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non - Isola Nostra

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ISOLA<br />

I titoli<br />

NOSTRA<br />

«... e là fantasticando coi miei pensieri, ai miei occhi s’apria,<br />

la giacente città, e l’alpi e il mare e la seminascosta, <strong>Isola</strong> mia»<br />

Pasquale Besenghi<br />

PERIODICO DELLA COMUNITÀ<br />

DEGLI ISOLANI<br />

ANNO XLVI<br />

N. 384<br />

TRIESTE, 15 marzo 2011<br />

Poste Italiane S.p.A.-Sped. in Abb. Post . D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 n° 46) art. 1, comma 2, DCB<br />

Taxe perçue - Tassa pagata<br />

Attenzione! In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Trieste C.P.O. detentore<br />

del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.<br />

ISOLA NOSTRA - Via XXX Ottobre, 4 - 34122 TRIESTE - ITALIA Tel. 040.638.236<br />

E-mail: trieste@isolanostra.it<br />

La vita al “Silos’’ di Trieste<br />

<strong>Isola</strong>, ritratto di un paese e dei suoi abitanti<br />

Nicolò Delise detto “lustro’’<br />

Memorie, fatti, storia e leggende di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong><br />

Nonna Olga e <strong>non</strong>na Palmira: 210 anni in due<br />

Il concorso di poesia per ragazzi dedicato alla leggenda di San Mauro


LUNEDÌ 25 APRILE 2011<br />

Pellegrinaggio a Strugnano<br />

Continuando un’antica tradizione, l’appuntamento è<br />

per le ore 15.00 dinanzi alla grande Croce che sembra<br />

abbracciare il golfo di Trieste. Da qui partirà la<br />

processione diretta al Santuario di Santa Maria della<br />

Visione dove sarà celebrata la Santa Messa solenne.<br />

Dopo la Messa, appuntamento per quatro ciacole davanti<br />

al banchetto della nostra Nerina bonassa che ci<br />

aspetta numerosi per la consueta moltiplicazione dei<br />

pani e dei pesci…<br />

Saranno anche distribuite foto della festa degli anni<br />

precedenti.<br />

A Nerina il nostro grazie anticipato per quanto ha<br />

fatto e continua a fare per gli isolani in questa giornata<br />

di festa.<br />

AI LETTORI<br />

L’uscita del prossimo numero<br />

di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> è prevista<br />

per la metà del mese<br />

di GIUGNO 2011. Per<br />

evitare spiacevoli disguidi<br />

è necessario che tutto il<br />

materiale destinato alla<br />

pubblicazione (articoli,<br />

ricordi, necrologi, ecc.)<br />

pervenga in redazione entro<br />

il giorno<br />

10 MAGGIO 2011<br />

Grazie per<br />

la Vostra collaborazione<br />

Natale con i tuoi... e Pasqua...<br />

... Magari, approfittando di una bella giornata di sole<br />

a far conoscere la nostra bella <strong>Isola</strong> d'Istria ai nostri<br />

figli, ai nostri nipoti, ai nostri amici... perché c'è<br />

una <strong>Isola</strong> che tutti noi portiamo nel nostro cuore e<br />

una città che si chiama <strong>Isola</strong> in quell'Istria lasciata<br />

tanti e tanti anni fa a prezzo di tanti dolori, tante<br />

lacrime. Gli anni passano inesorabili per tutti ma la<br />

Comunità di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, l'<strong>Isola</strong> di don Attilio, si è<br />

mantenuta coesa attorno alle comuni memorie e sta<br />

ricomponendo anche i legami con chi l'<strong>Isola</strong> del nostro<br />

ricordo <strong>non</strong> l'ha mai lasciata. Il tempo lenisce<br />

e guarisce tutte le ferite e porta tutte le persone di<br />

buona volontà a unire le strade che percorrevano parallelamente<br />

senza quasi mai incontrarsi.<br />

La Redazione tutta augura a tutti gli affezionati lettori,<br />

ai loro familiari e ai loro amici, una Pasqua di serenità<br />

tutti uniti nel ricordo della nostra amata <strong>Isola</strong>.<br />

La Redazione<br />

Naz.<br />

IT<br />

ASSOCIAZIONE ISOLA NOSTRA<br />

VIA XXX OTTOBRE, 4 – 34122 TRIESTE<br />

TELEFONO 040-638236<br />

Check<br />

86<br />

NATI NEL 1941<br />

Gli isolani classe 1941, per festeggiare insieme i<br />

loro 70 anni, si ritroveranno domenica 22 maggio<br />

2011 in un ristorante di Trieste.<br />

Chi è interessato all’incontro – e speriamo di essere<br />

in tanti – può mettersi in contatto con<br />

Mario Depase (tel. 040-226853 – 339-6285748)<br />

Ottavio Dandri (tel. 040-360824 – 349-8363406)<br />

Viviana Vascotto (tel. 040-211281)<br />

Conto Corrente Postale n. 11256344<br />

Coordinate bancarie (IBAN):<br />

Cin<br />

X<br />

Cod. ABI<br />

07601<br />

CAB<br />

02200<br />

Codice BIC SWIFT: BPPIITRRXXX<br />

ORARIO UFFICIO:<br />

martedì-giovedì ore 10 - 12<br />

venerdi 16 - 18<br />

N° Conto<br />

000011256344<br />

E-mail: trieste@isolanostra.it<br />

Lo sport isolano merita una storia, sicuramente mai scritta,<br />

che vada al di là delle parole, abbracciando lo spirito della<br />

sua gente e il senso umano degli avvenimenti sportivi. E’ proprio<br />

questo è lo spirito che ha spinto l’amico Walter Pohlen<br />

a creare il DVD<br />

ISOLA D’ISTRIA, TERRA GIA’ ITALIANA,<br />

TERRA DI CAMPIONI<br />

un’opera dedicata a tutti gli sportivi, famosi e meno famosi,<br />

che hanno tenuto alto il nome di <strong>Isola</strong> sui campi di gara di<br />

tutto il mondo.<br />

Il DVD è disponibile in sede, insieme agli altri già realizzati<br />

da Walter Pohlen in questi anni: “L’<strong>Isola</strong> chiamata ricordo”,<br />

“<strong>Isola</strong>, estate 1952” e “Cartoline da <strong>Isola</strong>”.


15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />

1<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Periodico trimestrale della<br />

Comunità degli esuli d’<strong>Isola</strong><br />

d’Istria fondato da<br />

Don Attilio Delise nel 1965<br />

Direttore responsabile<br />

Franco Stener<br />

Assistenti di redazione<br />

Anita Vascotto<br />

Attilio Delise<br />

Umberto Parma<br />

Hanno collaborato a questo numero:<br />

Claudio Antonelli<br />

Paolo Coppo<br />

Dino Degrassi<br />

Franco Degrassi<br />

Piero Degrassi<br />

Ferruccio Delise<br />

Mario Depase<br />

Licinio Dudine<br />

Emilio Felluga<br />

Mario Lorenzutti<br />

Walter Pohlen<br />

Romano Silva<br />

Fabio Vascotto<br />

Roberto Zonta<br />

Don Piero Zovatto<br />

Gianni Zvitanovich<br />

Direzione, Redazione,<br />

Amministrazione<br />

Via XXX Ottobre, 4<br />

34122 TRIESTE<br />

Editrice: Associazione<br />

“ISOLA NOSTRA’’<br />

Autorizzazione del Trib. di<br />

Trieste n. 843 del 4.5.1992<br />

Conto corrente postale<br />

n. 11256344<br />

Orario degli uffici:<br />

Martedì dalle 10 alle 12<br />

Giovedì dalle 10 alle 12<br />

Venerdì dalle 16 alle 18<br />

Telefono 040/63.82.36<br />

Grafica e stampa:<br />

F 451 S.c.ar.l.<br />

Pasqua speranza nel mondo<br />

Anche quest’anno l’inverno<br />

ha mostrato tutta<br />

la sua austerità di<br />

freddo, di gelo, di bora e di<br />

tornado impressionanti nei vari<br />

continenti. Con la primavera si<br />

rinnova il ciclo delle stagioni e<br />

le rondini fanno gioiosi i nostri<br />

alberi che ritornano a fiorire<br />

festosi.<br />

La Quaresima ci ha impartito<br />

una lezione di austerità, insistendo<br />

sulla penitenza, atteggiamento<br />

interiore che esprime<br />

il sentimento religioso presso<br />

tutti i popoli. A Dio si va con<br />

cuore contrito, che si riconosce<br />

indigente davanti al Creatore:<br />

povero di tutto e incapace di<br />

operare la propria salvezza.<br />

Questo senso di insufficienza ci<br />

riporta a Colui che passò la sua<br />

vita “beneficando” e “rendendo<br />

grazie” all’Altissimo per tutti i<br />

doni riversati sull’umanità.<br />

Anche sulla preghiera punta<br />

il periodo di preparazione alla<br />

Pasqua. Essa è un “orare”, un<br />

parlare a Dio, un dialogare con<br />

i suoi desideri per partecipare<br />

del suo disegno provvidenziale<br />

di salvezza nei nostri riguardi.<br />

La preghiera è sempre la<br />

debolezza di Dio e la nostra<br />

potenza supplichevole. Egli si<br />

intenerisce con l’uomo quando<br />

lo vede avvicinarsi con la sua<br />

“povertà radicale” di mendicante<br />

d’amore.<br />

La Pasqua nel suo significato<br />

vuol dire “passaggio” verso<br />

la vittoria. E sono due le vittorie<br />

di questa festività: quella<br />

sul peccato, perché Dio ci ha<br />

riscattato; e quella sulla morte<br />

che perde la sua fisionomia di<br />

annientamento senza futuro.<br />

L’uomo nuovo reca con sé l’annuncio<br />

della sapienza cristiana<br />

superando “lo scandalo della<br />

Croce”. La logica di Dio vince<br />

la dialettica degli uomini, la<br />

vittoria di Cristo risorto dà il<br />

coraggio al cristiano di essere<br />

speranza vivente nel mondo.<br />

Anche il cristiano come<br />

Ecce homo<br />

Sospeso sulla punta di uno spillo<br />

freme l’io nel dolore,<br />

dal nulla frantumato.<br />

Sopporta l’angoscia del mondo<br />

nella discesa in un abisso oscuro,<br />

m’inchioda sulla croce<br />

il silenzio infinito<br />

di un Dio sempre morente.<br />

Di una morte che vive in eterno<br />

sono assorto nella gola profonda.<br />

Una tenerezza d’oblio<br />

m’incanta in una nostalgia<br />

di pianto: ecce homo.<br />

Pietro Zovatto<br />

l’apostolo Giovanni entra nel<br />

sepolcro vuoto e si unisce al<br />

“vide e credette”. E come San<br />

Paolo grida forte: “Morte, dov’è<br />

la tua vittoria?”.<br />

Don Pietro Zovatto<br />

Siamo prossimi alle festività pasquali, e mi è venuta in mente l’ultima Pasqua trascorsa ad<br />

<strong>Isola</strong>. Il “santino” è quello distribuito da don Attilio a tutti coloro che ricevevano la Santa<br />

Comunione Pasquale. Era il lontano 7 aprile 1955 (Giovedì Santo), ed è con tanta tristezza che<br />

penso a quei giorni, quando si era dovuto lasciare la propria casa per venire a Trieste, senza<br />

avere una precisa meta. Si sapeva che ci aspettava il campo profughi, e ci siamo trovati ad<br />

Opicina nelle baracche lasciate libere dai militari americani. E’ stata veramente una Pasqua<br />

di passione, per me, per mia sorella e per i miei genitori…<br />

Ho voluto inviare queste poche righe sperando di fare cosa gradita a tutti coloro che si ricordano<br />

di quei periodi così tristi… Grazie.<br />

Gianfranco Vittori


2 15 marzo 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

<strong>Isola</strong>ni che si fanno onore: Flori Degrassi<br />

Nuovo direttore sanitario del Policlinico S.Maria di Siena<br />

Dallo scorso 1° novembre la dott.sa Flori<br />

Degrassi è il nuovo direttore sanitario del<br />

Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena. Sino<br />

a quella data era direttore della struttura complessa<br />

di “Verifica e valutazione attività sanitaria<br />

interna” e responsabile “Area sviluppo, controllo<br />

e monitoraggio del Sistema Sanitario” dell’ ASL<br />

“Roma D”.<br />

Flori Degrassi, figlia di Adalgerio lugro e<br />

Adele Colomban, si è laureata in Medicina presso<br />

l’Università di Trieste, specializzandosi poi in<br />

Igiene e Medicina Preventiva a Roma e in Chirurgia<br />

Generale a Trieste.<br />

Dal 1977 ha al suo attivo un curriculum professionale<br />

ricco di esperienze importanti: dal 1977 è<br />

stata tra l’altro direttore generale della ASL Roma<br />

B (che gestiva 4 distretti con due poli ospedalieri)<br />

e direttore dell’Ospedale Pediatrico di Ancona,<br />

oltre a importanti ruoli direttivi anche presso le ASL di Pisa e Rieti, il San Filippo Neri di<br />

Roma e l’Ospedale CTO della ASL Roma C.<br />

Da sempre ha anche mostrato grande attenzione al mondo del volontariato, occupandosi<br />

sin dal conseguimento della laurea della problematica del cancro alla mammella, fondando nel<br />

1983 il Comitato Riabilitazione Mastectomizzate, oggi ANDOS (Ass. Naz. Donne Operate al<br />

Seno), di cui è dal 2001 coordinatrice nazionale, con 56 comitati da gestire. Importati ruoli<br />

svolti anche nell’ONDA (Osservatorio Nazionale della salute della donna) e nella FAVO<br />

(Federazione italiana Federazioni di Volontariato in Oncologia).<br />

Questa seconda generazione di isolani, che riesce a raccogliere in svariati campi traguardi<br />

importanti, testimonia in modo eloquente la capacità che sempre ha contraddistinto la nostra<br />

gente.<br />

Il Premio “<strong>Isola</strong> d'Istria 2010”<br />

ad Albino Troian<br />

L o scorso 26 novembre ad <strong>Isola</strong>, nella serata della presentazione<br />

a Palazzo Manzioli del libro “L’isola dei pescatori”<br />

di Ferruccio Delise, è stato assegnato dalla Comunità<br />

Italiana il premio “<strong>Isola</strong> d’Istria 2010” all’isolano Albino<br />

Troian, residente a Marano Lagunare, autore nel 2001 del<br />

volume “Il mio mare – sessant’anni di pesca nell’Alto<br />

Adriatico”. In quel volume l’autore aveva illustrato le nuove<br />

metodologie di pesca (in particolare la saccaleva) usate dalla<br />

sua famiglia sin dagli anni ’20 (vedere a pag. 294 del libro<br />

di Ferruccio Delise).<br />

In assenza del premiato, classe 1919, che per le avverse<br />

condizioni del tempo <strong>non</strong> aveva potuto raggiungere <strong>Isola</strong>,<br />

il riconoscimento è stato consegnato simbolicamente al<br />

dott. Alessandro Losi, del Consolato Generale d’Italia a<br />

Capodistria.<br />

Albino Troian è nato ad <strong>Isola</strong> il 7 ottobre 1919. La passione per il mare, tramandata dai<br />

suoi avi, lo aveva spinto, terminati gli studi dell’obbligo, ad esercitare la pesca sull’imbarcazione<br />

“Guglielmo Marconi”. Nel 1938 ha prestato servizio militare nella Regia Marina,<br />

imbarcato come motorista navale sino alla fine del conflitto.<br />

Già nel 1948, per mantenere la sua cittadinanza italiana, aveva lasciato <strong>Isola</strong> con la sua<br />

barca approdando a Marano Lagunare, dove tuttora risiede. Nella località rivierasca, importante<br />

centro per la pesca e il commercio ittico, è stato anche vicesindaco e presidente della<br />

locale Cooperativa Pescatori.<br />

Dopo settant’anni di gioie e dolori trascorsi sul mare aveva voluto lasciare ai giovani<br />

pescatori questi appunti in cui descriveva alcuni aspetti della pesca sul “suo” mare.<br />

Un Sindaco<br />

“abbronzato”<br />

a Pirano<br />

Nel comune di Pirano, lo scorso<br />

ottobre, è stato eletto sindaco<br />

il cittadino sloveno Peter Bossman,<br />

medico, originario del Ghana e<br />

giunto nella allora Jugoslavia per gli<br />

studi universitari. Gli elettori hanno<br />

premiato le qualità del loro concittadino<br />

e <strong>non</strong> hanno giustamente<br />

tenuto conto del colore della sua<br />

pelle. Evidentemente, sulla piazza,<br />

in corsa per la nomina <strong>non</strong> esisteva<br />

al momento elemento più valido per<br />

lo schieramento che lo ha espresso e<br />

che ha vinto le elezioni.<br />

A Trieste, l’anziano letterato triestino<br />

Boris Pahor ha stigmatizzato la<br />

nomina di un nero, uno straniero, a<br />

guida di Pirano, denunciando in tale<br />

fatto la scarsezza di una coscienza<br />

nazionale slovena. Da parte dell’illustre<br />

letterato <strong>non</strong> ci si sarebbe<br />

aspettato questa presa i posizione:<br />

è doveroso tener presente che nelle<br />

cittadine slovene istriane le etnie minoritarie<br />

nel loro assieme superano<br />

quella slovena e quindi la scelta dei<br />

candidati ai vari posti amministrativi<br />

viene operata in un ambiente più<br />

vasto, con risultati che hanno già nel<br />

passato hanno visto a Capodistria<br />

ed <strong>Isola</strong> esponenti della minoranza<br />

italiana in ruoli direttivi.<br />

Il prof. Pahor nella sua intervista<br />

al “Primorski”, il quotidiano della<br />

minoranza slovena in Friuli Venezia<br />

Giulia, dichiara che l’Italia vuole<br />

nuovamente “italianizzare” l’Istria:<br />

parole veramente prive di qualsiasi<br />

fondamento in quanto l’italianità<br />

dell’Istria <strong>non</strong> ha bisogno di essere<br />

“nuovamente italianizzata”. Lo è<br />

sempre stata nelle sue più profonde<br />

radici e né nuovi “marina”, né mega<br />

casinò la possono cambiare.<br />

Stupisce questa presa di posizione<br />

del letterato triestino: nazionalismo<br />

e razzismo dovrebbero<br />

essere elementi lontani dalla sua<br />

abituale logica, proprio per quelle<br />

doverose ferite che ha riportato sulla<br />

sua pelle in nome del nazionalismo<br />

esasperato…<br />

Da parte nostra auguriamo al<br />

neo-eletto sindaco di Pirano buon<br />

lavoro e doveroso rispetto delle<br />

minoranze che compongono il<br />

Comune.<br />

R.S.


15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />

3<br />

La perdita di Dino Gubertini<br />

lascia un senso di vuoto<br />

profondo <strong>non</strong> solo nei membri<br />

della sua famiglia, nei suoi parenti<br />

ed in colei che gli è stata<br />

vicino negli ultimi anni della<br />

sua vita, ma anche in noi della<br />

“Pullino” e di “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”,<br />

che a lui eravamo legati da uno<br />

stretto vincolo di amicizia e<br />

da una lunga consuetudine di<br />

frequentazione. Siamo tutti accomunati<br />

nel dolore e sentiamo<br />

fortemente la sua mancanza.<br />

Della “Pullino” era socio da<br />

più di 25 anni, dei quali ben oltre<br />

15 li aveva trascorsi da dirigente<br />

sociale. Un dirigente attento,<br />

entusiasta, attivo e generoso; un<br />

punto di riferimento per tutti gli<br />

appartenenti al sodalizio: benvoluto<br />

ed ascoltato, <strong>non</strong> solo da<br />

noi più anziani e suoi coetanei<br />

- che portavamo insiti rapporti di<br />

antica consuetudine nata quando<br />

ancora ragazzi vivevamo ad<br />

<strong>Isola</strong> - ma anche da tutti gli altri,<br />

dirigenti, soci ed atleti ben più<br />

giovani di noi. Mi piace ricordare<br />

lo scosciante applauso ed il corale<br />

grido di acclamazione: “Dino,<br />

Dino, ….Dino!” dei giovani<br />

atleti, con il quale fu salutato il<br />

conferimento di un simbolico<br />

riconoscimento sociale attribuitogli<br />

l’anno appena passato.<br />

In occasione di ogni proposta<br />

e davanti a qualsiasi iniziativa<br />

che potesse portare qualche<br />

miglioramento o qualche utilità<br />

alla nostra Società era il primo<br />

a rispondere positivamente e<br />

fungere da esempio a tutti gli<br />

altri. Non sprecava parole, ma si<br />

metteva subito all’opera, impegnandosi<br />

al massimo per la realizzazione<br />

di quanto proposto;<br />

<strong>non</strong> si risparmiava, lavorava<br />

sodo mettendo a disposizione la<br />

sua capacità e la sua competenza,<br />

così come aveva fatto nella<br />

vita, sin da giovane, quando<br />

aveva realizzato da solo e con le<br />

sue forze una seria ed importante<br />

attività imprenditoriale, che<br />

aveva poi sempre curato e che<br />

perdura tutt’ora.<br />

Il compenso per tutto que-<br />

sto era per lui l’intima soddisfazione<br />

di aver contribuito a<br />

realizzare qualcosa di utile per<br />

la Società e per i suoi atleti e di<br />

avere, in qualche modo, portato<br />

alto il nome della “Pullino”. E<br />

così ha fatto finché la salute<br />

glielo ha consentito.<br />

Ho sempre davanti agli occhi<br />

due diverse immagini di Dino: la<br />

prima, felice, sorridente e soddisfatto<br />

dopo aver partecipato<br />

con successo a qualche competizione<br />

sportiva; la seconda,<br />

che <strong>non</strong> potrò mai dimenticare,<br />

alla fine dell’ultima Assemblea<br />

e pranzo sociale, per il successo<br />

dei quali aveva lavorato senza<br />

Fabio Vascotto nuovo Presidente della S.N.Pullino<br />

Subentra al dott. Franco Degrassi, eletto revisore della Federcanottaggio<br />

Dopo quasi 23 anni di presidenza<br />

Franco Degrassi<br />

lascia la poltrona a Fabio Vascotto.<br />

Ho sbagliato: il sedile<br />

e i cordini del timoniere al suo<br />

vice-presidente. Infatti tutto<br />

si trova alla Pullino meno che<br />

una poltrona.<br />

Quando Franco subentrò a<br />

Fabio Colocci la Pullino aveva<br />

sempre l’antico motto “povera<br />

di mezzi ma ricca di virtù”; ora<br />

la consegna al suo fedele amico e<br />

consocio con il motto modificato<br />

in “ricca di mezzi perché ricca<br />

di virtù”. E queste virtù sono il<br />

patrimonio morale e prestigioso<br />

della società e la proprietà della<br />

sede (solo la Canottiere Nettuno<br />

nella nostra regione può così vantarsi),<br />

con una bella vasca-voga<br />

ed altri accessori.<br />

Dino Gubertini: un grande dirigente della Pullino<br />

Dal calcio al mare, una grande passione sportiva<br />

Ma direi che le grandi virtù<br />

hanno anche dei nomi: Bruno<br />

Derossi, Antonietto Depase,<br />

Gigi Carboni, Franco Stener,<br />

Marco Finocchiaro, Marco<br />

Stener, Alessandro Visintin, Fabio<br />

Strain, Emanuele Baldini,<br />

e, fino a poco tempo fa, Dino<br />

Gubertini, Ennio Drioli, Fabio<br />

Colocci, Franco Finocchiaro,<br />

Dino Degrassi, Donato Ciacchi<br />

e lo stesso Franco Degrassi, per<br />

citarne soltanto alcuni.<br />

A Franco va un caldo ringraziamento<br />

per quello che ha<br />

fatto, ed un augurio di buon<br />

lavoro per il prestigioso incarico<br />

in seno alla Federazione<br />

Italiana Canottaggio.<br />

A Fabio l’augurio di sentirsi<br />

orgoglioso di questo incarico,<br />

peraltro meritato, per il grande<br />

lavoro che ha fatto con tutti<br />

coloro che lo hanno preceduto.<br />

Circondato dalla stima e dall’affetto<br />

di tutti coloro che lo<br />

conoscono dentro e fuori alla<br />

Pullino, sarà sicuramente un<br />

bravo Presidente!.<br />

sosta, quando, con il viso già<br />

segnato dal male e dalla fatica,<br />

nel salutarci, per sottolineare il<br />

buon esito della manifestazione,<br />

incurante del suo male, mi disse:<br />

“Vedi Franco anche questa volta<br />

tutto è andato bene ed abbiamo<br />

fatto una bella figura!”. Dopo<br />

poco più di un mese ci avrebbe<br />

lasciato.<br />

Così era Dino!<br />

Grazie Dino per quanto hai<br />

fatto. Resterai sempre nei nostri<br />

cuori.<br />

Franco Degrassi<br />

Una madre<br />

A Pia Ricordi<br />

Sposa felice<br />

infelice madre<br />

di un figlio<br />

agli arti infermo<br />

coraggiosa e forte<br />

nascose il dolore<br />

nell’apparente allegria<br />

stanca delusa<br />

alle filanti stelle<br />

le poche speranze<br />

affidava<br />

in quelle calde<br />

sere isolane.<br />

Alessandro Mirt<br />

Con queste mie ultime brevi,<br />

mi congedo da <strong>Isola</strong><br />

<strong>Nostra</strong>, e per l’età avanzata<br />

(86 anni) e per esaurimento<br />

tematico… Sperando di <strong>non</strong><br />

avervi deluso, auguro a voi<br />

un buon proseguimento nel<br />

ricordare sempre la vostra<br />

e la “mia” <strong>Isola</strong>.<br />

Alessandro


4 15 marzo 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Lettere in<br />

Redazione<br />

Una notizia spicciola da Emilio Prata, milanese DOC – Anche<br />

quest’anno a Varese, sempre ospiti nella sede della Prefettura<br />

a Villa Recalcati, lo scorso 12 dicembre si è tenuto l’annuale<br />

raduno degli esuli istriani, fiumani e dalmati, sempre organizzato<br />

dalla vivacissima avv. Sisi. Numero dei presenti purtroppo<br />

alquanto assottigliato: anche da Milano ne mancavano tre<br />

(sei i presenti).<br />

Io milanese, tanto per fare qualcosa, ho preparato una ballata<br />

riscuotendo (bontà loro) graditissimi applausi.<br />

Colgo l’occasione per augurare a tutta la redazione (e perché<br />

no, anche alla tipografia) un sereno e proficuo 2011 anche da<br />

parte della mia consorte Mirella Bacci.<br />

Emilio Prata, Milano<br />

PER AMOR DI PATRIA<br />

Da molti anni in quel di Varese<br />

nella splendida Villa Recalcati,<br />

concessa dalla Prefettura,<br />

per un convivio siamo qui radunati.<br />

Farse i auguri per Nadal<br />

e per ciacolar, <strong>non</strong> poco,<br />

intonando il “Va pensiero”,<br />

con in cuor un certo gropo.<br />

Per le giovani generazioni<br />

lasciare il ricordo<br />

di questa pagina di storia<br />

dai veci impressa nella memoria.<br />

Così ‘sti istriani, fiumani e<br />

dalmati<br />

della loro terra natia<br />

i gà sempre la nostalgia!<br />

Della loro terra natia<br />

i gà ovunque la nostalgia…<br />

Emilio Prata<br />

Cara <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>,<br />

con grande piacere ho visto nel numero di settembre la foto di<br />

Gemma Marchesan assieme alla sua bella famiglia.<br />

Ciao, Gemma, <strong>non</strong> so se tu mi ricordi: sono Luciana, la nipote<br />

di Santina e di Toni Giani, vicini di casa tua prima che ti sposassi.<br />

Venivo da Trieste ogni estate a trascorrere le mie vacanze<br />

dai <strong>non</strong>ni, e <strong>non</strong> vedevo l’ora di venire da te per stare un po’ in<br />

compagnia e vedere come confezionavi i centrini ai ferri. Da<br />

allora sono trascorsi tantissimi anni e le strade della nostra vita<br />

<strong>non</strong> si sono più incrociate, ma i tuoi “centrini” hanno sempre<br />

un posto d’onore nella mia casa. Cara Gemma, quando penso<br />

ai bei giorni trascorsi a <strong>Isola</strong>, mi ricordo sempre di te poiché<br />

fai parte della mia infanzia, e <strong>non</strong> ti dimenticherò mai.<br />

Ti mando dalla lontana Australia un caro saluto e un grosso<br />

“basòn”. Un caro saluto e il mio ringraziamento anche a tutti<br />

voi della redazione di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>.<br />

