014-022 Trieste:test (4 pagine)

inchiesta/le città del vento italiane: 2-Trieste
Mauro Pelaschier di fronte a Piazza
Unità sul Feather 14, gioiellino del
Cantiere Alto Adriatico. Con lui
Federico Lenardon, progettista del
Feather e allievo di Carlo Sciarrelli
QUI PRIMI IN ITALIA
NEL RAPPORTO
VELISTI/POPOLAZIONE
QUI VIVE
UN TESSERATO FIV
OGNI 10
QUI 8 BARCHE SU 10
SONO A VELA.
MEDIA ITALIANA: 2
FOTO PACE (CAA)

Vela nel sangue
È quella dei ragazzi, i muli, che tra Monfalcone a Muggia crescono insieme alle loro barche.
Tra colpi di Bora e lievi brezzoline, ecco perché quassù il mare fa davvero parte della vita
di MICHELE TOGNOZZI
La prima volta che un triestino sente parlar di vela è da piccolo. Dai
genitori o da amici, non importa, perché tutto avviene in dialetto,
la lingua dell’istinto. Semplice e immediato. Il timone diventa
timòn, il gennaker frullòn e così via. Andemo muli. Dai, ragazzi, in mare e
via. Con Scirocchetto leggero o quella Bora che ti spacca le ossa e fa
gemere le ordinate, che è un po’ la stessa
cosa, visto che uomini e barche a Trieste
sono due accezioni dello stesso concetto.
Impossibile parlare di vela in Italia senza
conoscere questa splendida città. Qui,
nello sbocco al mare della Mittleuropa,
Piazza Unità meriterebbe di vedere perennemente
issato il tricolore con le Repubbliche
Marinare a fianco dello stendardo
rosso-alabardato sull’asburgico Palazzo del
Comune. Da lì lo sguardo fugge nel Golfo.
Poi, attraverso l’Adriatico, da una parte la
Serenissima e dall’altra il Quarnero, con la
Dalmazia dalla storia contorta, arriva nei mari di tutto il mondo, dove
i capitani e i marinai triestini hanno portato la loro sapienza nautica.
Arte antica, quindi. Terdoslavich, Cosulich, ma l’elenco è infinito.
«Trieste ha con il mare un rapporto antico», spiega Fulvio Molinari,
giornalista e scrittore, che è un po’ la memoria storica della Trieste nautica,
«da quando “piccolo paese di pescatori pirati” è diventata città
grande e moderna. È accaduto nella seconda metà del ‘700, con gli
editti imperiali che proclamavano la libera circolazione delle merci in
Adriatico e dichiaravano Trieste porto franco. Il rapporto di Trieste, ma
anche della costa istriana e dalmata, con il mare, è definito e segnato
dalla natura stessa dei luoghi: città e paesi chiusi tra l’acqua e gli impervi
sentieri che s’inerpicano su altopiani e montagne di sterpi e sassi. Per
muoversi e comunicare, triestini,
istriani e dalmati non potevano
che scegliere la via del mare».
Chiaro il concetto: da queste parti
ci si muove meglio per mare che
per terra. Qui e solo qui diventa
facile parlar di vela con la certezza
di essere capiti da chiunque.
Qualunque mezzo galleggiante
con una vela issata ha pari dignità,
sia essa la passera di Lussino,
lunga 6 metri, o lo splendido
maxi da regata. Il modo migliore
per capirlo è mischiarsi alla folla
che assiste alla Barcolana, alle sfide
a match race della Nation’s Cup o
Numeri doc
8.641 tesserati Fiv nel 2007
32 circoli velici
0,72% Tesserati per abitanti (la
più alta in Italia)
24% juniores tra i tesserati Fiv
(dato più alto d’Italia)
208 imprese nel settore nautico
da Grado a Trieste
6.000 posti barca in provincia
di Trieste e Gorizia
8,5% contributo nautica al Pil
a qualsiasi altro evento dalle Rive (se non siete mai stati a Trieste, mancanza
grave per chi ama la vela: sono le banchine di fronte al centro, tra
il Molo Audace e la zona dei circoli). Giovani e bambini, vecchi o adulti,
tutti sanno di vela, e non per sentito dire ma per antica o fresca pratica:
virate e manovre, buoni e scarsi, barche leggere o pesanti. Sempre
Generazioni veliche
a Trieste: Pelaschier
con i “muli”
Bressani e Pitacco
FOTO MILETTI
un commento puntuale, mai un giudizio
sopra le righe. Così, quando si partecipa a
una regata a Trieste, in qualunque classe.
