Regola di San Benedetto-Appunti.pdf - Testi Elettronici
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1. L'AUTORE<br />
APPUNTI SULLA REGOLA DI S. BENEDETTO<br />
D. Lorenzo Sena, OSB Silv.<br />
Fabriano, Monastero S. Silvestro, Ottobre 1980<br />
<strong>Benedetto</strong> nacque a Norcia verso il 480. Mandato a stu<strong>di</strong>are a Roma, a 20 anni circa, verso il 500,<br />
fuggi' la corruzione e la miseria del mondo e si rifugio' dapprima in un piccolo borgo, Affile, a 50<br />
km da Roma, ove pensava <strong>di</strong> vivere con altre pie persone in forma ascetica. Cerca poi la solitu<strong>di</strong>ne<br />
nella valle dell'Aniene, sui monti Simbruini, desiderando <strong>di</strong> piacere solo a Dio.<br />
Inizia cosi' in una grotta l'esperienza eremitica nella sua forma piu' pura, tra incre<strong>di</strong>bili asperita' e<br />
penitenze per vari anni: lotta contro il demonio, lotta con se stesso, preghiera, macerazioni. Cosi'<br />
egli pensa <strong>di</strong> vivere per sempre.<br />
Ma il Signore ha altri <strong>di</strong>segni: molti, attirati dalla sua santita', vogliono mettersi sotto la sua guida,<br />
e allora l'anacoreta inizia la sua esperienza <strong>di</strong> cenobita e <strong>di</strong> padre <strong>di</strong> monaci. Costruisce a Subiaco<br />
o meglio nella valle sublacense 12 piccoli monasteri, con do<strong>di</strong>ci monaci ciascuno, retti ognuno da<br />
un proprio capo, ma tutti <strong>di</strong>pendenti da <strong>Benedetto</strong> stesso.<br />
Nel corso degli anni si matura nel santo un altro ideale <strong>di</strong> organizazione e <strong>di</strong> vita cenobitica. Verso<br />
il 529 si reca a Montecassino, dove fonda il gran<strong>di</strong>oso monastero. Qui, nella piena maturita' degli<br />
anni e del pensiero, egli scrive la <strong>Regola</strong> con una organizzazione che consenta a tutti <strong>di</strong> vivere e<br />
lavorare nel recinto della clausura, con una costituzione che poggi sulla stabilita' dei monaci. Dalla<br />
<strong>Regola</strong>, che e' il reflesso fedele della sua vita - come <strong>di</strong>ce S.Gregorio Magno - appare che l'autore:<br />
- e' un innamorato <strong>di</strong> Cristo, Signore e Re, e insieme <strong>di</strong> Cristo sofferente e paziente, obbe<strong>di</strong>ente al<br />
Padre;<br />
- e' convinto che nella vita quoti<strong>di</strong>ana in seno alla comunita' si puo' trovare Dio, oggetto della sua<br />
ricerca, poiche' nella comunita' stessa si realizza il mistero pasquale <strong>di</strong> Cristo morto e risorto.<br />
<strong>Benedetto</strong> muore a Montecassino nel 547(?) o qualche anno dopo.<br />
Cf.Agiografia <strong>di</strong> <strong>Benedetto</strong> nello stu<strong>di</strong>o approfon<strong>di</strong>to del Libro II dei Dialoghi <strong>di</strong> S.Gregorio<br />
Magno.<br />
2. IL LIBRO<br />
Come detto sopra, S.<strong>Benedetto</strong> scrisse la <strong>Regola</strong> a Montecassino in un periodo databile dal 530 al<br />
550. Non la scrisse tutta <strong>di</strong> getto, ma a poco a poco, rivedendola varie volte, aggiungendo o<br />
togliendo con sapienza varie cose (ve<strong>di</strong> piu' sotto: 3. Divisione e struttura della <strong>Regola</strong>). E' certo<br />
che e' stata una gestazione lenta, opera <strong>di</strong> un uomo pratico e spirituale, frutto delle sue convinzioni<br />
profonde, delle sue letture, della sua esperienza <strong>di</strong> monaco e <strong>di</strong> abate, docile alla voce dello Spirito<br />
che parla alla Chiesa (cf.RB.Prol. 11).<br />
<strong>Benedetto</strong> scrive con un suo <strong>di</strong>segno preciso: un testo chiaro e fisso che non solo intende impe<strong>di</strong>re<br />
il <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> falsi monaci (sarabaiti e girovaghi), ma vuol dare ai cenobiti un corpo <strong>di</strong> dottrina
ascetica sobrio e insieme abbastanza completo, un equilibrato or<strong>di</strong>namento liturgico per l'Opus<br />
Dei e un co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> norme per tutta l'organizzazione del cenobio. La <strong>Regola</strong> e insieme un testo<br />
legislativo e spirituale.<br />
Certo, <strong>Benedetto</strong> non vuole essere un innovatore riguardo ai principi ascetici e mistici: venera e<br />
segue tutta la tra<strong>di</strong>zione monastica precedente (lo <strong>di</strong>ce espressamente nel cap.73). Ma da tutta la<br />
materia <strong>di</strong>sseminata nei vari testi delle regole anteriori a lui, nella vita dei Padri, negli scritti<br />
spirituali <strong>di</strong> Cassiano,<br />
egli intende trarre un nuovo testo che sintetizza, or<strong>di</strong>na e perfeziona gli elementi precedenti.<br />
L'originalita' della <strong>Regola</strong> appare se si considera lo spirito <strong>di</strong> cui l'autore la anima: "la <strong>Regola</strong> si<br />
impose ben presto su quelle preesistenti per la sua intrinseca vali<strong>di</strong>ta'", <strong>di</strong>cono i Vescovi italiani<br />
nel loro Messaggio per il XV Centenario <strong>di</strong> S.<strong>Benedetto</strong>. Emerge in essa - che Bossuet definisce<br />
"dotta e misteriosa sintesi del Vangelo" - il primato <strong>di</strong> Dio me<strong>di</strong>ante la ricerca <strong>di</strong> Lui e l'adesione a<br />
Lui solo. Il punto qualificante della spiritualita' della <strong>Regola</strong> e' il cristocentrismo: Cristo posto al<br />
<strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> tutto e nel mare <strong>di</strong> tutte le realta': "Non anteporre nulla all'amore <strong>di</strong> Cristo" (RB 4,21);<br />
e tutto nel monastero va visto come segno della sua presenza. E' veramente la vita del cristiano<br />
che non conosce altro se non Gesu' Cristo (cf.1Cor 2,2) e in lui il senso della vita e della storia e<br />
racchiuso come in un unico raggio <strong>di</strong> sole.<br />
Si spiega cosi' il posto centrale che <strong>Benedetto</strong> assegna alla liturgia, chiama "Opera <strong>di</strong> Dio" - Opus<br />
Dei. "Nulla preporre all'Opera <strong>di</strong> Dio" (RB 43,3) e "Nulla preporre all'amore <strong>di</strong> Cristo" (RB 4,21)<br />
sono due espressioni <strong>di</strong> una unica convinzione: la liturgia infatti e' lo spazio privilegiato<br />
dell'incontro con Cristo, percio' il santo pone al centro e al culmine della giornata monastica il<br />
momento della lode <strong>di</strong>vina che ritma il fluire del tempo.<br />
Notiamo poi nella <strong>Regola</strong> la profonda umanita' fatta <strong>di</strong> equilibrio e <strong>di</strong>screzione. <strong>Benedetto</strong> ha la<br />
caratteristica <strong>di</strong> saper vedere l'essenziale, il veramente stabile e duraturo, mentre e' indulgente per<br />
le cose accessorie; considera l'uomo non solo quale dovrebbe essere, ma anche quale realmente e'.<br />
Per cui vuole che le norme si adattino a persone, con<strong>di</strong>zioni e circostanze, e rimette ogni<br />
<strong>di</strong>sposizione concreta al giu<strong>di</strong>zio dell'abate. E' la "<strong>di</strong>screzione" fatta espressamente notare da<br />
S.Gregorio Magno: "mirabile per la <strong>di</strong>screzione" - "<strong>di</strong>scretione praecipuam" (Dial.II,36).<br />
<strong>Benedetto</strong> vuole che ai fratelli malati o gracili si <strong>di</strong>a un lavoro piu' leggero (Rb 48,24); che quando<br />
c'e' un lavoro particolramente faticoso l'abate puo' aumentare la razione del cibo (RB 39,6) e<br />
anche del vino (RB 40,5); raccomanda all'abate la massima sollecitu<strong>di</strong>ne verso i fratelli erranti<br />
(RB 27), verso i malati (RB 36); lascia all'abate molta liberta' per quanto riguarda il cibo, la<br />
bevanda, i vestiti; vuole che ai fratelli si <strong>di</strong>a tutto il necessario perche' non abbiano a lamentarsi<br />
(RB 55,19); esorta l'economo ad essere come un padre per tutta la comunita' (RB 31,2), in modo<br />
che "nella casa <strong>di</strong> Dio nessuno si rattristi" (RB 31,19).<br />
In compenso insiste sulla <strong>di</strong>sciplina interiore e va <strong>di</strong>ritto alle <strong>di</strong>sposizioni intime: la ricerca <strong>di</strong> Dio,<br />
l'Opus Dei, l'umilta', l'obbe<strong>di</strong>enza; qui vuole un impegno totale, una coerenza senza incrinature.<br />
Ecco quin<strong>di</strong> lo spirito nuovo che <strong>Benedetto</strong> immette nella <strong>Regola</strong>; per questo fu tanto stimata<br />
nell'Occidente e col tempo ritenuta degna <strong>di</strong> imporsi su tutte le precedenti, proprio per il suo<br />
valore intrinseco.<br />
Per chi scrisse S.<strong>Benedetto</strong>? Dall'esame interno della <strong>Regola</strong> appare che egli non pensava solo a<br />
Montecassino, perche' si presuppongono piu' monasteri, gran<strong>di</strong> e piccoli, situati in regioni <strong>di</strong> clima<br />
<strong>di</strong>verso (RB 40,5-8; 48,7; 55,1; ecc.). Sembra piu' verosimile l'ipotesi che egli abbia voluto fissare<br />
nello scritto delle norme per i suoi monaci <strong>di</strong> Montecassino, <strong>di</strong> Terracina e forse anche <strong>di</strong> Roma e<br />
Subiaco, e che poi altri abati d'Italia, attratti dalla fama <strong>di</strong> santita' dell'abate cassinese, lo abbiano<br />
spinto a scrivere o abbiano adottato il suo scritto.
