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ISOLA<br />
I titoli<br />
NOSTRA<br />
«... e là fantasticando coi miei pensieri, ai miei occhi s’apria,<br />
la giacente città, e l’alpi e il mare e la seminascosta, <strong>Isola</strong> mia»<br />
Pasquale Besenghi<br />
PERIODICO DELLA COMUNITÀ<br />
DEGLI ISOLANI<br />
ANNO XLVI<br />
N. 384<br />
TRIESTE, 15 marzo 2011<br />
Poste Italiane S.p.A.-Sped. in Abb. Post . D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 n° 46) art. 1, comma 2, DCB<br />
Taxe perçue - Tassa pagata<br />
Attenzione! In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Trieste C.P.O. detentore<br />
del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.<br />
ISOLA NOSTRA - Via XXX Ottobre, 4 - 34122 TRIESTE - ITALIA Tel. 040.638.236<br />
E-mail: trieste@isolanostra.it<br />
La vita al “Silos’’ di Trieste<br />
<strong>Isola</strong>, ritratto di un paese e dei suoi abitanti<br />
Nicolò Delise detto “lustro’’<br />
Memorie, fatti, storia e leggende di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong><br />
Nonna Olga e <strong>non</strong>na Palmira: 210 anni in due<br />
Il concorso di poesia per ragazzi dedicato alla leggenda di San Mauro
LUNEDÌ 25 APRILE 2011<br />
Pellegrinaggio a Strugnano<br />
Continuando un’antica tradizione, l’appuntamento è<br />
per le ore 15.00 dinanzi alla grande Croce che sembra<br />
abbracciare il golfo di Trieste. Da qui partirà la<br />
processione diretta al Santuario di Santa Maria della<br />
Visione dove sarà celebrata la Santa Messa solenne.<br />
Dopo la Messa, appuntamento per quatro ciacole davanti<br />
al banchetto della nostra Nerina bonassa che ci<br />
aspetta numerosi per la consueta moltiplicazione dei<br />
pani e dei pesci…<br />
Saranno anche distribuite foto della festa degli anni<br />
precedenti.<br />
A Nerina il nostro grazie anticipato per quanto ha<br />
fatto e continua a fare per gli isolani in questa giornata<br />
di festa.<br />
AI LETTORI<br />
L’uscita del prossimo numero<br />
di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> è prevista<br />
per la metà del mese<br />
di GIUGNO 2011. Per<br />
evitare spiacevoli disguidi<br />
è necessario che tutto il<br />
materiale destinato alla<br />
pubblicazione (articoli,<br />
ricordi, necrologi, ecc.)<br />
pervenga in redazione entro<br />
il giorno<br />
10 MAGGIO 2011<br />
Grazie per<br />
la Vostra collaborazione<br />
Natale con i tuoi... e Pasqua...<br />
... Magari, approfittando di una bella giornata di sole<br />
a far conoscere la nostra bella <strong>Isola</strong> d'Istria ai nostri<br />
figli, ai nostri nipoti, ai nostri amici... perché c'è<br />
una <strong>Isola</strong> che tutti noi portiamo nel nostro cuore e<br />
una città che si chiama <strong>Isola</strong> in quell'Istria lasciata<br />
tanti e tanti anni fa a prezzo di tanti dolori, tante<br />
lacrime. Gli anni passano inesorabili per tutti ma la<br />
Comunità di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, l'<strong>Isola</strong> di don Attilio, si è<br />
mantenuta coesa attorno alle comuni memorie e sta<br />
ricomponendo anche i legami con chi l'<strong>Isola</strong> del nostro<br />
ricordo <strong>non</strong> l'ha mai lasciata. Il tempo lenisce<br />
e guarisce tutte le ferite e porta tutte le persone di<br />
buona volontà a unire le strade che percorrevano parallelamente<br />
senza quasi mai incontrarsi.<br />
La Redazione tutta augura a tutti gli affezionati lettori,<br />
ai loro familiari e ai loro amici, una Pasqua di serenità<br />
tutti uniti nel ricordo della nostra amata <strong>Isola</strong>.<br />
La Redazione<br />
Naz.<br />
IT<br />
ASSOCIAZIONE ISOLA NOSTRA<br />
VIA XXX OTTOBRE, 4 – 34122 TRIESTE<br />
TELEFONO 040-638236<br />
Check<br />
86<br />
NATI NEL 1941<br />
Gli isolani classe 1941, per festeggiare insieme i<br />
loro 70 anni, si ritroveranno domenica 22 maggio<br />
2011 in un ristorante di Trieste.<br />
Chi è interessato all’incontro – e speriamo di essere<br />
in tanti – può mettersi in contatto con<br />
Mario Depase (tel. 040-226853 – 339-6285748)<br />
Ottavio Dandri (tel. 040-360824 – 349-8363406)<br />
Viviana Vascotto (tel. 040-211281)<br />
Conto Corrente Postale n. 11256344<br />
Coordinate bancarie (IBAN):<br />
Cin<br />
X<br />
Cod. ABI<br />
07601<br />
CAB<br />
02200<br />
Codice BIC SWIFT: BPPIITRRXXX<br />
ORARIO UFFICIO:<br />
martedì-giovedì ore 10 - 12<br />
venerdi 16 - 18<br />
N° Conto<br />
000011256344<br />
E-mail: trieste@isolanostra.it<br />
Lo sport isolano merita una storia, sicuramente mai scritta,<br />
che vada al di là delle parole, abbracciando lo spirito della<br />
sua gente e il senso umano degli avvenimenti sportivi. E’ proprio<br />
questo è lo spirito che ha spinto l’amico Walter Pohlen<br />
a creare il DVD<br />
ISOLA D’ISTRIA, TERRA GIA’ ITALIANA,<br />
TERRA DI CAMPIONI<br />
un’opera dedicata a tutti gli sportivi, famosi e meno famosi,<br />
che hanno tenuto alto il nome di <strong>Isola</strong> sui campi di gara di<br />
tutto il mondo.<br />
Il DVD è disponibile in sede, insieme agli altri già realizzati<br />
da Walter Pohlen in questi anni: “L’<strong>Isola</strong> chiamata ricordo”,<br />
“<strong>Isola</strong>, estate 1952” e “Cartoline da <strong>Isola</strong>”.
15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />
1<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Periodico trimestrale della<br />
Comunità degli esuli d’<strong>Isola</strong><br />
d’Istria fondato da<br />
Don Attilio Delise nel 1965<br />
Direttore responsabile<br />
Franco Stener<br />
Assistenti di redazione<br />
Anita Vascotto<br />
Attilio Delise<br />
Umberto Parma<br />
Hanno collaborato a questo numero:<br />
Claudio Antonelli<br />
Paolo Coppo<br />
Dino Degrassi<br />
Franco Degrassi<br />
Piero Degrassi<br />
Ferruccio Delise<br />
Mario Depase<br />
Licinio Dudine<br />
Emilio Felluga<br />
Mario Lorenzutti<br />
Walter Pohlen<br />
Romano Silva<br />
Fabio Vascotto<br />
Roberto Zonta<br />
Don Piero Zovatto<br />
Gianni Zvitanovich<br />
Direzione, Redazione,<br />
Amministrazione<br />
Via XXX Ottobre, 4<br />
34122 TRIESTE<br />
Editrice: Associazione<br />
“ISOLA NOSTRA’’<br />
Autorizzazione del Trib. di<br />
Trieste n. 843 del 4.5.1992<br />
Conto corrente postale<br />
n. 11256344<br />
Orario degli uffici:<br />
Martedì dalle 10 alle 12<br />
Giovedì dalle 10 alle 12<br />
Venerdì dalle 16 alle 18<br />
Telefono 040/63.82.36<br />
Grafica e stampa:<br />
F 451 S.c.ar.l.<br />
Pasqua speranza nel mondo<br />
Anche quest’anno l’inverno<br />
ha mostrato tutta<br />
la sua austerità di<br />
freddo, di gelo, di bora e di<br />
tornado impressionanti nei vari<br />
continenti. Con la primavera si<br />
rinnova il ciclo delle stagioni e<br />
le rondini fanno gioiosi i nostri<br />
alberi che ritornano a fiorire<br />
festosi.<br />
La Quaresima ci ha impartito<br />
una lezione di austerità, insistendo<br />
sulla penitenza, atteggiamento<br />
interiore che esprime<br />
il sentimento religioso presso<br />
tutti i popoli. A Dio si va con<br />
cuore contrito, che si riconosce<br />
indigente davanti al Creatore:<br />
povero di tutto e incapace di<br />
operare la propria salvezza.<br />
Questo senso di insufficienza ci<br />
riporta a Colui che passò la sua<br />
vita “beneficando” e “rendendo<br />
grazie” all’Altissimo per tutti i<br />
doni riversati sull’umanità.<br />
Anche sulla preghiera punta<br />
il periodo di preparazione alla<br />
Pasqua. Essa è un “orare”, un<br />
parlare a Dio, un dialogare con<br />
i suoi desideri per partecipare<br />
del suo disegno provvidenziale<br />
di salvezza nei nostri riguardi.<br />
La preghiera è sempre la<br />
debolezza di Dio e la nostra<br />
potenza supplichevole. Egli si<br />
intenerisce con l’uomo quando<br />
lo vede avvicinarsi con la sua<br />
“povertà radicale” di mendicante<br />
d’amore.<br />
La Pasqua nel suo significato<br />
vuol dire “passaggio” verso<br />
la vittoria. E sono due le vittorie<br />
di questa festività: quella<br />
sul peccato, perché Dio ci ha<br />
riscattato; e quella sulla morte<br />
che perde la sua fisionomia di<br />
annientamento senza futuro.<br />
L’uomo nuovo reca con sé l’annuncio<br />
della sapienza cristiana<br />
superando “lo scandalo della<br />
Croce”. La logica di Dio vince<br />
la dialettica degli uomini, la<br />
vittoria di Cristo risorto dà il<br />
coraggio al cristiano di essere<br />
speranza vivente nel mondo.<br />
Anche il cristiano come<br />
Ecce homo<br />
Sospeso sulla punta di uno spillo<br />
freme l’io nel dolore,<br />
dal nulla frantumato.<br />
Sopporta l’angoscia del mondo<br />
nella discesa in un abisso oscuro,<br />
m’inchioda sulla croce<br />
il silenzio infinito<br />
di un Dio sempre morente.<br />
Di una morte che vive in eterno<br />
sono assorto nella gola profonda.<br />
Una tenerezza d’oblio<br />
m’incanta in una nostalgia<br />
di pianto: ecce homo.<br />
Pietro Zovatto<br />
l’apostolo Giovanni entra nel<br />
sepolcro vuoto e si unisce al<br />
“vide e credette”. E come San<br />
Paolo grida forte: “Morte, dov’è<br />
la tua vittoria?”.<br />
Don Pietro Zovatto<br />
Siamo prossimi alle festività pasquali, e mi è venuta in mente l’ultima Pasqua trascorsa ad<br />
<strong>Isola</strong>. Il “santino” è quello distribuito da don Attilio a tutti coloro che ricevevano la Santa<br />
Comunione Pasquale. Era il lontano 7 aprile 1955 (Giovedì Santo), ed è con tanta tristezza che<br />
penso a quei giorni, quando si era dovuto lasciare la propria casa per venire a Trieste, senza<br />
avere una precisa meta. Si sapeva che ci aspettava il campo profughi, e ci siamo trovati ad<br />
Opicina nelle baracche lasciate libere dai militari americani. E’ stata veramente una Pasqua<br />
di passione, per me, per mia sorella e per i miei genitori…<br />
Ho voluto inviare queste poche righe sperando di fare cosa gradita a tutti coloro che si ricordano<br />
di quei periodi così tristi… Grazie.<br />
Gianfranco Vittori
2 15 marzo 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
<strong>Isola</strong>ni che si fanno onore: Flori Degrassi<br />
Nuovo direttore sanitario del Policlinico S.Maria di Siena<br />
Dallo scorso 1° novembre la dott.sa Flori<br />
Degrassi è il nuovo direttore sanitario del<br />
Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena. Sino<br />
a quella data era direttore della struttura complessa<br />
di “Verifica e valutazione attività sanitaria<br />
interna” e responsabile “Area sviluppo, controllo<br />
e monitoraggio del Sistema Sanitario” dell’ ASL<br />
“Roma D”.<br />
Flori Degrassi, figlia di Adalgerio lugro e<br />
Adele Colomban, si è laureata in Medicina presso<br />
l’Università di Trieste, specializzandosi poi in<br />
Igiene e Medicina Preventiva a Roma e in Chirurgia<br />
Generale a Trieste.<br />
Dal 1977 ha al suo attivo un curriculum professionale<br />
ricco di esperienze importanti: dal 1977 è<br />
stata tra l’altro direttore generale della ASL Roma<br />
B (che gestiva 4 distretti con due poli ospedalieri)<br />
e direttore dell’Ospedale Pediatrico di Ancona,<br />
oltre a importanti ruoli direttivi anche presso le ASL di Pisa e Rieti, il San Filippo Neri di<br />
Roma e l’Ospedale CTO della ASL Roma C.<br />
Da sempre ha anche mostrato grande attenzione al mondo del volontariato, occupandosi<br />
sin dal conseguimento della laurea della problematica del cancro alla mammella, fondando nel<br />
1983 il Comitato Riabilitazione Mastectomizzate, oggi ANDOS (Ass. Naz. Donne Operate al<br />
Seno), di cui è dal 2001 coordinatrice nazionale, con 56 comitati da gestire. Importati ruoli<br />
svolti anche nell’ONDA (Osservatorio Nazionale della salute della donna) e nella FAVO<br />
(Federazione italiana Federazioni di Volontariato in Oncologia).<br />
Questa seconda generazione di isolani, che riesce a raccogliere in svariati campi traguardi<br />
importanti, testimonia in modo eloquente la capacità che sempre ha contraddistinto la nostra<br />
gente.<br />
Il Premio “<strong>Isola</strong> d'Istria 2010”<br />
ad Albino Troian<br />
L o scorso 26 novembre ad <strong>Isola</strong>, nella serata della presentazione<br />
a Palazzo Manzioli del libro “L’isola dei pescatori”<br />
di Ferruccio Delise, è stato assegnato dalla Comunità<br />
Italiana il premio “<strong>Isola</strong> d’Istria 2010” all’isolano Albino<br />
Troian, residente a Marano Lagunare, autore nel 2001 del<br />
volume “Il mio mare – sessant’anni di pesca nell’Alto<br />
Adriatico”. In quel volume l’autore aveva illustrato le nuove<br />
metodologie di pesca (in particolare la saccaleva) usate dalla<br />
sua famiglia sin dagli anni ’20 (vedere a pag. 294 del libro<br />
di Ferruccio Delise).<br />
In assenza del premiato, classe 1919, che per le avverse<br />
condizioni del tempo <strong>non</strong> aveva potuto raggiungere <strong>Isola</strong>,<br />
il riconoscimento è stato consegnato simbolicamente al<br />
dott. Alessandro Losi, del Consolato Generale d’Italia a<br />
Capodistria.<br />
Albino Troian è nato ad <strong>Isola</strong> il 7 ottobre 1919. La passione per il mare, tramandata dai<br />
suoi avi, lo aveva spinto, terminati gli studi dell’obbligo, ad esercitare la pesca sull’imbarcazione<br />
“Guglielmo Marconi”. Nel 1938 ha prestato servizio militare nella Regia Marina,<br />
imbarcato come motorista navale sino alla fine del conflitto.<br />
Già nel 1948, per mantenere la sua cittadinanza italiana, aveva lasciato <strong>Isola</strong> con la sua<br />
barca approdando a Marano Lagunare, dove tuttora risiede. Nella località rivierasca, importante<br />
centro per la pesca e il commercio ittico, è stato anche vicesindaco e presidente della<br />
locale Cooperativa Pescatori.<br />
Dopo settant’anni di gioie e dolori trascorsi sul mare aveva voluto lasciare ai giovani<br />
pescatori questi appunti in cui descriveva alcuni aspetti della pesca sul “suo” mare.<br />
Un Sindaco<br />
“abbronzato”<br />
a Pirano<br />
Nel comune di Pirano, lo scorso<br />
ottobre, è stato eletto sindaco<br />
il cittadino sloveno Peter Bossman,<br />
medico, originario del Ghana e<br />
giunto nella allora Jugoslavia per gli<br />
studi universitari. Gli elettori hanno<br />
premiato le qualità del loro concittadino<br />
e <strong>non</strong> hanno giustamente<br />
tenuto conto del colore della sua<br />
pelle. Evidentemente, sulla piazza,<br />
in corsa per la nomina <strong>non</strong> esisteva<br />
al momento elemento più valido per<br />
lo schieramento che lo ha espresso e<br />
che ha vinto le elezioni.<br />
A Trieste, l’anziano letterato triestino<br />
Boris Pahor ha stigmatizzato la<br />
nomina di un nero, uno straniero, a<br />
guida di Pirano, denunciando in tale<br />
fatto la scarsezza di una coscienza<br />
nazionale slovena. Da parte dell’illustre<br />
letterato <strong>non</strong> ci si sarebbe<br />
aspettato questa presa i posizione:<br />
è doveroso tener presente che nelle<br />
cittadine slovene istriane le etnie minoritarie<br />
nel loro assieme superano<br />
quella slovena e quindi la scelta dei<br />
candidati ai vari posti amministrativi<br />
viene operata in un ambiente più<br />
vasto, con risultati che hanno già nel<br />
passato hanno visto a Capodistria<br />
ed <strong>Isola</strong> esponenti della minoranza<br />
italiana in ruoli direttivi.<br />
Il prof. Pahor nella sua intervista<br />
al “Primorski”, il quotidiano della<br />
minoranza slovena in Friuli Venezia<br />
Giulia, dichiara che l’Italia vuole<br />
nuovamente “italianizzare” l’Istria:<br />
parole veramente prive di qualsiasi<br />
fondamento in quanto l’italianità<br />
dell’Istria <strong>non</strong> ha bisogno di essere<br />
“nuovamente italianizzata”. Lo è<br />
sempre stata nelle sue più profonde<br />
radici e né nuovi “marina”, né mega<br />
casinò la possono cambiare.<br />
Stupisce questa presa di posizione<br />
del letterato triestino: nazionalismo<br />
e razzismo dovrebbero<br />
essere elementi lontani dalla sua<br />
abituale logica, proprio per quelle<br />
doverose ferite che ha riportato sulla<br />
sua pelle in nome del nazionalismo<br />
esasperato…<br />
Da parte nostra auguriamo al<br />
neo-eletto sindaco di Pirano buon<br />
lavoro e doveroso rispetto delle<br />
minoranze che compongono il<br />
Comune.<br />
R.S.
15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />
3<br />
La perdita di Dino Gubertini<br />
lascia un senso di vuoto<br />
profondo <strong>non</strong> solo nei membri<br />
della sua famiglia, nei suoi parenti<br />
ed in colei che gli è stata<br />
vicino negli ultimi anni della<br />
sua vita, ma anche in noi della<br />
“Pullino” e di “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”,<br />
che a lui eravamo legati da uno<br />
stretto vincolo di amicizia e<br />
da una lunga consuetudine di<br />
frequentazione. Siamo tutti accomunati<br />
nel dolore e sentiamo<br />
fortemente la sua mancanza.<br />
Della “Pullino” era socio da<br />
più di 25 anni, dei quali ben oltre<br />
15 li aveva trascorsi da dirigente<br />
sociale. Un dirigente attento,<br />
entusiasta, attivo e generoso; un<br />
punto di riferimento per tutti gli<br />
appartenenti al sodalizio: benvoluto<br />
ed ascoltato, <strong>non</strong> solo da<br />
noi più anziani e suoi coetanei<br />
- che portavamo insiti rapporti di<br />
antica consuetudine nata quando<br />
ancora ragazzi vivevamo ad<br />
<strong>Isola</strong> - ma anche da tutti gli altri,<br />
dirigenti, soci ed atleti ben più<br />
giovani di noi. Mi piace ricordare<br />
lo scosciante applauso ed il corale<br />
grido di acclamazione: “Dino,<br />
Dino, ….Dino!” dei giovani<br />
atleti, con il quale fu salutato il<br />
conferimento di un simbolico<br />
riconoscimento sociale attribuitogli<br />
l’anno appena passato.<br />
In occasione di ogni proposta<br />
e davanti a qualsiasi iniziativa<br />
che potesse portare qualche<br />
miglioramento o qualche utilità<br />
alla nostra Società era il primo<br />
a rispondere positivamente e<br />
fungere da esempio a tutti gli<br />
altri. Non sprecava parole, ma si<br />
metteva subito all’opera, impegnandosi<br />
al massimo per la realizzazione<br />
di quanto proposto;<br />
<strong>non</strong> si risparmiava, lavorava<br />
sodo mettendo a disposizione la<br />
sua capacità e la sua competenza,<br />
così come aveva fatto nella<br />
vita, sin da giovane, quando<br />
aveva realizzato da solo e con le<br />
sue forze una seria ed importante<br />
attività imprenditoriale, che<br />
aveva poi sempre curato e che<br />
perdura tutt’ora.<br />
Il compenso per tutto que-<br />
sto era per lui l’intima soddisfazione<br />
di aver contribuito a<br />
realizzare qualcosa di utile per<br />
la Società e per i suoi atleti e di<br />
avere, in qualche modo, portato<br />
alto il nome della “Pullino”. E<br />
così ha fatto finché la salute<br />
glielo ha consentito.<br />
Ho sempre davanti agli occhi<br />
due diverse immagini di Dino: la<br />
prima, felice, sorridente e soddisfatto<br />
dopo aver partecipato<br />
con successo a qualche competizione<br />
sportiva; la seconda,<br />
che <strong>non</strong> potrò mai dimenticare,<br />
alla fine dell’ultima Assemblea<br />
e pranzo sociale, per il successo<br />
dei quali aveva lavorato senza<br />
Fabio Vascotto nuovo Presidente della S.N.Pullino<br />
Subentra al dott. Franco Degrassi, eletto revisore della Federcanottaggio<br />
Dopo quasi 23 anni di presidenza<br />
Franco Degrassi<br />
lascia la poltrona a Fabio Vascotto.<br />
Ho sbagliato: il sedile<br />
e i cordini del timoniere al suo<br />
vice-presidente. Infatti tutto<br />
si trova alla Pullino meno che<br />
una poltrona.<br />
Quando Franco subentrò a<br />
Fabio Colocci la Pullino aveva<br />
sempre l’antico motto “povera<br />
di mezzi ma ricca di virtù”; ora<br />
la consegna al suo fedele amico e<br />
consocio con il motto modificato<br />
in “ricca di mezzi perché ricca<br />
di virtù”. E queste virtù sono il<br />
patrimonio morale e prestigioso<br />
della società e la proprietà della<br />
sede (solo la Canottiere Nettuno<br />
nella nostra regione può così vantarsi),<br />
con una bella vasca-voga<br />
ed altri accessori.<br />
Dino Gubertini: un grande dirigente della Pullino<br />
Dal calcio al mare, una grande passione sportiva<br />
Ma direi che le grandi virtù<br />
hanno anche dei nomi: Bruno<br />
Derossi, Antonietto Depase,<br />
Gigi Carboni, Franco Stener,<br />
Marco Finocchiaro, Marco<br />
Stener, Alessandro Visintin, Fabio<br />
Strain, Emanuele Baldini,<br />
e, fino a poco tempo fa, Dino<br />
Gubertini, Ennio Drioli, Fabio<br />
Colocci, Franco Finocchiaro,<br />
Dino Degrassi, Donato Ciacchi<br />
e lo stesso Franco Degrassi, per<br />
citarne soltanto alcuni.<br />
A Franco va un caldo ringraziamento<br />
per quello che ha<br />
fatto, ed un augurio di buon<br />
lavoro per il prestigioso incarico<br />
in seno alla Federazione<br />
Italiana Canottaggio.<br />
A Fabio l’augurio di sentirsi<br />
orgoglioso di questo incarico,<br />
peraltro meritato, per il grande<br />
lavoro che ha fatto con tutti<br />
coloro che lo hanno preceduto.<br />
Circondato dalla stima e dall’affetto<br />
di tutti coloro che lo<br />
conoscono dentro e fuori alla<br />
Pullino, sarà sicuramente un<br />
bravo Presidente!.<br />
sosta, quando, con il viso già<br />
segnato dal male e dalla fatica,<br />
nel salutarci, per sottolineare il<br />
buon esito della manifestazione,<br />
incurante del suo male, mi disse:<br />
“Vedi Franco anche questa volta<br />
tutto è andato bene ed abbiamo<br />
fatto una bella figura!”. Dopo<br />
poco più di un mese ci avrebbe<br />
lasciato.<br />
Così era Dino!<br />
Grazie Dino per quanto hai<br />
fatto. Resterai sempre nei nostri<br />
cuori.<br />
Franco Degrassi<br />
Una madre<br />
A Pia Ricordi<br />
Sposa felice<br />
infelice madre<br />
di un figlio<br />
agli arti infermo<br />
coraggiosa e forte<br />
nascose il dolore<br />
nell’apparente allegria<br />
stanca delusa<br />
alle filanti stelle<br />
le poche speranze<br />
affidava<br />
in quelle calde<br />
sere isolane.<br />
Alessandro Mirt<br />
Con queste mie ultime brevi,<br />
mi congedo da <strong>Isola</strong><br />
<strong>Nostra</strong>, e per l’età avanzata<br />
(86 anni) e per esaurimento<br />
tematico… Sperando di <strong>non</strong><br />
avervi deluso, auguro a voi<br />
un buon proseguimento nel<br />
ricordare sempre la vostra<br />
e la “mia” <strong>Isola</strong>.<br />
Alessandro
4 15 marzo 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Lettere in<br />
Redazione<br />
Una notizia spicciola da Emilio Prata, milanese DOC – Anche<br />
quest’anno a Varese, sempre ospiti nella sede della Prefettura<br />
a Villa Recalcati, lo scorso 12 dicembre si è tenuto l’annuale<br />
raduno degli esuli istriani, fiumani e dalmati, sempre organizzato<br />
dalla vivacissima avv. Sisi. Numero dei presenti purtroppo<br />
alquanto assottigliato: anche da Milano ne mancavano tre<br />
(sei i presenti).<br />
Io milanese, tanto per fare qualcosa, ho preparato una ballata<br />
riscuotendo (bontà loro) graditissimi applausi.<br />
Colgo l’occasione per augurare a tutta la redazione (e perché<br />
no, anche alla tipografia) un sereno e proficuo 2011 anche da<br />
parte della mia consorte Mirella Bacci.<br />
Emilio Prata, Milano<br />
PER AMOR DI PATRIA<br />
Da molti anni in quel di Varese<br />
nella splendida Villa Recalcati,<br />
concessa dalla Prefettura,<br />
per un convivio siamo qui radunati.<br />
Farse i auguri per Nadal<br />
e per ciacolar, <strong>non</strong> poco,<br />
intonando il “Va pensiero”,<br />
con in cuor un certo gropo.<br />
Per le giovani generazioni<br />
lasciare il ricordo<br />
di questa pagina di storia<br />
dai veci impressa nella memoria.<br />
Così ‘sti istriani, fiumani e<br />
dalmati<br />
della loro terra natia<br />
i gà sempre la nostalgia!<br />
Della loro terra natia<br />
i gà ovunque la nostalgia…<br />
Emilio Prata<br />
Cara <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>,<br />
con grande piacere ho visto nel numero di settembre la foto di<br />
Gemma Marchesan assieme alla sua bella famiglia.<br />
Ciao, Gemma, <strong>non</strong> so se tu mi ricordi: sono Luciana, la nipote<br />
di Santina e di Toni Giani, vicini di casa tua prima che ti sposassi.<br />
Venivo da Trieste ogni estate a trascorrere le mie vacanze<br />
dai <strong>non</strong>ni, e <strong>non</strong> vedevo l’ora di venire da te per stare un po’ in<br />