L’ospitalità per chi viene per mare è assoluta.
Alla Triestina della Vela hanno anche
l’antica tradizione di offrire cuccette per
dormire nelle barche in porto a chi vien
da fuori. La gentilezza è pari alla competenza
e alla passione, in interminabili
chiacchierate davanti a uno sprizz o a un
buon bianco istriano. La Bora non spaventa,
tutt’altro. Anche con il mare bianco c’è
sempre una zona, sotto al faro della Vitto-
ria, dove i ragazzini in Optimist possono allenarsi. Piccole paperelle in
fila indiana che dall’Adriaco, dalla Vela o dalla Lega Navale vanno ad
apprendere l’antica destrezza di padri e nonni. «Come ho iniziato ad
andare in barca?», ci racconta Giovanna Micol, triestina, prodiera del
470 azzurro di Giulia Conti, «facile, il pulmino della Società Pietas
Julia di Sistiana ci passava a prendere tutti i pomeriggi dopo la
scuola, un bel gruppo di amici e via, uno sport come un altro,
senza nessuna complicazione se non la sicurezza, per i nostri genito-
Bora a 25 nodi verso il castello di
Miramare, soffia dal Carso, da ENE,
con frequenza del 35 per cento. Le
brezze da NW sono assai leggere. Nel
riquadro: Fulvio Molinari a Barcola
MAGGIO 08 FARE VELA 15

FOTO YC ADRIACO
inchiesta/le città del vento italiane: 2-Trieste
(190)
Monfalcone (222)
0 0
(414) 0
0
(1050)
0
(315)
0 Sistiana
(50)
0
(600)
Baia di
Panzano
Svoc Monfalcone
1933, 478 soci
(99 juniores)
Dizionarietto
Poja Poggia
Poja te mus Poggia asino
(dispregiativo)
Poja te Lidia Poggia un po’
(usato per primo da Mauro
Pelaschier)
Orza te Lidia Orza un po’
Mola Lasca
Zoo Spi Ammaina spi
Scudelar Orzare da sottovento
Frullòn Code Zero
Diamantìn Jumper
Terzarioi Terzaroli
Orece de mus Andatura in
poppa a farfalla
Efeto scovazera Quando i
primi per bonaccia si fermano
e gli altri li raggiungono
Scoltè il timonier Ascoltare
gli ordini del timoniere e zitti
Mola el fero Giù l’ancora
Parangal Boetta di polistirolo
dei pescatori
Cokal Gabbiano
Timòn Timone
Cazo mi Cazzo io
Za che te son Già che ci sei
Questo dizionarietto velico
triestino-italiano è stato
scritto da Lorenzo Bressani
16 FARE VELA MAGGIO 08
Aurisina
(30) 0
(100) 0
Yc Cupa
1985, 205 soci
(115 juniores)
(370)
ALTRI CIRCOLI
0
- Yacht Club Hannibal - Società Triestina Sport del Mare
- Sirena Club Nautico Triestino - Circolo Velico Duino
- Sezione Nautica Aurisina - Società Nautica Laguna
- Società Nautica Tavoloni - Nautica Grignano
- Amici del Mare - Polisportiva San Marco - Lni Monfalcone
- Diporto Nautico Sistiana - Marina San Giusto Yacht Club
- Yacht Club Porto San Rocco
Golfo di
Trieste
Sn Pietas Julia
1886, 339 soci
240 aggregati
(36 juniores)
Miramare/Grignano
(270) 0
(70)
Barcola0
(300)
(525) 0 0
Muggia
Sv Barcola G.
1969, 598 soci
(127 juniores)
0
Trieste
Porto industriale
0
(60) 0
(440)
(626)
0 (600)
(50) 0
Yc Adriaco
1903, 723 soci
(133 juniores)
Cdv Muggia
1948, 285 soci
(109 juniores)
ri, di essere gestiti da persone
esperte e capaci». La crescita velica
è facile. Muggia, anzi Muja,
l’ultimo comune d’Italia a est,
con soli 13.000 abitanti, vanta
la più alta densità nautica del
Belpaese: due porti, due circoli,
velerie, cantieri. Non è un caso
che un campione come Vasco
Vascotto sia nato qui. Basta
andarci per capire come, per arrivare a Trieste, al di
là della Baia e contro la Bora, il mezzo più rapido sia
la barca a vela. Ovviamente la cittadina al confine
con la Slovenia ha un sindaco velista, Nerio Nesladek,
che non si perde una regata. E più su, a Monfalcòn?
