in collaborazione con Mauro<br />

Panzera<br />

(Notiziario n° 36 settembre 2002)<br />

Nuove prospettive sul tema.<br />

Quando Alfredo Lissoni e Roberto Pinotti avviarono l'indagine sui<br />

cosiddetti "Files fascisti", avanzando l'ipotesi che il fenomeno<br />

Ufo avesse attivamente interessato il Nord Est d'Italia negli anni<br />

antecedenti la Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale, le varie sezioni Cun della<br />

penisola si attivarono per cercare tracce ed in<strong>di</strong>zi che<br />

eventualmente suffragassero la tesi.<br />

In particolare la Campania era la regione in cui avevano vissuto<br />

tre personaggi citati nelle riven<strong>di</strong>cazioni anonime che hanno<br />

portato alla ricostruzione dell'intera vicenda.<br />

Fra questi il Prof. Filippo Bottazzi (nato nel 1867, morto nel<br />

1941), presunto componente dell'ipotizzato "Gabinetto RS/33"<br />

(Ricerche Speciali 33), il team <strong>di</strong> specialisti che avrebbe<br />

ricevuto dal Governo fascista l'incarico <strong>di</strong> indagare sulle<br />

<strong>di</strong>namiche degli avvistamenti Ufo <strong>di</strong> allora e <strong>di</strong> un presunto<br />

"crash" verificatosi nella Pianura Padana.<br />

L'indagine su Bottazzi e sulla sua biografia venne avviata (nel<br />

massimo riserbo dovuto ad una figura <strong>di</strong> simile spessore) dal Dr.<br />

Mauro Panzera, coor<strong>di</strong>natore regionale del Cun per la Puglia, nella<br />

cui provincia <strong>di</strong> Lecce e precisamente nel comune <strong>di</strong> Diso),<br />

Bottazzi stesso era nato e vissuto negli anni della gioventù.<br />

L'indagine <strong>di</strong> Panzera è tuttora in corso ed i suoi risultati<br />

verranno resi noti quando sarà possibile ricomporre appieno l<br />

puzzle della sua biografia.<br />

Uomo estremamente <strong>di</strong>screto, Bottazzi è annoverato tra i nomi <strong>di</strong><br />

spicco della ricerca nel campo della fisiologia umana in Italia,<br />

ed il suo coinvolgimento nell'RS/33, ben evidenziato da Pinotti e<br />

Lissoni, fa supporre che vi fosse negli ambienti <strong>di</strong> governo una<br />

motivazione ad effettuare ricerche <strong>di</strong> tipo biologico. Ciò<br />

apparentemente si accorda poco e male con un fenomeno prettamente<br />

aeronautico come l'avvistamento degli Ufo, a meno che ... questo<br />

suo ruolo non fosse stato legato a contatti con Entità Biologiche<br />

<strong>di</strong> natura aliena.<br />

Il pacchetto <strong>di</strong> misteri legato agli eventi <strong>di</strong> quegli anni è ricco<br />

<strong>di</strong> strane tracce, <strong>di</strong> in<strong>di</strong>zi confusi, <strong>di</strong>fficili da mettere insieme<br />

in una trama organica. Alcuni vengono talvolta a galla in modo<br />

del tutto casuale, magari quando si rianalizzano eventi della<br />

<strong>storia</strong> quoti<strong>di</strong>ana, raccontati da testimoni del tutto estranei ai<br />

fatti.<br />

Riportiamo in questa prima parte una testimonianza raccolta nel


1997 dal racconto <strong>di</strong> un'anziana conta<strong>di</strong>na abitante in località<br />

Pianura, alla periferia nord <strong>di</strong> Napoli.<br />

Per intenderci, Pianura è collocata ai margini della Zona Flegrea,<br />

dove oggi si trova il Comando Nato del Sud Europa. Si tratta <strong>di</strong><br />

una zona attualmente urbanizzata ma che fino agli anni Sessanta si<br />

trovava in aperta campagna e che tuttora alterna aree popolate con<br />

tratti ancora <strong>di</strong>sabitati ed impervi.<br />

A raccontare i fatti è un uomo che chiede <strong>di</strong> non essere nominato<br />

che pertanto, nel rispetto dovuto alla sua privacy, chiameremo con<br />

la sigla "Z".<br />

Egli parlò con la donna che all'epoca del racconto aveva circa 85<br />

anni <strong>di</strong> età e riferiva un episo<strong>di</strong>o da lei attribuito a fenomeni<br />

paranormali.<br />

Il tutto era avvenuto negli anni Trenta, quando lei era in giovane<br />

età ed abitava in una casa rurale che dava su un'ampia zona<br />

pianeggiante ai pie<strong>di</strong> del versante ovest della collina dei<br />

Camaldoli.<br />

C'era una mucca esanime <strong>di</strong>stesa sul terreno ed intorno a questa<br />

"alcuni bambini", dei quali veniva rimarcata la bassissima<br />

statura, stavano armeggiando in maniera confusa, non ben<br />

definibile.<br />

Poco <strong>di</strong>stante, a circa 8 - 10 metri da terra, stava immobile un<br />

oggetto levitante, <strong>di</strong> forma affusolata somigliante ad un piccolo<br />

<strong>di</strong>rigibile.<br />

I bambini ad un certo punto issavano l'animale morto a bordo<br />

dell'aeromobile (non vengono riferite le modalità dell'operazione<br />

<strong>di</strong> carico), salendovi poi a loro volta e quin<strong>di</strong> l'oggetto si<br />

levava in volo, scomparendo oltre la cresta della collina.<br />

L'anziana spiegava il fatto come un'apparizione <strong>di</strong> entità<br />

spiritiche.<br />

Ricor<strong>di</strong>amo altresì che a Napoli esiste la leggenda del cosiddetto<br />

"Monacello", spirito bonario <strong>di</strong> fattezze simili a quelle <strong>di</strong> un<br />

nano, storicamente erede dei Lari e Penati <strong>di</strong> epoca romana e<br />

culturalmente equivalente agli gnomi ed ai folletti della<br />

mitologia nor<strong>di</strong>ca: il "Piccolo Popolo".<br />

La somiglianza con un fenomeno <strong>di</strong> mutilazione animale ad opera <strong>di</strong><br />

presunte Entità Biologiche Extraterrestri classificabili con la<br />

tipologia dei "Grigi" è indubbiamente singolare.<br />

Purtroppo non ci è stato fino ad ora possibile rintracciare la<br />

testimone <strong>di</strong>retta, seppur con l'aiuto <strong>di</strong> Z.<br />

Non sappiamo nemmeno se ella sia tuttora in vita e non possiamo<br />

neanche escludere che magari le sue con<strong>di</strong>zioni psichiche potessero<br />

essere alterate sia all'epoca in cui raccontò i fatti, sia in<br />

quella in cui ne fu estimone oculare.<br />

Certo è che negli anni Trenta non esisteva una casistica ufologica<br />

ufficiale, né tantomeno una relativa ai Grigi ed alle Mutilazioni<br />

Animali Misteriose, per cui l'eventuale contenuto allucinatorio<br />

non poteva essere attinto da informazioni già acquisite che<br />

avessero in qualche modo con<strong>di</strong>zionato la percezione della ragazza.<br />

Inoltre il fatto che si parlasse <strong>di</strong> bambini sembra essere a<br />

riprova della buona fede da parte della stessa, la quale ha<br />

raccontato ciò che è riuscita a percepire, razionalizzandolo e


senza effettuare elaborazioni che portassero a figure come mostri,<br />

demoni o altre creature legate all'universo del mito.<br />

Oggi sappiamo però dalla casistica locale che la zona circostante<br />

Pianura e la collina dei Camaldoli vanta un'alta incidenza <strong>di</strong><br />

avvistamenti Ufo, nonché <strong>di</strong> eventi <strong>di</strong> natura inidentificata<br />

avvenuti al suolo, potenzialmente ricollegabili ad incontri<br />

ravvicinati del terzo e quarto tipo.<br />

E, come vedremo, c'è anche <strong>di</strong> più.<br />

Siamo nel 1987, il giorno <strong>di</strong> Lunedì in Albis. Il tempo è bello ed<br />

un gruppo d studenti dell'età variabile intorno ai 15 anni si<br />

<strong>di</strong>verte ad esplorare la fiancata ovest della collina del<br />

Camaldoli. Sono giovani a caccia <strong>di</strong> avventure, <strong>di</strong> sensazioni<br />

forti; hanno portato con loro torce elettriche ed attrezzature da<br />

esploratore <strong>di</strong>lettante. Perché cercano qualcosa <strong>di</strong> insolito e <strong>di</strong><br />

misterioso... e da ultimo forse lo trovano.<br />

Parzialmente nascosti dalla vegetazione selvatica. Ecco infine<br />

davanti a loro tre varchi, su piani <strong>di</strong>versi, ognuno abbastanza<br />

ampio da farvi passare un automezzo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a taglia; due <strong>di</strong> questi<br />

sono chiusi da grosse assi <strong>di</strong> legno inchiodate, uno non presenta<br />

ostacoli. Esitanti e un po' spaventati, i ragazzi si addentrano<br />

nella cavità oltrepassando il varco pervio, ed intuiscono<br />

imme<strong>di</strong>atamente <strong>di</strong> trovarsi all'interno d una grande installazione<br />

abbandonata.<br />

La caverna è costituita da un lungo corridoio assiale<br />

profondamente scavato nel tufo (non meno <strong>di</strong> 70 metri <strong>di</strong><br />

lunghezza); le pareti sono levigate, lavorate dalla mano<br />

dell'uomo; sul pavimento sterrato vi è un binario a scartamento<br />

ridotto. In fondo un vecchio carrello da carico completamente<br />

arrugginito. Ai lati del condotto si accede a delle vaste camere,<br />

anche queste modellate ad arte fino ad avere fatto loro assumere<br />

una forma pseudocubica. In tutto sono 4 o 5 ma una <strong>di</strong> essa<br />

colpisce in particolare i giovani visitatori.<br />

C'è una vecchia consolle in evidente <strong>di</strong>suso, un pannello <strong>di</strong><br />

coman<strong>di</strong> elettrici ridotto ad un ammasso <strong>di</strong> ferraglia; accanto si<br />

nota un sistema <strong>di</strong> valvole <strong>di</strong>sposte in parallelo, valvole<br />

ricoperte <strong>di</strong> ceramica, gran<strong>di</strong> ognuna quanto un grosso vaso da<br />

fiori. Quella sala è servita a qualcuno nei decenni passati per<br />

governare un impianto elettrico ad alto voltaggio. La galleria è a<br />

fondo cielo; il binario si interrompe, ma ai lati vi sono due<br />

cunicoli in <strong>di</strong>scesa, rivestiti con scalinate metalliche. I ragazzi<br />

entrano in uno <strong>di</strong> questi, scendono lungo la scaletta ripida e si<br />

ritrovano in un altro corridoio, simile al precedente, ma avvolto<br />

nel buio, poiché la sua uscita è ostruita dalle porte in legno<br />

viste prima all'aperto. L'avventura è bella ma la paura ha il<br />

sopravvento; i ragazzi abbandonano il posto e quella giornata per<br />

loro resta solo un ricordo.<br />

Uno <strong>di</strong> loro ci racconta questi fatti nell’ottobre 2001.<br />

Ormai è un uomo adulto e chiede che il so nome non venga reso<br />

noto.<br />

Riusciamo a farci descrivere il luogo esatto dell'ubicazione <strong>di</strong><br />

quello che ha tutta l'aria <strong>di</strong> essere un bunker risalente alla


Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale, ma quando an<strong>di</strong>amo a cercarlo, il<br />

paesaggio ci appare totalmente mutato. Negli ultimi anni è stato<br />

costruito sul posto un complesso sistema <strong>di</strong> svincoli della<br />

Tangenziale <strong>di</strong> Napoli. Buona parte delle pareti tufacee è stata<br />

rafforzata con murate <strong>di</strong> cemento, ormai <strong>di</strong> naturale c'è rimasto<br />

ben poco e dei varchi descritti non vi è traccia.<br />

L'accesso agli archivi militari della Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale non<br />

ci è possibile, ma molti citta<strong>di</strong>ni napoletani ricordano che nel<br />

1943 i Tedeschi progettavano <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere Napoli dagli Alleati con<br />

cannoni a lunga gittata, su tipo - per intenderci - <strong>di</strong> quelli del<br />

celeberrimo film hollywoo<strong>di</strong>ano "I Cannoni <strong>di</strong> Navarone".<br />

Il bunker descritto avrebbe allora potuto essere la sede <strong>di</strong> questi<br />

ultimi.<br />

Tutto quadra... o almeno quasi tutto.<br />

I varchi descritti consentono un puntamento efficace verso ovest,<br />

tutt'al più verso nord-ovest.<br />

In pratica i Tedeschi ritenevano possibile uno sbarco degli<br />

Alleati sulla Costa Flegrea, sbarco che invece avvenne poi molto<br />

più a sud, a Salerno.<br />

Questo è un dato storico, poiché il Comando Alleato aveva in<br />

effetti progettato inizialmente uno sbarco a Gaeta, a Nord <strong>di</strong><br />