compagnia e vedere come confezionavi i centrini ai ferri. Da<br />
allora sono trascorsi tantissimi anni e le strade della nostra vita<br />
<strong>non</strong> si sono più incrociate, ma i tuoi “centrini” hanno sempre<br />
un posto d’onore nella mia casa. Cara Gemma, quando penso<br />
ai bei giorni trascorsi a <strong>Isola</strong>, mi ricordo sempre di te poiché<br />
fai parte della mia infanzia, e <strong>non</strong> ti dimenticherò mai.<br />
Ti mando dalla lontana Australia un caro saluto e un grosso<br />
“basòn”. Un caro saluto e il mio ringraziamento anche a tutti<br />
voi della redazione di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>.<br />
Luciana de Martin, Australia<br />
Av r e i p i a c e -<br />
re che venisse<br />
pubblicata su<br />
I s o l a N o s t r a<br />
questa vecchia<br />
foto, scattata nel<br />
1952 (dal fotografo<br />
ufficiale<br />
della Triestina,<br />
che allora, bei<br />
tempi…, giocava<br />
ancora in Serie<br />
A) nel vecchio<br />
campo del Ponziana<br />
nell’attuale<br />
via Italo Svevo.<br />
Pochi isolani ormai si ricorderanno che io – esule a Trieste dal 1951 al 1956, e mentre<br />
frequentavo l’Istituto Nautico - ero il portiere della squadra del Ponziana che allora<br />
militava nel campionato di Promozione.<br />
Ricordo ancora alcune parole di una lettera che, prima della scomparsa, mi scrisse<br />
il mio grande amico Nino Vascotto morèr: “<strong>non</strong> ti mancava l’abilità nel calcio come<br />
portiere prima a <strong>Isola</strong> e poi con il Ponziana, dove venivo a vederti negli allenamenti…<br />
e quando difendevi la porta della squadra del “Nautico” ero realmente orgoglioso di<br />
presentarmi come tuo amico…”<br />
Un caro saluto a tutti gli isolani da<br />
Lucio Degrassi (paradiso), Stati Uniti<br />
Recentemente avete pubblicato alcune mie poesie: si vede che sono abbastanza piaciute perché ho ricevuto tanti complimenti.<br />
Ma la sorpresa che ho avuto una sera ha superato tutte le parole.<br />
Domenica 9 gennaio squilla il mio telefono e dall’altra parte sento la voce di un signore che al primo momento <strong>non</strong> ho proprio<br />
riconosciuto. Mi chiede se sono io Alessandra Costanzo e mi dice che ha cercato il mio numero di telefono per mettersi in<br />
contatto con me e farmi i complimenti. Poi si presenta e mi dice chi è: Elvio Chelleri, figlio di Giusto (manestra), che mi stava<br />
chiamando dal Canada.<br />
Abbiamo parlato per più di un’ora e gli ho anche detto che gli sarebbe costato meno venire a Trieste… Abbiamo ricordato<br />
la nostra <strong>Isola</strong> quando eravamo bambini… poi l’esodo e il periodo vissuto nel Campo Profughi di Barcola, prima che lui se<br />
ne andasse via. E’ emigrato in Canada circa cinquant’anni fa, e i primi tempi sono stati per lui molto duri, solo, senza un<br />
lavoro, solo neve e freddo… Poi si è sistemato ed è anche ritornato qualche volta in Italia. La nostalgia per il suo paese però<br />
gli rimarrà dentro per tutta la vita.<br />
Mi ha anche pregato di dirvi che aveva inviato le foto dei suoi genitori ma <strong>non</strong> sono state pubblicate. Spero farete questa<br />
piccola correzione per questo bravo signore che ha il suo paese sempre nel cuore (in verità le foto nella lettera <strong>non</strong> c’erano, ed era<br />
stata pubblicata soltanto l’elargizione in memoria dei genitori; abbiamo provveduto comunque in questo numero. NdR).<br />
Quando ci siamo salutati con tanta commozione abbiamo detto assieme: Viva <strong>Isola</strong>!<br />
Grazie per la vostra attenzione e per aver pubblicato la mia poesia in modo così bello che quando ho aperto <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> mi<br />
sono messa a piangere…<br />
Alessandra Zuliani Costanzo, Muggia
15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />
5<br />
Un grande ringraziamento a Walter Pohlen per il suo magnifico DVD<br />
“<strong>Isola</strong> d’Istria, terra già italiana, terra di campioni”. Ne sono rimasta<br />
entusiasta, specialmente perché mi sono anche rivista in varie foto<br />
delle ginnaste del Dopolavoro Arrigoni ma anche per la memoria<br />
della nostra gioventù a <strong>Isola</strong>.<br />
Lettere in<br />
Redazione<br />
Anche la foto che avrei piacere venisse pubblicata mi riporta indietro nel tempo, quando frequentavo l’asilo gestito dalle Piccole<br />
Suore della Divina Provvidenza. Essendo io nata nel 1924, la foto dovrebbe risalire al 1929. Forse pochi vi si potranno<br />
riconoscere ma tanti vi dovrebbero ritrovare la loro mamma o le loro <strong>non</strong>ne.<br />
Insieme alle due suore e al parroco Muiesan ricordo: a sinistra, nella prima fila: Vanda Bacci, Anita Troian, Marinella, Mariucci,<br />
Oliva. Nella seconda fila: Mariucci Marin, Bianca Degrassi, Isolina, dietro da sola Leda Goina. Nella terza fila: Alcea, Silvana<br />
Giorda, Mariucci Degrassi.<br />
A destra, nella prima fila: Neverina Pozzetto, Bruna, Maria Zaro, Maria Bologna. Nella seconda fila: Itala, Silvana Moratto,<br />
Fernanda, Mariucci. Nella terza fila: Mariucci Stradi, Mariucci Degrassi, Amalia.<br />
Un caro saluto a tutti anche dalle mie figlie Flavia e Ilva.<br />
Bianca Degrassi Vascotto, Australia<br />
Carissimi,<br />
appena iniziato e già questo 2011 qui in Australia si rivela come l’anno peggiore. Dopo anni di siccità che hanno messo a dura<br />
prova la popolazione di tutta l’Australia, la pioggia è arrivata, e dal Tropico al Nord scende al sud del Victoria creando alluvioni.<br />
I danni alle abitazioni, all’agricoltura e ai trasporti sono indescrivibili, la distruzione è enorme in un’area più grande della<br />
Francia e della Germania messe assieme. Miniere sott’acqua hanno fermato l’esportazione del carbone e dei minerali, decine<br />
di migliaia di case, negozi e fabbriche danneggiate, strade interrotte e acqua inquinata che porta malattie.<br />
Il tempo caldissimo con il 90% di umidità continua ad influire sul pericolo di insetti velenosi nelle case mezze abbandonate,<br />
la puzza è sempre più forte mentre un po’ alla volta l’acqua si ritira.<br />
Il lavoro di ricostruzione delle strade, il ritorno del gas, dell’elettricità e dell’acqua potabile sarà enorme e mentre le forze<br />
dell’ordine, pompieri ed esercito, sono già al lavoro, le previsioni del tempo <strong>non</strong> sono buone. Siamo nella stagione dei monsoni,<br />
che portano la pioggia dal Nord .(Brisbane) al Sud (Melbourne), e mentre qui da noi, al Nordest, siamo sotto la pioggia,<br />
l’Ovest è colpito dalla siccità e dal fuoco che mettono a dura prova la città di Perth.<br />
Ma gli australiani hanno una lunga esperienza di disastri naturali, sopportano i disagi con forte spirito nazionale e ricostruiscono<br />
uniti, aiutandosi a vicenda e pensando al futuro, dal primo ministro all’ultimo dei cittadini, per una vita migliore.<br />
Mentre sto scrivendo piove a dirotto, siamo a gennaio, tempo di vacanze, ma le spiagge sono vuote… La gente già ritorna al<br />
lavoro e le scuole aprono agli studenti il 1° febbraio. E, come nel passato, arriveranno le belle giornate con il sole splendente:<br />
la calma dopo la tempesta.<br />
Un caro saluto a tutti,<br />
Mino Favretto, Australia
6 15 marzo 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
LA VITA DEL “SILOS” DI TRIESTE DI MIGLIAIA DI PROFUGHI E SFOLLATI<br />
Ci affacciavamo lì per “vedere il sole”…<br />
Le ruspe stanno lavorando<br />
da tre giorni nel primo<br />
varco nelle mura del<br />
“Silos”. Tra qualche tempo gli<br />
automobilisti avranno a disposizione<br />
qualche centinaio di<br />
posti dove lasciare la macchina<br />
in sosta. Una grande rimessa sta<br />
quindi per nascere a due passi<br />
dalla stazione.<br />
Nello stesso edificio, dalla<br />
fine della guerra agli anni ’60,<br />
furono invece “parcheggiati”<br />
migliaia e migliaia di uomini,<br />
donne, bambini. In gran parte<br />
profughi istriani. Non c’erano<br />
case disponibili e le baracche di<br />
Santa Croce, Villa Carsia, San<br />
Sabba e Campo Marzio erano<br />
strapiene.<br />
Nei grandi stanzoni dei tre<br />
piani dell’edificio patirono il<br />
freddo, la forzata convivenza,<br />
la mancanza di luce e di spazio.<br />
Famiglie di pescatori, contadini,<br />
piccoli artigiani, vissero in<br />
“box” di faesite di 4 metri per<br />
4. Costruirono all’interno del<br />
vecchio edificio asburgico una<br />
rete di rapporti che andavano<br />
dalla solidarietà all’amicizia,<br />
alla semplice reciproca sopportazione.<br />
Per quella parte<br />
di triestini che <strong>non</strong> capiva il<br />
loro dramma restarono sempre<br />
“quei del silos”. Una sorta di<br />
“timbro” sociale che li faceva<br />
sentire estranei alla città e li<br />
faceva soffrire.<br />
“Alcuni si vergognavano<br />
e si vergognano ancora di<br />
aver vissuto al Silos. Si devono<br />
vergognare invece quelli<br />
che ci hanno tenuto in quelle<br />
condizioni per tanti anni”. E’<br />
il giudizio di una anziana signora<br />
originaria di Cittanova<br />
che nell’edificio di via Flavio<br />
Gioia ha passato dieci anni. Si<br />
chiama Rosina, suo marito è<br />
scomparso nei forni di Dachau.<br />
“Sono stata quattro volte nel<br />
campo di sterminio a cercarlo…”.<br />
Il cognome <strong>non</strong> lo dice.<br />
Un po’ per ritegno, un po’ per<br />
diffidenza verso quella Trieste<br />
Dopo la guerra anche in cinque in “box” di 4 metri per 4 senza luce ed acqua<br />
numerosi esuli che vi hanno trovato precario asilo <strong>non</strong> lo<br />
I dimenticheranno di certo. I tanti che oggi vi posteggiano la<br />
macchina <strong>non</strong> possono immaginare quello che è stato il suo<br />
utilizzo immediatamente dopo la fine della guerra e sino agli<br />
anni Sessanta: parliamo del “Silos”, il grande magazzino che<br />
sorge a fianco della Stazione Centrale di Trieste.<br />
Nell’archivio della redazione del nostro giornale abbiamo<br />
trovato l’articolo del giornalista Claudio Ernè apparso su<br />
“Il Piccolo” dell’8 marzo 1986. E’ la testimonianza di una<br />
tappa protrattasi per tanti anni del doloroso percorso che<br />
tanti istriani hanno dovuto percorrere.<br />
che tanti anni fa <strong>non</strong> ha saputo<br />
o voluto comprendere.<br />
Lo stesso atteggiamento<br />
troveremo anche in tante altre<br />
persone che parleranno della<br />
loro vita al Silos.<br />
“Sono entrata là dentro il<br />
27 dicembre 1951. Avevo fatto<br />
domanda per un appartamento<br />
perché vivevo in un sottoscala<br />
di via Molino a Vento. Con i<br />
cognati e i due figli eravamo in<br />
cinque. Il 27 - come dicevo - mi<br />
arriva la risposta. Si presenti<br />
in via Flavio Gioia, ala nuova!<br />
Vado di corsa e mi trovo di<br />
fronte al direttore. Sul tabellone<br />
dell’edificio c’era anche il mio<br />
nome, assieme a quelli di tante<br />
altre famiglie. Guardò i documenti,<br />
consultò un registro. Poi<br />
mi disse di seguirlo. Salimmo<br />
due piani di scale e mi trovai in<br />
un enorme stanzone. Per terra<br />
sulle assi di legno ogni quattro<br />
metri c’era un numero dipinto<br />
di bianco. Quando fummo<br />
davanti al 408 il direttore si<br />
fermò. “Ecco per lei”, mi disse.<br />
Io <strong>non</strong> capivo. Speravo in una<br />
camera e cucina e mi trovavo<br />
di fronte a un numero… Altro<br />
che quartiere. “Si sistemi qui,<br />
tiri delle corde e ci metta sopra<br />
le coperte. Arrivederci”.<br />
“Al Silos – continua la<br />
signora Rosina – restai dieci<br />
anni. Un po’ alla volta ci organizzammo.<br />
Faesite, cartoni,<br />
linoleum, carta d’impacco.<br />
Costruii il mio box di 4 metri<br />
per 4. Senza finestre, una porta<br />
con il lucchetto, senza acqua<br />
corrente, un fornello, una lampadina<br />
che pendeva dal muro.<br />
In questo cubo vivemmo in<br />
cinque. Io, mio fratello con la<br />
moglie e due figli”.<br />
“Gli orari nel Silos erano<br />
precisi. Il silenzio scattava<br />
alle dieci di sera e si protraeva<br />
sino alle sette del mattino. Le<br />
luci diventavano ancora più<br />
fioche e per ascoltare la radio<br />
bisognava attaccare l’orecchio<br />
all’altoparlante. Non tutti però<br />
si uniformavano, specie nelle<br />
serate in cui venivano trasmesse<br />
le prime edizioni del Festival<br />
di Sanremo. Quelle di “Vola<br />
colomba” con Nilla Pizzi e il<br />
maestro Angelini. Quando è<br />
nata la tivù “quei del silos”<br />
hanno cominciato a scendere<br />
nel bar della stazione, col vestito<br />
“buono”, per vedere Mike<br />
Bongiorno e la sua “Lascia o<br />
raddoppia”.<br />
Anche se i soldi erano pochi<br />
qualcuno però rientrava alticcio,<br />
eludendo la sorveglianza<br />
dei guardiani che dovevano<br />
bloccare gli ubriachi. E gli<br />
“allegrotti”, una volta entrati<br />
nel loro box, si lasciavano<br />
andare. “Ce n’era uno che ogni<br />
volta che aveva alzato il gomito<br />
andava in smanie – racconta<br />
un’altra ospite del grande edificio<br />
- A voce alta, come se gli<br />
altri <strong>non</strong> esistessero, diceva alla<br />
moglie “metite, te prego, quel<br />
bel combinè!”. Lei cercava di<br />
calmarlo. Era troppo freddo<br />
negli stanzoni per esibirsi in<br />
sottoveste. Non esisteva riscal-<br />
damento anche se qualcuno<br />
tentava di attaccare la stufetta<br />
elettrica. Ma le valvole saltavano<br />
subito… Nell’inverno del<br />
1956 un anziano e un bambino<br />
del Silos finirono all’ospedale<br />
congelati.<br />
“Spesso l’acqua filtrava dal<br />
tetto e inzuppava tutti i box del<br />
terzo piano. Aprivamo gli ombrelli<br />
e mettevamo delle cerate<br />
sui tetti. Sui pavimenti, catini<br />
e secchi. Nel febbraio del ’56<br />
le raffiche di bora sollevarono<br />
il tetto di un metro. Ci fecero<br />
scendere giù al pianterreno e<br />
al primo piano. Passammo la<br />
notte nella cappelletta, nel refettorio,<br />
negli uffici, dormendo<br />
o cercando di dormire su delle<br />
sedie”.<br />
Al Silos anche i servizi igienici<br />
erano di fortuna. Ogni gabinetto<br />
alla turca veniva usato<br />
in media da sette-otto famiglie.<br />
E al mattino, all’ora di andare<br />
a scuola o al lavoro, fuori dalle<br />
porte si formavano lunghe file.<br />
Per lavarsi, i profughi e gli sfollati<br />
dovevano usare dei lavatoi<br />
in zinco, un rubinetto accanto<br />
all’altro. Il bucato veniva fatto<br />
invece al pianterreno in vasche<br />
in cemento simili a quelle dei<br />
lavatoi comunali di via Ponzanino<br />
e Donota. Poi lenzuola,<br />
asciugamani, camicie, tovaglie,<br />
mutande erano stese ad asciugare<br />
nei grandi cameroni, tra una<br />
fila di box e l’altra..<br />
“Per le docce, invece, facevamo<br />
la fila al “diurno”, là vicino<br />
alla stazione delle corriere.<br />
Si andava spesso in stazione ad<br />
aspettare le corriere che venivano<br />
dall’Istria per vedere se arrivava<br />
qualche amico o qualche<br />
parente” - racconta Giorgia,<br />
due occhi azzurri grandi così, i<br />
primi segni della vita sul viso.<br />
“Al silos ho vissuto cinque<br />
anni, dal ’51 al ’55. Appena<br />
ho potuto mi sono iscritta alla<br />
scuola convitto per infermiere.<br />
Ci davano anche un letto e una<br />
stanzetta. Non mi sono mai
15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />
7<br />
vergognata di vivere in via<br />
Flavio Gioia, però sulla porta<br />
d’ingresso c’erano sempre dei<br />
ragazzi in attesa. Mi mettevano<br />
a disagio con le loro parole e i<br />
loro doppisensi, e se ci penso,<br />
anche oggi provo un po’ di<br />
fastidio. Sono passati trent’anni<br />
ma <strong>non</strong> dimenticherò mai<br />
l’odore del cavolo bollito e di<br />
minestra che si spandeva negli<br />
stanzoni all’ora di pranzo”.<br />
“Gran parte della nostra<br />
vita, almeno d’estate, si svolgeva<br />
nei corridoi. Eravamo gente<br />
di paese e avevamo passato<br />
tante ore sull’uscio di casa”<br />
– racconta Eufemia, sessant’anni,<br />
sarta da sempre. “Anche al<br />
silos abbiamo mantenuto le<br />
nostre tradizioni, le feste dei<br />
patroni, le ricorrenze. Il Venerdì<br />
Santo costruivamo piccoli altari<br />
nei corridoi, ogni domenica<br />
assistevamo alla Messa celebrata<br />
giù nella cappella del<br />
primo piano. La officiava padre<br />
Vinci, della vicina chiesa di<br />
via Sant’Anastasio. Ogni box<br />
aveva le sue immagini sacre,<br />
vecchi quadri o stampe portate<br />
a Trieste dalle nostre case di<br />
Cittanova, Pirano, Capodistria,<br />
Umago, Rovigno. Pregavamo<br />
molto la Madonna Pellegrina:<br />
“Facci avere una casa, Madonna<br />
bella, faccela avere, magari<br />
piccola…”. Eravamo pescatori<br />
e contadini e parlavamo con le<br />
parole suggeriteci dalla nostra<br />
esperienza. La città che ci<br />
aveva accolto era un qualcosa<br />
di estraneo. Forse per questo<br />
adesso noi del Silos siamo finiti<br />
quasi tutti a Borgo San Sergio.<br />
Trieste, il Silos di Piazza Libertà, negli anni ’30.<br />
Trieste 1951, Prima Comunione al Silos, presente il Vescovo mons. Antonio Santin.<br />
Per stare assieme e vivere come<br />
abbiamo sempre vissuto…”.<br />
“Non c’era spazio, erano<br />
anni duri, avevamo perso tutto;<br />
negli stanzoni ho visto più di<br />
una volta un topo, i guardiani<br />
facevano difficoltà ai parenti<br />
che si fermavano un po’ troppo<br />
in visita, abbiamo patito il freddo,<br />
ho visto un uomo uccidersi,<br />
si chiamava Fiore, ma <strong>non</strong>ostante<br />
tutto questo quando nel<br />
’61 ho avuto un appartamento<br />
mi sono messa a piangere.<br />
Abbiamo passato anche<br />
momenti allegri al Silos, adesso<br />
siamo diventati tutti un po’ “selvadighi”,<br />
ma su quelle terrazze,<br />
in quei corridoi abbiamo stretto<br />
delle amicizie, abbiamo sperato<br />
in un futuro migliore. Per questo<br />
mi è salito un groppo in gola<br />
quando ho visto all’opera le<br />
ruspe. E’ giusto che lo mettano<br />
a posto, ma <strong>non</strong> potrò più dire a<br />
nessuno: “Vedi quella finestra?<br />
Era della figlia della Rosi. Ci<br />
affacciavamo lì per sapere se<br />
brillava il sole…”.<br />
Claudio Ernè<br />
In conclusione vorremmo<br />
citare alcuni passaggi sull’argomento<br />
che la scrittrice<br />
Marisa Madieri, esule fiumana,<br />
ha esposto nel suo romanzo autobiografico<br />
“Verde acqua”:<br />
“Entrare al Silos era come<br />
entrare in un paesaggio vagamente<br />
dantesco, in un notturno<br />
e fumoso purgatorio: dai box<br />
si levavano vapori di cottura<br />
e odori disperati che si univano<br />
a formarne uno intenso,<br />
tipico, indescrivibile, un misto<br />
di dolciastro e stantio di minestre,<br />
di cavolo, di fritto, di<br />
sudore, di ospedale… Di giorno,<br />
dall’intensa luce esterna<br />
<strong>non</strong> era facile abituarsi subito<br />
alla debole luce artificiale<br />
dell’interno… Anche i rumori<br />
erano molteplici e formavano<br />
un brusio universale dal quale<br />
si levavano ogni tanto le note<br />
acute di qualche radio, una<br />
voce irata, colpi di tosse o il<br />
pianto di un bambino…<br />
Sono trascorsi tanti anni<br />
da allora ma quella esperienza<br />
<strong>non</strong> è certamente dimenticata<br />
in quelli che l’hanno vissuta e<br />
fa parte di un calvario storico<br />
percorso da tanti giuliani ed<br />
istriani che merita di essere<br />
ricordato…”
8 15 marzo 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
La descrizione di <strong>Isola</strong> che pubblichiamo è opera di Domenico Venturini, nato a Pola nel 1874. Ha insegnato come maestro elementare<br />
per alcuni anni anche ad <strong>Isola</strong>, trasferendosi poi a Capodistria dove aveva raggiunto la carica di Direttore Didattico. Amava<br />
anche scrivere racconti e commedie, la più nota delle quali è “Le nozze istriane”.<br />
Il Venturini è bis<strong>non</strong>no di Piero Degrassi, co-fondatore del sito su Facebook “<strong>Isola</strong> d’Istria… sempre nostra”. Piero è figlio di<br />
Mariella Venturini e di Dino Degrassi (del moro). Appassionato da sempre di cose istriane, ha trovato questa descrizione del nostro<br />
paese in una vecchia libreria antiquaria di Milano.<br />
La pubblichiamo per il piacere dei nostri lettori.<br />
<strong>Isola</strong>, ritratto di un paese e dei suoi abitanti<br />
Quando gli odi municipali,<br />
<strong>non</strong> ancora del tutto sorpassati,<br />
dividevano le nostre<br />
città e i fratelli uccidevano i<br />
fratelli, <strong>Isola</strong> d’Istria era detta<br />
famosa, “perché situata – aggiungevano<br />
subito per ripicco<br />
gli isolani – fra “Capodistria<br />
la dotta e Piran pien de pan”<br />
(secondo l’arguzia della nostra<br />
gente, una voce più accreditata<br />
vedeva (benevolmente…) Capodistria<br />
“pedociosa” e <strong>Isola</strong><br />
“famosa” nel senso <strong>non</strong> di<br />
fama da di fame… - NdR).<br />
Ma perché famosa? Forse<br />
a cagione del suo refosco<br />
frizzante che scaldava le rece<br />
e seduceva cacciatori e buongustai<br />
di Venezia e del Veneto<br />
a tentare, in brigate numerose e<br />
rumorose, la traversata del nostro<br />
golfo per libare quel nettare<br />
paradisiaco? Del resto, anche<br />
il nostro misogino, però <strong>non</strong><br />
astemio, Pasquale Besenghi<br />
degli Ughi fa un caldo elogio<br />
di questo liquore squisito, là<br />
dove canta:<br />
Un re più dolce<br />
io <strong>non</strong> conosco<br />
del buon Re Fosco!<br />
Ma un vino, per quanto<br />
scelto e ricercato, <strong>non</strong> basta a<br />
creare la fama di una cittadina:<br />
e tutti sanno che nei secoli<br />
passati <strong>Isola</strong> ha dato all’Italia<br />
un Francesco Egidio, esimio<br />
cultore delle lettere greche e latine,<br />
un Pietro Coppo, geografo<br />
valente, un Pasquale Besenghi,<br />
poeta romantico che, a giudizio<br />
di Giacomo Zanella, vivrà nella<br />
nostra letteratura per la stupenda<br />
canzone da lui composta in<br />
occasione delle nozze Colloredo<br />
- Mangilli, e, recentemente,<br />
un Domenico Lovisato, insigne<br />
geologo, morto a Cagliari, dove<br />
Uno scritto degli anni ’20 dello studioso capodistriano Domenico Venturini<br />
insegnava in quella Università<br />
dopo aver combattuto nelle<br />
guerre della redenzione sotto<br />
le bandiere di Garibaldi.<br />
E l’amore per la cultura e<br />
le patrie lettere <strong>non</strong> è d’oggi<br />
in questa simpatica cittadina,<br />
se già nel 1394 un Pietro, <strong>non</strong><br />
meglio identificato ma probabilmente<br />
cancelliere di questo<br />
podestà, trascrive e commenta<br />
la “Divina Commedia” in un<br />
codice ora esistente nella Nazionale<br />
di Parigi; e se la prima<br />
scuola pubblica, aperta nel nostro<br />
Comune, data del 1419.<br />
Sospetto, però, che i suoi<br />
vicini le abbiamo appioppato<br />
l’epiteto di “famosa” per la<br />
tenacia quasi selvaggia con la<br />
quale essa danneggiava il governo<br />
veneto, contrabbandando<br />
pesce marinato ed olio con la<br />
vicina Trieste, allora soggetta<br />
all’Austria. Le sue fisolere, piccole<br />
barche agilissime spinte da<br />
braccia nerborute ed esercitate,<br />
volavano come saette sul mare,<br />
lasciandosi indietro i tozzi e tardigradi<br />
galeoncini della finanza<br />
veneta che, scornati dopo ore<br />
di vana corsa, dovevano rinunciare<br />
all’inseguimento degli<br />
audaci contrabbandieri.<br />
Degnissimi discendenti di<br />
questi antichi rematori isolani<br />
si mostrarono nell’estate del<br />
’28, alle Olimpiadi di Amsterdam,<br />
i valorosi campioni della<br />
Pullino, i quali - a differenza<br />
dei loro progenitori che gareggiavano<br />
in velocità con i rossi<br />
scalafroni (guardie di Finanza<br />
della Repubblica Veneta) della<br />
Serenissima allo scopo di frodare<br />
impunemente il sovrano<br />
erario - con la strepitosa vittoria<br />
da loro riportata nella città olandese<br />
fecero issare sull’antenna<br />
d’onore il nostro immortale<br />
vessillo, rendendo in tal modo<br />
celebre e veramente famosa in<br />
tutto il mondo la piccola terra<br />
che li ha visti nascere.<br />
***<br />
Osservata dall’alto di uno<br />
dei fertilissimi colli circostanti,<br />
per esempio dalla sommità<br />
di Saletto, la parte vecchia di<br />
<strong>Isola</strong> rammenta la figura di un<br />
enorme cammello accosciato,<br />
le cui gobbe sono rappresentate<br />
dal Duomo e dal palazzo<br />
Besenghi.<br />
