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MAYA GODED / MAGNUM PHOTOS<br />
8 numero 56.<br />
Febbraio 2008.<br />
€ 3,50<br />
aloriAnno<br />
Mens<strong>il</strong>e di economia sociale, finanza etica e sostenib<strong>il</strong>ità<br />
Fotoreportage > Erbe medicinali<br />
Dossier > La prima mappa di indicatori alternativi per le buone economie<br />
<strong>Aboliamo</strong> <strong>il</strong> P<strong>il</strong><br />
Internazionale > Africa: i diamanti continuano a mietere vittime<br />
Finanza > I clamorosi, e discutib<strong>il</strong>i, successi degli antivivisezionisti<br />
Economia solidale > I numeri esplosivi dell’energia fotovoltaica<br />
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P.
ETICA SGR<br />
| editoriale |<br />
Oltre <strong>il</strong> P<strong>il</strong><br />
le buone economie<br />
di Andrea Di Stefano<br />
MENTRE LA BUFERA IMPERVERSA SUI MERCATI FINANZIARI e da più parti si alzano le proteste<br />
contro “i fondamentalisti del mercato” (da George Soros ad Angela Merkel), centinaia<br />
di m<strong>il</strong>ioni di persone vivono seguendo parametri nuovi, coniugando la sostenib<strong>il</strong>ità<br />
in forme differenti e nuove. Sono i protagonisti s<strong>il</strong>enziosi della buona economia,<br />
quella che, per parafrasare uno slogan di Carlin Petrini, punta ad essere pulita e giusta.<br />
Gli esperti dell’economia da almeno tre lustri evocano la necessità di cambiare<br />
parametri, di ut<strong>il</strong>izzare indicatori diversi da quello che dal Dopoguerra è diventato<br />
una specie di “dolmen” adorato da politici, banchieri e, purtroppo, anche sindacalisti:<br />
<strong>il</strong> P<strong>il</strong> inteso come unico strumento per misurare lo stato di salute di un territorio<br />
e delle persone che lo abitano. <strong>Valori</strong> da tempo pensava di elaborare una mappa<br />
delle alternative credib<strong>il</strong>i, realistiche, scientificamente documentate, degli strumenti<br />
economici per sostituire <strong>il</strong> prodotto interno lordo, l’arida (e a volte stupida) somma<br />
algebrica dei beni e servizi finali prodotti da un Paese che, come ha evidenziato<br />
recentemente <strong>il</strong> presidente dell’Istat, Luigi Biggeri, anche dall’emergenza rifiuti<br />
in Campania (nella rubrica Macroscopio le nostre proposte) potrebbe trarre effetti positivi<br />
sul P<strong>il</strong> perché la movimentazione dei rifiuti solidi urbani fa “muovere” l’economia.<br />
Abbiamo constatato che <strong>il</strong> dibattito scientifico è molto più profondo di quello<br />
che si possa credere, ben oltre <strong>il</strong> famoso “manifesto” di Bob Kennedy, che rappresenta<br />
comunque <strong>il</strong> principale punto di riferimento per chi voglia pensare a un mondo<br />
che non valorizzi la “produzione di napalm, miss<strong>il</strong>i e testate nucleari”.<br />
Viene da pensare che <strong>il</strong> P<strong>il</strong>, come la finanza creativa, siano ormai la fonte<br />
del problema, la cartina di tornasole delle scelte drammaticamente sbagliate, che ispirano<br />
un’economia dissipativa e predatrice, che trova la sua massima espressione nella crisi<br />
finanziaria scatenata dai mutui subprime. Una delle prime cose da fare è quindi abolire<br />
<strong>il</strong> P<strong>il</strong> come criterio per stab<strong>il</strong>ire lo stato di salute di un Paese, di un territorio, delle persone<br />
che lo abitano. Sostituire un indice con un altro, però, non è che solo un passo<br />
sulla strada della chiarezza. Poi occorrono decisioni e scelte concrete che permettano<br />
di far crescere le tante buone economie che in questi anni hanno proliferato in tutto<br />
<strong>il</strong> Mondo, anche in quello che noi non amiamo chiamare Terzo (o Quarto). Ne abbiamo<br />
selezionate cinquanta in questo numero: le loro caratteristiche dimostrano che sono<br />
sostenib<strong>il</strong>i economicamente, che possono essere molto efficienti e nello stesso tempo<br />
dare un contribuito reale ai sistemi dove operano. L’auspicio è che proprio queste<br />
esperienze concrete permettano di ripensare al modello economico, non più basato<br />
solo sul valore della produzione ma piuttosto sulla sostenib<strong>il</strong>ità sociale e ambientale. .<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 3 |
ECOR<br />
valori<br />
febbraio 2008<br />
mens<strong>il</strong>e<br />
www.valori.it<br />
anno 8 numero 56<br />
Registro Stampa del Tribunale di M<strong>il</strong>ano<br />
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di cloro, ottenuta da cellulosa proveniente<br />
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MAYA GODED / MAGNUM PHOTOS<br />
| sommario |<br />
Nel centro sperimentale Takiwasi di Tarapoto,<br />
sulle Ande peruviane, si cura la dipendenza<br />
da droghe con trattamenti a base di erbe<br />
medicinali, pratiche mediche ereditate<br />
dai guaritori indigeni e psicoterapia.<br />
Perù, 2002<br />
bandabassotti 7<br />
fotoreportage. Erbe medicinali 8<br />
dossier. Addio P<strong>il</strong> 16<br />
L’Ue: <strong>il</strong> P<strong>il</strong> non sa più dirci se siamo felici 18<br />
Gli indici alternativi al P<strong>il</strong> 20<br />
I p<strong>il</strong>astri della felicità: natura e capitale umano 22<br />
Il mappamondo delle buone economie 24<br />
lavanderia 28<br />
finanzaetica 30<br />
La Borsa di New York bloccata dagli animalisti 32<br />
In Italia più risultati con l’attività di lobbying 35<br />
Fermiamo <strong>il</strong> luddismo animalista, è l’ora delle alternative concrete 36<br />
Social Lending: la nuova frontiera della finanza etica? 38<br />
bruttiecattivi 42<br />
economiasolidale 44<br />
Energia solare business low cost 46<br />
Nuovo presidente per Ctm: «Scelte diffic<strong>il</strong>i, ma necessarie» 49<br />
Primi passi di Banca Prossima, da Ctm in poi... 51<br />
Goel: aiutateci a far vincere la Calabria della legalità 52<br />
macroscopio 55<br />
internazionale 56<br />
Sierra Leone: l’eterna maledizione dei diamanti 58<br />
Carati per bazooka, pistole, fuc<strong>il</strong>i e munizioni 60<br />
Da Freetown a Beirut, le pietre preziose “terrorizzano” ancora 62<br />
Dal Canada un’alternativa “etica” 63<br />
utopieconcrete 66<br />
gens 68<br />
altrevoci 70<br />
indiceetico 76<br />
padridell’economia 78<br />
LETTERE E CONTRIBUTI<br />
RELAZIONI ISTITUZIONALI<br />
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CISL<br />
Caso Italease<br />
La proliferazione<br />
dei furbetti<br />
di Andrea Di Stefano<br />
| bandabassotti |<br />
DI MASSIMO FAENZA, EX AMMINISTRATORE DELEGATO DI BANCA ITALEASE, segna una svolta nelle vicende<br />
dei furbetti, immob<strong>il</strong>iaristi e non. In carcere con Faenza sono finiti Roberto Fabbri (ex vicedirettore<br />
L’ARRESTO<br />
generale), Massimo Sarandrea (ex responsab<strong>il</strong>e dell’ufficio Financial Banking) e i due supermediatori<br />
Claudio Calza e Luca De F<strong>il</strong>ippo, pedine importanti nel sistema di potere con r<strong>il</strong>evanti ramificazioni<br />
politiche. Le ipotesi di reato sono pesanti: associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione<br />
indebita, riciclaggio e, solo per Faenza, ostacolo all’attività di vig<strong>il</strong>anza e aggiottaggio. Secondo<br />
gli inquirenti si mettevano in tasca soldi sottraendoli anche alla stessa Banca Italease: solo l’ultimo<br />
episodio di un incredib<strong>il</strong>e vicenda contraddistinta dalla stipula di contratti derivati non autorizzati<br />
da Banca d’Italia e da finanziamenti concessi senza rispetto delle regole.<br />
Le indagini della Procura di M<strong>il</strong>ano, iniziate dopo l’arresto di Dan<strong>il</strong>o Coppola, hanno evidenziato<br />
che nella banca dell’era Faenza c’era una sorta di struttura parallela. Un’organizzazione, composta<br />
dai cinque arrestati con la collaborazione forse di altri soggetti, che aveva un obiettivo ben preciso:<br />
l’arricchimento personale. «L’organizzazione guadagnava <strong>il</strong>lecitamente da ogni operazione commerciale<br />
della banca», scrivono i Pm nella richiesta di arresto: dall’iper-attività sul leasing a quella sui derivati.<br />
Ma <strong>il</strong> ruolo chiave nella presunta appropriazione indebita l’hanno avuto due mediatori molto particolari:<br />
Calza e De F<strong>il</strong>ippo. I guadagni arrivavano da più fronti.<br />
Innanzitutto quando Italease, attraverso i suoi mediatori,<br />
trovava un cliente con cui stipulare un leasing. «Sui principali<br />
contratti di leasing – scrivono infatti i Pm – l’organizzazione<br />
imponeva al cliente una sorta di "tangente" privata da pagarsi<br />
al mediatore quale prezzo per l’approvazione della pratica».<br />
Al leasing veniva poi agganciato un derivato iper-speculativo,<br />
costruito in modo che Italease incassasse subito da una controparte internazionale una somma di denaro<br />
chiamata " up front". E questa somma finiva spesso, in gran parte, al super-mediatore di turno. Il quale<br />
aveva sempre l’accortezza di incassare i soldi attraverso una società diversa, in modo da non dare<br />
nell’occhio. Insomma: un altro guadagno. Non solo. Spesso i mediatori intervenivano, con altre società,<br />
anche come clienti. E a volte incassavano doppie commissioni per le stesse operazioni.<br />
Significativo è <strong>il</strong> caso di Immob<strong>il</strong>ia Re, società del gruppo di Giuseppe Statuto che ha stipulato<br />
ben cinque contratti derivati con Italease. La banca, per questi contratti, ha in un primo momento pagato<br />
1,9 m<strong>il</strong>ioni di euro a due società: Caronte srl e FL Italia. La prima è del super- mediatore Claudio Calza<br />
e anche la seconda – secondo gli inquirenti – potrebbe essere riconducib<strong>il</strong>e a lui. Ci si può chiedere:<br />
per quale attività Caronte e FL Italia hanno incassato questa corposa cifra? La risposta l’ha data<br />
ai Pm Guido Petraroli, a.d. di Immob<strong>il</strong>ia Re: nessuna. Eppure, per questa non-attività, Calza è riuscito<br />
a portare a casa altro denaro: Immob<strong>il</strong>ia Re ha infatti pagato ulteriori 4,1 m<strong>il</strong>ioni a un’altra società<br />
del supermediatore (la Domo Consulting), mentre Italease nel febbraio 2006 ha sborsato 2,7 m<strong>il</strong>ioni<br />
alla Job srl. Anch’essa di Calza. Di esempi come questo è zeppa l’ordinanza. Tanto che, calcolano i Pm,<br />
solo i dieci principali mediatori di Banca Italease hanno incassato nel periodo compreso tra <strong>il</strong> 2005<br />
e <strong>il</strong> giugno 2007 105 m<strong>il</strong>ioni di euro. .<br />
Solo dodici clienti dell’era<br />
Faenza erano “buoni”.<br />
Per gli altri si trattava di una<br />
vera e propria compravendita<br />
di contratti di leasing con annessi<br />
derivati iper-speculativi<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 7 |
| fotoreportage |<br />
> Erbe<br />
medicinali<br />
foto di Maya Goded / Magnum Photos<br />
Una nota rivista scientifica britannica ha lanciato l’accusa: l’omeopatia non serve.<br />
E, mentre si è riaccesa la disputa tra medicina tradizionale e alternativa, da anni una<br />
clinica sulle ande peruviane cura i pazienti, con ottimi risultati, con erbe, radici, pratiche<br />
dei guaritori indigeni e psicoterapia. Tanto che <strong>il</strong> governo ha riconosciuto <strong>il</strong> trattamento.<br />
Placebo o non placebo? Questo è <strong>il</strong> problema. Hanno ragione gli oltre 300 m<strong>il</strong>ioni<br />
di persone che nel mondo, secondo la Siomi (Società italiana di omeopatia), ut<strong>il</strong>izzano<br />
metodi di cura non convenzionali, oppure quegli scienziati che negano validità<br />
scientifica all’omeopatia, all’agopuntura, alla chiropratica e alla fitoterapia?<br />
La disputa è aperta e ha una r<strong>il</strong>evanza non solo scientifica, ma anche economica. Il giro<br />
d’affari intorno allla medicina alternativa, infatti, è enorme. E le potenti multinazionali<br />
del settore farmaceutico non fanno certo salti di gioia a vedersi mangiare una fetta<br />
di mercato dai produttori di gocce da mettere sotto la lingua, erbe e oli essenziali.<br />
Da sempre i rimedi e le tecniche curative non convenzionali sono usate,<br />
per mancanza di mezzi, nei Paesi a basso e medio reddito, dove circa l’80%<br />
della popolazione si affida a pratiche di medicina alternativa. Ma oggi la ricerca<br />
di un rimedio omeopatico, una diagnosi fatta da un iridologo, una terapia studiata<br />
da un riflessologo plantare o da un agopuntore sono sempre più diffuse anche nei Paesi<br />
industrializzati, dove maggiori sono le possib<strong>il</strong>ità di reddito. In alcuni Stati occidentali<br />
<strong>il</strong> 65% della popolazione dichiara di aver fatto ricorso a queste forme di cura.<br />
Sulle Ande orientali, nel Perù settentrionale, un medico francese, Jacques Mabit,<br />
ha fondato una clinica sperimentale, <strong>il</strong> Takiwasi Center, per curare la dipendenza<br />
da droghe con metodi alternativi: una combinazione di erbe, pratiche mediche<br />
dei guaritori indigeni e psicoterapia. I risultati sembrano ottimi. Due terzi dei pazienti<br />
sottoposti ai trattamenti hanno risposto positivamente. Tanto che le autorità sanitarie<br />
del Perù ne hanno riconosciuto l’efficacia e li hanno introdotti in altri programmi.<br />
In Italia, secondo un’indagine Istat, sono quasi 8 m<strong>il</strong>ioni, pari al 13,6%<br />
della popolazione, le persone che hanno dichiarato di aver ut<strong>il</strong>izzato la medicina<br />
alternativa. E i cittadini in cura con l’omeopatia si dichiarano soddisfatti<br />
in una percentuale superiore al 70%. Alcune istituzioni si stanno muovendo<br />
nella regolamentazione della materia. La Regione Toscana, ad esempio, ha approvato<br />
un piano sanità che riconosce come medicine ufficiali l’omeopatia, l’agopuntura<br />
e la fitoterapia. Sempre in Toscana, <strong>il</strong> 58% dei medici di medicina generale consigliano<br />
l’omeopatia ai loro pazienti e a loro volta ne fanno uso. Che in Italia qualcosa sia<br />
cambiato, lo si capisce dall’evoluzione del linguaggio: si è passati dal termine “medicine<br />
non convenzionali” a “medicine alternative e complementari”, fino a “medicina integrata”,<br />
che pone la medicina accademica in un rapporto di coesione con tutte le altre.<br />
I dati Istat 2007 evidenziano una flessione della richiesta omeopatica in Italia,<br />
sottolineando però come <strong>il</strong> calo sia da attribuire a un problema economico<br />
dei cittadini che devono pagare di tasca propria le cure del medico e le medicine.<br />
| 8 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
L’AUTORE<br />
Maya Goded, messicana, classe<br />
1970, ha ricevuto <strong>il</strong> prestigioso<br />
Fondo W. Eugene Smith Award<br />
per “Il Quartiere solitudine: prostitute<br />
di Città del Messico”, un lavoro<br />
che documenta la prostituzione<br />
di La Merced, un quartiere nel centro<br />
di Città del Messico, sua città<br />
natale. Goded, che ha lavorato<br />
al progetto per un periodo di cinque<br />
anni, ha fotografato la prostituzione,<br />
per parlare della condizione<br />
della donna: la disuguaglianza,<br />
la trasgressione, <strong>il</strong> corpo<br />
e <strong>il</strong> sesso, la maternità, l’infanzia<br />
e la vecchiaia, lo sfruttamento.<br />
Goded ha vinto numerosi premi:<br />
nel 2004 System Nacional<br />
de Creators, nel 2003 <strong>il</strong> Guggenheim<br />
Fellowship, nel 2001 <strong>il</strong> W. Eugene<br />
Smith Fund Award, nel 2000<br />
Fotopres '01 - La Caixa Foundation<br />
1996 Masterclass, World Press<br />
Photo, nel 1994 <strong>il</strong> First Prize,<br />
Popular University of Munich,<br />
nel 1993 Mother Jones Foundation,<br />
First Prize. Numerose le esposizioni:<br />
nel 2006 “Plaza de la Soledad”,<br />
Museo del Palacio de Bellas Artes,<br />
Mexico City, Mexico; nel 2005<br />
“The Neighborhood of Solitude:<br />
Prostitutes of Mexico City”, NYU’s<br />
King Juan Carlos I of Spain Center,<br />
New York, USA; nel 1997 “Barrio<br />
de la Soledad” - Museo Nacional<br />
Centro de Arte Reina Sofia, Madrid,<br />
Spain. Ha pubblicato: “Plaza<br />
de la Soledad”, Lunwerk, Spain<br />
(2006); Tierra Negra, Culturas<br />
Populares and Editorial Luzbel,<br />
Mexico (1994).<br />
> Erbe<br />
medicinali<br />
Il guaritore Gu<strong>il</strong>lermo Ojanama<br />
Chisquipama e sua moglie, Dora<br />
Angelica Chujandama Tapullima,<br />
nella loro casa a Tarapoto.<br />
Perù, 2002<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 9 |<br />
MAYA GODED / MAGNUM PHOTOS
MAYA GODED / MAGNUM PHOTOS<br />
Nella foto grande, donne acquistano cactus,<br />
radici e piante nel negozio del v<strong>il</strong>laggio.<br />
Sopra, <strong>il</strong> dottor Jacques Mabit, direttore<br />
del Takiwasi Center di Tarapoto, con la moglie.<br />
Sotto, Delfin Sandoval, un tirocinante<br />
delle tecniche di guarigione, porta <strong>il</strong> cibo<br />
a un paziente nella giungla “chacra”.<br />
Perù, 2002<br />
| fotoreportage |<br />
> Erbe<br />
medicinali<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 11 |
MAYA GODED / MAGNUM PHOTOS<br />
| fotoreportage |<br />
Sopra, l’ayahuasca viene pulita<br />
per essere successivamente cucinata.<br />
Nella pagina a fianco, Gu<strong>il</strong>lermo<br />
Ojanama Chisquipama prepara<br />
<strong>il</strong> necessario per una cura.<br />
Perù, 2002<br />
| 12 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
| fotoreportage |<br />
> Erbe<br />
medicinali<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 13 |
MAYA GODED / MAGNUM PHOTOS<br />
Nella foto grande, una guaritrice all’opera.<br />
Sopra, Gu<strong>il</strong>lermo Ojanama Chisquipama<br />
con un paziente. Sotto, uno degli ospiti<br />
del Takiwasi Center curato per otto giorni<br />
con una dieta a base di piante e ayahuasca.<br />
Perù, 2002<br />
| fotoreportage |<br />
> Erbe<br />
medicinali<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 15 |
a cura di Paola Baiocchi, Andrea Barolini, Emanuele Isonio e Elisabetta Tramonto<br />
dossier<br />
Coltivazione delle piante medicinali<br />
presso <strong>il</strong> Centro Takiwasi di Tarapoto.<br />
Perù, 2002<br />
Oltre <strong>il</strong> P<strong>il</strong><br />
L’economia<br />
può essere<br />
buona<br />
Per decine di studiosi di tutto <strong>il</strong> mondo è un parametro superato. L’Ue lo cambierà entro due anni<br />
I nuovi indici puntano a misurare <strong>il</strong> vero benessere: dall’ambiente alle esperienze “virtuose”<br />
| 16 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
L’Ue: <strong>il</strong> P<strong>il</strong> non sa più dirci se siamo felici >18<br />
Costanza: «Ambiente e umanità per essere felici» >22<br />
Il mappamondo delle “buone economie” >24<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 17 |<br />
MAYA GODED / MAGNUM PHOTOS
| dossier | addio P<strong>il</strong> |<br />
«Misuriamo<br />
la vera<br />
ricchezza»<br />
L’Ue: <strong>il</strong> P<strong>il</strong><br />
non sa più dirci<br />
se siamo felici<br />
di Emanuele Isonio e Andrea Barolini<br />
Q<br />
uando qualcuno lancia un’idea, una proposta, una soluzione innovativa –<br />
o, peggio, rivoluzionaria – spesso viene considerato un visionario. A volte<br />
passano decenni prima che ne sia riconosciuto <strong>il</strong> genio. Era <strong>il</strong> 1968. Davanti agli studenti<br />
dell’università del Kansas, Bob Kennedy espresse un concetto che profumava di<br />
utopia: «Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones,<br />
né i successi del Paese sulla base del Prodotto interno lordo. Il P<strong>il</strong> non tiene conto della<br />
salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro<br />
momenti di svago. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo dirci orgogliosi<br />
di essere americani». Quarant’anni dopo, quel concetto è entrato, a pieno titolo, nell’agenda<br />
politica occidentale. Ma sulla sponda opposta dell’Atlantico.<br />
Per decenni <strong>il</strong> P<strong>il</strong> è sembrato<br />
l’unico faro dell’azione<br />
dei governi. Ma già da tempo<br />
gli economisti ne denunciano<br />
i limiti e propongono alternative.<br />
Ora anche la Commissione<br />
europea si convince e annuncia<br />
dal 2009 un nuovo indicatore<br />
per misurare la ricchezza<br />
effettiva, <strong>il</strong> progresso ambientale<br />
e la qualità della vita<br />
| 18 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
La “rivoluzione”<br />
della Commissione Europea<br />
L’Unione Europea sta lavorando a un nuovo indice statistico<br />
(una versione preliminare sarà operativa entro <strong>il</strong><br />
2009) che permetta di misurare, oltre alla ricchezza prodotta,<br />
anche i progressi ambientali e nella qualità di vita.<br />
La notizia arriva da Bruxelles, durante una conferenza<br />
dal titolo per nulla sib<strong>il</strong>lino, “Beyond GDP” (oltre<br />
<strong>il</strong> P<strong>il</strong>) che <strong>il</strong> “governo” comunitario ha organizzato insieme<br />
al Parlamento europeo, l’Ocse, <strong>il</strong> Wwf e <strong>il</strong> Club di<br />
Roma. Un incontro ai massimi livelli, con i vertici delle<br />
istituzioni coinvolte, membri dei governi dell’Unione<br />
e seicento rappresentanti dei settori economico, sociale<br />
e ambientale. Obiettivo: passare in rassegna<br />
decine di indicatori alternativi al tradizionale P<strong>il</strong>. Partendo<br />
da una considerazione unanime: <strong>il</strong> P<strong>il</strong> non è più<br />
adeguato a misurare lo sv<strong>il</strong>uppo di una nazione. Due le<br />
critiche fondamentali all’indice: da un lato, <strong>il</strong> fatto che<br />
registri solo le transazioni che si svolgono nei “mercati<br />
L’IDEA “LUNGA”<br />
DI BOB KENNEDY<br />
«NON POSSIAMO MISURARE LO SPIRITO NAZIONALE sulla base<br />
dell’indice Dow-Jones, né i successi del Paese sulla base del Prodotto<br />
interno lordo. Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria,<br />
la pubblicità delle sigarette. Mette nel conto le serrature speciali<br />
per le nostre porte di casa e le prigioni per coloro che cercano di forzarle.<br />
Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere<br />
prodotti violenti ai nostri bambini.<br />
Cresce con la produzione di napalm,<br />
miss<strong>il</strong>i e testate nucleari, comprende<br />
la ricerca per disseminare la peste<br />
bubbonica, si accresce con gli<br />
equipaggiamenti che la polizia usa<br />
per sedare le rivolte e aumenta<br />
quando sulle loro ceneri si<br />
ricostruiscono i bassifondi popolari». Bob Kennedy.<br />
| dossier | addio P<strong>il</strong> |<br />
OLANDA SVEZIA GERMANIA REGNO UNITO PIL<br />
ISEW<br />
140<br />
90<br />
40<br />
EUROPA: GLI INDICI PIL E ISEW [INDEX OF SUSTAINABLE ECONOMIC WELFARE] A CONFRONTO<br />
1940<br />
1960 1980 2000<br />
140<br />
90<br />
40<br />
1940<br />
formali”. Dall’altro, come spiega <strong>il</strong> commissario europeo<br />
agli Affari economici, Joaquìn Almunia, <strong>il</strong> suo essere<br />
«nient’altro che un indicatore delle performance economiche:<br />
incapace di distinguere se una transazione ha<br />
un effetto positivo o negativo sul benessere». Un esempio<br />
banale: i tumori causati dall’inquinamento provocano<br />
un incremento del P<strong>il</strong> perché comportano spese<br />
per le cure, più medici negli ospedali e – nei casi peggiori<br />
– fiori per le esequie e una lapide per <strong>il</strong> defunto. «È<br />
tempo di superare <strong>il</strong> P<strong>il</strong> – spiega <strong>il</strong> presidente della Commissione,<br />
Josè Barroso – perché è stato sv<strong>il</strong>uppato negli<br />
anni Trenta, per un mondo diverso dal nostro. Abbiamo<br />
bisogno di strumenti nuovi che mostrino i progressi<br />
concreti in settori che hanno grandi ricadute economiche:<br />
cambiamenti climatici, salute, diritti umani,<br />
sicurezza, ambiente».<br />
In effetti, i dati offerti da altri indicatori messi a punto<br />
dagli anni ‘90 evidenziano come le performance di<br />
molti Stati, ampiamente positive secondo <strong>il</strong> P<strong>il</strong>, assuma-<br />
90<br />
40<br />
L’ECONOMIA USA SECONDO PIL E GPI [GENUINE PROGRESS INDICATOR]<br />
30.000<br />
20.000<br />
10.000<br />
1960 1980 2000 1940<br />
0<br />
140<br />
Joaquìn Almunia,<br />
commissario europeo<br />
agli Affari economici,<br />
e Josè Barroso,<br />
presidente<br />
della Commissione.<br />
PIL PRO CAPITE<br />
GPI PRO CAPITE<br />
1950 1960 1970 1980 1990 2000<br />
140<br />
90<br />
40<br />
1960 1980 2000 1940<br />
GRAFICO 1<br />
GRAFICO 2<br />
1960 1980 2000<br />
no tinte assai più fosche se si considerano altri fattori.<br />
Prendiamo gli Usa (cfr. GRAFICO 1 ): mentre <strong>il</strong> P<strong>il</strong> pro capite<br />
è aumentato più o meno costantemente nell’ultimo<br />
mezzo secolo, l’alternativo indice GPI (vedi SCHEDA ) è cresciuto<br />
solo fino agli anni 70, per poi rimanere sostanzialmente<br />
stab<strong>il</strong>e. Situazione sim<strong>il</strong>e a quella offerta dalla<br />
Germania e, ancor più, dalla Gran Bretagna. Migliori<br />
invece i dati per Olanda e Svezia (vedi GRAFICO 2<br />
). Dato,<br />
quest’ultimo, che non stupisce: lo stesso Premio Nobel<br />
israeliano per l’Economia, Daniel Kahneman, ha osservato<br />
come i Paesi più felici sembrino essere quelli del<br />
Nord Europa, mentre tra quelli più infelici ci sia l’Italia:<br />
«Tra di essi c’è infatti una differenza sostanziale: nei Paesi<br />
nordici c’è grande soddisfazione per quanto concerne<br />
servizi, istruzione, beni pubblici, sanità; a risultare meno<br />
diffusa, invece, è la felicità dipendente da fattori quali<br />
l’umore, <strong>il</strong> temperamento e lo stato d’animo. In Italia<br />
sembra accadere <strong>il</strong> contrario: nonostante un temperamento<br />
gioioso, non ci si sente soddisfatti».<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 19 |<br />
FONTE: REDEFINING PROGRESS<br />
FONTE: REDEFINING PROGRESS
| dossier | addio P<strong>il</strong> |<br />
Troppa ricchezza<br />
uguale infelicità?<br />
Insomma: se la crescita di un Paese viene misurata in<br />
modo diverso rispetto al metodo ut<strong>il</strong>izzato per quantificare<br />
<strong>il</strong> P<strong>il</strong> i risultati possono cambiare e di molto. Non<br />
solo: è possib<strong>il</strong>e anche ipotizzare che un aumento della<br />
ricchezza non si traduca in un incremento del benessere.<br />
Anzi, può persino accadere <strong>il</strong> contrario. È quanto intuì<br />
l’economista americano Richard Easterlin quando,<br />
nel 1974, spiegò come «nel corso della vita la felicità delle<br />
persone dipende molto poco dalle variazioni di reddito<br />
e di ricchezza. Quando aumenta <strong>il</strong> reddito, e quindi<br />
<strong>il</strong> benessere economico, la felicità umana cresce solo<br />
fino ad un certo punto: poi comincia a diminuire, mostrando<br />
una curva ad ‘u’ rovesciata». Una parabola, insomma,<br />
e non una linea crescente. È conosciuto come <strong>il</strong><br />
“Paradosso di Easterlin”: quando la ricchezza raggiunge<br />
livelli eccessivi, la felicità tende a diminuire. E di questo<br />
<strong>il</strong> P<strong>il</strong> non tiene conto. Ma fino a che punto, allora, ci<br />
“conviene” arricchirci, senza correre <strong>il</strong> pericolo evidenziato<br />
da Easterlin? Secondo Kahneman la ricchezza “uti-<br />
DIECI INDICI ALTERNATIVI AL PIL<br />
COEFFICIENTE<br />
DI GINI<br />
AUTORE Corrado Gini<br />
ANNO 1912<br />
Un “omaggio”<br />
a uno dei pionieri<br />
degli studi<br />
per integrare <strong>il</strong> P<strong>il</strong><br />
con altri indicatori:<br />
Corrado Gini,<br />
economista<br />
e statistico<br />
vissuto tra XIX e XX secolo. Il suo<br />
“coefficiente”, ideato nel 1912,<br />
è uno strumento ancora diffuso<br />
per misurare le disuguaglianze<br />
di reddito e per osservarne<br />
le variazioni nel tempo. È espresso<br />
con un numero compreso<br />
tra 0 (uguaglianza perfetta)<br />
e 1 (tutto <strong>il</strong> reddito è in mano<br />
a un solo individuo). Un esempio<br />
su tutti: <strong>il</strong> coefficiente Gini della Cina<br />
è di 0,45, ormai superiore rispetto<br />
a Usa o Gb. Nel 1978 era di 0,20.<br />
Un balzo che fa parlare di “allarme<br />
rosso” per la stab<strong>il</strong>ità sociale<br />
del colosso asiatico.<br />
| 20 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
HUMAN DEVELOPMENT<br />
INDEX (HDI)<br />
AUTORE United Nation<br />
Development Programme<br />
ANNO 1990<br />
hdr.undp.org<br />
Ideato dall’economista pakistano<br />
Mahbub ul Haq, l’indice Hdi si basa<br />
su un concetto elaborato alla fine<br />
degli anni 80 dal Programma Onu<br />
per lo Sv<strong>il</strong>uppo. Oltre alla<br />
tradizionale visione di crescita<br />
incentrata solo su parametri<br />
economici, l’Hdi considera altri<br />
ambiti che influiscono sul tenore<br />
di vita: promozione dei diritti umani,<br />
difesa dell’ambiente, ut<strong>il</strong>izzo<br />
sostenib<strong>il</strong>e delle risorse territoriali,<br />
alfabetizzazione, sv<strong>il</strong>uppo dei servizi<br />
sanitari e sociali, pari opportunità.<br />
La scala dell’indice è decrescente<br />
da 1 a 0. Dal 1993 è ut<strong>il</strong>izzato<br />
dall’Onu accanto al P<strong>il</strong>, per valutare<br />
la qualità della vita nel mondo.<br />
Il premio Nobel per<br />
l’Economia, Daniel<br />
Kahneman e, sotto,<br />
Richard Easterlin,<br />
che dimostrò<br />
nel 1974, con <strong>il</strong> suo<br />
famoso “paradosso”,<br />
<strong>il</strong> rapporto tra felicità<br />
e crescita economica.<br />
GENUINE PROGRESS<br />
INDICATOR (GPI)<br />
AUTORE Redefining Progress<br />
ANNO 1995<br />
www.rprogress.org<br />
Capitale umano, capitale costruito,<br />
capitale sociale, capitale<br />
ambientale: attorno a queste<br />
quattro categorie ruota <strong>il</strong> Genuine<br />
Progress Indicator. A differenza<br />
del P<strong>il</strong>, <strong>il</strong> GPI aggiunge <strong>il</strong> contributo<br />
economico (stimato) di tutti i servizi<br />
fam<strong>il</strong>iari gratuiti e del volontariato<br />
e sottrae le spese dovute<br />
a inquinamento, danni ambientali,<br />
divorzi, disoccupazione, crimine,<br />
esercito. Sim<strong>il</strong>e al GPI è l’ISEW<br />
(indice di benessere economico<br />
sostenib<strong>il</strong>e) introdotto da Herman<br />
Daly e John Cobb nel 1989.<br />
Il risultato è quello esposto<br />
nel GRAFICO 1 : mentre <strong>il</strong> PIL pro<br />
capite (in inglese GDP) è aumentato<br />
negli ultimi 50 anni, <strong>il</strong> GPI<br />
è cresciuto solo fin verso la metà<br />
degli anni 70, per poi restare<br />
sostanzialmente costante.<br />
le” è «quella che serve per soddisfare i bisogni primari,<br />
per poter condurre una vita dignitosa. Fin lì siamo sicuri<br />
che la ricchezza contribuisce al benessere».<br />
Perciò, spiega Leonardo Becchetti, docente di economia<br />
politica all’università Tor Vergata di Roma, è necessario<br />
ragionare con un modello non più concentrato<br />
unicamente sul valore della produzione, ma che comprenda<br />
tre dimensioni: «La crescita economica, la sostenib<strong>il</strong>ità<br />
sociale e quella ambientale sono elementi da cui<br />
non si può prescindere per valutare lo sv<strong>il</strong>uppo di un<br />
Paese. E finché l’obiettivo sarà quello di massimizzare <strong>il</strong><br />
P<strong>il</strong>, non avremo la garanzia che si terrà conto, ad esempio,<br />
di quanto la produttività sia colpevole dell’esaurimento<br />
delle risorse energetiche. Neppure di quelle non<br />
rinnovab<strong>il</strong>i». Una soluzione potrebbe essere quella di<br />
ut<strong>il</strong>izzare <strong>il</strong> tasso di povertà come indice della ricchezza<br />
di un sistema economico, oppure la quantità di biossido<br />
di carbonio prodotto per abitante: «Esistono – prosegue<br />
Becchetti – indicatori che considerano numerose variab<strong>il</strong>i:<br />
scolarizzazione, aspettativa di vita, sostenib<strong>il</strong>ità,<br />
cultura». Tutti fattori che <strong>il</strong> P<strong>il</strong> non contempla. .<br />
INDICE DELL’IMPRONTA<br />
ECOLOGICA<br />
AUTORE Global Footprint Network<br />
ANNO 1996<br />
www.footprintnetwork.org<br />
“L’Impronta Ecologica” mette<br />
in relazione <strong>il</strong> consumo umano<br />
di risorse naturali con la capacità<br />
della Terra di rigenerarle. Ovvero:<br />
quanti “pianeta Terra” occorrono<br />
se non modifichiamo i nostri st<strong>il</strong>i<br />
di vita? Nel 1961 ne servivano 0,7.<br />
Oggi, 1 e un quarto. Ovviamente<br />
le differenze tra gli Stati sono<br />
enormi. I più “spreconi”: Emirati<br />
Arabi (con un valore di 12 contro<br />
una media mondiale di 2,2),<br />
poi Usa (9,6) e Canada (7,6).<br />
Meglio, ma non abbastanza,<br />
l’Europa (4,8). Sotto la media<br />
– per ovvie ragioni – Asia<br />
e soprattutto Africa. Ma cosa<br />
succederà quando anch’essi<br />
raggiungeranno i nostri livelli<br />
di sv<strong>il</strong>uppo?<br />
GENUINE SAVINGS<br />
INDEX (GSI)<br />
AUTORE Banca Mondiale<br />
ANNO 1999<br />
www.worldbank.org<br />
Il Genuine Saving o Adjusted Net<br />
Saving Index (GSI) è l’indice<br />
di sostenib<strong>il</strong>ità ambientale messo<br />
a punto dalla Banca Mondiale<br />
per misurare la variazione netta<br />
nel valore del capitale di un Paese,<br />
attraverso quattro tipi di correzioni<br />
rispetto al P<strong>il</strong>: vengono aggiunte<br />
le spese per la formazione,<br />
considerate come investimenti<br />
nel capitale umano. Sono invece<br />
detratti i costi per la contrazione<br />
delle risorse naturali e i danni<br />
provocati dall’inquinamento. Come<br />
<strong>il</strong> GPI, l’HDI e l’Impronta ecologica,<br />
anche <strong>il</strong> GSI è un indicatore<br />
sistemico: mostra, con un solo<br />
numero, quanto è sostenib<strong>il</strong>e<br />
lo sv<strong>il</strong>uppo di uno Stato.<br />
FONTE: HUMAN DEVELOPMENT INDEX<br />
MAPPA DELL’INDICE DI SVILUPPO UMANO [RAPPORTO 2007 - DATI 2005]<br />
INDICE DI SVILUPPO UMANO<br />
ALTO 1 – 0,800<br />
MEDIO 0,799 – 0,500<br />
BASSO 0,499 – 0,300<br />
DATI NON DISPONIBILI<br />
WELLBEING INDICATOR<br />
(WBI)<br />
AUTORE World Conservation Union<br />
(IUCN)<br />
ANNO 2001<br />
www.iucn.org<br />
Ideato dalla Ong svizzera IUCN,<br />
<strong>il</strong> Well-Being Index, valuta<br />
<strong>il</strong> livello di benessere di 180 Stati<br />
aggregando 88 indicatori divisi<br />
in due “sotto-indici”, di pari peso<br />
nella formazione del dato finale:<br />
<strong>il</strong> benessere umano (HWI) - dedicato<br />
a ricchezza economica, livello<br />
di cultura, istruzione, servizi sociali -<br />
e la qualità dell’ambiente (EWI),<br />
che considera lo stato delle risorse<br />
naturali e <strong>il</strong> livello di inquinamento.<br />
Al vertice della classifica: Svezia,<br />
Finlandia, Norvegia, Islanda<br />
e Austria. Sul fronte opposto:<br />
Afghanistan, Siria e Iraq. Gli Usa<br />
sono 27°, ex-aequo con l’Italia.<br />
La Cina è 160°, l’India 172°.<br />
ENVIRONMENTAL<br />
SUSTAINABILITY<br />
AND PERFORMANCE<br />
INDEXES (ESI - EPI)<br />
AUTORE Università di Yale<br />
e Columbia<br />
ANNO 2002<br />
www.yale.edu/esi<br />
www.yale.edu/epi<br />
L’indice EPI è la “pagella” agli sforzi<br />
degli Stati per raggiungere 16 target<br />
ambientali (purezza dell’acqua,<br />
bassi livelli di ozono, riduzione gas<br />
serra, pesca sostenib<strong>il</strong>e). A st<strong>il</strong>arla,<br />
le università di Yale e Columbia,<br />
in collaborazione con <strong>il</strong> Centro<br />
Ricerche della Commissione<br />
europea. Nel 2006, sei le “regine<br />
verdi”, con un tasso di successo<br />
maggiore dell’85%: Nuova Zelanda,<br />
Svezia, Finlandia, Repubblica Ceca,<br />
Gran Bretagna e Austria. L’EPI<br />
è stato sv<strong>il</strong>uppato a partire<br />
da un altro indice (l’ESI), composto<br />
da 21 fattori che misurano<br />
la sostenib<strong>il</strong>ità ambientale<br />
delle diverse economie.<br />
SUSTAINABLE SOCIETY<br />
INDEX (SSI)<br />
AUTORE Sustainable Society<br />
Foundation<br />
ANNO 2003<br />
www.sustainablesocietyindex.com<br />
Realizzato dagli olandesi Geurt<br />
van de Kerk e Arthur Manuel,<br />
l’SSI mostra quanto sia<br />
eco-compatib<strong>il</strong>e lo sv<strong>il</strong>uppo<br />
di un Paese, partendo dalla<br />
definizione di “sostenib<strong>il</strong>ità”<br />
formulata dalla commissione<br />
Brundtland (“la capacità<br />
di una società di soddisfare i bisogni<br />
di oggi senza compromettere<br />
la possib<strong>il</strong>ità delle generazioni<br />
future di soddisfare i propri”).<br />
È basato su 22 indicatori riuniti<br />
in 5 categorie. Nel 2006, al vertice<br />
della classifica SSI si collocano<br />
Norvegia, Svizzera e Svezia. Ultimi<br />
Turkmenistan, Oman e Arabia<br />
Saudita. L’Italia è quarantaduesima.<br />
Venti posizioni più in basso gli Usa.<br />
HAPPY PLANET INDEX<br />
(HPI)<br />
| dossier | addio P<strong>il</strong> |<br />
PRODOTTO INTERNO<br />
DI QUALITÀ (PIQ)<br />
AUTORE New Economics Foundation AUTORE Symbola<br />
ANNO 2006<br />
ANNO 2006<br />
www.happyplanetindex.org www.symbola.net<br />
Le isole Vanuatu prime, Stati Uniti Quanto pesa la qualità nel P<strong>il</strong><br />
150° su 178 Paesi analizzati. di una nazione? È la domanda<br />
Ovvero: alti livelli di consumismo alla base dell’indice PIQ,<br />
non producono necessariamente elaborato da un team coordinato<br />
altrettanto alti livelli di benessere. dall’ex ministro dell’Economia,<br />
L’HPI è stato sv<strong>il</strong>uppato dalla New Domenico Siniscalco. L’obiettivo:<br />
economics foundation, un think-tank elaborare una “contab<strong>il</strong>ità<br />
(gruppo d’opinione), con sede della qualità” che abbia la stessa<br />
a Londra. È frutto di un’indagine immediatezza comunicativa<br />
che ha messo in relazione le risorse del P<strong>il</strong> e mostri quanta parte<br />
ut<strong>il</strong>izzate da un dato Paese di esso è collegato a produzioni<br />
con l’impronta ecologica,<br />
di qualità. Il PIQ è misurab<strong>il</strong>e<br />
l’aspettativa di vita e la felicità in termini monetari e perciò<br />
dei suoi abitanti. A livello europeo, comparab<strong>il</strong>e con gli aggregati<br />
primi in classifica sono Islanda, settoriali e di spesa pubblica.<br />
Svezia e Norvegia. L’Italia è In tal senso è uno strumento<br />
quattordicesima (66° nel mondo). complementare al tradizionale P<strong>il</strong>.<br />
Nel 2007 <strong>il</strong> PIQ italiano<br />
