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Aboliamo il Pil - Valori

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MAYA GODED / MAGNUM PHOTOS<br />

8 numero 56.<br />

Febbraio 2008.<br />

€ 3,50<br />

aloriAnno<br />

Mens<strong>il</strong>e di economia sociale, finanza etica e sostenib<strong>il</strong>ità<br />

Fotoreportage > Erbe medicinali<br />

Dossier > La prima mappa di indicatori alternativi per le buone economie<br />

<strong>Aboliamo</strong> <strong>il</strong> P<strong>il</strong><br />

Internazionale > Africa: i diamanti continuano a mietere vittime<br />

Finanza > I clamorosi, e discutib<strong>il</strong>i, successi degli antivivisezionisti<br />

Economia solidale > I numeri esplosivi dell’energia fotovoltaica<br />

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P.


ETICA SGR<br />

| editoriale |<br />

Oltre <strong>il</strong> P<strong>il</strong><br />

le buone economie<br />

di Andrea Di Stefano<br />

MENTRE LA BUFERA IMPERVERSA SUI MERCATI FINANZIARI e da più parti si alzano le proteste<br />

contro “i fondamentalisti del mercato” (da George Soros ad Angela Merkel), centinaia<br />

di m<strong>il</strong>ioni di persone vivono seguendo parametri nuovi, coniugando la sostenib<strong>il</strong>ità<br />

in forme differenti e nuove. Sono i protagonisti s<strong>il</strong>enziosi della buona economia,<br />

quella che, per parafrasare uno slogan di Carlin Petrini, punta ad essere pulita e giusta.<br />

Gli esperti dell’economia da almeno tre lustri evocano la necessità di cambiare<br />

parametri, di ut<strong>il</strong>izzare indicatori diversi da quello che dal Dopoguerra è diventato<br />

una specie di “dolmen” adorato da politici, banchieri e, purtroppo, anche sindacalisti:<br />

<strong>il</strong> P<strong>il</strong> inteso come unico strumento per misurare lo stato di salute di un territorio<br />

e delle persone che lo abitano. <strong>Valori</strong> da tempo pensava di elaborare una mappa<br />

delle alternative credib<strong>il</strong>i, realistiche, scientificamente documentate, degli strumenti<br />

economici per sostituire <strong>il</strong> prodotto interno lordo, l’arida (e a volte stupida) somma<br />

algebrica dei beni e servizi finali prodotti da un Paese che, come ha evidenziato<br />

recentemente <strong>il</strong> presidente dell’Istat, Luigi Biggeri, anche dall’emergenza rifiuti<br />

in Campania (nella rubrica Macroscopio le nostre proposte) potrebbe trarre effetti positivi<br />

sul P<strong>il</strong> perché la movimentazione dei rifiuti solidi urbani fa “muovere” l’economia.<br />

Abbiamo constatato che <strong>il</strong> dibattito scientifico è molto più profondo di quello<br />

che si possa credere, ben oltre <strong>il</strong> famoso “manifesto” di Bob Kennedy, che rappresenta<br />

comunque <strong>il</strong> principale punto di riferimento per chi voglia pensare a un mondo<br />

che non valorizzi la “produzione di napalm, miss<strong>il</strong>i e testate nucleari”.<br />

Viene da pensare che <strong>il</strong> P<strong>il</strong>, come la finanza creativa, siano ormai la fonte<br />

del problema, la cartina di tornasole delle scelte drammaticamente sbagliate, che ispirano<br />

un’economia dissipativa e predatrice, che trova la sua massima espressione nella crisi<br />

finanziaria scatenata dai mutui subprime. Una delle prime cose da fare è quindi abolire<br />

<strong>il</strong> P<strong>il</strong> come criterio per stab<strong>il</strong>ire lo stato di salute di un Paese, di un territorio, delle persone<br />

che lo abitano. Sostituire un indice con un altro, però, non è che solo un passo<br />

sulla strada della chiarezza. Poi occorrono decisioni e scelte concrete che permettano<br />

di far crescere le tante buone economie che in questi anni hanno proliferato in tutto<br />

<strong>il</strong> Mondo, anche in quello che noi non amiamo chiamare Terzo (o Quarto). Ne abbiamo<br />

selezionate cinquanta in questo numero: le loro caratteristiche dimostrano che sono<br />

sostenib<strong>il</strong>i economicamente, che possono essere molto efficienti e nello stesso tempo<br />

dare un contribuito reale ai sistemi dove operano. L’auspicio è che proprio queste<br />

esperienze concrete permettano di ripensare al modello economico, non più basato<br />

solo sul valore della produzione ma piuttosto sulla sostenib<strong>il</strong>ità sociale e ambientale. .<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 3 |


ECOR<br />

valori<br />

febbraio 2008<br />

mens<strong>il</strong>e<br />

www.valori.it<br />

anno 8 numero 56<br />

Registro Stampa del Tribunale di M<strong>il</strong>ano<br />

n. 304 del 15.04.2005<br />

editore<br />

Società Cooperativa Editoriale Etica<br />

Via Copernico, 1 - 20125 M<strong>il</strong>ano<br />

promossa da Banca Etica<br />

soci<br />

Fondazione Culturale Responsab<strong>il</strong>ità Etica,<br />

Arci, TransFair Italia, Mag 2, Editrice Monti,<br />

Fiba Cisl Nazionale, Cooperativa Sermis, Ecor,<br />

Cnca, Fiba Cisl Brianza, Agemi, Publistampa,<br />

Federazione Trentina delle Cooperative,<br />

Rodrigo Vergara, Circom soc. coop., Donato Dall’Ava<br />

consiglio di amministrazione<br />

Ugo Biggeri, Stefano Biondi, Pino Di Francesco<br />

Fabio S<strong>il</strong>va (presidente@valori.it), Sergio Slavazza<br />

direzione generale<br />

Giancarlo Roncaglioni (roncaglioni@valori.it)<br />

collegio dei sindaci<br />

Giuseppe Chiacchio (presidente),<br />

Dan<strong>il</strong>o Guberti, Mario Caizzone<br />

direttore editoriale<br />

Ugo Biggeri (biggeri.fondazione@bancaetica.org)<br />

direttore responsab<strong>il</strong>e<br />

Andrea Di Stefano (distefano@valori.it)<br />

redazione (redazione@valori.it)<br />

Via Copernico, 1 - 20125 M<strong>il</strong>ano<br />

Paola Baiocchi, Andrea Barolini, Ilaria Bartolozzi,<br />

Francesco Carcano, Matteo Cavallito,<br />

Paola Fiorio, Emanuele Isonio, Michele Mancino,<br />

Mauro Meggiolaro, Andrea Montella, Jason Nardi,<br />

Irene Panozzo, Francesca Paola Rampinelli,<br />

Elisabetta Tramonto<br />

progetto grafico e impaginazione<br />

Francesco Camagna (francesco@camagna.it)<br />

Simona Corvaia (simona.corvaia@fastwebnet.it)<br />

Vincenzo Progida (impaginazione)<br />

fotografie<br />

Stuart Franklin, Maya Goded, Alec Soth<br />

(Magnum Photos)<br />

stampa<br />

Publistampa Arti grafiche<br />

Via Dolomiti 12, Pergine Valsugana (Trento)<br />

abbonamento annuale ˜ 10 numeri<br />

Euro 30,00 ˜ scuole, enti non profit, privati<br />

Euro 40,00 ˜ enti pubblici, aziende<br />

Euro 60,00 ˜ sostenitore<br />

abbonamento biennale ˜ 20 numeri<br />

Euro 55,00 ˜ scuole, enti non profit, privati<br />

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come abbonarsi<br />

I bollettino postale<br />

c/c n° 28027324<br />

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I bonifico bancario<br />

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Iban: IT29Z 05018 01600 000000108836<br />

della Banca Popolare Etica<br />

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È consentita la riproduzione totale o parziale<br />

dei soli articoli purché venga citata la fonte.<br />

Per le fotografie di cui, nonostante le ricerche<br />

eseguite, non è stato possib<strong>il</strong>e rintracciare<br />

gli aventi diritto, l’Editore si dichiara pienamente<br />

disponib<strong>il</strong>e ad adempiere ai propri doveri.<br />

Carta ecologica Sappi Presto da gr. 90 e Sappi Magno<br />

da gr. 150, sbiancata senza uso di cloro o biossido<br />

di cloro, ottenuta da cellulosa proveniente<br />

da foreste ambientalmente certificate.<br />

MAYA GODED / MAGNUM PHOTOS<br />

| sommario |<br />

Nel centro sperimentale Takiwasi di Tarapoto,<br />

sulle Ande peruviane, si cura la dipendenza<br />

da droghe con trattamenti a base di erbe<br />

medicinali, pratiche mediche ereditate<br />

dai guaritori indigeni e psicoterapia.<br />

Perù, 2002<br />

bandabassotti 7<br />

fotoreportage. Erbe medicinali 8<br />

dossier. Addio P<strong>il</strong> 16<br />

L’Ue: <strong>il</strong> P<strong>il</strong> non sa più dirci se siamo felici 18<br />

Gli indici alternativi al P<strong>il</strong> 20<br />

I p<strong>il</strong>astri della felicità: natura e capitale umano 22<br />

Il mappamondo delle buone economie 24<br />

lavanderia 28<br />

finanzaetica 30<br />

La Borsa di New York bloccata dagli animalisti 32<br />

In Italia più risultati con l’attività di lobbying 35<br />

Fermiamo <strong>il</strong> luddismo animalista, è l’ora delle alternative concrete 36<br />

Social Lending: la nuova frontiera della finanza etica? 38<br />

bruttiecattivi 42<br />

economiasolidale 44<br />

Energia solare business low cost 46<br />

Nuovo presidente per Ctm: «Scelte diffic<strong>il</strong>i, ma necessarie» 49<br />

Primi passi di Banca Prossima, da Ctm in poi... 51<br />

Goel: aiutateci a far vincere la Calabria della legalità 52<br />

macroscopio 55<br />

internazionale 56<br />

Sierra Leone: l’eterna maledizione dei diamanti 58<br />

Carati per bazooka, pistole, fuc<strong>il</strong>i e munizioni 60<br />

Da Freetown a Beirut, le pietre preziose “terrorizzano” ancora 62<br />

Dal Canada un’alternativa “etica” 63<br />

utopieconcrete 66<br />

gens 68<br />

altrevoci 70<br />

indiceetico 76<br />

padridell’economia 78<br />

LETTERE E CONTRIBUTI<br />

RELAZIONI ISTITUZIONALI<br />

E AMMINISTRAZIONE<br />

Società Cooperativa Editoriale Etica<br />

Via Copernico 1, 20125 M<strong>il</strong>ano<br />

tel. 02.67199099<br />

fax 02.67491691<br />

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ABBONAMENTI, SVILUPPO<br />

E COMUNICAZIONE<br />

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orario Lun-Ven dalle 9.30 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 18.00


CISL<br />

Caso Italease<br />

La proliferazione<br />

dei furbetti<br />

di Andrea Di Stefano<br />

| bandabassotti |<br />

DI MASSIMO FAENZA, EX AMMINISTRATORE DELEGATO DI BANCA ITALEASE, segna una svolta nelle vicende<br />

dei furbetti, immob<strong>il</strong>iaristi e non. In carcere con Faenza sono finiti Roberto Fabbri (ex vicedirettore<br />

L’ARRESTO<br />

generale), Massimo Sarandrea (ex responsab<strong>il</strong>e dell’ufficio Financial Banking) e i due supermediatori<br />

Claudio Calza e Luca De F<strong>il</strong>ippo, pedine importanti nel sistema di potere con r<strong>il</strong>evanti ramificazioni<br />

politiche. Le ipotesi di reato sono pesanti: associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione<br />

indebita, riciclaggio e, solo per Faenza, ostacolo all’attività di vig<strong>il</strong>anza e aggiottaggio. Secondo<br />

gli inquirenti si mettevano in tasca soldi sottraendoli anche alla stessa Banca Italease: solo l’ultimo<br />

episodio di un incredib<strong>il</strong>e vicenda contraddistinta dalla stipula di contratti derivati non autorizzati<br />

da Banca d’Italia e da finanziamenti concessi senza rispetto delle regole.<br />

Le indagini della Procura di M<strong>il</strong>ano, iniziate dopo l’arresto di Dan<strong>il</strong>o Coppola, hanno evidenziato<br />

che nella banca dell’era Faenza c’era una sorta di struttura parallela. Un’organizzazione, composta<br />

dai cinque arrestati con la collaborazione forse di altri soggetti, che aveva un obiettivo ben preciso:<br />

l’arricchimento personale. «L’organizzazione guadagnava <strong>il</strong>lecitamente da ogni operazione commerciale<br />

della banca», scrivono i Pm nella richiesta di arresto: dall’iper-attività sul leasing a quella sui derivati.<br />

Ma <strong>il</strong> ruolo chiave nella presunta appropriazione indebita l’hanno avuto due mediatori molto particolari:<br />

Calza e De F<strong>il</strong>ippo. I guadagni arrivavano da più fronti.<br />

Innanzitutto quando Italease, attraverso i suoi mediatori,<br />

trovava un cliente con cui stipulare un leasing. «Sui principali<br />

contratti di leasing – scrivono infatti i Pm – l’organizzazione<br />

imponeva al cliente una sorta di "tangente" privata da pagarsi<br />

al mediatore quale prezzo per l’approvazione della pratica».<br />

Al leasing veniva poi agganciato un derivato iper-speculativo,<br />

costruito in modo che Italease incassasse subito da una controparte internazionale una somma di denaro<br />

chiamata " up front". E questa somma finiva spesso, in gran parte, al super-mediatore di turno. Il quale<br />

aveva sempre l’accortezza di incassare i soldi attraverso una società diversa, in modo da non dare<br />

nell’occhio. Insomma: un altro guadagno. Non solo. Spesso i mediatori intervenivano, con altre società,<br />

anche come clienti. E a volte incassavano doppie commissioni per le stesse operazioni.<br />

Significativo è <strong>il</strong> caso di Immob<strong>il</strong>ia Re, società del gruppo di Giuseppe Statuto che ha stipulato<br />

ben cinque contratti derivati con Italease. La banca, per questi contratti, ha in un primo momento pagato<br />

1,9 m<strong>il</strong>ioni di euro a due società: Caronte srl e FL Italia. La prima è del super- mediatore Claudio Calza<br />

e anche la seconda – secondo gli inquirenti – potrebbe essere riconducib<strong>il</strong>e a lui. Ci si può chiedere:<br />

per quale attività Caronte e FL Italia hanno incassato questa corposa cifra? La risposta l’ha data<br />

ai Pm Guido Petraroli, a.d. di Immob<strong>il</strong>ia Re: nessuna. Eppure, per questa non-attività, Calza è riuscito<br />

a portare a casa altro denaro: Immob<strong>il</strong>ia Re ha infatti pagato ulteriori 4,1 m<strong>il</strong>ioni a un’altra società<br />

del supermediatore (la Domo Consulting), mentre Italease nel febbraio 2006 ha sborsato 2,7 m<strong>il</strong>ioni<br />

alla Job srl. Anch’essa di Calza. Di esempi come questo è zeppa l’ordinanza. Tanto che, calcolano i Pm,<br />

solo i dieci principali mediatori di Banca Italease hanno incassato nel periodo compreso tra <strong>il</strong> 2005<br />

e <strong>il</strong> giugno 2007 105 m<strong>il</strong>ioni di euro. .<br />

Solo dodici clienti dell’era<br />

Faenza erano “buoni”.<br />

Per gli altri si trattava di una<br />

vera e propria compravendita<br />

di contratti di leasing con annessi<br />

derivati iper-speculativi<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 7 |


| fotoreportage |<br />

> Erbe<br />

medicinali<br />

foto di Maya Goded / Magnum Photos<br />

Una nota rivista scientifica britannica ha lanciato l’accusa: l’omeopatia non serve.<br />

E, mentre si è riaccesa la disputa tra medicina tradizionale e alternativa, da anni una<br />

clinica sulle ande peruviane cura i pazienti, con ottimi risultati, con erbe, radici, pratiche<br />

dei guaritori indigeni e psicoterapia. Tanto che <strong>il</strong> governo ha riconosciuto <strong>il</strong> trattamento.<br />

Placebo o non placebo? Questo è <strong>il</strong> problema. Hanno ragione gli oltre 300 m<strong>il</strong>ioni<br />

di persone che nel mondo, secondo la Siomi (Società italiana di omeopatia), ut<strong>il</strong>izzano<br />

metodi di cura non convenzionali, oppure quegli scienziati che negano validità<br />

scientifica all’omeopatia, all’agopuntura, alla chiropratica e alla fitoterapia?<br />

La disputa è aperta e ha una r<strong>il</strong>evanza non solo scientifica, ma anche economica. Il giro<br />

d’affari intorno allla medicina alternativa, infatti, è enorme. E le potenti multinazionali<br />

del settore farmaceutico non fanno certo salti di gioia a vedersi mangiare una fetta<br />

di mercato dai produttori di gocce da mettere sotto la lingua, erbe e oli essenziali.<br />

Da sempre i rimedi e le tecniche curative non convenzionali sono usate,<br />

per mancanza di mezzi, nei Paesi a basso e medio reddito, dove circa l’80%<br />

della popolazione si affida a pratiche di medicina alternativa. Ma oggi la ricerca<br />

di un rimedio omeopatico, una diagnosi fatta da un iridologo, una terapia studiata<br />

da un riflessologo plantare o da un agopuntore sono sempre più diffuse anche nei Paesi<br />

industrializzati, dove maggiori sono le possib<strong>il</strong>ità di reddito. In alcuni Stati occidentali<br />

<strong>il</strong> 65% della popolazione dichiara di aver fatto ricorso a queste forme di cura.<br />

Sulle Ande orientali, nel Perù settentrionale, un medico francese, Jacques Mabit,<br />

ha fondato una clinica sperimentale, <strong>il</strong> Takiwasi Center, per curare la dipendenza<br />

da droghe con metodi alternativi: una combinazione di erbe, pratiche mediche<br />

dei guaritori indigeni e psicoterapia. I risultati sembrano ottimi. Due terzi dei pazienti<br />

sottoposti ai trattamenti hanno risposto positivamente. Tanto che le autorità sanitarie<br />

del Perù ne hanno riconosciuto l’efficacia e li hanno introdotti in altri programmi.<br />

In Italia, secondo un’indagine Istat, sono quasi 8 m<strong>il</strong>ioni, pari al 13,6%<br />

della popolazione, le persone che hanno dichiarato di aver ut<strong>il</strong>izzato la medicina<br />

alternativa. E i cittadini in cura con l’omeopatia si dichiarano soddisfatti<br />

in una percentuale superiore al 70%. Alcune istituzioni si stanno muovendo<br />

nella regolamentazione della materia. La Regione Toscana, ad esempio, ha approvato<br />

un piano sanità che riconosce come medicine ufficiali l’omeopatia, l’agopuntura<br />

e la fitoterapia. Sempre in Toscana, <strong>il</strong> 58% dei medici di medicina generale consigliano<br />

l’omeopatia ai loro pazienti e a loro volta ne fanno uso. Che in Italia qualcosa sia<br />

cambiato, lo si capisce dall’evoluzione del linguaggio: si è passati dal termine “medicine<br />

non convenzionali” a “medicine alternative e complementari”, fino a “medicina integrata”,<br />

che pone la medicina accademica in un rapporto di coesione con tutte le altre.<br />

I dati Istat 2007 evidenziano una flessione della richiesta omeopatica in Italia,<br />

sottolineando però come <strong>il</strong> calo sia da attribuire a un problema economico<br />

dei cittadini che devono pagare di tasca propria le cure del medico e le medicine.<br />

| 8 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

L’AUTORE<br />

Maya Goded, messicana, classe<br />

1970, ha ricevuto <strong>il</strong> prestigioso<br />

Fondo W. Eugene Smith Award<br />

per “Il Quartiere solitudine: prostitute<br />

di Città del Messico”, un lavoro<br />

che documenta la prostituzione<br />

di La Merced, un quartiere nel centro<br />

di Città del Messico, sua città<br />

natale. Goded, che ha lavorato<br />

al progetto per un periodo di cinque<br />

anni, ha fotografato la prostituzione,<br />

per parlare della condizione<br />

della donna: la disuguaglianza,<br />

la trasgressione, <strong>il</strong> corpo<br />

e <strong>il</strong> sesso, la maternità, l’infanzia<br />

e la vecchiaia, lo sfruttamento.<br />

Goded ha vinto numerosi premi:<br />

nel 2004 System Nacional<br />

de Creators, nel 2003 <strong>il</strong> Guggenheim<br />

Fellowship, nel 2001 <strong>il</strong> W. Eugene<br />

Smith Fund Award, nel 2000<br />

Fotopres '01 - La Caixa Foundation<br />

1996 Masterclass, World Press<br />

Photo, nel 1994 <strong>il</strong> First Prize,<br />

Popular University of Munich,<br />

nel 1993 Mother Jones Foundation,<br />

First Prize. Numerose le esposizioni:<br />

nel 2006 “Plaza de la Soledad”,<br />

Museo del Palacio de Bellas Artes,<br />

Mexico City, Mexico; nel 2005<br />

“The Neighborhood of Solitude:<br />

Prostitutes of Mexico City”, NYU’s<br />

King Juan Carlos I of Spain Center,<br />

New York, USA; nel 1997 “Barrio<br />

de la Soledad” - Museo Nacional<br />

Centro de Arte Reina Sofia, Madrid,<br />

Spain. Ha pubblicato: “Plaza<br />

de la Soledad”, Lunwerk, Spain<br />

(2006); Tierra Negra, Culturas<br />

Populares and Editorial Luzbel,<br />

Mexico (1994).<br />

> Erbe<br />

medicinali<br />

Il guaritore Gu<strong>il</strong>lermo Ojanama<br />

Chisquipama e sua moglie, Dora<br />

Angelica Chujandama Tapullima,<br />

nella loro casa a Tarapoto.<br />

Perù, 2002<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 9 |<br />

MAYA GODED / MAGNUM PHOTOS


MAYA GODED / MAGNUM PHOTOS<br />

Nella foto grande, donne acquistano cactus,<br />

radici e piante nel negozio del v<strong>il</strong>laggio.<br />

Sopra, <strong>il</strong> dottor Jacques Mabit, direttore<br />

del Takiwasi Center di Tarapoto, con la moglie.<br />

Sotto, Delfin Sandoval, un tirocinante<br />

delle tecniche di guarigione, porta <strong>il</strong> cibo<br />

a un paziente nella giungla “chacra”.<br />

Perù, 2002<br />

| fotoreportage |<br />

> Erbe<br />

medicinali<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 11 |


MAYA GODED / MAGNUM PHOTOS<br />

| fotoreportage |<br />

Sopra, l’ayahuasca viene pulita<br />

per essere successivamente cucinata.<br />

Nella pagina a fianco, Gu<strong>il</strong>lermo<br />

Ojanama Chisquipama prepara<br />

<strong>il</strong> necessario per una cura.<br />

Perù, 2002<br />

| 12 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

| fotoreportage |<br />

> Erbe<br />

medicinali<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 13 |


MAYA GODED / MAGNUM PHOTOS<br />

Nella foto grande, una guaritrice all’opera.<br />

Sopra, Gu<strong>il</strong>lermo Ojanama Chisquipama<br />

con un paziente. Sotto, uno degli ospiti<br />

del Takiwasi Center curato per otto giorni<br />

con una dieta a base di piante e ayahuasca.<br />

Perù, 2002<br />

| fotoreportage |<br />

> Erbe<br />

medicinali<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 15 |


a cura di Paola Baiocchi, Andrea Barolini, Emanuele Isonio e Elisabetta Tramonto<br />

dossier<br />

Coltivazione delle piante medicinali<br />

presso <strong>il</strong> Centro Takiwasi di Tarapoto.<br />

Perù, 2002<br />

Oltre <strong>il</strong> P<strong>il</strong><br />

L’economia<br />

può essere<br />

buona<br />

Per decine di studiosi di tutto <strong>il</strong> mondo è un parametro superato. L’Ue lo cambierà entro due anni<br />

I nuovi indici puntano a misurare <strong>il</strong> vero benessere: dall’ambiente alle esperienze “virtuose”<br />

| 16 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

L’Ue: <strong>il</strong> P<strong>il</strong> non sa più dirci se siamo felici >18<br />

Costanza: «Ambiente e umanità per essere felici» >22<br />

Il mappamondo delle “buone economie” >24<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 17 |<br />

MAYA GODED / MAGNUM PHOTOS


| dossier | addio P<strong>il</strong> |<br />

«Misuriamo<br />

la vera<br />

ricchezza»<br />

L’Ue: <strong>il</strong> P<strong>il</strong><br />

non sa più dirci<br />

se siamo felici<br />

di Emanuele Isonio e Andrea Barolini<br />

Q<br />

uando qualcuno lancia un’idea, una proposta, una soluzione innovativa –<br />

o, peggio, rivoluzionaria – spesso viene considerato un visionario. A volte<br />

passano decenni prima che ne sia riconosciuto <strong>il</strong> genio. Era <strong>il</strong> 1968. Davanti agli studenti<br />

dell’università del Kansas, Bob Kennedy espresse un concetto che profumava di<br />

utopia: «Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones,<br />

né i successi del Paese sulla base del Prodotto interno lordo. Il P<strong>il</strong> non tiene conto della<br />

salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro<br />

momenti di svago. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo dirci orgogliosi<br />

di essere americani». Quarant’anni dopo, quel concetto è entrato, a pieno titolo, nell’agenda<br />

politica occidentale. Ma sulla sponda opposta dell’Atlantico.<br />

Per decenni <strong>il</strong> P<strong>il</strong> è sembrato<br />

l’unico faro dell’azione<br />

dei governi. Ma già da tempo<br />

gli economisti ne denunciano<br />

i limiti e propongono alternative.<br />

Ora anche la Commissione<br />

europea si convince e annuncia<br />

dal 2009 un nuovo indicatore<br />

per misurare la ricchezza<br />

effettiva, <strong>il</strong> progresso ambientale<br />

e la qualità della vita<br />

| 18 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

La “rivoluzione”<br />

della Commissione Europea<br />

L’Unione Europea sta lavorando a un nuovo indice statistico<br />

(una versione preliminare sarà operativa entro <strong>il</strong><br />

2009) che permetta di misurare, oltre alla ricchezza prodotta,<br />

anche i progressi ambientali e nella qualità di vita.<br />

La notizia arriva da Bruxelles, durante una conferenza<br />

dal titolo per nulla sib<strong>il</strong>lino, “Beyond GDP” (oltre<br />

<strong>il</strong> P<strong>il</strong>) che <strong>il</strong> “governo” comunitario ha organizzato insieme<br />

al Parlamento europeo, l’Ocse, <strong>il</strong> Wwf e <strong>il</strong> Club di<br />

Roma. Un incontro ai massimi livelli, con i vertici delle<br />

istituzioni coinvolte, membri dei governi dell’Unione<br />

e seicento rappresentanti dei settori economico, sociale<br />

e ambientale. Obiettivo: passare in rassegna<br />

decine di indicatori alternativi al tradizionale P<strong>il</strong>. Partendo<br />

da una considerazione unanime: <strong>il</strong> P<strong>il</strong> non è più<br />

adeguato a misurare lo sv<strong>il</strong>uppo di una nazione. Due le<br />

critiche fondamentali all’indice: da un lato, <strong>il</strong> fatto che<br />

registri solo le transazioni che si svolgono nei “mercati<br />

L’IDEA “LUNGA”<br />

DI BOB KENNEDY<br />

«NON POSSIAMO MISURARE LO SPIRITO NAZIONALE sulla base<br />

dell’indice Dow-Jones, né i successi del Paese sulla base del Prodotto<br />

interno lordo. Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria,<br />

la pubblicità delle sigarette. Mette nel conto le serrature speciali<br />

per le nostre porte di casa e le prigioni per coloro che cercano di forzarle.<br />

Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere<br />

prodotti violenti ai nostri bambini.<br />

Cresce con la produzione di napalm,<br />

miss<strong>il</strong>i e testate nucleari, comprende<br />

la ricerca per disseminare la peste<br />

bubbonica, si accresce con gli<br />

equipaggiamenti che la polizia usa<br />

per sedare le rivolte e aumenta<br />

quando sulle loro ceneri si<br />

ricostruiscono i bassifondi popolari». Bob Kennedy.<br />

| dossier | addio P<strong>il</strong> |<br />

OLANDA SVEZIA GERMANIA REGNO UNITO PIL<br />

ISEW<br />

140<br />

90<br />

40<br />

EUROPA: GLI INDICI PIL E ISEW [INDEX OF SUSTAINABLE ECONOMIC WELFARE] A CONFRONTO<br />

1940<br />

1960 1980 2000<br />

140<br />

90<br />

40<br />

1940<br />

formali”. Dall’altro, come spiega <strong>il</strong> commissario europeo<br />

agli Affari economici, Joaquìn Almunia, <strong>il</strong> suo essere<br />

«nient’altro che un indicatore delle performance economiche:<br />

incapace di distinguere se una transazione ha<br />

un effetto positivo o negativo sul benessere». Un esempio<br />

banale: i tumori causati dall’inquinamento provocano<br />

un incremento del P<strong>il</strong> perché comportano spese<br />

per le cure, più medici negli ospedali e – nei casi peggiori<br />

– fiori per le esequie e una lapide per <strong>il</strong> defunto. «È<br />

tempo di superare <strong>il</strong> P<strong>il</strong> – spiega <strong>il</strong> presidente della Commissione,<br />