Luciana de Martin, Australia<br />

Av r e i p i a c e -<br />

re che venisse<br />

pubblicata su<br />

I s o l a N o s t r a<br />

questa vecchia<br />

foto, scattata nel<br />

1952 (dal fotografo<br />

ufficiale<br />

della Triestina,<br />

che allora, bei<br />

tempi…, giocava<br />

ancora in Serie<br />

A) nel vecchio<br />

campo del Ponziana<br />

nell’attuale<br />

via Italo Svevo.<br />

Pochi isolani ormai si ricorderanno che io – esule a Trieste dal 1951 al 1956, e mentre<br />

frequentavo l’Istituto Nautico - ero il portiere della squadra del Ponziana che allora<br />

militava nel campionato di Promozione.<br />

Ricordo ancora alcune parole di una lettera che, prima della scomparsa, mi scrisse<br />

il mio grande amico Nino Vascotto morèr: “<strong>non</strong> ti mancava l’abilità nel calcio come<br />

portiere prima a <strong>Isola</strong> e poi con il Ponziana, dove venivo a vederti negli allenamenti…<br />

e quando difendevi la porta della squadra del “Nautico” ero realmente orgoglioso di<br />

presentarmi come tuo amico…”<br />

Un caro saluto a tutti gli isolani da<br />

Lucio Degrassi (paradiso), Stati Uniti<br />

Recentemente avete pubblicato alcune mie poesie: si vede che sono abbastanza piaciute perché ho ricevuto tanti complimenti.<br />

Ma la sorpresa che ho avuto una sera ha superato tutte le parole.<br />

Domenica 9 gennaio squilla il mio telefono e dall’altra parte sento la voce di un signore che al primo momento <strong>non</strong> ho proprio<br />

riconosciuto. Mi chiede se sono io Alessandra Costanzo e mi dice che ha cercato il mio numero di telefono per mettersi in<br />

contatto con me e farmi i complimenti. Poi si presenta e mi dice chi è: Elvio Chelleri, figlio di Giusto (manestra), che mi stava<br />

chiamando dal Canada.<br />

Abbiamo parlato per più di un’ora e gli ho anche detto che gli sarebbe costato meno venire a Trieste… Abbiamo ricordato<br />

la nostra <strong>Isola</strong> quando eravamo bambini… poi l’esodo e il periodo vissuto nel Campo Profughi di Barcola, prima che lui se<br />

ne andasse via. E’ emigrato in Canada circa cinquant’anni fa, e i primi tempi sono stati per lui molto duri, solo, senza un<br />

lavoro, solo neve e freddo… Poi si è sistemato ed è anche ritornato qualche volta in Italia. La nostalgia per il suo paese però<br />

gli rimarrà dentro per tutta la vita.<br />

Mi ha anche pregato di dirvi che aveva inviato le foto dei suoi genitori ma <strong>non</strong> sono state pubblicate. Spero farete questa<br />

piccola correzione per questo bravo signore che ha il suo paese sempre nel cuore (in verità le foto nella lettera <strong>non</strong> c’erano, ed era<br />

stata pubblicata soltanto l’elargizione in memoria dei genitori; abbiamo provveduto comunque in questo numero. NdR).<br />

Quando ci siamo salutati con tanta commozione abbiamo detto assieme: Viva <strong>Isola</strong>!<br />

Grazie per la vostra attenzione e per aver pubblicato la mia poesia in modo così bello che quando ho aperto <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> mi<br />

sono messa a piangere…<br />

Alessandra Zuliani Costanzo, Muggia


15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />

5<br />

Un grande ringraziamento a Walter Pohlen per il suo magnifico DVD<br />

“<strong>Isola</strong> d’Istria, terra già italiana, terra di campioni”. Ne sono rimasta<br />

entusiasta, specialmente perché mi sono anche rivista in varie foto<br />

delle ginnaste del Dopolavoro Arrigoni ma anche per la memoria<br />

della nostra gioventù a <strong>Isola</strong>.<br />

Lettere in<br />

Redazione<br />

Anche la foto che avrei piacere venisse pubblicata mi riporta indietro nel tempo, quando frequentavo l’asilo gestito dalle Piccole<br />

Suore della Divina Provvidenza. Essendo io nata nel 1924, la foto dovrebbe risalire al 1929. Forse pochi vi si potranno<br />

riconoscere ma tanti vi dovrebbero ritrovare la loro mamma o le loro <strong>non</strong>ne.<br />

Insieme alle due suore e al parroco Muiesan ricordo: a sinistra, nella prima fila: Vanda Bacci, Anita Troian, Marinella, Mariucci,<br />

Oliva. Nella seconda fila: Mariucci Marin, Bianca Degrassi, Isolina, dietro da sola Leda Goina. Nella terza fila: Alcea, Silvana<br />

Giorda, Mariucci Degrassi.<br />

A destra, nella prima fila: Neverina Pozzetto, Bruna, Maria Zaro, Maria Bologna. Nella seconda fila: Itala, Silvana Moratto,<br />

Fernanda, Mariucci. Nella terza fila: Mariucci Stradi, Mariucci Degrassi, Amalia.<br />

Un caro saluto a tutti anche dalle mie figlie Flavia e Ilva.<br />

Bianca Degrassi Vascotto, Australia<br />

Carissimi,<br />

appena iniziato e già questo 2011 qui in Australia si rivela come l’anno peggiore. Dopo anni di siccità che hanno messo a dura<br />

prova la popolazione di tutta l’Australia, la pioggia è arrivata, e dal Tropico al Nord scende al sud del Victoria creando alluvioni.<br />

I danni alle abitazioni, all’agricoltura e ai trasporti sono indescrivibili, la distruzione è enorme in un’area più grande della<br />

Francia e della Germania messe assieme. Miniere sott’acqua hanno fermato l’esportazione del carbone e dei minerali, decine<br />

di migliaia di case, negozi e fabbriche danneggiate, strade interrotte e acqua inquinata che porta malattie.<br />

Il tempo caldissimo con il 90% di umidità continua ad influire sul pericolo di insetti velenosi nelle case mezze abbandonate,<br />

la puzza è sempre più forte mentre un po’ alla volta l’acqua si ritira.<br />

Il lavoro di ricostruzione delle strade, il ritorno del gas, dell’elettricità e dell’acqua potabile sarà enorme e mentre le forze<br />

dell’ordine, pompieri ed esercito, sono già al lavoro, le previsioni del tempo <strong>non</strong> sono buone. Siamo nella stagione dei monsoni,<br />

che portano la pioggia dal Nord .(Brisbane) al Sud (Melbourne), e mentre qui da noi, al Nordest, siamo sotto la pioggia,<br />

l’Ovest è colpito dalla siccità e dal fuoco che mettono a dura prova la città di Perth.<br />

Ma gli australiani hanno una lunga esperienza di disastri naturali, sopportano i disagi con forte spirito nazionale e ricostruiscono<br />

uniti, aiutandosi a vicenda e pensando al futuro, dal primo ministro all’ultimo dei cittadini, per una vita migliore.<br />

Mentre sto scrivendo piove a dirotto, siamo a gennaio, tempo di vacanze, ma le spiagge sono vuote… La gente già ritorna al<br />

lavoro e le scuole aprono agli studenti il 1° febbraio. E, come nel passato, arriveranno le belle giornate con il sole splendente:<br />

la calma dopo la tempesta.<br />

Un caro saluto a tutti,<br />

Mino Favretto, Australia


6 15 marzo 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

LA VITA DEL “SILOS” DI TRIESTE DI MIGLIAIA DI PROFUGHI E SFOLLATI<br />

Ci affacciavamo lì per “vedere il sole”…<br />

Le ruspe stanno lavorando<br />

da tre giorni nel primo<br />

varco nelle mura del<br />

“Silos”. Tra qualche tempo gli<br />

automobilisti avranno a disposizione<br />

qualche centinaio di<br />

posti dove lasciare la macchina<br />

in sosta. Una grande rimessa sta<br />

quindi per nascere a due passi<br />

dalla stazione.<br />

Nello stesso edificio, dalla<br />

fine della guerra agli anni ’60,<br />

furono invece “parcheggiati”<br />

migliaia e migliaia di uomini,<br />

donne, bambini. In gran parte<br />

profughi istriani. Non c’erano<br />

case disponibili e le baracche di<br />

Santa Croce, Villa Carsia, San<br />

Sabba e Campo Marzio erano<br />

strapiene.<br />

Nei grandi stanzoni dei tre<br />

piani dell’edificio patirono il<br />

freddo, la forzata convivenza,<br />

la mancanza di luce e di spazio.<br />

Famiglie di pescatori, contadini,<br />

piccoli artigiani, vissero in<br />

“box” di faesite di 4 metri per<br />

4. Costruirono all’interno del<br />

vecchio edificio asburgico una<br />

rete di rapporti che andavano<br />

dalla solidarietà all’amicizia,<br />

alla semplice reciproca sopportazione.<br />

Per quella parte<br />

di triestini che <strong>non</strong> capiva il<br />

loro dramma restarono sempre<br />

“quei del silos”. Una sorta di<br />

“timbro” sociale che li faceva<br />

sentire estranei alla città e li<br />

faceva soffrire.<br />

“Alcuni si vergognavano<br />

e si vergognano ancora di<br />

aver vissuto al Silos. Si devono<br />

vergognare invece quelli<br />

che ci hanno tenuto in quelle<br />

condizioni per tanti anni”. E’<br />

il giudizio di una anziana signora<br />

originaria di Cittanova<br />

che nell’edificio di via Flavio<br />

Gioia ha passato dieci anni. Si<br />

chiama Rosina, suo marito è<br />

scomparso nei forni di Dachau.<br />

“Sono stata quattro volte nel<br />

campo di sterminio a cercarlo…”.<br />

Il cognome <strong>non</strong> lo dice.<br />

Un po’ per ritegno, un po’ per<br />

diffidenza verso quella Trieste<br />

Dopo la guerra anche in cinque in “box” di 4 metri per 4 senza luce ed acqua<br />

numerosi esuli che vi hanno trovato precario asilo <strong>non</strong> lo<br />

I dimenticheranno di certo. I tanti che oggi vi posteggiano la<br />

macchina <strong>non</strong> possono immaginare quello che è stato il suo<br />

utilizzo immediatamente dopo la fine della guerra e sino agli<br />

anni Sessanta: parliamo del “Silos”, il grande magazzino che<br />

sorge a fianco della Stazione Centrale di Trieste.<br />

Nell’archivio della redazione del nostro giornale abbiamo<br />

trovato l’articolo del giornalista Claudio Ernè apparso su<br />

“Il Piccolo” dell’8 marzo 1986. E’ la testimonianza di una<br />

tappa protrattasi per tanti anni del doloroso percorso che<br />

tanti istriani hanno dovuto percorrere.<br />

che tanti anni fa <strong>non</strong> ha saputo<br />

o voluto comprendere.<br />

Lo stesso atteggiamento<br />

troveremo anche in tante altre<br />

persone che parleranno della<br />

loro vita al Silos.<br />

“Sono entrata là dentro il<br />

27 dicembre 1951. Avevo fatto<br />

domanda per un appartamento<br />

perché vivevo in un sottoscala<br />

di via Molino a Vento. Con i<br />

cognati e i due figli eravamo in<br />

cinque. Il 27 - come dicevo - mi<br />

arriva la risposta. Si presenti<br />

in via Flavio Gioia, ala nuova!<br />

Vado di corsa e mi trovo di<br />

fronte al direttore. Sul tabellone<br />

dell’edificio c’era anche il mio<br />

nome, assieme a quelli di tante<br />

altre famiglie. Guardò i documenti,<br />

consultò un registro. Poi<br />

mi disse di seguirlo. Salimmo<br />

due piani di scale e mi trovai in<br />

un enorme stanzone. Per terra<br />

sulle assi di legno ogni quattro<br />

metri c’era un numero dipinto<br />

di bianco. Quando fummo<br />

davanti al 408 il direttore si<br />

fermò. “Ecco per lei”, mi disse.<br />

Io <strong>non</strong> capivo. Speravo in una<br />

camera e cucina e mi trovavo<br />

di fronte a un numero… Altro<br />

che quartiere. “Si sistemi qui,<br />

tiri delle corde e ci metta sopra<br />

le coperte. Arrivederci”.<br />

“Al Silos – continua la<br />

signora Rosina – restai dieci<br />

anni. Un po’ alla volta ci organizzammo.<br />

Faesite, cartoni,<br />

linoleum, carta d’impacco.<br />

Costruii il mio box di 4 metri<br />

per 4. Senza finestre, una porta<br />

con il lucchetto, senza acqua<br />

corrente, un fornello, una lampadina<br />

che pendeva dal muro.<br />

In questo cubo vivemmo in<br />

cinque. Io, mio fratello con la<br />

moglie e due figli”.<br />

“Gli orari nel Silos erano<br />

precisi. Il silenzio scattava<br />

alle dieci di sera e si protraeva<br />

sino alle sette del mattino. Le<br />

luci diventavano ancora più<br />

fioche e per ascoltare la radio<br />

bisognava attaccare l’orecchio<br />

all’altoparlante. Non tutti però<br />

si uniformavano, specie nelle<br />

serate in cui venivano trasmesse<br />

le prime edizioni del Festival<br />

di Sanremo. Quelle di “Vola<br />

colomba” con Nilla Pizzi e il<br />

maestro Angelini. Quando è<br />

nata la tivù “quei del silos”<br />

hanno cominciato a scendere<br />

nel bar della stazione, col vestito<br />

“buono”, per vedere Mike<br />

Bongiorno e la sua “Lascia o<br />

raddoppia”.<br />

Anche se i soldi erano pochi<br />

qualcuno però rientrava alticcio,<br />

eludendo la sorveglianza<br />

dei guardiani che dovevano<br />

bloccare gli ubriachi. E gli<br />

“allegrotti”, una volta entrati<br />

nel loro box, si lasciavano<br />

andare. “Ce n’era uno che ogni<br />

volta che aveva alzato il gomito<br />

andava in smanie – racconta<br />

un’altra ospite del grande edificio<br />

- A voce alta, come se gli<br />

altri <strong>non</strong> esistessero, diceva alla<br />

moglie “metite, te prego, quel<br />

bel combinè!”. Lei cercava di<br />

calmarlo. Era troppo freddo<br />

negli stanzoni per esibirsi in<br />

sottoveste. Non esisteva riscal-<br />

damento anche se qualcuno<br />

tentava di attaccare la stufetta<br />

elettrica. Ma le valvole saltavano<br />

subito… Nell’inverno del<br />

1956 un anziano e un bambino<br />

del Silos finirono all’ospedale<br />

congelati.<br />

“Spesso l’acqua filtrava dal<br />

tetto e inzuppava tutti i box del<br />

terzo piano. Aprivamo gli ombrelli<br />

e mettevamo delle cerate<br />

sui tetti. Sui pavimenti, catini<br />

e secchi. Nel febbraio del ’56<br />

le raffiche di bora sollevarono<br />

il tetto di un metro. Ci fecero<br />

scendere giù al pianterreno e<br />

al primo piano. Passammo la<br />

notte nella cappelletta, nel refettorio,<br />

negli uffici, dormendo<br />

o cercando di dormire su delle<br />

sedie”.<br />

Al Silos anche i servizi igienici<br />

erano di fortuna. Ogni gabinetto<br />

alla turca veniva usato<br />

in media da sette-otto famiglie.<br />

E al mattino, all’ora di andare<br />

a scuola o al lavoro, fuori dalle<br />

porte si formavano lunghe file.<br />

Per lavarsi, i profughi e gli sfollati<br />

dovevano usare dei lavatoi<br />

in zinco, un rubinetto accanto<br />

all’altro. Il bucato veniva fatto<br />

invece al pianterreno in vasche<br />

in cemento simili a quelle dei<br />

lavatoi comunali di via Ponzanino<br />

e Donota. Poi lenzuola,<br />

asciugamani, camicie, tovaglie,<br />

mutande erano stese ad asciugare<br />

nei grandi cameroni, tra una<br />

fila di box e l’altra..<br />

“Per le docce, invece, facevamo<br />

la fila al “diurno”, là vicino<br />

alla stazione delle corriere.<br />

Si andava spesso in stazione ad<br />

aspettare le corriere che venivano<br />

dall’Istria per vedere se arrivava<br />

qualche amico o qualche<br />

parente” - racconta Giorgia,<br />

due occhi azzurri grandi così, i<br />

primi segni della vita sul viso.<br />

“Al silos ho vissuto cinque<br />

anni, dal ’51 al ’55. Appena<br />

ho potuto mi sono iscritta alla<br />

scuola convitto per infermiere.<br />

Ci davano anche un letto e una<br />

stanzetta. Non mi sono mai


15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />

7<br />

vergognata di vivere in via<br />

Flavio Gioia, però sulla porta<br />

d’ingresso c’erano sempre dei<br />

ragazzi in attesa. Mi mettevano<br />

a disagio con le loro parole e i<br />

loro doppisensi, e se ci penso,<br />

anche oggi provo un po’ di<br />

fastidio. Sono passati trent’anni<br />

ma <strong>non</strong> dimenticherò mai<br />

l’odore del cavolo bollito e di<br />

minestra che si spandeva negli<br />

stanzoni all’ora di pranzo”.<br />

“Gran parte della nostra<br />

vita, almeno d’estate, si svolgeva<br />

nei corridoi. Eravamo gente<br />

di paese e avevamo passato<br />

tante ore sull’uscio di casa”<br />

– racconta Eufemia, sessant’anni,<br />

sarta da sempre. “Anche al<br />

silos abbiamo mantenuto le<br />

nostre tradizioni, le feste dei<br />

patroni, le ricorrenze. Il Venerdì<br />

Santo costruivamo piccoli altari<br />

nei corridoi, ogni domenica<br />

assistevamo alla Messa celebrata<br />

giù nella cappella del<br />

primo piano. La officiava padre<br />

Vinci, della vicina chiesa di<br />

via Sant’Anastasio. Ogni box<br />

aveva le sue immagini sacre,<br />

vecchi quadri o stampe portate<br />

a Trieste dalle nostre case di<br />

Cittanova, Pirano, Capodistria,<br />

Umago, Rovigno. Pregavamo<br />

molto la Madonna Pellegrina:<br />

“Facci avere una casa, Madonna<br />

bella, faccela avere, magari<br />

piccola…”. Eravamo pescatori<br />

e contadini e parlavamo con le<br />

parole suggeriteci dalla nostra<br />

esperienza. La città che ci<br />

aveva accolto era un qualcosa<br />

di estraneo. Forse per questo<br />

adesso noi del Silos siamo finiti<br />

quasi tutti a Borgo San Sergio.<br />

Trieste, il Silos di Piazza Libertà, negli anni ’30.<br />

Trieste 1951, Prima Comunione al Silos, presente il Vescovo mons. Antonio Santin.<br />

Per stare assieme e vivere come<br />

abbiamo sempre vissuto…”.<br />

“Non c’era spazio, erano<br />

anni duri, avevamo perso tutto;<br />

negli stanzoni ho visto più di<br />

una volta un topo, i guardiani<br />

facevano difficoltà ai parenti<br />

che si fermavano un po’ troppo<br />

in visita, abbiamo patito il freddo,<br />

ho visto un uomo uccidersi,<br />

si chiamava Fiore, ma <strong>non</strong>ostante<br />

tutto questo quando nel<br />

’61 ho avuto un appartamento<br />

mi sono messa a piangere.<br />

Abbiamo passato anche<br />

momenti allegri al Silos, adesso<br />

siamo diventati tutti un po’ “selvadighi”,<br />

ma su quelle terrazze,<br />

in quei corridoi abbiamo stretto<br />

delle amicizie, abbiamo sperato<br />

in un futuro migliore. Per questo<br />

mi è salito un groppo in gola<br />

quando ho visto all’opera le<br />

ruspe. E’ giusto che lo mettano<br />

a posto, ma <strong>non</strong> potrò più dire a<br />

nessuno: “Vedi quella finestra?<br />

Era della figlia della Rosi. Ci<br />

affacciavamo lì per sapere se<br />

brillava il sole…”.<br />

Claudio Ernè<br />

In conclusione vorremmo<br />

citare alcuni passaggi sull’argomento<br />

che la scrittrice<br />

Marisa Madieri, esule fiumana,<br />

ha esposto nel suo romanzo autobiografico<br />

“Verde acqua”:<br />

“Entrare al Silos era come<br />

entrare in un paesaggio vagamente<br />

dantesco, in un notturno<br />

e fumoso purgatorio: dai box<br />

si levavano vapori di cottura<br />

e odori disperati che si univano<br />

a formarne uno intenso,<br />

tipico, indescrivibile, un misto<br />

di dolciastro e stantio di minestre,<br />

di cavolo, di fritto, di<br />

sudore, di ospedale… Di giorno,<br />

dall’intensa luce esterna<br />

<strong>non</strong> era facile abituarsi subito<br />

alla debole luce artificiale<br />

dell’interno… Anche i rumori<br />

erano molteplici e formavano<br />

un brusio universale dal quale<br />

si levavano ogni tanto le note<br />

acute di qualche radio, una<br />

voce irata, colpi di tosse o il<br />

pianto di un bambino…<br />

Sono trascorsi tanti anni<br />

da allora ma quella esperienza<br />

<strong>non</strong> è certamente dimenticata<br />

in quelli che l’hanno vissuta e<br />

fa parte di un calvario storico<br />

percorso da tanti giuliani ed<br />

istriani che merita di essere<br />

ricordato…”


8 15 marzo 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

La descrizione di <strong>Isola</strong> che pubblichiamo è opera di Domenico Venturini, nato a Pola nel 1874. Ha insegnato come maestro elementare<br />

per alcuni anni anche ad <strong>Isola</strong>, trasferendosi poi a Capodistria dove aveva raggiunto la carica di Direttore Didattico. Amava<br />

anche scrivere racconti e commedie, la più nota delle quali è “Le nozze istriane”.<br />

Il Venturini è bis<strong>non</strong>no di Piero Degrassi, co-fondatore del sito su Facebook “<strong>Isola</strong> d’Istria… sempre nostra”. Piero è figlio di<br />

Mariella Venturini e di Dino Degrassi (del moro). Appassionato da sempre di cose istriane, ha trovato questa descrizione del nostro<br />

