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Anno Accademico 2008/09 - Facoltà Teologica dell'Italia ...

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PATROLOGIA I<br />

antologia di testi<br />

indicazioni bibliografiche<br />

schede sintetiche<br />

1<br />

<strong>Anno</strong> <strong>Accademico</strong> 2011/12<br />

Cristina Simonelli


(dal programma stampato sull’annuario:)<br />

Obiettivi<br />

Il corso si propone di introdurre gli studenti all’orizzonte, ai contenuti ed al metodo degli studi<br />

patristici, così che siano in grado di orientarsi nella letteratura cristiana antica e di riconoscere in<br />

forma iniziale i temi teologici che vi sono espressi.<br />

Contenuti<br />

Introduzione generale alla disciplina ed al relativo quadro storico. La letteratura sub-apostolica<br />

(Padri Apostolici), il dibattito sulle origini cristiane ed il giudeocristianesimo (primo modulo)<br />

. La letteratura apologetica, con particolare riferimento a Giustino. Spiritualità e letteratura del<br />

martirio<br />

- I principali esponenti delle aree teologiche del III secolo: Melitone ed Ireneo per l’area<br />

“asiatica”; Tertulliano e Cipriano per l’area latino-africana; Clemente ed Origene per l’area<br />

alessandrina (secondo modulo)<br />

Il terzo modulo affronta in forma sintetica i temi indicati, che non si possono tralasciare in un<br />

corso introduttivo, ma che verranno ripresi nei corsi di successivo approfondimento:<br />

. Il IV secolo nella complessità e compresenza delle sue componenti, con una presentazione<br />

sintetica delle catechesi battesimali e della letteratura monastica<br />

- Quadro sintetico ed introduttivo ad alcune figure rappresentative delle diverse tradizioni: i<br />

Cappadoci, Efrem il Siro e Agostino d’Ippona.<br />

- Alcune testimonianze relative ai Regni romano-barbarici in occidente ed al confronto con<br />

l’Islam in oriente.<br />

Metodo<br />

L’insegnamento si avvale di lezioni frontali sintetiche, come introduzioni ai singoli contesti ed<br />

autori. Durante le lezioni vengono indicati anche singoli settori di approfondimento monografico<br />

con relativa bibliografia, affidati al lavoro personale.<br />

Modalità di verifica<br />

Lo studio si articola in una parte generale, corrispondente al programma esposto durante le lezioni,<br />

approfondito sulla base di un manuale, e di una parte monografica, su un testo patristico scelto dallo<br />

studente e concordato col docente.<br />

Il colloquio d’esame inizia dalla parte monografica e si estende alla parte generale.<br />

Bibliografia generale<br />

Manuali consigliati:<br />

SIMONETTI, M. - PRINZIVALLI, E., Storia della letteratura cristiana antica, EDB, Bologna 2011 2 .<br />

CLAUDIO MORESCHINI - ENRICO NORELLI, Storia della letteratura cristiana antica greca e latina. I<br />

vol., Morcelliana, Brescia 1995.<br />

LIEBAERT J.- SPANNET M. - ZANI A., Introduzione generale allo studio dei Padri della Chiesa,<br />

Queriniana, Brescia 1998.<br />

Patres ecclesiae. Un'introduzione alla teologia dei padri della Chiesa, E. Catteneo et alii, Il Pozzo<br />

di Giacobbe, Trapani <strong>2008</strong>.<br />

2


--<br />

Presentazione del corso:<br />

Il corso di “patrologia” si può pensare come una parte dell’Antichità Cristiana, da cui è separato per<br />

motivi “pratici”. Questo corso accompagna perciò i grandi snodi della storia prendendo in<br />

considerazione le testimonianze scritte dei primi secoli cristiani.<br />

Per una introduzione alla patro-logia è necessario delimitare il suo oggetto, precisare il suo metodo,<br />

formulare il percorso: chi intendiamo per padri, in che modo questa disciplina si propone come<br />

scienza (-logia ), i nodi fondamentali della disciplina in relazione all’Antichità Cristiana.<br />

Padri (oggetto): la definizione "classica", che si fa risalire a Vincenzo di Lérins (commonitorio) -<br />

antichità, santità di vita, ortodossia di dottrina, approvazione della chiesa – si rivela troppo<br />

restrittiva e infine inadeguata; con prospettiva più "ampia" (J. Ratzinger, Storia e dogma, Milano<br />

1971, 51-70 [orig. 1969]si può parlare di: rappresentanti del periodo in cui le Chiese danno la<br />

"prima risposta" alla Parola, dando forma alle loro strutture fondamentali, cioè canone delle<br />

Scritture, regola della fede, forme basilari della liturgia, principali dogmi, ministeri). Importante<br />

ricordare anche la prospettiva ecumenica: rappresentanti della "Chiesa indivisa" (A. Benoit,<br />

Attualità dei Padri della Chiesa [orig. 1961]).<br />

Per una rassegna in prospettiva diacronica della storia della disciplina, compresa la rinascita di studi<br />

designata anche come neo-patristica, cfr. Patres ecclesiae, 21-35.<br />

Patro-logia: (metodo):<br />

• testimonianze scritte in modo privilegiato (+ archeologia, iconografia…)<br />

• non abbiamo quindi un accesso immediato a quel vissuto ecclesiale, ma "mediato" e parziale,<br />

come la punta di un iceberg sommerso<br />

• è inseparabile dalla storia della chiesa nell'età antica e anche dalla storia "civile": un testo<br />

chiede di essere collocato, nei limiti del possibile, nel contesto storico che l'ha generato.<br />

Fondamentale la storia del rapporto fra chiesa e Impero Romano.<br />

• è quindi una scienza storica (approccio critico alle fonti, coscienza ermeneutica)<br />

• che non può ignorare la domanda teologica (comune "oggetto" e istanza critica della Regola<br />

della fede/Canone; le nostre "domande")<br />

Letteratura cristiana antica/ patrologia<br />

Una introduzione ai Padri si propone perciò di presentare alcune coordinate di fondo e<br />

alcune chiavi di lettura necessarie per accedere correttamente al patrimonio teologico e spirituale di<br />

uomini e donne cristiani che ci hanno preceduto. Una "Storia della letteratura cristiana antica"<br />

presenta gli scritti a contenuto cristiano di un dato periodo. Una introduzione alla "Patrologia"<br />

seleziona ulteriormente gli scritti sulla base di criteri teologici: gli scritti che entrano a comporre il<br />

3


"canone delle Scritture del Nuovo Testamento" sono parte della letteratura cristiana, ma per le<br />

Chiese hanno un'importanza tutta particolare, che giustifica un loro studio dettagliato, condotto con<br />

altra ampiezza ed altri parametri rispetto allo studio di testi coevi non canonici.<br />

(cfr. Orientamenti Bibliografici <strong>Facoltà</strong> <strong>Teologica</strong> Italia Settentrionale <strong>2008</strong>)<br />

Percorso e periodizzazione:<br />

1. La letteratura sub-apostolica (Padri Apostolici): cronologicamente legata all’epoca della<br />

redazione del Nuovo testamento e fino circa al 150<br />

2. L’apologia: l’Impero funge da “facilitatore” ma anche da “ostacolo” (cfr persecuzioni). A<br />

questa situazione risponde la vita, il martirio e la redazione di apologie (in particolare Giustino)<br />

3. Fra II e III secolo vi è un progressivo precisarsi della riflessione e della organizzazione delle<br />

chiese, in parte come processo spontaneo, in parte come reazione a soluzioni percepite come<br />

erronee (“eresie”). Si distinguono tre grandi aree geografiche-culturali che determinano anche<br />

caratteristiche teologiche:<br />

3.1 area asiatica, in “asia romana” (Turchia). Caratteristica è la visione unitaria della storia<br />

della salvezza e in particolare della antropologia, in diretta risposta alla provocazione<br />

gnostica. Esponente di spicco è Ireneo, proveniente da Smirne ma vescovo a Lione in Gallia<br />

3.2 area alessandrina, nella città egiziana di Alessandria, città colta e di cultura ellenistica.<br />

Caratteristica ne è il marcato utilizzo di categorie filosofiche e culturali greche e il dialogo<br />

con gli "intellettuali". Principali esponenti sono Clemente Alessandrino e Origene.<br />

3.3 area africana-latina, nell’africa settentrionale colonizzata dai romani (Maghreb): i prini<br />

e principali padri “latini” (Tertulliano, Cipriano, nel V secolo Agostino) sono africani. Dal<br />

punto di vista teologico Tertulliano è vicino ai temi della teologia asiatica, sua caratteristica<br />

è inoltre la grande attenzione alle problematiche morali.<br />

4. Due testi di chiese diverse danno interessanti informazioni sulla liturgia e la disciplina nel III<br />

secolo: Tradizione Apostolica (prob. Roma) e Didascalia siriaca dei 12 apostoli<br />

5. Il IV secolo con l’evoluzione dei rapporti con l’Impero (da Costantino 313 a Teodosio 380)<br />

segna unenorme cambiamento per le chiese all’interno dell’Impero, anche se per le chiese di<br />

Persia coincide con la più grande persecuzione della loro storia. La nuova situazione dà vita a<br />

nuove forme ecclesiali ed anche a nuovi generi letterari. Accanto alla riflessione teologica che<br />

accompagna la controversia ariana, bisogna ricordare almeno i testi delle catechesi battesimali<br />

e la letteratura monastica<br />

6. Il V secolo: aumento della distanza fra oriente ed occidente; questioni cristologiche e chiese<br />

precalcedonesi, anche su base "etnica".<br />

7. Una presentazione sintetica delle testimonianze relative rispettivamente ai Regni romano-<br />

barbarici in occidente ed al confronto con l’Islam in oriente.<br />

4


Testi cristiani tra I e II secolo: la letteratura sub-apostolica<br />

Con la denominazione di "Padri Apostolici" si indicavano [utilizzata da Cotelier nel 1672]<br />

gli autori di alcuni scritti cristiani antichi, in buona parte coevi dei testi poi riconosciuti canonici.<br />

Questa denominazione non è più molto usata, per il prevalere di classificazioni basate sui generi<br />

letterari e/o i contesti culturali di provenienza, nel periodo delle “origini cristiane” 1 . Può tuttavia<br />

essere ancora "cifra" di una produzione vicina alla prima generazione cristiana e fortemente legata<br />

alle tradizioni orali che precedono e accompagnano anche la redazione dei testi canonici:<br />

• Didachè. Insegnamento degli apostoli, a cura di G. Visonà, ed. Paoline, Milano 2000<br />

• Ignazio di Antiochia, Le lettere in Seguendo Gesù. Testi cristiani delle origini, vol 1, a cura<br />

di E. Prinzivalli - M. Simonetti, Mondadori, Milano 2010, pp. 279-425.<br />

• Clemente Romano, Lettera ai Corinzi, a cura di Elio Peretto, EDB, Bologna 1999<br />

[Clemente Romano, Lettera ai Corinti, a cura di A. Quacquarelli (Collana di testi patristici<br />

= CTP, 5) Città Nuova, Roma, 1986 5, 89-90]<br />

• Erma, Il Pastore. Introduzione, versione, commento di Maria Beatrice Durante Mangoni,<br />

(Scritti delle origini cristiane 27) EDB, Bologna 2003 [Erma, Il Pastore, a cura di A.<br />

Quacquarelli (CTP 5), Città Nuova, Roma, 1986 5 , 243-346].<br />

• Epistola di Barnaba, a cura di F. Scorza Barcellona, SEI, Torino 1975 (cfr. CTP 5).<br />

• Policarpo di Smirne. Lettera ai Filippesi e Martirio, a cura di C. Burini, EDB, Bologna<br />

1998.<br />

Ogni documento ha naturalmente le sue caratteristiche, ma vi sono dei temi che compaiono<br />

trasversalmente e che è necessario approfondire. Uno di questi temi "trasversali" è quello del<br />

"Giudeocristianesimo":<br />

G. Filoramo – C.Gianotto, Verus Israel, Paideia Brescia 2001 (riprende il titolo di un “classico”: M.<br />

Simon, Verus Israel. Etude sur les relations entre chrétiennes et juifs dans l'empire romain (135-425),<br />

Paris 1968 2 .<br />

M. Simon - A.Benoît, Giudaismo e cristianesimo, Laterza, Roma-Bari 1988/J. Danielou, Teologia del<br />

Giudeocristianesimo, Il Mulino, Bologna 1974. /M. Simonetti, Cristologia giudeocristiana. Caratteri e<br />

limiti in Id., Studi sulla cristologia del I e II secolo, Roma 1993, 7-22.<br />

Jean-Pierre Lémonon, I Giudeo-cristiani testimoni dimenticati, San Paolo, Alba (Cuneo) 2007.<br />

• M.I. Pierre, Les Odes de Salomon, Brepols, Turnhout 1995 (cfr. M.Erbetta, Gli Apocrifi del Nuovo<br />

Testamento I/1,Marietti, Torino 1969, 608-658)/E. Norelli, L'Ascensione di Isaia. Studi su un apocrifo al<br />

crocevia dei cristianesimi, EDB, Bologna 1994 (testo in Erbetta e in CCSA 7-8, Brepols, Turnhout 1995).<br />

1 «Si va sempre più affermando la prospettiva che indaga le “origini cristiane” e che mettendo da parte steccati che<br />

separavano lo studio sui testi canonici, sugli apocrifi e sui “Padri apostolici”, esamina l’insieme delle testimonianze<br />

riferibili all’epoca della formazione del canone cristiano. A questa prospettiva è dedicato il numero monografico di<br />

“Annali di Storia dell’Esegesi”, “1/2 (2004) dal titolo Come è nato il cristianesimo?, pubblicazione degli Atti di un<br />

Convegno svoltosi a Bologna nel 2002, nel corso del quale si è costituito un Gruppo Europeo di ricerca sul<br />