Guai a chiamarli triestini, ma la stirpe dei
Pelaschier, Annibale, Adelchi, Mauro e Margherita,
parla chiaro. La Società Velica Oscar Cosulich,
S. Triestina Vela
1923, 523 soci
(168 juniores)
Lni Trieste
1919, 176 soci
(59 juniores)
Tra parentesi, e in rosso,
il numero dei posti barca
in acqua nei porti tra
Monfalcone e Muggia
Qui i primi bordi arrivano presto,
come per Martino e Clelia su questa
passera istriana. In alto: la sede dello
Yc Adriaco e la Sv Oscar Cosulich di
Monfalcone. A destra: Giorgio Brezich,
presidente della Triestina della
Vela, vele Olimpic e Snipe, un classico
a Trieste; Sorella durante la Settimana
Velica d’epoca dell’Adriaco
FOTO TACCOLA
nata nel 1933 come dopolavoro
dei lavoratori dei grandi cantieri
navali, è qualcosa di più di un circolo,
è un pezzo di storia locale.
Lì invece che a bocce si giocava
ad andare in barca. E proprio una
passeggiata da Pepi Sciavo, la tipica
osteria di bolliti appena dietro
Piazza Unità, in compagnia di
Mauro Pelaschier, l’azzurro di
Finn, timoniere di Azzurra e
capitano di mille regate, ci dimostra
come lui, a Trieste, sia una
vera star. Le generazioni s’inseguono
e il ricambio è continuo.
La stirpe si è rafforzata nei contatti
del passato con i lussiniani (il
grande Straulino per tutti), i
quarnerini che portavano su fino
a Trieste le belle barche costruite
a regola d’arte. Già Luigi De
Manincor era parte dell’equipaggio
di Italia, l’8 metri oro olimpico
con Leone Reggio nel 1936.
Frequentando le regate in giro
per l’Italia, si scopre che i furgoni
dell’Adriaco, il circolo più
blasonato della città fondato
nel 1903, della Triestina della
Vela, della Barcola Grignano,
del Circolo della Vela Muggia,
dello Yacht Club Cupa, della
Pietas Julia, società esule da
Pola, sono sempre presenti.
Facile riconoscerli: i ragazzi sono
in gruppo, sembrano divertirsi un
mondo e parlano sempre nel loro
dialetto, idioma velico spassoso
che ti fa pensare che nel loro
biberon un po’ d’acqua salata ci
deve pur essere stata.
Al di là dei cromosomi (velici),
perché a Trieste è così facile far
vela? Lo abbiamo chiesto a Giorgio
Brezich, presidente della
Società Triestina della Vela, della
XIII Zona Fiv (il Friuli Venezia
Giulia), nonché regatante di ottimo
livello, una dozzina di volte
campione italiano Snipe. «Abbiamo 32 società,
con una fortissima tradizione, ben strutturate
e frequentate tutto l’anno», spiega, «proprio
questo è un dato importante, da noi i circoli
sono frequentati per 365 giorni all’anno, non
sono un fatto stagionale. Ciò consente di tenere
vicini i giovani, di instradarli, di avere un personale
competente tutto l’anno. Abbiamo molte agevola-

zioni per i soci atleti, il fatto di
essere in città ci porta a vivere il
circolo, o meglio la “Società”
come diciamo noi, in tutti i suoi
aspetti. Anzi, quasi tutti i circoli
triestini hanno messo nel loro statuto
che per far parte della Società
bisogna anche essere tesserati
Fiv, non solo, nei nostri attracchi
accettiamo solo barche a vela».
Trieste mecca del velista, quindi?
Decisamente, visto che la distesa di alberi nel Bacino della Sacchetta e
nell’adiacente Marina di San Giusto arriva alle 2.000 unità. Par di essere
ad Auckland o a La Rochelle. La Triestina ha 523 soci ordinari e 168
tra juniores e cadetti. L’Adriaco 723 più 133 giovani. La Barcola Grignano
598 soci e 135 juniores. Muggia rispettivamente 285 e 110.
Numeri enormi, se paragonati alla popolazione. I tesserati del Friuli
Venezia Giulia sono 8.641 nel 2007 (erano 8.376 nel 2006), ovvero
il 10 per cento del totale nazionale. Trieste e dintorni sono
quindi nettamente i primi nel rapporto tesserati vela/abitanti. Il
23 per cento del totale è costituito da juniores e cadetti. Un
Bravi ragazzi...