La <strong>Regola</strong> si <strong>di</strong>ffuse presto in tutta Europa. A causa delle vicende tumultuose dei tempi, e' <strong>di</strong>fficile<br />
ricostruire il cammino <strong>di</strong> propagazione della <strong>Regola</strong>. Molto certamente giovo' alla sua <strong>di</strong>ffusione<br />
l'autorita' prestigiosa <strong>di</strong> Gregorio Magno (sec.VI) che nei suoi "Dialoghi" <strong>di</strong>ede speciale risalto<br />
alla biografia <strong>di</strong> <strong>Benedetto</strong> (tutto il Libro II) e fece l'elogio del co<strong>di</strong>ce monastico. Dagli stu<strong>di</strong><br />
appare che gia'<br />
agli inizi del sec.VII, la <strong>Regola</strong> era conosciuta nelle Gallie. Lo stesso vale per l'Inghilterra, dove<br />
probabilmente fu portata da Agostino e dagli altri missionari inviati da Gregorio Magno. Da li'<br />
penetro' nella Frisia e nella Germania; si <strong>di</strong>ffondeva contemporaneamente in Belgio, in Svizzera e<br />
in tutte le regioni dell'Europa Centrale.<br />
Questo non significa che le altre regole erano sparite, specialmente quella <strong>di</strong> S.Colombano; solo<br />
che alla fine quella <strong>di</strong> S.<strong>Benedetto</strong> fini' col prevalere, persino a Bobbio stessa, fondazione <strong>di</strong><br />
Colombano.<br />
Al tempo <strong>di</strong> Carlo Magno (sec.IX), ormai la <strong>Regola</strong> dominava. Carlo Magno e poi Ludovico il<br />
Pio, con l'opera <strong>di</strong> riforma <strong>di</strong> S.<strong>Benedetto</strong> <strong>di</strong> Aniane, contribuirono molto alla <strong>di</strong>ffusione e<br />
all'affermazione del co<strong>di</strong>ce monastico cassinese.<br />
La <strong>Regola</strong> fu la base <strong>di</strong> vita a numerose riforme monastiche (congregazioni): Cluniacensi e<br />
Camaldolesi (sec.X); Avellaniti e Vallombrosani (sec.XI); Cistercensi (sec.XII); Silvestrini e<br />
Celestini (sec.XIII); Olivetani (sec.XIV); Trappisti (ramo piu' rigoroso dei cistercensi, sec.XVII);<br />
ecc. Anche le costituzioni dei Certosini e dei Premostratensi sono <strong>di</strong>rettamente influenzate dalla<br />
<strong>Regola</strong> benedettina. Da essa prendono ispirazione anche le norme <strong>di</strong> parecchi or<strong>di</strong>ni militari e<br />
ospedalieri del Me<strong>di</strong>oevo.<br />
Infine, tutte le nuove istituzioni <strong>di</strong> vita religiosa e regolare che sono fiorite nel corso dei secoli, si<br />
sono ispirate ai principi essenziali e alle norme fondamentali, ascetiche e <strong>di</strong>sciplinari, del co<strong>di</strong>ce<br />
del Patriarca <strong>di</strong> Montecassino.<br />
3. STRUTTURA E DIVISIONE<br />
Abbiamo gia' detto che <strong>Benedetto</strong> non compose la <strong>Regola</strong> <strong>di</strong> getto, ma durante la sua vita, un po'<br />
per volta, aggiungeva un nuovo pensiero che mo<strong>di</strong>ficava o precisava il pensiero precedente;<br />
questa elaborazione continua duro' fino al<br />
termine della sua vita, perche' cambiavano le circostanze e maturava le sue esperienze <strong>di</strong> vita<br />
monastica.<br />
Possiamo trovare nella <strong>Regola</strong> delle sezioni piu' o meno integrali (per es., co<strong>di</strong>ce liturgico: capp.8-<br />
20; co<strong>di</strong>ce penitenziale: capp.23-30 e 43-46) che forse all'inizio erano dei fascicoli a parte e poi<br />
furono inseriti nel testo. E' evidente poi che i capp.67-73 sono un'appen<strong>di</strong>ce aggiunta dopo; in una<br />
prima stesura, la <strong>Regola</strong> terminava al cap.66, come appare chiaro dalla frase <strong>di</strong> cap.66,8.<br />
Cio' che ancora fa pensare a una stesura prolungata nel tempo e' il fatto che alcuni argomenti sono<br />
trattati piu' volte:<br />
- due sezioni <strong>di</strong>stinte riguardano le colpe e le penitenze: capp.23-30 e capp.43-36;<br />
- dell'abate si tratta all'inizio (cap.2) e alla fine (cap.64);<br />
- la dottrina dell'obbe<strong>di</strong>enza e' <strong>di</strong>sseminata in tutta la <strong>Regola</strong> (capp.5; 68; 71; ecc.).
Non possiamo dunque pretendere uno schema troppo preciso. Possiamo tuttavia tentare una<br />
<strong>di</strong>visione secondo un certo or<strong>di</strong>ne:<br />
- Oltre al Prologo e alla Conclusione (c.73),<br />
- I Parte: sezione spirituale, principi ascetici (cc.1-7);<br />
- II Parte: co<strong>di</strong>ce liturgico, (cc.8-20);<br />
- III Parte: sezione <strong>di</strong>sciplinare, leggi varie, (cc.21-72).<br />
Quest'ultima parte, la <strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo in varie sezioni:<br />
(a) Decani del monastero, (c.21) e modo <strong>di</strong> dormire (c.22);<br />
(b) co<strong>di</strong>ce penitenziale, (cc.23-30 e 43-46);<br />
(c) or<strong>di</strong>namento interno del monastero<br />
e uso dei beni temporali, (31-57, eccetto 43-46):<br />
- economo del monastero (31-34)<br />
- <strong>di</strong>sciplina sul vitto (35-41)<br />
- orario e occupazioni dei monaci (42.47-48.54-57 e 49, Quaresima)<br />
- chi e' in viaggio (50-51)<br />
- oratorio (52)<br />
- ospitalita' (53)<br />
(d) accettazione dei can<strong>di</strong>dati, (cc.58-62);<br />
(e) gerarchia monastica, (cc.63-65)<br />
- or<strong>di</strong>ne della comunita' (63)<br />
- elezione dell'abate (64)<br />
- elezione del priore (65)<br />
(f) relazioni con estranei (portineria e fratelli in viaggio, cc.66-67);<br />
(g) relazioni scambievoli tra i fratelli, (cc.68-72).<br />
4. FONTI DELLA REGOLA<br />
S.<strong>Benedetto</strong>, come qualsiasi altro autore monastico del VI secolo, non aveva la pretesa <strong>di</strong> fare<br />
un'opera nuova e originale; le regole cenobitiche si proponevano <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ficare dottrine ascetiche e<br />
usi-tra<strong>di</strong>zioni per i monasteri. <strong>Benedetto</strong>, attraverso uno stu<strong>di</strong>o profondo ed assiduo, aveva
familiare oltre la Bibbia (ve<strong>di</strong> piu' sotto al n.8 <strong>di</strong> questa Introduzione Generale), la precedente<br />
letteratura patristica e monastica.<br />
a) <strong>San</strong> Pacomio.<br />
Nato in Egitto verso il 290 (morto verso il 346), era soldato pagano. Si converti' e si ritiro' nei<br />
deserti d'Egitto a condurre una vita aspra <strong>di</strong> penitenza e <strong>di</strong> preghiera. Pacomio e' giustamente<br />
celebre nella storia del monachesimo cristiano per essere stato il primo organizzatore della vita<br />
ascetica comunitaria: e' veramente il padre del cenobitismo. La regola che da lui prende nome e' la<br />
prima regola monastica scritta (fu tradotta in latino da S.Girolamo nel 404) e ad essa si sono<br />
riferiti in qualche modo tutti i legislatori venuti dopo. La vita monastica dei pacomiani era<br />
derivata <strong>di</strong>rettamente dalla Scrittura, sopratutto NT e in particolare i Vangeli. Altra caratteristica<br />
era imitare gli esempi dei Padri (Antonio il Grande, Pacomio stesso e cc.). La nota dominante e'<br />
l'organizzazione: si trattava <strong>di</strong> una specie <strong>di</strong> villaggio <strong>di</strong>viso in tante case o famiglie.<br />
Le osservanze principali sono quelle che poi <strong>di</strong>verranno comuni a tutti i monaci: ufficio <strong>di</strong>vino,<br />
celebrazioni liturgiche, letture bibliche, conferenze spirituali, lavoro <strong>di</strong> vario tipo secondo le varie<br />
"case". Inutile <strong>di</strong>re che in questi gran<strong>di</strong> agglomerati monastici c'era posto per tutti, c'era possibilita'<br />
<strong>di</strong> vari mestieri e <strong>di</strong> varie occupazioni.<br />
Cf. G.TURBESSI, Regole monastiche antiche, 1974, pp.91-102 per l'introduzione e pp.103-131<br />
per il testo delle Regole.<br />
b) <strong>San</strong> Basilio<br />
In RB 73,5 S.<strong>Benedetto</strong> parla <strong>di</strong> "<strong>Regola</strong> del nostro santo padre Basilio'. Per <strong>di</strong>re cosi', e' evidente<br />
che questi era conosciuto bene in Occidente ai tempi <strong>di</strong> S.<strong>Benedetto</strong>.<br />
S.Basilio, detto "Magno", e' uno dei piu' gran<strong>di</strong> Padri della Chiesa Orientale. Nacque in<br />
Cappadocia nel 329 e fu presto affascinato dall'ideale monastico; percio' ando' a vedere la vita<br />
degli asceti, in Cappadocia e fuori. Dono' gran parte dei suoi beni ai poveri e si ritiro' presso<br />
Neocesarea. Presto si trovo' circondato da <strong>di</strong>scepoli, sopratutto per l'equilibrio della sua vita e per<br />
l'impostazione evangelica del suo insegnamento. Fu consigliere e maestro <strong>di</strong> tutti i monaci della<br />
Cappadocia e con somma prudenza e carita' seppe dare un nuovo volto alla spiritualita' <strong>di</strong> questi<br />
austeri abitanti delle solitu<strong>di</strong>ni, i quali erano <strong>di</strong> una rigidezza a volte strana e quasi selvaggia,<br />
quin<strong>di</strong> mancante <strong>di</strong> carita', ed erano criticati aspramente da pagani e cristiani e mal visti dal clero.<br />
Basilio scrisse due collezioni <strong>di</strong> regole:<br />
- Regole lunghe ("Regulae fusius tractatae") e<br />
- Regole brevi ("Regulae brevius tractatae",<br />
tradotte poi in latino da Rufino.<br />
Basilio non fu tanto un fondatore <strong>di</strong> un nuovo or<strong>di</strong>ne religioso, quanto un equilibratore del<br />
monachesimo; si preoccupo' <strong>di</strong> ripensare l'ideale monastico nella linea della S.Scrittura,<br />
specialmente dei Vangeli, collegandolo alla teologia ecclesiale e togliendo ogni forma <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>vidualismo egoistico.<br />
E' merito <strong>di</strong> Basilio aver avvicinato il monachesimo alla cristianita' aver <strong>di</strong>mostrato a tutti i<br />
battezzati l’ideale della perfezione nella vita degli asceti. La sua influenza <strong>di</strong>venne maggiore<br />
allorche' venne or<strong>di</strong>nato prete verso il 362 e sopratutto quando venne consacrato vescovo nel 370.