ha raggiunto <strong>il</strong> 44,3% del P<strong>il</strong>,<br />
pari a 628 m<strong>il</strong>iardi di euro.<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 21 |
| dossier | addio P<strong>il</strong> |<br />
FONTE: GLOBAL FOOTPRINT NETWORK & SAGE - UW MADISON<br />
IMPRONTA ECOLOGICA - SITUAZIONE MONDIALE NEL 1961<br />
ETTARI GLOBALI PER ETTARO<br />
0 – 0,01<br />
0,01 – 0,1<br />
0,1 – 1<br />
1– 2,5<br />
2,5 – 7,5<br />
> 7,5<br />
DATI INSUFFICIENTI<br />
PERCENTUALE DI TERRA USATA: 49%<br />
I p<strong>il</strong>astri della felicità<br />
natura e capitale umano<br />
Intervista a Robert Costanza: «L’economia deve considerare tutti i fattori ut<strong>il</strong>i al benessere del genere umano».<br />
OGLIAMO COSTRUIRE UNA VITA SOSTENIBILE ed auspicab<strong>il</strong>e. Non<br />
«Vsostenib<strong>il</strong>e<br />
ma triste». Sentir parlare Robert Costanza è<br />
un’occasione per aprire gli occhi. Che suscita, anche nei<br />
profani, più di un (fondato) dubbio sulle tradi-<br />
di Emanuele Isonio zionali priorità di politica economica. Professore<br />
di Economia ecologica all’università del Vermont,<br />
57 anni, insieme ad altri 12 economisti, ha<br />
pubblicato nel 1997 un articolo su Nature<br />
per mettere in discussione l’ut<strong>il</strong>ità del concetto<br />
di Prodotto interno lordo in favore di<br />
un indicatore alternativo, <strong>il</strong> Genuine Progress<br />
Indicator (vedi SCHEDA ). «L’ambiente va visto<br />
Il numero di Nature<br />
dedicato al Capitale<br />
Naturale.<br />
| 22 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
come uno degli asset fondamentali dell’economia.<br />
In futuro dobbiamo abbandonare la<br />
logica dell’avere a tutti i costi. L’incremento<br />
del P<strong>il</strong> non deve né può essere l’unico obiettivo».<br />
L’abbiamo incontrato nel corso del V<br />
Forum internazionale dell’informazione per<br />
la salvaguardia della Natura, “Capitalizzare<br />
l’ambiente” organizzato da GreenAccord.<br />
Professor Costanza, qual è <strong>il</strong> punto cardine della<br />
sua teoria?<br />
Avere di più fa stare meglio ma solo fino a un certo punto.<br />
Al di sopra di un certo livello di P<strong>il</strong> non esistono miglioramenti<br />
tangib<strong>il</strong>i nella qualità di vita. Tra l’altro <strong>il</strong><br />
P<strong>il</strong> misura l’andamento della ricchezza, non <strong>il</strong> benesse-<br />
Robert Costanza,<br />
docente di Economia<br />
ecologica al Gund<br />
Institute - università<br />
del Vermont.<br />
re. Per questo servono indicatori alternativi.<br />
Lei dice: “Oggi, ciò che non viene gestito dal<br />
mercato non conta”. Propone un ripensamento<br />
del concetto di economia?<br />
La visione economica convenzionale, che persegue <strong>il</strong><br />
mero incremento della ricchezza, è sbagliata. L’obiettivo<br />
deve essere un’esistenza auspicab<strong>il</strong>e.<br />
L’economia deve quindi considerare tutti i<br />
fattori ut<strong>il</strong>i al benessere del genere umano.<br />
Qualche esempio?<br />
Oltre al mero possesso di beni materiali,<br />
molti elementi incidono sul benessere. Beni<br />
relazionali e ambientali. Fattori estranei<br />
ad una logica mercant<strong>il</strong>e ma che devono<br />
essere considerati dai moderni indicatori<br />
economici: quanto vale <strong>il</strong> tempo libero, <strong>il</strong><br />
volontariato, un’equa distribuzione del<br />
reddito? E, per contro, quanto costa la rottura<br />
dei legami fam<strong>il</strong>iari, la lotta al crimine,<br />
gli incidenti stradali, l’assottigliamento dello strato<br />
d’ozono, l’inquinamento, la riduzione delle foreste o<br />
lo sfruttamento di risorse naturali non rinnovab<strong>il</strong>i?<br />
Le questioni ecologiche e quelle economiche<br />
sono quindi collegate? PAG.27<br />
FONTE: GLOBAL FOOTPRINT NETWORK & SAGE - UW MADISON<br />
“<br />
IMPRONTA ECOLOGICA - SITUAZIONE MONDIALE NEL 2001<br />
ETTARI GLOBALI PER ETTARO<br />
0 – 0,01<br />
0,01 – 0,1<br />
0,1 – 1<br />
1– 2,5<br />
2,5 – 7,5<br />
> 7,5<br />
DATI INSUFFICIENTI<br />
PERCENTUALE DI TERRA USATA: 121%<br />
QUALITÀ DELLA VITA: IN ITALIA LA MIGLIORE È TRENTO,<br />
MONACO PRIMA NEL MONDO<br />
TRENTO, BOLZANO E AOSTA si dividono <strong>il</strong> podio della tradizionale classifica sulla “Qualità della vita” st<strong>il</strong>ata dal Sole 24 Ore.<br />
Agli ultimi posti, invece, tutte le città del Sud (la migliore, 57°, è Matera). Sei i parametri considerati: tenore di vita,<br />
affari e lavoro, servizi ambiente e salute, sicurezza, popolazione, tempo libero. Prima tra le metropoli, M<strong>il</strong>ano<br />
(6°, nonostante sia quartultima per ordine pubblico). È però clamoroso l’exploit di Roma, ottava, che scala quindici posizioni.<br />
Nella classifica mondiale di vivib<strong>il</strong>ità pubblicata da Monocle ed Herald Tribune, lo scettro va invece a Monaco di Baviera.<br />
Ma a vincere è in genere tutta l’Europa con undici città tra le prime venti e ben sei capitali (Copenaghen, Vienna, Helsinki,<br />
Stoccolma, Madrid e Parigi). Negli Usa si salva solo Honolulu. L’Italia? Malinconicamente assente. Em.Is.<br />
IL VALORE DELLA FELICITÀ: IL MATRIMONIO<br />
“VALE” 80 MILA EURO, LA BUONA SALUTE 450 MILA<br />
NATTAVUDH POWDTHAVEE È UN RICERCATORE DI ORIGINE THAI che ha prodotto uno studio per l’Università di Londra<br />
sul valore della felicità. Attraverso una scala di soddisfazione da uno a sette, cioè dal «completamente miserab<strong>il</strong>e»<br />
all’«euforico» e con complicate equazioni supportate dall’indagine su 10m<strong>il</strong>a cittadini inglesi, ha monetizzato <strong>il</strong> «capitale<br />
sociale». Essere sposati rende felici come un aumento di stipendio da 80m<strong>il</strong>a euro, ma convivere dà una soddisfazione<br />
maggiore: 122m<strong>il</strong>a euro. Un’ottima salute vale circa 450m<strong>il</strong>a euro; parlare regolarmente con i vicini di casa fa “incassare”<br />
59m<strong>il</strong>a euro. Vedere regolarmente gli amici è un tesoretto da 93m<strong>il</strong>a euro.<br />
Dopo questa ricerca sarebbero logiche gigantesche class action di cittadini che denunciano per sottrazione di capitale<br />
sociale chi costruisce architetture dove non si incontrano mai i vicini. Pa.Bai.<br />
Il benessere non è dato<br />
solo dai beni materiali:<br />
quanto valgono <strong>il</strong> tempo<br />
libero, <strong>il</strong> volontariato,<br />
un ambiente sano?<br />
”<br />
“<br />
Il ruolo dei governi<br />
è centrale: devono iniziare<br />
a includere i costi<br />
ambientali e sociali<br />
nei loro b<strong>il</strong>anci nazionali<br />
| dossier | addio P<strong>il</strong> |<br />
”<br />
FILM<br />
La dignità degli ultimi<br />
Documentario<br />
del 2005, di Fernando<br />
Ezequiel Solanas.<br />
Racconta le storie<br />
di fabbriche,<br />
riaperte e autogestite<br />
dagli operai.<br />
The Take (La presa)<br />
Sobborghi di Buenos<br />
Aires, 30 operai<br />
fanno ripartire<br />
una fabbrica inattiva.<br />
Presentato nel 2004<br />
al Festival di Venezia,<br />
<strong>il</strong> documentario è stato<br />
girato in Argentina<br />
da Naomi Klein<br />
e suo marito Avi Lewis.<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 23 |
| dossier | addio P<strong>il</strong> |<br />
LIBRI<br />
Senza padrone<br />
di Guido Piccoli<br />
a cura di<br />
Oreste Ventrone<br />
Gesco edizioni, 2007<br />
Il denaro fa la felicità?<br />
Lorenzo Becchetti<br />
ed. Laterza, 2007<br />
La dittatura del P<strong>il</strong><br />
Pierangelo Dacrema<br />
ed. Mars<strong>il</strong>io, 2007<br />
La decrescita felice<br />
– la qualità della vita<br />
non dipende dal P<strong>il</strong><br />
Maurizio Pallante<br />
Editori Riuniti, 2005<br />
Felicità ed Economia<br />
a cura di Luigino Bruni<br />
e Pierluigi Porta<br />
ed. Guerini e Associati,<br />
2004<br />
Economia e felicità.<br />
Come l’economia<br />
e le istituzioni<br />
influenzano<br />
<strong>il</strong> benessere<br />
Bruno S. Frey,<br />
Alois Stutzer<br />
Ed. Il Sole 24 Ore<br />
Pirola, 2006<br />
| 24 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
DAL CANADA AL NEPAL: IL MAPPAMONDO DELLE BUONE ECONOMIE<br />
Una carrellata di realtà che mettono in pratica<br />
un’economia contemporaneamente “buona”, perchè<br />
rispettosa dell’ambiente, dei diritti delle persone<br />
e partecipativa, ma anche sostenib<strong>il</strong>e nel lungo termine.<br />
Esperienze, cioè, che si reggono in piedi da sole, senza<br />
(o senza più) contributi economici esterni. <strong>Valori</strong><br />
ha selezionato gli esempi (per fortuna non gli unici)<br />
più interessanti e meno conosciuti. (A pagina 26<br />
un approfondimento con le schede di alcuni casi).<br />
CANADA<br />
COMMUNITY SUPPORTED<br />
ECONOMY [5 ]<br />
Una f<strong>il</strong>iera agricola<br />
consolidata negli Usa<br />
e in Canada, ma anche<br />
in Francia e Portogallo.<br />
USA<br />
TOLEDO, DA CAPITALE DEI<br />
FINESTRINI DELLE AUTO A<br />
PATRIA DELLA TECNOLOGIA<br />
DELL’ENERGIA<br />
RINNOVABILE.<br />
La ventosa cittadina dell’Ohio<br />
ha attirato migliaia<br />
di giovani, ingegneri, tecnici,<br />
ricercatori, che hanno trovato<br />
lavoro in laboratori, start-up,<br />
imprese, società di servizi<br />
in quello che è diventato<br />
un nuovo distretto<br />
dell’energia eolica e solare.<br />
GUATEMALA<br />
ASOCIACIÓN CHAJULENSE,<br />
SVILUPPO SOSTENIBILE<br />
NELLE COMUNITÀ INDIGENE<br />
MAYA IXIL<br />
Produzione di caffè equo,<br />
coltivazioni biologiche,<br />
turismo responsab<strong>il</strong>e,<br />
una cassa di risparmio<br />
e credito che eroga piccoli<br />
prestiti ai produttori,<br />
una clinica di medicina<br />
naturale e un ufficio legale<br />
per conservare la memoria<br />
storica dopo la guerra<br />
civ<strong>il</strong>e in Guatemala.<br />
www.asociacionchajulense.org<br />
CAISSE D’ÉCONOMIE<br />
SOLIDAIRE DESJARDINS<br />
Banca etica canadese, rivolta<br />
in particolare ai settori<br />
del risparmio solidale,<br />
delle cooperative abitative,<br />
con prestiti per cooperative,<br />
comunità culturali e sindacati.<br />
Gli unici che finanziano<br />
gli Inuit (Esquimesi).<br />
www.cecosol.com<br />
NATURAL DYES<br />
INTERNATIONAL,<br />
LANA BIOLOGICA<br />
E TRADIZIONALE [6 ]<br />
MESSICO<br />
TRADOC, FABBRICA<br />
DI PNEUMATICI AUTOGESTITA<br />
DAI LAVORATORI<br />
La Continental voleva chiudere<br />
lo stab<strong>il</strong>imento di El Salto.<br />
Lo prendono in mano<br />
i lavoratori che formano<br />
la cooperativa Tradoc:<br />
Trabajadores Democráticos<br />
de Occidente. Una piccola<br />
realtà in un settore dominato<br />
da grandi imprese.<br />
COLOMBIA<br />
LAS GAVIOTAS,<br />
UNA FORESTA NEL DESERTO [7 ]<br />
ECUADOR<br />
CEPESIU, MICROCREDITO<br />
E POLITICHE SOCIALI<br />
Interviene nei quartieri<br />
periferici di alcune città<br />
dell’Ecuador e porta avanti<br />
progetti per <strong>il</strong> miglioramento<br />
delle condizioni abitative<br />
attraverso l’accesso<br />
al credito.<br />
www.cepesiu.org<br />
GERMANIA NORVEGIA SVEZIA<br />
ITALIA<br />
RAPUNZEL, BIO DA E VERSO<br />
TUTTO IL MONDO<br />
Azienda tedesca,<br />
tra i principali esportatori<br />
europei di prodotti biologici.<br />
250 dipendenti, 70 m<strong>il</strong>ioni<br />
di euro di fatturato.<br />
Commercio equo e solidale.<br />
www.rapunzel.de/uk<br />
In Italia i suoi prodotti<br />
sono importati da Ecor<br />
(www.b-io.it)<br />
e Il Baule Volante<br />
(www.baulevolante.it).<br />
VENEZUELA<br />
AUTOGESTIONE OPERAIA<br />
NELLE FABBRICHE [9 ]<br />
ARGENTINA<br />
FILIERA TESSILE CORTA<br />
ED EQUA, DALL’ARGENTINA<br />
ALL’ITALIA [8 ]<br />
A POCKING IL PIÙ GRANDE<br />
PARCO FOTOVOLTAICO<br />
DEL MONDO<br />
Sull’area di una ex base<br />
m<strong>il</strong>itare nella Bassa Baviera<br />
un impianto da 58 m<strong>il</strong>a<br />
pannelli fotovoltaici<br />
che raggiunge picchi<br />
da 10 Megawatt,<br />
che bastano per soddisfare<br />
<strong>il</strong> fabbisogno energetico<br />
di circa 3.300 famiglie.<br />
www.solarserver.de/<br />
solarmagazin/<br />
anlage_0606_e.html<br />
REGNO UNITO<br />
CO-OPERATIVE GROUP<br />
La società cooperativa più<br />
grande al mondo (1863):<br />
1700 supermercati, una Cooperative<br />
Bank (che concede<br />
finanziamenti a progetti<br />
sociali, ambientali e a settori<br />
tradizionali seguendo criteri<br />
etici dell’inglese Eiris), una<br />
compagnia di assicurazioni e<br />
gestione del risparmio (in<br />
una torre di 25 piani<br />
ricoperta da 7.200 pannelli<br />
solari fotovoltaici).<br />
www.co-op.co.uk<br />
OLANDA<br />
WOMEN’S WORLD BANKING<br />
Un’istituzione di microfinanza<br />
per fornire accesso alle<br />
risorse finanziarie alle donne<br />
più povere. Nasce in Olanda<br />
nel 1971, ma è una rete di<br />
40 f<strong>il</strong>iali n 34 Paesi in<br />
Europa, Asia, Africa, America<br />
Latina e Usa. www.swwb.org<br />
DAL CARBONE AL SOLE<br />
A “ZECHE ZOLLVEREIN”<br />
Nella patria del carbone,<br />
la Ruhr, una vecchia miniera<br />
si trasforma in centrale<br />
elettrica fotovoltaica,<br />
dalle linee architettoniche<br />
moderne e ispirate<br />
allo st<strong>il</strong>e del Bauhaus.<br />
GARDEN ORGANIC,<br />
DIFENDERE LA DIVERSITÀ<br />
Il più grande giardino<br />
biologico in Europa. Fiore<br />
all’occhiello: una biblioteca<br />
per conservare i semi di 800<br />
piante protette.<br />
www.gardenorganic.org.uk<br />
SPAGNA<br />
FIARE, IL BRACCIO DI<br />
BANCA ETICA IN SPAGNA<br />
Un gruppo di organizzazioni<br />
del terzo settore hanno<br />
creato la Fondazione per<br />
l’investimento e <strong>il</strong> risparmio<br />
responsab<strong>il</strong>e, che oggi è<br />
l’agenzia di Banca Etica in<br />
Spagna, a B<strong>il</strong>bao, nei Paesi<br />
Baschi. Un ufficio anche a<br />
Barcellona.<br />
www.fiare.org<br />
BRASILE<br />
BANCO PALMAS, MONETE<br />
COMPLEMENTARI PER<br />
USCIRE DALLA POVERTÀ<br />
Una delle prime esperienze<br />
(perfettamente riuscita)<br />
di moneta locale, in una favela<br />
nella periferia di Fortaleza.<br />
www.bancopalmas.org.br<br />
CAMERUN<br />
FARE MODA<br />
IN AFRICA [11 ]<br />
COSTA D’AVORIO<br />
KAWOKIWA, CACAO BIO<br />
DALLA COSTA D’AVORIO<br />
Una cooperativa agricola che<br />
produce cacao biologico.<br />
Prima in Costa d’Avorio<br />
a ricevere <strong>il</strong> marchio equo<br />
e solidale Flo. Riunisce<br />
circa 4000 soci, piccoli<br />
produttori di cacao.<br />
www.kavokiva.com<br />
CARCERE DI BASTOEY<br />
Un’isola-prigione a due miglia<br />
da Oslo, senza sbarre né<br />
cancelli, tutta all’insegna<br />
dell’ecologia. I 115<br />
detenuti vivono in case<br />
singole, alimentate<br />
da pannelli solari<br />
fotovoltaici. Coltivano<br />
prodotti biologici,<br />
allevano galline,<br />
pecore, mucche<br />
e cavalli.<br />
MOZAMBICO<br />
PROFESSIONE MECCANICI<br />
A Nampula e Nacala,<br />
nel nord del Mozambico,<br />
alcuni ex allievi della scuola<br />
per meccanici dei missionari<br />
Comboniani, hanno dato vita<br />
a due cooperative,<br />
per la costruzione di mulini<br />
frangitutto e mob<strong>il</strong>i in metallo<br />
e per la riparazione<br />
di auto e camion.<br />
www.fondazionesanzeno.org<br />
EKOBANKEN<br />
Piccola banca etica<br />
di stampo steineriano<br />
che finanzia progetti<br />
ambientali, coopertaive<br />
sociali, progetti educativi,<br />
in un piccolo v<strong>il</strong>laggio<br />
svedese.<br />
www.ekobanken.se<br />
PALESTINA<br />
PARC, SVILUPPO RURALE,<br />
MICROCREDITO<br />
E COMMERCIO EQUO<br />
IN PALESTINA [12 ]<br />
NEPAL<br />
MAGLIONI E TAPPETI<br />
SULL’HIMALAYA<br />
I ragazzi della scuola<br />
di formazione professionale Kts<br />
per vivere producono maglioni,<br />
cappelli e tappeti di lana<br />
(importata dalla Nuova<br />
Zelanda, perché allevare<br />
pecore sui pendii scoscesi<br />
dell’Himalaya non è fac<strong>il</strong>e).<br />
Un aiuto anche dal turismo<br />
responsab<strong>il</strong>e. www.ramviaggi.it<br />
MADAGASCAR<br />
SCEC<br />
Napoli testa la moneta locale<br />
[1 ]<br />
FABBRICA ETHICA<br />
Progetto promosso dalla<br />
Regione Toscana per favorire<br />
la responsab<strong>il</strong>ità sociale<br />
d’impresa. A dicembre ha<br />
vinto <strong>il</strong> premio europeo<br />
“Responsible<br />
entrepreneurship” del 2007.<br />
www2.fabricaethica.it<br />
MADE IN NO<br />
Rete di tess<strong>il</strong>e solidale creata<br />
tra artigiani di Novara e<br />
produttori di fibre tess<strong>il</strong>i<br />
del Sud del mondo,<br />
coordinata da Fair<br />
(www.faircoop.it), cooperativa<br />
di commercio equo-e<br />
solidale.<br />
www.made-in-no.com<br />
LATTE ALLA SPINA<br />
Un risparmio per i clienti<br />
e per l’ambiente [2 ]<br />
CINA<br />
ISOLA ECOLOGICA A CANTOON<br />
Progetto di pianificazione<br />
urbana ecocompatib<strong>il</strong>e<br />
nella zona più industrializzate<br />
della Cina, l’Haizhu District<br />
di Cantoon. Autonomia<br />
energetica, gestione acque,<br />
riduzione inquinamento.<br />
INDIA<br />
UN VIAGGIO RESPONSABILE<br />
IN MADAGASCAR<br />
Anche grazie al turismo solidale,<br />
<strong>il</strong> progetto dell’associazione<br />
Kononìa a Fianarantsoa,<br />
in Madagascar, può reggersi<br />
in piedi. Avviamento<br />
professionale alla lavorazione<br />
del legno, microcredito per<br />
donne, lotta alla denutrizione<br />
dei bambini tra 1 e 4 anni.<br />
www.viaggiemiraggi.org<br />
PRODURRE LATTE<br />
NELL’ANDHRA PRADESH<br />
Grazie all’aiuto della Ong<br />
indiana Assist, alcune donne<br />
si sono unite, ciascuna<br />
con la propria mucca,<br />
e hanno creato un consorzio<br />
per produrre e vendere latte.<br />
TANZANIA<br />
CETAWICO, CANTINA<br />
SOCIALE DI DODOMA<br />
Produrre vino su un altipiano<br />
a 1100 metri sopra <strong>il</strong> livello<br />
del mare. La cantina<br />
di Dodoma è nata per caso<br />
da un progetto della Fondazione<br />
San Zeno, con un ingegnere<br />
italiano che voleva costruire<br />
un pozzo e si è ritrovato<br />
a vivere tra Italia e Tanzania.<br />
www.cetawico.com<br />
LE CASE DELL’ACQUA,<br />
BOLLICINE GRATIS<br />
Casette colorate da cui<br />
si può ritirare gratuitamente<br />
acqua minerale refrigerata.<br />
La Tasm SpA, Tutela<br />
Ambientale Sud M<strong>il</strong>anese,<br />
è l’azienda pubblica che<br />
ha realizzato e gestisce dodici<br />
impianti di depurazione<br />
delle acque civ<strong>il</strong>i e industriali.<br />
Il sottosuolo del sud-ovest<br />
M<strong>il</strong>ano è ricco di fonti<br />
naturali.<br />
WIP, ASSORBENTI<br />
E FAZZOLETTI<br />
SOLO NATURALI [3 ]<br />
ECOBIMBI, NIENTE PIÙ<br />
USA E GETTA<br />
L’azienda produce pannolini<br />
per neonati riut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i<br />
e lavab<strong>il</strong>i. Nei primi 3 anni<br />
del bimbo si evitano 1000<br />
ch<strong>il</strong>i di rifiuti non riciclab<strong>il</strong>i<br />
e si risparmiano 1500-2000<br />
euro. www.ecobimbi.com<br />
AGRILANDIA: BIOLOGICO<br />
ITALIANO A PECHINO [13 ]<br />
CINA A CACCIA DI PARCHI<br />
Il Governo con la Bejine forest<br />
University creerà 57 parchi,<br />
in particolare intorno a Pechino.<br />
Per difendere la biodiversità,<br />
nel Paese dove, con<br />
l’urbanizzazione, scompaiono<br />
più specie animali e vegetali.<br />
CHILDREN’S DEVELOPMENT<br />
BANK, LA BANCA<br />
DEI BAMBINI<br />
Una vera banca a New Delhi,<br />
ma gestita da bambini,<br />
dai 6 ai 18 anni: depositano<br />
i risparmi, su cui ricevono<br />
interessi, e dai 15 anni<br />
possono ottenere prestiti<br />
per avviare attività.<br />
www.ch<strong>il</strong>drensdevelopment<br />
bank.org<br />
ETIOPIA<br />
MAIN, MICROFINANCE<br />
AFRICAN INSTITUTIONS<br />
NETWORK<br />
Una rete di istituzioni<br />
di microfinanza in Africa<br />
con sede principale<br />
ad Adis Abeba, in Etiopia,<br />
e succursali in altri 29 Paesi<br />
tra Africa, Medioriente<br />
e Europa.<br />
www.inaise.org<br />
COOPERATIVA SAN LORENZO,<br />
RESPONSABILI IN MARE<br />
Una barca da diporto<br />
sequestrata ai trafficanti<br />
di droga e assegnata<br />
dalla magistratura di Cagliari<br />
alla Cooperativa San Lorenzo,<br />
di inserimento lavorativo<br />
di ragazzi disagiati. Sarà<br />
ormeggiata a Teulada e offrirà<br />
a turisti responsab<strong>il</strong>i visite<br />
lungo la splendida costa sarda.<br />
www.cooperativasanlorenzo.it<br />
POLO LIONELLO,<br />
CONDIVIDERE I PROFITTI<br />
Una ventina di aziende<br />
(negozi, ma soprattutto<br />
servizi) che aderiscono<br />
all’Economia di Comunione,<br />
si sono riuniti a Burchio,<br />
alle porte di Firenze. I profitti<br />
vengono: un terzo reinvestiti<br />
nell’azienda, un terzo usati<br />
per i progetti del movimento<br />
dei Focolarini, un terzo<br />
per beneficenza.<br />
www.edicspa.com<br />
ETANOLO DALLE STOPPIE<br />
DEL GRANTURCO<br />
China Resources Alcohol<br />
Corporation (CRAC) con<br />
la canadese Sunopta producono<br />
etanolo a ZhaoDong, nello<br />
He<strong>il</strong>ongjiang, senza usare<br />
reattivi chimici e organismi<br />
geneticamente modificati<br />
per la trasformazione<br />
degli scarti di cellulosa.<br />
UNA PICCOLA<br />
FABBRICA DI TÈ<br />
La Pds (Peermade<br />
Development Society) coltiva<br />
tè nelle terre della diocesi<br />
di Kerala. Con l’aiuto<br />
della Fondazione San Zeno<br />
(www.fondazionesanzeno.org)<br />
ha comprato una macchina<br />
per mettere <strong>il</strong> tè nelle bustine<br />
per poi venderlo sul mercato<br />
locale e autosostenersi.<br />
ERITREA<br />
| dossier | addio P<strong>il</strong> |<br />
PRODOTTI AGRICOLI,<br />
ENERGIA E LAVORO<br />
DAL DESERTO ERITREO<br />
[10 ]<br />
LE NOCI SONANTI [4 ]<br />
LIBERA TERRA, IL SAPORE<br />
DELLA LEGALITÀ<br />
Terreni confiscati alla mafia<br />
in Sic<strong>il</strong>ia, Calabria, Campania,<br />
Puglia e Lazio, assegnati<br />
a cooperative di giovani<br />
che producono olio, vino,<br />
pasta, conserve e altri prodotti<br />
bio a marchio Libera Terra.<br />
Anche campi di volontariato.<br />
www.liberaterra.it<br />
SALAMITA, BIOLOGICO<br />
E BIODINAMICO<br />
Antica cooperativa agricola<br />
nel messinese, a Barcellona<br />
Pozzo di Gotto. Tra i primi<br />
produttori bio in Italia.<br />
www.salamita.it<br />
CAVERDE, BIOLOGICO<br />
E NATURA<br />
Valpolicella: 20 anni fa terreni<br />
incolti, oggi azienda agricola<br />
di successo. Vigneti, ulivi<br />
e c<strong>il</strong>iegi bio, fattoria e<br />
agriturismo, citati dal Gambero<br />
Rosso. www.caverde.com<br />
CASACLIMA, BIOEDILIZIA<br />
PER RISPARMIARE ENERGIA<br />
E SOLDI<br />
La certificazione sui consumi<br />
energetici delle case imposta<br />
dalla Provincia di Bolzano,<br />
dove non possono consumare<br />
più di 70Kwh al metro<br />
quadrato all’anno<br />
(la media italiana è 150).<br />
www.agenziacasaclima.it<br />
CAMBOGIA<br />
LAVORARE ARGENTO<br />
E OTTONE IN CAMBOGIA<br />
Un orafo italiano ha chiuso<br />
<strong>il</strong> suo negozio a Vicenza<br />
per aprire un laboratorio<br />
a Phnom Penh e portare avanti<br />
<strong>il</strong> progetto “artigiani senza<br />
frontiere” dell’associazione<br />
vicentina F<strong>il</strong>eo. Insegna<br />
ai ragazzi di strada a lavorare<br />
l’argento e l’ottone ricavato<br />
dalle mine inesplose.<br />
www.viaggiemiraggi.org<br />
FIJI<br />
PRODURRE ENERGIA DAGLI<br />
SCARTI DELLA BIRRA [14 ]<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 25 |
| dossier | addio P<strong>il</strong> |<br />
ESEMPI CONCRETI: LATTE FRESCO ALLA SPINA E FORESTE NEL DESERTO<br />
ITALIA<br />
[1 ] A NAPOLI SI PUÒ PAGARE IN SCEC<br />
Ne circolano oltre 91.000. Gli iscritti all’associazione<br />
Masaniello, 1290 finora, ne hanno ritirati gratuitamente<br />
100 nella prima emissione, più altri 100 da dicembre.<br />
Banconote colorate da usare insieme agli euro, che<br />
funzionano come buoni sconto da spendere negli esercizi<br />
aderenti, oltre 200. Sconti tra <strong>il</strong> 10 e <strong>il</strong> 30% applicab<strong>il</strong>i<br />
solo a chi paga in scec. Per un prodotto da 40 euro con<br />
uno sconto del 10%, si pagheranno 36 euro e 4 scec.<br />
Un vantaggio per <strong>il</strong> cliente, che spenderà meno,<br />
e per <strong>il</strong> negoziante, che attirerà compratori che altrimenti<br />
andrebbero altrove. www.progettoscec.com<br />
In Italia ci sono anche: ecoroma a Roma<br />
(www.ecoroma.org), tau a Lucca (www.progettotau.org),<br />
fiorini a Firenze, thyrus a Terni (www.progettothyrus.com),<br />
kro a Crotone. www.arcipelagomoneta.org<br />
è <strong>il</strong> sito delle monete complementari in Italia.<br />
[2 ] IL LATTE FRESCO SI BEVE ALLA SPINA<br />
Un sistema a “f<strong>il</strong>iera corta” che avvantaggia produttori<br />
e consumatori, che spendono mediamente 1 euro al litro<br />
rispetto a 1,40 euro della grande distribuzione.<br />
Tanti i vantaggi ambientali: si riducono trasporti<br />
e inquinamento. Riut<strong>il</strong>izzando bottiglie di vetro si evita<br />
la produzione di rifiuti: -4,6 ch<strong>il</strong>i di plastica o -6,7 ch<strong>il</strong>i<br />
di cartone pro capite all’anno. Sul sito della Coldiretti<br />
la mappa dei distributori in Italia:<br />
www.coldiretti.it/Distributori%20latte%20Coldiretti.pdf<br />
[3 ] FAZZOLETTI E ASSORBENTI NATURALI AL 100%<br />
Nel distretto tess<strong>il</strong>e di Prato la Wip, piccola azienda<br />
leader di prodotti monouso in fibre naturali. Pannolini,<br />
assorbenti, fazzoletti, batuffoli struccanti in cotone<br />
biologico certificato Aiab-Icea, da progetti di commercio<br />
equo e solidale (in Paraguay e Tanzania). Niente plastica,<br />
solo biopolimeri con amidi vegetali. Prodotti venduti<br />
a marchio Naturaé e Love’N. www.wip-srl.com<br />
[4 ] LA TRIBÙ DELLE NOCI SONANTI<br />
A Cupramontana (Ancona) la comunità rurale “Tribù<br />
delle noci sonanti” sperimenta un modo di vivere, lavorare<br />
e produrre egualitario ed ecologico, sganciato<br />
dall’economia ufficiale, salvo per piccoli scambi<br />
di alimenti e beni a livello provinciale. Autosufficienza<br />
agricola senza l’uso di macchinari a energia foss<strong>il</strong>e<br />
né di sostanze chimiche; solo energia muscolare umana,<br />
attrezzi manuali e sostanze autoprodotte. Niente rifiuti,<br />
nemmeno organici (anche la to<strong>il</strong>ette è compostante).<br />
AMERICA<br />
[5 ] AGRICOLTURA SOSTENUTA DALLA COMUNITÀ<br />
Gruppi di persone che hanno deciso di vivere<br />
in campagna e coltivare la terra (1.500 fattorie)<br />
si associano con altri che vivono in città nel patto<br />
“Community supported agriculture”. All’inizio della<br />
stagione si stimano i costi di produzione e le quantità<br />
necessarie. I “cittadini” prefinanziano le spese,<br />
condividendo rischi, vantaggi e, in parte, lavoro agricolo.<br />
Negli Usa e in Canada è una realtà consolidata..<br />
[6 ] NELLA LANA, NATURA E TRADIZIONE DEL NEW MEXICO<br />
A Taos, in uno degli Stati più poveri e aridi degli Usa,<br />
la Zeri Foundation (www.zeri.org) sette anni fa ha avviato<br />
| 26 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
un progetto di allevamento di pecore e recupero<br />
delle antiche tradizioni locali di trattamento della lana.<br />
Oggi la Natural Dyes International si regge sulle proprie<br />
gambe, con una ricca produzione di lana biologica<br />
trattata con tinte naturali. www.naturaldyes.org<br />
[7 ] UNA FORESTA NEL DESERTO: VITA, ACQUA E LAVORO<br />
Una zona arida in Colombia, dove <strong>il</strong> suolo acido<br />
non permetteva alle piante di crescere e rendeva l’acqua<br />
non potab<strong>il</strong>e. Nel ‘92 la Zeri Foundation ha avviato<br />
la riforestazione: 11 m<strong>il</strong>a ettari di savana ricoperti<br />
di alberi, grazie all’impianto di funghi che hanno reso<br />
fert<strong>il</strong>e <strong>il</strong> terreno. In 15 anni <strong>il</strong> clima è cambiato: più piogge<br />
e acqua potab<strong>il</strong>e. Raggiunta l’indipendenza dal gasolio,<br />
grazie a piantagioni di palme da olio per biocombustib<strong>il</strong>i.<br />
Centinaia di persone hanno trovato lavoro. Uno stimolo<br />
per l’economia locale grazie al commercio della resina<br />
dei pini, usata nella produzione di carta.<br />
[8 ] FILIERA TESSILE ECOEQUA IN ARGENTINA<br />
Nel complicato settore tess<strong>il</strong>e globale, ricco di passaggi<br />
e sfruttamenti, una f<strong>il</strong>iera interamente nelle mani<br />
di piccoli produttori: magliette di cotone argentine vendute<br />
in Italia nelle botteghe Altromercato. La popolazione<br />
indigena dei Toba nella regione del Chaco coltiva <strong>il</strong> cotone<br />
con sementi autoctone. Operai di una fabbrica argentina<br />
autogestita tessono <strong>il</strong> cotone e lo tagliano in pezze,<br />
che <strong>il</strong> Movimento dei disoccupati di Matanza trasforma<br />
in magliette. Il commercio equo italiano le vende.<br />
[9 ] OCCUPARE, RESISTERE, PRODURRE, IN VENEZUELA<br />
Mentre <strong>il</strong> presidente Chavez lanciava riforme (riacquistato<br />
<strong>il</strong> controllo sull’estrazione del petrolio, annunciate<br />
nazionalizzazioni di banche, telecomunicazioni,<br />
elettricità, avviato lo sganciamento da FMI e Banca<br />
Mondiale), sull’esempio argentino venivano avviate<br />
autogestioni delle fabbriche chiuse. Gestite dai lavoratori<br />
la cartiera Venepal, la Sanitarios Maracay che fabbrica<br />
porcellane, la CNV e la Inveval, che producono valvole<br />
per oleodotti. Stipendi uguali per tutti, calo di incidenti,<br />
aumento di posti di lavoro. Sono i primi risultati registrati<br />
nelle fabbriche senza padroni, mentre in Venezuela<br />
<strong>il</strong> livello di povertà è sceso sotto i livelli del 1980.<br />
AFRICA<br />
[10 ] MIRACOLO NEL DESERTO<br />
La collaborazione tra <strong>il</strong> Governo eritreo, un’impresa<br />
americana (Seaphire International) e la Zeri Foundation<br />
ha reso fert<strong>il</strong>e una zona costiera dell’Eritrea nei pressi<br />
di Massawa, arida per l’acqua troppo salina.<br />
Con un sistema di pompe e f<strong>il</strong>tri, l’acqua del mare<br />
è stata usata per irrigare la terra desertica e coltivare<br />
dei vegetali (asparagi di mare) resistenti all’acqua salata.<br />
Sono state piantate un m<strong>il</strong>ione di mangrovie, dalle quali<br />
si ricava biomassa, usata per produrre energia, come<br />
mangime per animali, materiale ed<strong>il</strong>e e combustib<strong>il</strong>e.<br />
Una macchina che dà lavoro a 350 donne.<br />
[11 ] LA STILISTA<br />
CHE HA SCELTO L’AFRICA<br />
Alvine è nata in Camerun.<br />
Si è laureata in legge<br />
ed è venuta in Italia<br />
per studiare da st<strong>il</strong>ista.<br />
Ma per aprire la sua<br />
attività ha deciso<br />
di tornare in Africa,<br />
e dare lavoro alla sua gente. Ha ottenuto un piccolo<br />
prestito (circa 20 m<strong>il</strong>a euro) da una banca italiana.<br />
Ha comprato i macchinari per produrre i tessuti<br />
e confezionare gli abiti. Li ha portati in Camerun<br />
a Douala, dove ha creato una cooperativa, Les Petales,<br />
e da settembre tra m<strong>il</strong>le difficoltà ha iniziato a produrre<br />
vestiti, borse e gioielli, con uno st<strong>il</strong>e che unisce<br />
la tradizione africana e <strong>il</strong> gusto moderno. Li vende<br />
in Africa, ma anche in alcuni negozi in Italia.<br />
www.alvinedemanou.com<br />
ASIA<br />
[12 ] PARC, DONNE PALESTINESI AL LAVORO<br />
Quaranta gruppi di donne in quaranta v<strong>il</strong>laggi tra<br />
Cisgiordania e Striscia di Gaza. Un progetto coordinato<br />
dalla Ong palestinese Parc, che fornisce assistenza<br />
tecnica con agronomi esperti. A seconda della zona,<br />
si producono agrumi,<br />
fragole, ulivi, mandorle,<br />
datteri, erbe officinali.<br />
Sv<strong>il</strong>uppo rurale<br />
e microcredito,<br />
con l’aiuto di Etimos;<br />
biologico, con<br />
la certificazione Icea;<br />
commercio equo<br />
(in particolare di cous<br />
cous), grazie a Transfair-Fairtdrade e alla Ong padovana<br />
Acs e un rafforzamento del settore della microfinanza<br />
grazie a un accordo con Banca Etica. www.pal-arc.org<br />
[13 ] UN TOCCO ITALIANO PER IL BIOLOGICO A PECHINO<br />
Si chiama Agr<strong>il</strong>andia, un’azienda cinese che ha imparato<br />
dall’Italia a coltivare e cucinare bio. Si è fatta affiancare<br />
da un’impresa marchigiana, Belsito (www.v<strong>il</strong>labelsito.it).<br />
Tredici ettari di terreno nel v<strong>il</strong>laggio di Baige Zhuang,<br />
accanto alla caotica e inquinata periferia di Pechino,<br />
dove si coltivano con metodi biologici alberi da frutto,<br />
verdure ed erbe. Due grandi serre, un agriturismo<br />
e un ristorante nel centro della capitale cinese. Si possono<br />
comprare frutta e verdura, salse, vini, grappe e formaggi<br />
bio o gustarli cucinati da cuochi italiani.<br />
[14 ] DALLA BIRRA ALL’ENERGIA NIENTE SPRECHI<br />
In una scuola per ragazzi svantaggiati (la Montfort<br />
Boys Town) a Suva, sulle isole Fiji, la Zeri Foundation<br />
ha messo in piedi un progetto di produzione integrata,<br />
piuttosto articolato. Tutto inizia dagli scarti<br />
di una fabbrica di birra locale, usati per coltivare<br />
dei particolari funghi, che producono un enzima,<br />
che rende <strong>il</strong> grano molto nutriente per gli animali.<br />
Il campo, dopo la raccolta dei funghi, è ideale<br />
per far mangiare i maiali. Dalla fermentazione<br />
degli scarti di cibo ed escrementi dei maiali<br />
si estrae <strong>il</strong> gas, che permette di produrre energia.<br />
Il Capitale Naturale Mondiale (l’insieme degli ecosistemi e<br />
delle risorse della biosfera, ndr) si sta deteriorando. Dobbiamo<br />
riuscire a diffondere l’idea che bisogna investire sulle<br />
risorse naturali perché producono dividendi per tutti. Cito<br />
un solo dato: i “servizi ecologici” delle foreste pluviali<br />
hanno un valore annuo di 1660 dollari per ettaro. I residenti<br />
locali, dallo sfruttamento di quelle aree, guadagnano<br />
24 euro. Non sarebbe conveniente – anche economicamente<br />
– pagare quelle popolazioni in base al valore nonlocale<br />
delle loro foreste, pur di non vederle abbattute?<br />
Altrettanto importante è <strong>il</strong> “capitale sociale”?<br />
Senza dubbio. Perché è una variab<strong>il</strong>e che migliora se diminuisce<br />
<strong>il</strong> numero di omicidi, <strong>il</strong> tasso di disoccupazione<br />
o le ore passate davanti alla tv dai bambini.<br />
Le istituzioni pubbliche che cosa possono fare<br />
per agevolare l’ut<strong>il</strong>izzo dei nuovi indicatori?<br />
Il loro ruolo è necessariamente centrale per cambiare le<br />
regole del gioco. Abbiamo bisogno che adattino le loro<br />
scelte a principi di sostenib<strong>il</strong>ità.<br />
In concreto?<br />
Inglobare i costi naturali e sociali nei b<strong>il</strong>anci nazionali,<br />
considerare le implicazioni ecologiche ed umane nelle<br />
valutazioni delle singole politiche. E vanno adottate<br />
strategie che disincentivino i comportanti scorretti.<br />
Un piano ambizioso. Se anche fosse possib<strong>il</strong>e<br />
diffonderlo nei Paesi occidentali, crede realistico<br />
che venga adottato dalle nuove economie in<br />
pieno boom, come India e Cina?<br />
La Cina è l’esempio perfetto: numerose ricerche hanno evidenziato<br />
che oltre la metà della crescita del suo P<strong>il</strong> è annullata<br />
dai costi ambientali. Dobbiamo imparare da questo<br />
per fare scelte diverse. Soprattutto per fare in modo che i<br />
Paesi emergenti aumentino la loro produttività non oltre <strong>il</strong><br />
necessario. E soprattutto in modo ecologicamente e socialmente<br />
compatib<strong>il</strong>e. Nel caso della Cina, poi, un’eventuale<br />
inversione di rotta potrebbe essere attuata in tempi rapidi,<br />
vista la grande libertà d’azione del governo. E con misure<br />
efficaci, grazie alla forte presenza di personale specializzato.<br />
Passando agli Usa: <strong>il</strong> suo Paese è ormai entrato in<br />
una delicata fase elettorale. Cosa si aspetta dai<br />
candidati e cosa dovrebbe fare <strong>il</strong> futuro Governo?<br />
Con l’attuale amministrazione repubblicana, la battaglia<br />
è persa. Sul fronte democratico invece noto una certa attenzione<br />
a tali questioni. In generale credo però che si<br />
debba discutere su cosa vogliamo per <strong>il</strong> futuro del mondo.<br />
Non limitarci a votare questo o quel candidato per<br />
una sua dichiarazione estemporanea che è magari del<br />
tutto incoerente con le scelte assunte in precedenza. .<br />
IL MONDO A MISURA<br />
DI BIG MAC<br />
| dossier | addio P<strong>il</strong> |<br />
LA PARITÀ DI POTERE D’ACQUISTO (PPP) del dollaro americano<br />
nel mondo è la teoria in base alla quale con un dollaro si dovrebbero<br />
acquistare quantità equivalenti di uno stesso prodotto in tutto <strong>il</strong> globo.<br />
Qual è la pietra di paragone adottata? Nel 1986, con ironia pop,<br />
<strong>il</strong> settimanale inglese The Economist ha indicato <strong>il</strong> Big Mac, <strong>il</strong> panino<br />
McDonald’s identico in 120 Paesi: tre fette di pane, due hamburger,<br />
pomodoro e insalata. Il rapporto Ppp tra due valute si ottiene dividendo <strong>il</strong> costo di un Big Mac<br />
in una nazione, nella valuta locale, per <strong>il</strong> costo di un Big Mac nell’altra nazione (sempre<br />
nella valuta locale). Il valore ottenuto viene confrontato con <strong>il</strong> tasso di cambio attuale;<br />
se è più basso, allora la prima moneta è sottovalutata rispetto alla seconda (secondo<br />
la teoria della parità del potere d’acquisto), mentre se è più alto è sopravvalutata. Pa.Bai.<br />
IL CASO BHUTAN, DOVE IL RIFERIMENTO<br />
È LA “FELICITÀ LORDA”<br />
«LA FELICITÀ INTERNA LORDA è più importante del Prodotto interno<br />
lordo». Sembrava un’uscita naif di un re fuori dal mondo. Era <strong>il</strong> 1972<br />
quando Jigme Singye Wangchuk, sovrano del Bhutan, piccolo Stato<br />
incastonato nella catena himalayana, decise di non ut<strong>il</strong>izzare più <strong>il</strong> P<strong>il</strong><br />
come parametro di riferimento dello sv<strong>il</strong>uppo della sua nazione. Il nuovo<br />
indicatore (GNH) considera cinque elementi: sv<strong>il</strong>uppo umano, governance,<br />
crescita equ<strong>il</strong>ibrata, patrimonio culturale e conservazione delle risorse naturali. Da allora,<br />
<strong>il</strong> governo bhutanese ha diffuso elettricità e un cap<strong>il</strong>lare sistema sanitario ed educativo in tutti<br />
i v<strong>il</strong>laggi del regno. L’aspettativa di vita è così passata da 46 a 66 anni. C’è un però: <strong>il</strong> Bhutan<br />