La città nuova, sorta rapidamente<br />
grazie alle numerose<br />
e fiorenti fabbriche di conserve<br />
alimentari qua esistenti fin dal<br />
1880, ha coperto tutte le aree<br />
disponibili verso Pirano e verso<br />
Capodistria, e s’è distesa sino<br />
alle radici dei monti ubertosi<br />
che la separano dai territori<br />
giustinopolitani o dai piranesi,<br />
macchiando di case e di villette<br />
anche il romantico scoglio, o<br />
promontorio, di San Pietro,<br />
dove c’è una chiesina e il vecchio<br />
cimitero abbandonato, e<br />
donde nelle serene giornate<br />
d’inverno sorpresi l’imponente<br />
spettacolo dell’Alpe Giulia<br />
bianca di neve, da cui superbo<br />
estolle la tricuspide corona<br />
d’argento il leggendario Tricorno.<br />
La città nuova, amena di<br />
parchi e di viali, è un documento<br />
irrefragabile della lodevole<br />
attività degli isolani, per la quale<br />
essi godono al presente – e<br />
conviene farne merito anche al<br />
grande industriale Sanguinetti<br />
– un’agiatezza ignota perfino a<br />
centri istriani, che in un’epoca<br />
a noi molto prossima andavano<br />
per la maggiore. Quasi<br />
ai piedi dell’incantevole erta<br />
di Saletto, nelle vicinanze di<br />
Punta Ronco, s’apre la falcata<br />
baia di San Simone, silenziosa<br />
e verde, baciata dal mare, sul<br />
cui fondo cristallino dormono<br />
il loro sonno millenario gli<br />
avanzi della pre-romana Alieto,<br />
progenitrice dell’odierna <strong>Isola</strong>:<br />
sonno turbato, nella stagione<br />
estiva, dalle grida giulive degli<br />
ospiti del bagno Porto Apollo,<br />
che una speculazione davvero<br />
romantica e intelligente ha<br />
voluto costruire in quei divini<br />
paraggi.<br />
La città vecchia è di carattere<br />
in prevalenza veneto,<br />
alterato, man <strong>non</strong> guasto, da<br />
elementi marchigiano-romagnoli<br />
e pugliese, come lo comprovano<br />
i cognomi Marchetti e<br />
Pugliese, molto diffusi a <strong>Isola</strong>.<br />
Gli abitanti sono, peraltro, di<br />
puro tipo lagunare, quale vedesi<br />
a Chioggia, a Murano, a Torcello:<br />
e coi cittadini di queste<br />
località essi hanno in comune la<br />
passione per i merletti a punto<br />
di Venezia.<br />
Gente gagliarda dunque, di<br />
capelli neri e carnagione bruna,<br />
ma di temperamento focoso:<br />
tant’è vero che si sollevò ripetutamente<br />
contro i podestà veneti,<br />
nell’ultimo tumulto al cadere<br />
della Repubblica di Venezia,<br />
uccidendo addirittura il pubblico<br />
rappresentante, Niccolò<br />
Pizzamano, perché sospetto di<br />
aver tramato ai danni del Leone<br />
per favorire l’Austria.<br />
E se la rivoluzionaria moda<br />
alla “maschietta” <strong>non</strong> avesse<br />
sacrificato le folte chiome corvine<br />
del buon tempo antico, e<br />
la cipria e il resto <strong>non</strong> avessero<br />
deturpato i bei colori dei volti<br />
femminili d’anteguerra, le fanciulle<br />
isolane potrebbero mostrare<br />
ancora all’attonito forestiero,<br />
sull’epidermide del viso,<br />
quella tinta bruno-aurata per la<br />
quale corsero famose l’Europa
15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />
9<br />
le teste di donne dipinte dallo Schiavoni.<br />
***<br />
Dalla sommità del Duomo, che contiene<br />
alcune pregevoli tele del Palma e del Santacroce,<br />
le viuzze calano, strette, tortuose, e<br />
qua e là sormontate da cavalcavia detti giagò,<br />
nella vetusta piazzetta di Santa Maria d’Alieto<br />
e nella piazza “maggiore”, disadorna ma<br />
abbellita dalla vista, sempre varia, del mare.<br />
In quest’ultima si innalza modestamente il<br />
palazzo di città, che ostenta, come unico fregio,<br />
un leone di San Marco con il libro aperto<br />
in segno di pace.<br />
Il palazzo Besenghi, costruito al principio<br />
della metà del XVIII secolo dal proto Antonio<br />
del Pietro, soprannominato “pischiotto”, da<br />
La tisana, è un esemplare interessante dell’arte<br />
che fu in auge ai giorni del Goldoni. L’elegante<br />
sala a galleria - con le pareti ad affreschi<br />
riproducenti scene della greca mitologia e<br />
torno torno le gravi ed accigliate figure degli<br />
antenati - suscita nell’anima del visitatore il<br />
ricordo dei garruli convegni dei nobili del<br />
Settecento. Sprofondati in quei venerandi<br />
seggioloni dell’epoca che stanno appoggiati<br />
ai muri della sala - e sui quali monsignor<br />
Muiesan, dottissimo e cortese cicerone di<br />
questo piccolo monumento nazionale, vi raccomanda<br />
di sedere con tutte le debite cautele<br />
- voi sognate ad occhi aperti. Dalle stanze<br />
vicine, a stucchi dorati e a mosaici, vi giunge<br />
l’eco sommessa d’un cicaleggio tenuto nella<br />
più schietta parlata veneziana: sono le dame<br />
in “tupè” e “falbalà” che cinguettano con i<br />
loro cavalieri in parrucca bianca e palamidone<br />
ricamato, e i graziosi visini, accesi nell’imminenza<br />
della danza, spiccano stranamente<br />
sotto il candore uniforme dei capelli posticci<br />
che affratellano e quasi confondono le vecchie<br />
con le giovani. L’odore penetrante dei cosmetici<br />
e dei lisci è sopraffatto da quello, più<br />
acre, del “rapè”… Un’orchestrina invisibile<br />
attacca le prime battute del celebre minuetto<br />
del Boccherini…<br />
Ad un tratto la dolce visione arcadica è turbata<br />
bruscamente dall’apparizione improvvisa<br />
del poeta Pasquale Besenghi degli Ughi che,<br />
l’occhio fiammeggiante e l’indice teso verso<br />
quei suoi goderecci e vacui predecessori,<br />
recita con foga pariniana:<br />
Non di servi protervia e di cavalli,<br />
ma virtù vera, e amor de’ sacri ingegni,<br />
e nelle liberali arti eccellenza<br />
eterno fanno e glorioso un nome.<br />
Numero gli altri son, pecore e zèbe:<br />
Chi è peso inutil della terra,<br />
è plebe!<br />
All’invettiva energica e inaspettata, quei<br />
“numeri” e quelle “zebe” si dileguano, sgomenti…<br />
Domenico Venturini<br />
Riflessioni di qualche anno fa…<br />
ma sempre attuali<br />
C ari amici isolani, questa è una<br />
mia riflessione di qualche anno<br />
fa… ma sempre attuale…<br />
Martin Luther King, quanto mi<br />
piace la tua frase “ricordati di essere<br />
sempre indignato!”, perché così si<br />
rimane vivi veramente…<br />
… Quante balle, balle e ancora<br />
balle! Se questi sono gli accademici,<br />
povera storia! Adesso si sta parlando<br />
di Europa Unita, mentre loro parlano<br />
ancora di mire italiane sulla costa<br />
orientale. Fra quarant’ anni, degli<br />
esuli istriani e dalmati rimarrà solo<br />
un ricordo, altro che annessioni…<br />
La maggioranza degli italiani <strong>non</strong><br />
sa neanche che l’Istria esiste.<br />
Ho l’impressione che siano gli<br />
sloveni e i croati che <strong>non</strong> si sentono<br />
ancora completamente a loro agio…<br />
in Istria, forse perché nei secoli <strong>non</strong><br />
sono mai stati protagonisti ma sempre<br />
marginali… Forse, quando passeggiano<br />
per le nostre cittadine, osservano<br />
qualcosa di diverso quando vedono<br />
Pola, Parenzo, Rovigno, Pirano, Capodistria…<br />
Hanno mai pensato chi le ha<br />
edificate e dove sono finiti quelli che<br />
le popolavano?... Forse sarà la storia,<br />
forse sarà la cultura… sono cose che<br />
ancora oggi disturbano…<br />
Bisogna ammettere invece che<br />
con l’arrivo della Jugoslavia di Tito<br />
l’Istria fu sconvolta per sempre, nessuno<br />
a memoria d’uomo aveva fatto<br />
una pulizia etnica così massiccia<br />
in quei luoghi. Altro che fascismo,<br />
loro dicono che sotto l’Italia c’è stato<br />
un esodo di sloveni e croati <strong>non</strong><br />
indifferente, allora facciano vedere<br />
le cifre… ci sarà pure qualche archivio,<br />
no? Nelle nostre cittadine si<br />
è sempre palato l’istro-veneto, quella<br />
era la lingua sia nelle scuole che<br />
negli uffici pubblici, e questo anche<br />
sotto l’Austria… basta consultare gli<br />
archivi… adesso sembra che l’elemento<br />
italiano in Istria avesse un<br />
ruolo marginale… ma mi facciano<br />
un piacere, illustri accademici…<br />
Ho letto che qualcuno si lamentava<br />
per lo stato di abbandono del<br />
cimitero di Montona… sì, è vero,<br />
ma <strong>non</strong> è l’unico in Istria. Il cimitero<br />
vecchio di Montona secondo<br />
me è stato lasciato andare in rovina<br />
volutamente… troppa storia, troppa<br />
italianità; se uno va a farsi un giro<br />
(io ci sono stato) vedrà quante tombe<br />
sono di famiglie italiane, originarie<br />
di Montona, forse troppe… testimoni<br />
scomode di un passato che per i nuovi<br />
venuti è da cancellare.<br />
Qualcuno ha tirato in ballo anche<br />
Mario Andretti, il famoso pilota di<br />
“Formula 1”… Io ho avuto il piacere<br />
di conoscerlo: devo dire che l’ho<br />
trovato orgoglioso di essere istriano e<br />
italiano, e che <strong>non</strong> ha mai dimenticato<br />
la sua Montona. Non vedo perché lui<br />
dovrebbe ripristinare il cimitero di<br />
Montona, lui è stato un esule come<br />
tutti noi e – credetemi – la sua famiglia<br />
<strong>non</strong> lasciò l’Istria per diletto… Non<br />
vedo neanche niente di male se lui ha<br />
partecipato al “Columbus day”, se lui si<br />
sente italiano è un suo diritto. In Istria,<br />
prima dell’esodo, di istriani italiani<br />
eravamo in tanti, <strong>non</strong> è così?<br />
Ecco cosa Enzo Bettiza, nel suo<br />
libro “Esilio”, racconta riguardo il<br />
cimitero di Spalato:<br />
… “L’aratro della “furche” (in<br />
italiano solchi) terminava il dissodamento<br />
del nobile passato del cimitero<br />
spalatino, deplorando la barbarie del<br />
regime comunista che di punto in<br />
bianco, proprio in quegli anni, aveva<br />
deciso di raderlo al suolo. L’estensore<br />
dell’articolo mi annunciava che i resti<br />
dei defunti inumati, quindi pure<br />
quelli dei miei antenati, erano stati già<br />
scaraventati in un ossario comune: i<br />
bulldozer avevano insomma spianato<br />
impietosamente lo sperone di Santo<br />
Stefano, travolgendo e polverizzando<br />
teschi, tibie, cripte, stele, lapidi,<br />
statue, busti, alabastri, memorie e<br />
splendori del singolare scampolo<br />
di civiltà multi-europea che, sino al<br />
giorno della distruzione, esso aveva<br />
saputo conservare e custodire con<br />
ineguagliabile originalità emblematica.<br />
La conclusione era acida e<br />
beffarda: lo spazio crudo, aperto dai<br />
bulldozer fra i morti, avrebbe dovuto<br />
essere definitivamente profanato dalla<br />
costruzione di un redditizio complesso<br />
alberghiero che poi, come spesso<br />
capitava nei paesi detti socialisti, <strong>non</strong><br />
fu neppure iniziato. Oggi il cimitero<br />
è ancora nudo e vuoto, sempre privo<br />
di alberghi…”<br />
Come si può vedere, anche i<br />
cimiteri davano fastidio: bisognava<br />
cancellare tutto, sempre in nome<br />
della “Libertà ai Popoli”.<br />
Un abbraccio da<br />
Mario Lorenzutti,<br />
Canada
10 15 marzo 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Nicolò Delise detto “lustro”<br />
un antesignano dell'industria isolana<br />
Da “L’<strong>Isola</strong> dei pescatori – Contributi per una storia della pesca a <strong>Isola</strong>” di Ferruccio Delise<br />
Editore: Comunità autogestita della Nazionalità Italiana, <strong>Isola</strong> – Casa editrice “Il Mandracchio”. <strong>Isola</strong> 2010.<br />
Se per le prime quattro fabbriche<br />
conserviere sorte a<br />
<strong>Isola</strong> avevamo trovato alcuni<br />
documenti, delle belle fotografie<br />
e cartoline, poco era stato<br />
trovato per la benemerita piccola<br />
fabbrica di Nicolò Delise<br />
detto Lustro.<br />
Di conseguenza, dai locali<br />
dell’Archivio di Stato di Trieste,<br />
le ricerche si trasferirono<br />
presso degli amici isolani:<br />
infatti, la fabbrica del Delise<br />
venne fondata nel 1924, e pertanto<br />
nel Fondo del Governo<br />
marittimo in Trieste, Ente che<br />
fu soppresso nel 1923, <strong>non</strong> si<br />
poteva trovare alcunché.<br />
La fortuna si fece viva tramite<br />
l’isolano Fabio Vascotto detto<br />
nadàl, che mi mise in contatto<br />
con Pietro Delise dei Lustro, nato<br />
a <strong>Isola</strong>: ovvero il figlio di Antonio,<br />
che era figlio di quel Nicolò,<br />
e pertanto nipote dell’intraprendente<br />
industriale isolano.<br />
A casa sua si sono potuti<br />
esaminare alcuni documenti e<br />
prendere degli appunti, avere<br />
in prestito una foto del <strong>non</strong>no<br />
assieme ad una pianta della<br />
fabbrica, fotografare le medaglie<br />
d’oro e le croci al merito<br />
guadagnate da Nicolò alle Fiere<br />
internazionali del 1925 a Roma<br />
e a Montecatini. Riconoscimenti<br />
Nicolò Delise (1871 - 1944).<br />
che gli sono stati conferiti ad un<br />
solo anno dalla fondazione della<br />
sua piccola industria a <strong>Isola</strong>,<br />
proprio nei pressi della fabbrica<br />
dei Francesi, poi Ampelea.<br />
Lo stabilimento del Delise<br />
era a conduzione familiare e vi<br />
lavoravano anche i figli Emilio,<br />
Pietro, Antonio, Maria e Rosalia,<br />
mentre Leonilde lavorava<br />
all’Arrigoni. Producevano principalmente<br />
filetti di acciughe e di<br />
sardine sott’olio, molto rinomati<br />
ed esportati in particolare nell’Europa<br />
centrale e nell’America<br />
del Sud, ma lavoravano anche le<br />
carni, come le trippe al parmigiano<br />
e il goulash.<br />
Iniziò a lavorare sin da<br />
giovane nella fabbrica dei<br />
Francesi e, per le sue capacità<br />
e l’intelligenza, venne inviato<br />
anche in Dalmazia, in Austria<br />
e in Portogallo a fondare delle<br />
fabbriche o ad istruire le maestranze.<br />
Le vicissitudini dell’uomo<br />
Nicolò nella sua veste<br />
di dipendente sono state dedotte<br />
dal suo libretto di lavoro e da<br />
altri documenti. Da questi sono<br />
state ricavate anche altre notizie<br />
riguardanti la fabbrica dei<br />
Francesi, come per esempio il<br />
cambiamento del nome.<br />
Il libretto di lavoro, formato<br />
da 40 pagine in lingua tedesca e<br />
in italiano, è stato emesso a <strong>Isola</strong><br />
dal Podestà Fanganel, porta il<br />
timbro comunale e la sua firma,<br />
ma <strong>non</strong> porta la data. È intestato<br />
a Nicolò Delise fu Pietro, nato<br />
a <strong>Isola</strong> nel 1871, di occupazione<br />
bandaio, e risulta aver<br />
frequentato la seconda classe<br />
elementare. Pertanto, valutando<br />
questo grado di istruzione e la<br />
splendida carriera che raggiunse<br />
nel corso della vita, si può ben<br />
dire che <strong>Isola</strong> aveva dato i natali<br />
anche ad un genio dell’industria,<br />
figlio del popolo.<br />
Nel libretto risulta essere<br />
stato assunto all’età di 9 anni<br />
- il primo novembre del 1880 -<br />
dalla Società Generale francese<br />
di conserve alimentari di <strong>Isola</strong>:<br />
una delle ragioni per cui <strong>non</strong><br />
frequentò le scuole dopo la seconda<br />
elementare. Tra le notizie<br />
interessanti, da rilevare anche il<br />
fatto che il Delise venne assunto<br />
dalla società francese proprio<br />
il 1° novembre 1880, mentre<br />
secondo le notizie pubblicate<br />
dallo storico prof. Morteani, la<br />
fabbrica sarebbe stata aperta nel<br />
1881. Salvatore Perentin, invece,<br />
scrisse che questa industria<br />
ebbe inizio il 2 febbraio 1881,<br />
ma che una commissione di<br />
Francesi arrivò ad <strong>Isola</strong> già il 30<br />
ottobre 1880. Di conseguenza, è<br />
probabile che il Delise sia stato<br />
assunto già un giorno dopo il<br />
loro arrivo in città.<br />
In un passaporto austriaco<br />
per espatriare in Portogallo,<br />
provvisto della fotografia di<br />
Nicolò Delise, stampato nella<br />
sola lingua tedesca e rilasciato a<br />
Capodistria il 15 settembre 1886,<br />
vi è segnato in lingua italiana:<br />
Visto del Imp. Reale Consolato<br />
Generale in Lisbona il 26 luglio<br />
1887. Ne consegue che il Delise,<br />
all’età di soli 15-16 anni, si trovava<br />
in Portogallo per conto della<br />
Società francese di <strong>Isola</strong>.<br />
A quest’ultima ne subentrò<br />
un’altra, anch’essa francese,<br />
per cui egli terminò il suo rapporto<br />
con la prima (data della<br />
sortita) il 13 luglio 1889 mentre<br />
nel libretto di lavoro sono<br />
state scritte le seguenti poche<br />
e modeste righe di referenze:<br />
Attestato. / Si comportò durante<br />
questo tempo onestamente<br />
come lavorante per chiudere le<br />
scattole di sardine e conserve.<br />
<strong>Isola</strong> 24 luglio 1889. Emile<br />
Roullet junior. Vi è impresso<br />
anche il seguente timbro: Société<br />
Générale française de<br />
Conserves alimentaires.<br />
Nella pagina successiva,<br />
risulta essere stato assunto,<br />
Cartolina edita da Vittorio Stein di Trieste che, come dal timbro<br />
postale, arrivò il 5 febbraio 1903 a Verbosca/Vrboska sull’isola<br />
dalmata di Lesina, indirizzata a Nicolò Delise. In quel periodo egli<br />
era dipendente della fabbrica isolana dei Francesi, e si trovava a<br />
Verbosca forse come consulente o come istruttore, visto che colà<br />
esisteva una succursale fondata nel 1898 (collezione di Lida Goina<br />
ved. Perentin, Trieste).<br />
come dal timbro, dalla Usines<br />
de l’ancienne Société Générale<br />
française de conserves alimentaires,<br />
l’1 ottobre 1890, pertanto<br />
<strong>non</strong> si spiega cosa fece e dove<br />
lavorò per i mancanti 15 mesi.<br />
Alla pagina 13 del libretto vi<br />
è segnato che l’11 aprile 1895 il<br />
Delise è partito per conto della<br />
Società per Comisa, nell’isola di<br />
Lissa in Dalmazia. Nella stessa<br />
pagina sta pure scritto: Partito<br />
per conto della Società per <strong>Isola</strong><br />
6 luglio 1895, seguito dal timbro<br />
Usines de l’ancienne Société<br />
Generale française de conserves
15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />
11<br />
Carta intestata della fabbrica conserviera di Nicolò Delise.<br />
alimentaires Fabrica di Comisa.<br />
Anche a pagina 4 vi è una nota:<br />
Visto per la partenza a Comisa<br />
/Dalmazia, <strong>Isola</strong> 11 aprile 1895.<br />
Il Podestà Degrassi. Pertanto<br />
ci risulta che all’età di 24 anni,<br />
Nicolò Delise si trovò per un periodo<br />
di quasi tre mesi a Comisa<br />
in Dalmazia sempre per conto<br />
della sua ditta.<br />
Da una cartolina illustrata<br />
che gli fu spedita nel 1903 da<br />
<strong>Isola</strong> a Verbosca, nell’isola di<br />
Lesina in Dalmazia, e che lo<br />
informava dell’arrivo di un<br />
cassone con del materiale, si<br />
Medaglia d’oro ricevuta nel<br />
1925 a Roma.<br />
apprende che si trovava anche<br />
in quella località, di certo nuovamente<br />
per conto della Società<br />
che possedeva una succursale<br />
in quella città.<br />
A pagina 14 del libretto di<br />
lavoro vi sono due note: Partito il<br />
22 agosto 1915 seguita da Partito<br />
da Linz il 31 dic. 1915. E da ciò<br />
si ha notizia di una sua presenza<br />
a Linz in Austria, all’età di 44<br />
anni, mentre era in corso la prima<br />
guerra mondiale, sempre per<br />
conto della sua Società e per un<br />
periodo di quattro mesi. Questi<br />
due dati sono autentificati da due<br />
timbri identici: Fabriken der ehemaligen<br />
allgemeinen conservenfabriks-gesellschaft<br />
in <strong>Isola</strong> ber<br />
filialen der anglo-oesterrr. Bank<br />
in Trieste. Questa sua presenza a<br />
Linz, viene confermata anche da<br />
un lasciapassare in lingua tedesca,<br />
rilasciato in quella città il 16<br />
dicembre 1915, forse necessario<br />
per far ritorno a <strong>Isola</strong>.<br />
Stando a quanto letto da<br />
più parti, compreso in un articolo<br />
pubblicato su il Piccolo di<br />
Trieste nel 1944 quando morì,<br />
Nicolò Delise aveva avviato<br />
la sua fabbrica nel 1924, dopo<br />
aver lavorato come dipendente<br />
per 35 anni.<br />
Sempre inerente ai Delise<br />
di <strong>Isola</strong>, va ancora posto in<br />
evidenza che dopo la fine della<br />
guerra, in un rapporto del 25<br />
agosto 1921, inviato al Regio<br />
Governo Marittimo in Trieste<br />
dall’agente portuale di <strong>Isola</strong>,<br />
Gelich, all’elenco delle Industrie<br />
pescherecce e affini di<br />
Medaglia d’oro ricevuta nel<br />
1925 all’Esposizione Internazionale<br />
di Montecatini.<br />
La croce d’onore al merito<br />
industriale ricevuta all’Esposizione<br />
Internazionale di Roma<br />
del 1925.<br />
quella città, alla voce Apparecchi<br />
luminosi per la pesca, vi figura<br />
un Nicolò Delise fu Pietro,<br />
che dovrebbe essere il Pietro di<br />
cui si è parlato all’inizio, perché<br />
difficilmente vi poteva essere<br />
a <strong>Isola</strong> un omonimo con il fu<br />
Pietro, che oltre al nome avesse<br />
uguale anche il cognome.<br />
L’ingresso della fabbrica di<br />
Nicolò Delise si trovava in Via<br />
Alessandro Volta 13, già n° 803,<br />
e la facciata dello stabilimento<br />
era larga 12,2 metri. Il lato sud<br />
era lungo 34,3 metri e confinava<br />
con la casa e l’orto di proprietà<br />
di Vigilio Gottardi (il maestro<br />
Gottardi era dirigente della<br />
banda musicale cittadina). Il<br />
lato nord era lungo 27,5 metri e<br />
confinava con la casa e l’orto di<br />
proprietà degli eredi di Damiano<br />
Degrassi. Il lato obliquo ad est<br />
era bagnato dal Mare Adriatico.<br />
La superficie della fabbrica,<br />
costruita su progetto del perito<br />
edile isolano Ettore Longo, era<br />
di 376,98 metri quadrati. Nel<br />
disegno sono segnati due laboratori,<br />
un cortile, un magazzino<br />
doganale e due servizi sanitari.<br />
La fabbrica e il personale<br />
furono assorbiti dall’Ampelea<br />
durante la seconda guerra mondiale,<br />
soprattutto per le difficoltà<br />
riscontrate nell’assicurare il<br />
La croce al merito ricevuta nel<br />
1925 a Montecatini da Nicolò<br />
Delise.<br />
materiale necessario alla produzione.<br />
Nicolò Delise, nato a<br />
<strong>Isola</strong> il 18 ottobre 1871, morì in<br />
questa città il 9 aprile 1944.<br />
Grazie alla loro specializzazione<br />
ed accuratezza, nella<br />
piccola fabbrica venivano eseguite<br />
anche le campionature<br />
per l’Ampelea, che poi venivano<br />
spedite in giro per il mondo<br />
con il loro marchio e <strong>non</strong> quello<br />
del Delise.<br />
Oltre al pesce, nello stabilimento<br />
di Nicolò Delise venivano<br />
lavorate anche le carni e<br />
le trippe come risulta anche da<br />
un ricettario.<br />
Ferruccio Delise<br />
Il nostro grazie ai<br />
2125 abbonati<br />
Nel lontano novembre del 1965 don Attilio aveva ideato<br />
“<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”, spedendo le prime 300 copie ad alcuni<br />
isolani spulciandone gli indirizzi dall’elenco telefonico. Ora,<br />
a distanza di 45 anni, la nostra rivista raggiunge 2.085 famiglie:<br />
1855 Trieste e in Italia, 40 ad <strong>Isola</strong> e 190 all’estero, in<br />
particolare Stati Uniti, Canada e Australia.<br />
Altre 40 copie, tra Italia ed estero, vengono inoltre inviate<br />
alle riviste edite dalle Associazioni dei profughi, a biblioteche<br />
di Roma, Trieste, Muggia, Rovigno, <strong>Isola</strong> e Capodistria,<br />
all’Archivio di Stato di Trieste, al Club Giuliano e Dalmata di<br />
Toronto in Canada e alle Comunità Italiane “Dante Alighieri”<br />
e “Pasquale Besenghi” di <strong>Isola</strong>..<br />
Le copie spedite pertanto raggiungono il numero complessivo<br />
di 2.125, un numero che, tenendo presenti le inesorabili leggi del<br />
tempo, risulta sostanzialmente stazionario (erano 2198 cinque<br />
anni fa). E’ comunque per noi un dato estremamente importante,<br />
nel senso che anche le nuove generazioni, nate lontano da <strong>Isola</strong>,<br />
tendono a mantenere un piccolo legame con la terra di origine dei<br />
loro genitori e <strong>non</strong>ni, con la sua storia e la sua cultura, mantenendo<br />
così vivo l’ideale del suo fondatore.<br />
Un sincero grazie quindi ai nostri fedeli lettori che con il loro<br />
apprezzamento e il loro sostegno economico, unito al lavoro<br />
volontario della redazione, ci permettono e ci sono di sprone<br />
nel continuare la regolare uscita di “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”, contribuendo<br />
così a mantenere ancora viva e unita la nostra Comunità.