Josè Barroso – perché è stato sv<strong>il</strong>uppato negli<br />

anni Trenta, per un mondo diverso dal nostro. Abbiamo<br />

bisogno di strumenti nuovi che mostrino i progressi<br />

concreti in settori che hanno grandi ricadute economiche:<br />

cambiamenti climatici, salute, diritti umani,<br />

sicurezza, ambiente».<br />

In effetti, i dati offerti da altri indicatori messi a punto<br />

dagli anni ‘90 evidenziano come le performance di<br />

molti Stati, ampiamente positive secondo <strong>il</strong> P<strong>il</strong>, assuma-<br />

90<br />

40<br />

L’ECONOMIA USA SECONDO PIL E GPI [GENUINE PROGRESS INDICATOR]<br />

30.000<br />

20.000<br />

10.000<br />

1960 1980 2000 1940<br />

0<br />

140<br />

Joaquìn Almunia,<br />

commissario europeo<br />

agli Affari economici,<br />

e Josè Barroso,<br />

presidente<br />

della Commissione.<br />

PIL PRO CAPITE<br />

GPI PRO CAPITE<br />

1950 1960 1970 1980 1990 2000<br />

140<br />

90<br />

40<br />

1960 1980 2000 1940<br />

GRAFICO 1<br />

GRAFICO 2<br />

1960 1980 2000<br />

no tinte assai più fosche se si considerano altri fattori.<br />

Prendiamo gli Usa (cfr. GRAFICO 1 ): mentre <strong>il</strong> P<strong>il</strong> pro capite<br />

è aumentato più o meno costantemente nell’ultimo<br />

mezzo secolo, l’alternativo indice GPI (vedi SCHEDA ) è cresciuto<br />

solo fino agli anni 70, per poi rimanere sostanzialmente<br />

stab<strong>il</strong>e. Situazione sim<strong>il</strong>e a quella offerta dalla<br />

Germania e, ancor più, dalla Gran Bretagna. Migliori<br />

invece i dati per Olanda e Svezia (vedi GRAFICO 2<br />

). Dato,<br />

quest’ultimo, che non stupisce: lo stesso Premio Nobel<br />

israeliano per l’Economia, Daniel Kahneman, ha osservato<br />

come i Paesi più felici sembrino essere quelli del<br />

Nord Europa, mentre tra quelli più infelici ci sia l’Italia:<br />

«Tra di essi c’è infatti una differenza sostanziale: nei Paesi<br />

nordici c’è grande soddisfazione per quanto concerne<br />

servizi, istruzione, beni pubblici, sanità; a risultare meno<br />

diffusa, invece, è la felicità dipendente da fattori quali<br />

l’umore, <strong>il</strong> temperamento e lo stato d’animo. In Italia<br />

sembra accadere <strong>il</strong> contrario: nonostante un temperamento<br />

gioioso, non ci si sente soddisfatti».<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 19 |<br />

FONTE: REDEFINING PROGRESS<br />

FONTE: REDEFINING PROGRESS


| dossier | addio P<strong>il</strong> |<br />

Troppa ricchezza<br />

uguale infelicità?<br />

Insomma: se la crescita di un Paese viene misurata in<br />

modo diverso rispetto al metodo ut<strong>il</strong>izzato per quantificare<br />

<strong>il</strong> P<strong>il</strong> i risultati possono cambiare e di molto. Non<br />

solo: è possib<strong>il</strong>e anche ipotizzare che un aumento della<br />

ricchezza non si traduca in un incremento del benessere.<br />

Anzi, può persino accadere <strong>il</strong> contrario. È quanto intuì<br />

l’economista americano Richard Easterlin quando,<br />

nel 1974, spiegò come «nel corso della vita la felicità delle<br />

persone dipende molto poco dalle variazioni di reddito<br />

e di ricchezza. Quando aumenta <strong>il</strong> reddito, e quindi<br />

<strong>il</strong> benessere economico, la felicità umana cresce solo<br />

fino ad un certo punto: poi comincia a diminuire, mostrando<br />

una curva ad ‘u’ rovesciata». Una parabola, insomma,<br />

e non una linea crescente. È conosciuto come <strong>il</strong><br />

“Paradosso di Easterlin”: quando la ricchezza raggiunge<br />

livelli eccessivi, la felicità tende a diminuire. E di questo<br />

<strong>il</strong> P<strong>il</strong> non tiene conto. Ma fino a che punto, allora, ci<br />

“conviene” arricchirci, senza correre <strong>il</strong> pericolo evidenziato<br />

da Easterlin? Secondo Kahneman la ricchezza “uti-<br />

DIECI INDICI ALTERNATIVI AL PIL<br />

COEFFICIENTE<br />

DI GINI<br />

AUTORE Corrado Gini<br />

ANNO 1912<br />

Un “omaggio”<br />

a uno dei pionieri<br />

degli studi<br />

per integrare <strong>il</strong> P<strong>il</strong><br />

con altri indicatori:<br />

Corrado Gini,<br />

economista<br />

e statistico<br />

vissuto tra XIX e XX secolo. Il suo<br />

“coefficiente”, ideato nel 1912,<br />

è uno strumento ancora diffuso<br />

per misurare le disuguaglianze<br />

di reddito e per osservarne<br />

le variazioni nel tempo. È espresso<br />

con un numero compreso<br />

tra 0 (uguaglianza perfetta)<br />

e 1 (tutto <strong>il</strong> reddito è in mano<br />

a un solo individuo). Un esempio<br />

su tutti: <strong>il</strong> coefficiente Gini della Cina<br />

è di 0,45, ormai superiore rispetto<br />

a Usa o Gb. Nel 1978 era di 0,20.<br />

Un balzo che fa parlare di “allarme<br />

rosso” per la stab<strong>il</strong>ità sociale<br />

del colosso asiatico.<br />

| 20 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

HUMAN DEVELOPMENT<br />

INDEX (HDI)<br />

AUTORE United Nation<br />

Development Programme<br />

ANNO 1990<br />

hdr.undp.org<br />

Ideato dall’economista pakistano<br />

Mahbub ul Haq, l’indice Hdi si basa<br />

su un concetto elaborato alla fine<br />

degli anni 80 dal Programma Onu<br />

per lo Sv<strong>il</strong>uppo. Oltre alla<br />

tradizionale visione di crescita<br />

incentrata solo su parametri<br />

economici, l’Hdi considera altri<br />

ambiti che influiscono sul tenore<br />

di vita: promozione dei diritti umani,<br />

difesa dell’ambiente, ut<strong>il</strong>izzo<br />

sostenib<strong>il</strong>e delle risorse territoriali,<br />

alfabetizzazione, sv<strong>il</strong>uppo dei servizi<br />

sanitari e sociali, pari opportunità.<br />

La scala dell’indice è decrescente<br />

da 1 a 0. Dal 1993 è ut<strong>il</strong>izzato<br />

dall’Onu accanto al P<strong>il</strong>, per valutare<br />

la qualità della vita nel mondo.<br />

Il premio Nobel per<br />

l’Economia, Daniel<br />

Kahneman e, sotto,<br />

Richard Easterlin,<br />

che dimostrò<br />

nel 1974, con <strong>il</strong> suo<br />

famoso “paradosso”,<br />

<strong>il</strong> rapporto tra felicità<br />

e crescita economica.<br />

GENUINE PROGRESS<br />

INDICATOR (GPI)<br />

AUTORE Redefining Progress<br />

ANNO 1995<br />

www.rprogress.org<br />

Capitale umano, capitale costruito,<br />

capitale sociale, capitale<br />

ambientale: attorno a queste<br />

quattro categorie ruota <strong>il</strong> Genuine<br />

Progress Indicator. A differenza<br />

del P<strong>il</strong>, <strong>il</strong> GPI aggiunge <strong>il</strong> contributo<br />

economico (stimato) di tutti i servizi<br />

fam<strong>il</strong>iari gratuiti e del volontariato<br />

e sottrae le spese dovute<br />

a inquinamento, danni ambientali,<br />

divorzi, disoccupazione, crimine,<br />

esercito. Sim<strong>il</strong>e al GPI è l’ISEW<br />

(indice di benessere economico<br />

sostenib<strong>il</strong>e) introdotto da Herman<br />

Daly e John Cobb nel 1989.<br />

Il risultato è quello esposto<br />

nel GRAFICO 1 : mentre <strong>il</strong> PIL pro<br />

capite (in inglese GDP) è aumentato<br />

negli ultimi 50 anni, <strong>il</strong> GPI<br />

è cresciuto solo fin verso la metà<br />

degli anni 70, per poi restare<br />

sostanzialmente costante.<br />

le” è «quella che serve per soddisfare i bisogni primari,<br />

per poter condurre una vita dignitosa. Fin lì siamo sicuri<br />

che la ricchezza contribuisce al benessere».<br />

Perciò, spiega Leonardo Becchetti, docente di economia<br />

politica all’università Tor Vergata di Roma, è necessario<br />

ragionare con un modello non più concentrato<br />

unicamente sul valore della produzione, ma che comprenda<br />

tre dimensioni: «La crescita economica, la sostenib<strong>il</strong>ità<br />

sociale e quella ambientale sono elementi da cui<br />

non si può prescindere per valutare lo sv<strong>il</strong>uppo di un<br />

Paese. E finché l’obiettivo sarà quello di massimizzare <strong>il</strong><br />

P<strong>il</strong>, non avremo la garanzia che si terrà conto, ad esempio,<br />

di quanto la produttività sia colpevole dell’esaurimento<br />

delle risorse energetiche. Neppure di quelle non<br />

rinnovab<strong>il</strong>i». Una soluzione potrebbe essere quella di<br />

ut<strong>il</strong>izzare <strong>il</strong> tasso di povertà come indice della ricchezza<br />

di un sistema economico, oppure la quantità di biossido<br />

di carbonio prodotto per abitante: «Esistono – prosegue<br />

Becchetti – indicatori che considerano numerose variab<strong>il</strong>i:<br />

scolarizzazione, aspettativa di vita, sostenib<strong>il</strong>ità,<br />

cultura». Tutti fattori che <strong>il</strong> P<strong>il</strong> non contempla. .<br />

INDICE DELL’IMPRONTA<br />

ECOLOGICA<br />

AUTORE Global Footprint Network<br />

ANNO 1996<br />

www.footprintnetwork.org<br />

“L’Impronta Ecologica” mette<br />

in relazione <strong>il</strong> consumo umano<br />

di risorse naturali con la capacità<br />

della Terra di rigenerarle. Ovvero:<br />

quanti “pianeta Terra” occorrono<br />

se non modifichiamo i nostri st<strong>il</strong>i<br />

di vita? Nel 1961 ne servivano 0,7.<br />

Oggi, 1 e un quarto. Ovviamente<br />

le differenze tra gli Stati sono<br />

enormi. I più “spreconi”: Emirati<br />

Arabi (con un valore di 12 contro<br />

una media mondiale di 2,2),<br />

poi Usa (9,6) e Canada (7,6).<br />

Meglio, ma non abbastanza,<br />

l’Europa (4,8). Sotto la media<br />

– per ovvie ragioni – Asia<br />

e soprattutto Africa. Ma cosa<br />

succederà quando anch’essi<br />

raggiungeranno i nostri livelli<br />

di sv<strong>il</strong>uppo?<br />

GENUINE SAVINGS<br />

INDEX (GSI)<br />

AUTORE Banca Mondiale<br />

ANNO 1999<br />

www.worldbank.org<br />

Il Genuine Saving o Adjusted Net<br />

Saving Index (GSI) è l’indice<br />

di sostenib<strong>il</strong>ità ambientale messo<br />

a punto dalla Banca Mondiale<br />

per misurare la variazione netta<br />

nel valore del capitale di un Paese,<br />

attraverso quattro tipi di correzioni<br />

rispetto al P<strong>il</strong>: vengono aggiunte<br />

le spese per la formazione,<br />

considerate come investimenti<br />

nel capitale umano. Sono invece<br />

detratti i costi per la contrazione<br />

delle risorse naturali e i danni<br />

provocati dall’inquinamento. Come<br />

<strong>il</strong> GPI, l’HDI e l’Impronta ecologica,<br />

anche <strong>il</strong> GSI è un indicatore<br />

sistemico: mostra, con un solo<br />

numero, quanto è sostenib<strong>il</strong>e<br />

lo sv<strong>il</strong>uppo di uno Stato.<br />

FONTE: HUMAN DEVELOPMENT INDEX<br />

MAPPA DELL’INDICE DI SVILUPPO UMANO [RAPPORTO 2007 - DATI 2005]<br />

INDICE DI SVILUPPO UMANO<br />

ALTO 1 – 0,800<br />

MEDIO 0,799 – 0,500<br />

BASSO 0,499 – 0,300<br />

DATI NON DISPONIBILI<br />

WELLBEING INDICATOR<br />

(WBI)<br />

AUTORE World Conservation Union<br />

(IUCN)<br />

ANNO 2001<br />

www.iucn.org<br />

Ideato dalla Ong svizzera IUCN,<br />

<strong>il</strong> Well-Being Index, valuta<br />

<strong>il</strong> livello di benessere di 180 Stati<br />

aggregando 88 indicatori divisi<br />

in due “sotto-indici”, di pari peso<br />

nella formazione del dato finale:<br />

<strong>il</strong> benessere umano (HWI) - dedicato<br />

a ricchezza economica, livello<br />

di cultura, istruzione, servizi sociali -<br />

e la qualità dell’ambiente (EWI),<br />

che considera lo stato delle risorse<br />

naturali e <strong>il</strong> livello di inquinamento.<br />

Al vertice della classifica: Svezia,<br />

Finlandia, Norvegia, Islanda<br />

e Austria. Sul fronte opposto:<br />

Afghanistan, Siria e Iraq. Gli Usa<br />

sono 27°, ex-aequo con l’Italia.<br />

La Cina è 160°, l’India 172°.<br />

ENVIRONMENTAL<br />

SUSTAINABILITY<br />

AND PERFORMANCE<br />

INDEXES (ESI - EPI)<br />

AUTORE Università di Yale<br />

e Columbia<br />

ANNO 2002<br />

www.yale.edu/esi<br />

www.yale.edu/epi<br />

L’indice EPI è la “pagella” agli sforzi<br />

degli Stati per raggiungere 16 target<br />

ambientali (purezza dell’acqua,<br />

bassi livelli di ozono, riduzione gas<br />

serra, pesca sostenib<strong>il</strong>e). A st<strong>il</strong>arla,<br />

le università di Yale e Columbia,<br />

in collaborazione con <strong>il</strong> Centro<br />

Ricerche della Commissione<br />

europea. Nel 2006, sei le “regine<br />

verdi”, con un tasso di successo<br />

maggiore dell’85%: Nuova Zelanda,<br />

Svezia, Finlandia, Repubblica Ceca,<br />

Gran Bretagna e Austria. L’EPI<br />

è stato sv<strong>il</strong>uppato a partire<br />

da un altro indice (l’ESI), composto<br />

da 21 fattori che misurano<br />

la sostenib<strong>il</strong>ità ambientale<br />

delle diverse economie.<br />

SUSTAINABLE SOCIETY<br />

INDEX (SSI)<br />

AUTORE Sustainable Society<br />

Foundation<br />

ANNO 2003<br />

www.sustainablesocietyindex.com<br />

Realizzato dagli olandesi Geurt<br />

van de Kerk e Arthur Manuel,<br />

l’SSI mostra quanto sia<br />

eco-compatib<strong>il</strong>e lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

di un Paese, partendo dalla<br />

definizione di “sostenib<strong>il</strong>ità”<br />

formulata dalla commissione<br />

Brundtland (“la capacità<br />

di una società di soddisfare i bisogni<br />

di oggi senza compromettere<br />

la possib<strong>il</strong>ità delle generazioni<br />

future di soddisfare i propri”).<br />

È basato su 22 indicatori riuniti<br />

in 5 categorie. Nel 2006, al vertice<br />

della classifica SSI si collocano<br />

Norvegia, Svizzera e Svezia. Ultimi<br />

Turkmenistan, Oman e Arabia<br />

Saudita. L’Italia è quarantaduesima.<br />

Venti posizioni più in basso gli Usa.<br />

HAPPY PLANET INDEX<br />

(HPI)<br />

| dossier | addio P<strong>il</strong> |<br />

PRODOTTO INTERNO<br />

DI QUALITÀ (PIQ)<br />

AUTORE New Economics Foundation AUTORE Symbola<br />

ANNO 2006<br />

ANNO 2006<br />

www.happyplanetindex.org www.symbola.net<br />

Le isole Vanuatu prime, Stati Uniti Quanto pesa la qualità nel P<strong>il</strong><br />

150° su 178 Paesi analizzati. di una nazione? È la domanda<br />

Ovvero: alti livelli di consumismo alla base dell’indice PIQ,<br />

non producono necessariamente elaborato da un team coordinato<br />

altrettanto alti livelli di benessere. dall’ex ministro dell’Economia,<br />

L’HPI è stato sv<strong>il</strong>uppato dalla New Domenico Siniscalco. L’obiettivo:<br />

economics foundation, un think-tank elaborare una “contab<strong>il</strong>ità<br />

(gruppo d’opinione), con sede della qualità” che abbia la stessa<br />

a Londra. È frutto di un’indagine immediatezza comunicativa<br />

che ha messo in relazione le risorse del P<strong>il</strong> e mostri quanta parte<br />

ut<strong>il</strong>izzate da un dato Paese di esso è collegato a produzioni<br />

con l’impronta ecologica,<br />

di qualità. Il PIQ è misurab<strong>il</strong>e<br />

l’aspettativa di vita e la felicità in termini monetari e perciò<br />

dei suoi abitanti. A livello europeo, comparab<strong>il</strong>e con gli aggregati<br />

primi in classifica sono Islanda, settoriali e di spesa pubblica.<br />

Svezia e Norvegia. L’Italia è In tal senso è uno strumento<br />

quattordicesima (66° nel mondo). complementare al tradizionale P<strong>il</strong>.<br />

Nel 2007 <strong>il</strong> PIQ italiano<br />

ha raggiunto <strong>il</strong> 44,3% del P<strong>il</strong>,<br />

pari a 628 m<strong>il</strong>iardi di euro.<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 21 |


| dossier | addio P<strong>il</strong> |<br />

FONTE: GLOBAL FOOTPRINT NETWORK & SAGE - UW MADISON<br />

IMPRONTA ECOLOGICA - SITUAZIONE MONDIALE NEL 1961<br />

ETTARI GLOBALI PER ETTARO<br />

0 – 0,01<br />

0,01 – 0,1<br />

0,1 – 1<br />

1– 2,5<br />

2,5 – 7,5<br />

> 7,5<br />

DATI INSUFFICIENTI<br />

PERCENTUALE DI TERRA USATA: 49%<br />

I p<strong>il</strong>astri della felicità<br />

natura e capitale umano<br />

Intervista a Robert Costanza: «L’economia deve considerare tutti i fattori ut<strong>il</strong>i al benessere del genere umano».<br />

OGLIAMO COSTRUIRE UNA VITA SOSTENIBILE ed auspicab<strong>il</strong>e. Non<br />

«Vsostenib<strong>il</strong>e<br />

ma triste». Sentir parlare Robert Costanza è<br />

un’occasione per aprire gli occhi. Che suscita, anche nei<br />

profani, più di un (fondato) dubbio sulle tradi-<br />

di Emanuele Isonio zionali priorità di politica economica. Professore<br />

di Economia ecologica all’università del Vermont,<br />

57 anni, insieme ad altri 12 economisti, ha<br />

pubblicato nel 1997 un articolo su Nature<br />

per mettere in discussione l’ut<strong>il</strong>ità del concetto<br />

di Prodotto interno lordo in favore di<br />

un indicatore alternativo, <strong>il</strong> Genuine Progress<br />

Indicator (vedi SCHEDA ). «L’ambiente va visto<br />

Il numero di Nature<br />

dedicato al Capitale<br />

Naturale.<br />

| 22 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

come uno degli asset fondamentali dell’economia.<br />

In futuro dobbiamo abbandonare la<br />

logica dell’avere a tutti i costi. L’incremento<br />

del P<strong>il</strong> non deve né può essere l’unico obiettivo».<br />

L’abbiamo incontrato nel corso del V<br />

Forum internazionale dell’informazione per<br />

la salvaguardia della Natura, “Capitalizzare<br />

l’ambiente” organizzato da GreenAccord.<br />

Professor Costanza, qual è <strong>il</strong> punto cardine della<br />

sua teoria?<br />

Avere di più fa stare meglio ma solo fino a un certo punto.<br />

Al di sopra di un certo livello di P<strong>il</strong> non esistono miglioramenti<br />

tangib<strong>il</strong>i nella qualità di vita. Tra l’altro <strong>il</strong><br />

P<strong>il</strong> misura l’andamento della ricchezza, non <strong>il</strong> benesse-<br />

Robert Costanza,<br />

docente di Economia<br />

ecologica al Gund<br />

Institute - università<br />

del Vermont.<br />

re. Per questo servono indicatori alternativi.<br />

Lei dice: “Oggi, ciò che non viene gestito dal<br />

mercato non conta”. Propone un ripensamento<br />

del concetto di economia?<br />

La visione economica convenzionale, che persegue <strong>il</strong><br />

mero incremento della ricchezza, è sbagliata. L’obiettivo<br />

deve essere un’esistenza auspicab<strong>il</strong>e.<br />

L’economia deve quindi considerare tutti i<br />

fattori ut<strong>il</strong>i al benessere del genere umano.<br />

Qualche esempio?<br />

Oltre al mero possesso di beni materiali,<br />

molti elementi incidono sul benessere. Beni<br />

relazionali e ambientali. Fattori estranei<br />

ad una logica mercant<strong>il</strong>e ma che devono<br />

essere considerati dai moderni indicatori<br />

economici: quanto vale <strong>il</strong> tempo libero, <strong>il</strong><br />

volontariato, un’equa distribuzione del<br />

reddito? E, per contro, quanto costa la rottura<br />

dei legami fam<strong>il</strong>iari, la lotta al crimine,<br />

gli incidenti stradali, l’assottigliamento dello strato<br />

d’ozono, l’inquinamento, la riduzione delle foreste o<br />

lo sfruttamento di risorse naturali non rinnovab<strong>il</strong>i?<br />

Le questioni ecologiche e quelle economiche<br />

sono quindi collegate? PAG.27<br />

FONTE: GLOBAL FOOTPRINT NETWORK & SAGE - UW MADISON<br />

“<br />

IMPRONTA ECOLOGICA - SITUAZIONE MONDIALE NEL 2001<br />

ETTARI GLOBALI PER ETTARO<br />

0 – 0,01<br />

0,01 – 0,1<br />

0,1 – 1<br />

1– 2,5<br />

2,5 – 7,5<br />

> 7,5<br />

DATI INSUFFICIENTI<br />

PERCENTUALE DI TERRA USATA: 121%<br />

QUALITÀ DELLA VITA: IN ITALIA LA MIGLIORE È TRENTO,<br />

MONACO PRIMA NEL MONDO<br />

TRENTO, BOLZANO E AOSTA si dividono <strong>il</strong> podio della tradizionale classifica sulla “Qualità della vita” st<strong>il</strong>ata dal Sole 24 Ore.<br />

Agli ultimi posti, invece, tutte le città del Sud (la migliore, 57°, è Matera). Sei i parametri considerati: tenore di vita,<br />

affari e lavoro, servizi ambiente e salute, sicurezza, popolazione, tempo libero. Prima tra le metropoli, M<strong>il</strong>ano<br />

(6°, nonostante sia quartultima per ordine pubblico). È però clamoroso l’exploit di Roma, ottava, che scala quindici posizioni.<br />

Nella classifica mondiale di vivib<strong>il</strong>ità pubblicata da Monocle ed Herald Tribune, lo scettro va invece a Monaco di Baviera.<br />

Ma a vincere è in genere tutta l’Europa con undici città tra le prime venti e ben sei capitali (Copenaghen, Vienna, Helsinki,<br />

Stoccolma, Madrid e Parigi). Negli Usa si salva solo Honolulu. L’Italia? Malinconicamente assente. Em.Is.<br />

IL VALORE DELLA FELICITÀ: IL MATRIMONIO<br />

“VALE” 80 MILA EURO, LA BUONA SALUTE 450 MILA<br />

NATTAVUDH POWDTHAVEE È UN RICERCATORE DI ORIGINE THAI che ha prodotto uno studio per l’Università di Londra<br />

sul valore della felicità. Attraverso una scala di soddisfazione da uno a sette, cioè dal «completamente miserab<strong>il</strong>e»<br />

all’«euforico» e con complicate equazioni supportate dall’indagine su 10m<strong>il</strong>a cittadini inglesi, ha monetizzato <strong>il</strong> «capitale<br />

sociale». Essere sposati rende felici come un aumento di stipendio da 80m<strong>il</strong>a euro, ma convivere dà una soddisfazione<br />

maggiore: 122m<strong>il</strong>a euro. Un’ottima salute vale circa 450m<strong>il</strong>a euro; parlare regolarmente con i vicini di casa fa “incassare”<br />

59m<strong>il</strong>a euro. Vedere regolarmente gli amici è un tesoretto da 93m<strong>il</strong>a euro.<br />

Dopo questa ricerca sarebbero logiche gigantesche class action di cittadini che denunciano per sottrazione di capitale<br />

sociale chi costruisce architetture dove non si incontrano mai i vicini. Pa.Bai.<br />