Al centro dell'ascesi e della mistica del santo c'e' l'amore <strong>di</strong> Dio e l'amore del prossimo; siccome<br />
l'ideale <strong>di</strong> Basilio sgorga <strong>di</strong>rettamente dai due precetti della carita', esso e' nello stesso tempo<br />
attivo e contemplativo. Non bisogna certo esagerare circa l'influsso sociale del monachesimo<br />
basiliano, ma e' vero che c'e' stato, anche se quello del santo e' derivato specialmente dalla sua<br />
qualita' <strong>di</strong> vescovo. S.Basilio mori', appena cinquantenne, nel 379. E' uno dei piu' gran<strong>di</strong> Padri e<br />
Dottori della Chiesa.<br />
Cf. G.TURBESSI, o.c., pp.133-147 per l'introduzione e pp.148-266 per il testo delle Regole.<br />
c) <strong>San</strong>t'Agostino<br />
Agostino e' uno dei piu' gran<strong>di</strong> geni dell'umanita'. Immenso e' stato il suo influsso nel pensiero e<br />
nell'azione della Chiesa d'Occidente. Tutti conoscono i suoi meriti nel campo della teologia, della<br />
filosofia e della letteratura; invece il suo influsso in campo monastico e' stato riscoperto solo negli<br />
ultimi anni; eppure il monachesimo latino deve molto a lui.<br />
Nato a Tagaste, in Africa, probabilmente nel 354, dopo un periodo movimentato e <strong>di</strong> sbandamento<br />
intellettuale e morale (narrato nelle sue famose Confessioni), si converti' e fu battezzato da<br />
S.Ambrogio <strong>di</strong> Milano.<br />
La risoluzione <strong>di</strong> farsi cristiano coincise con quella <strong>di</strong> farsi monaco (era stato colpito dalla vita <strong>di</strong><br />
Antonio, il grande eremita); tutta la sua esistenza fu tesa nel realizzare in se' (e intorno a se') i<br />
punti essenziali dell'ascesi monastica, vista non come realta' statica ma <strong>di</strong>namica, da realizzare in<br />
una continua ricerca <strong>di</strong> Dio, resa possibile dalla grazia, in uno stu<strong>di</strong>o appassionato e costante della<br />
S.Scrittura; avra' come modello e stimolo l'esempio della prima comunita' cristiana <strong>di</strong><br />
Gerusalemme', descritta negli Atti degli Apostoli.<br />
Quando ritorno' in Africa, verso il 388, Agostino si spoglio' dei beni che aveva e si ritiro' fuori<br />
della citta', in compagnia <strong>di</strong> alcuni amici per una vita <strong>di</strong> perfezione, nella preghiera, nello stu<strong>di</strong>o e<br />
nell'austerita'.<br />
Nel 391 si trasferisce da Tagaste a Ippona in cerca <strong>di</strong> maggior pace; ma il vescovo all'improvviso<br />
lo chiama e lo or<strong>di</strong>na sacerdote; pero' gli regala un terreno vicino alla cattedrale: qui Agostino<br />
costruisce un monastero, che <strong>di</strong>venta presto seminario <strong>di</strong> preti e <strong>di</strong> vescovi della Chiesa cattolica<br />
africana. Dovette lasciare la pace del chiostro quando fu, a malincuore, consacrato vescovo nel<br />
395. Mori' a Ippona nell'anno 430.<br />
L'ascesi monastica agostiniana e' contenuta nella <strong>Regola</strong> per i servi <strong>di</strong> Dio ("Regula ad servos<br />
Dei"), molto breve ma piena <strong>di</strong> sapienza e <strong>di</strong> equilibrio. Le gran<strong>di</strong> linee sono:<br />
- ricerca costante <strong>di</strong> Dio nella vita comune, realizzata in un perfetto spogliamento in<strong>di</strong>viduale e in<br />
una perfetta comunione <strong>di</strong> beni;<br />
- fusione degli spiriti e dei cuori in una autentica carita';<br />
- apertura pastorale ai fratelli.<br />
C'e' somiglianza tra il monachesimo agostiniano e quello <strong>di</strong> S.Basilio Magno: tutti e due prendono<br />
a modello il Vangelo e il fervoroso inizio della prima comunita' cristiana <strong>di</strong> Gerusalemme; in<br />
S.Agostino si vede piu' chiaramente l'unione del monachesimo al sacerdozio, come pure un<br />
impegno piu' imme<strong>di</strong>ato verso lo stu<strong>di</strong>o delle scienze sacre.
La "<strong>di</strong>screzione". sia come <strong>di</strong>scernimento degli spiriti sia come moderazione ed equilibrio, trova<br />
nei due gran<strong>di</strong> dottori (Basilio e Agostino) dei meravigliosi precursori <strong>di</strong> S.<strong>Benedetto</strong>.<br />
S.Agostino sviluppo' e organizzo' in terra d'Africa anche la vita monastica femminile con le due<br />
celebri lettere : "Epistula 210 e 211" in<strong>di</strong>rizzate alle sacre vergini.<br />
Cf. G.TURBESSI, o.c., pp.269-280 per l'introduzione e pp.281-297 per il testo della <strong>Regola</strong>.<br />
d) Giovanni Cassiano<br />
Nessuno meglio <strong>di</strong> Giovanni Cassiano puo' farci comprendere la vita monastica come la vivevano<br />
i Padri del Deserto; nelle sue opere: De Institutis coenobiorum (Istituzione dei cenobi, 12 libri) e<br />
Collationes (Conferenze o Collazioni, 24 libri) egli ci fornisce un materiale completo e insieme<br />
in<strong>di</strong>spensabile per la comprensione della vita monastica primitiva; la vita ascetico-mistica<br />
realizzata e vissuta dai Padri appare come il fondamento per chi voglia seguire i consigli<br />
evangelici.<br />
Nato verso il 360, originario probabilmente della Scizia, Cassiano era vissuto a lungo come<br />
monaco prima in Palestina e poi in Egitto e conobbe, essendo loro <strong>di</strong>scepolo o amico, i piu' gran<strong>di</strong><br />
Padri del Deserto, sia dell'Oriente che dell'Occidente. Come frutto dei suoi viaggi e delle sue<br />
conoscenze, inizio' gli occidentali alla vita spirituale dei monaci dell'Oriente con le due opere <strong>di</strong><br />
cui sopra. Or<strong>di</strong>nato prete ad Antiochia intorno al 413, lascio' l'Oriente verso il 415 per recarsi a<br />
Marsiglia, dove fondo' due monasteri, uno per uomini e uno per donne. Mori' verso il 435.<br />
Cassiano fu il primo ad introdurre in Gallia una forma <strong>di</strong> ascetismo ispirata alla tra<strong>di</strong>zione<br />
egiziana ma mitigata da una prudenza che sembra annunziare la moderazione <strong>di</strong> S.<strong>Benedetto</strong>.<br />
Cassiano e' molto importante per capire la <strong>Regola</strong> benedettina, perche' costituisce una delle fonti<br />
piu' importanti; moltissimi passi della RB trovano riscontro nelle opere <strong>di</strong> Cassiano; S.<strong>Benedetto</strong><br />
lo cita spesso e ne raccomanda<br />
espressamente la lettura (RB 42,3-5; 73,5), anche se i termini "institutiones" e "collationes"<br />
possono essere nomi comuni e in<strong>di</strong>care certamente l'opera <strong>di</strong> Cassiano, ma non soltanto questa.<br />
e) Le "Vitae Patrum"<br />
Altra fonte della RB e libro raccomandato ai monaci per il loro cammino spirituale (RB 73,5)<br />
sono le Vite dei Padri ("Vitae Patrum"). Si tratta <strong>di</strong> una collezione <strong>di</strong> documenti biografici antichi,<br />
chiamata cosi' genericamente. Sono giunte a noi attraverso una trascrizione del sec.XVII, riunita<br />
in 10 Libri che contengono svariati argomenti:<br />
- Libro I: Vite dei Padri (per es. Antonio, Pacomio, ecc.);<br />
- Libri II-VII: Apoftegmi o Detti dei Padri del Deserto;<br />
- Libri VIII-X: Storia dei monaci d'Egitto,<br />
Storia Lausiaca <strong>di</strong> Palla<strong>di</strong>o,<br />
Collazioni (conferenze) scelte <strong>di</strong> Cassiano,<br />
Prato spirituale <strong>di</strong> G.Mosco, ecc.<br />
f) Le "Regulae Patrum"
Si tratta <strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong> Regole che formano un "corpus" caratteristico nella legislazione<br />
monastica occidentale. Sono quattro Regole "gemelle":<br />
- La <strong>Regola</strong> dei 4 Padri ("Regula IV Patrum");<br />
- La Seconda <strong>Regola</strong> dei Padri ("II Regula Patrum");<br />
- La Terza <strong>Regola</strong> dei Padri ("III Regula Patrum");<br />