è stato finora una monarchia assoluta. Ma una “rivoluzione dall’alto”, guidata dal nuovo<br />
re (ventisettenne), ha portato <strong>il</strong> Paese alle elezioni <strong>il</strong> 31 dicembre scorso. Per dirla tutta,<br />
la popolazione ha mostrato scetticismo, temendo che l’introduzione della democrazia possa<br />
porre fine alla secolare armonia sociale. Chissà come reagirà l’indice di Felicità interna. Em.Is.<br />
MONDO BIO A RACCOLTA<br />
BIOFACH<br />
21-24 febbraio 2008<br />
a Norimberga<br />
È la più importante<br />
fiera mondiale<br />
del biologico, oltre<br />
45 m<strong>il</strong>a visitatori<br />
nel 2007, 2600<br />
gli espositori<br />
quest’anno. Accanto<br />
a BioFach, Vivaness<br />
(<strong>il</strong> Salone della<br />
cosmesi naturale<br />
e del Wellness)<br />
e la più grande Fiera<br />
internazionale<br />
dei vini biologici.<br />
www.biofach.de/en<br />
NATURALMENTE<br />
7-9 marzo 2008<br />
a Piacenza<br />
Mostra-Mercato<br />
dei prodotti<br />
da agricoltura<br />
biologica e derivati,<br />
agroalimenti tipici,<br />
salute naturale,<br />
benessere e prodotti<br />
ecocompatib<strong>il</strong>i.<br />
www.naturalmente.<br />
piacenzaexpo.it<br />
IFOAM ORGANIC<br />
WORLD CONGRESS:<br />
CULTIVATE<br />
THE FUTURE<br />
16-20 giugno 2008<br />
a Modena<br />
Incontro a livello<br />
internazionale<br />
per fare <strong>il</strong> punto<br />
sulla agricoltura<br />
(viticoltura e frutta)<br />
biologica, tess<strong>il</strong>e<br />
e cosmesi<br />
da agricoltura<br />
biologica.<br />
www.ifoam.org<br />
SANA: SALONE<br />
INTERNAZIONALE<br />
DEL NATURALE<br />
11-14 settembre 2008<br />
a Bologna<br />
Il Salone Internazionale<br />
del Naturale,<br />
una vetrina qualificata<br />
per migliaia di visitatori,<br />
espositori ed operatori<br />
provenienti dall’Italia<br />
e da altri 50 paesi<br />
in tutto <strong>il</strong> mondo.<br />
Alimentazione,<br />
Salute e Ambiente<br />
sono le tre sezioni<br />
della fiera.<br />
www.sana.it<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 27 |
Olanda<br />
Lavaggi e r<strong>il</strong>avaggi<br />
Ma con creatività<br />
di Paolo Fusi<br />
A<br />
H, I BEI TEMPI PASSATI… ANNI RUGGENTI, in cui personaggi come <strong>il</strong> nob<strong>il</strong>e Fentener Von Vliessingen,<br />
che dopo la guerra sarà più volte ministro ed al cui onore sorgerà una statua ad Utrecht,<br />
nascondeva i soldi dei nazisti, delle loro industrie e delle loro banche, giostrando tra Svizzera,<br />
Olanda, Stati Uniti ed Ant<strong>il</strong>le. Anni roboanti, in cui l’Olanda era lo spigolo stretto<br />
di un triangolo scaleno tra le ex colonie (Sudafrica in testa con <strong>il</strong> suo Apartheid),<br />
le grandi industrie d’armi ed <strong>il</strong> contrabbando. Anni indimenticab<strong>il</strong>i, in cui i Paesi Bassi<br />
segnavano la via dell’Europa, <strong>il</strong> Porto di Rotterdam stab<strong>il</strong>iva i prezzi in tutto <strong>il</strong> mondo,<br />
<strong>il</strong> potere contrattuale dell’Aja era così forte da imporre all’Italia di comprare i loro pomodori<br />
di serra acquosi e schifosi. Tutto finito.<br />
Nelle Ant<strong>il</strong>le si combina ancora qualcosina, ma oramai <strong>il</strong> paradiso offshore ce l’hanno<br />
tutti alle porte di casa. E quando dico tutti significa proprio tutti, persino i rumeni e i lettoni.<br />
Le grandi compagnie assicurative, di auditing e di revisione, che prima facevano dell’Olanda<br />
la roccaforte del riciclaggio dal volto umano, se ne sono andate, si sono spostate. La caduta<br />
del Muro di Berlino ha reso inut<strong>il</strong>i le basi spionistiche e m<strong>il</strong>itari degli Stati Uniti nel Benelux,<br />
la Cina sta conquistando di metro in metro le ex colonie olandesi. Un disastro.<br />
Sicché <strong>il</strong> rispettab<strong>il</strong>e mestiere<br />
di riciclatore della mafia, di broker<br />
di diamanti sanguinanti, di intermediatore<br />
d’armi di contrabbando, è ancora<br />
svolto da moltissimi olandesi celebri,<br />
ma oramai lontano da casa: in Israele,<br />
nello Zimbabwe, a Londra. La piazza<br />
finanziaria olandese si è sbriciolata, gli avvocaticchi (che prima se la giocavano alla pari<br />
coi ticinesi e quelli di Montecarlo) fanno la fame. Oppure diventano ingegnosi.<br />
Due dirigenti, confondatori e comproprietari di una delle società fiduciarie più importanti<br />
del Paese hanno avuto un’idea grandiosa. Hanno iniziato ad offrire TLD alle grandi<br />
multinazionali. Che è un TLD? È quella pecetta che si appiccica in fondo all’indirizzo web:<br />
ce ne sono di commerciali (.com, .org, .net) e di nazionali (.it, .fr, .es, .de, .ch). Loro<br />
promettono di farne di strab<strong>il</strong>ianti. Per esempio rendere possib<strong>il</strong>e una pecetta .intesa<br />
(in esclusiva per la banca ed i suoi associati), una pecetta .fiat (per l’industria motoristica<br />
torinese) e via di seguito. Cosa ci si guadagna, dite voi? Dato che l’imbec<strong>il</strong>lità, al contrario<br />
dell’intelligenza, non ha limiti, in giro per <strong>il</strong> mondo ci sono migliaia di manager<br />
che sognano una frescaccia del genere e che sono disposti a pagarla a peso d’oro. Così questi<br />
signori olandesi potrebbero vendere una pagina chiamata www.s<strong>il</strong>vio.berlusconi, oppure<br />
www.walter.veltroni, oppure www.scemo.ch<strong>il</strong>egge o magari www.forzamagicomoggi.juventus<br />
ed altri orrori consim<strong>il</strong>i.<br />
Naturalmente l’operazione ha un neo. Questi domini non funzionano. Gli impiegati<br />
olandesi vengono nel vostro ufficio, ve lo montano, vi fanno vedere come funziona,<br />
Vendere domini fantasiosi per<br />
riciclare denaro dalle Isole Vergini.<br />
Con i guadagni comprare sedi della<br />
Bipop e riaffittarle alla banca, creare<br />
una riserva in euro per la Gazprom,<br />
investire nella Guerra in Sudan<br />
| 28 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
si pigliano i soldi ma trascurano di dirvi la cosa fondamentale: che, a causa della conformazione<br />
attuale dello spazio virtuale planetario, quelle pagine possono funzionare su un solo computer.<br />
Cioè ve le comprate e ve le godete rigorosamente da soli.<br />
Credete che l’affare sia finito qui? Giammai. Con una società delle Isole Vergini i due<br />
baldi giovinotti vendono ora questi domini a personaggi inqualificab<strong>il</strong>i che hanno bisogno<br />
di convertire denaro e farlo arrivare pulito in Europa. Costoro ordinano un dominio assurdo<br />
(alcuni esempi dalle investigazioni della Polizia di Amsterdam: .bigbanana, .chicken, .fart),<br />
lo pagano a peso d’oro ad una società concessionaria. Questa ha un conto intestato<br />
ad una ragazza, intima di uno dei giovanotti, che ritira <strong>il</strong> denaro dalla banca in contanti<br />
e lo fa avere – tolte le commissioni – a chi di dovere.<br />
Un’ultimo dettaglio insignificante. Sapete cosa ci fanno quei signori coi soldi lavati<br />
in Olanda? Di tutto: comprano sedi della Bipop e le riaffittano a prezzi maggiorati alla banca<br />
stessa, offrono garanzie a politici italiani che così possono prendere prestiti immob<strong>il</strong>iari,<br />
creano una riserva in euro per investimenti riservati del gruppo petrolifero russo Gazprom,<br />
investono nella Guerra in Sudan e naturalmente, in Italia, conducono a Foro Buonaparte<br />
una società che fa la revisione dei b<strong>il</strong>anci delle banche italiane. Che bella cosa, non vi pare? .<br />
| lavanderia |<br />
Amsterdam.<br />
Un paradiso<br />
per le biciclette.<br />
Ma anche per<br />
chi vuole giocare<br />
con la finanza<br />
off shore.<br />
Olanda, 2001<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 29 |
| inbreve |<br />
La Borsa di New York bloccata dagli animalisti >32<br />
In Italia più risultati con <strong>il</strong> lobbying >35<br />
inanzaetica<br />
Social Lending: la nuova frontiera della finanza etica? >38<br />
ETIOPIA: DIGA<br />
DI GILGEL GIBE III<br />
LA SACE<br />
DICE NO<br />
La nostra agenzia di credito<br />
all’export, la SACE ha comunicato<br />
ufficialmente di non voler finanziare<br />
<strong>il</strong> controverso progetto di G<strong>il</strong>gel Gibe<br />
III, in Etiopia. Come per la fase II<br />
dell’opera, realizzata dall’italiana<br />
Salini e sostenuta dal ministero<br />
degli Esteri con un prestito<br />
di 200 m<strong>il</strong>ioni di euro al governo<br />
etiope, e dalla Banca europea<br />
per gli investimenti (BEI), la SACE<br />
non ha intenzione di impelagarsi<br />
in un progetto dagli ingenti impatti<br />
ambientali. G<strong>il</strong>gel Gibe III – costi<br />
stimati intorno a 1,4 m<strong>il</strong>iardi di euro –<br />
è comunque in fase di costruzione,<br />
con <strong>il</strong> coinvolgimento della Salini<br />
e un possib<strong>il</strong>e ruolo finanziario<br />
da parte della BEI. Una diga<br />
di 240 metri, dagli impatti enormi<br />
su un fiume che attraversa un Parco<br />
Nazionale, un sito UNESCO<br />
e rappresenta la principale risorsa<br />
naturale per 15 gruppi indigeni.<br />
CRBM con l’organizzazione<br />
International Riverds ha verificato<br />
la situazione dei tre impianti<br />
idroelettrici di G<strong>il</strong>gel Gibe:<br />
l’ennesima mega infrastruttura<br />
africana costruita ad esclusivo<br />
beneficio di un’impresa Italiana.<br />
Il progetto non avrà benefici<br />
per le comunità locali. Nemmeno<br />
la Banca Mondiale è coinvolta<br />
nell’operazione. Secondo diversi<br />
osservatori, a questo punto sarà<br />
decisiva per la posizione della<br />
Banca Europea per gli Investimenti<br />
che sta valutando un prestito<br />
di circa 200 m<strong>il</strong>ioni di Euro.<br />
| 30 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
ELEZIONI IN KENYA:<br />
UN RAPPORTO CONFIDENZIALE<br />
DELLA BANCA MONDIALE<br />
SCATENA LE POLEMICHE<br />
Sta assumendo i contorni del vero e proprio caso<br />
internazionale la questione del rapporto confidenziale<br />
della Banca mondiale sulle elezioni in Kenya finito<br />
in pasto ai media. In base al contenuto del documento,<br />
l’istituzione guidata da Robert Zoellick è stata<br />
accusata di favoritismo nei confronti del presidente<br />
Mwai Kibaki. Nel primo dei due memorandum riservati,<br />
di cui è entrato in possesso <strong>il</strong> Financial Times,<br />
Colin Bruce, rappresentante della Banca in Kenya,<br />
si è detto sicuro della legittimità della vittoria di Kibaki<br />
nelle recenti elezioni. Tale affermazione sarebbe stata<br />
supportata da non meglio precisati pareri ottenuti<br />
da membri delle Nazioni Unite in servizio a Nairobi.<br />
Lo stesso Bruce avrebbe definito le valutazioni<br />
fatte dal capo degli osservatori UE, Otto Lambsdorff,<br />
che parlavano apertamente<br />
di brogli ed irregolarità<br />
nel processo elettorale, come<br />
“non accurate e precise”.<br />
Nel secondo memo, realizzato<br />
dal portavoce della Banca<br />
a Washington, John Donaldson,<br />
si invitano tutti i dipendenti<br />
dell’istituzione a «tenere ben a mente le osservazioni<br />
fatte da Bruce sulla tematica».<br />
Dopo le polemiche scoppiate a seguito dell’articolo<br />
apparso sul Financial Times, la Banca mondiale<br />
si è adoperata per negare le accuse di favoritismo<br />
nei confronti di Kibaki, ribadendo la propria assoluta<br />
neutralità. Val la pena ricordare che la Banca riveste<br />
un ruolo molto importante in Kenya, dove <strong>il</strong> suo portfolio<br />
progetti ammonta ad un valore stimato in circa<br />
un m<strong>il</strong>iardo di dollari. I prestiti al governo di Kibaki sono<br />
continuati nonostante le pesanti accuse di corruzione<br />
rese pubbliche negli ultimi anni.<br />
Gli esponenti delle Nazioni Unite in Kenya hanno<br />
negato di aver mai riferito a Bruce pareri di alcun<br />
genere sulle tormentate elezioni nel paese africano.<br />
IN VENDITA<br />
AZIONI<br />
DEL PETROLIO<br />
CINESE<br />
Il 16 gennaio <strong>il</strong> ministro del Tesoro<br />
della Pennsylvania, Robin<br />
Wiessmann, ha annunciato<br />
<strong>il</strong> disinvestimento dal colosso<br />
petrolifero cinese Sinopec, accusato<br />
di fare affari con <strong>il</strong> Sudan. Il governo<br />
sudanese userebbe i fondi versati<br />
dalle compagnie straniere per<br />
armare i responsab<strong>il</strong>i del genocidio<br />
del Darfur, che ha ucciso finora<br />
400.000 persone. Il disinvestimento<br />
da Sinopec è pari a 1,2 m<strong>il</strong>ioni<br />
di dollari ed è stato adottato<br />
dopo <strong>il</strong> rifiuto della compagnia<br />
di dialogare con gli azionisti<br />
sui rischi della sua presenza in Sudan.<br />
Il ministro della Pennsylvania<br />
ha assunto questa decisione<br />
sulla base di una recente modifica<br />
delle politiche d’investimento<br />
dello Stato, che include anche<br />
valutazioni geopolitiche, ambientali,<br />
di governance e altri fattori<br />
strategici. Il ministero del Tesoro<br />
sta ora iniziando a dialogare<br />
con le società USA Weatherford<br />
International e Schlumberger,<br />
specializzate nei servizi per <strong>il</strong> settore<br />
petrolifero, che hanno forti interessi<br />
in Sudan. «Non c’è alcuna buona<br />
ragione per cui le tasse dei cittadini<br />
siano investite a sostegno<br />
di imprese che sponsorizzano<br />
un regime accusato di genocidio»,<br />
ha dichiarato Wiessmann.<br />
ADIDAS<br />
PUBBLICA<br />
LA LISTA<br />
DEI FORNITORI<br />
Dopo Nike, Levi’s, Timberland<br />
e Reebok, anche Adidas ha deciso<br />
di pubblicare la lista dei suoi<br />
fornitori. Sono più di 1.000<br />
in 61 Paesi, tra cui Cina (261),<br />
Corea del Sud (59), India (55),<br />
Indonesia (50) e Vietnam (54).<br />
La decisione di Adidas è stata<br />
annunciata dall’International Text<strong>il</strong>e,<br />
Garment and Leather Workers’<br />
Federation (ITGLWF), <strong>il</strong> sindacato<br />
internazionale dei lavoratori tess<strong>il</strong>i<br />
e delle calzature. «Adidas<br />
si è aggiunta a una lista di marchi<br />
dell’abbigliamento che riconoscono<br />
la trasparenza delle catene<br />
di fornitura come elemento<br />
essenziale della responsab<strong>il</strong>ità<br />
sociale», ha dichiarato <strong>il</strong> Segretario<br />
Generale di ITGLWF Ne<strong>il</strong> Kearney.<br />
Ma la lista non è completa.<br />
Mancano ancora i dettagli sui<br />
fornitori dei licenziatari. «Ora<br />
<strong>il</strong> resto del settore non potrà fare<br />
finta di niente», continua Kearney.<br />
«Il trend, inaugurato da Nike due<br />
anni fa, deve continuare». Adidas<br />
aderisce a FLA (Fair Labour<br />
Association), un’associazione<br />
internazionale che tutela i diritti<br />
dei lavoratori nelle fabbriche<br />
ad uso intensivo di manodopera<br />
a basso costo (sweatshops).<br />
Secondo <strong>il</strong> report 2007 di FLA, Adidas<br />
avrebbe condotto 869 ispezioni<br />
per verificare <strong>il</strong> rispetto dei diritti<br />
umani nei suoi stab<strong>il</strong>imenti.<br />
Di queste solo <strong>il</strong> 5% a sorpresa.<br />
TELECOM VS BOLIVIA:<br />
800 LETTERE<br />
AL PRESIDENTE<br />
DELLA BANCA MONDIALE<br />
Più di 800 organizzazioni di 59 Paesi hanno presentato<br />
una petizione al presidente della Banca Mondiale<br />
Robert Zoellick esprimendo la loro preoccupazione<br />
sul controverso caso Telecom Italia-Bolivia, attualmente<br />
in corso al CIADI (<strong>il</strong> tribunale della Banca<br />
per la risoluzione delle controversie sugli investimenti<br />
internazionali tra governi e imprese).<br />
Lo scorso Ottobre Telecom Italia e la sua controllata<br />
olandese Eti, la Euro Telecom International NV, hanno<br />
convinto la Banca mondiale ad istruire un arbitrato<br />
contro <strong>il</strong> governo della Bolivia. Un duello che riguarda<br />
l’investimento italiano nella più importante telecom<br />
boliviana, la Entel. Una vera e propria sfida al Governo<br />
di Evo Morales, che sin dallo scorso due<br />
maggio aveva deciso di uscire dal CIADI,<br />
dando i sei mesi di preavviso previsti<br />
dai regolamenti della stessa Banca.<br />
L’arbitrato è stato istituito solo due<br />
giorni prima della scadenza per l’uscita<br />
definitiva. Al di là dei tempi, lo stesso<br />
contenuto dell’arbitrato appare molto<br />
discutib<strong>il</strong>e. Si tratta della riacquisizione<br />
pubblica del 47% delle azioni della<br />
compagnia Entel, che però non ha per <strong>il</strong> momento<br />
intaccato <strong>il</strong> 50% delle azioni in mano alla Telecom.<br />
Secondo diversi osservatori, l’arbitrato nasconde<br />
motivazioni politiche: la Bolivia di Morales sta lavorando<br />
per realizzare la Banca del Sud, la prima possib<strong>il</strong>e<br />
istituzione in sessant’anni a cercare di contrapporsi<br />
al “consenso di Washington” e in primo luogo alla<br />
stessa Banca mondiale. Le centinaia di organizzazioni<br />
firmatarie dell’appello sottolineano la crescente<br />
preoccupazione riguardo ad un sistema di diritti degli<br />
investitori che passa sopra alla democrazia e ai diritti<br />
umani. La Bolivia è solo uno dei vari governi che stanno<br />
sfidando la protezione eccessiva degli investitori nei<br />
trattati di libero commercio e dei trattati b<strong>il</strong>aterali sugli<br />
investimenti. Il CIADI è <strong>il</strong> meccanismo più ampiamente<br />
usato dalle multinazionali per obbligare giuridicamente<br />
i governi a rispettare le regole di questi trattati.<br />
POLITICI<br />
TEDESCHI<br />
BOICOTTANO<br />
LA NOKIA<br />
| inbreve |<br />
«Ho chiesto che mi comprino<br />
un nuovo cellulare, non posso<br />
più usare <strong>il</strong> Nokia». Peter Struck,<br />
capogruppo parlamentare dell’SPD<br />
(partito socialdemocratico tedesco)<br />
è furioso. Il 15 gennaio Nokia<br />
ha dichiarato che chiuderà <strong>il</strong> suo<br />
stab<strong>il</strong>imento di Bochum, nella Ruhr,<br />
per trasferirsi in Romania.<br />
La protesta è trasversale. Anche<br />
<strong>il</strong> ministro dell’agricoltura Seehofer<br />
(cristiano-sociale) vuole restituire<br />
<strong>il</strong> suo telefonino e ha chiesto<br />
un boicottaggio da parte di tutto<br />
<strong>il</strong> ministero. A Bochum, dove Nokia<br />
è <strong>il</strong> secondo datore di lavoro dopo<br />
Opel, si prevede un taglio di 2.300<br />
posti di lavoro. Motivo: <strong>il</strong> costo<br />
del personale. In Germania, nel 2006,<br />
i salari hanno raggiunto la cifra<br />
record di 32 euro all’ora, contro<br />
i 2,45 della Romania. La protesta<br />
dei politici non impensierisce<br />
gli economisti tedeschi. «La decisione<br />
di Nokia non è sorprendente»,<br />
ha dichiarato Christoph Schmidt,<br />
direttore di RWI, prestigioso istituto<br />
di ricerca di Essen. «Era solo una<br />
questione di tempo. La Germania<br />
sta attraversando un processo<br />
di adattamento doloroso ma<br />
necessario. Per continuare ad essere<br />
tra i più grandi esportatori del<br />
mondo abbiamo bisogno di mercati<br />
aperti». Nonostante le pressioni,<br />
Nokia ha dichiarato che non tornerà<br />
sui suoi passi, ma si impegnerà<br />
a pagare le ore di formazione<br />
per <strong>il</strong> reinserimento lavorativo<br />
e le misure di compensazione<br />
previste dal contratto.<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 31 |
| finanzaetica | pressioni non pacifiche |<br />
La borsa<br />
di New York<br />
bloccata<br />
dagli animalisti<br />
Per la prima volta un gruppo di attivisti riesce a isolare un’impresa dal mercato finanziario. È successo alla Huntingdon,<br />
una società inglese che fa test sugli animali. Il Governo costretto ad intervenire. Non ci era mai riuscita nessuna campagna<br />
per i diritti umani o per la tutela dell’ambiente. Ce l’hanno fatta degli ambientalisti, dai metodi non proprio pacifici.<br />
«N<br />
ON SIAMO RADIOATTIVI. ABBIATE IL CORAGGIO DI LAVORARE CON NOI». L’appello accorato<br />
di Brian Cass, amministratore delegato di Huntingdon Life Sciences (HLS)<br />
arriva agli investitori con un comunicato stampa, <strong>il</strong> 15 settembre del 2007.<br />
Cass si rivolge in particolare alle banche, alle società di revisione, al-<br />
di Mauro Meggiolaro le assicurazioni che negli ultimi anni hanno abbandonato la sua impresa<br />
a un destino da “fuori casta” del mercato. La colpa è della campagna<br />
SHAC (Stop Huntingdon Animal Cruelty), lanciata da un gruppo di animalisti radicali, che<br />
nel suo sito si vanta di aver fatto terra bruciata attorno alla “maggiore società che conduce test sugli<br />
animali in Europa”. Le imprese che avrebbero sciolto i loro legami con Huntingdon in seguito<br />
alle minacce di SHAC sarebbero più di 270. Banche, finanziarie, studi di consulenza, ma anche so-<br />
cietà di elettronica, catering, logistica, corrieri espressi. «Abbiamo<br />
dovuto creare al nostro interno tutti i servizi, dalla consegna dei<br />
pasti alla lavanderia, dai taxi alle guardie giurate», continua Cass.<br />
«I fornitori esterni hanno deciso di recedere dai contratti dopo anni<br />
di intimidazioni». Rifiutati da tutti gli istituti bancari, i conti<br />
correnti di HLS sono ora tenuti presso la Banca d’Ingh<strong>il</strong>terra,<br />
mentre <strong>il</strong> Ministero dell’Industria ha offerto all’impresa un servizio<br />
di assicurazione e l’esenzione dalle procedure standard di auditing<br />
previste dalla legge. Nessuna campagna di protesta era mai<br />
riuscita a ottenere risultati così r<strong>il</strong>evanti. Ma come si spiega <strong>il</strong> successo<br />
di SHAC? Facciamo un passo indietro.<br />
Il video degli orrori<br />
Tutto ha inizio nel marzo del 1997, quando un video girato di nascosto<br />
dalla giornalista Zoe Broughton all’interno degli stab<strong>il</strong>imenti<br />
di HLS, viene trasmesso su Channel Four. Le immagini mostrano<br />
alcuni dipendenti di Huntingdon che maltrattano<br />
crudelmente dei cani beagle. I responsab<strong>il</strong>i dei maltrattamenti<br />
vengono licenziati, processati e affidati ai servizi sociali in base all’Animals<br />
Act, mentre all’impresa viene revocata per sei mesi la licenza<br />
di condurre test. È la prima volta nel Regno Unito che dei<br />
tecnici di laboratorio vengono condannati per “crudeltà su animali”.<br />
Alcune delle imprese che si servono dei laboratori HLS per<br />
testare medicinali e composti chimici recedono dai contratti,<br />
| 32 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
Uno scimpanzè presso<br />
le strutture di Alamogordo<br />
di Save the Chimps.<br />
L’associazione si occupa<br />
di trovare una sistemazione<br />
definitiva agli animali salvati<br />
dai laboratori di ricerca.<br />
Usa, 2005<br />
mentre in Borsa, nel giro pochi mesi, <strong>il</strong> titolo dell’impresa crolla<br />
da 121 a 54 pence e le quotazioni vengono sospese. Ma non è finita.<br />
Nel novembre del 1999 gli attivisti Greg Avery e Heather James<br />
lanciano la campagna SHAC che si pone come obiettivo la<br />
chiusura della Huntingdon “con ogni legittima forma di protesta”.<br />
Per HLS è l’inizio di un incubo.<br />
Nel 2001 l’ad Brian Cass viene attaccato davanti alla porta di<br />
casa da tre uomini armati di picconi e gas lacrimogeni. Nel 2003<br />
tocca al responsab<strong>il</strong>e marketing, Andrew Gay, colpito da un gas<br />
accecante. Ma <strong>il</strong> target non è solo la Huntingdon. SHAC vuole isolare<br />
l’impresa, tagliando tutti i legami con l’esterno, in particolare<br />
quelli finanziari.<br />
Isolamento finanziario<br />
Già nel 2000 la campagna guidata da Avery e dalla compagna<br />
Heather James era riuscita a ottenere la lista di tutti gli azionisti di<br />
Huntingdon Life Sciences che, a fine anno, viene pubblicata sul<br />
Sunday Telegraph. Tra gli investitori ci sono i fondi pensione del Labour<br />
Party, costretti dalle proteste a vendere tutti i titoli, e la finanziaria<br />
Ph<strong>il</strong>lips and Drew, azionista di maggioranza, che comincia a<br />
ricevere minacce di attentati. Intanto gli attivisti scrivono oltre<br />
1.700 lettere ai piccoli azionisti informandoli sulle “orrib<strong>il</strong>i crudeltà<br />
inflitte a migliaia di animali” dalla società in cui stanno investen-<br />
ALEC SOTH / MAGNUM PHOTOS<br />
IL LIBRO<br />
Peter Singer, Jim Mason<br />
Come mangiamo.<br />
Le conseguenze etiche<br />
delle nostre scelte alimentari.<br />
Il Saggiatore, 2007<br />
Uova “Animal care certified”,<br />
prodotte con gli standard<br />
di benessere animale<br />
dell’United Egg Producers,<br />
associazione di categoria USA;<br />
salmone “Eco-worst”<br />
ambientalmente sbagliato<br />
o gamberi “Eco-best”,<br />
più sostenib<strong>il</strong>i, secondo<br />
le indicazioni di Environmental<br />
Defence; manzo “Certified<br />
humane”, allevato<br />
con standard di trattamento<br />
umano degli animali<br />
da allevamento: tentativi<br />
riusciti di conc<strong>il</strong>iare cibo<br />
ed etica? No, secondo<br />
l’esperto di bioetica P. Singer<br />
e l’avvocato J. Mason, tale<br />
binomio comprende aspetti<br />
ambientali, sociali, salutistici<br />
di non fac<strong>il</strong>e valutazione, le cui<br />
problematiche non possono<br />
essere risolte da un’etichetta<br />
o da uno st<strong>il</strong>e alimentare<br />
(neppure da una scelta<br />
radicale come quella vegana).<br />
Pensare etico significa molto<br />
di più: mettersi nei panni<br />
di tutti coloro che sono colpiti<br />
dalle nostre azioni.<br />
Fare la spesa diventa<br />
allora un contributo<br />
ad un’attività globale. In attesa<br />
che la carne “animal free”,<br />
ottenuta in laboratorio anziché<br />
dalla macellazione di animali,<br />
scenda dagli attuali 5 m<strong>il</strong>ioni<br />
di dollari al ch<strong>il</strong>o, gli autori<br />
propongono pochi principi<br />
largamente condivisib<strong>il</strong>i<br />
per un sano approccio etico<br />
al cibo che consista non<br />
nel diffic<strong>il</strong>e rispetto di severe<br />
regole ma in una f<strong>il</strong>osofia<br />
di vita praticab<strong>il</strong>e. A.C.<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 33 |
| finanzaetica |<br />
do. 250 vendono immediatamente i titoli. Chi non vende in molti<br />
casi si ritrova in cort<strong>il</strong>e un picchetto di manifestanti.<br />
Nel dicembre del 2000 cede anche Ph<strong>il</strong>ips and Drew. 32 m<strong>il</strong>ioni<br />
di azioni vengono vendute in blocco al valore di un pence.<br />
Le quote crollano clamorosamente. “Il crash delle azioni Huntingdon<br />
è uno dei più spettacolari degli ultimi anni. È la prima<br />
volta che i titoli di un’impresa sono effettivamente sotto <strong>il</strong> controllo<br />
degli attivisti”, riporta orgoglioso <strong>il</strong> sito della campagna.<br />
HLS scende sotto i limiti minimi di capitalizzazione e viene sospesa<br />
dal New York Stock Exchange (NYSE) e dalla borsa di Londra.<br />
A seguire tagliano i rapporti con l’impresa <strong>il</strong> broker Charles<br />
Schwab, colpito dalle proteste di SHAC davanti alla sua sede di<br />
Birmingham, e, nel 2002, la compagnia di assicurazione Marsh &<br />
McLennan’s, oggetto di ripetuti atti di vandalismo.<br />
Attacchi alla borsa<br />
di New York<br />
HLS decide di spostare le sue attività finanziarie<br />
negli Stati Uniti, dove la legge tutela meglio<br />
la riservatezza degli azionisti e si quota all’OTC,<br />
un mercato secondario. Cambia nome<br />
in Life Sciences Research e viene salvata dal<br />
collasso grazie a un prestito di 15 m<strong>il</strong>ioni di dollari da parte della<br />
banca di investimenti americana Stephens Inc. Ma gli attacchi<br />
continuano anche oltreoceano. Nel maggio del 2005 salta in aria<br />
la macchina del responsab<strong>il</strong>e di Canaccord, una società di brokeraggio,<br />
in autunno viene preso di mira uno Yacht Club di New<br />
York di cui sono soci alcuni manager di Carr Securities, una finanziaria<br />
che tratta i titoli di Huntingdon. Nonostante tutto, HLS<br />
tenta di quotarsi di nuovo al NYSE, ma senza successo. La borsa<br />
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PER MAGGIORI INFORMAZIONI<br />
www.shac.net/movies/crueltyfootage.mov<br />
(<strong>il</strong> video che ha dato origine alle proteste)<br />
www.infolav.org<br />
www.huntingdon.com<br />
www.vpsg.org<br />
di New York chiede di posticipare la quotazione, senza fornire<br />
spiegazioni. Il motivo, secondo <strong>il</strong> Guardian, è però chiaro: “le proteste<br />
degli estremisti si sono intensificate anche negli Stati Uniti”.<br />
Alla fine del 2006, dopo 15 mesi di attesa, Huntingdon finalmente<br />
ce la fa, ma deve accontentarsi del Nyse Arca, un mercato<br />
ristretto, completamente elettronico.<br />
Un lento ritorno alla normalità<br />
Negli ultimi mesi HLS sembra aver rialzato timidamente la testa.<br />
Secondo quanto riporta <strong>il</strong> Financial Times, i profitti sono in crescita<br />
del 5% rispetto all’anno precedente, mentre l’ad Brian Cass<br />
sarebbe riuscito a negoziare una riduzione significativa dei tassi<br />
sul debito di 60 m<strong>il</strong>ioni di dollari contratto con una “società finanziaria<br />
non britannica sul cui nome si mantiene <strong>il</strong> massimo ri-<br />
serbo”. Intanto <strong>il</strong> sito di SHAC riporta i dati di<br />
nuove manifestazioni agli inizi del 2008 davanti<br />
alle sedi delle società farmaceutiche Novartis<br />
e Sanofi Aventis, accusate di ut<strong>il</strong>izzare i<br />
test di Huntingdon per validare nuovi medicinali.<br />
Ma i toni sono meno aggressivi e gli attacchi<br />
si sono fatti più rari. Dopo<br />
l’approvazione, nel 2005, di una legge che tutela<br />
chi ha relazioni con società che fanno test sugli animali, <strong>il</strong> governo<br />
britannico si è messo alla caccia degli attivisti più violenti.<br />
Nel maggio dell’anno scorso la polizia ne ha arrestati 32, molti dei<br />
quali avevano organizzato “campagne di protesta con l’uso di violenza<br />
fisica e intimidazioni contro target secondari collegati a<br />
Huntingdon Life Sciences”. Dietro alle sbarre sono finiti anche<br />
Greg Avery e Heather James, fondatori di SHAC. Il processo si celebrerà<br />
in giugno. Entrambi rischiano anni di detenzione. .<br />
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ALL’EDITRICE MONTI CITANDO QUESTA INSERZIONE<br />
CRESCE LA POSSIBILITÀ<br />
DI NON TESTARE SUGLI ANIMALI<br />
SONO PIÙ LONTANI DAL PARADISO, dopo le correzioni apportate<br />
da Benedetto XVI alle aperture dei suoi predecessori Paolo VI e Giovanni<br />
Paolo II, che hanno ipotizzato per gli animali l’accesso alla vita eterna.<br />
Forse però gli animali sono più lontani anche dall’Inferno, dopo<br />
la pubblicazione del rapporto “Toxicity Testing in 21st Century: a Vision<br />
and Strategy” r<strong>il</strong>asciato nel giugno del 2007 dal National Research<br />
Counc<strong>il</strong> of the US National Academy of Sciences e ripreso con molta<br />
enfasi dall’economista Jeremy Rifkin in un’intervista sull’Espresso<br />
del novembre scorso.<br />
La sostanza del rapporto è che in futuro i test di tossicità non<br />
saranno più effettuati sugli animali, perché i progressi compiuti in molti<br />
campi della ricerca permetteranno sempre di più l’ut<strong>il</strong>izzo di metodi<br />
alternativi biologici e non biologici: metodi in vitro basati su organismi<br />
unicellulari, frazioni subcellulari, cellule, tessuti e organi isolati oppure<br />
metodi basati su modelli matematici e statistici.<br />
Gongolano gli animalisti della LAV (Lega Anti Vivisezione), perché<br />
da anni sostengono che i test sugli animali sono inut<strong>il</strong>i e possono essere<br />
sostituiti. «Alcuni metodi alternativi possono già ora essere ut<strong>il</strong>izzati<br />
– spiega Roberta Bartocci, responsab<strong>il</strong>e settore Vivisezione della LAV –<br />
perché hanno ottenuto la validazione scientifica; si continuano<br />
a ut<strong>il</strong>izzare gli animali perché la legge lo prevede: sono circa undici<br />
Gli attacchi dei movimenti animalisti anglosassoni<br />
sono riusciti a bloccare i<br />
mercati finanziari e ad isolare un’impresa<br />
quotata in Borsa. Co-<br />
di Mauro Meggiolaro me si spiegano questi<br />
risultati?<br />
Premetto che sottoscriviamo <strong>il</strong> fine della campagna<br />
SHAC, anche se non condividiamo una parte dei mezzi<br />
ut<strong>il</strong>izzati. Per capire i risultati ottenuti dalla campagna<br />
contro Huntingdon si deve considerare prima di<br />
tutto la realtà britannica. La Gran Bretagna è l’unico<br />
Paese al mondo nel quale un’organizzazione <strong>il</strong>legale,<br />
l’Animal Liberation Front ha ut<strong>il</strong>izzato anche la violenza<br />
e l’aggressione fisica per raggiungere i suoi obiettivi.<br />
| finanzaetica |<br />
m<strong>il</strong>ioni quelli ut<strong>il</strong>izzati<br />
nei laboratori in Europa e poco<br />
meno di un m<strong>il</strong>ione ogni anno<br />
in Italia». A sostegno di questa<br />
campagna la LAV ha prodotto<br />
<strong>il</strong> dossier “Un’altra ricerca<br />
è possib<strong>il</strong>e. Metodi sostitutivi<br />
alla sperimentazione animale”, scaricab<strong>il</strong>e da internet (www.infolav.org).<br />
Per <strong>il</strong> riconoscimento della validità scientifica dei test senza<br />
animali l’Unione europea si è dotata dell’Ecvam, <strong>il</strong> Centro europeo<br />
di validazione dei metodi alternativi, che proprio l’anno scorso ha dato<br />
<strong>il</strong> via libera a cinque nuovi test di irritazione cutanea, che presto<br />
verranno eseguiti su cellule coltivate e non più su animali, garantendo<br />
allo stesso tempo una maggiore sicurezza per i consumatori perché<br />
basati su r<strong>il</strong>evazioni oggettive.<br />
Dal 2009 all’interno della Ue non potranno più circolare cosmetici<br />
testati su animali, mentre dal 2013 saranno banditi i test cosmetici<br />
sugli animali. In attesa di quella data possiamo dare la preferenza<br />
a cosmetici realizzati senza sperimentazione sugli animali, scegliendo<br />
le aziende che aderiscono allo “Standard internazionale non testato<br />
su animali”, l’unico riconosciuto a livello internazionale. Pa. Bai.<br />
In Italia più risultati<br />
con l’attività di lobbying<br />
Potrebbe verificarsi un caso Huntingdon in Italia? L’abbiamo a chiesto a Gianluca Felicetti, presidente della LAV.<br />
“<br />
I test sugli animali<br />
non servono a nulla<br />
e possono addirittura<br />
essere pericolosi<br />
per gli esseri umani<br />
”<br />
Le azioni dell’ALF hanno contribuito ad acuire le differenze<br />
tra i moderati e gli estremisti, di cui si ha paura. È<br />
in questo contesto che SHAC è partita e ha ottenuto i<br />
suoi risultati: nel clima di terrore che circonda i movimenti<br />
animalisti britannici, con tanto di leggi speciali.<br />
Gli animalisti fanno paura?<br />
In Ingh<strong>il</strong>terra purtroppo siamo associati al terrore. Lì<br />
chi si batte per i diritti degli animali viene ormai automaticamente<br />
considerato un teppista. Come conseguenza<br />
l’associazionismo tradizionale, quello che fa<br />
informazione, che ut<strong>il</strong>izza solo metodi non violenti,<br />
ha subito gravi contraccolpi. Com’è successo alla<br />
BUAV (British Union for the Abolition of Vivisection),<br />
per non parlare della RSPCA (Royal Society for the Prevention<br />
of Cruelty to Animals), la più radicata associazione<br />
inglese, che per statuto “non puo’ combattere<br />
le leggi dello Stato”.<br />
Com’è la situazione in Italia?<br />
In Italia siamo riusciti a coniugare due esigenze: rap-<br />
Gianluca Felicetti,<br />
presidente della Lav,<br />
la Lega Anti<br />
Vivisezione italiana.<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 35 |
| finanzaetica |<br />
LIBRI<br />
Peter Singer<br />
Liberazione Animale<br />
Il Saggiatore, 2004<br />
Tom Regan<br />
I diritti animali<br />
Garzanti, 1990<br />
Pietro Croce<br />
Vivisezione o scienza.<br />
La sperimentazione<br />
sull’uomo<br />
Calderini, 2000<br />
presentare nella giusta crudezza di termini la realtà<br />
dell’uso e abuso degli animali e ottenere dei primi risultati<br />
concreti, riconosciuti dall’opinione pubblica.<br />
La LAV, per esempio, ha due grossi ambiti di attività:<br />
la lobbying per far approvare nuove leggi e applicarle<br />
e la sensib<strong>il</strong>izzazione dei cittadini, anche con interventi<br />
nelle scuole. Dal 1999 abbiamo un Protocollo<br />
d’Intesa con <strong>il</strong> Ministero della Pubblica Istruzione.<br />
Non siamo solo per le azioni dimostrative e gli slogan,<br />
ma per <strong>il</strong> dialogo. È una strategia che alla fine paga.<br />
Con quali risultati?<br />
La legge 189 del 2004 sul divieto di maltrattamento<br />
degli animali è una delle più avanzate in Europa. Da<br />
questo punto di vista non abbiamo nulla da invidiare<br />
all’Ingh<strong>il</strong>terra. Siamo l’unico Paese al mondo che garantisce<br />
l’obiezione di coscienza alla vivisezione per<br />
studenti e ricercatori e siamo stati <strong>il</strong> primo Paese a vietare<br />
l’importazione di pelli di cani e gatti. La Gran Bretagna<br />
non l’ha ancora fatto pur essendo stato <strong>il</strong> primo<br />
Paese ad approvare una legge per la protezione degli<br />
animali nel 1822.<br />
I test sugli animali sono obbligatori?<br />
Per i farmaci sì, in tutto <strong>il</strong> mondo. Esistono accordi internazionali<br />
che li prevedono. Come è obbligatorio <strong>il</strong><br />
ricorso ai test sull’uomo, prima di entrare in commercio.<br />
Laddove però si è lasciata libertà di ricerca, come<br />
per i cosmetici, si sono trovate delle valide alternative,<br />
| 36 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
come la coltura di cellule in vitro. Dal 2009, dopo lo<br />
stop per i prodotti finiti, i test sugli ingredienti per i cosmetici<br />
saranno gradualmente aboliti in tutta Europa.<br />
È vero che alcuni test contribuiscono a salvare<br />
vite umane?<br />
No. I test sugli animali non servono a nulla e possono<br />
addirittura essere pericolosi per gli umani. Il prof. Pietro<br />
Croce, medico chirurgo di fama mondiale, che è<br />
stato uno tra i primi a condannare la sperimentazione<br />
sugli animali dopo averla praticata per anni, ha definito<br />
i test una “roulette russa”.<br />
Quali sfide vede per <strong>il</strong> movimento animalista<br />
nei prossimi anni?<br />
La protezione degli animali sta diventando sempre di<br />
più un tema globale. Anche <strong>il</strong> WTO se ne è già dovuto<br />
occupare. Quando negli anni novanta protestavamo<br />
contro gli allevatori di visoni e volpi, gli allevamenti<br />