paese in una vecchia libreria antiquaria di Milano.<br />

La pubblichiamo per il piacere dei nostri lettori.<br />

<strong>Isola</strong>, ritratto di un paese e dei suoi abitanti<br />

Quando gli odi municipali,<br />

<strong>non</strong> ancora del tutto sorpassati,<br />

dividevano le nostre<br />

città e i fratelli uccidevano i<br />

fratelli, <strong>Isola</strong> d’Istria era detta<br />

famosa, “perché situata – aggiungevano<br />

subito per ripicco<br />

gli isolani – fra “Capodistria<br />

la dotta e Piran pien de pan”<br />

(secondo l’arguzia della nostra<br />

gente, una voce più accreditata<br />

vedeva (benevolmente…) Capodistria<br />

“pedociosa” e <strong>Isola</strong><br />

“famosa” nel senso <strong>non</strong> di<br />

fama da di fame… - NdR).<br />

Ma perché famosa? Forse<br />

a cagione del suo refosco<br />

frizzante che scaldava le rece<br />

e seduceva cacciatori e buongustai<br />

di Venezia e del Veneto<br />

a tentare, in brigate numerose e<br />

rumorose, la traversata del nostro<br />

golfo per libare quel nettare<br />

paradisiaco? Del resto, anche<br />

il nostro misogino, però <strong>non</strong><br />

astemio, Pasquale Besenghi<br />

degli Ughi fa un caldo elogio<br />

di questo liquore squisito, là<br />

dove canta:<br />

Un re più dolce<br />

io <strong>non</strong> conosco<br />

del buon Re Fosco!<br />

Ma un vino, per quanto<br />

scelto e ricercato, <strong>non</strong> basta a<br />

creare la fama di una cittadina:<br />

e tutti sanno che nei secoli<br />

passati <strong>Isola</strong> ha dato all’Italia<br />

un Francesco Egidio, esimio<br />

cultore delle lettere greche e latine,<br />

un Pietro Coppo, geografo<br />

valente, un Pasquale Besenghi,<br />

poeta romantico che, a giudizio<br />

di Giacomo Zanella, vivrà nella<br />

nostra letteratura per la stupenda<br />

canzone da lui composta in<br />

occasione delle nozze Colloredo<br />

- Mangilli, e, recentemente,<br />

un Domenico Lovisato, insigne<br />

geologo, morto a Cagliari, dove<br />

Uno scritto degli anni ’20 dello studioso capodistriano Domenico Venturini<br />

insegnava in quella Università<br />

dopo aver combattuto nelle<br />

guerre della redenzione sotto<br />

le bandiere di Garibaldi.<br />

E l’amore per la cultura e<br />

le patrie lettere <strong>non</strong> è d’oggi<br />

in questa simpatica cittadina,<br />

se già nel 1394 un Pietro, <strong>non</strong><br />

meglio identificato ma probabilmente<br />

cancelliere di questo<br />

podestà, trascrive e commenta<br />

la “Divina Commedia” in un<br />

codice ora esistente nella Nazionale<br />

di Parigi; e se la prima<br />

scuola pubblica, aperta nel nostro<br />

Comune, data del 1419.<br />

Sospetto, però, che i suoi<br />

vicini le abbiamo appioppato<br />

l’epiteto di “famosa” per la<br />

tenacia quasi selvaggia con la<br />

quale essa danneggiava il governo<br />

veneto, contrabbandando<br />

pesce marinato ed olio con la<br />

vicina Trieste, allora soggetta<br />

all’Austria. Le sue fisolere, piccole<br />

barche agilissime spinte da<br />

braccia nerborute ed esercitate,<br />

volavano come saette sul mare,<br />

lasciandosi indietro i tozzi e tardigradi<br />

galeoncini della finanza<br />

veneta che, scornati dopo ore<br />

di vana corsa, dovevano rinunciare<br />

all’inseguimento degli<br />

audaci contrabbandieri.<br />

Degnissimi discendenti di<br />

questi antichi rematori isolani<br />

si mostrarono nell’estate del<br />

’28, alle Olimpiadi di Amsterdam,<br />

i valorosi campioni della<br />

Pullino, i quali - a differenza<br />

dei loro progenitori che gareggiavano<br />

in velocità con i rossi<br />

scalafroni (guardie di Finanza<br />

della Repubblica Veneta) della<br />

Serenissima allo scopo di frodare<br />

impunemente il sovrano<br />

erario - con la strepitosa vittoria<br />

da loro riportata nella città olandese<br />

fecero issare sull’antenna<br />

d’onore il nostro immortale<br />

vessillo, rendendo in tal modo<br />

celebre e veramente famosa in<br />

tutto il mondo la piccola terra<br />

che li ha visti nascere.<br />

***<br />

Osservata dall’alto di uno<br />

dei fertilissimi colli circostanti,<br />

per esempio dalla sommità<br />

di Saletto, la parte vecchia di<br />

<strong>Isola</strong> rammenta la figura di un<br />

enorme cammello accosciato,<br />

le cui gobbe sono rappresentate<br />

dal Duomo e dal palazzo<br />

Besenghi.<br />

La città nuova, sorta rapidamente<br />

grazie alle numerose<br />

e fiorenti fabbriche di conserve<br />

alimentari qua esistenti fin dal<br />

1880, ha coperto tutte le aree<br />

disponibili verso Pirano e verso<br />

Capodistria, e s’è distesa sino<br />

alle radici dei monti ubertosi<br />

che la separano dai territori<br />

giustinopolitani o dai piranesi,<br />

macchiando di case e di villette<br />

anche il romantico scoglio, o<br />

promontorio, di San Pietro,<br />

dove c’è una chiesina e il vecchio<br />

cimitero abbandonato, e<br />

donde nelle serene giornate<br />

d’inverno sorpresi l’imponente<br />

spettacolo dell’Alpe Giulia<br />

bianca di neve, da cui superbo<br />

estolle la tricuspide corona<br />

d’argento il leggendario Tricorno.<br />

La città nuova, amena di<br />

parchi e di viali, è un documento<br />

irrefragabile della lodevole<br />

attività degli isolani, per la quale<br />

essi godono al presente – e<br />

conviene farne merito anche al<br />

grande industriale Sanguinetti<br />

– un’agiatezza ignota perfino a<br />

centri istriani, che in un’epoca<br />

a noi molto prossima andavano<br />

per la maggiore. Quasi<br />

ai piedi dell’incantevole erta<br />

di Saletto, nelle vicinanze di<br />

Punta Ronco, s’apre la falcata<br />

baia di San Simone, silenziosa<br />

e verde, baciata dal mare, sul<br />

cui fondo cristallino dormono<br />

il loro sonno millenario gli<br />

avanzi della pre-romana Alieto,<br />

progenitrice dell’odierna <strong>Isola</strong>:<br />

sonno turbato, nella stagione<br />

estiva, dalle grida giulive degli<br />

ospiti del bagno Porto Apollo,<br />

che una speculazione davvero<br />

romantica e intelligente ha<br />

voluto costruire in quei divini<br />

paraggi.<br />

La città vecchia è di carattere<br />

in prevalenza veneto,<br />

alterato, man <strong>non</strong> guasto, da<br />

elementi marchigiano-romagnoli<br />

e pugliese, come lo comprovano<br />

i cognomi Marchetti e<br />

Pugliese, molto diffusi a <strong>Isola</strong>.<br />

Gli abitanti sono, peraltro, di<br />

puro tipo lagunare, quale vedesi<br />

a Chioggia, a Murano, a Torcello:<br />

e coi cittadini di queste<br />

località essi hanno in comune la<br />

passione per i merletti a punto<br />

di Venezia.<br />

Gente gagliarda dunque, di<br />

capelli neri e carnagione bruna,<br />

ma di temperamento focoso:<br />

tant’è vero che si sollevò ripetutamente<br />

contro i podestà veneti,<br />

nell’ultimo tumulto al cadere<br />

della Repubblica di Venezia,<br />

uccidendo addirittura il pubblico<br />

rappresentante, Niccolò<br />

Pizzamano, perché sospetto di<br />

aver tramato ai danni del Leone<br />

per favorire l’Austria.<br />

E se la rivoluzionaria moda<br />

alla “maschietta” <strong>non</strong> avesse<br />

sacrificato le folte chiome corvine<br />

del buon tempo antico, e<br />

la cipria e il resto <strong>non</strong> avessero<br />

deturpato i bei colori dei volti<br />

femminili d’anteguerra, le fanciulle<br />

isolane potrebbero mostrare<br />

ancora all’attonito forestiero,<br />

sull’epidermide del viso,<br />

quella tinta bruno-aurata per la<br />

quale corsero famose l’Europa


15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />

9<br />

le teste di donne dipinte dallo Schiavoni.<br />

***<br />

Dalla sommità del Duomo, che contiene<br />

alcune pregevoli tele del Palma e del Santacroce,<br />

le viuzze calano, strette, tortuose, e<br />

qua e là sormontate da cavalcavia detti giagò,<br />

nella vetusta piazzetta di Santa Maria d’Alieto<br />

e nella piazza “maggiore”, disadorna ma<br />

abbellita dalla vista, sempre varia, del mare.<br />

In quest’ultima si innalza modestamente il<br />

palazzo di città, che ostenta, come unico fregio,<br />

un leone di San Marco con il libro aperto<br />

in segno di pace.<br />

Il palazzo Besenghi, costruito al principio<br />

della metà del XVIII secolo dal proto Antonio<br />

del Pietro, soprannominato “pischiotto”, da<br />

La tisana, è un esemplare interessante dell’arte<br />

che fu in auge ai giorni del Goldoni. L’elegante<br />

sala a galleria - con le pareti ad affreschi<br />

riproducenti scene della greca mitologia e<br />

torno torno le gravi ed accigliate figure degli<br />

antenati - suscita nell’anima del visitatore il<br />

ricordo dei garruli convegni dei nobili del<br />

Settecento. Sprofondati in quei venerandi<br />

seggioloni dell’epoca che stanno appoggiati<br />

ai muri della sala - e sui quali monsignor<br />

Muiesan, dottissimo e cortese cicerone di<br />

questo piccolo monumento nazionale, vi raccomanda<br />

di sedere con tutte le debite cautele<br />

- voi sognate ad occhi aperti. Dalle stanze<br />

vicine, a stucchi dorati e a mosaici, vi giunge<br />

l’eco sommessa d’un cicaleggio tenuto nella<br />

più schietta parlata veneziana: sono le dame<br />

in “tupè” e “falbalà” che cinguettano con i<br />

loro cavalieri in parrucca bianca e palamidone<br />

ricamato, e i graziosi visini, accesi nell’imminenza<br />

della danza, spiccano stranamente<br />

sotto il candore uniforme dei capelli posticci<br />

che affratellano e quasi confondono le vecchie<br />

con le giovani. L’odore penetrante dei cosmetici<br />

e dei lisci è sopraffatto da quello, più<br />

acre, del “rapè”… Un’orchestrina invisibile<br />

attacca le prime battute del celebre minuetto<br />

del Boccherini…<br />

Ad un tratto la dolce visione arcadica è turbata<br />

bruscamente dall’apparizione improvvisa<br />

del poeta Pasquale Besenghi degli Ughi che,<br />

l’occhio fiammeggiante e l’indice teso verso<br />

quei suoi goderecci e vacui predecessori,<br />

recita con foga pariniana:<br />

Non di servi protervia e di cavalli,<br />

ma virtù vera, e amor de’ sacri ingegni,<br />

e nelle liberali arti eccellenza<br />

eterno fanno e glorioso un nome.<br />

Numero gli altri son, pecore e zèbe:<br />

Chi è peso inutil della terra,<br />

è plebe!<br />

All’invettiva energica e inaspettata, quei<br />

“numeri” e quelle “zebe” si dileguano, sgomenti…<br />

Domenico Venturini<br />

Riflessioni di qualche anno fa…<br />

ma sempre attuali<br />

C ari amici isolani, questa è una<br />

mia riflessione di qualche anno<br />

fa… ma sempre attuale…<br />

Martin Luther King, quanto mi<br />

piace la tua frase “ricordati di essere<br />

sempre indignato!”, perché così si<br />

rimane vivi veramente…<br />

… Quante balle, balle e ancora<br />

balle! Se questi sono gli accademici,<br />

povera storia! Adesso si sta parlando<br />

di Europa Unita, mentre loro parlano<br />

ancora di mire italiane sulla costa<br />

orientale. Fra quarant’ anni, degli<br />

esuli istriani e dalmati rimarrà solo<br />

un ricordo, altro che annessioni…<br />

La maggioranza degli italiani <strong>non</strong><br />

sa neanche che l’Istria esiste.<br />

Ho l’impressione che siano gli<br />

sloveni e i croati che <strong>non</strong> si sentono<br />

ancora completamente a loro agio…<br />

in Istria, forse perché nei secoli <strong>non</strong><br />

sono mai stati protagonisti ma sempre<br />

marginali… Forse, quando passeggiano<br />

per le nostre cittadine, osservano<br />

qualcosa di diverso quando vedono<br />

Pola, Parenzo, Rovigno, Pirano, Capodistria…<br />

Hanno mai pensato chi le ha<br />

edificate e dove sono finiti quelli che<br />

le popolavano?... Forse sarà la storia,<br />

forse sarà la cultura… sono cose che<br />

ancora oggi disturbano…<br />

Bisogna ammettere invece che<br />

con l’arrivo della Jugoslavia di Tito<br />

l’Istria fu sconvolta per sempre, nessuno<br />

a memoria d’uomo aveva fatto<br />

una pulizia etnica così massiccia<br />

in quei luoghi. Altro che fascismo,<br />

loro dicono che sotto l’Italia c’è stato<br />

un esodo di sloveni e croati <strong>non</strong><br />

indifferente, allora facciano vedere<br />

le cifre… ci sarà pure qualche archivio,<br />

no? Nelle nostre cittadine si<br />

è sempre palato l’istro-veneto, quella<br />

era la lingua sia nelle scuole che<br />

negli uffici pubblici, e questo anche<br />

sotto l’Austria… basta consultare gli<br />

archivi… adesso sembra che l’elemento<br />

italiano in Istria avesse un<br />

ruolo marginale… ma mi facciano<br />

un piacere, illustri accademici…<br />

Ho letto che qualcuno si lamentava<br />

per lo stato di abbandono del<br />

cimitero di Montona… sì, è vero,<br />

ma <strong>non</strong> è l’unico in Istria. Il cimitero<br />

vecchio di Montona secondo<br />

me è stato lasciato andare in rovina<br />

volutamente… troppa storia, troppa<br />

italianità; se uno va a farsi un giro<br />

(io ci sono stato) vedrà quante tombe<br />

sono di famiglie italiane, originarie<br />

di Montona, forse troppe… testimoni<br />

scomode di un passato che per i nuovi<br />

venuti è da cancellare.<br />

Qualcuno ha tirato in ballo anche<br />

Mario Andretti, il famoso pilota di<br />

“Formula 1”… Io ho avuto il piacere<br />

di conoscerlo: devo dire che l’ho<br />

trovato orgoglioso di essere istriano e<br />

italiano, e che <strong>non</strong> ha mai dimenticato<br />

la sua Montona. Non vedo perché lui<br />

dovrebbe ripristinare il cimitero di<br />

Montona, lui è stato un esule come<br />

tutti noi e – credetemi – la sua famiglia<br />

<strong>non</strong> lasciò l’Istria per diletto… Non<br />

vedo neanche niente di male se lui ha<br />

partecipato al “Columbus day”, se lui si<br />

sente italiano è un suo diritto. In Istria,<br />

prima dell’esodo, di istriani italiani<br />

eravamo in tanti, <strong>non</strong> è così?<br />

Ecco cosa Enzo Bettiza, nel suo<br />

libro “Esilio”, racconta riguardo il<br />

cimitero di Spalato:<br />

… “L’aratro della “furche” (in<br />

italiano solchi) terminava il dissodamento<br />

del nobile passato del cimitero<br />

spalatino, deplorando la barbarie del<br />

regime comunista che di punto in<br />

bianco, proprio in quegli anni, aveva<br />

deciso di raderlo al suolo. L’estensore<br />

dell’articolo mi annunciava che i resti<br />

dei defunti inumati, quindi pure<br />

quelli dei miei antenati, erano stati già<br />

scaraventati in un ossario comune: i<br />

bulldozer avevano insomma spianato<br />

impietosamente lo sperone di Santo<br />

Stefano, travolgendo e polverizzando<br />

teschi, tibie, cripte, stele, lapidi,<br />

statue, busti, alabastri, memorie e<br />

splendori del singolare scampolo<br />

di civiltà multi-europea che, sino al<br />

giorno della distruzione, esso aveva<br />

saputo conservare e custodire con<br />

ineguagliabile originalità emblematica.<br />

La conclusione era acida e<br />

beffarda: lo spazio crudo, aperto dai<br />

bulldozer fra i morti, avrebbe dovuto<br />

essere definitivamente profanato dalla<br />

costruzione di un redditizio complesso<br />

alberghiero che poi, come spesso<br />

capitava nei paesi detti socialisti, <strong>non</strong><br />

fu neppure iniziato. Oggi il cimitero<br />

è ancora nudo e vuoto, sempre privo<br />

di alberghi…”<br />

Come si può vedere, anche i<br />

cimiteri davano fastidio: bisognava<br />

cancellare tutto, sempre in nome<br />

della “Libertà ai Popoli”.<br />

Un abbraccio da<br />

Mario Lorenzutti,<br />

Canada


10 15 marzo 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Nicolò Delise detto “lustro”<br />

un antesignano dell'industria isolana<br />

Da “L’<strong>Isola</strong> dei pescatori – Contributi per una storia della pesca a <strong>Isola</strong>” di Ferruccio Delise<br />

Editore: Comunità autogestita della Nazionalità Italiana, <strong>Isola</strong> – Casa editrice “Il Mandracchio”. <strong>Isola</strong> 2010.<br />

Se per le prime quattro fabbriche<br />

conserviere sorte a<br />

<strong>Isola</strong> avevamo trovato alcuni<br />

documenti, delle belle fotografie<br />

e cartoline, poco era stato<br />

trovato per la benemerita piccola<br />

fabbrica di Nicolò Delise<br />

detto Lustro.<br />

Di conseguenza, dai locali<br />

dell’Archivio di Stato di Trieste,<br />

le ricerche si trasferirono<br />

presso degli amici isolani:<br />

infatti, la fabbrica del Delise<br />

venne fondata nel 1924, e pertanto<br />

nel Fondo del Governo<br />

marittimo in Trieste, Ente che<br />

fu soppresso nel 1923, <strong>non</strong> si<br />

poteva trovare alcunché.<br />

La fortuna si fece viva tramite<br />

l’isolano Fabio Vascotto detto<br />

nadàl, che mi mise in contatto<br />

con Pietro Delise dei Lustro, nato<br />

a <strong>Isola</strong>: ovvero il figlio di Antonio,<br />

che era figlio di quel Nicolò,<br />

e pertanto nipote dell’intraprendente<br />

industriale isolano.<br />

A casa sua si sono potuti<br />

esaminare alcuni documenti e<br />

prendere degli appunti, avere<br />

in prestito una foto del <strong>non</strong>no<br />

assieme ad una pianta della<br />

fabbrica, fotografare le medaglie<br />

d’oro e le croci al merito<br />

guadagnate da Nicolò alle Fiere<br />

internazionali del 1925 a Roma<br />

e a Montecatini. Riconoscimenti<br />

Nicolò Delise (1871 - 1944).<br />

che gli sono stati conferiti ad un<br />

solo anno dalla fondazione della<br />

sua piccola industria a <strong>Isola</strong>,<br />

proprio nei pressi della fabbrica<br />

dei Francesi, poi Ampelea.<br />

Lo stabilimento del Delise<br />

era a conduzione familiare e vi<br />

lavoravano anche i figli Emilio,<br />

Pietro, Antonio, Maria e Rosalia,<br />

mentre Leonilde lavorava<br />

all’Arrigoni. Producevano principalmente<br />

filetti di acciughe e di<br />

sardine sott’olio, molto rinomati<br />

ed esportati in particolare nell’Europa<br />

centrale e nell’America<br />

del Sud, ma lavoravano anche le<br />

carni, come le trippe al parmigiano<br />

e il goulash.<br />

Iniziò a lavorare sin da<br />

giovane nella fabbrica dei<br />

Francesi e, per le sue capacità<br />

e l’intelligenza, venne inviato<br />

anche in Dalmazia, in Austria<br />

e in Portogallo a fondare delle<br />

fabbriche o ad istruire le maestranze.<br />

Le vicissitudini dell’uomo<br />

Nicolò nella sua veste<br />

di dipendente sono state dedotte<br />

dal suo libretto di lavoro e da<br />

altri documenti. Da questi sono<br />

state ricavate anche altre notizie<br />

riguardanti la fabbrica dei<br />

Francesi, come per esempio il<br />

cambiamento del nome.<br />

Il libretto di lavoro, formato<br />

da 40 pagine in lingua tedesca e<br />

in italiano, è stato emesso a <strong>Isola</strong><br />

dal Podestà Fanganel, porta il<br />

timbro comunale e la sua firma,<br />

ma <strong>non</strong> porta la data. È intestato<br />

a Nicolò Delise fu Pietro, nato<br />

a <strong>Isola</strong> nel 1871, di occupazione<br />

bandaio, e risulta aver<br />

frequentato la seconda classe<br />

elementare. Pertanto, valutando<br />

questo grado di istruzione e la<br />

splendida carriera che raggiunse<br />

nel corso della vita, si può ben<br />

dire che <strong>Isola</strong> aveva dato i natali<br />

anche ad un genio dell’industria,<br />

figlio del popolo.<br />

Nel libretto risulta essere<br />

stato assunto all’età di 9 anni<br />

- il primo novembre del 1880 -<br />

dalla Società Generale francese<br />

di conserve alimentari di <strong>Isola</strong>:<br />

una delle ragioni per cui <strong>non</strong><br />

frequentò le scuole dopo la seconda<br />

elementare. Tra le notizie<br />

interessanti, da rilevare anche il<br />

fatto che il Delise venne assunto<br />

dalla società francese proprio<br />

il 1° novembre 1880, mentre<br />

secondo le notizie pubblicate<br />

dallo storico prof. Morteani, la<br />

fabbrica sarebbe stata aperta nel<br />

1881. Salvatore Perentin, invece,<br />

scrisse che questa industria<br />

ebbe inizio il 2 febbraio 1881,<br />

ma che una commissione di<br />

Francesi arrivò ad <strong>Isola</strong> già il 30<br />

ottobre 1880. Di conseguenza, è<br />

probabile che il Delise sia stato<br />

assunto già un giorno dopo il<br />

loro arrivo in città.<br />

In un passaporto austriaco<br />

per espatriare in Portogallo,<br />

provvisto della fotografia di<br />

Nicolò Delise, stampato nella<br />

sola lingua tedesca e rilasciato a<br />

Capodistria il 15 settembre 1886,<br />

vi è segnato in lingua italiana:<br />

Visto del Imp. Reale Consolato<br />

Generale in Lisbona il 26 luglio<br />

1887. Ne consegue che il Delise,<br />

all’età di soli 15-16 anni, si trovava<br />

in Portogallo per conto della<br />

Società francese di <strong>Isola</strong>.<br />

A quest’ultima ne subentrò<br />

un’altra, anch’essa francese,<br />

per cui egli terminò il suo rapporto<br />

con la prima (data della<br />

sortita) il 13 luglio 1889 mentre<br />

nel libretto di lavoro sono<br />

state scritte le seguenti poche<br />

e modeste righe di referenze:<br />

Attestato. / Si comportò durante<br />

questo tempo onestamente<br />

come lavorante per chiudere le<br />

scattole di sardine e conserve.<br />

<strong>Isola</strong> 24 luglio 1889. Emile<br />

Roullet junior. Vi è impresso<br />

anche il seguente timbro: Société<br />

Générale française de<br />

Conserves alimentaires.<br />

Nella pagina successiva,<br />

risulta essere stato assunto,<br />

Cartolina edita da Vittorio Stein di Trieste che, come dal timbro<br />

postale, arrivò il 5 febbraio 1903 a Verbosca/Vrboska sull’isola<br />

dalmata di Lesina, indirizzata a Nicolò Delise. In quel periodo egli<br />

era dipendente della fabbrica isolana dei Francesi, e si trovava a<br />

Verbosca forse come consulente o come istruttore, visto che colà<br />

esisteva una succursale fondata nel 1898 (collezione di Lida Goina<br />

ved. Perentin, Trieste).<br />

come dal timbro, dalla Usines<br />

de l’ancienne Société Générale<br />

française de conserves alimentaires,<br />

l’1 ottobre 1890, pertanto<br />

<strong>non</strong> si spiega cosa fece e dove<br />

lavorò per i mancanti 15 mesi.<br />

Alla pagina 13 del libretto vi<br />

è segnato che l’11 aprile 1895 il<br />

Delise è partito per conto della<br />

Società per Comisa, nell’isola di<br />

Lissa in Dalmazia. Nella stessa<br />

pagina sta pure scritto: Partito<br />

per conto della Società per <strong>Isola</strong><br />

6 luglio 1895, seguito dal timbro<br />

Usines de l’ancienne Société<br />

Generale française de conserves


15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />

11<br />

Carta intestata della fabbrica conserviera di Nicolò Delise.<br />

alimentaires Fabrica di Comisa.<br />

Anche a pagina 4 vi è una nota:<br />

Visto per la partenza a Comisa<br />

/Dalmazia, <strong>Isola</strong> 11 aprile 1895.<br />

Il Podestà Degrassi. Pertanto<br />

ci risulta che all’età di 24 anni,<br />

Nicolò Delise si trovò per un periodo<br />

di quasi tre mesi a Comisa<br />

in Dalmazia sempre per conto<br />

della sua ditta.<br />

Da una cartolina illustrata<br />

che gli fu spedita nel 1903 da<br />

<strong>Isola</strong> a Verbosca, nell’isola di<br />

Lesina in Dalmazia, e che lo<br />

informava dell’arrivo di un<br />

cassone con del materiale, si<br />

Medaglia d’oro ricevuta nel<br />

1925 a Roma.<br />

apprende che si trovava anche<br />

in quella località, di certo nuovamente<br />

per conto della Società<br />

che possedeva una succursale<br />

in quella città.<br />

A pagina 14 del libretto di<br />

lavoro vi sono due note: Partito il<br />

22 agosto 1915 seguita da Partito<br />

da Linz il 31 dic. 1915. E da ciò<br />

si ha notizia di una sua presenza<br />

a Linz in Austria, all’età di 44<br />

anni, mentre era in corso la prima<br />

guerra mondiale, sempre per<br />

conto della sua Società e per un<br />

periodo di quattro mesi. Questi<br />

due dati sono autentificati da due<br />

timbri identici: Fabriken der ehemaligen<br />

allgemeinen conservenfabriks-gesellschaft<br />

in <strong>Isola</strong> ber<br />

filialen der anglo-oesterrr. Bank<br />

in Trieste. Questa sua presenza a<br />

Linz, viene confermata anche da<br />

un lasciapassare in lingua tedesca,<br />

rilasciato in quella città il 16<br />

dicembre 1915, forse necessario<br />

per far ritorno a <strong>Isola</strong>.<br />

Stando a quanto letto da<br />

più parti, compreso in un articolo<br />

pubblicato su il Piccolo di<br />

Trieste nel 1944 quando morì,<br />

Nicolò Delise aveva avviato<br />

la sua fabbrica nel 1924, dopo<br />

aver lavorato come dipendente<br />

per 35 anni.<br />

Sempre inerente ai Delise<br />

di <strong>Isola</strong>, va ancora posto in<br />

evidenza che dopo la fine della<br />

guerra, in un rapporto del 25<br />

agosto 1921, inviato al Regio<br />

Governo Marittimo in Trieste<br />

dall’agente portuale di <strong>Isola</strong>,<br />

Gelich, all’elenco delle Industrie<br />

pescherecce e affini di<br />

Medaglia d’oro ricevuta nel<br />

1925 all’Esposizione Internazionale<br />

di Montecatini.<br />

La croce d’onore al merito<br />

industriale ricevuta all’Esposizione<br />

Internazionale di Roma<br />

del 1925.<br />

quella città, alla voce Apparecchi<br />

luminosi per la pesca, vi figura<br />

un Nicolò Delise fu Pietro,<br />

che dovrebbe essere il Pietro di<br />

cui si è parlato all’inizio, perché<br />

difficilmente vi poteva essere<br />

a <strong>Isola</strong> un omonimo con il fu<br />

Pietro, che oltre al nome avesse<br />

uguale anche il cognome.<br />

L’ingresso della fabbrica di<br />

Nicolò Delise si trovava in Via<br />

Alessandro Volta 13, già n° 803,<br />

e la facciata dello stabilimento<br />

era larga 12,2 metri. Il lato sud<br />

era lungo 34,3 metri e confinava<br />

con la casa e l’orto di proprietà<br />

di Vigilio Gottardi (il maestro<br />

Gottardi era dirigente della<br />

banda musicale cittadina). Il<br />

lato nord era lungo 27,5 metri e<br />

confinava con la casa e l’orto di<br />

proprietà degli eredi di Damiano<br />

Degrassi. Il lato obliquo ad est<br />

era bagnato dal Mare Adriatico.<br />

La superficie della fabbrica,<br />

costruita su progetto del perito<br />

edile isolano Ettore Longo, era<br />

di 376,98 metri quadrati. Nel<br />

disegno sono segnati due laboratori,<br />

un cortile, un magazzino<br />

doganale e due servizi sanitari.<br />

La fabbrica e il personale<br />

furono assorbiti dall’Ampelea<br />

durante la seconda guerra mondiale,<br />

soprattutto per le difficoltà<br />

riscontrate nell’assicurare il<br />

La croce al merito ricevuta nel<br />

1925 a Montecatini da Nicolò<br />

Delise.<br />

materiale necessario alla produzione.<br />

Nicolò Delise, nato a<br />

<strong>Isola</strong> il 18 ottobre 1871, morì in<br />

questa città il 9 aprile 1944.<br />

Grazie alla loro specializzazione<br />

ed accuratezza, nella<br />

piccola fabbrica venivano eseguite<br />

anche le campionature<br />

per l’Ampelea, che poi venivano<br />

spedite in giro per il mondo<br />

con il loro marchio e <strong>non</strong> quello<br />

del Delise.<br />

Oltre al pesce, nello stabilimento<br />

di Nicolò Delise venivano<br />

lavorate anche le carni e<br />

le trippe come risulta anche da<br />

un ricettario.<br />

Ferruccio Delise<br />

Il nostro grazie ai<br />

2125 abbonati<br />

Nel lontano novembre del 1965 don Attilio aveva ideato<br />

“<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”, spedendo le prime 300 copie ad alcuni<br />

isolani spulciandone gli indirizzi dall’elenco telefonico. Ora,<br />

a distanza di 45 anni, la nostra rivista raggiunge 2.085 famiglie:<br />

1855 Trieste e in Italia, 40 ad <strong>Isola</strong> e 190 all’estero, in<br />

particolare Stati Uniti, Canada e Australia.<br />

Altre 40 copie, tra Italia ed estero, vengono inoltre inviate<br />

alle riviste edite dalle Associazioni dei profughi, a biblioteche<br />

di Roma, Trieste, Muggia, Rovigno, <strong>Isola</strong> e Capodistria,<br />

all’Archivio di Stato di Trieste, al Club Giuliano e Dalmata di<br />

Toronto in Canada e alle Comunità Italiane “Dante Alighieri”<br />

e “Pasquale Besenghi” di <strong>Isola</strong>..<br />

Le copie spedite pertanto raggiungono il numero complessivo<br />

di 2.125, un numero che, tenendo presenti le inesorabili leggi del<br />

tempo, risulta sostanzialmente stazionario (erano 2198 cinque<br />

anni fa). E’ comunque per noi un dato estremamente importante,<br />

nel senso che anche le nuove generazioni, nate lontano da <strong>Isola</strong>,<br />

tendono a mantenere un piccolo legame con la terra di origine dei<br />

loro genitori e <strong>non</strong>ni, con la sua storia e la sua cultura, mantenendo<br />

così vivo l’ideale del suo fondatore.<br />

Un sincero grazie quindi ai nostri fedeli lettori che con il loro<br />

apprezzamento e il loro sostegno economico, unito al lavoro<br />

volontario della redazione, ci permettono e ci sono di sprone<br />

nel continuare la regolare uscita di “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”, contribuendo<br />

così a mantenere ancora viva e unita la nostra Comunità.