Cristianesimo delle Origini. A differenza di quanto spesso accade nelle pubblicazioni di Atti, lo svolgimento è piuttosto<br />

unitario nell’intento e più di un contributo si presenta come recensione della letteratura sul tema» (da Orientamenti<br />

bibliografici, <strong>2008</strong>).<br />

5


Didaché<br />

• La struttura del testo<br />

• Il “Due vie”. Origine giudeocristiana<br />

• Battesimo (dopo aver istruito), digiuno, Padre nostro (capp.7-8): cfr. il testo e la sequenza degli<br />

argomenti, in cui si può intravedere un nucleo di sviluppo di quella che sarà l’istituzione del<br />

catecumenato. In particolare, cfr. l’istruzione preliminare e il ruolo del padre nostro<br />

• Le "eucaristie": rapporto col Qiddus e la Birkat-ha-mazon (capp 9 e 10); il cap 14.<br />

Questa schematicamente la struttura dei "rendimenti di grazie" dei capp.9-10, confrontati con<br />

le preghiere del pasto festivo giudaico:<br />

Qidduŝ (apertura del pasto festivo)<br />

Benedizione sul calice:<br />

Benedetto sei tu, Signore Dio nostro, Re dei<br />

secoli, che ci dai questo frutto della vite<br />

(benedizione per la festa)<br />

benedizione sul pane:<br />

Benedetto sei tu, Signore Dio nostro, Re dei<br />

secoli, che fai produrre il pane alla terra<br />

Sir 36,10-13 (decima benedizione Tefillah,<br />

benedizione che precede lo Sh e ma’<br />

Birkat ha-mazon<br />

I benedizione "colui che nutre"<br />

II per la terra e il cibo...come sta scritto.. Dt 8,10<br />

III supplica per Gerusalemme<br />

Didaché cap. 9<br />

Perì de tês eucharistias ...eucharistesate<br />

I sul calice<br />

II sul pane spezzato (peri de tou klasmatos)<br />

IIb come questo pane spezzato (klasma)... sia<br />

riunita la tua chiesa (synachtêtô sou ê<br />

ekklêsia)<br />

cap.10<br />

Dopo esservi saziati... così eucharistesate:<br />

I rendiamo grazie Padre...nome...nei<br />

cuori...conoscenza, fede immortalità ...per mezzo<br />

di Gesù tuo pais"<br />

II hai creato ogni cosa...cibo e bevanda hai dato<br />

agli uomini affinché ti rendessero grazie<br />

ma a noi cibo e bevanda spirituali per Gesù tuo<br />

pais<br />

III ricordati della tua Chiesa...e riuniscila..<br />

La struttura è la stessa, con una serie di tre "rendimenti di grazie" (eucaristie) nella preghiera di<br />

apertura e poi, dopo il pasto, la benedizione prescritta (birkat-ha-mazon). Si può confrontare la<br />

descrizione di Lc 22,14-20: "preso un calice rese grazie…preso un pane rese grazie…allo stesso<br />

modo dopo aver cenato prese il calice…" (cfr 1Cor 23-25).<br />

Per quanto riguarda il contenuto, il testo di Didaché è sicuramente cristiano pur conservando<br />

un linguaggio giudaico. Si discute se si tratti di "Eucaristia" in senso stretto o se siamo in presenza<br />

di una liturgia del pasto cristianizzata, per l'assenza di riferimenti alla Cena (quello che poi si<br />

6


chiamerà "racconto dell'istituzione"). Tuttavia la cura con cui è tramandato, la continua ripetizione<br />

di eucharistia-eucharistenai e di klasmata e la conclusione: "se qualcuno è santo, si avvicini, se<br />

qualcuno non lo è, si converta" (10,6) fanno pensare ad un pasto eucaristico. Ulteriore conferma<br />

sembra provenire dalla ripresa di questo testo in uno scritto del IV secolo, le Costituzioni<br />

Apostoliche (VII, 25,1-26,6): vi compare infatti come preghiera eucaristica vera e propria, con un<br />

piccolo cambio di struttura e con l'aggiunta di una parte narrativa che comprende l'economia<br />

cristologica fino alla menzione della Cena.<br />

A questi due capitoli si deve aggiungere una parte del 14 che parla della riunione nel "giorno<br />

del Signore":<br />

"Riuniti nel giorno del Signore, spezzate il pane e rendete grazie quando avrete confessato i vostri<br />

peccati, perché sia puro il vostro sacrificio. Chi è in lite con il suo amico, non si unisca a voi, prima<br />

che non si siano rappacificati così che non sia profanato il vostro sacrificio. Questa è la parola detta<br />

dal Signore: "in ogni luogo e tempo mi si offra un sacrificio puro, poiché io sono un gran re, dice il<br />

Signore, e il mio nome è mirabile tra le genti" (Mal 1,11) (cap.14)<br />

In questo brano, oltre alla riunione domenicale e alla terminologia (riuniti spezzate il pane e<br />

rendete grazie), è da sottolineare la citazione di Mal 1,11, che negli scritti patristici viene<br />

frequentemente applicata all'eucaristia, e l'interpretazione che in questo contesto viene data al<br />

"sacrificio puro". Questa espressione veterotestamentaria si radica nella tendenza, soprattutto<br />

postesilica, a comprendere la preghiera, specie di lode, e l'offerta della propria vita come<br />

"sacrificio", anzi come il vero sacrificio, come il senso ultimo anche del culto sacrificale, quando<br />

questo esiste. [Cfr Dan 3,39-41; Sal 40 (Eb 10,5-7), sal 50; Rom 12,1 ecc]. Qui in Didachè la<br />

citazione è utilizzata nel senso di Mt 5,23-24: la lite e la divisione rendono "impuro" il culto (cfr<br />

Mc 12,33-34).<br />

• Profeti e didascali, diaconi e vescovi (capp 13;15)<br />

Bibl.:<br />

G.Visonà, Didachè. Insegnamento degli Apostoli, Milano 2000, 133-192; 223-228.<br />

Profeti e profezia, a cura di Anna Carfora e Enrico Cattaneo, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2007.<br />

7


"C'è un solo medico<br />

di carne e di Spirito,<br />

generato e ingenerato,<br />

divenuto nella carne Dio,<br />

nella morte divenuto vita vera,<br />

nato da Maria e da Dio<br />

prima passibile, poi impassibile ,<br />

Gesù Cristo nostro Signore" (Ep. Ef 7,2).<br />

Ignazio di Antiochia<br />

“Avendo appreso che la vostra carità è perfettamente ordinata secondo Dio, io mi sono rallegrato e<br />

ho deciso di rivolgervi la parola nella fede in Gesù Cristo. Onorato di un nome divino nelle catene<br />

che io porto, dappertutto io canto le chiese e auguro loro<br />

l'unione della carne e dello Spirito di Gesù Cristo, nostra eterna vita;<br />

l'unione della fede e della carità alla quale nulla è preferibile,<br />

e l'unione di Cristo con il Padre nel quale noi resisteremo a tutte le minacce del principe di questo<br />

mondo, gli sfuggiremo e così raggiungeremo Dio….” (Ep. Mg 1,1)<br />

“Se dunque quelli che vivono sotto l'antico ordine di cose, sono giunti alla nuova speranza, allora<br />

non osservino più il sabato, ma vivano secondo la domenica, nella quale la nostra vita si è innalzata,<br />

cosa che alcuni negano, ma che è il mistero che noi abbiamo ricevuto nella fede, nel quale noi<br />

rimaniamo fermi per essere trovati discepoli del Signore, nostro solo e unico maestro” (Ep Mg.<br />

9,1).<br />

8


Dalla ep Rom, linguaggio battesimale ed eucaristico:<br />

il vescovo di Siria dall'oriente<br />

all'occidente...tramontare al mondo per il<br />

Signore e risorgere in lui (II)<br />

Allora sarò veramente discepolo di Cristo,<br />

quando il mondo non vedrà più il mio<br />

corpo...sarò affrancato in Gesù Cristo e<br />

risorgerò libero in lui (IV)<br />

ora incomincio ad essere discepolo (V)<br />

cerco quello che è morto per noi; voglio<br />

quello che è risorto per noi. Il mio<br />

rinascere (toketòs ) è vicino...lasciate che<br />

raggiunga la luce pura, là giunto sarò<br />

umano (anthropos) (VI)<br />

la mia passione umana è stata crocifissa e<br />

non vi è in me un fuoco materiale.<br />

Un'acqua viva mi parla dentro e dice:<br />

vieni al Padre<br />

...non procuratemi altro che essere<br />

immolato a Dio, sino a quando è pronto<br />

l'altare, per cantare uniti in coro nella<br />

carità al Padre di Gesù Cristo<br />

sono il frumento di Dio e sarò macinato<br />

dai denti delle fiere per diventare pane<br />

puro di Cristo (IV)<br />

voglio il pane di Dio che è la carne di<br />

Gesù Cristo della stirpe di Davide e come<br />

bevanda voglio il suo sangue che è<br />

l'amore incorruttibile (VII)<br />

Siate forti fino alla fine nell'attesa di Gesù<br />

Cristo (X)<br />

- Ignazio di Antiochia, Le lettere in Seguendo Gesù. Testi cristiani delle origini, vol 1, a cura di E.<br />

Prinzivalli - M. Simonetti, Mondadori, Milano 2010, pp. 279-425.<br />

9


Martirio di Policarpo<br />

"Con le mani dietro la schiena e legato come un capro scelto da un grande gregge per il sacrificio,<br />

« Signore Dio onnipotente<br />

gradita offerta preparata a Dio, guardando verso il cielo disse:<br />

Padre di Gesù Cristo tuo amato e benedetto Figlio<br />

per mezzo del quale abbiamo ricevuto la tua conoscenza<br />

o Dio degli angeli e delle potenze<br />

di ogni creazione e di ogni genia dei giusti che vivono alla tua presenza,<br />

Io ti benedico perché mi hai reso degno di questo giorno e di questa ora<br />

di prendere parte nel numero dei martiri<br />

al calice del tuo Cristo<br />

per la resurrezione della vita eterna<br />

dell'anima e del corpo<br />

nell'incorruttibilità dello Spirito Santo.<br />

In mezzo a loro possa io essere accolto al tuo cospetto<br />

in sacrificio pingue e gradito<br />

come avevi prima preparato, manifestato e realizzato<br />

Dio senza menzogna e veritiero.<br />

Per questo e per tutte le altre cose<br />

ti lodo, ti benedico e ti glorifico<br />

per mezzo dell'eterno e celeste gran sacerdote Gesù Cristo<br />

tuo amato Figlio,<br />

per il quale sia gloria a te con lui e lo Spirito Santo<br />

ora e nei secoli futuri. Amen ».<br />

Appena ebbe alzato il suo amen e terminata la preghiera, gli uomini appiccarono il fuoco alla pira.<br />

(...) Egli stava in mezzo non come carne che brucia ma come pane che cuoce, o come oro e argento<br />

che brilla nella fornace" (14-15)<br />

___________<br />

Papia di Gerapoli<br />

«Verranno giorni nei quali spunteranno viti di diecimila rami ciascuna e ciascun ramo avrà<br />

diecimila rami e ogni ramo diecimila piccoli grappoli e ogni grappolo avrà diecimila acini e ogni<br />

acino spremuto darà 25 metrete di vino. E quando uno dei santi ne prenderà uno, l'altro griderà: Io<br />

sono un grappolo migliore, prendi me e per mezzo mio benedici il Signore. Allo stesso modo un<br />

grano di frumento produrrà diecimila spighe e ciascuna spiga avrà diecimila grani ed ogni grano<br />

darà 25 libbre di farina pura; anche gli altri frutti o semi ed erbe avranno eguale abbondanza<br />

10


secondo la loro natura e tutti gli animali godranno dei frutti della terra e saranno pacifici e<br />

perfettamente soggetti all'uomo".<br />

Questo attesta Papia, discepolo di Giovanni, amico di Policarpo, uomo antico.. »(Ireneo, AH ,<br />

V,33-34)<br />

• PAPIA DI HIERAPOLIS, Esposizione degli oracoli del Signore. I frammenti, Introduzione, testo, traduzioni e note<br />

di ENRICO NORELLI, (collana Letture cristiane del primo millennio 36) Paoline editoriale libri, Milano 2005<br />

[Recensione, in «Teologia»: L’edizione commentata di 26 frammenti riferibili a Papia mostra una volta di più il posto<br />

che questa collana dedicata alle Letture cristiane del primo millennio sta occupando nella letteratura scientifica di<br />

settore. Norelli infatti dispiega la grande competenza che ha acquisito sulle “origini cristiane”, offrendo un’edizione/dei<br />

frammenti che si misura costantemente e senza risparmio con la letteratura scientifica disponibile (le più recenti<br />

edizioni erano quelle di Hűbner/Kűrzinger – 1983 – e di Körtner - 1983 e 1998).<br />

Il libro è articolato, come di consueto, in introduzione (pp. 13-171), frammenti tradotti con testo originale a fronte<br />

(armeno, siriaco e arabo compresi) e note ai singoli frammenti (pp. 174-499), più cinque appendici dedicate a questioni<br />

particolari: quello che non è consueto è la proporzione fra le singole parti, come riconosce l’autore esponendo i<br />