Il benessere non è dato<br />

solo dai beni materiali:<br />

quanto valgono <strong>il</strong> tempo<br />

libero, <strong>il</strong> volontariato,<br />

un ambiente sano?<br />

”<br />

“<br />

Il ruolo dei governi<br />

è centrale: devono iniziare<br />

a includere i costi<br />

ambientali e sociali<br />

nei loro b<strong>il</strong>anci nazionali<br />

| dossier | addio P<strong>il</strong> |<br />

”<br />

FILM<br />

La dignità degli ultimi<br />

Documentario<br />

del 2005, di Fernando<br />

Ezequiel Solanas.<br />

Racconta le storie<br />

di fabbriche,<br />

riaperte e autogestite<br />

dagli operai.<br />

The Take (La presa)<br />

Sobborghi di Buenos<br />

Aires, 30 operai<br />

fanno ripartire<br />

una fabbrica inattiva.<br />

Presentato nel 2004<br />

al Festival di Venezia,<br />

<strong>il</strong> documentario è stato<br />

girato in Argentina<br />

da Naomi Klein<br />

e suo marito Avi Lewis.<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 23 |


| dossier | addio P<strong>il</strong> |<br />

LIBRI<br />

Senza padrone<br />

di Guido Piccoli<br />

a cura di<br />

Oreste Ventrone<br />

Gesco edizioni, 2007<br />

Il denaro fa la felicità?<br />

Lorenzo Becchetti<br />

ed. Laterza, 2007<br />

La dittatura del P<strong>il</strong><br />

Pierangelo Dacrema<br />

ed. Mars<strong>il</strong>io, 2007<br />

La decrescita felice<br />

– la qualità della vita<br />

non dipende dal P<strong>il</strong><br />

Maurizio Pallante<br />

Editori Riuniti, 2005<br />

Felicità ed Economia<br />

a cura di Luigino Bruni<br />

e Pierluigi Porta<br />

ed. Guerini e Associati,<br />

2004<br />

Economia e felicità.<br />

Come l’economia<br />

e le istituzioni<br />

influenzano<br />

<strong>il</strong> benessere<br />

Bruno S. Frey,<br />

Alois Stutzer<br />

Ed. Il Sole 24 Ore<br />

Pirola, 2006<br />

| 24 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

DAL CANADA AL NEPAL: IL MAPPAMONDO DELLE BUONE ECONOMIE<br />

Una carrellata di realtà che mettono in pratica<br />

un’economia contemporaneamente “buona”, perchè<br />

rispettosa dell’ambiente, dei diritti delle persone<br />

e partecipativa, ma anche sostenib<strong>il</strong>e nel lungo termine.<br />

Esperienze, cioè, che si reggono in piedi da sole, senza<br />

(o senza più) contributi economici esterni. <strong>Valori</strong><br />

ha selezionato gli esempi (per fortuna non gli unici)<br />

più interessanti e meno conosciuti. (A pagina 26<br />

un approfondimento con le schede di alcuni casi).<br />

CANADA<br />

COMMUNITY SUPPORTED<br />

ECONOMY [5 ]<br />

Una f<strong>il</strong>iera agricola<br />

consolidata negli Usa<br />

e in Canada, ma anche<br />

in Francia e Portogallo.<br />

USA<br />

TOLEDO, DA CAPITALE DEI<br />

FINESTRINI DELLE AUTO A<br />

PATRIA DELLA TECNOLOGIA<br />

DELL’ENERGIA<br />

RINNOVABILE.<br />

La ventosa cittadina dell’Ohio<br />

ha attirato migliaia<br />

di giovani, ingegneri, tecnici,<br />

ricercatori, che hanno trovato<br />

lavoro in laboratori, start-up,<br />

imprese, società di servizi<br />

in quello che è diventato<br />

un nuovo distretto<br />

dell’energia eolica e solare.<br />

GUATEMALA<br />

ASOCIACIÓN CHAJULENSE,<br />

SVILUPPO SOSTENIBILE<br />

NELLE COMUNITÀ INDIGENE<br />

MAYA IXIL<br />

Produzione di caffè equo,<br />

coltivazioni biologiche,<br />

turismo responsab<strong>il</strong>e,<br />

una cassa di risparmio<br />

e credito che eroga piccoli<br />

prestiti ai produttori,<br />

una clinica di medicina<br />

naturale e un ufficio legale<br />

per conservare la memoria<br />

storica dopo la guerra<br />

civ<strong>il</strong>e in Guatemala.<br />

www.asociacionchajulense.org<br />

CAISSE D’ÉCONOMIE<br />

SOLIDAIRE DESJARDINS<br />

Banca etica canadese, rivolta<br />

in particolare ai settori<br />

del risparmio solidale,<br />

delle cooperative abitative,<br />

con prestiti per cooperative,<br />

comunità culturali e sindacati.<br />

Gli unici che finanziano<br />

gli Inuit (Esquimesi).<br />

www.cecosol.com<br />

NATURAL DYES<br />

INTERNATIONAL,<br />

LANA BIOLOGICA<br />

E TRADIZIONALE [6 ]<br />

MESSICO<br />

TRADOC, FABBRICA<br />

DI PNEUMATICI AUTOGESTITA<br />

DAI LAVORATORI<br />

La Continental voleva chiudere<br />

lo stab<strong>il</strong>imento di El Salto.<br />

Lo prendono in mano<br />

i lavoratori che formano<br />

la cooperativa Tradoc:<br />

Trabajadores Democráticos<br />

de Occidente. Una piccola<br />

realtà in un settore dominato<br />

da grandi imprese.<br />

COLOMBIA<br />

LAS GAVIOTAS,<br />

UNA FORESTA NEL DESERTO [7 ]<br />

ECUADOR<br />

CEPESIU, MICROCREDITO<br />

E POLITICHE SOCIALI<br />

Interviene nei quartieri<br />

periferici di alcune città<br />

dell’Ecuador e porta avanti<br />

progetti per <strong>il</strong> miglioramento<br />

delle condizioni abitative<br />

attraverso l’accesso<br />

al credito.<br />

www.cepesiu.org<br />

GERMANIA NORVEGIA SVEZIA<br />

ITALIA<br />

RAPUNZEL, BIO DA E VERSO<br />

TUTTO IL MONDO<br />

Azienda tedesca,<br />

tra i principali esportatori<br />

europei di prodotti biologici.<br />

250 dipendenti, 70 m<strong>il</strong>ioni<br />

di euro di fatturato.<br />

Commercio equo e solidale.<br />

www.rapunzel.de/uk<br />

In Italia i suoi prodotti<br />

sono importati da Ecor<br />

(www.b-io.it)<br />

e Il Baule Volante<br />

(www.baulevolante.it).<br />

VENEZUELA<br />

AUTOGESTIONE OPERAIA<br />

NELLE FABBRICHE [9 ]<br />

ARGENTINA<br />

FILIERA TESSILE CORTA<br />

ED EQUA, DALL’ARGENTINA<br />

ALL’ITALIA [8 ]<br />

A POCKING IL PIÙ GRANDE<br />

PARCO FOTOVOLTAICO<br />

DEL MONDO<br />

Sull’area di una ex base<br />

m<strong>il</strong>itare nella Bassa Baviera<br />

un impianto da 58 m<strong>il</strong>a<br />

pannelli fotovoltaici<br />

che raggiunge picchi<br />

da 10 Megawatt,<br />

che bastano per soddisfare<br />

<strong>il</strong> fabbisogno energetico<br />

di circa 3.300 famiglie.<br />

www.solarserver.de/<br />

solarmagazin/<br />

anlage_0606_e.html<br />

REGNO UNITO<br />

CO-OPERATIVE GROUP<br />

La società cooperativa più<br />

grande al mondo (1863):<br />

1700 supermercati, una Cooperative<br />

Bank (che concede<br />

finanziamenti a progetti<br />

sociali, ambientali e a settori<br />

tradizionali seguendo criteri<br />

etici dell’inglese Eiris), una<br />

compagnia di assicurazioni e<br />

gestione del risparmio (in<br />

una torre di 25 piani<br />

ricoperta da 7.200 pannelli<br />

solari fotovoltaici).<br />

www.co-op.co.uk<br />

OLANDA<br />

WOMEN’S WORLD BANKING<br />

Un’istituzione di microfinanza<br />

per fornire accesso alle<br />

risorse finanziarie alle donne<br />

più povere. Nasce in Olanda<br />

nel 1971, ma è una rete di<br />

40 f<strong>il</strong>iali n 34 Paesi in<br />

Europa, Asia, Africa, America<br />

Latina e Usa. www.swwb.org<br />

DAL CARBONE AL SOLE<br />

A “ZECHE ZOLLVEREIN”<br />

Nella patria del carbone,<br />

la Ruhr, una vecchia miniera<br />

si trasforma in centrale<br />

elettrica fotovoltaica,<br />

dalle linee architettoniche<br />

moderne e ispirate<br />

allo st<strong>il</strong>e del Bauhaus.<br />

GARDEN ORGANIC,<br />

DIFENDERE LA DIVERSITÀ<br />

Il più grande giardino<br />

biologico in Europa. Fiore<br />

all’occhiello: una biblioteca<br />

per conservare i semi di 800<br />

piante protette.<br />

www.gardenorganic.org.uk<br />

SPAGNA<br />

FIARE, IL BRACCIO DI<br />

BANCA ETICA IN SPAGNA<br />

Un gruppo di organizzazioni<br />

del terzo settore hanno<br />

creato la Fondazione per<br />

l’investimento e <strong>il</strong> risparmio<br />

responsab<strong>il</strong>e, che oggi è<br />

l’agenzia di Banca Etica in<br />

Spagna, a B<strong>il</strong>bao, nei Paesi<br />

Baschi. Un ufficio anche a<br />

Barcellona.<br />

www.fiare.org<br />

BRASILE<br />

BANCO PALMAS, MONETE<br />

COMPLEMENTARI PER<br />

USCIRE DALLA POVERTÀ<br />

Una delle prime esperienze<br />

(perfettamente riuscita)<br />

di moneta locale, in una favela<br />

nella periferia di Fortaleza.<br />

www.bancopalmas.org.br<br />

CAMERUN<br />

FARE MODA<br />

IN AFRICA [11 ]<br />

COSTA D’AVORIO<br />

KAWOKIWA, CACAO BIO<br />

DALLA COSTA D’AVORIO<br />

Una cooperativa agricola che<br />

produce cacao biologico.<br />

Prima in Costa d’Avorio<br />

a ricevere <strong>il</strong> marchio equo<br />

e solidale Flo. Riunisce<br />

circa 4000 soci, piccoli<br />

produttori di cacao.<br />

www.kavokiva.com<br />

CARCERE DI BASTOEY<br />

Un’isola-prigione a due miglia<br />

da Oslo, senza sbarre né<br />

cancelli, tutta all’insegna<br />

dell’ecologia. I 115<br />

detenuti vivono in case<br />

singole, alimentate<br />

da pannelli solari<br />

fotovoltaici. Coltivano<br />

prodotti biologici,<br />

allevano galline,<br />

pecore, mucche<br />

e cavalli.<br />

MOZAMBICO<br />

PROFESSIONE MECCANICI<br />

A Nampula e Nacala,<br />

nel nord del Mozambico,<br />

alcuni ex allievi della scuola<br />

per meccanici dei missionari<br />

Comboniani, hanno dato vita<br />

a due cooperative,<br />

per la costruzione di mulini<br />

frangitutto e mob<strong>il</strong>i in metallo<br />

e per la riparazione<br />

di auto e camion.<br />

www.fondazionesanzeno.org<br />

EKOBANKEN<br />

Piccola banca etica<br />

di stampo steineriano<br />

che finanzia progetti<br />

ambientali, coopertaive<br />

sociali, progetti educativi,<br />

in un piccolo v<strong>il</strong>laggio<br />

svedese.<br />

www.ekobanken.se<br />

PALESTINA<br />

PARC, SVILUPPO RURALE,<br />

MICROCREDITO<br />

E COMMERCIO EQUO<br />

IN PALESTINA [12 ]<br />

NEPAL<br />

MAGLIONI E TAPPETI<br />

SULL’HIMALAYA<br />

I ragazzi della scuola<br />

di formazione professionale Kts<br />

per vivere producono maglioni,<br />

cappelli e tappeti di lana<br />

(importata dalla Nuova<br />

Zelanda, perché allevare<br />

pecore sui pendii scoscesi<br />

dell’Himalaya non è fac<strong>il</strong>e).<br />

Un aiuto anche dal turismo<br />

responsab<strong>il</strong>e. www.ramviaggi.it<br />

MADAGASCAR<br />

SCEC<br />

Napoli testa la moneta locale<br />

[1 ]<br />

FABBRICA ETHICA<br />

Progetto promosso dalla<br />

Regione Toscana per favorire<br />

la responsab<strong>il</strong>ità sociale<br />

d’impresa. A dicembre ha<br />

vinto <strong>il</strong> premio europeo<br />

“Responsible<br />

entrepreneurship” del 2007.<br />

www2.fabricaethica.it<br />

MADE IN NO<br />

Rete di tess<strong>il</strong>e solidale creata<br />

tra artigiani di Novara e<br />

produttori di fibre tess<strong>il</strong>i<br />

del Sud del mondo,<br />

coordinata da Fair<br />

(www.faircoop.it), cooperativa<br />

di commercio equo-e<br />

solidale.<br />

www.made-in-no.com<br />

LATTE ALLA SPINA<br />

Un risparmio per i clienti<br />

e per l’ambiente [2 ]<br />

CINA<br />

ISOLA ECOLOGICA A CANTOON<br />

Progetto di pianificazione<br />

urbana ecocompatib<strong>il</strong>e<br />

nella zona più industrializzate<br />

della Cina, l’Haizhu District<br />

di Cantoon. Autonomia<br />

energetica, gestione acque,<br />

riduzione inquinamento.<br />

INDIA<br />

UN VIAGGIO RESPONSABILE<br />

IN MADAGASCAR<br />

Anche grazie al turismo solidale,<br />

<strong>il</strong> progetto dell’associazione<br />

Kononìa a Fianarantsoa,<br />

in Madagascar, può reggersi<br />

in piedi. Avviamento<br />

professionale alla lavorazione<br />

del legno, microcredito per<br />

donne, lotta alla denutrizione<br />

dei bambini tra 1 e 4 anni.<br />

www.viaggiemiraggi.org<br />

PRODURRE LATTE<br />

NELL’ANDHRA PRADESH<br />

Grazie all’aiuto della Ong<br />

indiana Assist, alcune donne<br />

si sono unite, ciascuna<br />

con la propria mucca,<br />

e hanno creato un consorzio<br />

per produrre e vendere latte.<br />

TANZANIA<br />

CETAWICO, CANTINA<br />

SOCIALE DI DODOMA<br />

Produrre vino su un altipiano<br />

a 1100 metri sopra <strong>il</strong> livello<br />

del mare. La cantina<br />

di Dodoma è nata per caso<br />

da un progetto della Fondazione<br />

San Zeno, con un ingegnere<br />

italiano che voleva costruire<br />

un pozzo e si è ritrovato<br />

a vivere tra Italia e Tanzania.<br />

www.cetawico.com<br />

LE CASE DELL’ACQUA,<br />

BOLLICINE GRATIS<br />

Casette colorate da cui<br />

si può ritirare gratuitamente<br />

acqua minerale refrigerata.<br />

La Tasm SpA, Tutela<br />

Ambientale Sud M<strong>il</strong>anese,<br />

è l’azienda pubblica che<br />

ha realizzato e gestisce dodici<br />

impianti di depurazione<br />

delle acque civ<strong>il</strong>i e industriali.<br />

Il sottosuolo del sud-ovest<br />

M<strong>il</strong>ano è ricco di fonti<br />

naturali.<br />

WIP, ASSORBENTI<br />

E FAZZOLETTI<br />

SOLO NATURALI [3 ]<br />

ECOBIMBI, NIENTE PIÙ<br />

USA E GETTA<br />

L’azienda produce pannolini<br />

per neonati riut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i<br />

e lavab<strong>il</strong>i. Nei primi 3 anni<br />

del bimbo si evitano 1000<br />

ch<strong>il</strong>i di rifiuti non riciclab<strong>il</strong>i<br />

e si risparmiano 1500-2000<br />

euro. www.ecobimbi.com<br />

AGRILANDIA: BIOLOGICO<br />

ITALIANO A PECHINO [13 ]<br />

CINA A CACCIA DI PARCHI<br />

Il Governo con la Bejine forest<br />

University creerà 57 parchi,<br />

in particolare intorno a Pechino.<br />

Per difendere la biodiversità,<br />

nel Paese dove, con<br />

l’urbanizzazione, scompaiono<br />

più specie animali e vegetali.<br />

CHILDREN’S DEVELOPMENT<br />

BANK, LA BANCA<br />

DEI BAMBINI<br />

Una vera banca a New Delhi,<br />

ma gestita da bambini,<br />

dai 6 ai 18 anni: depositano<br />

i risparmi, su cui ricevono<br />

interessi, e dai 15 anni<br />

possono ottenere prestiti<br />

per avviare attività.<br />

www.ch<strong>il</strong>drensdevelopment<br />

bank.org<br />

ETIOPIA<br />

MAIN, MICROFINANCE<br />

AFRICAN INSTITUTIONS<br />

NETWORK<br />

Una rete di istituzioni<br />

di microfinanza in Africa<br />

con sede principale<br />

ad Adis Abeba, in Etiopia,<br />

e succursali in altri 29 Paesi<br />

tra Africa, Medioriente<br />

e Europa.<br />

www.inaise.org<br />

COOPERATIVA SAN LORENZO,<br />

RESPONSABILI IN MARE<br />

Una barca da diporto<br />

sequestrata ai trafficanti<br />

di droga e assegnata<br />

dalla magistratura di Cagliari<br />

alla Cooperativa San Lorenzo,<br />

di inserimento lavorativo<br />

di ragazzi disagiati. Sarà<br />

ormeggiata a Teulada e offrirà<br />

a turisti responsab<strong>il</strong>i visite<br />

lungo la splendida costa sarda.<br />

www.cooperativasanlorenzo.it<br />

POLO LIONELLO,<br />

CONDIVIDERE I PROFITTI<br />

Una ventina di aziende<br />

(negozi, ma soprattutto<br />

servizi) che aderiscono<br />

all’Economia di Comunione,<br />

si sono riuniti a Burchio,<br />

alle porte di Firenze. I profitti<br />

vengono: un terzo reinvestiti<br />

nell’azienda, un terzo usati<br />

per i progetti del movimento<br />

dei Focolarini, un terzo<br />

per beneficenza.<br />

www.edicspa.com<br />

ETANOLO DALLE STOPPIE<br />

DEL GRANTURCO<br />

China Resources Alcohol<br />

Corporation (CRAC) con<br />

la canadese Sunopta producono<br />

etanolo a ZhaoDong, nello<br />

He<strong>il</strong>ongjiang, senza usare<br />

reattivi chimici e organismi<br />

geneticamente modificati<br />

per la trasformazione<br />

degli scarti di cellulosa.<br />

UNA PICCOLA<br />

FABBRICA DI TÈ<br />

La Pds (Peermade<br />

Development Society) coltiva<br />

tè nelle terre della diocesi<br />

di Kerala. Con l’aiuto<br />

della Fondazione San Zeno<br />

(www.fondazionesanzeno.org)<br />

ha comprato una macchina<br />

per mettere <strong>il</strong> tè nelle bustine<br />

per poi venderlo sul mercato<br />

locale e autosostenersi.<br />

ERITREA<br />

| dossier | addio P<strong>il</strong> |<br />

PRODOTTI AGRICOLI,<br />

ENERGIA E LAVORO<br />

DAL DESERTO ERITREO<br />

[10 ]<br />

LE NOCI SONANTI [4 ]<br />

LIBERA TERRA, IL SAPORE<br />

DELLA LEGALITÀ<br />

Terreni confiscati alla mafia<br />

in Sic<strong>il</strong>ia, Calabria, Campania,<br />

Puglia e Lazio, assegnati<br />

a cooperative di giovani<br />

che producono olio, vino,<br />

pasta, conserve e altri prodotti<br />

bio a marchio Libera Terra.<br />

Anche campi di volontariato.<br />

www.liberaterra.it<br />

SALAMITA, BIOLOGICO<br />

E BIODINAMICO<br />

Antica cooperativa agricola<br />

nel messinese, a Barcellona<br />

Pozzo di Gotto. Tra i primi<br />

produttori bio in Italia.<br />

www.salamita.it<br />

CAVERDE, BIOLOGICO<br />

E NATURA<br />

Valpolicella: 20 anni fa terreni<br />

incolti, oggi azienda agricola<br />

di successo. Vigneti, ulivi<br />

e c<strong>il</strong>iegi bio, fattoria e<br />

agriturismo, citati dal Gambero<br />

Rosso. www.caverde.com<br />

CASACLIMA, BIOEDILIZIA<br />

PER RISPARMIARE ENERGIA<br />

E SOLDI<br />

La certificazione sui consumi<br />

energetici delle case imposta<br />

dalla Provincia di Bolzano,<br />

dove non possono consumare<br />

più di 70Kwh al metro<br />

quadrato all’anno<br />

(la media italiana è 150).<br />

www.agenziacasaclima.it<br />

CAMBOGIA<br />

LAVORARE ARGENTO<br />

E OTTONE IN CAMBOGIA<br />

Un orafo italiano ha chiuso<br />

<strong>il</strong> suo negozio a Vicenza<br />

per aprire un laboratorio<br />

a Phnom Penh e portare avanti<br />

<strong>il</strong> progetto “artigiani senza<br />

frontiere” dell’associazione<br />

vicentina F<strong>il</strong>eo. Insegna<br />

ai ragazzi di strada a lavorare<br />

l’argento e l’ottone ricavato<br />

dalle mine inesplose.<br />

www.viaggiemiraggi.org<br />

FIJI<br />

PRODURRE ENERGIA DAGLI<br />

SCARTI DELLA BIRRA [14 ]<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 25 |


| dossier | addio P<strong>il</strong> |<br />

ESEMPI CONCRETI: LATTE FRESCO ALLA SPINA E FORESTE NEL DESERTO<br />

ITALIA<br />

[1 ] A NAPOLI SI PUÒ PAGARE IN SCEC<br />

Ne circolano oltre 91.000. Gli iscritti all’associazione<br />

Masaniello, 1290 finora, ne hanno ritirati gratuitamente<br />

100 nella prima emissione, più altri 100 da dicembre.<br />

Banconote colorate da usare insieme agli euro, che<br />

funzionano come buoni sconto da spendere negli esercizi<br />

aderenti, oltre 200. Sconti tra <strong>il</strong> 10 e <strong>il</strong> 30% applicab<strong>il</strong>i<br />

solo a chi paga in scec. Per un prodotto da 40 euro con<br />

uno sconto del 10%, si pagheranno 36 euro e 4 scec.<br />

Un vantaggio per <strong>il</strong> cliente, che spenderà meno,<br />

e per <strong>il</strong> negoziante, che attirerà compratori che altrimenti<br />

andrebbero altrove. www.progettoscec.com<br />

In Italia ci sono anche: ecoroma a Roma<br />

(www.ecoroma.org), tau a Lucca (www.progettotau.org),<br />

fiorini a Firenze, thyrus a Terni (www.progettothyrus.com),<br />

kro a Crotone. www.arcipelagomoneta.org<br />

è <strong>il</strong> sito delle monete complementari in Italia.<br />

[2 ] IL LATTE FRESCO SI BEVE ALLA SPINA<br />

Un sistema a “f<strong>il</strong>iera corta” che avvantaggia produttori<br />

e consumatori, che spendono mediamente 1 euro al litro<br />

rispetto a 1,40 euro della grande distribuzione.<br />

Tanti i vantaggi ambientali: si riducono trasporti<br />

e inquinamento. Riut<strong>il</strong>izzando bottiglie di vetro si evita<br />

la produzione di rifiuti: -4,6 ch<strong>il</strong>i di plastica o -6,7 ch<strong>il</strong>i<br />

di cartone pro capite all’anno. Sul sito della Coldiretti<br />

la mappa dei distributori in Italia:<br />

www.coldiretti.it/Distributori%20latte%20Coldiretti.pdf<br />

[3 ] FAZZOLETTI E ASSORBENTI NATURALI AL 100%<br />

Nel distretto tess<strong>il</strong>e di Prato la Wip, piccola azienda<br />

leader di prodotti monouso in fibre naturali. Pannolini,<br />

assorbenti, fazzoletti, batuffoli struccanti in cotone<br />

biologico certificato Aiab-Icea, da progetti di commercio<br />

equo e solidale (in Paraguay e Tanzania). Niente plastica,<br />

solo biopolimeri con amidi vegetali. Prodotti venduti<br />

a marchio Naturaé e Love’N. www.wip-srl.com<br />

[4 ] LA TRIBÙ DELLE NOCI SONANTI<br />

A Cupramontana (Ancona) la comunità rurale “Tribù<br />

delle noci sonanti” sperimenta un modo di vivere, lavorare<br />

e produrre egualitario ed ecologico, sganciato<br />

dall’economia ufficiale, salvo per piccoli scambi<br />

di alimenti e beni a livello provinciale. Autosufficienza<br />

agricola senza l’uso di macchinari a energia foss<strong>il</strong>e<br />

né di sostanze chimiche; solo energia muscolare umana,<br />

attrezzi manuali e sostanze autoprodotte. Niente rifiuti,<br />

nemmeno organici (anche la to<strong>il</strong>ette è compostante).<br />

AMERICA<br />

[5 ] AGRICOLTURA SOSTENUTA DALLA COMUNITÀ<br />

Gruppi di persone che hanno deciso di vivere<br />

in campagna e coltivare la terra (1.500 fattorie)<br />

si associano con altri che vivono in città nel patto<br />

“Community supported agriculture”. All’inizio della<br />

stagione si stimano i costi di produzione e le quantità<br />

necessarie. I “cittadini” prefinanziano le spese,<br />

condividendo rischi, vantaggi e, in parte, lavoro agricolo.<br />

Negli Usa e in Canada è una realtà consolidata..<br />

[6 ] NELLA LANA, NATURA E TRADIZIONE DEL NEW MEXICO<br />

A Taos, in uno degli Stati più poveri e aridi degli Usa,<br />

la Zeri Foundation (www.zeri.org) sette anni fa ha avviato<br />

| 26 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

un progetto di allevamento di pecore e recupero<br />

delle antiche tradizioni locali di trattamento della lana.<br />

Oggi la Natural Dyes International si regge sulle proprie<br />

gambe, con una ricca produzione di lana biologica<br />

trattata con tinte naturali. www.naturaldyes.org<br />

[7 ] UNA FORESTA NEL DESERTO: VITA, ACQUA E LAVORO<br />

Una zona arida in Colombia, dove <strong>il</strong> suolo acido<br />

non permetteva alle piante di crescere e rendeva l’acqua<br />

non potab<strong>il</strong>e. Nel ‘92 la Zeri Foundation ha avviato<br />

la riforestazione: 11 m<strong>il</strong>a ettari di savana ricoperti<br />

di alberi, grazie all’impianto di funghi che hanno reso<br />

fert<strong>il</strong>e <strong>il</strong> terreno. In 15 anni <strong>il</strong> clima è cambiato: più piogge<br />

e acqua potab<strong>il</strong>e. Raggiunta l’indipendenza dal gasolio,<br />

grazie a piantagioni di palme da olio per biocombustib<strong>il</strong>i.<br />

Centinaia di persone hanno trovato lavoro. Uno stimolo<br />

per l’economia locale grazie al commercio della resina<br />

dei pini, usata nella produzione di carta.<br />

[8 ] FILIERA TESSILE ECOEQUA IN ARGENTINA<br />

Nel complicato settore tess<strong>il</strong>e globale, ricco di passaggi<br />

e sfruttamenti, una f<strong>il</strong>iera interamente nelle mani<br />

di piccoli produttori: magliette di cotone argentine vendute<br />

in Italia nelle botteghe Altromercato. La popolazione<br />

indigena dei Toba nella regione del Chaco coltiva <strong>il</strong> cotone<br />

con sementi autoctone. Operai di una fabbrica argentina<br />

autogestita tessono <strong>il</strong> cotone e lo tagliano in pezze,<br />

che <strong>il</strong> Movimento dei disoccupati di Matanza trasforma<br />

in magliette. Il commercio equo italiano le vende.<br />

[9 ] OCCUPARE, RESISTERE, PRODURRE, IN VENEZUELA<br />

Mentre <strong>il</strong> presidente Chavez lanciava riforme (riacquistato<br />

<strong>il</strong> controllo sull’estrazione del petrolio, annunciate<br />

nazionalizzazioni di banche, telecomunicazioni,<br />

elettricità, avviato lo sganciamento da FMI e Banca<br />

Mondiale), sull’esempio argentino venivano avviate<br />

autogestioni delle fabbriche chiuse. Gestite dai lavoratori<br />

la cartiera Venepal, la Sanitarios Maracay che fabbrica<br />

porcellane, la CNV e la Inveval, che producono valvole<br />

per oleodotti. Stipendi uguali per tutti, calo di incidenti,<br />

aumento di posti di lavoro. Sono i primi risultati registrati<br />

nelle fabbriche senza padroni, mentre in Venezuela<br />

<strong>il</strong> livello di povertà è sceso sotto i livelli del 1980.<br />

AFRICA<br />

[10 ] MIRACOLO NEL DESERTO<br />

La collaborazione tra <strong>il</strong> Governo eritreo, un’impresa<br />

americana (Seaphire International) e la Zeri Foundation<br />

ha reso fert<strong>il</strong>e una zona costiera dell’Eritrea nei pressi<br />

di Massawa, arida per l’acqua troppo salina.<br />

Con un sistema di pompe e f<strong>il</strong>tri, l’acqua del mare<br />

è stata usata per irrigare la terra desertica e coltivare<br />

dei vegetali (asparagi di mare) resistenti all’acqua salata.<br />

Sono state piantate un m<strong>il</strong>ione di mangrovie, dalle quali<br />

si ricava biomassa, usata per produrre energia, come<br />

mangime per animali, materiale ed<strong>il</strong>e e combustib<strong>il</strong>e.<br />

Una macchina che dà lavoro a 350 donne.<br />

[11 ] LA STILISTA<br />

CHE HA SCELTO L’AFRICA<br />

Alvine è nata in Camerun.<br />

Si è laureata in legge<br />

ed è venuta in Italia<br />

per studiare da st<strong>il</strong>ista.<br />

Ma per aprire la sua<br />

attività ha deciso<br />

di tornare in Africa,<br />

e dare lavoro alla sua gente. Ha ottenuto un piccolo<br />

prestito (circa 20 m<strong>il</strong>a euro) da una banca italiana.<br />

Ha comprato i macchinari per produrre i tessuti<br />

e confezionare gli abiti. Li ha portati in Camerun<br />

a Douala, dove ha creato una cooperativa, Les Petales,<br />

e da settembre tra m<strong>il</strong>le difficoltà ha iniziato a produrre<br />

vestiti, borse e gioielli, con uno st<strong>il</strong>e che unisce<br />

la tradizione africana e <strong>il</strong> gusto moderno. Li vende<br />

in Africa, ma anche in alcuni negozi in Italia.<br />

www.alvinedemanou.com<br />

ASIA<br />

[12 ] PARC, DONNE PALESTINESI AL LAVORO<br />

Quaranta gruppi di donne in quaranta v<strong>il</strong>laggi tra<br />

Cisgiordania e Striscia di Gaza. Un progetto coordinato<br />

dalla Ong palestinese Parc, che fornisce assistenza<br />

tecnica con agronomi esperti. A seconda della zona,<br />

si producono agrumi,<br />

fragole, ulivi, mandorle,<br />

datteri, erbe officinali.<br />

Sv<strong>il</strong>uppo rurale<br />

e microcredito,<br />

con l’aiuto di Etimos;<br />

biologico, con<br />

la certificazione Icea;<br />

commercio equo<br />

(in particolare di cous<br />

cous), grazie a Transfair-Fairtdrade e alla Ong padovana<br />

Acs e un rafforzamento del settore della microfinanza<br />

grazie a un accordo con Banca Etica. www.pal-arc.org<br />

[13 ] UN TOCCO ITALIANO PER IL BIOLOGICO A PECHINO<br />

Si chiama Agr<strong>il</strong>andia, un’azienda cinese che ha imparato<br />

dall’Italia a coltivare e cucinare bio. Si è fatta affiancare<br />

da un’impresa marchigiana, Belsito (www.v<strong>il</strong>labelsito.it).<br />

Tredici ettari di terreno nel v<strong>il</strong>laggio di Baige Zhuang,<br />

accanto alla caotica e inquinata periferia di Pechino,<br />

dove si coltivano con metodi biologici alberi da frutto,<br />

verdure ed erbe. Due grandi serre, un agriturismo<br />

e un ristorante nel centro della capitale cinese. Si possono<br />

comprare frutta e verdura, salse, vini, grappe e formaggi<br />

bio o gustarli cucinati da cuochi italiani.<br />

[14 ] DALLA BIRRA ALL’ENERGIA NIENTE SPRECHI<br />

In una scuola per ragazzi svantaggiati (la Montfort<br />

Boys Town) a Suva, sulle isole Fiji, la Zeri Foundation<br />

ha messo in piedi un progetto di produzione integrata,<br />

piuttosto articolato. Tutto inizia dagli scarti<br />

di una fabbrica di birra locale, usati per coltivare<br />

dei particolari funghi, che producono un enzima,<br />

che rende <strong>il</strong> grano molto nutriente per gli animali.<br />

Il campo, dopo la raccolta dei funghi, è ideale<br />

per far mangiare i maiali. Dalla fermentazione<br />

degli scarti di cibo ed escrementi dei maiali<br />

si estrae <strong>il</strong> gas, che permette di produrre energia.<br />

Il Capitale Naturale Mondiale (l’insieme degli ecosistemi e<br />

delle risorse della biosfera, ndr) si sta deteriorando. Dobbiamo<br />

riuscire a diffondere l’idea che bisogna investire sulle<br />

risorse naturali perché producono dividendi per tutti. Cito<br />

un solo dato: i “servizi ecologici” delle foreste pluviali<br />

hanno un valore annuo di 1660 dollari per ettaro. I residenti<br />

locali, dallo sfruttamento di quelle aree, guadagnano<br />

24 euro. Non sarebbe conveniente – anche economicamente<br />

– pagare quelle popolazioni in base al valore nonlocale<br />

delle loro foreste, pur di non vederle abbattute?<br />

Altrettanto importante è <strong>il</strong> “capitale sociale”?<br />

Senza dubbio. Perché è una variab<strong>il</strong>e che migliora se diminuisce<br />

