You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Prefazione<br />
Che cosa resta della «<strong>dolce</strong> <strong>vita</strong>» di Via Veneto? Una targa in ricordo<br />
di Federico Fellini, regista dell’omonimo film ma non certo<br />
il creatore di un fenomeno di costume che ha interessato tutto<br />
il mondo non tanto <strong>per</strong> la diffusione della pellicola quanto <strong>per</strong> il<br />
momento magico che Via Veneto e conseguentemente Roma vissero<br />
tra gli anni 50 e 60 <strong>per</strong> due cause specifiche: il basso costo<br />
del lavoro e l’interesse delle case cinematografiche americane a<br />
realizzare film in Italia anziché a Hollywood. Questo provocò un<br />
afflusso notevole e continuo di grandi star del cinema mondiale<br />
che scelsero di vivere, ovviamente, nella strada ritenuta più elegante<br />
di Roma, oltreché più dotata di servizi adeguati alle loro<br />
esigenze e abitudini.<br />
Ad oltre mezzo secolo di distanza, dell’esplosione di quel suggestivo<br />
fenomeno di costume resta ben poco. Persone che hanno<br />
meno di 60 anni non l’hanno visto, tantomeno vissuto. <strong>La</strong> moltitudine<br />
che in qualche modo vi aveva assistito si è grandemente<br />
rarefatta. I su<strong>per</strong>stiti non hanno né mezzi né voglia di raccontare.<br />
<strong>La</strong> rievocazione di quella era felice e spensierata è affidata quindi<br />
a chi non c’era o, peggio, a chi non c’era ma finge di esservi<br />
stato. I falsi si susseguono.<br />
Se è vero che Fellini si ispirò a un fenomeno esistente, significa<br />
che questo era in atto prima del 16 marzo 1959, giorno in cui egli<br />
dette il primo giro di manovella alla pellicola; ma questo significa<br />
anche che chi è nato, ad esempio, nel 1945, aveva soltanto 14<br />
anni. All’epoca la maggiore età si compiva a 21 anni, la gioventù<br />
non era così emancipata, dotata di mezzi finanziari e indipendente,<br />
da poter partecipare a quella «<strong>dolce</strong> <strong>vita</strong>»; neppure in ruoli subalterni,<br />
di servizio <strong>per</strong> quel mondo di inavvicinabili star del cinema,<br />
playboy, miliardari. Ecco <strong>per</strong>ché l’immagine di Via Veneto<br />
raccontata da chi non c’era, viene stravolta e falsificata. In tal<br />
modo si continua ad alimentare un mito <strong>per</strong> masse ignare o meglio<br />
un grande inganno, che non giova neppure al turismo e al<br />
commercio. <strong>La</strong> dimostrazione sta in quello che hanno fatto, o meglio<br />
fatto male o non fatto, gli amministratori pubblici locali.<br />
Ma come è nata la <strong>dolce</strong> <strong>vita</strong>? Bisogna distinguere il fenomeno<br />
di costume dal film così intitolato da Fellini, che ha preso spunto<br />
dal primo. Credo di essere uno dei pochissimi, se non il solo, a<br />
spiegarlo. E lo ritengo necessario, pur con un grandissimo ritardo,<br />
<strong>per</strong>ché il fenomeno è nato da una formula giornalistica lanciata<br />
dal Corriere d’Informazione, quotidiano del pomeriggio del<br />
Corriere della Sera alla cui direzione è oggi di nuovo un direttore,<br />
Ferruccio de Bortoli, dal punto di vista giornalistico tra i migliori<br />
6