Napoli, con la creazione <strong>di</strong> una testa <strong>di</strong> ponte ed una conseguente<br />

manovra verso sud, in modo così da stringere poi a tenaglia le<br />

truppe naziste.<br />

Probabilmente quando gli Anglo-Americani puntarono su Napoli da<br />

sud, il Comando Germanico or<strong>di</strong>nò la rimozione dei cannoni da una<br />

postazione che ormai non aveva più alcun valore tattico, ammesso<br />

che questi vi fossero mai stati installati.<br />

C'è un aspetto <strong>di</strong> tipo tecnico che però non convince.<br />

Le forze armate tedesche invasero l'Italia dopo il 25 Luglio 1943.<br />

Gli Alleati passarono oltre lo Stretto <strong>di</strong> Messina il 3 Settembre,<br />

il 9 avvenne lo sbarco a Salerno e il 1 Ottobre si ebbe la presa<br />

<strong>di</strong> Napoli. La città era <strong>di</strong>fesa dalla Divisione "Hermann Goering" e<br />

dalla XV Divisione <strong>di</strong> "Panzergrana<strong>di</strong>eren", entrambe provenienti<br />

dalla <strong>di</strong>sfatta in Sicilia e piuttosto malconce. Ad esse andavano<br />

aggiunti contingenti della X Armata ed alcuni battaglioni <strong>di</strong> SS.<br />

Dal 27 Luglio al 9 Settembre, giorno in cui lo sbarco <strong>di</strong> Salerno<br />

vanificò il possibile ruolo del bunker dei Camaldoli, passarono<br />

soli 44 giorni. Giorni febbrili e intensi, fatti <strong>di</strong> manovre<br />

militari impegnative e complesse, bombardamenti alleati a tappeto,<br />

nonché <strong>di</strong> operazioni snervanti <strong>di</strong> contenimento e rastrellamento<br />

nei confronti della popolazione locale che sarebbero poi culminate<br />

nella famosa rivolta delle 4 Giornate <strong>di</strong> Napoli, alla fine delle<br />

quali i Tedeschi abbandonarono la città. Poteva il contingente<br />

germanico in così poco tempo costruire ex novo un sistema <strong>di</strong><br />

gallerie multilivellato, scavando la roccia tufacea <strong>di</strong> una intera<br />

collina, mentre era peraltro oberato <strong>di</strong> impegni sul campo ?<br />

La risposta è no; oltretutto il testimone non ricorda <strong>di</strong> aver<br />

notato svastiche o la minima scritta in tedesco sul pannello<br />

elettrico o sul carrello, e questo è strano poiché gli occupanti<br />

nazisti erano soliti imprimere e riprodurre teutonicamente loro<br />

simboli e in<strong>di</strong>cazioni pressoché ovunque.


Probabilmente, dunque, quel complesso sistema artificiale <strong>di</strong><br />

caverne esisteva già a tutto il 25 Luglio 1943 ed i tedeschi non<br />

fecero altro che servirsene a posteriori, magari trovando già sul<br />

posto l'impianto elettrico ed i binari con relativi carrelli.<br />

C'è ancora un dettaglio che ci ha colpiti.<br />

Il carrello parcheggiato è stato descritto come uno <strong>di</strong> quelli<br />

adatto a contenere detriti <strong>di</strong> scavo (simile a quello delle<br />

miniere, cioè). Un alloggiamento destinato a contenere dei cannoni<br />

avrebbe sì avuto dei binari, ma carrelli a fondo piatto, sui quali<br />

gli elementi <strong>di</strong> pezzi <strong>di</strong> artiglieria possono poggiarsi<br />

agevolmente.<br />

Invece ci è stato parlato <strong>di</strong> altro, come se chi lasciò il bunker<br />

stesse ancora scavando.<br />

Un progetto segretamente avviato dagli Italiani, insomma, che<br />

successivamente i Tedeschi tentarono <strong>di</strong> completare. Ciò è<br />

possibile e anzi probabile.<br />

La nostra indagine è tuttora in pieno svolgimento. Non vogliamo<br />

certo azzardare conclusioni, o tanto meno ipotesi precostituite,<br />

ma non può non lasciarci perplessi il fatto che in una stessa<br />

ristretta area territoriale si siano verificati eventi <strong>di</strong>versi tra<br />

loro e tutti poco chiari, ma che potrebbero forse avere un minimo<br />

comune denominatore.<br />

Ve<strong>di</strong>amoli:<br />

1 - Un sospetto caso <strong>di</strong> mutilazione animale negli anni '30,<br />

accompagnato dalla comparsa <strong>di</strong> un Ufo sigariforme <strong>di</strong> piccole<br />

<strong>di</strong>mensioni.<br />

2 - La scoperta <strong>di</strong> una strana rete <strong>di</strong> gallerie sulla fiancata<br />

della collina che sovrasta la piana in cui avvenne il fatto<br />

descritto al punto 1.<br />

3 - La presenza stabile nella città <strong>di</strong> Napoli <strong>di</strong> ben tre<br />

personaggi legati alla questione dei cosiddetti "Files Fascisti",<br />

nelle persone <strong>di</strong>: un Filippo Bottazzi, me<strong>di</strong>co, fisiologo; un<br />

Gaetano Arturo Crocco, ingegnere aeronautico, stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong><br />

proplulsioni sperimentali; un professor Vallauri, coredattore<br />

insieme a Bottazzi della rivista "Scientia".<br />

Non possiamo necessariamente spingerci oltre, ma non possiamo<br />

nemmeno escludere, a questo punto, che nelle vicinanze della città<br />

<strong>di</strong> Napoli si svolgessero segretamente, già negli anni precedenti<br />

alla seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale, possibili sperimentazioni<br />

scientifiche ed aeronautiche da parte <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> tecnici e<br />

specialisti coperto dal più totale riserbo e la cui natura e le<br />

cui finalità restano totalmente ignote, proprio come nello<br />

scenario dei "Files Fascisti" legati ai "Velivoli Non<br />

Convenzionali" oggetto degli stu<strong>di</strong> del cosiddetto "Gabinetto<br />

RS/33".<br />

La trage<strong>di</strong>a bellica potrebbe aver cancellato completamente le<br />

tracce <strong>di</strong> questi eventi, magari trapiantandone poi in tutto o in<br />

parte le ra<strong>di</strong>ci oltre oceano; in questo caso l'intero "Affare


Roswell", con la sua tutt'altro che improbabile ricaduta a livello<br />

<strong>di</strong> retroingegneria sulla chiacchieratissima "Area 51", potrebbe<br />

anche essere stato una qualche "seconda e<strong>di</strong>zione", magari riveduta<br />

e corretta, <strong>di</strong> una <strong>storia</strong> già avviata nell'"Italia Littoria".<br />

È solo un'ipotesi, per ora.<br />

Continueremo dunque ad indagare.<br />

UNA NUOVA SEGNALAZIONE DE<strong>GLI</strong> ANNI TRENTA<br />

<strong>di</strong> Roberto Malini<br />

Renzo R. vive a Collegno, in provincia <strong>di</strong> Torino, la nona città<br />

del Piemonte per numero <strong>di</strong> abitanti. I collegnesi sono gente<br />

pratica e attiva, generosa e industriosa, sempre al lavoro per<br />

migliorare le proprie con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e quelle della comunità.<br />

Renzo ha oggi 77 anni e non aveva mai raccontato, se non ai<br />

familiari e agli amici più intimi, il fatto che visse nella<br />

primavera del lontano 1930 (o forse 1931, la memoria non è così<br />

precisa da non fargli dubitare dell'anno, al <strong>di</strong> là della realtà<br />

dell'esperienza), un evento che la sua razionalità non è mai<br />

riuscita a spiegare in maniera sod<strong>di</strong>sfacente.<br />

All'epoca l'uomo aveva solo 5 o 6 anni e abitava a Torino in Via<br />

Cumana, al quinto piano.<br />

Quella sera, verso le 22.30-23.00, il cielo era sereno e senza<br />

luna, e Renzo R. era sul balcone. Ed ecco, guardando verso ovest,<br />

egli osserva all'improvviso una luce bianca, senza alone né altre<br />

luci intermittenti. L'oggetto luminoso, la cui <strong>di</strong>rezione iniziale<br />

è ovest-est, si avvicina poi con moto uniforme al suo punto <strong>di</strong><br />

osservazione, mentre l'intensità della luce emessa rimane sempre<br />

la stessa. Per almeno tre minuti il bambino osserva quella sfera<br />

bianca, che non genera alcuna scia né <strong>di</strong>ffusione luminosa attorno<br />

a sé. È sempre più vicina. Il testimone è stupefatto.<br />

Nel 1930-1931 non si parlava certo <strong>di</strong> Ufo come oggi, e tutt'al più<br />

si <strong>di</strong>ssertava solo <strong>di</strong> fenomeni celesti.<br />

Lentamente, senza <strong>di</strong>stogliere gli occhi dalla sfera luminosa,<br />

Renzo R, si ritrae appena all'interno della stanza. A questo punto<br />

il corpo volante compie una leggera curva nel cielo verso sud per<br />

poi puntare nuovamente verso ovest dopo questa breve conversione<br />

<strong>di</strong> rotta, fino a passare al <strong>di</strong> sopra del testimone che a quel<br />

punto, spaventato, scappa in casa.<br />

Renzo R. ancora si emoziona a raccontare l'episo<strong>di</strong>o, e si <strong>di</strong>spiace<br />

<strong>di</strong> non avere avuto, a quella giovanissima età, la saldezza <strong>di</strong><br />

nervi necessaria per continuare ad osservarlo. Ma era forse i<br />

troppo per un bambino spaventato da qualcosa <strong>di</strong> comunque troppo<br />

grande anche per un adulto. E che comunque non può ricollegarsi ad<br />

alcun fenomeno fisico o celeste convenzionale. La sua<br />

segnalazione, dunque, si aggiunge a quelle che il Cun ha raccolto<br />

relativamente agli anni Trenta: il periodo "caldo" dell'affaire<br />

degli "Ufo Files Fascisti".


GABINETTO RS/33:<br />

DAL COVER UP ALLA MINACCIA ALIENA<br />

<strong>di</strong> Alfredo Lissoni<br />

(Notiziario n° 40 gennaio 2003)<br />

Si aprono gli archivi storici ed emergono nuove sorprese circa le<br />

ricerche segrete dei fascisti sui <strong>di</strong>schi volanti: avvistamenti,<br />

riserbo e la paura <strong>di</strong> una guerra interplanetaria.<br />

Il successo della trasmissione "Ai confini", andata in onda il 5<br />

agosto scorso su "Italia 1", de<strong>di</strong>cata agli Ufo e contenente una<br />

minuziosa ricostruzione della vicenda dei "files fascisti" della<br />

durata <strong>di</strong> mezz’ora, ha portato all'inevitabile ricaduta <strong>di</strong><br />

interesse. Risultato, è stato possibile recuperare nuovi<br />

documenti, alcuni dei quali fotografici, che dovrebbero<br />

testimoniare della presenza <strong>di</strong> "velivoli non convenzionali" nei<br />

cieli dell'Italia del Ventennio.<br />

La prudenza è però d'obbligo, specie quando si procede all'analisi<br />

<strong>di</strong> fotografie realizzate con macchine che, per la tecnica<br />

dell'epoca, lasciavano non poco a desiderare.<br />

Di entrambe le due immagini recuperate mancano riferimenti<br />

cronologici precisi; la prima foto che ho potuto analizzare, e che<br />

mostrerebbe una serie <strong>di</strong> Ufo in formazione, è stata scattata a S.<br />

Remo, nell'imperiese; ma potrebbe anche trattarsi <strong>di</strong> un <strong>di</strong>fetto<br />

della fotografia; la seconda immagine ritrae invece il molo<br />

bergamasco <strong>di</strong> Sarnico e, pur apparendo datata, è presumibilmente<br />