<strong>il</strong> numero di omicidi, <strong>il</strong> tasso di disoccupazione<br />

o le ore passate davanti alla tv dai bambini.<br />

Le istituzioni pubbliche che cosa possono fare<br />

per agevolare l’ut<strong>il</strong>izzo dei nuovi indicatori?<br />

Il loro ruolo è necessariamente centrale per cambiare le<br />

regole del gioco. Abbiamo bisogno che adattino le loro<br />

scelte a principi di sostenib<strong>il</strong>ità.<br />

In concreto?<br />

Inglobare i costi naturali e sociali nei b<strong>il</strong>anci nazionali,<br />

considerare le implicazioni ecologiche ed umane nelle<br />

valutazioni delle singole politiche. E vanno adottate<br />

strategie che disincentivino i comportanti scorretti.<br />

Un piano ambizioso. Se anche fosse possib<strong>il</strong>e<br />

diffonderlo nei Paesi occidentali, crede realistico<br />

che venga adottato dalle nuove economie in<br />

pieno boom, come India e Cina?<br />

La Cina è l’esempio perfetto: numerose ricerche hanno evidenziato<br />

che oltre la metà della crescita del suo P<strong>il</strong> è annullata<br />

dai costi ambientali. Dobbiamo imparare da questo<br />

per fare scelte diverse. Soprattutto per fare in modo che i<br />

Paesi emergenti aumentino la loro produttività non oltre <strong>il</strong><br />

necessario. E soprattutto in modo ecologicamente e socialmente<br />

compatib<strong>il</strong>e. Nel caso della Cina, poi, un’eventuale<br />

inversione di rotta potrebbe essere attuata in tempi rapidi,<br />

vista la grande libertà d’azione del governo. E con misure<br />

efficaci, grazie alla forte presenza di personale specializzato.<br />

Passando agli Usa: <strong>il</strong> suo Paese è ormai entrato in<br />

una delicata fase elettorale. Cosa si aspetta dai<br />

candidati e cosa dovrebbe fare <strong>il</strong> futuro Governo?<br />

Con l’attuale amministrazione repubblicana, la battaglia<br />

è persa. Sul fronte democratico invece noto una certa attenzione<br />

a tali questioni. In generale credo però che si<br />

debba discutere su cosa vogliamo per <strong>il</strong> futuro del mondo.<br />

Non limitarci a votare questo o quel candidato per<br />

una sua dichiarazione estemporanea che è magari del<br />

tutto incoerente con le scelte assunte in precedenza. .<br />

IL MONDO A MISURA<br />

DI BIG MAC<br />

| dossier | addio P<strong>il</strong> |<br />

LA PARITÀ DI POTERE D’ACQUISTO (PPP) del dollaro americano<br />

nel mondo è la teoria in base alla quale con un dollaro si dovrebbero<br />

acquistare quantità equivalenti di uno stesso prodotto in tutto <strong>il</strong> globo.<br />

Qual è la pietra di paragone adottata? Nel 1986, con ironia pop,<br />

<strong>il</strong> settimanale inglese The Economist ha indicato <strong>il</strong> Big Mac, <strong>il</strong> panino<br />

McDonald’s identico in 120 Paesi: tre fette di pane, due hamburger,<br />

pomodoro e insalata. Il rapporto Ppp tra due valute si ottiene dividendo <strong>il</strong> costo di un Big Mac<br />

in una nazione, nella valuta locale, per <strong>il</strong> costo di un Big Mac nell’altra nazione (sempre<br />

nella valuta locale). Il valore ottenuto viene confrontato con <strong>il</strong> tasso di cambio attuale;<br />

se è più basso, allora la prima moneta è sottovalutata rispetto alla seconda (secondo<br />

la teoria della parità del potere d’acquisto), mentre se è più alto è sopravvalutata. Pa.Bai.<br />

IL CASO BHUTAN, DOVE IL RIFERIMENTO<br />

È LA “FELICITÀ LORDA”<br />

«LA FELICITÀ INTERNA LORDA è più importante del Prodotto interno<br />

lordo». Sembrava un’uscita naif di un re fuori dal mondo. Era <strong>il</strong> 1972<br />

quando Jigme Singye Wangchuk, sovrano del Bhutan, piccolo Stato<br />

incastonato nella catena himalayana, decise di non ut<strong>il</strong>izzare più <strong>il</strong> P<strong>il</strong><br />

come parametro di riferimento dello sv<strong>il</strong>uppo della sua nazione. Il nuovo<br />

indicatore (GNH) considera cinque elementi: sv<strong>il</strong>uppo umano, governance,<br />

crescita equ<strong>il</strong>ibrata, patrimonio culturale e conservazione delle risorse naturali. Da allora,<br />

<strong>il</strong> governo bhutanese ha diffuso elettricità e un cap<strong>il</strong>lare sistema sanitario ed educativo in tutti<br />

i v<strong>il</strong>laggi del regno. L’aspettativa di vita è così passata da 46 a 66 anni. C’è un però: <strong>il</strong> Bhutan<br />

è stato finora una monarchia assoluta. Ma una “rivoluzione dall’alto”, guidata dal nuovo<br />

re (ventisettenne), ha portato <strong>il</strong> Paese alle elezioni <strong>il</strong> 31 dicembre scorso. Per dirla tutta,<br />

la popolazione ha mostrato scetticismo, temendo che l’introduzione della democrazia possa<br />

porre fine alla secolare armonia sociale. Chissà come reagirà l’indice di Felicità interna. Em.Is.<br />

MONDO BIO A RACCOLTA<br />

BIOFACH<br />

21-24 febbraio 2008<br />

a Norimberga<br />

È la più importante<br />

fiera mondiale<br />

del biologico, oltre<br />

45 m<strong>il</strong>a visitatori<br />

nel 2007, 2600<br />

gli espositori<br />

quest’anno. Accanto<br />

a BioFach, Vivaness<br />

(<strong>il</strong> Salone della<br />

cosmesi naturale<br />

e del Wellness)<br />

e la più grande Fiera<br />

internazionale<br />

dei vini biologici.<br />

www.biofach.de/en<br />

NATURALMENTE<br />

7-9 marzo 2008<br />

a Piacenza<br />

Mostra-Mercato<br />

dei prodotti<br />

da agricoltura<br />

biologica e derivati,<br />

agroalimenti tipici,<br />

salute naturale,<br />

benessere e prodotti<br />

ecocompatib<strong>il</strong>i.<br />

www.naturalmente.<br />

piacenzaexpo.it<br />

IFOAM ORGANIC<br />

WORLD CONGRESS:<br />

CULTIVATE<br />

THE FUTURE<br />

16-20 giugno 2008<br />

a Modena<br />

Incontro a livello<br />

internazionale<br />

per fare <strong>il</strong> punto<br />

sulla agricoltura<br />

(viticoltura e frutta)<br />

biologica, tess<strong>il</strong>e<br />

e cosmesi<br />

da agricoltura<br />

biologica.<br />

www.ifoam.org<br />

SANA: SALONE<br />

INTERNAZIONALE<br />

DEL NATURALE<br />

11-14 settembre 2008<br />

a Bologna<br />

Il Salone Internazionale<br />

del Naturale,<br />

una vetrina qualificata<br />

per migliaia di visitatori,<br />

espositori ed operatori<br />

provenienti dall’Italia<br />

e da altri 50 paesi<br />

in tutto <strong>il</strong> mondo.<br />

Alimentazione,<br />

Salute e Ambiente<br />

sono le tre sezioni<br />

della fiera.<br />

www.sana.it<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 27 |


Olanda<br />

Lavaggi e r<strong>il</strong>avaggi<br />

Ma con creatività<br />

di Paolo Fusi<br />

A<br />

H, I BEI TEMPI PASSATI… ANNI RUGGENTI, in cui personaggi come <strong>il</strong> nob<strong>il</strong>e Fentener Von Vliessingen,<br />

che dopo la guerra sarà più volte ministro ed al cui onore sorgerà una statua ad Utrecht,<br />

nascondeva i soldi dei nazisti, delle loro industrie e delle loro banche, giostrando tra Svizzera,<br />

Olanda, Stati Uniti ed Ant<strong>il</strong>le. Anni roboanti, in cui l’Olanda era lo spigolo stretto<br />

di un triangolo scaleno tra le ex colonie (Sudafrica in testa con <strong>il</strong> suo Apartheid),<br />

le grandi industrie d’armi ed <strong>il</strong> contrabbando. Anni indimenticab<strong>il</strong>i, in cui i Paesi Bassi<br />

segnavano la via dell’Europa, <strong>il</strong> Porto di Rotterdam stab<strong>il</strong>iva i prezzi in tutto <strong>il</strong> mondo,<br />

<strong>il</strong> potere contrattuale dell’Aja era così forte da imporre all’Italia di comprare i loro pomodori<br />

di serra acquosi e schifosi. Tutto finito.<br />

Nelle Ant<strong>il</strong>le si combina ancora qualcosina, ma oramai <strong>il</strong> paradiso offshore ce l’hanno<br />

tutti alle porte di casa. E quando dico tutti significa proprio tutti, persino i rumeni e i lettoni.<br />

Le grandi compagnie assicurative, di auditing e di revisione, che prima facevano dell’Olanda<br />

la roccaforte del riciclaggio dal volto umano, se ne sono andate, si sono spostate. La caduta<br />

del Muro di Berlino ha reso inut<strong>il</strong>i le basi spionistiche e m<strong>il</strong>itari degli Stati Uniti nel Benelux,<br />

la Cina sta conquistando di metro in metro le ex colonie olandesi. Un disastro.<br />

Sicché <strong>il</strong> rispettab<strong>il</strong>e mestiere<br />

di riciclatore della mafia, di broker<br />

di diamanti sanguinanti, di intermediatore<br />

d’armi di contrabbando, è ancora<br />

svolto da moltissimi olandesi celebri,<br />

ma oramai lontano da casa: in Israele,<br />

nello Zimbabwe, a Londra. La piazza<br />

finanziaria olandese si è sbriciolata, gli avvocaticchi (che prima se la giocavano alla pari<br />

coi ticinesi e quelli di Montecarlo) fanno la fame. Oppure diventano ingegnosi.<br />

Due dirigenti, confondatori e comproprietari di una delle società fiduciarie più importanti<br />

del Paese hanno avuto un’idea grandiosa. Hanno iniziato ad offrire TLD alle grandi<br />

multinazionali. Che è un TLD? È quella pecetta che si appiccica in fondo all’indirizzo web:<br />

ce ne sono di commerciali (.com, .org, .net) e di nazionali (.it, .fr, .es, .de, .ch). Loro<br />

promettono di farne di strab<strong>il</strong>ianti. Per esempio rendere possib<strong>il</strong>e una pecetta .intesa<br />

(in esclusiva per la banca ed i suoi associati), una pecetta .fiat (per l’industria motoristica<br />

torinese) e via di seguito. Cosa ci si guadagna, dite voi? Dato che l’imbec<strong>il</strong>lità, al contrario<br />

dell’intelligenza, non ha limiti, in giro per <strong>il</strong> mondo ci sono migliaia di manager<br />

che sognano una frescaccia del genere e che sono disposti a pagarla a peso d’oro. Così questi<br />

signori olandesi potrebbero vendere una pagina chiamata www.s<strong>il</strong>vio.berlusconi, oppure<br />

www.walter.veltroni, oppure www.scemo.ch<strong>il</strong>egge o magari www.forzamagicomoggi.juventus<br />

ed altri orrori consim<strong>il</strong>i.<br />

Naturalmente l’operazione ha un neo. Questi domini non funzionano. Gli impiegati<br />

olandesi vengono nel vostro ufficio, ve lo montano, vi fanno vedere come funziona,<br />

Vendere domini fantasiosi per<br />

riciclare denaro dalle Isole Vergini.<br />

Con i guadagni comprare sedi della<br />

Bipop e riaffittarle alla banca, creare<br />

una riserva in euro per la Gazprom,<br />

investire nella Guerra in Sudan<br />

| 28 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

si pigliano i soldi ma trascurano di dirvi la cosa fondamentale: che, a causa della conformazione<br />

attuale dello spazio virtuale planetario, quelle pagine possono funzionare su un solo computer.<br />

Cioè ve le comprate e ve le godete rigorosamente da soli.<br />

Credete che l’affare sia finito qui? Giammai. Con una società delle Isole Vergini i due<br />

baldi giovinotti vendono ora questi domini a personaggi inqualificab<strong>il</strong>i che hanno bisogno<br />

di convertire denaro e farlo arrivare pulito in Europa. Costoro ordinano un dominio assurdo<br />

(alcuni esempi dalle investigazioni della Polizia di Amsterdam: .bigbanana, .chicken, .fart),<br />

lo pagano a peso d’oro ad una società concessionaria. Questa ha un conto intestato<br />

ad una ragazza, intima di uno dei giovanotti, che ritira <strong>il</strong> denaro dalla banca in contanti<br />

e lo fa avere – tolte le commissioni – a chi di dovere.<br />

Un’ultimo dettaglio insignificante. Sapete cosa ci fanno quei signori coi soldi lavati<br />

in Olanda? Di tutto: comprano sedi della Bipop e le riaffittano a prezzi maggiorati alla banca<br />

stessa, offrono garanzie a politici italiani che così possono prendere prestiti immob<strong>il</strong>iari,<br />

creano una riserva in euro per investimenti riservati del gruppo petrolifero russo Gazprom,<br />

investono nella Guerra in Sudan e naturalmente, in Italia, conducono a Foro Buonaparte<br />

una società che fa la revisione dei b<strong>il</strong>anci delle banche italiane. Che bella cosa, non vi pare? .<br />

| lavanderia |<br />

Amsterdam.<br />

Un paradiso<br />

per le biciclette.<br />

Ma anche per<br />

chi vuole giocare<br />

con la finanza<br />

off shore.<br />

Olanda, 2001<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 29 |


| inbreve |<br />

La Borsa di New York bloccata dagli animalisti >32<br />

In Italia più risultati con <strong>il</strong> lobbying >35<br />

inanzaetica<br />

Social Lending: la nuova frontiera della finanza etica? >38<br />

ETIOPIA: DIGA<br />

DI GILGEL GIBE III<br />

LA SACE<br />

DICE NO<br />

La nostra agenzia di credito<br />

all’export, la SACE ha comunicato<br />

ufficialmente di non voler finanziare<br />

<strong>il</strong> controverso progetto di G<strong>il</strong>gel Gibe<br />

III, in Etiopia. Come per la fase II<br />

dell’opera, realizzata dall’italiana<br />

Salini e sostenuta dal ministero<br />

degli Esteri con un prestito<br />

di 200 m<strong>il</strong>ioni di euro al governo<br />

etiope, e dalla Banca europea<br />

per gli investimenti (BEI), la SACE<br />

non ha intenzione di impelagarsi<br />

in un progetto dagli ingenti impatti<br />

ambientali. G<strong>il</strong>gel Gibe III – costi<br />

stimati intorno a 1,4 m<strong>il</strong>iardi di euro –<br />

è comunque in fase di costruzione,<br />

con <strong>il</strong> coinvolgimento della Salini<br />

e un possib<strong>il</strong>e ruolo finanziario<br />

da parte della BEI. Una diga<br />

di 240 metri, dagli impatti enormi<br />

su un fiume che attraversa un Parco<br />

Nazionale, un sito UNESCO<br />

e rappresenta la principale risorsa<br />

naturale per 15 gruppi indigeni.<br />

CRBM con l’organizzazione<br />

International Riverds ha verificato<br />

la situazione dei tre impianti<br />

idroelettrici di G<strong>il</strong>gel Gibe:<br />

l’ennesima mega infrastruttura<br />

africana costruita ad esclusivo<br />

beneficio di un’impresa Italiana.<br />

Il progetto non avrà benefici<br />

per le comunità locali. Nemmeno<br />

la Banca Mondiale è coinvolta<br />

nell’operazione. Secondo diversi<br />

osservatori, a questo punto sarà<br />

decisiva per la posizione della<br />

Banca Europea per gli Investimenti<br />

che sta valutando un prestito<br />

di circa 200 m<strong>il</strong>ioni di Euro.<br />

| 30 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

ELEZIONI IN KENYA:<br />

UN RAPPORTO CONFIDENZIALE<br />

DELLA BANCA MONDIALE<br />

SCATENA LE POLEMICHE<br />

Sta assumendo i contorni del vero e proprio caso<br />

internazionale la questione del rapporto confidenziale<br />

della Banca mondiale sulle elezioni in Kenya finito<br />

in pasto ai media. In base al contenuto del documento,<br />

l’istituzione guidata da Robert Zoellick è stata<br />

accusata di favoritismo nei confronti del presidente<br />

Mwai Kibaki. Nel primo dei due memorandum riservati,<br />

di cui è entrato in possesso <strong>il</strong> Financial Times,<br />

Colin Bruce, rappresentante della Banca in Kenya,<br />

si è detto sicuro della legittimità della vittoria di Kibaki<br />

nelle recenti elezioni. Tale affermazione sarebbe stata<br />

supportata da non meglio precisati pareri ottenuti<br />

da membri delle Nazioni Unite in servizio a Nairobi.<br />

Lo stesso Bruce avrebbe definito le valutazioni<br />

fatte dal capo degli osservatori UE, Otto Lambsdorff,<br />

che parlavano apertamente<br />

di brogli ed irregolarità<br />

nel processo elettorale, come<br />

“non accurate e precise”.<br />

Nel secondo memo, realizzato<br />

dal portavoce della Banca<br />

a Washington, John Donaldson,<br />

si invitano tutti i dipendenti<br />

dell’istituzione a «tenere ben a mente le osservazioni<br />

fatte da Bruce sulla tematica».<br />

Dopo le polemiche scoppiate a seguito dell’articolo<br />

apparso sul Financial Times, la Banca mondiale<br />

si è adoperata per negare le accuse di favoritismo<br />

nei confronti di Kibaki, ribadendo la propria assoluta<br />

neutralità. Val la pena ricordare che la Banca riveste<br />

un ruolo molto importante in Kenya, dove <strong>il</strong> suo portfolio<br />

progetti ammonta ad un valore stimato in circa<br />

un m<strong>il</strong>iardo di dollari. I prestiti al governo di Kibaki sono<br />

continuati nonostante le pesanti accuse di corruzione<br />

rese pubbliche negli ultimi anni.<br />

Gli esponenti delle Nazioni Unite in Kenya hanno<br />

negato di aver mai riferito a Bruce pareri di alcun<br />

genere sulle tormentate elezioni nel paese africano.<br />

IN VENDITA<br />

AZIONI<br />

DEL PETROLIO<br />

CINESE<br />

Il 16 gennaio <strong>il</strong> ministro del Tesoro<br />

della Pennsylvania, Robin<br />

Wiessmann, ha annunciato<br />

<strong>il</strong> disinvestimento dal colosso<br />

petrolifero cinese Sinopec, accusato<br />

di fare affari con <strong>il</strong> Sudan. Il governo<br />

sudanese userebbe i fondi versati<br />

dalle compagnie straniere per<br />

armare i responsab<strong>il</strong>i del genocidio<br />

del Darfur, che ha ucciso finora<br />

400.000 persone. Il disinvestimento<br />

da Sinopec è pari a 1,2 m<strong>il</strong>ioni<br />

di dollari ed è stato adottato<br />

dopo <strong>il</strong> rifiuto della compagnia<br />

di dialogare con gli azionisti<br />

sui rischi della sua presenza in Sudan.<br />

Il ministro della Pennsylvania<br />

ha assunto questa decisione<br />

sulla base di una recente modifica<br />

delle politiche d’investimento<br />

dello Stato, che include anche<br />

valutazioni geopolitiche, ambientali,<br />

di governance e altri fattori<br />

strategici. Il ministero del Tesoro<br />

sta ora iniziando a dialogare<br />

con le società USA Weatherford<br />

International e Schlumberger,<br />

specializzate nei servizi per <strong>il</strong> settore<br />

petrolifero, che hanno forti interessi<br />

in Sudan. «Non c’è alcuna buona<br />

ragione per cui le tasse dei cittadini<br />

siano investite a sostegno<br />

di imprese che sponsorizzano<br />

un regime accusato di genocidio»,<br />

ha dichiarato Wiessmann.<br />

ADIDAS<br />

PUBBLICA<br />

LA LISTA<br />

DEI FORNITORI<br />

Dopo Nike, Levi’s, Timberland<br />

e Reebok, anche Adidas ha deciso<br />

di pubblicare la lista dei suoi<br />

fornitori. Sono più di 1.000<br />

in 61 Paesi, tra cui Cina (261),<br />

Corea del Sud (59), India (55),<br />

Indonesia (50) e Vietnam (54).<br />

La decisione di Adidas è stata<br />

annunciata dall’International Text<strong>il</strong>e,<br />

Garment and Leather Workers’<br />

Federation (ITGLWF), <strong>il</strong> sindacato<br />

internazionale dei lavoratori tess<strong>il</strong>i<br />

e delle calzature. «Adidas<br />

si è aggiunta a una lista di marchi<br />

dell’abbigliamento che riconoscono<br />

la trasparenza delle catene<br />

di fornitura come elemento<br />

essenziale della responsab<strong>il</strong>ità<br />

sociale», ha dichiarato <strong>il</strong> Segretario<br />

Generale di ITGLWF Ne<strong>il</strong> Kearney.<br />

Ma la lista non è completa.<br />

Mancano ancora i dettagli sui<br />

fornitori dei licenziatari. «Ora<br />

<strong>il</strong> resto del settore non potrà fare<br />

finta di niente», continua Kearney.<br />

«Il trend, inaugurato da Nike due<br />

anni fa, deve continuare». Adidas<br />

aderisce a FLA (Fair Labour<br />

Association), un’associazione<br />

internazionale che tutela i diritti<br />

dei lavoratori nelle fabbriche<br />

ad uso intensivo di manodopera<br />

a basso costo (sweatshops).<br />

Secondo <strong>il</strong> report 2007 di FLA, Adidas<br />

avrebbe condotto 869 ispezioni<br />

per verificare <strong>il</strong> rispetto dei diritti<br />

umani nei suoi stab<strong>il</strong>imenti.<br />

Di queste solo <strong>il</strong> 5% a sorpresa.<br />

TELECOM VS BOLIVIA:<br />

800 LETTERE<br />

AL PRESIDENTE<br />

DELLA BANCA MONDIALE<br />

Più di 800 organizzazioni di 59 Paesi hanno presentato<br />

una petizione al presidente della Banca Mondiale<br />

Robert Zoellick esprimendo la loro preoccupazione<br />

sul controverso caso Telecom Italia-Bolivia, attualmente<br />

in corso al CIADI (<strong>il</strong> tribunale della Banca<br />

per la risoluzione delle controversie sugli investimenti<br />

internazionali tra governi e imprese).<br />

Lo scorso Ottobre Telecom Italia e la sua controllata<br />

olandese Eti, la Euro Telecom International NV, hanno<br />

convinto la Banca mondiale ad istruire un arbitrato<br />

contro <strong>il</strong> governo della Bolivia. Un duello che riguarda<br />

l’investimento italiano nella più importante telecom<br />

boliviana, la Entel. Una vera e propria sfida al Governo<br />

di Evo Morales, che sin dallo scorso due<br />

maggio aveva deciso di uscire dal CIADI,<br />

dando i sei mesi di preavviso previsti<br />

dai regolamenti della stessa Banca.<br />

L’arbitrato è stato istituito solo due<br />

giorni prima della scadenza per l’uscita<br />

definitiva. Al di là dei tempi, lo stesso<br />

contenuto dell’arbitrato appare molto<br />

discutib<strong>il</strong>e. Si tratta della riacquisizione<br />

pubblica del 47% delle azioni della<br />

compagnia Entel, che però non ha per <strong>il</strong> momento<br />

intaccato <strong>il</strong> 50% delle azioni in mano alla Telecom.<br />

Secondo diversi osservatori, l’arbitrato nasconde<br />

motivazioni politiche: la Bolivia di Morales sta lavorando<br />

per realizzare la Banca del Sud, la prima possib<strong>il</strong>e<br />

istituzione in sessant’anni a cercare di contrapporsi<br />

al “consenso di Washington” e in primo luogo alla<br />

stessa Banca mondiale. Le centinaia di organizzazioni<br />

firmatarie dell’appello sottolineano la crescente<br />

preoccupazione riguardo ad un sistema di diritti degli<br />

investitori che passa sopra alla democrazia e ai diritti<br />

umani. La Bolivia è solo uno dei vari governi che stanno<br />

sfidando la protezione eccessiva degli investitori nei<br />

trattati di libero commercio e dei trattati b<strong>il</strong>aterali sugli<br />

investimenti. Il CIADI è <strong>il</strong> meccanismo più ampiamente<br />

usato dalle multinazionali per obbligare giuridicamente<br />

i governi a rispettare le regole di questi trattati.<br />

POLITICI<br />

TEDESCHI<br />

BOICOTTANO<br />

LA NOKIA<br />

| inbreve |<br />

«Ho chiesto che mi comprino<br />

un nuovo cellulare, non posso<br />

più usare <strong>il</strong> Nokia». Peter Struck,<br />

capogruppo parlamentare dell’SPD<br />

(partito socialdemocratico tedesco)<br />

è furioso. Il 15 gennaio Nokia<br />

ha dichiarato che chiuderà <strong>il</strong> suo<br />

stab<strong>il</strong>imento di Bochum, nella Ruhr,<br />

per trasferirsi in Romania.<br />

La protesta è trasversale. Anche<br />

<strong>il</strong> ministro dell’agricoltura Seehofer<br />

(cristiano-sociale) vuole restituire<br />

<strong>il</strong> suo telefonino e ha chiesto<br />

un boicottaggio da parte di tutto<br />

<strong>il</strong> ministero. A Bochum, dove Nokia<br />

è <strong>il</strong> secondo datore di lavoro dopo<br />

Opel, si prevede un taglio di 2.300<br />

posti di lavoro. Motivo: <strong>il</strong> costo<br />

del personale. In Germania, nel 2006,<br />

i salari hanno raggiunto la cifra<br />

record di 32 euro all’ora, contro<br />

i 2,45 della Romania. La protesta<br />

dei politici non impensierisce<br />

gli economisti tedeschi. «La decisione<br />

di Nokia non è sorprendente»,<br />

ha dichiarato Christoph Schmidt,<br />

direttore di RWI, prestigioso istituto<br />

di ricerca di Essen. «Era solo una<br />

questione di tempo. La Germania<br />

sta attraversando un processo<br />

di adattamento doloroso ma<br />

necessario. Per continuare ad essere<br />

tra i più grandi esportatori del<br />

mondo abbiamo bisogno di mercati<br />

aperti». Nonostante le pressioni,<br />

Nokia ha dichiarato che non tornerà<br />

sui suoi passi, ma si impegnerà<br />

a pagare le ore di formazione<br />

per <strong>il</strong> reinserimento lavorativo<br />

e le misure di compensazione<br />

previste dal contratto.<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 31 |


| finanzaetica | pressioni non pacifiche |<br />

La borsa<br />

di New York<br />

bloccata<br />

dagli animalisti<br />

Per la prima volta un gruppo di attivisti riesce a isolare un’impresa dal mercato finanziario. È successo alla Huntingdon,<br />

una società inglese che fa test sugli animali. Il Governo costretto ad intervenire. Non ci era mai riuscita nessuna campagna<br />

per i diritti umani o per la tutela dell’ambiente. Ce l’hanno fatta degli ambientalisti, dai metodi non proprio pacifici.<br />