- La <strong>Regola</strong> <strong>di</strong> Macario ("Regula Macarii).<br />
Si ritiene che siano resoconti <strong>di</strong> sino<strong>di</strong> <strong>di</strong> abati della Gallia del V secolo. La Regula IV Patrum, da<br />
cui sono nate le altre tre, costituisce veramente un documento molto importante: si puo' affermare<br />
che e' il primo testo legislativo del monachesimo occidentale, il primo nucleo <strong>di</strong> regola che e'<br />
servita realmente a governare una comunita' in Occidente, i cui elementi sono stati <strong>di</strong> base per le<br />
regole posteriori. Contiene <strong>di</strong>fatti tutti gli elementi essenziali <strong>di</strong> una regola: insistenza sulla vita<br />
comune, ruolo del superiore, obbe<strong>di</strong>enza dei fratelli, accoglienza dei postulantigrande insistenza<br />
sullo spogliamento <strong>di</strong> se' (beni personali), condanna della mormorazione e correzione delle colpe;<br />
parla del <strong>di</strong>giuno, della lettura, del lavoro, del servizio vicendevole del cellerario, della cura degli<br />
attrezzi, dell'accoglienza dei monaci forestieri e percio' del rapporto con gli altri monasteri. Tutte<br />
cose che troviamo poi in maniera chiara nelle regole posteriori, soprattutto nella RM ("Regula<br />
Magistri") e nella RB. E' poi tutta intessuta (come le altre regole) <strong>di</strong> citazioni della S.Scrittura che<br />
fanno da fondamento alle prescrizioni.<br />
La Regula IV Patrum concretizza il desiderio (e il pallino, quasi) <strong>di</strong> Cassiano <strong>di</strong> organizzare la vita<br />
cenobitica in un periodo in cui predominava una corrente ascetica ancora fortemente caratterizzata<br />
dall'eremitismo.<br />
Cf. G.TURBESSI, o.c., pp.317-323 per l'introduzione e pp.324-334 per il testo. Cf.H.LEDOYEN,<br />
La Regle de Saint Benoit. Legislation monastique, in "Atti del 7.Congresso Internazionale <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong><br />
sull'alto Me<strong>di</strong>oevo", Spoleto 1982, pp.397-401. Ed.critica <strong>di</strong> De Vogue': SC 297-298.<br />
g) La "Regula Magistri"<br />
Per i rapporti particolari che presenta con la RB esige una speciale menzione e una trattazione a<br />
parte (ve<strong>di</strong> appresso, n.5 <strong>di</strong> questa Introd.Gen.).<br />
Da qui in poi non si tratta propriamente <strong>di</strong> Fonti della RB, ma <strong>di</strong> regole e persone contemporanei<br />
<strong>di</strong> S.<strong>Benedetto</strong>.<br />
h) <strong>San</strong> Cesario <strong>di</strong> Arles<br />
Resta incerto se S.<strong>Benedetto</strong> abbia conosciuto l'opera del suo contemporaneo S.Cesario (470-542).<br />
Egli, fattosi monaco a Lerins fin dalla piu' tenera giovinezza, volle rimanere tale anche da vescovo<br />
(come S.Agostino che aveva preso a modello), cercando <strong>di</strong> unire i doveri pastorali con quelli <strong>di</strong><br />
asceta; trasformo' il palazzo vescovile in monastero. Frutto dello speciale amore per la vita<br />
monastica, restano <strong>di</strong> lui la <strong>Regola</strong> per le Monache ("Regula sanctarum virginum"), abbastanza<br />
lunga e dettagliata, da cui deriva l'altra, la <strong>Regola</strong> per i Monaci ("Regula ad Monachos"), piu'<br />
breve e sunteggiata.<br />
La Regula sanctarum virginum fu seguita non solo dalle monache <strong>di</strong> Arles, ma anche dagli altri<br />
monasteri femminili della Gallia; poi man mano fu sostituita dalla <strong>Regola</strong> <strong>di</strong> S.<strong>Benedetto</strong>.<br />
Cf. G.TURBESSI, o.c., pp.335-341 per l'introduzione e pp.343-366 per il testo.
i) Regole Provenzali del VI secolo<br />
Insieme alle regole <strong>di</strong> S.Cesario, accenniamo anche a queste altre tre:<br />
- Regula Aureliani ("<strong>Regola</strong> <strong>di</strong> Aureliano"). Questi e' il successore <strong>di</strong> Cesario come vescovo <strong>di</strong><br />
Arles (546-551).Scrisse una regola prima per i monaci, poi per le vergini, con caratteri <strong>di</strong><br />
chiarezza ed equilibrio. Dipende dalla <strong>Regola</strong> <strong>di</strong> S.Cesario e da Cassiano, Basilio, Agostino, la II<br />
Regula Patrum, la <strong>Regola</strong> <strong>di</strong> Macario e dai sino<strong>di</strong> gallicani.<br />
- Regula Tarnantensis ("<strong>Regola</strong> <strong>di</strong> Tarnant"), scritta circa il 551-573. Anche questa e'<br />
contemporanea <strong>di</strong> S.<strong>Benedetto</strong>. Dipende dalla "Regula sanctarum virginum" <strong>di</strong> Cesario,<br />
probabilmente da quella <strong>di</strong> Aureliano, e dalla III Regula Patrum. Notiamo in essa l'orario <strong>di</strong>verso<br />
per la lettura secondo le stagioni (come in S.<strong>Benedetto</strong>).<br />
- Regula Ferreoli ("<strong>Regola</strong> <strong>di</strong> S.Ferreolo"). Questi era vescovo <strong>di</strong> Uzes (553-581). Anche questa<br />
regola e' nata nell'ambiente monastico <strong>di</strong> Arles. Non si sa se Ferreolo abbia conosciuto la <strong>Regola</strong><br />
<strong>di</strong> S.<strong>Benedetto</strong>. Sembra probabile, e cosi' questo potrebbe essere la prima testimonianza<br />
dell'influsso della RB sulle altre.<br />
l) Cassiodoro<br />
Un altro che probabilmente conobbe la RB e' Cassiodoro. Nato a Squillace in Calabria nel 485 da<br />
nobile famiglia, fu ministro <strong>di</strong> Teodorico alla corte <strong>di</strong> Ravenna e sali' fino al vertice della scala<br />
degli onori.<br />
Disgustato della vita pubblica, la abbandono' nel 540, ritirandosi nelle sue terre, dove fondo' il<br />
celebre monastero <strong>di</strong> Vivarium <strong>di</strong> cui fu abate. Organizzo' sapientemente la vita nel monastero,<br />
<strong>di</strong>visa tra preghiera e stu<strong>di</strong>o (sacro e profano), trascrizione <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ci (famosa era la biblioteca <strong>di</strong><br />
Vivarium). L'opera principale <strong>di</strong> Cassiodoro e': Institutiones <strong>di</strong>vinarum et saecularium litterarum<br />
("Istituzioni delle lettere sacre e profane"). Mori' nel 583.<br />
5. RELAZIONE CON LA "REGULA MAGISTRI"<br />
Tra le varie regole monastiche occidentali, la cosiddetta <strong>Regola</strong> del Maestro ("Regula Magistri")<br />
occupa un posto <strong>di</strong>stinto per le sue caratteristiche interne e specialmente per la sua notevole<br />
estensione. Non se ne conosce il nome dell'autore; l'attuale titolo non e' originario, venne chiamata<br />
"<strong>Regola</strong> del Maestro" da S.<strong>Benedetto</strong> <strong>di</strong> Aniano (sec.IX) dalla maniera <strong>di</strong> introdurre l'argomento<br />
dei capitoli:<br />
- Interrogatio <strong>di</strong>scipuli (Domanda del <strong>di</strong>scepolo)<br />
- Respon<strong>di</strong>t Dominus per magistrum (Risponde il Signore per mezzo del maestro).<br />
I manoscritti invece hanno come titolo Regula <strong>San</strong>ctorum Patrum (<strong>Regola</strong> dei <strong>San</strong>ti Padri). Tre<br />
soli manoscritti ce l'hanno conservata integralmente. Tra i co<strong>di</strong>ci che ne riportano alcune parti,<br />
importantissimo e' il Par.Lat. 12634 (Parisiensis Latinus) che viene datato alla fine del secolo VI o<br />
inizi del VII, <strong>di</strong> origine italica, forse proprio del monastero <strong>di</strong> Cassiodoro, il su menzionato<br />
Vivarium.<br />
Nessuna regola monastica dell'Oriente e dell'Occidente e' cosi' voluminosa, completa e<br />
particolareggiata come la RM. E' tre volte piu' lunga della RB, la quale pure viene considerata<br />
come una delle regole antiche piu' completa. La RM e' composta <strong>di</strong> un prologo e 95 capitoli.