<strong>di</strong> data recente e mostra non già una serie <strong>di</strong> UFO ma alcuni fuochi<br />

d'artificio del genere che vengono sparati in agosto sul lago<br />

d'Iseo per la gioia del turisti.<br />

Il collega Matthew Hurley ha poi trovato <strong>di</strong>verse fotografie ante<br />

guerra, alcune delle quali già note, che ha reso <strong>di</strong>sponibili on<br />

line nel sito "Historical artwork"; fra le tante, ne spicca una<br />

scattata a Slide Ward, in Colorado, nell'aprile del 1929 da Edward<br />

Pline; costui avrebbe u<strong>di</strong>to un forte boato ed avvistato e<br />

fotografato in cielo "una forma larga e rotonda" che si muoveva<br />

sopra la sua testa (i giornali dell'epoca non riportarono<br />

aIcunché). Ma la documentazione più interessante è emersa, come al<br />

solito, frugando negli archivi.<br />

Tacitare i giornali<br />

Debbo <strong>di</strong>re che a lungo mi sono interrogato sulla rapi<strong>di</strong>tà, ai<br />

limiti dell'incre<strong>di</strong>bile, con cui il regime fascista fosse riuscito<br />

ad insabbiare l'atterraggio <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sco volante nel '33, a creare<br />

una speciale commissione investigativa, ad attivare tutti gli<br />

agenti dell'Ovra per "tacitare giornali e testimoni", ed infine a<br />

coinvolgere funzionari dell'osservatorio <strong>di</strong> Brera, affinché<br />

fornissero ad eventuali curiosi una spiegazione <strong>di</strong> comodo (la


caduta <strong>di</strong> un meteorite). Un simile tempismo era decisamente<br />

sospetto. Ed alla fine, grazie alla collaborazione del giornalista<br />

Antonio Cosentino, che mi ha consentito l'accesso agli archivi<br />

storici della Prefettura <strong>di</strong> Varese, la soluzione è arrivata. Il<br />

Duce, che all'epoca dei fatti del '33 credeva "inizialmente" <strong>di</strong><br />

avere a che fare con un prototipo segreto del nemico, aveva già<br />

vissuto un'esperienza similare, cinque anni prima! Solo che in<br />

quell'occasione l'aereo sperimentale era terrestre, ma soprattutto<br />

apparteneva alla nostra Aeronautica; fuga <strong>di</strong> notizie vi era stata,<br />

e non si era riusciti ad impe<strong>di</strong>rla. Leggo infatti quanto segue in<br />

una velina datata 12 marzo 1928, decifrazione <strong>di</strong> un telegramma "in<br />

co<strong>di</strong>ce" inviato ai prefetti del Regno da Mussolini in persona:<br />

"N. 7646 stop. Il giorno nove scorso alcuni giornali hanno<br />

pubblicato la notizia della costruzione <strong>di</strong> un nuovo aeroplano per<br />

record <strong>di</strong> durata et <strong>di</strong>stanza stop. Avevo or<strong>di</strong>nato che la<br />

costruzione <strong>di</strong> tale apparecchio fosse tenuta gelosamente segreta<br />

innanzitutto per non manifestare alle Aeronautiche straniere la<br />

nostra intenzione <strong>di</strong> intervenire in competizioni dalle quali [...<br />

parola censurata] eravamo sino a ora rimasti assenti, poi perché<br />

intendevo che prima <strong>di</strong> interessare l'opinione pubblica mon<strong>di</strong>ale<br />

l'Aeronautica <strong>italiana</strong> dovesse essere cautelata nel suo buon nome<br />

almeno da riuscite prove <strong>di</strong> controllo stop. L'aeroplano non est<br />

pertanto uscito ancora dai cantieri che già la stampa si<br />

impossessa della notizia, corredandola <strong>di</strong> dati tecnici che, se non<br />

ne costituiscono la violazione <strong>di</strong> un segreto <strong>militare</strong>,<br />

rappresentano la <strong>di</strong>vulgazione <strong>di</strong> notizie che possono pregiu<strong>di</strong>care<br />

un successo nazionale stop. Prego le Signorie Vostre <strong>di</strong> invitare<br />

perentoriamente signori <strong>di</strong>rettori dei principali quoti<strong>di</strong>ani a<br />

volere rinunziare alla pubblicazione <strong>di</strong> preparativi prima che non<br />

ne sia data comunicazione ufficiale stop. Su casi <strong>di</strong> dubbi in<br />

materia tanto tecnici esiste un organo, cioè l'ufficio stampa del<br />

Ministero dell'Aeronautica; può sempre fornire tutte le necessarie<br />

informazioni. Il Capo del Governo, Ministero dell'Aeronautica,<br />

Mussolini."<br />

Il testo del telegramma, riba<strong>di</strong>sco, era stato cifrato (le parole<br />

erano state sostituite da una serie <strong>di</strong> numeri in co<strong>di</strong>ce), ma<br />

l'Archivio <strong>di</strong> Varese <strong>di</strong>sponeva anche della velina decriptata.<br />

L'evento si riferiva chiaramente alla fuga <strong>di</strong> notizie circa un<br />

aereo <strong>militare</strong> segreto; le <strong>di</strong>rettive erano espresse in maniera<br />

alquanto tenera e <strong>di</strong>plomatica: il Duce non aveva ancora<br />

conquistato l'appoggio incon<strong>di</strong>zionato <strong>di</strong> una fetta consistente<br />

della popolazione (si pensi che il sostegno dei cattolici arrivò<br />

solo l'anno dopo, con i Patti Lateranensi); <strong>di</strong> ben altro tenore<br />

saranno le <strong>di</strong>sposizioni, perentorie, impartite cinque anni dopo! A<br />

seguito <strong>di</strong> questa prima esperienza "me<strong>di</strong>atica" negativa è logico<br />

ritenere che le gerarchie del regime avessero addestrato gli<br />

agenti dell'OVRA per impe<strong>di</strong>re che un'analoga fuga <strong>di</strong> notizie<br />

potesse ripetersi in futuro. I vertici dell'Italia militarista<br />

ebbero buon fiuto, visto che nel giugno del 1933 avrebbero avuto<br />

nientemeno che la ventura <strong>di</strong> imbattersi in un <strong>di</strong>sco volante.


La struttura <strong>di</strong> "copertura", messa in pista nel frattempo,<br />

funzionò egregiamente; ecco come e perché fu possibile, nel giro<br />

<strong>di</strong> poche ore, insabbiare l'episo<strong>di</strong>o lombardo del 1933!<br />

I paleoavvistamenti<br />

Del resto, è assai probabile che fossero giunte notizie <strong>di</strong><br />

avvistamenti "insoliti" alle alte sfere del Regime prima ancora <strong>di</strong><br />

quell'atterraggio.<br />

Il collega Aurelio Nicolazzo ha rinvenuto alla Farnesina un<br />

documento del Ministero dell'Interno, con stampigliata la <strong>di</strong>citura<br />

"Riservato" è una lettera del 10 novembre 1932, inviata al<br />

Ministero degli Affari Esteri e al Gabinetto dell'Aeronautica, in<br />

cui si riferisce che "per opportuna conoscenza, si informa che<br />

alle ore 13.30 del 4 corrente un velivolo proveniente dalla<br />

Francia eseguiva per circa cinque minuti evoluzioni ad alta quota<br />

su Col Sorel e Col Luna in quel <strong>di</strong> Cesana Torinese - Torino -,<br />

<strong>di</strong>rigendosi poi in territorio francese". Un banalissimo aereo<br />

francese? La classifica <strong>di</strong> segretezza del rapporto, e l'allarme<br />

suscitato, portano ad escludere una spiegazione convenzionale. La<br />

lettera concludeva lapidariamente: "Data l'altezza mantenuta<br />

dall'apparecchio, non è stato possibile identificarlo". Sappiamo<br />

poi che un "segmento con due V attaccate alle estremità della<br />

base" venne visto nel cielo <strong>di</strong> Arquata Scrivia (AT) alla fine <strong>di</strong><br />

aprile del 1928 e che nel febbraio del 1923 un "grosso pesce color<br />

rame, con riflessi metallici, due oblò ovali ed una cupola<br />

trasparente al cui interno non si notava nulla, ed infine con<br />

un'elica color rame in coda", scese in picchiata dal cielo in un<br />

bosco <strong>di</strong> Pieve <strong>di</strong> Teco (IM). Il testimone, all'epoca un ragazzo<br />

<strong>di</strong>ciassettenne, racconterà all'ufologo CUN Roberto Balbi che "dopo<br />

un po' l'elica si era messa a girare vorticosamente, tanto da<br />

sparire praticamente alla vista; contemporaneamente notai alcuni<br />

punti rossi brillanti, che non riuscii ad interpretare, se luci o<br />

fiamme. Con uno schiocco l'oggetto, che sembrava galleggiare<br />

nell'aria, parti a velocità vertiginosa verso il cielo".<br />

Quattro mesi dopo un altro Ufo veniva avvistato su Alli, a sei<br />

chilometri da Catanzaro. Velivoli militari o velivoli alieni? Poco<br />

importa, ma certamente quelle insolite presenze dovettero<br />

cominciare ad impensierire le autorità.<br />

La Disney connection<br />

E la verità, poco alla volta, sta emergendo. Il tema dei files<br />

nazifascisti, del resto, affascina molti ricercatori, in tutto il<br />

mondo.<br />

Negli Stati Uniti l'uscita <strong>di</strong> un libro, "The Hunt for zero point"<br />

<strong>di</strong> Nick Cook, è destinato a innescare polemiche; per <strong>di</strong>eci anni<br />

e<strong>di</strong>tore della prestigiosa rivista "Jane's Defense Weekly", la<br />

bibbia degli appassionati <strong>di</strong> aeronautica, Cook mette ora a rischio<br />

la propria cre<strong>di</strong>bilità sostenendo che il governo americano avrebbe<br />

lavorato per cinquant'anni, in gran segreto, ad un progetto <strong>di</strong>


etroingegneria nazista. Sindrome del colonnello Corso? Non pare<br />

proprio.<br />

Un ricercatore a nome Igor Witkowski avrebbe rivelato a Cook <strong>di</strong><br />

una vecchia miniera ove le S.S. avrebbero lavorato ad una macchina<br />

ovale rotante, mossa da elettricità, detta il "campanello", e che,<br />

qui sta l'assurdo, avrebbe funzionato come macchina del tempo!<br />

Ci sia consentito <strong>di</strong> dubitarne (sembra <strong>di</strong> leggere la trama del<br />

film "Philadelphia experiment II"); ho contattato il collega<br />

polacco Robert Lesniakiewicz, capitano riservista dell'Esercito <strong>di</strong><br />

frontiera nonché presidente del gruppo ufologico Jord-Nol (che<br />

stu<strong>di</strong>a principalmente segreti militari violati), che mi ha<br />

confermato che gli esperimenti sulle V-7, i <strong>di</strong>schi volanti<br />

nazisti, venissero condotti in gallerie segrete della Polonia,<br />

principalmente nella zona dei monti Tatra e Gory Sowie (i primi,<br />

per l'alto numero <strong>di</strong> avvistamenti e <strong>di</strong> sparizioni, sono<br />

considerati l'Hessdalen della Polonia). Non ho trovato invece<br />

prove della veri<strong>di</strong>cità <strong>di</strong> quanto afferma Cook, che sostiene che<br />

sarebbe esistita anche un'altra macchina antigravità nazista, un<br />

<strong>di</strong>sco volante chiamato "Repulsine" (vi sono peraltro molte "voci"<br />

che affermano, da molti anni, <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> segreti nazisti<br />

sull'antigravità).<br />

Tutto falso, dunque? Forse, e forse no. Viene da ritenere che<br />

debba esserci qualcosa <strong>di</strong> vero in queste storie, visto che persino<br />

a Walt Disney, noto e<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> fumetti assai vicino ai servizi <strong>di</strong><br />

Intelligence, qualcosa arrivò all'orecchio, prima della guerra.<br />

Pochi sanno che Disney avesse un "debole" per le tematiche del<br />

mistero, una vera e propria passione trasmessa poi ai suoi<br />

continuatori (si pensi al recente successo "Lilo e Stich", ove un<br />

Man In Black cita espressamente il caso Roswell, o al fatto che il<br />

12 febbraio 1967 la Disney pubblicò una <strong>storia</strong> del famosissimo<br />

CarI Barks, "Zio Paperone ed il bilione in fumo", rie<strong>di</strong>tata in<br />

"Paperino" del <strong>di</strong>cembre 2002, in cui si <strong>di</strong>leggiano gli antesignani<br />

dello Csicop o "Club degli scettici"; questi offrono un bilione <strong>di</strong><br />

dollari a chi sarà in grado <strong>di</strong> presentare loro un <strong>di</strong>sco volante<br />

con umanoi<strong>di</strong>; ed ecco che un Ufo miniaturizzato atterra sul loro<br />

desco, lasciandoli peraltro sempre increduli).<br />

"Zio Walt" doveva sapere benissimo, come molti suoi contemporanei<br />

legati all'Intelligence, delle ricerche segrete dei nazisti e<br />

sfruttò l'idea, da buon fumettista, per realizzare una storiella<br />

propagan<strong>di</strong>stica, "Topolino e il mistero dell'uomo nuvola" (titolo<br />

originale, "Mickey Mouse on sky island") pubblicata a strisce<br />

giornaliere dal 1 <strong>di</strong>cembre 1936 al 3 aprile 1937.<br />

La vicenda è assai curiosa: una strana isola è tenuta sospesa nel<br />

cielo da un continuo bombardamento atomico; là vi <strong>di</strong>mora in gran<br />

segreto, spostandosi in cielo su un'automobile volante nascosta in<br />

una nube, uno scienziato tedesco che ha scoperto il modo <strong>di</strong><br />

utilizzare l'energia nucleare (e che sembra ricordare Walter<br />

Miethe, il nazista che nel '33 lavorava al Centro Missilistico <strong>di</strong><br />