12 15 marzo 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

ALIETO – ALIAETOS - HA-<br />

LIETUM – ISOLA<br />

Quando <strong>Isola</strong> <strong>non</strong> esisteva<br />

ancora sulla pittoresca e rotondeggiante<br />

isoletta calcarea che<br />

emergeva dal mare in mezzo ad<br />

una corona di colli arenacei, sulla<br />

spiaggia della piccola pianura che<br />

si trova alle spalle dell’attuale<br />

cittadina c’era un approdo e, presumibilmente,<br />

qualche capanno di<br />

pescatori che avevano la loro sede<br />

sui castellieri di monte San Marco<br />

e di monte Castellier, l’antico<br />

Albuciano.<br />

Il luogo ebbe il nome di<br />

ALIETO, che qualcuno vuole<br />

di origine celto-tracica, mentre<br />

altri propendono per l’origine<br />

etrusca, ma più probabilmente<br />

deriva dal traco-greco ALIAE-<br />

TOS, che esprime “aquila marina”<br />

o “falco pescatore”.<br />

Quando l’Istria fu conquistata<br />

dai romani, questi si installarono<br />

sul castelliere di Albuciano,<br />

rendendo agibile alle loro navi<br />

l’approdo di Alieto, da loro<br />

definito HALIETUM.<br />

Anche se i miei scritti sono<br />

privi di lunghe ed elaborate frasi,<br />

e <strong>non</strong> avendo conseguito nessun<br />

diploma in …”lettere”, sono contento<br />

ugualmente perché <strong>non</strong> ho<br />

alcun timore di essere criticato…<br />

Altresì, mi sento appagato di essere<br />

vissuto, contemporaneamente,<br />

ad una miriade di personaggi<br />

famosi: musicisti, pittori, letterati,<br />

scrittori, campioni dello sport…<br />

insomma, un sacco di gente di<br />

gran fama che ha contribuito al<br />

progresso che oggi tutti beneficiano,<br />

gente nata, come me, sopra lo<br />

scoglio di Halietum, <strong>Isola</strong> d’Istria,<br />

<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, persone che un tempo<br />

lontano erano i<br />

fioi de <strong>Isola</strong><br />

FRAMMENTI<br />

Tempi,<br />

che possono apparire futili,<br />

si trasformano,<br />

con lo scorrere del tempo,<br />

in attimi incancellabili vissuti<br />

troppo velocemente<br />

Bastano poche parole, trasportate<br />

dal vento dei ricordi, per restituire<br />

alla memoria i frammenti di<br />

un’immagine: “piccoli argini che<br />

imprigionano un ruscello cristallino…<br />

distese di viti colme d’uva<br />

succosa… girasoli che seguono<br />

il passo nel lento andare sopra la<br />

terra rossa… strade acciottolate<br />

che portano alle campagne e al<br />

mare… indicanti la via”.<br />

Il mare, gli scogli, gli appro-<br />

di… intrisi dal salso marino, fanno schiudere le labbra in un doloroso sorriso, mentre gli occhi, colmi<br />

di tristezza, fissano lo sguardo verso un futuro senza Storia.<br />

Le parole e i sogni del passato chiudono l’anima, perdurando, nel cuore, uno spigolo di pietra,<br />

dove le lame di un sole ormai spento nulla può per scaldarla.<br />

PREFAZIONE<br />

La giornata era fredda, senza sole, triste. Dalla finestra contemplavo gli alberi sferzati dal vento.<br />

Le foglie, inseguendosi senza sosta e destinazione, creavano dei turbini andando ad ammucchiarsi<br />

sul ciglio della strada.<br />

La mia mente percepiva un mare burrascoso e delle barche battute dalla bora… una bora gelida,<br />

sferzante. Sopra lo scrittoio, le pagine di “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>” attendevano, ancora una volta, di essere lette e<br />

accarezzate. All’interno di quei fogli si custodivano le vicissitudini ed i ricordi, invecchiati dagli anni<br />

e dal distacco, immobili, inalterati, occultati nell’intimo di quelle parole piene d’amore nel ricordo del<br />

passato. In quelle pagine vivono le origini, le memorie e le nostalgie della nostra Storia millenaria.<br />

Molte volte ho letto quelle righe… e molte volte ancora le rileggerò. Quelle parole si manifestano come<br />

scolpite sulle pietre, le stesse pietre bianche del nostro giardinèto isolan… quel che gavèva el mar de fronte<br />

e i monti intàle spàle. Dentro quelle pagine vive per sempre la gente di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, quell’isola o scoglio<br />

che abbiamo dovuto abbandonare assieme alle nostre tradizioni, usi, costumi, modo di parlare, bandiera.<br />

Dentro quelle pagine si trova la gente di <strong>Isola</strong>, una stirpe dalla parlata allegra e schioppettante come<br />

fuochi d’artificio nei giorni di festa… parlata di un popolo ormai senza parole… per sempre. Una comunità,<br />

oggi in esilio, che ci ha ceduto in eredità la memoria e la storia della “bianca colomba di Halietum”.<br />

Fuori, il vento schiaffeggiava gli alberi, e dentro il cuore di quelle pagine… c’era un passato<br />

smarrito per sempre.<br />

MEMORIE, FATTI, STORIA E<br />

STORIA DI UNA COMUNITA’ IN ESILIO<br />

Sensa ‘ndar tanto in là coi àni (ghe ne volessi almeno miledosènto e più), vardèmo cossa disèva de<br />

noi, isolani de Halietum, sòr Oscarre de Hassek nel sò “Commento” sule poesie del nostro concitadin<br />

Besenghi:<br />

“…La popolazione di <strong>Isola</strong> ha conservato, fino ad oggi, il puro tipo veneto. Gli uomini, gente<br />

robusta, abbronzata dal sole per il lavoro nelle campagne o durante la pesca e la navigazione; le popolane,<br />

donne dai capelli folti e dagli occhi vivissimi. Prevale nei volti il colorito bruno, aureato, come<br />

le belle teste di donne dipinte dallo Schiavoni, mentre l‘aria è satura delle fragranze emanate dal salso<br />

marino, dalle erbe officinali e dalle piante rifiorite…”.<br />

No và dismentigà che la nostra <strong>Isola</strong>, nel 1897, aveva 6.233 abitanti, tra quali ghè iera più de mile<br />

fioi tra i 6 e i 12 àni obligài a scòla… e, par quei tempi, dovèmo riconosser che nò iera par niente<br />

màl, ansi.<br />

Vardando de capir calcossa in duto quel marasma de scriti e apùnti, sparpaiai intàla scrivania e<br />

drento ai cassettoni, me gò dito: Parché no fasso calcossa de bon… che so… magari de mèter un poco<br />

in ordine ‘sto remitùr de carte e darghe, se mai sarà posibile, un fil logico?<br />

Po’, gratandome la sùca, gò anca pensà che, per un solo, saria stà un lavorasso… alora, par no<br />

scoragiarme, me son dito che forsi un picio riasuntin no’ saria stà mal.<br />

Ciapàndo in man sti fogli, gò scomincià a far come coi fighi: stò qua se bòn… stò qua nò se bon…<br />

e cussì, a forsa de limàr e scartàr, quel che segui xe solo un picio scagnèl dela comunità che un tempo<br />

nasseva, viveva e moriva a <strong>Isola</strong> d’Istria.<br />

LE GROTE DE SAN PIERO…<br />

… dove nassèva i fioi isolani<br />

Soto quel s’coio ghè iera un vulcano e… soto la cièsa ghè stava le gròte. In meso ale piere ghe iera<br />

dei nidi dove nassèva i fioi isolani…<br />

Mi gò visto la luce brilàr, sora quel mondo, in un giorno de april del trentòto. Morsigandose i<br />

lavri, mè mare e mè pare i spetava contenti de vederme nasser. In man i gàveva un siàl bianco e do<br />

sandaleti… e intanto, sul mar, ‘na barca filava coi remi intàl aqua.<br />

Sò dal pontil, increspada de candida schiuma, n’onda schisàva par aria aqua salada. Un coro de<br />

vento ligàva quei sogni sufiando dal s’coio, spetando de veder quel fiol dela Wanda e de Toio.<br />

El mondo de sora le grote a San Piero a iera de oro e de argento e mi, duto contento, nasèvo ridendo…<br />

e batèvo le màn.<br />

Scriver duta la <strong>Nostra</strong> Storia, saria imposibile, ma almeno quel poco che ne riciàma ala mente la<br />

casa, i fàti, le arti, i mestieri, le usanse… sì, e zà che son…calcossa del nostro esodo, esilio o dir se<br />

voia… anca se stà ultima parte xè stada la più dramàtica dela nostra vita.<br />

Voio ricordar che no invento gnente, parché duto o quasi xè sta scrito e comentà in dute le salse,<br />

in ‘sti lunghi àni de esilio, e ‘ste pagine vol esser solo un ricordo che porto intàl cuor.


15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />

13<br />

PROVERBI E DETTI ISOLANI<br />

Si è sempre affermato che i proverbi sono la dimostrazione più genuina della sapienza dei popoli.<br />

Senza ergersi a giudici, questa sentenza deve essere vista sotto alcuni “aspetti speciali” perché intelligenti<br />

sono gli uomini, per natura, anche se <strong>non</strong> tutti possiedono la scienza (vista come conoscenza)<br />

o il gusto di essa (vista come la sapienza).<br />

Un fatto però è vero, i proverbi o detti, il più delle volte sono il frutto di lunghe osservazioni e<br />

di esperienze vissute, in grandissima parte, da gente semplice e pratica, a tu per tu con la natura, la<br />

quale resta - senza eccezione - maestra e guida insuperabile.<br />

Chi ha conosciuto la gente di Halietum, <strong>non</strong> può che confermare questa frase: “Contadini e<br />

montanini… scarpe grosse e cervelli fini”, essendo stato l’ambiente dove questi sono nati un habitat<br />

sano, semplice e campagnolo. Proseguendo con ordine avremmo modo di vedere che i nostri veci<br />

<strong>non</strong> si sono lasciati mai o quasi mai sfuggire nulla.<br />

L’ambiente familiare è quello che si presenta per primo: “Fra moglie e marito <strong>non</strong> mettere il dito”.<br />

In altre parole, le soluzioni e gli interessi della famiglia devono essere lasciati agli interessati e <strong>non</strong><br />

agli estranei… chiunque essi siano. L’intervento di terzi, il più delle volte può complicare le cose, dal<br />

momento che no’ xe casa che no gàbia un còpo ròto e più che se vol ben…più se se contrasta”.<br />

La famiglia deve essere un vero santuario, anche se <strong>non</strong> c’è tanta reciprocità fra i vari membri<br />

della stessa: ‘Na màre fa par sènto fioi ma sento fioi no fa par ‘na mare, perché l’amore della mamma<br />

<strong>non</strong> troverà mai un sostituto. Potrà essere sostituita la moglie ma <strong>non</strong> la mamma ai figli perché<br />

– si voglia o no – essi si imbatteranno in un amore “<strong>non</strong> sincero” o almeno <strong>non</strong> completo, amor<br />

de madrigna, che poi trova riscontro anche nel dolòr del marì. Non per niente si dice pure dolòr<br />

de còmio, dolòr de vedova, laddove la morte del marito proietta la moglie nel più profondo dolore,<br />

sicuramente forte ma momentaneo.<br />

LEGGENDA DI ISOLA NOSTRA...calche<br />

pièra smaniàda dal tempo<br />

gavèva un nome scarpelà e<br />

coverto de edera seca…<br />

Ed a proposito delle maggiori o minori preoccupazioni che possono esserci in famiglia, ecco picia<br />

barca, picio travaglio. In ogni gruppo famigliare ci vuole una gran dose di buon senso, reticenza e<br />

prudenza almeno verso i più piccoli perché fioi e colombi sporca la casa; pertanto stiamo attenti…<br />

La fiducia è una gran virtù e l’amico è un tesoro, ma facciamo attenzione che… fidàrse de duti<br />

e nò fidarse de nissùn e dai amici me vardi Dio che dai nemici me vardo io. E, a tal proposito, <strong>non</strong><br />

state a credere a cavàl che suda (bolso), a dona che piansi (isterica), a omo che ridi (ipocrita). Giudizi<br />

probabilmente spinti ma, purtroppo, anche veri, e <strong>non</strong> credo che i nostri predecessori spudassi<br />

sentense con faciloneria: il più delle volte potevano aver ragione allorché affermavano che la dona<br />

ghè la fa anca al diavolo.<br />

E’ risaputo che, quando si parla male dei propri cari, si danneggia pure se stessi, dunque parenti<br />

mal de denti, lontàn dai oci lontàn dal cuor, chi se taia el naso ghe sanguina in bòca.<br />

Per quanto possa riguardare l’onestà, le virtù e i difetti del prossimo la farina del diavolo la va i<br />

semola. L’avarizia è sempre da biasimarsi perché l’avaro nò ghe dà el cortèl gnanca al diavolo. La<br />

troppa prodigalità può nuocere, poiché no bisogna gavèr la man sbusade oppure a gà le man come<br />

el carièl par le sùche. In fatto di regali ricevuti bisogna esser riconoscenti anche quando questi possono<br />

apparire di scarso valore perché a cavàl donà nò se varda in boca e chi el dono nò lo apressa<br />

el donatòr dispressa.<br />

I nostri veci si divertivano, con spirito burlesco, a trovare “difettini” alle persone, e <strong>non</strong> c’era<br />

parte del corpo umano immune a questa satira. Per i duri di comprendonio testa de ràva, testa de<br />

suca, secondo la forma del cranio o capacità ricettiva del cervello; per chi aveva la chioma trascurata<br />

e disordinata cavèi de stopa, cavei de panza e cavei de striga se erano ala va là che là và ben; a<br />

quelli che pavesavano orecchie al di fuori delle regole ecco rece de gorna o vele de batàna; per lo<br />

sguardo oci de gata se acuti, oci de lele se miopi, oci de sepa se trasognanti o innamorati. Il naso<br />

assumeva la caratteristiche naso de picalùme e naso de carta se sporgenti; se il viso si presentava<br />

rotondetto ecco ganasse de pastino, se sporgeva masèla de aseno, con la barba ispida e <strong>non</strong> rasata<br />

barba de cavra. La bocca <strong>non</strong> era immune a varie interpretazioni come boca de scafa se grande,<br />

boca de mèmele se piagnucolone, lavri de mùs con labbra pronunciate, muso de porco oppure muso<br />

duro e barèta fracàda secondo la parvenza individuale.<br />

Ancora, colo de dindio che descrivevano individui dal collo lungo, servèl de galìna le persone<br />

con la memoria labile, brassi de pupa chi aveva le braccia mingherline, pansa de vermi con la pancia<br />

grossa, spale de manso dalle spalle di lottatore e, <strong>non</strong> ultimo, gambe de sèlino, dispregiativo per le<br />

ragazze con gambe sottili e ossute.<br />

Queste locuzioni <strong>non</strong> bastavano a criticare solo l’aspetto esteriore dell’individuo, ma erano altresì<br />

usate per rappresentare lo stesso, a allora lengua sacrilega (criticone), baba (ciarliero-ciarliera), fiaba<br />

(bugiardo o spaccone), birba (briccone), tassa aneme (seccatore), tàvaràsa (scroccone), tegnoso<br />

(avaro), moltòn (stupidino).<br />

Ma questo benedetto uomo, così vivisezionato, poteva anche crepar de salute se sanissimo,<br />

‘ndar in brodo de sisole oppure ‘ndar in sansarèla se portato a commuoversi, perder la bùsola<br />

oppure giràr la bacolèra se faceva stranezze, montarghe la mosca intal naso oppure tegnìr el pèo<br />

se si arrabbiava.<br />

Viceversa, secondo i momenti più particolari poteva deventàr povero in càna (fallire, far ban-<br />

carotta), eser fortunà com un<br />

can in ciesa (perseguitato dalla<br />

sfortuna), serarse in un silenzio<br />

de tomba (<strong>non</strong> profferir parola<br />

con nessuno), tirar i crachi o far<br />

tera par pitèri oppure andar in<br />

càdia (passare a miglior vita).<br />

Poteva inoltre, magnar come<br />

un dindio (mangiare a crepapelle),<br />

bever come ‘na piria (bere<br />

a garganella), esser ‘na spugna<br />

(beone incontenibile), parlar<br />

par tre (chiacchierone), andar<br />

a dormir cole galine (coricarsi<br />

presto), alsarse col sol (essere<br />

mattiniero), sudar come un cavàl<br />

(sudare abbondantemente),<br />

tirar la fiaca (restio al lavoro),<br />

lavorar come un mùs (lavorare<br />

sodo), esser crusià par duta<br />

la vita (essere sempre angosciato).<br />

Questo uomo era pure in<br />

grado di cantar come un can<br />

(stonare), sbufàr come un toro<br />

(soffiare o sospirare), parlar<br />

a scossi (impappinarsi, esprimersi<br />

con titubanza), gavèr la<br />

testa come ‘na mastela (piena di<br />

chiacchiere altrui) però era anche<br />

ala corrente che chi la fa la<br />

speti pure se diceva spesso che<br />

a ghè la varia fata in barba a<br />

calchidun anche se era convinto<br />

che nisùn xe più sordo de un che<br />

nò vol sentir oppure più orbo de<br />

un che nò vedi.<br />

Nella vita di quest’uomo<br />

poteva anche darsi che lui fosse<br />

un picio omo e ‘na granda<br />

canaia (piccolo di satura ma<br />

canaglia), un omo de paia (di<br />

carattere debole), tondo come<br />

la luna o grosso come ‘na bote<br />

(obeso), sotil come un stèco<br />

(molto magro), bon come el pan<br />

(buono d’animo), cativo come<br />

la peste (pestifero, cattivo,<br />

velenoso), bel come un ànzolo<br />

(incantevole), bruto come el<br />

diavolo (disarmonico), grando<br />

come ‘na casa (di alta statura),<br />

picio come ‘na formiga (di<br />

piccola statura), tenero come<br />

un figo (docile, mite), duro<br />

come ‘na piera (ostinato, caparbio),<br />

lento come ‘na cagoia<br />

(posapiano, flemmatico), lesto<br />

come un lampo (veloce come<br />

il fulmine).<br />

(continua…)<br />

WALTER POHLEN


14 15 marzo 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Negli anni ’50 per emigrare in Australia o nelle Americhe i nostri concittadini<br />

impiegavano oltre un mese e per scrivere una lettera e avere<br />

la relativa risposta ci si metteva un periodo simile; anche per fare una<br />

semplice telefonata bisognava ricorrere ai centralini e attendere con ansia<br />

di sentire le voci dei nostri cari.<br />

Oggi per noi <strong>non</strong>ni, o quasi, l’avvento della telematica è fantascienza,<br />

ma per i nostri nipoti è una cosa naturale e logica. Anzi – mi ha chiesto<br />

un ragazzino – “E <strong>non</strong> potevano inventarla prima?”.<br />

Una richiesta di qualche foto fatta per via telematica in qualsiasi parte<br />

del mondo ad un nostro conoscente, arriva in pochi secondi, se la foto è<br />

sottomano, o immediatamente appena è stata trovata. Tutto questo grazie<br />

ad un nome magico chiamato INTERNET.<br />

Dopo averne parlato, vogliamo ora presentare ai nostri lettori qualche<br />

immagine di FACEBOOK, un sito – come si dice ora – dove continuamente<br />

vengono scambiate opinioni, foto e notizie.<br />

E’ come dire che la nostra comunità isola “virtuale”, creata dalla nostra<br />

rivista “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”, continua e anzi si allarga per via telematica.


15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />

15<br />

Anche se <strong>non</strong> si dice più “far quatro ciacole’’ (quelle che le nostre mamme<br />

e le nostre <strong>non</strong>ne facevano sugli uscî delle casa) ma “chattare’’, il senso<br />

rimane sempre quello: è il piacere di chi si sente parte di una comunità<br />

di comunicare con gli amici per raccontarsi... cosa? Ma “fioi mii’’ quello<br />

che volete, c'è spazio per tutti e tutti possono intervenire in questo nuovo<br />

salotto che la Comunità di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, i giovani della Comunità di <strong>Isola</strong><br />

<strong>Nostra</strong> hanno messo a disposizione di tutti quelli che hanno qualcosa da<br />

dire, da condividere con le migliaia di isolani sparsi nel mondo.<br />

La felice intuizione di don Attilio nel creare questo giornale per far sì che<br />

ci fosse un qualcosa che tenesse legati gli isolani ha prodotto buoni frutti;<br />

seppur con un groppo in gola, tutti gli isolani hanno continuato a seguire<br />

le vicissitudini, le piccole storie del quotidiano dei loro concittadini, hanno<br />

continuato a ricordare i propri defunti e a far partecipe la Comunità tutta<br />

delle nuove nascite, dei matrimoni, delle ricorrenze e degli anniversri facendo<br />

si che l'esilio <strong>non</strong> significasse anche la disgregazione di una secolare<br />

comunità... Ma... il giornale di don Attilio, il nostro, il vostro giornale esce<br />

ogni tre mesi, troppo lungo il tempo di attesa per la voglia di “far quattro<br />

ciacole’’ e così, grazie a Paolo, Donatella, Piero, Mauro e Alessandro, tutti<br />

hanno la possibilità di mettersi davanti al computer e di parlare... pardòn,<br />

“chattare’’ ogni giorno con i Delise, i Parma, i Vascotto, i Felluga... in<br />

Australia, in America, a Milano o a Roma perché il senso rimane sempre<br />

quello: è il piacere di chi si sente parte di una comunità di comunicare<br />

con gli amici per raccontarsi...<br />

<strong>Isola</strong> d'Istria...<br />

sempre nostra<br />

su Facebook<br />

FACEBOOK: ISOLA D’ISTRIA…<br />

SEMPRE NOSTRA<br />

“ISOLA 1’’ - Una targa automobilistica...<br />

... con tanta nostalgia.<br />

In occasione delle festività natalizie il Consiglio Direttivo di<br />

<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> si è ritrovato per lo scambio degli auguri. Nell’occasione<br />

il Presidente Emilio Felluga ha voluto ringraziare<br />

e festeggiare il gruppo dei giovani che hanno dato vita su<br />

Facebook al punto di incontro per gli amici isolani, che hanno<br />

voluto denominare ISOLA D’ISTRIA.. SEMPRE NOSTRA:<br />

Paolo Coppo, Donatella Felluga, Piero Degrassi (i tre nella<br />

foto), Mauro Vascotto e Alessandro Gargottich.<br />

Il gruppo, aperto a tutti su Facebook, sta ottenendo un grande<br />

successo e ha già superato i 160 aderenti.


AVVENIMENTI LIETI<br />

16 15 marzo 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Lo scorso 18 gennaio OLGA<br />

DEVESCOVI ha raggiunto<br />

un traguardo riservato veramente<br />

a pochi: nella sua abitazione<br />

di Udine, in buona salute<br />

e di ottimo umore, circondata<br />

dall’affetto dei suoi familiari ha<br />

felicemente festeggiato i suoi<br />

107 anni, allietata anche della<br />

presenza della sua piccola pronipotina<br />

Ludovica, che aveva<br />

appena compiuto i suoi primi<br />

quattro mesi.<br />

Nonna Olga è nata ad <strong>Isola</strong> il<br />

18 gennaio del lontano 1904, ultima<br />

di otto figli di una famiglia<br />

numerosa di insegnanti; il padre<br />

Pietro Devescovi per molti anni<br />

è stato anche stimato dirigente<br />

scolastico di <strong>Isola</strong>. Conseguito<br />

anche lei il diploma magistrale,<br />

ha insegnato per oltre 40 anni<br />

alle scuole elementari, prima in<br />

Istria e poi a Trieste, oltre a un<br />

breve periodo negli anni ’50 a<br />

Monfalcone.<br />

Sposata con Daniele Usco,<br />

I 107 anni di <strong>non</strong>na Olga…<br />

… e i 103 anni di <strong>non</strong>na Palmira<br />

A Trieste, il 20 ottobre 2010, PALMIRA DEGRAS-<br />

SI ved. BOLOGNA, circondata dall’affetto e dalla<br />

gioia dei suoi cari ed amici, ha raggiunto la bella<br />

età di 103 anni. E’ stata festeggiata con immenso<br />

amore dalle figlie Bruna e Licia e da tutti i nipoti,<br />

pronipoti e parenti uniti dall’emozione per questo<br />

invidiabile traguardo.<br />

classe 1912 e scomparso nel<br />

1990 (pure lui insegnante, conosciuto<br />

durante un periodo<br />

di insegnamento a Petrovia,<br />

vicino a Umago), ha avuto due<br />

figli: Luciana (nata a <strong>Isola</strong> nel<br />

1940) con cui vive a Udine, e<br />

Paolo, nato a Trieste nel 1947 e<br />

ora residente a Monfalcone. Ha<br />

due nipoti, Cristina e Stefano<br />

e, ultima arrivata, la pronipote<br />

Ludovica.<br />

Esule nel 1949 dall’Istria a<br />

Trieste, dove ha vissuto per molti<br />

anni prima di trasferirsi vent’anni<br />

fa ad Udine, ha dedicato la<br />

sua vita all’insegnamento ed alla<br />

famiglia. E’ memoria storica di<br />

tante vicissitudini, di tempi di<br />

pace e di bui anni di guerra, di<br />

cui, soprattutto ai nipoti, narra<br />

tanti straordinari episodi con<br />

grande lucidità e intensa partecipazione.<br />

Certi di interpretare il sentimento di<br />

tutta la Comunità <strong>Isola</strong>na, la redazione<br />

di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> si congratula con <strong>non</strong>na<br />

Olga e <strong>non</strong>na Palmira per il felice traguardo<br />

raggiunto in serenità e salute.


15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />

17<br />

I più cari auguri da Bianca Benvenuti ai tre gemellini JONA-<br />

THAN, OWEN ed EVAN, che il 17 marzo hanno festeggiato<br />

negli Stati Uniti il loro terzo compleanno. Un caro augurio per<br />

il suo compleanno anche alla <strong>non</strong>na EDINA PUGLIESE.<br />

Lo scorso 7 gennaio SOFIA JIN VASCOTTO ha festeggiato<br />

il suo terzo compleanno. Un grosso bacio e<br />

tantissimi auguri dalle famiglie Vascotto e Carboni.<br />

Davanti alla torta ha festeggiato il suo secondo compleanno<br />

il piccolo JACOPO STANTA, nella foto con i fratellini FI-<br />

LIPPO (6 anni) e BIANCA (3). A tutti un affettuoso e grosso<br />

bacione dai bis<strong>non</strong>ni Libero e Bianca Giani.<br />

Natale 2010 a Bellmore, New York – Anche quest’anno, come da tradizione più che cinquantennale, la vigilia di<br />

Natale è stata festeggiata a casa mia insieme a tutti i parenti. Graditi ospiti anche i cugini provenienti da Boston,<br />

Vineland (New Jersey) e Boynton Beach (Florida). Auguri a tutti di un felice 2011 da Lucio Degrassi (paradiso).<br />

AVVENIMENTI LIETI


I Vascotto “nadal”:<br />

un albero con<br />

230 rami<br />

ma le radici<br />

a <strong>Isola</strong><br />

18 15 marzo 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

La genealogia<br />

della famiglia,<br />

dal 1610 ad oggi<br />

Dopo anni di ricerche, finalmente<br />

siamo riusciti a<br />

completare l’albero genealogico<br />

della nostra famiglia: i Vascotto<br />

“nadal”. Il “soranome” è d’obbligo<br />

in questa ricerca in quanto i<br />

Vascotto, insieme ai Degrassi e ai<br />

Delise, rappresentavano più di un<br />

quarto della popolazione isolana.<br />

Il nostro cognome ha avuto nel<br />

tempo delle modifiche. Consultando<br />

il libro scritto da mio cugino<br />

Nino Russignan manasse “Testamenti<br />

di <strong>Isola</strong> – 1391-1579”, troviamo<br />

che nel 1436 è già presente<br />

nel nostro paese certo Nicolò de<br />

Vascoto (citato in un testamento<br />

del 4 marzo di quell’anno), cognome<br />

modificato via via in Vascotis<br />

(1472), De Vaschoto (1532), De<br />

Vascoti (1541), De Vascottis<br />

(1563), Vascotto (1570), trovando<br />

per ultimo un certo Mauretto De<br />

Vascotto nel 1579.<br />

Assieme a mio figlio Mauro,<br />

che ringrazio per la pazienza<br />

avuta nell’ascoltarmi e nell’aiutarmi,<br />

abbiamo iniziato le<br />

ricerche presso la Parrocchia ed<br />

il Comune di <strong>Isola</strong> e presso la<br />

Curia Vescovile di Trieste. Con<br />

pazienza siamo andati indietro<br />

nel tempo sino al 1610 per arrivare<br />

al 1926. Prima <strong>non</strong> siamo<br />

riusciti a trovare ulteriori notizie<br />

per mancanza di libri, registri o<br />

documenti con dati anagrafici.