«N<br />

ON SIAMO RADIOATTIVI. ABBIATE IL CORAGGIO DI LAVORARE CON NOI». L’appello accorato<br />

di Brian Cass, amministratore delegato di Huntingdon Life Sciences (HLS)<br />

arriva agli investitori con un comunicato stampa, <strong>il</strong> 15 settembre del 2007.<br />

Cass si rivolge in particolare alle banche, alle società di revisione, al-<br />

di Mauro Meggiolaro le assicurazioni che negli ultimi anni hanno abbandonato la sua impresa<br />

a un destino da “fuori casta” del mercato. La colpa è della campagna<br />

SHAC (Stop Huntingdon Animal Cruelty), lanciata da un gruppo di animalisti radicali, che<br />

nel suo sito si vanta di aver fatto terra bruciata attorno alla “maggiore società che conduce test sugli<br />

animali in Europa”. Le imprese che avrebbero sciolto i loro legami con Huntingdon in seguito<br />

alle minacce di SHAC sarebbero più di 270. Banche, finanziarie, studi di consulenza, ma anche so-<br />

cietà di elettronica, catering, logistica, corrieri espressi. «Abbiamo<br />

dovuto creare al nostro interno tutti i servizi, dalla consegna dei<br />

pasti alla lavanderia, dai taxi alle guardie giurate», continua Cass.<br />

«I fornitori esterni hanno deciso di recedere dai contratti dopo anni<br />

di intimidazioni». Rifiutati da tutti gli istituti bancari, i conti<br />

correnti di HLS sono ora tenuti presso la Banca d’Ingh<strong>il</strong>terra,<br />

mentre <strong>il</strong> Ministero dell’Industria ha offerto all’impresa un servizio<br />

di assicurazione e l’esenzione dalle procedure standard di auditing<br />

previste dalla legge. Nessuna campagna di protesta era mai<br />

riuscita a ottenere risultati così r<strong>il</strong>evanti. Ma come si spiega <strong>il</strong> successo<br />

di SHAC? Facciamo un passo indietro.<br />

Il video degli orrori<br />

Tutto ha inizio nel marzo del 1997, quando un video girato di nascosto<br />

dalla giornalista Zoe Broughton all’interno degli stab<strong>il</strong>imenti<br />

di HLS, viene trasmesso su Channel Four. Le immagini mostrano<br />

alcuni dipendenti di Huntingdon che maltrattano<br />

crudelmente dei cani beagle. I responsab<strong>il</strong>i dei maltrattamenti<br />

vengono licenziati, processati e affidati ai servizi sociali in base all’Animals<br />

Act, mentre all’impresa viene revocata per sei mesi la licenza<br />

di condurre test. È la prima volta nel Regno Unito che dei<br />

tecnici di laboratorio vengono condannati per “crudeltà su animali”.<br />

Alcune delle imprese che si servono dei laboratori HLS per<br />

testare medicinali e composti chimici recedono dai contratti,<br />

| 32 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

Uno scimpanzè presso<br />

le strutture di Alamogordo<br />

di Save the Chimps.<br />

L’associazione si occupa<br />

di trovare una sistemazione<br />

definitiva agli animali salvati<br />

dai laboratori di ricerca.<br />

Usa, 2005<br />

mentre in Borsa, nel giro pochi mesi, <strong>il</strong> titolo dell’impresa crolla<br />

da 121 a 54 pence e le quotazioni vengono sospese. Ma non è finita.<br />

Nel novembre del 1999 gli attivisti Greg Avery e Heather James<br />

lanciano la campagna SHAC che si pone come obiettivo la<br />

chiusura della Huntingdon “con ogni legittima forma di protesta”.<br />

Per HLS è l’inizio di un incubo.<br />

Nel 2001 l’ad Brian Cass viene attaccato davanti alla porta di<br />

casa da tre uomini armati di picconi e gas lacrimogeni. Nel 2003<br />

tocca al responsab<strong>il</strong>e marketing, Andrew Gay, colpito da un gas<br />

accecante. Ma <strong>il</strong> target non è solo la Huntingdon. SHAC vuole isolare<br />

l’impresa, tagliando tutti i legami con l’esterno, in particolare<br />

quelli finanziari.<br />

Isolamento finanziario<br />

Già nel 2000 la campagna guidata da Avery e dalla compagna<br />

Heather James era riuscita a ottenere la lista di tutti gli azionisti di<br />

Huntingdon Life Sciences che, a fine anno, viene pubblicata sul<br />

Sunday Telegraph. Tra gli investitori ci sono i fondi pensione del Labour<br />

Party, costretti dalle proteste a vendere tutti i titoli, e la finanziaria<br />

Ph<strong>il</strong>lips and Drew, azionista di maggioranza, che comincia a<br />

ricevere minacce di attentati. Intanto gli attivisti scrivono oltre<br />

1.700 lettere ai piccoli azionisti informandoli sulle “orrib<strong>il</strong>i crudeltà<br />

inflitte a migliaia di animali” dalla società in cui stanno investen-<br />

ALEC SOTH / MAGNUM PHOTOS<br />

IL LIBRO<br />

Peter Singer, Jim Mason<br />

Come mangiamo.<br />

Le conseguenze etiche<br />

delle nostre scelte alimentari.<br />

Il Saggiatore, 2007<br />

Uova “Animal care certified”,<br />

prodotte con gli standard<br />

di benessere animale<br />

dell’United Egg Producers,<br />

associazione di categoria USA;<br />

salmone “Eco-worst”<br />

ambientalmente sbagliato<br />

o gamberi “Eco-best”,<br />

più sostenib<strong>il</strong>i, secondo<br />

le indicazioni di Environmental<br />

Defence; manzo “Certified<br />

humane”, allevato<br />

con standard di trattamento<br />

umano degli animali<br />

da allevamento: tentativi<br />

riusciti di conc<strong>il</strong>iare cibo<br />

ed etica? No, secondo<br />

l’esperto di bioetica P. Singer<br />

e l’avvocato J. Mason, tale<br />

binomio comprende aspetti<br />

ambientali, sociali, salutistici<br />

di non fac<strong>il</strong>e valutazione, le cui<br />

problematiche non possono<br />

essere risolte da un’etichetta<br />

o da uno st<strong>il</strong>e alimentare<br />

(neppure da una scelta<br />

radicale come quella vegana).<br />

Pensare etico significa molto<br />

di più: mettersi nei panni<br />

di tutti coloro che sono colpiti<br />

dalle nostre azioni.<br />

Fare la spesa diventa<br />

allora un contributo<br />

ad un’attività globale. In attesa<br />

che la carne “animal free”,<br />

ottenuta in laboratorio anziché<br />

dalla macellazione di animali,<br />

scenda dagli attuali 5 m<strong>il</strong>ioni<br />

di dollari al ch<strong>il</strong>o, gli autori<br />

propongono pochi principi<br />

largamente condivisib<strong>il</strong>i<br />

per un sano approccio etico<br />

al cibo che consista non<br />

nel diffic<strong>il</strong>e rispetto di severe<br />

regole ma in una f<strong>il</strong>osofia<br />

di vita praticab<strong>il</strong>e. A.C.<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 33 |


| finanzaetica |<br />

do. 250 vendono immediatamente i titoli. Chi non vende in molti<br />

casi si ritrova in cort<strong>il</strong>e un picchetto di manifestanti.<br />

Nel dicembre del 2000 cede anche Ph<strong>il</strong>ips and Drew. 32 m<strong>il</strong>ioni<br />

di azioni vengono vendute in blocco al valore di un pence.<br />

Le quote crollano clamorosamente. “Il crash delle azioni Huntingdon<br />

è uno dei più spettacolari degli ultimi anni. È la prima<br />

volta che i titoli di un’impresa sono effettivamente sotto <strong>il</strong> controllo<br />

degli attivisti”, riporta orgoglioso <strong>il</strong> sito della campagna.<br />

HLS scende sotto i limiti minimi di capitalizzazione e viene sospesa<br />

dal New York Stock Exchange (NYSE) e dalla borsa di Londra.<br />

A seguire tagliano i rapporti con l’impresa <strong>il</strong> broker Charles<br />

Schwab, colpito dalle proteste di SHAC davanti alla sua sede di<br />

Birmingham, e, nel 2002, la compagnia di assicurazione Marsh &<br />

McLennan’s, oggetto di ripetuti atti di vandalismo.<br />

Attacchi alla borsa<br />

di New York<br />

HLS decide di spostare le sue attività finanziarie<br />

negli Stati Uniti, dove la legge tutela meglio<br />

la riservatezza degli azionisti e si quota all’OTC,<br />

un mercato secondario. Cambia nome<br />

in Life Sciences Research e viene salvata dal<br />

collasso grazie a un prestito di 15 m<strong>il</strong>ioni di dollari da parte della<br />

banca di investimenti americana Stephens Inc. Ma gli attacchi<br />

continuano anche oltreoceano. Nel maggio del 2005 salta in aria<br />

la macchina del responsab<strong>il</strong>e di Canaccord, una società di brokeraggio,<br />

in autunno viene preso di mira uno Yacht Club di New<br />

York di cui sono soci alcuni manager di Carr Securities, una finanziaria<br />

che tratta i titoli di Huntingdon. Nonostante tutto, HLS<br />

tenta di quotarsi di nuovo al NYSE, ma senza successo. La borsa<br />

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PER MAGGIORI INFORMAZIONI<br />

www.shac.net/movies/crueltyfootage.mov<br />

(<strong>il</strong> video che ha dato origine alle proteste)<br />

www.infolav.org<br />

www.huntingdon.com<br />

www.vpsg.org<br />

di New York chiede di posticipare la quotazione, senza fornire<br />

spiegazioni. Il motivo, secondo <strong>il</strong> Guardian, è però chiaro: “le proteste<br />

degli estremisti si sono intensificate anche negli Stati Uniti”.<br />

Alla fine del 2006, dopo 15 mesi di attesa, Huntingdon finalmente<br />

ce la fa, ma deve accontentarsi del Nyse Arca, un mercato<br />

ristretto, completamente elettronico.<br />

Un lento ritorno alla normalità<br />

Negli ultimi mesi HLS sembra aver rialzato timidamente la testa.<br />

Secondo quanto riporta <strong>il</strong> Financial Times, i profitti sono in crescita<br />

del 5% rispetto all’anno precedente, mentre l’ad Brian Cass<br />

sarebbe riuscito a negoziare una riduzione significativa dei tassi<br />

sul debito di 60 m<strong>il</strong>ioni di dollari contratto con una “società finanziaria<br />

non britannica sul cui nome si mantiene <strong>il</strong> massimo ri-<br />

serbo”. Intanto <strong>il</strong> sito di SHAC riporta i dati di<br />

nuove manifestazioni agli inizi del 2008 davanti<br />

alle sedi delle società farmaceutiche Novartis<br />

e Sanofi Aventis, accusate di ut<strong>il</strong>izzare i<br />

test di Huntingdon per validare nuovi medicinali.<br />

Ma i toni sono meno aggressivi e gli attacchi<br />

si sono fatti più rari. Dopo<br />

l’approvazione, nel 2005, di una legge che tutela<br />

chi ha relazioni con società che fanno test sugli animali, <strong>il</strong> governo<br />

britannico si è messo alla caccia degli attivisti più violenti.<br />

Nel maggio dell’anno scorso la polizia ne ha arrestati 32, molti dei<br />

quali avevano organizzato “campagne di protesta con l’uso di violenza<br />

fisica e intimidazioni contro target secondari collegati a<br />

Huntingdon Life Sciences”. Dietro alle sbarre sono finiti anche<br />

Greg Avery e Heather James, fondatori di SHAC. Il processo si celebrerà<br />

in giugno. Entrambi rischiano anni di detenzione. .<br />

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ALL’EDITRICE MONTI CITANDO QUESTA INSERZIONE<br />

CRESCE LA POSSIBILITÀ<br />

DI NON TESTARE SUGLI ANIMALI<br />

SONO PIÙ LONTANI DAL PARADISO, dopo le correzioni apportate<br />

da Benedetto XVI alle aperture dei suoi predecessori Paolo VI e Giovanni<br />

Paolo II, che hanno ipotizzato per gli animali l’accesso alla vita eterna.<br />

Forse però gli animali sono più lontani anche dall’Inferno, dopo<br />

la pubblicazione del rapporto “Toxicity Testing in 21st Century: a Vision<br />

and Strategy” r<strong>il</strong>asciato nel giugno del 2007 dal National Research<br />

Counc<strong>il</strong> of the US National Academy of Sciences e ripreso con molta<br />

enfasi dall’economista Jeremy Rifkin in un’intervista sull’Espresso<br />

del novembre scorso.<br />

La sostanza del rapporto è che in futuro i test di tossicità non<br />

saranno più effettuati sugli animali, perché i progressi compiuti in molti<br />

campi della ricerca permetteranno sempre di più l’ut<strong>il</strong>izzo di metodi<br />

alternativi biologici e non biologici: metodi in vitro basati su organismi<br />

unicellulari, frazioni subcellulari, cellule, tessuti e organi isolati oppure<br />

metodi basati su modelli matematici e statistici.<br />

Gongolano gli animalisti della LAV (Lega Anti Vivisezione), perché<br />

da anni sostengono che i test sugli animali sono inut<strong>il</strong>i e possono essere<br />

sostituiti. «Alcuni metodi alternativi possono già ora essere ut<strong>il</strong>izzati<br />

– spiega Roberta Bartocci, responsab<strong>il</strong>e settore Vivisezione della LAV –<br />

perché hanno ottenuto la validazione scientifica; si continuano<br />

a ut<strong>il</strong>izzare gli animali perché la legge lo prevede: sono circa undici<br />

Gli attacchi dei movimenti animalisti anglosassoni<br />

sono riusciti a bloccare i<br />

mercati finanziari e ad isolare un’impresa<br />

quotata in Borsa. Co-<br />

di Mauro Meggiolaro me si spiegano questi<br />

risultati?<br />

Premetto che sottoscriviamo <strong>il</strong> fine della campagna<br />

SHAC, anche se non condividiamo una parte dei mezzi<br />

ut<strong>il</strong>izzati. Per capire i risultati ottenuti dalla campagna<br />

contro Huntingdon si deve considerare prima di<br />

tutto la realtà britannica. La Gran Bretagna è l’unico<br />

Paese al mondo nel quale un’organizzazione <strong>il</strong>legale,<br />

l’Animal Liberation Front ha ut<strong>il</strong>izzato anche la violenza<br />

e l’aggressione fisica per raggiungere i suoi obiettivi.<br />

| finanzaetica |<br />

m<strong>il</strong>ioni quelli ut<strong>il</strong>izzati<br />

nei laboratori in Europa e poco<br />

meno di un m<strong>il</strong>ione ogni anno<br />

in Italia». A sostegno di questa<br />

campagna la LAV ha prodotto<br />

<strong>il</strong> dossier “Un’altra ricerca<br />

è possib<strong>il</strong>e. Metodi sostitutivi<br />

alla sperimentazione animale”, scaricab<strong>il</strong>e da internet (www.infolav.org).<br />

Per <strong>il</strong> riconoscimento della validità scientifica dei test senza<br />

animali l’Unione europea si è dotata dell’Ecvam, <strong>il</strong> Centro europeo<br />

di validazione dei metodi alternativi, che proprio l’anno scorso ha dato<br />

<strong>il</strong> via libera a cinque nuovi test di irritazione cutanea, che presto<br />

verranno eseguiti su cellule coltivate e non più su animali, garantendo<br />

allo stesso tempo una maggiore sicurezza per i consumatori perché<br />

basati su r<strong>il</strong>evazioni oggettive.<br />

Dal 2009 all’interno della Ue non potranno più circolare cosmetici<br />

testati su animali, mentre dal 2013 saranno banditi i test cosmetici<br />

sugli animali. In attesa di quella data possiamo dare la preferenza<br />

a cosmetici realizzati senza sperimentazione sugli animali, scegliendo<br />

le aziende che aderiscono allo “Standard internazionale non testato<br />

su animali”, l’unico riconosciuto a livello internazionale. Pa. Bai.<br />

In Italia più risultati<br />

con l’attività di lobbying<br />

Potrebbe verificarsi un caso Huntingdon in Italia? L’abbiamo a chiesto a Gianluca Felicetti, presidente della LAV.<br />

“<br />

I test sugli animali<br />

non servono a nulla<br />

e possono addirittura<br />

essere pericolosi<br />

per gli esseri umani<br />

”<br />

Le azioni dell’ALF hanno contribuito ad acuire le differenze<br />

tra i moderati e gli estremisti, di cui si ha paura. È<br />

in questo contesto che SHAC è partita e ha ottenuto i<br />

suoi risultati: nel clima di terrore che circonda i movimenti<br />

animalisti britannici, con tanto di leggi speciali.<br />

Gli animalisti fanno paura?<br />

In Ingh<strong>il</strong>terra purtroppo siamo associati al terrore. Lì<br />

chi si batte per i diritti degli animali viene ormai automaticamente<br />

considerato un teppista. Come conseguenza<br />

l’associazionismo tradizionale, quello che fa<br />

informazione, che ut<strong>il</strong>izza solo metodi non violenti,<br />

ha subito gravi contraccolpi. Com’è successo alla<br />

BUAV (British Union for the Abolition of Vivisection),<br />

per non parlare della RSPCA (Royal Society for the Prevention<br />

of Cruelty to Animals), la più radicata associazione<br />

inglese, che per statuto “non puo’ combattere<br />

le leggi dello Stato”.<br />

Com’è la situazione in Italia?<br />

In Italia siamo riusciti a coniugare due esigenze: rap-<br />

Gianluca Felicetti,<br />

presidente della Lav,<br />

la Lega Anti<br />

Vivisezione italiana.<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 35 |


| finanzaetica |<br />

LIBRI<br />

Peter Singer<br />

Liberazione Animale<br />

Il Saggiatore, 2004<br />

Tom Regan<br />

I diritti animali<br />

Garzanti, 1990<br />

Pietro Croce<br />

Vivisezione o scienza.<br />

La sperimentazione<br />

sull’uomo<br />

Calderini, 2000<br />

presentare nella giusta crudezza di termini la realtà<br />

dell’uso e abuso degli animali e ottenere dei primi risultati<br />

concreti, riconosciuti dall’opinione pubblica.<br />

La LAV, per esempio, ha due grossi ambiti di attività:<br />

la lobbying per far approvare nuove leggi e applicarle<br />

e la sensib<strong>il</strong>izzazione dei cittadini, anche con interventi<br />

nelle scuole. Dal 1999 abbiamo un Protocollo<br />

d’Intesa con <strong>il</strong> Ministero della Pubblica Istruzione.<br />

Non siamo solo per le azioni dimostrative e gli slogan,<br />

ma per <strong>il</strong> dialogo. È una strategia che alla fine paga.<br />

Con quali risultati?<br />

La legge 189 del 2004 sul divieto di maltrattamento<br />

degli animali è una delle più avanzate in Europa. Da<br />

questo punto di vista non abbiamo nulla da invidiare<br />

all’Ingh<strong>il</strong>terra. Siamo l’unico Paese al mondo che garantisce<br />

l’obiezione di coscienza alla vivisezione per<br />

studenti e ricercatori e siamo stati <strong>il</strong> primo Paese a vietare<br />

l’importazione di pelli di cani e gatti. La Gran Bretagna<br />

non l’ha ancora fatto pur essendo stato <strong>il</strong> primo<br />

Paese ad approvare una legge per la protezione degli<br />

animali nel 1822.<br />

I test sugli animali sono obbligatori?<br />

Per i farmaci sì, in tutto <strong>il</strong> mondo. Esistono accordi internazionali<br />

che li prevedono. Come è obbligatorio <strong>il</strong><br />

ricorso ai test sull’uomo, prima di entrare in commercio.<br />

Laddove però si è lasciata libertà di ricerca, come<br />

per i cosmetici, si sono trovate delle valide alternative,<br />

| 36 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

come la coltura di cellule in vitro. Dal 2009, dopo lo<br />

stop per i prodotti finiti, i test sugli ingredienti per i cosmetici<br />

saranno gradualmente aboliti in tutta Europa.<br />

È vero che alcuni test contribuiscono a salvare<br />

vite umane?<br />

No. I test sugli animali non servono a nulla e possono<br />

addirittura essere pericolosi per gli umani. Il prof. Pietro<br />

Croce, medico chirurgo di fama mondiale, che è<br />

stato uno tra i primi a condannare la sperimentazione<br />

sugli animali dopo averla praticata per anni, ha definito<br />

i test una “roulette russa”.<br />

Quali sfide vede per <strong>il</strong> movimento animalista<br />

nei prossimi anni?<br />

La protezione degli animali sta diventando sempre di<br />

più un tema globale. Anche <strong>il</strong> WTO se ne è già dovuto<br />

occupare. Quando negli anni novanta protestavamo<br />

contro gli allevatori di visoni e volpi, gli allevamenti<br />

venivano spostati in Romania. Oggi succede lo<br />

stesso con i laboratori che fanno test sugli animali:<br />

vengono trasferiti verso Paesi in cui la legislazione è<br />

più debole, come la Cina. La Federazione Eurogroup<br />

for Animals, di cui facciamo parte, aiuta le associazione<br />

animaliste in Slovenia, in Romania e in altri Paesi.<br />

Peta, <strong>il</strong> più grande movimento animalista degli Stati<br />

Uniti, ha una sede anche in India. La battaglia per i diritti<br />

degli animali richiederà sempre di più uno sforzo<br />

comune che trascende i confini nazionali. .<br />

Fermiamo <strong>il</strong> luddismo<br />

animalista. È l’ora delle alternative concrete<br />

Sofferenza animale e sofferenza umana. E la passione degli inglesi per gli animali. Ne abbiamo discusso con <strong>il</strong> professor Antonio Da Re, ordinario di F<strong>il</strong>osofia Morale all’Università di Padova.<br />

di Mauro Meggiolaro<br />

Nella pagina a fianco, una femmina<br />

di scimpanzè attende di essere<br />

trasportata nella casa di riposo<br />

dell’assocazione Save the Chimps<br />

a Fort Pierce, in Florida.<br />

Usa, 2005<br />

“<br />

Scelte scientifiche<br />

o economiche non possono<br />

prescindere del tutto<br />

da considerazioni etiche.<br />

Ma come difendere i principi?<br />

Perché la sofferenza degli animali, soprattutto in Gran Bretagna e negli<br />

Stati Uniti è un problema così sentito?<br />

Il mondo anglofono ha sempre mostrato una sensib<strong>il</strong>ità del tutto<br />

speciale nei riguardi della vita animale. Basti ricordare che già David<br />

Hume, nel Trattato sulla natura umana (1739-40), sosteneva<br />

che “le bestie sono dotate di pensiero e di ragione al pari degli uomini”;<br />

Jeremy Bentham nel 1789 individuava nella capacità di<br />

soffrire un criterio di giudizio morale, che come tale riguardava<br />

non solo gli uomini ma anche gli animali. In tempi più vicini a<br />

noi si è cominciato a parlare di “diritti degli animali” (Tom Regan)<br />

e di “liberazione animale” (Peter Singer). Regan è americano e Singer<br />

è australiano, a dimostrazione che questa sensib<strong>il</strong>ità non è appannaggio<br />

solo dei britannici.<br />

”<br />

Perché suscitano tanta indignazione i test sugli animali,<br />

mentre non suscitano altrettanta indignazione le violazioni<br />

dei diritti umani, come ad esempio la sperimentazione<br />

di nuovi medicinali sui bambini appartenenti a classi so-<br />

ALEC SOTH / MAGNUM PHOTOS<br />

ciali disagiate o a Paesi poveri?<br />

Me lo sono sempre chiesto anch’io. Personalmente non ho difficoltà<br />

a convenire su alcune riflessioni del pensiero animalista; ma<br />

non riesco a capire perché ne dovrebbero far le spese gli esseri umani,<br />

o alcuni di questi, guarda caso quelli più deboli e indifesi. Prima<br />

di parlare di “diritti degli animali” - una formulazione per me<br />

comunque debole sul piano teorico - bisognerebbe ricominciare a<br />

parlare di diritti umani, preoccupandosi soprattutto di come si<br />

possano concretamente tutelare.<br />

Le questioni etiche stanno acquisendo sempre più spazio<br />

nell’opinione pubblica. Fino a che punto l’etica può condizionare<br />

scelte di carattere scientifico o economico?<br />

Non sono così sicuro che vi possano essere scelte scientifiche o<br />

economiche che non siano condizionab<strong>il</strong>i dall’etica: non penso<br />

che vi siano linee di ricerca o politiche economiche totalmente<br />

neutrali. In realtà i riferimenti etici sono sempre presenti. Certo,<br />

possono essere espliciti o impliciti oppure volutamente nascosti;<br />

possono risultare a volte giustificab<strong>il</strong>i e condivisib<strong>il</strong>i e a volte no.<br />

E, anche quando questi principi siano condivisib<strong>il</strong>i, può nascere<br />

la domanda di quali siano i metodi più adatti per difenderli. Quelli<br />

ut<strong>il</strong>izzati dai contestatori della Huntingdon sono in larga misura<br />

da condannare.<br />

Se i metodi non sono condivisib<strong>il</strong>i, a cos’altro bisognerebbe<br />

puntare?<br />

Sarebbe meglio che i luddisti animalisti si chiedessero in modo<br />

onesto se sia possib<strong>il</strong>e trovare alternative alla sperimentazione animale<br />

e esigessero dall’Huntingdon maggiori investimenti nella ricerca<br />

di tali alternative. W<strong>il</strong>liam Russel e Rex Burch già nel 1959<br />

parlavano del Metodo delle 3R: Replacement (sostituzione), Reduction<br />

(riduzione) e Refinement (raffinamento). Ovvero mirare alla sostituzione<br />

dei test sugli animali con un modello sperimentale differente<br />

(ad esempio le cellule in vitro); ridurre <strong>il</strong> numero delle cavie<br />

ut<strong>il</strong>izzate nei laboratori; preoccuparsi di alleviare la sofferenza e lo<br />

stress degli animali (è <strong>il</strong> senso del refinement). .<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 37 |


| finanzaetica | prestiti uno a uno |<br />

Social Lending:<br />

la nuova frontiera<br />

della finanza<br />

etica?<br />

Una persona che presta denaro a un’altra, senza conoscerla. Niente banche nè società finanziarie, solo un sito internet,<br />

dove prestatori e richiedenti si incontrano virtualmente. Una versione democratica della finanza, più vantaggiosa<br />

e trasparente, arrivata da poco anche in Italia. Ed è già nata una community nella f<strong>il</strong>osofia del web 2.0 e della solidarietà.<br />

SI CHIAMANO ZOPA E BOOBER e dallo scorso novembre sono<br />

sbarcati in Italia. Sulla scorta di esperienze statunitensi e<br />

inglesi (ma adesso anche in Olanda e Germania), le piattaforme<br />

telematiche di prestito “senza<br />

di Jason Nardi banche” e P2P (da pari a pari o da privato<br />

a privato) stanno avendo un grande successo.<br />

Merito della formula che riprende alcuni aspetti della solidarietà<br />

delle Friendly Society inglesi del ‘700 e delle Società di Mutuo Soccorso<br />

italiane di due secoli fa, insieme alla trasparenza, al rischio distribuito<br />

e a vantaggi, apparentemente, per tutti, creditori e prestatori.<br />

Con la differenza che oggi c’è Internet e la “community” è virtuale. E<br />

che questo fenomeno abbraccia in pieno la f<strong>il</strong>osofia del web 2.0.<br />

Se infatti <strong>il</strong> sentirsi parte di una comunità più ampia, pur non conoscendo<br />

di persona gli altri “membri”, ha decretato <strong>il</strong> successo di molti<br />

siti dell’ultima generazione, da Myspace a Facebook, e dello scambio<br />

alla pari di f<strong>il</strong>e e informazioni con i circuiti P2P, lo stesso sta avvenendo<br />

con <strong>il</strong> microcredito peer-to-peer, sia quello di portali come Kiva.org<br />

o Microplace.com (quest’ultimo promosso da Ebay), rivolte a finanziare<br />

direttamente persone e piccoli progetti nei paesi del “Sud”, sia<br />

quello di Zopa, finalizzato ad aiutare a pagare <strong>il</strong> mutuo o i debiti delle<br />

carte di credito nel “Nord”.<br />

Un nuovo mercato finanziario<br />

Gli italiani, fino a poco tempo fa, erano considerati un popolo di risparmiatori,<br />

con le famiglie che mettevano da parte <strong>il</strong> necessario per<br />

garantire un futuro ai figli. Poi è arrivata la sbornia del credito al consumo<br />

degli anni 80 e 90 e l’insicurezza del lavoro precario, i cui effetti<br />

sono oggi più che mai vivi. Le nuove generazioni si ritrovano in debito<br />

costante, riuscendo a malapena “ad arrivare a fine mese”, spesso vivendo<br />

al di sopra delle proprie possib<strong>il</strong>ità ed erodendo i risparmi di famiglia.<br />

