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lità e le dinamiche. Si è cercato di spostare<br />
sulle cifre il compito di spiegare<br />
il senso di una persecuzione. E’ ora di<br />
smettere di nascondersi e affrontare con<br />
coraggio la sostanza del problema. Si<br />
deve dire chiaramente che questa tragedia<br />
fu un insieme di azioni terroristico-militari<br />
per eliminare quanti erano<br />
contrari all’annessione alla Jugoslavia,<br />
alla slavizzazione forzata e al regime di<br />
Tito, come ricorda il sen. Leo Valiani<br />
che in un’intervista al Corriere della Sera<br />
del 21/8/96 disse: “Non ho mai<br />
smesso di deplorare l’eccidio di italiani<br />
nelle foibe e<br />
anche fuori dalle<br />
foibe: tutti<br />
quei morti per<br />
estirpare l’italianità<br />
delle<br />
città della Venezia-Giulia.<br />
Io<br />
sono di Fiume,<br />
quanti miei<br />
concittadini furono<br />
vittime di<br />
quell’orrore.<br />
Ammazzarono<br />
fascisti e antifascisti,<br />
ma anche<br />
tanti apolitici<br />
con la sola colpa<br />
di essere italiani”.<br />
Si trattò di uno<br />
dei punti più<br />
acuti delle tragedie<br />
del ‘900, secolo in cui il totalitarismo<br />
ha seminato milioni di vittime per<br />
odio etnico e ideologico dispensato a<br />
piene mani. Fra le tragedie di quel “secolo<br />
del male” vi è anche l’eliminazione<br />
nelle foibe, espressione di un nazionalismo<br />
violento coperto dal silenzio<br />
dello Stato e legittimato da interessi di<br />
parte dai quali ancora oggi troppi non<br />
riescono a prendere le distanze. A riprova,<br />
se mai ve ne fosse ancora bisogno,<br />
che ieri non sapeva chi non voleva<br />
sapere, chi era anti ciò che gli faceva<br />
comodo o gli conveniva, ma non era<br />
certo anti-totalitario. Oggi pure.<br />
Per anni su questi problemi è stato calato<br />
un tragico silenzio: ma la storia fatta<br />
di silenzi, di falsificazioni, di mistificazioni<br />
non è maestra di vita, non aiuta<br />
a capire. Ricordare tutta la storia, anche<br />
gli episodi più scabrosi, più tormentati<br />
o vergognosi significa educare<br />
i giovani alla conoscenza il più possibile<br />
obiettiva, all’eliminazione delle<br />
censure, alla comprensione delle ragioni<br />
dell’altro. La Scuola italiana è stata<br />
colpevolmente carente, i libri di testo<br />
hanno taciuto, con qualche lodevole eccezione,<br />
fino a questi ultimi anni o ne<br />
hanno parlato in modo volutamente falso<br />
e distorto. Del resto è ormai chiaro<br />
a tutti che si sono usati due pesi e due<br />
misure nell’analisi delle pagine più dolorose<br />
e vergognose della storia del<br />
‘900.<br />
Non si sono valutati i fatti ma si è condannato,<br />
ignorato o elaborato pretestuose<br />
costruzioni concettuali giustificazioniste<br />
a seconda di chi avesse commesso<br />
certe azioni.<br />
Con questa legge si<br />
ricorda un capitolo<br />
doloroso, che era<br />
stato rimosso dal<br />
ricordo collettivo:<br />
si comincia a scrivere<br />
una pagina<br />
bianca e a correggere<br />
vergognose<br />
storture.<br />
Il Presidente<br />
Ciampi in visita a<br />
Trieste nel febbraio<br />
del 2000 si recò al-<br />
Le foibe<br />
di Ada Tansini<br />
In questo mese di febbraio è stata<br />
celebrata la “giornata del ricordo”<br />
per commemorare le vittime delle<br />
foibe, le stragi compiute contro gli italiani<br />
dall’esercito jugoslavo nelle regioni<br />
di confine tra l’autunno del ‘43<br />
ed il ‘45.<br />
Forse a distanza di tanti anni i ricordi<br />
ragionati prendono finalmente il via al<br />
posto dei rancori. La giornata è stata in<br />
genere ispirata a sentimenti di conciliazione<br />
e di dialogo, ma senza rinunciare<br />
a capire il perché di quelle efferatezze:<br />
conseguenze di ideologie razziste<br />
di regimi dittatoriali.<br />
L’accento è stato posto sulle sofferenze<br />
di Istriani, Fiumani e Dalmati costretti<br />
all’esodo.<br />
Solo il ricordo di ciò può impedire alle<br />
foibe di ripercorrere la stessa strada<br />
dell’odio. Ricordando che le foibe sono<br />
state una tragedia italiana ed europea<br />
ora l’Italia democratica può affrontare<br />
la rilettura della sua storia senza<br />
che nessun episodio possa essere<br />
15<br />
le foibe di Basovizza che definì “una<br />
orribile manifestazione di violenza da<br />
esecrare e da non dimenticare”. Autorevoli<br />
ed illuminate parole sulle quali<br />
spero vogliano riflettere tutti gli ammalati<br />
di negazionismo, soprattutto se autori<br />
di libri di testo e docenti. Se rievocare<br />
gli errori deve servire a non ripeterli,<br />
perché dopo tanti anni ci si ostina<br />
a tacere, a minimizzare, a falsificare una<br />
parte di storia che ci riguarda così da vicino?<br />
Scrivere quella pagina per comprendere<br />
come e perché sia successo significa<br />
rendere onore alle vittime, elaborare<br />
una memoria condivisa del passato senza<br />
la quale non si creano le premesse per<br />
una reale comune identità nazionale. Significa<br />
anche educare alla verità e superare<br />
i vizi ideologici che rendono ciechi<br />
e stolti.<br />
E’ pur vero che il grembo che partorisce<br />
l’idiozia è sempre fecondo, ma facciamo<br />
in modo di limitare il più possibile<br />
le nascite, o almeno di correggere<br />
in fase di sviluppo. ■<br />
Le foto sono di Angelo Sgualdino<br />
utilizzato come strumento nella lotta<br />
politica quotidiana.<br />
Il silenzio è durato troppo a lungo.<br />
L’impegno di tutti deve essere quello<br />
di ricordare , non per rinnovare i contrasti<br />
ma per costruire insieme le ragioni<br />
forti di un reciproco riconoscimento.<br />
Il ricordo deve servire per fare<br />
luce sulla verità e non per fare propaganda<br />
ai partiti politici. L’Azione Giovani<br />
ha indetto nell’occasione una manifestazione<br />
per spiegare a chi non sa<br />
che le foibe sono le cavità carsiche dove<br />
furono uccisi decine di migliaia di<br />
italiani, vittime dei partigiani comunisti<br />
del Maresciallo Tito.<br />
Una pagina triste e poco ricordata nella<br />
storia italiana, questa, sulla quale la<br />
prima Repubblica ha steso un velo.<br />
Si tratta invece di consegnare alla storia<br />
un momento drammatico che deve<br />
fare ancora molti conti con il suo passato<br />
per aprire un ciclo di incontri, dedicati<br />
ad eventi dimenticati. ■