venivano spostati in Romania. Oggi succede lo<br />
stesso con i laboratori che fanno test sugli animali:<br />
vengono trasferiti verso Paesi in cui la legislazione è<br />
più debole, come la Cina. La Federazione Eurogroup<br />
for Animals, di cui facciamo parte, aiuta le associazione<br />
animaliste in Slovenia, in Romania e in altri Paesi.<br />
Peta, <strong>il</strong> più grande movimento animalista degli Stati<br />
Uniti, ha una sede anche in India. La battaglia per i diritti<br />
degli animali richiederà sempre di più uno sforzo<br />
comune che trascende i confini nazionali. .<br />
Fermiamo <strong>il</strong> luddismo<br />
animalista. È l’ora delle alternative concrete<br />
Sofferenza animale e sofferenza umana. E la passione degli inglesi per gli animali. Ne abbiamo discusso con <strong>il</strong> professor Antonio Da Re, ordinario di F<strong>il</strong>osofia Morale all’Università di Padova.<br />
di Mauro Meggiolaro<br />
Nella pagina a fianco, una femmina<br />
di scimpanzè attende di essere<br />
trasportata nella casa di riposo<br />
dell’assocazione Save the Chimps<br />
a Fort Pierce, in Florida.<br />
Usa, 2005<br />
“<br />
Scelte scientifiche<br />
o economiche non possono<br />
prescindere del tutto<br />
da considerazioni etiche.<br />
Ma come difendere i principi?<br />
Perché la sofferenza degli animali, soprattutto in Gran Bretagna e negli<br />
Stati Uniti è un problema così sentito?<br />
Il mondo anglofono ha sempre mostrato una sensib<strong>il</strong>ità del tutto<br />
speciale nei riguardi della vita animale. Basti ricordare che già David<br />
Hume, nel Trattato sulla natura umana (1739-40), sosteneva<br />
che “le bestie sono dotate di pensiero e di ragione al pari degli uomini”;<br />
Jeremy Bentham nel 1789 individuava nella capacità di<br />
soffrire un criterio di giudizio morale, che come tale riguardava<br />
non solo gli uomini ma anche gli animali. In tempi più vicini a<br />
noi si è cominciato a parlare di “diritti degli animali” (Tom Regan)<br />
e di “liberazione animale” (Peter Singer). Regan è americano e Singer<br />
è australiano, a dimostrazione che questa sensib<strong>il</strong>ità non è appannaggio<br />
solo dei britannici.<br />
”<br />
Perché suscitano tanta indignazione i test sugli animali,<br />
mentre non suscitano altrettanta indignazione le violazioni<br />
dei diritti umani, come ad esempio la sperimentazione<br />
di nuovi medicinali sui bambini appartenenti a classi so-<br />
ALEC SOTH / MAGNUM PHOTOS<br />
ciali disagiate o a Paesi poveri?<br />
Me lo sono sempre chiesto anch’io. Personalmente non ho difficoltà<br />
a convenire su alcune riflessioni del pensiero animalista; ma<br />
non riesco a capire perché ne dovrebbero far le spese gli esseri umani,<br />
o alcuni di questi, guarda caso quelli più deboli e indifesi. Prima<br />
di parlare di “diritti degli animali” - una formulazione per me<br />
comunque debole sul piano teorico - bisognerebbe ricominciare a<br />
parlare di diritti umani, preoccupandosi soprattutto di come si<br />
possano concretamente tutelare.<br />
Le questioni etiche stanno acquisendo sempre più spazio<br />
nell’opinione pubblica. Fino a che punto l’etica può condizionare<br />
scelte di carattere scientifico o economico?<br />
Non sono così sicuro che vi possano essere scelte scientifiche o<br />
economiche che non siano condizionab<strong>il</strong>i dall’etica: non penso<br />
che vi siano linee di ricerca o politiche economiche totalmente<br />
neutrali. In realtà i riferimenti etici sono sempre presenti. Certo,<br />
possono essere espliciti o impliciti oppure volutamente nascosti;<br />
possono risultare a volte giustificab<strong>il</strong>i e condivisib<strong>il</strong>i e a volte no.<br />
E, anche quando questi principi siano condivisib<strong>il</strong>i, può nascere<br />
la domanda di quali siano i metodi più adatti per difenderli. Quelli<br />
ut<strong>il</strong>izzati dai contestatori della Huntingdon sono in larga misura<br />
da condannare.<br />
Se i metodi non sono condivisib<strong>il</strong>i, a cos’altro bisognerebbe<br />
puntare?<br />
Sarebbe meglio che i luddisti animalisti si chiedessero in modo<br />
onesto se sia possib<strong>il</strong>e trovare alternative alla sperimentazione animale<br />
e esigessero dall’Huntingdon maggiori investimenti nella ricerca<br />
di tali alternative. W<strong>il</strong>liam Russel e Rex Burch già nel 1959<br />
parlavano del Metodo delle 3R: Replacement (sostituzione), Reduction<br />
(riduzione) e Refinement (raffinamento). Ovvero mirare alla sostituzione<br />
dei test sugli animali con un modello sperimentale differente<br />
(ad esempio le cellule in vitro); ridurre <strong>il</strong> numero delle cavie<br />
ut<strong>il</strong>izzate nei laboratori; preoccuparsi di alleviare la sofferenza e lo<br />
stress degli animali (è <strong>il</strong> senso del refinement). .<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 37 |
| finanzaetica | prestiti uno a uno |<br />
Social Lending:<br />
la nuova frontiera<br />
della finanza<br />
etica?<br />
Una persona che presta denaro a un’altra, senza conoscerla. Niente banche nè società finanziarie, solo un sito internet,<br />
dove prestatori e richiedenti si incontrano virtualmente. Una versione democratica della finanza, più vantaggiosa<br />
e trasparente, arrivata da poco anche in Italia. Ed è già nata una community nella f<strong>il</strong>osofia del web 2.0 e della solidarietà.<br />
SI CHIAMANO ZOPA E BOOBER e dallo scorso novembre sono<br />
sbarcati in Italia. Sulla scorta di esperienze statunitensi e<br />
inglesi (ma adesso anche in Olanda e Germania), le piattaforme<br />
telematiche di prestito “senza<br />
di Jason Nardi banche” e P2P (da pari a pari o da privato<br />
a privato) stanno avendo un grande successo.<br />
Merito della formula che riprende alcuni aspetti della solidarietà<br />
delle Friendly Society inglesi del ‘700 e delle Società di Mutuo Soccorso<br />
italiane di due secoli fa, insieme alla trasparenza, al rischio distribuito<br />
e a vantaggi, apparentemente, per tutti, creditori e prestatori.<br />
Con la differenza che oggi c’è Internet e la “community” è virtuale. E<br />
che questo fenomeno abbraccia in pieno la f<strong>il</strong>osofia del web 2.0.<br />
Se infatti <strong>il</strong> sentirsi parte di una comunità più ampia, pur non conoscendo<br />
di persona gli altri “membri”, ha decretato <strong>il</strong> successo di molti<br />
siti dell’ultima generazione, da Myspace a Facebook, e dello scambio<br />
alla pari di f<strong>il</strong>e e informazioni con i circuiti P2P, lo stesso sta avvenendo<br />
con <strong>il</strong> microcredito peer-to-peer, sia quello di portali come Kiva.org<br />
o Microplace.com (quest’ultimo promosso da Ebay), rivolte a finanziare<br />
direttamente persone e piccoli progetti nei paesi del “Sud”, sia<br />
quello di Zopa, finalizzato ad aiutare a pagare <strong>il</strong> mutuo o i debiti delle<br />
carte di credito nel “Nord”.<br />
Un nuovo mercato finanziario<br />
Gli italiani, fino a poco tempo fa, erano considerati un popolo di risparmiatori,<br />
con le famiglie che mettevano da parte <strong>il</strong> necessario per<br />
garantire un futuro ai figli. Poi è arrivata la sbornia del credito al consumo<br />
degli anni 80 e 90 e l’insicurezza del lavoro precario, i cui effetti<br />
sono oggi più che mai vivi. Le nuove generazioni si ritrovano in debito<br />
costante, riuscendo a malapena “ad arrivare a fine mese”, spesso vivendo<br />
al di sopra delle proprie possib<strong>il</strong>ità ed erodendo i risparmi di famiglia.<br />
Ed è proprio qui che si inserisce <strong>il</strong> social lending, dove sono<br />
l’interazione sociale e l’identificazione in valori sim<strong>il</strong>i che rappresentano<br />
la garanzia per un’operazione di prestito diretta, più vantaggiosa e<br />
trasparente rispetto a quanto offre <strong>il</strong> tradizionale sistema finanziario.<br />
| 38 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
Il “prestito P2P” è una modalità attraverso cui prestatori e richiedenti<br />
possono incontrarsi senza gli intermediari tradizionali come le<br />
banche o le società finanziarie. I prestiti sono alla fine erogati da individui<br />
o gruppi di individui, con una distribuzione equa del rischio. Le<br />
transazioni avvengono solitamente attraverso un processo sim<strong>il</strong>e a<br />
un’asta, dove i prestatori che offrono l’interesse più basso o <strong>il</strong> tempo<br />
più lungo “vincono” <strong>il</strong> prestito del richiedente.<br />
Zona di Possib<strong>il</strong>e Accordo<br />
Tra le piattaforme più interessanti e innovative c’è senz’altro Zopa, che<br />
sta per Zona di Possib<strong>il</strong>e Accordo. È nata nel Regno Unito nel marzo<br />
2005, dalla volontà di tre manager della banca online Egg e dagli stessi<br />
investitori di eBay e Skype. In due anni ha raggiunto un numero di iscritti<br />
pari a 175m<strong>il</strong>a. Sul sito americano – Zopa è stata lanciata per ultima<br />
negli USA lo scorso dicembre – si legge: «Stiamo coniando un nuovo termine<br />
per descrivere cosa facciamo: si chiama finanza sociale. Significa<br />
che vogliamo migliorare gli strumenti dei servizi finanziari e<br />
d’investimento, dei prestiti e mutui, permettendo alle persone di ut<strong>il</strong>izzarli<br />
direttamente per aiutarsi e aiutare altre persone allo stesso tempo».<br />
La differenza con <strong>il</strong> sistema bancario è evidente, spiegano gli zopiani.<br />
Anche le banche “condividono” danaro: i tuoi risparmi entrano<br />
in banca, loro li “condividono” con altre persone, che richiedono<br />
prestiti. A te danno <strong>il</strong> 2% e agli altri chiedono <strong>il</strong> 18%. E non è molto<br />
trasparente, perché non sai e non ti dicono dove mettono i soldi e con<br />
chi li stai “condividendo” tu. «Con Zopa», dicono dalla società, «tutto<br />
questo cambierà: facciamo incontrare direttamente la gente online in<br />
modo che possano condividere in maniera semplice e sicura i soldi e<br />
con un sistema che è allo stesso tempo divertente e che ha senso». Rispetto<br />
alle banche online, che si sono affermate negli ultimi anni, la<br />
differenza è che nel primo caso si usufruisce semplicemente di un servizio<br />
attraverso internet, con maggiore flessib<strong>il</strong>ità rispetto agli sportelli<br />
tradizionali; nel secondo caso è <strong>il</strong> servizio che è reso possib<strong>il</strong>e grazie<br />
all’interazione che si genera su Internet da una comunità virtuale motivata<br />
che si crea tra “richiedenti” e “prestatori”.<br />
IL CREDITO P2P NEL MONDO<br />
PROSPER.COM è stato <strong>il</strong> primo sito di social lending negli Stati Uniti. La prima cosa che si nota aprendolo<br />
è una galleria fotografica, con i volti dei richiedenti e spesso delle loro famiglie, perché e quanto hanno chiesto<br />
in prestito, quanto finora hanno restituito e a che tasso d’interesse. Entrando in una qualsiasi scheda, si accede<br />
alla vita economica e finanziaria della persona, con dettagli spesso molto precisi. Buona parte delle persone<br />
vuole ripagare i debiti contratti con le carte di credito. Oppure pagarsi l’università o le spese mediche.<br />
La privacy, qui, sembra un concetto inesistente, se non fosse che dopo l’estinzione del debito, la scheda viene<br />
chiusa alla visione del pubblico. Ma rimane <strong>il</strong> giudizio di affidab<strong>il</strong>ità.<br />
UN ALTRO PORTALE È LENDINGCLUB.COM, certamente più discreto. Come Prosper, anche Lendingclub funziona<br />
con i giudizi di affidab<strong>il</strong>ità. Un utente molto affidab<strong>il</strong>e di classe A1 può ottenere prestiti con un interesse<br />
del 7,12%. Uno di classe G1 può arrivare al massimo ad un tasso del 17,86. Lo slogan – dal video sul sito, dove<br />
è presente anche una mappa degli stati uniti con tutti i membri geolocalizzati – è “c’è gente la fuori come te<br />
e pronta a investire su di te”. Tra gli ultimi apparsi c’è Globefunder.com, che oltre a coprire gli Usa sta puntando<br />
anche sull’India e ha una rete di soci in molti altri paesi. A differenza degli altri, accetta anche investitori<br />
istituzionali purché tengano bassi i tassi d’interesse.<br />
Lo sbarco in Italia<br />
Con un modello a franchising, Zopa ha aperto in Italia lo scorso novembre<br />
a invito e dal 16 gennaio è “aperto al pubblico”. La società ha<br />
sede a M<strong>il</strong>ano e si presenta così: "Zopa rappresenta l’ambito di possib<strong>il</strong>ità<br />
nel quale l’accordo tra due parti è effettivamente raggiungib<strong>il</strong>e in<br />
una negoziazione. Tale zona è compresa tra <strong>il</strong> minimo che una persona<br />
accetta in cambio di qualcosa ed <strong>il</strong> massimo che un’altra persona è<br />
disposta a dare in cambio".<br />
Finanza etica 2.0<br />
Di fatto <strong>il</strong> modello di Zopa è basato su un’idea sociale e che potremmo<br />
«Nlanciato<br />
tra richiedente e prestatore», racconta Carlo Vi-<br />
di Jason Nardi<br />
| finanzaetica |<br />
definire, per molti versi, “etica”. L’attrazione dei prestatori è data infatti<br />
anche dal desiderio di prestare soldi ad altre persone con finalità altruistiche.<br />
Rimuovendo gli intermediari, si offre infatti la possib<strong>il</strong>ità di<br />
un accordo più equo per chi richiede <strong>il</strong> prestito e un miglior tasso di ritorno<br />
ai prestatori, favorendo la partecipazione e una forma di scambio<br />
più autentica e trasparente, dove i membri si sentono responsab<strong>il</strong>i<br />
a livello personale e credono che i propri risparmi vadano ad aiutare<br />
persone reali e riconoscib<strong>il</strong>i in modi specifici. Se le premesse saranno<br />
confermate, non sarà solo <strong>il</strong> sistema bancario tradizionale a dover fare<br />
i conti con i nuovi arrivati, ma anche la finanza etica dovrà prendere<br />
seriamente in considerazione gli scenari presenti e futuri. .<br />
Prestare per gli interessi<br />
e per essere ut<strong>il</strong>i<br />
Carlo Vitali, marketing manager di Zopa, ha raccontato a <strong>Valori</strong> com’è cominciata l’avventura italiana del prestito P2P.<br />
EL 2006 IL NUCLEO INIZIALE DEGLI INVESTITORI ha conosciuto<br />
gli ideatori di Zopa. Un modello, rispetto ad altri, ben bi-<br />
tali, manager con più di vent’anni di esperienza in Olivetti<br />
a livello internazionale.<br />
La Banca d’Italia come ha reagito?<br />
Non abbiamo incontrato grande velocità di risposta ma<br />
neanche ostacoli. Pur avendo fatto richiesta a fine 2006 e<br />
nel periodo del cambio di governatore, dopo alcuni mesi<br />
la Banca d’Italia ha dato la sua opinione favorevole. Siamo<br />
operatori finanziari registrati all’UIC, con tutti gli obblighi<br />
delle norme antiriciclaggio. Anche se i rischi in questo caso<br />
sono bassi. I correntisti, infatti, usano i propri conti.<br />
POSTATO DA MARIANNA ALLE 4:51PM<br />
Mi presento, sono Marianna e molti<br />
Zopiani mi conosco perchè faccio<br />
parte del Customer Care e dialogo<br />
con loro quasi quotidianamente.<br />
Ho l’onore di inaugurare una sezione<br />
del blog non strettamente legata<br />
all’attività di Zopa ma che racconta<br />
chi siamo e le nostre esperienze. [...]<br />
Sono qui per dirvi che per una<br />
settimana non potrò curarmi di voi:<br />
sono in partenza per l’Africa per<br />
visitare i progetti di Amref (ho fatto<br />
un master sulle aziende non profit<br />
e sono molto legata a questi temi). [...]<br />
FRASI<br />
Se Zopa fosse:<br />
Un’energia, sarebbe rinnovab<strong>il</strong>e.<br />
Un modo di comunicare,<br />
sarebbe Skype.<br />
Un mezzo di trasporto,<br />
sarebbe <strong>il</strong> car sharing.<br />
Vi definireste un’organizzazione che fa finanza<br />
etica?<br />
Siamo una SpA (siamo obbligati ad esserlo per legge),<br />
quindi non siamo un’associazione nonprofit. Certo, fac<strong>il</strong>itare<br />
lo scambio tra persone ha sicuramente una valenza<br />
etica. Il valore principale è la comunità. Molti sono<br />
disposti a dare prestiti senza ambizioni di speculazione,<br />
ma per <strong>il</strong> piacere di essere ut<strong>il</strong>i. Esistono organizzazioni<br />
con un dna sim<strong>il</strong>e al nostro, come Kiva.org, una piattaforma<br />
di microcredito “peer-to-peer” che finanzia progetti<br />
in tutto <strong>il</strong> mondo. Alcuni di noi hanno ut<strong>il</strong>izzato<br />
Kiva per un anno, con risultati incredib<strong>il</strong>i: i prestiti ritornano,<br />
con un tasso d’insolvenza quasi nullo. Da dicembre,<br />
per chiunque si iscriva alla newsletter, diamo<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 39 |
| finanzaetica |<br />
LA GRANDE FINANZA<br />
NON STA A GUARDARE<br />
PIONIERI NEGLI STATI UNITI sono stati quelli di Lending Circle – Circolo del Prestito – lanciato nel 2001<br />
con un modello basato su vicinanza e parentela, fac<strong>il</strong>itando prestiti tra amici e famiglia formalizzati<br />
e assistiti perché andassero a buon fine. E deve aver funzionato bene se è stato recentemente acquisito<br />
nientemeno che da Charles Branson, entrando a far parte dell’impero Virgin, trasformato in VirginMoney<br />
USA. Con <strong>il</strong> motto “cambiamo faccia ai soldi”.<br />
Se una buona idea come quella del social lending rischia di essere presto fagocitata dalla finanza<br />
tradizionale e rampante e perdere la sua vera essenza di punto di aggregazione e distribuzione<br />
orizzontale questo non sembra essere <strong>il</strong> caso, almeno per ora, delle altre iniziative. Ma occorre che si<br />
sv<strong>il</strong>uppi bene <strong>il</strong> senso di comunità, solidarietà e responsab<strong>il</strong>ità che vanno ben oltre <strong>il</strong> “valore” dei prestiti.<br />
SITI<br />
www.lendingclub.com<br />
www.globefunder.com<br />
www.prosper.com<br />
www.zopa.it<br />
www.boober.it<br />
un dollaro a Kiva per finanziare progetti di microcredito<br />
in paesi in via di sv<strong>il</strong>uppo.<br />
E con Zopa, qual’è <strong>il</strong> tasso di sofferenza?<br />
Nell’esperienza inglese degli ultimi due anni si è attestato<br />
intorno allo 0,2%. Meno di un decimo rispetto a quello del<br />
mercato finanziario tradizionale inglese.<br />
Cosa chiedete agli iscritti e di cosa vi occupate<br />
voi, se tenete l’interme dia zione al minimo?<br />
Ci occupiamo di fare lo scoring (ovvero assegnare classi<br />
di merito ai richiedenti) e di recupero crediti (lo facciamo<br />
senza costi aggiuntivi per conto di tutti i prestatori).<br />
Chiediamo ai prestatori l’1% su base annuale per<br />
<strong>il</strong> capitale reso disponib<strong>il</strong>e e 10 euro ai richiedenti, ol-<br />
tre allo 0,5-2% a seconda della classe<br />
di merito per i prestiti erogati. Ad<br />
ogni richiedente infatti è assegnato<br />
un grado di affidab<strong>il</strong>ità (A+, A, B, C)<br />
che è come <strong>il</strong> rating per le società. Il<br />
giudizio viene dato incrociando la<br />
storia creditizia dell’utente (basata<br />
sulla banca dati Experian) con le<br />
informazioni del modulo di applicazione<br />
(reddito, professione ecc.).<br />
Chi accetta di prestare a richiedenti<br />
meno affidab<strong>il</strong>i verrà premiato con<br />
un tasso d’interesse più alto e viceversa.<br />
E non ci sono costi di incasso<br />
di RID. Il limite del richiedente è<br />
15.000 euro, del prestatore 50.000 euro.<br />
E quali sono i tassi d’interesse?<br />
Variano a seconda delle classi di merito tra <strong>il</strong> 6% e <strong>il</strong> 10%,<br />
sensib<strong>il</strong>mente più bassi di quelli delle banche e soprattutto<br />
delle società finanziarie (dall’8-9% al 15-16%). I prestatori<br />
inglesi hanno portato a casa nel 2007 <strong>il</strong> 7% in media.<br />
E in Italia come sta andando dopo due mesi “a<br />
invito”?<br />
Si sono iscritti in 8000 e abbiamo raccolto oltre 1 m<strong>il</strong>ione<br />
di euro, con 166.000 euro di prestiti approvati, di cui<br />
57.000 già erogati. Per <strong>il</strong> 2008 abbiamo l’obiettivo di arrivare<br />
a 40.000 iscritti e 6.000 membri della comunità<br />
che si sono scambiati denaro tra loro. .<br />
APPUNTAMENTI FEBBRAIO<br />
2 febbraio<br />
TERNI<br />
RADUNO NAZIONALE SUI BUONI<br />
LOCALI DI SOLIDARIETÀ<br />
dalle 9 alle 19 presso l’Hotel de Paris<br />
via della Stazione, 52<br />
tel. 0744 58047<br />
Un’occasione per approfondire<br />
<strong>il</strong> tema delle monete complementari<br />
a partire dall’esperienza degli scec<br />
a Napoli (vedi scheda pag 26)<br />
www.arcipelagomoneta.org<br />
4-22 febbraio<br />
LONDRA<br />
DESIGNING FOR SUSTAINABILITY:<br />
SYSTEMS, ETHICS AND BEAUTY<br />
Un corso di una, due o tre<br />
settimane (a scelta)<br />
sulla sostenib<strong>il</strong>ità a partire<br />
dalla progettazione dei prodotti.<br />
www.schumachercollege.org.uk<br />
/courses<br />
5-8 febbraio<br />
NEW YORK<br />
ASSEMBLEA INVERNALE DI ICCR<br />
[Interfaith Center on Corporate<br />
Responsib<strong>il</strong>ity]<br />
Si discute di azionariato attivo<br />
e si presentano le prime proposte<br />
per la partecipazione alle assemblee<br />
delle imprese americane nel 2008.<br />
www.iccr.org<br />
5, 21 febbraio 2008<br />
NEW YORK<br />
AZIONARIATO ATTIVO.<br />
Scadono i termini<br />
per presentare alla SEC<br />
(commissione di vig<strong>il</strong>anza<br />
della Borsa Usa) le mozioni<br />
per le assemblee, che si terranno<br />
in estate, di:<br />
Freeport-McMoRan Copper & Gold<br />
Inc. (miniere) - 5 febbraio<br />
Alliant Techsystems Inc.<br />
(armamenti) - 21 febbraio<br />
Ad Alliant ICCR (Interfaith Center<br />
on Corporate Responsib<strong>il</strong>ity)<br />
chiederà di pubblicare un report<br />
sulla produzione di armi nucleari<br />
o che contengono uranio impoverito.<br />
7,8 febbraio<br />
LONDRA<br />
GREEN RETAIL 08<br />
Conferenza sulla sostenib<strong>il</strong>ità<br />
nel settore della distribuzione.<br />
Rivolto alle imprese.<br />
www.eventrus-conferences.com<br />
14 febbraio<br />
LONDRA<br />
BUSINESS IN THE COMMUNITY<br />
ANNUAL CONFERENCE<br />
Una delle più importanti<br />
conferenze sulla responsab<strong>il</strong>ità<br />
sociale d’impresa in Gran Bretagna.<br />
www.bitc.org.uk<br />
15, 22, 29 febbraio<br />
SENIGALLIA (ANCONA)<br />
SEMINARIO SULLA BANCA<br />
POPOLARE ETICA<br />
Organizzato dal Comune<br />
di Senigallia. Presso la Scuola<br />
di Pace “V.Buccelletti”<br />
Via Marchetti, 73<br />
Dalle 17 alle 19<br />
Temi: etica e trasparenza<br />
nell’economia, microcredito, come<br />
accedere ai servizi di Banca Etica.<br />
16 febbraio<br />
AREZZO<br />
26 febbraio<br />
FIRENZE<br />
TEATRO LA PERGOLA<br />
“FAMIGLIE A RISCHIO USURA”<br />
Un progetto di Teatri d’Imbarco,<br />
in collaborazione con la Fondazione<br />
Toscana per la Prevenzione<br />
dell’Usura, FIBA-CISL Toscana,<br />
CGIL Toscana, Adiconsum Toscana,<br />
Fondazione Culturale<br />
Responsab<strong>il</strong>ità Etica -Banca Etica,<br />
CTC Consorzio Toscana Costruttori,<br />
Camera di Commercio di Firenze.<br />
www.teatridimbarco.it<br />
Tel. 055.453545<br />
18 febbraio<br />
MILANO<br />
CINQUE ANNI DI ETICA SGR<br />
via Copernico 9,<br />
La festa di compleanno inizia alle<br />
19. In prima assoluta lo spettacolo<br />
teatrale “La moneta di Giuda”<br />
sull’investimento responsab<strong>il</strong>e.<br />
Per aderire 02.67071422<br />
o a comunicazione@eticasgr.it<br />
www.eticasgr.it<br />
20 febbraio<br />
LONDRA<br />
GREEN BUSINESS:<br />
HOW COMPANIES CAN PROFIT<br />
FROM CUSTOMER DEMAND<br />
FOR GREENER PRODUCT<br />
Una mattinata (9,30-12),<br />
organizzata dal London Business<br />
Forum, con Karen Fraser,<br />
fondatrice dell’Ethical Reputation<br />
Index (società che attribuisce<br />
indici etici alle imprese).<br />
La tutela dell’ambiente<br />
e la responsab<strong>il</strong>ità sociale, viste<br />
| finanzaetica |<br />
PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT<br />
come opportunità per le imprese.<br />
www.londonbusinessforum.com<br />
26-27 febbraio<br />
SAN FRANCISCO, CALIFORNIA<br />
CARBON FORUM AMERICA<br />
ORGANIZZATO DALLA IETA<br />
(INTERNATIONAL EMISSIONS<br />
TRADING ASSOCIATION)<br />
La più importante fiera americana<br />
sull’emission trading, <strong>il</strong> mercato<br />
delle emissioni di CO2.<br />
www.carbonforumamerica.com<br />
28 e 29 febbraio<br />
BRUXELLES<br />
BEI: CONFERENZA STAMPA<br />
E INCONTRO ANNUALE CON LE ONG<br />
(Banca Europea<br />
per gli Investimenti)<br />
www.bei.org<br />
29 febbraio<br />
MILANO<br />
SODALITAS SOCIAL AWARD<br />
Prorogato al 29 febbraio <strong>il</strong> termine<br />
per l'iscrizione a uno dei più<br />
importanti premi sulla<br />
responsab<strong>il</strong>ità sociale in Italia.<br />
www.sodalitas.it<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 41 |
Pharma<br />
Questa volta<br />
ci prova Bruxelles<br />
di Andrea Di Stefano<br />
| bruttiecattivi |<br />
L’<br />
AZIONE A SORPRESA È STATA ANNUNCIATA CON ENFASI A BRUXELLES dal commissario Ue alla Concorrenza,<br />
Neelie Kroes. Obiettivo: raccogliere elementi per spiegare le anomalie che impediscono <strong>il</strong> buon<br />
funzionamento della concorrenza nel campo dei medicinali.<br />
La Kroes non ha voluto rivelare né i nomi delle aziende, né i Paesi in cui si sono svolti i raid.<br />
Ma le ispezioni hanno sicuramente riguardato, tra le altre, varie sedi europee di AstraZeneca,<br />
GlaxoSmithKline, Merck, Sanofi-Aventis, Pfizer, Johnson & Johnson, Wyeth, Novartis e Teva.<br />
Nessun addebito è stato per <strong>il</strong> momento formalizzato, ma <strong>il</strong> sospetto materializzatosi a Bruxelles<br />
è che, dietro le quinte, alcune imprese stringano accordi per limitare la concorrenza e, in particolare,<br />
per frenare l’accesso al mercato di medicinali generici o innovativi a prezzi più bassi.<br />
«I cittadini e i governi vogliono un settore farmaceutico forte che dia migliori prodotti a prezzi<br />
più competitivi - ha spiegato la Kroes - Ma se farmaci innovativi non vengono prodotti<br />
e le alternative generiche a basso costo delle medicine esistenti vengono in alcuni casi ritardate,<br />
dobbiamo capire perché e, se necessario, intervenire». L’azione dell’Antitrust europeo<br />
ha per <strong>il</strong> momento la forma di una generica inchiesta settoriale, come quelle svolte in passato<br />
nei settori delle tlc, dell’energia e dei servizi finanziari. È la prima volta però che Bruxelles<br />
accompagna l’inizio di un’indagine<br />
a vasto raggio di questo tipo con una serie<br />
di perquisizioni a sorpresa, in genere ut<strong>il</strong>izzate<br />
quando vi sono già fondati dubbi di accordi<br />
di cartello o di pratiche anti-competitive.<br />
«Le ispezioni non sono circoscritte<br />
a imprese sospettate di azioni scorrette<br />
– ha precisato la Kroes – ma sono <strong>il</strong> punto di partenza per raccogliere le informazioni necessarie<br />
a guidare passi ulteriori».<br />
La commissaria alla concorrenza europea ha spiegato che si analizzeranno se vi siano accordi<br />
irregolari tra aziende, per esempio nella composizione delle dispute sui brevetti, e se siano state<br />
create barriere artificiali al varo di prodotti innovativi o generici. Entro l’autunno sarà redatto<br />
un rapporto preliminare sulla situazione, per arrivare poi a una relazione definitiva nella primavera<br />
del 2009. Nel frattempo tutte le parti interessate sono invitate a offrire elementi di valutazione,<br />
che si aggiungeranno ad alcune denunce che la Kroes ha ammesso di aver già ricevuto e potrebbero<br />
intanto sfociare in addebiti circostanziati ad alcune imprese.<br />
In Europa si spendono ogni anno 200 m<strong>il</strong>iardi in medicinali, ovvero 400 euro per individuo.<br />
Ma insospettisce la Kroes <strong>il</strong> fatto che, «nonostante la protezione dei brevetti non sia mai stata così forte,<br />
<strong>il</strong> numero dei nuovi farmaci sia in declino»: mentre tra <strong>il</strong> ‘95 e <strong>il</strong> ‘99 in media 40 nuove molecole erano<br />
introdotte ogni anno sul mercato, tra 2000 e 2004 si è scesi a 28. La Kroes ha ricordato come anche<br />
le autorità della concorrenza di Germania e Francia, oltre che degli Stati Uniti, stiano indagando<br />
sul tema e che esiste <strong>il</strong> precedente dell’AstraZeneca, multata di 60 m<strong>il</strong>ioni nel 2005 da Bruxelles,<br />
per aver ostacolato l’entrata sul mercato dell’alternativa generica al Losec contro l’ulcera..<br />
Dopo decine di cause negli Stati Uniti<br />
per manipolazioni dei prezzi e cartelli<br />
tra le multinazionali nella vendita<br />
di medicinali, soprattutto di largo<br />
ut<strong>il</strong>izzo, anche l’Ue si muove. Forse<br />
non solo per questioni di immagine<br />
| 42 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
AZIONARIATO<br />
CRITICO
| inbreve |<br />
conomiasolidale<br />
15 FEBBRAIO<br />
“AL BUIO”:<br />
ILLUMINIAMOCI<br />
DI MENO<br />
Caterp<strong>il</strong>lar, programma di Radio2,<br />
lancia per <strong>il</strong> 15 febbraio 2008<br />
la quarta edizione di “M’<strong>il</strong>lumino<br />
di meno”, giornata di mob<strong>il</strong>itazione<br />
internazionale in nome del risparmio<br />
energetico. Nel corso della<br />
trasmissione, condotta da Cirri<br />
e Solibello, verrà chiesto agli<br />
ascoltatori di dimostrare in quale<br />
modo stiano contribuendo<br />
a risparmiare energia. Ma l’invito<br />
è rivolto a tutti ed è quello<br />
di spegnere le luci e tutti i dispositivi<br />
elettrici non indispensab<strong>il</strong>i<br />
<strong>il</strong> 15 febbraio dalle 18. Caterp<strong>il</strong>lar<br />
si rivolge quindi a cittadini,<br />
istituzioni, scuole, aziende, musei,<br />
associazioni, università, ristoranti,<br />
negozianti e artigiani perché<br />
diminuiscano i consumi in eccesso<br />
e mostrino all’opinione pubblica<br />
come un altro ut<strong>il</strong>izzo dell’energia<br />
sia possib<strong>il</strong>e. Lo scorso anno<br />
<strong>il</strong> “s<strong>il</strong>enzio energetico” coinvolse<br />
simbolicamente piazze e monumenti<br />
in tutt’Italia (tra le altre, <strong>il</strong> Colosseo,<br />
Montecitorio e <strong>il</strong> Quirinale a Roma,<br />
l’Arena di Verona, piazza San Marco<br />
a Venezia, <strong>il</strong> Duomo e la Scala<br />
a M<strong>il</strong>ano, la Valle dei Templi<br />
ad Agrigento). Sul sito internet<br />
del programma (www.caterueb.rai.it)<br />
è possib<strong>il</strong>e segnalare la propria<br />
adesione alla campagna,<br />
patrocinata dalla Presidenza<br />
del Consiglio dei ministri.<br />
Banca Etica ha già aderito.<br />
| 44 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
MAR TIRRENO:<br />
PROGETTO<br />
PER CINQUE<br />
PARCHI EOLICI<br />
Durante le crociere nei mari del nord<br />
Europa non è diffic<strong>il</strong>e vedere pale<br />
eoliche. Presto anche <strong>il</strong> mar Tirreno<br />
settentrionale potrebbe seguire <strong>il</strong> loro<br />
(virtuoso) esempio. A lanciare l’idea<br />
è una società di Pistoia, la Domus<br />
Energia: <strong>il</strong> progetto prevede cinque<br />
parchi eolici, costituiti da venticinque<br />
pale ciascuno, capaci di produrre<br />
400-500 megawatt di energia, pari<br />
al fabbisogno giornaliero di 250 m<strong>il</strong>a<br />
abitanti. Il tutto – promette Roberto<br />
Iacono, direttore di Domus Energia –<br />
nel pieno rispetto dell’ambiente:<br />
«le aree scelte non saranno nel parco<br />
dell’arcipelago toscano e ogni p<strong>il</strong>one<br />
potrà ospitare strutture per<br />
<strong>il</strong> ripopolamento ittico». Il progetto<br />
va nella direzione indicata dalla prima<br />
bozza del Piano energetico regionale<br />
approvato dalla Regione Toscana<br />
nel dicembre scorso: una riduzione<br />
del 20% di emissioni e di un altro<br />
20% dei consumi entro <strong>il</strong> 2020.<br />
Previsto anche un potenziamento<br />
dell’eolico, dagli attuali 28 a 300<br />
megawatt. La società pistoiese<br />
ha già sottoposto l’idea al ministero<br />
dell’Ambiente e alla Regione. «Abbiamo<br />
avviato <strong>il</strong> confronto con i tecnici<br />
regionali dell’ufficio per la valutazione<br />
dell’impatto ambientale – osserva<br />
Iacono – ma è dal maggio<br />
scorso che aspettiamo di poter<br />
incontrare gli assessori».<br />
AGRICOLTURA:<br />
DA ECOR<br />
UN CORSO<br />
PER I NEGOZIANTI “BIO”<br />
Un nuovo magazine e una “Scuola di Valore<br />
Alimentare” aperta a tutti gli operatori del settore bio.<br />
Ecor Spa, azienda leader nella distribuzione di prodotti<br />
biologici in Italia, ha scelto di investire nella<br />
formazione. I corsi - permanenti, tenuti da docenti<br />
universitari e professionisti - sono rivolti ai lavoratori<br />
della distribuzione di prodotti biologici. In particolare<br />
ai negozianti: <strong>il</strong> progetto punta infatti a rafforzare<br />
la professionalità di chi lavora a contatto<br />
con <strong>il</strong> consumatore. La prima lezione della scuola<br />
(per informazioni è attivo <strong>il</strong> numero verde 800.489311)<br />
si è tenuta lo scorso <strong>il</strong> 13 gennaio presso<br />
lo stab<strong>il</strong>imento della Ecor a San Vendemiano (Tv).<br />
Già da tempo l’azienda è impegnata ad estendere<br />
e consolidare la rete di esercizi commerciali<br />
sul territorio italiano: «Siamo convinti che tra i motivi<br />
per cui un consumatore sceglie di rivolgersi<br />
ad un punto vendita specializzato piuttosto che<br />
alla Grande distribuzione – afferma Fabio Brescacin,<br />
presidente di Ecor –, oltre alla qualità delle materie<br />
prime, dei prodotti e dei metodi di trasformazione,<br />
ci sia anche la fiducia nei confronti del negoziante.<br />
Un professionista che deve saper consigliare e risolvere<br />
i dubbi di un cliente sempre più attento alla propria<br />
salute e al proprio benessere». Il primo corso – affidato<br />
a Matteo Giannattasio, docente di Biochimica Vegetale<br />
e responsab<strong>il</strong>e del “master in Agricoltura Biologica”<br />
presso l’università di Napoli – è dedicato al tema<br />
della qualità degli alimenti legata alla salute. Fra i temi<br />
affrontati le intolleranze alimentari, la biodinamica,<br />
i metodi di conservazione, e gli Ogm.<br />
Energia solare, business low cost >46<br />
Un nuovo presidente per Ctm Altromercato >49<br />
Aiutateci a far vincere la Calabria della legalità >52<br />
SONDAGGIO<br />
COOP: ITALIANI<br />
CON I PIEDI<br />
DI PIOMBO<br />
Più prudente e accorto, meno<br />
edonista e gaudente, più<br />
preoccupato per <strong>il</strong> futuro suo<br />
e dei suoi fam<strong>il</strong>iari. È <strong>il</strong> consumatore<br />
italiano del 2008, secondo <strong>il</strong> ritratto<br />
che emerge dal sondaggio effettuato<br />
da Ancc/Coop Italia nei primi giorni<br />
di gennaio. Il nuovo anno nasce<br />
all’insegna della preoccupazione.<br />
A dimostrarlo, le risposte<br />
a una semplice domanda: come<br />
ut<strong>il</strong>izzerà un eventuale surplus<br />
di risorse? Un intervistato su tre<br />
lo destinerebbe a risparmi,<br />
investimenti o a spese per la propria<br />
abitazione (erano <strong>il</strong> 26% nel 2007),<br />
<strong>il</strong> 23% invece lo spenderebbe<br />
per “viaggi e divertimenti” (un calo<br />
di 7 punti percentuali in un anno).<br />
Una cautela che appare<br />
più che giustificata, se si considera<br />
che la tredicesima lo scorso anno<br />
è servita più a pagare le bollette<br />
(42% dei casi) che a fare regali<br />
(34%). Tra le maggiori<br />
preoccupazioni degli italiani<br />
spiccano invece la possib<strong>il</strong>e<br />
carenza di denaro per pagare<br />
le spese (per <strong>il</strong> 54% del campione),<br />
la salute propria e dei fam<strong>il</strong>iari<br />
(51%) e <strong>il</strong> timore di veder sfumare<br />
la sicurezza del proprio posto<br />
di lavoro (25%).<br />
BIKE SHARING:<br />
ROMA COME PARIGI<br />
20 MILA BICICLETTE<br />
PER SPOSTARSI IN CITTÀ<br />
A Roma scocca l’ora delle due ruote ecologiche:<br />
è <strong>il</strong> “bike sharing”. Per spostarsi in città senza<br />
problemi di parcheggio. Il progetto prevede una prima<br />
fase per la sperimentazione (di sei mesi e a costo zero<br />
per <strong>il</strong> Comune perché gestita dallo sponsor spagnolo<br />
“Camusa”): 250 bici distribuite in 22 “ciclo-posteggi”<br />
all’interno del centro storico. Poi <strong>il</strong> servizio sarà esteso<br />
a tutta la città, con l’introduzione di altre 20 m<strong>il</strong>a<br />
biciclette. Ogni “posteggio di scambio”, collocato<br />
vicino alle fermate di bus e metro, sarà dotato<br />
di colonnine con lettore magnetico e sistema<br />
di ancoraggio per la bici. Usufruire del servizio sarà<br />
(abbastanza) semplice: ci si registra,<br />
si versa una cauzione, si ottiene<br />
una tessera elettronica ricaricab<strong>il</strong>e<br />
e un lucchetto. Si passa la tessera<br />
sul lettore della colonnina, la bici<br />
si sblocca, <strong>il</strong> “tassametro” parte.<br />
Per favorire spostamenti brevi e scambi<br />
frequenti tra più ciclisti, la prima<br />
mezz’ora è gratuita. Dopo, scatta<br />
la tariffa: un euro e mezzo per altri<br />
90 minuti, poi 4 euro per ogni ulteriore mezz’ora.<br />
L’avvio dell’iniziativa, previsto per <strong>il</strong> 15 gennaio,<br />
è slittata. Presumib<strong>il</strong>mente a fine febbraio.<br />
Problemi burocratici: difficoltà a trovare aree libere<br />
nel superaffollato suolo pubblico cittadino.<br />
Il progetto capitolino ricalca quello lanciato<br />
da Parigi nel luglio 2007. Identiche le procedure<br />
da seguire, identici i costi. Ma nella capitale francese,<br />
si era partiti subito in grande: 10 m<strong>il</strong>a bici e 750 punti<br />
di prelievo in tutti gli “arrondissement” per la fase<br />
sperimentale (raddoppiate a fine anno). Inoltre,<br />
<strong>il</strong> servizio è attivo sempre (a Roma, dalle 7 alle 24)<br />
e <strong>il</strong> pagamento può avvenire con addebito bancario.<br />
In più, Parigi sorge su un’area più pianeggiante.<br />
Il che, quando si deve pedalare, non guasta.<br />
Vedremo se anche a Roma l’iniziativa sarà<br />
un successo. Nonostante la (proverbiale) pigrizia<br />
dei romani e i sette Colli…<br />
ECONOMIA<br />
SOCIALE<br />
PRESENTE<br />
E FUTURO<br />
| inbreve |<br />
Un’economia “alternativa”, etica,<br />
sostenib<strong>il</strong>e da anni si sta creando<br />
uno spazio all’interno di un sistema<br />
economico che sta evidenziando<br />
tutte le sue contraddizioni.<br />
Ha un futuro questa economia<br />
diversa? O è destinata a restare<br />
un’utopia? Si affronteranno questi<br />