Ed è proprio qui che si inserisce <strong>il</strong> social lending, dove sono<br />

l’interazione sociale e l’identificazione in valori sim<strong>il</strong>i che rappresentano<br />

la garanzia per un’operazione di prestito diretta, più vantaggiosa e<br />

trasparente rispetto a quanto offre <strong>il</strong> tradizionale sistema finanziario.<br />

| 38 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

Il “prestito P2P” è una modalità attraverso cui prestatori e richiedenti<br />

possono incontrarsi senza gli intermediari tradizionali come le<br />

banche o le società finanziarie. I prestiti sono alla fine erogati da individui<br />

o gruppi di individui, con una distribuzione equa del rischio. Le<br />

transazioni avvengono solitamente attraverso un processo sim<strong>il</strong>e a<br />

un’asta, dove i prestatori che offrono l’interesse più basso o <strong>il</strong> tempo<br />

più lungo “vincono” <strong>il</strong> prestito del richiedente.<br />

Zona di Possib<strong>il</strong>e Accordo<br />

Tra le piattaforme più interessanti e innovative c’è senz’altro Zopa, che<br />

sta per Zona di Possib<strong>il</strong>e Accordo. È nata nel Regno Unito nel marzo<br />

2005, dalla volontà di tre manager della banca online Egg e dagli stessi<br />

investitori di eBay e Skype. In due anni ha raggiunto un numero di iscritti<br />

pari a 175m<strong>il</strong>a. Sul sito americano – Zopa è stata lanciata per ultima<br />

negli USA lo scorso dicembre – si legge: «Stiamo coniando un nuovo termine<br />

per descrivere cosa facciamo: si chiama finanza sociale. Significa<br />

che vogliamo migliorare gli strumenti dei servizi finanziari e<br />

d’investimento, dei prestiti e mutui, permettendo alle persone di ut<strong>il</strong>izzarli<br />

direttamente per aiutarsi e aiutare altre persone allo stesso tempo».<br />

La differenza con <strong>il</strong> sistema bancario è evidente, spiegano gli zopiani.<br />

Anche le banche “condividono” danaro: i tuoi risparmi entrano<br />

in banca, loro li “condividono” con altre persone, che richiedono<br />

prestiti. A te danno <strong>il</strong> 2% e agli altri chiedono <strong>il</strong> 18%. E non è molto<br />

trasparente, perché non sai e non ti dicono dove mettono i soldi e con<br />

chi li stai “condividendo” tu. «Con Zopa», dicono dalla società, «tutto<br />

questo cambierà: facciamo incontrare direttamente la gente online in<br />

modo che possano condividere in maniera semplice e sicura i soldi e<br />

con un sistema che è allo stesso tempo divertente e che ha senso». Rispetto<br />

alle banche online, che si sono affermate negli ultimi anni, la<br />

differenza è che nel primo caso si usufruisce semplicemente di un servizio<br />

attraverso internet, con maggiore flessib<strong>il</strong>ità rispetto agli sportelli<br />

tradizionali; nel secondo caso è <strong>il</strong> servizio che è reso possib<strong>il</strong>e grazie<br />

all’interazione che si genera su Internet da una comunità virtuale motivata<br />

che si crea tra “richiedenti” e “prestatori”.<br />

IL CREDITO P2P NEL MONDO<br />

PROSPER.COM è stato <strong>il</strong> primo sito di social lending negli Stati Uniti. La prima cosa che si nota aprendolo<br />

è una galleria fotografica, con i volti dei richiedenti e spesso delle loro famiglie, perché e quanto hanno chiesto<br />

in prestito, quanto finora hanno restituito e a che tasso d’interesse. Entrando in una qualsiasi scheda, si accede<br />

alla vita economica e finanziaria della persona, con dettagli spesso molto precisi. Buona parte delle persone<br />

vuole ripagare i debiti contratti con le carte di credito. Oppure pagarsi l’università o le spese mediche.<br />

La privacy, qui, sembra un concetto inesistente, se non fosse che dopo l’estinzione del debito, la scheda viene<br />

chiusa alla visione del pubblico. Ma rimane <strong>il</strong> giudizio di affidab<strong>il</strong>ità.<br />

UN ALTRO PORTALE È LENDINGCLUB.COM, certamente più discreto. Come Prosper, anche Lendingclub funziona<br />

con i giudizi di affidab<strong>il</strong>ità. Un utente molto affidab<strong>il</strong>e di classe A1 può ottenere prestiti con un interesse<br />

del 7,12%. Uno di classe G1 può arrivare al massimo ad un tasso del 17,86. Lo slogan – dal video sul sito, dove<br />

è presente anche una mappa degli stati uniti con tutti i membri geolocalizzati – è “c’è gente la fuori come te<br />

e pronta a investire su di te”. Tra gli ultimi apparsi c’è Globefunder.com, che oltre a coprire gli Usa sta puntando<br />

anche sull’India e ha una rete di soci in molti altri paesi. A differenza degli altri, accetta anche investitori<br />

istituzionali purché tengano bassi i tassi d’interesse.<br />

Lo sbarco in Italia<br />

Con un modello a franchising, Zopa ha aperto in Italia lo scorso novembre<br />

a invito e dal 16 gennaio è “aperto al pubblico”. La società ha<br />

sede a M<strong>il</strong>ano e si presenta così: "Zopa rappresenta l’ambito di possib<strong>il</strong>ità<br />

nel quale l’accordo tra due parti è effettivamente raggiungib<strong>il</strong>e in<br />

una negoziazione. Tale zona è compresa tra <strong>il</strong> minimo che una persona<br />

accetta in cambio di qualcosa ed <strong>il</strong> massimo che un’altra persona è<br />

disposta a dare in cambio".<br />

Finanza etica 2.0<br />

Di fatto <strong>il</strong> modello di Zopa è basato su un’idea sociale e che potremmo<br />

«Nlanciato<br />

tra richiedente e prestatore», racconta Carlo Vi-<br />

di Jason Nardi<br />

| finanzaetica |<br />

definire, per molti versi, “etica”. L’attrazione dei prestatori è data infatti<br />

anche dal desiderio di prestare soldi ad altre persone con finalità altruistiche.<br />

Rimuovendo gli intermediari, si offre infatti la possib<strong>il</strong>ità di<br />

un accordo più equo per chi richiede <strong>il</strong> prestito e un miglior tasso di ritorno<br />

ai prestatori, favorendo la partecipazione e una forma di scambio<br />

più autentica e trasparente, dove i membri si sentono responsab<strong>il</strong>i<br />

a livello personale e credono che i propri risparmi vadano ad aiutare<br />

persone reali e riconoscib<strong>il</strong>i in modi specifici. Se le premesse saranno<br />

confermate, non sarà solo <strong>il</strong> sistema bancario tradizionale a dover fare<br />

i conti con i nuovi arrivati, ma anche la finanza etica dovrà prendere<br />

seriamente in considerazione gli scenari presenti e futuri. .<br />

Prestare per gli interessi<br />

e per essere ut<strong>il</strong>i<br />

Carlo Vitali, marketing manager di Zopa, ha raccontato a <strong>Valori</strong> com’è cominciata l’avventura italiana del prestito P2P.<br />

EL 2006 IL NUCLEO INIZIALE DEGLI INVESTITORI ha conosciuto<br />

gli ideatori di Zopa. Un modello, rispetto ad altri, ben bi-<br />

tali, manager con più di vent’anni di esperienza in Olivetti<br />

a livello internazionale.<br />

La Banca d’Italia come ha reagito?<br />

Non abbiamo incontrato grande velocità di risposta ma<br />

neanche ostacoli. Pur avendo fatto richiesta a fine 2006 e<br />

nel periodo del cambio di governatore, dopo alcuni mesi<br />

la Banca d’Italia ha dato la sua opinione favorevole. Siamo<br />

operatori finanziari registrati all’UIC, con tutti gli obblighi<br />

delle norme antiriciclaggio. Anche se i rischi in questo caso<br />

sono bassi. I correntisti, infatti, usano i propri conti.<br />

POSTATO DA MARIANNA ALLE 4:51PM<br />

Mi presento, sono Marianna e molti<br />

Zopiani mi conosco perchè faccio<br />

parte del Customer Care e dialogo<br />

con loro quasi quotidianamente.<br />

Ho l’onore di inaugurare una sezione<br />

del blog non strettamente legata<br />

all’attività di Zopa ma che racconta<br />

chi siamo e le nostre esperienze. [...]<br />

Sono qui per dirvi che per una<br />

settimana non potrò curarmi di voi:<br />

sono in partenza per l’Africa per<br />

visitare i progetti di Amref (ho fatto<br />

un master sulle aziende non profit<br />

e sono molto legata a questi temi). [...]<br />

FRASI<br />

Se Zopa fosse:<br />

Un’energia, sarebbe rinnovab<strong>il</strong>e.<br />

Un modo di comunicare,<br />

sarebbe Skype.<br />

Un mezzo di trasporto,<br />

sarebbe <strong>il</strong> car sharing.<br />

Vi definireste un’organizzazione che fa finanza<br />

etica?<br />

Siamo una SpA (siamo obbligati ad esserlo per legge),<br />

quindi non siamo un’associazione nonprofit. Certo, fac<strong>il</strong>itare<br />

lo scambio tra persone ha sicuramente una valenza<br />

etica. Il valore principale è la comunità. Molti sono<br />

disposti a dare prestiti senza ambizioni di speculazione,<br />

ma per <strong>il</strong> piacere di essere ut<strong>il</strong>i. Esistono organizzazioni<br />

con un dna sim<strong>il</strong>e al nostro, come Kiva.org, una piattaforma<br />

di microcredito “peer-to-peer” che finanzia progetti<br />

in tutto <strong>il</strong> mondo. Alcuni di noi hanno ut<strong>il</strong>izzato<br />

Kiva per un anno, con risultati incredib<strong>il</strong>i: i prestiti ritornano,<br />

con un tasso d’insolvenza quasi nullo. Da dicembre,<br />

per chiunque si iscriva alla newsletter, diamo<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 39 |


| finanzaetica |<br />

LA GRANDE FINANZA<br />

NON STA A GUARDARE<br />

PIONIERI NEGLI STATI UNITI sono stati quelli di Lending Circle – Circolo del Prestito – lanciato nel 2001<br />

con un modello basato su vicinanza e parentela, fac<strong>il</strong>itando prestiti tra amici e famiglia formalizzati<br />

e assistiti perché andassero a buon fine. E deve aver funzionato bene se è stato recentemente acquisito<br />

nientemeno che da Charles Branson, entrando a far parte dell’impero Virgin, trasformato in VirginMoney<br />

USA. Con <strong>il</strong> motto “cambiamo faccia ai soldi”.<br />

Se una buona idea come quella del social lending rischia di essere presto fagocitata dalla finanza<br />

tradizionale e rampante e perdere la sua vera essenza di punto di aggregazione e distribuzione<br />

orizzontale questo non sembra essere <strong>il</strong> caso, almeno per ora, delle altre iniziative. Ma occorre che si<br />

sv<strong>il</strong>uppi bene <strong>il</strong> senso di comunità, solidarietà e responsab<strong>il</strong>ità che vanno ben oltre <strong>il</strong> “valore” dei prestiti.<br />

SITI<br />

www.lendingclub.com<br />

www.globefunder.com<br />

www.prosper.com<br />

www.zopa.it<br />

www.boober.it<br />

un dollaro a Kiva per finanziare progetti di microcredito<br />

in paesi in via di sv<strong>il</strong>uppo.<br />

E con Zopa, qual’è <strong>il</strong> tasso di sofferenza?<br />

Nell’esperienza inglese degli ultimi due anni si è attestato<br />

intorno allo 0,2%. Meno di un decimo rispetto a quello del<br />

mercato finanziario tradizionale inglese.<br />

Cosa chiedete agli iscritti e di cosa vi occupate<br />

voi, se tenete l’interme dia zione al minimo?<br />

Ci occupiamo di fare lo scoring (ovvero assegnare classi<br />

di merito ai richiedenti) e di recupero crediti (lo facciamo<br />

senza costi aggiuntivi per conto di tutti i prestatori).<br />

Chiediamo ai prestatori l’1% su base annuale per<br />

<strong>il</strong> capitale reso disponib<strong>il</strong>e e 10 euro ai richiedenti, ol-<br />

tre allo 0,5-2% a seconda della classe<br />

di merito per i prestiti erogati. Ad<br />

ogni richiedente infatti è assegnato<br />

un grado di affidab<strong>il</strong>ità (A+, A, B, C)<br />

che è come <strong>il</strong> rating per le società. Il<br />

giudizio viene dato incrociando la<br />

storia creditizia dell’utente (basata<br />

sulla banca dati Experian) con le<br />

informazioni del modulo di applicazione<br />

(reddito, professione ecc.).<br />

Chi accetta di prestare a richiedenti<br />

meno affidab<strong>il</strong>i verrà premiato con<br />

un tasso d’interesse più alto e viceversa.<br />

E non ci sono costi di incasso<br />

di RID. Il limite del richiedente è<br />

15.000 euro, del prestatore 50.000 euro.<br />

E quali sono i tassi d’interesse?<br />

Variano a seconda delle classi di merito tra <strong>il</strong> 6% e <strong>il</strong> 10%,<br />

sensib<strong>il</strong>mente più bassi di quelli delle banche e soprattutto<br />

delle società finanziarie (dall’8-9% al 15-16%). I prestatori<br />

inglesi hanno portato a casa nel 2007 <strong>il</strong> 7% in media.<br />

E in Italia come sta andando dopo due mesi “a<br />

invito”?<br />

Si sono iscritti in 8000 e abbiamo raccolto oltre 1 m<strong>il</strong>ione<br />

di euro, con 166.000 euro di prestiti approvati, di cui<br />

57.000 già erogati. Per <strong>il</strong> 2008 abbiamo l’obiettivo di arrivare<br />

a 40.000 iscritti e 6.000 membri della comunità<br />

che si sono scambiati denaro tra loro. .<br />

APPUNTAMENTI FEBBRAIO<br />

2 febbraio<br />

TERNI<br />

RADUNO NAZIONALE SUI BUONI<br />

LOCALI DI SOLIDARIETÀ<br />

dalle 9 alle 19 presso l’Hotel de Paris<br />

via della Stazione, 52<br />

tel. 0744 58047<br />

Un’occasione per approfondire<br />

<strong>il</strong> tema delle monete complementari<br />

a partire dall’esperienza degli scec<br />

a Napoli (vedi scheda pag 26)<br />

www.arcipelagomoneta.org<br />

4-22 febbraio<br />

LONDRA<br />

DESIGNING FOR SUSTAINABILITY:<br />

SYSTEMS, ETHICS AND BEAUTY<br />

Un corso di una, due o tre<br />

settimane (a scelta)<br />

sulla sostenib<strong>il</strong>ità a partire<br />

dalla progettazione dei prodotti.<br />

www.schumachercollege.org.uk<br />

/courses<br />

5-8 febbraio<br />

NEW YORK<br />

ASSEMBLEA INVERNALE DI ICCR<br />

[Interfaith Center on Corporate<br />

Responsib<strong>il</strong>ity]<br />

Si discute di azionariato attivo<br />

e si presentano le prime proposte<br />

per la partecipazione alle assemblee<br />

delle imprese americane nel 2008.<br />

www.iccr.org<br />

5, 21 febbraio 2008<br />

NEW YORK<br />

AZIONARIATO ATTIVO.<br />

Scadono i termini<br />

per presentare alla SEC<br />

(commissione di vig<strong>il</strong>anza<br />

della Borsa Usa) le mozioni<br />

per le assemblee, che si terranno<br />

in estate, di:<br />

Freeport-McMoRan Copper & Gold<br />

Inc. (miniere) - 5 febbraio<br />

Alliant Techsystems Inc.<br />

(armamenti) - 21 febbraio<br />

Ad Alliant ICCR (Interfaith Center<br />

on Corporate Responsib<strong>il</strong>ity)<br />

chiederà di pubblicare un report<br />

sulla produzione di armi nucleari<br />

o che contengono uranio impoverito.<br />

7,8 febbraio<br />

LONDRA<br />

GREEN RETAIL 08<br />

Conferenza sulla sostenib<strong>il</strong>ità<br />

nel settore della distribuzione.<br />

Rivolto alle imprese.<br />

www.eventrus-conferences.com<br />

14 febbraio<br />

LONDRA<br />

BUSINESS IN THE COMMUNITY<br />

ANNUAL CONFERENCE<br />

Una delle più importanti<br />

conferenze sulla responsab<strong>il</strong>ità<br />

sociale d’impresa in Gran Bretagna.<br />

www.bitc.org.uk<br />

15, 22, 29 febbraio<br />

SENIGALLIA (ANCONA)<br />

SEMINARIO SULLA BANCA<br />

POPOLARE ETICA<br />

Organizzato dal Comune<br />

di Senigallia. Presso la Scuola<br />

di Pace “V.Buccelletti”<br />

Via Marchetti, 73<br />

Dalle 17 alle 19<br />

Temi: etica e trasparenza<br />

nell’economia, microcredito, come<br />

accedere ai servizi di Banca Etica.<br />

16 febbraio<br />

AREZZO<br />

26 febbraio<br />

FIRENZE<br />

TEATRO LA PERGOLA<br />

“FAMIGLIE A RISCHIO USURA”<br />

Un progetto di Teatri d’Imbarco,<br />

in collaborazione con la Fondazione<br />

Toscana per la Prevenzione<br />

dell’Usura, FIBA-CISL Toscana,<br />

CGIL Toscana, Adiconsum Toscana,<br />

Fondazione Culturale<br />

Responsab<strong>il</strong>ità Etica -Banca Etica,<br />

CTC Consorzio Toscana Costruttori,<br />

Camera di Commercio di Firenze.<br />

www.teatridimbarco.it<br />

Tel. 055.453545<br />

18 febbraio<br />

MILANO<br />

CINQUE ANNI DI ETICA SGR<br />

via Copernico 9,<br />

La festa di compleanno inizia alle<br />

19. In prima assoluta lo spettacolo<br />

teatrale “La moneta di Giuda”<br />

sull’investimento responsab<strong>il</strong>e.<br />

Per aderire 02.67071422<br />

o a comunicazione@eticasgr.it<br />

www.eticasgr.it<br />

20 febbraio<br />

LONDRA<br />

GREEN BUSINESS:<br />

HOW COMPANIES CAN PROFIT<br />

FROM CUSTOMER DEMAND<br />

FOR GREENER PRODUCT<br />

Una mattinata (9,30-12),<br />

organizzata dal London Business<br />

Forum, con Karen Fraser,<br />

fondatrice dell’Ethical Reputation<br />

Index (società che attribuisce<br />

indici etici alle imprese).<br />

La tutela dell’ambiente<br />

e la responsab<strong>il</strong>ità sociale, viste<br />

| finanzaetica |<br />

PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT<br />

come opportunità per le imprese.<br />

www.londonbusinessforum.com<br />

26-27 febbraio<br />

SAN FRANCISCO, CALIFORNIA<br />

CARBON FORUM AMERICA<br />

ORGANIZZATO DALLA IETA<br />

(INTERNATIONAL EMISSIONS<br />

TRADING ASSOCIATION)<br />

La più importante fiera americana<br />

sull’emission trading, <strong>il</strong> mercato<br />

delle emissioni di CO2.<br />

www.carbonforumamerica.com<br />

28 e 29 febbraio<br />

BRUXELLES<br />

BEI: CONFERENZA STAMPA<br />

E INCONTRO ANNUALE CON LE ONG<br />

(Banca Europea<br />

per gli Investimenti)<br />

www.bei.org<br />

29 febbraio<br />

MILANO<br />

SODALITAS SOCIAL AWARD<br />

Prorogato al 29 febbraio <strong>il</strong> termine<br />

per l'iscrizione a uno dei più<br />

importanti premi sulla<br />

responsab<strong>il</strong>ità sociale in Italia.<br />

www.sodalitas.it<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 41 |


Pharma<br />

Questa volta<br />

ci prova Bruxelles<br />

di Andrea Di Stefano<br />

| bruttiecattivi |<br />

L’<br />

AZIONE A SORPRESA È STATA ANNUNCIATA CON ENFASI A BRUXELLES dal commissario Ue alla Concorrenza,<br />

Neelie Kroes. Obiettivo: raccogliere elementi per spiegare le anomalie che impediscono <strong>il</strong> buon<br />

funzionamento della concorrenza nel campo dei medicinali.<br />

La Kroes non ha voluto rivelare né i nomi delle aziende, né i Paesi in cui si sono svolti i raid.<br />

Ma le ispezioni hanno sicuramente riguardato, tra le altre, varie sedi europee di AstraZeneca,<br />

GlaxoSmithKline, Merck, Sanofi-Aventis, Pfizer, Johnson & Johnson, Wyeth, Novartis e Teva.<br />

Nessun addebito è stato per <strong>il</strong> momento formalizzato, ma <strong>il</strong> sospetto materializzatosi a Bruxelles<br />

è che, dietro le quinte, alcune imprese stringano accordi per limitare la concorrenza e, in particolare,<br />

per frenare l’accesso al mercato di medicinali generici o innovativi a prezzi più bassi.<br />

«I cittadini e i governi vogliono un settore farmaceutico forte che dia migliori prodotti a prezzi<br />

più competitivi - ha spiegato la Kroes - Ma se farmaci innovativi non vengono prodotti<br />

e le alternative generiche a basso costo delle medicine esistenti vengono in alcuni casi ritardate,<br />

dobbiamo capire perché e, se necessario, intervenire». L’azione dell’Antitrust europeo<br />

ha per <strong>il</strong> momento la forma di una generica inchiesta settoriale, come quelle svolte in passato<br />

nei settori delle tlc, dell’energia e dei servizi finanziari. È la prima volta però che Bruxelles<br />

accompagna l’inizio di un’indagine<br />

a vasto raggio di questo tipo con una serie<br />

di perquisizioni a sorpresa, in genere ut<strong>il</strong>izzate<br />

quando vi sono già fondati dubbi di accordi<br />

di cartello o di pratiche anti-competitive.<br />

«Le ispezioni non sono circoscritte<br />

a imprese sospettate di azioni scorrette<br />

– ha precisato la Kroes – ma sono <strong>il</strong> punto di partenza per raccogliere le informazioni necessarie<br />

a guidare passi ulteriori».<br />

La commissaria alla concorrenza europea ha spiegato che si analizzeranno se vi siano accordi<br />

irregolari tra aziende, per esempio nella composizione delle dispute sui brevetti, e se siano state<br />

create barriere artificiali al varo di prodotti innovativi o generici. Entro l’autunno sarà redatto<br />

un rapporto preliminare sulla situazione, per arrivare poi a una relazione definitiva nella primavera<br />

del 2009. Nel frattempo tutte le parti interessate sono invitate a offrire elementi di valutazione,<br />

che si aggiungeranno ad alcune denunce che la Kroes ha ammesso di aver già ricevuto e potrebbero<br />

intanto sfociare in addebiti circostanziati ad alcune imprese.<br />

In Europa si spendono ogni anno 200 m<strong>il</strong>iardi in medicinali, ovvero 400 euro per individuo.<br />

Ma insospettisce la Kroes <strong>il</strong> fatto che, «nonostante la protezione dei brevetti non sia mai stata così forte,<br />

<strong>il</strong> numero dei nuovi farmaci sia in declino»: mentre tra <strong>il</strong> ‘95 e <strong>il</strong> ‘99 in media 40 nuove molecole erano<br />

introdotte ogni anno sul mercato, tra 2000 e 2004 si è scesi a 28. La Kroes ha ricordato come anche<br />

le autorità della concorrenza di Germania e Francia, oltre che degli Stati Uniti, stiano indagando<br />

sul tema e che esiste <strong>il</strong> precedente dell’AstraZeneca, multata di 60 m<strong>il</strong>ioni nel 2005 da Bruxelles,<br />

per aver ostacolato l’entrata sul mercato dell’alternativa generica al Losec contro l’ulcera..<br />

Dopo decine di cause negli Stati Uniti<br />

per manipolazioni dei prezzi e cartelli<br />

tra le multinazionali nella vendita<br />

di medicinali, soprattutto di largo<br />

ut<strong>il</strong>izzo, anche l’Ue si muove. Forse<br />

non solo per questioni di immagine<br />

| 42 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

AZIONARIATO<br />

CRITICO


| inbreve |<br />

conomiasolidale<br />

15 FEBBRAIO<br />

“AL BUIO”:<br />

ILLUMINIAMOCI<br />

DI MENO<br />

Caterp<strong>il</strong>lar, programma di Radio2,<br />

lancia per <strong>il</strong> 15 febbraio 2008<br />

la quarta edizione di “M’<strong>il</strong>lumino<br />

di meno”, giornata di mob<strong>il</strong>itazione<br />

internazionale in nome del risparmio<br />

energetico. Nel corso della<br />

trasmissione, condotta da Cirri<br />

e Solibello, verrà chiesto agli<br />

ascoltatori di dimostrare in quale<br />

modo stiano contribuendo<br />

a risparmiare energia. Ma l’invito<br />

è rivolto a tutti ed è quello<br />

di spegnere le luci e tutti i dispositivi<br />

elettrici non indispensab<strong>il</strong>i<br />

<strong>il</strong> 15 febbraio dalle 18. Caterp<strong>il</strong>lar<br />

si rivolge quindi a cittadini,<br />

istituzioni, scuole, aziende, musei,<br />

associazioni, università, ristoranti,<br />

negozianti e artigiani perché<br />

diminuiscano i consumi in eccesso<br />

e mostrino all’opinione pubblica<br />

come un altro ut<strong>il</strong>izzo dell’energia<br />

sia possib<strong>il</strong>e. Lo scorso anno<br />

<strong>il</strong> “s<strong>il</strong>enzio energetico” coinvolse<br />

simbolicamente piazze e monumenti<br />

in tutt’Italia (tra le altre, <strong>il</strong> Colosseo,<br />

Montecitorio e <strong>il</strong> Quirinale a Roma,<br />

l’Arena di Verona, piazza San Marco<br />

a Venezia, <strong>il</strong> Duomo e la Scala<br />

a M<strong>il</strong>ano, la Valle dei Templi<br />

ad Agrigento). Sul sito internet<br />

del programma (www.caterueb.rai.it)<br />

è possib<strong>il</strong>e segnalare la propria<br />

adesione alla campagna,<br />

patrocinata dalla Presidenza<br />

del Consiglio dei ministri.<br />

Banca Etica ha già aderito.<br />

| 44 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

MAR TIRRENO:<br />

PROGETTO<br />

PER CINQUE<br />

PARCHI EOLICI<br />

Durante le crociere nei mari del nord<br />

Europa non è diffic<strong>il</strong>e vedere pale<br />

eoliche. Presto anche <strong>il</strong> mar Tirreno<br />

settentrionale potrebbe seguire <strong>il</strong> loro<br />

(virtuoso) esempio. A lanciare l’idea<br />

è una società di Pistoia, la Domus<br />

Energia: <strong>il</strong> progetto prevede cinque<br />

parchi eolici, costituiti da venticinque<br />

pale ciascuno, capaci di produrre<br />

400-500 megawatt di energia, pari<br />

al fabbisogno giornaliero di 250 m<strong>il</strong>a<br />

abitanti. Il tutto – promette Roberto<br />

Iacono, direttore di Domus Energia –<br />

nel pieno rispetto dell’ambiente:<br />

«le aree scelte non saranno nel parco<br />

dell’arcipelago toscano e ogni p<strong>il</strong>one<br />

potrà ospitare strutture per<br />

<strong>il</strong> ripopolamento ittico». Il progetto<br />

va nella direzione indicata dalla prima<br />

bozza del Piano energetico regionale<br />

approvato dalla Regione Toscana<br />

nel dicembre scorso: una riduzione<br />

del 20% di emissioni e di un altro<br />

20% dei consumi entro <strong>il</strong> 2020.<br />

Previsto anche un potenziamento<br />

dell’eolico, dagli attuali 28 a 300<br />

megawatt. La società pistoiese<br />

ha già sottoposto l’idea al ministero<br />

dell’Ambiente e alla Regione. «Abbiamo<br />

avviato <strong>il</strong> confronto con i tecnici<br />

regionali dell’ufficio per la valutazione<br />

dell’impatto ambientale – osserva<br />

Iacono – ma è dal maggio<br />

scorso che aspettiamo di poter<br />

incontrare gli assessori».<br />

AGRICOLTURA:<br />

DA ECOR<br />

UN CORSO<br />

PER I NEGOZIANTI “BIO”<br />

Un nuovo magazine e una “Scuola di Valore<br />

Alimentare” aperta a tutti gli operatori del settore bio.<br />

Ecor Spa, azienda leader nella distribuzione di prodotti<br />

biologici in Italia, ha scelto di investire nella<br />

formazione. I corsi - permanenti, tenuti da docenti<br />

universitari e professionisti - sono rivolti ai lavoratori<br />

della distribuzione di prodotti biologici. In particolare<br />

ai negozianti: <strong>il</strong> progetto punta infatti a rafforzare<br />

la professionalità di chi lavora a contatto<br />

con <strong>il</strong> consumatore. La prima lezione della scuola<br />

(per informazioni è attivo <strong>il</strong> numero verde 800.489311)<br />

si è tenuta lo scorso <strong>il</strong> 13 gennaio presso<br />

lo stab<strong>il</strong>imento della Ecor a San Vendemiano (Tv).<br />

Già da tempo l’azienda è impegnata ad estendere<br />

e consolidare la rete di esercizi commerciali<br />

sul territorio italiano: «Siamo convinti che tra i motivi<br />

per cui un consumatore sceglie di rivolgersi<br />

ad un punto vendita specializzato piuttosto che<br />

alla Grande distribuzione – afferma Fabio Brescacin,<br />

presidente di Ecor –, oltre alla qualità delle materie<br />

prime, dei prodotti e dei metodi di trasformazione,<br />

ci sia anche la fiducia nei confronti del negoziante.<br />

Un professionista che deve saper consigliare e risolvere<br />

i dubbi di un cliente sempre più attento alla propria<br />

salute e al proprio benessere». Il primo corso – affidato<br />

a Matteo Giannattasio, docente di Biochimica Vegetale<br />

e responsab<strong>il</strong>e del “master in Agricoltura Biologica”<br />

presso l’università di Napoli – è dedicato al tema<br />

della qualità degli alimenti legata alla salute. Fra i temi<br />

affrontati le intolleranze alimentari, la biodinamica,<br />

i metodi di conservazione, e gli Ogm.<br />

Energia solare, business low cost >46<br />

Un nuovo presidente per Ctm Altromercato >49<br />

Aiutateci a far vincere la Calabria della legalità >52<br />

SONDAGGIO<br />

COOP: ITALIANI<br />

CON I PIEDI<br />

DI PIOMBO<br />

Più prudente e accorto, meno<br />

edonista e gaudente, più<br />

preoccupato per <strong>il</strong> futuro suo<br />

e dei suoi fam<strong>il</strong>iari. È <strong>il</strong> consumatore<br />

italiano del 2008, secondo <strong>il</strong> ritratto<br />

che emerge dal sondaggio effettuato<br />

da Ancc/Coop Italia nei primi giorni<br />

di gennaio. Il nuovo anno nasce<br />

all’insegna della preoccupazione.<br />

A dimostrarlo, le risposte<br />

a una semplice domanda: come<br />

ut<strong>il</strong>izzerà un eventuale surplus<br />

di risorse? Un intervistato su tre<br />

lo destinerebbe a risparmi,<br />

investimenti o a spese per la propria<br />

abitazione (erano <strong>il</strong> 26% nel 2007),<br />

<strong>il</strong> 23% invece lo spenderebbe<br />

per “viaggi e divertimenti” (un calo<br />

di 7 punti percentuali in un anno).<br />

Una cautela che appare<br />

più che giustificata, se si considera<br />

che la tredicesima lo scorso anno<br />

è servita più a pagare le bollette<br />

(42% dei casi) che a fare regali<br />

(34%). Tra le maggiori<br />

preoccupazioni degli italiani<br />

spiccano invece la possib<strong>il</strong>e<br />

carenza di denaro per pagare<br />

le spese (per <strong>il</strong> 54% del campione),<br />

la salute propria e dei fam<strong>il</strong>iari<br />

(51%) e <strong>il</strong> timore di veder sfumare<br />

la sicurezza del proprio posto<br />

di lavoro (25%).<br />

BIKE SHARING:<br />

ROMA COME PARIGI<br />

20 MILA BICICLETTE<br />

PER SPOSTARSI IN CITTÀ<br />

A Roma scocca l’ora delle due ruote ecologiche:<br />

è <strong>il</strong> “bike sharing”. Per spostarsi in città senza<br />

problemi di parcheggio. Il progetto prevede una prima<br />

fase per la sperimentazione (di sei mesi e a costo zero<br />

per <strong>il</strong> Comune perché gestita dallo sponsor spagnolo<br />

“Camusa”): 250 bici distribuite in 22 “ciclo-posteggi”<br />

all’interno del centro storico. Poi <strong>il</strong> servizio sarà esteso<br />