12 15 marzo 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
ALIETO – ALIAETOS - HA-<br />
LIETUM – ISOLA<br />
Quando <strong>Isola</strong> <strong>non</strong> esisteva<br />
ancora sulla pittoresca e rotondeggiante<br />
isoletta calcarea che<br />
emergeva dal mare in mezzo ad<br />
una corona di colli arenacei, sulla<br />
spiaggia della piccola pianura che<br />
si trova alle spalle dell’attuale<br />
cittadina c’era un approdo e, presumibilmente,<br />
qualche capanno di<br />
pescatori che avevano la loro sede<br />
sui castellieri di monte San Marco<br />
e di monte Castellier, l’antico<br />
Albuciano.<br />
Il luogo ebbe il nome di<br />
ALIETO, che qualcuno vuole<br />
di origine celto-tracica, mentre<br />
altri propendono per l’origine<br />
etrusca, ma più probabilmente<br />
deriva dal traco-greco ALIAE-<br />
TOS, che esprime “aquila marina”<br />
o “falco pescatore”.<br />
Quando l’Istria fu conquistata<br />
dai romani, questi si installarono<br />
sul castelliere di Albuciano,<br />
rendendo agibile alle loro navi<br />
l’approdo di Alieto, da loro<br />
definito HALIETUM.<br />
Anche se i miei scritti sono<br />
privi di lunghe ed elaborate frasi,<br />
e <strong>non</strong> avendo conseguito nessun<br />
diploma in …”lettere”, sono contento<br />
ugualmente perché <strong>non</strong> ho<br />
alcun timore di essere criticato…<br />
Altresì, mi sento appagato di essere<br />
vissuto, contemporaneamente,<br />
ad una miriade di personaggi<br />
famosi: musicisti, pittori, letterati,<br />
scrittori, campioni dello sport…<br />
insomma, un sacco di gente di<br />
gran fama che ha contribuito al<br />
progresso che oggi tutti beneficiano,<br />
gente nata, come me, sopra lo<br />
scoglio di Halietum, <strong>Isola</strong> d’Istria,<br />
<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, persone che un tempo<br />
lontano erano i<br />
fioi de <strong>Isola</strong><br />
FRAMMENTI<br />
Tempi,<br />
che possono apparire futili,<br />
si trasformano,<br />
con lo scorrere del tempo,<br />
in attimi incancellabili vissuti<br />
troppo velocemente<br />
Bastano poche parole, trasportate<br />
dal vento dei ricordi, per restituire<br />
alla memoria i frammenti di<br />
un’immagine: “piccoli argini che<br />
imprigionano un ruscello cristallino…<br />
distese di viti colme d’uva<br />
succosa… girasoli che seguono<br />
il passo nel lento andare sopra la<br />
terra rossa… strade acciottolate<br />
che portano alle campagne e al<br />
mare… indicanti la via”.<br />
Il mare, gli scogli, gli appro-<br />
di… intrisi dal salso marino, fanno schiudere le labbra in un doloroso sorriso, mentre gli occhi, colmi<br />
di tristezza, fissano lo sguardo verso un futuro senza Storia.<br />
Le parole e i sogni del passato chiudono l’anima, perdurando, nel cuore, uno spigolo di pietra,<br />
dove le lame di un sole ormai spento nulla può per scaldarla.<br />
PREFAZIONE<br />
La giornata era fredda, senza sole, triste. Dalla finestra contemplavo gli alberi sferzati dal vento.<br />
Le foglie, inseguendosi senza sosta e destinazione, creavano dei turbini andando ad ammucchiarsi<br />
sul ciglio della strada.<br />
La mia mente percepiva un mare burrascoso e delle barche battute dalla bora… una bora gelida,<br />
sferzante. Sopra lo scrittoio, le pagine di “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>” attendevano, ancora una volta, di essere lette e<br />
accarezzate. All’interno di quei fogli si custodivano le vicissitudini ed i ricordi, invecchiati dagli anni<br />
e dal distacco, immobili, inalterati, occultati nell’intimo di quelle parole piene d’amore nel ricordo del<br />
passato. In quelle pagine vivono le origini, le memorie e le nostalgie della nostra Storia millenaria.<br />
Molte volte ho letto quelle righe… e molte volte ancora le rileggerò. Quelle parole si manifestano come<br />
scolpite sulle pietre, le stesse pietre bianche del nostro giardinèto isolan… quel che gavèva el mar de fronte<br />
e i monti intàle spàle. Dentro quelle pagine vive per sempre la gente di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, quell’isola o scoglio<br />
che abbiamo dovuto abbandonare assieme alle nostre tradizioni, usi, costumi, modo di parlare, bandiera.<br />
Dentro quelle pagine si trova la gente di <strong>Isola</strong>, una stirpe dalla parlata allegra e schioppettante come<br />
fuochi d’artificio nei giorni di festa… parlata di un popolo ormai senza parole… per sempre. Una comunità,<br />
oggi in esilio, che ci ha ceduto in eredità la memoria e la storia della “bianca colomba di Halietum”.<br />
Fuori, il vento schiaffeggiava gli alberi, e dentro il cuore di quelle pagine… c’era un passato<br />
smarrito per sempre.<br />
MEMORIE, FATTI, STORIA E<br />
STORIA DI UNA COMUNITA’ IN ESILIO<br />
Sensa ‘ndar tanto in là coi àni (ghe ne volessi almeno miledosènto e più), vardèmo cossa disèva de<br />
noi, isolani de Halietum, sòr Oscarre de Hassek nel sò “Commento” sule poesie del nostro concitadin<br />
Besenghi:<br />
“…La popolazione di <strong>Isola</strong> ha conservato, fino ad oggi, il puro tipo veneto. Gli uomini, gente<br />
robusta, abbronzata dal sole per il lavoro nelle campagne o durante la pesca e la navigazione; le popolane,<br />
donne dai capelli folti e dagli occhi vivissimi. Prevale nei volti il colorito bruno, aureato, come<br />
le belle teste di donne dipinte dallo Schiavoni, mentre l‘aria è satura delle fragranze emanate dal salso<br />
marino, dalle erbe officinali e dalle piante rifiorite…”.<br />
No và dismentigà che la nostra <strong>Isola</strong>, nel 1897, aveva 6.233 abitanti, tra quali ghè iera più de mile<br />
fioi tra i 6 e i 12 àni obligài a scòla… e, par quei tempi, dovèmo riconosser che nò iera par niente<br />
màl, ansi.<br />
Vardando de capir calcossa in duto quel marasma de scriti e apùnti, sparpaiai intàla scrivania e<br />
drento ai cassettoni, me gò dito: Parché no fasso calcossa de bon… che so… magari de mèter un poco<br />
in ordine ‘sto remitùr de carte e darghe, se mai sarà posibile, un fil logico?<br />
Po’, gratandome la sùca, gò anca pensà che, per un solo, saria stà un lavorasso… alora, par no<br />
scoragiarme, me son dito che forsi un picio riasuntin no’ saria stà mal.<br />
Ciapàndo in man sti fogli, gò scomincià a far come coi fighi: stò qua se bòn… stò qua nò se bon…<br />
e cussì, a forsa de limàr e scartàr, quel che segui xe solo un picio scagnèl dela comunità che un tempo<br />
nasseva, viveva e moriva a <strong>Isola</strong> d’Istria.<br />
LE GROTE DE SAN PIERO…<br />
… dove nassèva i fioi isolani<br />
Soto quel s’coio ghè iera un vulcano e… soto la cièsa ghè stava le gròte. In meso ale piere ghe iera<br />
dei nidi dove nassèva i fioi isolani…<br />
Mi gò visto la luce brilàr, sora quel mondo, in un giorno de april del trentòto. Morsigandose i<br />
lavri, mè mare e mè pare i spetava contenti de vederme nasser. In man i gàveva un siàl bianco e do<br />
sandaleti… e intanto, sul mar, ‘na barca filava coi remi intàl aqua.<br />
Sò dal pontil, increspada de candida schiuma, n’onda schisàva par aria aqua salada. Un coro de<br />
vento ligàva quei sogni sufiando dal s’coio, spetando de veder quel fiol dela Wanda e de Toio.<br />
El mondo de sora le grote a San Piero a iera de oro e de argento e mi, duto contento, nasèvo ridendo…<br />
e batèvo le màn.<br />
Scriver duta la <strong>Nostra</strong> Storia, saria imposibile, ma almeno quel poco che ne riciàma ala mente la<br />
casa, i fàti, le arti, i mestieri, le usanse… sì, e zà che son…calcossa del nostro esodo, esilio o dir se<br />
voia… anca se stà ultima parte xè stada la più dramàtica dela nostra vita.<br />
Voio ricordar che no invento gnente, parché duto o quasi xè sta scrito e comentà in dute le salse,<br />
in ‘sti lunghi àni de esilio, e ‘ste pagine vol esser solo un ricordo che porto intàl cuor.
15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />
13<br />
PROVERBI E DETTI ISOLANI<br />
Si è sempre affermato che i proverbi sono la dimostrazione più genuina della sapienza dei popoli.<br />
Senza ergersi a giudici, questa sentenza deve essere vista sotto alcuni “aspetti speciali” perché intelligenti<br />
sono gli uomini, per natura, anche se <strong>non</strong> tutti possiedono la scienza (vista come conoscenza)<br />
o il gusto di essa (vista come la sapienza).<br />
Un fatto però è vero, i proverbi o detti, il più delle volte sono il frutto di lunghe osservazioni e<br />
di esperienze vissute, in grandissima parte, da gente semplice e pratica, a tu per tu con la natura, la<br />
quale resta - senza eccezione - maestra e guida insuperabile.<br />
Chi ha conosciuto la gente di Halietum, <strong>non</strong> può che confermare questa frase: “Contadini e<br />
montanini… scarpe grosse e cervelli fini”, essendo stato l’ambiente dove questi sono nati un habitat<br />
sano, semplice e campagnolo. Proseguendo con ordine avremmo modo di vedere che i nostri veci<br />
<strong>non</strong> si sono lasciati mai o quasi mai sfuggire nulla.<br />
L’ambiente familiare è quello che si presenta per primo: “Fra moglie e marito <strong>non</strong> mettere il dito”.<br />
In altre parole, le soluzioni e gli interessi della famiglia devono essere lasciati agli interessati e <strong>non</strong><br />
agli estranei… chiunque essi siano. L’intervento di terzi, il più delle volte può complicare le cose, dal<br />
momento che no’ xe casa che no gàbia un còpo ròto e più che se vol ben…più se se contrasta”.<br />
La famiglia deve essere un vero santuario, anche se <strong>non</strong> c’è tanta reciprocità fra i vari membri<br />
della stessa: ‘Na màre fa par sènto fioi ma sento fioi no fa par ‘na mare, perché l’amore della mamma<br />
<strong>non</strong> troverà mai un sostituto. Potrà essere sostituita la moglie ma <strong>non</strong> la mamma ai figli perché<br />
– si voglia o no – essi si imbatteranno in un amore “<strong>non</strong> sincero” o almeno <strong>non</strong> completo, amor<br />
de madrigna, che poi trova riscontro anche nel dolòr del marì. Non per niente si dice pure dolòr<br />
de còmio, dolòr de vedova, laddove la morte del marito proietta la moglie nel più profondo dolore,<br />
sicuramente forte ma momentaneo.<br />
LEGGENDA DI ISOLA NOSTRA...calche<br />
pièra smaniàda dal tempo<br />
gavèva un nome scarpelà e<br />
coverto de edera seca…<br />
Ed a proposito delle maggiori o minori preoccupazioni che possono esserci in famiglia, ecco picia<br />
barca, picio travaglio. In ogni gruppo famigliare ci vuole una gran dose di buon senso, reticenza e<br />
prudenza almeno verso i più piccoli perché fioi e colombi sporca la casa; pertanto stiamo attenti…<br />
La fiducia è una gran virtù e l’amico è un tesoro, ma facciamo attenzione che… fidàrse de duti<br />
e nò fidarse de nissùn e dai amici me vardi Dio che dai nemici me vardo io. E, a tal proposito, <strong>non</strong><br />
state a credere a cavàl che suda (bolso), a dona che piansi (isterica), a omo che ridi (ipocrita). Giudizi<br />
probabilmente spinti ma, purtroppo, anche veri, e <strong>non</strong> credo che i nostri predecessori spudassi<br />
sentense con faciloneria: il più delle volte potevano aver ragione allorché affermavano che la dona<br />
ghè la fa anca al diavolo.<br />
E’ risaputo che, quando si parla male dei propri cari, si danneggia pure se stessi, dunque parenti<br />
mal de denti, lontàn dai oci lontàn dal cuor, chi se taia el naso ghe sanguina in bòca.<br />
Per quanto possa riguardare l’onestà, le virtù e i difetti del prossimo la farina del diavolo la va i<br />
semola. L’avarizia è sempre da biasimarsi perché l’avaro nò ghe dà el cortèl gnanca al diavolo. La<br />
troppa prodigalità può nuocere, poiché no bisogna gavèr la man sbusade oppure a gà le man come<br />
el carièl par le sùche. In fatto di regali ricevuti bisogna esser riconoscenti anche quando questi possono<br />
apparire di scarso valore perché a cavàl donà nò se varda in boca e chi el dono nò lo apressa<br />
el donatòr dispressa.<br />
I nostri veci si divertivano, con spirito burlesco, a trovare “difettini” alle persone, e <strong>non</strong> c’era<br />
parte del corpo umano immune a questa satira. Per i duri di comprendonio testa de ràva, testa de<br />
suca, secondo la forma del cranio o capacità ricettiva del cervello; per chi aveva la chioma trascurata<br />
e disordinata cavèi de stopa, cavei de panza e cavei de striga se erano ala va là che là và ben; a<br />
quelli che pavesavano orecchie al di fuori delle regole ecco rece de gorna o vele de batàna; per lo<br />
sguardo oci de gata se acuti, oci de lele se miopi, oci de sepa se trasognanti o innamorati. Il naso<br />
assumeva la caratteristiche naso de picalùme e naso de carta se sporgenti; se il viso si presentava<br />
rotondetto ecco ganasse de pastino, se sporgeva masèla de aseno, con la barba ispida e <strong>non</strong> rasata<br />
barba de cavra. La bocca <strong>non</strong> era immune a varie interpretazioni come boca de scafa se grande,<br />
boca de mèmele se piagnucolone, lavri de mùs con labbra pronunciate, muso de porco oppure muso<br />
duro e barèta fracàda secondo la parvenza individuale.<br />
Ancora, colo de dindio che descrivevano individui dal collo lungo, servèl de galìna le persone<br />
con la memoria labile, brassi de pupa chi aveva le braccia mingherline, pansa de vermi con la pancia<br />
grossa, spale de manso dalle spalle di lottatore e, <strong>non</strong> ultimo, gambe de sèlino, dispregiativo per le<br />
ragazze con gambe sottili e ossute.<br />
Queste locuzioni <strong>non</strong> bastavano a criticare solo l’aspetto esteriore dell’individuo, ma erano altresì<br />
usate per rappresentare lo stesso, a allora lengua sacrilega (criticone), baba (ciarliero-ciarliera), fiaba<br />
(bugiardo o spaccone), birba (briccone), tassa aneme (seccatore), tàvaràsa (scroccone), tegnoso<br />
(avaro), moltòn (stupidino).<br />
Ma questo benedetto uomo, così vivisezionato, poteva anche crepar de salute se sanissimo,<br />
‘ndar in brodo de sisole oppure ‘ndar in sansarèla se portato a commuoversi, perder la bùsola<br />
oppure giràr la bacolèra se faceva stranezze, montarghe la mosca intal naso oppure tegnìr el pèo<br />
se si arrabbiava.<br />
Viceversa, secondo i momenti più particolari poteva deventàr povero in càna (fallire, far ban-<br />
carotta), eser fortunà com un<br />
can in ciesa (perseguitato dalla<br />
sfortuna), serarse in un silenzio<br />
de tomba (<strong>non</strong> profferir parola<br />
con nessuno), tirar i crachi o far<br />
tera par pitèri oppure andar in<br />
càdia (passare a miglior vita).<br />
Poteva inoltre, magnar come<br />
un dindio (mangiare a crepapelle),<br />
bever come ‘na piria (bere<br />
a garganella), esser ‘na spugna<br />
(beone incontenibile), parlar<br />
par tre (chiacchierone), andar<br />
a dormir cole galine (coricarsi<br />
presto), alsarse col sol (essere<br />
mattiniero), sudar come un cavàl<br />
(sudare abbondantemente),<br />
tirar la fiaca (restio al lavoro),<br />
lavorar come un mùs (lavorare<br />
sodo), esser crusià par duta<br />
la vita (essere sempre angosciato).<br />
Questo uomo era pure in<br />
grado di cantar come un can<br />
(stonare), sbufàr come un toro<br />
(soffiare o sospirare), parlar<br />
a scossi (impappinarsi, esprimersi<br />
con titubanza), gavèr la<br />
testa come ‘na mastela (piena di<br />
chiacchiere altrui) però era anche<br />
ala corrente che chi la fa la<br />
speti pure se diceva spesso che<br />
a ghè la varia fata in barba a<br />
calchidun anche se era convinto<br />
che nisùn xe più sordo de un che<br />
nò vol sentir oppure più orbo de<br />
un che nò vedi.<br />
Nella vita di quest’uomo<br />
poteva anche darsi che lui fosse<br />
un picio omo e ‘na granda<br />
canaia (piccolo di satura ma<br />
canaglia), un omo de paia (di<br />
carattere debole), tondo come<br />
la luna o grosso come ‘na bote<br />
(obeso), sotil come un stèco<br />
(molto magro), bon come el pan<br />
(buono d’animo), cativo come<br />
la peste (pestifero, cattivo,<br />
velenoso), bel come un ànzolo<br />
(incantevole), bruto come el<br />
diavolo (disarmonico), grando<br />
come ‘na casa (di alta statura),<br />
picio come ‘na formiga (di<br />
piccola statura), tenero come<br />
un figo (docile, mite), duro<br />
come ‘na piera (ostinato, caparbio),<br />
lento come ‘na cagoia<br />
(posapiano, flemmatico), lesto<br />
come un lampo (veloce come<br />
il fulmine).<br />
(continua…)<br />
WALTER POHLEN
14 15 marzo 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Negli anni ’50 per emigrare in Australia o nelle Americhe i nostri concittadini<br />
impiegavano oltre un mese e per scrivere una lettera e avere<br />
la relativa risposta ci si metteva un periodo simile; anche per fare una<br />
semplice telefonata bisognava ricorrere ai centralini e attendere con ansia<br />
di sentire le voci dei nostri cari.<br />
Oggi per noi <strong>non</strong>ni, o quasi, l’avvento della telematica è fantascienza,<br />
ma per i nostri nipoti è una cosa naturale e logica. Anzi – mi ha chiesto<br />
un ragazzino – “E <strong>non</strong> potevano inventarla prima?”.<br />
Una richiesta di qualche foto fatta per via telematica in qualsiasi parte<br />
del mondo ad un nostro conoscente, arriva in pochi secondi, se la foto è<br />
sottomano, o immediatamente appena è stata trovata. Tutto questo grazie<br />
ad un nome magico chiamato INTERNET.<br />
Dopo averne parlato, vogliamo ora presentare ai nostri lettori qualche<br />
immagine di FACEBOOK, un sito – come si dice ora – dove continuamente<br />
vengono scambiate opinioni, foto e notizie.<br />
E’ come dire che la nostra comunità isola “virtuale”, creata dalla nostra<br />
rivista “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”, continua e anzi si allarga per via telematica.
15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />
15<br />
Anche se <strong>non</strong> si dice più “far quatro ciacole’’ (quelle che le nostre mamme<br />
e le nostre <strong>non</strong>ne facevano sugli uscî delle casa) ma “chattare’’, il senso<br />
rimane sempre quello: è il piacere di chi si sente parte di una comunità<br />
di comunicare con gli amici per raccontarsi... cosa? Ma “fioi mii’’ quello<br />
che volete, c'è spazio per tutti e tutti possono intervenire in questo nuovo<br />
salotto che la Comunità di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, i giovani della Comunità di <strong>Isola</strong><br />
<strong>Nostra</strong> hanno messo a disposizione di tutti quelli che hanno qualcosa da<br />
dire, da condividere con le migliaia di isolani sparsi nel mondo.<br />
La felice intuizione di don Attilio nel creare questo giornale per far sì che<br />
ci fosse un qualcosa che tenesse legati gli isolani ha prodotto buoni frutti;<br />
seppur con un groppo in gola, tutti gli isolani hanno continuato a seguire<br />
le vicissitudini, le piccole storie del quotidiano dei loro concittadini, hanno<br />
continuato a ricordare i propri defunti e a far partecipe la Comunità tutta<br />
delle nuove nascite, dei matrimoni, delle ricorrenze e degli anniversri facendo<br />
si che l'esilio <strong>non</strong> significasse anche la disgregazione di una secolare<br />
comunità... Ma... il giornale di don Attilio, il nostro, il vostro giornale esce<br />
ogni tre mesi, troppo lungo il tempo di attesa per la voglia di “far quattro<br />
ciacole’’ e così, grazie a Paolo, Donatella, Piero, Mauro e Alessandro, tutti<br />
hanno la possibilità di mettersi davanti al computer e di parlare... pardòn,<br />
“chattare’’ ogni giorno con i Delise, i Parma, i Vascotto, i Felluga... in<br />
Australia, in America, a Milano o a Roma perché il senso rimane sempre<br />
quello: è il piacere di chi si sente parte di una comunità di comunicare<br />
con gli amici per raccontarsi...<br />
<strong>Isola</strong> d'Istria...<br />
sempre nostra<br />
su Facebook<br />
FACEBOOK: ISOLA D’ISTRIA…<br />
SEMPRE NOSTRA<br />
“ISOLA 1’’ - Una targa automobilistica...<br />
... con tanta nostalgia.<br />
In occasione delle festività natalizie il Consiglio Direttivo di<br />
<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> si è ritrovato per lo scambio degli auguri. Nell’occasione<br />
il Presidente Emilio Felluga ha voluto ringraziare<br />
e festeggiare il gruppo dei giovani che hanno dato vita su<br />
Facebook al punto di incontro per gli amici isolani, che hanno<br />
voluto denominare ISOLA D’ISTRIA.. SEMPRE NOSTRA:<br />
Paolo Coppo, Donatella Felluga, Piero Degrassi (i tre nella<br />
foto), Mauro Vascotto e Alessandro Gargottich.<br />
Il gruppo, aperto a tutti su Facebook, sta ottenendo un grande<br />
successo e ha già superato i 160 aderenti.
AVVENIMENTI LIETI<br />
16 15 marzo 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Lo scorso 18 gennaio OLGA<br />
DEVESCOVI ha raggiunto<br />
un traguardo riservato veramente<br />
a pochi: nella sua abitazione<br />
di Udine, in buona salute<br />
e di ottimo umore, circondata<br />
dall’affetto dei suoi familiari ha<br />
felicemente festeggiato i suoi<br />
107 anni, allietata anche della<br />
presenza della sua piccola pronipotina<br />
Ludovica, che aveva<br />
appena compiuto i suoi primi<br />
quattro mesi.<br />
Nonna Olga è nata ad <strong>Isola</strong> il<br />
18 gennaio del lontano 1904, ultima<br />
di otto figli di una famiglia<br />
numerosa di insegnanti; il padre<br />
Pietro Devescovi per molti anni<br />
è stato anche stimato dirigente<br />
scolastico di <strong>Isola</strong>. Conseguito<br />
anche lei il diploma magistrale,<br />
ha insegnato per oltre 40 anni<br />
alle scuole elementari, prima in<br />
Istria e poi a Trieste, oltre a un<br />
breve periodo negli anni ’50 a<br />
Monfalcone.<br />
Sposata con Daniele Usco,<br />
I 107 anni di <strong>non</strong>na Olga…<br />
… e i 103 anni di <strong>non</strong>na Palmira<br />
A Trieste, il 20 ottobre 2010, PALMIRA DEGRAS-<br />
SI ved. BOLOGNA, circondata dall’affetto e dalla<br />
gioia dei suoi cari ed amici, ha raggiunto la bella<br />
età di 103 anni. E’ stata festeggiata con immenso<br />
amore dalle figlie Bruna e Licia e da tutti i nipoti,<br />
pronipoti e parenti uniti dall’emozione per questo<br />
invidiabile traguardo.<br />
classe 1912 e scomparso nel<br />
1990 (pure lui insegnante, conosciuto<br />
durante un periodo<br />
di insegnamento a Petrovia,<br />
vicino a Umago), ha avuto due<br />
figli: Luciana (nata a <strong>Isola</strong> nel<br />
1940) con cui vive a Udine, e<br />
Paolo, nato a Trieste nel 1947 e<br />
ora residente a Monfalcone. Ha<br />
due nipoti, Cristina e Stefano<br />
e, ultima arrivata, la pronipote<br />
Ludovica.<br />
Esule nel 1949 dall’Istria a<br />
Trieste, dove ha vissuto per molti<br />
anni prima di trasferirsi vent’anni<br />
fa ad Udine, ha dedicato la<br />
sua vita all’insegnamento ed alla<br />
famiglia. E’ memoria storica di<br />
tante vicissitudini, di tempi di<br />
pace e di bui anni di guerra, di<br />
cui, soprattutto ai nipoti, narra<br />
tanti straordinari episodi con<br />
grande lucidità e intensa partecipazione.<br />
Certi di interpretare il sentimento di<br />
tutta la Comunità <strong>Isola</strong>na, la redazione<br />
di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> si congratula con <strong>non</strong>na<br />
Olga e <strong>non</strong>na Palmira per il felice traguardo<br />
raggiunto in serenità e salute.
15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />
17<br />
I più cari auguri da Bianca Benvenuti ai tre gemellini JONA-<br />
THAN, OWEN ed EVAN, che il 17 marzo hanno festeggiato<br />
negli Stati Uniti il loro terzo compleanno. Un caro augurio per<br />
il suo compleanno anche alla <strong>non</strong>na EDINA PUGLIESE.<br />
Lo scorso 7 gennaio SOFIA JIN VASCOTTO ha festeggiato<br />
il suo terzo compleanno. Un grosso bacio e<br />
tantissimi auguri dalle famiglie Vascotto e Carboni.<br />
Davanti alla torta ha festeggiato il suo secondo compleanno<br />
il piccolo JACOPO STANTA, nella foto con i fratellini FI-<br />
LIPPO (6 anni) e BIANCA (3). A tutti un affettuoso e grosso<br />
bacione dai bis<strong>non</strong>ni Libero e Bianca Giani.<br />
Natale 2010 a Bellmore, New York – Anche quest’anno, come da tradizione più che cinquantennale, la vigilia di<br />
Natale è stata festeggiata a casa mia insieme a tutti i parenti. Graditi ospiti anche i cugini provenienti da Boston,<br />
Vineland (New Jersey) e Boynton Beach (Florida). Auguri a tutti di un felice 2011 da Lucio Degrassi (paradiso).<br />
AVVENIMENTI LIETI
I Vascotto “nadal”:<br />
un albero con<br />
230 rami<br />
ma le radici<br />
a <strong>Isola</strong><br />
18 15 marzo 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
La genealogia<br />
della famiglia,<br />
dal 1610 ad oggi<br />
Dopo anni di ricerche, finalmente<br />
siamo riusciti a<br />
completare l’albero genealogico<br />
della nostra famiglia: i Vascotto<br />
“nadal”. Il “soranome” è d’obbligo<br />
in questa ricerca in quanto i<br />
Vascotto, insieme ai Degrassi e ai<br />
Delise, rappresentavano più di un<br />
quarto della popolazione isolana.<br />
Il nostro cognome ha avuto nel<br />
tempo delle modifiche. Consultando<br />
il libro scritto da mio cugino<br />
Nino Russignan manasse “Testamenti<br />
di <strong>Isola</strong> – 1391-1579”, troviamo<br />
che nel 1436 è già presente<br />
nel nostro paese certo Nicolò de<br />
Vascoto (citato in un testamento<br />
del 4 marzo di quell’anno), cognome<br />
modificato via via in Vascotis<br />
(1472), De Vaschoto (1532), De<br />
Vascoti (1541), De Vascottis<br />
(1563), Vascotto (1570), trovando<br />
per ultimo un certo Mauretto De<br />
Vascotto nel 1579.<br />
Assieme a mio figlio Mauro,<br />
che ringrazio per la pazienza<br />
avuta nell’ascoltarmi e nell’aiutarmi,<br />
abbiamo iniziato le<br />
ricerche presso la Parrocchia ed<br />
il Comune di <strong>Isola</strong> e presso la<br />
Curia Vescovile di Trieste. Con<br />
pazienza siamo andati indietro<br />
nel tempo sino al 1610 per arrivare<br />
al 1926. Prima <strong>non</strong> siamo<br />
riusciti a trovare ulteriori notizie<br />
per mancanza di libri, registri o<br />
documenti con dati anagrafici.