Lorenzo Bressani, campione triestino, racconta il suo
esordio in barca: «La mia prima vela è una favola.
Ancora non camminavo che i miei genitori mi portarono
sulla loro barca, uno Sheriff di 6 metri: per ore
LORENZO BRESSANI
stavo a prua a guardare gli spruzzi che produceva
con le onde. Da lì a poco arrivò il mio primo Optimist,
di legno, come regalo per la comunione, e mi
ricordo che nell’uscire dal canale, appena varato, mi
imbrigliai sulle tirelle delle barche ormeggiate fino a
quando venne un pescatore a liberarmi, perché da
solo non ne venivo fuori. L’Optimist si chiamava
Refolo, e da lì nacque il mio soprannome, Rufo, dato
GABRIELE BENUSSI
che a Barcola ci chiamavamo sempre con il nome
delle nostre barche». Chiunque va in barca qui meriterebbe una citazione.
Da Luigi De Manincor, oro nel 1936, ad Alberto Bolzan, stella emergente.
Citiamo gli azzurri: Livio Spanghero, scomparso purtroppo
il 3 aprile, Sergio Sorrentino, Piero Gorgatto,
Adelchi e Annibale Pelaschier, Bruno Trani, Sergio
Furlan, Roberto Vencato (oggi velaio, Ulmann Trieste),
Roberto Sponza, Arianna Bogatec, Emanuela
Sossi, Lorenzo e Marco Bodini, Michele Paoletti,
Larissa Nevierov, Andrea Trani. Ai prossimi Giochi
Olimpici la vela triestina sarà presente con 5 atleti:
VASCO VASCOTTO oltre a Trani e alla Nevierov, esordiranno Chiara Calligaris,
Giovanna Micol e Giulia Pignolo. E poi iridati,
europei e tricolori: Gianfranco Noé, Guglielmo
Danelon, Bruno Catalan, Dani De Grassi, Franco Cittar,
Mauro Fioretto, Walter Riosa, Claudio De Martis
(veleria Olimpic), Stefano Spangaro, Gabriele Benussi,
Andrea Favretto, Alberto Bonifacio, Alberto
Leghissa, i Chiandussi, Mattia Pressich.
LORENZO BODINI
FOTO STV
ricambio continuo, quindi, che garantisce quantità e qualità. «A Trieste
si diventa bravi», continua Brezich, «un po’ perché vale l’equazione
“maggiori numeri maggior qualità”, un po’ perché le nostre caratteristiche
naturali, poco vento o troppo vento, predispongono ad affrontare
condizioni pesanti. Ci sono poi le nostre società, che portano in giro
i ragazzi in tutta Italia. Quando ci sono i grandi eventi, come i Campionati
Classi Olimpiche del 2003, tutte le società collaborano, superando
antiche rivalità. Resta l’orgoglio dell’appartenenza, perché qui si
va per mare da sempre. Da Monfalcone fino a Muggia, già dall’Ottocento,
era un susseguirsi di porticcioli, ben prima del boom nautico si
... e belle veliste
Bionda, bella, brava, che dire della velista triestina? Di soli-
to è una bella mula, che qui non è l’ibrido derivante dall'incrocio
tra l’asino e la cavalla, come riportato sul dizionario,
bensì una bella ragazza. Più di qualcuna è fidanzata
o sposata con un velista, anch’egli triestino e con un ottimo
palmares. Giovanna Micol, prodiera di Giulia Conti e prossima
azzurra a Pechino, è la compagna di Michele Paoletti,
azzurro a Sydney 2000 e stratega di Mascalzone Latino nell’ultima
Coppa America. Andando un po’ indietro troviamo
Francesca Pitacco, prodiera di Elena Pesle, classe 1975, campionessa
del Mondo 420 a Plymouth nel 1994, portacolori
dell’Adriaco e sposata con Mitja Gialuz, anch’egli prodiere,
oro al Mondiale juniores 470 1993, in coppia con Alessandro
Bonifacio. Elena Pesle, classe 1970, è sposata, con figli,
con Paolo Rizzi, che nel maggio
1993, con la sua Vento fresco, fu
protagonista di un naufragio, in
oceano, conclusosi a lieto fine.