Kummersdorf con Werner Von Braun e che in seguito passò alla<br />

costruzione dei <strong>di</strong>schi volanti); l'aspetto insolito <strong>di</strong> quella che<br />

sembrerebbe una banale <strong>storia</strong> a fumetti è stato sottolineato non<br />

dagli ufologi ma da un critico "super partes", il <strong>di</strong>rettore


esponsabile della testata "Topolino" per l'Italia, Mario<br />

Gentilini, che in una rie<strong>di</strong>zione del fumetto commenta: "Gli stu<strong>di</strong><br />

sull'energia atomica erano allora solo agli inizi". Da dove aveva<br />

dunque attinto Walt Disney?<br />

Evidentemente da fonti dell'Intelligence americana, che da tempo<br />

spiavano il Führer.<br />

Propaganda nascosta<br />

Gli ufologi scettici negano l'esistenza delle V-7, affermando che<br />

la "leggenda" della loro costruzione sarebbe stata inventata nel<br />

1952; arrivano persino a contestare velenosamente la nostra<br />

meticolosa ricostruzione, pur non avendo nemmeno mai visto i<br />

documenti in nostro possesso. Alla faccia del metodo scientifico!<br />

Ovviamente mentono sapendo <strong>di</strong> mentire.<br />

Che Hitler stesse cercando <strong>di</strong> costruire velivoli dalla forma<br />

inusitata era talmente noto, persino tra le linee alleate, che tra<br />

il 19 luglio ed il 23 ottobre 1943 la Disney pubblicò un altro<br />

fumetto, "Mickey Mouse on a secret mission", attraverso il quale,<br />

grazie all'uso dei comics, si <strong>di</strong>leggiavano le ricerche del Führer,<br />

ed in particolare, ci informa Franco Fossati su "Storia<br />

illustrata" del maggio 1978, "la costruzione <strong>di</strong> un aereo atomico a<br />

forma <strong>di</strong> V", palese riferimento all'ala volante!<br />

Forse potrà sembrare azzardato il collegamento tra fumetto e files<br />

fascisti, ma non è così.<br />

I comics, durante la guerra, venivano utilizzati come arma <strong>di</strong><br />

propaganda, alla stessa stregua <strong>di</strong> altre tattiche militari. Lo<br />

conferma lo stesso Fossati: "Con l'avvicinarsi della Seconda<br />

Guerra Mon<strong>di</strong>ale molte storie made in Usa si trasformarono in<br />

strumenti più o meno efficaci della propaganda. Arruolarsi <strong>di</strong>venne<br />

quasi un gioco per i maggiori personaggi dei fumetti e tutti<br />

vollero rispondere all'appello della patria. Visto il riflesso sui<br />

giovani lettori, quasi nessuno dei gran<strong>di</strong> personaggi del fumetto<br />

americano è dunque sfuggito a questo destino, soprattutto<br />

Topolino, definito nel 1935 dalla Società delle Nazioni come<br />

simbolo internazionale <strong>di</strong> buona volontà; era popolarissimo, tant'è<br />

che Mickey Mouse fu la parola d'or<strong>di</strong>ne delle truppe alleate il<br />

giorno dello sbarco in Norman<strong>di</strong>a. Walt Disney e la sua équipe<br />

misero a <strong>di</strong>sposizione del Governo americano la sottile ironia <strong>di</strong><br />

Topolino, realizzando fumetti e <strong>di</strong>segni animati...".<br />

La base sul Garda<br />

Di recente, sui files nazifascisti sono usciti altri libri, e<br />

persino un romanzo fantascientifico "ucronico" (cioè, <strong>di</strong><br />

fanta<strong>storia</strong>) <strong>di</strong> Mario Franzeti, "Occidente" (Nord) in cui si<br />

immagina la vittoria <strong>militare</strong> del fascismo e nel quale l'autore<br />

menziona esplicitamente il Gabinetto RS/33 (il romanzo è stato un<br />

tale successo da essersi esaurito in poco tempo; "Times" vi ha<br />

de<strong>di</strong>cato un lungo articolo ed è in uscita il sequel).


A parte l'ottimo "Occidente", sul fronte della saggistica, la<br />

qualità rende perplessi.<br />

Si va da "I segreti perduti della tecnologia nazista" <strong>di</strong> Gary<br />

Hyland (Newton), che riprende le molte leggende messe in giro dai<br />

movimenti neonazisti sui <strong>di</strong>schi volanti del Führer, ad Henry<br />

Stevens, recentemente autore <strong>di</strong> "Hitler's Flying Saucers - A Guide<br />

to German Flying Discs of the Second World War", la cui<br />

pubblicazione in tascabile è prevista dalla californiana<br />

Adventures Unlimited Press per marzo del 2003 e che accre<strong>di</strong>ta le<br />

voci (inventate dall'ufologo italiano Alberto Fenoglio e dal<br />

francese Henry Durrant) sul Sonder Buro n. 13 e sul <strong>di</strong>sco volante<br />

costruito da un certo Leduc nel 1949.<br />

Del primo va sottolineato, a margine <strong>di</strong> tante "voci" riportate nel<br />

libro e ricavate principalmente (sebbene furbescamente si sia<br />

omessa una bibliografia) da testi a sensazione come "Il mattino<br />

dei maghi" o "Secret societies" del nazista Jan Udo Holey, il<br />

fatto che si citi come presunta base segreta <strong>di</strong> test germanici la<br />

zona del Garda.<br />

Leggere ciò mi ha stupito, perché è stato proprio a Maderno sul<br />

Garda che ho rintracciato i <strong>di</strong>segni del <strong>di</strong>sco volante che il<br />

progettista D.G. ideò negli anni Quaranta per conto <strong>di</strong> Mussolini<br />

(e che sviluppò, come mi hanno recentemente confermato la figlia e<br />

l'ufologo Livio Milani, per la Breda <strong>di</strong> allora. Nel corso del<br />

programma "Ai confini" ho mostrato i <strong>di</strong>segni su lucido che D.G.<br />

ricreò a memoria nel 1965). Ciò mi induce a pensare che, fra tanto<br />

materiale controverso, Hyland abbia attinto anche a documentazione<br />

più atten<strong>di</strong>bile (e del resto, si è rifatto anche al giornalista<br />

scientifico Renato Vesco, la cui opera è stata però pubblicata<br />

negli Stati Uniti con insert <strong>di</strong> foto false e documentazione<br />

scandalistica).<br />

A Maderno del Garda si ritirò il progettista D.G. del "Gabinetto<br />

RS/33". Il locale e<strong>di</strong>ficio scolastico <strong>di</strong>venne una sede R.S.I.<br />

La guerra degli alieni


Una volta accantonata l'ipotesi che il "velivolo non<br />

convenzionale" atterrato in Lombar<strong>di</strong>a nel 1933 fosse un'arma<br />

inglese o francese, una parte dei membri del Gabinetto RS/33<br />

(Arturo Crocco in testa) rivolse gli occhi alle stelle, in cerca<br />

<strong>di</strong> una spiegazione. Sappiamo che Marconi credesse che i marziani<br />

avessero inviato, negli anni Venti, ra<strong>di</strong>omessaggi ai terrestri, e<br />

che Crocco vagheggiasse <strong>di</strong> volare con un razzo sulla Luna (e fu<br />

profeta). Ma c'è dell'altro, molto <strong>di</strong> più.<br />

Il giornalista scientifico Ugo Maral<strong>di</strong>, nel libro "Dal<br />

cannonissimo al raggio mortale" del 1939, ipotizzava la<br />

costruzione <strong>di</strong> un gigantesco cannone, sulla scorta del<br />

cannonissimo tedesco Bertha che tirò su Parigi nel 1918,<br />

"nell'eventualità d una guerra interplanetaria"!<br />

La notizia è sconvolgente. I dottori del Gabinetto RS/33 erano<br />

dunque preda della psicosi innescata l'anno precedente dalla<br />

trasmissione <strong>di</strong> Orson Welles?<br />

O l'aver scoperto che non siamo soli aveva messo in fibrillazione<br />

le alte sfere colonialiste e militari, che già temevano<br />

un'invasione dello spazio, la stessa che nel' 41 Mussolini augurò<br />

agli americani?<br />

Sia come sia, Maral<strong>di</strong> nel suo libro si esprime con grande serietà,<br />

<strong>di</strong>mostrando <strong>di</strong> credere realmente ad una simile ipotesi (che<br />

riporta alla mente analoghe preoccupazioni contemporanee paventate<br />

dal presidente americano Ronald Reagan al leader russo Gorbaciov,<br />

nel 1987); non solo, nello stesso volume, a conferma<br />

dell'esistenza <strong>di</strong> una tecnologia <strong>italiana</strong> in grado <strong>di</strong> sostenere<br />

una ipotetica "guerra tra galassie", Maral<strong>di</strong> accre<strong>di</strong>tava le "voci"<br />

sul raggio della morte (voci a lui contemporanee, vista la data<br />

dell'esperimento del blocco a <strong>di</strong>stanza delle auto sulla strada <strong>di</strong><br />

Ostia, ad Acilia), senza peraltro citare <strong>di</strong>rettamente Marconi,<br />

evidentemente per non violare un segreto <strong>militare</strong>. Il fisico<br />

italiano era comunque <strong>di</strong>plomaticamente menzionato imme<strong>di</strong>atamente<br />

dopo, apparentemente in modo slegato, a proposito dei ra<strong>di</strong>opiloti.<br />

Nel volume, Maral<strong>di</strong> nascondeva abilmente un altro segreto<br />

<strong>militare</strong>, il fatto che "la RCA stesse lavorando ad un nuovo<br />

<strong>di</strong>spositivo che stu<strong>di</strong>a la televisione per il volo cieco".<br />

L'elemento intrigante è che Marconi, che <strong>di</strong> Maral<strong>di</strong> sembra essere<br />

la fonte principale, ebbe contatti stretti con David Sarnoff, il<br />

radarista del Titanic in seguito membro dell'Intelligence Usa<br />

coinvolto nelle inchieste sugli Ufo.<br />

Maral<strong>di</strong> affermava che le ricerche americane si basavano sugli<br />

ultrasuoni e, a pagina 315 del suo libro, confessava: "Dopo aver<br />

assistito personalmente a qualche interessante esperienza in<br />

materia, ritengo che dal mondo degli ultrasuoni, probabilmente,<br />

scaturirà il vero raggio mortale" (il che è coerente con le<br />

attuali conoscenze scientifiche; solo che Marconi e Maral<strong>di</strong> ne<br />

parlarono con mezzo secolo d'anticipo).<br />

Questo accre<strong>di</strong>ta, una volta <strong>di</strong> più, la tesi della retroingegneria<br />

aliena durante il fascismo.