15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />

19<br />

La mia memoria mi ha portato<br />

poi ai quattro fratelli e alla<br />

sorella di mio <strong>non</strong>no Bernardo<br />

(1868-1949) e ai loro discendenti.<br />

Contattati personalmente o<br />

scrivendo loro nei paesi dove<br />

risiedono dopo il doloroso esodo<br />

(Stati Uniti, Canada e Costa<br />

Rica) e in possesso di tutti i dati<br />

da loro fornitici abbiamo sistemato<br />

al computer le “caselle”<br />

complete dei vari rami della<br />

famiglia. Delia ha poi disegnato<br />

la pergamena con i tanti rami<br />

dell’albero e, sotto, la visione<br />

di <strong>Isola</strong>.<br />

Un grazie a tutti per la collaborazione,<br />

in particolare all’amico<br />

e paesano Mario Stell che<br />

– in possesso di una banca dati<br />

(nascite, battesimi, matrimoni<br />

e decessi) penso di tutta l’Istria<br />

– con grande pazienza mi ha<br />

aiutato nelle ricerche.<br />

Come detto, in questo lavoro<br />

ci sono 400 anni di storia, anche<br />

se nel dettaglio ci siamo limitati<br />

alla quarta generazione: vale<br />

a dire, nel mio caso, il <strong>non</strong>no<br />

Bernardo, mio padre Giuseppe,<br />

io e i miei figli Mauro e Fulvia.<br />

E così per tutti i discendenti del<br />

“Nadal” per complessivi 230<br />

nomi.<br />

Cari parenti, regalerò a tutti<br />

voi una copia del lavoro, come<br />

regalo per il 2011. Cari isolani<br />

sparsi per il mondo, Vi saluto e<br />

Vi ringrazio per la pazienza<br />

che mi avete concesso nel<br />

leggere queste mie righe.<br />

Vi auguro tanta serenità e<br />

salute, che a questa età ne<br />

abbiamo bisogno …<br />

Vi voglio bene, Vostro<br />

Fabio Vascotto nadàl


20 15 marzo 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Il concorso di poesia per ragazzi dedicato<br />

alla leggenda di San Mauro<br />

La sezione Storia Patria<br />

della Comunità degli Italiani<br />

“Dante Alighieri” di <strong>Isola</strong>,<br />

consapevole che per confidare<br />

in una continuità che permetta<br />

la conservazione di tradizioni,<br />

parlata, usi e costumi del nostro<br />

territorio, sia assolutamente<br />

doveroso rendere partecipi e<br />

protagoniste le giovani generazioni,<br />

ormai da un decennio sta<br />

seguendo questa prassi.<br />

Pertanto, in previsione del<br />

530° anniversario della Leggenda<br />

di San Mauro, festeggiata<br />

il 23 ottobre 2010, aveva bandito<br />

un concorso per una poesia<br />

che rispecchi fatti, emozioni o<br />

quant’altro possa rievocare la<br />

leggenda stessa. Il concorso<br />

era dedicato ai ragazzi dai 10<br />

ai 15 anni, discendenti degli<br />

isolani, ovunque essi si trovino,<br />

e ai giovani connazionali, che<br />

negli ultimi dieci anni hanno<br />

seguito i corsi per il recupero<br />

del dialetto. I versi dovevano<br />

essere composti in vernacolo<br />

veneto-isolano, perciò nella<br />

stesura dialettale i giovani<br />

autori avevano la facoltà di<br />

farsi aiutare da <strong>non</strong>ni o da altre<br />

persone adulte.<br />

Prima di consegnare i piccoli<br />

capolavori al giudizio della<br />

Commissione, questi sono stati<br />

visionati da alcune signore isolane<br />

che hanno dato la loro opinione,<br />

specialmente per quanto<br />

concerne la parlata isolana.<br />

Quindi i versi sono passati nelle<br />

mani della Commissione di<br />

Valutazione formata dal presidente<br />

Gianclaudio de Angelini<br />

e dai membri Giuliana Budicin<br />

e Donatella Shurzel, che così<br />

si è espressa: “Giudicare 17<br />

poesie composte da giovani dai<br />

10 ai 15 anni, aventi tutte per<br />

argomento la bella storia leggendaria<br />

da cui nasce lo stemma<br />

di <strong>Isola</strong>, di per sé potrebbe<br />

sembrare un compito facile, ma<br />

<strong>non</strong> lo è stato affatto. Ognuno<br />

avrebbe meritato un premio o<br />

per lo meno una segnalazione.<br />

Dovendo stilare una graduatoria,<br />

visto che così va il mondo,<br />

abbiamo proceduto, tenendo<br />

conto anche dell’età dei giovani<br />

concorrenti”..<br />

Giorgio Dudine, <strong>Isola</strong><br />

Organizzato dalla Sezione Storia Patria della “Dante Alighieri” di <strong>Isola</strong><br />

Tutti i testi presentati sono stati raccolti in un elegante volumetto a cura di Giorgio Dudine,<br />

Claudio Moscarda e Amina Dudine, da cui, plaudendo all’iniziativa e congratulandoci con tutti i<br />

piccoli autori, abbiamo voluto, in maniera rappresentativa, riproporre le poesie di Martin Pugliese<br />

(di <strong>Isola</strong>, anni 11, a cui è stato assegnato il primo premio), di William Austin (dall’Australia, 13<br />

anni, nipote di Annamaria Castro D’Addario) e di Matteo Vascotto (12 anni, da Trieste, nipote di<br />

Alberto Vascotto “ciciola”.<br />

Ma è doveroso anche ricordare tutti gli altri partecipanti: Joel Lenoci (<strong>Isola</strong>), Ilenia Dobrilla<br />

(Trieste), Kim Vizintin (<strong>Isola</strong>), Pia Chersicola (<strong>Isola</strong>), Valentina Vatovec (Capodistria), Alex Cambareri<br />

(Milano), Carlotta e Leonardo Delise Manzano (da Barcellona, Spagna), Alessandro Cvetkovic,<br />

(<strong>Isola</strong>), Kris Dassena (<strong>Isola</strong>), Giorgia Vascotto (Trieste), Sara Resanovich Bevitori (<strong>Isola</strong>), Nicolò<br />

Cvetkovic (<strong>Isola</strong>), Massimiliano Bevitori (<strong>Isola</strong>).<br />

San Mauro, noi te dovemo duto<br />

O poveri isolani, obligai a far la guera!<br />

I genovesi la tera ghe voleva sgrafignar.<br />

Ma <strong>Isola</strong> pai scontri, navigada no la iera<br />

e par questo i paesani i s’à meso a pregar.<br />

E de colpo, int’un boto<br />

un calìgo fiso cala.<br />

Proprio in quela ‘na colomba<br />

che la iera duta bianca<br />

le so candide alete la spalanca.<br />

Svolando, la porta l’invasor par diretisima<br />

propio in braso ala Serenisima.<br />

Che vitoria! Addio Genovesi!<br />

“San Mauro, grasie par ‘sto grando aiuto!<br />

Noi te dovemo duto!”.<br />

Dopo de questa granda giornada<br />

la colomba i ga meso sul stema<br />

e fina ‘desso là la se restada.<br />

Matteo Vascotto, Trieste<br />

La leggenda di San Mauro<br />

San Mauro, prete e martire, è ricordato con due festività: quella religiosa il 21 novembre<br />

e quella civile il 23 ottobre. Questa fu istituita in ricordo del cosiddetto Miracolo di San<br />

Mauro, avvenuto nel 1380 durante la guerra di Chioggia fra Genova e Venezia.<br />

Nelle sue scorrerie lungo le coste istriane, la flotta genovese, dopo aver devastato Capodistria,<br />

si stava dirigendo verso <strong>Isola</strong>, che avrebbe subito la stessa sorte se una fitta nebbia <strong>non</strong><br />

l’avesse sottratta alla vista dei genovesi. Contemporaneamente una bianca colomba, con un<br />

ramoscello di ulivo in bocca, si alzò in volo verso la flotta. I genovesi la seguirono, sapendo<br />

bene che questi volatili <strong>non</strong> si allontanano molto dalla terraferma. Le navi furono così guidate<br />

lontano, la colomba ritornò e fece cadere il ramoscello di ulivo in segno di pace e salvezza.<br />

Gli isolani, che nel momento del pericolo si erano riuniti nel Duomo per invocare l’intercessione<br />

di San Mauro, attribuirono la salvezza al loro protettore.<br />

La festa civile fu celebrata per parecchi secoli, e ufficialmente abolita nel 1828. Ma la colomba<br />

con il ramoscello di ulivo, da allora diventata lo stemma del Comune di <strong>Isola</strong>, sopravvive<br />

ancora ai nostri giorni.


15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />

21<br />

Strenti in cesa<br />

Strenti in cesa i isolani<br />

i prega par la so salvesa.<br />

Sta rivando i Genovesi<br />

par ciaparghe el paese.<br />

E de colpo cala fiso<br />

un calìgo griso scuro.<br />

Nisùn vedi più un boro<br />

ma un usèl se fa notar.<br />

La colomba bianca e bela<br />

ciapa el svolo verso el mar.<br />

La se mostra ai genovesi<br />

che orbai de quel calìgo<br />

no ghe resta propio altro<br />

che ciaparse e ‘ndarghe drio,<br />

sicuri che sta qua<br />

driti a <strong>Isola</strong> li portarà.<br />

Però invese la colomba<br />

che la iera ‘sai speciale<br />

pian pianin, cola fiacheta<br />

la li mena ben lontàn.<br />

Eco, i riva visin Ciosa.<br />

Che sorpresa che li speta…<br />

Via el calìgo, chi i te vedi?<br />

Se la flota venesiana<br />

che va contro i Genovesi<br />

e dito fato i ghe distrusi<br />

dute quante le imbarcasion.<br />

Dopo un poco i isolani<br />

vedi tornar la bianca colomba<br />

che la guanta col so beco<br />

un rameto de olivo.<br />

Sé un segno de pase e vitoria!<br />

‘Deso ‘lora se pol far baldoria.<br />

Cusì finisi ‘sta bela storia<br />

rivada a noi<br />

de venesiana memoria.<br />

Martin Pugliese, <strong>Isola</strong><br />

Grasie San Mauro!<br />

Quatro ani se pasai<br />

quando par la prima volta<br />

<strong>Isola</strong> gò visità,<br />

el paese de me <strong>non</strong>a.<br />

Che bel posto!<br />

Sol e mar<br />

e colori forti e ciari.<br />

Par podèr vederla meio,<br />

par poderla amirar,<br />

semo ‘ndai fina a Loreto,<br />

sora, in alto dei rivassi.<br />

Una vera maravea!<br />

Spero proprio de tornar!<br />

Ma par ‘deso,<br />

co me <strong>non</strong>a la me conta<br />

la legenda de San Mauro,<br />

mi ghe torno col pensier.<br />

A San Mauro mi ghe digo:<br />

mile grasie, caro Patrono,<br />

par gaver tignù venesiana<br />

questa bela citadina.<br />

Mi che vivo in Australia<br />

no me resta che sperar<br />

de tornar in ‘sto Paradiso<br />

che me <strong>non</strong>a ‘ncora picia<br />

gà dovù ‘bandonàr.<br />

‘Deso che so la legenda<br />

st’altra volta co mi tornarò<br />

de balìn ‘ndarò su in Domo<br />

e al patrono cusì ghe dirò:<br />

“Caro San Mauro,<br />

te sarò sempre grato<br />

par sto miracolo<br />

che ti te ga fato”.<br />

William Austin, Australia<br />

L’<strong>Isola</strong> dei pescatori<br />

Continua instancabile la sua attività di ricerca Ferruccio<br />

Delise: il 26 novembre 2010 nella sala nobile di Palazzo<br />

Manzioli ad <strong>Isola</strong>, sede della Comunità Italiana, ha presentato<br />

il suo ultimo lavoro, “L’<strong>Isola</strong> dei pescatori – Contributi<br />

per una storia della pesca a <strong>Isola</strong>” alla presenza di un folto<br />

pubblico che, malgrado le avverse condizioni climatiche, è<br />

accorso anche da Trieste e da Pirano.<br />

Alla presentazione dell’opera, oltre all’autore, hanno<br />

concorso il Presidente della Comunità Italiana di <strong>Isola</strong><br />

Silvano Sau e Andrea Sumenjak, che ne ha curato la parte<br />

grafica. Nel corso della serata il pianista isolano Claudio<br />

Chicco ha eseguito con successo arrangiamenti di canzoni<br />

popolari marinaresche, particolarmente gradite al pubblico.<br />

La manifestazione è stata anche trasmessa in audio e video<br />

su Internet, dando quindi la possibilità di essere seguita a<br />

distanza.<br />

Il volume di Ferruccio Delise è corposo – consta di quasi<br />

400 pagine intercalate da oltre 150 interessantissime illustrazioni<br />

– e può anche essere consultato su Internet sul sito<br />

www.ilmandracchio.org.<br />

Sino ad esaurimento delle scorte, può essere ritirato alla<br />

Comunità Italiana di <strong>Isola</strong> a Palazzo Manzioli, in “Piazzetta”.<br />

La trasformazione dell’attività lavorativa della popolazione<br />

isolana dal settore dell’agricoltura a quello della pesca<br />

viene analizzata e seguita con accurati passaggi dal Delise,<br />

che si avvale nella sua ricerca di preziose testimonianze<br />

cartacee e fotografiche di concittadini.<br />

Questo volume – di cui sarebbe auspicabile una presentazione<br />

anche a Trieste – è solo un momento del percorso<br />

che Ferruccio Delise si è prefissato. Altre due opere sono<br />

pronte in attesa di essere stampate: una relativa alle società<br />

e organizzazioni isolane, con relativi documenti e statuti,<br />

mentre l’altra riguarda i Servizi Pubblici isolani (1793-1940)<br />

ed un quadro amministrativo e<br />

commerciale (1894-1942).<br />

Nelle pagine precedenti<br />

abbiamo voluto riproporre un<br />

capitolo del volume ricordando<br />

la figura di Nicolò Delise (lustro),<br />

fondatore dell’omonima<br />

industria conserviera, piccola<br />

ma molto apprezzata anche<br />

fuori dei confini.<br />

All’amico Ferruccio - che<br />

cerca di scoprire, far conoscere<br />

e mantenere viva una memoria<br />

che con il passare inesorabile<br />

del tempo rischia di essere<br />

oscurata - il nostro più vivo<br />

plauso.


AVVENIMENTI LIETI<br />

22 15 marzo 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Lo scorso 9 febbraio a Grado<br />

FERNANDA GOINA GORDINI<br />

ha raggiunto felicemente il traguardo<br />

dei 90 anni. Agli auguri dei familiari<br />

si uniscono quelli di <strong>Isola</strong><br />

<strong>Nostra</strong>, a cui la nostra Fernanda è<br />

sempre molto vicina.<br />

Il caldo goduto in pancia di mamma<br />

tutta la vita me lo son portato addosso.<br />

Amo il cuscino rigonfio di piume<br />

dove poso il capo la notte<br />

la soffice coperta a quadri coloratissimi<br />

che mi avvolge<br />

la profumata calda acqua<br />

nella vasca da bagno<br />

il caffè scuro e bollente<br />

la minestra che scotta<br />

i cocenti raggi del sole d’agosto<br />

l’infuocato tramonto<br />

la televisione accesa<br />

il grande termosifone dietro al divano<br />

il tepore del braccio stanco<br />

posato sulle spalle...<br />

Amo…<br />

Fernanda<br />

FERNANDA GOINA GORDINI<br />

- Così ha scritto di lei il<br />

critico d’arte Claudio G. Martelli:<br />

… Da esordi nella figurazione<br />

tradizionale, l’artista ha<br />

evoluto il suo linguaggio nella<br />

dilatazione degli spazi e nella<br />

rarefazione delle immagini, affinando<br />

l’intenso afflato lirico<br />

che la distingue…<br />

Il 27 novembre 2010 a Monfalcone si sono uniti in matrimonio<br />

ELISABETTA BENVENUTO e PAOLO CORSANO<br />

Il papà Fulvio Benvenuto (garbo) con la mamma Nadia Conte insieme<br />

ai parenti ed agli amici tutti augurano loro un futuro pieno di amore e<br />

di serenità.<br />

NERINA PUGLIESE BORDATO, per tutti la Bonassa, ha<br />

tagliato alla grande il traguardo degli 86, suonando il pianoforte<br />

e cantando. Attorniata dalla figlia Nelita e dal marito Tullio,<br />

ha festeggiato la felice ricorrenza in compagnia di familiari<br />

ed amici.<br />

Alla cara Nerina gli auguri più fervidi anche da <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>.<br />

I NOSTRI PAESI<br />

Foto di Corrado Ballerin<br />

“I nostri paesi” – è il terzo volume<br />

edito dall’Associazione – è quello<br />

di più facile scorrimento, in cui<br />

immagini sapientemente colte dal<br />

sempre bravissimo Corrado Ballarin<br />

accendono la nostalgia per chi<br />

dentro quelle immagini è vissuto,<br />

e accendono l’interesse di visita<br />

per chi quei posti <strong>non</strong> li abbia mai<br />

visti.<br />

Dovrebbe questo volumetto essere<br />

diffuso anche in Istria perché spingerebbe<br />

il frettoloso turista ad una<br />

visita prolungata e ad una riscoperta<br />

dei luoghi illustrati.


15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />

23<br />

Il mio tailleur rosso dai bottoni di bambù<br />

di Annamaria Muiesan Gaspari<br />

Se si analizzasse la copertina<br />

dell’ultimo libro di<br />

Annamaria Muiesan Gaspari si<br />

potrebbe intuirne il contenuto:<br />

in un cielo grigio e foriero di<br />

tempesta si librano nubi leggere<br />

e sfumate sulle quali aleggiano<br />

minuscole figure vaganti. Nel<br />

grigiore della vita il ricordo, la<br />

memoria, sono le nubi che ci<br />

accompagnano e anche quando<br />

la presenza esteriore – e<br />

fortunatamente <strong>non</strong> è il caso<br />

dell’Autrice - è intaccata dal<br />

tempo, il ricordo, la memoria<br />

NOVITA’ EDITORIALI<br />

curate dall’Associazione delle Comunità Istriane<br />

Per la fine del 2010 l’Associazione delle Comunità Istriane ha voluto dare alle stampe<br />

tre nuovi libri: “I nostri paesi”, la seconda parte di “Itinerari istriani” e “Pagine<br />

scelte di autori vari”. E’ stato uno sforzo notevole per l’Associazione, ma la riuscita<br />

dell’operazione ripaga senz’altro la fatica – fisica ed economica – intrapresa.<br />

Complimenti vivissimi all’Associazione per la pubblicazione di questi interessanti<br />

volumi, a Piero Parentin per la ricerca, la stesura, la conoscenza storica, a Corrado<br />

Ballarin per la sua indubbia perizia fotografica, e a Sergio Tomasi per la scelta degli<br />

articoli ricercati e pubblicati.<br />

Tutti i volumi sono reperibili presso la sede dell’Associazione in via Belpoggio. Alcune<br />

copie sono disponibili anche presso la sede di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> e su richiesta possono<br />

essere inviate a mezzo posta.<br />

PAGINE SCELTE di autori vari<br />

di fatti, di cose, di persone che<br />

hanno fatto parte della nostra<br />

vita rimane inalterato.<br />

In un fantastico film la<br />

Muiesan proietta i ricordi che<br />

affiorano: ecco i momenti dell’adolescenza,<br />

quando per recarsi<br />

a scuola a Capodistria si issava<br />

sullo stangon della bicicletta del<br />

compagno di classe, il drammatico<br />

momento dell’affondamento<br />

del piroscafo “San Marco”, la<br />

tragica fine del padre, l’esodo,<br />

il difficile momento economico<br />

coincidente all’inserimento<br />

triestino, quando appunto un<br />

“tailleur rosso” poteva significare<br />

la chiave di accesso al nuovo<br />

mondo, le rinunce del momento,<br />

la sua fierezza istriana che nei<br />

confronti triestini vanta la progenie<br />

di Quarantotti Gambini,<br />

il suo <strong>non</strong> chinar il capo come<br />

il gallo meccanico acquistato<br />

in un mercatino, fiero del suo<br />

aspetto.<br />

Il rammarico doloroso per<br />

la scarsa rilevanza che la tragica<br />

vicenda istriana ha trovato in<br />

ambito nazionale è costante,<br />

vivo è il ricordo della sua Pira-<br />

no – rare sono le pagine in cui<br />

<strong>non</strong> sia citata – come l’ha vissuta<br />

e come l’ha lasciata, vivi<br />

sono i volti delle persone care<br />

che vi si affacciano e i piccoli<br />

particolari che fanno parte di<br />

una pagina ormai definitivamente<br />

chiusa.<br />

ITINERARI ISTRIANI – vol. 2<br />

di Piero Parentin<br />

“…Non riposare sugli allori…” – Dopo il successo del<br />

precedente “Itinerari Istriani n° 1”, Piero Parentin ha sperimentato<br />

per il lettore ulteriori dodici itinerari che permettono<br />

di attraversare in tappe diverse l’Istria, scoprendo località e<br />

paesini dimenticati ma pieni di un fascino antico ancora vivo.<br />

Paesini come Fruscolo, Pugnano, Carsette, Schitazza e tanti<br />

altri sono località completamente ignorate e che Parentin ha<br />

saputo <strong>non</strong> solo localizzare come tappa di un itinerario ma<br />

ha trovato quegli elementi per cui diventa attrazione una loro<br />

visita, perché si entra in contatto con una antica memoria<br />

istriana poco o niente conosciuta.<br />

Dalla costa alla collina istriana la presenza del mare che la<br />

bagna è costante: quanta passione nella ricerca dei luoghi<br />

dove sostare, quanta conoscenza dei particolari, quante ore<br />

di appassionato studio!<br />

A corredo degli interessanti<br />

testi la presenza della macchina<br />

fotografica di Corrado<br />

Ballarin, che ha saputo corredare<br />

visivamente quegli scorci<br />

di paesaggio sapientemente<br />

descritti da Piero Parentin.<br />

Se il dramma istriano <strong>non</strong><br />

viene recepito da autori che<br />

in ambito nazionale avrebbero<br />

la possibilità di recepirlo e divulgarlo,<br />

<strong>non</strong> ci si dolga: fino<br />

a quando ci saranno scrittrici<br />

come la Muiesan questa triste<br />

vicenda <strong>non</strong> sarà dimenticata.<br />

Un’ulteriore opera data alle stampe dall’Associazione alla fine del 2010. Il direttore di “Voce Giuliana” è stato invitato dalla Presidenza<br />

dell’Associazione a censire quegli articoli apparsi nel corso di mezzo secolo di vita del giornale che meritano di essere riscoperti e<br />

salvati all’oblio della carta ingiallita dal tempo. E’ stata un’opera molto laboriosa ma il libro che ne è nato premia la fatica.<br />

Gli articoli apparsi a suo tempo su “La Voce Giuliana” e ristampati nel volume portano le firme più note nel campo letterario, mentre<br />

gli argomenti spaziano dai quadretti istriani agli scritti di Biagio Marin, alle poesie di Lina Galli, agli articoli di Guido Miglia,<br />

Alfieri Seri e tanti altri. Un libro da tenere sul comodino e leggere a piccole dosi, articolo per articolo!


24 15 marzo 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Una piccola storia di guerra (e di nostalgia…)<br />