“problemi di metodo” connessi alla presente edizione: “(lo stato della documentazione) giustifica, mi sembra, sia la<br />

proporzione tra testi e commenti, del tutto inusuale nella collana, sia la struttura della presente introduzione, la quale,<br />

dopo le considerazioni generali che precedono, tratterà dello statuto dei frammenti e ne giustificherà l’organizzazione in<br />

questo volume, riferendosi alle informazioni e alle discussioni che il lettore troverà nella presentazione che segue ogni<br />

frammento e nelle note ad esso relative” (p.24).<br />

La scelta di metodo è dunque consapevole e pienamente giustificata, anche se il continuo rimando dell’introduzione<br />

alle note di commento, delle note alle appendici e all’introduzione e così via rende non facile la lettura, che si apre<br />

continuamente in quadri che sfumano l’uno nell’altro. In questo modo è però fornito un esempio di quello che, sulla<br />

scorta della indovinata espressione di Simonetti, viene anche qui definito l’esito di un immenso naufragio, quello degli<br />

scritti cristiani dei primi due secoli: i 26 frammenti - disposti in ordine cronologico e senza discriminare all’interno<br />

degli stessi le parole provenienti dallo scritto di Papia rispetto ai commenti di chi li ha tramandati – sono quanto resta di<br />

un’opera in 5 libri, dedicata alla exegesis di logia kyriaka.<br />

L’interesse del volume non sta tuttavia unicamente nella restituzione di una documentazione spesso trascurata o<br />

collocata in appendice alle trattazioni sui “Padri apostolici”. Pur nello stato frammentario delle testimonianze, infatti,<br />

l’opera e la persona di Papia di Gerapoli rappresentano un accesso a questioni di grande interesse, che riguardano la<br />

forma stessa del cristianesimo che abbiamo ereditato e vanno dalla formazione del canone all’organizzazione della<br />

comunità e dei ministeri al suo interno: “ciò permetterà, credo, di verificare quanto questo personaggio sia<br />

rappresentativo di una fase cruciale dello sviluppo del cristianesimo antico e del modo in cui in essa dottrine,<br />

produzione letteraria e istituzioni si articolano tra di loro a formare un sistema di cui Papia attesta i caratteri, ma anche i<br />

limiti che già al suo tempo ne stanno provocando la crisi e la progressiva sostituzione con un diverso modello, destinato<br />

a dominare la storia successiva del cristianesimo” (p. 24).<br />

In quest’ottica infatti accanto alla inevitabile questione su “chi era Papia”, se ne dipanano molte altre, la cui rilevanza ed<br />

attualità sono evidenti: testimone di una fase di transizione, Papia si colloca tra l’oralità e la scrittura, affermando di<br />

preferire la “viva voce dei testimoni” agli scritti, ma di fatto scrivendo quanto Norelli propone di interpretare come una<br />

“esposizione” di “detti e narrazioni” (tale il significato qui ipotizzato di loghia) riferiti a Gesù ed anche ad alcuni dei<br />

discepoli della prima generazione, come Giuda, Filippo e le sue figlie, Giusto Barsabba, Manaim. Il paragone fra il<br />

quanto resta del prologo di Papia ed il prologo lucano permette di confrontare i due orizzonti: entrambi mostrano di<br />

conoscere tradizioni orali ed anche scritte su Gesù, ma manifestano l’intenzione di redigerne di più “ordinate” (pp. 95-<br />

112). Questa parziale somiglianza di progetto, non implica però una dipendenza diretta, anzi “quanto all’opera di Luca,<br />

non vi sono elementi interni che ne lascino sospettare la conoscenza da parte di Papia” (p. 123; ulteriormente 150-153).<br />

Si apre così la domanda sulle “fonti di Papia” e sulla sua relazione con i Vangeli poi divenuti canonici: come è noto nei<br />

frammenti superstiti si parla di Marco e di Matteo, fornendo informazioni non deducibili dai testi e mostrando la<br />

preoccupazione “di legittimare scritti in greco connettendoli a un’origine che si sapeva semitica” (p. 127) nonché di<br />

discutere la pertinenza stessa di testimonianze su Gesù non provenienti da autori di prima generazione o ad essa<br />

connessi. Significativa di questa problematica è la questione relativa a Giovanni: “Un lungo e accanito dibattito, ancora<br />

in corso, riguarda la questione se Papia abbia conosciuto il Vangelo di Giovanni. Naturalmente esso s’intreccia con la<br />

questione dei due Giovanni da lui menzionati nel prologo” (p. 114). La conclusione aperta è che forse è possibile che il<br />

vescovo di Gerapoli abbia conosciuto ambienti giovannei, meno facile che abbia conosciuto il quarto vangelo e poco<br />

probabile che l’abbia eventualmente attribuito al presbitero Giovanni e ancor meno all’apostolo. Evidentemente questa<br />

ricognizione della questione rende meno scontata la recezione della tradizione proveniente invece da Ireneo – ripresa<br />

anche da Policrate di Efeso nella lettera sulla questione pasquale - che identifica il Giovanni di cui parla Papia con<br />

l’apostolo e lo colloca a Efeso.<br />

Interessante anche il dossier relativo a quelli che sono chiamati i presbiteri: portatori di una viva tradizione,<br />

prevalentemente orale anche se non escludente di principio gli scritti, si caratterizzano per l’inserimento in una catena di<br />

11


testimoni, legittimata nell’orizzonte di una “memoria comunicativa” in fase di transizione verso una “memoria<br />

culturale” che fonderà l’identità del gruppo (il rimando è alla terminologia di J.Assmann). Tali sono per Papia Aristione<br />

e Giovanni, ma anche le figlie di Filippo, viventi a Gerapoli, sono “dotate in ciò di una funzione analoga a quella<br />

attribuita nel prologo ai presbiteri” (p. 91). Mentre Ireneo però colloca i presbiteri in Asia, quelli a cui fa riferimento<br />

Papia si connettono all’ambiente ed alla tradizione siro-palestinese (pp. 537-547)<br />

Il riferimento alla catena orale di tradizione nella linea didaskalos/discepolo testimonia una “crisi della memoria”<br />

cristiana, quella stessa che diventa contemporaneamente anche crisi istituzionale e ministeriale e vede da una parte la<br />

formazione del canone cristiano, dall’altra il conflitto con i maestri gnostici, conflitto che è d’interpretazione ma anche<br />

di legittimazione. In fondo la domanda che sembra aver guidato Papia è questione alla quale non si possono mai<br />

sottrarre le chiese: “in che modo l’autorità di Gesù si è trasmessa alle comunità e continua ad agire” (p.145).<br />

Pur nello stato frammentario in cui questa opera ci è giunta, la restituzione delle problematiche ad essa connessa riveste<br />

una funzione della massima importanza: resiste alla semplificazione cui soggiace sovente la ricostruzione delle origini,<br />

non di rado volta a legittimare lo status quo retroproiettandolo nel tempo dell’inizio. L’impegno profuso nell’impresa<br />

da Norelli, con l’acribia e il sano metodo (p.22) auspicati da lui stesso all’inizio dell’introduzione, tiene fede al progetto<br />

enunciato e svolge egregiamente questa funzione.<br />

Letteratura del martirio<br />

Sul martirio nella Chiesa antica abbiamo a disposizione diversi tipi di fonti:<br />

• Gli Acta : sono praticamente i verbali dei processi, con pochissime aggiunte da parte delle<br />

comunità cristiane, che si sono preoccupate di raccoglierli e custodirli [Atti di Giustino (Roma<br />

167), dei martiri di Scilli (Cartagine 180); di Cipriano (Cartagine 258), di Massimiliano<br />

(Numidia 295), di Filea (Alessandria 306)].<br />

• Le Passiones : redatte in epoca molto vicina ai fatti, sono il resoconto del martirio presentato<br />

secondo il suo significato; sono solitamente anonime, perché redatte a nome della comunità<br />

(Atti dei Martiri di Lione e Vienne, Martirio di Policarpo, Passione di Perpetua e Felicita).<br />

• Le Legendae : scritti tardivi, in cui prevale l'elemento leggendario e l'esortazione moralistica.<br />

• Gli Ad Martyras, esortazioni alla perseveranza fino al martirio scritte nell'imminenza di una<br />

persecuzione<br />

Da questo insieme - ma in particolare dai primi due tipi di fonti - possiamo ricavare gli<br />

elementi fondamentali della spiritualità del martirio nella chiesa antica: il martirio come discepolato<br />

di Gesù Cristo, la sua natura gratuita che rimanda alla gratuità del Vangelo, la proposta di una<br />

società alternativa. Il linguaggio con cui vengono presentati questi temi è spesso battesimale-<br />

eucaristico.<br />

Testi<br />

• Atti e Passioni dei martiri, a cura di A. A. R. Bastiaensen e altri, Fondazione Valla, Mondadori,<br />

Milano 1987.<br />

Studi<br />

. A. Carfora, I cristiani al leone. I martiri cristiani nel contesto mediatico dei giochi gladiatori, Il pozzo di<br />

Giacobbe, Trapani 20<strong>09</strong>.<br />

Documenti:<br />

Lettera di Plinio il giovane all'imperatore Traiano (Ep. X, 96; tra il 111 e il 113)<br />

12


1. Sono solito, signore, riferirti tutte le questioni sulle quali sono in dubbio. Chi infatti meglio di te<br />

potrebbe indirizzarmi nelle mie esitazioni e istruire la mia ignoranza? Non ho mai partecipato a<br />

istruttorie contro i cristiani e quindi non so che cosa vada di solito perseguito e fino a che punto ci si<br />

debba spingere.<br />

2. Sono rimasto molto in dubbio se l'età sia un fattore discriminante o se invece non ci sia differenza<br />

tra i piccoli, per quanto sia tenera la loro età, e i più grandi; se si conceda il perdono a chi si pente<br />

oppure se a chi è stato dichiaratamente cristiano non giovi aver abiurato. Se si punisca il nome<br />

stesso, in assenza di delitti, o invece i reati collegati con il nome cristiano. Intanto con quelli che mi<br />

venivano deferiti come cristiani, mi sono comportato in questo modo:<br />

3. Ho domandato loro se fossero cristiani: a quelli che lo dichiaravano ho ripetuto una seconda e<br />

una terza volta la domanda, dopo aver minacciato loro il supplizio; ho fatto giustiziare quelli che si<br />

ostinavano, non dubitando che, qualunque cosa fosse ciò che dicevano, in ogni caso la caparbietà e<br />

l'ostinazione inflessibile dovesse essere punita.<br />

4. Ci sono stati altri folli come questi che, essendo cittadini romani, ho preso in nota per mandarli a<br />

Roma. Presto però, proprio con la istruttoria, come capita spesso, le accuse sono aumentate ed<br />

hanno dato luogo a parecchi casi particolari.<br />

5. E' stato divulgato un libello d'accusa anonimo, contenente i nomi di molte persone. Ho creduto<br />

opportuno lasciar andare coloro che negavano di essere cristiani o di esserlo stati, quando,<br />

suggerendo io la formula, invocavano gli dei e sacrificavano vino e incenso alla tua immagine che a<br />

questo scopo avevo fatto portare assieme alle statue degli dei, e inoltre bestemmiavano Cristo. A<br />

nessuno di questi atti, dicono, si possono costringere quanti sono veramente cristiani.<br />

6. Altri, nominati dal delatore, dissero di essere cristiani e poi lo negarono: lo erano sì stati, ma<br />

avevano cessato di esserlo chi da tre anni, chi ancora da prima, qualcuno persino da venti anni.<br />

Anche tutti questi hanno sia venerato la tua immagine e le statue degli dei, sia bestemmiato Cristo.<br />

7. Affermavano del resto che tutta la loro colpa o il loro errore era consistito nella consuetudine di<br />

riunirsi in un giorno stabilito prima del sorgere del sole, di cantare tra loro a voci alterne un carme a<br />

Cristo quasi fosse un dio e di legarsi con giuramento ("sacramento") non a perpetrare qualche<br />

delitto, ma a n non commettere furti, rapine o adulteri, a non mancare alla parola data, a non negare<br />

un deposito se richiesti di restituirlo. Adempiuti questi riti, erano soliti andarsene e radunarsi di<br />

nuovo per mangiare, ma cibi comuni e innocenti; ma dopo il mio editto, con il quale, secondo le tue<br />

istruzioni, avevo vietato le eterie, avevano cessato anche questa pratica.<br />

13


8. Perciò ho creduto ancor più necessario procedere anche con la tortura su due schiave chiamate<br />

diaconesse per vedere quanto ci fosse di vero. Ho trovato soltanto una superstizione perversa e<br />

sfrenata (superstitio prava, immodica).<br />

9. Perciò, rinviata l'istruttoria sono ricorso al tuo consiglio: mi è sembrato che la questione lo<br />

meritasse, soprattutto per il numero delle persone implicate: molti, di ogni età e condizione, e<br />

persino di entrambi i sessi, che sono e saranno sottoposti ad accusa. I1 contagio di tale pestilenza<br />

non si è limitato alle città, ma si è diffuso anche nei villaggi e per le campagne; sembra però che si<br />

possa contenere e porvi rimédio. Si sa per certo che i templi, già quasi abbandonati, cominciano ad<br />

essere frequentati e che le cerimonie sacre, da molto tralasciate, vengono riprese, e che dappertutto<br />

si vende la carne delle vittime che finora molto raramente trovava un compratore. Quindi è facile<br />

immaginare quante persone si potrebbero correggere se fosse dato loro di pentirsi.<br />

IL RESCRITTO DI TRAIANO A PLINIO.<br />

1. Caro Secondo, nel trattare le cause di coloro che ti erano stati denunciati come cristiani<br />

hai seguito la condotta che dovevi, perché non si può fissare una norma generale che abbia per così<br />

dire una forma fissa. Non bisogna ricercarli; se poi vengono denunciati e convinti debbono essere<br />

puniti, ma tenendo presente che chi negherà di essere cristiano e lo proverà con i fatti, cioè<br />

sacrificando ai nostri dei, sebbene sospetto per il passato, ottenga il perdono per il suo pentimento.<br />