Paola Storici e Flavia Bottaro,
dell’Adriaco come la ex iridata e
prossima azzurra Chiara Calligaris,
oltre a un glorioso passato nelle
derive, vantano ottimi risultati MARGHERITA PELASCHIER
nella classe Ior, J24 e J22. Vi sono
poi l’azzurra Larissa Nevierov,
Sarah Barbarossa, Barbara Bonini,
Benedetta Nicolich e Francesca
Clapcich, campionessa italiana
Laser Radial in carica, con la sua
splendida chioma bionda sempre
al vento. (Lorenza Priamo)
CHIARA CALLIGARIS
MAGGIO 08 FARE VELA 17
FOTO YC ADRIACO

inchiesta/le città del vento italiane: 2-Trieste
andava a pesca, ci si spostava con
le barche per faccende domestiche.
È logico che tutto questo sia
sconfinato poi nello sport». Brezich,
che è anche dirigente del
Coni provinciale, ci tiene a dire
che, per qualità di risultati, «è la
vela al primo posto degli sport,
che qui da noi si praticano più
o meno tutti, tanto che in Provincia
sono presenti 41 delle
42 discipline del Coni, per
sfondare qui bisogna essere bravi
e preparati». Che i triestini lo
siano sull’acqua è una certezza. «I
grandi circoli in città aiutano»,
dice Francesco Faggiani, finnista
amatore che dal lago di Bolsena
si è trasferito a Trieste, per
lavoro, godendosi non poco la
nuova situazione logistica.
«Appena c’è un buco libero dal
lavoro vado alla Vela: palestra,
chiacchiere veliche al bar o una
semplice uscita, nel mio caso in
Finn». Così anche all’Adriaco, nei
Saloni che respirano storia ed
eleganza, ma che una nuova dirigenza
sta aprendo sempre più alla
città e alla collaborazione, o a
quella Barcola, dove mosse i
primi bordi Lorenzo Bressani e
che, come ci spiega sempre la
Micol, «è cresciuta con la sua
regata, la Barcolana». A Trieste
non si finisce mai di far vela. Ne
è un esempio il signor Franco
De Denaro, socio della Vela, che
a 82 anni ha ritirato la sua nuova
Star Folli, la quattordicesima, ed è
impegnato in centrature, consultandosi
con i migliori d’Italia.
Trieste, la città di austeri palazzi,
belle donne, Bora che spazza a 50
nodi, quando le va, magari per
soli dieci minuti, tanto che i
piazzali dei circoli sono dotati di
robuste catene dove ancorare le
derive, si gode il suo angolo,
quassù sull’Adriatico. Lì sfocia a
mare tutta una cultura che ha
nella Mittleuropa la sua origine.
Sloveni e croati, gli “infidi” sciavi,
ma anche austriaci e ungheresi,
Trieste da periferia è diventata
un centro geografico e, della vela
italiana, è la vera capitale.
18 FARE VELA MAGGIO 08
Proiettati nel futuro
Un Distretto Nautico per l’innovazione, da Fincantieri ai maestri d’ascia
di CARLO MARZANO
Il Friuli Venezia Giulia è una delle regioni italiane
con il maggior numero di imbarcazioni da diporto
immatricolate. Secondo gli ultimi dati Ucina è
all’ottavo posto, con 3.296 imbarcazioni, di cui 1.326
a vela. Più del 40 per cento, con una media nazionale
attorno al 20 per cento. Se due imbarcazioni su
10 in Italia sono a vela, il rapporto diventa di 4 a
10 per la regione Friuli Venezia Giulia e di 8 a 10
per la provincia di Trieste.
La vocazione friulana per la vela emerge anche nella
mappatura del sistema industriale regionale della nautica,
contenuta nel libro I cluster del mare alla cui realizzazione
ha partecipato, tra gli altri, il professor
Andrea Tracogna del dipartimento di Economia e
tecnica aziendale dell’Università di Trieste. Le imprese
sono 401, con circa 2000 addetti e un fatturato
complessivo di circa 185 milioni di euro, che diventano
circa 550 milioni all’anno, calcolando anche
imprese artigiane e porti turistici. È l’8,5 per cento
Il Villaggio della Barcolana in una
delle ultime edizioni della regata
record che si tiene a Trieste ogni
seconda domenica d’ottobre. La nautica,
in provincia di Trieste, produce
l’8,5 per cento di tutto il prodotto
interno lordo
del prodotto interno lordo della
Provincia di Trieste e l’1,64 per
cento del Pil di tutto il Friuli
Venezia Giulia.