15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />
19<br />
La mia memoria mi ha portato<br />
poi ai quattro fratelli e alla<br />
sorella di mio <strong>non</strong>no Bernardo<br />
(1868-1949) e ai loro discendenti.<br />
Contattati personalmente o<br />
scrivendo loro nei paesi dove<br />
risiedono dopo il doloroso esodo<br />
(Stati Uniti, Canada e Costa<br />
Rica) e in possesso di tutti i dati<br />
da loro fornitici abbiamo sistemato<br />
al computer le “caselle”<br />
complete dei vari rami della<br />
famiglia. Delia ha poi disegnato<br />
la pergamena con i tanti rami<br />
dell’albero e, sotto, la visione<br />
di <strong>Isola</strong>.<br />
Un grazie a tutti per la collaborazione,<br />
in particolare all’amico<br />
e paesano Mario Stell che<br />
– in possesso di una banca dati<br />
(nascite, battesimi, matrimoni<br />
e decessi) penso di tutta l’Istria<br />
– con grande pazienza mi ha<br />
aiutato nelle ricerche.<br />
Come detto, in questo lavoro<br />
ci sono 400 anni di storia, anche<br />
se nel dettaglio ci siamo limitati<br />
alla quarta generazione: vale<br />
a dire, nel mio caso, il <strong>non</strong>no<br />
Bernardo, mio padre Giuseppe,<br />
io e i miei figli Mauro e Fulvia.<br />
E così per tutti i discendenti del<br />
“Nadal” per complessivi 230<br />
nomi.<br />
Cari parenti, regalerò a tutti<br />
voi una copia del lavoro, come<br />
regalo per il 2011. Cari isolani<br />
sparsi per il mondo, Vi saluto e<br />
Vi ringrazio per la pazienza<br />
che mi avete concesso nel<br />
leggere queste mie righe.<br />
Vi auguro tanta serenità e<br />
salute, che a questa età ne<br />
abbiamo bisogno …<br />
Vi voglio bene, Vostro<br />
Fabio Vascotto nadàl
20 15 marzo 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Il concorso di poesia per ragazzi dedicato<br />
alla leggenda di San Mauro<br />
La sezione Storia Patria<br />
della Comunità degli Italiani<br />
“Dante Alighieri” di <strong>Isola</strong>,<br />
consapevole che per confidare<br />
in una continuità che permetta<br />
la conservazione di tradizioni,<br />
parlata, usi e costumi del nostro<br />
territorio, sia assolutamente<br />
doveroso rendere partecipi e<br />
protagoniste le giovani generazioni,<br />
ormai da un decennio sta<br />
seguendo questa prassi.<br />
Pertanto, in previsione del<br />
530° anniversario della Leggenda<br />
di San Mauro, festeggiata<br />
il 23 ottobre 2010, aveva bandito<br />
un concorso per una poesia<br />
che rispecchi fatti, emozioni o<br />
quant’altro possa rievocare la<br />
leggenda stessa. Il concorso<br />
era dedicato ai ragazzi dai 10<br />
ai 15 anni, discendenti degli<br />
isolani, ovunque essi si trovino,<br />
e ai giovani connazionali, che<br />
negli ultimi dieci anni hanno<br />
seguito i corsi per il recupero<br />
del dialetto. I versi dovevano<br />
essere composti in vernacolo<br />
veneto-isolano, perciò nella<br />
stesura dialettale i giovani<br />
autori avevano la facoltà di<br />
farsi aiutare da <strong>non</strong>ni o da altre<br />
persone adulte.<br />
Prima di consegnare i piccoli<br />
capolavori al giudizio della<br />
Commissione, questi sono stati<br />
visionati da alcune signore isolane<br />
che hanno dato la loro opinione,<br />
specialmente per quanto<br />
concerne la parlata isolana.<br />
Quindi i versi sono passati nelle<br />
mani della Commissione di<br />
Valutazione formata dal presidente<br />
Gianclaudio de Angelini<br />
e dai membri Giuliana Budicin<br />
e Donatella Shurzel, che così<br />
si è espressa: “Giudicare 17<br />
poesie composte da giovani dai<br />
10 ai 15 anni, aventi tutte per<br />
argomento la bella storia leggendaria<br />
da cui nasce lo stemma<br />
di <strong>Isola</strong>, di per sé potrebbe<br />
sembrare un compito facile, ma<br />
<strong>non</strong> lo è stato affatto. Ognuno<br />
avrebbe meritato un premio o<br />
per lo meno una segnalazione.<br />
Dovendo stilare una graduatoria,<br />
visto che così va il mondo,<br />
abbiamo proceduto, tenendo<br />
conto anche dell’età dei giovani<br />
concorrenti”..<br />
Giorgio Dudine, <strong>Isola</strong><br />
Organizzato dalla Sezione Storia Patria della “Dante Alighieri” di <strong>Isola</strong><br />
Tutti i testi presentati sono stati raccolti in un elegante volumetto a cura di Giorgio Dudine,<br />
Claudio Moscarda e Amina Dudine, da cui, plaudendo all’iniziativa e congratulandoci con tutti i<br />
piccoli autori, abbiamo voluto, in maniera rappresentativa, riproporre le poesie di Martin Pugliese<br />
(di <strong>Isola</strong>, anni 11, a cui è stato assegnato il primo premio), di William Austin (dall’Australia, 13<br />
anni, nipote di Annamaria Castro D’Addario) e di Matteo Vascotto (12 anni, da Trieste, nipote di<br />
Alberto Vascotto “ciciola”.<br />
Ma è doveroso anche ricordare tutti gli altri partecipanti: Joel Lenoci (<strong>Isola</strong>), Ilenia Dobrilla<br />
(Trieste), Kim Vizintin (<strong>Isola</strong>), Pia Chersicola (<strong>Isola</strong>), Valentina Vatovec (Capodistria), Alex Cambareri<br />
(Milano), Carlotta e Leonardo Delise Manzano (da Barcellona, Spagna), Alessandro Cvetkovic,<br />
(<strong>Isola</strong>), Kris Dassena (<strong>Isola</strong>), Giorgia Vascotto (Trieste), Sara Resanovich Bevitori (<strong>Isola</strong>), Nicolò<br />
Cvetkovic (<strong>Isola</strong>), Massimiliano Bevitori (<strong>Isola</strong>).<br />
San Mauro, noi te dovemo duto<br />
O poveri isolani, obligai a far la guera!<br />
I genovesi la tera ghe voleva sgrafignar.<br />
Ma <strong>Isola</strong> pai scontri, navigada no la iera<br />
e par questo i paesani i s’à meso a pregar.<br />
E de colpo, int’un boto<br />
un calìgo fiso cala.<br />
Proprio in quela ‘na colomba<br />
che la iera duta bianca<br />
le so candide alete la spalanca.<br />
Svolando, la porta l’invasor par diretisima<br />
propio in braso ala Serenisima.<br />
Che vitoria! Addio Genovesi!<br />
“San Mauro, grasie par ‘sto grando aiuto!<br />
Noi te dovemo duto!”.<br />
Dopo de questa granda giornada<br />
la colomba i ga meso sul stema<br />
e fina ‘desso là la se restada.<br />
Matteo Vascotto, Trieste<br />
La leggenda di San Mauro<br />
San Mauro, prete e martire, è ricordato con due festività: quella religiosa il 21 novembre<br />
e quella civile il 23 ottobre. Questa fu istituita in ricordo del cosiddetto Miracolo di San<br />
Mauro, avvenuto nel 1380 durante la guerra di Chioggia fra Genova e Venezia.<br />
Nelle sue scorrerie lungo le coste istriane, la flotta genovese, dopo aver devastato Capodistria,<br />
si stava dirigendo verso <strong>Isola</strong>, che avrebbe subito la stessa sorte se una fitta nebbia <strong>non</strong><br />
l’avesse sottratta alla vista dei genovesi. Contemporaneamente una bianca colomba, con un<br />
ramoscello di ulivo in bocca, si alzò in volo verso la flotta. I genovesi la seguirono, sapendo<br />
bene che questi volatili <strong>non</strong> si allontanano molto dalla terraferma. Le navi furono così guidate<br />
lontano, la colomba ritornò e fece cadere il ramoscello di ulivo in segno di pace e salvezza.<br />
Gli isolani, che nel momento del pericolo si erano riuniti nel Duomo per invocare l’intercessione<br />
di San Mauro, attribuirono la salvezza al loro protettore.<br />
La festa civile fu celebrata per parecchi secoli, e ufficialmente abolita nel 1828. Ma la colomba<br />
con il ramoscello di ulivo, da allora diventata lo stemma del Comune di <strong>Isola</strong>, sopravvive<br />
ancora ai nostri giorni.
15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />
21<br />
Strenti in cesa<br />
Strenti in cesa i isolani<br />
i prega par la so salvesa.<br />
Sta rivando i Genovesi<br />
par ciaparghe el paese.<br />
E de colpo cala fiso<br />
un calìgo griso scuro.<br />
Nisùn vedi più un boro<br />
ma un usèl se fa notar.<br />
La colomba bianca e bela<br />
ciapa el svolo verso el mar.<br />
La se mostra ai genovesi<br />
che orbai de quel calìgo<br />
no ghe resta propio altro<br />
che ciaparse e ‘ndarghe drio,<br />
sicuri che sta qua<br />
driti a <strong>Isola</strong> li portarà.<br />
Però invese la colomba<br />
che la iera ‘sai speciale<br />
pian pianin, cola fiacheta<br />
la li mena ben lontàn.<br />
Eco, i riva visin Ciosa.<br />
Che sorpresa che li speta…<br />
Via el calìgo, chi i te vedi?<br />
Se la flota venesiana<br />
che va contro i Genovesi<br />
e dito fato i ghe distrusi<br />
dute quante le imbarcasion.<br />
Dopo un poco i isolani<br />
vedi tornar la bianca colomba<br />
che la guanta col so beco<br />
un rameto de olivo.<br />
Sé un segno de pase e vitoria!<br />
‘Deso ‘lora se pol far baldoria.<br />
Cusì finisi ‘sta bela storia<br />
rivada a noi<br />
de venesiana memoria.<br />
Martin Pugliese, <strong>Isola</strong><br />
Grasie San Mauro!<br />
Quatro ani se pasai<br />
quando par la prima volta<br />
<strong>Isola</strong> gò visità,<br />
el paese de me <strong>non</strong>a.<br />
Che bel posto!<br />
Sol e mar<br />
e colori forti e ciari.<br />
Par podèr vederla meio,<br />
par poderla amirar,<br />
semo ‘ndai fina a Loreto,<br />
sora, in alto dei rivassi.<br />
Una vera maravea!<br />
Spero proprio de tornar!<br />
Ma par ‘deso,<br />
co me <strong>non</strong>a la me conta<br />
la legenda de San Mauro,<br />
mi ghe torno col pensier.<br />
A San Mauro mi ghe digo:<br />
mile grasie, caro Patrono,<br />
par gaver tignù venesiana<br />
questa bela citadina.<br />
Mi che vivo in Australia<br />
no me resta che sperar<br />
de tornar in ‘sto Paradiso<br />
che me <strong>non</strong>a ‘ncora picia<br />
gà dovù ‘bandonàr.<br />
‘Deso che so la legenda<br />
st’altra volta co mi tornarò<br />
de balìn ‘ndarò su in Domo<br />
e al patrono cusì ghe dirò:<br />
“Caro San Mauro,<br />
te sarò sempre grato<br />
par sto miracolo<br />
che ti te ga fato”.<br />
William Austin, Australia<br />
L’<strong>Isola</strong> dei pescatori<br />
Continua instancabile la sua attività di ricerca Ferruccio<br />
Delise: il 26 novembre 2010 nella sala nobile di Palazzo<br />
Manzioli ad <strong>Isola</strong>, sede della Comunità Italiana, ha presentato<br />
il suo ultimo lavoro, “L’<strong>Isola</strong> dei pescatori – Contributi<br />
per una storia della pesca a <strong>Isola</strong>” alla presenza di un folto<br />
pubblico che, malgrado le avverse condizioni climatiche, è<br />
accorso anche da Trieste e da Pirano.<br />
Alla presentazione dell’opera, oltre all’autore, hanno<br />
concorso il Presidente della Comunità Italiana di <strong>Isola</strong><br />
Silvano Sau e Andrea Sumenjak, che ne ha curato la parte<br />
grafica. Nel corso della serata il pianista isolano Claudio<br />
Chicco ha eseguito con successo arrangiamenti di canzoni<br />
popolari marinaresche, particolarmente gradite al pubblico.<br />
La manifestazione è stata anche trasmessa in audio e video<br />
su Internet, dando quindi la possibilità di essere seguita a<br />
distanza.<br />
Il volume di Ferruccio Delise è corposo – consta di quasi<br />
400 pagine intercalate da oltre 150 interessantissime illustrazioni<br />
– e può anche essere consultato su Internet sul sito<br />
www.ilmandracchio.org.<br />
Sino ad esaurimento delle scorte, può essere ritirato alla<br />
Comunità Italiana di <strong>Isola</strong> a Palazzo Manzioli, in “Piazzetta”.<br />
La trasformazione dell’attività lavorativa della popolazione<br />
isolana dal settore dell’agricoltura a quello della pesca<br />
viene analizzata e seguita con accurati passaggi dal Delise,<br />
che si avvale nella sua ricerca di preziose testimonianze<br />
cartacee e fotografiche di concittadini.<br />
Questo volume – di cui sarebbe auspicabile una presentazione<br />
anche a Trieste – è solo un momento del percorso<br />
che Ferruccio Delise si è prefissato. Altre due opere sono<br />
pronte in attesa di essere stampate: una relativa alle società<br />
e organizzazioni isolane, con relativi documenti e statuti,<br />
mentre l’altra riguarda i Servizi Pubblici isolani (1793-1940)<br />
ed un quadro amministrativo e<br />
commerciale (1894-1942).<br />
Nelle pagine precedenti<br />
abbiamo voluto riproporre un<br />
capitolo del volume ricordando<br />
la figura di Nicolò Delise (lustro),<br />
fondatore dell’omonima<br />
industria conserviera, piccola<br />
ma molto apprezzata anche<br />
fuori dei confini.<br />
All’amico Ferruccio - che<br />
cerca di scoprire, far conoscere<br />
e mantenere viva una memoria<br />
che con il passare inesorabile<br />
del tempo rischia di essere<br />
oscurata - il nostro più vivo<br />
plauso.
AVVENIMENTI LIETI<br />
22 15 marzo 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Lo scorso 9 febbraio a Grado<br />
FERNANDA GOINA GORDINI<br />
ha raggiunto felicemente il traguardo<br />
dei 90 anni. Agli auguri dei familiari<br />
si uniscono quelli di <strong>Isola</strong><br />
<strong>Nostra</strong>, a cui la nostra Fernanda è<br />
sempre molto vicina.<br />
Il caldo goduto in pancia di mamma<br />
tutta la vita me lo son portato addosso.<br />
Amo il cuscino rigonfio di piume<br />
dove poso il capo la notte<br />
la soffice coperta a quadri coloratissimi<br />
che mi avvolge<br />
la profumata calda acqua<br />
nella vasca da bagno<br />
il caffè scuro e bollente<br />
la minestra che scotta<br />
i cocenti raggi del sole d’agosto<br />
l’infuocato tramonto<br />
la televisione accesa<br />
il grande termosifone dietro al divano<br />
il tepore del braccio stanco<br />
posato sulle spalle...<br />
Amo…<br />
Fernanda<br />
FERNANDA GOINA GORDINI<br />
- Così ha scritto di lei il<br />
critico d’arte Claudio G. Martelli:<br />
… Da esordi nella figurazione<br />
tradizionale, l’artista ha<br />
evoluto il suo linguaggio nella<br />
dilatazione degli spazi e nella<br />
rarefazione delle immagini, affinando<br />
l’intenso afflato lirico<br />
che la distingue…<br />
Il 27 novembre 2010 a Monfalcone si sono uniti in matrimonio<br />
ELISABETTA BENVENUTO e PAOLO CORSANO<br />
Il papà Fulvio Benvenuto (garbo) con la mamma Nadia Conte insieme<br />
ai parenti ed agli amici tutti augurano loro un futuro pieno di amore e<br />
di serenità.<br />
NERINA PUGLIESE BORDATO, per tutti la Bonassa, ha<br />
tagliato alla grande il traguardo degli 86, suonando il pianoforte<br />
e cantando. Attorniata dalla figlia Nelita e dal marito Tullio,<br />
ha festeggiato la felice ricorrenza in compagnia di familiari<br />
ed amici.<br />
Alla cara Nerina gli auguri più fervidi anche da <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>.<br />
I NOSTRI PAESI<br />
Foto di Corrado Ballerin<br />
“I nostri paesi” – è il terzo volume<br />
edito dall’Associazione – è quello<br />
di più facile scorrimento, in cui<br />
immagini sapientemente colte dal<br />
sempre bravissimo Corrado Ballarin<br />
accendono la nostalgia per chi<br />
dentro quelle immagini è vissuto,<br />
e accendono l’interesse di visita<br />
per chi quei posti <strong>non</strong> li abbia mai<br />
visti.<br />
Dovrebbe questo volumetto essere<br />
diffuso anche in Istria perché spingerebbe<br />
il frettoloso turista ad una<br />
visita prolungata e ad una riscoperta<br />
dei luoghi illustrati.
15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />
23<br />
Il mio tailleur rosso dai bottoni di bambù<br />
di Annamaria Muiesan Gaspari<br />
Se si analizzasse la copertina<br />
dell’ultimo libro di<br />
Annamaria Muiesan Gaspari si<br />
potrebbe intuirne il contenuto:<br />
in un cielo grigio e foriero di<br />
tempesta si librano nubi leggere<br />
e sfumate sulle quali aleggiano<br />
minuscole figure vaganti. Nel<br />
grigiore della vita il ricordo, la<br />
memoria, sono le nubi che ci<br />
accompagnano e anche quando<br />
la presenza esteriore – e<br />
fortunatamente <strong>non</strong> è il caso<br />
dell’Autrice - è intaccata dal<br />
tempo, il ricordo, la memoria<br />
NOVITA’ EDITORIALI<br />
curate dall’Associazione delle Comunità Istriane<br />
Per la fine del 2010 l’Associazione delle Comunità Istriane ha voluto dare alle stampe<br />
tre nuovi libri: “I nostri paesi”, la seconda parte di “Itinerari istriani” e “Pagine<br />
scelte di autori vari”. E’ stato uno sforzo notevole per l’Associazione, ma la riuscita<br />
dell’operazione ripaga senz’altro la fatica – fisica ed economica – intrapresa.<br />
Complimenti vivissimi all’Associazione per la pubblicazione di questi interessanti<br />
volumi, a Piero Parentin per la ricerca, la stesura, la conoscenza storica, a Corrado<br />
Ballarin per la sua indubbia perizia fotografica, e a Sergio Tomasi per la scelta degli<br />
articoli ricercati e pubblicati.<br />
Tutti i volumi sono reperibili presso la sede dell’Associazione in via Belpoggio. Alcune<br />
copie sono disponibili anche presso la sede di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> e su richiesta possono<br />
essere inviate a mezzo posta.<br />
PAGINE SCELTE di autori vari<br />
di fatti, di cose, di persone che<br />
hanno fatto parte della nostra<br />
vita rimane inalterato.<br />
In un fantastico film la<br />
Muiesan proietta i ricordi che<br />
affiorano: ecco i momenti dell’adolescenza,<br />
quando per recarsi<br />
a scuola a Capodistria si issava<br />
sullo stangon della bicicletta del<br />
compagno di classe, il drammatico<br />
momento dell’affondamento<br />
del piroscafo “San Marco”, la<br />
tragica fine del padre, l’esodo,<br />
il difficile momento economico<br />
coincidente all’inserimento<br />
triestino, quando appunto un<br />
“tailleur rosso” poteva significare<br />
la chiave di accesso al nuovo<br />
mondo, le rinunce del momento,<br />
la sua fierezza istriana che nei<br />
confronti triestini vanta la progenie<br />
di Quarantotti Gambini,<br />
il suo <strong>non</strong> chinar il capo come<br />
il gallo meccanico acquistato<br />
in un mercatino, fiero del suo<br />
aspetto.<br />
Il rammarico doloroso per<br />
la scarsa rilevanza che la tragica<br />
vicenda istriana ha trovato in<br />
ambito nazionale è costante,<br />
vivo è il ricordo della sua Pira-<br />
no – rare sono le pagine in cui<br />
<strong>non</strong> sia citata – come l’ha vissuta<br />
e come l’ha lasciata, vivi<br />
sono i volti delle persone care<br />
che vi si affacciano e i piccoli<br />
particolari che fanno parte di<br />
una pagina ormai definitivamente<br />
chiusa.<br />
ITINERARI ISTRIANI – vol. 2<br />
di Piero Parentin<br />
“…Non riposare sugli allori…” – Dopo il successo del<br />
precedente “Itinerari Istriani n° 1”, Piero Parentin ha sperimentato<br />
per il lettore ulteriori dodici itinerari che permettono<br />
di attraversare in tappe diverse l’Istria, scoprendo località e<br />
paesini dimenticati ma pieni di un fascino antico ancora vivo.<br />
Paesini come Fruscolo, Pugnano, Carsette, Schitazza e tanti<br />
altri sono località completamente ignorate e che Parentin ha<br />
saputo <strong>non</strong> solo localizzare come tappa di un itinerario ma<br />
ha trovato quegli elementi per cui diventa attrazione una loro<br />
visita, perché si entra in contatto con una antica memoria<br />
istriana poco o niente conosciuta.<br />
Dalla costa alla collina istriana la presenza del mare che la<br />
bagna è costante: quanta passione nella ricerca dei luoghi<br />
dove sostare, quanta conoscenza dei particolari, quante ore<br />
di appassionato studio!<br />
A corredo degli interessanti<br />
testi la presenza della macchina<br />
fotografica di Corrado<br />
Ballarin, che ha saputo corredare<br />
visivamente quegli scorci<br />
di paesaggio sapientemente<br />
descritti da Piero Parentin.<br />
Se il dramma istriano <strong>non</strong><br />
viene recepito da autori che<br />
in ambito nazionale avrebbero<br />
la possibilità di recepirlo e divulgarlo,<br />
<strong>non</strong> ci si dolga: fino<br />
a quando ci saranno scrittrici<br />
come la Muiesan questa triste<br />
vicenda <strong>non</strong> sarà dimenticata.<br />
Un’ulteriore opera data alle stampe dall’Associazione alla fine del 2010. Il direttore di “Voce Giuliana” è stato invitato dalla Presidenza<br />
dell’Associazione a censire quegli articoli apparsi nel corso di mezzo secolo di vita del giornale che meritano di essere riscoperti e<br />
salvati all’oblio della carta ingiallita dal tempo. E’ stata un’opera molto laboriosa ma il libro che ne è nato premia la fatica.<br />
Gli articoli apparsi a suo tempo su “La Voce Giuliana” e ristampati nel volume portano le firme più note nel campo letterario, mentre<br />
gli argomenti spaziano dai quadretti istriani agli scritti di Biagio Marin, alle poesie di Lina Galli, agli articoli di Guido Miglia,<br />
Alfieri Seri e tanti altri. Un libro da tenere sul comodino e leggere a piccole dosi, articolo per articolo!
