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014-022 Trieste:test (4 pagine)

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Vela nel sangue<br />

È quella dei ragazzi, i muli, che tra Monfalcone a Muggia crescono insieme alle loro barche.<br />

Tra colpi di Bora e lievi brezzoline, ecco perché quassù il mare fa davvero parte della vita<br />

di MICHELE TOGNOZZI<br />

La prima volta che un triestino sente parlar di vela è da piccolo. Dai<br />

genitori o da amici, non importa, perché tutto avviene in dialetto,<br />

la lingua dell’istinto. Semplice e immediato. Il timone diventa<br />

timòn, il gennaker frullòn e così via. Andemo muli. Dai, ragazzi, in mare e<br />

via. Con Scirocchetto leggero o quella Bora che ti spacca le ossa e fa<br />

gemere le ordinate, che è un po’ la stessa<br />

cosa, visto che uomini e barche a <strong>Trieste</strong><br />

sono due accezioni dello stesso concetto.<br />

Impossibile parlare di vela in Italia senza<br />

conoscere questa splendida città. Qui,<br />

nello sbocco al mare della Mittleuropa,<br />

Piazza Unità meriterebbe di vedere perennemente<br />

issato il tricolore con le Repubbliche<br />

Marinare a fianco dello stendardo<br />

rosso-alabardato sull’asburgico Palazzo del<br />

Comune. Da lì lo sguardo fugge nel Golfo.<br />

Poi, attraverso l’Adriatico, da una parte la<br />

Serenissima e dall’altra il Quarnero, con la<br />

Dalmazia dalla storia contorta, arriva nei mari di tutto il mondo, dove<br />

i capitani e i marinai triestini hanno portato la loro sapienza nautica.<br />

Arte antica, quindi. Terdoslavich, Cosulich, ma l’elenco è infinito.<br />

«<strong>Trieste</strong> ha con il mare un rapporto antico», spiega Fulvio Molinari,<br />

giornalista e scrittore, che è un po’ la memoria storica della <strong>Trieste</strong> nautica,<br />

«da quando “piccolo paese di pescatori pirati” è diventata città<br />

grande e moderna. È accaduto nella seconda metà del ‘700, con gli<br />

editti imperiali che proclamavano la libera circolazione delle merci in<br />

Adriatico e dichiaravano <strong>Trieste</strong> porto franco. Il rapporto di <strong>Trieste</strong>, ma<br />

anche della costa istriana e dalmata, con il mare, è definito e segnato<br />

dalla natura stessa dei luoghi: città e paesi chiusi tra l’acqua e gli impervi<br />

sentieri che s’inerpicano su altopiani e montagne di sterpi e sassi. Per<br />

muoversi e comunicare, triestini,<br />

istriani e dalmati non potevano<br />

che scegliere la via del mare».<br />

Chiaro il concetto: da queste parti<br />

ci si muove meglio per mare che<br />

per terra. Qui e solo qui diventa<br />

facile parlar di vela con la certezza<br />

di essere capiti da chiunque.<br />

Qualunque mezzo galleggiante<br />

con una vela issata ha pari dignità,<br />

sia essa la passera di Lussino,<br />

lunga 6 metri, o lo splendido<br />

maxi da regata. Il modo migliore<br />

per capirlo è mischiarsi alla folla<br />

che assiste alla Barcolana, alle sfide<br />

a match race della Nation’s Cup o<br />

Numeri doc<br />

8.641 tesserati Fiv nel 2007<br />

32 circoli velici<br />

0,72% Tesserati per abitanti (la<br />

più alta in Italia)<br />

24% juniores tra i tesserati Fiv<br />

(dato più alto d’Italia)<br />

208 imprese nel settore nautico<br />

da Grado a <strong>Trieste</strong><br />

6.000 posti barca in provincia<br />

di <strong>Trieste</strong> e Gorizia<br />

8,5% contributo nautica al Pil<br />

a qualsiasi altro evento dalle Rive (se non siete mai stati a <strong>Trieste</strong>, mancanza<br />

grave per chi ama la vela: sono le banchine di fronte al centro, tra<br />

il Molo Audace e la zona dei circoli). Giovani e bambini, vecchi o adulti,<br />

tutti sanno di vela, e non per sentito dire ma per antica o fresca pratica:<br />

virate e manovre, buoni e scarsi, barche leggere o pesanti. Sempre<br />

Generazioni veliche<br />

a <strong>Trieste</strong>: Pelaschier<br />

con i “muli”<br />

Bressani e Pitacco<br />

FOTO MILETTI<br />

un commento puntuale, mai un giudizio<br />

sopra le righe. Così, quando si partecipa a<br />

una regata a <strong>Trieste</strong>, in qualunque classe.<br />

L’ospitalità per chi viene per mare è assoluta.<br />

Alla Triestina della Vela hanno anche<br />

l’antica tradizione di offrire cuccette per<br />

dormire nelle barche in porto a chi vien<br />

da fuori. La gentilezza è pari alla competenza<br />

e alla passione, in interminabili<br />

chiacchierate davanti a uno sprizz o a un<br />

buon bianco istriano. La Bora non spaventa,<br />

tutt’altro. Anche con il mare bianco c’è<br />

sempre una zona, sotto al faro della Vitto-<br />

ria, dove i ragazzini in Optimist possono allenarsi. Piccole paperelle in<br />

fila indiana che dall’Adriaco, dalla Vela o dalla Lega Navale vanno ad<br />

apprendere l’antica destrezza di padri e nonni. «Come ho iniziato ad<br />

andare in barca?», ci racconta Giovanna Micol, triestina, prodiera del<br />

470 azzurro di Giulia Conti, «facile, il pulmino della Società Pietas<br />

Julia di Sistiana ci passava a prendere tutti i pomeriggi dopo la<br />

scuola, un bel gruppo di amici e via, uno sport come un altro,<br />

senza nessuna complicazione se non la sicurezza, per i nostri genito-<br />

Bora a 25 nodi verso il castello di<br />

Miramare, soffia dal Carso, da ENE,<br />

con frequenza del 35 per cento. Le<br />

brezze da NW sono assai leggere. Nel<br />

riquadro: Fulvio Molinari a Barcola<br />

MAGGIO 08 FARE VELA 15

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