Il soldato Hans e la grappa fatta in casa<br />

Garching è una cittadina<br />

vicino a Monaco di<br />

Baviera che nel 1996,<br />

quando mia figlia Donatella si<br />

era trasferita colà, pur in presenza<br />

di una forte espansione<br />

edilizia aveva mantenuto ancora<br />

le usanze dell’antico borgo: il<br />

Municipio, l’asilo, il cimitero,<br />

il mercato, la piazza principale,<br />

tutte in un fazzoletto. Intorno<br />

ad essi delle belle villette formavano<br />

le ali delle vie. Per il<br />

borgo la gente si salutava per<br />

strada come un tempo da noi,<br />

nelle nostre cittadine istriane;<br />

i negozi di frutta e verdura<br />

esponevano la loro merce e la<br />

gente si fermava a chiacchierare<br />

per strada.<br />

Attratto dalla curiosità, un<br />

giorno entrai nel piccolo cimitero,<br />

ordinato e lindo come i<br />

tedeschi sanno tenere le cose,<br />

con quasi tutte le lapidi in<br />

marmo nero con le scritte dei<br />

defunti marcate in oro.<br />

Mi colpì un gruppetto di esse<br />

con nomi di maschi nati negli<br />

anni 1924-25 e deceduti negli<br />

anni 1944-45. Wilhelm, Walter,<br />

Gustav, Fredrich, Hans <strong>non</strong> potevano<br />

che appartenere – pensai<br />

– ai giovani caduti in guerra. Fui<br />

preso dalla tristezza al pensiero<br />

che questi giovani nati in un<br />

tranquillo paesetto della Baviera<br />

fossero andati a morire chissà<br />

dove, in Russia, in Normandia,<br />

in Italia, magari dalle nostre<br />

parti, odiati da tutti magari senza<br />

alcuna loro colpa.<br />

Uscendo dal cimitero, ripetevo<br />

malinconicamente i loro<br />

nomi: Wilhelm, Walter, Gustav,<br />

Fredrich, Hans… Hans…<br />

questo nome mi ricordava<br />

qualcosa, qualcosa accaduto<br />

molti anni prima. Cercavo di<br />

raccordare il nome a qualche<br />

evento a me noto… ma faticavo.<br />

Passando poi davanti ad un<br />

negozio di liquori, finalmente<br />

ricordai…<br />

Era l’autunno del 1943,<br />

e dopo aver vendemmiato e<br />

travasato il vino nelle botti, si<br />

passava alla distillazione della<br />

grappa. Una di quelle sere papà<br />

preparò un bel fuoco nella cucina<br />

di mia <strong>non</strong>na, che aveva<br />

un fogolèr più ampio, e vi mise<br />

sopra un grande pentolone. Lo<br />

riempì di graspe d’uva ormai<br />

ben spremute e lo richiuse con<br />

un coperchio a cono dalla cui<br />

cima usciva un tubo in rame a<br />

serpentina, che finiva in un altro<br />

recipiente pieno d’acqua fredda,<br />

sul cui fondo c’era uno spinello<br />

dal quale sarebbe fuoriuscito il<br />

prezioso liquido della grappa. Il<br />

coperchio del pentolone era ben<br />

chiuso ai bordi con la calce per<br />

evitare che i fumi delle graspe<br />

riscaldate evaporassero. Insomma,<br />

aveva preparato l’alambicco,<br />

di medievale memoria ma<br />

sempre valido.<br />

Mentre papà controllava il<br />

fuoco, mia <strong>non</strong>na provvedeva<br />

a chiudere bene le finestre<br />

affinché <strong>non</strong> filtrassero le luci<br />

della cucina: eravamo in piena<br />

guerra e i Tedeschi, dopo l’8<br />

settembre, erano entrati in Italia<br />

e naturalmente anche dalle<br />

nostre parti. Le città – ordine<br />

tassativo – dovevano rispettare<br />

l’oscuramento.<br />

Mio zio era partito per la<br />

Russia con l’ARMIR e di lui<br />

<strong>non</strong> si aveva notizia alcuna.<br />

Abitavamo ad <strong>Isola</strong> in via<br />

Manzioli; al piano di sopra<br />

vivevamo in quattro, io, mio<br />

papà, mia mamma e mia sorella,<br />

che in quella sera stavano<br />

cucendo o lavorando a maglia.<br />

Mio <strong>non</strong>no, come suo uso, era<br />

andato a letto presto.<br />

Papà usava spesso spiegarmi<br />

ciò che faceva e così<br />

in quella circostanza appresi<br />

il procedimento di distillazione<br />

(che in termini fisici è<br />

la trasformazione termica del<br />

solido in gassoso e di questo,<br />

attraverso il raffreddamento<br />

in quello liquido; ovviamente<br />

<strong>non</strong> mi diede la spiegazione in<br />

questi termini, ma la compresi<br />

meglio in seguito a scuola alle<br />

lezioni di fisica). Dallo spinello<br />

in fondo al contenitore pieno<br />

d’acqua sarebbe uscito - come<br />

dicevo - un liquido incolore,<br />

chiamato “grappa”.<br />

- Ti raccomando – mi disse<br />

– <strong>non</strong> berlo! La prima è alcol<br />

puro e brucia; lo salviamo solo<br />

per i massaggi per i reumatismi<br />

e le artriti. Ero attento a<br />

controllare l’uscita di questo<br />

liquido di cui tanto avevo sentito<br />

parlare, anche se avevo<br />

solo sei anni, e partecipare<br />

all’esperimento per la prima<br />

volta era per me una grande<br />

soddisfazione.<br />

Ma mentre la distillazione<br />

iniziava, facendo uscire dallo<br />

spinello la sua prima timida<br />

produzione, si sentì un forte<br />

colpo al portone di casa. All’epoca<br />

<strong>non</strong> c’erano né campanelli,<br />

cicalini o citofoni, ma<br />

solo buone nocche o altri oggetti<br />

per richiamare l’attenzione di<br />

chi vi abitava.<br />

- Vai a vedere chi è! – disse<br />

papà alla <strong>non</strong>na. Questa scese le<br />

scale e chiese chi fosse.<br />

- Wehrmacht! – si sentì imperiosamente<br />

rispondere.<br />

- Ostia, i Tedeschi! – disse<br />

papà, mentre mia <strong>non</strong>na lo<br />

chiamava per farlo scendere<br />

a vedere che volessero, visto<br />

che lui il tedesco lo masticava<br />

abbastanza avendo fatto per<br />

ben quattro anni il soldato con<br />

l’esercito di Franz Joszef.<br />

Due mandate di grosse<br />

chiavi, uno stridere di catenaccio,<br />

una porta che si apriva.<br />

Sentii papà che salutava e poi i<br />

passi pesanti, tipici dei soldati,<br />

che salivano le scale. Accompagnato<br />

da papà apparve un<br />

soldato, armato di tutto punto.<br />

Pur apparendo molto giovane,<br />

incuteva paura. Papà gli offrì<br />

un bicchierino di grappa che<br />

intanto stava uscendo dallo<br />

spinello e lo invitò a sedersi.<br />

Rifiutò il primo e si sedette.<br />

Papà, a modo suo, gli chiese<br />

cosa volesse e come mai fosse<br />

capitato da noi.<br />

- Sono di pattuglia – rispose<br />

il soldato in tedesco (mio<br />

papà traduceva) - e risalendo<br />

dalla piazzetta, avevo sentito<br />

all’inizio della via l’odore della<br />

grappa. Era un odore che cono-<br />

scevo, in quanto i miei genitori<br />

in Carinzia, essendo anche noi<br />

contadini, probabilmente in<br />

questi giorni stanno facendo<br />

la stessa cosa. Così annusando<br />

l’odore l’ho sentito fortissimo<br />

vicino a casa vostra e ho voluto<br />

vedere se il procedimento dei<br />

miei fosse analogo al vostro.<br />

Mentre osservava l’alambicco,<br />

chiese a papà come mai<br />

sapesse il tedesco. Mio padre gli<br />

rispose che alla sua età – il soldato<br />

aveva detto di avere 28 anni<br />

e di chiamarsi Hans – era finito<br />

con l’esercito austro-ungarico nei<br />

Carpazi e si era fatto ben quattro<br />

anni di guerra. Gli citava posti e<br />

località in Austria e in Ungheria,<br />

che davano la sensazione che<br />

Hans conoscesse, tanta era la sua<br />

attenzione, rivolta però più alle<br />

fiammate del braciere che alle<br />

parole di papà.<br />

Ad un tratto la vecchia pendola<br />

batté le nove, ed egli ebbe<br />

come un sussulto di risveglio.<br />

Pensai, anni dopo, che la sua<br />

attenzione verso il fuoco lo<br />

aveva trasportato forse dai suoi,<br />

colto dalla nostalgia, e che solo<br />

il suono della pendola lo aveva<br />

riportato improvvisamente alla<br />

triste realtà della guerra.<br />

Si alzò di scatto dicendo<br />

che doveva rientrare e con un<br />

gentile “aufwiedersehen” scese<br />

le scale. Papà lo accompagnò<br />

salutandolo assieme a noi con<br />

un aufwiedersehen, Hans!<br />

Di lui <strong>non</strong> si seppe più nulla.<br />

In quei momenti da noi la guerra<br />

<strong>non</strong> si era ancora incrudelita,<br />

ma bastarono pochi mesi perché<br />

un mare di odio e di terrore<br />

percorresse le nostre terre.<br />

Chissà – pensai allora a<br />

Garching – se Hans è riuscito a<br />

rivedere i suoi distillare ancora<br />

la grappa, o anche lui, come i<br />

tanti Hans di Garching, ha al<br />

suo paese una lapide di marmo<br />

nero con le scritte in oro. O<br />

peggio ancora risulta disperso<br />

in uno dei tanti mattatoi umani<br />

creati dalla disgraziata seconda<br />

guerra mondiale.<br />

Emilio Felluga


15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />

25<br />

L’angolo dei ricordi<br />

Ricordi…<br />

Nel periodo di Natale il ricordo di certe<br />

persone acquista uno strano potere. In<br />

me è riemerso Nino Cossiani.<br />

Incontrai, nel corso di un mio viaggio in<br />

Argentina, questo esule originario di Castellier<br />

di Visinada. Dialogammo intensamente,<br />

con brevi pause, forse per tre giorni. A dire il<br />

vero, parlò soprattutto lui. Ed io lo ascoltavo<br />

con attenzione, perché trovavo interessantissimo<br />

quello che mi raccontava del passato,<br />

dell’Istria, e di quello che avrebbe potuto<br />

essere se … Una sera mi raccontò del padre<br />

che sparì nel turbine delle violenze slave contro<br />

gli italiani. “Ci fu chi vide mio padre che<br />

usciva dalla stanza dove era stato interrogato<br />

dai suoi aguzzini… gli avevano strappato le<br />

unghie… da allora di mio padre <strong>non</strong> si seppe<br />

più nulla…”.<br />

Così mi disse Nino Cossiani nel suo hotel<br />

di Villa Gesell, piccola località della costa<br />

atlantica, dove alloggiavo. Poi, soffocando<br />

gli improvvisi singhiozzi aggiunse con una<br />

smorfia di orgoglio: “Seppi che <strong>non</strong> riuscirono<br />

a farlo parlare… Mio padre <strong>non</strong> tradì<br />

nessuno…”.<br />

Ebbi modo di constatare in qui tre giorni<br />

che Nino Cossiani aveva una vera mania per<br />

le lingue. Ne conosceva diverse. Ma <strong>non</strong> si<br />

fermava… continuava a studiarle con accanimento,<br />

lui che praticamente era mezzo cieco,<br />

con occhiali dalle lenti spesse come <strong>non</strong> ne<br />

avevo mai viste. Benché in avanti con gli anni,<br />

ne stava imparando una nuova prendendo<br />

lezioni private.<br />

Prima di lasciarlo per ritornare a Buenos<br />

Aires, finalmente capii: egli avrebbe voluto<br />

cambiare la storia, magicamente, attraverso<br />

la propria disponibilità, la propria apertura<br />

all’”altro” di cui era disposto ad imparare<br />

persino la lingua. “Vede – mi disse quell’ultimo<br />

giorno – forse saremmo potuti rimanere a<br />

vivere tutti insieme, in Istria, se solo ognuno<br />

avesse voluto fare lo sforzo di imparare la<br />

lingua dell’altro”.<br />

Capii… Era tormentato. Ritornava sempre<br />

indietro nel tempo. Avrebbe voluto ricostruire<br />

la storia. Pensava di aver trovato la formula<br />

per superare gli odi e coesistere con chi appartiene<br />

ad un mondo culturale diverso dal<br />

nostro e ad un altro destino nazionale, ma<br />

con cui siamo costretti a vivere sullo stesso<br />

fazzoletto di terra.<br />

“Cossiani-Cociancich”, ormai anziano, col<br />

suo cercare convulso e febbrile di imparare una<br />

lingua, e poi un’altra ancora – ne conosceva già<br />

tante – avrebbe voluto, per incantesimo, sanare<br />

la ferita, comporre la lacerazione, farci ritornare<br />

indietro, rifare la storia… E soprattutto riportare<br />

in vita il padre, torturato e poi fatto sparire dai<br />

partigiani di Tito, i quali avevano una lingua<br />

materna diversa dalla nostra, che molti di noi<br />

<strong>non</strong> avevano mai cercato di imparare.<br />

Claudio Antonelli, Canada<br />

Lettera in paradiso<br />

a nostra mamma,<br />

Lucia Dudine “nadal”<br />

Mamma cara,<br />

ti scrivo su <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, la rivista che tu<br />

leggevi sempre, per dirti quanto ci manchi.<br />

Il 18 gennaio è stata la ricorrenza del terzo<br />

anniversario da quando ci hai lasciato per<br />

raggiungere papà e il Signore. Siamo certi che<br />

sei felice lassù…<br />

Ti ringrazio, mamma e pure <strong>non</strong>na “Chicchina”,<br />

per averci insegnato fin da piccoli la fede<br />

nel Signore Iddio. Solo con questa fede ora<br />

possiamo superare questo tremendo vuoto che ci hai lasciato.<br />

Ricordo, quando alle volte piangevo per le cattiverie di certe persone, che tu<br />

mi consolavi dicendo: “Mirella, <strong>non</strong> preoccuparti perché il Signore vede tutto<br />

e poi premia secondo i propri meriti”. Pure tu alle volte eri sconsolata per<br />

la perdita di papà, e piangevi… E ti dico la verità, il cuore mi si spezzava a<br />

vederti così triste. Cercavo di consolarti, ma era difficile, dato che mancava<br />

tanto pure a me il mio amato papà, e la ferita al cuore era profonda e sanguinava,<br />

e mai si è rimarginata. Però attraverso la fede cercavo di affievolire<br />

il tuo dolore, e il nostro.<br />

Sono certa, ora da lassù ci proteggi e preghi per noi. A te e a papà tutto il<br />

nostro amore.<br />

I tuoi amati figli<br />

Mirella, Fabrizio e Licinio<br />

1943: soldati italiani del regio Esercito<br />

In questa vecchia foto rivedo mio papà Egidio Degrassi (del moro, droghiere a<br />

<strong>Isola</strong> – in basso) insieme a Libero Ulcigrai (fugiòni, macellaio, a sinistra) e ad un<br />

altro commilitone. Mio papà Egidio insieme all’amico Libero, richiamati alle armi<br />

nel 1943, dovevano partire per il fronte russo. Ma – per fortuna - l’esercito aveva<br />

bisogno di cuochi, e così invece furono mandati a Roma. Poi il destino li divise.<br />

Dopo il bombardamento della capitale, dove perse tutto il suo corredo civile,<br />

fu trasferito prima a Formia, sul litorale laziale, e poi in Sardegna, a Cagliari.<br />

Gli inglesi poi occuparono l’isola senza colpo ferire, e gli stessi trasferirono mio<br />

papà a Napoli.<br />

Espletate varie formalità, assieme ad un comandante dalmata, gli affidarono la re-<br />

sponsabilità di un grande magazzino<br />

di approvvigionamenti per<br />

le truppe inglesi. Da allora ebbe<br />

a disposizione ogni ben di Dio.<br />

Dormivano al piano superiore<br />

di questo magazzino... che ogni<br />

notte aveva delle visite indesiderate.<br />

Ma si doveva portare a casa<br />

la ghirba, e così vennero ad un<br />

compromesso con questi indesiderati.<br />

Ogni notte preparavano<br />

un pacco con coperte, sigarette,<br />

quarti di manzo, tutto materiale<br />

che nel magazzino abbondava...<br />

In quel periodo ricevette anche la<br />

visita di molti isolani, e aiutò tutti<br />

con un lavoro o altro.<br />

Licenziatosi poi dal Comando<br />

inglese alla fine della guerra,<br />

dopo dieci giorni di viaggio a<br />

piedi, in motocarrozzetta o con<br />

altri mezzi di trasporto, il 10<br />

giugno 1945 arrivò a Trieste.<br />

Lo stesso giorno che i titini<br />

lasciavano la città.<br />

Dino Degrassi


26 15 marzo 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Incontri...<br />

e scontri<br />

Mesi fa sono stata al mio<br />

paese natio e mentalmente<br />

andavo indietro nel tempo,<br />

come in un film con tante scene<br />

dolci e amare.<br />

Avevo dieci anni. Prima<br />

mio padre e poi mia madre ed<br />

io avevamo lasciato la nostra<br />

bella casetta, costruita meno<br />

di dieci anni prima: una casa<br />

piccola, con due orticelli pieni<br />

di fiori e con un grande tiglio<br />

davanti. Dietro la casetta, a <strong>non</strong><br />

più di trecento metri, c’era la<br />

landa carsica, colma di rocce<br />

bianche che risplendevano la<br />

luce donata dal sole, e così tutto<br />

risultava ancora più brillante.<br />

Dalla nuda roccia crescevano i<br />

pini, dimostrando la loro forza<br />

e allegria di vivere.<br />

Postumia, dove ci eravamo<br />

trasferiti, me l’aspettavo meravigliosa,<br />

grande, lucida, ricca. I<br />

miei genitori lavoravano nella<br />

clinica ostetrica; abitavamo<br />

in una grande casa insieme a<br />

più famiglie, in una via stretta<br />

stretta, dove <strong>non</strong> entrava mai<br />

un raggio di sole. Attraverso la<br />

nostra piccola cucina al pianterreno,<br />

stretta e scura come<br />

una tomba, passavano anche<br />

gli altri abitanti del condominio…<br />

Al primo piano c’era una<br />

piccola cameretta di dieci metri<br />

quadrati, e un bagno in comune<br />

con gli altri. Io frequentavo<br />

il ginnasio e, per <strong>non</strong> stare in<br />

quella tomba, studiavo violino<br />

e pianoforte e balletto.<br />

Un anno dopo sono tornata<br />

a visitare il mio paese e la mia<br />

casetta piena di luce e di fiori.<br />

Non riuscivo a stare in piedi,<br />

mi sono seduta sotto il tiglio e<br />

piangevo, piangevo…<br />

Cinque anni più tardi è<br />

diventata <strong>Isola</strong> d’Istria il mio<br />

nuovo mondo, anche essa piena<br />

di sole, che sorrideva dal mare,<br />

dalle case e tante volte dal mio<br />

volto. Una vicina, dello stesso<br />

piano dove abitavo, la signora<br />

Palma, anziana, pallida, umile,<br />

sempre in casa, era tanto buona<br />

con me, e <strong>non</strong> la dimenticherò<br />

mai. Ma lì c’era anche un’altra<br />

signora, di cui <strong>non</strong> ricordo<br />

nemmeno il nome, che era<br />

tutt’altra cosa. Mi chiamava<br />

con una parola che <strong>non</strong> avevo<br />

mai sentito, e che <strong>non</strong> avrei mai<br />

voluto ricordare.<br />

Sono passati molti anni da<br />

allora… “Da grande” sono ritornata<br />

al mio paese natio per qualche<br />

giorno. Come decenni fa,<br />

anche oggi Lokev è periferia di<br />

Trieste. Sulla “mia” landa, sulle<br />

“mie” rocce ho potuto osservare<br />

i bambini che giocavano, ridevano,<br />

saltavano, e mi ricordavano<br />

i miei giochi. Vedendoli felici,<br />

ero felice anch’io: apprezzano<br />

e utilizzano le bellezze della<br />

natura. Erano bambini sloveni,<br />

di genitori serbi e mussulmani.<br />

Gente arrivata tanti anni dopo<br />

la nostra partenza, che lavora<br />

i piccoli orti, che coltiva le<br />

campagne, che si è costruito la<br />

propria casa.<br />

Mentre passeggiavo ho<br />

incontrato una donna nata nel<br />

mio paese, che mi ha detto:<br />

“Vedi come lavorano queste<br />

terre? Si comportano come se<br />

fossero a casa loro!”. Io, stupita,<br />

risposi: “Loro adesso sono<br />

a casa e io sono felice per loro,<br />

perché li vedo contenti”. Per<br />

<strong>non</strong> discutere oltre mi sono allontanata,<br />

perché quella donna<br />

aveva degli occhi <strong>non</strong> buoni…<br />

Per fortuna era in minoranza<br />

rispetto a quelli che <strong>non</strong> la<br />

pensano come lei.<br />

Tornata a <strong>Isola</strong>, ho preso<br />

per mano mio nipote e passeggiando<br />

gli dissi: “Romeo, vedi<br />

quei monti oltre il mare? Sono<br />

miei!”.<br />

Lui – stupito - mi chiese:<br />

“Come tuoi? Se <strong>non</strong> gli hai mai<br />

comperati!”.<br />

Gli risposi: “Appunto, perciò<br />

sono miei. Una cosa posso<br />

comperarla, perché è stata costruita<br />

dall’uomo. Quello che<br />

<strong>non</strong> è opera dell’uomo, <strong>non</strong> si<br />

può comperare perché fa parte<br />

della natura. La natura è eterna,<br />

<strong>non</strong> si autodistrugge. Siamo noi<br />

uomini che distruggiamo tutto<br />

quello che abbiamo costruito<br />

anche se con amara fatica.<br />

Dimentichiamo facilmente,<br />

troppo facilmente. E’ per questo<br />

motivo che ti dico: la natura è<br />

mia, la sento mia, e la sento mia<br />

perché faccio parte di essa. Ed è<br />

anche tua, è di noi tutti, siamo<br />

tutti importanti. Possiamo usarla<br />

ma <strong>non</strong> appropriarcela. Lei si<br />

offre generosamente a noi, con<br />

i suoi frutti ci sfama, ci dà la<br />

sicurezza, un posto dove vivere,<br />

senza chiedere mai niente in<br />

cambio. E’ l’uomo quello che<br />

pensa di poter appropriarsene,<br />

di poter comperarla o venderla,<br />

e così facendo che <strong>non</strong> sia più<br />

a disposizione di tutti”.<br />

“Ma, a te dove piace di<br />

più?” – mi domandò Romeo.<br />

Gli risposi: “Non lo so. Mi si<br />

riempie il cuore d’amore quando<br />

penso alla mia vecchia landa<br />

e alle mie rocce. Il cuore mi<br />

scoppia di gioia quando ritorno<br />

al mare. Rivisito i luoghi dove<br />

ci sono i grandi boschi come la<br />

Stajerska, i piani alti, rocciosi<br />

e innevati della Gorenjska. E’<br />

bellissima l’Italia e tutto il resto<br />

del mondo. Ogni posto ha le sue<br />

bellezze particolari ed uniche.<br />

Come la gente. In ogni luogo c’è<br />

tanta bellezza e bontà, bisogna<br />

soltanto scoprirle. E’per questo<br />

che guardiamo, ascoltiamo e<br />

cerchiamo di capire”.<br />

Mio nipote si dimostrava<br />

abbastanza contento della<br />

spiegazione, però – furbetto<br />

com’è – mi disse: “Uffa, ma<br />

quanto parli… quindi… se i<br />

tuoi soldi sono di tutti, offrimi<br />

un gelato!”<br />

“Sì, tesoro, anche due se<br />

vuoi!” – gli risposi.<br />

Così, stando seduti sulla<br />

riva, leccavamo il gelato, osservando<br />

il nostro sole che spariva<br />

al di là dell’orizzonte, per poter<br />

recare la sua luce altrove.<br />

Fenny<br />

Questa foto, inviata da Bruno Degrassi pansalonga, è stata scattata il 6 gennaio 1955 sulla tonnara dalmata<br />

(di Spalato) che per alcuni anni era ormeggiata sul molo di <strong>Isola</strong> (fino al primo dopoguerra era ancora<br />

attiva la pesca del tonno nell’Alto Adriatico). Sullo sfondo è visibile la chiesa della Madonna di Alieto.<br />

Sulla tonnara, in posa un gruppo di giovani isolani, ormai tutti ultrasettantenni: in alto da sinistra, Omero<br />

Ulcigrai, Nerio Delise e Bruno Degrassi. In basso, Italo Dudine, Claudio Degrassi, Benito Rasman, Livio<br />

Musizza, Elpidio Delise e Mario Vasacotto.


15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />

27<br />

L’angolo dei ricordi<br />

In questa vecchia foto, inviata dagli Stati Uniti da Nevia Degrassi,<br />

sono ritratti il mio caro papà Mariano a sinistra, lo zio Pietro al centro<br />

(entrambi con soprannome bòsega) e a destra il pittore Luciano<br />

Bartoli (marito di mia cugina Nilla Pugliese) a cui si devono alcune<br />

opere nel Duomo di <strong>Isola</strong>.<br />

Ricordi di un tempo passato ma mai dimenticato… L’amico Mino<br />

Favretto ci ha inviato dall’Australia questa bella foto del 1934 che<br />

ritrae i suoi suoceri, l’isolana Luigia Zaro e Giuseppe Mitteregger<br />

(scomparso nel 1971 in Australia), quando i faseva l’amor… Si sarebbero<br />

sposati a <strong>Isola</strong> nel lontano 1935.<br />

La foto, con sullo sfondo il nostro paese, è presa da Canola, dove la<br />

famiglia Zaro “sdegna” possedeva delle campagne.<br />

Un affettuoso saluto da Nivetta Degrassi a tutte le compagne e all’insegnante Marta Cortese della terza classe elementare ad <strong>Isola</strong>.<br />

Nella prima fila in basso da sinistra: Luciana Pugliese (in piedi) - Marisa Marchesan – Maria Degrassi – Anita Vascotto – Claudia Derossi<br />

– Marisa Magris – Franca Depase – Maria Ulcigrai – Caterina Felluga Romana e, in piedi, Rina Deste.<br />

Seconda fila: Annamaria Vascotto (in piedi) – Giuseppina Felluga – Romana Felluga – Annamaria Menis – l’insegnante Marta Cortese<br />

– Loredana Depase – Dorina Ulcigrai – Maria Flavia Ulcigrai e, in piedi, Doralice Musizza.<br />

Terza fila: Nadia Delise – Claudia ?? – Mirella Peruzzo – Corinna Giovannini – Lionella Vescovo.<br />

Sedute a terra: Nivetta Degrassi e Nevia Genzo.


28 15 marzo 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

QUELLI CHE CI HANNO LASCIATO<br />

Il 21 ottobre 2010 ci ha lasciato<br />

il nostro caro<br />

Pietro<br />

Degrassi<br />

(Icio)<br />

n. 16.10.1939<br />

Annunciandone la scomparsa<br />

lo ricorda con affetto il fratello<br />

Gianni insieme alla cognata<br />

Elena e ai nipoti Fabrizio,<br />

Giampaolo e Lorenzo.<br />

Duilio<br />

Degrassi<br />

n. 28.01.1908<br />

m. 30.08.1991<br />

Elena<br />

Tinchelli<br />

Degrassi<br />

n. 19.12.1914<br />

m. 26.06.1993<br />

Dario<br />

Degrassi<br />

n. 03.07.1938<br />

m. 11.11.1957<br />

Maddalena<br />

Vascotto<br />

Vi porterò sempre nel mio<br />

cuore, con immutato amore.<br />

Il figlio, fratello e nipote Gianni<br />

unitamente alla nuora Elena e<br />

ai nipoti Fabrizio, Gianpaolo e<br />

Lorenzo.<br />

VI anniversario<br />

Luciana Bologna Vascotto<br />

n, 14.12.1939 m. 27.3.2005<br />

Il marito Lucio e le figlie<br />

Manuela e Sandra con i familiari<br />

Ti ricordano con tanto<br />

rimpianto.<br />

Maria<br />

(Ucci)<br />

Marchesan<br />

n. 14.6.1933<br />

L'8 gennaio 2011<br />

a Marano Lagunare ci ha lasciato<br />

il nostro caro<br />

Aldo<br />

Delise<br />

n. 11.6.1924<br />

Annunciandone la scomparsa,<br />

lo ricordano con affetto e rimpianto<br />

la moglie Luci, i figli Loris<br />

con Marisa e Giampaolo con<br />

Franca, le adorate nipoti Donatella<br />

e Alessia e la sorella Edda<br />

unitamente ai fmiliari tutti.<br />

Il 29 ottobre 2010 ci ha lasciato<br />

il nostro caro<br />

Bruno Carboni<br />

n. 19.9.1937<br />

Ne danno il triste annuncio<br />

la moglie Licia con la figlia<br />

Elisabetta, il genero e gli adorati<br />

nipoti e la sorella Irma con<br />

Ottavio e Maura con Marino.<br />

Il 7 febbraio a Genzano (Roma)<br />

si è spenta improvvisamente<br />

la mia amatissima moglie<br />

Maria<br />

Gabriella<br />

Liberati<br />

n. 11.3.1940<br />

ad Albano<br />

Lazialee<br />

Il 5 febbraio 2011<br />

ci ha lasciato<br />

Annunciandone la scomparsa<br />

la ricordano con tanto affetto<br />

le cugine Claudia e Silvana<br />

con Georges unitamente ai<br />

familiari tutti.<br />

49 anni di matrimonio vissuti<br />

nel bene e nel male ma sempre<br />

in perfetta armonia. Rimarrà<br />

sempre nel mio cuore.<br />

Fabio Ricasoli unitamente ai<br />

familiari tutti.<br />

Il 18 gennaio 2011 è mancato<br />

il nostro caro<br />

Giovanni<br />

Colomban<br />

n. 19.5.1927<br />

Ricordandolo con tanto affetto,<br />

ne danno il triste annuncio<br />

i nipoti Fabio e Maura e la cognata<br />

Nerina.<br />

L’8 novembre 2010 A Monfalcone<br />

ci ha lasciato<br />

Vilma<br />

Del Gos<br />

ved.<br />

Benvenuto<br />

n. 20.11.1921<br />

a Cherso<br />

Dandone il triste annuncio<br />

la ricordano con rimpianto i<br />

figli Vittorio, Sergio e Silvio<br />

(in Australia) insieme alle<br />

nuore, ai nipoti e ai parenti<br />

tutti. Un caro ricordo anche<br />

dai fratelli Giuseppe, Vittorio,<br />

Mario e Bianca unitamente ai<br />

familiari tutti.<br />

Il 22 ottobre 2010 ad Arona (NO)<br />

ci ha lasciato la nostra cara<br />

Anna<br />

Martini<br />

ved. Cerin<br />

n. 19.11.1924<br />

Con tanto rimpianto lo annunciano<br />

i figli Graziella e Giorgio,<br />

i cognati Maria e Ottavio<br />

e le nipoti Graziella, Neva e<br />

Loredana.<br />

Marino<br />

Russignan<br />

n. 23.5.1926<br />

m. 4.11.2009<br />

Lo ricordano con affetto e rimpianto<br />

la moglie Fulvia Viezzoli e<br />

il figlio Luciano unitamente alle<br />

famiglie Viezzoli e Russignan.<br />

Il 3 febbraio 2011 a Grado<br />

ci ha lasciato la nostra cara<br />

Giuseppina<br />

Corbatto<br />

in Degrassi<br />

n. 30.8.1944<br />

Ricordandoti sempre con tanto<br />

affetto e rimpianto, cara Pinucci,<br />

resterai sempre nei nostri<br />

cuori...<br />

... da tutti i familiari<br />

All'età di 97 anni<br />

il 23 ottobre 2010 a Monza<br />

è venuta a mancare la nostra zia<br />

Maria<br />

Felluga<br />

ved. Menis<br />

n. 1.4.1913<br />

I nipoti ne danno il triste annuncio<br />

a quanti la conobbero<br />

Ci scusiamo per il nome erroneamente<br />

riportato nel numero<br />

precedente.<br />

Il 28 settembre 2010 ci ha<br />

lasciato il nostro caro<br />

Bruno<br />

Perentin<br />

n. 18.10.1936<br />

Ricordandolo con tanto affetto,<br />

ne danno il triste annuncio la<br />

moglie Adriana, il figlio Stefano,<br />

la mamma Emma e i cugini<br />

tutti dall’Italia, dall’Australia e<br />

dagli Stati Uniti.<br />

dott. Livio<br />

Contento<br />

n. 4.10.1919<br />

m. 28.2.2004<br />

A sette anni dalla sua scomparsa<br />

è sempre ricordato con<br />

affetto dalla moglie Odilla, dal<br />

figlio Giorgio, dai nipoti e dai<br />

familiari tutti.