Per quale motivo il Gabinetto fascista temesse un attacco dallo<br />

spazio è comprensibile solo calandosi nell'atmosfera <strong>militare</strong>sca<br />

degli anni Trenta, che temeva invasori da ogni dove, persino dallo<br />

spazio.<br />

Ma proseguiamo.<br />

Il fantomatico Bottazzi<br />

Non solo Crocco e Marconi ci hanno riservato delle sorprese.<br />

Grazie all'attivissimo Mauro Panzera <strong>di</strong> Lecce abbiamo potuto<br />

rinvenire molta documentazione su un altro membro <strong>di</strong> spicco del<br />

Gabinetto RS/33, il neurofisiologo Filippo Bottazzi, l'uomo che,<br />

ritengo, per le sue competenze dovesse stu<strong>di</strong>are la morfologia<br />

aliena! L'azzardo è solo a prima vista.<br />

Panzera ha scoperto che Bottazzi si de<strong>di</strong>cava già all'epoca degli<br />

stu<strong>di</strong> universitari a ricerche sul cervello e sulle fibre nervose<br />

corticali; inoltre, testimonia il fisiologo Amedeo Herlitzka,<br />

"alla Stazione Zoologica <strong>di</strong> Napoli esegui una serie <strong>di</strong> ricerche<br />

fondamentali <strong>di</strong> fisiologia comparata, e <strong>di</strong> fisiologia del cuore<br />

dei vasi sanguigni". E non solo. Nell'Italia militarista<br />

d'anteguerra Bottazzi era stato scelto al Gabinetto Ricerche<br />

Speciali in quanto gran<strong>di</strong>ssimo esperto degli effetti <strong>di</strong> veleni<br />

"contratturanti" quali la veratrina e l'acetile<strong>di</strong>na, e<br />

"deprimenti" come l'atropina. Ancora una volta, nella biografia<br />

dei membri del team segreto, ritorna il coinvolgimento bellico.<br />

Grazie ai volumi che Panzera ha rinvenuto a Diso, terra d'origine<br />

<strong>di</strong> Bottazzi, sappiamo che questi era intimo amico del <strong>di</strong>rettore<br />

del Gabinetto RS/33: possedeva una foto autografa <strong>di</strong> Marconi, che<br />

gli esprimeva "ammirazione per l'attività scientifica"; non<br />

stupisce che il genio della fisica lo volesse a sé nel Gabinetto<br />

RS/33. Bottazzi era poi un patito <strong>di</strong> esoterismo; il parapsicologo<br />

Charles Richet lo apprezzò molto sia per questo che per i suoi<br />

trattati <strong>di</strong> chimica fisiologica (pietre miliari della ricerca<br />

<strong>italiana</strong>) e lo coinvolse nella stesura <strong>di</strong> un "Dictionnaire de<br />

physiologie".<br />

Spiritista convinto, e poi <strong>di</strong>sincantato, Bottazzi viene così<br />

ricordato, nella biografia a lui de<strong>di</strong>cata ed e<strong>di</strong>ta nel 1992, dagli<br />

scrittori Giuseppe Antonio Giannuzzo e Francesco Corvaglia. "Verso<br />

la metà del secolo scorso nacque l'interesse per il cosiddetto<br />

magnetismo animale e per quei soggetti magnetizzati, che<br />

sembravano avere luci<strong>di</strong>tà magnetica, cioè capacità extranormali <strong>di</strong><br />

percezione e <strong>di</strong> conoscenza; in quel periodo lo spiritismo richiamò<br />

l'attenzione <strong>di</strong> molti stu<strong>di</strong>osi e sorsero le prime associazioni<br />

come la famosa Society for physical Research <strong>di</strong> Londra. Ai<br />

fenomeni extranormali come la telecinesi, l'emanazione <strong>di</strong><br />

ectoplasmi, le levitazioni del corpo umano, la telepatia, la<br />

chiaroveggenza, manifestati da soggetti chiamati me<strong>di</strong>um o<br />

sensitivi, si interessarono curiosamente i fisici e i fisiologi.<br />

Bottazzi si trovò in buona compagnia, dal fisico William Crookes,<br />

inventore del tubo a raggi cato<strong>di</strong>ci, al fisiologo Charles Richet".


Aveva seguito accalorandosi il caso della <strong>di</strong>scussa me<strong>di</strong>um<br />

napoletana Eusapia Palla<strong>di</strong>no; ritenutosi ingannato, dopo un paio<br />

<strong>di</strong> anni (ma non senza prima avervi de<strong>di</strong>cato un libro) abbandonò il<br />

campo. F. Ghiretti, professore del Dipartimento <strong>di</strong> Biologia<br />

dell'Università <strong>di</strong> Padova (alle cui opere si sono rifatti<br />

Giannuzzo e Corvaglia), <strong>di</strong> lui scrisse nel 1984, per un<br />

"Ren<strong>di</strong>conto" dell'Accademia <strong>di</strong> scienze me<strong>di</strong>che e chirurgiche <strong>di</strong><br />

Napoli: "Nel 1892 partecipò a 17 sedute a Milano alla presenza <strong>di</strong><br />

Lombroso, Richet, Schiapparelli (lo scopritore dei canali <strong>di</strong><br />

Marte! ndr), poi a Cambridge per la Società per le Ricerche<br />

Psichiche. Dopo averla fatta stu<strong>di</strong>are da esperti <strong>di</strong> illusionismo,<br />

a Napoli nel 1907, le osservazioni <strong>di</strong> Bottazzi consacrarono<br />

definitivamente l'autenticità delle facoltà metapsichiche e<br />

paranormali <strong>di</strong> Eusapia Palla<strong>di</strong>no; <strong>di</strong> tale esperienza il fisiologo<br />

dette comunicazione con un volume <strong>di</strong> 249 pagine e<strong>di</strong>to da Pertella<br />

a Napoli nel 1909, dal titolo 'Fenomeni me<strong>di</strong>anici'. Il libro destò<br />

grande interesse tanto che ben presto l'e<strong>di</strong>zione fu esaurita, ma<br />

egli non volle mai ripubblicarlo, convinto, forse, dal precetto <strong>di</strong><br />

Leonardo, che non convenisse occuparsi <strong>di</strong> cose improvabili.<br />

Dopo tale esperienza l'interesse <strong>di</strong> Bottazzi per questi fenomeni<br />

svanì".<br />

Ma non del tutto. Nel '33 venne chiamato allo stu<strong>di</strong>o dei files<br />

fascisti. Perché proprio lui? Perché uno spiritista? E cosa ci<br />

faceva un astronomo come Schiaparelli alle sedute della Palla<strong>di</strong>no?<br />

Ritengo non sia casuale il fatto che sin dal 1894 (con Hélène<br />

Smith in Francia) molti me<strong>di</strong>um credessero <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogare con i<br />

marziani. E Schiaparelli nel 1893 e Bottazzi nel 1933 ai marziani<br />

finirono col credere; il primo con un anno d'anticipo sulla nuova<br />

moda spiritica, il secondo, "metapsichista pentito", esattamente<br />

vent'anni dopo. Sarà forse sua la responsabilità del fatto che,<br />

nei giorni dell'atterraggio del <strong>di</strong>sco <strong>di</strong> Vergiate, i giornali<br />

italiani lanciassero un'operazione <strong>di</strong> "preparazione culturale"<br />

sugli alieni pubblicando articoli a favore dell'esistenza dei<br />

marziani, citando come fonte "autorevole" un me<strong>di</strong>um contattista?<br />

Fonti:<br />

"The German secret weapon", in "UFO" 8-95.<br />

G. A. Giannuzzo - F. Cornovaglia - "Filippo Bottazzi, vita, opere,<br />

giu<strong>di</strong>zi" - Laborgraf, Tricase.<br />

Kurt Kleiner - "The hunt of zero point".<br />

M. Hurley - "Historical arrwork".<br />

G. Hyland - "I segreti perduti della tecnologia nazista", Newton,<br />

Roma 2002.<br />

U. Maral<strong>di</strong> - "Dal cannonissimo al raggio mortale", Bompiani,<br />

Milano 1939.<br />

R. Pinotti e A. Lissoni - "Gli X-files del nazifascismo", Idea<br />

Libri, Rimini 2001.<br />

"Ren<strong>di</strong>conto dell'Accademia <strong>di</strong> scienze me<strong>di</strong>che e chirurgiche <strong>di</strong><br />

Napoli", Napoli 1984.<br />

G. Schiaparelli - "La vita sul pianeta Marte", Mimesis, Milano<br />

1998.


"Scritti biologici de<strong>di</strong>cati al prof. Filippo Bottazzi", Napoli<br />

1928.<br />

H. Stevens - "Hitler's Flying Saucers", Adventures Unlimited Press<br />

3-03.<br />

"Topolino e c. in guerra", <strong>di</strong> F. Fossati in "Storia illustrata" 5-<br />

78.<br />

"Topolino e il mistero dell'uomo nuvola", ne "Il Topolino d'oro",<br />

Mondadori, Milano 1972.<br />

"Zio Paperone e il bilione in fumo", in "Paperino" 12-02.<br />

Il SAUCER PROGRAMME<br />

Ronald D. Humble, nel suo articolo "The German secret weapon - Ufo<br />

connection", apparso sulla rivista californiana Ufo nell'agosto<br />

del 1995, ripercorre la vicenda dei foo fighters [ricordando come<br />

tale nome fosse stato derivato da una strip fumettistica assai<br />

popolare, "Smokey Stover", che usava titolare "Where there's foo,<br />

there's fire"]. Humble, attingendo chiaramente alla letteratura<br />

dell'italiano Renato Vesco ed al libro "Intercettateli senza<br />

sparare" [come già detto, caricato, nella versione americana, <strong>di</strong><br />

testi e foto fasulle non dell'autore italiano], separa seriamente<br />

la leggenda dalla realtà e ricorda come, secondo Vesco, i nazisti<br />

<strong>di</strong>sponessero <strong>di</strong> un aereo supersonico, il Kugelblitz o "Ball<br />

lightning", il cui prototipo era stato testato nel febbraio del<br />

1945 in una base sotterranea a Kahla in Turingia, "prima <strong>di</strong> essere<br />

<strong>di</strong>strutto, sul finire della guerra, coi rimanenti Feuerballs.<br />

Questi progetti erano coor<strong>di</strong>nati sotto massima segretezza dal<br />

Comando Tecnico Generale della S.S., che si occupava anche delle<br />

V-1 e delle V-2 ed il cui <strong>di</strong>rettore, il generale Hans Kammler<br />

scomparve misteriosamente dopo la guerra; gli esperimenti erano<br />

condotti in una zona sperduta nei monti Harz, ove alcune fattorie<br />

sotterranee <strong>di</strong>sponevano <strong>di</strong> laboratori ed officine per la<br />

costruzione dei missili V-2 e <strong>di</strong> altre armi" [quest'ultima<br />

informazione è stata confermata anche da George Klein, uno dei<br />

nazisti che vuotò il sacco sulle V-7, dopo la guerra].<br />

Humble concorda sul fatto che, a guerra finita, sia americani che<br />

russi ottennero interi dossier completi su gli sviluppi bellici<br />

nazisti [sinora si pensava che invece essi avessero messo le mani<br />

su pochi frammenti progettuali inconsistenti]; ciò avrebbe<br />

allarmato gli americani, convinti, nel dopoguerra, che <strong>di</strong>etro i<br />

<strong>di</strong>schi volanti vi fosse retroingegneria nazista <strong>di</strong> matrice russa;<br />

Humble cita a tal proposito un "report" del capitano Edward<br />

Ruppelt del Blue Book, secondo cui l'Aeronautica americana<br />

concludeva [presumibilmente sollevata] che i <strong>di</strong>schi <strong>di</strong>mostrassero<br />

manovre troppo avanzate per essere <strong>di</strong> matrice sovietica.<br />

Anche un altro ricercatore, il fisico scettico Harley D. Rutledge<br />

[in "Project Identification" del 1981] ha ipotizzato una matrice<br />

terrestre <strong>di</strong> origine tedesca. Del resto, secondo i files fascisti,<br />

la Gestapo iniziò ad interessarsi delle ricerche del Gabinetto<br />

RS/33 nel 1938; un anno dopo veniva testato il primo jet <strong>militare</strong>


tedesco, l'Heinkel 178. Sempre nel 1939 l'ingegner Heinrich Focke<br />

veniva coinvolto nella progettazione e nella costruzione degli<br />

aerei FW6, Fa223, Fa226, Fa283 e Fa284; il progettista tedesco<br />

anticipò la propulsione dei moderni elicotteri e poté così<br />

<strong>di</strong>segnare un velivolo a decollo verticale e brevettare un velivolo<br />

<strong>di</strong>scoidale con due rotori; ancora nel 1939, ma non esistono fonti<br />

sicure, le S.S. avrebbero prodotto un <strong>di</strong>sco volante battezzato<br />

RFC-5 o "Haunebu 1"; <strong>di</strong> quest'ultimo non ho trovato documentazione<br />

che non provenisse da circoli nostalgici esoterici.<br />

Controverse immagini fotografiche <strong>di</strong> una improbabile "arma<br />

segreta" nazista: l'"Haunebu", 1 e 2. Si sarebbe trattato <strong>di</strong> un<br />

rivoluzionario velivolo circolare dalle caratteristiche non molto<br />

<strong>di</strong>ssimili da quelle dei "<strong>di</strong>schi volanti" del dopoguerra. Relative<br />

fonti e circostanze restano del tutto sconosciute, a <strong>di</strong>fferenza<br />

della "V-9" ad ala rotante testata dai nazisti nel 1945.<br />

Sappiamo invece <strong>di</strong> due team, composti da Miethe, dal pilota e<br />

progettista Rudolph Schriever, da Klaus Habermohl e dall'ingegnere<br />

italiano Giuseppe Belluzzo del Politecnico, impegnati nella<br />

costruzione delle V-7.<br />

Il primo a darne notizia fu il maggiore tedesco Rudolph Lusar, al<br />

quale attinse Peter Kolosimo per il suo libro "Ombre sulle<br />

stelle".