2. La diffusione di denunce anonime non deve trovar posto in alcuna accusa: è infatti un<br />

pessimo esempio che non si addice al nostro tempo.<br />

14


L'Apologia<br />

- Genere letterario (difesa e proposta) e suoi destinatari (il mondo pagano, in particolare imperatori<br />

e intellettuali).<br />

- Giustino, il principale esponente, oltre alle Apologie, ha composto anche altri scritti. Di alcuni<br />

resta solo il titolo, mentre è conservato il "Dialogo con Trifone": ambientato ad Efeso subito<br />

dopo la II guerra giudaica (135), rende nella forma del "dialogo" (cfr dialoghi filosofici greci) il<br />

confronto fra Giustino e il giudeo "Trifone", probabilmente il rabbino Tarphon noto anche per<br />

altre testimonianze. Il confronto riguarda essenzialmente l'interpretazione delle Scritture e<br />

l'osservanza della Torah, dibattito che si estende all'accusa di sostenere un Messia crocifisso e<br />

di farne un "secondo Dio" accanto all'Unico. Inizia con un racconto "autobiografico" della<br />

conversione di Giustino e termina… senza la conversione di Trifone!<br />

- Apologia particolare e "affascinante", per il contenuto e la storia dell'unico manoscritto che l'ha<br />

tramandata, è l'A Diogneto, databile intorno alla fine del II secolo. Incerto il luogo d'origine e<br />

ignoti destinatario e autore, è nota soprattutto per i capitoli 5-6, citati più volte nel Vat II (LG<br />

38; DV 4; AG 15).<br />

_____________<br />

A Diogneto (V-VI)<br />

V. I cristiani infatti non si differenziano dagli altri uomini né per territorio né per lingua o abiti. Essi non<br />

abitano in città proprie né parlano un linguaggio inusitato; la vita che conducono non ha nulla di strano. La<br />

loro dottrina non è frutto di considerazioni e elucubrazioni di persone curiose, né si fanno promotori, come<br />

alcuni, di una qualche teoria umana. Abitando nelle città greche e barbare, come a ciascuno è toccato, è<br />

uniformandosi alle usanze locali per quanto concerne l'abbigliamento, il vitto e il resto della vita quotidiana,<br />

mostrano il carattere mirabile e straordinario, a detta di tutti, del loro sistema di vita.<br />

Abitano nella propria patria, ma come stranieri, partecipano a tutto come cittadini, e tutto sopportano come<br />

forestieri, ogni terra straniera a loro patria e ogni patria è terra straniera.<br />

Si sposano come tutti, generano figli, ma non espongono i neonati. Hanno in comune la mensa, ma non il<br />

letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Dimorano sulla terra, ma sono cittadini del cielo.<br />

Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi.<br />

Amano tutti e da tutti sono perseguitati. Non sono conosciuti, eppure vengono condannati; sono uccisi e<br />

tuttavia sono vivificati. Sono poveri e arricchiscono molti; mancano di tutto e di tutto abbondano. Sono<br />

disprezzati, ma nel disprezzo acquistano gloria; vengono bestemmiati e al tempo stesso si rende<br />

testimonianza alla loro giustizia. Vengono oltraggiati e benedicono; sono insultati, e invece rendono onore.<br />

Benché compiano il bene, vengono puniti come malfattori; benché puniti, gioiscono, come se ricevessero la<br />

vita.<br />

Dai giudei sono combattuti come stranieri e dai greci sono perseguitati, ma chi li odia non sa spiegare il<br />

motivo della propria avversione nei loro confronti.<br />

15


VI. Insomma, per dirla in breve, i cristiani svolgono nel mondo la stessa funzione dell'anima nel corpo.<br />

L'anima è diffusa in tutte le membra del corpo; anche i cristiani sono sparsi per le città del mondo. L'anima<br />

abita nel corpo, ma non è del corpo; anche i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo. L'anima<br />

invisibile è imprigionata nel corpo visibile; i cristiani, essendo nel mondo sono visibili, ma il culto che<br />

rivolgono a Dio rimane invisibile. La carne odia l'anima e la combatte, pur senza riceverne alcuna<br />

ingiustizia, perché le impedisce di abbandonarsi ai piaceri; anche i cristiani sono odiati dal mondo, benché<br />

non gli facciano alcun torto, perché si oppongono ai piaceri. L'anima ama la carne e le membra che la<br />

odiano, come i cristiani amano chi li odia. L'anima, che pure sostiene il corpo, è rinchiusa in esso; anche i<br />

cristiani, pur essendo il sostegno del mondo, sono imprigionati in esso come in un carcere. L'anima<br />

immortale abita in una dimora mortale; anche i cristiani vivono come stranieri fra ciò che è corruttibile,<br />

mentre aspéttano l'incorruttibilità celeste. Con le mortificazioni nel mangiare e nel bere, l'anima diventa<br />

migliore; i cristiani, benché perseguitati, diventano ogni giorno di più. Dio ha assegnato loro un posto così<br />

sublime che ad essi non è lecito abbandonarlo.<br />

------------<br />

Giustino, I Apologia:<br />

Quando Socrate secondo la vera ragione e criticamente, si è sforzato di portare alla luce queste<br />

realtà e di allontanare gli uomini dai demoni, gli stessi demoni attraverso uomini assoggettai al<br />

male, si adoperarono per farlo condannare a morte come ateo ed empio, dicendo che lui introduceva<br />

nuove divinità; allo stesso modo operano contro di noi. Non soltanto infatti tra i Greci, tramite<br />

Socrate, queste posizioni sono state confutate dalla ragione, ma anche tra i barbari, dallo stesso<br />

Logos, che ha preso forma e si è fatto uomo sotto il nome di Gesù Cristo (3-4)<br />

..Se diciamo che è stato generato in modo del tutto speciale, al di là di ogni comune<br />

generazione, come Logos di Dio a partire da Dio stesso si tratta di un'affermazione che abbiamo in<br />

comune con voi, quando dite che Hermes è il Logos messaggero di Dio (22,2)<br />

..Solo Gesù Cristo è stato generato come Figlio di Dio in senso proprio, essendo il suo Logos<br />

primogenito e la sua potenza; per sua volontà si è fatto uomo e ci ha dato questi insegnamenti per la<br />

liberazione e il rinnovamento del genere umano (23,2)<br />

...Abbiamo appreso che Cristo è il primogenito di Dio ed abbiamo ricordato che è il Logos, di<br />

cui partecipa tutto il genere umano. Coloro che hanno vissuto secondo il Logos sono cristiani, anche<br />

se sono stati considerati atei, come, tra i Greci, Socrate ed Eraclito ed altri simili e, tra i barbari,<br />

Abramo, Anania, Azaria, Misael Elia (46,2-3)<br />

Testi:<br />

• Gli apologeti greci , a cura di C. Burini, Città Nuova (CTP 59), Roma 1986: Aristide,<br />

Apologia; Giustino, Le apologie; Taziano, Discorso ai Greci; Atenagora, Supplica per i<br />

cristiani , La resurrezione; Teofilo, Ad Autolico.[esiste anche un volume che pubblica<br />

separatamente ed unicamente introduzione e testo delle Apologie]<br />

• Giustino, Dialogo con Trifone, a cura di G. Visonà, Paoline, Milano 1988.<br />

• A Diogneto, a cura di E. Norelli, Paoline, Milano 1991.<br />

16


Teologia asiatica: a) le Omelie Pasquali<br />

Omelie pasquali quartodecimane<br />

Le omelie pasquali nascono nel contesto della prassi pasquale quartodecimana. Non sono<br />

"omelie" in senso attuale, si tratta di una embrionale liturgia della Parola, compiuta per la veglia<br />

pasquale, che nello sviluppo liturgico successivo si configurerà in atti o momenti liturgici distinti,<br />

quali il praeconium (il futuro Exultet), le letture bibliche, l'omelia, il prefazio. Le omelie pasquali<br />

sono un genere letterario e liturgico ben definito, con caratteristiche stilistiche proprie e con temi<br />

obbligati, in primo luogo l'interpretazione tipologica di Es 12 (R.Cantalamessa, I più antichi testi<br />

pasquali della Chiesa, Roma 1991 2 ,16).<br />

Melitone di Sardi, Sulla santa Pasqua :<br />

"Il brano dell’esodo degli Ebrei è stato letto e le parole<br />

del mistero sono state spiegate:<br />

come la pecora viene immolata<br />

e come il popolo viene salvato<br />

ora dilettissimi dovete comprendere come nuovo e antico,<br />

eterno e temporaneo,<br />

perituro e imperituro<br />

mortale e immortale<br />

è il mistero della Pasqua<br />

(...) al posto dell’agnello è venuto il Figlio<br />

e al posto della pecora l’uomo<br />

e nell’uomo Cristo che tutto contiene<br />

la legge è divenuta verbo<br />

e l’antico nuovo<br />

muovendo entrambi da Sion e da Gerusalemme<br />

e il comandamento grazia,<br />

e la figura realtà,<br />

e l’agnello Figlio<br />

e la pecora uomo<br />

e l’uomo Dio.<br />

Come Figlio infatti fu generato<br />

e come agnello fu trascinato al sacrificio<br />

e come pecora immolato<br />

e come uomo seppellito<br />

ma risorse dai morti come Dio<br />

17


essendo per natura uomo e Dio (1-8)<br />

...Egli è la Pasqua della nostra salvezza....(68)<br />

• I più antichi testi pasquali della Chiesa. Le omelie di Melitone di Sardi e dell'Anonimo<br />

Quartodecimano e altri testi del II secolo, a cura di R. Cantalamessa, Ed. Liturgiche, Roma<br />

1991 2 .<br />

• Pseudo-Ippolito, In sanctum Pascha, a cura di G. Visonà, Studia Patristica Med. 15, Milano<br />

1988.<br />

- R. Cantalamessa, La Pasqua nella Chiesa antica, SEI, Torino 1978<br />

- La Pasqua, a cura di E. Cattaneo, "Primi Secoli. Il mondo delle origini cristiane" 3 (1999) (articoli<br />

di G. Visonà; P. Grech; C. Giraudo; V. Saxer; H. R. Drobner).<br />

Lo gnosticismo:<br />

"Tutti gli uomini che furono generati, dalla creazione del mondo fino adesso, sono polvere alla<br />

ricerca di Dio. Ma non l'hanno trovato…" (Eugnosto, NHC, III,70, 1-9). "Chi eri, dove eri, perché<br />

sei caduto… dove vai" (Cfr. Moraldi, Apocrifi del Nuovo Testamento, Piemme, Casale Monferrato<br />

1994, II, 389).s<br />

• La gnosi e il mondo, a cura di L. Moraldi, TEA, Milano 1998 7 .<br />

• M. Simonetti, Testi gnostici in lingua greca e latina, Mondadori, Milano 1993.<br />

- M. Simonetti, Ortodossia ed eresia fra I e II secolo, Rubettino Editore, Messina 1994.<br />

- A. Orbe, La teologia dei secoli II e III. Il confronto della Grande Chiesa con lo<br />

Gnosticismo, (ed. italiana a cura di A. Zani), Piemme, Roma-Casale 1995.<br />

- (G. Filoramo, Gnosi e nuovi movimenti religiosi, in I molti nomi di Dio. Riflessioni per un<br />

dialogo interreligioso, a cura di G. Gugliermetto, Il Segno di Gabrielli editori, S. Pietro in<br />

Cariano 2000, 129-143).<br />

• Pistis Sophia, a cura di L.Moraldi, Adelphi, Milano 1999:<br />

Edizione di un codice in lingua copta proveniente dalla regione di Tebe-Luxor, non lontano<br />

da Nag Hammadi: acquistato a Londra nel XVIII secolo da A. Askew (codex Askewianus). E' la<br />

traduzione di un originale greco e conserva molti termini greci (un quinto dell'opera). Opera<br />

composita, riunisce ed elabora più scritti, complessivamente databili dal II al III secolo. Base<br />

dell'elaborazione concettuale e cosmologica appare l'Apocrifo di Giovanni, trovato a Nag Hammadi<br />

ma conosciuto anche da Ireneo.<br />

Si possono considerare soprattutto tre aspetti:<br />

18


• il contenuto fondamentale, che mette in scena la concezione e la cosmologia gnostica, in cui la<br />

vicenda di Pistis Sophia è la vicenda di tutto il genere umano<br />

• le espressioni di lode, con cui viene pregata e celebrata la liberazione: consistono in salmi<br />

biblici, Odi di Salomone e inni propri del testo, altrimenti sconosciuti, pronunciati da Pistis<br />

Sophia<br />

• la cornice narrativa, che come in altri testi trovati a Nag Hammadi, ma in modo più ampio, è<br />

rappresentata dal dialogo del Risorto con alcuni discepoli e discepole. In Pistis Sophia ha un<br />

ruolo particolare la figura di Maria Maddalena: due gli sfondi abitualmente indicati, da una<br />

parte un conflitto vissuto in queste comunità rispetto al ruolo autorevole delle donne, dall'altro<br />

l'idea dell'unità gnostica, come superamento della differenza sessuale.<br />

Teologia asiatica: b) Ireneo di Lione<br />

Ireneo<br />

(Epideixis = Dimostrazione della predicazione apostolica):<br />

Noi dobbiamo mantenere inalterata la regola della fede e adempiere i comandi di Dio<br />

credendo in lui, temendolo come Signore e amandolo come Padre... è la fede che ci procura tutto<br />

questo, come ci hanno comunicato i presbiteri, discepoli degli apostoli. Innanzi tutto la fede ci<br />

invita con insistenza a ricordare che abbiamo ricevuto il battesimo per la remissione dei peccati nel<br />

nome di Dio Padre e nel nome di Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnato, morto e risuscitato e nello<br />

Spirito santo di Dio; che il battesimo è sigillo della vita eterna, la nuova nascita in Dio... (3) Sopra<br />

tutte le cose è il Padre, ma “con tutte” è il Verbo, perché per suo mezzo il Padre ha creato<br />

l’universo; e “in tutti noi” è lo Spirito, che grida “Abba” ed ha plasmato l’uomo a somiglianza di<br />

Dio (5)<br />

Il battesimo che ci fa nascere di nuovo passa attraverso questi tre articoli e ci consente di<br />

rinascere a Dio Padre tramite suo Figlio e nello Spirito santo. Perciò coloro che portano lo Spirito di<br />