a tutta la città, con l’introduzione di altre 20 m<strong>il</strong>a<br />

biciclette. Ogni “posteggio di scambio”, collocato<br />

vicino alle fermate di bus e metro, sarà dotato<br />

di colonnine con lettore magnetico e sistema<br />

di ancoraggio per la bici. Usufruire del servizio sarà<br />

(abbastanza) semplice: ci si registra,<br />

si versa una cauzione, si ottiene<br />

una tessera elettronica ricaricab<strong>il</strong>e<br />

e un lucchetto. Si passa la tessera<br />

sul lettore della colonnina, la bici<br />

si sblocca, <strong>il</strong> “tassametro” parte.<br />

Per favorire spostamenti brevi e scambi<br />

frequenti tra più ciclisti, la prima<br />

mezz’ora è gratuita. Dopo, scatta<br />

la tariffa: un euro e mezzo per altri<br />

90 minuti, poi 4 euro per ogni ulteriore mezz’ora.<br />

L’avvio dell’iniziativa, previsto per <strong>il</strong> 15 gennaio,<br />

è slittata. Presumib<strong>il</strong>mente a fine febbraio.<br />

Problemi burocratici: difficoltà a trovare aree libere<br />

nel superaffollato suolo pubblico cittadino.<br />

Il progetto capitolino ricalca quello lanciato<br />

da Parigi nel luglio 2007. Identiche le procedure<br />

da seguire, identici i costi. Ma nella capitale francese,<br />

si era partiti subito in grande: 10 m<strong>il</strong>a bici e 750 punti<br />

di prelievo in tutti gli “arrondissement” per la fase<br />

sperimentale (raddoppiate a fine anno). Inoltre,<br />

<strong>il</strong> servizio è attivo sempre (a Roma, dalle 7 alle 24)<br />

e <strong>il</strong> pagamento può avvenire con addebito bancario.<br />

In più, Parigi sorge su un’area più pianeggiante.<br />

Il che, quando si deve pedalare, non guasta.<br />

Vedremo se anche a Roma l’iniziativa sarà<br />

un successo. Nonostante la (proverbiale) pigrizia<br />

dei romani e i sette Colli…<br />

ECONOMIA<br />

SOCIALE<br />

PRESENTE<br />

E FUTURO<br />

| inbreve |<br />

Un’economia “alternativa”, etica,<br />

sostenib<strong>il</strong>e da anni si sta creando<br />

uno spazio all’interno di un sistema<br />

economico che sta evidenziando<br />

tutte le sue contraddizioni.<br />

Ha un futuro questa economia<br />

diversa? O è destinata a restare<br />

un’utopia? Si affronteranno questi<br />

temi, e molti altri, durante i tre<br />

incontri del “Laboratorio di studio<br />

sull’economia sociale”, organizzati<br />

a M<strong>il</strong>ano, con <strong>il</strong> contributo<br />

della Provincia, (Sala Guicciardini,<br />

in via M.Melloni 3) dalla<br />

Circoscrizione dei soci di M<strong>il</strong>ano<br />

di Banca Etica e da Econometica<br />

(www.econometica.it), <strong>il</strong> Centro<br />

interuniversitario per l’etica<br />

economica e la responsab<strong>il</strong>ità<br />

sociale d’impresa. Un gruppo<br />

di docenti di venti università italiane<br />

che sta studiando un modo diverso<br />

di pensare l’economia, basato<br />

su etica, equità, cooperazione<br />

e reciprocità. Il 6 marzo Leonardo<br />

Becchetti (università Tor Vergata<br />

di Roma) affronterà <strong>il</strong> tema<br />

“Economia della responsab<strong>il</strong>ità<br />

sociale: è possib<strong>il</strong>e creare valore<br />

con i valori?”. Il 14 marzo Pier Luigi<br />

Porta (Università Bicocca di M<strong>il</strong>ano)<br />

parlerà di “Economia civ<strong>il</strong>e:<br />

lo stato dell’arte e i nuovi sentieri<br />

di partecipazione”. Il 5 apr<strong>il</strong>e<br />

Lorenzo Sacconi (Università<br />

di Trento) discuterà di “Economia<br />

della responsab<strong>il</strong>ità sociale: forme<br />

di impresa alternative”.<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 45 |


| economiasolidale | fotovoltaico |<br />

L’<br />

INDUSTRIA DEL FOTOVOLTAICO CRESCE in tutto <strong>il</strong> mondo, ormai<br />

da anni, con ritmi impressionanti. Dal 2000 al 2005<br />

<strong>il</strong> settore ha visto aumentare <strong>il</strong> proprio giro d’affari, in<br />

media, del 40% ogni anno. Impiegando<br />

di Andrea Barolini già alla fine del 2004, spiega l’IEA Photovoltaic<br />

Power Systems Programme, oltre<br />

50m<strong>il</strong>a lavoratori. Complessivamente, ad agosto del 2006 le trenta più<br />

importanti compagnie produttrici di energia solare vantavano una<br />

quota di mercato superiore ai 20 m<strong>il</strong>iardi di euro. E le previsioni sono<br />

ancora più rosee. Secondo una stima del Credit Lyonnais Security<br />

Asia, <strong>il</strong> comparto potrebbe espandersi dai 5,6 m<strong>il</strong>iardi di euro del 2004<br />

fino a 24 m<strong>il</strong>iardi nel 2010. Il che, tradotto, significa vendite di energia<br />

a impatto (quasi) zero per l’ambiente pari a 5,3 GigaWatt all’anno.<br />

Ciò non toglie, tuttavia, che la diffusione del “solare” sia ancora oggi<br />

insufficiente e, soprattutto, distribuita a macchia di leopardo.<br />

Nel 2005 <strong>il</strong> mercato del fotovoltaico è cresciuto complessivamente<br />

del 45%. La maggior parte delle nuove produzioni sono si-<br />

| 46 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

Il giro d’affari aumenta del 40%. Germania<br />

e California i leader di oggi, la Cina<br />

quello di domani. E nei prossimi anni<br />

le nuove tecnologie promettono costi irrisori<br />

Energia solare<br />

business low cost<br />

tuate in Germania (a seguire gli Usa – o, meglio, la California e <strong>il</strong><br />

New Jersey, che da soli detengono <strong>il</strong> 90% del mercato americano –<br />

la Spagna e l’Italia). Il totale dell’energia prodotta in più rispetto all’anno<br />

precedente è stata pari a 1.759 MegaWatt (603 Mw in Germania,<br />

291 in Giappone, 108 negli Stati Uniti). Da notare, poi, la<br />

crescita impressionante della Cina. Nel 2010, spiega l’istituto<br />

Worldwatch, <strong>il</strong> Paese sarà <strong>il</strong> leader mondiale per le energie rinnovab<strong>il</strong>i<br />

(intendendo complessivamente eolico, fotovoltaico, biomasse).<br />

Ai ritmi attuali di crescita, infatti, la Cina non solo raggiungerà<br />

gli obiettivi che si è data, ma andrà oltre: entro <strong>il</strong> 2020 potrebbe essere<br />

superato <strong>il</strong> tetto del 15% di energia prodotta con le rinnovab<strong>il</strong>i<br />

per arrivare fino al 30% nel 2050.<br />

L’introduzione del solare, infatti, è, non solo redditizia, ma anche<br />

veloce: basti pensare che, con un programma di soli tre anni (dal<br />

2002 al 2004), <strong>il</strong> Lussemburgo è diventato <strong>il</strong> Paese con <strong>il</strong> più alto rapporto<br />

tra i watt prodotti attraverso <strong>il</strong> fotovoltaico e <strong>il</strong> numero di abitanti:<br />

52,4 W per ciascun lussemburghese.<br />

I produttori nel mondo<br />

La giapponese Sharp guida (con una quota di mercato del 24,3%)<br />

la classifica della più grandi aziende produttrici di energia solare.<br />

Negli ultimi anni le esportazioni sono aumentate in Giappone del<br />

65% (+528 Megawatt di cui 368 acquistati dai Paesi dell’Unione europea).<br />

Al secondo posto la tedesca Q-Cells (9,4%). Quindi ancora<br />

tre aziende nipponiche: la Kyocera (8,1%), la Sanyo (7,1%) e la Mitsubishi<br />

Electric (5,7%). Da notare l’ingresso nella top ten mondiale,<br />

dal 2004, della taiwanese Motech (3,4%) e, dal 2005, della cinese<br />

Suntech (4,7%).<br />

Il mercato dell’Unione europea<br />

La situazione odierna, nell’Unione europea, presenta notevoli differenze<br />

da Paese a Paese. Ciò dipende soprattutto dalle politiche adottate<br />

dagli Stati membri. Ad ogni modo, dal 2001 al 2005<br />

l’installazione di pannelli fotovoltaici in Europa è aumentata fino a<br />

raggiungere la quota di 1,8 Gigawatt di energia prodotta. Ma la dif-<br />

STUART FRANKLIN / MAGNUM PHOTOS<br />

Siviglia, impianto<br />

ad energia solare.<br />

La Spagna<br />

si è data<br />

l’obiettivo<br />

di produrre,<br />

attraverso<br />

le rinnovab<strong>il</strong>i,<br />

<strong>il</strong> 30%<br />

del fabbisogno<br />

nazionale<br />

di energia entro<br />

<strong>il</strong> 2010. Ad oggi<br />

<strong>il</strong> Paese iberico<br />

produce con<br />

i pannelli solari<br />

20 Megawatt<br />

annui.<br />

Spagna, 2007<br />

LA RIVISTA<br />

L’autorevole<br />

settimanale scientifico<br />

statunitense New<br />

Scientist ha dedicato<br />

la copertina di un<br />

numero di dicembre<br />

2007 all’energia<br />

solare fotovoltaica.<br />

www.newscientist.com<br />

IL FILM SOTTILE PARLA ITALIANO<br />

DA SILFAB UN’INIZIATIVA<br />

«PIONIERISTICA»<br />

LA PRIMA AZIENDA ITALIANA CHE PRODURRÀ<br />

“polys<strong>il</strong>icon di grado solare” – <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m sott<strong>il</strong>e destinato al comparto delle<br />

celle fotovoltaiche – è piemontese e si chiama S<strong>il</strong>fab. Lo stab<strong>il</strong>imento<br />

– a impatto praticamente zero per l’ambiente – sarà edificato<br />

nel canavese (in particolare nel comune di Borgofranco di Ivrea, dove<br />

nascerà anche una fiera del fotovoltaico) e sarà operativo dal 2009.<br />

La produzione del “thin f<strong>il</strong>m” necessario per sfruttare l’energia solare<br />

rappresenterà un’eccellenza tecnologica per l’industria italiana:<br />

sul mens<strong>il</strong>e tedesco del fotovoltaico (Photon) l’iniziativa imprenditoriale<br />

è stata definita “pionieristica”. E di ampio respiro: i dirigenti della S<strong>il</strong>fab<br />

contano di coprire con la propria produzione l’intero fabbisogno<br />

nazionale. L’azienda, tuttavia, dovrà confrontarsi con la statunitense<br />

Memc Corp, fino ad oggi l’unico produttore di f<strong>il</strong>m sott<strong>il</strong>e sul territorio<br />

italiano (a Merano, in provincia di Bolzano). Entusiasta del progetto<br />

della S<strong>il</strong>fab la presidente della regione Piemonte, Mercedes Bresso:<br />

«Siamo - ha spiegato - la regione europea che ha investito di più<br />

sulle fonti energetiche rinnovab<strong>il</strong>i. L’obiettivo è quello di raggiungere<br />

l’indipendenza energetica entro <strong>il</strong> 2030. Ciò significherà un miglioramento<br />

reale delle condizioni di vita dei cittadini, sia dal punto di vista<br />

della salute, sia per quando riguarda le positive ricadute che <strong>il</strong> progetto<br />

avrà sull’occupazione e sulla ricchezza del territorio».<br />

Dal prossimo 21 marzo 2008, <strong>il</strong> Piemonte ospiterà anche gli Stati<br />

generali dell’energia, con l’obiettivo di mob<strong>il</strong>itare amministrazioni locali,<br />

imprenditori, artigiani e semplici cittadini. A.B.<br />

“SOLARE” SEMPRE PIÙ ECONOMICO:<br />

MENO DI UN DOLLARO PER WATT<br />

L’INDUSTRIA STATUNITENSE NANOSOLAR ha annunciato nei giorni scorsi<br />

di aver realizzato la cella a f<strong>il</strong>m sott<strong>il</strong>e più economica al mondo. Messa<br />

a punto nello stab<strong>il</strong>imento di San José (California), la nuova tecnologia<br />

potrebbe segnare la definitiva consacrazione dell’energia prodotta<br />

attraverso i pannelli fotovoltaici. Secondo l’azienda, <strong>il</strong> costo (calcolato<br />

per ciascun watt prodotto) non supererà gli 0,99 centesimi di dollaro.<br />

Non solo: la nuova cella promette un’efficienza di ben cinque volte<br />

superiore rispetto a quelle ut<strong>il</strong>izzate fino ad oggi. Il risultato è stato<br />

ottenuto attraverso un procedimento innovativo, basato su un sott<strong>il</strong>issimo<br />

strato di semiconduttore che viene “steso” su ciascuna cella. Si chiama<br />

CIGS ed è costituito da una lega di rame, indio, gallio e selenio. Mentre<br />

agli ingegneri della Nanosolar è valso un premio di 20 m<strong>il</strong>ioni di dollari<br />

(assegnato dal dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti), <strong>il</strong> nuovo<br />

microf<strong>il</strong>m è già oggetto delle attenzioni del mercato. L’azienda tedesca<br />

Beck Energy, ne ha ordinato, infatti, un quantitativo sufficiente per testarlo<br />

in un impianto p<strong>il</strong>ota. L’esperimento, che sarà realizzato in una ex discarica<br />

della Germania orientale, produrrà un Megawatt di energia. A.B.<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 47 |


| economiasolidale |<br />

COOP: PANNELLI SOLARI E BANCHI FRIGO<br />

“VERDI” PER L’AMBIENTE<br />

PANNELLI SOLARI SOPRA I TETTI di 22 supermercati, banchi frigo ecologici<br />

all’interno. Totale: un taglio di 3,4 m<strong>il</strong>ioni di tonnellate alla CO2 emessa ogni<br />

anno, 1,6 m<strong>il</strong>ioni di ch<strong>il</strong>owattora risparmiati e 6,8 prodotti in proprio. Sono<br />

le cifre del piano triennale per la sostenib<strong>il</strong>ità ambientale e <strong>il</strong> risparmio energetico<br />

per <strong>il</strong> quale Coop Adriatica investirà 14 m<strong>il</strong>ioni. L’installazione degli impianti<br />

fotovoltaici è già partita in 3 punti vendita di Bologna ed entro <strong>il</strong> 2008 saranno<br />

13 i supermercati alimentati ad “energia verde” ai quali si aggiungeranno altri<br />

9 entro <strong>il</strong> 2010. La sostituzione dei banchi frigo permetterà invece una riduzione<br />

del 22% dei consumi. Attraverso un’innovazione semplice ma molto efficace:<br />

avranno uno sportello di vetro per mantenere la temperatura interna. Em.Is.<br />

GLI APPUNTAMENTI<br />

GENERA 08<br />

Madrid (Spagna) - Fiera<br />

dell’energia e dell’ambiente<br />

26 - 28 febbraio 2008<br />

www.genera.ifema.es<br />

ENERGETHICA 2008<br />

Genova - Salone<br />

dell’energia rinnovab<strong>il</strong>e e<br />

sostenib<strong>il</strong>e<br />

6 - 8 marzo 2008<br />

www.energethica.it<br />

POWER-GEN EUROPE<br />

M<strong>il</strong>ano - Fiera europea<br />

Con <strong>il</strong> patrocinio:<br />

sulla produzione<br />

di energia<br />

3 - 5 giugno 2008<br />

www.powergeneurope.com<br />

6TH FAIR OF RENEWABLE<br />

SOURCES OF ENERGY<br />

Kielce (Polonia)<br />

Fiera delle energie<br />

rinnovab<strong>il</strong>i<br />

4 - 6 giugno 2008<br />

www.enex.pl<br />

AGROFER<br />

Cesena - Salone delle<br />

Circoscrizione Soci di M<strong>il</strong>ano di Banca Etica<br />

Via Copernico, 1 - 20125 M<strong>il</strong>ano<br />

Telefono 02 66980737 - Fax 02 6749169<br />

e-ma<strong>il</strong>: git.m<strong>il</strong>ano@bancaetica.org<br />

Agroenergie, Risparmio<br />

Energetico, Bioed<strong>il</strong>izia<br />

28 - 30 marzo 2008<br />

www.expoagrofer.it<br />

5° SALONE INTERNAZ.<br />

DELL’INDUSTRIA<br />

E DELLE TECNOLOGIE<br />

FOTOVOLTAICHE<br />

M<strong>il</strong>ano - Salone<br />

delle tecnologie produttive<br />

per l’industria<br />

manifatturiera fotovoltaica<br />

25 - 28 novembre 2008<br />

www.hitechexpo.eu<br />

ferenza tra <strong>il</strong> maggior produttore del continente (come detto, la Germania),<br />

capace di fornire oltre 600 MW di energia solare e, ad esempio,<br />

la Spagna (20 MW) è ancora abissale. Ciò nonostante proprio <strong>il</strong><br />

Paese iberico si sia dato, entro la fine del 2010, l’obiettivo di una produzione<br />

di energie rinnovab<strong>il</strong>i pari al 30% del fabbisogno nazionale.<br />

Ancora più lontana la Francia, con 6 MW prodotti, che solo recentemente<br />

ha fissato per legge un calmiere al prezzo dell’energia ottenuta<br />

attraverso i pannelli fotovoltaici (0,30Euro/kWh) per i prossimi 20<br />

anni, consentendo inoltre uno sgravio fiscale del 50% dei costi di installazione<br />

per chi vorrà dotarsi di un impianto autonomo. In generale,<br />

l’Ue si è posta come obiettivo <strong>il</strong> raggiungimento di una produzione<br />

pari a 3 Gigawatt di energia solare entro <strong>il</strong> 2010. Un passo, in<br />

verità, solo discreto: basti pensare che <strong>il</strong> Giappone, da solo, punta a<br />

4,8 GW entro lo stesso anno. E considerando <strong>il</strong> fatto che, nel 2012,<br />

<strong>il</strong> prezzo del petrolio si stima possa assestarsi stab<strong>il</strong>mente sui 90 dollari<br />

al bar<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> tempo stringe davvero…<br />

Le tecnologie<br />

Circa <strong>il</strong> 90% dell’attuale produzione proviene dalla tecnologia basata<br />

sui cristalli di s<strong>il</strong>icio: <strong>il</strong> grande vantaggio di tale sistema discende<br />

dal fatto che l’intera linea di produzione può essere acquistata, installata<br />

e messa in funzione in brevissimo tempo. Un investimento<br />

in questo settore, perciò, è in grado di garantire un ritorno economico<br />

quasi immediato. Nonostante ciò, la ricerca scientifica ha recentemente<br />

puntato su nuove tecnologie, in grado di produrre, a parità<br />

di superficie impiegata, una maggiore quantità di energia. Ad affermarsi,<br />

in particolare, è <strong>il</strong> cosiddetto “f<strong>il</strong>m sott<strong>il</strong>e” (in particolare i<br />

prodotti “S<strong>il</strong>icon”, “CdTe” e “CI(G)Se” ), <strong>il</strong> cui impiego è cresciuto,<br />

dal 2004 al 2005, del 50%. Si prevede raggiunga <strong>il</strong> 20% dell’intero<br />

mercato dell’energia solare entro <strong>il</strong> 2010. .<br />

Il Coordinamento dei Soci di M<strong>il</strong>ano di Banca Etica, in collaborazione con EconomEtica, organizza:<br />

Laboratorio di studio sull’Economia Sociale<br />

presso la Sala Guicciardini della Provincia di M<strong>il</strong>ano, via Macedonio Melloni 3 angolo via Guicciardini<br />

Economia della responsab<strong>il</strong>ità sociale: è possib<strong>il</strong>e creare valore con i valori?<br />

Prof. Leonardo Becchetti (Ordinario di Economia Politica all’Università Tor Vergata di Roma)<br />

Giovedì 6 marzo 2008 (19.00 – 22.00)<br />

Economia civ<strong>il</strong>e: Lo stato dell’arte e nuovi sentieri di partecipazione<br />

Prof. Pier Luigi Porta (Ordinario di Economia Politica all’Università Bicocca di M<strong>il</strong>ano)<br />

Venerdì 14 marzo 2008 (19.00 – 22.00)<br />

Economia della responsab<strong>il</strong>ità sociale: Forme di impresa alternative<br />

Prof. Lorenzo Sacconi (Straordinario di Politica Economica all'Università di Trento e Direttore di EconomEtica)<br />

Sabato 5 apr<strong>il</strong>e 2008 (15.00 – 19.00)<br />

Tutti gli incontri saranno moderati dal Direttore della rivista <strong>Valori</strong>, Andrea Di Stefano.<br />

valori<br />

Chiara Bonati,<br />

30 anni, prima donna<br />

alla guida di Ctm.<br />

È anche vicepresidente<br />

di Agices, assemblea<br />

che riunisce<br />

le organizzazioni<br />

di commercio equo.<br />

“<br />

| Ctm Altromercato | economiasolidale |<br />

«Scelte diffic<strong>il</strong>i<br />

e criticate<br />

ma necessarie<br />

per andare avanti»<br />

Il commercio equo è di fronte a un panorama economico sempre più complesso.<br />

Problemi nuovi e decisioni sofferte. Ctm Altromercato li affronta con un nuovo presidente, una donna, Chiara Bonati.<br />

«Dobbiamo trovare nuovi canali commerciali per raggiungere più clienti e allargare <strong>il</strong> ventaglio dei beneficiari».<br />

TRENT’ANNI, UNA LAUREA IN ECONOMIA del Turismo, una lunga<br />

esperienza nel non profit. Da novembre Chiara Bonati<br />

è presidente di Ctm Altromercato, la prima donna a<br />

guidare la principale centrale di<br />

di Elibabetta Tramonto importazione di prodotti del<br />

commercio equo e solidale in<br />

Italia. Raccoglie l’eredità di Giorgio Dal Fiume, fautore<br />

della grande crescita dell’organizzazione. La neo-presidente<br />

ci ha parlato del presente e del futuro del settore. E<br />

del criticato accordo siglato con Banca Prossima (<strong>il</strong> neonato<br />

istituto di credito del gruppo Intesa-Sanpaolo dedicato<br />

al mondo del non profit).<br />

Che eredità ha ricevuto? Com’è lo stato di salute<br />

oggi del commercio equo e solidale?<br />

Buono, i dati dimostrano che cresce, anche se in Europa<br />

ci sono situazioni diverse e, in alcuni casi, si sono verificati<br />

notevoli problemi. Come in Olanda, dove una centrale<br />

d’importazione è fallita, o in Francia, dove c’è stato<br />

un riposizionamento di alcuni attori del comparto. In<br />

Italia l’anno scorso c’è stata una leggera perdita, ma è<br />

normale in un momento di consolidamento. Arriviamo<br />

da anni di forte crescita, in cui <strong>il</strong> commercio equo inseguiva<br />

una domanda in grande espansione. Negli ultimi<br />

tempi sono entrati e continuano ad entrare nuovi attori.<br />

Questo è positivo, è la riprova che <strong>il</strong> commercio equo si<br />

sta diffondendo e sta contaminando <strong>il</strong> sistema economico<br />

esterno. Lo dimostrano i casi di imitazione. Anche<br />

Vendere l’equosolidale<br />

nei supermercati, una scelta<br />

contestata. Ma ci permette<br />

di catturare nuovi consumatori<br />

e di aiutare più produttori<br />

”<br />

grandi aziende cercano di posizionarsi in questo settore.<br />

Per lei quindi è positivo che anche aziende agli<br />

antipodi del modello proposto dal commercio<br />

equo, come Nestlé o Mc Donald’s, siano entrate<br />

in questo settore?<br />

Non dobbiamo demonizzare i fenomeni di imitazione,<br />

solo chiarire chi siamo noi e cosa ci differenzia dagli altri.<br />

Queste aziende non propongono certo un commercio<br />

equo a 360 gradi, ma se, per imitarci, convertono a<br />

criteri etici anche solo una piccola parte della loro produzione,<br />

ben venga. Significa comunque aver migliorato<br />

le condizioni di vita e di lavoro di qualcuno. E ben<br />

vengano anche operazioni di marketing etico, se portano<br />

a diffondere la cultura dell’equo e solidale. Dobbiamo<br />

solo far capire che noi siamo diversi, che per noi<br />

equa e solidale deve esser l’intera catena, dalla produzione<br />

alla vendita.<br />

Ma avete scelto di vendere i prodotti equi e solidali<br />

anche tra gli scaffali dei supermercati. Una<br />

decisione molto criticata…<br />

Noi di Ctm siamo l’unica realtà con un consorzio di botteghe,<br />

una f<strong>il</strong>iera di vendita integrale, che ci permette di<br />

arrivare al consumatore. A dimostrazione di quanto per<br />

noi sia importante la presenza di principi etici nell’intera<br />

catena. Le botteghe permettono di trasmettere un messaggio<br />

che nella grande distribuzione organizzata (Gdo) si<br />

perde. Però, dobbiamo essere consapevoli che la rete delle<br />

botteghe copre solo una parte limitata della domanda,<br />

attuale e potenziale, di equo e solidale. Con i supermercati<br />

si riesce a catturare una fetta di consumatori che non<br />

entra nelle botteghe. Ciò non toglie <strong>il</strong> loro valore. Sono<br />

due strumenti diversi, per due obiettivi diversi.<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 49 |


| economiasolidale |<br />

“<br />

Quello con Banca Prossima<br />

è un accordo vantaggioso,<br />

che assicura le stesse condizioni<br />

in tutta Italia e non chiede<br />

garanzie alle botteghe<br />

LIBRI<br />

Leonardo Becchetti<br />

e Marco Costantino<br />

Il commercio equo<br />

e solidale alla prova<br />

dei fatti. Dai gusti<br />

dei consumatori<br />

del Nord all’impatto<br />

sui produttori<br />

del Sud del mondo<br />

Bruno Mondadori<br />

editore, 2007<br />

”<br />

Alcune botteghe stanno incontrando dei problemi,<br />

anche finanziari?<br />

Sì, in questa fase di consolidamento le botteghe hanno<br />

bisogno di risorse finanziarie per crescere e per sopravvivere.<br />

Non sono più associazioni con un banchetto, ma<br />

piccole imprese, con mutui in corso. A seconda della posizione<br />

geografica, delle dimensioni, delle entrate, hanno<br />

diverse possib<strong>il</strong>ità di accedere al credito. Alcune fanno<br />

fatica. Compito di Ctm è trovare degli accordi per fornire<br />

a tutta la rete le medesime condizioni.<br />

Rientra in quest’ottica anche l’accordo, molto<br />

criticato, con Banca Prossima?<br />

È un accordo vantaggioso da un punto di vista economico<br />

(vedi BOX ), almeno per <strong>il</strong> Sud Italia, dove le condizioni<br />

applicate dalle banche non sono favorevoli come<br />

al Nord. L’accordo con Banca Prossima ha <strong>il</strong> pregio di garantire<br />

le stesse condizioni in tutta la penisola, senza<br />

chiedere garanzie reali agli amministratori. Spesso si sono<br />

trovati a firmare fideiussioni personali per chiedere<br />

un prestito per far sopravvivere la bottega.<br />

È stato quindi un compromesso tra gli ideali<br />

che portate avanti (che Banca Intesa non<br />

DIAMO UN FUTURO ALLE IDEE<br />

sposa) e la necessità di credito?<br />

Non amo la parola compromesso. Non voglio neanche<br />

negare <strong>il</strong> valore politico di questo accordo, ma dobbiamo<br />

essere consapevoli che la struttura che abbiamo messo<br />

in piedi necessita di nuova energia, nuove risorse economiche.<br />

Se troveremo soggetti più affini a noi, che<br />

condividono i nostri ideali, in grado di fornirci ciò di cui<br />

abbiamo bisogno, sarà <strong>il</strong> completamento perfetto del<br />

nostro progetto. Ma per ora queste realtà non sono<br />

neanche loro autosufficienti per poterci supportare. Abbiamo<br />

dovuto andare a cercare altrove. Non abbiamo<br />

sposato Banca Intesa, abbiamo solo fornito alla nostra<br />

rete un ulteriore possib<strong>il</strong>e strumento per superare problemi<br />

finanziari. È importante che questo non venga accostato<br />

in nessun modo al nostro rapporto con Banca<br />

Etica, che rimane solido.<br />

E comunque finora è stato siglato solo un accordo<br />

quadro, che deve essere validato dai soci. È ancora un<br />

contenitore vuoto, che si riempirà solo quando verranno<br />

chiesti e concessi dei finanziamenti.<br />

Un dubbio posto dai detrattori del commercio<br />

equo riguarda l’effettivo impatto sulle popolazioni<br />

povere…<br />

La nostra esperienza con i produttori dimostra che un impatto<br />

positivo esiste. Chi lavora a stretto contatto con i<br />

produttori lo vede. Ma ricerche sull’impatto economico e<br />

sociale del commercio equo sono poche, diffic<strong>il</strong>i da realizzare.<br />