Recentemente un altro stu<strong>di</strong>oso, Bill Rose, ha "riscoperto"<br />

l'esistenza dei due team, confermando che Miethe fosse il<br />

<strong>di</strong>rettore del "Saucer Programme" in due basi localizzate fuori<br />

Praga. Un quinto scienziato, Viktor Schauberger, sarebbe stato<br />

coinvolto nella produzione <strong>di</strong> questi <strong>di</strong>schi.<br />

Fonti che non sono in grado <strong>di</strong> confermare affermano che il<br />

progetto <strong>di</strong> un velivolo a levitazione, senza combustione e<br />

propellente e ideato da Schauberger avrebbe attirato l'attenzione<br />

<strong>di</strong> Hitler. Ha narrato posteriormente il figlio dello scienziato:<br />

"Nel giugno del 1934 Viktor fu invitato alla Cancelleria, alla<br />

presenza <strong>di</strong> Herman Goering, per <strong>di</strong>scutere della nuova scienza".<br />

Diversi stu<strong>di</strong>osi ritengono che grazie alla scoperta <strong>di</strong> una<br />

misteriosa "forza <strong>di</strong> levitazione <strong>di</strong>amagnetica". Schauberger<br />

avrebbe <strong>di</strong> fatto progettato il primo <strong>di</strong>sco volante [una turbina];<br />

se così fosse, sarebbe <strong>di</strong>mostrato l'ossessivo interesse del führer<br />

per i lavori del Gabinetto fascista. Le fonti straniere, che<br />

sfortunatamente attingono spesso anche alla letteratura nostalgica<br />

nazista come Neues Europa e Neue Zeitalter ritengono che il<br />

prototipo <strong>di</strong> Schauberger sia stato alla base dei successivi<br />

sviluppi del <strong>di</strong>sco <strong>di</strong> Belluzzo-Schriever-Miethe.<br />

La nostra ricostruzione dei files fascisti ci <strong>di</strong>ce che le cose non<br />

andarono in realtà così, e che l'impulso fondamentale venne<br />

dall'Italia [pur esistendo idee preesistenti <strong>di</strong> velivoli<br />

<strong>di</strong>scoidali, come la ruota <strong>di</strong> Nordung].<br />

La bibbia della <strong>storia</strong> dello sviluppo della bomba atomica, il<br />

volume "Brighter than a thousand suns", conferma l'esistenza delle<br />

V-7: "Il primo <strong>di</strong>sco volante, come in seguito essi vennero<br />

chiamati, <strong>di</strong> forma circolare e con un <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 45 iarde, fu<br />

costruito dagli specialisti Schriever, Habermohl e Miethe e<br />

testato il 14 febbraio 1945 su Praga; raggiunse in tre minuti<br />

un'altezza <strong>di</strong> 8 miglia; aveva una velocità <strong>di</strong> 1250 mph, poi<br />

raddoppiata nei test seguenti".<br />

In realtà le prestazioni, decisamente iperboliche, attribuite dopo<br />

la guerra dai nazisti sopravvissuti alle V-7 lasciano interdette.<br />

Un paio <strong>di</strong> anni or sono ne <strong>di</strong>scussi in una mailing list <strong>di</strong> piloti,<br />

"P.A.N.", ed i tecnici furono concor<strong>di</strong> nel ritenere esagerate<br />

queste accelerazioni.


ULTIMO ATTO:<br />

ATTACCO AI <strong>FILES</strong> NAZI-FASCISTI<br />

<strong>di</strong> Alfredo Lissoni<br />

(Notiziario n° 45 giugno/luglio 2003)<br />

Nelle ultime settimane sono arrivate, da parte <strong>di</strong> certi ambienti<br />

scettico-riduzionisti italioti, dapprima oesanti critiche al Cross<br />

Project, poi al Progetto Sassalbo, quin<strong>di</strong> alle ricerche sui<br />

fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong> Hessdalen.<br />

Non inten<strong>di</strong>amo fare gli avvocati <strong>di</strong>fensori <strong>di</strong> nessuno, perché sta<br />

in primis agli interessati - che non hanno certo bisogno <strong>di</strong> noi -<br />

rispondere adeguatamente a critiche sterili, faziose e inadeguate.<br />

Peraltro è impossibile non intravedere in tutto questo un qualche<br />

<strong>di</strong>segno evidentemente comune e finalizzato.<br />

Da tanta furia iconoclasta non poteva certo rimanere indenne il<br />

sottoscritto, ripetutamente preso <strong>di</strong> mira da Giuseppe Stilo,<br />

principalmente in merito ai files fascisti. Nell'ultimo numero<br />

della rivista autoprodotta a circuito interno dal Cisu "Ufo" (n.<br />

25) lo "storico dell'ufologia" (tale si qualifica) pubblica un<br />

articolo che apparentemente nulla ha a che vedere con le mie<br />

ricerche, e che è - testuali parole - "sulla strana vita e<br />

l'assurda morte" del noto rivelazionista filonazista Bill Cooper.<br />

Ci si chiederà, giustamente, cosa c'entri tutto ciò con il<br />

sottoscritto, che è noto per l'ostilità ai "revealers",<br />

manifestata sin dalla pubblicazione telematica nel 1993 del mio<br />

libro "Gli Ufo e la Cia", recentemente rie<strong>di</strong>tato dalla Mir. Ben<br />

poco, in effetti, ma l'ufologo Cisu, pur ammettendo a pag. 39 del<br />

suo articolo <strong>di</strong> non essere nella "sede più opportuna per ampliare<br />

la questione", ne approfitta per de<strong>di</strong>care due colonne e mezzo al<br />

"mito dei <strong>di</strong>schi volanti nazisti" ed al "fantomatico colonnello<br />

del genio dell'esercito tedesco Heinrich Richard Miethe, <strong>di</strong> cui si<br />

parla fin dal giugno del 1952 con riferimento alla V-7". Nel suo<br />

primo libro autoprodotto, "Scrutate i cieli!" (Upiar, 2000) Stilo<br />

affermava, <strong>di</strong> fatto, che le V-7 fossero un mito e che Miethe fosse<br />

stato inventato nel 1952 dal quoti<strong>di</strong>ano d'oltralpe "France Soir".<br />

L'uscita, l'anno seguente, del libro "Gli X-files del<br />

nazifascismo", scritto a quattro mani dal sottoscritto con Roberto<br />

Pinotti, azzerava tale tesi: a pagina 202 pubblicavo una delle<br />

rarissime foto <strong>di</strong> Miethe, immortalato a Kummersdof nel 1933, e<br />

facevo notare che gli ufologi avevano sempre cercato nella<br />

<strong>di</strong>rezione sbagliata, in quanto il vero nome dello scienziato<br />

nazista era Walter e non Heinrich Richard. La foto del nazista era<br />

tratta dal libro "Ufo revelation" dello scrittore inglese Tim<br />

Matthews, che l'aveva ottenuta dallo stu<strong>di</strong>oso aeronautico Bill<br />

Rose.<br />

La questione sembrava risolta ma ecco che Stilo, preannunziando<br />

nientemeno che una "rassegna critica del libro <strong>di</strong> Alfredo Lissoni


e Roberto Pinotti", attacca sulla rivista del Cisu Tim Matthews<br />

(vero nome Tim Hepple), non trovando <strong>di</strong> meglio che rievocarne il<br />

passato <strong>di</strong> militante nazista: membro del National Front, del<br />

British National Party, del Combat 18, sino al pentimento e alla<br />

trasformazione in anarchico antinazista.<br />

Tutto ciò che <strong>di</strong>mostra? Nulla.<br />

I pistolotti morali non interessano la ricerca storiografica.<br />

Pure, tanto basta a Stilo per invalidare l'intero libro <strong>di</strong><br />

Matthews, con queste parole: "Non è che su Matthews non si possa<br />

<strong>di</strong>re niente, anzi! Dal 1995 Matthews inizia ad interessarsi degli<br />

Ufo. E scrive, senza alcun manifesto accento ideologico, che la<br />

Germania nazista già possedeva i <strong>di</strong>schi volanti, che Miethe<br />

esisteva davvero e che nel 1933 collaborava con Wernher von<br />

Braun...".<br />

In realtà Stilo che non era sul nazista pentito - le cui<br />

convinzioni politiche non interessano, al <strong>di</strong> là dell'attacco ad<br />

hominem portatogli - che avrebbe dovuto concentrarsi, ma su Bill<br />

Rose, che è lo scopritore della foto <strong>di</strong> Miethe. A parte ciò,<br />

piaccia o meno, è in<strong>di</strong>scutibile che una fetta considerevole dei<br />

personaggi che hanno saputo dei <strong>di</strong>schi volanti nazisti siano stati<br />

simpatizzanti <strong>di</strong> destra: è giocoforza, in quanto erano i<br />

protagonisti <strong>di</strong> ricerche top secret durante <strong>di</strong>ttature <strong>di</strong> destra. A<br />

maggior ragione, il poco materiale scampato alla furia iconoclasta<br />

dei servizi segreti Alleati non poteva che essere tramandato fra i<br />

moderni "simpatizzanti", da chi "c'era e sapeva".<br />

Qualcuno veramente crede che sia casuale che a <strong>di</strong>sporre del <strong>di</strong>ario<br />

segreto del "Professor Y", sui <strong>di</strong>schi volanti del Duce, fosse il<br />

nipote <strong>di</strong> uno dei membri del Gabinetto RS/33?<br />

É forse casuale che a parlare, per primi, dei <strong>di</strong>schi volanti<br />

nazisti, fossero, in<strong>di</strong>pendentemente, una decina <strong>di</strong> progettisti<br />

italo-tedeschi, nonché il maggiore della Wehrmacht Rudolph Lusar o<br />

lo storico filonazista inglese David Irving, relatore revisionista<br />

ai congressi naziskin nella Germania degli anni Novanta e già al<br />

corrente delle V-7 (che chiamava Phi-7) nel 1968, anno in cui<br />

pubblicò il libro "Le armi segrete del Terzo Reich"? Ovviamente<br />

no...<br />

Ma Stilo non si ferma qui. Nel suo secondo ed ultimo libro<br />

autoprodotto, "Ultimatum alla Terra" (Upiar 2002), non mi<br />

risparmia due lunghi pistolotti: in uno critica la mia<br />

controinchiesta sull'IR-3 del Bernina, o "caso Monguzzi";<br />

nell'altro se la prende con il mio stu<strong>di</strong>o dei carteggi fascisti da<br />

me scoperti presso l'Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Milano, che trattano <strong>di</strong><br />

velivoli non convenzionali sull'Italia degli anni Trenta.<br />

In entrambi i casi l'autore sembra <strong>di</strong>menticare che, a <strong>di</strong>fferenza<br />

<strong>di</strong> altri, chi scrive ha condotto personalmente le ricerche, e<br />

dunque <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> fonti <strong>di</strong> prima mano (sui files fascisti Stilo ha<br />

solo quanto pubblicato dalla IdeaLibri).<br />

Particolarmente <strong>di</strong>vertente l'attacco che Stilo cerca <strong>di</strong> muovermi:<br />

"Alla fine <strong>di</strong> maggio 2000 Massimiliano Gran<strong>di</strong>, che oltre ad essere<br />

socio Cisu è archivista <strong>di</strong> professione, ha in<strong>di</strong>viduato con<br />

facilità alcuni dossier che Lissoni aveva presentato su Ufo<br />

Notiziario 12... Purtroppo Lissoni, violando uno dei più ovvi


assiomi della ricerca storiografica, non forniva gli estremi<br />

relativi alla localizzazione delle fonti, rendendo più <strong>di</strong>fficile<br />

il controllo da parte degli altri stu<strong>di</strong>osi. Le carte sono state<br />

però trovate presso l'Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Milano".<br />

Queste pesanti affermazioni sono in realtà assai ri<strong>di</strong>cole: a<br />

pagina 134 del mio libro in<strong>di</strong>co chiaramente che si tratta <strong>di</strong><br />

materiale prefettizio (dunque, del locale Archivio <strong>di</strong> Stato); è il<br />

caso <strong>di</strong> ricordare che sono stato archivista bibliotecario (e Stilo<br />

no) e che dunque non è il caso <strong>di</strong> accusare, sulla rivista "Ufo",<br />

tutti gli "appassionati <strong>di</strong> ufologia <strong>di</strong> scarsa <strong>di</strong>mestichezza con<br />

certe ricerche e <strong>di</strong>scipline, basate sui criteri dell'archivistica<br />

e della biblioteconomia"; per inciso, una mia opera è censita<br />

dalla Sezione telematica <strong>di</strong> Archivistica <strong>di</strong> Alice.it; meglio<br />

evitare i giu<strong>di</strong>zi affrettati, dunque, come il fatto che non avrei<br />

in<strong>di</strong>cato gli "estremi per la localizzazione" (in mancanza dei<br />

quali l'esperto Cisu, con grande bravura, sarebbe riuscito<br />

ugualmente).<br />

É sufficiente chiedere al bibliotecario dell'Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong><br />

Milano il materiale su "velivoli sconosciuti" (tale la <strong>di</strong>citura<br />

apposta nei due faldoni), per ottenere il tutto subito, senza le<br />

complicate ricerche che qualcuno fa intendere <strong>di</strong> avere svolto.<br />