La RM e la RB presentano una somiglianza tale che fa pensare necessariamente a rapporti<br />
reciproci. Le concordanze verbali sono piu' evidenti nel prologo e nei capp.1-7 RB = 1-10 RM, in<br />
cui le due regole riproducono quasi un identico testo; anche nel seguito pero' esistono parallelismi,<br />
somiglianze nelle norme o nelle consuetu<strong>di</strong>ni. Hanno in comune grosso modo il piano generale <strong>di</strong><br />
composizione; la RM termina con il capitolo sui portinai del monastero, che corrisponde a RB 66<br />
con cui finiva in origine la <strong>Regola</strong> <strong>di</strong> <strong>Benedetto</strong>. La RM si <strong>di</strong>stingue dalla RB per la ampollosita',<br />
la descrizione bizzarra e la prolissita'.<br />
Quale fu la patria, l'origine, l'autore, la data della RM e il suo rapporto con la RB? Era opinione<br />
comune che la RB fosse opera originale, documento autentico ed esclusivo del genio e della<br />
spiritualita' <strong>di</strong> S.<strong>Benedetto</strong>, il quale usava, si', svariate fonti patristiche e monastiche dei secoli<br />
precedenti, ma mai parola per parola, come invece si puo' notare confrontando la RM. Secondo<br />
questa opinione, la RM era un commento alla RB, risalente al sec.VIII. Altri <strong>di</strong>cevano che il<br />
"Maestro" era lo stesso S.<strong>Benedetto</strong>, che poi sunteggio' una prima stesura lunga della <strong>Regola</strong>; che<br />
forse la RM veniva usata prima a Subiaco, oppure a Vivarium; altri ancora pensavano che la RM<br />
fosse usata dopo la RB come un commento o istruzione.<br />
Oggi pare quasi certa e accettata dalla maggior parte degli stu<strong>di</strong>osi - anche se un'argomentazione<br />
veramente apo<strong>di</strong>ttica e perentoria non c'e' - l'ipotesi della priorita' della RM: cioe' che S.<strong>Benedetto</strong><br />
uso' la RM come fonte letteraria. Questo puo' aiutare a capire lo schema della RB, modellato su<br />
quello della RM.<br />
La RM e' <strong>di</strong>visa in due parti:<br />
- I. Dottrina spirituale (Prol. e cc.1-10 = RB Prol. e cc.1-7);<br />
- II. Ordo monasterii (cc.11-95 = RB cc.8-66).<br />
Non deve sorprendere che S.<strong>Benedetto</strong> abbia trascritto lunghi tratti della RM (quasi alla lettera nei<br />
primi capitoli). Bisogna tener presente la mentalita' dei tempi: per gli antichi, uno scritto dottrinale<br />
era patrimonio comune e se ne prendeva liberamente il contenuto senza il bisogno <strong>di</strong> citarlo. Ma<br />
bisogna anche <strong>di</strong>re che S.<strong>Benedetto</strong> non trasferisce <strong>di</strong> peso la materia <strong>di</strong> quei capitoli: egli<br />
abbrevia, omette, aggiunge, corregge secondo un suo pensiero e un suo spirito particolari; sia nella<br />
sezione <strong>di</strong>sciplinare come in quella dottrinale (RB cc.1-7) ci sono delle <strong>di</strong>fferenze molto<br />
interessanti ed importanti, che gli stu<strong>di</strong>osi stanno approfondendo sempre piu'.<br />
Per alcuni passi della RM, cf. G.TURBESSI, o.c., pp.372-395.
CONFRONTO TRA I PIANI DELLE DUE REGOLE<br />
RB RM | RB RM<br />
Prologo Thema |<br />
1-7 1-10 | 39-42 26-30<br />
8-18 (cod.liturgico) 33-46 | 43-47 54-55.73<br />
19-20 47-48 | 48 50<br />
21-22 11 | 49 (Quaresima) 51-53<br />
23 12 | 55 81<br />
24 13 | 56-57 84-85<br />
26-30 14 | 58 87-90<br />
31-33 16-17.82 | 59 91<br />
34 - | 63-64 92-93<br />
35 18-23.25 | 65 -<br />
36 69-70 | 66 95<br />
37 - | 67 (+52) 67-68<br />
38 24 | 68-73 -<br />
6. LINGUA E STILE DELLA RB<br />
Il latino usato da S.<strong>Benedetto</strong> non e' classico, libresco o artificiale, come quello <strong>di</strong> Cassiodoro o <strong>di</strong><br />
Boezio, ne' fiorito e ornato come quello <strong>di</strong> Cassiano, ma e' la lingua viva del sec.VI come si<br />
parlava in Italia, ricca <strong>di</strong> vitalita' e facile a capirsi da tutti, senza per altro essere una lingua<br />
veramente "volgare" (come, per es., nelle iscrizioni "volgari" dell'epoca).<br />
L'educazione letteraria dell'autore appare nell'eleganza <strong>di</strong> molti perio<strong>di</strong>, nella proprieta' <strong>di</strong><br />
vocabolario, con una lingua assai vicina a quella che si parlava nelle classi me<strong>di</strong>e e superiori;<br />
sopratutto <strong>Benedetto</strong> si preoccupa della chiarezza.<br />
La cultura spirituale dell'autore appare continuamente: il vocabolario, la sintassi, la grammatica, lo<br />
stile sono in comune con il latino monastico e sopratutto con il latino della Bibbia e della liturgia.<br />
Notiamo qui soltanto alcune particolarita':<br />
- inclusione: quando un brano inizia e termina con la stessa parola o con la stessa frase (es. RB<br />
21,1: 21,7; RB 41,1: 41,7);
- carattere vivace della latinita' e quin<strong>di</strong> dell'autore <strong>Benedetto</strong>, che si mostra uomo libero e<br />
appassionato (usa spesso espressioni popolari);<br />
- ripetizioni: stesse parole o nozioni o frasi intere riappaiono spesso nella RB; ci <strong>di</strong>cono qualcosa<br />
che e' nel profondo del cuore dell'autore, a cui egli tiene molto.<br />
La forma letteraria e' varia, a seconda della materia trattata; per es.: nel prologo abbiamo la forma<br />
omiletica, nel co<strong>di</strong>ce penale (RB 23-30 e 43-46) la forma giuri<strong>di</strong>ca. Molti capitoli in cui tratta un<br />
argomento nuovo, <strong>Benedetto</strong> li inizia con un principio generale e poi passa a sviluppare la dottrina<br />
come conseguenza (es.: RB 5; 19; 24; 30. 36; 42; 48; 72).<br />
Ma ci si puo' domandare se la RB in quanto tale abbia una sua forma letteraria unitaria. Alcuni<br />
autori preferiscono parlare <strong>di</strong> forma letteraria sapienziale. Mi riferisco sopratutto al Wathen, dalle<br />
cui <strong>di</strong>spense (lezioni tenute all'Istituto Monastico a S.Anselmo) prendo alcune riflessioni.<br />
7. MODELLO SAPIENZIALE<br />
La "sapientia" (saggezza) e' un tipo <strong>di</strong> conoscenza che nasce dall'esperienza or<strong>di</strong>naria (quin<strong>di</strong><br />
capire le cose non in modo scientifico, astratta, impersonale, ma in modo intuitivo, personale) e ha<br />
lo scopo <strong>di</strong> guidare l'uomo dandogli un senso per la vita. La conoscenza sapienziale viene espressa<br />
in forma poetica (in senso largo, per es.: i detti, i proverbi dei nostri anziani).<br />
Noi moderni forse abbiamo perduto le massime, i proverbi ecc., e cosi' abbiamo perduto anche la<br />
saggezza in essi contenuta.<br />
Nei Libri sapienziali della S.Scrittura ci sono varie forme <strong>di</strong> questo genere: la piu' nota e' quella<br />
dell'insegnamento del maestro al <strong>di</strong>scepolo (es. Sir. 2,1-18; Prov. 1,10; 2,1; 4,1 ecc.).<br />
La stessa forma la ritroviamo nella tra<strong>di</strong>zione monastica, ad esempio nella "Admonitio <strong>San</strong>cti<br />
Basilii ad filium spiritualem", che e' la fonte piu' <strong>di</strong>retta del prologo <strong>di</strong> RM e RB; altro esempio<br />
classico si trova nel IV Libro delle Istituzioni <strong>di</strong> Cassiano, capp.31-43: l'esortazione dell'abate<br />
Pinufio ai novizi prima della professione (e nel cap.41 si ritrovano 10 in<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> umilta', la fonte <strong>di</strong><br />
RM 10 e RB 7). Ora, nella RB, il prologo ha chiaramente il carattere <strong>di</strong> istruzione sapienziale. Ma<br />
anche la <strong>Regola</strong> intera in quanto tale ha punti <strong>di</strong> contatto con la tra<strong>di</strong>zione sapienziale:<br />
- atteggiamento comune riguardo allo scopo, che e' quello <strong>di</strong> comunicare sopratutto un sapere<br />
strettamente pratico, non teorico: <strong>Benedetto</strong> si interessa <strong>di</strong> piu' alla <strong>di</strong>sciplina pratica;<br />
- la preoccupazione primaria dei saggi era l'"ordo" - l'or<strong>di</strong>ne sociale. In <strong>Benedetto</strong> troviamo la<br />
stessa preoccupazione; la parola "ordo" ricorre 27 volte: or<strong>di</strong>ne nel coro, or<strong>di</strong>ne nel refettorio, ecc.<br />
- nella letteratura sapienziale ci sono delle parole specifiche (sapienza, via, cammino, <strong>di</strong>sciplina,<br />
ammonizione, stare attento, me<strong>di</strong>tare, insegnare...); ci sono vari generi letterari (<strong>di</strong>alogo,<br />
elenco...); anche lo stile e' particolare, ad es.: il parallelismo, cioe' <strong>di</strong>re la stessa cosa in due<br />
versetti. Tutto questo si trova nella RB;<br />
- ci sono poi nella RB temi sapienziali specifici: la pazienza, il timor <strong>di</strong> Dio...<br />
Da tutto cio' possiamo ritenere la RB come appartenente alla letteratura sapienziale. Quin<strong>di</strong> non si<br />
puo' interpretare con un eccessivo giuri<strong>di</strong>smo; la RB insegna sopratutto a raggiungere la saggezza;<br />
le leggi mirano ad insegnare al monaco la via dell'amore. Ne consegue che la vita monastica e' in<br />
primo luogo una vita sapienziale, pero' non in modo teorico ma concreto ed esperienziale: il
monaco impara a dare concretamente il suo contributo per la <strong>di</strong>sciplina comunitaria e insieme per<br />
la crescita della persona.<br />
8. L'USO DELLA BIBBIA NELLA REGOLA<br />
Una parola a parte <strong>di</strong>ciamo per l'uso che <strong>Benedetto</strong> fa della S.Scrittura: egli si nutri' della<br />
letteratura monastica <strong>di</strong> cui abbiamo parlato prima, ma sopratutto della Parola <strong>di</strong> Dio: "Quale<br />
pagina o quale parola <strong>di</strong> autorita' <strong>di</strong>vina del Vecchio e Nuovo Testamento - osserva egli stesso -<br />
non e' norma sicura <strong>di</strong> condotta per la nostra vita?" (RB 73,3).<br />
La spiritualita' benedettina e' eminentemente biblica e tutta la <strong>Regola</strong> e' come impregnata della<br />
S.Scrittura; si vede proprio l'uomo abituato a me<strong>di</strong>tare e a "ruminare" la Parola <strong>di</strong> Dio. Difatti la<br />
conosce molto bene e puo' citarla quasi spontaneamente; la grande familiarita' che egli ha con i<br />
sacri testi lo porta spesso a citare a memoria, sicche' gli succede ogni tanto <strong>di</strong> riportare un<br />