24 15 marzo 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Una piccola storia di guerra (e di nostalgia…)<br />
Il soldato Hans e la grappa fatta in casa<br />
Garching è una cittadina<br />
vicino a Monaco di<br />
Baviera che nel 1996,<br />
quando mia figlia Donatella si<br />
era trasferita colà, pur in presenza<br />
di una forte espansione<br />
edilizia aveva mantenuto ancora<br />
le usanze dell’antico borgo: il<br />
Municipio, l’asilo, il cimitero,<br />
il mercato, la piazza principale,<br />
tutte in un fazzoletto. Intorno<br />
ad essi delle belle villette formavano<br />
le ali delle vie. Per il<br />
borgo la gente si salutava per<br />
strada come un tempo da noi,<br />
nelle nostre cittadine istriane;<br />
i negozi di frutta e verdura<br />
esponevano la loro merce e la<br />
gente si fermava a chiacchierare<br />
per strada.<br />
Attratto dalla curiosità, un<br />
giorno entrai nel piccolo cimitero,<br />
ordinato e lindo come i<br />
tedeschi sanno tenere le cose,<br />
con quasi tutte le lapidi in<br />
marmo nero con le scritte dei<br />
defunti marcate in oro.<br />
Mi colpì un gruppetto di esse<br />
con nomi di maschi nati negli<br />
anni 1924-25 e deceduti negli<br />
anni 1944-45. Wilhelm, Walter,<br />
Gustav, Fredrich, Hans <strong>non</strong> potevano<br />
che appartenere – pensai<br />
– ai giovani caduti in guerra. Fui<br />
preso dalla tristezza al pensiero<br />
che questi giovani nati in un<br />
tranquillo paesetto della Baviera<br />
fossero andati a morire chissà<br />
dove, in Russia, in Normandia,<br />
in Italia, magari dalle nostre<br />
parti, odiati da tutti magari senza<br />
alcuna loro colpa.<br />
Uscendo dal cimitero, ripetevo<br />
malinconicamente i loro<br />
nomi: Wilhelm, Walter, Gustav,<br />
Fredrich, Hans… Hans…<br />
questo nome mi ricordava<br />
qualcosa, qualcosa accaduto<br />
molti anni prima. Cercavo di<br />
raccordare il nome a qualche<br />
evento a me noto… ma faticavo.<br />
Passando poi davanti ad un<br />
negozio di liquori, finalmente<br />
ricordai…<br />
Era l’autunno del 1943,<br />
e dopo aver vendemmiato e<br />
travasato il vino nelle botti, si<br />
passava alla distillazione della<br />
grappa. Una di quelle sere papà<br />
preparò un bel fuoco nella cucina<br />
di mia <strong>non</strong>na, che aveva<br />
un fogolèr più ampio, e vi mise<br />
sopra un grande pentolone. Lo<br />
riempì di graspe d’uva ormai<br />
ben spremute e lo richiuse con<br />
un coperchio a cono dalla cui<br />
cima usciva un tubo in rame a<br />
serpentina, che finiva in un altro<br />
recipiente pieno d’acqua fredda,<br />
sul cui fondo c’era uno spinello<br />
dal quale sarebbe fuoriuscito il<br />
prezioso liquido della grappa. Il<br />
coperchio del pentolone era ben<br />
chiuso ai bordi con la calce per<br />
evitare che i fumi delle graspe<br />
riscaldate evaporassero. Insomma,<br />
aveva preparato l’alambicco,<br />
di medievale memoria ma<br />
sempre valido.<br />
Mentre papà controllava il<br />
fuoco, mia <strong>non</strong>na provvedeva<br />
a chiudere bene le finestre<br />
affinché <strong>non</strong> filtrassero le luci<br />
della cucina: eravamo in piena<br />
guerra e i Tedeschi, dopo l’8<br />
settembre, erano entrati in Italia<br />
e naturalmente anche dalle<br />
nostre parti. Le città – ordine<br />
tassativo – dovevano rispettare<br />
l’oscuramento.<br />
Mio zio era partito per la<br />
Russia con l’ARMIR e di lui<br />
<strong>non</strong> si aveva notizia alcuna.<br />
Abitavamo ad <strong>Isola</strong> in via<br />
Manzioli; al piano di sopra<br />
vivevamo in quattro, io, mio<br />
papà, mia mamma e mia sorella,<br />
che in quella sera stavano<br />
cucendo o lavorando a maglia.<br />
Mio <strong>non</strong>no, come suo uso, era<br />
andato a letto presto.<br />
Papà usava spesso spiegarmi<br />
ciò che faceva e così<br />
in quella circostanza appresi<br />
il procedimento di distillazione<br />
(che in termini fisici è<br />
la trasformazione termica del<br />
solido in gassoso e di questo,<br />
attraverso il raffreddamento<br />
in quello liquido; ovviamente<br />
<strong>non</strong> mi diede la spiegazione in<br />
questi termini, ma la compresi<br />
meglio in seguito a scuola alle<br />
lezioni di fisica). Dallo spinello<br />
in fondo al contenitore pieno<br />
d’acqua sarebbe uscito - come<br />
dicevo - un liquido incolore,<br />
chiamato “grappa”.<br />
- Ti raccomando – mi disse<br />
– <strong>non</strong> berlo! La prima è alcol<br />
puro e brucia; lo salviamo solo<br />
per i massaggi per i reumatismi<br />
e le artriti. Ero attento a<br />
controllare l’uscita di questo<br />
liquido di cui tanto avevo sentito<br />
parlare, anche se avevo<br />
solo sei anni, e partecipare<br />
all’esperimento per la prima<br />
volta era per me una grande<br />
soddisfazione.<br />
Ma mentre la distillazione<br />
iniziava, facendo uscire dallo<br />
spinello la sua prima timida<br />
produzione, si sentì un forte<br />
colpo al portone di casa. All’epoca<br />
<strong>non</strong> c’erano né campanelli,<br />
cicalini o citofoni, ma<br />
solo buone nocche o altri oggetti<br />
per richiamare l’attenzione di<br />
chi vi abitava.<br />
- Vai a vedere chi è! – disse<br />
papà alla <strong>non</strong>na. Questa scese le<br />
scale e chiese chi fosse.<br />
- Wehrmacht! – si sentì imperiosamente<br />
rispondere.<br />
- Ostia, i Tedeschi! – disse<br />
papà, mentre mia <strong>non</strong>na lo<br />
chiamava per farlo scendere<br />
a vedere che volessero, visto<br />
che lui il tedesco lo masticava<br />
abbastanza avendo fatto per<br />
ben quattro anni il soldato con<br />
l’esercito di Franz Joszef.<br />
Due mandate di grosse<br />
chiavi, uno stridere di catenaccio,<br />
una porta che si apriva.<br />
Sentii papà che salutava e poi i<br />
passi pesanti, tipici dei soldati,<br />
che salivano le scale. Accompagnato<br />
da papà apparve un<br />
soldato, armato di tutto punto.<br />
Pur apparendo molto giovane,<br />
incuteva paura. Papà gli offrì<br />
un bicchierino di grappa che<br />
intanto stava uscendo dallo<br />
spinello e lo invitò a sedersi.<br />
Rifiutò il primo e si sedette.<br />
Papà, a modo suo, gli chiese<br />
cosa volesse e come mai fosse<br />
capitato da noi.<br />
- Sono di pattuglia – rispose<br />
il soldato in tedesco (mio<br />
papà traduceva) - e risalendo<br />
dalla piazzetta, avevo sentito<br />
all’inizio della via l’odore della<br />
grappa. Era un odore che cono-<br />
scevo, in quanto i miei genitori<br />
in Carinzia, essendo anche noi<br />
contadini, probabilmente in<br />
questi giorni stanno facendo<br />
la stessa cosa. Così annusando<br />
l’odore l’ho sentito fortissimo<br />
vicino a casa vostra e ho voluto<br />
vedere se il procedimento dei<br />
miei fosse analogo al vostro.<br />
Mentre osservava l’alambicco,<br />
chiese a papà come mai<br />
sapesse il tedesco. Mio padre gli<br />
rispose che alla sua età – il soldato<br />
aveva detto di avere 28 anni<br />
e di chiamarsi Hans – era finito<br />
con l’esercito austro-ungarico nei<br />
Carpazi e si era fatto ben quattro<br />
anni di guerra. Gli citava posti e<br />
località in Austria e in Ungheria,<br />
che davano la sensazione che<br />
Hans conoscesse, tanta era la sua<br />
attenzione, rivolta però più alle<br />
fiammate del braciere che alle<br />
parole di papà.<br />
Ad un tratto la vecchia pendola<br />
batté le nove, ed egli ebbe<br />
come un sussulto di risveglio.<br />
Pensai, anni dopo, che la sua<br />
attenzione verso il fuoco lo<br />
aveva trasportato forse dai suoi,<br />
colto dalla nostalgia, e che solo<br />
il suono della pendola lo aveva<br />
riportato improvvisamente alla<br />
triste realtà della guerra.<br />
Si alzò di scatto dicendo<br />
che doveva rientrare e con un<br />
gentile “aufwiedersehen” scese<br />
le scale. Papà lo accompagnò<br />
salutandolo assieme a noi con<br />
un aufwiedersehen, Hans!<br />
Di lui <strong>non</strong> si seppe più nulla.<br />
In quei momenti da noi la guerra<br />
<strong>non</strong> si era ancora incrudelita,<br />
ma bastarono pochi mesi perché<br />
un mare di odio e di terrore<br />
percorresse le nostre terre.<br />
Chissà – pensai allora a<br />
Garching – se Hans è riuscito a<br />
rivedere i suoi distillare ancora<br />
la grappa, o anche lui, come i<br />
tanti Hans di Garching, ha al<br />
suo paese una lapide di marmo<br />
nero con le scritte in oro. O<br />
peggio ancora risulta disperso<br />
in uno dei tanti mattatoi umani<br />
creati dalla disgraziata seconda<br />
guerra mondiale.<br />
Emilio Felluga
15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />
25<br />
L’angolo dei ricordi<br />
Ricordi…<br />
Nel periodo di Natale il ricordo di certe<br />
persone acquista uno strano potere. In<br />
me è riemerso Nino Cossiani.<br />
Incontrai, nel corso di un mio viaggio in<br />
Argentina, questo esule originario di Castellier<br />
di Visinada. Dialogammo intensamente,<br />
con brevi pause, forse per tre giorni. A dire il<br />
vero, parlò soprattutto lui. Ed io lo ascoltavo<br />
con attenzione, perché trovavo interessantissimo<br />
quello che mi raccontava del passato,<br />
dell’Istria, e di quello che avrebbe potuto<br />
essere se … Una sera mi raccontò del padre<br />
che sparì nel turbine delle violenze slave contro<br />
gli italiani. “Ci fu chi vide mio padre che<br />
usciva dalla stanza dove era stato interrogato<br />
dai suoi aguzzini… gli avevano strappato le<br />
unghie… da allora di mio padre <strong>non</strong> si seppe<br />
più nulla…”.<br />
Così mi disse Nino Cossiani nel suo hotel<br />
di Villa Gesell, piccola località della costa<br />
atlantica, dove alloggiavo. Poi, soffocando<br />
gli improvvisi singhiozzi aggiunse con una<br />
smorfia di orgoglio: “Seppi che <strong>non</strong> riuscirono<br />
a farlo parlare… Mio padre <strong>non</strong> tradì<br />
nessuno…”.<br />
Ebbi modo di constatare in qui tre giorni<br />
che Nino Cossiani aveva una vera mania per<br />
le lingue. Ne conosceva diverse. Ma <strong>non</strong> si<br />
fermava… continuava a studiarle con accanimento,<br />
lui che praticamente era mezzo cieco,<br />
con occhiali dalle lenti spesse come <strong>non</strong> ne<br />
avevo mai viste. Benché in avanti con gli anni,<br />
ne stava imparando una nuova prendendo<br />
lezioni private.<br />
Prima di lasciarlo per ritornare a Buenos<br />
Aires, finalmente capii: egli avrebbe voluto<br />
cambiare la storia, magicamente, attraverso<br />
la propria disponibilità, la propria apertura<br />
all’”altro” di cui era disposto ad imparare<br />
persino la lingua. “Vede – mi disse quell’ultimo<br />
giorno – forse saremmo potuti rimanere a<br />
vivere tutti insieme, in Istria, se solo ognuno<br />
avesse voluto fare lo sforzo di imparare la<br />
lingua dell’altro”.<br />
Capii… Era tormentato. Ritornava sempre<br />
indietro nel tempo. Avrebbe voluto ricostruire<br />
la storia. Pensava di aver trovato la formula<br />
per superare gli odi e coesistere con chi appartiene<br />
ad un mondo culturale diverso dal<br />
nostro e ad un altro destino nazionale, ma<br />
con cui siamo costretti a vivere sullo stesso<br />
fazzoletto di terra.<br />
“Cossiani-Cociancich”, ormai anziano, col<br />
suo cercare convulso e febbrile di imparare una<br />
lingua, e poi un’altra ancora – ne conosceva già<br />
tante – avrebbe voluto, per incantesimo, sanare<br />
la ferita, comporre la lacerazione, farci ritornare<br />
indietro, rifare la storia… E soprattutto riportare<br />
in vita il padre, torturato e poi fatto sparire dai<br />
partigiani di Tito, i quali avevano una lingua<br />
materna diversa dalla nostra, che molti di noi<br />
<strong>non</strong> avevano mai cercato di imparare.<br />
Claudio Antonelli, Canada<br />
Lettera in paradiso<br />
a nostra mamma,<br />
Lucia Dudine “nadal”<br />
Mamma cara,<br />
ti scrivo su <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, la rivista che tu<br />
leggevi sempre, per dirti quanto ci manchi.<br />
Il 18 gennaio è stata la ricorrenza del terzo<br />
anniversario da quando ci hai lasciato per<br />
raggiungere papà e il Signore. Siamo certi che<br />
sei felice lassù…<br />
Ti ringrazio, mamma e pure <strong>non</strong>na “Chicchina”,<br />
per averci insegnato fin da piccoli la fede<br />
nel Signore Iddio. Solo con questa fede ora<br />
possiamo superare questo tremendo vuoto che ci hai lasciato.<br />
Ricordo, quando alle volte piangevo per le cattiverie di certe persone, che tu<br />
mi consolavi dicendo: “Mirella, <strong>non</strong> preoccuparti perché il Signore vede tutto<br />
e poi premia secondo i propri meriti”. Pure tu alle volte eri sconsolata per<br />
la perdita di papà, e piangevi… E ti dico la verità, il cuore mi si spezzava a<br />
vederti così triste. Cercavo di consolarti, ma era difficile, dato che mancava<br />
tanto pure a me il mio amato papà, e la ferita al cuore era profonda e sanguinava,<br />
e mai si è rimarginata. Però attraverso la fede cercavo di affievolire<br />
il tuo dolore, e il nostro.<br />
Sono certa, ora da lassù ci proteggi e preghi per noi. A te e a papà tutto il<br />
nostro amore.<br />
I tuoi amati figli<br />
Mirella, Fabrizio e Licinio<br />
1943: soldati italiani del regio Esercito<br />
In questa vecchia foto rivedo mio papà Egidio Degrassi (del moro, droghiere a<br />
<strong>Isola</strong> – in basso) insieme a Libero Ulcigrai (fugiòni, macellaio, a sinistra) e ad un<br />
altro commilitone. Mio papà Egidio insieme all’amico Libero, richiamati alle armi<br />
nel 1943, dovevano partire per il fronte russo. Ma – per fortuna - l’esercito aveva<br />
bisogno di cuochi, e così invece furono mandati a Roma. Poi il destino li divise.<br />
Dopo il bombardamento della capitale, dove perse tutto il suo corredo civile,<br />
fu trasferito prima a Formia, sul litorale laziale, e poi in Sardegna, a Cagliari.<br />
Gli inglesi poi occuparono l’isola senza colpo ferire, e gli stessi trasferirono mio<br />
papà a Napoli.<br />
Espletate varie formalità, assieme ad un comandante dalmata, gli affidarono la re-<br />
sponsabilità di un grande magazzino<br />
di approvvigionamenti per<br />
le truppe inglesi. Da allora ebbe<br />
a disposizione ogni ben di Dio.<br />
Dormivano al piano superiore<br />
di questo magazzino... che ogni<br />
notte aveva delle visite indesiderate.<br />
Ma si doveva portare a casa<br />
la ghirba, e così vennero ad un<br />
compromesso con questi indesiderati.<br />
Ogni notte preparavano<br />
un pacco con coperte, sigarette,<br />
quarti di manzo, tutto materiale<br />
che nel magazzino abbondava...<br />
In quel periodo ricevette anche la<br />
visita di molti isolani, e aiutò tutti<br />
con un lavoro o altro.<br />
Licenziatosi poi dal Comando<br />
inglese alla fine della guerra,<br />
dopo dieci giorni di viaggio a<br />
piedi, in motocarrozzetta o con<br />
altri mezzi di trasporto, il 10<br />
giugno 1945 arrivò a Trieste.<br />
Lo stesso giorno che i titini<br />
lasciavano la città.<br />
Dino Degrassi
26 15 marzo 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Incontri...<br />
e scontri<br />
Mesi fa sono stata al mio<br />
paese natio e mentalmente<br />
andavo indietro nel tempo,<br />
come in un film con tante scene<br />
dolci e amare.<br />
Avevo dieci anni. Prima<br />
mio padre e poi mia madre ed<br />
io avevamo lasciato la nostra<br />
bella casetta, costruita meno<br />
di dieci anni prima: una casa<br />
piccola, con due orticelli pieni<br />
di fiori e con un grande tiglio<br />
davanti. Dietro la casetta, a <strong>non</strong><br />
più di trecento metri, c’era la<br />
landa carsica, colma di rocce<br />
bianche che risplendevano la<br />
luce donata dal sole, e così tutto<br />
risultava ancora più brillante.<br />
Dalla nuda roccia crescevano i<br />
pini, dimostrando la loro forza<br />
e allegria di vivere.<br />
Postumia, dove ci eravamo<br />
trasferiti, me l’aspettavo meravigliosa,<br />
grande, lucida, ricca. I<br />
miei genitori lavoravano nella<br />
clinica ostetrica; abitavamo<br />
in una grande casa insieme a<br />
più famiglie, in una via stretta<br />
stretta, dove <strong>non</strong> entrava mai<br />
un raggio di sole. Attraverso la<br />
nostra piccola cucina al pianterreno,<br />
stretta e scura come<br />
una tomba, passavano anche<br />
gli altri abitanti del condominio…<br />
Al primo piano c’era una<br />
piccola cameretta di dieci metri<br />
quadrati, e un bagno in comune<br />
con gli altri. Io frequentavo<br />
il ginnasio e, per <strong>non</strong> stare in<br />
quella tomba, studiavo violino<br />
e pianoforte e balletto.<br />
Un anno dopo sono tornata<br />
a visitare il mio paese e la mia<br />
casetta piena di luce e di fiori.<br />
Non riuscivo a stare in piedi,<br />
mi sono seduta sotto il tiglio e<br />
piangevo, piangevo…<br />
Cinque anni più tardi è<br />
diventata <strong>Isola</strong> d’Istria il mio<br />
nuovo mondo, anche essa piena<br />
di sole, che sorrideva dal mare,<br />
dalle case e tante volte dal mio<br />
volto. Una vicina, dello stesso<br />
piano dove abitavo, la signora<br />
Palma, anziana, pallida, umile,<br />
sempre in casa, era tanto buona<br />
con me, e <strong>non</strong> la dimenticherò<br />
mai. Ma lì c’era anche un’altra<br />
signora, di cui <strong>non</strong> ricordo<br />
nemmeno il nome, che era<br />
tutt’altra cosa. Mi chiamava<br />
con una parola che <strong>non</strong> avevo<br />
mai sentito, e che <strong>non</strong> avrei mai<br />
voluto ricordare.<br />
Sono passati molti anni da<br />
allora… “Da grande” sono ritornata<br />
al mio paese natio per qualche<br />
giorno. Come decenni fa,<br />
anche oggi Lokev è periferia di<br />
Trieste. Sulla “mia” landa, sulle<br />
“mie” rocce ho potuto osservare<br />
i bambini che giocavano, ridevano,<br />
saltavano, e mi ricordavano<br />
i miei giochi. Vedendoli felici,<br />
ero felice anch’io: apprezzano<br />
e utilizzano le bellezze della<br />
natura. Erano bambini sloveni,<br />
di genitori serbi e mussulmani.<br />
Gente arrivata tanti anni dopo<br />
la nostra partenza, che lavora<br />
i piccoli orti, che coltiva le<br />
campagne, che si è costruito la<br />
propria casa.<br />
Mentre passeggiavo ho<br />
incontrato una donna nata nel<br />
mio paese, che mi ha detto:<br />
“Vedi come lavorano queste<br />
terre? Si comportano come se<br />
fossero a casa loro!”. Io, stupita,<br />
risposi: “Loro adesso sono<br />
a casa e io sono felice per loro,<br />
perché li vedo contenti”. Per<br />
<strong>non</strong> discutere oltre mi sono allontanata,<br />
perché quella donna<br />
aveva degli occhi <strong>non</strong> buoni…<br />
Per fortuna era in minoranza<br />
rispetto a quelli che <strong>non</strong> la<br />
pensano come lei.<br />
Tornata a <strong>Isola</strong>, ho preso<br />
per mano mio nipote e passeggiando<br />
gli dissi: “Romeo, vedi<br />
quei monti oltre il mare? Sono<br />
miei!”.<br />
Lui – stupito - mi chiese:<br />
“Come tuoi? Se <strong>non</strong> gli hai mai<br />
comperati!”.<br />
Gli risposi: “Appunto, perciò<br />
sono miei. Una cosa posso<br />
comperarla, perché è stata costruita<br />
dall’uomo. Quello che<br />
<strong>non</strong> è opera dell’uomo, <strong>non</strong> si<br />
può comperare perché fa parte<br />
della natura. La natura è eterna,<br />
<strong>non</strong> si autodistrugge. Siamo noi<br />
uomini che distruggiamo tutto<br />
quello che abbiamo costruito<br />
anche se con amara fatica.<br />
Dimentichiamo facilmente,<br />
troppo facilmente. E’ per questo<br />
motivo che ti dico: la natura è<br />
mia, la sento mia, e la sento mia<br />
perché faccio parte di essa. Ed è<br />
anche tua, è di noi tutti, siamo<br />
tutti importanti. Possiamo usarla<br />
ma <strong>non</strong> appropriarcela. Lei si<br />
offre generosamente a noi, con<br />
i suoi frutti ci sfama, ci dà la<br />
sicurezza, un posto dove vivere,<br />
senza chiedere mai niente in<br />
cambio. E’ l’uomo quello che<br />
pensa di poter appropriarsene,<br />
di poter comperarla o venderla,<br />
e così facendo che <strong>non</strong> sia più<br />
a disposizione di tutti”.<br />
“Ma, a te dove piace di<br />
più?” – mi domandò Romeo.<br />
Gli risposi: “Non lo so. Mi si<br />
riempie il cuore d’amore quando<br />
penso alla mia vecchia landa<br />
e alle mie rocce. Il cuore mi<br />
scoppia di gioia quando ritorno<br />
al mare. Rivisito i luoghi dove<br />
ci sono i grandi boschi come la<br />
Stajerska, i piani alti, rocciosi<br />
e innevati della Gorenjska. E’<br />
bellissima l’Italia e tutto il resto<br />
del mondo. Ogni posto ha le sue<br />
bellezze particolari ed uniche.<br />
Come la gente. In ogni luogo c’è<br />
tanta bellezza e bontà, bisogna<br />
soltanto scoprirle. E’per questo<br />
che guardiamo, ascoltiamo e<br />
cerchiamo di capire”.<br />
Mio nipote si dimostrava<br />
abbastanza contento della<br />
spiegazione, però – furbetto<br />
com’è – mi disse: “Uffa, ma<br />
quanto parli… quindi… se i<br />
tuoi soldi sono di tutti, offrimi<br />
un gelato!”<br />
“Sì, tesoro, anche due se<br />
vuoi!” – gli risposi.<br />
Così, stando seduti sulla<br />
riva, leccavamo il gelato, osservando<br />
il nostro sole che spariva<br />
al di là dell’orizzonte, per poter<br />
recare la sua luce altrove.<br />
Fenny<br />
Questa foto, inviata da Bruno Degrassi pansalonga, è stata scattata il 6 gennaio 1955 sulla tonnara dalmata<br />
(di Spalato) che per alcuni anni era ormeggiata sul molo di <strong>Isola</strong> (fino al primo dopoguerra era ancora<br />
attiva la pesca del tonno nell’Alto Adriatico). Sullo sfondo è visibile la chiesa della Madonna di Alieto.<br />
Sulla tonnara, in posa un gruppo di giovani isolani, ormai tutti ultrasettantenni: in alto da sinistra, Omero<br />
Ulcigrai, Nerio Delise e Bruno Degrassi. In basso, Italo Dudine, Claudio Degrassi, Benito Rasman, Livio<br />
Musizza, Elpidio Delise e Mario Vasacotto.
15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />
27<br />
L’angolo dei ricordi<br />
In questa vecchia foto, inviata dagli Stati Uniti da Nevia Degrassi,<br />
sono ritratti il mio caro papà Mariano a sinistra, lo zio Pietro al centro<br />
(entrambi con soprannome bòsega) e a destra il pittore Luciano<br />
Bartoli (marito di mia cugina Nilla Pugliese) a cui si devono alcune<br />
opere nel Duomo di <strong>Isola</strong>.<br />
Ricordi di un tempo passato ma mai dimenticato… L’amico Mino<br />
Favretto ci ha inviato dall’Australia questa bella foto del 1934 che<br />
ritrae i suoi suoceri, l’isolana Luigia Zaro e Giuseppe Mitteregger<br />
(scomparso nel 1971 in Australia), quando i faseva l’amor… Si sarebbero<br />
sposati a <strong>Isola</strong> nel lontano 1935.<br />
La foto, con sullo sfondo il nostro paese, è presa da Canola, dove la<br />
famiglia Zaro “sdegna” possedeva delle campagne.<br />
Un affettuoso saluto da Nivetta Degrassi a tutte le compagne e all’insegnante Marta Cortese della terza classe elementare ad <strong>Isola</strong>.<br />
Nella prima fila in basso da sinistra: Luciana Pugliese (in piedi) - Marisa Marchesan – Maria Degrassi – Anita Vascotto – Claudia Derossi<br />
– Marisa Magris – Franca Depase – Maria Ulcigrai – Caterina Felluga Romana e, in piedi, Rina Deste.<br />
Seconda fila: Annamaria Vascotto (in piedi) – Giuseppina Felluga – Romana Felluga – Annamaria Menis – l’insegnante Marta Cortese<br />
– Loredana Depase – Dorina Ulcigrai – Maria Flavia Ulcigrai e, in piedi, Doralice Musizza.<br />
Terza fila: Nadia Delise – Claudia ?? – Mirella Peruzzo – Corinna Giovannini – Lionella Vescovo.<br />
Sedute a terra: Nivetta Degrassi e Nevia Genzo.
28 15 marzo 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
QUELLI CHE CI HANNO LASCIATO<br />
Il 21 ottobre 2010 ci ha lasciato<br />
il nostro caro<br />
Pietro<br />
Degrassi<br />
(Icio)<br />
n. 16.10.1939<br />
Annunciandone la scomparsa<br />
lo ricorda con affetto il fratello<br />
Gianni insieme alla cognata<br />
Elena e ai nipoti Fabrizio,<br />
Giampaolo e Lorenzo.<br />
Duilio<br />
Degrassi<br />
n. 28.01.1908<br />
m. 30.08.1991<br />
Elena<br />
Tinchelli<br />
Degrassi<br />
n. 19.12.1914<br />
m. 26.06.1993<br />
Dario<br />
Degrassi<br />
n. 03.07.1938<br />
m. 11.11.1957<br />
Maddalena<br />
Vascotto<br />
Vi porterò sempre nel mio<br />
cuore, con immutato amore.<br />
Il figlio, fratello e nipote Gianni<br />
unitamente alla nuora Elena e<br />
ai nipoti Fabrizio, Gianpaolo e<br />
Lorenzo.<br />
VI anniversario<br />
Luciana Bologna Vascotto<br />
n, 14.12.1939 m. 27.3.2005<br />
Il marito Lucio e le figlie<br />
Manuela e Sandra con i familiari<br />
Ti ricordano con tanto<br />
rimpianto.<br />
Maria<br />
(Ucci)<br />
Marchesan<br />
n. 14.6.1933<br />
L'8 gennaio 2011<br />
a Marano Lagunare ci ha lasciato<br />
il nostro caro<br />
Aldo<br />
Delise<br />
n. 11.6.1924<br />
Annunciandone la scomparsa,<br />
lo ricordano con affetto e rimpianto<br />
la moglie Luci, i figli Loris<br />
con Marisa e Giampaolo con<br />
Franca, le adorate nipoti Donatella<br />
e Alessia e la sorella Edda<br />
unitamente ai fmiliari tutti.<br />
Il 29 ottobre 2010 ci ha lasciato<br />
il nostro caro<br />
Bruno Carboni<br />
n. 19.9.1937<br />
Ne danno il triste annuncio<br />
la moglie Licia con la figlia<br />
Elisabetta, il genero e gli adorati<br />
nipoti e la sorella Irma con<br />
Ottavio e Maura con Marino.<br />
Il 7 febbraio a Genzano (Roma)<br />
si è spenta improvvisamente<br />
la mia amatissima moglie<br />
Maria<br />
Gabriella<br />
Liberati<br />
n. 11.3.1940<br />
ad Albano<br />
Lazialee<br />
Il 5 febbraio 2011<br />
ci ha lasciato<br />
Annunciandone la scomparsa<br />
la ricordano con tanto affetto<br />
le cugine Claudia e Silvana<br />
con Georges unitamente ai<br />
familiari tutti.<br />
49 anni di matrimonio vissuti<br />
nel bene e nel male ma sempre<br />
in perfetta armonia. Rimarrà<br />
sempre nel mio cuore.<br />
Fabio Ricasoli unitamente ai<br />
familiari tutti.<br />
Il 18 gennaio 2011 è mancato<br />
il nostro caro<br />
Giovanni<br />
Colomban<br />
n. 19.5.1927<br />
Ricordandolo con tanto affetto,<br />
ne danno il triste annuncio<br />
i nipoti Fabio e Maura e la cognata<br />
Nerina.<br />
L’8 novembre 2010 A Monfalcone<br />
ci ha lasciato<br />
Vilma<br />
Del Gos<br />
ved.<br />
Benvenuto<br />
n. 20.11.1921<br />
a Cherso<br />
Dandone il triste annuncio<br />
la ricordano con rimpianto i<br />
figli Vittorio, Sergio e Silvio<br />
(in Australia) insieme alle<br />
nuore, ai nipoti e ai parenti<br />
tutti. Un caro ricordo anche<br />
dai fratelli Giuseppe, Vittorio,<br />
Mario e Bianca unitamente ai<br />
familiari tutti.<br />
Il 22 ottobre 2010 ad Arona (NO)<br />
ci ha lasciato la nostra cara<br />
Anna<br />
Martini<br />
ved. Cerin<br />
n. 19.11.1924<br />
Con tanto rimpianto lo annunciano<br />
i figli Graziella e Giorgio,<br />
i cognati Maria e Ottavio<br />
e le nipoti Graziella, Neva e<br />
Loredana.<br />
Marino<br />
Russignan<br />
n. 23.5.1926<br />
m. 4.11.2009<br />
Lo ricordano con affetto e rimpianto<br />
la moglie Fulvia Viezzoli e<br />
il figlio Luciano unitamente alle<br />
famiglie Viezzoli e Russignan.<br />
Il 3 febbraio 2011 a Grado<br />
ci ha lasciato la nostra cara<br />
Giuseppina<br />
Corbatto<br />
in Degrassi<br />
n. 30.8.1944<br />
Ricordandoti sempre con tanto<br />
affetto e rimpianto, cara Pinucci,<br />
resterai sempre nei nostri<br />
cuori...<br />
... da tutti i familiari<br />
All'età di 97 anni<br />
il 23 ottobre 2010 a Monza<br />
è venuta a mancare la nostra zia<br />
Maria<br />
Felluga<br />
ved. Menis<br />
n. 1.4.1913<br />
I nipoti ne danno il triste annuncio<br />
a quanti la conobbero<br />
Ci scusiamo per il nome erroneamente<br />
riportato nel numero<br />
precedente.<br />
Il 28 settembre 2010 ci ha<br />
lasciato il nostro caro<br />
Bruno<br />
Perentin<br />
n. 18.10.1936<br />
Ricordandolo con tanto affetto,<br />
ne danno il triste annuncio la<br />
moglie Adriana, il figlio Stefano,<br />
la mamma Emma e i cugini<br />
tutti dall’Italia, dall’Australia e<br />
dagli Stati Uniti.<br />
dott. Livio<br />
Contento<br />
n. 4.10.1919<br />
m. 28.2.2004<br />
A sette anni dalla sua scomparsa<br />
è sempre ricordato con<br />
affetto dalla moglie Odilla, dal<br />
figlio Giorgio, dai nipoti e dai<br />
familiari tutti.