Il sistema regionale della nautica
ha dato vita a una filiera completa
in tutte le sue componenti. Sono
25 i costruttori di imbarcazioni,
sebbene molti di essi non svolgano
questa attività a titolo esclusivo. La
cantieristica in regione significa
anche Fincantieri, con le sue 600
persone impiegate nel centro di
ingegneria navale e nella direzione
di Trieste e i 1.800 dipendenti
dello stabilimento di Monfalcone,
cui vanno aggiunti oltre 2.000
lavoratori dell’indotto. Il fatturato
è in questo caso di 350 milioni di
euro l’anno.
«Al di là dei numeri», ci racconta
Andrea Tracogna, «la sensazione che rimane è di una
specie di contraddizione. Sembra che la produzione
reale della piccola nautica sia sottodimensionata
rispetto al fenomeno vela, che a Trieste è di massa e
non di èlite. C’è una grossa diffusione dell’artigianato,
ma sembra che manchi una produzione organizzata
capace di soddisfare la domanda. Con la realizzazione
del Distretto, le prospettive sono favorevoli, perché la
sfida dichiarata della giunta regionale, il disegno strategico,
è proprio quello di legare la grande cantieristica
alla nautica da diporto».
Il Distretto della nautica
È stato presentato ufficialmente a Bruxelles, il 2 aprile,
il Distretto tecnologico navale e nautico del Friuli
Venezia Giulia (Ditenave). I soci fondatori sono 41.
Oltre a Fincantieri e Wartsila, altro colosso mondiale
nel campo dei motori marini, vi sono Area science
park, l’Autorità portuale di Trieste, la Confindustria, le
Camere di commercio, i Comuni, le Province, le università,
gli istituti tecnici e professionali, le associazio-
FOTO SVBG

FOTO LA SFIDA
FOTO TACCOLA
inchiesta/le città del vento italiane: 2-Trieste
ni di categoria, i sindacati, e logicamente la Regione.
I settori di intervento sono ricerca, formazione e
innovazione.
«L’idea del distretto», ci racconta Roberto Cosolini,
assessore regionale al Lavoro, formazione, università e
ricerca della regione Friuli Venezia Giulia, «è nata da
un confronto con Fincantieri. Abbiamo capito di
dover alzare il tasso di innovazione nei sistemi produttivi.
Io provenivo dalla Cna (Confederazione nazionale
dell’artigianato e della piccola e media impresa, ndr),
possedevo già una certa familiarità con il mondo artigiano
e delle piccole imprese e con queste premesse
Maestri d’ascia e velai
La cantieristica in Fvg ha una tradizione secolare. Figura storica
della progettazione è stato Carlo Sciarrelli, scomparso due anni fa,
a cui la sua città ha dedicato molte iniziative. Le realtà da citare
sono molteplici: Altomare Pro Sail di Marco Augelli, specialista in
rigging e rappresentante di marchi high tech, il Cantiere Alto
Adriatico, fondato nel 1990, raccogliendo l’eredità dei maestri
d’ascia di Monfalcone, non si occupa solo di restauri di vele d’epoca,
ma costruisce barche in legno, anche in stile non classico; in
chiave più moderna, Crackboat, di Claudio Gardossi, costruttore
del Twister 650, unico Mini di serie
italiano. Sempre Gardossi ha realizzato
la serie popolare dei monotipi
Zero, su progetto di Maurizio Cossutti;
Bonin, cantiere a gestione
familiare (nella foto sopra), orientato
sul cruiser racer; Seaway, cantiere
sloveno fondato da Japek Jakopin
(foto sotto) dello studio J&J,
all’avanguardia nell’innovazione,
che ha introdotto l’uso del carbonio
nella produzione di serie per la
gamma Shipman; Cadei, costruttore
di piccole derive e cabinati. Per le
velerie, ricordiamo Olimpic, la sede
triestina di Ullman Sails, Zadro
Sails, Velnova, Parovel e Morin.
20 FARE VELA MAGGIO 08
FOTO TACCOLA
Chi comanda nella vela triestina?
Far vela a Trieste è un’esperienza unica. La cultura della nautica e del-
l’andar per mare ha diffuso la pratica tra migliaia di persone; e, grazie
alle società veliche, è possibile viverla tutti i giorni dell’anno. La
Barcolana (foto in basso, Ndr) non poteva che nascere qui, grazie a un
gruppo di amici di Barcola che, intorno a una regata sociale, hanno
costruito un fenomeno conosciuto in tutto il mondo e a cui Fare Vela
ha dedicato e dedicherà ampi speciali. Come in tutte le “famiglie”,
anche nella vela triestina non mancano liti interne e le rivalità. Ne
abbiamo parlato con Federico Stopani, velista triestino di lunga militanza
e organizzatore di eventi velici.