medesimo testo con qualche variante. Sono piu' <strong>di</strong> 100 le citazioni esplicite e piu' <strong>di</strong> 170 le<br />
citazioni implicite o i richiami. Piu' utilizzati fra tutti sono i passi dottrinali, in particolare i salmi, i<br />
Proverbi, il Siracide, e del NT Matteo e le epistole paoline. Il linguaggio stresso e' quello biblico,<br />
con vocabolario, stile e certe particolari costruzioni della frase che sono comuni al latino della<br />
Scrittura e della Liturgia.<br />
9. MANOSCRITTI DELLA REGOLA<br />
Col propagarsi dei monasteri, si moltiplicarono anche le copie del testo della <strong>Regola</strong>. Esistono<br />
oggi molti manoscritti del testo della RB (solo nella biblioteca nazionale <strong>di</strong> Parigi ne esistono piu'<br />
<strong>di</strong> 30); il problema principale e' stabilire, secondo la datazione e l'analisi storica, quale si avvicini<br />
al testo originario.<br />
Il manoscritto piu' antico che abbiamo e' il cosiddetto Co<strong>di</strong>ce O (i manoscritti sono in<strong>di</strong>cati con<br />
una lettera del nome della biblioteca in cui sono conservati e dal numero d'or<strong>di</strong>ne). Si trova nella<br />
biblioteca <strong>di</strong> Oxford e fu redatto nel sec.VIII in Inghilterra. Pero', secondo gli storici, contiene un<br />
testo interpolato, cioe' corretto dai copisti preoccupati <strong>di</strong> migliorarne il latino.<br />
I numerosi manoscritti della RB vengono <strong>di</strong>visi in categorie secondo il latino usato. Abbiamo cosi'<br />
tre tipi o classi:<br />
A. testo puro<br />
B. testo interpolato o corretto secondo la grammatica classica<br />
C. testo "recepto" (=accettato).<br />
A. TESTO PURO<br />
1. Co<strong>di</strong>ce (OMEGA)<br />
Autografo <strong>di</strong> S.<strong>Benedetto</strong> scritto a Montecassino. Quando nel 577 i Longobar<strong>di</strong> <strong>di</strong>strussero<br />
l'abbazia il prezioso co<strong>di</strong>ce fu portato dai monaci a Roma nella biblioteca lateranense. Rie<strong>di</strong>ficato<br />
il monastero nel;; 740-742 dall'abate Petrobace, Papa Zaccaria restitui' l'autografo. Nell'833 i<br />
Saraceni devastarono Cassino e i monaci fuggirono nuovamente con l'autografo a Teano. Ma qui<br />
nell'896 il co<strong>di</strong>ce ando' perduto in un incen<strong>di</strong>o.
2. Co<strong>di</strong>ce (PSI)<br />
Nel 787 due monaci francesi avevano fatto una copia esatta dell'autografo, il co<strong>di</strong>ce omega<br />
(quando ancora si trovava a Montecassino), per or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Carlo Magno che voleva il testo esatto<br />
della <strong>Regola</strong> per introdurla nei monasteri del suo territorio. Il co<strong>di</strong>ce fu portato ad Aquisgrana.<br />
Disgraziatamente anche questo ando' perduto.<br />
3. Co<strong>di</strong>ce A: <strong>San</strong>gallensis 914.<br />
Nell'817 due monaci svizzeri si recarono ad Aquisgrana per fare una copia della copia; questa va<br />
identificata con il famoso manoscritto, ancor oggi conservato, il <strong>San</strong>gallensis 914, che<br />
rappresenterebbe cosi' il piu' fedele testimone dell'autografo. Avremmo cosi' un caso eccezionale<br />
nella storia della tra<strong>di</strong>zione manoscritta dei testi antichi: un co<strong>di</strong>ce che <strong>di</strong>sterebbe dall'autografo<br />
attraverso un solo interme<strong>di</strong>ario. L'autorita' del co<strong>di</strong>ce A e' confermata anche dall'analisi interna<br />
del testo, che evidenzia un latino del VI secolo localizzabile nell'Italia meri<strong>di</strong>onale. Il co<strong>di</strong>ce A e'<br />
chiamato "esemplare normale", ed e' quello oggi comunemente usato nelle e<strong>di</strong>zioni della <strong>Regola</strong>.<br />
Tra gli altri manoscritti derivati dal co<strong>di</strong>ce A, ricor<strong>di</strong>amo:<br />
4. Co<strong>di</strong>ce B: Vindobonensis 2232 (Vienna), contemporaneo al co<strong>di</strong>ce A (secolo IX), ma meno<br />
corretto e accurato.<br />
5. Co<strong>di</strong>ce C: Monacensis 28118, Monaco, secolo IX.<br />
6. Co<strong>di</strong>ce T: Monacensis 19408, Monaco, secolo VIII.<br />
7. Co<strong>di</strong>ce K: in Italia abbiamo i co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione cassinese, tutti in<strong>di</strong>cati con la lettera "K" e<br />
conservati a Montecassino. Il piu' antico e' il K 175 (secolo X), concorda molto spesso con A ed e'<br />
uno dei piu' autorevoli. Ricor<strong>di</strong>amo ancora il "K 179" e il "K 442" (secolo XI). Singolare e' il<br />
Co<strong>di</strong>ce X (= K 499) del secolo XIII-XIV, portato a Montecassino non si sa quando e da dove, con<br />
un testo assai guasto e insieme con tante concordanze con A.<br />
B. TESTO INTERPOLATO<br />
Si tratta <strong>di</strong> una classe <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ci che contengono un testo (assai <strong>di</strong>ffuso in Italia, Gallia, Inghilterra e<br />
Germania) con aggiunte e mo<strong>di</strong>fiche dovute o a una <strong>di</strong>fettosa intelligenza del testo o all'intenzione<br />
<strong>di</strong> adattarlo meglio alle regole grammaticali. L'archetipo (cioe' il primo <strong>di</strong> questo tipo da cui hanno<br />
avuto origine gli altri) si fa risalire fino al se.VI e viene in<strong>di</strong>cato con la lettera (SIGMA): e'<br />
inesistente. Tra i co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> questa famiglia ricor<strong>di</strong>amo:<br />
- Co<strong>di</strong>ce O: Oxoniensis Hatton 48, il piu' antico degli esistenti (secolo VIII);<br />
- Co<strong>di</strong>ce V: Veronensis LII (secolo VIII);<br />
- Co<strong>di</strong>ce S: <strong>San</strong>gallensis 916 (secolo IX), notevole per la traduzione interlineare in tedesco antico.<br />
C. TEXTUS RECEPTUS<br />
C'e' una terza famiglia <strong>di</strong> testi, sorta dai continui tentativi degli amanuensi <strong>di</strong> correggere l'originale<br />
e forse anche i testi interpolati e che gia' si presenta sin dalla fine del secolo VIII. Tale tipo <strong>di</strong>
testo, frequente gia' nel secolo X, invalse sempre piu' nell'uso comune perche' piu' facile a capirsi<br />
e piu' corretto grammaticalmente. E' quello or<strong>di</strong>nariamente conosciuto e stampato fin verso la fine<br />
del secolo scorso. E' stato chiamato Textus Receptus = TR (testo accettato).<br />
Nell'archivio del monastero <strong>di</strong> S.Silvestro in Montefano si conservano due co<strong>di</strong>ci della <strong>Regola</strong> che<br />
seguono la tra<strong>di</strong>zione cistercense: Co<strong>di</strong>ce 1 e Co<strong>di</strong>ce 2.(cf. articolo <strong>di</strong> L.SENA, Il testo della<br />
<strong>Regola</strong> <strong>di</strong> S.<strong>Benedetto</strong> contenuto nei due co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> Montefano, in "Inter Fratres", 39 (1989), pp.3-<br />
64. Il testo del Co<strong>di</strong>ce 2 e' pubblicato nel vol. 9 della "Bibliotheca Montisfani": Alle fonti della<br />
spiritualita' silvestrina. I <strong>Regola</strong> e Vita <strong>di</strong> S.<strong>Benedetto</strong>, testo latino e versione italiana, a cura <strong>di</strong><br />
L.SENA e V.FATTORINI, Fabriano 1990.<br />
NOTA IMPORTANTE<br />
Nonostante tutti questi co<strong>di</strong>ci, il pensiero genuino <strong>di</strong> S.<strong>Benedetto</strong> e' stato conservato, perche' le<br />
varianti (che non siano mai interpolazioni) non toccano quasi mai il senso, sicche' abbiamo la<br />
sicurezza <strong>di</strong> conoscere il pensiero autentico del santo Patriarca. Le <strong>di</strong>vergenze interessano<br />
specialmente lo stu<strong>di</strong>o filologico.<br />
10. EDIZIONI DELLA REGOLA<br />
Furono fatti vari tentativi nel 1600 <strong>di</strong> ricostruire un testo critico della <strong>Regola</strong>. Le e<strong>di</strong>zioni piu'<br />
importanti si hanno pero' solo a partire dal secolo scorso. Ricor<strong>di</strong>amo:<br />
Schmidt: nel 1880; poi nel 1892 piu' corretta della prima e<strong>di</strong>zione; ha per base il Co<strong>di</strong>ce A.<br />
Traube: famoso stu<strong>di</strong>o del 1898, in cui affronto' tutto il problema della trasmissione del testo dei<br />
vari co<strong>di</strong>ci ess., stabilendo saldamente il valore del co<strong>di</strong>ce A.<br />
Butler: nel 1912, nel 1927 e nel 1935, sul Co<strong>di</strong>ce A.<br />
E<strong>di</strong>zione del monastero <strong>di</strong> Cava dei Tirreni: nel 1913 e nel 1929: riporta alla lettera il testo del<br />
Co<strong>di</strong>ce A.<br />
Linderbauer: nel 1922 e nel 1928, testo molto stu<strong>di</strong>ato e accurato sulla scorta <strong>di</strong> A e dei migliori<br />
co<strong>di</strong>ci.<br />
Schmitz: nel 1946 e una seconda e<strong>di</strong>zione nel 1955.<br />
Negli ultimi anni si sono avuti stu<strong>di</strong> notevoli sotto l'aspetto critico, che hanno portato ad opere <strong>di</strong><br />
fondamentale valore. Ricor<strong>di</strong>amo:<br />
G.Penco: nel 1958, riporta le varianti dei co<strong>di</strong>ci A (e anche "alfa" = annotazioni marginali del<br />
co<strong>di</strong>ce A e O e anche <strong>di</strong> due manoscritti della RM, con cui confronta sempre la RB; aggiunge un<br />
acuto e <strong>di</strong>ligente commento.<br />
R.Hanslik: nel 1960 e' uscita la tanto attesa e<strong>di</strong>zione critica. L'illustre stu<strong>di</strong>oso ha consultato piu'<br />
<strong>di</strong> 300 co<strong>di</strong>ci sparsi nel mondo e riporta le varianti <strong>di</strong> piu' <strong>di</strong> 70. Utilissime sono l'introduzione e<br />
gli in<strong>di</strong>ci: quello della S.Scrittura e <strong>di</strong> tutti gli autori citati, quello delle parole, quello ortografico e<br />
quello grammaticale. Nel 1977 e' uscita la seconda e<strong>di</strong>zione.<br />
J.Neufville - A. de Vogue': Notevole lavoro uscito nel 1972 e anni seguenti. Al primo e' dovuta<br />
l'e<strong>di</strong>zione critica del testo, al secondo l'introduzione, annotazioni e commento. L'opera e' inserita<br />
nella serie dei volumi del De Vogue' sulla <strong>Regola</strong>: 7 volumi <strong>di</strong> vastissima eru<strong>di</strong>zione con<br />
commento abbondante ed eccellenti in<strong>di</strong>ci: delle parole, grammaticale, ortografico, ecc.