Dio sono condotti al verbo, cioè al Figlio, che li accoglie e li presenta al Padre e il Padre dona loro<br />

l’incorruttibilità. Senza lo Spirito santo non si può vedere il verbo di Dio e senza il Figlio nessuno<br />

può accostarsi al Padre, perché il Figlio è la conoscenza del Padre e la conoscenza del Figlio<br />

avviene tramite lo Spirito santo. Ma il Figlio, secondo la benevolenza del Padre, dispensa come<br />

ministro lo Spirito a chi vuole e come il Padre vuole (7).<br />

(Adversus haereses = Contro le eresie):<br />

La chiesa diffusa in tutta la terra fino ai confini della terra, ha ricevuto questa fede dagli apostoli<br />

e dai loro discepoli...tale predicazione e tale fede, la chiesa, benché disseminata in tutto il<br />

mondo, custodisce con cura come se abitasse una sola casa e crede in modo simile come se<br />

avesse sola anima e un solo cuore e la proclama e insegna in modo concorde come avesse una<br />

sola bocca. Infatti benché nel mondo vi siano molte lingue, la forza della tradizione è una e<br />

19


identica. Né le chiese della Germania credono e insegnano diversamente, né quelle che sono fra<br />

gli Iberi né quelle fra i Celti, né quelle dell’Oriente, dell’Egitto, della Libia..ma come il sole,<br />

creatura di Dio, è uno e il medesimo, così la luce, l’annuncio della verità, risplende ovunque ed<br />

illumina tutti gli uomini che vogliono conoscere la verità. Né chi fra coloro che presiedono nelle<br />

chiese è bravo a parlare l’arricchisce, né chi non lo è, la impoverisce perché la fede è una e la<br />

stessa (AH I,10,2)<br />

Se qualcuno chiedesse: non poteva Dio fare perfetto l’uomo fin dall’inizio? sappia che quanto a<br />

Dio, che è ingenerato e sempre uguale, tutto è possibile, ma le sue creature, proprio perché<br />

ebbero inizio in un determinato tempo, erano inferiori al loro creatore.(..) La mamma potrebbe<br />

somministrare cibo solido al bambino, ma questi non sarebbe in grado di digerirlo: così Dio<br />

avrebbe potuto dare all’uomo la perfezione fin dall’inizio, ma l’uomo non sarebbe stato capace<br />

di riceverla. Per questo il Signore nostro negli ultimi tempi, ricapitolando tutto in se stesso,<br />

venne a noi non come egli avrebbe potuto presentarsi, ma come noi lo potevamo vedere. Per<br />

questo come a bambini, colui che era pane perfetto del Padre, presentò a noi la sua venuta nella<br />

natura umana come latte, affinché nutriti, per così dire, dalla mammella della sua carne e abituati<br />

con tale allattamento a mangiare e bere il verbo di Dio e il pane immortale che è lo Spirito del<br />

Padre, potessimo in noi contenerlo (AH IV,38,1)<br />

• Ireneo, Contro le eresie e altri scritti, a cura di E. Bellini, Jaka Book, Milano 1981 (riedito a<br />

cura di G. Maschio, 2003)<br />

• Ireneo di Lione, Epideixis . Antico catechismo degli adulti, a cura di E. Peretto, Borla, Roma<br />

-------<br />

1981.<br />

• G. Laiti, La fede della chiesa è fede eucaristica. Fede ed eucaristia in Ireneo di Lione in<br />

E.Falavegna -L.Girardi (a cura), Dono di grazia e rendimento di grazie, S. Pietro Incariano<br />

2000, 99-111.<br />

• Id, Ricapitolazione e benedizione in Ireneo di Lione in "Studi Ecumenici" 17 (1999) 425-436.<br />

• Per l'antropologia cfr. V. Grossi, Lineamenti di antropologia patristica, Borla, Città di<br />

Castello 1983.<br />

[Teologia asiatica: c) Ippolito: qui non trattato]<br />

20


Teologia alessandrina<br />

Alessandria:<br />

J. J. F. Sangrador, Il Vangelo in Egitto. Le origini della comunità cristiana di Alessandria, San<br />

Paolo, Cinisello Balsamo 2000.<br />

Le voci corrispondenti in: Origene. Dizionario. La cultura, il pensiero, le opere, a cura di A.<br />

Monaci Castagno, Città Nuova, Roma 2000. Cfr. anche NDPAC<br />

• Lettera di Aristea a Filocrate, a cura di F. Calabi, BUR, Milano 1995.<br />

a) Clemente Alessandrino:<br />

M. Rizzi, Cinquant'anni di studi italiani su Clemente Alessandrino in "Adamantius" 4 (1998),<br />

15-24; Id, la voce corrispondente in Origene…, con bibliografia.<br />

L. Rizzerio, Considerazioni sulla nozione di "fede" in Clemente Alessandrino: un esempio di<br />

sintesi tra cultura classica e pensiero cristiano (Str. II,8,4 - 9,7) in "Sandalion" 8-9 (1985/86),<br />

147-179.<br />

Id., Clemente di Alessandria e la "fysiologia veramente gnostica". Saggio sulle origini e le<br />

implicazioni di un'epistemologia e di un'ontologia "cristiane", Peetersen, Leuven 1996.<br />

• Clemente di Alessandria, Il Protrettico, a cura di M. Galloni, Borla, Roma 1991<br />

• Protettico e Pedagogo di Clemente alessandrino, a cura di M. G. Bianco, UTET, Torino<br />

1971.<br />

• Clemente alessandrino, Gli stromati. Note di vera filosofia, a cura di G. Pini, Paoline,<br />

Milano 1985 - nuova edizione a cura di M. Rizzi<br />

• Clemente alessandrino, Quale ricco si salva? Il cristiano e l'economia, a cura di C. Nardi,<br />

Borla, Roma 1991. (cfr anche Clemente di Alessandria, Quis dives salvetur, in Retto uso delle<br />

ricchezze nella tradizione patristica , a cura di M. Todde - A. Pieri, Paoline, Mialno 1985, 53-<br />

132).<br />

• Clemente Alessandrino, Estratti profetici. Eclogae prophetacae, a cura di C. Nardi, Nardini,<br />

Firenze 1985.<br />

b) Origene<br />

“Che dunque? Isacco non è nato secondo la carne? Non lo ha partorito Sara? Non è stato<br />

circonciso? Per il fatto stesso che giocava con Ismaele, non giocava nella carne? Questo infatti è<br />

quel che è mirabile nell’intenzione dell’Apostolo, che dice allegoriche cose delle quali non si può<br />

dubitare che siano state compiute secondo la carne, affinché noi impariamo come comportarci<br />

21


iguardo alle altre, soprattutto per quelle nelle quali la narrazione storica non sembra indicare nulla<br />

di degno della legge divina” (Om Gen VII,2)<br />

“In verità non tutti quelli che vedono sono illuminati dal Cristo in egual maniera, ma<br />

ciascuno lo è secondo la misura con cui è capace di ricevere la forza della luce. (...) non ci<br />

accostiamo a lui tutti allo stesso modo, ma ciascuno secondo la propria capacità. Infatti o ci<br />

accostiamo a lui con le folle, ed egli ci ristora mediante le parabole, semplicemente perché non<br />

veniamo meno per via per i molti digiuni, ovvero sediamo ai suoi piedi sempre e incessantemente,<br />

liberi solo per ascoltare la sua parola, in nulla turbati per un sevizio molteplice, ma scegliendo la<br />

parte migliore che non ci sarà tolta (...) se poi uno è tale da potere salire con lui sul monte come<br />

Pietro, Giacomo e Giovanni, questi sarà illuminato non solo dalla luce di Cristo, ma anche dalla<br />

voce del Padre suo” (Om Gen I,7)<br />

“Anche tu, se accenderai la lucerna, se ricorrerai all’illuminazione dello Spirito santo e nella<br />

sua luce vedrai la luce, troverai in te la dracma: giacché in te è stata posta l’immagine del re celeste.<br />

Quando Dio da principio fece l’uomo, lo fece a sua immagine e a sua somiglianza, e pose questa<br />

immagine non all’esterno, ma dentro di lui (..) Il Figlio di Dio è il pittore di questa immagine: e<br />

poiché tale e così grande è il pittore, la sua immagine può essere oscurata dall’incuria, ma non può<br />

essere cancellata per la malvagità. Infatti l’immagine di Dio rimane sempre, anche se tu vi<br />

sovrapponi l’immagine del terrestre” (Om Gen XIII,4)<br />

• Origene. Dizionario. La cultura, il pensiero, le opere, a cura di A. Monaci Castagno, Città<br />

Nuova, Roma 2000.<br />

• H. Crouzel, Origene, Borla, Roma 1986<br />

• J. Daniélou, Origene. Il genio del cristianesimo, Roma 1991<br />

• E. dal Covolo - L.Perrone, Mosè ci viene letto nella Chiesa. Lettura delle Omelie di Origene<br />

sulla Genesi, Roma 1999.<br />

• M.Simonetti, Lettera e/o allegoria. Un contributo alla storia dell'esegesi patristica (SEA 23)<br />

Roma 1985, 73-98.<br />

"Adamantius. Notiziario del grupppo italiano di ricerca su Origene e la tradizione alessandrina",<br />

1995-<br />

• Omelie sulla Genesi, a cura di M.I. Danieli, CTP 14, Città Nuova Roma 1978<br />

• Commento al Cantico dei Cantici, a cura di M.Simonetti, CTP 1, Roma 1982 2<br />

• Omelie sui Salmi, a cura di E. Prinzivalli, BP 18, Nardini, Firenze 1991<br />

… nella collana di Città Nuova sono disponibili molti altri testi<br />

La patrologia latina<br />

Caratteristiche comuni (l'Africa romana come luogo di origine, l'interesse morale, il<br />

linguaggio giuridico, la nascita del vocabolario teologico latino)<br />

• J. Daniélou, Le origini del cristianesimo latino, EDB Bologna 1993 2 (or. 1978) (in<br />

particolare per le antiche versioni della Scrittura, per il V di Esdra e per i sermoni<br />

pseudociprianei De montibus Sina et Sion e De centesima, sexagesima et tricesima)<br />

22


• (per il Montanismo) cfr. G.Visonà, Il fenomeno profetico del montanismo, in Ricerche<br />

Storico/bibliche (1993), 149-164.<br />

--------------<br />

La Passione di Perpetua e Felicita<br />

(Cfr. Prologo)<br />

E uscimmo e vedemmo davanti alle porte il vescovo Ottato a destra e il presbitero e<br />

catechista Aspasio a sinistra, separati e tristi. E si gettarono ai nostri piedi e dissero: “mettete pace<br />

fra noi perché ve ne siete andati e ci avete lasciato così (..) e Perpetua si mise a parlare con loro in<br />

greco. (XIII)<br />

• La passione di Perpetua e Felicita . Donne e martirio nel cristianesimo delle origini, a cura di Anna<br />

carfora, Epos, Palermo 2007<br />

• [C. Mazzucco, E fui fatta maschio. La donna nel Cristianesimo primitivo, Le Lettere, Firenze 1989]<br />

Tertulliano<br />

• Tertulliano: Apologeticum, a cura di Resta Barrile, Mondadori, Milano 1994; De spectaculis -<br />

Ad Martyras , a cura di M. Menghi, Mondadori, Milano 1995; De corona, a cura di F. Ruggiero,<br />

Mondadori, Milano 1992; Alla consorte; l'unicità delle nozze, a cura di L. Dattrino, Città<br />

Nuova, Roma 1996 (CTP 128); (Le uniche nozze, a cura di R. Uglione, SEI Torino 1993); La<br />

preghiera, a cura di P. A. Gramaglia, Paoline Roma 1984; Il battesimo, a cura di P. A.<br />

Gramaglia, Paoline Roma 1979; TERTULLIANO, Opere Apologetiche, a cura di C. MORESCHINI E<br />

P. PODOLAK, (Ai martiri, Apologetico, Ai pagani, Testimonianza dell’anima, Polemica con gli<br />

Ebrei, A Scapula) Città Nuova, Roma 2006; Tertulliano, Opere Catechetiche (che contiene:<br />

L’eleganza delle donne; Il battesimo; La penitenza; Alla moglie; La preghiera; Gli spettacoli),<br />

a cura di S. ISETTA, S. MATTEOLI, V. STURLI, T. PISCITELLI, Città Nuova, Roma <strong>2008</strong>.<br />

• Tertulliano, Cipriano, Agostino. Il Padre nostro. Per un rinnovamento della catechesi sulla<br />

preghiera, a cura di V. Grossi, Borla, Roma 1980.<br />

• R. Uglione, Tertulliano in Donna e matrimonio alle origini della Chiesa a cura di E. Dal<br />

Covolo, LAS Roma 1996, 83-110. (con bibliografia aggiornata sul tema)<br />

• Ogni anno Revue des Etudes Augustiniennes pubblica una rassegna bibliografica su Tertulliano.<br />

Apologeticum : “ Descriverò ora la vita e i costumi di quella che voi chiamate la setta dei<br />

cristiani, al fine di rigettare le accuse lanciate contro di noi e rivelare al tempo stesso quanto di bene<br />

essa faccia. Noi siamo un solo organismo (corpus) nella consapevolezza di un’unica religione,<br />

nell’unità di una sola disciplina, nel vincolo (foedere) di un’unica speranza. Come schiera compatta<br />

23


ci stringiamo unanimi intorno a Dio per assediarlo con le nostre preghiere (...) Noi preghiamo anche<br />

per gli imperatori, per i loro funzionari e per i magistrati, preghiamo per la conservazione<br />

dell’ordine e della pace nel mondo e per ritardare la morte dell’universo. Ci riuniamo per leggere<br />

insieme e commentare le sacre Scritture, per scrutare se la condizione del presente ci possa aiutare a<br />

intuire il futuro o ci faccia ricordare il passato. (...) Presiedono a tali riunioni anziani di provata<br />

virtù, giunti a tale onore non per mercede, ma per comune testimonianza dei loro meriti (...) c’è tra<br />

noi una specie di cassa comune (...) ma proprio questo affetto fraterno che ci rende l’uno sollecito<br />

per l’altro, attira su di noi il biasimo e l’infamia di molti. “vedi come si amano!” dicono, mentre essi<br />

si detestano. “Come sono pronti a morire l’uno per l’altro”, mentre essi sono pronti ad uccidersi.<br />