«Nel 1999», racconta, «con la prima Tuttatrieste, ho fatto sorgere il
primo villaggio hospitality
in piena regola. Cena
di gala e primo courtesy
car sulle Rive, varo a
mezzanotte con 5.000
persone...».
Fare Vela La gestione dei
circoli è collegata ai
diversi colori politici?
Federico Stopani I circoli
sono da sempre espressione
di tutte le categorie,
ce ne sono molti e
ognuno ha un target che
spesso abbraccia tutta la
comunità. Ci sono stati, è vero, presidenti che erano anche, in altri contesti,
rappresentanti di partiti politici, ma questo succede in qualsiasi
sport e in ogni associazione culturale.
FV Quali sono i principali gruppi di gestione degli eventi velici più
importanti? E i principali sailing team?
FS Ci sono la Svbg e Tuttatrieste. Io e i miei 4 soci Roberto Distefano,
Giuseppe Lucatelli, Andrea Neri, Stefano Sferza, abbiamo ideato e
realizzato la ex Nations Cup-La Sfida (foto in alto a sinistra, Ndr), oggi
Trieste Challenge. E, speriamo, le Grand Prix Series, con le barche della
Coppa America. I sailing team c’erano e facevano riferimento a Claudio
Demartis, credo il primo in italia, a Lorenzo Bressani e ai fratelli
Benussi, ma oggi sono tutti scomparsi e sono rimasti loro come professionisti.
Aggiungerei sicuramente Vasco Vascotto, che ha un suo
team, ma che ormai da anni lavora con gli spagnoli dei Tp 52 e si fa
vedere poco qui.
FV Come ha iniziato ad andare in barca?
FS A 12 anni con i primissimi optimist, alla Svoc di Monfalcone. Poi
sono passato al Laser e dal 1977 al 1981 nelle squadre nazionali giovanili.
Da lì al Finn, in squadra nazionale e pre olimpica. Con Paolo
Semeraro, Roberto Benamati, Francesco De Angelis, Flavio Favini,
Enrico e Marco Passoni, Marco Di Natale... Un bel gruppetto, con il
quale ho vinto il titolo assoluto nel 1985. Poi sono passato al Soling e
sono entrato nelle Fiamme Gialle. Infine mi sono dedicato alle classi
d’altura e ho vinto alcuni titoli mondiali, europei ed italiani principalmente
con Merit e Brava Q8. Due team che hanno segnato la storia
della vela italiana e che porterò sempre nel cuore. Con il sailing team
Merit Cup sono stato probabilmente il primo professionista moderno
triestino. Ne sono seguiti molti altri.

FOTO BARCOLANA
inchiesta/le città del vento italiane: 2-Trieste
Bora: la protagonista del Golfo
L’analisi dei venti del Golfo di trieste mostra che quasi il 60 per cento
del totale dei venti è racchiuso tra il I e il II quadrante, ovvero tra Est-
Nord-Est e Est-Sud-Est. Il Maestrale è molto meno frequente e lo Scirocco
è meno intenso che nel Medio Adriatico, dato che l’Istria ripara
il Golfo dal SE. Se consideriamo, invece, l’intensità su un totale
medio di 50.000 nodi registrate nel corso degli ultimi dieci anni, la
Bora da sola apporta un contributo tra i 15.000 e i 22.000 nodi. La
Adriaco e Barcola sposi felici
Due anime veliche di Trieste, un solo tetto: Francesca Pitacco e
Mitia Gialuz sono belli, giovani (33 anni entrambi), biondi, velisti di
valore, entrambi triestini, conosciutisi giovanissimi in barca e in
regata, insieme da 15 anni, sposati da qualche anno. Ma: lei è dello
Yacht Club Adriaco; lui della Società Velica Barcola e Grignano.
Insomma: non è la stessa cosa che diavolo e acqua santa, ma qualche
spunto di malizioso confronto c’è. I due sodalizi velici incarnano
i due modi di vedere e vivere il mare e la vela, a Trieste: popolare,
di periferia, di massa, Barcola (più simile alla Società Triestina
della Vela, che è la storica alternativa all’Adriaco); deliziosamente
snob, centralissimo in città, austero, un po’ esclusivo il Club Adriaco.