temi, e molti altri, durante i tre<br />
incontri del “Laboratorio di studio<br />
sull’economia sociale”, organizzati<br />
a M<strong>il</strong>ano, con <strong>il</strong> contributo<br />
della Provincia, (Sala Guicciardini,<br />
in via M.Melloni 3) dalla<br />
Circoscrizione dei soci di M<strong>il</strong>ano<br />
di Banca Etica e da Econometica<br />
(www.econometica.it), <strong>il</strong> Centro<br />
interuniversitario per l’etica<br />
economica e la responsab<strong>il</strong>ità<br />
sociale d’impresa. Un gruppo<br />
di docenti di venti università italiane<br />
che sta studiando un modo diverso<br />
di pensare l’economia, basato<br />
su etica, equità, cooperazione<br />
e reciprocità. Il 6 marzo Leonardo<br />
Becchetti (università Tor Vergata<br />
di Roma) affronterà <strong>il</strong> tema<br />
“Economia della responsab<strong>il</strong>ità<br />
sociale: è possib<strong>il</strong>e creare valore<br />
con i valori?”. Il 14 marzo Pier Luigi<br />
Porta (Università Bicocca di M<strong>il</strong>ano)<br />
parlerà di “Economia civ<strong>il</strong>e:<br />
lo stato dell’arte e i nuovi sentieri<br />
di partecipazione”. Il 5 apr<strong>il</strong>e<br />
Lorenzo Sacconi (Università<br />
di Trento) discuterà di “Economia<br />
della responsab<strong>il</strong>ità sociale: forme<br />
di impresa alternative”.<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 45 |
| economiasolidale | fotovoltaico |<br />
L’<br />
INDUSTRIA DEL FOTOVOLTAICO CRESCE in tutto <strong>il</strong> mondo, ormai<br />
da anni, con ritmi impressionanti. Dal 2000 al 2005<br />
<strong>il</strong> settore ha visto aumentare <strong>il</strong> proprio giro d’affari, in<br />
media, del 40% ogni anno. Impiegando<br />
di Andrea Barolini già alla fine del 2004, spiega l’IEA Photovoltaic<br />
Power Systems Programme, oltre<br />
50m<strong>il</strong>a lavoratori. Complessivamente, ad agosto del 2006 le trenta più<br />
importanti compagnie produttrici di energia solare vantavano una<br />
quota di mercato superiore ai 20 m<strong>il</strong>iardi di euro. E le previsioni sono<br />
ancora più rosee. Secondo una stima del Credit Lyonnais Security<br />
Asia, <strong>il</strong> comparto potrebbe espandersi dai 5,6 m<strong>il</strong>iardi di euro del 2004<br />
fino a 24 m<strong>il</strong>iardi nel 2010. Il che, tradotto, significa vendite di energia<br />
a impatto (quasi) zero per l’ambiente pari a 5,3 GigaWatt all’anno.<br />
Ciò non toglie, tuttavia, che la diffusione del “solare” sia ancora oggi<br />
insufficiente e, soprattutto, distribuita a macchia di leopardo.<br />
Nel 2005 <strong>il</strong> mercato del fotovoltaico è cresciuto complessivamente<br />
del 45%. La maggior parte delle nuove produzioni sono si-<br />
| 46 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
Il giro d’affari aumenta del 40%. Germania<br />
e California i leader di oggi, la Cina<br />
quello di domani. E nei prossimi anni<br />
le nuove tecnologie promettono costi irrisori<br />
Energia solare<br />
business low cost<br />
tuate in Germania (a seguire gli Usa – o, meglio, la California e <strong>il</strong><br />
New Jersey, che da soli detengono <strong>il</strong> 90% del mercato americano –<br />
la Spagna e l’Italia). Il totale dell’energia prodotta in più rispetto all’anno<br />
precedente è stata pari a 1.759 MegaWatt (603 Mw in Germania,<br />
291 in Giappone, 108 negli Stati Uniti). Da notare, poi, la<br />
crescita impressionante della Cina. Nel 2010, spiega l’istituto<br />
Worldwatch, <strong>il</strong> Paese sarà <strong>il</strong> leader mondiale per le energie rinnovab<strong>il</strong>i<br />
(intendendo complessivamente eolico, fotovoltaico, biomasse).<br />
Ai ritmi attuali di crescita, infatti, la Cina non solo raggiungerà<br />
gli obiettivi che si è data, ma andrà oltre: entro <strong>il</strong> 2020 potrebbe essere<br />
superato <strong>il</strong> tetto del 15% di energia prodotta con le rinnovab<strong>il</strong>i<br />
per arrivare fino al 30% nel 2050.<br />
L’introduzione del solare, infatti, è, non solo redditizia, ma anche<br />
veloce: basti pensare che, con un programma di soli tre anni (dal<br />
2002 al 2004), <strong>il</strong> Lussemburgo è diventato <strong>il</strong> Paese con <strong>il</strong> più alto rapporto<br />
tra i watt prodotti attraverso <strong>il</strong> fotovoltaico e <strong>il</strong> numero di abitanti:<br />
52,4 W per ciascun lussemburghese.<br />
I produttori nel mondo<br />
La giapponese Sharp guida (con una quota di mercato del 24,3%)<br />
la classifica della più grandi aziende produttrici di energia solare.<br />
Negli ultimi anni le esportazioni sono aumentate in Giappone del<br />
65% (+528 Megawatt di cui 368 acquistati dai Paesi dell’Unione europea).<br />
Al secondo posto la tedesca Q-Cells (9,4%). Quindi ancora<br />
tre aziende nipponiche: la Kyocera (8,1%), la Sanyo (7,1%) e la Mitsubishi<br />
Electric (5,7%). Da notare l’ingresso nella top ten mondiale,<br />
dal 2004, della taiwanese Motech (3,4%) e, dal 2005, della cinese<br />
Suntech (4,7%).<br />
Il mercato dell’Unione europea<br />
La situazione odierna, nell’Unione europea, presenta notevoli differenze<br />
da Paese a Paese. Ciò dipende soprattutto dalle politiche adottate<br />
dagli Stati membri. Ad ogni modo, dal 2001 al 2005<br />
l’installazione di pannelli fotovoltaici in Europa è aumentata fino a<br />
raggiungere la quota di 1,8 Gigawatt di energia prodotta. Ma la dif-<br />
STUART FRANKLIN / MAGNUM PHOTOS<br />
Siviglia, impianto<br />
ad energia solare.<br />
La Spagna<br />
si è data<br />
l’obiettivo<br />
di produrre,<br />
attraverso<br />
le rinnovab<strong>il</strong>i,<br />
<strong>il</strong> 30%<br />
del fabbisogno<br />
nazionale<br />
di energia entro<br />
<strong>il</strong> 2010. Ad oggi<br />
<strong>il</strong> Paese iberico<br />
produce con<br />
i pannelli solari<br />
20 Megawatt<br />
annui.<br />
Spagna, 2007<br />
LA RIVISTA<br />
L’autorevole<br />
settimanale scientifico<br />
statunitense New<br />
Scientist ha dedicato<br />
la copertina di un<br />
numero di dicembre<br />
2007 all’energia<br />
solare fotovoltaica.<br />
www.newscientist.com<br />
IL FILM SOTTILE PARLA ITALIANO<br />
DA SILFAB UN’INIZIATIVA<br />
«PIONIERISTICA»<br />
LA PRIMA AZIENDA ITALIANA CHE PRODURRÀ<br />
“polys<strong>il</strong>icon di grado solare” – <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m sott<strong>il</strong>e destinato al comparto delle<br />
celle fotovoltaiche – è piemontese e si chiama S<strong>il</strong>fab. Lo stab<strong>il</strong>imento<br />
– a impatto praticamente zero per l’ambiente – sarà edificato<br />
nel canavese (in particolare nel comune di Borgofranco di Ivrea, dove<br />
nascerà anche una fiera del fotovoltaico) e sarà operativo dal 2009.<br />
La produzione del “thin f<strong>il</strong>m” necessario per sfruttare l’energia solare<br />
rappresenterà un’eccellenza tecnologica per l’industria italiana:<br />
sul mens<strong>il</strong>e tedesco del fotovoltaico (Photon) l’iniziativa imprenditoriale<br />
è stata definita “pionieristica”. E di ampio respiro: i dirigenti della S<strong>il</strong>fab<br />
contano di coprire con la propria produzione l’intero fabbisogno<br />
nazionale. L’azienda, tuttavia, dovrà confrontarsi con la statunitense<br />
Memc Corp, fino ad oggi l’unico produttore di f<strong>il</strong>m sott<strong>il</strong>e sul territorio<br />
italiano (a Merano, in provincia di Bolzano). Entusiasta del progetto<br />
della S<strong>il</strong>fab la presidente della regione Piemonte, Mercedes Bresso:<br />
«Siamo - ha spiegato - la regione europea che ha investito di più<br />
sulle fonti energetiche rinnovab<strong>il</strong>i. L’obiettivo è quello di raggiungere<br />
l’indipendenza energetica entro <strong>il</strong> 2030. Ciò significherà un miglioramento<br />
reale delle condizioni di vita dei cittadini, sia dal punto di vista<br />
della salute, sia per quando riguarda le positive ricadute che <strong>il</strong> progetto<br />
avrà sull’occupazione e sulla ricchezza del territorio».<br />
Dal prossimo 21 marzo 2008, <strong>il</strong> Piemonte ospiterà anche gli Stati<br />
generali dell’energia, con l’obiettivo di mob<strong>il</strong>itare amministrazioni locali,<br />
imprenditori, artigiani e semplici cittadini. A.B.<br />
“SOLARE” SEMPRE PIÙ ECONOMICO:<br />
MENO DI UN DOLLARO PER WATT<br />
L’INDUSTRIA STATUNITENSE NANOSOLAR ha annunciato nei giorni scorsi<br />
di aver realizzato la cella a f<strong>il</strong>m sott<strong>il</strong>e più economica al mondo. Messa<br />
a punto nello stab<strong>il</strong>imento di San José (California), la nuova tecnologia<br />
potrebbe segnare la definitiva consacrazione dell’energia prodotta<br />
attraverso i pannelli fotovoltaici. Secondo l’azienda, <strong>il</strong> costo (calcolato<br />
per ciascun watt prodotto) non supererà gli 0,99 centesimi di dollaro.<br />
Non solo: la nuova cella promette un’efficienza di ben cinque volte<br />
superiore rispetto a quelle ut<strong>il</strong>izzate fino ad oggi. Il risultato è stato<br />
ottenuto attraverso un procedimento innovativo, basato su un sott<strong>il</strong>issimo<br />
strato di semiconduttore che viene “steso” su ciascuna cella. Si chiama<br />
CIGS ed è costituito da una lega di rame, indio, gallio e selenio. Mentre<br />
agli ingegneri della Nanosolar è valso un premio di 20 m<strong>il</strong>ioni di dollari<br />
(assegnato dal dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti), <strong>il</strong> nuovo<br />
microf<strong>il</strong>m è già oggetto delle attenzioni del mercato. L’azienda tedesca<br />
Beck Energy, ne ha ordinato, infatti, un quantitativo sufficiente per testarlo<br />
in un impianto p<strong>il</strong>ota. L’esperimento, che sarà realizzato in una ex discarica<br />
della Germania orientale, produrrà un Megawatt di energia. A.B.<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 47 |
| economiasolidale |<br />
COOP: PANNELLI SOLARI E BANCHI FRIGO<br />
“VERDI” PER L’AMBIENTE<br />
PANNELLI SOLARI SOPRA I TETTI di 22 supermercati, banchi frigo ecologici<br />
all’interno. Totale: un taglio di 3,4 m<strong>il</strong>ioni di tonnellate alla CO2 emessa ogni<br />
anno, 1,6 m<strong>il</strong>ioni di ch<strong>il</strong>owattora risparmiati e 6,8 prodotti in proprio. Sono<br />
le cifre del piano triennale per la sostenib<strong>il</strong>ità ambientale e <strong>il</strong> risparmio energetico<br />
per <strong>il</strong> quale Coop Adriatica investirà 14 m<strong>il</strong>ioni. L’installazione degli impianti<br />
fotovoltaici è già partita in 3 punti vendita di Bologna ed entro <strong>il</strong> 2008 saranno<br />
13 i supermercati alimentati ad “energia verde” ai quali si aggiungeranno altri<br />
9 entro <strong>il</strong> 2010. La sostituzione dei banchi frigo permetterà invece una riduzione<br />
del 22% dei consumi. Attraverso un’innovazione semplice ma molto efficace:<br />
avranno uno sportello di vetro per mantenere la temperatura interna. Em.Is.<br />
GLI APPUNTAMENTI<br />
GENERA 08<br />
Madrid (Spagna) - Fiera<br />
dell’energia e dell’ambiente<br />
26 - 28 febbraio 2008<br />
www.genera.ifema.es<br />
ENERGETHICA 2008<br />
Genova - Salone<br />
dell’energia rinnovab<strong>il</strong>e e<br />
sostenib<strong>il</strong>e<br />
6 - 8 marzo 2008<br />
www.energethica.it<br />
POWER-GEN EUROPE<br />
M<strong>il</strong>ano - Fiera europea<br />
Con <strong>il</strong> patrocinio:<br />
sulla produzione<br />
di energia<br />
3 - 5 giugno 2008<br />
www.powergeneurope.com<br />
6TH FAIR OF RENEWABLE<br />
SOURCES OF ENERGY<br />
Kielce (Polonia)<br />
Fiera delle energie<br />
rinnovab<strong>il</strong>i<br />
4 - 6 giugno 2008<br />
www.enex.pl<br />
AGROFER<br />
Cesena - Salone delle<br />
Circoscrizione Soci di M<strong>il</strong>ano di Banca Etica<br />
Via Copernico, 1 - 20125 M<strong>il</strong>ano<br />
Telefono 02 66980737 - Fax 02 6749169<br />
e-ma<strong>il</strong>: git.m<strong>il</strong>ano@bancaetica.org<br />
Agroenergie, Risparmio<br />
Energetico, Bioed<strong>il</strong>izia<br />
28 - 30 marzo 2008<br />
www.expoagrofer.it<br />
5° SALONE INTERNAZ.<br />
DELL’INDUSTRIA<br />
E DELLE TECNOLOGIE<br />
FOTOVOLTAICHE<br />
M<strong>il</strong>ano - Salone<br />
delle tecnologie produttive<br />
per l’industria<br />
manifatturiera fotovoltaica<br />
25 - 28 novembre 2008<br />
www.hitechexpo.eu<br />
ferenza tra <strong>il</strong> maggior produttore del continente (come detto, la Germania),<br />
capace di fornire oltre 600 MW di energia solare e, ad esempio,<br />
la Spagna (20 MW) è ancora abissale. Ciò nonostante proprio <strong>il</strong><br />
Paese iberico si sia dato, entro la fine del 2010, l’obiettivo di una produzione<br />
di energie rinnovab<strong>il</strong>i pari al 30% del fabbisogno nazionale.<br />
Ancora più lontana la Francia, con 6 MW prodotti, che solo recentemente<br />
ha fissato per legge un calmiere al prezzo dell’energia ottenuta<br />
attraverso i pannelli fotovoltaici (0,30Euro/kWh) per i prossimi 20<br />
anni, consentendo inoltre uno sgravio fiscale del 50% dei costi di installazione<br />
per chi vorrà dotarsi di un impianto autonomo. In generale,<br />
l’Ue si è posta come obiettivo <strong>il</strong> raggiungimento di una produzione<br />
pari a 3 Gigawatt di energia solare entro <strong>il</strong> 2010. Un passo, in<br />
verità, solo discreto: basti pensare che <strong>il</strong> Giappone, da solo, punta a<br />
4,8 GW entro lo stesso anno. E considerando <strong>il</strong> fatto che, nel 2012,<br />
<strong>il</strong> prezzo del petrolio si stima possa assestarsi stab<strong>il</strong>mente sui 90 dollari<br />
al bar<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> tempo stringe davvero…<br />
Le tecnologie<br />
Circa <strong>il</strong> 90% dell’attuale produzione proviene dalla tecnologia basata<br />
sui cristalli di s<strong>il</strong>icio: <strong>il</strong> grande vantaggio di tale sistema discende<br />
dal fatto che l’intera linea di produzione può essere acquistata, installata<br />
e messa in funzione in brevissimo tempo. Un investimento<br />
in questo settore, perciò, è in grado di garantire un ritorno economico<br />
quasi immediato. Nonostante ciò, la ricerca scientifica ha recentemente<br />
puntato su nuove tecnologie, in grado di produrre, a parità<br />
di superficie impiegata, una maggiore quantità di energia. Ad affermarsi,<br />
in particolare, è <strong>il</strong> cosiddetto “f<strong>il</strong>m sott<strong>il</strong>e” (in particolare i<br />
prodotti “S<strong>il</strong>icon”, “CdTe” e “CI(G)Se” ), <strong>il</strong> cui impiego è cresciuto,<br />
dal 2004 al 2005, del 50%. Si prevede raggiunga <strong>il</strong> 20% dell’intero<br />
mercato dell’energia solare entro <strong>il</strong> 2010. .<br />
Il Coordinamento dei Soci di M<strong>il</strong>ano di Banca Etica, in collaborazione con EconomEtica, organizza:<br />
Laboratorio di studio sull’Economia Sociale<br />
presso la Sala Guicciardini della Provincia di M<strong>il</strong>ano, via Macedonio Melloni 3 angolo via Guicciardini<br />
Economia della responsab<strong>il</strong>ità sociale: è possib<strong>il</strong>e creare valore con i valori?<br />
Prof. Leonardo Becchetti (Ordinario di Economia Politica all’Università Tor Vergata di Roma)<br />
Giovedì 6 marzo 2008 (19.00 – 22.00)<br />
Economia civ<strong>il</strong>e: Lo stato dell’arte e nuovi sentieri di partecipazione<br />
Prof. Pier Luigi Porta (Ordinario di Economia Politica all’Università Bicocca di M<strong>il</strong>ano)<br />
Venerdì 14 marzo 2008 (19.00 – 22.00)<br />
Economia della responsab<strong>il</strong>ità sociale: Forme di impresa alternative<br />
Prof. Lorenzo Sacconi (Straordinario di Politica Economica all'Università di Trento e Direttore di EconomEtica)<br />
Sabato 5 apr<strong>il</strong>e 2008 (15.00 – 19.00)<br />
Tutti gli incontri saranno moderati dal Direttore della rivista <strong>Valori</strong>, Andrea Di Stefano.<br />
valori<br />
Chiara Bonati,<br />
30 anni, prima donna<br />
alla guida di Ctm.<br />
È anche vicepresidente<br />
di Agices, assemblea<br />
che riunisce<br />
le organizzazioni<br />
di commercio equo.<br />
“<br />
| Ctm Altromercato | economiasolidale |<br />
«Scelte diffic<strong>il</strong>i<br />
e criticate<br />
ma necessarie<br />
per andare avanti»<br />
Il commercio equo è di fronte a un panorama economico sempre più complesso.<br />
Problemi nuovi e decisioni sofferte. Ctm Altromercato li affronta con un nuovo presidente, una donna, Chiara Bonati.<br />
«Dobbiamo trovare nuovi canali commerciali per raggiungere più clienti e allargare <strong>il</strong> ventaglio dei beneficiari».<br />
TRENT’ANNI, UNA LAUREA IN ECONOMIA del Turismo, una lunga<br />
esperienza nel non profit. Da novembre Chiara Bonati<br />
è presidente di Ctm Altromercato, la prima donna a<br />
guidare la principale centrale di<br />
di Elibabetta Tramonto importazione di prodotti del<br />
commercio equo e solidale in<br />
Italia. Raccoglie l’eredità di Giorgio Dal Fiume, fautore<br />
della grande crescita dell’organizzazione. La neo-presidente<br />
ci ha parlato del presente e del futuro del settore. E<br />
del criticato accordo siglato con Banca Prossima (<strong>il</strong> neonato<br />
istituto di credito del gruppo Intesa-Sanpaolo dedicato<br />
al mondo del non profit).<br />
Che eredità ha ricevuto? Com’è lo stato di salute<br />
oggi del commercio equo e solidale?<br />
Buono, i dati dimostrano che cresce, anche se in Europa<br />
ci sono situazioni diverse e, in alcuni casi, si sono verificati<br />
notevoli problemi. Come in Olanda, dove una centrale<br />
d’importazione è fallita, o in Francia, dove c’è stato<br />
un riposizionamento di alcuni attori del comparto. In<br />
Italia l’anno scorso c’è stata una leggera perdita, ma è<br />
normale in un momento di consolidamento. Arriviamo<br />
da anni di forte crescita, in cui <strong>il</strong> commercio equo inseguiva<br />
una domanda in grande espansione. Negli ultimi<br />
tempi sono entrati e continuano ad entrare nuovi attori.<br />
Questo è positivo, è la riprova che <strong>il</strong> commercio equo si<br />
sta diffondendo e sta contaminando <strong>il</strong> sistema economico<br />
esterno. Lo dimostrano i casi di imitazione. Anche<br />
Vendere l’equosolidale<br />
nei supermercati, una scelta<br />
contestata. Ma ci permette<br />
di catturare nuovi consumatori<br />
e di aiutare più produttori<br />
”<br />
grandi aziende cercano di posizionarsi in questo settore.<br />
Per lei quindi è positivo che anche aziende agli<br />
antipodi del modello proposto dal commercio<br />
equo, come Nestlé o Mc Donald’s, siano entrate<br />
in questo settore?<br />
Non dobbiamo demonizzare i fenomeni di imitazione,<br />
solo chiarire chi siamo noi e cosa ci differenzia dagli altri.<br />
Queste aziende non propongono certo un commercio<br />
equo a 360 gradi, ma se, per imitarci, convertono a<br />
criteri etici anche solo una piccola parte della loro produzione,<br />
ben venga. Significa comunque aver migliorato<br />
le condizioni di vita e di lavoro di qualcuno. E ben<br />
vengano anche operazioni di marketing etico, se portano<br />
a diffondere la cultura dell’equo e solidale. Dobbiamo<br />
solo far capire che noi siamo diversi, che per noi<br />
equa e solidale deve esser l’intera catena, dalla produzione<br />
alla vendita.<br />
Ma avete scelto di vendere i prodotti equi e solidali<br />
anche tra gli scaffali dei supermercati. Una<br />
decisione molto criticata…<br />
Noi di Ctm siamo l’unica realtà con un consorzio di botteghe,<br />
una f<strong>il</strong>iera di vendita integrale, che ci permette di<br />
arrivare al consumatore. A dimostrazione di quanto per<br />
noi sia importante la presenza di principi etici nell’intera<br />
catena. Le botteghe permettono di trasmettere un messaggio<br />
che nella grande distribuzione organizzata (Gdo) si<br />
perde. Però, dobbiamo essere consapevoli che la rete delle<br />
botteghe copre solo una parte limitata della domanda,<br />
attuale e potenziale, di equo e solidale. Con i supermercati<br />
si riesce a catturare una fetta di consumatori che non<br />
entra nelle botteghe. Ciò non toglie <strong>il</strong> loro valore. Sono<br />
due strumenti diversi, per due obiettivi diversi.<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 49 |
| economiasolidale |<br />
“<br />
Quello con Banca Prossima<br />
è un accordo vantaggioso,<br />
che assicura le stesse condizioni<br />
in tutta Italia e non chiede<br />
garanzie alle botteghe<br />
LIBRI<br />
Leonardo Becchetti<br />
e Marco Costantino<br />
Il commercio equo<br />
e solidale alla prova<br />
dei fatti. Dai gusti<br />
dei consumatori<br />
del Nord all’impatto<br />
sui produttori<br />
del Sud del mondo<br />
Bruno Mondadori<br />
editore, 2007<br />
”<br />
Alcune botteghe stanno incontrando dei problemi,<br />
anche finanziari?<br />
Sì, in questa fase di consolidamento le botteghe hanno<br />
bisogno di risorse finanziarie per crescere e per sopravvivere.<br />
Non sono più associazioni con un banchetto, ma<br />
piccole imprese, con mutui in corso. A seconda della posizione<br />
geografica, delle dimensioni, delle entrate, hanno<br />
diverse possib<strong>il</strong>ità di accedere al credito. Alcune fanno<br />
fatica. Compito di Ctm è trovare degli accordi per fornire<br />
a tutta la rete le medesime condizioni.<br />
Rientra in quest’ottica anche l’accordo, molto<br />
criticato, con Banca Prossima?<br />
È un accordo vantaggioso da un punto di vista economico<br />
(vedi BOX ), almeno per <strong>il</strong> Sud Italia, dove le condizioni<br />
applicate dalle banche non sono favorevoli come<br />
al Nord. L’accordo con Banca Prossima ha <strong>il</strong> pregio di garantire<br />
le stesse condizioni in tutta la penisola, senza<br />
chiedere garanzie reali agli amministratori. Spesso si sono<br />
trovati a firmare fideiussioni personali per chiedere<br />
un prestito per far sopravvivere la bottega.<br />
È stato quindi un compromesso tra gli ideali<br />
che portate avanti (che Banca Intesa non<br />
DIAMO UN FUTURO ALLE IDEE<br />
sposa) e la necessità di credito?<br />
Non amo la parola compromesso. Non voglio neanche<br />
negare <strong>il</strong> valore politico di questo accordo, ma dobbiamo<br />
essere consapevoli che la struttura che abbiamo messo<br />
in piedi necessita di nuova energia, nuove risorse economiche.<br />
Se troveremo soggetti più affini a noi, che<br />
condividono i nostri ideali, in grado di fornirci ciò di cui<br />
abbiamo bisogno, sarà <strong>il</strong> completamento perfetto del<br />
nostro progetto. Ma per ora queste realtà non sono<br />
neanche loro autosufficienti per poterci supportare. Abbiamo<br />
dovuto andare a cercare altrove. Non abbiamo<br />
sposato Banca Intesa, abbiamo solo fornito alla nostra<br />
rete un ulteriore possib<strong>il</strong>e strumento per superare problemi<br />
finanziari. È importante che questo non venga accostato<br />
in nessun modo al nostro rapporto con Banca<br />
Etica, che rimane solido.<br />
E comunque finora è stato siglato solo un accordo<br />
quadro, che deve essere validato dai soci. È ancora un<br />
contenitore vuoto, che si riempirà solo quando verranno<br />
chiesti e concessi dei finanziamenti.<br />
Un dubbio posto dai detrattori del commercio<br />
equo riguarda l’effettivo impatto sulle popolazioni<br />
povere…<br />
La nostra esperienza con i produttori dimostra che un impatto<br />
positivo esiste. Chi lavora a stretto contatto con i<br />
produttori lo vede. Ma ricerche sull’impatto economico e<br />
sociale del commercio equo sono poche, diffic<strong>il</strong>i da realizzare.<br />
Alcuni studiosi lo hanno dimostrato con i numeri.<br />
Come <strong>il</strong> professor Becchetti dell’Università di Tor Vergata<br />
(vedi BOX libri). O come la ricerca realizzata dalle università<br />
Cattolica e Bicocca di M<strong>il</strong>ano (www.agices.org).<br />
Sono pochissimi i produttori del Sud del mondo<br />
che riescono ad accedere al commercio equo, la<br />
maggior parte continua a vendere nei circuiti tradizionali.<br />
Questo non crea una sorta di gerarchia<br />
tra poveri? Chi è nel commercio equo ha una retribuzione<br />
giusta, gli altri no.<br />
È vero. Dovrebbe tenerne conto chi critica <strong>il</strong> ricorso ai canali<br />
distributivi della Gdo. Per allargare <strong>il</strong> ventaglio di beneficiari,<br />
bisogna ampliare la domanda e raggiungere più clienti<br />
possib<strong>il</strong>i, trovando nuovi canali commerciali. Comunque<br />
anche oggi i benefici sono notevoli e vanno al di là di chi è<br />
direttamente coinvolto. Nel lungo periodo <strong>il</strong> miglioramento<br />
delle condizioni di alcuni, provoca una ricaduta positiva<br />
su tutta la società e dà a tutti i piccoli produttori maggiore<br />
consapevolezza delle proprie capacità, più forza contrattuale.<br />
Quando <strong>il</strong> commercio equo riesce a coinvolgere gruppi<br />
di migliaia di contadini si creano delle lobby, che possono<br />
avanzare delle richieste ai poteri politici del Paese.<br />
È verosim<strong>il</strong>e pensare a un intero sistema economico<br />
ispirato ai criteri del commercio equo e<br />
solidale?<br />
Il commercio equo è visto dalla maggior parte degli economisti<br />
come anti-economico. Molti però iniziano a riconoscergli<br />
la capacità di risolvere alcuni fallimenti del mercato.<br />
La trasparenza, ad esempio, che nell’economia tradizionale<br />
non c’è. Nel commercio equo invece ogni anello<br />
della catena è visib<strong>il</strong>e. Poi l’accesso al mercato a produttori<br />
che, per locazione geografica o per caratteristiche della<br />
produzione, non avrebbero possib<strong>il</strong>ità di sbocco. Il riconoscimento<br />
del giusto prezzo. E <strong>il</strong> commercio equo dimostra<br />
la possib<strong>il</strong>ità di conquistare una fetta di mercato senza<br />
grossi investimenti pubblicitari, ma con metodi più economici<br />
come <strong>il</strong> passaparola e trasmettendo un messaggio<br />
insieme al prodotto e non in trenta secondi di spot. Certo<br />
è un sistema che comporta maggiori sforzi e consapevolezza<br />
da parte delle imprese. Mi sta chiedendo se tra vent’anni tutte<br />
le aziende si adegueranno ai nostri principi? Non credo. Il<br />
meccanismo della concorrenza porta al prevalere di regole di<br />
mercato. A rimanere schiacciata sarà sempre la parte più debole:<br />
i produttori. Ma se sempre più aziende daranno potere<br />
ai produttori, sempre più saranno portate a rispettare criteri<br />
etici. L’obiettivo è ancora lontano. Dobbiamo continuare<br />
a lavorare.<br />
Quali sono le sfide che si pone come neopresidente<br />
di Ctm?<br />
Continuare nel percorso di consolidamento nel panorama<br />
europeo. Essere sempre più un punto di riferimento<br />
per l’economia solidale italiana e per i produttori<br />
del Sud del mondo. Promuovere un commercio<br />
equo basato sulle persone. .<br />
| economiasolidale |<br />
PRIMI PASSI DI BANCA PROSSIMA<br />
DA CTM IN POI…<br />
UFFICIALMENTE È OPERATIVA dal 5 novembre scorso, ma,<br />
prima ancora di vedere la luce, aveva già siglato un accordo che ha scatenato<br />
un putiferio nel mondo dell’economia solidale. Banca Prossima, la neonata<br />
nel gruppo Intesa-Sanpaolo interamente dedicata al mondo del non profit,<br />
ha stipulato una convenzione triennale con <strong>il</strong> consorzio Ctm Altromercato,<br />
centrale di importazione di prodotti del commercio equo e solidale in Italia.<br />
L’istituto di credito mette a disposizione sei m<strong>il</strong>ioni e mezzo di euro in tre anni,<br />
per singoli finanziamenti pari al massimo a 65 m<strong>il</strong>a euro, destinati all’apertura<br />
di nuove botteghe del commercio equo o alla loro ristrutturazione, oppure alla<br />
stab<strong>il</strong>izzazione finanziaria dei soci di Ctm. I finanziamenti avranno un tasso<br />
di interesse pari all’Euribor più una percentuale tra lo 0,95 e l’1,45%, ripagab<strong>il</strong>e<br />
con rate da mens<strong>il</strong>i a trimestrali. I prestiti avranno una durata variab<strong>il</strong>e<br />
tra 24 e 48 mesi. Nessuna garanzia richiesta alle botteghe, Ctm si farà garante<br />
dei propri soci e provvederà a vagliare le richieste di finanziamento. Dopo<br />
l’istruttoria del consorzio, Banca Prossima avrà sei settimane per erogare<br />
<strong>il</strong> prestito. Ancora però non ne sono stati erogati, né richiesti. I soci di Ctm,<br />
che hanno saputo dell’accodo a metà settembre durante <strong>il</strong> forum<br />
di “Sb<strong>il</strong>anciamoci!”, sono ancora sul chi va là. Si è subito scatenato<br />
un dibattito acceso, nel mondo del commercio equo e non solo, nonostante Ctm<br />
si sia affrettato a chiarire che la convenzione non avrebbe annullato quelle<br />
con Banca Etica, Cgm Finance ed Ethical Banking e che i soci non sarebbero<br />
stati obbligati a rivolgersi a Banca Prossima. Il problema centrale che ha animato<br />
<strong>il</strong> dibattito non tocca l’esigenza di credito delle botteghe, che è fuor di dubbio,<br />
soprattutto nel Sud Italia. Ma l’appartenenza di Banca Prossima ad Intesa-<br />
Sanpaolo, prima nella lista delle “banche armate” (nonostante abbia<br />
più volte dichiarato di essere in procinto di uscirne) non è andata giù ai soci<br />
di Ctm, che hanno in mente anche una serie di altri aspetti dell’istituto<br />
di credito di Corrado Passera. Come <strong>il</strong> finanziamento di progetti poco affini<br />
con i principi del commercio equo, la presenza della banca in paradisi fiscali,<br />
<strong>il</strong> suo coinvolgimento nei casi Cirio, Parmalat e Bond argentini.<br />
In attesa che i soci di Ctm chiedano un finanziamento, Banca Prossima<br />
ha firmato altri due accordi. Il primo, “AL.FA. - un’ALtra FAmiglia dopo di noi”,<br />
con ANFFAS, associazione italiana di fam<strong>il</strong>iari di persone con disab<strong>il</strong>ità,<br />
e Comunità Solidali, rete di imprese sociali specializzate nei servizi<br />
di accoglienza psichiatrica del Gruppo CGM Welfare Italia. Un accordo<br />
che prevede l’erogazione di finanziamenti fino a 100.000 euro a struttura,<br />
senza richiedere garanzie reali agli imprenditori, per costruire case famiglia<br />
per accogliere i ragazzi portatori di handicap psichici che sopravvivono<br />
ai genitori e fornire assistenza alle famiglie.<br />
Il secondo progetto WEL.L. Welfare Lecco, siglato con la Fondazione<br />
della provincia di Lecco, prevede uno stanziamento di linee di credito<br />
per 50 m<strong>il</strong>ioni di euro per ammodernare, ampliare e rendere più efficienti<br />
le strutture sul territorio a disposizione delle organizzazioni non profit lecchesi<br />
impegnate nei servizi alla persona. E.T.<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 51 |
| economiasolidale | ‘ndrangheta |<br />
Aiutateci<br />
a far vincere<br />
la Calabria<br />
della legalità<br />
Parla Vincenzo Linarello (consorzio Goel): «Il trasferimento di Monsignor Bregantini ha lasciato un vuoto. Solo un’alleanza<br />
di tutte le persone oneste può garantire un futuro all’economia pulita». E lancia, per <strong>il</strong> 1° marzo una manifestazione<br />
nella Locride: «Dobbiamo dare un segnale positivo ai nostri concittadini, piegati da troppi anni di criminalità imperante».<br />
«A<br />
BBIAMO BISOGNO DELL’AIUTO delle tante persone oneste di<br />
questo Paese. Per creare una grande alleanza tra chi ha<br />
a cuore i nostri obiettivi. Non per spirito di solidarietà,<br />
ma perché questa battaglia riguarda tutti». È<br />
di Emanuele Isonio l’appello lanciato da Vincenzo Linarello,<br />
presidente del consorzio Goel e delegato per<br />
la pastorale del lavoro della diocesi di Locri-Gerace, in<br />
prima linea, da anni, nella lotta contro la criminalità<br />
e i poteri occulti al fianco del vescovo Gian Carlo Bregantini,<br />
recentemente trasferito a Campobasso. «Abbiamo<br />
intenzione di vincerla questa battaglia. Non<br />
possiamo però farcela da soli».<br />
“<br />
Che cosa vi preoccupa?<br />
In questi anni abbiamo creato imprese sociali che garantiscono<br />
servizi, prodotti e inserimento lavorativo<br />
alle persone svantaggiate. Sv<strong>il</strong>uppato forme di mutualismo<br />
economico e avviato un percorso di cambiamento.<br />
Ma abbiamo anche attaccato pubblicamente<br />
‘ndrangheta e massoneria deviata. E temiamo che la<br />
rimozione di monsignor Bregantini possa lasciarle libere<br />
di vendicarsi.<br />
Per questo avete pensato alla manifestazione<br />
del 1° marzo?<br />
Per questo ma non solo. Vogliamo dare un segnale po-<br />
I servizi segreti tedeschi hanno<br />
denunciato <strong>il</strong> tentativo della<br />
‘ndrangheta di scalare la Gazprom:<br />
una prova che la sfida<br />
coinvolge tutta l’Europa<br />
| 52 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
”<br />
sitivo ai nostri concittadini. Piegati da troppi anni di criminalità<br />
imperante. E ora scoraggiati per l’incom pren -<br />
sib<strong>il</strong>e trasferimento di Monsignor Bregantini.<br />
Cosa ha provocato la sua partenza?<br />
Bregantini ha avvicinato concretamente <strong>il</strong> Vangelo alla<br />
gente. Ha innescato processi virtuosi, stimolato le<br />
varie cooperative a mettersi in rete, valorizzato le buone<br />
esperienze senza guardare alle appartenenze di potere.<br />
Ciò che spaventa è soprattutto la perdita del valore<br />
di tutela che lui garantiva.<br />
Le intimidazioni sono già iniziate?<br />
Da tempo. Ancor prima del trasferimento di Bregantini:<br />
un centro polifunzionale distrutto, le piante di una<br />
serra avvelenate, campagne diffamatorie.<br />
Il vostro appello ha ricevuto sostegno da cittadini,<br />
enti e associazioni di ogni parte<br />
d’Italia. La ‘ndrangheta non è più un problema<br />
solo calabrese…<br />
Non lo è mai stato. Oggi meno che mai. Il problema è<br />
nazionale. Anzi, europeo. Pensiamo alla strage di Duisburg<br />
o al rapporto dei servizi segreti tedeschi che denuncia<br />
tentativi della ‘ndrangheta di scalare la Gazprom.<br />
L’espansione delle mafie e dei poteri occulti<br />
continua strisciante: ledono la concorrenza e <strong>il</strong> libero<br />
accesso ai mercati, si impadroniscono dei “beni pubblici”<br />
sottraendoli alla collettività, usano la politica<br />
per interessi individuali, emarginano chi non ha potere<br />
da scambiare.<br />
La sfida è globale, quindi…<br />
Se perderemo noi perderà tutto <strong>il</strong> Paese. .<br />
I FILI DELLA MEMORIA<br />
NEL DOCU-FILM FIRMATO “LIBERA”<br />
“LA MEMORIA HA UN COSTO”. Per Don Luigi Ciotti, fondatore e presidente<br />
dell’associazione Libera, da anni impegnata in prima linea contro la mafia, queste parole<br />
hanno assunto un valore che va ben al di là del loro significato letterale. Costituiscono<br />
un modo di intendere la lotta alla criminalità organizzata. Da alcune settimane sono anche<br />
<strong>il</strong> titolo di un f<strong>il</strong>m-documentario firmato da Mario Parissone e Roberto Burchielli (vincitori,<br />
quest’anno, del premio Ilaria Alpi) che ripercorre alcuni dei momenti più significativi della<br />
storia di Libera, di don Ciotti e, con loro, della storia del nostro Paese. La pellicola<br />
è un commovente collage di testimonianze, cronaca e riflessioni delle vicende legate alla<br />
mafia. Una lunga intervista a don Ciotti, realizzata in cima ai monti sic<strong>il</strong>iani, è intervallata<br />
dalle immagini delle stragi di Capaci e via D’Amelio, dalle parole dei fam<strong>il</strong>iari delle vittime<br />
di quelli come di molti altri delitti di mafia, dalle testimonianze di magistrati, carabinieri,<br />
agenti e semplici cittadini che combattono quotidianamente la criminalità organizzata.<br />
Fotogrammi che fanno parte della nostra vita e che sembrano ancora attuali, tanto sono<br />
impressi nella nostra memoria. Da allora, però, molte cose sembrano cambiate. Perfino<br />
entrando a Corleone si respira un’aria diversa: «Esistono un fermento e una spinta<br />
al cambiamento, soprattutto nei giovani, che non devono essere perduti», spiega <strong>il</strong> sindaco<br />
Iannazzo, che ha chiesto di poter proiettare <strong>il</strong> documentario nelle<br />
scuole corleonesi. Gli fa eco don Ciotti, che sottolinea come entrare<br />
in un supermercato dell’entroterra palermitano e trovare i prodotti<br />
con <strong>il</strong> marchio di Libera Terra (realizzati sui terreni confiscati<br />
alla mafia) fosse impensab<strong>il</strong>e fino a qualche anno fa. Ma, avverte,<br />
«ci vogliono ancora impegno, diritti, doveri e giustizia. A cominciare<br />
dalla giustizia sociale». “La memoria ha un costo” è un modo per non far abbassare<br />
l’attenzione (e la guardia) nei confronti della piaga mafiosa. E un modo per ricostruire<br />
i f<strong>il</strong>i di una memoria che ormai, purtroppo, sembra infinita. A.B.<br />
BREGANTINI, GOEL E LA SFIDA<br />
DI UNA REGIONE CHE NON SI ARRENDE<br />
PROMOVEATUR, UT AMOVEATUR. Una pratica in voga<br />
da secoli per rimuovere personaggi “scomodi” salvando<br />
le apparenze. È successo anche a monsignor Bregantini<br />
(foto), promosso arcivescovo di Campobasso,<br />
che ha accettato la decisione con malcelato disappunto<br />
(«Obbedire non è mai fac<strong>il</strong>e e sempre eroico. È certamente<br />
una promozione che non volevo. Ma non siamo<br />
nella logica del potere bensì in quella del servizio»). Pur rifiutando ogni etichetta<br />
“antimafia” («Non sono mai stato un eroe. Ho solo dato voce alle parole<br />
dei fedeli») in 13 anni nella diocesi di Locri è diventato un punto di riferimento<br />
per le esigenze di innovazione e di legalità. Grazie al suo stimolo, e al sostegno<br />
del consorzio nazionale delle imprese sociali CGM, è ad esempio nata<br />
l’esperienza di Goel, che riunisce 14 cooperative con un fatturato di oltre<br />
un m<strong>il</strong>ione e mezzo di euro. E con obiettivi ambiziosi: sv<strong>il</strong>uppare nuovi servizi<br />
sociali, percorsi di integrazione lavorativa, difesa delle persone svantaggiate<br />
e diffusione di elevati standard etici nelle imprese socie. La sfida, d’ora in poi,<br />
sarà ancora più ambiziosa. Em.Is.<br />
| economiasolidale |<br />
SALVIAMO IL MURALES<br />
“ANTIMAFIA” DI GIOIOSA IONICA<br />
1978 ANCHE I SIMBOLI sono<br />
importanti per combattere<br />
la ‘ndrangheta. Lo sanno<br />
bene gli abitanti di Gioiosa<br />
Ionica che hanno lanciato<br />
un appello per salvare<br />
<strong>il</strong> murales dedicato nel 1978<br />
2008<br />
a Rocco Gatto. «Un uomo<br />
perbene – ricordano<br />
dall’associazione DaSud –.<br />
Un mugnaio, testardo<br />
e comunista, con un’ossessione<br />
per l’onestà». Gatto<br />
fu assassinato perché<br />
si rifiutava di pagare <strong>il</strong> pizzo<br />