Pure, mi si rinfaccia ancora che nei documenti dell'archivio<br />

milanese un telegramma riportasse la <strong>di</strong>citura "aeromobile"; tale<br />

<strong>di</strong>zione in<strong>di</strong>cherebbe, per Stilo, il <strong>di</strong>rigibile, e non un<br />

antesignano dei moderni Ufo. Errore. É sufficiente leggere la voce<br />

"aeromobile" nella "Grande enciclope<strong>di</strong>a aeronautica" del 1936 per<br />

appurarne l'accezione: "Piccolo apparecchio ad ali rotative <strong>di</strong> cui<br />

venne esposto un modello all'Esposizione Aeronautica a Parigi nel<br />

1910. Un apparecchio <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni maggiori (8 metri <strong>di</strong> lunghezza<br />

e 9 d'apertura) era stato costruito nelle officine <strong>di</strong> Saint-Denis.<br />

Munito <strong>di</strong> un potente motore, la sostentazione e la propulsione<br />

avrebbero dovuto essere ottenute da ali rotative con battute a<br />

movimento continuo, lento o rapido a volontà. Alle prove non<br />

<strong>di</strong>edero risultati sod<strong>di</strong>sfacenti". Con "aeromobile" la Milizia<br />

fascista in<strong>di</strong>cava dunque non i <strong>di</strong>rigibili, ma tutti quei velivoli,<br />

ritenuti presumibilmente prototipi spia, dalle prestazioni o dalla<br />

forma inconsueta.<br />

Sorvolerò su queste ed altro (il libro <strong>di</strong> Stilo contiene <strong>di</strong>versi<br />

errori <strong>di</strong> non poco conto: Lino Scaglioni, il ferrarese che<br />

partecipò alla <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> una fabbrica <strong>di</strong> V-7, <strong>di</strong>venta<br />

Saglioni, e Ivanoe Fossati, il giornalista che raccolse i segreti<br />

sul raggio della morte <strong>di</strong> Marconi, <strong>di</strong>venta Fossani; Walter von<br />

Miethe <strong>di</strong>venta Richard Miethe. Apposta Stilo non lo trova!).<br />

Quanto alla tesi delle V-7 come scoop costruito a tavolino da<br />

"France Soir" nel 1950, è lo stesso Stilo a contrad<strong>di</strong>rsi da solo,<br />

a pag. 50 del suo libro, allorché ammette <strong>di</strong> avere "potuto<br />

accertare già attorno al 5 novembre 1948 che il giornale 'Diario<br />

da Noite' aveva riferito le <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> un ingegnere tedesco<br />

inventore, nel 39-40, <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sco volante della X armata della<br />

Wehrmacht".


Dirò <strong>di</strong> più: sempre ne "Gli X-files del nazifascismo", a pag. 206,<br />

avevo riprodotto l'immagine <strong>di</strong> un opuscolo d'epoca che citava le<br />

V-7, infine storicamente documentate.<br />

Circa Miethe, faciliterò il lavoro al mio simpatico recensore,<br />

ricordando che già nel 1980 lo scrittore William Harbison ne aveva<br />

parlato nel libro "Genesis", collegandolo alla costruzione <strong>di</strong> un<br />

<strong>di</strong>sco volante americano per la A.V. Roe. Quest'informazione è<br />

stata confermata anche dal regista Mario Gariazzo del Nicap e, da<br />

pochissimo, anche dall'astrofisico francese Jean Pierre Petit,<br />

noto ufologo e stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> magnetoidro<strong>di</strong>namica. In occasione <strong>di</strong> un<br />

congresso sulla propulsione avanzata, tenutosi in Inghilterra agli<br />

inizi del 2001, l'uomo è stato avvicinato da due scienziati<br />

americani che avevano lavorato per il Governo Usa ai black<br />

projects. Uno <strong>di</strong> essi <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> chiamarsi Joe Black e <strong>di</strong> "lavorare<br />

ai progetti speciali della Nasa e <strong>di</strong> conoscere gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Petit<br />

sin dal 1976, quando gli erano state date da analizzare le sue<br />

note tecniche sugli apparecchi ad induzione, presentate<br />

all'Accademia delle Scienze <strong>di</strong> Parigi". Il secondo uomo <strong>di</strong>sse <strong>di</strong><br />

chiamarsi Penninger. Entrambi <strong>di</strong>sponevano <strong>di</strong> conoscenze tecniche e<br />

scientifiche avanzatissime, al punto che, grazie alle loro<br />

rivelazioni, Petit ha potuto ricavare ad<strong>di</strong>rittura un libro <strong>di</strong> 267<br />

pagine, "Ovnis et armes secrètes américaines" (Albin Michel,<br />

2003), zeppo <strong>di</strong> dettagli tecnici, ignoti ai più, sui principali<br />

aerei segreti americani, dallo Stealth all'Aurora al Blackbird, e<br />

sul loro funzionamento. Penninger ha confermato a Petit<br />

l'esistenza delle V-7, riferendosi all'Avro Car.<br />

Petit racconta: "Nel 1961 ero <strong>di</strong>staccato al laboratorio <strong>di</strong><br />

Princeton, sotto la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Bodganoff. All'epoca il<br />

laboratorio era composto unicamente da uomini e sembrava un<br />

monastero. Un giorno, sono arrivato all'ora <strong>di</strong> pranzo. Tutti erano<br />

andati via. Ho cominciano a girare a destra e a manca per il<br />

campo. É stato allora che ho visto un cartello con scritto<br />

'Restricted area, authorized persons only'. Ho varcato la soglia;<br />

ho pensato che potevo eventualmente <strong>di</strong>re che conoscevo male<br />

l'inglese. Ho visto l'oggetto, in un hangar. 7 metri <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro.<br />

Un compressore centrifugo al centro, con una grossa presa d'aria.<br />

Attorno, l'espulsione <strong>di</strong> gas per mezzo <strong>di</strong> un ugello anulare. Due<br />

cabine, <strong>di</strong> cui una fittizia. Ho ispezionato la macchina<br />

totalmente."<br />

"Inutile descrivermela - rispondeva Penninger - io vi ho lavorato<br />

sopra. Era un'idea <strong>di</strong> von Miethe, uno dei nostri tedeschi<br />

collaborazionisti, idea ripresa e sviluppata da un inglese, John<br />

C. M. Frost per conto dei canadesi, dal 1952. Dopo un primo inizio<br />

caotico in Canada, l'oggetto era stato inviato in California.<br />

Infine, nel 1960, lo abbiamo recuperato, a Princeton. Io mi<br />

trovavo là, all'epoca..."<br />

Abbiamo parlato all'inizio <strong>di</strong> un "<strong>di</strong>segno evidentemente comune e<br />

finalizzato" oggi più che mai rivolto contro chiunque faccia<br />

ufologia seria o contribuisca a far emergere elementi atti a<br />

supportarla. Ora sappiamo che si tratta <strong>di</strong> più <strong>di</strong> un'ipotesi <strong>di</strong><br />

lavoro. I suoi ideatori, comunque, non si illudano. "No pasaran!"


<strong>FILES</strong> FASCISTI: TROVATO IL DISCO?<br />

<strong>di</strong> Alfredo Lissoni<br />

(Notiziario n° 48 <strong>di</strong>cembre 2003/gennaio 2004)<br />

Trovata, in un'Enciclope<strong>di</strong>a dell'epoca, la foto dell'ala volante<br />

fascista, realizzata, o perfezionata, assai presumibilmente grazie<br />

agli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> retroingegneria deIl'hangar <strong>di</strong> Vergiate. Si apre un<br />

nuovo capitolo dei files fascisti<br />

La ricerca documentale per la messa in onda della puntata <strong>di</strong><br />

"Voyager" sui files fascisti, realizzata con la consulenza del<br />

sottoscritto, ha portato alla luce nuove testimonianze e materiale<br />

che non solo avvallano l'intera questione, ma che ci stanno<br />

lentamente permettendo <strong>di</strong> ricostruire l'intricato puzzle del<br />

"<strong>di</strong>sco volante del Duce".<br />

Poco prima <strong>di</strong> essere intervistato a Sesto Calende dalla troupe <strong>di</strong><br />

Giacobbo, infatti, l'amico giornalista Antonio Cosentino de "La<br />

Prealpina" ha rintracciato due tecnici della Marchetti <strong>di</strong> Vergiate<br />

(ove nel Ventennio venne nascosto, in un hangar, il <strong>di</strong>sco<br />

recuperato dall'Ovra o la documentazione inerente).<br />

I due tecnici non hanno voluto né apparire né essere intervistati,<br />

ma hanno confidato al giornalista <strong>di</strong> essere stati messi al<br />

corrente, all'epoca in cui lavoravano negli stabilimenti del<br />

Fascio, <strong>di</strong> una nuova arma segreta che avrebbe rivoluzionato le<br />

sorti della guerra.<br />

"Sapevamo che i tedeschi ne erano in possesso, e ci preparavamo<br />

anche noi ad una costruzione in serie", ha <strong>di</strong>chiarato a Cosentino<br />

uno dei due anziani signori.<br />

Certamente, non si può escludere che l'arma segreta fosse la V-2<br />

nazista ma forse si trattava delle V-7, la cui messa in opera era<br />

stata avviata dai nazisti dopo che la Gestapo aveva ricevuto da<br />

una branca "tra<strong>di</strong>trice" del Gabinetto RS/33, filotedesca ed<br />

antinazionalista, il materiale sui files fascisti (come si evince<br />

dalle lettere spe<strong>di</strong>teci da "Mister X").<br />

Sappiamo anche che il fallimento della realizzazione delle V-7 fu<br />

dovuto all'improvvisa sconfitta della Germania; ma sappiamo anche<br />

che i russi, conquistata la Cancelleria <strong>di</strong> Berlino, rubarono<br />

<strong>di</strong>versi progetti e, nel 1990, annunziarono alla stampa <strong>di</strong> avere<br />

costruito nella base segreta <strong>di</strong> Ulianovsk (l'anno prima al centro<br />

<strong>di</strong> una grossa ondata <strong>di</strong> avvistamenti <strong>di</strong> or<strong>di</strong>gni volanti) un Ufo<br />

terrestre, battezzato Ekip. Lo stesso fecero gli americani,<br />

ufficialmente dopo la guerra, con l'Avro Car.<br />

Ma l'ingegnere aeronautico Giorgio Stiavelli, amico <strong>di</strong> famiglia <strong>di</strong>


Cesare Balbo (uno dei tre capi del Gabinetto RS/33), già capo<br />

Reparto Sperimentale <strong>di</strong> volo Aerfer (ora Alenia) a Napoli ed il<br />

più giovane ingegnere europeo a lavorare sui velivoli Sagittario,<br />

Ariete e Leone, ci ha raccontato <strong>di</strong> avere letto, su pubblicazioni<br />

interne americane, <strong>di</strong> <strong>di</strong>schi volanti terrestri, <strong>di</strong> matrice<br />

statunitense, già all'epoca della Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale.<br />

Il segreto dell'hangar <strong>di</strong> Vergiate era già forse filtrato oltre<br />

Oceano, ove peraltro Balbo era <strong>di</strong> casa ed ove veniva trattato come<br />

un eroe?<br />

L'improvvisa morte del quadrunviro - abbattuto "accidentalmente"<br />

dalla nostra contraerea - fu invece un atto programmato per punire<br />

un tra<strong>di</strong>tore dell'"amico germanico" che Balbo, come Ciano,<br />

detestava?<br />

Il suo filoamericanismo è noto e documentato; era l'istruttore dei<br />

piloti statunitensi che, dall'America, giungevano proprio a<br />

Vergiate per imparare da lui le più avanzate tecniche <strong>di</strong> volo (non<br />

<strong>di</strong>mentichiamoci che negli anni Trenta era l'Italia ad essere<br />

all'avanguar<strong>di</strong>a mon<strong>di</strong>ale, nel campo aeronautico); e non fu dunque<br />

casuale che, a guerra finita, la CIA si impossessò degli<br />

stabilimenti <strong>di</strong> Vergiate; gli americani erano ben consci dei<br />

nostri progressi in campo aeronautico; e lo sapevano proprio<br />

grazie a Balbo, dal quale appresero forse anche dell'esistenza <strong>di</strong><br />

un <strong>di</strong>sco volante nell'hangar varesino.<br />

Il dottor Stiavelli mi ha peraltro confermato che furono proprio<br />

gli americani, che temevano la nostra superiorità tecnica<br />

(tecnica, non bellica), a boicottare la costruzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi<br />

velivoli italiani all'avanguar<strong>di</strong>a, nel dopoguerra, imponendo le<br />

loro produzioni.<br />

Con il raggio della morte<br />

Sappiamo che i fascisti si de<strong>di</strong>carono, a Vergiate, ad esperimenti<br />

<strong>di</strong> retroingegneria; lo stesso fecero gli americani dopo la guerra.<br />

Vi è chi sospetta che il "Vertijet", uno strano velivolo a decollo<br />

verticale, sia uno sviluppo terrestre <strong>di</strong> ingegneria aliena. Se al<br />

computer si "ricopre" l'ossatura del velivolo, ne esce la sagoma<br />

del <strong>di</strong>sco volante descritto da Bob Lazar e da altri revealers.<br />

Gli americani si impossessarono forse, questa volta grazie alla<br />

miopia fascista, anche dei progetti marconiani del raggio della<br />

morte. L'ex regista della trasmissione "Stargate" (ora passato a<br />

"Voyager") mi ha mostrato della documentazione riguardante un<br />

brillante progettista bolognese che riuscì, nel Ventennio, a<br />

realizzare un'applicazione pratica del raggio "blocca-motori" <strong>di</strong><br />

Marconi. Ma per tutto ringraziamento gli invi<strong>di</strong>osi gerarchi<br />

fascisti lo mandarono a morire al fronte.