15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />
29<br />
Lidia<br />
Vascotto<br />
n. 10.6.1920<br />
m. 21.3.2008<br />
Li ricordano con immutato affetto<br />
i familiari.<br />
Una Santa Messa in suffragio<br />
sarà celebrata sabato 26<br />
marzo 2011 alle ore 18.00 nel<br />
Santuario della Madonna di<br />
Strugnano.<br />
Antonio<br />
Vascotto<br />
n. 22.12.1892<br />
m. 14.10.1973<br />
Giovanni<br />
Delise<br />
n. 2.6.1887<br />
morto in<br />
guerra<br />
1915-1918<br />
Gisella<br />
Russignan<br />
Delise<br />
n. 11.1.1891<br />
m. 1.9.1978<br />
Vilma<br />
Benvenuti<br />
n. 3.4.1920<br />
m. 20.2.2007<br />
Gabriele<br />
Delise<br />
n. 15.7.1912<br />
m. 29.7.1994<br />
Paola<br />
Lorenzutti<br />
Vascotto<br />
n. 17.2.1897<br />
m. 24.11.1967<br />
In memoria e con un caro ricordo<br />
dei <strong>non</strong>ni.<br />
Gianna Delise<br />
Nel quarto anniversario della<br />
scomparsa un caro ricordo dai<br />
figli, nipoti e parenti tutti.<br />
Maria<br />
Zaro<br />
n. Calligarich<br />
n. 18.6.1934<br />
m. 19.4.2005<br />
Nel sesto anniversario della<br />
scomparsa è ricordata sempre<br />
con affetto e dolore dal<br />
marito Elvio, dai figli Doriana<br />
e Giuliano, dal genero Massimo,<br />
dalla nuora Nadia, dagli<br />
amatissimi nipoti Giovanna e<br />
Stefano e dai parenti tutti.<br />
Nevia<br />
Gherbaz<br />
in Carboni<br />
n. 27.8.1942<br />
m. 31.1.2004<br />
È caramente ricordata dal<br />
marito Pini, dai figli Paola<br />
ed Eros con Erika e i piccoli<br />
Mattia e Aris, dalla mamma,<br />
dalla sorella, dal fratello e dai<br />
cognati.<br />
Maria<br />
Ausilia<br />
Vascotto<br />
in Carboni<br />
n. 27.9.1911<br />
m. 29.10.2002<br />
Giovanni<br />
Carboni<br />
n. 24.1.1910<br />
m. 7.5.2003<br />
Sono sempre ricordati con<br />
tanto affetto e rimpianto dai<br />
figli Pini e Lina, dal genero,<br />
nipoti e pronipoti.<br />
Elide<br />
Degrassi<br />
n. Ulcigrai<br />
n. 10.7.1917<br />
m. 26.1.2009<br />
a Grado<br />
Ciao, <strong>non</strong>na Elide, a due anni<br />
dalla tua scomparsa ti ricordiamo<br />
sempre con tanto affetto.<br />
ci manchi tanto...<br />
La Per ricordano sempre, sempre dai tuoi i nipoti fami-<br />
Nerina liari... con Tullio e Nelita.<br />
Albino<br />
Colomban<br />
(ciune)<br />
n. 21.1.1945<br />
m. 8.3.2010<br />
È passato un anno dalla tua<br />
scomparsa me sei sempre<br />
nei nostri cuori. Tua moglie<br />
Nevenka, i tuoi figli Paolo ed<br />
Elena, la nuora Sabrina, i nipoti<br />
e i parenti tutti.<br />
Giovanni<br />
Felluga<br />
(Nino del<br />
Mulin)<br />
n. 7.8.1930<br />
m. 27.2.2010<br />
Nel primo anniversario della<br />
scomparsa è ricordato con<br />
l'amore di sempre dalla moglie<br />
Mariucci, dai figli Daniele, Roberto<br />
ed Elisabetta, dalle nuore,<br />
genero e nipoti.<br />
Luigi<br />
Menis<br />
n. 8.10.1922<br />
m. 29.12.2003<br />
Maria<br />
Calligaris<br />
n. 27.7.1930<br />
m. 30.11.1996<br />
Sono sempre vivi nei nostri<br />
ricordi e nei nostri cuori. Con<br />
affetto, le figlie Novella e Nadia<br />
e i nipoti Peter, Daniela e<br />
Maja.<br />
Bruna<br />
Steffè<br />
in Degrassi<br />
n. 17.6.1939<br />
m. 9.2.2005<br />
Nel sesto anniversario della<br />
scomparsa la ricorda con affetto<br />
e rimpianto il marito Mario insieme<br />
ai figli Flavio, Cristina e<br />
Davide e ai familiari tutti.<br />
Maggiolina<br />
Russignan<br />
in Pugliese<br />
n. 23.5.1926<br />
m. 24.3.1998<br />
È ricordata sempre con tanto<br />
affetto e rimpianto dal marito<br />
Pini, dai figli Giuliano, Guido<br />
e Daniela con i rispettivi familiari.<br />
Fabio<br />
Goina<br />
n. 8.1.1923<br />
m. 26.12.1991<br />
Lo ricordano sempre con rimpianto<br />
la moglie Gemma e i figli<br />
Attilio e Alessandra assieme ai<br />
loro familiari.<br />
Vittorio<br />
Moscolin<br />
n. 19.10.1897<br />
m. 3.11.1981<br />
Palmira<br />
Moscolin<br />
Zaro<br />
n. 11.12.1905<br />
m. 27.7.1975<br />
Attilio<br />
Moscolin<br />
n. 1921<br />
m. 1942<br />
in guerra<br />
Gemma e Lucia con i familiari<br />
ricordano con rimpianto i cari<br />
genitori e il fratello Attilio,<br />
disperso durante la guerra in<br />
Africa.<br />
Alice<br />
Goina<br />
ved. Vascotto<br />
n. 16.1.1911<br />
m. 27.2.2006<br />
Sono cinque anni che ci hai<br />
laasciato. Sei sempre nei nostri<br />
cuori. Le figlie Maria, Nivia<br />
e Anita insieme con i generi,<br />
nipoti e pronipoti.
30 15 marzo 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Giovanni<br />
Degrassi<br />
n. 8.4.1902<br />
m. 26.12.1983<br />
Irma<br />
Benvenuto<br />
ved. Degrassi<br />
n. 11.1.1914<br />
m. 14.2.2001<br />
Cari genitori, siete sempre nei<br />
nostri cuori. I figli Ervina, Maria<br />
Giovanna e Claudio con il<br />
genero, la nuora e i nipoti.<br />
Francesco<br />
Degrassi<br />
n. 26.12.1909<br />
m. 20.8.1998<br />
Angela<br />
Zaro<br />
Degrassi<br />
n. 14.1.1915<br />
m. 19.1.2004<br />
Li ricordano sempre con affetto<br />
i figli Almira, Nivia e Silvano<br />
unitamente alla sorella Cosetta<br />
e ai familiari tutti.<br />
Giovanni Degrassi<br />
1898 - 1965<br />
Maria Furlan Degrassi<br />
1899 - 1966<br />
A tanti anni dalla loro scomparsa<br />
sono sempre ricordati<br />
con affetto dai figli Bruno,<br />
Mario e Mariucci insieme ai<br />
familiari tutti.<br />
PREGHIERA<br />
Quando moriranno<br />
coloro che amo<br />
Tu donami il coraggio<br />
di affidarli alle Tue mani,<br />
come ciò che si fa più fatica<br />
a donare.<br />
Accordami la forza di sperare<br />
con una speranza ardente,<br />
al di là di ogni limite,<br />
che all’alba della vita nuova<br />
Tu mi verrai incontro<br />
assieme a tutti coloro<br />
che ho perduto in Te.<br />
Giacomo<br />
Pugliese<br />
n. 17.3.1883<br />
m. 23.2.1952<br />
Maria<br />
Pugliese<br />
n. Felluga<br />
n. 25.3.1885<br />
m. 7.12.1955<br />
Con l'affetto di sempre li ricorda<br />
la figlia Nerina con la<br />
sua famiglia.<br />
Primano<br />
Pugliese<br />
n. 3.10.1916<br />
m. 14.4.1982<br />
Giustina<br />
Pugliese<br />
n. 2.4.1920<br />
m. 26.11.1995<br />
Con rimpianto li ricordano i figli<br />
Nevio, Loredano e Marino,<br />
le nuore, i nipoti, la cognata<br />
Nerina unitamente ai parenti<br />
tutti.<br />
Francesco<br />
Felluga<br />
n. 25.1.1914<br />
m. 9.11.1982<br />
Lo ricordano sempre con affetto<br />
la moglie Maria, i nipoti<br />
e la cugina Nerina.<br />
Anna<br />
Degrassi<br />
ved. Spadaro<br />
n. 12.5.1893<br />
m. 5.9.1980<br />
Romildo<br />
Pugliese<br />
(bonassa)<br />
n. 7.7.1914<br />
m. 20.3.2004<br />
Lo ricordano con affetto la<br />
moglie Vittoria, i figli Dorina<br />
con Pino e Eddy con Ida, i nipoti<br />
Sabrina, Manuel, Marco e<br />
Christian e la sorella Nerina.<br />
Violetta<br />
Pugliese<br />
ved. Copettari<br />
n. 9.12.1921<br />
m. 18.10.2001<br />
La ricordano con grande amore<br />
e rimpianto i figli Vladimiro<br />
con Rossella, Arduino con<br />
Teresa e Maria con Nino, la cognata<br />
Vittoria, la sorella Nerina<br />
con il marito Tullio, gli amatissimi<br />
nipoti e parenti tutti.<br />
Domenico<br />
Felluga<br />
n. 19.1.1882<br />
m. 29.3.1963<br />
Lo ricorda con affetto la cugina<br />
Nerina con i familiari.<br />
Mario<br />
Bologna<br />
n. 22.10.1911<br />
m. 24.1.1990<br />
Maria<br />
Ladillo<br />
Bologna<br />
n. 21.3.1913<br />
m. 2.8.1990<br />
A 21 anni dalla loro scomparsa,<br />
un affettuoso ricordo ai<br />
cari genitori dalle figlie Silva<br />
e Mirella insieme alle nipoti<br />
Arianna e Patrizia e al genero<br />
Giuliano.<br />
Mantovano<br />
Dagri<br />
n. 9.5.1904<br />
m. 2.8.1991<br />
Giuseppina<br />
Vascotto<br />
ved. Dagri<br />
n. 11.3.1909<br />
m. 6.11.1997<br />
Un affettuoso ricordo dalla<br />
nuora Silva insieme ai nipoti e<br />
ai familiari tutti.<br />
Flora<br />
Goina<br />
n. Delise<br />
n. 22.7.1905<br />
m. 26.2.1982<br />
Pietro<br />
Goina<br />
n. 6.6.1901<br />
m. 10.10.1973<br />
Sono ricordati con tanto affetto<br />
dai figli Lida, Dorina e Duilio<br />
con i loro familiari.<br />
Giusto<br />
Chelleri<br />
n. 29.07.1908<br />
m. 28.05.1990<br />
in Canada<br />
Giuseppina<br />
Chelleri<br />
n. 17.03.1905<br />
m. 09.10.1996<br />
in Canada<br />
Un affettuoso ricordo dei cari<br />
genitori dal figlio Elvio unitamente<br />
ai familiari tutti.<br />
Come l’erba<br />
i nostri giorni<br />
passano:<br />
tu, Signore,<br />
sei per sempre.<br />
liturgia
15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />
31<br />
Virgilio<br />
Vascotto<br />
n. 8.2.1906<br />
m. 28.1.1963<br />
Maria<br />
Cociancich<br />
Vascotto<br />
n. 30.8.1911<br />
m. 30.12.2006<br />
Li ricordano con affetto la<br />
figlia Miranda, i nipoti Daniele<br />
e Riccardo con i familiari e il<br />
genero Dario.<br />
Maria<br />
(Ucci)<br />
Vascotto<br />
Bernardi<br />
n. 3.4.1935<br />
m. 25.2.1993<br />
È sempre ricordata dal marito<br />
Dario, dalla sorella Miranda,<br />
dai nipoti Daniele e Riccardo<br />
con i familiari e dai parenti<br />
tutti.<br />
Claudio<br />
Bernardi<br />
n. 28.2.1945<br />
m. 7.9.2003<br />
È sempre ricordato caramente<br />
dal fratello Dario, dalla moglie<br />
Laura e dalla figlia Tiziana<br />
con Max.<br />
Luigi Delise<br />
n. 1896 m. 02.06.1962<br />
Luigia Civran Delise<br />
n. 15.11.1903 m. 14.10.1965<br />
Un caro ricordo dai figli Tarcisio<br />
e Maria unitamente ai<br />
familiari tutti.<br />
Giovanni Carboni<br />
n. 20.10.1901 m. 11.02.1972<br />
Lina Costanzo Carboni<br />
n. 26.06.1905 m. 18.03.1963<br />
A tanti anni dalla loro scomparsa<br />
sono sempre ricordati<br />
con affetto dai figli Bruno,<br />
Mario e Mariucci insieme ai<br />
familiari tutti.<br />
Bortolo<br />
Degrassi<br />
(Nino viola)<br />
n. 14.3.1921<br />
m. 21.3.2006<br />
Nel quinto anniversario della<br />
sua dipartita la moglie Lida lo<br />
ricorda sempre con rimpianto<br />
e dolore.<br />
Ettore<br />
Cocian<br />
n. 21.4.1899<br />
m. 15.8.1976<br />
Maria<br />
De Jurco<br />
in Cocian<br />
n. 7.9.1901<br />
m. 21.9.1968<br />
Li ricordano sempre con tanto<br />
affetto i figli Lida e Mario insieme<br />
alla nipote Mary con il<br />
marito e la pronipote Allison.<br />
Lucia<br />
Delise<br />
ved. Degrassi<br />
(viola)<br />
n. 9.4.1892<br />
m. 9.5.1973<br />
Antonio Degrassi<br />
n. 23.9.1887 m. 21.6.1949<br />
Sono sempre ricordati con<br />
affetto e rimpianto dai figli<br />
Luciano e Lidia insieme alle<br />
nuore e ai nipoti.<br />
Bruno<br />
Degrassi<br />
n. 22.9.1919<br />
m. 30.7.2004<br />
Lo ricordano con affetto la<br />
nuora Agata e il nipote Stefano,<br />
i fratelli, la sorella e i parenti<br />
tutti.<br />
Romeo<br />
Degrassi<br />
(viola)<br />
n. 2.2.1917<br />
m. 4.3.2003<br />
a Sydney<br />
Con dolore e rimpianto lo ricordano<br />
sempre la moglie Mira,<br />
i figli Lucio e Romeo, le nuore e<br />
i nipoti, i fratelli e la sorella.<br />
Franco<br />
Antonio<br />
Degrassi<br />
n. 27.1.1958<br />
a Trieste<br />
m. 29.2. 2008<br />
a Bregenz<br />
(Austria)<br />
Nel terzo anniversario della<br />
scomparsa lo ricordano con<br />
dolore i suoi genitori Luciano<br />
e Annamaria Richter, la moglie<br />
Irene, le sorelle Lucia e Barbara<br />
e tutti i parenti di Trieste e di<br />
Bregenz (Austria).<br />
Giulio<br />
Mondo<br />
n. 30.5.1915<br />
m. 9.1.1995<br />
Vittoria<br />
Gottinger<br />
Mondo<br />
n. 30.4.1920<br />
m. 10.4.1967<br />
Sono sempre ricordati con<br />
tanto affetto e rimpianto dalle<br />
figlie Liana e Franca insieme ai<br />
nipoti e ai parenti tutti.<br />
Maria<br />
Cerin<br />
in Dodich<br />
n. 8.2.1931<br />
m. 20.3.2003<br />
in Canada<br />
Dal Canada, con affetto e rimpianto<br />
la cara moglie e mamma<br />
Maria è ricordata dal marito<br />
Romano e dal figlio Eddy.<br />
Lucia<br />
Felluga<br />
ved. Pesaro<br />
n. 13.2.1914<br />
m. 15.3.2008<br />
Nel terzo anniversario della<br />
scomparsa la ricordano con<br />
affetto i figli Corrado e Silva<br />
unitamente ai nipoti e parenti<br />
tutti.<br />
Bruno<br />
Pesaro<br />
n. 20.3.1910<br />
m.13.10.1964<br />
Elena<br />
Fragiacomo<br />
ved. Felluga<br />
n. 13.5.1893<br />
m. 22.3.1963<br />
Giacomo<br />
Felluga<br />
n. 10.7.1888<br />
m. 13.11.1971<br />
A tanti anni dalla loro scomparsa<br />
da Corrado e Silva un<br />
affettuoso ricordo del papà<br />
Bruno e dei cari <strong>non</strong>ni Elena e<br />
Giacomo.<br />
Frida<br />
Perentin<br />
n. 8.1.1905<br />
m. 24.3.1986<br />
Beniamino<br />
Boi<br />
n. 25.9.1896<br />
m. 8.4.1983<br />
I figli Rina e Filiberto ricordano<br />
con immutato affetto i<br />
cari genitori.
32 15 marzo 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Vittorio<br />
Degrassi<br />
n. 25.8.1925<br />
m. 20.4.1974<br />
Con tanto affetto è ricordato<br />
dalla sorella Palmira, dai nipoti<br />
Bruna, Licia e Bruno e dai<br />
parenti tutti.<br />
Maria<br />
Degrassi<br />
n. Russignan<br />
n. 15.5.1879<br />
m. 24.7.1969<br />
Nicolò<br />
Degrassi<br />
n. 7.4.1876<br />
m. 3.7.1959<br />
Sono caramente ricordati dalla<br />
figlia Palmira, dai nipoti Bruna,<br />
Licia e Bruno, dai pronipoti e<br />
parenti tutti.<br />
Maria<br />
Stolfa<br />
n. 1910<br />
m. 15.11.1993<br />
È ricordata con tanto affetto<br />
dalla cugina Palmira, da Bruna,<br />
Licia e Bruno e dai parenti<br />
tutti.<br />
Duilia<br />
Degrassi<br />
in Bernuzzi<br />
Grimaldi<br />
n. 12.10.1910<br />
m. 28.6.2000<br />
È ricordata dal figlio Bruno,<br />
dalla sorella Palmira, dalle<br />
nipoti Bruna e Licia e dai<br />
parenti tutti.<br />
Albino<br />
Bologna<br />
n. 3.7.1909<br />
m. 8.9.1968<br />
È ricordato con affetto dalla<br />
moglie Palmira, dalle figlie<br />
Bruna e Licia con il marito<br />
Nicola, dai nipoti e dai parenti<br />
tutti.<br />
Capitano<br />
di Vascello<br />
Claudio<br />
Delise<br />
n. 26.4.1932<br />
m. 12.12.2006<br />
È ricordato con tanto amore<br />
dalla moglie Bruna, dai figli<br />
Barbara e Maurizio, dai nipoti,<br />
dalla suocera Palmira e dai<br />
parenti tutti.<br />
Anita<br />
Costanzo<br />
in Dapas<br />
n. 30.6.1920<br />
m. 5.5.2003<br />
Nell'ottavo anniversario della<br />
scomparsa, la ricordano sempre<br />
con tanto affetto il marito<br />
Libero e il figlio Elvio insieme<br />
ai nipoti e parenti tutti.<br />
Enrico<br />
Dapas<br />
n. 5.10.1901<br />
m. 21.12.1981<br />
Angela<br />
Pozzetto<br />
in Dapas<br />
n. 17.6.1908<br />
m. 22.12.1998<br />
Enrico<br />
Degrassi<br />
n. 1.10.1896<br />
m. 14.3.1978<br />
Eufemia<br />
Degrassi<br />
n. Dapas<br />
n. 13.9.1898<br />
m. 28.7.1983<br />
Libero ed Elvio Dapas insieme<br />
a Silvano e Mariucci Degrassi<br />
ricordano con affetto i loro cari<br />
defunti.<br />
Mario<br />
Degrassi<br />
(Adalgerio)<br />
n. 24.12.1911<br />
m. 16.07.2005<br />
a Loreto (AN)<br />
Adele<br />
Colomban<br />
n. 20.02.1918<br />
m. 12.01.1976<br />
Claudio<br />
Degrassi<br />
n. 27.01.1947<br />
m. 20.07.1993<br />
Vi ricordiamo sempre con affetto.<br />
La figlia e sorella Flori<br />
(da Roma) unitamente alla<br />
nipotina Nicolette e ai familiari<br />
tutti.<br />
Giuseppe<br />
Degrassi<br />
(nadal)<br />
m. 1958<br />
Maria<br />
Degrassi<br />
m. 1974<br />
Nivia<br />
Degrassi<br />
m. 2007<br />
Dal Canada, un caro ricordo<br />
alla mia cara mamma Maria,<br />
al mio amato papà Giuseppe<br />
e a mia sorella Nivia assieme<br />
al marito Mario Tragin. Mi<br />
mancano tanto e li ricordo con<br />
tanto amore.<br />
La figlia, sorella e cognata<br />
Mariucci Degrassi in Zacchigna<br />
unitamente ai familiari<br />
tutti.<br />
Anna<br />
Maria<br />
Calini<br />
in Zaro<br />
n. 20.7.1930<br />
m. 29.12.1986<br />
Sei sempre nei nostri cuori, tuo<br />
marito Pini e figlia Gabriella.<br />
Mario<br />
Zaro<br />
n. 31.7.1899<br />
m. 10.7.1987<br />
Elvira<br />
Colomban<br />
in Zaro<br />
n. 5.3.1902<br />
m. 4.2.1992<br />
Maria<br />
Zaro<br />
n. 1.10.1923<br />
m. 14.11.1939<br />
Liberio<br />
Zaro<br />
n. 18.8.1938<br />
m. 13.2.2000<br />
Giovanni<br />
Ulcigrai<br />
n. 26.11.1891<br />
m. 7.7.1951<br />
Elisabetta<br />
Colomban<br />
ved. Ulcigrai<br />
n. 21.12.1899<br />
m. 13.12.1983<br />
Li ricorda sempre con affetto<br />
il figlio, fratello e nipote Pini<br />
Zaro con la figlia Gabriella e i<br />
familiari tutti.
15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />
33<br />
Remigio<br />
Carboni<br />
n. 9.9.1914<br />
m. 26.6.1990<br />
Nilde<br />
Delise<br />
ved. Carboni<br />
n. 4.2.1915<br />
m. 30.5.2001<br />
Sono sempre ricordati dai figli<br />
Gigi e Annamaria con le rispettive<br />
famiglie.<br />
Lucia<br />
Depase<br />
n. 21.12.1911<br />
m. 11.6.1989<br />
Sei sempre ricordata dal nipote<br />
Piero con la sua famiglia.<br />
Norma<br />
Bacci<br />
ved. Depase<br />
n. 1.9.1909<br />
m. 5.1.2000<br />
Olivo<br />
Depase<br />
n. 21.3.1907<br />
m. 28.3.1968<br />
Siete sempre ricordati con<br />
affetto dal figlio Piero e dal<br />
nipote Luca insieme ai familiari<br />
tutti.<br />
Anita<br />
Degrassi<br />
ved. Deste<br />
n. 15.5.1916<br />
m. 11.2.2005<br />
Nel sesto anniversario è ricordata<br />
con immutato affetto dai<br />
figli Corrado e Mariacarmen,<br />
dalla nuora, genero e nipoti<br />
tutti.<br />
Morena<br />
Morsut<br />
Marina<br />
Parma<br />
Morsut<br />
Claudio<br />
Morsut<br />
A tanti anni dal tragico incidente<br />
che aveva stroncato le<br />
loro vite, un affettuoso ricordo<br />
dai fratelli, zii e cognati Umberto<br />
e Marisa Parma con le<br />
loro famiglie.<br />
Giuseppe<br />
Parma<br />
n. 16.3.1906<br />
m. 17.4.1991<br />
Lucia<br />
Parma<br />
in Parma<br />
n. 6.9.1908<br />
m. 10.10.1975<br />
Sono ricordati dai figli Umberto<br />
e Marisa con le rispettive<br />
famiglie.<br />
Roberto<br />
Dudine<br />
n. 12.8.1954<br />
m. 20.6.1985<br />
Con tanto dolore e tanto amore<br />
la mamma Rita Zampini ricorda<br />
l'amatissimo figlio Roberto<br />
e il marito<br />
Remigio Dudine<br />
(acquavita)<br />
Anna<br />
Degrassi<br />
n. Degrassi<br />
n. 6.7.1899<br />
m. 8.5.1990<br />
Giovanni<br />
Degrassi<br />
n. 26.2.1897<br />
m. 25.9.1993<br />
Silvia<br />
Degrassi<br />
n. 7.12.1923<br />
m. 18.9.1937<br />
Li ricordano sempre con rimpianto<br />
i figli Venerina, Franco e<br />
Valeria insieme ai familiari.<br />
Un caro ed affettuoso ricordo<br />
anche per la sorella Silvia.<br />
Salve<br />
Carboni<br />
in Pantarrotas<br />
n. 15.8.1937<br />
m. 21.2.2005<br />
Nel sesto anniversario della<br />
scomparsa un ricordo affettuoso<br />
dal marito Evi, dal figlio<br />
Thanassy e dalla sorella<br />
Laura.<br />
Salvatore<br />
Carboni<br />
n. 17.12.1894<br />
m. 21.3.1959<br />
Adele<br />
Derossi<br />
ved. Carboni<br />
n. 15.4.1906<br />
m. 31.1.1987<br />
A tanti anni dalla loro scomparsa<br />
li ricorda sempre la figlia<br />
Laura insieme al genero e al<br />
nipote.<br />
Prof. Luigina<br />
Rocco<br />
Valli<br />
n. 27.7.1930<br />
m. 4.2.1996<br />
Flora<br />
Bettoso<br />
ved. Rocco<br />
n. 29.8.1904<br />
m. 2.11.1994<br />
Arcangelo<br />
Rocco<br />
n. 7.9.1898<br />
m. 15.1.1965<br />
Sono ricordati con affetto dai<br />
parenti e amici.<br />
Mauro<br />
Pesaro<br />
n. 7.1.1901<br />
m. 22.3.1978<br />
Lucia<br />
Delise<br />
ved. Pesaro<br />
n. 12.8.1908<br />
m. 24.12.1997<br />
Con infinito affetto e rimpianto<br />
sono ricordati dai figli Maria,<br />
Grazia, Dorina, Elvio e Bruno<br />
e dagli adorati nipoti.<br />
Giuseppina<br />
Pugliese<br />
n. 18.11.1897<br />
m. 26.1.1988<br />
È ricordata con affetto dai<br />
nipoti.<br />
Anna<br />
Radin<br />
ved. Petrina<br />
n. 10.10.1905<br />
m. 10.8.1994<br />
Un caro ricordo dal figlio<br />
Claudio unitamente ai familiari<br />
tutti.
34 15 marzo 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Carlo<br />
Parma<br />
n. 20.3.1911<br />
m. 19.1.1985<br />
Olimpia<br />
Crevatin<br />
ved. Parma<br />
n. 24.11.1914<br />
m. 25.4.2003<br />
Sono sempre ricordati con affetto<br />
dai figli Bruno e Annamaria,<br />
dalla nuora Cristina e dal genero<br />
Dario, dai nipoti Monica, Giada<br />
e Massimiliano con le relative<br />
famiglie e dalle sorelle Bruna,<br />
Antonia e Giovanna insieme ai<br />
parenti tutti.<br />
Bruno<br />
Bressan<br />
n. 27.9.1921<br />
m. 3.5.2005<br />
Lo ricordano con affetto la<br />
moglie Antonia e i nipoti Maria<br />
Cristina e Bruno Parma e Annamaria<br />
e Dario Di Chiara con<br />
le rispettive famiglie.<br />
Vilma<br />
Degrassi<br />
ved. Moro<br />
n. 14.9.1924<br />
m. 03.03.2008<br />
A tre anni dalla sua scomparsa<br />
viene caramente ricordata dalla<br />
figlia Edda, dal genero Mario e<br />
dai nipoti Samantha, Stefania,<br />
Susanna, Alex e Valeria unitamente<br />
ai parenti tutti.<br />
Libero<br />
Parma<br />
n. 10.12.1932<br />
m. 14.1.2004<br />
Nel settimo anniversario della<br />
scomparsa è ricordato sempre<br />
con tanto affetto dalla moglie<br />
Lucia, dal figlio Alberto con<br />
Elena e la nipote Chiara, dalle<br />
sorelle e dai parenti tutti.<br />
Mario<br />
Carboni<br />
(rate)<br />
n. 25.8.1906<br />
m. 13.1.1973<br />
Cesira<br />
Vascotto<br />
in Carboni<br />
n. 14.4.1904<br />
m. 25.1.1987<br />
Sono ricordati caramente dal<br />
figlio Franco con i familiari.<br />
Walter<br />
Felluga<br />
n. 3.12.1938<br />
m. 25.4.2002<br />
Maria<br />
Grazia<br />
Carboni<br />
in Felluga<br />
n. 19.12.1942<br />
m. 8.2.1988<br />
Un affettuoso ricordo dal cognato<br />
e fratello Franco Carboni<br />
insieme ai familiari.<br />
Rita<br />
Carboni<br />
ved. Maldini<br />
n. 7.4.1920<br />
m. 26.2.2008<br />
La ricordano con rimpianto i<br />
nipoti Lucio Dudine e Nivia,<br />
Mario e Franco Carboni.<br />
Domenico<br />
Dudine<br />
(ghetto)<br />
n. 14.4.1923<br />
m. 15.4.2006<br />
a Grado<br />
Nel quinto anniversario della<br />
Tua scomparsa Ti ricordiamo<br />
sempre con affetto. La moglie<br />
Olga, i figli Ivan, Maurizio e<br />
Paolo insieme alle nuore e ai<br />
nipoti tutti.<br />
Lucia<br />
Vascotto<br />
ved.<br />
Dudine<br />
n. 1.10.1909<br />
m. 18.1.2008<br />
negli USA<br />
Luciana e Corrado insieme ai<br />
figli Mirella, Licinio e Fabrizio,<br />
ricordano con affetto la<br />
cara zia Lucia a due anni dalla<br />
scomparsa.<br />
Guerrino<br />
Dudine<br />
n. 28.1.1912<br />
m. 11.2.1977<br />
Anna<br />
Lorenzutti<br />
ved. Dudine<br />
n. 15.10.1919<br />
m. 8.6.1997<br />
Antonia<br />
Degrassi<br />
ved.<br />
Lorenzutti<br />
n. 1885<br />
m. 11.5.1969<br />
Loriana e Corrado con tanto<br />
affetto e rimpianto ricordano a<br />
parenti ed amici i cari genitori<br />
Guerrino e Anita e la <strong>non</strong>na<br />
Antonia.<br />
Mario<br />
Ulcigrai<br />
(beneto)<br />
n. 28.2.1910<br />
m. 12.11.1999<br />
Norma<br />
Degrassi<br />
Ulcigrai<br />
n. 19.9.1913<br />
m. 10.12.1976<br />
Li ricordano sempre con tanto<br />
amore il figlio Vinicio con la<br />
moglie Frida ed i nipoti.<br />
Un caro ricordo per i <strong>non</strong>ni<br />
e la zia<br />
Francesca Vascotto Dudine<br />
m. 25.1.1953<br />
Antonio Dudine (ragno)<br />
m. 13.3.1949<br />
Antonietta<br />
Troian<br />
ved. Dudine<br />
n. 29.9.1919<br />
m. 21.11.2005<br />
a Milano<br />
È ricordata con affetto e rimpianto<br />
dai figli Tiziano ed Edy<br />
con i loro familiari.<br />
Un affettuoso ricordo anche per<br />
il papà e fratello<br />
Ottavio<br />
Dudine<br />
n. 12.3.1914<br />
m. 31.7.1969<br />
Roberto<br />
Dudine<br />
n. 31.12.1940<br />
m. 20.5.2001<br />
a Milano<br />
Luigi<br />
Lugnani<br />
n. 24.9.1897<br />
m. 25.2.2001<br />
Luigia<br />
Dagri<br />
in Lugnani<br />
n. 18.9.1897<br />
m. 24.3.1980<br />
Amalia Dudine<br />
m. 27.3.1950<br />
Nel decimo anniversario della<br />
scomparsa del papà i figli Bruna,<br />
Maria, Giacinto e Giuseppina<br />
con le rispettive famiglie<br />
lo ricordano sempre con rimpianto.<br />
A tanti anni dalla sua scomparsa,<br />
un affettuoso ricordo anche<br />
alla cara mamma Luigia.