Anche il fatto che ci chiamiamo fratelli li fa uscire di senno. In verità siamo anche fratelli vostri, per<br />

legge di natura, madre comune di tutti noi, sebbene voi siate poco uomini, in quanto pessimi fratelli<br />

(39)<br />

De corona : “Questa idolatria non è gratuita, dato che mette in vendita il Cristo per qualche<br />

moneta d’oro, come fece Giuda per pochi pezzi d’argento. Tendere la mano a Mammona e<br />

rinnegare Dio, sarà forse questo il significato di “non potete servire a Dio e a Mammona?” Non<br />

rendere a Dio l’uomo e sottrarre a Cesare il suo denaro, sarà questo che vorrà dire “rendete a Cesare<br />

quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio?” La corona d’alloro che si porta nei trionfi è<br />

intrecciata di foglie o di cadaveri? è adorna di nastri o di roghi? è impregnata di oli profumati o<br />

bagnata di lacrime di mogli e di madri? E forse mogli e madri di alcuni che erano pure cristiani,<br />

perché anche tra i barbari c’è Cristo (12,4)<br />

Alla moglie: "Dove mi sarà dato di esporre la felicità di quel matrimonio che viene<br />

contratto davanti alla Chiesa, rafforzato dall'oblatio, segnato dalla benedizione, che gli angeli<br />

annunziano e che il Padre santifica?... Quale giogo quello di due fedeli in un'unica speranza, in<br />

un'unica osservanza, in un'unica servitù! Sono fratelli e sono collaboratori; non vi è distinzione tra<br />

carne e spirito. Anzi sono veramente due in una sola carne, e dove la carne è unica, unico lo spirito.<br />

Insieme pregano, insieme si prostrano e insieme digiunano; l'uno ammaestra l'altro, l'uno onora<br />

l'altro, l'uno sostiene l'altro. Sono uniti nella Chiesa di Dio, sono uniti al banchetto di Dio, sono<br />

uniti nelle angustie, nelle persecuzioni, nelle consolazioni. Nessuno ha segreti per l'altro, nessuno<br />

evita l'altro, nessuno è gravoso all'altro. Liberamente fanno visita ai malati e si prodigano per<br />

aiutare i poveri …Riecheggiano fra loro due i canti e gli inni…Cristo nel vedere e nell'udire gode di<br />

quella festa e invia ad essi la sua pace. Dove si trovano quei due sposi, lì si trova egli pure e dove è<br />

lui, non entra il maligno" (ad ux. II, 8, 6-9)<br />

--------------------<br />

Cipriano di Cartagine<br />

• Cipriano di Cartagine, La Chiesa. Sui cristiani caduti nella persecuzione. L'unità della chiesa<br />

cattolica. Lettere scelte , a cura di E. Gallicet, Paoline, Milano 1997<br />

• Opere a cura di G. Toso, UTET, Torino 1980<br />

24


La letteratura canonico-liturgica:<br />

La Tradizione Apostolica e la Didascalia siriaca dei 12 Apostoli<br />

Appartengono al III secolo alcuni scritti che raccolgono schemi liturgici e indicazioni<br />

disciplinari, in modo analogo a quanto già visto nel testo antico di Didaché. Le collezioni del III<br />

secolo naturalmente rispecchiano una organizzazione ecclesiale più complessa e a loro volta<br />

servono da basi per le grandi compilazioni liturgico disciplinari redatte dal IV secolo in avanti:<br />

emblematica la raccolta antiochena nota come Costituzioni Apostoliche che nei suoi 8 libri utilizza<br />

e rielabora proprio questi testi: 1-6 Didascalia siariaca; 7 Didachè; 8 Tradizione Apostolica.<br />

Pur appartenendo ad un medesimo genere letterario, tra i due scritti appaiono notevoli<br />

differenze, che corrispondono alle diverse caratteristiche culturali, teologiche e disciplinari delle<br />

chiese di origine. La Tradizione Apostolica riveste per noi una importanza tutta particolare perché<br />

alcuni suoi testi sono serviti da base anche per la riforma liturgica operata dalla nostra Chiesa dopo<br />

il Concilio.<br />

Tradizione Apostolica<br />

La storia di questo testo è complessa e si intreccia, per quanto riguarda il suo autore, con la<br />

questione di "Ippolito", sotto il cui nome sono state tramandate parti del testo. Se non ci sono<br />

elementi stringenti per attribuire la compilazione all'Ippolito "romano", sembra sempre valida la<br />

collocazione della redazione a Roma nella prima metà del III secolo. Originariamente scritto in<br />

greco, il testo che consultiamo attualmente è una "retroversione" realizzata da Dom Botte a partire<br />

dal palinsesto latino della Biblioteca Capitolare di Verona, dal testo copto sahidico e dal confronto<br />

con le rielaborazioni greche.<br />

Si suddivide nettamente in tre blocchi: il primo riguarda i ministeri e le celebrazioni<br />

liturgiche connesse (a questa parte appartengono la preghiera consacratoria del vescovo e l'anafora<br />

proposta come modello per la sua prima celebrazione da presidente); il secondo il catecumenato e<br />

l'iniziazione cristiana; il terzo materiali disparati riguardanti la vita ecclesiale.<br />

• (PseudoIppolito) Tradizione apostolica, a cura di E. Peretto, Città Nuova, Roma 1996 (CTP<br />

133)<br />

Didascalia siriaca dei 12 Apostoli<br />

Anche questa raccolta è della prima metà del III secolo ed è stata scritta originariamente in<br />

greco in Siria occidentale: attualmente è disponibile in un'antica versione latina conservata nello<br />

stessa raccolta veronese e in una versione siriaca. Si può così verificare che nelle Costituzione<br />

Apostoliche il materiale proveniente da questo testo è stato rielaborato in minima parte, mentre<br />

sono notevoli i cambiamenti apportati alla Tradizione Apostolica.<br />

25


Le descrizioni dei rituali sono qui molto ampie e ricche, non si limitano ad indicare<br />

sinteticamente cosa si deve fare, ma ne forniscono abbondantemente spiegazioni e motivazioni:<br />

significativi sono i passaggi in cui si descrive la disciplina penitenziale, spesso citati come esempio<br />

di una prassi non rigorista. Infatti vi si insiste molto sulla possibilità del perdono anche dopo il<br />

battesimo, con ripetute allusioni alle convinzioni opposte propagandate da gruppi rigoristi, e non si<br />

fa mai cenno all'unicità della penitenza post-battesimale. E’ comunque interessante la ricchezza<br />

biblica e teologica di questo testo.<br />

26


IL IV SECOLO<br />

Il IV secolo rappresenta una vera e propria svolta nella storia cristiana: il nuovo rapporto che<br />

si configura fra Chiesa e Impero influenza infatti tutti gli ambiti della vita ecclesiale e della<br />

riflessione teologica. Anche la letteratura cristiana è perciò profondamente coinvolta in questi<br />

cambiamenti e non può essere compresa al di fuori del contesto storico che l'ha generata.<br />

Una grande importanza ha la questione ariana, amplificata dal coinvolgimento dell'autorità<br />

imperiale. L'attenzione accordata alla questione, l'importanza dei Concili (Nicea 325/Costantinopoli<br />

381) e delle loro conclusioni non deve tuttavia far credere che la vita ecclesiale sia completamente<br />

assorbita da sinodi e definizioni dottrinali: testimonianza della grande vitalità e creatività di questo<br />

periodo sono le catechesi prebattesimali e mistagogiche, la letteratura monastica, i testi liturgici e le<br />

omelie. Dall'insieme di queste testimonianze si può ricavare un visione globale della vita cristiana<br />

di questo secolo, rispettosa della sua ricchezza anche se cosciente delle sue molteplici ambiguità.<br />

Anche la storiografia cristiana nasce in questo periodo (quella pagana aveva evidentemente<br />

una lunga tradizione), con Eusebio di Cesarea (265-339/40). La città di Cesarea di Palestina era<br />

legata alla memoria di Origene e possedeva una ricca biblioteca. Nella Cronaca, riprendendo<br />

tentativi già di altri (Giulio Africano), mette in parallelo gli eventi della storia ebraico-cristiana con<br />

quelli della storia civile, per l'esigenza più volte ricordata di mostrare l'antichità della religione<br />

cristiana. L'opera però veramente innovativa è la Storia Ecclesiastica, in 10 libri, in cui oggetto<br />

della ricostruzione storica sono gli eventi di un gruppo religioso, le chiese che si vivono come "la<br />

Chiesa", fino al 324. Ha così dato inizio alla "storia della Chiesa" e, come è stato più volte<br />

ricordato, ci ha permesso di venire a conoscenza di frammenti e parti consistenti di opere che<br />

sarebbero altrimenti completamente perdute. La finalità dello scritto è globalmente apologetica e<br />

risponde da una parte al bisogno di valorizzare l'esperienza cristiana di fronte agli intellettuali<br />

pagani, dall'altra di presentare l'idea che Dio ha condotto con la sua Provvidenza la storia della<br />

salvezza fino a includere l'avvento di Costantino e quindi di un Impero Cristiano. Di questa idea,<br />

detta anche della "sinfonia eusebiana", Eusebio è grande sostenitore, come si vede anche dal suo<br />

scritto "Vita di Costantino" e dal panegirico da lui pronunciato per anni di impero, Lode di<br />

Costantino. Questo atteggiamento, comprensibile dopo la grande persecuzione del 303, che in<br />

Oriente si era prolungata fino al 311, non è esente da ambiguità: parte del movimento monastico si<br />

vivrà anche in alternativa ad una Chiesa diventata Imperiale.<br />

La controversia ariana (per cui si rimanda ad AC) ha visto coinvolte molte grandi<br />

personalità. Ne ricordiamo, come esemplificazione, solo alcune di parte: Atanasio di Alessandria,<br />

Ilario di Poitiers e i Cappadoci (a questi ultimi è dedicata una apposita lezione). Sia Atanasio che<br />

27


i Cappadoci sono legati anche ad altri aspetti della vita ecclesiale, soprattutto all'ambiente<br />

monastico e verranno ricordati anche in altre occasioni.<br />

Atanasio (+ 373) diventa vescovo di Alessandria alla morte di Alessandro (328): sostenitore<br />

fina dall'inizio della controversia delle posizioni antiariane, lega il suo nome alla difesa<br />

dell'homoousios (della stessa sostanza) niceno. Più volte esiliato in Occidente (Treviri, Roma)<br />

diffonde la sua visione della questione: gli occidentali si schierano dalla sua parte e da allora legano<br />

la persona di Atanasio e la terminologia nicena all'ortodossia. A lui si devono molti scritti sulla<br />

controversia (principali: Apologia contro gli Ariani; Storia degli Ariani indirizzata ai monaci;<br />

Discorsi contro gli Ariani; Lettera sui decreti del Concilio di Nicea ).<br />

E' anche legato agli ambienti monastici egiziani: a lui si deve la redazione della Vita di<br />

Antonio, biografia del santo monaco che rappresenta però anche una "regola" e un vero e proprio<br />

"manifesto" della vita monastica, che avrà grandissimo successo anche in Occidente.<br />

Ilario appare sulla scena come vescovo di Poitiers, in Gallia, in occasione di un sinodo<br />

antiariano: la sua presa di posizione filonicena gli vale l'esilio in Frigia (Asia Minore). Questo esilio<br />

è per lui occasione per conoscere e approfondire le posizioni teologiche degli Orientali, globalmente<br />

avversi alla formulazione nicena anche se antiariani. Compone perciò degli scritti attraverso cui<br />

(Sui sinodi; La Trinità ) intende presentare agli occidentali non solo quello che materialmente<br />

dicono gli orientali, ma anche l'orizzonte di pensiero che sta dietro alla loro difficoltà di accettare la<br />

formulazione "della stessa sostanza".<br />

Il catecumenato nel IV secolo<br />

La Tradizione Apostolica (III sec) presenta in maniera esemplare un percorso catecumenale<br />

che prevede un esame di ammissione, tre anni di cammino con la guida dei padrini e del catechista,<br />

un altro esame e infine il battesimo/prima partecipazione all'eucarestia (i catecumeni venivano<br />

congedati alla fine della Liturgia della Parola). Il Rito per l'Iniziazione Cristiana degli Adulti<br />

(RICA) ha ripreso praticamente questo schema.<br />

Alla svolta del IV secolo le mutate condizioni della Chiesa nell'Impero fanno aumentare<br />

considerevolmente il numero di coloro che chiedono l'iscrizione al catecumenato, ma non sempre<br />

accedono al battesimo. I tempi del catecumenato si "diluiscono" e si sente la necessità di ritagliare<br />

un tempo più breve di preparazione serrata per coloro che si decidono a passare da semplici<br />

catecumeni, a catecumeni che vogliono veramente essere battezzati ("illuminandi", competentes,<br />

electi). Questo periodo più breve che precede la Pasqua e in cui tutta la comunità è impegnata ad<br />

accompagnare nella preghiera e nell'impegno ascetico gli illuminandi (fotizomenoi ), ha dato<br />

origine alla Quaresima.<br />

Le catechesi principali di questo periodo forte sono fatte solitamente dal Vescovo: sono stati<br />

conservati dei cicli completi di omelie catechetiche scritte, attraverso cui posiamo conoscere tappe<br />

principali, contenuto e metodo di questo percorso:<br />

28


• I documenti scritti:<br />

+ Cirillo/Giovanni (348-) ed Egeria (381/384) a Gerusalemme<br />

+ Ambrogio a Milano (380-)<br />

+ Giovanni Crisostomo a Antiochia (387/390)<br />

+ Teodoro di Mopsuestia in Cilicia (o Antiochia) (se ad Antiochia, prima del 392)<br />