Ma quei progetti, evidentemente, non andarono perduti, visto che,<br />

il 12 giugno 1966, la "Domenica del Corriere" riferiva<br />

un'inquietante notizia. Sei caccia francesi Mystère, in volo<br />

d'allenamento tra Bordeaux e Siviglia, erano improvvisamente<br />

precipitati il 27 maggio nelle campagne spagnole, vicino Huelva<br />

(zona peraltro <strong>di</strong> avvistamenti <strong>di</strong> Ufo e umanoi<strong>di</strong>). La versione<br />

ufficiale fu che fosse improvvisamente terminato il carburante ma,<br />

come sottolineava il perio<strong>di</strong>co, "lo stesso comando delle forse<br />

aeree francesi ha <strong>di</strong>chiarato che i Mystère dovevano possedere una<br />

riserva sufficiente per rientrare in Francia".<br />

Gli apparecchi, faceva notare il rapporto dell'Aeronautica, non<br />

avevano richiesto alcuna assistenza ra<strong>di</strong>o alle vicine basi <strong>di</strong> Rota<br />

e Moròn. "Ed infine - commentava il perio<strong>di</strong>co - che andavano a<br />

fare i sei apparecchi nel sud della Spagna, a pochi chilometri<br />

(coincidenza straor<strong>di</strong>naria) dal luogo <strong>di</strong>venuto celebre per la<br />

per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> una bomba H americana e nel cuore <strong>di</strong> quel ridotto<br />

meri<strong>di</strong>onale, compreso tra la Sierra Nevada e la Sierra Morena, nel<br />

quale pare che gli Stati Uniti abbiano eretto il loro più munito<br />

ed inattaccabile fortino europeo? Il giallo non si arresta qui;<br />

c'è già qualcuno che parla <strong>di</strong> arma segreta sperimentata dagli<br />

americani. Dei sei piloti, cinque sono stati raccolti da<br />

elicotteri americani. Le due commissioni d'inchiesta, una spagnola<br />

ed una francese, tireranno avanti i loro lavori qualche mese: se<br />

anche scopriranno la verità, è probabile che non la <strong>di</strong>ranno, o non<br />

la <strong>di</strong>ranno intera...".<br />

Parole profetiche. La verità non la si seppe mai.<br />

Ma se è vero che gli Usa avevano messo a punto un raggio della<br />

morte, capace <strong>di</strong> mandare in tilt i sistemi elettrici dei sei aerei<br />

sino a farli precipitare, come mai quest'arma non è mai più stata<br />

utilizzata (almeno ufficialmente)?<br />

I <strong>di</strong>schi volanti del Duce<br />

Dalle perizie degli originali dei files fascisti, effettuate dal<br />

dottor Garavaglia (in<strong>di</strong>viduato grazie ad Antonio Manzoni del Cun<br />

Lecco) sappiamo che il materiale recapitatoci da "Mister X" è<br />

autentico.<br />

Ma c'è dell'altro. Un fascicolo dell'aprile 1936, non a caso<br />

intitolato "L'Universo" e stampato a Firenze, ci rivela<br />

l'ossessione delle gerarchie italiche per le tematiche del<br />

mistero.<br />

In esso si dà risalto al ritrovamento, in Messico, <strong>di</strong> "scheletri<br />

giganteschi appartenuti - si <strong>di</strong>sse - agli abitanti <strong>di</strong> Atlantide".<br />

Mussolini era forse convinto che i misteriosi esseri che<br />

probabilmente guidavano il <strong>di</strong>sco occultato a Vergiate (e la cui<br />

morfologia venne presumibilmente stu<strong>di</strong>ata dall'unico me<strong>di</strong>co del<br />

Gabinetto RS, Filippo Bottazzi), fossero ariani atlantidei <strong>di</strong> cui


si mormorava nei circoli filonazisti tedeschi, già negli anni<br />

Venti?<br />

Non solo; un attento esame della monumentale "Grande Enciclope<strong>di</strong>a<br />

Aeronautica" stampata a Milano nello stesso anno ci svela quanto<br />

fossero già avanzate le ricerche fasciste <strong>di</strong> retroingegneria.<br />

Partendo forse da un velivolo <strong>di</strong>scoidale detto "aeroplano a<br />

superficie variabile "Makonine" si arrivava ad un idrovolante "<strong>di</strong><br />

gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni senza coda", ideato dal progettista Giovanni<br />

Pegna e ribattezzato "ala volante".<br />

Il prototipo <strong>di</strong> Pegna era l'anticipazione storica del primo<br />

Stealth e persino dell'ala volante Horten nazista!<br />

Tutto ciò non poteva essere casuale. Ancora una volta, grazie ai<br />

files fascisti, la nostra tecnologia aveva battuto sul tempo tutte<br />

le altre nazioni (per tacere del fatto che, secondo alcuni autori<br />

americani, l'Ufo <strong>di</strong> Roswell avrebbe avuto la forma <strong>di</strong> un'ala<br />

volante)<br />

.<br />

La retroingegneria <strong>di</strong> Vergiate rischiava <strong>di</strong> garantire all'Italia<br />

fascista una supremazia aerea quasi totale, se le vicende belliche<br />

non avessero fatto precipitare gli eventi; non per nulla Arturo<br />

Crocco, membro del Gabinetto segreto, già sognava <strong>di</strong> raggiungere<br />

la Luna (e ne scrisse in un suo libro).<br />

Senza il <strong>di</strong>sastroso risultato della nostra partecipazione<br />

<strong>militare</strong>, forse l'Italia, avendo tempo <strong>di</strong> perfezionare le<br />

tecnologie che andava stu<strong>di</strong>ando, sulla Luna magari ci sarebbe<br />

arrivata per davvero. E lo scenario descritto da Mario Farneti nel<br />

romanzo ucronico "Occidente" si sarebbe forse svolto esattamente<br />

come da lui immaginato.


Foo-fighters d'Inghilterra<br />

Fabio Di Rado, ha recentemente svelato la contraffazione dei foofighters<br />

(i piloti alleati che nella seconda guerra mon<strong>di</strong>ale<br />

riferivano strani avvistamenti aerei, ndr) inglesi.<br />

All'indagine ha partecipato anche il sottoscritto, assieme a Marco<br />

Guarisco del Cun Como; abbiamo estrapolato dal film "Memphis<br />

Belle" le immagini incriminate e le abbiamo confrontate con le<br />

foto dei foo inglesi. Erano le stesse, anche se i falsi erano<br />

stati realizzati ritoccando elettronicamente lo sfondo e ruotando<br />

le foto, virate in bianco e nero.<br />

Anch'io sono stato poi oggetto <strong>di</strong> una missiva bufala, il 26<br />

ottobre 1996. Mi è stata recapitata presso la redazione <strong>di</strong> una<br />

rivista del mistero, per la quale lavoravo, una busta anonima<br />

contenente un documento rozzamente realizzato, un "Memorandum to<br />

L.B" del 1952, scritto malamente a macchina e censurato, in<br />

inglese, che lasciava intendere che durante l'operazione Paperclip<br />

gli Usa si erano occupati <strong>di</strong> Ufo terrestri (con particolare<br />

riferimento ad un avvistamento a S.Pietro a Vìco <strong>di</strong> Lucca, il 25<br />

luglio 1952, ove l'Ufo poteva effettivamente ricordare una V-7); e<br />

tutto ciò dopo che gli States avrebbero saputo <strong>di</strong> un rapporto<br />

segreto dell'organizzazione nazista Odessa (quella che faceva<br />

espatriare <strong>di</strong> nascosti i nazisti) circa un'operazione "attualmente<br />

in corso" in tre Paesi del Sudamerica e in due Paesi Europei, uno<br />

dei quali era l'Italia. Ove sarebbero state fatte volare ben sette<br />

V-7, sopra la Toscana.<br />

Ma .non tutti i casi <strong>di</strong> foo sono fasulli.<br />

Nel libro "Il cielo è un inferno" <strong>di</strong> Martin Cai<strong>di</strong>n (Longanesi)<br />

l'autore, nel ricostruire <strong>di</strong>verse vicende belliche, prende spunto<br />

da un memorandum del 24 ottobre 1943 del maggiore E.R.T. Holmes,<br />

FLO 1 a Divisione Bombardamento (riferimento FLO/IBW/REP/126 al<br />

Servizio segreto inglese MI 15 Ufficio <strong>di</strong> Guerra, Whitehall,<br />

Londra SW ed in copia al colonnello E.W. Thompson A-2 Pinetree).<br />

E racconta: "Il fatto avvenne il 14 ottobre 1943 durante la<br />

missione <strong>di</strong> bombardamento della città <strong>di</strong> Schweinfurt (Germania)<br />

effettuato dalla 1 a e dalla 31 a Divisione Aerea Americana <strong>di</strong> base<br />

in Inghilterra con aerei Boeing B-17 Flying Fortress. Quando i<br />

bombar<strong>di</strong>eri del 384° Gruppo si avviarono alla corsa finale,<br />

oltrepassato il punto iniziale, avrebbero potuto subire una<br />

violenta reazione da parte della caccia tedesca e quin<strong>di</strong> si<br />

richiedeva sia ai piloti che agli altri membri dell'equipaggio<br />

un'attenzione d'importanza vitale per poter segnalare in quel<br />

momento la posizione <strong>di</strong> qualsiasi aereo nemico. Ogni uomo che<br />

prese parte al bombardamento confermò in seguito che fino<br />

all'inizio dell'osservazione non era presente nessun velivolo<br />

nemico sopra la formazione <strong>di</strong> aerei. Fu proprio allora che i<br />

piloti ed i mitraglieri della torretta superiore, come pure alcuni<br />

uomini in osservazione dalla prua in plexiglas dei bombar<strong>di</strong>eri,


segnalarono un grappolo <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong>scoidali in avvicinamento<br />

sulla rotta del 384° Gruppo.<br />

Esclamazioni <strong>di</strong> stupore e <strong>di</strong>scussioni sull'origine degli strani<br />

mezzi si intrecciavano fra i membri dell'equipaggio ed i piloti, e<br />

si era d'accordo nell'affermare che gli oggetti dovevano essere<br />

spessi circa cm 2,5 ed avere un <strong>di</strong>ametro apparente <strong>di</strong> circa cm<br />

7,6. Il loro colore era argenteo. Scivolavano molto lentamente in<br />

grappoli uniformi. A questo punto l'aereo numero 026 si avvicinò<br />

al gruppo <strong>di</strong> Ufo rapidamente; troppo rapidamente, in quanto il<br />

pilota non riuscì ad evitare la collisione con gli strani<br />

aeromobili ma questi, come riferì l'ufficiale al Servizio<br />

Informazioni, si fecero attraversare dall'ala destra senza<br />

lasciare né sui motori né sulla superficie alcun segno. In<br />

seguito, però, si senti un urto contro l'impennaggio <strong>di</strong> coda<br />

dell'aereo, ma non si udì né si vide esplosione. A sette metri<br />

circa dal gruppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>schi argentati, però, rimanevano in aria un<br />

ammasso <strong>di</strong> presunti rottami neri, <strong>di</strong> varie <strong>di</strong>mensioni, riuniti a<br />

gruppi <strong>di</strong> un metro, un metro e venti. Altri due aeroplani<br />

attraversarono gli Ufo senza subire danni. Il rapporto terminava<br />

affermando che nulla si sapeva sull'origine dei <strong>di</strong>schi e dei<br />

rottami (rottami?) e che non si poté avere nessun'altra<br />

informazione su questo sconcertante episo<strong>di</strong>o tranne che <strong>di</strong>schi<br />

simili erano già stati avvistati dagli equipaggi <strong>di</strong> aerei<br />

anteriormente alla data del 14 ottobre 1943..."<br />

(Si ringrazia per la ricerca iconografica Michele Castellano del<br />

Cun Varese).

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