15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />
35<br />
Lucia<br />
Minozzo<br />
ved. Paoli<br />
n. 12.2.1984<br />
m. 11.3.1973<br />
Nel 38° anniversario della<br />
scomparsa è ricordata caramente<br />
dai figli Severina ed<br />
Elvio unitamente ai nipoti e ai<br />
parenti tutti.<br />
Giuseppe<br />
Li Pira<br />
n. 26.6.1922<br />
m. 10.7.1989<br />
A 22 anni dalla scomparsa un<br />
affettuoso ricordo dalla moglie<br />
Severina e dalle figlie Bianca,<br />
Bruna, Nucci e Rosy insieme<br />
ai nipoti e familiari tutti.<br />
Irene<br />
Paoli<br />
ved. Dagri<br />
n. 14.10.1925<br />
m. 18.7.2005<br />
in Australia<br />
Guido<br />
Dagri<br />
n. 3.10.1924<br />
m. 27.8.1987<br />
in Australia<br />
Un caro ricordo dai fratelli e<br />
cognati Severina ed Elvio con<br />
le rispettive famiglie e i parenti<br />
tutti.<br />
Bortola<br />
(Lina)<br />
Giassi<br />
ved. Ruzzier<br />
n. 14.9.1913<br />
m. 15.2.2010<br />
Ad un anno dalla scomparsa<br />
la ricordano con affetto e rimpianto<br />
i figli Nevio e Claudio<br />
insieme alle nuore e ai nipoti<br />
con le rispettive famiglie.<br />
Alfieri<br />
Dapretto<br />
n. 1.11.1924<br />
m. 3.3.2008<br />
Nadia<br />
Cociancich<br />
Dapretto<br />
n. 17.4.1932<br />
m. 4.1.1977<br />
Nel terzo anniversario della<br />
scomparsa del papà, i cari genitori<br />
sono ricordati con affetto<br />
dal figlio Sergio con Aurora,<br />
i nipoti, la sorella Edina e i<br />
familiari tutti.<br />
Giuseppe<br />
Dudine<br />
n. 1.8.1913<br />
m. 14.11.1974<br />
Maria<br />
Dapretto<br />
n. 18.5.1922<br />
m. 22.1.1982<br />
Un caro ricordo dai figli Loris<br />
e Flavio, dalla sorella e cognata<br />
Edina insieme ai familiari tutti.<br />
Aldo<br />
Colomban<br />
n. 18.2.1920<br />
m. 27.8.2003<br />
Lionella<br />
(Nella)<br />
Felluga<br />
ved.<br />
Colomban<br />
n. 30.11.1921<br />
m. 26.2.2008<br />
Nell'anniversario della scomparsa<br />
Li ricordano sempre con<br />
tanto amore e tanto rimpianto<br />
la figlia Giuseppina con Silvio,<br />
i nipoti Paolo con Barbara,<br />
Luca con Marilina e gli adorati<br />
pronipoti Giulia e Alessio, il<br />
fratello Mario con Lina, i nipoti<br />
e parenti tutti.<br />
Giovanna<br />
Parma<br />
ved. Viezzoli<br />
n. 29.9.1921<br />
m. 31.7.2007<br />
Sei sempre nel mio cuore. Con<br />
tanto amore, la figlia Adriana.<br />
Un affettuoso ricordo anche<br />
per la sorella<br />
Mariella Viezzoli<br />
Italo<br />
Carboni<br />
n. 12.9.1919<br />
m. 17.2.2009<br />
Nel secondo anniversario della<br />
scomparsa lo ricordano con<br />
rimpianto la moglie Lucia, il<br />
figlio Flavio con Mirella, i nipoti<br />
Alberto e Paola, il fratello<br />
Fabio, la cognata Nerina, la nipote<br />
Mariacarmen con Adriano<br />
unitamente ai parenti tutti.<br />
Gemma<br />
Dandri<br />
n. 12.7.1929<br />
m. 29.3.2008<br />
A tre anni dalla scomparsa la<br />
ricordano con immutato affetto<br />
i fratelli Antonio, Rino,<br />
Gino, Livio, Ottavio e le sorelle<br />
Alice e Mariucci unitamente<br />
ai familiari tutti. Non sarai<br />
mai dimenticata.<br />
Ada<br />
Delise<br />
Degrassi<br />
n. 11.2.1921<br />
m. 24.2.2006<br />
Giliante<br />
Degrassi<br />
n. 14.6.1918<br />
m. 8.2.1999<br />
La figlia Fiorenza insieme ai familiari<br />
tutti ricorda con affetto<br />
e rimpianto i cari genitori.<br />
Carlo<br />
Carboni<br />
n. 28.12.1920<br />
m. 30.4.1996<br />
A 15 anni dalla scomparsa Lo<br />
ricordano sempre con immenso<br />
affetto la moglie Bruna, la figlia<br />
Daniela, il genero Fabio, la<br />
cara nipote Sara e il fratello<br />
Giacomo in Australia.<br />
Mario<br />
Parma<br />
n. 13.2.1913<br />
m. 9.11.1967<br />
Lo ricordano la sorella Bruna<br />
insieme a tutti i nipoti.<br />
Silvio<br />
Contesini<br />
n. 1.1.1915<br />
m. 13.10.2004<br />
a Monfalcone<br />
Carmela<br />
Delise<br />
Contesini<br />
n. 14.2.1918<br />
m. 9.1.1981<br />
Sono sempre ricordati con<br />
affetto e nostalgia dalle figlie<br />
Graziella e Marina unitamente<br />
ai nipoti e parenti tutti.<br />
Carlo<br />
Delise<br />
n. 15.2.1913<br />
m. 26.9.1998<br />
Maria<br />
Lorenzutti<br />
n. 5.7.1913<br />
m. 12.3.2007<br />
Con rimpianto ed affetto li<br />
ricordano i figli Roberto e<br />
Luciano con le loro famiglie<br />
unitamente ai parenti tutti.
36 15 marzo 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Eraldo<br />
Marchesan<br />
n. 27.6.1920<br />
Antonietta<br />
(Etta)<br />
Delise<br />
n. 13.6.1927<br />
m. 6.5.2008<br />
Sono sempre ricordati con<br />
affetto e rimpianto dal figlio<br />
Franco e dai fratelli Anita e<br />
Sergio unitamente ai nipoti e<br />
ai familiari tutti<br />
Guido<br />
Beltrame<br />
n. 12.7.1921<br />
m. 23.1.2006<br />
Nel quinto anniversario della<br />
sua scomparsa, è sempre ricordato<br />
con tanto affetto dalla<br />
moglie Anita, dalle figlie Gabriella<br />
e Daniela con i familiari,<br />
nipoti, sorelle, cognati e parenti<br />
tutti.<br />
Antonio e Lucia Beltrame<br />
Guido e Bruno Beltrame<br />
Siete sempre nei nostri cuori.<br />
Le figlie e sorelle Anita e Caterina.<br />
Massimiliano<br />
Drioli<br />
n. 21.5.1892<br />
m. 25.4.1980<br />
Giovanna<br />
Benvenuti<br />
n. 15.4.1897<br />
m. 16.7.1983<br />
A tanti anni dalla loro scomparsa<br />
un affettuoso ricordo dal<br />
figlio Neri insieme alla nuora<br />
Rina e a tutti i nipoti.<br />
Antonia<br />
Drioli<br />
ved. Bressan<br />
n. 24.1.1911<br />
m. 13.2.2003<br />
a Brescia<br />
Emilio<br />
Bressan<br />
(talpa)<br />
n. 5.9.1909<br />
m. 2.3.1991<br />
a Brescia<br />
Sono ricordati con affetto e<br />
rimpianto dai figli Silva e<br />
Mario con Annamaria e dai<br />
nipoti Sergio e Roberto con le<br />
rispettive famiglie.<br />
Il 19 marzo ricorre<br />
il primo anniversario della<br />
scomparsa della nostra cara<br />
Anna<br />
(Ucci)<br />
Parma<br />
Bentivogli<br />
n. 26.7.1922<br />
La ricordano con tanto affetto<br />
e rimpianto il marito Eugenio,<br />
la figlia Marta con il genero<br />
Daniele e i nipoti Simone e<br />
Andrea e la sorella Renata.<br />
DALL’ESTERO<br />
Un sentito<br />
grazie a...<br />
PRO ISOLA NOSTRA<br />
DALL’ITALIA<br />
• Livio Menis (Bassano del<br />
Grappa) € 50 in memoria dei<br />
familiari defunti<br />
• Emilio Gregori (Lissone/MI)<br />
30<br />
• Flavio Costanzo (Roma) 100<br />
in ricordo dei miei cari Virgilio,<br />
Aristea e Giannina<br />
• Silva Bologna Moretti (Lodi)<br />
50 ricordando i cari defunti delle<br />
famiglie Bologna e Moretti<br />
• Antonio Bianchi (Sacile) 50 in<br />
memoria di Norma Cossetto<br />
• Evelino Pugliese (Monfalcone)<br />
20<br />
• Marina Degrassi (Abano Terme<br />
/ PD) 50<br />
• Gisella Russignan Graf (Udine)<br />
50<br />
• Filiberto Boi (Caluso/TO) 50<br />
in ricordo dei genitori Beniamino<br />
e Frida Perentin<br />
• Rosa Buscaroli (Bologna)<br />
50 in ricordo del marito Luigi<br />
Damiani<br />
• Pietro e Clara Depase (Bologna)<br />
30 in memoria di Mariuccia,<br />
Olivo e Lucia Depase e di Norma<br />
Bacci ved. Depase<br />
• Bruno Moscolin (Carpi/MO)<br />
50 in ricordo dei genitori Giovanni<br />
e Alma Marchesan<br />
• Nevia Degrassi Poletti (Stati Uniti) $ 100 in ricordo del papà<br />
Mariano, dello zio Pietro e di tutti i familiari defunti (ci scusiamo per<br />
l’errore tipografico del testo nel numero di dicembre)<br />
• Mino Favretto (Australia) $ 20<br />
• Luciana De Martin (Australia) $ 50<br />
• Mariucci Degrassi Zacchigna (Canada) $ 40 in ricordo dei genitori<br />
Maria e Giuseppe, della sorella Nivia e del cognato Mario Tragin<br />
• Lucio Degrassi (paradiso) (Stati Uniti) $ 40<br />
• Mino Favretto (Australia) $ 25<br />
• Luigia Zaro (Australia) $ 25 in ricordo del marito Giuseppe Mitteregger<br />
• Virgilio Felluga (dodolo) con Silvia (Canada) $ 50 in memoria<br />
dei cari defunti<br />
• Mario Dagri (biri) con Maria (Canada) $ 50 in memoria dei cari<br />
genitori Vittoria e Antonio<br />
• Luciano Bacci (zalo) (Canada) $ 50 in memoria dei propri cari<br />
defunti<br />
• Rosa Bacci (Canada) $ 25 in memoria del marito Giovanni<br />
• Mario Lorenzutti (grilo) con Franca (Canada) $ 50 in memoria<br />
dei propri cari<br />
• Romano e Eddy Dodich (Canada) $ 100 in ricordo della cara moglie<br />
e mamma Maria Cerin<br />
• Romano Dodich (Canada) $ 60 con il ricordo di <strong>Isola</strong> che mi è<br />
rimasta sempre nel cuore<br />
• Claudio e Mirella Depase (USA) $ 40<br />
• Antonia Crevatin (Marano/<br />
UD) 25 in memoria del marito<br />
Bruno Bressan<br />
• Bruno Parma (Varese) 25 in<br />
memoria dei genitori Olimpia e<br />
Carlo<br />
• Ivan Dudine (Aiello/UD) 10<br />
in ricordo del papà Domenico e<br />
degli zii Leda e Italo<br />
• Silva Chicco (Como) 25<br />
• Silvana Degrassi (Padova) 50<br />
in memoria dei cari defunti<br />
• Silva Bressan (Brescia) 25<br />
in ricordo dei genitori Emilio e<br />
Antonia Drioli<br />
• Maria Vezzali Depase con i<br />
figli (Genova) 50 in ricordo del<br />
marito e papà Vilno Depase<br />
• Giuseppina Colomban (Villaguardia/CO)<br />
30<br />
• Neri Drioli (Capriva/UD) 50<br />
ricordando i genitori Massimiliano<br />
e Giovanna<br />
• Italo Dagri (Arcisate/VA) 30<br />
• Ornella Gellini Prato (Ormea/CN)<br />
10<br />
• Lucia Troian Borottoli (Verona)<br />
20 in ricordo dei genitori<br />
Carlo Troian e Maria Delise<br />
• Nicolò Bressan (Terni) 100<br />
in ricordo di Giovanni Bressan<br />
(talpa)<br />
• Guerrino Clobas (Venegono/VA)<br />
20<br />
• Rina Boi (Caluso/TO) 50<br />
ricordando con affetto e tanta<br />
nostalgia i genitori Beniamino e<br />
Frida Perentin<br />
• Salvatore Chicco (Monfalcone)<br />
20 in memoria dei cari<br />
defunti<br />
• A.N.V.G.D. Venezia - 10<br />
• Flori Degrassi (Roma) 30 in ricordo<br />
dei genitori Mario e Adele<br />
e del fratello Claudio<br />
• Rita Zampini (Porde<strong>non</strong>e) 15<br />
ricordando l’amato figlio Roberto<br />
Dudine e il marito Remigio<br />
aquavita<br />
• Bruna Bologna (Venezia) 100<br />
in ricordo del marito Claudio<br />
Delise, del papà Albino e di tutti<br />
i familiari defunti<br />
• Graziella e Marina Contesini<br />
(Monfalcone) 50 in ricordo dei<br />
genitori Silvio e Carmela Delise<br />
• Severina Li Pira (Gorgonzola/MI)<br />
50 in memoria di tutti<br />
cari defunti<br />
• Marino Dudine (Preganziol/<br />
TV) 25 in ricordo dei cari defunti<br />
• Mario Bressan (S.Zeno/BS)<br />
25<br />
• Bruno Dovier (Grado) 10<br />
• Carmen Benvenuto (Roma)<br />
50 in ricordo della sorella Bruna<br />
e della cognata Maria<br />
• Dario Malosti (Roma) 40<br />
• Eliana Dellore (Roma) 20 in<br />
ricordo dei cari defunti
DA TRIESTE<br />
• Bianca e Libero Giani 20 con<br />
un grosso bacio ai cari pronipoti<br />
Filippo, Jacopo e Bianca e ai gemellini<br />
Jonathan, Owen e Evan<br />
• Renata Parma 50 in ricordo<br />
dei genitori Pina e Renato e della<br />
sorella Ucci Bentivogli<br />
• Luigina Vascotto 50 in ricordo<br />
del marito Emilio Russignan (ci<br />
scusiamo per l’errore di stampa<br />
nel numero precedente<br />
• Fiorenza Degrassi 50 in ricordo<br />
dei cari genitori Giliante<br />
e Ada Delise<br />
• Il marito Eugenio, la figlia<br />
Marta con il genero Daniele e<br />
i nipoti Simone e Andrea 500<br />
in ricordo della cara Ucci Parma<br />
Bentivogli nel primo anniversario<br />
della scomparsa<br />
• Silvana e Claudia 50 in ricordo<br />
della cugina Maria (Ucci)<br />
Marchesan<br />
• Nerio Gruber (Muggia) 25 in<br />
memoria di tutti i cari defunti<br />
• Don Italo Brazzafolli 30<br />
• Franco (da Como) e Venerina<br />
Degrassi 50 in ricordo dei genitori<br />
Anna e Giovanni e della sorella<br />
Silvia<br />
• Nerina Degrassi Pugliese 25<br />
in ricordo del marito<br />
• Fabio Delise e Gianna Sulligoi<br />
30<br />
• Sergio Costanzo (Muggia) 25<br />
in ricordo dei genitori Antonietta<br />
e Giuseppe<br />
• Alma Carboncich (Muggia) 30<br />
• I figli con i familiari 100 in ricordo<br />
dei genitori Luigi Lugnani<br />
e Luigia Dagri<br />
• Livio Degrassi 25<br />
• Mario Colmo (Muggia) 20<br />
• Nivia Delise 100 ricordando i<br />
cari genitori e i parenti tutti<br />
• Anita Mondo 25 ricordando i<br />
genitori Francesco e Carmela<br />
• Daria Stolfa 50 in ricordo di<br />
tutti i familiari defunti<br />
• Fenny (<strong>Isola</strong>) € 20<br />
• Antonio Russignan e Nella<br />
Degrassi 200 in ricordo dei<br />
rispettivi genitori e di tutti i familiari<br />
defunti<br />
• Caterina Colomban 50 in<br />
ricordo del marito Giovanni, dei<br />
genitori Anna e Francesco e del<br />
fratello Bruno<br />
• Franco Carboni 50 in ricordo<br />
dei genitori Mario e Cesira, della<br />
sorella Maria Grazia e dei familiari<br />
tutti<br />
• Nino, Nilva e Roberta 50 in<br />
ricordo dei genitori e <strong>non</strong>ni Lucia<br />
Ulcigrai e Giovanni Mendella<br />
• Vinicio Ulcigrai 30 in memoria<br />
dei genitori Mario e Norma<br />
• Tullio Pardo 30<br />
• Maria Cristina e le figlie<br />
Barbara e Donata con il genero<br />
Renato 50 in ricordo dei genitori<br />
e <strong>non</strong>ni Evelina e Nicolò<br />
• Annamaria Degrassi 50 in<br />
ricordo del marito<br />
• Luciano Carlin 40<br />
• Famiglie Pesaro e Venturini<br />
50 ricordando con affetto Luigina,<br />
Flora e Angelo Rocco<br />
• I figli € 50 ricordando con affetto<br />
Lucia e Mauro Pesaro<br />
• Famiglie Pesaro e Venturini<br />
20 ricordando con affetto la zia<br />
Pina Pugliese<br />
• Dino Vascotto e famiglia 70<br />
i ricordo dei genitori Costante e<br />
Maria<br />
• Milvia Codellia € 40<br />
• Gianni Degrassi 40 in memoria<br />
dei genitori Duilio ed Elsa e<br />
dei fratelli Dario e Pietro<br />
• Bruno Viezzoli 20 in memoria<br />
dei genitori<br />
• Nevio Vascotto (ciciola) 30<br />
• Edda Moro 10 in ricordo della<br />
mamma Vilma Degrassi<br />
• Mariacarmen Deste 30 in<br />
ricordo della mamma Anna<br />
Degrassi<br />
• Tarcisio Delise 20 in memoria<br />
dei cari defunti<br />
• Claudio Petrina 50 in memoria<br />
della mamma Anita Radin e<br />
dell’amico Sergio Fragiacomo<br />
• Dorina Vascotto 30 in memoria<br />
dei genitori Pietro e Flora<br />
• Bruno e Lucia Degrassi 50<br />
in ricordo dei genitori e suoceri<br />
Giovanni e Maria e di tutti i<br />
familiari defunti<br />
• Corrado e Loriana Dudine<br />
20 ricordando i genitori e tutti i<br />
cari defunti<br />
• Famiglie Bologna e Costanzo<br />
50 in memoria dei familiari<br />
defunti<br />
• Luigia Chicco Beltrame 30 in<br />
ricordo dei cari defunti<br />
• N/N € 25<br />
• Maria Degrassi (Quintina) 25<br />
in ricordo del marito, della figlia,<br />
del genero e dei parenti tutti<br />
• Renata Pugliese 25<br />
• La figlia Marisa con i familiari<br />
50 in ricordo dei genitori<br />
Giuseppe e Caterina Dandri (+<br />
in Costarica)<br />
• Mario Drioli (Muggia) 50 in<br />
ricordo dei genitori Albano e<br />
Giulia Poli<br />
• Alessandra Norbedo 10<br />
• Laura Carboni 50 in ricordo<br />
dei genitori e della sorella Salve<br />
• Le figlie Almira e Nivia 40 in<br />
ricordo dei genitori Francesco<br />
Degrassi e Angela Zaro<br />
• Cosetta Zaro 20 in memoria<br />
della sorella Angela e di tutti i<br />
cari defunti<br />
• I familiari 50 in ricordo del<br />
caro Aldo Delise<br />
• Lucia Carboni 50 in memoria<br />
del marito Italo<br />
• Alma e Paolo Codiglia 25<br />
in ricordo del marito e papà<br />
Gualtiero<br />
• Lida Degrassi 50 in memoria<br />
del marito Nino viola, dei geni-<br />
tori, suoceri e del nipote Franco<br />
Antonio Degrassi<br />
• La moglie Licia e la sorella<br />
Irma 120 in ricordo del caro<br />
Bruno Carboni e dei genitori<br />
Anna e Antonio<br />
• Franca e Liana Mondo 30<br />
in memoria dei genitori Giulio<br />
e Vittoria<br />
• Dario Bernardi 20 ricordando<br />
la moglie Ucci, il fratello Claudio<br />
e tutti i cari defunti<br />
• La moglie Nevenka 20 in<br />
ricordo del marito Albino Colomban<br />
(ciune)<br />
• La moglie Mariucci 20 in<br />
ricordo di Nino Felluga e di tutti<br />
i cari defunti<br />
• Mario e Carmela Vascotto<br />
30<br />
• Bruna Parma 30 in ricordo<br />
del marito Carlo e del fratello<br />
Mario<br />
• Romana Menis 20 in ricordo<br />
del marito Olivo (+ 3 marzo<br />
2008)<br />
• Silva Bologna 25 in memoria<br />
dei genitori Mario e Maria<br />
Ladillo<br />
• Roberto e Luciano 50 in ricordo<br />
dei genitori Carlo Delise<br />
e Maria Lorenzutti<br />
• Libero Dapas 50 in ricordo di<br />
tutti i familiari defunti<br />
• Mirella Bologna 25 in memoria<br />
dei cari defunti<br />
• Silva e Corrado Pesaro 50 in<br />
ricordo dei genitori e dei <strong>non</strong>ni<br />
• Lucio, Manuela e Sandra<br />
Vascotto 50 in memoria della<br />
moglie e mamma Luciana Bologna<br />
Vascotto<br />
• La <strong>non</strong>na Luciana Bologna<br />
Vascotto è tanto ricordata dalle<br />
nipoti - € 20<br />
• Elvio Zaro 40 in ricordo della<br />
moglie Maria Calligarich e di<br />
tutti i cari defunti<br />
• Michele Delise 15 in ricordo<br />
del <strong>non</strong>no Adalgerio Delise (+<br />
26 gennaio 2011)<br />
• Lida, Dorina e Duilio Goina<br />
50 in ricordo del cugino Adalgerio<br />
Delise<br />
• Lucia Degrassi 20 ricordando<br />
il marito Libero Parma<br />
• Fabio Moscolin 20 in memoria<br />
dei familiari defunti<br />
• Stelio, Elida e Gianna 50 in<br />
ricordo della mamma Vilma<br />
Benvenuto<br />
• Mario Degrassi 50 in ricordo<br />
della moglie Bruna Steffè<br />
• Pini Pugliese 20 in memoria<br />
della moglie Maggiolina Russignan<br />
• Fabio Vascotto 50 ricordando<br />
i genitori Giuseppe e Palmira e<br />
la zia Palmira<br />
• Maria Benvenuti 25 in memoria<br />
della cognata Bruna Benvenuto<br />
ved. Sergas<br />
• Maddalena Lorenzutti 25<br />
in memoria della cugina Bruna<br />
Benvenuto ved. Sergas<br />
• Maddalena Lorenzutti 25 in<br />
ricordo del marito Duilio<br />
• Nerina Colomban 50 in memoria<br />
del cognato Giovanni Colomban<br />
e di tutti i cari defunti<br />
• Nadia Zaro 35 in ricordo del<br />
cugino Giovanni Colomban e di<br />
tutti i cari defunti<br />
• Anita Vascotto (dela mora)<br />
con Lino e Nicoletta 30 ricordando<br />
la mamma Alice Goina<br />
• Annamaria Derossi 50 ricordando<br />
i genitori Felicita Carboni<br />
e Fortunato Degrassi<br />
• Oscar e Clara Dudine 50<br />
in memoria di tutti i familiari<br />
defunti<br />
• Lina e Pini Carboni 50 in<br />
ricordo della cara Nevia e dei<br />
genitori Ausilia e Giovanni<br />
• Adriana Viezzoli 20 ricordando<br />
la mamma e la sorella<br />
• Ottavio e Mariucci 50 in ricordo<br />
ella sorella Gemma Dandri<br />
• Gemma Moscolin 50 in ricordo<br />
del marito Fabio Goina, dei<br />
genitori e del fratello<br />
• Edina Devescovi Dapretto<br />
25 in memoria di tutti i cari<br />
defunti<br />
• Nadia Deste Cossutta<br />
(S.Croce) 25<br />
• Violetta Chicco e Maria Ferro<br />
50 in ricordo del caro amico Nino<br />
Vascotto (pistola) (+ dicembre<br />
2010 negli Stati Uniti)<br />
• A.B. € 15<br />
• Luciana Dapas 50 in ricordo<br />
del marito Bruno Lorenzutti<br />
• Anita e Carlo Vascotto 50 in<br />
memoria dei propri cari defunti<br />
• Nella Depase 50 in memoria<br />
dei cari defunti<br />
• Rosalba e Clara Troian 100<br />
ricordando i genitori Albino e<br />
Bruna<br />
• Nerina Pugliese Bordato 50 in<br />
memoria dei familiari defunti<br />
• Franco Marchesan 25 in memoria<br />
dei genitori Eraldo e Etta<br />
• Anita Marchesan ved. Beltrame<br />
con le figlie 25 in ricordo del<br />
marito e papà Guido<br />
• Anita e Caterina Beltrame 50<br />
in ricordo dei genitori Antonio<br />
e Lucia e dei fratelli Guido e<br />
Bruno<br />
• Odilla Za<strong>non</strong> 50 in ricordo del<br />
marito dott. Livio Contento e di<br />
tutti i cari defunti<br />
• Giuseppina Colomban 50 in<br />
memoria del papà Aldo e della<br />
mamma Nella Felluga<br />
Il nostro grazie a tutti gli isolani che con la loro generosità<br />
permettono l’uscita costante del nostro giornale<br />
e la continuazione delle nostre iniziative per ricordare<br />
la storia del nostro paese e mantenerne vive le tradizioni<br />
a tanti anni dall’Esodo. Ancora grazie.
<strong>Isola</strong>, 1953 – Davanti all’ingresso della scuola<br />
di via Besenghi i bambini e le bambine della<br />
terza classe elementare.<br />
Tra gli altri, in prima fila in basso: Liliana Sau,<br />
Fiorella Verk, Laura Perentin e Mariuccia Vascotto.<br />
In seconda fila: Livia Zaro, Sandra Vascotto,<br />
? Vittori, Nevio bonassa, Lucio Degrassi.<br />
In terza fila: Lilia ?, Nadia Vittori e Loredana<br />
Tog<strong>non</strong>. In quarta fila: Nerina Marchesan, Marsilvia<br />
Carboni (che ha inviato la foto), Bruno<br />
Costanzo e Gino Bembich. Nell’ultima fila,<br />
insieme alla maestra, Livio Deste e Gianni ?.