e denunciava i mafiosi. Per ricordarlo, gli artisti della<br />
sezione del Pci di Gioiosa Ionica e della Cg<strong>il</strong> di M<strong>il</strong>ano<br />
decisero di realizzare quell’opera (un coloratissimo “Quarto<br />
Stato”) che, dopo 30 anni, sta scolorendo. Da qui, <strong>il</strong> grido<br />
d’allarme. Che ha raccolto subito centinaia di adesioni:<br />
Fausto Bertinotti, Tano Grasso, don Luigi Ciotti, Giuseppe<br />
Cederna, Ascanio Celestini, Daniele S<strong>il</strong>vestri, Vauro e tanti<br />
altri. I risultati (positivi), per una volta, sono arrivati<br />
rapidamente: la provincia di Reggio Calabria ha stanziato<br />
10m<strong>il</strong>a euro per iniziare <strong>il</strong> restauro. Em.Is.<br />
LINK UTILI<br />
www.consorziosociale.coop<br />
www.dioces<strong>il</strong>ocri.it<br />
www.comunitalibere.org<br />
www.progettopolicoro.it<br />
www.dasud.it<br />
IL 1° MARZO NELLA LOCRIDE PER VINCERE LA CRIMINALITÀ<br />
«UN’ALLEANZA CONTRO LA ‘NDRANGHETA e le massonerie<br />
deviate, per la democrazia e <strong>il</strong> bene comune». È <strong>il</strong> titolo<br />
dell’appello (disponib<strong>il</strong>e sui siti www.consorziosociale.coop<br />
e www.valori.it) lanciato dai consorzi Goel, Calabria Welfare<br />
e dalla rete “Comunità Libere”, al quale hanno aderito finora<br />
oltre 1500 cittadini e 300 enti e associazioni (tra gli altri,<br />
<strong>il</strong> Consiglio regionale della Liguria, Legacoop, Greenpeace,<br />
Confcooperative, Botteghe dal Mondo). I promotori hanno<br />
organizzato una manifestazione <strong>il</strong> 1° marzo nella Locride.<br />
«Per ridare speranza e coraggio alla nostra gente…».<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 53 |
| economiasolidale |<br />
APPUNTAMENTI FEBBRAIO<br />
1-3 febbraio<br />
LIONE (FRANCIA)<br />
SALONE DEL COMMERCIO EQUO<br />
www.salon-europeen-commerceequitable.org<br />
5 febbraio<br />
ROMA<br />
GRUPPO PARLAMENTARE<br />
PARTITO DEMOCRATICO<br />
Finanziaria 2008 e collegato:<br />
la riforma delle rinnovab<strong>il</strong>i<br />
Sala del Cenacolo<br />
Camera dei Deputati<br />
5 febbraio<br />
MILANO<br />
UNICEF E PROVINCIA<br />
DI MILANO<br />
Convegno “I diritti dei bambini<br />
e degli adolescenti con disab<strong>il</strong>ità”<br />
Università Cattolica<br />
del Sacro cuore<br />
www.unicef.it<br />
4-6 febbraio<br />
MANAMA (BAHRAIN)<br />
POWER GEN MIDDLE EAST 2008<br />
Fiera della produzione energetica<br />
nel Medio Oriente<br />
pgme08.events.pennnet.com<br />
7 – 10 febbraio<br />
VERONA<br />
BEES<br />
BIOENERGY WORLD<br />
Fiera internazionale<br />
di bioenergia<br />
www.bioenergy-world.com<br />
7 febbraio<br />
ROMA<br />
KYOTO CLUB<br />
Le Regioni e gli Enti locali<br />
verso Kyoto<br />
| 54 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
Campidoglio<br />
Sala della Protomoteca<br />
www.kyotoclub.org<br />
8 febbraio<br />
PARMA<br />
ADA<br />
[Associazione Donne<br />
Ambientaliste] Conferenza<br />
“Verde sano e salute”<br />
Prof.ssa Maria Augusta Favali,<br />
Botanica Generale,<br />
Università di Parma<br />
Sala de Strobel<br />
8 febbraio<br />
TORINO<br />
CONFERENZA NAZIONALE<br />
DELL’AGRICOLTURA<br />
“Rapporti con i cittadini<br />
e consumatori<br />
per l’affermazione<br />
della sicurezza alimentare”<br />
agriregionieuropa.univpm.it<br />
10 Febbraio<br />
LIVORNO<br />
COORDINAMENTO TOSCANO<br />
PRODUTORI BIOLOGICI<br />
Mercatino del Biologico<br />
Via della Madonna<br />
14 Febbraio<br />
ROMA<br />
UNIONE DEGLI INDUSTRIALI<br />
“Appalti: responsab<strong>il</strong>ità solidale<br />
del committente”<br />
Auditorium “Giovanni Agnelli”<br />
www.unioneindustriali.roma.it<br />
15 febbraio<br />
M’ILLUMINO DI MENO 2008<br />
Giornata Internazionale<br />
del Risparmio Energetico<br />
www.caterueb.rai.it<br />
Fino al 15 febbraio<br />
AREZZO<br />
UCODEP - CIES - FAIRTRADE<br />
TRANSFAIR ITALIA<br />
“Io Viaggio Equo e Solidale”<br />
Mostra-gioco interattiva<br />
www.ucodep.org<br />
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Corso per Animatori di reti solidali<br />
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ECOLOGISTI DEMOCRATICI<br />
Assemblea nazionale fondativa<br />
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DELLE PARROCCHIE<br />
DEL VICARIATO<br />
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a dimensione umana<br />
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22 - 23 - 24 febbraio<br />
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DEL COMUNE DI BOLZANO<br />
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Primo convegno europeo<br />
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COMPAGNIA DEI PARCHI, WWF<br />
Parklife 2008<br />
IV Festival della cultura<br />
ambientale<br />
Nuova Fiera di Roma<br />
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Rifiuti<br />
Proposte concrete<br />
per la Campania<br />
di Walter Ganapini<br />
| macroscopio |<br />
L’<br />
EMERGENZA CAMPANA TESTIMONIA L’ALLONTANAMENTO DALL’EUROPA IN TEMA DI POLITICHE AMBIENTALI, conferma<br />
la gravità degli effetti della cosiddetta “Delega ambientale”, che ha reso ingestib<strong>il</strong>e la normativa a partire<br />
dalla destrutturazione di ogni sistema di controllo (ARPA, APAT, ecc), ribadisce come la commistione<br />
tra affari, malavita e politica sia un tratto peculiare di ampi territori del Paese, nonostante <strong>il</strong> contrasto<br />
dei competenti Organi dello Stato.<br />
Serve ora un piano industriale gestito con competenze vere, del cui contenuto diamo alcuni esempi:<br />
. le ecoballe giacenti, che non si sa che cosa contengano, devono essere sottratte ai siti di stoccaggio,<br />
di proprietà spesso dubbia, alla quale si pagano ancora oggi affitti d’oro. Secondo i migliori geologi<br />
dell’Università di Napoli esistono in Campania diverse servitù m<strong>il</strong>itari con superficie adeguata ed ottime<br />
caratteristiche geopedologiche per ospitare in modo controllato ed a costo zero quei cumuli;<br />
. non si capisce che cosa ci fosse di scandaloso nel trasferire quote importanti di quei cumuli, tramite<br />
una struttura, oggi distrutta, delle Ferrovie dello Stato e sotto <strong>il</strong> controllo dell’Arma dei Carabinieri,<br />
nelle miniere di salgemma che sottendono la città di Lipsia, i cui cunicoli necessitano di essere riempiti<br />
per evitare gravi problemi statici alla città stessa. Per quei trasferimenti pagavamo circa 350 vecchie £/kg,<br />
trasporto incluso, mentre l’inceneritore di Brescia esigeva 450 vecchie £/kg, trasporto escluso;<br />
.le migliaia di addetti alla raccolta differenziata, inoperosi, dovrebbero<br />
essere riorganizzati in squadre dirette da pensionati di Ut<strong>il</strong>ities del Centro<br />
Nord, affiancati da uomini indicati dall’Associazione Nazionale<br />
Carabinieri in congedo. Il contenitore di quelle squadre potrebbe essere<br />
una S.p.A. con un management adeguato, cui garantire risorse<br />
per non oltre due anni ed <strong>il</strong> cui futuro dovrebbe essere garantito solo<br />
dalla redditività dei servizi resi. Già 150 Comuni campani dimostrano<br />
che la raccolta differenziata ‘porta a porta’ funziona perfettamente anche in quel territorio, raggiungendo<br />
i normali rendimenti del 70% in peso;<br />
Serve un piano industriale<br />
gestito con competenze<br />
vere e un costante<br />
coinvolgimento di ogni<br />
struttura rappresentativa<br />
della società civ<strong>il</strong>e<br />
. i materiali così selezionati potrebbero ridare fiato alle industrie di riciclaggio pure presenti in Campania,<br />
ma languenti perché costrette ad importare frazioni recuperate da rifiuti in altri Paesi;<br />
. in un contesto di assoluta trasparenza, si potrebbe chiedere alle quattro aziende nazionali che detengono<br />
know-how veri in materia di Trattamento Meccanico Biologico (TMB) della frazione indifferenziata<br />
residuale di associarsi temporaneamente e prendere in gestione la manutenzione straordinaria<br />
e la gestione ordinaria dei sette impianti cosiddetti “CDR” oggi gestiti in modo di fatto “sabotatorio”,<br />
come ben presente alle Comunità locali e ai rappresentanti istituzionali;<br />
. si deve giungere rapidamente ad un accordo con le cementerie campane per l’ut<strong>il</strong>izzo del materiale<br />
stab<strong>il</strong>izzato con TMB nei propri processi produttivi;<br />
. va riorganizzato <strong>il</strong> management della società di servizi di Napoli, che va portata ad un livello<br />
prestazionale decente, in vista di una gara per scegliere tra le migliori Ut<strong>il</strong>ities nazionali ed europee<br />
quella da associare alla gestione di un servizio di igiene urbana moderno.<br />
Il tutto accompagnato da un costante coinvolgimento della società civ<strong>il</strong>e napoletana e campana,<br />
con cui condividere dalla pianificazione al monitoraggio delle azioni concordate. .<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 55 |
| inbreve |<br />
Sierra Leone, l’eterna maledizione dei diamanti >58<br />
nternazionale<br />
Scambio: carati per armi >60<br />
Le pietre preziose “terrorizzano” ancora >62<br />
SVEZIA SCETTICA<br />
SUI PIANI<br />
DI GAZPROM<br />
NEL BALTICO<br />
Il progetto di costruire un oleodotto<br />
che colleghi Russia e Germania<br />
attraverso <strong>il</strong> Mar Baltico desta<br />
perplessità in Svezia per <strong>il</strong> suo<br />
possib<strong>il</strong>e impatto sull’ambiente<br />
e sulla fauna ittica. Gli oppositori,<br />
tra cui <strong>il</strong> Partito Socialdemocratico<br />
Svedese, i socialisti<br />
del Vänsterpartiet e i Verdi, hanno<br />
chiesto al governo svedese<br />
di rigettare <strong>il</strong> “Progetto Nordstream”,<br />
promosso dalla russa Gazprom.<br />
Il piano, da 12 m<strong>il</strong>iardi di dollari,<br />
dovrebbe prendere <strong>il</strong> via nel 2010<br />
a patto che la Gazprom ottenga<br />
i permessi dai governi di Russia,<br />
Germania, Svezia, Finlandia, Estonia,<br />
Lettonia, Lituania, Danimarca<br />
e Polonia. Alla fine del 2007, la Nord<br />
Stream AG, una joint venture<br />
di cui Gazprom è azionista al 51%,<br />
ha annunciato di aver consegnato<br />
al Governo svedese la documentazione<br />
informativa necessaria, ribadendo<br />
l’ecocompatib<strong>il</strong>ità del progetto.<br />
L’annuncio della Nord Stream,<br />
che ha scartato l’ipotesi<br />
di un percorso alternativo attraverso<br />
la Polonia, è giunto pochi giorni dopo<br />
la pubblicazione di un sondaggio,<br />
dell’emittente di Stoccolma Sveriges<br />
Radio International, secondo<br />
cui <strong>il</strong> 66% dei parlamentari<br />
svedesi è contrario al progetto.<br />
Gli oppositori temono anche<br />
che i lavori di costruzione possano<br />
provocare esplosioni tra i numerosi<br />
ordigni ad alto potenziale chimico<br />
e biologico che dalla fine della<br />
Seconda Guerra Mondiale giacciono<br />
sui fondali del Mar Baltico.<br />
| 56 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
AUSTRALIA,<br />
INQUIETUDINE<br />
SUL FUTURO<br />
DELLA COATES HIRE<br />
Dubbi e perplessità agitano <strong>il</strong> dibattito sul futuro<br />
dell’azienda australiana Coates Hire (macchinari<br />
e strumenti industriali) e dei suoi lavoratori.<br />
La mob<strong>il</strong>itazione dei sindacati del settore negli Stati<br />
Uniti e in Australia non è bastata a convincere<br />
né gli azionisti né la Federal Court che, alla fine<br />
di dicembre, ha approvato <strong>il</strong> progetto di acquisizione<br />
della compagnia da parte della NED Group, una holding<br />
creata dalla statunitense National Hire congiuntamente<br />
al gruppo Carlyle (private equities). Nel recente<br />
passato, gli attivisti sindacali Stephen Lerner<br />
del Service Employees International Union (SEIU)<br />
e Glenn Thompson dell’Australian Manufacturing<br />
Workers Union (AMWU) avevano<br />
espresso dubbi circa le capacità<br />
delle società di private equity come<br />
<strong>il</strong> gruppo Carlyle di offrire sufficienti<br />
garanzie circa la tutela dell’occupazione<br />
e i diritti dei lavoratori. La SEIU<br />
ha da tempo avviato un progetto<br />
di indagine denominato Behind<br />
the Buyouts in cui si denuncia<br />
la disinvolta politica di compravendita<br />
societaria da parte delle compagnie di private equity.<br />
Fondata nel 1987, la Carlyle è, con oltre 75 m<strong>il</strong>iardi<br />
di dollari di investimenti, una delle principali società<br />
del settore nel mercato mondiale. I suoi detrattori<br />
l’hanno spesso accusata di godere di impliciti vantaggi<br />
attraverso la sua nota capacità di influenzare <strong>il</strong> mondo<br />
politico. Tra i suoi investitori si trovano infatti molti<br />
funzionari di alto livello e capi di governo “a riposo”<br />
come l’ex premier britannico John Major e George<br />
W. Bush senior, presidente degli Stati Uniti dal 1989<br />
al 1993. Tra gli investitori del gruppo è stata presente<br />
anche la famiglia Bin Laden che, nell’ottobre 2001,<br />
ha però rivenduto la propria partecipazione.<br />
BRASILE,<br />
BUFERA<br />
SULLA<br />
SYNGENTA<br />
Il movimento “Via Campesina”<br />
accusa la multinazionale svizzera<br />
Syngenta di responsab<strong>il</strong>ità<br />
nell’uccisione dell’attivista<br />
del Movimento dei Sem Terra (Mst)<br />
e di Via Campesina Valmir Mota<br />
de Oliveira. L’episodio è avvenuto<br />
lo scorso 21 ottobre a Santa Tereza<br />
do Oeste nello stato del Paranà<br />
durante una manifestazione<br />
di protesta nella quale ha perso<br />
la vita anche l’agente di sicurezza<br />
privato Fábio Ferreira de Souza.<br />
A sostegno di Via Campesina<br />
si è schierato anche <strong>il</strong> governatore<br />
dello Stato Roberto Requião.<br />
Mentre <strong>il</strong> governo bras<strong>il</strong>iano indaga,<br />
la Syngenta, che produce semi<br />
transgenici, nega ogni responsab<strong>il</strong>ità<br />
dichiarando inoltre di aver<br />
adempiuto a tutti gli obblighi<br />
di legge. La multinazionale svizzera<br />
(presente in 90 Paesi e capace<br />
di accumulare ricavi per 8,1 m<strong>il</strong>iardi<br />
di dollari nel 2006) ha recentemente<br />
precisato che i responsab<strong>il</strong>i della<br />
sicurezza coinvolti nell’incidente<br />
appartengono a una compagnia<br />
privata che era stata obbligata per<br />
contratto a non ut<strong>il</strong>izzare in nessun<br />
caso armi da fuoco. Il titolare<br />
della società N.F Segurança, Nerci<br />
de Freitas, e i suoi dipendenti<br />
Alexandre de Jesus, Alexandre<br />
Magno Winche Almeida e Rodrigo<br />
Ambrósio, che erano stati arrestati<br />
con l’accusa di omicidio, sono stati<br />
scarcerati all’inizio di gennaio<br />
quando <strong>il</strong> tribunale competente<br />
ha accolto la richiesta di Habeas<br />
Corpus presentata dai loro avvocati.<br />
CASO BOTNIA,<br />
ARGENTINA<br />
E URUGUAY<br />
AI FERRI CORTI<br />
Continua la protesta degli<br />
ambientalisti e del Governo<br />
di Buenos Aires contro l’impianto<br />
di cellulosa della multinazionale<br />
finlandese Botnia a Fray Bentos<br />
(Uruguay), al confine con la regione<br />
argentina di Entre Ríos.<br />
Gli ambientalisti, preoccupati<br />
sia per le emissioni gassose che per<br />
le possib<strong>il</strong>i inf<strong>il</strong>trazioni degli scarichi<br />
nel Rio Uruguay, continuano<br />
la protesta. I vertici dell’azienda<br />
assicurano che l’impianto non<br />
produce alcun impatto significativo<br />
sull’ambiente e che le emissioni<br />
maleodoranti non sono dannose,<br />
ma non convincono i vicini argentini.<br />
In passato le autorità sanitarie<br />
locali avevano denunciato alcuni<br />
casi di intossicazione e i sospetti<br />
si erano indirizzati verso la Botnia.<br />
Recentemente, <strong>il</strong> giornale<br />
uruguayano El País ha citato uno<br />
studio condotto da alcuni ricercatori<br />
dell’Universidad de Buenos Aires<br />
(UBA) che “assolveva” l’impianto<br />
dalle accuse di alterazione<br />
ambientale. Sulle pagine<br />
del quotidiano argentino La Nación,<br />
<strong>il</strong> direttore dell’indagine dell’UBA<br />
Héctor Ostera ha smentito l’attualità<br />
dello studio, sottolineando come<br />
i dati in esso contenuti siano frutto<br />
di misurazioni condotte prima<br />
che la produzione fosse avviata.<br />
Tra le opzioni prese in considerazione<br />
da Buenos Aires c’è l’ipotesi<br />
di un nuovo ricorso al Tribunale<br />
Internazionale dell’Aja che,<br />
in passato, aveva già respinto<br />
le richieste argentine con 14 voti a 1.<br />
WAL-MART MÉXICO<br />
CRESCONO<br />
I PROFITTI<br />
E I COSTI SOCIALI<br />
Wal-Mart de México (Walmex) consolida la propria<br />
presenza di mercato nel Paese centroamericano.<br />
Stando agli ultimi dati diffusi e relativi al mese<br />
di novembre, l’azienda avrebbe già fatto registrare<br />
traguardi significativi quali <strong>il</strong> superamento<br />
della soglia dei 1000 stores e un aumento delle vendite<br />
pari all’11,6% rispetto al medesimo periodo dell’anno<br />
precedente, con un ricavo complessivo di quasi<br />
19,3 m<strong>il</strong>iardi di pesos . Secondo l’ultimo rapporto<br />
degli analisti di Credit Suisse, l’azienda dovrebbe<br />
continuare a mantenere una solida posizione di dominio<br />
nel mercato messicano almeno per i prossimi 12 mesi.<br />
All’espansione del gigante della distribuzione<br />
fa da contraltare la crescita<br />
dei consensi attorno<br />
ai movimenti di protesta ispirati<br />
dal Frente Nacional Contra<br />
Wal-Mart e dal Centro Laboral<br />
y Asesoría Sindical AC (C<strong>il</strong>as).<br />
Le organizzazioni, che lo scorso<br />
2 dicembre avevano dato vita<br />
alla giornata del boicottaggio di Wal-Mart, denunciano<br />
da tempo una politica di persecuzione nei confronti<br />
dei sindacati e diffusi episodi di violazione dei diritti<br />
dei lavoratori da parte della corporation statunitense.<br />
Secondo <strong>il</strong> Frente Nacional, Wal-Mart de México<br />
occuperebbe una posizione di monopolio di mercato<br />
che le consentirebbe di praticare una politica di bassi<br />
prezzi scaricandone le disut<strong>il</strong>ità sui salari (inferiori<br />
fino al 35% rispetto alla media dei concorrenti)<br />
e sui fornitori. Gli oppositori accusano inoltre la catena<br />
statunitense di evasione fiscale in relazione all’anno<br />
2003, ingerenza politica e alterazione dell’ambiente<br />
e dell’ecosistema. La Wal-Mart è al momento presente<br />
in quasi 170 città messicane.<br />
| inbreve |<br />
INDIA,<br />
NON SI FERMA<br />
LA LOTTA CONTRO<br />
DOW CHEMICAL<br />
Il Bhumi Uchhed Pratirodh Committee<br />
(BUPC) si oppone al tentativo<br />
del Governo del Bengala Occidentale<br />
di destinare l’area dell’isola<br />
di Nayachar alla costruzione<br />
di un distretto chimico inizialmente<br />
pensato per la vicina città<br />
di Nandigram, 90 ch<strong>il</strong>ometri<br />
a sud ovest di Kolkata (Calcutta).<br />
Secondo gli oppositori le attività<br />
di un impianto produttivo<br />
danneggerebbero l’ecosistema<br />
su vasta scala tramite l’inquinamento<br />
dei fiumi circostanti. A condurre<br />
le operazioni del complesso dovrebbe<br />
essere la multinazionale americana<br />
Dow Chemical, dal 2001 proprietaria<br />
della tristemente nota Union Carbide,<br />
responsab<strong>il</strong>e della più colossale<br />
tragedia industriale della storia<br />
del Paese. Nel dicembre 1984,<br />
una fuga di gas dall’impianto<br />
dell’Union Carbide uccise 5000<br />
persone nella città di Bhopal<br />
con conseguenti gravi danni alla salute<br />
di altre migliaia di persone. A distanza<br />
di 23 anni, accusano le organizzazioni<br />
dei sopravvissuti, la Dow Chemical<br />
si rifiuterebbe di smaltire le 5000<br />
tonnellate di scorie tuttora presenti<br />
in ciò che rimane dell’impianto<br />
di pesticidi. Nei progetti originari<br />
del Governo, c’era l’esproprio<br />
di una vasta fetta di territorio dell’area<br />
di Haldia/Nandigram che avrebbe<br />
interessato almeno 70.000 residenti.<br />
Dopo 11 mesi di scontri sanguinosi<br />
(gli attivisti parlano di 100 morti)<br />
l’ipotesi di creazione di una “special<br />
economic zone” per l’industria<br />
chimica è stata abbandonata.<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 57 |
| internazionale | Sierra Leone |<br />
L’eterna<br />
maledizione<br />
dei diamanti<br />
LA SIERRA LEONE È UNO DEI PAESI PIÙ POVERI DEL MONDO, l’ultimo<br />
nella scala dello sv<strong>il</strong>uppo umano delle Nazioni Unite. Un<br />
posto in graduatoria che al viaggiatore risulta evidente<br />
fin dal primo impatto. L’aereo della<br />
di Raffaele Masto Royal Air Maroc arriva all’aeroporto internazionale<br />
di Lungi in piena notte e<br />
scarica una piccola folla di passeggeri che prima di arrivare a destinazione<br />
ha ancora da passare una notte di avventura.<br />
Sbrigate le formalità doganali, infatti, la piccola folla di passeggeri<br />
viene sospinta fuori dallo scalo che, incredib<strong>il</strong>mente, chiude i battenti<br />
e si ritrova, al buio pesto, nel mezzo di una foresta tropicale aggressiva,<br />
in una situazione tutt’altro che tranqu<strong>il</strong>lizzante: Freetown è<br />
a quaranta ch<strong>il</strong>ometri in linea d’aria, cioè dalla parte opposta della<br />
baia, raggiungib<strong>il</strong>e via terra facendo però tutto <strong>il</strong> giro, lungo una strada<br />
senza luci e asfaltata solo in parte, prospettiva non allettante.<br />
L’alternativa, seguita dalla maggioranza degli ex passeggeri, è quella<br />
di attendere, <strong>il</strong> mattino dopo, <strong>il</strong> ferry boat che collega l’aeroporto al-<br />
| 58 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
la città. Non resta che raggiungere <strong>il</strong> beach, a circa cinque ch<strong>il</strong>ometri.<br />
E così una processione di sgangherati taxi improvvisati che sembrano<br />
lucciole nella notte, trasporta l’ormai esausta folla al porto dove<br />
ognuno, abbarbicato ai propri bagagli, si addormenta in attesa dell’alba,<br />
prigioniero tra la foresta e <strong>il</strong> mare e fac<strong>il</strong>e preda di stormi di insetti<br />
e falene che si ritrovano, senza fatica, un’ottima cena offerta dalla<br />
disorganizzazione e dalla mancanza di mezzi di un Paese che, già<br />
dal biglietto da visita, non promette bene.<br />
Brutte promesse. Mantenute<br />
E la Sierra Leone le promesse le onora. All’alba <strong>il</strong> ferry boat compare<br />
come un fantasma tra la nebbiolina sprigionata dall’umidità della foresta<br />
tropicale. È un traghetto antiquato, con le fiancate a f<strong>il</strong>o d’acqua<br />
coperte di ruggine, che in breve si riempie di passeggeri e venditori<br />
di ogni genere di merce spuntati da chissà dove. Poco dopo siamo in<br />
navigazione nella splendida baia di Freetown. La città e le sue coste<br />
viste da lontano sembrano i luoghi di un esclusivo posto di v<strong>il</strong>leg-<br />
SIERRA LEONE<br />
OCEANO ATLANTICO<br />
giatura: spiagge dorate e insenature coperte di mangrovie, sovrastate<br />
da colline ammantate da una rigogliosa vegetazione. Una volta presa<br />
terra però l’incanto svanisce. Freetown è una chiassosa città africana,<br />
due m<strong>il</strong>ioni di abitanti, un terzo della popolazione di tutta la<br />
Sierra Leone: traffico, spazzatura, inquinamento, venditori, poveri<br />
mercati, mendicanti, confusione e musica sparata a tutto volume<br />
contemporaneamente da decine di radio e registratori.<br />
Senza elettricità<br />
Scopro che in città si fa un grande uso di batterie perché – incredib<strong>il</strong>e<br />
– non c’è l’elettricità. Due m<strong>il</strong>ioni di persone che dalle sei di sera all’alba<br />
vivono a lume di candela, esclusi i rari hotel di lusso, le ambasciate<br />
e non tutti gli edifici governativi. Il presidente Ernest Koroma,<br />
eletto lo scorso autunno, come primo atto del suo mandato ha promesso<br />
la luce e ha fatto arrivare una nave dal Marocco carica di generatori<br />
ai quali vorrebbe collegare la malandata rete elettrica della città.<br />
I lavori sono ancora in corso, la gente attende, ma ci crede poco.<br />
RAFFAELE MASTO<br />
A sinistra, tra<br />
le baracche di<br />
Waterloo, un sobborgo<br />
di Freetown, la capitale<br />
della Sierra Leone.<br />
Sopra, un ragazzo<br />
amputato gioca<br />
a calcio su una<br />
spiaggia nei pressi<br />
della capitale.<br />
Uno delle migliaia<br />
nel Paese, mut<strong>il</strong>ati<br />
dai bambini soldato<br />
del Ruf. A destra, un<br />
mercato di Freetown.<br />
Peperoni, cipolle<br />
e insalata sono i pochi<br />
prodotti che la gente<br />
può acquistare.<br />
Sierra Leone, 2007.<br />
Un Paese ferito da dieci anni di guerra civ<strong>il</strong>e, combattuta solo per <strong>il</strong> controllo delle pietre preziose. Ferita è la popolazione, tra bambini soldato e migliaia di amputati e ciechi.<br />
AFRICA<br />
SIERRA LEONE,<br />
PEDINA DELL’OCCIDENTE<br />
| internazionale |<br />
A FREETOWN IL LASCITO COLONIALE È EVIDENTE, a cominciare<br />
dal nome: città libera. Furono gli abolizionisti inglesi della schiavitù<br />
a chiamare così la capitale della Sierra Leone quando, alla fine del 1700,<br />
aiutarono quattrocento schiavi liberati a tornare in Africa e a stab<strong>il</strong>irsi<br />
su queste coste, che divennero una delle prime colonie britanniche<br />
nel continente. Poi, per diversi decenni, a Freetown continuarono<br />
ad affluire schiavi liberati dalla Giamaica e dagli Stati Uniti tanto<br />
che finirono per costituire una vera e propria etnia, i krio, e a sommarsi<br />
a quelle degli indigeni locali: i temne, i mende, i limba, i kono. L’odierna<br />
Sierra Leone, con i suoi attuali confini, incuneata tra la Liberia<br />
e la Guinea, deve la sua storia a questi avvenimenti che prendevano<br />
esempio da ciò che era accaduto nella vicina Liberia, a sua volta nata<br />
su iniziativa del presidente abolizionista statunitense Monroe,<br />
che diede addirittura <strong>il</strong> nome alla capitale Monrovia. Il risultato<br />
fu che, nel succedersi della storia coloniale, Sierra Leone e Liberia divennero<br />
una enclave anglofona in quella che fu poi l’Africa Occidentale Francese.<br />
Questo assetto geo-politico non è estraneo ai recenti avvenimenti.<br />
In quello scacchiere che è l’Africa, sul quale le grandi potenze muovono<br />
le loro pedine da lontano, sfruttando i contrasti locali, la Sierra Leone<br />
e le sue ricchezze divennero, nei primi anni Novanta, una merce<br />
di scambio nel conflitto politico-diplomatico tra Francia e Stati Uniti<br />
che ha segnato l’Africa negli ultimi quindici anni.<br />
Parigi a quei tempi andava progressivamente perdendo influenza<br />
nella regione dei Grandi Laghi, in particolare in Ruanda e nell’ex Zaire,<br />
soprattutto per quanto riguardava lo sfruttamento delle ingenti risorse<br />
minerarie nelle regioni orientali del Congo. Quell’enclave anglofona<br />
nell’Africa Occidentale Francese era l’ideale per recuperare terreno.<br />
Così quando <strong>il</strong> RUF nacque trovò nella Francia un’ottima sponda,<br />
che aveva tutto l’interesse a destab<strong>il</strong>izzare l’area.<br />
Oggi, a guerra finita, la concorrenza tra anglo-americani e francesi<br />
in Sierra Leone, è ancora aperta. Lo si capisce da quanto Parigi,<br />
Washington, Londra investono nella loro presenza nel Paese<br />
con organizzazioni umanitarie, aiuti e diplomazia. Gli Stati Uniti<br />
per esempio hanno rifatto con i criteri più moderni la loro ambasciata<br />
che, apparentemente, è sovradimensionata: si stende su un’intera collina<br />
che sovrasta Freetown e occupa uno stuolo di diplomatici.<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 59 |
| internazionale |<br />
Certo, questo quadro del Paese è <strong>il</strong> frutto di dieci anni di guerra civ<strong>il</strong>e,<br />
una delle più feroci e crudeli di tutto <strong>il</strong> continente. Le ost<strong>il</strong>ità tra<br />
<strong>il</strong> RUF, <strong>il</strong> Fronte Unito Rivoluzionario, e <strong>il</strong> governo sono ufficialmente<br />
terminate nel 2002, ma le truppe dell’Onu e dell’Ecomog sono andate<br />
via nel 2005 e le prime elezioni veramente libere si sono svolte<br />
solo pochi mesi fa. Tutto vero, ma l’estrema povertà e <strong>il</strong> degrado di<br />
questo Stato sono comunque una contraddizione quasi incomprensib<strong>il</strong>e:<br />
la Sierra Leone è un Paese ricchissimo, non solo di diamanti, ma<br />
anche di ferro, di bauxite, di cobalto e, se la ricchezza fosse solo parzialmente<br />
distribuita, i circa sei m<strong>il</strong>ioni di abitanti dovrebbero essere<br />
tra le popolazioni più appagate del mondo. Invece sono i più poveri.<br />
Ancora loro: i diamanti<br />
Il fatto è che la guerra civ<strong>il</strong>e ha avuto come unica motivazione proprio<br />
quella del controllo della principale ricchezza del Paese: i diamanti.<br />
Il RUF non aveva nessuna ideologia, nessun intento moralizzatore,<br />
nessun programma alternativo di governo ma solo l’obiettivo<br />
di conquistare <strong>il</strong> potere politico per poter sfruttare le ricchissime miniere<br />
della regione sud-orientale del Kono. In dieci anni di conflitto i<br />
giacimenti di queste pietre sono stati ampiamente sfruttati dai comandanti<br />
del RUF, che controllavano <strong>il</strong> Kono, e in mancanza del potere<br />
politico totale i diamanti sono stati contrabbandati attraverso<br />
molti paesi vicini, in primo luogo la Liberia <strong>il</strong> cui ex dittatore Charles<br />
Taylor – oggi incarcerato e accusato dal tribunale internazionale di crimini<br />
di guerra – fu uno dei principali finanziatori e fornitori di armi<br />
ai comandanti del RUF i quali, in cambio, facevano transitare dal suo<br />
Paese ingenti carichi di queste pietre preziose.<br />
Il Kono della miseria<br />
Una visita nella remota regione del Kono spiega la storia recente della<br />
Sierra Leone. Per arrivarci da Freetown si deve attraversare la penisola<br />
sulla quale la città è situata e percorrere una delle poche strade<br />
asfaltate, lungo la quale non si può non ricordare la colonizzazione<br />
britannica perchè si attraversano località dai nomi evocativi: Wellington,<br />
Waterloo, Aberdeen, Kent. Poi la pacchia finisce e la strada<br />
diventa una pista piena di buche, che fende una fitta foresta tropicale,<br />
che occulta poveri v<strong>il</strong>laggi di capanne, sorti in spiazzi strappati a<br />
forza di machete alla vegetazione. Infine, dopo una giornata di marcia,<br />
si arriva ai giacimenti che non sono altro che pozze di fango all’interno<br />
delle quali, per tutto <strong>il</strong> tempo della guerra civ<strong>il</strong>e, gruppi di<br />
| 60 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
adolescenti hanno setacciato la terra praticamente in condizioni di<br />
schiavitù. Queste pozze oggi sembrano cicatrici marroni su un tessuto<br />
verde intenso e danno proprio l’idea di ferite prodotte sul corpo di<br />
questo Paese. Si tratta di giacimenti alluvionali ormai quasi esauriti,<br />
prodotti dall’erosione dell’acqua sul terreno, ma i diamanti in Sierra<br />
Leone sono tutt’altro che finiti.<br />
I f<strong>il</strong>oni di Kymberlite<br />
Ci sono ancora i f<strong>il</strong>oni di Kymberlite, canali creati da esplosioni vulcaniche<br />
sotterranee che hanno portato fin quasi in superficie le pietre<br />
preziose incastonate nella roccia. Per ottenerle però bisogna scavarla,<br />
la roccia, e ci vogliono macchine e tecnologia. Il governo si prepara<br />
ad assegnare appalti ad imprese sudafricane, europee, americane<br />
e cinesi mentre la gente spera che questa volta i proventi verranno<br />
distribuiti alla popolazione sotto forma di servizi sociali, scuole,<br />
sanità e per sanare le ferite della guerra.<br />
Prima emergenza: gli amputati<br />
E le ferite sono tante, a cominciare da quelle degli amputati che in<br />
Sierra Leone sono migliaia, una vera e propria categoria sociale che è<br />
improduttiva e andrebbe assistita, un peso per un Paese che deve pensare<br />
al futuro. Quella delle amputazioni fu una pratica adottata in<br />
modo scientifico dal RUF per spargere <strong>il</strong> terrore. A infliggerle erano<br />
bambini soldato trasformati in mostri, arruolati nelle f<strong>il</strong>a dei guerriglieri<br />
come fossero un bottino di guerra. Quando un v<strong>il</strong>laggio veniva<br />
attaccato gli adolescenti erano costretti ad ammazzare i genitori,<br />
un atto che cancellava in loro ogni barlume di umanità. A quel punto,<br />
con un AK47 imbracciato e una bandoliera di proiett<strong>il</strong>i di traverso<br />
sul torace, erano capaci di compiere qualunque crudeltà.<br />
...oppure ciechi<br />
Sinnah oggi ha 14 anni, i guerriglieri l’accecarono facendole colare<br />
negli occhi le gocce di un sacchetto di plastica bruciato. Anche Saffy<br />
è cieca, un bambino soldato le cavò gli occhi con la baionetta. Sidimba<br />
avrebbe voluto fare la sarta, ma non potrà perché le hanno tagliato<br />
un braccio all’altezza della spalla, al suo moncherino non potrà<br />
mai essere applicata una protesi. “Manica corta”, nel gergo sprezzante<br />
dei guerriglieri. Non tutti quelli ai quali è stata applicata la “manica<br />
lunga” sono stati più fortunati di lei perché molti sono stati amputati<br />
all’altezza di entrambi gli avambracci. Ora hanno bisogno di<br />
Carati per bazooka,pistole, fuc<strong>il</strong>i e munizioni<br />
di Paolo Fusi<br />
C<br />
HE COS’È UNO SCAMBIO DI DIAMANTI PER ARMI? Come si fa a<br />
farlo? Se cercate un esperto, questi si chiama Charles<br />
G. Taylor e si trova in queste settimane alla sbarra a<br />
L’Aja per i crimini da lui perpetrati in Liberia e in Sierra<br />
Leone negli anni ‘90 e nella prima metà dell’ultimo<br />
decennio. Una delle sue operazioni più lineari si svolse<br />
principalmente in Italia tra <strong>il</strong> 1993 ed <strong>il</strong> 1995, ai tempi<br />
in cui stava armando <strong>il</strong> suo esercito, e quindi vale la<br />
pena di raccontarvela.<br />
Dall’Africa all’America all’Europa<br />
Per prima cosa Taylor mette a disposizione i diamanti,<br />
che provengono dalla raccolta <strong>il</strong>legale fatta in Sierra Leone<br />
dai suoi. Così come sono, i diamanti non sono commerciab<strong>il</strong>i,<br />
ma Taylor conosce bene la strada. Grazie alle<br />
sue amicizie negli Stati Uniti, lui consegna ad un ufficiale<br />
della NSA (National Security Agency, lo spionaggio difensivo<br />
interno degli USA) dei campioni che, <strong>il</strong> 15 dicembre<br />
1993, vengono valutati dallo Studio gemmologi-<br />
AIUTA I BAMBINI<br />
IMMEDIATAMENTE DOPO LA FINE DELLA GUERRA in Sierra Leone<br />
erano presenti molte tra le più importanti organizzazioni umanitarie<br />
del mondo. Poi, con lo svanire dell’interesse internazionale, quella<br />
presenza si è drasticamente ridotta. Oggi, tra quelle rimaste, ci sono<br />
la Congregazione missionaria del Murialdo, che opera a Freetown<br />
e a Lunsar, e la Onlus italiana “Aiutare i Bambini”. Chi volesse contribuire<br />
a sostenere a distanza alcuni dei ragazzi amputati può farlo attraverso<br />
questa organizzazione che ha sede a M<strong>il</strong>ano, in Via Ronchi 17.<br />
Il sito internet è www.aiutareibambini.it<br />
Un intricato gioco di prestigio che fa sparire diamanti in Sierra Leone e comparire mandarini in Liberia, passando per una fabbrica d’armi, i servizi segreti Usa e la malavita campana. Il mago? L’ex dittatore Charles G. Taylor.<br />
co L.A. Ward Gem Laboratory di Falbrook (California). Il<br />
laboratorio emette un documento ufficiale che sostiene<br />
che i diamanti sono proprietà della Swift International<br />
Services Canada Inc. Montreal. Questa società appartiene<br />
ad un agente della NSA in Italia, Roger D’Onofrio, e<br />
alla IBC International Business Consult Inc. Monrovia,<br />
che apparterrebbe, secondo le inchieste delle Nazioni<br />
Unite, a Charles G. Taylor e ad un avvocato zurighese di<br />
origine italiana, Rudolf Meroni.<br />
aiuto anche per le operazioni più semplici come vestirsi o mangiare.<br />
In questo esercito di invalidi non ci sono solo bambini: Aruna Ba ha<br />
quarant’anni, i guerriglieri gli tagliarono entrambe le mani e gliele<br />
misero in tasca con l’ordine di portarle a Freetown come messaggio<br />
per <strong>il</strong> presidente. Lui ricorda ancora <strong>il</strong> volto e gli occhi freddi dell’adolescente<br />
che eseguì l’ordine. Alla domanda se crede nella riconc<strong>il</strong>iazione<br />
risponde pacato, ma con lo sguardo tagliente come un rasoio:<br />
«camminerò tutta la vita, fino a quando non lo incontrerò. E<br />
quando lo incontrerò lo ucciderò. Solo allora sarò in pace».<br />
Tutte queste atrocità per quelle pietre preziose che sembrano<br />
non conoscere flessioni nella domanda dei mercati occidentali, promosse<br />
da un fortunato slogan commerciale: “Un diamante è per<br />
sempre”. Anche un’amputazione..<br />
La Swift e la IBC depositano i diamanti in una banca<br />
del Canada per attenderne <strong>il</strong> riconoscimento di legalità<br />
(purtroppo l’autorità canadese tradizionalmente non è<br />
molto severa nei controlli), dopodiché, con nuovi documenti<br />
ufficiali, i diamanti viaggiano con camion della<br />
Brink fino in Irlanda, dove sono acquistati dalla Sogextel<br />
Trading Ltd. Dublino, società controllata dal faccendiere<br />
franco-canadese Ph<strong>il</strong>ippe Emon. La Sogextel paga i diamanti<br />
con una cambiale a scadenza di un anno da un mi-<br />
Sopra, bambine<br />
con la divisa della<br />
scuola al mercato<br />
di Lunsar, città<br />
lungo la strada che<br />
da Freetown porta<br />
al Kono, la regione<br />
dei diamanti.<br />
Sierra Leone, 2007<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 61 |<br />
RAFFAELE MASTO
| internazionale |<br />
2000-2008: OTTO ANNI<br />
DI KIMBERLEY PROCESS<br />
INAUGURATO NEL MAGGIO 2000 presso l’omonima città sudafricana, <strong>il</strong> Kimberley<br />
Process è un’iniziativa supportata dalle Nazioni Unite e condotta dai principali<br />
Paesi produttori e acquirenti di diamanti nel mercato mondiale. Tra i suoi risultati<br />
più significativi c’è l’entrata in vigore nel 2003 di un sistema di certificazione noto<br />
come KPCS e teso a escludere dal mercato le pietre commercializzate allo scopo<br />
di finanziare i conflitti nel mondo. I vertici del KP, cui aderiscono attualmente<br />
74 Paesi, affermano che l’entrata in vigore del sistema di certificazione avrebbe<br />
pressoché debellato la piaga dei “diamanti di sangue” che all’inizio degli anni ‘90<br />