Il ciclo di catechesi della chiesa di Gerusalemme è quello più completo e rappresenta un<br />

ottimo punto di ricognizione. E' composto da 18 catechesi prebattesimali e 5 catechesi mistagogiche<br />

e può essere verificato anche attraverso la testimonianza di Egeria, pellegrina nei "luoghi santi"<br />

verso la fine del secolo.<br />

Le tappe:<br />

Dopo un tempo indeterminato che non comporta impegni particolari, il catecumenato vero e<br />

proprio inizia con l'iscrizione del nome; per circa quaranta giorni l'impegno forte, accompagnato da<br />

tutta la comunità, richiede un'assidua frequenza alle catechesi, che sono accompagnate da preghiere<br />

di esorcismo (imposizione delle mani, insufflazione) e da un forte impegno ascetico. Momenti<br />

importanti sono la consegna del simbolo, che deve essere imparato a memoria e custodito "nel<br />

cuore", e in alcune chiese, del Padre nostro: verranno "restituiti" poco prima o durante il Battesimo.<br />

Dopo il Battesimo, amministrato nella veglia pasquale, i neofiti partecipano alla Eucarestia:<br />

queste celebrazioni non sono spiegate nella catechesi prebattesimale, prima vengono vissute e solo<br />

in seguito vengono spiegate, nelle catechesi dette "mistagogiche", che si tengono nella settimana<br />

che segue la Pasqua.<br />

Contenuto:<br />

Le catechesi di Cirillo sono così articolate:<br />

(Protocatechesi)<br />

Catechesi introduttive<br />

(I-V)<br />

I-III:introduzione,penitenza, battesimo<br />

IV: visione d’insieme del simbolo e vita<br />

cristiana<br />

V: fede<br />

Catechesi sul simbolo<br />

(VI-XVIII)<br />

VI-IX su Dio : uno, Padre, onnipotente,<br />

creatore.<br />

X-XV Signore Gesù Cristo : Figlio,<br />

incarnato, morto, risorto-esaltato,<br />

giudizio-parusia.<br />

XVI-XVII: Spirito Santo<br />

XVIII: chiesa, resurrezione della carne,<br />

vita eterna<br />

Le prime cinque catechesi possono essere definite introduttive perché, prima di iniziare<br />

l’esposizione sistematica del simbolo, chiariscono quali sono le disposizioni necessarie e il percorso<br />

29


che attende i fôtizomenoi.. Altre chiese premettevano all'esposizione del Simbolo una sintetica<br />

presentazione della storia della Salvezza: cfr. l'Epideixis di Ireneo e anche il De catechizandis<br />

rudibus di Agostino: "la narrazione è completa quando la catechesi inizia da "in principio Dio creò<br />

il cielo e la terra" e giunge fino al presente della Chiesa".<br />

Le 5 catechesi mistagogiche ripercorrono i riti celebrati nella veglia (battesimo, unzione, eucaristia)<br />

e li spiegano, descrivendo così anche i riti stessi.<br />

Metodo:<br />

Nel delineare il metodo delle catechesi è opportuno ricordare l’aspetto comunitario e<br />

liturgico degli incontri, il ruolo della Scrittura, l’aspetto di costruzione ordinata che caratterizza la<br />

catechesi prebattesimale, in cui l’azione del vescovo-catechista non è mai separata da quella dello<br />

Spirito.<br />

Catechesi e liturgia<br />

Nell'accompagnamento della comunità emerge in primo luogo la figura del vescovo-<br />

catechista che, dall’iscrizione del nome alle catechesi mistagogiche, accompagna costantemente i<br />

candidati al battesimo. Si intravedono poi le figure dei diaconi, dei presbiteri, di padrini e madrine e<br />

appaiono spesso tutti i fedeli, uomini e donne, sia monaci che laici, che accompagnano i<br />

fôtizomenoi ripercorrendo essi stessi le tappe della propria formazione cristiana, facendo “ardere<br />

nuovamente il loro cuore” (IV,3).<br />

In questa cornice ecclesiale si inserisce l’impegno personale che è impegno di digiuno e di<br />

ascesi, impegno di revisione e conoscenza di se stessi, impegno di ascolto e disponibilità all’azione<br />

dello Spirito. Le tappe fondamentali di questo percorso sono sempre accompagnate da un rito<br />

solenne. Troviamo tuttavia anche dei riferimenti a riti più frequenti che scandivano la quaresima dei<br />

fôtizomenoi. Si tratta degli esorcismi, di cui la Protocatechesi parla in questi termini: "Ricevi con<br />

diligenza gli esorcismi: sia che tu abbia ricevuto l'insufflazione, sia che tu sia stato esorcizzato, il<br />

gesto è per te salvezza...(gli esorcismi) sono ispirati da Dio e tratti dalle Scritture divine" (Procat.9)<br />

La descrizione del rito è in funzione della spiegazione del significato, in modo simile a<br />

quello adottato nelle catechesi mistagogiche: "Il tuo volto è stato velato, perché la tua mente si<br />

concentrasse e lo sguardo distratto non facesse distrarre anche il cuore...gli esorcisti, infondendo per<br />

mezzo dello Spirito di Dio il timore nel corpo, ravvivano l'anima" (Procat 9)).<br />

Vi doveva essere uno stretto rapporto tra fede proclamata e fede vissuta, tra impegno<br />

ascetico e ascolto, e anche tra gesto e parola: il candidato al battesimo è infatti invitato a lasciarsi<br />

istruire in primo luogo da ciò che vede (Procat 4). Questa attenzione appare chiaramente nel<br />

simbolismo degli esorcismi e nella sua spiegazione, ed è ancora più evidente nel rapporto che<br />

intercorre tra i riti della veglia pasquale e le catechesi mistagogiche. Come si esprime infatti la<br />

prima cat. mistagogica: “Si crede infatti più a quello che si vede che a quello che si ascolta”<br />

Certamente la prassi di spiegare il rito solo dopo che è avvenuto è collegata alla disciplina<br />

dell’arcano, ma si radica anche nella consapevolezza dell’importanza dell’espressione simbolico-<br />

rituale umana. Del resto la liturgia di Gerusalemme, favorita dalla memoria dei luoghi legati alla<br />

vicenda storica di Gesù, si basava sulla corrispondenza fra giornata, festa e contenuto delle<br />

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preghiere e delle letture. Questa liturgia, che è di tipo mimetico e stazionale, influenza anche lo<br />

sviluppo della liturgia e della architettura sacra in occidente. Nelle catechesi di Cirillo, soprattutto in<br />

quelle cristologiche, troviamo molteplici riferimenti al Golgota e al privilegio dei fedeli<br />

gerosolimitani di poter seguire le catechesi e la liturgia nei luoghi stessi degli eventi descritti e<br />

celebrati.<br />

Di notevole importanza per la conoscenza della liturgia gerosolimitana della seconda metà<br />

del IV secolo è anche il Lezionario armeno 2 , che riferisce di cinque tipi di liturgie. Le catechesi<br />

prebattesimali di Cirillo iniziano sempre con la proclamazione di una lettura biblica che introduce<br />

l’argomento trattato: significativamente le letture indicate dal Lezionario per le riunioni delle<br />

catechesi sono le stesse che introducono le catechesi in nostro possesso.<br />

La Scrittura<br />

La Scrittura ispira costantemente i contenuti e caratterizza anche lo svolgimento delle<br />

catechesi. La catechesi è servizio della Parola e mai il catechista può permettersi di insegnare<br />

qualcosa che non sia fondato e radicato nella Scrittura. Per questo motivo il simbolo, che proviene<br />

dalla Scrittura, non deve essere cambiato, neppure se il vescovo stesso ne proponesse un altro<br />

(V,12). Anch’egli, infatti, non è “profeta”, ma ministro della Parola: "Noi non profetizziamo (ne<br />

siamo infatti indegni) ma presentiamo ciò che è scritto e ne indichiamo i segni" (XV,4)<br />

Per Cirillo voler dire più della Scrittura non è corretto, vuol dire mettere se stessi e ciò che si<br />

crede di capire al primo posto, che solo spetta a quanto è stato rivelato dallo Spirito (cfr questione<br />

ariana…): " Sia detto da noi riguardo allo Spirito Santo solo ciò che è scritto: ma se non è scritto,<br />

non indaghiamo con curiosità. Lo Spirito santo stesso ha parlato nelle Scritture: egli ha detto di se<br />

stesso ciò che voleva e ciò che potevamo comprendere. Da noi sia ripetuto ciò che ha detto: cò che<br />

non ha detto, non osiamo noi affermarlo" (XVI,2).<br />

L’assoluta fedeltà alla Parola scritta dice già molto anche sul metodo esegetico<br />

prevalentemente usato da Cirillo, che solo molto raramente amplia il racconto biblico. Quando<br />

presenta più interpretazioni possibili ha cura di dire “forse...”, oppure distingue ciò che è scritto<br />

dalle ”interpretazioni degli esegeti” (XV,20). Presta invece molta attenzione alle diverse espressioni<br />

e al contesto in cui vengono usate. Soprattutto nelle catechesi cristologiche utilizza la tipologia e fa<br />

ricorso ai testimonia, mostrando che l’Antico Testamento presenta personaggi storici ed oracoli<br />

profetici realizzati nei dettagli della vita terrena di Gesù.<br />

Una costruzione ordinata<br />

Il contesto di introduzione alla fede richiede che sia presentata la globalità delle fede, in<br />

modo che ogni singola verità insegnata o ogni comportamento richiesto possa essere collocato nella<br />

giusta prospettiva. Per questo le catechesi sono diverse da tutti gli altri insegnamenti, che possono<br />

2 Cfr. A.Renoux, La lecture biblique dans la liturgie de Jérusalem, in C.Mondésert (cur.), Le mond grec ancien et la<br />

Bible, Paris 1984, 399-420. Cfr anche Maraval, La Bible des pèlerins d’Orient, ibidem, 387-397.<br />

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iguardare ora questo ora l’altro argomento: "Non pensare che queste siano omelie abituali: anche<br />

quelle sono buone e degne di fede, ma ciò che trascuriamo oggi, impariamo domani" (Procat.11).<br />

I cristiani che possiedono un quadro di riferimento globale sapranno collocarvi tutto quello<br />

che in seguito apprenderanno e vivranno, provenga dall’insegnamento ecclesiale o dalla ricerca<br />

personale. Certe tappe invece, se vengono saltate, non si possono recuperare: "Ma gli insegnamenti<br />

che riguardano il lavacro delle rigenerazione sono impartiti secondo un ordine, se oggi vengono<br />

trascurati, quando potranno essere recuperati?" (Procat.11).<br />

Per questo la catechesi si può paragonare al lavoro del contadino che pianta gli alberi dalle<br />

radici e non certo dalle foglie. Ancora più efficacemente si può paragonare alla costruzione di un<br />

casa: "Pensa che la catechesi sia come la costruzione di una casa: se non scaviamo profondo e non<br />

poniamo le fondamenta, se non mettiamo le giuste proporzioni nella sequenza della<br />

costruzione...non sarà di nessuna utilità neanche il lavoro precedente " (Ibidem).<br />

La successione ordinata delle verità di fede inizia da ciò che riguarda “il Dio vivente”, si<br />

qualifica attraverso ciò che riguarda il Cristo e rivela la sua portata antropologica in ciò che riguarda<br />

la “resurrezione”: tutto il resto si colloca kata harmonìan su questi fondamenti. La costruzione della<br />

casa è un esempio che si presta bene ad indicare sia l’ordine necessario degli insegnamenti, sia la<br />

pazienza di un lavoro necessario di cui alla fine si vedono i risultati e la stabilità. Non può sfuggire<br />

inoltre la valenza ecclesiale del termine oikodomê nel NT, anche se in questo contesto non è<br />

esplicitamente richiamata. La catechesi, infatti, è cammino verso la maturità cristiana di ognuno, ma<br />

questo processo personale è sempre anche inscindibilmente ecclesiale: i cristiani sono edificati<br />

come pietre vive nello Spirito (IPt 2,5).<br />

Il catechista e lo Spirito<br />

In questo modo si esprime la Protocatechesi rispetto alla ministerialità di chi accompagna i<br />

catecumeni: "Noi infatti, come ministri di Cristo, abbiamo accolto ciascuno di voi e svolgendo la<br />

funzione dei portinai, abbiamo lasciato la porta aperta" (Procat. 4)<br />

Il vescovo-catechista esprime la consapevolezza di compiere un ministero, di essere, insieme<br />

a tutti gli altri che hanno accompagnato i fotizomenoi, come coloro che aprono la porta. Aprire la<br />

porta ad ognuno vuol dire in primo luogo non impedire l’ingresso, sapendo che il vero<br />

discernimento degli spiriti e l’unico giudizio spetta a Dio che scruta i cuori. Vuol anche dire che il<br />

catechista non è il protagonista del cammino, ma colui che lo facilita, lo permette. Il suo ministero<br />

consiste proprio nel “lasciar entrare”, in modo che ciascuno possa sentir risuonare per sé<br />

personalmente la Parola di Dio. In modo molto suggestivo nella stessa catechesi viene descritto il<br />

cambiamento che avviene nel catecumeno che si rende disponibile per il cammino prebattesimale.<br />

Prima, infatti, da catecumeno appunto, era caratterizzato dalla superficialità e anche se frequentava<br />

la comunità cristiana era come se per lui tutto avvenisse all’esterno. Il passaggio dall’esteriorità<br />

all’interiorità, dall’ascolto superficiale alla comprensione profonda della speranza cristiana,<br />

ascoltata nelle Scritture e celebrata nei misteri, si realizza per opera dello Spirito:<br />

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"Eri chiamato catecumeno, la (Parola) echeggiava fuori di te: ascoltavi parlare della<br />

speranza, ma non la vedevi; ascoltavi parlare dei misteri, ma non li capivi; ascoltavi le Scritture, ma<br />

non ne vedevi la profondità"(Procat. 6)<br />

Anche la catechesi più elaborata ed accurata non potrebbe avere nessuna efficacia senza<br />

l’opera continua (ergazetai) dello Spirito, che abita nell’interiorità dei credenti e li trasforma in<br />