La prova che le rivalità veliche, più o meno sotterranee, poi a
Trieste, si compongono sempre nel migliore dei modi, è la presenza
di coppie come Francesca e Mitia. Si incontrarono ragazzini,
appena quindicenni, frequentando per anni gli stessi campi di
regata. Dai raduni federali al CPO di
Livorno, ai quali partecipano
entrambi, a decine di trasferte insieme.
Fino al 1992, quando Mitia
passa alla classe 470, mentre Francesca
prosegue con il 420, classe in cui
nel 1994 vincerà il Campionato del
Mondo femminile di Plymouth, in
Inghilterra. Ma già dall’anno prima,
Mitia e Francesca facevano coppia
fissa. Qualche anno fa si sposano. Lei
continua a frequentare l’Adriaco, e
insieme fanno la Barcolana.
22 FARE VELA MAGGIO 08
Bora è un vento barico causato da una depressione
localizzata sull’Italia meridionale, oppure da una
forte alta pressione localizzata sull’Europa centro
orientale. Quando queste due condizioni si sommano,
la Bora può raggiungere velocità allarmanti.
In inverno, può superare i 50 nodi. Quando la
Bora è “regatabile”, è chiamata dai triestini “Borino”
e ha un’intensità tra i 16 e i 20 nodi. Per esempio,
nella prima decade di ottobre, quando si corre
la Barcolana, si possono avere i primi peggioramenti
annuali, con presenza di perturbazioni
atlantiche e ci sono buone possibilità di registrare
Bora da moderata a forte, come è successo nell’edizione
2007 del mega evento organizzato dalla
Società Velica Barcola Grignano.
In mancanza di Bora o Borino, non restano che venti deboli a prevalente
regime di brezza. La brezza diurna si leva verso le 11:30 solari e
cala abbastanza presto, verso le 17:00 solari. Nella baia di Muggia, la
brezza è più intensa perché il Golfo la “tira” in maniera più efficace.
L’intensità è tra i 5 e i 12 nodi, anche se non sono rare le giornate in cui
è del tutto assente. Più a Nord, nella baia di Panzano, la brezza è
migliore di quella triestina, come gli ottimi velisti cresciuti tra Sistiana
e Monfalcone possono facilmente testimoniare.
abbiamo concepito un polo nautico. Sembrerebbe paradossale, ma esistono
molti contatti tra un distretto industriale e l’idea di una vela legata
alla natura, alla storia, alla tradizione e alla sua base economica in gran
parte artigiana. In realtà, in molti casi, è risultato già vincente il trasferimento
di nuove conoscenze a realtà artigiane, a maestri d’ascia. Un classico
esempio è quello del Cantiere Alto Adriatico. Nei prodotti più tradizionali
serve sempre un contenuto di innovazione che non è solo
ricerca scientifica, ma qualcosa che stimola al cambiamento, cosicché
quel che tende ad andare fuori mercato diventa accessibile». Quella di
Trieste e Gorizia, secondo Cosolili, è «una realtà territoriale di confine,
strategica, è il punto di arrivo di un importante bacino che dall’Europa
centrale preme sull’Adriatico. Possiamo parlare di attrazione territoriale.
Far sapere che qui si sta lavorando su progetti del genere, aumenta il livello
di fiducia del mercato. Seaway, per esempio, è un cantiere che finora
ha operato in Slovenia, ma che si sta spostando a Monfalcone. Se
gli chiedete perché, risponderà che ha deciso per la posizione strategica,
per il porto, l’industria, le strade... per la concentrazione di
conoscenza. Tutto questo diventa un bene più importante del minor
costo del lavoro che si può trovare in Slovenia. La Seaway (fatturato
di 18 milioni di euro e in portafoglio contratti per 55) punta a insediare
a Monfalcone (Marina di Lepanto) uno dei più grandi cantieri del
mondo. Mentre sta per avviare, con un investimento di 22 milioni di
euro, la costruzione di un insediamento da 200 posti di lavoro. Vuole raddoppiare
la presenza nell’area industriale del Lisert. «La venuta di Seaway
a Monfalcone va vista nell’ottica di un’azienda dell’Euroregione, formata
dal Friuli Venezia Giulia, dalla Slovenia e dalla Carinzia, caratterizzata
da una multiculturalità e da una vivacità con pochi eguali, che semplicemente
si espande all’interno della stessa» ha così sintetizzato Japec Jakopin,
il titolare del cantiere. Un altro successo per un Distretto all’avanguardia
in Europa.
(2- continua. La puntata su Roma è stata pubblicata nel numero scorso)