compensavano <strong>il</strong> 15% del valore del mercato globale. Le critiche, tuttavia, non sono<br />
mancate. Secondo gli scettici <strong>il</strong> marchio “conflict free” verrebbe spesso applicato<br />
in modo fraudolento tramite la corruzione dei funzionari governativi. Il Kimberley<br />
Process si sarebbe inoltre dimostrato del tutto impotente nei confronti delle<br />
operazioni del terrorismo internazionale nel mercato delle pietre e del diffuso<br />
sfruttamento che tuttora caratterizza <strong>il</strong> lavoro nelle miniere africane.<br />
Informazioni e la lista dei Paesi che aderiscono al KP su www.kimberleyprocess.com<br />
lione di marchi tedeschi, la Swift e la IBC accettano.<br />
La Sogextel mette i diamanti in vendita sul mercato<br />
ufficiale europeo. Affida la vendita alla società di trading<br />
Devcomtrade BV Amsterdam, appartenente ad un altro<br />
mariuolo, tale Derryl Bensimon, che fa valutare (per<br />
quasi un m<strong>il</strong>ione di marchi tedeschi) i diamanti dal Gem<br />
Lab Schmuck St.Leon-Rot (Baden-Württemberg, Germania).<br />
Le pietre arrivano laggiù in un camion italiano,<br />
PUR CARATTERIZZATI DA TRAIETTORIE PERSONALI DIFFERENTI, <strong>il</strong> libanese<br />
Hassan Nasrallah e <strong>il</strong> saudita Osama Bin Laden<br />
hanno almeno due cose in comune: sono ambedue<br />
leader di organizzazioni terroristiche<br />
di Matteo Cavallito internazionali e le hanno finanziate<br />
attraverso i diamanti. È una verità consolidata<br />
e tuttora scomoda, ma è anche una delle chiavi per comprendere<br />
la potenza e ipotizzare <strong>il</strong> destino del terrorismo globale.<br />
Che i diamanti facciano gola a tutti lo si è sempre saputo, ma come<br />
Al Qaeda li avesse trasformarti in una riserva di valore è noto solo<br />
da qualche anno. A gettare luce sul network è stato <strong>il</strong> reporter statunitense<br />
Douglas Farah che, nel novembre del 2001, raccontò sul<br />
Washington Post come nel triennio precedente l’organizzazione terroristica<br />
avesse investito m<strong>il</strong>ioni di dollari per acquistare quanti più<br />
diamanti possib<strong>il</strong>e dai ribelli del RUF, che allora detenevano <strong>il</strong> controllo<br />
dei principali giacimenti della Sierra Leone. Non è sicuro che<br />
siano state proprio le gemme a finanziare gli attacchi dell’11 settembre,<br />
ma è certo che la scorta accumulata consentì all’organizza-<br />
| 62 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
guidato dal malavitoso napoletano Giacomo Ercolano,<br />
che lavora spesso e volentieri su incarico dell’avvocato<br />
zurighese Meroni.<br />
A comprare i diamanti è una società francese, la Zelm<br />
Enterprise SA Paris, che appartiene alla banchiera bulgara<br />
Myriam Zelen (attraverso la sua Zelm Investment Ltd.<br />
Monrovia) e ad una società bulgara non specificata nel<br />
contratto, rappresentata da tale Kir<strong>il</strong> Dunev. La Zelm è rappresentata<br />
nelle trattative con la Sogextel da Rudolf Meroni,<br />
dato che la signora Zelen abita a Sofia, dove lavora alla<br />
Agricultural & Investment Bank, <strong>il</strong> cui presidente è proprio<br />
quel Kirik Dunev che rappresenta una società che non<br />
vuole apparire a questo punto delle trattative.<br />
Mandarini umanitari preziosi<br />
Ora la faccenda comincia a scottare. Il 15 gennaio i contratti<br />
vengono firmati. Rudolf Meroni riceve 1,3 m<strong>il</strong>ioni<br />
di marchi da Myriam Zelen, che si piglia i diamanti. Con<br />
quei soldi Meroni si prende la sua commissione e paga<br />
Ercolano e la Sogextel. La Sogextel paga la IBC e la Swift.<br />
Costoro dovrebbero pagare 800.000 marchi a Charles<br />
Taylor, ma non lo fanno perché altrimenti salterebbe fuori<br />
che i diamanti provengono dalla Liberia e non dal Canada.<br />
Fin qui, quindi, <strong>il</strong> futuro dittatore della Liberia e<br />
massacratore della Sierra Leone ha fatto un regalone ad<br />
alcuni soci e partner.<br />
Cosa faccia Myriam Zelen con quei diamanti, ufficialmente,<br />
non si sa. Li deposita su un conto della Società di<br />
Banca Svizzera, ma poi da lì i diamanti prendono <strong>il</strong> volo<br />
zione di Osama Bin Laden di affrontare “serenamente” le perdite finanziare<br />
dovute al congelamento dei conti sospetti nelle tre settimane<br />
successive ai dirottamenti aerei.<br />
Negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno aperto uffici dell’FBI in Liberia<br />
e in Senegal per contrastare gli interessi di Al Qaeda sul posto,<br />
ma i dubbi sull’efficacia della risposta americana restano. Secondo<br />
Farah, <strong>il</strong> canale da lui scoperto nel 2001 è scomparso insieme ai suoi<br />
personaggi chiave, eppure non c’è motivo per pensare che <strong>il</strong> legame<br />
tra diamanti e terrorismo si sia allentato e la ragione di tale pessimismo<br />
ha un referente ben preciso: <strong>il</strong> movimento terrorista libanese<br />
Hezbollah. Quello con la comunità libanese dell’Africa Occidentale<br />
(non meno di 120.000 unità) «è un legame di vecchia data e di vitale<br />
importanza per Hezbollah e, ad oggi, è stato fatto assai poco per<br />
ridimensionarlo», spiega Douglas Farah, ben consapevole delle<br />
enormi potenzialità che caratterizzano tuttora <strong>il</strong> “Partito di Dio”.<br />
Quando nel maggio del 2005 fu chiamato a parlare davanti alla<br />
Commissione senatoriale sulla Sicurezza Interna degli Stati Uniti,<br />
l’esperto di terrorismo Matthew Levitt descrisse Hezbollah come una<br />
per una destinazione ignota, per poi essere rintracciati su<br />
dei conti di industriali bulgari in Svizzera francese. Ma dove<br />
ha preso i soldi la signora Zelen? Dalla sua banca, naturalmente,<br />
che però non ha comprato diamanti, e ci<br />
mancherebbe altro… La Agricultural & Investment<br />
Bank di Sofia ha comprato, per 1,4 m<strong>il</strong>ioni di marchi, un<br />
carico di migliaia di tonnellate di arance, olive e whisky.<br />
Questo carico immenso parte dalla Bulgaria e raggiunge<br />
la Liberia come spedizione umanitaria. A fare la spedizione<br />
è la Intras BV dell’Aja, una società olandese, che<br />
appartiene a Myriam Zelen e alla società misteriosa coperta<br />
da Kir<strong>il</strong> Dunev, che ora<br />
deve uscire allo scoperto: la<br />
Kintex di Sofia. La più grande<br />
fabbrica d’armi bulgara e<br />
tra i più grandi contrabbandieri<br />
d’armi del mondo degli<br />
anni Novanta.<br />
Capito <strong>il</strong> giochetto? La<br />
Kintex manda tonnellate di<br />
mandarini umanitari in Liberia<br />
e viene pagata in diamanti, intermediati dai servizi segreti<br />
americani, dalla malavita della Campania, da un<br />
paio di faccendieri olandesi e canadesi, e da una banca<br />
bulgara, di lì a poco finita in una bancarotta fraudolenta<br />
m<strong>il</strong>iardaria. Operazioni di questo genere, con destinazione<br />
Africa, ne avvengono circa una decina al mese. E noi<br />
ci lamentiamo dei nostri connazionali che prendono <strong>il</strong><br />
sole sulle spiagge del Kenya. .<br />
Da Freetown a Beirut:<br />
le pietre preziose “terrorizzano”ancora<br />
Gli esempi forniti da Al Qaeda ed Hezbollah hanno dimostrato l’efficacia del business: a sei anni dall’11 settembre le gemme restano tra le principali risorse del terrorismo.<br />
Charles<br />
Taylor esce<br />
dall’aereo<br />
in una tappa<br />
del viaggio<br />
che lo sta<br />
portando<br />
in carcere<br />
in Sierra<br />
Leone.<br />
Liberia, 2006<br />
vera e propria holding criminale ampiamente ramificata e capace di<br />
sfruttare appieno i conflitti che nella seconda metà degli anni ‘90<br />
avevano insanguinato Liberia, Congo e Sierra Leone. Contando sull’entrata<br />
fissa rappresentata dalla “tassa sulla protezione” imposta ai<br />
connazionali residenti, <strong>il</strong> Partito di Dio ha iniziato ad acquistare diamanti<br />
africani molto tempo fa. Secondo i servizi segreti, alcuni intermediari<br />
come <strong>il</strong> senegalese Ibrahim Bah avrebbero gestito gli acquisti<br />
di pietre dei terroristi libanesi per almeno 20 anni. Gli Stati<br />
Uniti hanno più volte espresso preoccupazione per <strong>il</strong> fenomeno ma,<br />
come ricorda Farah, non hanno mai accusato pubblicamente nessuna<br />
compagnia di trafficare le pietre per i terroristi.<br />
La soluzione al problema resta molto lontana e di diffic<strong>il</strong>e ipotesi<br />
ma, sull’esempio delle operazioni di Al Qaeda in Sierra Leone, è<br />
probab<strong>il</strong>e che diffic<strong>il</strong>mente essa potrà passare per la tortuosa strada<br />
degli accordi internazionali come <strong>il</strong> contestato Kimberley Process.<br />
«Il suo impatto su Al Qaeda è modesto – conclude Farah – . Se quel<br />
legame si è rotto è stato per la perdita degli uomini che si trovano<br />
sul posto piuttosto che per <strong>il</strong> Kimberley Process stesso». .<br />
DAL CANADA<br />
UN’ALTERNATIVA “ETICA”<br />
| internazionale |<br />
«IL KIMBERLEY PROCESS? Un sistema inefficace e pieno di falle,<br />
incapace di esercitare un controllo reale sulla f<strong>il</strong>iera e del tutto<br />
impossib<strong>il</strong>itato a contrastare gli espropri o lo sfruttamento del lavoro<br />
nelle miniere». Francesco Belloni, titolare dell’omonima gioielleria<br />
m<strong>il</strong>anese non ha dubbi. Cita la tragica vicenda dei boscimani<br />
del Botswana, espropriati senza tutela per <strong>il</strong> semplice fatto che <strong>il</strong> loro<br />
Paese non si trova in stato di guerra, ridimensiona <strong>il</strong> valore del Kimberley<br />
Process e insiste su quella che, a suo parere, resta oggi l’unica alternativa<br />
realmente percorrib<strong>il</strong>e: quella degli “Ethical Diamonds”.<br />
Unica in Italia, la Belloni ha acquisito notorietà per essersi dedicata<br />
all’acquisto delle “pietre etiche”, gemme teoricamente immuni<br />
da conflitti, sfruttamento e terrorismo che provengono da miniere “sicure”<br />
come quelle di Diavik ed Ekati, nel Canada nord occidentale, e sono<br />
soggette alle garanzie della severa legge del loro Paese. Caratterizzata<br />
da una f<strong>il</strong>iera corta che, secondo Belloni, permette di compensare<br />
i maggiori costi del lavoro, la produzione degli Ethical Diamonds riguarda<br />
pietre di valore uguale o superiore ai 18 punti di carato (dai 400 euro<br />
in su), un tipo di gemme che costituisce ad oggi la metà dell’inventario<br />
della gioielleria m<strong>il</strong>anese incidendo, va da sé, ben oltre <strong>il</strong> 50% sul suo<br />
valore complessivo.<br />
«Ogni sasso diamantifero estratto viene classificato con un numero<br />
identificativo che verrà successivamente inciso sul bordo della pietra<br />
tagliata. Fin dall’inizio è così possib<strong>il</strong>e seguirne l’intero percorso» spiega<br />
<strong>il</strong> gioielliere m<strong>il</strong>anese sottolineando come anche le gemme tagliate<br />
nei laboratori specializzati di Anversa e Tel Aviv rientrino in Canada prima<br />
di essere affidate a società distributrici ab<strong>il</strong>itate a vendere solo<br />
ed esclusivamente ai dettaglianti finali. «Il rischio d’intrusione di qualche<br />
diamante “sporco” è molto limitato. Si tratta del sistema più efficace<br />
tra quelli in circolazione» aggiunge.<br />
L’output complessivo dei diamanti “etici” del Canada è assorbito<br />
quasi interamente dal mercato statunitense e per <strong>il</strong> futuro non si<br />
prevedono cambiamenti. «L’alto prezzo dei diamanti – spiega Belloni –<br />
non è determinato da una scarsa disponib<strong>il</strong>ità, al contrario le pietre<br />
non scarseggiano di certo, ma piuttosto dalla posizione di sostanziale<br />
monopolio del gigante De Beers. Il monopolista stab<strong>il</strong>isce un prezzo<br />
e gli altri, Canadesi compresi, lo seguono per convenienza. La De Beers<br />
potrebbe scegliere di praticare prezzi più bassi per disfarsi dei rivali<br />
ma, dal momento che <strong>il</strong> mercato è ormai consolidato, una sim<strong>il</strong>e mossa<br />
non sarebbe conveniente». Le politiche anticoncorrenziali (ma non<br />
predatorie) del colosso di Johannesburg potrebbero quindi risultare<br />
determinanti nel garantire la sopravvivenza e <strong>il</strong> successo dei diamanti<br />
etici, ad oggi, unica alternativa naturale alle pietre rese complici della<br />
guerra, del terrorismo o più semplicemente dello sfruttamento. M.C.<br />
I diamanti, riserva di valore<br />
per le organizzazioni terroristiche.<br />
Hanno permesso di affrontare<br />
con “serenità” <strong>il</strong> congelamento<br />
dei conti dopo l’11 settembre<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 63 |
| internazionale |<br />
APPUNTAMENTI FEBBRAIO<br />
29 gennaio – 1 febbraio<br />
NEW YORK<br />
UNICEF<br />
[United Nations Ch<strong>il</strong>dren’s Fund]<br />
Executive Board First Regular<br />
Session 2008<br />
31 gennaio – 1 febbraio<br />
ROMA<br />
FAO<br />
[Food and Agriculture<br />
Organization]<br />
121 st Finance Committee<br />
3 febbraio<br />
SERBIA<br />
ELEZIONI PRESIDENZIALI<br />
(2° turno)<br />
3 febbraio<br />
PRINCIPATO DI MONACO<br />
ELEZIONI PARLAMENTARI<br />
4 febbraio<br />
NEW YORK<br />
WHO<br />
[World Health Organization]<br />
World Cancer Day<br />
(giornata mondiale sul cancro)<br />
| 64 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
6 febbraio<br />
JOHANNESBURG<br />
SADC<br />
[South African Development<br />
Community]<br />
African Regulatory Conference<br />
Forum per le autorità<br />
di controllo e l’industria<br />
farmaceutica<br />
7 febbraio<br />
BELIZE<br />
ELEZIONI LEGISLATIVE<br />
E REFERENDUM<br />
8 febbraio<br />
REPUBBLICA CECA<br />
ELEZIONI PRESIDENZIALI<br />
(indirette)<br />
8 febbraio<br />
GIBUTI<br />
ELEZIONI PARLAMENTARI<br />
10 febbraio<br />
POLINESIA FRANCESE<br />
ELEZIONI LEGISLATIVE<br />
(2° turno)<br />
11 – 13 febbraio<br />
GINEVRA<br />
WTO<br />
[World Trade Organization]<br />
Trade Policy Review Body: Mexico<br />
13 – 14 febbraio<br />
NEW YORK<br />
NAZIONI UNITE<br />
Consultative Committee<br />
on the United Nations<br />
Development Fund for Women,<br />
forty-eighth session<br />
(comitato dell’Onu per <strong>il</strong> fondo<br />
per lo sv<strong>il</strong>uppo delle donne)<br />
13 – 15 febbraio<br />
VIENNA<br />
OSCE<br />
[Organizzazione per la Sicurezza<br />
e la Cooperazione in Europa]<br />
Vienna Forum to Fight<br />
Human Trafficking<br />
(forum sulla lotta al traffico<br />
di esseri umani)<br />
13 – 15 febbraio<br />
NUSA DUA, BALI<br />
FAO E IDF<br />
[International Dairy Federation]<br />
Symposium on “Revolution<br />
on Food Safety Management”<br />
(la rivoluzione nella gestione<br />
della sicurezza alimentare)<br />
17 febbraio<br />
CIPRO<br />
ELEZIONI PRESIDENZIALI<br />
18 febbraio<br />
PAKISTAN<br />
ELEZIONI PARLAMENTARI<br />
19 febbraio<br />
ARMENIA<br />
ELEZIONI PRESIDENZIALI<br />
19–20 febbraio<br />
SINGAPORE<br />
ASEAN<br />
[Association of Southeast<br />
Asian Nations]<br />
ASEAN Foreign Ministers Retreat<br />
PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT<br />
24 febbraio<br />
SVIZZERA<br />
REFERENDUM SULLE RIFORME<br />
FISCALI PER LE IMPRESE<br />
25–26 febbraio<br />
LIMA<br />
APEC<br />
[Asia-Pacific Economic Cooperation]<br />
Peru EC Meeting of Economic<br />
Committee<br />
26–27 febbraio<br />
BRUXELLES<br />
UNIONE EUROPEA<br />
4 th Annual Brussels Climate Change<br />
Conference (conferenza<br />
sui cambiamenti climatici)<br />
26 – 27 febbraio (da confermare)<br />
MONTEVIDEO<br />
MERCOSUR<br />
[Mercado Común del Sur]<br />
XCVIII Comisión de Comercio<br />
26–29 febbraio<br />
JAKARTA<br />
ASEAN<br />
2 nd Meeting of the 41st ASEAN<br />
Standing Committee (2/41 ASC)<br />
27 – 29 febbraio<br />
GINEVRA<br />
WTO<br />
Trade Policy Review Body:<br />
Brunei Darussalam<br />
28 – 29 febbraio<br />
WASHINGTON D.C.<br />
IMF<br />
[International Monetary Fund]<br />
Call for Papers — On the Causes<br />
and Consequences<br />
of Structural Reforms<br />
FA’ LA COSA<br />
GIUSTA
Inquinamento<br />
Il pianeta in pericolo<br />
per una bistecca<br />
O<br />
di Massim<strong>il</strong>iano Pont<strong>il</strong>lo<br />
| 66 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
| utopieconcrete |<br />
GNI GIORNO MUOIONO PER FAME O PER CARENZE NUTRIZIONALI 40.000 BAMBINI, mentre allo stesso tempo enormi<br />
quantità di mais, grano ed altri cereali vengono destinate agli allevamenti di bovini, polli, maiali che<br />
rappresentano una delle principali cause dell’alterazione climatica. Pensate che, solo negli Stati Uniti l’80%<br />
del mais e <strong>il</strong> 95% dell’avena sono coltivati per l’alimentazione animale e in tutto <strong>il</strong> mondo gli allevamenti<br />
assorbono da soli una quantità di cibo equivalente alle calorie necessarie per sfamare 8,7 m<strong>il</strong>iardi di persone:<br />
più dell’intera popolazione del Pianeta. Henning Steinfeld, responsab<strong>il</strong>e su questi temi della Fao, afferma:<br />
«L’allevamento si configura come uno dei principali fattori d’inquinamento ambientale ad ogni livello,<br />
dal locale al globale. Bisognerebbe intraprendere un’azione politica più efficace nel trattare problemi come<br />
<strong>il</strong> degrado del territorio, i cambiamenti climatici, l’inquinamento dell’aria, la scarsità e l’inquinamento<br />
delle acque e la perdita della biodiversità. L’impatto dell’allevamento del bestiame sull’ambiente è così<br />
r<strong>il</strong>evante che dovrebbe essere affrontato con urgenza». Attualmente impegna <strong>il</strong> 70% di tutto <strong>il</strong> territorio<br />
coltivab<strong>il</strong>e e <strong>il</strong> 30% dell’intera superficie del Pianeta. Le foreste vengono disboscate per creare nuovi pascoli,<br />
creando così un’ulteriore spinta alla deforestazione. In America Latina <strong>il</strong> 70% delle aree disboscate della<br />
Foresta Amazzonica sono state riconvertite a pascolo. Sicuramente gli allevamenti hanno un grave impatto<br />
sull’atmosfera e sul clima: sono responsab<strong>il</strong>i del 18% delle emissioni di gas che causano l’effetto serra,<br />
misurate in anidride carbonica equivalente; una percentuale addirittura maggiore di quella prodotta<br />
dai mezzi di trasporto. Significa che allevare animali<br />
da macello produce più gas serra di tutte le automob<strong>il</strong>i<br />
e i camion del mondo. Il settore dell’allevamento<br />
è inoltre responsab<strong>il</strong>e del 9% delle emissioni di anidride<br />
carbonica e del 37% del metano di origine antropica,<br />
la maggior parte derivante dalla fermentazione<br />
intestinale dei ruminanti. La produzione industriale<br />
di carne, uova, latticini è anche responsab<strong>il</strong>e del 65% delle emissioni di ossido di azoto di origine antropica,<br />
per la maggior parte derivante dal letame. Altra nota dolente: l’impoverimento e l’inquinamento delle risorse<br />
idriche. Più della metà dell’acqua consumata negli Stati Uniti è destinata agli allevamenti degli animali<br />
da macello. Mediamente, per ottenere un ch<strong>il</strong>o di carne occorrono 20.815 litri d’acqua, contro i 208<br />
necessari per coltivare un ch<strong>il</strong>o di grano. L’allevamento del bestiame produce inoltre un’enorme quantità<br />
di escrementi, circa 130 volte superiore di quelli umani. La maggior parte dell’acqua impiegata per dissetare<br />
e accudire gli animali torna nell’ambiente sotto forma di letame e di acqua di scarico. Le feci del bestiame<br />
contengono una considerevole quantità di sostanze nutritive, residui di medicinali, metalli pesanti e agenti<br />
patogeni. Questi rifiuti vanno a finire nei corsi d’acqua, inquinando le falde e diffondendo patologie<br />
che possono infettare altre specie. La raccomandazione dell’Onu è chiara: «L’impatto ambientale per unità<br />
di produzione di bestiame deve essere ridotta della metà, anche solo per scongiurare un aumento del livello<br />
di nocività oltre quello attuale». Miei cari carnivori, devono essere intraprese azioni urgenti sia a livello<br />
collettivo che individuale. Non sarà necessario diventare completamente vegetariani, ma sono convinto che<br />
non sia poi così diffic<strong>il</strong>e mangiare meno carne, se si prende seriamente coscienza del fatto che, così facendo,<br />
si combatte con più efficacia <strong>il</strong> surriscaldamento globale e quindi si contribuisce alla salvezza del Pianeta. .<br />
Il cibo destinato a mucche, polli<br />
e maiali da allevamento potrebbe<br />
sfamare 8,7 m<strong>il</strong>iardi di persone,<br />
più dell’intera popolazione mondiale.<br />
Invece serve a produrre bistecche<br />
e <strong>il</strong> 18% dei gas a effetto serra<br />
ospita valori<br />
8 numero 56.<br />
Febbraio 2008.<br />
€ 3,50<br />
valoriAnno<br />
MAYA GODED / MAGNUM PHOTOS<br />
Mens<strong>il</strong>e di economia sociale, finanza etica e sostenib<strong>il</strong>ità<br />
Fotoreportage > Erbe medicinali<br />
Dossier > La prima mappa di indicatori alternativi per le buone economie<br />
<strong>Aboliamo</strong> <strong>il</strong> P<strong>il</strong><br />
Internazionale > Africa: i diamanti continuano a mietere vittime<br />
Finanza > I clamorosi, e discutib<strong>il</strong>i, successi degli antivivisezionisti<br />
Economia solidale > I numeri esplosivi dell’energia fotovoltaica<br />
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Raffaele Mattioli<br />
“The fabulous<br />
italian banker”<br />
di Andrea Montella<br />
Non vedo alcuna differenza tra una poesia<br />
“ e un b<strong>il</strong>ancio<br />
Raffaele Mattioli (Vasto 1895-Roma 1973)<br />
Q ”<br />
UANDO MATTIOLI, DEFINITO IL BANCHIERE ERETICO E DISCEPOLO DI CROCE, nel 1972 percepì d’essere<br />
vicino al giorno della sua morte, cominciò a visitare l’abbazia di Chiaravalle alla ricerca di<br />
un luogo dove far riposare le sue spoglie, degno della considerazione che aveva di sé. Dopo<br />
diversi sopralluoghi e grazie al democristiano Bernardo Crippa, assessore allo Stato civ<strong>il</strong>e del Comune<br />
di M<strong>il</strong>ano, ottenne l’autorizzazione ad essere sepolto in quel luogo chiuso da molti secoli alle sepolture<br />
comuni. Mattioli scelse un posto preciso: la tomba dell’eretica Guglielma la Boema, svuotata e distrutta<br />
per decreto dell’Inquisizione. Guglielma era nata nel 1210 da Costanza d’Ungheria, seconda moglie del<br />
re Premislao di Boemia; era sorella di Agnese da Praga, dell’Ordine di Santa Chiara, proclamata santa da<br />
Papa Giovanni Paolo II nell’89. Guglielma giunse a M<strong>il</strong>ano nel 1260, alloggiava nell’abbazia di Chiaravalle;<br />
la sua fama crebbe grazie a presunte doti di guaritrice fino a dar vita ad un movimento religioso,<br />
chiamato dei Guglielmiti. Tra i suoi seguagi ci fu Manfreda da Pirovano, cugina dei Visconti, e <strong>il</strong> teologo<br />
Andrea Saramita, che sosteneva l’avverarsi della predizione di Gioacchino da Fiore sull’ascesa al vertice<br />
della Chiesa di una Papessa.<br />
Guglielma soggiornò anche a M<strong>il</strong>ano in<br />
zona Bregonia, tra porta Orientale e porta<br />
Tosa, dove organizzò un vero e proprio cenacolo<br />
diffondendo la sua visione del mondo<br />
e della religione.<br />
Nel 1960 Mattioli, tra le prime iniziative<br />
come presidente della Comit, finanzia la<br />
Casa della Cultura di Rossana Rossanda, che avrà sede in via Borgogna<br />
3, proprio nell’antica zona Bregonia abitata da Guglielma.<br />
Da quel luogo ebbero vita una lunga serie di iniziative legate alla<br />
cultura, al teatro e all’arte da parte di uomini di formazione liberale,<br />
socialista ed azionista, la gamba sinistra della massoneria allora<br />
tesa ad aprire una breccia nel movimento comunista, con lo scopo<br />
di egemonizzarlo per trasformarlo. Iniziativa in cui Mattioli non era<br />
riuscito a coinvolgere Palmiro Togliatti, da lui invitato diverse volte<br />
a cena, per sondarne le possib<strong>il</strong>i convergenze e portare avanti<br />
quel progetto, nato dal gruppo da lui finanziato che diede vita, nel<br />
1942, al Partito d’Azione.<br />
L’obiettivo era introdurre in Italia <strong>il</strong> “bipartitismo perfetto”, mutuato<br />
dai sistemi anglosassoni, dove si alternano al governo due soli<br />
partiti che hanno come caratteristica di non mettere mai in discussione<br />
<strong>il</strong> capitalismo e le élite che lo compongono. Dalla cura con<br />
cui sceglie la propria tomba, Mattioli dimostra com’era complessa la<br />
sua personalità, di quale spessore fosse <strong>il</strong> suo bagaglio culturale e<br />
quali potenti relazioni gestisse.<br />
| 68 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
Mattioli, a destra, con Donato<br />
Menichella, direttore generale<br />
dell’Iri e governatore<br />
della Banca d’Italia.<br />
La curiosa adesione del banchiere al culto<br />
dell’eretica Guglielma la Boema, nata<br />
nel 1210 da Costanza d’Ungheria, seconda<br />
moglie del re Premislao di Boemia.<br />
La sua fama crebbe grazie a presunte doti<br />
di guaritrice fino a dar vita ai Guglielmiti<br />
Raffaele Mattioli nasce a Vasto <strong>il</strong> 20 marzo 1895 da una famiglia<br />
borghese che lo vuole avvocato, mentre lui s’iscrive alla facoltà<br />
di Economia a Genova. Si sposa con donna Em<strong>il</strong>ia, da cui<br />
nasce Giuliano, ma la moglie muore prematuramente colpita dalla<br />
febbre spagnola. Il futuro banchiere troverà in una m<strong>il</strong>anese,<br />
bella e benestante, Lucia Monti, <strong>il</strong> conforto necessario che gli consentirà<br />
di mettere al mondo altri tre figli: Maurizio Stefano e Letizia.<br />
Inoltre l’incontro con i Monti gli aprirà le porte dei salotti<br />
intellettuali m<strong>il</strong>anesi.<br />
Raffaele Mattioli non trascura gli studi e due anni dopo, nel<br />
1921, si laurea con una tesi sulla stab<strong>il</strong>ità delle monete. A 27 anni,<br />
grazie all’aiuto di Angelo Sraffa, rettore della Bocconi, legatissimo<br />
agli ambienti della massoneria inglese e amico nel corpo e<br />
nello spirito di John Maynard Keynes, vince <strong>il</strong> posto di segretario<br />
generale della Camera di Commercio di M<strong>il</strong>ano. Mattioli vanta tra<br />
le sue amicizie quella con <strong>il</strong> banchiere ebreo-polacco Giuseppe<br />
Toepliz, che, trasferitosi da Varsavia a Genova, era diventato <strong>il</strong> capo<br />
assoluto della Banca Commerciale Italiana (Comit) e, grazie al<br />
suo interessamento, entra nella Banca che gli permetterà di esprimere<br />
tutte le sue potenzialità e diventare “The fabulous italian<br />
banker” come lo definiranno gli americani. Toepliz e Mattioli<br />
hanno visioni contrastanti su come dirigere la Comit; <strong>il</strong> primo, liberista<br />
estremo, vorrebbe farla diventare una banca d’affari, ma la<br />
conduce vicina al fallimento nella totale disorganizzazione. Il secondo<br />
punta più su una normale attività di credito e sull’intervento<br />
dello Stato nell’economia.<br />
Nel 1933 Mattioli succede a Toepliz alla guida della Comit, diventandone<br />
amministratore delegato. Noto come liberal e antifascista,<br />
intrattiene ottimi rapporti con Mussolini, conosciuto durante<br />
la vicenda di Fiume dove Mattioli era incaricato da<br />
D’Annunzio di tenere i contatti con <strong>il</strong> capo del fascismo. Dopo la<br />
nomina, don Raffaele assume Ugo La Malfa alla Comit. Nello stesso<br />
periodo Giovanni Malagodi diventa condirettore centrale della<br />
Comit di M<strong>il</strong>ano. I due diventeranno i leader del Partito repubblicano<br />
e del Partito liberale.<br />
Mattioli è consapevole che <strong>il</strong> fascismo è solo una delle possib<strong>il</strong>i<br />
A sinistra,<br />
Raffaele Mattioli.<br />
A destra,<br />
<strong>il</strong> banchiere<br />
con Riccardo<br />
Bacchelli.<br />
Sopra, <strong>il</strong> libro<br />
di Giancarlo Galli.<br />
| gens |<br />
forme di governo del capitale e si prepara al dopo dittatura, creando<br />
la classe politica che governerà l’Italia del dopoguerra: trasforma la<br />
Comit in una vera e propria scuola-quadri dove si studia <strong>il</strong> fabianesimo,<br />
<strong>il</strong> laburismo, Keynes, <strong>il</strong> New Deal e si preparano gli uomini che<br />
dovranno sostenere dall’interno della “sinistra” e dell’area democratica,<br />
lo scontro con <strong>il</strong> loro vero e unico nemico: <strong>il</strong> marxismo rivoluzionario<br />
espresso dal Partito comunista di Gramsci e Togliatti.<br />
Nel 1936 entra in Banca, nell’Ufficio Studi, Guido Carli che diverrà<br />
governatore della Banca d’Italia. Alla Comit crescono altri due<br />
personaggi che segneranno la storia d’Italia: Enrico Cuccia, futuro<br />
capo di Mediobanca e uomo di collegamento, grazie ai suoi viaggi<br />
d’affari, con la finanza angloamericana e con i settori dell’antifascismo,<br />
riparato all’estero e Cesare Merzagora, che diverrà un banchiere<br />
internazionale, ateo e democristiano nel contempo, sarà presidente<br />
del Senato e delle Assicurazioni Generali.<br />
Mattioli partecipa all’elaborazione del manifesto che sancisce la<br />
nascita del Partito d’Azione e contemporaneamente si adopera per<br />
salvare i Savoia. Scorgiamo traccia di questi modi apparentemente<br />
contraddittori di Mattioli anche nei rapporti con <strong>il</strong> Vaticano - che<br />
possiamo definire ottimi - tanto da essere chiamato nel 1939 da Padre<br />
Gemelli a insegnare tecnica bancaria nella facoltà di Scienze politiche<br />
all’Università Cattolica di M<strong>il</strong>ano.<br />
Nel 1941 entra nella casa editrice Ricciardi promuovendo e dirigendo<br />
una collezione di scrittori classici italiani di grande impegno<br />
editoriale e culturale; diventa presidente dell’Istituto italiano di studi<br />
storici di Napoli, dopo la morte di Croce. È consigliere della International<br />
Finance Corporation, emanazione della Banca mondiale.<br />
Dopo lo scioglimento del Partito d’Azione diviene amico dei<br />
cattolici Vanoni e Mattei; fa assumere in Comit Leo Valiani e appoggia<br />
<strong>il</strong> nascente centrosinistra.<br />
Dopo 27 anni lascia, <strong>il</strong> 22 apr<strong>il</strong>e del 1972, la Banca a seguito della<br />
politica lottizzatrice praticata dalla Dc e dal Psi. Morirà un anno<br />
dopo a Roma, <strong>il</strong> 27 luglio 1973.<br />
Ogni 27 luglio a Chiaravalle, dove riposano le spoglie di Mattioli,<br />
si tiene una messa in latino a cui partecipano banchieri e finanzieri<br />
e, all’entrata dell’abbazia, sono esposti in bella evidenza una<br />
menorah, <strong>il</strong> candelabro a sette bracci, un crocefisso e <strong>il</strong> vangelo di<br />
San Giovanni, simboli cari alla massoneria. .<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 69 |
| economiaefinanza |<br />
ltrevoci<br />
ECONOMIA<br />
DELLA FELICITÀ<br />
IL NUOVO PARADIGMA<br />
CULTURAL-TECNOLOGICO<br />
Non si vive di sola economia. C’è bisogno<br />
anche di felicità. Pensa bene e scrive<br />
bene Luca De Biase, uno dei più cliccati<br />
nella blogosfera, esperto e lucido osservatore<br />
del mondo digitale. In questo libro analizza<br />
e spiega in modo semplice e chiaro <strong>il</strong> momento<br />
di passaggio e di trasformazione tecnologica<br />
e culturale che stiamo vivendo. La complessità<br />
del mondo richiede nuove risposte e <strong>il</strong> nuovo<br />
paradigma sfugge all’incasellamento<br />
delle vecchie categorie.<br />
Occorre uno sforzo interpretativo nuovo,<br />
che vada di pari passo con quello creativo<br />
generato dalla tecnologia. Il nuovo popolo<br />
della rete chiede risposte per vivere meglio<br />
in un contesto che sembra non far vivere<br />
meglio. Una richiesta che non può essere<br />
evasa, nè con risposte ideoligiche,<br />
nè con risposte solo economiche.<br />
L’accesso alla rete e le reali possib<strong>il</strong>ità<br />
di parola nell’agorà telematica generano<br />
una critica al sistema, meno condizionab<strong>il</strong>e<br />
e manipolab<strong>il</strong>e rispetto al passato.<br />
Mai come oggi i mezzi hanno reso i fini<br />
più sostenib<strong>il</strong>i. Mai come oggi l’antico detto<br />
“i soldi non fanno la felicità” ha trovato <strong>il</strong> suo<br />
capolinea in un’economia che da sempre,<br />
almeno dall’avvento dell’era industriale,<br />
ha sacrificato anima e cuore sull’altare<br />
della redditività esasperata. La globalizzazione<br />
ha fatto <strong>il</strong> resto, accelerando questo ep<strong>il</strong>ogo<br />
e aprendo un nuovo orizzonte di cui,<br />
per <strong>il</strong> momento, vediamo solo una piccola parte.<br />
LUCA DE BIASE<br />
ECONOMIA DELLA FELICITÀ<br />
Feltrinelli, 2007<br />
CRISI<br />
ECONOMICA<br />
UNA STORIA<br />
GIÀ VISTA<br />
La storia come conoscenza<br />
degli errori del passato, ma<br />
anche di ciò che è superato<br />
e che deve essere rivisto,<br />
reinterpretato. È quello che<br />
ha fatto l’economista e storico<br />
dell’economia Pierluigi Ciocca,<br />
partendo dalla considerazione<br />
che la storiografia e l’analisi<br />
economica dell’Italia<br />
contemporanea sono cambiate<br />
e rinnovate. Questo libro<br />
propone una interpretazione<br />
di sintesi originale, criticamente<br />
fondata sui risultati di ricerca<br />
più aggiornati. Vengono<br />
ripercorse le vicende<br />
dell'economia del Bel Paese<br />
nell’800 e nel ‘900 e i mutamenti<br />
nel benessere materiale, che<br />
negli ultimi secoli è migliorato<br />
notevolmente. Eppure, dopo<br />
<strong>il</strong> ristagno seguito<br />
alla recessione del 1992,<br />
la società italiana è come<br />
sospesa, preoccupata<br />
per l'avvenire. Una crisi<br />
economica profonda, che si<br />
accompagna alla mancanza<br />
di orientamenti e di identità.<br />
Una situazione che si può<br />
risolvere, oppure regredire<br />
come è accaduto altre volte<br />
in passato.<br />
.<br />
PIERLUIGI CIOCCA<br />
RICCHI PER SEMPRE?<br />
UNA STORIA ECONOMICA<br />
D’ITALIA (1796-2005)<br />
Bollati e Boringhieri, 2007<br />
RETI<br />
NODO<br />
POLITICO<br />
IRRISOLTO<br />
B<strong>il</strong>l Gates e Vinton Cerf,<br />
<strong>il</strong> padre di Internet; Andrew<br />
Viterbi, l’italiano che<br />
ha inventato negli Stati Uniti<br />
la tecnologia di base<br />
per la telefonia cellulare;<br />
John Hennessy, <strong>il</strong> presidente<br />
dell’università di Stanford<br />
di San Francisco, fulcro del<br />
“miracolo” della S<strong>il</strong>icon Valley<br />
e tanti altri. Sono i personaggi<br />
che l’autore ha incontrato<br />
per un’indagine del fenomeno<br />
che rappresenta <strong>il</strong> vero motore<br />
dello sv<strong>il</strong>uppo industriale<br />
e dell’alta tecnologia: le reti.<br />
Telefonia tradizionale<br />
e cellulari, internet, poste,<br />
elettricità, ma anche<br />
autostrade, aeroporti,<br />
distribuzione del gas:<br />
è sui network, da sempre<br />
nella storia dell’uomo, che<br />
si basano <strong>il</strong> progresso civ<strong>il</strong>e<br />
e lo sv<strong>il</strong>uppo di un Paese<br />
moderno. Le reti sono<br />
da sempre <strong>il</strong> nodo irrisolto<br />
del dibattito politico italiano<br />
sempre in b<strong>il</strong>ico tra l’efficentismo<br />
privato e <strong>il</strong> garantismo pubblico.<br />
EUGENIO OCCORSIO<br />
RETI: QUALI REGOLE?<br />
LA QUESTIONE-BASE<br />
DELLO SVILUPPO ITALIANO<br />
Baldini e Castoldi, 2007<br />
STORIE<br />
E VOCI<br />
DALLA<br />
PALESTINA<br />
La Terra Santa è una terra<br />
contesa, non fac<strong>il</strong>e da<br />
decifrare ed esplorare.<br />
Viaggiarci da pellegrino<br />
è ancora più diffic<strong>il</strong>e perché<br />
<strong>il</strong> conflitto politico-ideologico<br />
che ne ha generato<br />
la divisione ha trasferito<br />
<strong>il</strong> suo terreno di lotta<br />
nell’ambito religioso.<br />
Questo libro ha riunito le due<br />
anime del conflitto: quella<br />
spirituale e quella politica.<br />
È possib<strong>il</strong>e ascoltare le voci<br />
di amminsitratori, coloni<br />
intransigenti, beduini, rifugiati,<br />
professori, vescovi, patriarchi,<br />
resistenti e gente comune.<br />
Non si può parlare della<br />
sofferenza dell’es<strong>il</strong>io<br />
palestinese, senza registrare<br />
le conseguenze sociali<br />
e umane che l’occupazione<br />
ha avuto sugli israeliani.<br />
Una terra divisa nel profondo,<br />
usata come scacchiera<br />
per giochi internazionali,<br />
dove <strong>il</strong> rischio di seppellire<br />
<strong>il</strong> dramma di un popolo<br />
nella dimenticanza è sempre<br />
incombente.<br />
GIANLUCA SOLERA<br />
MURI, LACRIME<br />
E ZA’TAR STORIE DI VITA<br />
E VOCI DALLA PALESTINA<br />
Edizioni nuova dimensione, 2007<br />
MATEMATICA<br />
E ROMANZO<br />
INTRECCIO<br />
SECOLARE<br />
Calvino, McEwan, Buzzati, Eco,<br />
Asimov, solo per citarne<br />
alcuni. Sono tanti i narratori,<br />
i poeti, i romanzieri che sono<br />
rimasti affascinati dalla<br />
matematica e che, a questa<br />
disciplina, hanno dedicato<br />
uno scritto. Einaudi pubblica<br />
ventisei straordinari racconti<br />
che testimoniano i continui<br />
intrecci che matematica<br />
e letteratura hanno avuto<br />
nell’ultimo secolo. Nessuna<br />
meraviglia, perché in fondo<br />
le due discipline, essendo<br />
entrambe attività di finzione,<br />
non fanno altro<br />
che immaginare altri mondi<br />
possib<strong>il</strong>i. Ventisei racconti:<br />
da “Il libro di sabbia”<br />
di Borges a “La biblioteca<br />
universale” di Kurd Labwitz,<br />
da “Tennis, trigonometria<br />
e tornado” di David Foster<br />
Wallace a “Un breve ritratto<br />
di Alan Turing” di Carrére.<br />
Il libro è curato da Claudio<br />
Bartocci docente di Fisica<br />
matematica all’università<br />
di Genova.<br />
.<br />
CLAUDIO BARTOCCI<br />
RACCONTI MATEMATICI,<br />
Einaudi, 2007<br />
CHI È IL MIO<br />
PROSSIMO?<br />
LA RISPOSTA<br />
DI SOFRI<br />
Quando si legge “Chi è <strong>il</strong> mio<br />
prossimo” (senza punto<br />
di domanda finale) si possono<br />
avere due reazioni: si può<br />
essere pervasi da un pessimismo<br />
cosmico, oppure da una<br />
speranza diffic<strong>il</strong>mente<br />
governab<strong>il</strong>e e, quindi,<br />
diffic<strong>il</strong>mente ascrivib<strong>il</strong>e<br />
a qualcosa o a qualcuno,<br />
se non appunto alla felice<br />
intuizione dell’autore.<br />
Sofri si pone le domande<br />
della vita e lo fa partendo<br />
dalla parabola del buon<br />
samaritano per approdare<br />
subito dopo all’eterogenesi<br />
dei fini, argomento<br />
affascinante ma ad alto<br />
rischio per chi tende a vedere<br />