“abitazioni per Dio”, in luoghi aperti alla comunione col Padre per Cristo nello Spirito. Anche in<br />

questo però, come in tutta la Storia della Salvezza, Dio ha voluto aver bisogno anche del ministero<br />

umano, che si sviluppa in tutta la sua grandezza proprio quando sa riconoscere la propria relatività:<br />

"Noi infatti, che siamo uomini, annunciamo e insegnamo queste cose... sta in me parlare, in te<br />

metterti all'opera, in Dio portare a compimento" (Procat.17)<br />

A coloro che sono impegnati nella catechesi spetta la fatica e la gioia di “annunciare, di<br />

insegnare, di dire”, nella consapevolezza che lo Spirito “lavora” i cuori dei credenti e li apre alla<br />

comprensione. Tutti dunque, i catechisti e i catecumeni diventano enecumenoi, popolo dell’ascolto<br />

e della speranza, resa credibile e possibile da un unico e medesimo Spirito.<br />

Bibliografia:<br />

G.Cavallotto, (a cura) Catecumenato antico, Bologna 1996<br />

Id, Iniziazione cristiana e catecumenato. Divenire cristiani per essere battezzati, Bologna 1996<br />

E.Mazza, La mistagogia: una teologia della liturgia in epoca patristica, Roma 1988<br />

Il pellegrinaggio di Egeria<br />

Si tratta di un testo singolare: è il diario di viaggio che Egeria alla fine del IV sec. scrive in<br />

forma di lettera ad alcune sue compagne, che chiama "signore sorelle". E' scritto in latino e<br />

l'opinione prevalente è che Egeria provenga dalla Galizia, attuale Portogallo: non si conosce altro<br />

della sua vita né di queste sue "sorelle", certo è che possedeva molti mezzi economici e godeva di<br />

un'ampia libertà.<br />

Una prima sezione riguarda quattro itinerari: il primo al monte Sinai, il secondo al monte<br />

Nebo visitando i territori oltre il Giordano, il terzo in Idumea, fino al paese di Giobbe, il quarto fino<br />

in Mesopotamia, tornando poi a Costantinopoli attraverso la Cilicia e la Cappadocia. Nell'ultima<br />

sezione descrive la liturgia di Gerusalemme, con particolare riguardo alla "grande settimana" e alla<br />

Pasqua, e la catechesi prebattesimale e mistagogica. L'unico manoscritto che tramanda l'opera,<br />

manca dell'inizio e della fine: probabilmente i resoconti erano molto più completi e dettagliati.<br />

Il monachesimo<br />

Il fenomeno monastico non inizia nel IV secolo, ma in questo periodo conosce un<br />

grandissimo sviluppo: i motivi individuabili sono molteplici, ma certo non è estraneo il<br />

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cambiamento seguito alla svolta costantiniana e l'affievolimento degli ideali di radicalità<br />

evangelica. Egitto, Palestina e Siria sono stati i luoghi della grande fioritura e diffusione del<br />

fenomeno monastico, che da forme individuali e spontanee evolve verso forme organizzate.<br />

Etimologicamente monaco, vuol dire "solitario", ma al fondo sembra restare, o forse prevalere, il<br />

significato di "unificato". Le figure di Abramo, di Elia, del Battista, l'esortazione alla preghiera<br />

incessante (1Ts 5,17), il modello della comunità di Gerusalemme (At 2 e 4) diventano temi<br />

fondamentali su cui si modellano queste esperienze.<br />

Le fonti su Antonio, il Padre dei monaci, sono molteplici: la Vita scritta da Atanasio, gli<br />

apoftegmi, le lettere. Le tre immagini che ne provengono non sono del tutto coincidenti.<br />

La Vita delinea 4 tappe nel percorso di Antonio, al termine di ognuna il monaco, che si<br />

allontana sempre più dalla città, ha raggiunto un traguardo di vita cristiana: imperturbabilità,<br />

contemplazione, discernimento degli spiriti, familiarità con Dio. Ogni momento descritto<br />

(vocazione, incoraggiamento alla chiesa nel martirio e partecipazione alla controversia ariana,<br />

morte) va al di là del racconto biografico e tramanda un insegnamento. Tutta la vita è scandita dalla<br />

Scrittura.<br />

L'immagine di Antonio che proviene dalle lettere non corrisponde allo stereotipo del<br />

monaco egiziano ostile alla cultura: l'autore conosceva anche il greco (sono scritte in copto, la<br />

lingua egiziana scritta con caratteri greci) e appare ben introdotto nell'eredità origeniana.<br />

Gli apoftegmi provengono dalla tradizione orale degli insegnamenti degli abba e delle<br />

amma: brevi, a volte enigmatici, sono raccolti secondo l'ordine alfabetico dei nomi o secondo i<br />

temi.<br />

Vita cenobitica<br />

Pacomio, anch'egli egiziano, si considera il fondatore del modello monastico cenobitico.<br />

Anche il monachesimo basiliano è cenobitico e sviluppa inoltre quell'aspetto dell'ospitalità che<br />

spontaneamente era praticato anche dagli altri. Il quartiere di Cesarea dove si trovavano gli<br />

insediamenti monastici basiliani prenderà il nome di Basiliade, una specie di complesso<br />

ospedaliero. Basilio ha conosciuto monaci della Siria e dell'Egitto, in cui alcune espressioni erano<br />

originali e particolari, il suo è un monachesimo misurato ed ecclesiale (cfr. Cappadoci).<br />

Un'esperienza romana<br />

L'epistolario di Girolamo ci permette di avere notizie su delle forme diverse di vita<br />

"monastica" occidentale. su un gruppo di donne romane, che in prevalenza vivevano sull'Aventino,<br />

tanto che solitamente si chiama il circolo dell'Aventino. Fulcro era la persona di Marcella, donna<br />

romana che rimasta vedova da giovane, viveva con la madre nella sua casa, dove studiava la<br />

Scrittura e radunava altre donne e anche alcuni uomini per la preghiera e lo studio. Da ragazza<br />

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aveva conosciuto Atanasio in esilio ed era rimasta colpita dalla vita dei monaci egiziani. Quando<br />

Girolamo arriva a Roma con la fama di conoscitore della Scrittura, lei lo invita a tenere degli<br />

incontri a casa sua. Non abbiamo nessuno suo scritto, ma dalla corrispondenza di lui si capisce che<br />

conosceva bene il greco e l'ebraico e che anche dopo la partenza di Girolamo resta punto di<br />

riferimento anche per molti presbiteri romani. Diversamente da Paola ed Eustochio è molto<br />

indipendente da Girolamo e si rifiuta di seguirlo in Palestina: il suo deserto era a Roma. Muore poco<br />

dopo il sacco di Roma.<br />

Queste esperienze non danno vita a gruppi organizzati in forma cenobitica, ma restano legate<br />

alla vita familiare. Vera e propria forma monastica occidentale è quella di Martino di Tours (315-<br />

371; Vita scritta da Sulpicio Severo): nato in Pannonia ma educato a Pavia, diventa soldato come il<br />

padre e poi "soldato di Cristo", che ha visto nel povero. In seguito vescovo di Tours: i suoi<br />

monasteri diventano prevalentemente presbiterali e di vita apostolica, molti vescovi della Gallia<br />

provengono da lì. Il monachesimo occidentale trova poi la sua forma tipica con Benedetto da<br />

Norcia (480-547), di cui parla Gregorio Magno nel II libro dei Dialoghi.<br />

Così anche i tre Cappadoci (Basilio, Gregorio di Nissa e Gregorio di Nazianzo) (pp.229-251)<br />

vengono ricordati non solo per il loro contributo che porta alla chiarificazione della dottrina nicena,<br />

ma anche per la loro spiritualità, per l'impulso e l'impostazione data alla vita monastica, per la<br />

riflessione sul metodo teologico.<br />

Nel nuovo orizzonte ecclesiale si trovano anche grandi personalità di pastori, che dedicano la<br />

maggior parte del loro tempo alla predicazione e al "governo" delle loro comunità: a titolo di<br />

esemplificazione vengono ricordati un vescovo d'occidente (Ambrogio: pp.265-272) e uno d'oriente<br />

(Giovanni Crisostomo: 305-313). Viene anche presentata una veloce panoramica dei più importanti<br />

rappresentanti delle comunità ecclesiali <strong>dell'Italia</strong> settentrionale, in particolare Zeno di Verona.<br />

Il corso termina con la presentazione di Agostino: la sua vita, gli ambiti che lo hanno visto<br />

impegnato, le opere principali (360-378).<br />

--<br />

Gregorio di Nissa<br />

Vita di Mosè: (II,162-163): Che cosa vuol dire che Mosè è entrato nelle tenebre e qui ha visto Dio?<br />

Infatti l'episodio ora raccontato sembra contrastare in qualche modo con la prima apparizione<br />

divina, in quanto allora la divinità era apparsa nella luce, ora invece nelle tenebre. Ma non<br />

dobbiamo pensare che questo sia in contrasto con la coerenza della nostra interpretazione spirituale.<br />

Infatti con questo il racconto ci insegna che la conoscenza della religione inizialmente è luce per chi<br />

l'apprende; perciò quanto è contrario alla religione riteniamo che sia tenebra e ci si allontana dalla<br />

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tenebra venendo a partecipare della luce. Ma la mente procedendo e giungendo con attenzione<br />

sempre più intensa e completa alla conoscenza della dottrina delle vere realtà, quanto più si avvicina<br />

a questa conoscenza, tanto più avverte l'inconoscibilità della natura divina. Infatti dopo aver lasciato<br />

tutto ciò che è apparenza non solo coglie la sensazione, ma anche quanto crede di vedere<br />

l'intelligenza, e va sempre più addentro, finché con la l'intensa ricerca intellettuale penetra in ciò che<br />

è invisibile e incomprensibile e qui vede Dio. In questo infatti è la vera conoscenza di ciò che<br />

cerchiamo, in questo vedere nel non vedere, perché ciò che cerchiamo supera ogni conoscenza,<br />

circondato da ogni parte dall'incomprensibilità come da tenebre"<br />

"(II,224-243): Il luogo presso Dio, la roccia nel luogo, lo spazio nella roccia che è definito apertura,<br />

l'ingresso di Mosè qui dentro, l'imposizione della mano di Dio sull'ingresso e il passaggio e la<br />

chiamata e quindi la visione di spalle saranno interpretati nel modo più logico secondo il principio<br />

dell'interpretazione spirituale (...) L'anima supera continuamente sé stessa nell'ascesa, tesa in avanti,<br />

come dice l'apostolo, per il desiderio dei beni celesti e indirizzerà sempre più in alto il suo volo.<br />

Desiderando infatti, grazie a ciò che ha già conseguito, di non rinunciare all'altezza superiore, rende<br />

incessante la sua tensione alle realtà celesti, rinvigorendo sempre con i risultati già conseguiti<br />

l'impulso al volo (..) Mi sembra che succeda lo stesso all'anima spinta dalla passione d'amore verso<br />

ciò che è bello per natura.. per cui l'ardente amante della bellezza accogliendo ciò che via via gli<br />

appare come immagine della bellezza brama di potersi saziare proprio del modello originario e con<br />

richiesta temeraria che supera i limiti del desiderio, vuole godere della bellezza non attraverso<br />

specchi e riflessi ma faccia a faccia. La voce di Dio acconsente alla richiesta con le stesse parole<br />

con cui rifiuta, mostrandogli con queste poche parole un incommensurabile abisso di pensiero.<br />

Infatti la munificenza di Dio accetta di saziare il desiderio, ma non gli promette requie e sazietà (...)<br />

Mi sembra perciò che la parola divina indichi questo concetto: poiché il tuo desiderio guarda<br />

sempre a ciò che è più grande, c'è presso di me tanto posto che chi corre interiormente non potrà<br />

mai smettere di correre. Ma la corsa in altro senso è immobilità; fermati gli dice presso la roccia.<br />

Questa è più straordinaria di tutte le cose, come immobilità e movimento possano identificarsi.<br />

Dai Discorsi teologici:<br />

Gregorio di Nazianzo<br />

“ ora poiché ci siamo liberati da quello che è estraneo alla parola (teologo).. ci rimane da fare<br />

una seconda cosa: guardiamo all’interno di noi stessi e plasmiamo, come se fosse una statua<br />

perfettamente compita il vero teologo (I,7)<br />

...plasmati dalla Scrittura e plasmando gli altri con essa, accingiamoci ora ai discorsi della<br />

teologia. Poniamo in cima al nostro discorso il Padre, il Figlio, e lo Spirito Santo, dei quali<br />

dobbiamo parlare: che il primo ci sia benevolo, il secondo ci aiuti, il terzo ci ispiri - o meglio che<br />

provenga a noi da un’unica natura divina un’unica illuminazione: unitamente e pure distinta, e<br />

congiunta ma in maniera divisa (2,1)<br />

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Dunque bisogna ricominciare in questo modo: comprendere Dio è difficile, ma parlare di lui<br />

è addirittura impossibile, come disse un filosofo greco parlando di Dio (..) Al contrario, io penso<br />

che parlare di Dio è impossibile e comprenderlo ancora più impossibile (2,4)<br />

Se il Figlio è Figlio in seguito ad un rapporto di carattere più elevato, in quanto noi<br />

solamente in questo modo riusciamo a immaginarci la condizione di provenienza da Dio e<br />

dell'essere homousios con il Padre, non per questo dovremmo applicare alla divinità del Figlio<br />

anche tutti gli altri titoli della condizione mortale, quelli tipici dei nostri rapporti di parentela.<br />

Altrimenti tu dovresti pensare che Dio è maschio, seguendo questo tuo ragionamento, perché si<br />

chiama Dio al maschile e si chiama Padre. Al contrario, la natura divina, la divinità sarebbe<br />

femmina stando ai generi delle denominazioni. Lo Spirito invece non sarebbe né l’uno né l’altro, in<br />

quanto, come neutro, non genera. (5,7).<br />

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