11. COMMENTI DELLA REGOLA<br />
I commentari alla <strong>Regola</strong> risalgono alla piu' remota antichita' e si susseguono man mano lungo il<br />
corso dei secoli. Ricor<strong>di</strong>amo:<br />
(a) Commentari antichi (dei secoli precedenti)<br />
Paolo Diacono: scrisse il primo commento alla <strong>Regola</strong>, secondo un'opinione, a Montecassino nel<br />
786.<br />
Smaragdo: "Expositio Regulae S.Bene<strong>di</strong>cti", verso l'820.<br />
Card.Giovanni de Torquemada: "Expositio in Regulam S.Bene<strong>di</strong>cti", nel 1441, stampato molte<br />
volte.<br />
Ab.Giovanni Tritemio: scrisse il "Commentariu" agli inizi del 1500 sui soli primi sette capitoli; e'<br />
una eccellente esposizione della dottrina ascetica <strong>di</strong> S.<strong>Benedetto</strong>.<br />
Martene: "Commentarium in Regulam S.Bene<strong>di</strong>cti", nel 1690, opera egregia sotto l'aspetto storico<br />
(riportato nel Migne).<br />
Calmet: eccellente commento con molta soda dottrina, nel 1732 (in francese, tradotto anche in<br />
italiano nel 1751).<br />
NOTA. Dagli stu<strong>di</strong> piu' recenti sembra ormai certo che i tre commenti <strong>di</strong>: Paolo Diacono,<br />
Ildemaro e del monaco Basilio, non sono altro che tre recensioni <strong>di</strong>verse del commento <strong>di</strong><br />
Ildemaro, composto quasi certamente a Civate (Como). Quin<strong>di</strong> cade l'attribuzione a Paolo<br />
Diacono, e il primo commentario alla RB risulta quello <strong>di</strong> Smaragdo; segue a pochissimi anni<br />
quello <strong>di</strong> Ildemaro.<br />
(b) Commentari recenti (<strong>di</strong> questo secolo, prima del 1980)<br />
P.Delatte: abate <strong>di</strong> Solesmes, scrisse il "Commentario alla <strong>Regola</strong> <strong>di</strong> S.<strong>Benedetto</strong>" nel 1913<br />
(tradotto in italiano nel 1951). La profonda dottrina teologica e l'amore delle tra<strong>di</strong>zioni monastiche<br />
ne fanno un'opera eccellente per lo stu<strong>di</strong>o e la formazione dei monaci. Forse e' un po' troppo<br />
personale.<br />
Butler: scrisse il "Bene<strong>di</strong>ctine Monachism". Espone i principi della <strong>Regola</strong> e il loro sviluppo nel<br />
corso della storia monastica.<br />
Linderbauer: scrisse l'interessantissimo "<strong>San</strong>cti Bene<strong>di</strong>cti Regulae Commentarius", nel 1922.<br />
Lavoro ancora fondamentale per l'esegesi della <strong>Regola</strong>, per l'esatta comprensione del pensiero <strong>di</strong><br />
S.<strong>Benedetto</strong>.<br />
Card.Ildefonso Schuster: scrisse nel 1942 un commento, frutto della sua esperienza <strong>di</strong> governo<br />
(era abate <strong>di</strong> S.Paolo fuori le Mura a Roma) e dei suoi precedenti stu<strong>di</strong>.<br />
I.Herwegen: abate <strong>di</strong> Einsiedeln, scrisse nel 1944 un commento che da' rilievo alla natura<br />
carismatica della vita monastica: "Il senso e lo spirito della <strong>Regola</strong> benedettina". Ma non sempre<br />
le sue idee appaiono accettabili.
D.Anselmo Lentini: monaco cassinese, scrisse il commento nel 1947; e' stato il primo che ha<br />
<strong>di</strong>viso i capitoli della RB in versetti, secondo il ritmo della frase latina, <strong>di</strong>visione oggi accettata da<br />
tutti, anche dai piu' gran<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi, e usata oggi comunemente in tutte le nuove e<strong>di</strong>zioni. Il<br />
commento del Lentini e' uscito in seconda e<strong>di</strong>zione nel 1980.<br />
B.Steidle: nel 1952, mette sopratutto in luce i rapporti della <strong>Regola</strong> col monachesimo antico.<br />
A. de Vogue': ha scritto negli anni 1972-1977 La Regle de Saint Benoit (gia' citato sopra tra le<br />
e<strong>di</strong>zioni critiche); per vastita', completezza, minuziosita' <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> esame, supera tutti i lavori<br />
moderni. L'insigne stu<strong>di</strong>oso esamina la <strong>Regola</strong> sotto tutti gli aspetti (ben 7 volumi); anche se in<br />
parecchi punti le sue opinioni possono essere <strong>di</strong>scutibile, l'opera e' senza dubbio una miniera <strong>di</strong><br />
osservazioni, <strong>di</strong> cui ormai nessuno stu<strong>di</strong>oso puo' fare a meno.<br />
G.Colombas: spagnolo, monaco <strong>di</strong> Montserrat, ha scritto nel 1979 La Regla de <strong>San</strong> Benito, un<br />
commento sobrio, ma profondo.<br />
(c) Commentari recentissimi (dal 1980 in poi)<br />
Nel 1980, in occasione del XV Centenario della nascita <strong>di</strong> S.<strong>Benedetto</strong>, sono usciti numerosi<br />
commenti nuovi e stu<strong>di</strong> sulla <strong>Regola</strong> o su aspetti <strong>di</strong> essa, e c'e' stato un nuovo fervore per<br />
l'approfon<strong>di</strong>mento della vita e dello spirito <strong>di</strong> S.<strong>Benedetto</strong>. In genere, in quasi ogni nazione dove<br />
sono presenti i monaci, sono usciti nuovi commentari, alcuni molto interessanti. Ne segnaliamo i<br />
seguenti:<br />
RB 1980 (Ed.T.Fry), Collegeville 1981. E' un importante lavoro fatto dai monaci degli Stati Uniti<br />
e vuole essere non un semplice commento, ma uno strumento <strong>di</strong> lavoro sulla <strong>Regola</strong>. Dopo una<br />
ricca bibliografia, la I.Parte comprende una lunga introduzione sulla storia del monachesimo; la<br />
II.Parte riporta il testo latino della <strong>Regola</strong> (dalla e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Neufville-DeVogue) con la traduzione<br />
inglese ben fatta e molto fedele; segue la III.Parte, la piu' lunga, con stu<strong>di</strong> su tematiche particolari:<br />
la terminologia, l'abate, il co<strong>di</strong>ce liturgico, le misure <strong>di</strong>sciplinari, la formazione, il ruolo della<br />
S.Scrittura nella RB, rapporti tra RB e RM. Sopratutto in questa terza parte si tiene molto conto<br />
degli stu<strong>di</strong> del DeVogue. Una IV.Parte comprende una concordanza latina e gli in<strong>di</strong>ci: tematico,<br />
scritturistico, patristico e delle opere antiche; segue la lista dei monasteri benedettini in U.S.A.<br />
Regle de Saint Benoit, testo e traduzione francese a cura <strong>di</strong> H.Rochais, introduzione e note <strong>di</strong><br />
E.Manning, E<strong>di</strong>zioni Cistercensi, Rochefort 1980. E' interessante per l'introduzione <strong>di</strong> Manning,<br />
in particolare riguardo al problema della RM, e anche per le note che in alcuni casi sono degli<br />
"excursus" (sui capp.8-18, sul co<strong>di</strong>ce penitenziale, sul cap.65 che Manning pensa non appartenga<br />
alla redazione originale della RB, sul cap.72. Una curiosita': in questo libro manca l'in<strong>di</strong>ce! Si<br />
sono scordati?<br />
S.<strong>Benedetto</strong> un maestro <strong>di</strong> tutti i tempi. Dialoghi e <strong>Regola</strong>, collana "scritti Monastici <strong>di</strong> Praglia,<br />
n.3, Padova 1981. Contiene la traduzione italiana del II.Libro dei Dialoghi e della <strong>Regola</strong>,<br />
traduzione fatta dalla benedettine dell'Isola <strong>di</strong> S.Giulio (Novara). La segnaliamo perche' sembra<br />
ben fatta (rispetto ad altre che spesso indeboliscono la forza delle espressioni <strong>di</strong> S.<strong>Benedetto</strong>),<br />
fedele al testo latino e che tiene conto degli stu<strong>di</strong> e approfon<strong>di</strong>menti recenti sulla RB. All'inizio<br />
c'e' una buona introduzione <strong>di</strong> D.Pelagio Visentin.<br />
A.M.Canopi: Mansuetu<strong>di</strong>ne: volto del monaco. Lettura spirituale e comunitaria della <strong>Regola</strong> <strong>di</strong><br />