tutto nero nel presente<br />
e nel futuro. L’autore si interroga<br />
sulla vita senza risparmiare<br />
nulla a sè e al lettore. Sofri<br />
è bravo perché entra nelle<br />
questioni senza nascondersi,<br />
senza paura di farsi male<br />
o di far male. Forse perché<br />
anche lui, come tutti, pur<br />
sapendo di essere mortale,<br />
finché dura fa finta di non<br />
esserlo. Tra i tanti nomi<br />
che compaiono nel libro<br />
e nelle corpose note c’è<br />
un tributo particolare<br />
a don Lorenzo M<strong>il</strong>ani<br />
e ad Alex Langer.<br />
ADRIANO SOFRI<br />
CHI È IL MIO PROSSIMO<br />
Sellerio, 2007<br />
DA VARSAVIA<br />
A ROMA<br />
PASSANDO<br />
PER GERUSALEMME<br />
«Ero appena arrivato in Italia e si stavano<br />
celebrando i funerali di Enrico Berlinguer.<br />
La gente teneva <strong>il</strong> pugno alzato e quando sf<strong>il</strong>ava<br />
davanti alla bara si faceva <strong>il</strong> segno della croce.<br />
In Polonia non sarebbe stato possib<strong>il</strong>e perché<br />
si poteva avere solo una fede: o quella religiosa<br />
o quella politica». Quando Olek Mincer parla<br />
del suo impatto con l’Italia lo descrive quasi<br />
con stupore. Per lui, attore polacco di origine<br />
ebraica, l’Italia rappresenta <strong>il</strong> luogo di approdo<br />
dove ha trovato l’amore, ma anche una nuova<br />
comunità ebraica, vivace, antica, piena<br />
di stimoli, dove non bisognava nascondersi<br />
o negare la propria identità. Dopo tanti anni<br />
Olek si sente meglio perché è tra «persone<br />
con i capelli e gli occhi sim<strong>il</strong>i ai miei».<br />
Una vita che è come un romanzo. Mincer<br />
racconta <strong>il</strong> suo essere polacco di Varsavia<br />
e, al tempo stesso, ebreo cittadino del mondo<br />
nella cui mente si intrecciano tutte le lingue<br />
della diaspora. Un libro che fa parte<br />
di un progetto educativo promosso dalla casa<br />
editrice Sinnos nella collana Mappamondi.<br />
Il testo è b<strong>il</strong>ingue, italiano e polacco,<br />
ed è accompaganto dalle belle <strong>il</strong>lustrazioni<br />
della scenografa Ariela Bohm. La presentazione<br />
è stata affidata al grande linguista Tullio<br />
De Mauro, la prefazione al cantore yiddish<br />
Moni Ovadia, con cui Mincer ha collaborato<br />
per molti anni.<br />
OLEK MINCER<br />
VARSAVIA VIALE DI GERUSALEMME, 45<br />
Sinnos editrice, 2007<br />
| narrativa |<br />
HOTEL MEINA<br />
UNA STRAGE<br />
DIMENTICATA<br />
DALLA STORIA<br />
Siamo lontani dall’immagine<br />
dei treni stipati di ebrei<br />
che partivano da ogni angolo<br />
d’Europa per raggiungere<br />
i campi di sterminio nazisti.<br />
Eppure l’eccidio di Meina<br />
(località piemontese che<br />
si affaccia sul Lago Maggiore)<br />
è uno dei capitoli più atroci<br />
della persecuzione degli ebrei<br />
italiani durante la Seconda<br />
guerra mondiale. Correva<br />
l’anno 1943. Un gruppo<br />
di ebrei, sfollati da varie città<br />
lombarde e ancora aggrappati<br />
con fiducia alla cittadinanza<br />
italiana, vive all’hotel Meina.<br />
Una vita “quasi normale”<br />
fino a quando arriva sulle rive<br />
del lago un reparto delle Ss,<br />
gloria e vanto del Fuhrer.<br />
A loro non basta dichiarare<br />
indesiderati gli ebrei. E così<br />
<strong>il</strong> lago inizia a resituire<br />
cadaveri. Alla fine se ne<br />
conteranno cinquantaquattro.<br />
Quella di Meina sarà la prima<br />
strage di ebrei compiuta<br />
in Italia dai nazisti dopo<br />
l’8 settembre. Un libro<br />
che rende giustizia per<br />
una vicenda dimenticata<br />
per troppo tempo dagli<br />
uomini e dalla storia.<br />
| 70 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 71 |<br />
MARCO NOZZA<br />
HOTEL MEINA<br />
Net, 2007
| fotografia | | multimedia |<br />
EX VOTO<br />
SEGNO<br />
ANTICO<br />
E PRESENTE<br />
Gli ex voto fotografati da<br />
Antonio Biasucci nelle chiese<br />
di Napoli sono un viaggio<br />
in un mondo antico, un po’<br />
sommerso, ma non ancora<br />
superato. Riti, gesti antichi,<br />
oggetti che sono segno<br />
di speranza e di disperazione<br />
al tempo stesso, sono stati<br />
racchiusi in un gioco<br />
straordinario di ombre<br />
e di luci. In quegli oggetti<br />
e in quelle immagini c’è tutta<br />
la tensione culturale<br />
del passaggio: c’è la vita<br />
e la morte. Statue, icone,<br />
immaginette, santi<br />
e madonne, se svincolati<br />
dal loro contesto votivo,<br />
diventano immortali, veicoli<br />
di un messaggio che supera,<br />
appunto, <strong>il</strong> voto personale,<br />
la supplica, la paura e la felicità.<br />
L’ex voto però ha nel suo<br />
significato storico una ragione<br />
della sua plasticità. Allora<br />
i due significati si intrecciano<br />
e si disgiungono a seconda<br />
della volontà di chi li fotografa.<br />
È così che quel vincolo<br />
tra umano e divino conserva<br />
<strong>il</strong> suo mistero per sempre.<br />
ANTONIO BIASUCCI<br />
EX VOTO<br />
Peliti, 2008<br />
| 72 | valori | ANNO 8 N.56| FEBBRAIO 2008 |<br />
OLAF E MEHLMAN<br />
PROTAGONISTI<br />
A SERAVEZZA<br />
FOTOGRAFIA 2008<br />
Si concluderà <strong>il</strong> prossimo 6 apr<strong>il</strong>e la quinta<br />
edizione della rassegna “Seravezza Fotografia<br />
2008”, appuntamento che si svolge<br />
nella cittadina in provincia di Lucca,<br />
sotto la direzione di Libero Musetti.<br />
Le due mostre principali sono dedicate<br />
all’olandese Erwin Olaf (fino al 30 marzo),<br />
innovativo e provocatorio artista che lavora<br />
nel campo della moda e della pubblicità,<br />
e alla fotografa americana Janice Mehlman<br />
(fino al 24 febbraio), nota per la sua<br />
pred<strong>il</strong>ezione per le geometrie architettoniche.<br />
Le due mostre si terranno rispettivamente<br />
al Palazzo Mediceo e alle Ex Scuderie<br />
Granducali. La lunga kermesse fotografica,<br />
realizzata in collaborazione con la FIAF<br />
(Federazione Italiana Associazioni<br />
Fotografiche) e con <strong>il</strong> Circolo fotografico<br />
L’Altissimo, prevede anche mostre amatoriali,<br />
workshop e incontri dedicati alla cultura<br />
fotografica in generale. Tra gli artisti ospiti<br />
della rassegna ci sarà Francesco Cito<br />
(con i suoi “Matrimoni napoletani”),<br />
Gabriele Rigon (con i raffinati scatti<br />
di nudo “Visioni di Donna”),<br />
e Pepi Merisio (con l’esposizione<br />
dal titolo “Per le antiche strade”).<br />
Fino al 6 apr<strong>il</strong>e<br />
SERAVEZZA (LUCCA)<br />
STRUTH<br />
FOTOGRAFI<br />
E INDAGINE<br />
PSICOLOGICA<br />
Sessanta fotografie esposte<br />
in una mostra, curata da Mario<br />
Codognato, al Museo Madre<br />
di Napoli per ripercorrere<br />
le tappe salienti della carriera<br />
di Thomas Struth. Ci sono gli esordi<br />
degli anni 70, i panorami urbani<br />
in bianco e nero, le analisi<br />
delle architetture metropolitane,<br />
i ritratti e soprattutto le “museum<br />
photographs”, scatti che<br />
riprendono una sorta di dialogo<br />
tra <strong>il</strong> visitatore osservatore<br />
e l’opera d’arte. Formatosi<br />
all'Accademia di Belle Arti<br />
di Dusseldorf, sotto la guida<br />
di Gerhard Richter per la pittura<br />
e quella di Bernd Becher<br />
per la fotografia, Struth<br />
si interessa al rappporto tra<br />
l’arte e <strong>il</strong> modo in cui l’uomo<br />
la recepisce. E così ritrae<br />
i visitatori mentre guardano<br />
le opere all'interno dei musei.<br />
Uno studio psicologico, f<strong>il</strong>trato<br />
dallo sguardo. Approda a Napoli,<br />
dopo i successi e le consacrazioni<br />
del Metropolitan Museum<br />
di New York nel 2003<br />
e del Prado, a Madrid, nel 2007.<br />
Fino al 28 apr<strong>il</strong>e<br />
WWW.MUSEOMADRE.IT<br />
IL MUSEO<br />
CELEBRATO<br />
DAI GRANDI<br />
FOTOGRAFI<br />
In occasione delle celebrazioni<br />
del cinquantenario<br />
dell’apertura al pubblico<br />
del Museo di Capodimonte,<br />
la Soprintendenza per <strong>il</strong> Polo<br />
Museale Napoletano è stata,<br />
per la prima volta,<br />
committente di tre grandi<br />
artisti internazionali.<br />
Tre grandi fotografi hanno<br />
lavorato al progetto “Site<br />
Specific” e interpretano<br />
<strong>il</strong> rapporto della città<br />
con <strong>il</strong> Museo, <strong>il</strong> modo in cui<br />
viene percepito e vissuto,<br />
la consapevolezza di essere<br />
una delle strutture museali<br />
più importanti in Europa.<br />
Un punto di osservazione<br />
del mondo ma anche un punto<br />
che <strong>il</strong> mondo osserva:<br />
un luogo in movimento,<br />
<strong>il</strong> crocevia di scambio<br />
e di dialogo con <strong>il</strong> mondo<br />
artistico e collezionistico<br />
internazionale. La prima<br />
delle tre esposizioni è realizzata<br />
da Olivo Barbieri, alla quale<br />
seguiranno, a marzo<br />
e a maggio, le mostre di Craigie<br />
Horsfield e Mimmo Iodice.<br />
Fino al 28 giugno<br />
WWW.MUSEO-CAPODIMONTE.IT<br />
CHIUDE<br />
ITALIA.IT<br />
UNA MORTE<br />
ANNUNCIATA<br />
Se provate a digitare sulla<br />
barra dell’indirizzo del vostro<br />
browser www.italia.it, apparirà<br />
la scritta “impossib<strong>il</strong>e trovare<br />
la pagina”. Non è colpa del<br />
vostro computer e nemmeno<br />
del vostro provider, perché<br />
<strong>il</strong> portale voluto dal governo<br />
per rappresentare l’Italia<br />
nella rete, e quindi nel mondo,<br />
chiude i battenti. Una storia<br />
breve, ma costosa che iniziò<br />
con l’annuncio, fatto <strong>il</strong> 31<br />
marzo 2006 dal ministro<br />
per l’Innovazione Lucio Stanca,<br />
e finita due anni dopo,<br />
quasi in concomitanza<br />
con la crisi del Governo Prodi<br />
innescata da Mastella.<br />
Questa vetrina digitale,<br />
per cui furono stanziati<br />
45 m<strong>il</strong>ioni di euro, secondo<br />
i promotori, avrebbe dovuto<br />
far recuperare all’Italia<br />
le quote di mercato turistico<br />
perdute e assorbite<br />
dai Paesi concorrenti.<br />
Di fatto i navigatori<br />
hanno bocciato <strong>il</strong> portale,<br />
decretandone la morte<br />
anticipata e forse annunciata.<br />
www.italia.it<br />
IL WRITER ETICO<br />
PULISCE I MURI<br />
E COMUNICA<br />
IN BRAILLE<br />
Da sempre si discute se i graffiti sui muri<br />
sono opera d’arte oppure vandalismo.<br />
Se lo chiedete ai proprietari dei muri opteranno<br />
sicuramente per la seconda definizione.<br />
Alcuni amministratori pubblici hanno ingaggiato<br />
i writer per cercare di controllarne l’espressione<br />
artistica e ingabbiarla in messaggi<br />
istituzionali. Da tempo però sono nati alcuni<br />
movimenti che cercano di dare una risposta<br />
al quesito iniziale, tra questi gli ideatori<br />
dei graffiti alla rovescia. In cosa consiste?<br />
Di solito si dipinge su un muro pulito, mentre<br />
questi antiwriter puliscono un muro sporco.<br />
Grazie a un pennello intinto in acqua e sapone,<br />
l’artista disegna rimuovendo gli strati<br />
di sporcizia, fino a formare un’opera murale.<br />
Rappresentante di questo movimento è Edina<br />
Todoki, giovane americana che realizza graffiti<br />
ut<strong>il</strong>izzando materiali naturali, compreso legno<br />
e muschio. I suoi soggetti sono tutti naturali.<br />
Il writer più corretto ed etico è però <strong>il</strong> parigino<br />
The Blind, che realizza graffiti in bra<strong>il</strong>le,<br />
ut<strong>il</strong>izzando sfere di polistirolo tagliate a metà.<br />
Le sue opere sono messaggi dedicati ai ciechi,<br />
vere e proprie didascalie posizionate<br />
sotto i monumenti. I suoi lavori non vengono<br />
quasi mai rimossi dagli edifici storici.<br />
In Internet la casistica dei writer etici<br />
è molto ampia.<br />
www.heavypetal.ca<br />
SCHIFANO<br />
ARTISTA<br />
AMATO<br />
E RICORDATO<br />
A dieci anni dalla scomparsa,<br />
viene pubblicato “Mario<br />
Schifano tutto” (16,90 euro),<br />
<strong>il</strong> primo e unico f<strong>il</strong>m completo<br />
su uno degli artisti italiani più<br />
amati, conosciuti e falsificati<br />
del ventesimo secolo.<br />
Il fim è stato fatto e voluto<br />
dalle persone, donne<br />
e uomini, che con lui hanno<br />
vissuto e lavorato, da chi lo<br />
ha amato, seguito e sopportato.<br />
Costruito con materiali inediti<br />
provenienti dal suo archivio<br />
privato, tra cui spezzoni<br />
di interviste e videoclip.<br />
Insomma, un tentativo<br />
di cogliere, per la prima volta,<br />
<strong>il</strong> Iato intimo di un artista<br />
“irregolare” in un viaggio<br />
nel tempo con i pittori<br />
della scuola di piazza<br />
del Popolo. Quelli di Schifano<br />
furono anni irripetib<strong>il</strong>i di eccessi<br />
e creazione, trascinati<br />
dal vortice intelligente<br />
e per nulla pacificante<br />
della sua energia che ci lascia,<br />
alla fine, storditi e arricchiti.<br />
Ci resta la consapevolezza<br />
che Schifano è un artista<br />
che ancora bisogna<br />
conoscere a fondo.<br />
LUCA RONCHI<br />
MARIO SCHIFANO TUTTO<br />
Feltrinelli, 2008<br />
MISTER<br />
TAMBURINE<br />
O BOB DYLAN<br />
NON È QUI<br />
Bob Dylan è considerato<br />
un profeta, un cantastorie,<br />
un contestatore,<br />
un anticonformista. Un genio<br />
assoluto del Novecento.<br />
“Io non sono qui” (16,90 euro)<br />
è un viaggio nel tempo<br />
di questo artista, attraverso<br />
<strong>il</strong> ritratto di sei personaggi<br />
– colti ognuno in un aspetto<br />
diverso della vita artistica<br />
e privata del cantautore<br />
americano – che intrecciano<br />
le loro storie di protesta,<br />
disagio, erranza e solitudine,<br />
in una performance evocativa<br />
diretta da Todd Haynes. Anche<br />
stavolta, in un’ambientazione<br />
che riecheggia gli anni<br />
Sessanta, <strong>il</strong> regista americano<br />
sperimenta una narrazione<br />
frammentata e psichedelica,<br />
ut<strong>il</strong>izzando sei diversi st<strong>il</strong>i<br />
di regia all’interno di ogni<br />
microcosmo narrativo.<br />
Più di un finto documentario<br />
o di un omaggio a Dylan,<br />
una miscela perfetta<br />
di musica, arte visiva, cinema.<br />
Con <strong>il</strong> libro “D’amore<br />
e misantropia”, antologia<br />
di Alessandro Carrera<br />
con molti contributi inediti<br />
e una discografia aggiornata.<br />
TODD HAYNES<br />
IO NONO SONO QUI<br />
Feltrinelli, 2008<br />
| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 73 |
| st<strong>il</strong>idivita |<br />
LUCE<br />
E ACQUA<br />
CALDA<br />
FAI DA TE<br />
Produrre luce e calore<br />
con <strong>il</strong> letame dei bovini,<br />
essere autosufficienti<br />
per quanto riguarda l’energia<br />
elettrica, abbattere inquinamento<br />
e costi, guadagnare<br />
con la produzione eccedente<br />
<strong>il</strong> fabbisogno personale<br />
e aziendale. Tutto questo<br />
è possib<strong>il</strong>e con un centinaio<br />
di mucche e un impianto<br />
di cogenerazione, ossia<br />
la produzione congiunta<br />
di elettricità e calore mediante<br />
un unico sistema a cascata,<br />
con rendimenti globali<br />
anche superiori al 90%.<br />
Si possono produrre fino<br />
a 20 kw di energia elettrica,<br />
quanto basta per mandare<br />
avanti l’azienda e cederne<br />
una parte alla rete nazionale.<br />
Il costo è di circa 30 m<strong>il</strong>a<br />
euro. «Un quarto di quello<br />
che costerebbe in Austria.<br />
In questo momento ci sono<br />
in funzione circa 50 macchine<br />
di questo tipo, di cui una<br />
in Slovenia, installata da noi<br />
due anni fa» spiega Gianni<br />
P<strong>il</strong>ati, esperto di cogenerazione.<br />
L’impianto usa un motore<br />
Fire 1200, quello compatto,<br />
progettato dalla Fiat.<br />
«È un motore resistente<br />
e di fac<strong>il</strong>e manutenzione.<br />
In caso di guasto si può<br />
chiamare anche<br />
<strong>il</strong> meccanico del paese».<br />
www.energianova.it<br />
CERA D’API, ACQUA<br />
E OLI ESSENZIALI<br />
PER FAR BRILLARE<br />
LEGNO E COTTO<br />
L’idea che ha avuto Lucio Righetto è semplice<br />
e parte da due domande: come facevano<br />
gli antichi a conservare intonaci, affreschi<br />
e stucchi senza l’aiuto della chimica?<br />
Come risalire alle formule antiche per la cura<br />
del legno, del cotto e dei materiali naturali?<br />
Righetto, fino a quel momento, conosceva<br />
benissimo <strong>il</strong> settore del legno perché ci aveva<br />
lavorato per molti anni, una vita caratterizzata<br />
da una spiccata sensib<strong>il</strong>ità ambientale.<br />
«Gli esempi li abbiamo sotto gli occhi: Pompei,<br />
Nola, Ercolano. Gli antichi ci hanno fatto<br />
arrivare intatti fino ad oggi i loro dipinti.<br />
Occorreva solo ricostituire quelle formule<br />
e applicarle ai giorni nostri».<br />
Da dieci anni Righetto produce a Treviso<br />
vernici e fondi naturali per legno e cotto<br />
a base di cera d’api naturale, acqua e oli<br />
essenziali. Prodotti senza gas volat<strong>il</strong>i, d<strong>il</strong>uenti<br />
e solventi, ut<strong>il</strong>izzati per pavimenti, infissi<br />
interni ed esterni. Naturali al cento per cento,<br />
traspiranti e inodori. Vende i suoi prodotti<br />
direttamente a industrie e artigiani.<br />
«Non causano odori cattivi, né r<strong>il</strong>asciano<br />
sostanze nocive. E, soprattutto, hanno<br />
una tenuta notevole, considerando che i tetti<br />
in legno trattati dieci anni fa non hanno<br />
ancora avuto problemi ».<br />
Informazioni: righettolucio@libero.it<br />
NASCE<br />
LA RETE DEI<br />
RISTORANTI<br />
SOLIDALI<br />
In Italia alcuni ristoratori<br />
hanno deciso di incontrarsi<br />
per formare una rete<br />
di ristorazione solidale.<br />
Per <strong>il</strong> momento ne fanno parte<br />
quindici realtà, operanti<br />
in tutta Italia. Le principali<br />
sono a Roma, Rimini, M<strong>il</strong>ano,<br />
Torino, Modena, Bologna,<br />
Pistoia, Lucca e Firenze.<br />
I partecipanti alla rete hanno<br />
firmato una carta d’intenti:<br />
«È un approccio alternativo<br />
al commercio convenzionale;<br />
promuove giustizia sociale<br />
ed economica, sv<strong>il</strong>uppo<br />
sostenib<strong>il</strong>e, rispetto per<br />
le persone e per l’ambiente,<br />
attraverso <strong>il</strong> commercio,<br />
la crescita della consapevolezza<br />
dei consumatori, l’educazione,<br />
l’informazione e l’azione<br />
politica» spiega Marcello<br />
Ceccarelli, responsab<strong>il</strong>e<br />
del ristorante Harissa di Rimini.<br />
La prima iniziativa ufficiale<br />
è prevista per <strong>il</strong> 15 febbraio<br />
in occasione della campagna<br />
“M’<strong>il</strong>lumino di meno”,<br />
promossa dalla trasmissione<br />
radiofonica Caterp<strong>il</strong>lar.<br />
«Faremo un’uscita comune,<br />
ciascuno nella propria città -<br />
conclude Ceccarelli -.<br />
Si cenerà risparmiando<br />
energia, con candele<br />
e musica acustica».<br />
www.risol.it<br />
CON IL BUON<br />
SOLLAZZO<br />
IL GIOCO È<br />
SOSTENIBILE<br />
“L’ingegneria del buon sollazzo”<br />
è un’associazione culturale che<br />
promuove <strong>il</strong> gioco. «La nostra<br />
organizzazione – spiega<br />
<strong>il</strong> presidente Piero Santoni –<br />
nasce dall’esigenza di sv<strong>il</strong>uppare<br />
relazioni positive tra le persone<br />
di tutte le età e di rivalutare<br />
<strong>il</strong> ruolo del gioco,<br />
promuovendone tipologie<br />
nuove e di qualità per dare<br />
gratificazione alle persone<br />
con i più bassi costi ed<br />
<strong>il</strong> minimo impatto ambientale».<br />
Quella di Santoni si può<br />
considerare come una via<br />
ludica ad un futuro sostenib<strong>il</strong>e.<br />
«Il gioco – continua Santoni –<br />
al pari del ballo, della musica,<br />
dello sport e del teatro,<br />
è un fattore di relazioni umane<br />
e di crescita. Oggi si gioca<br />
da soli col computer, al lotto<br />
e alla tombola, si guarda<br />
giocare alla Tv, non si gioca<br />
coi figli, non si gioca più<br />
nello sport».<br />
L’associazione tramite<br />
un ludobus porta nelle piazze<br />
e nei circoli la sua collezione<br />
di giochi artigianali in legno,<br />
inventati ed autocostruiti,<br />
e le sue animazioni. In questo<br />
modo crea degli autentici<br />
parchi-gioco dove i genitori<br />
con i figli e i giovani<br />
con gli anziani riscoprono<br />
<strong>il</strong> piacere di giocare.<br />
www.ingegneriadelsollazzo.it<br />
TUVALU IN<br />
RETE CONTRO<br />
LA GRANDE<br />
ONDA<br />
Tuvalu è un piccolo Stato<br />
dell’Oceania che sta<br />
sperimentando gli effetti<br />
del riscaldamento globale.<br />
L’innalzamento delle acque<br />
ha portato a uno stravolgimento<br />
della viab<strong>il</strong>ità, con strade<br />
allagate dove si sono<br />
rapidamente insediate nuove<br />
specie vegetali e animali.<br />
A Tuvalu si pensa a come reagire<br />
all’accaduto e una delle prime<br />
proposte degli abitanti è stata<br />
quella di citare in giudizio<br />
gli Stati le cui politiche<br />
ambientali avrebbero determinato<br />
un effetto negativo sul progressivo<br />
scioglimento dei ghiacciai,<br />
causa prima dell’innalzamento<br />
delle acque. La strada legale,<br />
complessa e dall’esito<br />
palesemente incerto, non<br />
si è r<strong>il</strong>evata percorrib<strong>il</strong>e e così<br />
Tuvalu ha eletto la Rete<br />
e la comunicazione con nuovi<br />
media come strumento per far<br />
conoscere al mondo la sua<br />
paradossale condizione di Stato<br />
in progressiva erosione<br />
dei confini naturali.Accantonata<br />
per <strong>il</strong> momento la disputa<br />
con Usa e Australia, autori<br />
delle maggiori emissioni di gas<br />
serra, <strong>il</strong> piccolo Stato si è rivolto<br />
alla Bbc che ha documentato<br />
quanto accade. Sono seguiti<br />
a questa denuncia numerosi<br />
reportages fotografici presenti<br />
ora su Flickr e su altri siti web<br />
a supporto di campagne<br />
internazionali.<br />
NET TV, IL FUTURO DELLA<br />
TELEVISIONE PASSA DAL<br />
WEB E DAI “GENERATORI<br />
DI CONTENUTI”<br />
L’esplosione del fenomeno “You Tube” è stato<br />
<strong>il</strong> segnale più evidente anche per i non addetti<br />
ai lavori. La diffusione dei video attraverso<br />
la Rete è ormai realtà, l’era delle Web Tv è già<br />
iniziata. Un’indagine, condotta in Ingh<strong>il</strong>terra<br />
da Ofcom, ha mostrato come sopratutto<br />
la fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni<br />
si stia rapidamente spostando dalla fruizione<br />
di contenuti attraverso la televisione<br />
a quella attraverso la Rete. Secondo i dati,<br />
questa fascia di utenti, assiste già a sette ore<br />
di televisione alla settimana in meno a favore<br />
di un analogo tempo speso verso contenuti<br />
video via internet. A contribuire a questo<br />
fenomeno sono stati molteplici fattori, tra cui<br />
la diffusione della banda larga, la presenza<br />
di webcam nei computer di recente costruzione,<br />
la diffusione di device digitali (telecamere<br />
e videofonini) oltre che di semplici software<br />
di montaggio forniti di default negli apparecchi.<br />
L’utente, in logica Web 2.0, è anche <strong>il</strong> creatore<br />
dei contenuti e ragiona in una dinamica non<br />
di fruizione ma di scambio. Le problematiche<br />
connesse sono molteplici, dalla protezione<br />
dei diritti commerciali del materiale prodotto<br />
al digital divide. Secondo Tommaso Tessarolo,<br />
autore di NetTv (Apogeo), una linea spartiacque<br />
sarà data presto dai contenuti proposti, perchè<br />
«<strong>il</strong> contenuto è <strong>il</strong> vero asset della rivoluzione<br />
NetTv. Crollate le barriere per la produzione<br />
e la distribuzione, solo chi avrà dei contenuti<br />
validi con <strong>il</strong> pieno possesso dei diritti<br />
di sfruttamento potrà dire la sua nel prossimo<br />
futuro». La sfida è quindi aperta e non<br />
necessariamente ai big industriali del settore.<br />
ECOMOBILITÀ<br />
E VERDE<br />
PER FUTURI<br />
SOSTENIBILI<br />
Segnalato in Rete<br />
da ebikeblog e intravisto<br />
dal blogger in Cina, è in arrivo<br />
lo scooter a pannelli solari.<br />
Pochissime le informazioni<br />
disponib<strong>il</strong>i da cui tuttavia<br />
si percepisce un notevole passo<br />
avanti, st<strong>il</strong>istico e funzionale,<br />
rispetto ai velocipedi<br />
alimentati a batterie la cui<br />
diffusione è stata limitata<br />
dai costi d’acquisto<br />
e dalla difficoltà di attrezzare<br />
le città con le colonnine<br />
di rifornimento energetico.<br />
L’esperienza delle città in cui<br />
sono stati attivati meccanismi<br />
di controllo degli accessi,<br />
ultima quella dell’Ecopass<br />
a M<strong>il</strong>ano, dimostra che<br />
corrette politiche di gestione<br />
del flusso di traffico portano<br />
a un beneficio sulla qualità<br />
della vita percepita. A Shangai<br />
la sperimentazione guarda<br />
ulteriormente verso <strong>il</strong> futuro.<br />
Il Shangai Urban Underground<br />
Space Development Institute<br />
ha promosso un progetto<br />
per lo sv<strong>il</strong>uppo di una foresta<br />
urbana nella linea<br />
metropolitana, un parco<br />
sotterraneo che offrirà<br />
ai viaggiatori in transito<br />
sulle linee cittadine i benefici<br />
di cascate di acqua, prati<br />
verde, aree forestate.<br />
L’inaugurazione è prevista<br />
in tempi rapidissimi, nel 2010,<br />
e l’estensione stimata è di oltre<br />
dieci m<strong>il</strong>ioni di metri quadri.<br />
| future |<br />
MAPPE<br />
EMOTIVE<br />
PER NUOVI<br />
VIAGGIATORI<br />
Le guide per viaggiatori<br />
con zaino in spalle, nell’era<br />
dei voli low cost, lasciano<br />
spazio a progetti Web 2.0.<br />
Guide emozionali che vogliono<br />
portare <strong>il</strong> viaggiatori<br />
a esplorare i lati meno<br />
fac<strong>il</strong>mente conoscib<strong>il</strong>i di una<br />
città. Che si tratti di un “freitag<br />
cafe” <strong>il</strong>legale o di un ristorante<br />
dentro un appartamento<br />
a Berlino o di una galleria<br />
non ufficiale a Zurigo,<br />
di un giardino sui tetti<br />
a Manhattan o di un hammam<br />
semiclandestino a Parigi<br />
ciò che conta è vivere<br />
in un breve viaggio la sensazione<br />
di esclusività e profondità<br />
che si avverte solo risiedendo<br />
a lungo in una città e coltivando<br />
l’arte del “flaneur”, colui<br />
che smarrisce temporaneamente<br />
<strong>il</strong> cammino trovando nuovi<br />
e imprevisti stimoli. Noovee.com<br />
è un sito, attento al<br />
“trendsetting” che offre guide<br />
turistiche online attraverso<br />
una rete di corrispondenti<br />
che ricercano novità, annunci<br />
e offrono così uno sguardo live<br />
immerso nella vita delle città.<br />
Sul sito sono ad oggi presenti<br />
video e indicazioni relative<br />
a Amsterdam, Barcellona,<br />
Berlino, Chicago e New York<br />
ma <strong>il</strong> network è in espansione<br />
e lo spazio è aperto a nuovi<br />
collaboratori per un progetto<br />
nato a Berlino ma<br />
con vocazione internazionale.<br />
| 74 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | | ANNO 8 N.56 | DICEMBRE 2008 | valori | 75 |
| indiceetico |<br />
VALORI NEW ENERGY INDEX<br />
NOME TITOLO ATTIVITÀ BORSA CORSO DELL’AZIONE RENDIMENTO<br />
31.12.2007 DAL 30.09.06 AL 31.12.2007<br />
Abengoa Biocarburanti/solare Siviglia, Spagna<br />
Ballard Power Tecnologie dell’idrogeno Vancouver, Canada<br />
First Solar Pannelli solari Phoenix, USA<br />
Canadian Hydro Energia idroelettrica/eolica Calgary, Canada<br />
Conergy Pannelli solari Amburgo, Germania<br />
Solar M<strong>il</strong>lennium Pannelli solari Erlangen, Germania<br />
Fuel Cell Energy Tecnologie dell’idrogeno Danbury, CT-USA<br />
Gamesa Pale eoliche Madrid, Spagna<br />
Novozymes Enzimi/biocarburanti Bagsværd, Danimarca<br />
Ocean Power Tech Energia del moto ondoso Warwick, Gran Bretagna<br />
Biogas Nord Biogas Bielefeld, Germania<br />
Phoenix Solar Pannelli solari Sulzemoos, Germania<br />
Q-Cells Pannelli solari Thalheim, Germania<br />
RePower Pale eoliche Amburgo, Germania<br />
Solarworld Pannelli solari Bonn, Germania<br />
Solon Pannelli solari Berlino, Germania<br />
Schmack Biogas Biogas Schwandorf, Germania<br />
Sunways Pannelli solari Konstanz, Germania<br />
Suntech Power Pannelli solari Wuxi, Cina<br />
Vestas Wind Systems Pale eoliche Randers, Danimarca<br />
Fuori l’etanolo<br />
Entra <strong>il</strong> biogas<br />
AL BIOETANOLO PREFERIAMO IL BIOGAS. Non vogliamo rischiare di sostenere<br />
imprese che producono biocarburanti ut<strong>il</strong>izzando le palme da olio coltivate<br />
in Indonesia o in Malesia, dopo aver raso al suolo la foresta pluviale.<br />
O la canna da zucchero che in Bras<strong>il</strong>e minaccia la frontiera amazzonica. Né vogliamo<br />
contribuire alla speculazione sui prezzi del mais, che ha scatenato una guerra<br />
tra le esigenze energetiche dei Paesi ricchi e i bisogni<br />
alimentari dei Paesi poveri. Prima della<br />
fine dell’anno abbiamo fatto uscire dal nostro<br />
Indice verde le azioni di Biopetrol, Eop Biodiesel,<br />
Suedzucker e Pacific Ethanol. Al loro posto<br />
sono entrati due produttori di pannelli solari<br />
(First Solar e Solar M<strong>il</strong>lennium) e due imprese<br />
che costruiscono impianti per la generazione<br />
di biogas. Si chiamano Biogas Nord e Schmack<br />
Biogas, sono entrambe tedesche e puntano sulla<br />
produzione di gas da scarti organici agricoli<br />
e industriali. Il gas può essere poi trasformato<br />
in elettricità, calore o carburante. I rifiuti producono<br />
energia. Nei prossimi mesi vedremo se<br />
saranno in grado di produrre anche buoni rendimenti<br />
per l’indice verde di <strong>Valori</strong>. .<br />
| 76 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
UN’IMPRESA AL MESE<br />
24,18 €<br />
5,22 CAD<br />
188,80 €<br />
6,40 CAD<br />
25,00 €<br />
34,40 €<br />
9,92 $<br />
31,98 €<br />
582,00 DKK<br />
11,67 $<br />
18,10 €<br />
41,00 €<br />
97,60 €<br />
125,00 €<br />
41,75 €<br />
72,00 €<br />
28,96 €<br />
7,74 €<br />
82,32 $<br />
552,00 DKK<br />
6,57%<br />
-20,19%<br />
5,30%<br />
17,27%<br />
-34,37%<br />
-65,97%<br />
12,17%<br />
85,07%<br />
29,74%<br />
-30,75%<br />
-60,35%<br />
178,91%<br />
202,17%<br />
124,82%<br />
-3,65%<br />
143,49%<br />
-17,52%<br />
2,93%<br />
116,49%<br />
251,63%<br />
+60,05%<br />
€ = euro, $ = dollari USA, £= sterline inglesi, CAN $ = dollari canadesi, DKK = corone danesi<br />
I titoli di First Solar, Solar M<strong>il</strong>lennium, Biogas Nord e Schmack Biogas sono entrati nell’Indice <strong>il</strong> 31.10.2007. Il loro rendimento risente dei rendimenti negativi dei titoli che hanno sostituito (Biopetrol, EOP Biodiesel, Pacific Ethanol, Suedzucker).<br />
di Mauro Meggiolaro<br />
0,5<br />
0,234<br />
23,82%<br />
Amex O<strong>il</strong> Index [in Euro]<br />
<strong>Valori</strong> New Energy Index [in Euro]<br />
Rendimenti dal 30.09.2006 al 31.12.2007<br />
50<br />
60,05%<br />
Biogas Nord www.biogas-nord.de<br />
Sede Bielefeld (Germania)<br />
Borsa FSE – Francoforte sul Meno<br />
Rendimento 29.09.06 – 31.12.07 n. d.<br />
Attività Biogas Nord è un’impresa specializzata nella costruzione e progettazione di<br />
impianti per <strong>il</strong> recupero del biogas generato dalla fermentazione di residui organici<br />
agricoli e industriali. Fondata nel 2000, è entrata in borsa nel dicembre del 2006.<br />
Biogas Nord ha installato oltre 150 impianti per un totale di 50 MW prodotti.<br />
Ricavi [M<strong>il</strong>ioni di €]<br />
Ut<strong>il</strong>e [M<strong>il</strong>ioni di €] Numero dipendenti 2005<br />
1,34<br />
0,800 105<br />
2006<br />
in collaborazione con www.eticasgr.it<br />
n.92 è in libreria<br />
In questo numero:<br />
La mondezza italiana<br />
Italia-Slovenia, frontiera abbattuta<br />
Scienza e religione<br />
Il nich<strong>il</strong>ismo dei giovani<br />
Omaggio a John Berger<br />
Bauman: un mondo che cambia<br />
Una lettera di Arthur Penn<br />
Baremboim, musica e politica<br />
Calvino e la scienza<br />
A scuola con gli stranieri<br />
Notizie da Scampia<br />
www.lostraniero.net<br />
Redazione: via degli Scialoia 3<br />
00196 Roma<br />
tel. 06/36002516<br />
fax 06/32828240<br />
lo.straniero@contrasto.it<br />
92<br />
2008<br />
ARTE CULTURA SCIENZA SOCIETÀ<br />
anno XII<br />
numero 92<br />
febbraio 2008<br />
€ 7,90<br />
RIVISTA MENSILE<br />
DIRETTA DA GOFFREDO FOFI<br />
Monnezza napoletana,<br />
monnezza italiana<br />
(Bettin, Braucci, Mossetti, Pascale)<br />
Scuola e immigrazione<br />
(Armellini, Carsetti)<br />
Zygmunt Bauman:<br />
Un mondo che cambia<br />
Scott Atran:<br />
I pregiudizi degli scienziati<br />
John Berger:<br />
Un mucchio di merda<br />
Abdellatif Kechiche:<br />
Seconda generazione<br />
Stefano Laffi:<br />
Chi è nich<strong>il</strong>ista?<br />
Vittorio Giacopini:<br />
I critici senza progetto<br />
Poesie di Michele Ranchetti<br />
S P E D . I N A B B . P O S T . D . L . 3 5 3 / 2 0 0 3 ( c o n v . i n L . 2 7 / 0 2 / 2 0 0 4 n ° 4 6 ) a r t . 1 , c o m m a 1 , D C B<br />
R O M A
Jan Tinbergen<br />
«L’<br />
di Francesca Paola Rampinelli<br />
| padridell’economia |<br />
Metodi per lo sv<strong>il</strong>uppo<br />
del mondo<br />
OBIETTIVO FONDAMENTALE DELLA COMUNITÀ MONDIALE potrebbe essere espresso come segue: porre le basi di una<br />
possib<strong>il</strong>ità di vita dignitosa e confortevole per tutti i cittadini del mondo». Questa affermazione, che oggi<br />
ci appare lapalissiana, fu in realtà assolutamente innovativa e pose le basi per quella che è l’attuale politica<br />
degli aiuti internazionali. Fu pubblicata nel 1977 nell’ambito del progetto RIO (Reshiping International<br />
Order), elaborato dal premio Nobel olandese Jan Tinbergen, per <strong>il</strong> Club di Roma, un gruppo di pensatori<br />
e scienziati fondato nel 1968 dal professore italiano Aurelio Peccei e dallo scienziato scozzese Alexander<br />
King. A Jan Tinbergen fu assegnato <strong>il</strong> primo premio Nobel per l’economia, nel 1969, insieme al norvegese<br />
Ragnar Frisch, “per aver sv<strong>il</strong>uppato ed applicato modelli dinamici nell’analisi dei processi economici<br />
(con riferimento alle specificazioni matematiche di Frisch e alle quantificazioni empiriche di Tinbergen)”.<br />
Tinbergen, nato all’Aia, <strong>il</strong> 12 apr<strong>il</strong>e 1903 e morto nella stessa città nel 1994, era <strong>il</strong> maggiore dei cinque figli<br />
di Dirk Cornelis Tinbergen e Jeannette van Eek. Jan studia matematica e fisica all’Università di Leida, e dopo<br />
<strong>il</strong> Ph.D., dal 1929 al 1945 lavora per l’istituto statistico olandese, oltre a ricoprire <strong>il</strong> ruolo di professore<br />
alla Erasmus-Universität Rotterdam, della quale fonda l’Istituto di Econometria. Nel 1945 dà vita all’Ufficio<br />
olandese per l’Analisi della Politica Economica che dirigerà per circa un decennio. Entra far parte della Reale<br />
Accademia olandese delle Arti e delle Scienze e dell’Accademia Internazionale delle Scienze e, nel 1960,<br />
viene nominato presidente del Comitato dell’ONU per la pianificazione e lo sv<strong>il</strong>uppo. La sua opera più<br />
importante è L’Econometria, nella quale si compie una<br />
br<strong>il</strong>lante sintesi della teoria keynesiana e dell’analisi<br />
quantitativa dei fatti economici creando nuove formule<br />
operative nel campo della politica economica. Seguono,<br />
tra gli altri, i testi “Sv<strong>il</strong>uppo e pianificazione” e “Politica<br />
economica: principi e disegni”, ma Tinbergen diventa<br />
famoso per la regola omonima. Il professore olandese,<br />
inoltre, sv<strong>il</strong>uppa <strong>il</strong> primo modello macroeconomico nazionale, che, costruito sulle caratteristiche dei Paesi<br />
Bassi, in seguito, dopo la Seconda guerra mondiale, sarà applicato agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna. Negli<br />
anni Sessanta Tinbergen sostiene che un Paese ben governato fa uso di tre istituzioni finanziarie chiave:<br />
una banca centrale che sorvegli che <strong>il</strong> denaro circolante abbia più valore possib<strong>il</strong>e; delle banche che, sulla<br />
base dei risparmi dei cittadini, aprano possib<strong>il</strong>ità di investimento alle imprese e un ministero delle Finanze<br />
che riscuota le tasse e spenda secondo i piani e le priorità accordate. Con <strong>il</strong> progetto RIO Tinbergen, spiega<br />
che, per ottenere una possib<strong>il</strong>ità di vita dignitosa e confortevole per tutti i cittadini del mondo, è necessario<br />
«<strong>il</strong> conseguimento e perseguimento costante dei valori di: equità, libertà, democrazia e partecipazione,<br />
solidarietà, rispetto e sv<strong>il</strong>uppo delle differenze culturali, difesa dell’ambiente» e che le nuove strategie<br />
di sv<strong>il</strong>uppo debbono essere caratterizzate da cinque componenti fondamentali: <strong>il</strong> soddisfacimento<br />
dei bisogni, l’eliminazione della povertà, l’autonomia e la partecipazione nello sv<strong>il</strong>uppo, l’esercizio<br />
del pubblico potere e un ecosv<strong>il</strong>uppo equ<strong>il</strong>ibrato. Il premio Nobel olandese è tra i primi a prendere coscienza<br />
del problema ambientale in tutta la sua drammaticità, quando nel 1972 scrive che «<strong>il</strong> futuro di tutti i Paesi<br />
è diventato meno sicuro da quando una serie di ricerche hanno messo in luce la possib<strong>il</strong>ità di un rapido<br />
deterioramento dell’ambiente e di un esaurimento altrettanto rapido delle riserve naturali». .<br />
Il professore olandese, primo Nobel<br />
per l’economia nel 1969, per aver<br />
“studiato ed applicato modelli<br />
dinamici nell'analisi dei processi<br />
economici” fu tra gli ispiratori della<br />
politica degli aiuti internazionali<br />
| 78 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />
8 numero 56.<br />
Febbraio 2008.<br />
€ 3,50<br />
valoriAnno<br />
MAYA GODED / MAGNUM PHOTOS<br />
Mens<strong>il</strong>e di economia sociale, finanza etica e sostenib<strong>il</strong>ità<br />
Fotoreportage > Erbe medicinali<br />
Dossier > La prima mappa di indicatori alternativi per le buone economie<br />
<strong>Aboliamo</strong> <strong>il</strong> P<strong>il</strong><br />
Internazionale > Africa: i diamanti continuano a mietere vittime<br />
Finanza > I clamorosi, e discutib<strong>il</strong>i, successi degli antivivisezionisti<br />
Economia solidale > I numeri esplosivi dell’energia fotovoltaica<br />
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P.<br />
<strong>il</strong> mens<strong>il</strong>e di economia sociale, finanza etica e sostenib<strong>il</strong>ità<br />
valori: informàti e consapevoli<br />
solo se ti abboni, nelle librerie Feltrinelli o nelle sedi di Banca Etica<br />
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