15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />

29<br />

Lidia<br />

Vascotto<br />

n. 10.6.1920<br />

m. 21.3.2008<br />

Li ricordano con immutato affetto<br />

i familiari.<br />

Una Santa Messa in suffragio<br />

sarà celebrata sabato 26<br />

marzo 2011 alle ore 18.00 nel<br />

Santuario della Madonna di<br />

Strugnano.<br />

Antonio<br />

Vascotto<br />

n. 22.12.1892<br />

m. 14.10.1973<br />

Giovanni<br />

Delise<br />

n. 2.6.1887<br />

morto in<br />

guerra<br />

1915-1918<br />

Gisella<br />

Russignan<br />

Delise<br />

n. 11.1.1891<br />

m. 1.9.1978<br />

Vilma<br />

Benvenuti<br />

n. 3.4.1920<br />

m. 20.2.2007<br />

Gabriele<br />

Delise<br />

n. 15.7.1912<br />

m. 29.7.1994<br />

Paola<br />

Lorenzutti<br />

Vascotto<br />

n. 17.2.1897<br />

m. 24.11.1967<br />

In memoria e con un caro ricordo<br />

dei <strong>non</strong>ni.<br />

Gianna Delise<br />

Nel quarto anniversario della<br />

scomparsa un caro ricordo dai<br />

figli, nipoti e parenti tutti.<br />

Maria<br />

Zaro<br />

n. Calligarich<br />

n. 18.6.1934<br />

m. 19.4.2005<br />

Nel sesto anniversario della<br />

scomparsa è ricordata sempre<br />

con affetto e dolore dal<br />

marito Elvio, dai figli Doriana<br />

e Giuliano, dal genero Massimo,<br />

dalla nuora Nadia, dagli<br />

amatissimi nipoti Giovanna e<br />

Stefano e dai parenti tutti.<br />

Nevia<br />

Gherbaz<br />

in Carboni<br />

n. 27.8.1942<br />

m. 31.1.2004<br />

È caramente ricordata dal<br />

marito Pini, dai figli Paola<br />

ed Eros con Erika e i piccoli<br />

Mattia e Aris, dalla mamma,<br />

dalla sorella, dal fratello e dai<br />

cognati.<br />

Maria<br />

Ausilia<br />

Vascotto<br />

in Carboni<br />

n. 27.9.1911<br />

m. 29.10.2002<br />

Giovanni<br />

Carboni<br />

n. 24.1.1910<br />

m. 7.5.2003<br />

Sono sempre ricordati con<br />

tanto affetto e rimpianto dai<br />

figli Pini e Lina, dal genero,<br />

nipoti e pronipoti.<br />

Elide<br />

Degrassi<br />

n. Ulcigrai<br />

n. 10.7.1917<br />

m. 26.1.2009<br />

a Grado<br />

Ciao, <strong>non</strong>na Elide, a due anni<br />

dalla tua scomparsa ti ricordiamo<br />

sempre con tanto affetto.<br />

ci manchi tanto...<br />

La Per ricordano sempre, sempre dai tuoi i nipoti fami-<br />

Nerina liari... con Tullio e Nelita.<br />

Albino<br />

Colomban<br />

(ciune)<br />

n. 21.1.1945<br />

m. 8.3.2010<br />

È passato un anno dalla tua<br />

scomparsa me sei sempre<br />

nei nostri cuori. Tua moglie<br />

Nevenka, i tuoi figli Paolo ed<br />

Elena, la nuora Sabrina, i nipoti<br />

e i parenti tutti.<br />

Giovanni<br />

Felluga<br />

(Nino del<br />

Mulin)<br />

n. 7.8.1930<br />

m. 27.2.2010<br />

Nel primo anniversario della<br />

scomparsa è ricordato con<br />

l'amore di sempre dalla moglie<br />

Mariucci, dai figli Daniele, Roberto<br />

ed Elisabetta, dalle nuore,<br />

genero e nipoti.<br />

Luigi<br />

Menis<br />

n. 8.10.1922<br />

m. 29.12.2003<br />

Maria<br />

Calligaris<br />

n. 27.7.1930<br />

m. 30.11.1996<br />

Sono sempre vivi nei nostri<br />

ricordi e nei nostri cuori. Con<br />

affetto, le figlie Novella e Nadia<br />

e i nipoti Peter, Daniela e<br />

Maja.<br />

Bruna<br />

Steffè<br />

in Degrassi<br />

n. 17.6.1939<br />

m. 9.2.2005<br />

Nel sesto anniversario della<br />

scomparsa la ricorda con affetto<br />

e rimpianto il marito Mario insieme<br />

ai figli Flavio, Cristina e<br />

Davide e ai familiari tutti.<br />

Maggiolina<br />

Russignan<br />

in Pugliese<br />

n. 23.5.1926<br />

m. 24.3.1998<br />

È ricordata sempre con tanto<br />

affetto e rimpianto dal marito<br />

Pini, dai figli Giuliano, Guido<br />

e Daniela con i rispettivi familiari.<br />

Fabio<br />

Goina<br />

n. 8.1.1923<br />

m. 26.12.1991<br />

Lo ricordano sempre con rimpianto<br />

la moglie Gemma e i figli<br />

Attilio e Alessandra assieme ai<br />

loro familiari.<br />

Vittorio<br />

Moscolin<br />

n. 19.10.1897<br />

m. 3.11.1981<br />

Palmira<br />

Moscolin<br />

Zaro<br />

n. 11.12.1905<br />

m. 27.7.1975<br />

Attilio<br />

Moscolin<br />

n. 1921<br />

m. 1942<br />

in guerra<br />

Gemma e Lucia con i familiari<br />

ricordano con rimpianto i cari<br />

genitori e il fratello Attilio,<br />

disperso durante la guerra in<br />

Africa.<br />

Alice<br />

Goina<br />

ved. Vascotto<br />

n. 16.1.1911<br />

m. 27.2.2006<br />

Sono cinque anni che ci hai<br />

laasciato. Sei sempre nei nostri<br />

cuori. Le figlie Maria, Nivia<br />

e Anita insieme con i generi,<br />

nipoti e pronipoti.


30 15 marzo 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Giovanni<br />

Degrassi<br />

n. 8.4.1902<br />

m. 26.12.1983<br />

Irma<br />

Benvenuto<br />

ved. Degrassi<br />

n. 11.1.1914<br />

m. 14.2.2001<br />

Cari genitori, siete sempre nei<br />

nostri cuori. I figli Ervina, Maria<br />

Giovanna e Claudio con il<br />

genero, la nuora e i nipoti.<br />

Francesco<br />

Degrassi<br />

n. 26.12.1909<br />

m. 20.8.1998<br />

Angela<br />

Zaro<br />

Degrassi<br />

n. 14.1.1915<br />

m. 19.1.2004<br />

Li ricordano sempre con affetto<br />

i figli Almira, Nivia e Silvano<br />

unitamente alla sorella Cosetta<br />

e ai familiari tutti.<br />

Giovanni Degrassi<br />

1898 - 1965<br />

Maria Furlan Degrassi<br />

1899 - 1966<br />

A tanti anni dalla loro scomparsa<br />

sono sempre ricordati<br />

con affetto dai figli Bruno,<br />

Mario e Mariucci insieme ai<br />

familiari tutti.<br />

PREGHIERA<br />

Quando moriranno<br />

coloro che amo<br />

Tu donami il coraggio<br />

di affidarli alle Tue mani,<br />

come ciò che si fa più fatica<br />

a donare.<br />

Accordami la forza di sperare<br />

con una speranza ardente,<br />

al di là di ogni limite,<br />

che all’alba della vita nuova<br />

Tu mi verrai incontro<br />

assieme a tutti coloro<br />

che ho perduto in Te.<br />

Giacomo<br />

Pugliese<br />

n. 17.3.1883<br />

m. 23.2.1952<br />

Maria<br />

Pugliese<br />

n. Felluga<br />

n. 25.3.1885<br />

m. 7.12.1955<br />

Con l'affetto di sempre li ricorda<br />

la figlia Nerina con la<br />

sua famiglia.<br />

Primano<br />

Pugliese<br />

n. 3.10.1916<br />

m. 14.4.1982<br />

Giustina<br />

Pugliese<br />

n. 2.4.1920<br />

m. 26.11.1995<br />

Con rimpianto li ricordano i figli<br />

Nevio, Loredano e Marino,<br />

le nuore, i nipoti, la cognata<br />

Nerina unitamente ai parenti<br />

tutti.<br />

Francesco<br />

Felluga<br />

n. 25.1.1914<br />

m. 9.11.1982<br />

Lo ricordano sempre con affetto<br />

la moglie Maria, i nipoti<br />

e la cugina Nerina.<br />

Anna<br />

Degrassi<br />

ved. Spadaro<br />

n. 12.5.1893<br />

m. 5.9.1980<br />

Romildo<br />

Pugliese<br />

(bonassa)<br />

n. 7.7.1914<br />

m. 20.3.2004<br />

Lo ricordano con affetto la<br />

moglie Vittoria, i figli Dorina<br />

con Pino e Eddy con Ida, i nipoti<br />

Sabrina, Manuel, Marco e<br />

Christian e la sorella Nerina.<br />

Violetta<br />

Pugliese<br />

ved. Copettari<br />

n. 9.12.1921<br />

m. 18.10.2001<br />

La ricordano con grande amore<br />

e rimpianto i figli Vladimiro<br />

con Rossella, Arduino con<br />

Teresa e Maria con Nino, la cognata<br />

Vittoria, la sorella Nerina<br />

con il marito Tullio, gli amatissimi<br />

nipoti e parenti tutti.<br />

Domenico<br />

Felluga<br />

n. 19.1.1882<br />

m. 29.3.1963<br />

Lo ricorda con affetto la cugina<br />

Nerina con i familiari.<br />

Mario<br />

Bologna<br />

n. 22.10.1911<br />

m. 24.1.1990<br />

Maria<br />

Ladillo<br />

Bologna<br />

n. 21.3.1913<br />

m. 2.8.1990<br />

A 21 anni dalla loro scomparsa,<br />

un affettuoso ricordo ai<br />

cari genitori dalle figlie Silva<br />

e Mirella insieme alle nipoti<br />

Arianna e Patrizia e al genero<br />

Giuliano.<br />

Mantovano<br />

Dagri<br />

n. 9.5.1904<br />

m. 2.8.1991<br />

Giuseppina<br />

Vascotto<br />

ved. Dagri<br />

n. 11.3.1909<br />

m. 6.11.1997<br />

Un affettuoso ricordo dalla<br />

nuora Silva insieme ai nipoti e<br />

ai familiari tutti.<br />

Flora<br />

Goina<br />

n. Delise<br />

n. 22.7.1905<br />

m. 26.2.1982<br />

Pietro<br />

Goina<br />

n. 6.6.1901<br />

m. 10.10.1973<br />

Sono ricordati con tanto affetto<br />

dai figli Lida, Dorina e Duilio<br />

con i loro familiari.<br />

Giusto<br />

Chelleri<br />

n. 29.07.1908<br />

m. 28.05.1990<br />

in Canada<br />

Giuseppina<br />

Chelleri<br />

n. 17.03.1905<br />

m. 09.10.1996<br />

in Canada<br />

Un affettuoso ricordo dei cari<br />

genitori dal figlio Elvio unitamente<br />

ai familiari tutti.<br />

Come l’erba<br />

i nostri giorni<br />

passano:<br />

tu, Signore,<br />

sei per sempre.<br />

liturgia


15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />

31<br />

Virgilio<br />

Vascotto<br />

n. 8.2.1906<br />

m. 28.1.1963<br />

Maria<br />

Cociancich<br />

Vascotto<br />

n. 30.8.1911<br />

m. 30.12.2006<br />

Li ricordano con affetto la<br />

figlia Miranda, i nipoti Daniele<br />

e Riccardo con i familiari e il<br />

genero Dario.<br />

Maria<br />

(Ucci)<br />

Vascotto<br />

Bernardi<br />

n. 3.4.1935<br />

m. 25.2.1993<br />

È sempre ricordata dal marito<br />

Dario, dalla sorella Miranda,<br />

dai nipoti Daniele e Riccardo<br />

con i familiari e dai parenti<br />

tutti.<br />

Claudio<br />

Bernardi<br />

n. 28.2.1945<br />

m. 7.9.2003<br />

È sempre ricordato caramente<br />

dal fratello Dario, dalla moglie<br />

Laura e dalla figlia Tiziana<br />

con Max.<br />

Luigi Delise<br />

n. 1896 m. 02.06.1962<br />

Luigia Civran Delise<br />

n. 15.11.1903 m. 14.10.1965<br />

Un caro ricordo dai figli Tarcisio<br />

e Maria unitamente ai<br />

familiari tutti.<br />

Giovanni Carboni<br />

n. 20.10.1901 m. 11.02.1972<br />

Lina Costanzo Carboni<br />

n. 26.06.1905 m. 18.03.1963<br />

A tanti anni dalla loro scomparsa<br />

sono sempre ricordati<br />

con affetto dai figli Bruno,<br />

Mario e Mariucci insieme ai<br />

familiari tutti.<br />

Bortolo<br />

Degrassi<br />

(Nino viola)<br />

n. 14.3.1921<br />

m. 21.3.2006<br />

Nel quinto anniversario della<br />

sua dipartita la moglie Lida lo<br />

ricorda sempre con rimpianto<br />

e dolore.<br />

Ettore<br />

Cocian<br />

n. 21.4.1899<br />

m. 15.8.1976<br />

Maria<br />

De Jurco<br />

in Cocian<br />

n. 7.9.1901<br />

m. 21.9.1968<br />

Li ricordano sempre con tanto<br />

affetto i figli Lida e Mario insieme<br />

alla nipote Mary con il<br />

marito e la pronipote Allison.<br />

Lucia<br />

Delise<br />

ved. Degrassi<br />

(viola)<br />

n. 9.4.1892<br />

m. 9.5.1973<br />

Antonio Degrassi<br />

n. 23.9.1887 m. 21.6.1949<br />

Sono sempre ricordati con<br />

affetto e rimpianto dai figli<br />

Luciano e Lidia insieme alle<br />

nuore e ai nipoti.<br />

Bruno<br />

Degrassi<br />

n. 22.9.1919<br />

m. 30.7.2004<br />

Lo ricordano con affetto la<br />

nuora Agata e il nipote Stefano,<br />

i fratelli, la sorella e i parenti<br />

tutti.<br />

Romeo<br />

Degrassi<br />

(viola)<br />

n. 2.2.1917<br />

m. 4.3.2003<br />

a Sydney<br />

Con dolore e rimpianto lo ricordano<br />

sempre la moglie Mira,<br />

i figli Lucio e Romeo, le nuore e<br />

i nipoti, i fratelli e la sorella.<br />

Franco<br />

Antonio<br />

Degrassi<br />

n. 27.1.1958<br />

a Trieste<br />

m. 29.2. 2008<br />

a Bregenz<br />

(Austria)<br />

Nel terzo anniversario della<br />

scomparsa lo ricordano con<br />

dolore i suoi genitori Luciano<br />

e Annamaria Richter, la moglie<br />

Irene, le sorelle Lucia e Barbara<br />

e tutti i parenti di Trieste e di<br />

Bregenz (Austria).<br />

Giulio<br />

Mondo<br />

n. 30.5.1915<br />

m. 9.1.1995<br />

Vittoria<br />

Gottinger<br />

Mondo<br />

n. 30.4.1920<br />

m. 10.4.1967<br />

Sono sempre ricordati con<br />

tanto affetto e rimpianto dalle<br />

figlie Liana e Franca insieme ai<br />

nipoti e ai parenti tutti.<br />

Maria<br />

Cerin<br />

in Dodich<br />

n. 8.2.1931<br />

m. 20.3.2003<br />

in Canada<br />

Dal Canada, con affetto e rimpianto<br />

la cara moglie e mamma<br />

Maria è ricordata dal marito<br />

Romano e dal figlio Eddy.<br />

Lucia<br />

Felluga<br />

ved. Pesaro<br />

n. 13.2.1914<br />

m. 15.3.2008<br />

Nel terzo anniversario della<br />

scomparsa la ricordano con<br />

affetto i figli Corrado e Silva<br />

unitamente ai nipoti e parenti<br />

tutti.<br />

Bruno<br />

Pesaro<br />

n. 20.3.1910<br />

m.13.10.1964<br />

Elena<br />

Fragiacomo<br />

ved. Felluga<br />

n. 13.5.1893<br />

m. 22.3.1963<br />

Giacomo<br />

Felluga<br />

n. 10.7.1888<br />

m. 13.11.1971<br />

A tanti anni dalla loro scomparsa<br />

da Corrado e Silva un<br />

affettuoso ricordo del papà<br />

Bruno e dei cari <strong>non</strong>ni Elena e<br />

Giacomo.<br />

Frida<br />

Perentin<br />

n. 8.1.1905<br />

m. 24.3.1986<br />

Beniamino<br />

Boi<br />

n. 25.9.1896<br />

m. 8.4.1983<br />

I figli Rina e Filiberto ricordano<br />

con immutato affetto i<br />

cari genitori.


32 15 marzo 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Vittorio<br />

Degrassi<br />

n. 25.8.1925<br />

m. 20.4.1974<br />

Con tanto affetto è ricordato<br />

dalla sorella Palmira, dai nipoti<br />

Bruna, Licia e Bruno e dai<br />

parenti tutti.<br />

Maria<br />

Degrassi<br />

n. Russignan<br />

n. 15.5.1879<br />

m. 24.7.1969<br />

Nicolò<br />

Degrassi<br />

n. 7.4.1876<br />

m. 3.7.1959<br />

Sono caramente ricordati dalla<br />

figlia Palmira, dai nipoti Bruna,<br />

Licia e Bruno, dai pronipoti e<br />

parenti tutti.<br />

Maria<br />

Stolfa<br />

n. 1910<br />

m. 15.11.1993<br />

È ricordata con tanto affetto<br />

dalla cugina Palmira, da Bruna,<br />

Licia e Bruno e dai parenti<br />

tutti.<br />

Duilia<br />

Degrassi<br />

in Bernuzzi<br />

Grimaldi<br />

n. 12.10.1910<br />

m. 28.6.2000<br />

È ricordata dal figlio Bruno,<br />

dalla sorella Palmira, dalle<br />

nipoti Bruna e Licia e dai<br />

parenti tutti.<br />

Albino<br />

Bologna<br />

n. 3.7.1909<br />

m. 8.9.1968<br />

È ricordato con affetto dalla<br />

moglie Palmira, dalle figlie<br />

Bruna e Licia con il marito<br />

Nicola, dai nipoti e dai parenti<br />

tutti.<br />

Capitano<br />

di Vascello<br />

Claudio<br />

Delise<br />

n. 26.4.1932<br />

m. 12.12.2006<br />

È ricordato con tanto amore<br />

dalla moglie Bruna, dai figli<br />

Barbara e Maurizio, dai nipoti,<br />

dalla suocera Palmira e dai<br />

parenti tutti.<br />

Anita<br />

Costanzo<br />

in Dapas<br />

n. 30.6.1920<br />

m. 5.5.2003<br />

Nell'ottavo anniversario della<br />

scomparsa, la ricordano sempre<br />

con tanto affetto il marito<br />

Libero e il figlio Elvio insieme<br />

ai nipoti e parenti tutti.<br />

Enrico<br />

Dapas<br />

n. 5.10.1901<br />

m. 21.12.1981<br />

Angela<br />

Pozzetto<br />

in Dapas<br />

n. 17.6.1908<br />

m. 22.12.1998<br />

Enrico<br />

Degrassi<br />

n. 1.10.1896<br />

m. 14.3.1978<br />

Eufemia<br />

Degrassi<br />

n. Dapas<br />

n. 13.9.1898<br />

m. 28.7.1983<br />

Libero ed Elvio Dapas insieme<br />

a Silvano e Mariucci Degrassi<br />

ricordano con affetto i loro cari<br />

defunti.<br />

Mario<br />

Degrassi<br />

(Adalgerio)<br />

n. 24.12.1911<br />

m. 16.07.2005<br />

a Loreto (AN)<br />

Adele<br />

Colomban<br />

n. 20.02.1918<br />

m. 12.01.1976<br />

Claudio<br />

Degrassi<br />

n. 27.01.1947<br />

m. 20.07.1993<br />

Vi ricordiamo sempre con affetto.<br />

La figlia e sorella Flori<br />

(da Roma) unitamente alla<br />

nipotina Nicolette e ai familiari<br />

tutti.<br />

Giuseppe<br />

Degrassi<br />

(nadal)<br />

m. 1958<br />

Maria<br />

Degrassi<br />

m. 1974<br />

Nivia<br />

Degrassi<br />

m. 2007<br />

Dal Canada, un caro ricordo<br />

alla mia cara mamma Maria,<br />

al mio amato papà Giuseppe<br />

e a mia sorella Nivia assieme<br />

al marito Mario Tragin. Mi<br />

mancano tanto e li ricordo con<br />

tanto amore.<br />

La figlia, sorella e cognata<br />

Mariucci Degrassi in Zacchigna<br />

unitamente ai familiari<br />

tutti.<br />

Anna<br />

Maria<br />

Calini<br />

in Zaro<br />

n. 20.7.1930<br />

m. 29.12.1986<br />

Sei sempre nei nostri cuori, tuo<br />

marito Pini e figlia Gabriella.<br />

Mario<br />

Zaro<br />

n. 31.7.1899<br />

m. 10.7.1987<br />

Elvira<br />

Colomban<br />

in Zaro<br />

n. 5.3.1902<br />

m. 4.2.1992<br />

Maria<br />

Zaro<br />

n. 1.10.1923<br />

m. 14.11.1939<br />

Liberio<br />

Zaro<br />

n. 18.8.1938<br />

m. 13.2.2000<br />

Giovanni<br />

Ulcigrai<br />

n. 26.11.1891<br />

m. 7.7.1951<br />

Elisabetta<br />

Colomban<br />

ved. Ulcigrai<br />

n. 21.12.1899<br />

m. 13.12.1983<br />

Li ricorda sempre con affetto<br />

il figlio, fratello e nipote Pini<br />

Zaro con la figlia Gabriella e i<br />

familiari tutti.


15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />

33<br />

Remigio<br />

Carboni<br />

n. 9.9.1914<br />

m. 26.6.1990<br />

Nilde<br />

Delise<br />

ved. Carboni<br />

n. 4.2.1915<br />

m. 30.5.2001<br />

Sono sempre ricordati dai figli<br />

Gigi e Annamaria con le rispettive<br />

famiglie.<br />

Lucia<br />

Depase<br />

n. 21.12.1911<br />

m. 11.6.1989<br />

Sei sempre ricordata dal nipote<br />

Piero con la sua famiglia.<br />

Norma<br />

Bacci<br />

ved. Depase<br />

n. 1.9.1909<br />

m. 5.1.2000<br />

Olivo<br />

Depase<br />

n. 21.3.1907<br />

m. 28.3.1968<br />

Siete sempre ricordati con<br />

affetto dal figlio Piero e dal<br />

nipote Luca insieme ai familiari<br />

tutti.<br />

Anita<br />

Degrassi<br />

ved. Deste<br />

n. 15.5.1916<br />

m. 11.2.2005<br />

Nel sesto anniversario è ricordata<br />

con immutato affetto dai<br />

figli Corrado e Mariacarmen,<br />

dalla nuora, genero e nipoti<br />

tutti.<br />

Morena<br />

Morsut<br />

Marina<br />

Parma<br />

Morsut<br />

Claudio<br />

Morsut<br />

A tanti anni dal tragico incidente<br />

che aveva stroncato le<br />

loro vite, un affettuoso ricordo<br />

dai fratelli, zii e cognati Umberto<br />

e Marisa Parma con le<br />

loro famiglie.<br />

Giuseppe<br />

Parma<br />

n. 16.3.1906<br />

m. 17.4.1991<br />

Lucia<br />

Parma<br />

in Parma<br />

n. 6.9.1908<br />

m. 10.10.1975<br />

Sono ricordati dai figli Umberto<br />

e Marisa con le rispettive<br />

famiglie.<br />

Roberto<br />

Dudine<br />

n. 12.8.1954<br />

m. 20.6.1985<br />

Con tanto dolore e tanto amore<br />

la mamma Rita Zampini ricorda<br />

l'amatissimo figlio Roberto<br />

e il marito<br />

Remigio Dudine<br />

(acquavita)<br />

Anna<br />

Degrassi<br />

n. Degrassi<br />

n. 6.7.1899<br />

m. 8.5.1990<br />

Giovanni<br />

Degrassi<br />

n. 26.2.1897<br />

m. 25.9.1993<br />

Silvia<br />

Degrassi<br />

n. 7.12.1923<br />

m. 18.9.1937<br />

Li ricordano sempre con rimpianto<br />

i figli Venerina, Franco e<br />

Valeria insieme ai familiari.<br />

Un caro ed affettuoso ricordo<br />

anche per la sorella Silvia.<br />

Salve<br />

Carboni<br />

in Pantarrotas<br />

n. 15.8.1937<br />

m. 21.2.2005<br />

Nel sesto anniversario della<br />

scomparsa un ricordo affettuoso<br />

dal marito Evi, dal figlio<br />

Thanassy e dalla sorella<br />

Laura.<br />

Salvatore<br />

Carboni<br />

n. 17.12.1894<br />

m. 21.3.1959<br />

Adele<br />

Derossi<br />

ved. Carboni<br />

n. 15.4.1906<br />

m. 31.1.1987<br />

A tanti anni dalla loro scomparsa<br />

li ricorda sempre la figlia<br />

Laura insieme al genero e al<br />

nipote.<br />

Prof. Luigina<br />

Rocco<br />

Valli<br />

n. 27.7.1930<br />

m. 4.2.1996<br />

Flora<br />

Bettoso<br />

ved. Rocco<br />

n. 29.8.1904<br />

m. 2.11.1994<br />

Arcangelo<br />

Rocco<br />

n. 7.9.1898<br />

m. 15.1.1965<br />

Sono ricordati con affetto dai<br />

parenti e amici.<br />

Mauro<br />

Pesaro<br />

n. 7.1.1901<br />

m. 22.3.1978<br />

Lucia<br />

Delise<br />

ved. Pesaro<br />

n. 12.8.1908<br />

m. 24.12.1997<br />

Con infinito affetto e rimpianto<br />

sono ricordati dai figli Maria,<br />

Grazia, Dorina, Elvio e Bruno<br />

e dagli adorati nipoti.<br />

Giuseppina<br />

Pugliese<br />

n. 18.11.1897<br />

m. 26.1.1988<br />

È ricordata con affetto dai<br />

nipoti.<br />

Anna<br />

Radin<br />

ved. Petrina<br />

n. 10.10.1905<br />

m. 10.8.1994<br />

Un caro ricordo dal figlio<br />

Claudio unitamente ai familiari<br />

tutti.


34 15 marzo 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Carlo<br />

Parma<br />

n. 20.3.1911<br />

m. 19.1.1985<br />

Olimpia<br />

Crevatin<br />

ved. Parma<br />

n. 24.11.1914<br />

m. 25.4.2003<br />

Sono sempre ricordati con affetto<br />

dai figli Bruno e Annamaria,<br />

dalla nuora Cristina e dal genero<br />

Dario, dai nipoti Monica, Giada<br />

e Massimiliano con le relative<br />

famiglie e dalle sorelle Bruna,<br />

Antonia e Giovanna insieme ai<br />

parenti tutti.<br />

Bruno<br />

Bressan<br />

n. 27.9.1921<br />

m. 3.5.2005<br />

Lo ricordano con affetto la<br />

moglie Antonia e i nipoti Maria<br />

Cristina e Bruno Parma e Annamaria<br />

e Dario Di Chiara con<br />

le rispettive famiglie.<br />

Vilma<br />

Degrassi<br />

ved. Moro<br />

n. 14.9.1924<br />

m. 03.03.2008<br />

A tre anni dalla sua scomparsa<br />

viene caramente ricordata dalla<br />

figlia Edda, dal genero Mario e<br />

dai nipoti Samantha, Stefania,<br />

Susanna, Alex e Valeria unitamente<br />

ai parenti tutti.<br />

Libero<br />

Parma<br />

n. 10.12.1932<br />

m. 14.1.2004<br />

Nel settimo anniversario della<br />

scomparsa è ricordato sempre<br />

con tanto affetto dalla moglie<br />

Lucia, dal figlio Alberto con<br />

Elena e la nipote Chiara, dalle<br />

sorelle e dai parenti tutti.<br />

Mario<br />

Carboni<br />

(rate)<br />

n. 25.8.1906<br />

m. 13.1.1973<br />

Cesira<br />

Vascotto<br />

in Carboni<br />

n. 14.4.1904<br />

m. 25.1.1987<br />

Sono ricordati caramente dal<br />

figlio Franco con i familiari.<br />

Walter<br />

Felluga<br />

n. 3.12.1938<br />

m. 25.4.2002<br />

Maria<br />

Grazia<br />

Carboni<br />

in Felluga<br />

n. 19.12.1942<br />

m. 8.2.1988<br />

Un affettuoso ricordo dal cognato<br />

e fratello Franco Carboni<br />

insieme ai familiari.<br />

Rita<br />

Carboni<br />

ved. Maldini<br />

n. 7.4.1920<br />

m. 26.2.2008<br />

La ricordano con rimpianto i<br />

nipoti Lucio Dudine e Nivia,<br />

Mario e Franco Carboni.<br />

Domenico<br />

Dudine<br />

(ghetto)<br />

n. 14.4.1923<br />

m. 15.4.2006<br />

a Grado<br />

Nel quinto anniversario della<br />

Tua scomparsa Ti ricordiamo<br />

sempre con affetto. La moglie<br />

Olga, i figli Ivan, Maurizio e<br />

Paolo insieme alle nuore e ai<br />

nipoti tutti.<br />

Lucia<br />

Vascotto<br />

ved.<br />

Dudine<br />

n. 1.10.1909<br />

m. 18.1.2008<br />

negli USA<br />

Luciana e Corrado insieme ai<br />

figli Mirella, Licinio e Fabrizio,<br />

ricordano con affetto la<br />

cara zia Lucia a due anni dalla<br />

scomparsa.<br />

Guerrino<br />

Dudine<br />

n. 28.1.1912<br />

m. 11.2.1977<br />

Anna<br />

Lorenzutti<br />

ved. Dudine<br />

n. 15.10.1919<br />

m. 8.6.1997<br />

Antonia<br />

Degrassi<br />

ved.<br />

Lorenzutti<br />

n. 1885<br />

m. 11.5.1969<br />

Loriana e Corrado con tanto<br />

affetto e rimpianto ricordano a<br />

parenti ed amici i cari genitori<br />

Guerrino e Anita e la <strong>non</strong>na<br />

Antonia.<br />

Mario<br />

Ulcigrai<br />

(beneto)<br />

n. 28.2.1910<br />

m. 12.11.1999<br />

Norma<br />

Degrassi<br />

Ulcigrai<br />

n. 19.9.1913<br />

m. 10.12.1976<br />

Li ricordano sempre con tanto<br />

amore il figlio Vinicio con la<br />

moglie Frida ed i nipoti.<br />

Un caro ricordo per i <strong>non</strong>ni<br />

e la zia<br />

Francesca Vascotto Dudine<br />

m. 25.1.1953<br />

Antonio Dudine (ragno)<br />

m. 13.3.1949<br />

Antonietta<br />

Troian<br />

ved. Dudine<br />

n. 29.9.1919<br />

m. 21.11.2005<br />

a Milano<br />

È ricordata con affetto e rimpianto<br />

dai figli Tiziano ed Edy<br />

con i loro familiari.<br />

Un affettuoso ricordo anche per<br />

il papà e fratello<br />

Ottavio<br />

Dudine<br />

n. 12.3.1914<br />

m. 31.7.1969<br />

Roberto<br />

Dudine<br />

n. 31.12.1940<br />

m. 20.5.2001<br />

a Milano<br />

Luigi<br />

Lugnani<br />

n. 24.9.1897<br />

m. 25.2.2001<br />

Luigia<br />

Dagri<br />

in Lugnani<br />

n. 18.9.1897<br />

m. 24.3.1980<br />

Amalia Dudine<br />

m. 27.3.1950<br />

Nel decimo anniversario della<br />

scomparsa del papà i figli Bruna,<br />

Maria, Giacinto e Giuseppina<br />

con le rispettive famiglie<br />

lo ricordano sempre con rimpianto.<br />

A tanti anni dalla sua scomparsa,<br />

un affettuoso ricordo anche<br />

alla cara mamma Luigia.