S.<strong>Benedetto</strong> in chiave <strong>di</strong> mansuetu<strong>di</strong>ne, e<strong>di</strong>zioni "La Scala", Noci 1983. E' una interessante<br />
rilettura della RB alla luce della beatitu<strong>di</strong>ne del Vabgelo <strong>di</strong> Matteo sulla mansuetu<strong>di</strong>ne. Tutti i<br />
capitoli della RB sono confrontati con essa. Si tratta innanzitutto <strong>di</strong> una lettura spirituale della RB,<br />
frutto della lectio <strong>di</strong>vina, e suppone come substrato la Lettura comunitaria, cioe' l'ambito vitale <strong>di</strong>
una comunita' monastica che si confronta oggi con la RB, cercando <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare i segni dei<br />
tempi e <strong>di</strong> essere attenta al soffio dello Spirito.<br />
APPENDICE<br />
Congregazioni Benedettine<br />
(in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> fondazione)<br />
1. Congregazione Camaldolese<br />
Fondata da S.Romualdo (907-1027) con intento rigorista (eremo) verso il 980. L'eremo <strong>di</strong><br />
Camaldoli (AR) e' del 1022. Monasteri principali: Camaldoli, Fonte Avellana, Monte Giove,<br />
S.Gregorio al Celio (Roma), Ss.Biagio e Romualdo (Fabriano). Nel corso dei secoli ci sono stati<br />
altri due rami:<br />
- Camaldolesi <strong>di</strong> Montecorona: ebbe inizio nel 1520.<br />
- Camaldolesi Cenobiti: nel 1616 ebbe luogo una scissione tra i Camaldolesi. I cenobiti si <strong>di</strong>visero<br />
dagli eremiti e si organizzarono in una vera Congregazione molto fiorente al principio (oggi<br />
estinta).<br />
Oggi e' rimasta come Congregazione con il titolo <strong>di</strong> Monaci Eremiti Camaldolesi, che comprende<br />
eremi e cenobi.<br />
2. Congregazione <strong>di</strong> Vallombrosa<br />
Fondata da S.Giovanni Gualberto (985-1073) nell'anno 1039. Si <strong>di</strong>stinse nella lotta contro la<br />
simonia. Monasteri principali: Vallombrosa, S.Maria <strong>di</strong> Montenero (LI), Ss.Trinita' <strong>di</strong> Firenze,<br />
S.Prassede in Roma. Fondazione in Brasile.<br />
3. Congregazione Cistercense<br />
Fondata da S.Roberto Abate nel 1098. E' <strong>di</strong>visa in tante altre congregazioni (21) secondo la<br />
nazionalita' (ricor<strong>di</strong>amo quella <strong>di</strong> Casamari, con la famosa abbazia presso Frosinone).<br />
Da questa derivarono i: Trappisti (Cistercensi della stretta osservanza), fondati nel 1664 a Trappe<br />
(Francia) dal famoso Abbe' Rance'. Monasteri principali in Italia: Frattocchie (RM), Tre Fontane<br />
(RM).<br />
4. Congregazione <strong>di</strong> Montevergine<br />
Fondata da S.Guglielmo (1085-1142) nel 1124 con intento <strong>di</strong> austerita'. Abbazia-santuario a<br />
Montevergine (AV), <strong>San</strong>tuario S.Michele Arcangelo sul Monte Gargano. Oggi estinta come<br />
congregazione e associata alla Congregazione Sublacense.<br />
5. Riforma <strong>di</strong> Pulsano (Monte Gargano)<br />
Iniziata nel 1130 dal B.Giovanni da Matera (+1139). I monasteri pulsanesi abbracciarono la regola<br />
benedettina e si <strong>di</strong>ffusero nell'Italia Meri<strong>di</strong>onale e Centrale. Oggi estinta.
6. Congregazione Silvestrina<br />
All'inizio detta: Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> S.<strong>Benedetto</strong> <strong>di</strong> Montefano. Fondata da S.Silvestro Guzzolini (1177-<br />
1267) a Fabriano nel 1231. Piu' larga trattazione sara' data nel corso dello stu<strong>di</strong>o sulla storia della<br />
Congregazione.<br />
7. Congregazione Celestina<br />
Fondata da Pietro Morrone (poi Papa Celestino V), eremita sui Monti della Maiella, nel 1240. Il<br />
Papa <strong>di</strong>ede da osservare la <strong>Regola</strong> <strong>di</strong> S.<strong>Benedetto</strong> nel 1263. Dopo un periodo <strong>di</strong> grande floridezza,<br />
inizio' la decadenza che continuo' fino alla completa soppressione sotto Napoleone.<br />
8. Congregazione <strong>di</strong> Monte Oliveto<br />
Fondata dal B.Bernardo Tolomei nel 1319. Monasteri principali: Monte Oliveto Maggiore (SI),<br />
S.Miniato <strong>di</strong> Firenze, Settignano (FI), Seregno (MI), S.Anastasia in Roma, S.Maria Nova in<br />
Roma.<br />
9. Congregazione Cassinese<br />
Nel 1408 il monaco Ludovico Barbo inizio' un'azione che tendeva a unire varie abbazie per<br />
<strong>di</strong>fenderle dalla peste della "commenda". Il movimento ebbe inizio a S.Giustina <strong>di</strong> Padova col<br />
nome "De unitate seu de Observantia <strong>San</strong>ctae Justinae de Padua" (Unione o Osservanza <strong>di</strong><br />
S.Giustina <strong>di</strong> Padova). Monasteri principali: Montecassino, S.Paolo fuori le Mura in Roma,<br />
Cesena, Cava dei Tirreni, Pontida, S.Martino delle Scale (PA), Farfa, S.Pietro <strong>di</strong> Perugia.<br />
10. Congregazione Sublacense<br />
Nel 1842 il monaco cassinese Pier Francesco Casaretto, dopo varie peripezie, vedendo la<br />
decadenza che regnava nelle abbazie della sua congregazione (fu colpito specialmente a Subiaco),<br />
ideo' una riforma nel senso <strong>di</strong> un ritorno integrale alla <strong>Regola</strong>. Di qui ebbe origine la<br />
Congregazione Sublacense nel 1851, chiamata prima Congregazione Cassinese della prima<br />
osservanza. Il suo tentativo si realizzo' in Liguria con l'appoggio <strong>di</strong> Carlo Alberto a Genova e a<br />
Finalpia. Poi questi monaci riformati furono chiamati dal Papa anche a Subiaco. Monasteri<br />
principali in Italia: Subiaco, Genova, Finalpia (SV), Parma, Praglia, Noci, S.Giustina <strong>di</strong> Padova,<br />
Montevergine, S.Giorgio Maggiore <strong>di</strong> Venezia, Novalesa (TO). La Congregazione e' <strong>di</strong>visa in<br />
provincie secondo le nazioni.<br />
In altre nazioni i monasteri sono uniti in varie Federazioni o Congregazioni. Le trascriviamo in<br />
or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> erezione come Congregazione: cio' non significa che i monasteri sono stati fondati dopo<br />
queste date; molti monasteri sono antichi e vivevano in<strong>di</strong>pendenti; poi si sono uniti in Federazioni<br />
o Congregazioni:<br />
1. Congregazione Inglese (1336)<br />
2. Congregazione Ungherese (1514)<br />
3. Congregazione Svizzera (1602)<br />
4. Congregazione Bavarese (1684)<br />
5. Congregazione Solesmense (1837) succede alla Congr.Cluniacense.<br />
6. Federazione Americano-Cassinese (1855)
7. Congregazione Beuronese (1873)<br />
8. Federazione Svizzero-Americana (1881)<br />
9. Congregazione <strong>di</strong> S.Ottilia (1884)<br />
10. Congregazione Austriaca (1889)<br />
11. Congregazione dell'Annunciazione della B.V.M. (1920)<br />
12. Congregazione Slava (1845)<br />
13. Congregazione Olandese (1969): monasteri solesmensi in Olanda.<br />
14. Congregazione del Cono-Sur (1973) in Argentina, Cile e Uruguay.<br />
Ci sono poi dei monasteri singoli, non uniti in nessuna Congregazione. Tutte le Congregazioni<br />
sopra nominate (eccetto Cistercensi e Trappisti) sono unite nella CONFEDERAZIONE<br />
BENEDETTINA, eretta da Leone XIII nel 1893, che e' l'unione fraterna dei monaci che vivono<br />
sotto la stessa <strong>Regola</strong>, salva l'autonomia <strong>di</strong> ciascuna Congregazione o monastero. La<br />
Confederazione Benedettina e' presieduta dall'Abate Primate che risiede a Roma nel Collegio<br />
Internazionale <strong>di</strong> S.Anselmo sull'Aventino.<br />
Anche le Monache benedettine sono unite in Congregazioni, Federazioni, Unioni.<br />
Nel 1980 i monaci benedettini confederati erano 9.610 e le monache 11.925.<br />
Alberto da Cormano alberto@ora-et-labora.net