15 marzo 2011 ISOLA NOSTRA<br />

35<br />

Lucia<br />

Minozzo<br />

ved. Paoli<br />

n. 12.2.1984<br />

m. 11.3.1973<br />

Nel 38° anniversario della<br />

scomparsa è ricordata caramente<br />

dai figli Severina ed<br />

Elvio unitamente ai nipoti e ai<br />

parenti tutti.<br />

Giuseppe<br />

Li Pira<br />

n. 26.6.1922<br />

m. 10.7.1989<br />

A 22 anni dalla scomparsa un<br />

affettuoso ricordo dalla moglie<br />

Severina e dalle figlie Bianca,<br />

Bruna, Nucci e Rosy insieme<br />

ai nipoti e familiari tutti.<br />

Irene<br />

Paoli<br />

ved. Dagri<br />

n. 14.10.1925<br />

m. 18.7.2005<br />

in Australia<br />

Guido<br />

Dagri<br />

n. 3.10.1924<br />

m. 27.8.1987<br />

in Australia<br />

Un caro ricordo dai fratelli e<br />

cognati Severina ed Elvio con<br />

le rispettive famiglie e i parenti<br />

tutti.<br />

Bortola<br />

(Lina)<br />

Giassi<br />

ved. Ruzzier<br />

n. 14.9.1913<br />

m. 15.2.2010<br />

Ad un anno dalla scomparsa<br />

la ricordano con affetto e rimpianto<br />

i figli Nevio e Claudio<br />

insieme alle nuore e ai nipoti<br />

con le rispettive famiglie.<br />

Alfieri<br />

Dapretto<br />

n. 1.11.1924<br />

m. 3.3.2008<br />

Nadia<br />

Cociancich<br />

Dapretto<br />

n. 17.4.1932<br />

m. 4.1.1977<br />

Nel terzo anniversario della<br />

scomparsa del papà, i cari genitori<br />

sono ricordati con affetto<br />

dal figlio Sergio con Aurora,<br />

i nipoti, la sorella Edina e i<br />

familiari tutti.<br />

Giuseppe<br />

Dudine<br />

n. 1.8.1913<br />

m. 14.11.1974<br />

Maria<br />

Dapretto<br />

n. 18.5.1922<br />

m. 22.1.1982<br />

Un caro ricordo dai figli Loris<br />

e Flavio, dalla sorella e cognata<br />

Edina insieme ai familiari tutti.<br />

Aldo<br />

Colomban<br />

n. 18.2.1920<br />

m. 27.8.2003<br />

Lionella<br />

(Nella)<br />

Felluga<br />

ved.<br />

Colomban<br />

n. 30.11.1921<br />

m. 26.2.2008<br />

Nell'anniversario della scomparsa<br />

Li ricordano sempre con<br />

tanto amore e tanto rimpianto<br />

la figlia Giuseppina con Silvio,<br />

i nipoti Paolo con Barbara,<br />

Luca con Marilina e gli adorati<br />

pronipoti Giulia e Alessio, il<br />

fratello Mario con Lina, i nipoti<br />

e parenti tutti.<br />

Giovanna<br />

Parma<br />

ved. Viezzoli<br />

n. 29.9.1921<br />

m. 31.7.2007<br />

Sei sempre nel mio cuore. Con<br />

tanto amore, la figlia Adriana.<br />

Un affettuoso ricordo anche<br />

per la sorella<br />

Mariella Viezzoli<br />

Italo<br />

Carboni<br />

n. 12.9.1919<br />

m. 17.2.2009<br />

Nel secondo anniversario della<br />

scomparsa lo ricordano con<br />

rimpianto la moglie Lucia, il<br />

figlio Flavio con Mirella, i nipoti<br />

Alberto e Paola, il fratello<br />

Fabio, la cognata Nerina, la nipote<br />

Mariacarmen con Adriano<br />

unitamente ai parenti tutti.<br />

Gemma<br />

Dandri<br />

n. 12.7.1929<br />

m. 29.3.2008<br />

A tre anni dalla scomparsa la<br />

ricordano con immutato affetto<br />

i fratelli Antonio, Rino,<br />

Gino, Livio, Ottavio e le sorelle<br />

Alice e Mariucci unitamente<br />

ai familiari tutti. Non sarai<br />

mai dimenticata.<br />

Ada<br />

Delise<br />

Degrassi<br />

n. 11.2.1921<br />

m. 24.2.2006<br />

Giliante<br />

Degrassi<br />

n. 14.6.1918<br />

m. 8.2.1999<br />

La figlia Fiorenza insieme ai familiari<br />

tutti ricorda con affetto<br />

e rimpianto i cari genitori.<br />

Carlo<br />

Carboni<br />

n. 28.12.1920<br />

m. 30.4.1996<br />

A 15 anni dalla scomparsa Lo<br />

ricordano sempre con immenso<br />

affetto la moglie Bruna, la figlia<br />

Daniela, il genero Fabio, la<br />

cara nipote Sara e il fratello<br />

Giacomo in Australia.<br />

Mario<br />

Parma<br />

n. 13.2.1913<br />

m. 9.11.1967<br />

Lo ricordano la sorella Bruna<br />

insieme a tutti i nipoti.<br />

Silvio<br />

Contesini<br />

n. 1.1.1915<br />

m. 13.10.2004<br />

a Monfalcone<br />

Carmela<br />

Delise<br />

Contesini<br />

n. 14.2.1918<br />

m. 9.1.1981<br />

Sono sempre ricordati con<br />

affetto e nostalgia dalle figlie<br />

Graziella e Marina unitamente<br />

ai nipoti e parenti tutti.<br />

Carlo<br />

Delise<br />

n. 15.2.1913<br />

m. 26.9.1998<br />

Maria<br />

Lorenzutti<br />

n. 5.7.1913<br />

m. 12.3.2007<br />

Con rimpianto ed affetto li<br />

ricordano i figli Roberto e<br />

Luciano con le loro famiglie<br />

unitamente ai parenti tutti.


36 15 marzo 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Eraldo<br />

Marchesan<br />

n. 27.6.1920<br />

Antonietta<br />

(Etta)<br />

Delise<br />

n. 13.6.1927<br />

m. 6.5.2008<br />

Sono sempre ricordati con<br />

affetto e rimpianto dal figlio<br />

Franco e dai fratelli Anita e<br />

Sergio unitamente ai nipoti e<br />

ai familiari tutti<br />

Guido<br />

Beltrame<br />

n. 12.7.1921<br />

m. 23.1.2006<br />

Nel quinto anniversario della<br />

sua scomparsa, è sempre ricordato<br />

con tanto affetto dalla<br />

moglie Anita, dalle figlie Gabriella<br />

e Daniela con i familiari,<br />

nipoti, sorelle, cognati e parenti<br />

tutti.<br />

Antonio e Lucia Beltrame<br />

Guido e Bruno Beltrame<br />

Siete sempre nei nostri cuori.<br />

Le figlie e sorelle Anita e Caterina.<br />

Massimiliano<br />

Drioli<br />

n. 21.5.1892<br />

m. 25.4.1980<br />

Giovanna<br />

Benvenuti<br />

n. 15.4.1897<br />

m. 16.7.1983<br />

A tanti anni dalla loro scomparsa<br />

un affettuoso ricordo dal<br />

figlio Neri insieme alla nuora<br />

Rina e a tutti i nipoti.<br />

Antonia<br />

Drioli<br />

ved. Bressan<br />

n. 24.1.1911<br />

m. 13.2.2003<br />

a Brescia<br />

Emilio<br />

Bressan<br />

(talpa)<br />

n. 5.9.1909<br />

m. 2.3.1991<br />

a Brescia<br />

Sono ricordati con affetto e<br />

rimpianto dai figli Silva e<br />

Mario con Annamaria e dai<br />

nipoti Sergio e Roberto con le<br />

rispettive famiglie.<br />

Il 19 marzo ricorre<br />

il primo anniversario della<br />

scomparsa della nostra cara<br />

Anna<br />

(Ucci)<br />

Parma<br />

Bentivogli<br />

n. 26.7.1922<br />

La ricordano con tanto affetto<br />

e rimpianto il marito Eugenio,<br />

la figlia Marta con il genero<br />

Daniele e i nipoti Simone e<br />

Andrea e la sorella Renata.<br />

DALL’ESTERO<br />

Un sentito<br />

grazie a...<br />

PRO ISOLA NOSTRA<br />

DALL’ITALIA<br />

• Livio Menis (Bassano del<br />

Grappa) € 50 in memoria dei<br />

familiari defunti<br />

• Emilio Gregori (Lissone/MI)<br />

30<br />

• Flavio Costanzo (Roma) 100<br />

in ricordo dei miei cari Virgilio,<br />

Aristea e Giannina<br />

• Silva Bologna Moretti (Lodi)<br />

50 ricordando i cari defunti delle<br />

famiglie Bologna e Moretti<br />

• Antonio Bianchi (Sacile) 50 in<br />

memoria di Norma Cossetto<br />

• Evelino Pugliese (Monfalcone)<br />

20<br />

• Marina Degrassi (Abano Terme<br />

/ PD) 50<br />

• Gisella Russignan Graf (Udine)<br />

50<br />

• Filiberto Boi (Caluso/TO) 50<br />

in ricordo dei genitori Beniamino<br />

e Frida Perentin<br />

• Rosa Buscaroli (Bologna)<br />

50 in ricordo del marito Luigi<br />

Damiani<br />

• Pietro e Clara Depase (Bologna)<br />

30 in memoria di Mariuccia,<br />

Olivo e Lucia Depase e di Norma<br />

Bacci ved. Depase<br />

• Bruno Moscolin (Carpi/MO)<br />

50 in ricordo dei genitori Giovanni<br />

e Alma Marchesan<br />

• Nevia Degrassi Poletti (Stati Uniti) $ 100 in ricordo del papà<br />

Mariano, dello zio Pietro e di tutti i familiari defunti (ci scusiamo per<br />

l’errore tipografico del testo nel numero di dicembre)<br />

• Mino Favretto (Australia) $ 20<br />

• Luciana De Martin (Australia) $ 50<br />

• Mariucci Degrassi Zacchigna (Canada) $ 40 in ricordo dei genitori<br />

Maria e Giuseppe, della sorella Nivia e del cognato Mario Tragin<br />

• Lucio Degrassi (paradiso) (Stati Uniti) $ 40<br />

• Mino Favretto (Australia) $ 25<br />

• Luigia Zaro (Australia) $ 25 in ricordo del marito Giuseppe Mitteregger<br />

• Virgilio Felluga (dodolo) con Silvia (Canada) $ 50 in memoria<br />

dei cari defunti<br />

• Mario Dagri (biri) con Maria (Canada) $ 50 in memoria dei cari<br />

genitori Vittoria e Antonio<br />

• Luciano Bacci (zalo) (Canada) $ 50 in memoria dei propri cari<br />

defunti<br />

• Rosa Bacci (Canada) $ 25 in memoria del marito Giovanni<br />

• Mario Lorenzutti (grilo) con Franca (Canada) $ 50 in memoria<br />

dei propri cari<br />

• Romano e Eddy Dodich (Canada) $ 100 in ricordo della cara moglie<br />

e mamma Maria Cerin<br />

• Romano Dodich (Canada) $ 60 con il ricordo di <strong>Isola</strong> che mi è<br />

rimasta sempre nel cuore<br />

• Claudio e Mirella Depase (USA) $ 40<br />

• Antonia Crevatin (Marano/<br />

UD) 25 in memoria del marito<br />

Bruno Bressan<br />

• Bruno Parma (Varese) 25 in<br />

memoria dei genitori Olimpia e<br />

Carlo<br />

• Ivan Dudine (Aiello/UD) 10<br />

in ricordo del papà Domenico e<br />

degli zii Leda e Italo<br />

• Silva Chicco (Como) 25<br />

• Silvana Degrassi (Padova) 50<br />

in memoria dei cari defunti<br />

• Silva Bressan (Brescia) 25<br />

in ricordo dei genitori Emilio e<br />

Antonia Drioli<br />

• Maria Vezzali Depase con i<br />

figli (Genova) 50 in ricordo del<br />

marito e papà Vilno Depase<br />

• Giuseppina Colomban (Villaguardia/CO)<br />

30<br />

• Neri Drioli (Capriva/UD) 50<br />

ricordando i genitori Massimiliano<br />

e Giovanna<br />

• Italo Dagri (Arcisate/VA) 30<br />

• Ornella Gellini Prato (Ormea/CN)<br />

10<br />

• Lucia Troian Borottoli (Verona)<br />

20 in ricordo dei genitori<br />

Carlo Troian e Maria Delise<br />

• Nicolò Bressan (Terni) 100<br />

in ricordo di Giovanni Bressan<br />

(talpa)<br />

• Guerrino Clobas (Venegono/VA)<br />

20<br />

• Rina Boi (Caluso/TO) 50<br />

ricordando con affetto e tanta<br />

nostalgia i genitori Beniamino e<br />

Frida Perentin<br />

• Salvatore Chicco (Monfalcone)<br />

20 in memoria dei cari<br />

defunti<br />

• A.N.V.G.D. Venezia - 10<br />

• Flori Degrassi (Roma) 30 in ricordo<br />

dei genitori Mario e Adele<br />

e del fratello Claudio<br />

• Rita Zampini (Porde<strong>non</strong>e) 15<br />

ricordando l’amato figlio Roberto<br />

Dudine e il marito Remigio<br />

aquavita<br />

• Bruna Bologna (Venezia) 100<br />

in ricordo del marito Claudio<br />

Delise, del papà Albino e di tutti<br />

i familiari defunti<br />

• Graziella e Marina Contesini<br />

(Monfalcone) 50 in ricordo dei<br />

genitori Silvio e Carmela Delise<br />

• Severina Li Pira (Gorgonzola/MI)<br />

50 in memoria di tutti<br />

cari defunti<br />

• Marino Dudine (Preganziol/<br />

TV) 25 in ricordo dei cari defunti<br />

• Mario Bressan (S.Zeno/BS)<br />

25<br />

• Bruno Dovier (Grado) 10<br />

• Carmen Benvenuto (Roma)<br />

50 in ricordo della sorella Bruna<br />

e della cognata Maria<br />

• Dario Malosti (Roma) 40<br />

• Eliana Dellore (Roma) 20 in<br />

ricordo dei cari defunti


DA TRIESTE<br />

• Bianca e Libero Giani 20 con<br />

un grosso bacio ai cari pronipoti<br />

Filippo, Jacopo e Bianca e ai gemellini<br />

Jonathan, Owen e Evan<br />

• Renata Parma 50 in ricordo<br />

dei genitori Pina e Renato e della<br />

sorella Ucci Bentivogli<br />

• Luigina Vascotto 50 in ricordo<br />

del marito Emilio Russignan (ci<br />

scusiamo per l’errore di stampa<br />

nel numero precedente<br />

• Fiorenza Degrassi 50 in ricordo<br />

dei cari genitori Giliante<br />

e Ada Delise<br />

• Il marito Eugenio, la figlia<br />

Marta con il genero Daniele e<br />

i nipoti Simone e Andrea 500<br />

in ricordo della cara Ucci Parma<br />

Bentivogli nel primo anniversario<br />

della scomparsa<br />

• Silvana e Claudia 50 in ricordo<br />

della cugina Maria (Ucci)<br />

Marchesan<br />

• Nerio Gruber (Muggia) 25 in<br />

memoria di tutti i cari defunti<br />

• Don Italo Brazzafolli 30<br />

• Franco (da Como) e Venerina<br />

Degrassi 50 in ricordo dei genitori<br />

Anna e Giovanni e della sorella<br />

Silvia<br />

• Nerina Degrassi Pugliese 25<br />

in ricordo del marito<br />

• Fabio Delise e Gianna Sulligoi<br />

30<br />

• Sergio Costanzo (Muggia) 25<br />

in ricordo dei genitori Antonietta<br />

e Giuseppe<br />

• Alma Carboncich (Muggia) 30<br />

• I figli con i familiari 100 in ricordo<br />

dei genitori Luigi Lugnani<br />

e Luigia Dagri<br />

• Livio Degrassi 25<br />

• Mario Colmo (Muggia) 20<br />

• Nivia Delise 100 ricordando i<br />

cari genitori e i parenti tutti<br />

• Anita Mondo 25 ricordando i<br />

genitori Francesco e Carmela<br />

• Daria Stolfa 50 in ricordo di<br />

tutti i familiari defunti<br />

• Fenny (<strong>Isola</strong>) € 20<br />

• Antonio Russignan e Nella<br />

Degrassi 200 in ricordo dei<br />

rispettivi genitori e di tutti i familiari<br />

defunti<br />

• Caterina Colomban 50 in<br />

ricordo del marito Giovanni, dei<br />

genitori Anna e Francesco e del<br />

fratello Bruno<br />

• Franco Carboni 50 in ricordo<br />

dei genitori Mario e Cesira, della<br />

sorella Maria Grazia e dei familiari<br />

tutti<br />

• Nino, Nilva e Roberta 50 in<br />

ricordo dei genitori e <strong>non</strong>ni Lucia<br />

Ulcigrai e Giovanni Mendella<br />

• Vinicio Ulcigrai 30 in memoria<br />

dei genitori Mario e Norma<br />

• Tullio Pardo 30<br />

• Maria Cristina e le figlie<br />

Barbara e Donata con il genero<br />

Renato 50 in ricordo dei genitori<br />

e <strong>non</strong>ni Evelina e Nicolò<br />

• Annamaria Degrassi 50 in<br />

ricordo del marito<br />

• Luciano Carlin 40<br />

• Famiglie Pesaro e Venturini<br />

50 ricordando con affetto Luigina,<br />

Flora e Angelo Rocco<br />

• I figli € 50 ricordando con affetto<br />

Lucia e Mauro Pesaro<br />

• Famiglie Pesaro e Venturini<br />

20 ricordando con affetto la zia<br />

Pina Pugliese<br />

• Dino Vascotto e famiglia 70<br />

i ricordo dei genitori Costante e<br />

Maria<br />

• Milvia Codellia € 40<br />

• Gianni Degrassi 40 in memoria<br />

dei genitori Duilio ed Elsa e<br />

dei fratelli Dario e Pietro<br />

• Bruno Viezzoli 20 in memoria<br />

dei genitori<br />

• Nevio Vascotto (ciciola) 30<br />

• Edda Moro 10 in ricordo della<br />

mamma Vilma Degrassi<br />

• Mariacarmen Deste 30 in<br />

ricordo della mamma Anna<br />

Degrassi<br />

• Tarcisio Delise 20 in memoria<br />

dei cari defunti<br />

• Claudio Petrina 50 in memoria<br />

della mamma Anita Radin e<br />

dell’amico Sergio Fragiacomo<br />

• Dorina Vascotto 30 in memoria<br />

dei genitori Pietro e Flora<br />

• Bruno e Lucia Degrassi 50<br />

in ricordo dei genitori e suoceri<br />

Giovanni e Maria e di tutti i<br />

familiari defunti<br />

• Corrado e Loriana Dudine<br />

20 ricordando i genitori e tutti i<br />

cari defunti<br />

• Famiglie Bologna e Costanzo<br />

50 in memoria dei familiari<br />

defunti<br />

• Luigia Chicco Beltrame 30 in<br />

ricordo dei cari defunti<br />

• N/N € 25<br />

• Maria Degrassi (Quintina) 25<br />

in ricordo del marito, della figlia,<br />

del genero e dei parenti tutti<br />

• Renata Pugliese 25<br />

• La figlia Marisa con i familiari<br />

50 in ricordo dei genitori<br />

Giuseppe e Caterina Dandri (+<br />

in Costarica)<br />

• Mario Drioli (Muggia) 50 in<br />

ricordo dei genitori Albano e<br />

Giulia Poli<br />

• Alessandra Norbedo 10<br />

• Laura Carboni 50 in ricordo<br />

dei genitori e della sorella Salve<br />

• Le figlie Almira e Nivia 40 in<br />

ricordo dei genitori Francesco<br />

Degrassi e Angela Zaro<br />

• Cosetta Zaro 20 in memoria<br />

della sorella Angela e di tutti i<br />

cari defunti<br />

• I familiari 50 in ricordo del<br />

caro Aldo Delise<br />

• Lucia Carboni 50 in memoria<br />

del marito Italo<br />

• Alma e Paolo Codiglia 25<br />

in ricordo del marito e papà<br />

Gualtiero<br />

• Lida Degrassi 50 in memoria<br />

del marito Nino viola, dei geni-<br />

tori, suoceri e del nipote Franco<br />

Antonio Degrassi<br />

• La moglie Licia e la sorella<br />

Irma 120 in ricordo del caro<br />

Bruno Carboni e dei genitori<br />

Anna e Antonio<br />

• Franca e Liana Mondo 30<br />

in memoria dei genitori Giulio<br />

e Vittoria<br />

• Dario Bernardi 20 ricordando<br />

la moglie Ucci, il fratello Claudio<br />

e tutti i cari defunti<br />

• La moglie Nevenka 20 in<br />

ricordo del marito Albino Colomban<br />

(ciune)<br />

• La moglie Mariucci 20 in<br />

ricordo di Nino Felluga e di tutti<br />

i cari defunti<br />

• Mario e Carmela Vascotto<br />

30<br />

• Bruna Parma 30 in ricordo<br />

del marito Carlo e del fratello<br />

Mario<br />

• Romana Menis 20 in ricordo<br />

del marito Olivo (+ 3 marzo<br />

2008)<br />

• Silva Bologna 25 in memoria<br />

dei genitori Mario e Maria<br />

Ladillo<br />

• Roberto e Luciano 50 in ricordo<br />

dei genitori Carlo Delise<br />

e Maria Lorenzutti<br />

• Libero Dapas 50 in ricordo di<br />

tutti i familiari defunti<br />

• Mirella Bologna 25 in memoria<br />

dei cari defunti<br />

• Silva e Corrado Pesaro 50 in<br />

ricordo dei genitori e dei <strong>non</strong>ni<br />

• Lucio, Manuela e Sandra<br />

Vascotto 50 in memoria della<br />

moglie e mamma Luciana Bologna<br />

Vascotto<br />

• La <strong>non</strong>na Luciana Bologna<br />

Vascotto è tanto ricordata dalle<br />

nipoti - € 20<br />

• Elvio Zaro 40 in ricordo della<br />

moglie Maria Calligarich e di<br />

tutti i cari defunti<br />

• Michele Delise 15 in ricordo<br />

del <strong>non</strong>no Adalgerio Delise (+<br />

26 gennaio 2011)<br />

• Lida, Dorina e Duilio Goina<br />

50 in ricordo del cugino Adalgerio<br />

Delise<br />

• Lucia Degrassi 20 ricordando<br />

il marito Libero Parma<br />

• Fabio Moscolin 20 in memoria<br />

dei familiari defunti<br />

• Stelio, Elida e Gianna 50 in<br />

ricordo della mamma Vilma<br />

Benvenuto<br />

• Mario Degrassi 50 in ricordo<br />

della moglie Bruna Steffè<br />

• Pini Pugliese 20 in memoria<br />

della moglie Maggiolina Russignan<br />

• Fabio Vascotto 50 ricordando<br />

i genitori Giuseppe e Palmira e<br />

la zia Palmira<br />

• Maria Benvenuti 25 in memoria<br />

della cognata Bruna Benvenuto<br />

ved. Sergas<br />

• Maddalena Lorenzutti 25<br />

in memoria della cugina Bruna<br />

Benvenuto ved. Sergas<br />

• Maddalena Lorenzutti 25 in<br />

ricordo del marito Duilio<br />

• Nerina Colomban 50 in memoria<br />

del cognato Giovanni Colomban<br />

e di tutti i cari defunti<br />

• Nadia Zaro 35 in ricordo del<br />

cugino Giovanni Colomban e di<br />

tutti i cari defunti<br />

• Anita Vascotto (dela mora)<br />

con Lino e Nicoletta 30 ricordando<br />

la mamma Alice Goina<br />

• Annamaria Derossi 50 ricordando<br />

i genitori Felicita Carboni<br />

e Fortunato Degrassi<br />

• Oscar e Clara Dudine 50<br />

in memoria di tutti i familiari<br />

defunti<br />

• Lina e Pini Carboni 50 in<br />

ricordo della cara Nevia e dei<br />

genitori Ausilia e Giovanni<br />

• Adriana Viezzoli 20 ricordando<br />

la mamma e la sorella<br />

• Ottavio e Mariucci 50 in ricordo<br />

ella sorella Gemma Dandri<br />

• Gemma Moscolin 50 in ricordo<br />

del marito Fabio Goina, dei<br />

genitori e del fratello<br />

• Edina Devescovi Dapretto<br />

25 in memoria di tutti i cari<br />

defunti<br />

• Nadia Deste Cossutta<br />

(S.Croce) 25<br />

• Violetta Chicco e Maria Ferro<br />

50 in ricordo del caro amico Nino<br />

Vascotto (pistola) (+ dicembre<br />

2010 negli Stati Uniti)<br />

• A.B. € 15<br />

• Luciana Dapas 50 in ricordo<br />

del marito Bruno Lorenzutti<br />

• Anita e Carlo Vascotto 50 in<br />

memoria dei propri cari defunti<br />

• Nella Depase 50 in memoria<br />

dei cari defunti<br />

• Rosalba e Clara Troian 100<br />

ricordando i genitori Albino e<br />

Bruna<br />

• Nerina Pugliese Bordato 50 in<br />

memoria dei familiari defunti<br />

• Franco Marchesan 25 in memoria<br />

dei genitori Eraldo e Etta<br />

• Anita Marchesan ved. Beltrame<br />

con le figlie 25 in ricordo del<br />

marito e papà Guido<br />

• Anita e Caterina Beltrame 50<br />

in ricordo dei genitori Antonio<br />

e Lucia e dei fratelli Guido e<br />

Bruno<br />

• Odilla Za<strong>non</strong> 50 in ricordo del<br />

marito dott. Livio Contento e di<br />

tutti i cari defunti<br />

• Giuseppina Colomban 50 in<br />

memoria del papà Aldo e della<br />

mamma Nella Felluga<br />

Il nostro grazie a tutti gli isolani che con la loro generosità<br />

permettono l’uscita costante del nostro giornale<br />

e la continuazione delle nostre iniziative per ricordare<br />

la storia del nostro paese e mantenerne vive le tradizioni<br />

a tanti anni dall’Esodo. Ancora grazie.


<strong>Isola</strong>, 1953 – Davanti all’ingresso della scuola<br />

di via Besenghi i bambini e le bambine della<br />

terza classe elementare.<br />

Tra gli altri, in prima fila in basso: Liliana Sau,<br />

Fiorella Verk, Laura Perentin e Mariuccia Vascotto.<br />

In seconda fila: Livia Zaro, Sandra Vascotto,<br />

? Vittori, Nevio bonassa, Lucio Degrassi.<br />

In terza fila: Lilia ?, Nadia Vittori e Loredana<br />

Tog<strong>non</strong>. In quarta fila: Nerina Marchesan, Marsilvia<br />

Carboni (che ha inviato la foto), Bruno<br />

Costanzo e Gino Bembich. Nell’ultima fila,<br />

insieme alla maestra, Livio Deste e Gianni ?.

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