Alcuni studiosi lo hanno dimostrato con i numeri.<br />

Come <strong>il</strong> professor Becchetti dell’Università di Tor Vergata<br />

(vedi BOX libri). O come la ricerca realizzata dalle università<br />

Cattolica e Bicocca di M<strong>il</strong>ano (www.agices.org).<br />

Sono pochissimi i produttori del Sud del mondo<br />

che riescono ad accedere al commercio equo, la<br />

maggior parte continua a vendere nei circuiti tradizionali.<br />

Questo non crea una sorta di gerarchia<br />

tra poveri? Chi è nel commercio equo ha una retribuzione<br />

giusta, gli altri no.<br />

È vero. Dovrebbe tenerne conto chi critica <strong>il</strong> ricorso ai canali<br />

distributivi della Gdo. Per allargare <strong>il</strong> ventaglio di beneficiari,<br />

bisogna ampliare la domanda e raggiungere più clienti<br />

possib<strong>il</strong>i, trovando nuovi canali commerciali. Comunque<br />

anche oggi i benefici sono notevoli e vanno al di là di chi è<br />

direttamente coinvolto. Nel lungo periodo <strong>il</strong> miglioramento<br />

delle condizioni di alcuni, provoca una ricaduta positiva<br />

su tutta la società e dà a tutti i piccoli produttori maggiore<br />

consapevolezza delle proprie capacità, più forza contrattuale.<br />

Quando <strong>il</strong> commercio equo riesce a coinvolgere gruppi<br />

di migliaia di contadini si creano delle lobby, che possono<br />

avanzare delle richieste ai poteri politici del Paese.<br />

È verosim<strong>il</strong>e pensare a un intero sistema economico<br />

ispirato ai criteri del commercio equo e<br />

solidale?<br />

Il commercio equo è visto dalla maggior parte degli economisti<br />

come anti-economico. Molti però iniziano a riconoscergli<br />

la capacità di risolvere alcuni fallimenti del mercato.<br />

La trasparenza, ad esempio, che nell’economia tradizionale<br />

non c’è. Nel commercio equo invece ogni anello<br />

della catena è visib<strong>il</strong>e. Poi l’accesso al mercato a produttori<br />

che, per locazione geografica o per caratteristiche della<br />

produzione, non avrebbero possib<strong>il</strong>ità di sbocco. Il riconoscimento<br />

del giusto prezzo. E <strong>il</strong> commercio equo dimostra<br />

la possib<strong>il</strong>ità di conquistare una fetta di mercato senza<br />

grossi investimenti pubblicitari, ma con metodi più economici<br />

come <strong>il</strong> passaparola e trasmettendo un messaggio<br />

insieme al prodotto e non in trenta secondi di spot. Certo<br />

è un sistema che comporta maggiori sforzi e consapevolezza<br />

da parte delle imprese. Mi sta chiedendo se tra vent’anni tutte<br />

le aziende si adegueranno ai nostri principi? Non credo. Il<br />

meccanismo della concorrenza porta al prevalere di regole di<br />

mercato. A rimanere schiacciata sarà sempre la parte più debole:<br />

i produttori. Ma se sempre più aziende daranno potere<br />

ai produttori, sempre più saranno portate a rispettare criteri<br />

etici. L’obiettivo è ancora lontano. Dobbiamo continuare<br />

a lavorare.<br />

Quali sono le sfide che si pone come neopresidente<br />

di Ctm?<br />

Continuare nel percorso di consolidamento nel panorama<br />

europeo. Essere sempre più un punto di riferimento<br />

per l’economia solidale italiana e per i produttori<br />

del Sud del mondo. Promuovere un commercio<br />

equo basato sulle persone. .<br />

| economiasolidale |<br />

PRIMI PASSI DI BANCA PROSSIMA<br />

DA CTM IN POI…<br />

UFFICIALMENTE È OPERATIVA dal 5 novembre scorso, ma,<br />

prima ancora di vedere la luce, aveva già siglato un accordo che ha scatenato<br />

un putiferio nel mondo dell’economia solidale. Banca Prossima, la neonata<br />

nel gruppo Intesa-Sanpaolo interamente dedicata al mondo del non profit,<br />

ha stipulato una convenzione triennale con <strong>il</strong> consorzio Ctm Altromercato,<br />

centrale di importazione di prodotti del commercio equo e solidale in Italia.<br />

L’istituto di credito mette a disposizione sei m<strong>il</strong>ioni e mezzo di euro in tre anni,<br />

per singoli finanziamenti pari al massimo a 65 m<strong>il</strong>a euro, destinati all’apertura<br />

di nuove botteghe del commercio equo o alla loro ristrutturazione, oppure alla<br />

stab<strong>il</strong>izzazione finanziaria dei soci di Ctm. I finanziamenti avranno un tasso<br />

di interesse pari all’Euribor più una percentuale tra lo 0,95 e l’1,45%, ripagab<strong>il</strong>e<br />

con rate da mens<strong>il</strong>i a trimestrali. I prestiti avranno una durata variab<strong>il</strong>e<br />

tra 24 e 48 mesi. Nessuna garanzia richiesta alle botteghe, Ctm si farà garante<br />

dei propri soci e provvederà a vagliare le richieste di finanziamento. Dopo<br />

l’istruttoria del consorzio, Banca Prossima avrà sei settimane per erogare<br />

<strong>il</strong> prestito. Ancora però non ne sono stati erogati, né richiesti. I soci di Ctm,<br />

che hanno saputo dell’accodo a metà settembre durante <strong>il</strong> forum<br />

di “Sb<strong>il</strong>anciamoci!”, sono ancora sul chi va là. Si è subito scatenato<br />

un dibattito acceso, nel mondo del commercio equo e non solo, nonostante Ctm<br />

si sia affrettato a chiarire che la convenzione non avrebbe annullato quelle<br />

con Banca Etica, Cgm Finance ed Ethical Banking e che i soci non sarebbero<br />

stati obbligati a rivolgersi a Banca Prossima. Il problema centrale che ha animato<br />

<strong>il</strong> dibattito non tocca l’esigenza di credito delle botteghe, che è fuor di dubbio,<br />

soprattutto nel Sud Italia. Ma l’appartenenza di Banca Prossima ad Intesa-<br />

Sanpaolo, prima nella lista delle “banche armate” (nonostante abbia<br />

più volte dichiarato di essere in procinto di uscirne) non è andata giù ai soci<br />

di Ctm, che hanno in mente anche una serie di altri aspetti dell’istituto<br />

di credito di Corrado Passera. Come <strong>il</strong> finanziamento di progetti poco affini<br />

con i principi del commercio equo, la presenza della banca in paradisi fiscali,<br />

<strong>il</strong> suo coinvolgimento nei casi Cirio, Parmalat e Bond argentini.<br />

In attesa che i soci di Ctm chiedano un finanziamento, Banca Prossima<br />

ha firmato altri due accordi. Il primo, “AL.FA. - un’ALtra FAmiglia dopo di noi”,<br />

con ANFFAS, associazione italiana di fam<strong>il</strong>iari di persone con disab<strong>il</strong>ità,<br />

e Comunità Solidali, rete di imprese sociali specializzate nei servizi<br />

di accoglienza psichiatrica del Gruppo CGM Welfare Italia. Un accordo<br />

che prevede l’erogazione di finanziamenti fino a 100.000 euro a struttura,<br />

senza richiedere garanzie reali agli imprenditori, per costruire case famiglia<br />

per accogliere i ragazzi portatori di handicap psichici che sopravvivono<br />

ai genitori e fornire assistenza alle famiglie.<br />

Il secondo progetto WEL.L. Welfare Lecco, siglato con la Fondazione<br />

della provincia di Lecco, prevede uno stanziamento di linee di credito<br />

per 50 m<strong>il</strong>ioni di euro per ammodernare, ampliare e rendere più efficienti<br />

le strutture sul territorio a disposizione delle organizzazioni non profit lecchesi<br />

impegnate nei servizi alla persona. E.T.<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 51 |


| economiasolidale | ‘ndrangheta |<br />

Aiutateci<br />

a far vincere<br />

la Calabria<br />

della legalità<br />

Parla Vincenzo Linarello (consorzio Goel): «Il trasferimento di Monsignor Bregantini ha lasciato un vuoto. Solo un’alleanza<br />

di tutte le persone oneste può garantire un futuro all’economia pulita». E lancia, per <strong>il</strong> 1° marzo una manifestazione<br />

nella Locride: «Dobbiamo dare un segnale positivo ai nostri concittadini, piegati da troppi anni di criminalità imperante».<br />

«A<br />

BBIAMO BISOGNO DELL’AIUTO delle tante persone oneste di<br />

questo Paese. Per creare una grande alleanza tra chi ha<br />

a cuore i nostri obiettivi. Non per spirito di solidarietà,<br />

ma perché questa battaglia riguarda tutti». È<br />

di Emanuele Isonio l’appello lanciato da Vincenzo Linarello,<br />

presidente del consorzio Goel e delegato per<br />

la pastorale del lavoro della diocesi di Locri-Gerace, in<br />

prima linea, da anni, nella lotta contro la criminalità<br />

e i poteri occulti al fianco del vescovo Gian Carlo Bregantini,<br />

recentemente trasferito a Campobasso. «Abbiamo<br />

intenzione di vincerla questa battaglia. Non<br />

possiamo però farcela da soli».<br />

“<br />

Che cosa vi preoccupa?<br />

In questi anni abbiamo creato imprese sociali che garantiscono<br />

servizi, prodotti e inserimento lavorativo<br />

alle persone svantaggiate. Sv<strong>il</strong>uppato forme di mutualismo<br />

economico e avviato un percorso di cambiamento.<br />

Ma abbiamo anche attaccato pubblicamente<br />

‘ndrangheta e massoneria deviata. E temiamo che la<br />

rimozione di monsignor Bregantini possa lasciarle libere<br />

di vendicarsi.<br />

Per questo avete pensato alla manifestazione<br />

del 1° marzo?<br />

Per questo ma non solo. Vogliamo dare un segnale po-<br />

I servizi segreti tedeschi hanno<br />

denunciato <strong>il</strong> tentativo della<br />

‘ndrangheta di scalare la Gazprom:<br />

una prova che la sfida<br />

coinvolge tutta l’Europa<br />

| 52 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

”<br />

sitivo ai nostri concittadini. Piegati da troppi anni di criminalità<br />

imperante. E ora scoraggiati per l’incom pren -<br />

sib<strong>il</strong>e trasferimento di Monsignor Bregantini.<br />

Cosa ha provocato la sua partenza?<br />

Bregantini ha avvicinato concretamente <strong>il</strong> Vangelo alla<br />

gente. Ha innescato processi virtuosi, stimolato le<br />

varie cooperative a mettersi in rete, valorizzato le buone<br />

esperienze senza guardare alle appartenenze di potere.<br />

Ciò che spaventa è soprattutto la perdita del valore<br />

di tutela che lui garantiva.<br />

Le intimidazioni sono già iniziate?<br />

Da tempo. Ancor prima del trasferimento di Bregantini:<br />

un centro polifunzionale distrutto, le piante di una<br />

serra avvelenate, campagne diffamatorie.<br />

Il vostro appello ha ricevuto sostegno da cittadini,<br />

enti e associazioni di ogni parte<br />

d’Italia. La ‘ndrangheta non è più un problema<br />

solo calabrese…<br />

Non lo è mai stato. Oggi meno che mai. Il problema è<br />

nazionale. Anzi, europeo. Pensiamo alla strage di Duisburg<br />

o al rapporto dei servizi segreti tedeschi che denuncia<br />

tentativi della ‘ndrangheta di scalare la Gazprom.<br />

L’espansione delle mafie e dei poteri occulti<br />

continua strisciante: ledono la concorrenza e <strong>il</strong> libero<br />

accesso ai mercati, si impadroniscono dei “beni pubblici”<br />

sottraendoli alla collettività, usano la politica<br />

per interessi individuali, emarginano chi non ha potere<br />

da scambiare.<br />

La sfida è globale, quindi…<br />

Se perderemo noi perderà tutto <strong>il</strong> Paese. .<br />

I FILI DELLA MEMORIA<br />

NEL DOCU-FILM FIRMATO “LIBERA”<br />

“LA MEMORIA HA UN COSTO”. Per Don Luigi Ciotti, fondatore e presidente<br />

dell’associazione Libera, da anni impegnata in prima linea contro la mafia, queste parole<br />

hanno assunto un valore che va ben al di là del loro significato letterale. Costituiscono<br />

un modo di intendere la lotta alla criminalità organizzata. Da alcune settimane sono anche<br />

<strong>il</strong> titolo di un f<strong>il</strong>m-documentario firmato da Mario Parissone e Roberto Burchielli (vincitori,<br />

quest’anno, del premio Ilaria Alpi) che ripercorre alcuni dei momenti più significativi della<br />

storia di Libera, di don Ciotti e, con loro, della storia del nostro Paese. La pellicola<br />

è un commovente collage di testimonianze, cronaca e riflessioni delle vicende legate alla<br />

mafia. Una lunga intervista a don Ciotti, realizzata in cima ai monti sic<strong>il</strong>iani, è intervallata<br />

dalle immagini delle stragi di Capaci e via D’Amelio, dalle parole dei fam<strong>il</strong>iari delle vittime<br />

di quelli come di molti altri delitti di mafia, dalle testimonianze di magistrati, carabinieri,<br />

agenti e semplici cittadini che combattono quotidianamente la criminalità organizzata.<br />

Fotogrammi che fanno parte della nostra vita e che sembrano ancora attuali, tanto sono<br />

impressi nella nostra memoria. Da allora, però, molte cose sembrano cambiate. Perfino<br />

entrando a Corleone si respira un’aria diversa: «Esistono un fermento e una spinta<br />

al cambiamento, soprattutto nei giovani, che non devono essere perduti», spiega <strong>il</strong> sindaco<br />

Iannazzo, che ha chiesto di poter proiettare <strong>il</strong> documentario nelle<br />

scuole corleonesi. Gli fa eco don Ciotti, che sottolinea come entrare<br />

in un supermercato dell’entroterra palermitano e trovare i prodotti<br />

con <strong>il</strong> marchio di Libera Terra (realizzati sui terreni confiscati<br />

alla mafia) fosse impensab<strong>il</strong>e fino a qualche anno fa. Ma, avverte,<br />

«ci vogliono ancora impegno, diritti, doveri e giustizia. A cominciare<br />

dalla giustizia sociale». “La memoria ha un costo” è un modo per non far abbassare<br />

l’attenzione (e la guardia) nei confronti della piaga mafiosa. E un modo per ricostruire<br />

i f<strong>il</strong>i di una memoria che ormai, purtroppo, sembra infinita. A.B.<br />

BREGANTINI, GOEL E LA SFIDA<br />

DI UNA REGIONE CHE NON SI ARRENDE<br />

PROMOVEATUR, UT AMOVEATUR. Una pratica in voga<br />

da secoli per rimuovere personaggi “scomodi” salvando<br />

le apparenze. È successo anche a monsignor Bregantini<br />

(foto), promosso arcivescovo di Campobasso,<br />

che ha accettato la decisione con malcelato disappunto<br />

(«Obbedire non è mai fac<strong>il</strong>e e sempre eroico. È certamente<br />

una promozione che non volevo. Ma non siamo<br />

nella logica del potere bensì in quella del servizio»). Pur rifiutando ogni etichetta<br />

“antimafia” («Non sono mai stato un eroe. Ho solo dato voce alle parole<br />

dei fedeli») in 13 anni nella diocesi di Locri è diventato un punto di riferimento<br />

per le esigenze di innovazione e di legalità. Grazie al suo stimolo, e al sostegno<br />

del consorzio nazionale delle imprese sociali CGM, è ad esempio nata<br />

l’esperienza di Goel, che riunisce 14 cooperative con un fatturato di oltre<br />

un m<strong>il</strong>ione e mezzo di euro. E con obiettivi ambiziosi: sv<strong>il</strong>uppare nuovi servizi<br />

sociali, percorsi di integrazione lavorativa, difesa delle persone svantaggiate<br />

e diffusione di elevati standard etici nelle imprese socie. La sfida, d’ora in poi,<br />

sarà ancora più ambiziosa. Em.Is.<br />

| economiasolidale |<br />

SALVIAMO IL MURALES<br />

“ANTIMAFIA” DI GIOIOSA IONICA<br />

1978 ANCHE I SIMBOLI sono<br />

importanti per combattere<br />

la ‘ndrangheta. Lo sanno<br />

bene gli abitanti di Gioiosa<br />

Ionica che hanno lanciato<br />

un appello per salvare<br />

<strong>il</strong> murales dedicato nel 1978<br />

2008<br />

a Rocco Gatto. «Un uomo<br />

perbene – ricordano<br />

dall’associazione DaSud –.<br />

Un mugnaio, testardo<br />

e comunista, con un’ossessione<br />

per l’onestà». Gatto<br />

fu assassinato perché<br />

si rifiutava di pagare <strong>il</strong> pizzo<br />

e denunciava i mafiosi. Per ricordarlo, gli artisti della<br />

sezione del Pci di Gioiosa Ionica e della Cg<strong>il</strong> di M<strong>il</strong>ano<br />

decisero di realizzare quell’opera (un coloratissimo “Quarto<br />

Stato”) che, dopo 30 anni, sta scolorendo. Da qui, <strong>il</strong> grido<br />

d’allarme. Che ha raccolto subito centinaia di adesioni:<br />

Fausto Bertinotti, Tano Grasso, don Luigi Ciotti, Giuseppe<br />

Cederna, Ascanio Celestini, Daniele S<strong>il</strong>vestri, Vauro e tanti<br />

altri. I risultati (positivi), per una volta, sono arrivati<br />

rapidamente: la provincia di Reggio Calabria ha stanziato<br />

10m<strong>il</strong>a euro per iniziare <strong>il</strong> restauro. Em.Is.<br />

LINK UTILI<br />

www.consorziosociale.coop<br />

www.dioces<strong>il</strong>ocri.it<br />

www.comunitalibere.org<br />

www.progettopolicoro.it<br />

www.dasud.it<br />

IL 1° MARZO NELLA LOCRIDE PER VINCERE LA CRIMINALITÀ<br />

«UN’ALLEANZA CONTRO LA ‘NDRANGHETA e le massonerie<br />

deviate, per la democrazia e <strong>il</strong> bene comune». È <strong>il</strong> titolo<br />

dell’appello (disponib<strong>il</strong>e sui siti www.consorziosociale.coop<br />

e www.valori.it) lanciato dai consorzi Goel, Calabria Welfare<br />

e dalla rete “Comunità Libere”, al quale hanno aderito finora<br />

oltre 1500 cittadini e 300 enti e associazioni (tra gli altri,<br />

<strong>il</strong> Consiglio regionale della Liguria, Legacoop, Greenpeace,<br />

Confcooperative, Botteghe dal Mondo). I promotori hanno<br />

organizzato una manifestazione <strong>il</strong> 1° marzo nella Locride.<br />

«Per ridare speranza e coraggio alla nostra gente…».<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 53 |


| economiasolidale |<br />

APPUNTAMENTI FEBBRAIO<br />

1-3 febbraio<br />

LIONE (FRANCIA)<br />

SALONE DEL COMMERCIO EQUO<br />

www.salon-europeen-commerceequitable.org<br />

5 febbraio<br />

ROMA<br />

GRUPPO PARLAMENTARE<br />

PARTITO DEMOCRATICO<br />

Finanziaria 2008 e collegato:<br />

la riforma delle rinnovab<strong>il</strong>i<br />

Sala del Cenacolo<br />

Camera dei Deputati<br />

5 febbraio<br />

MILANO<br />

UNICEF E PROVINCIA<br />

DI MILANO<br />

Convegno “I diritti dei bambini<br />

e degli adolescenti con disab<strong>il</strong>ità”<br />

Università Cattolica<br />

del Sacro cuore<br />

www.unicef.it<br />

4-6 febbraio<br />

MANAMA (BAHRAIN)<br />

POWER GEN MIDDLE EAST 2008<br />

Fiera della produzione energetica<br />

nel Medio Oriente<br />

pgme08.events.pennnet.com<br />

7 – 10 febbraio<br />

VERONA<br />

BEES<br />

BIOENERGY WORLD<br />

Fiera internazionale<br />

di bioenergia<br />

www.bioenergy-world.com<br />

7 febbraio<br />

ROMA<br />

KYOTO CLUB<br />

Le Regioni e gli Enti locali<br />

verso Kyoto<br />

| 54 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

Campidoglio<br />

Sala della Protomoteca<br />

www.kyotoclub.org<br />

8 febbraio<br />

PARMA<br />

ADA<br />

[Associazione Donne<br />

Ambientaliste] Conferenza<br />

“Verde sano e salute”<br />

Prof.ssa Maria Augusta Favali,<br />

Botanica Generale,<br />

Università di Parma<br />

Sala de Strobel<br />

8 febbraio<br />

TORINO<br />

CONFERENZA NAZIONALE<br />

DELL’AGRICOLTURA<br />

“Rapporti con i cittadini<br />

e consumatori<br />

per l’affermazione<br />

della sicurezza alimentare”<br />

agriregionieuropa.univpm.it<br />

10 Febbraio<br />

LIVORNO<br />

COORDINAMENTO TOSCANO<br />

PRODUTORI BIOLOGICI<br />

Mercatino del Biologico<br />

Via della Madonna<br />

14 Febbraio<br />

ROMA<br />

UNIONE DEGLI INDUSTRIALI<br />

“Appalti: responsab<strong>il</strong>ità solidale<br />

del committente”<br />

Auditorium “Giovanni Agnelli”<br />

www.unioneindustriali.roma.it<br />

15 febbraio<br />

M’ILLUMINO DI MENO 2008<br />

Giornata Internazionale<br />

del Risparmio Energetico<br />

www.caterueb.rai.it<br />

Fino al 15 febbraio<br />

AREZZO<br />

UCODEP - CIES - FAIRTRADE<br />

TRANSFAIR ITALIA<br />

“Io Viaggio Equo e Solidale”<br />

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ECOLOGISTI DEMOCRATICI<br />

Assemblea nazionale fondativa<br />

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DELLE PARROCCHIE<br />

DEL VICARIATO<br />

È possib<strong>il</strong>e un’altra economia?<br />

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a dimensione umana<br />

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CENTRO PER LA PACE<br />

DEL COMUNE DI BOLZANO<br />

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29 febbraio – 3 marzo<br />

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COMPAGNIA DEI PARCHI, WWF<br />

Parklife 2008<br />

IV Festival della cultura<br />

ambientale<br />

Nuova Fiera di Roma<br />

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Rifiuti<br />

Proposte concrete<br />

per la Campania<br />

di Walter Ganapini<br />

| macroscopio |<br />

L’<br />

EMERGENZA CAMPANA TESTIMONIA L’ALLONTANAMENTO DALL’EUROPA IN TEMA DI POLITICHE AMBIENTALI, conferma<br />

la gravità degli effetti della cosiddetta “Delega ambientale”, che ha reso ingestib<strong>il</strong>e la normativa a partire<br />

dalla destrutturazione di ogni sistema di controllo (ARPA, APAT, ecc), ribadisce come la commistione<br />

tra affari, malavita e politica sia un tratto peculiare di ampi territori del Paese, nonostante <strong>il</strong> contrasto<br />

dei competenti Organi dello Stato.<br />

Serve ora un piano industriale gestito con competenze vere, del cui contenuto diamo alcuni esempi:<br />

. le ecoballe giacenti, che non si sa che cosa contengano, devono essere sottratte ai siti di stoccaggio,<br />

di proprietà spesso dubbia, alla quale si pagano ancora oggi affitti d’oro. Secondo i migliori geologi<br />

dell’Università di Napoli esistono in Campania diverse servitù m<strong>il</strong>itari con superficie adeguata ed ottime<br />

caratteristiche geopedologiche per ospitare in modo controllato ed a costo zero quei cumuli;<br />

. non si capisce che cosa ci fosse di scandaloso nel trasferire quote importanti di quei cumuli, tramite<br />

una struttura, oggi distrutta, delle Ferrovie dello Stato e sotto <strong>il</strong> controllo dell’Arma dei Carabinieri,<br />

nelle miniere di salgemma che sottendono la città di Lipsia, i cui cunicoli necessitano di essere riempiti<br />

per evitare gravi problemi statici alla città stessa. Per quei trasferimenti pagavamo circa 350 vecchie £/kg,<br />

trasporto incluso, mentre l’inceneritore di Brescia esigeva 450 vecchie £/kg, trasporto escluso;<br />

.le migliaia di addetti alla raccolta differenziata, inoperosi, dovrebbero<br />

essere riorganizzati in squadre dirette da pensionati di Ut<strong>il</strong>ities del Centro<br />

Nord, affiancati da uomini indicati dall’Associazione Nazionale<br />

Carabinieri in congedo. Il contenitore di quelle squadre potrebbe essere<br />

una S.p.A. con un management adeguato, cui garantire risorse<br />

per non oltre due anni ed <strong>il</strong> cui futuro dovrebbe essere garantito solo<br />

dalla redditività dei servizi resi. Già 150 Comuni campani dimostrano<br />

che la raccolta differenziata ‘porta a porta’ funziona perfettamente anche in quel territorio, raggiungendo<br />

i normali rendimenti del 70% in peso;<br />

Serve un piano industriale<br />

gestito con competenze<br />

vere e un costante<br />

coinvolgimento di ogni<br />

struttura rappresentativa<br />

della società civ<strong>il</strong>e<br />

. i materiali così selezionati potrebbero ridare fiato alle industrie di riciclaggio pure presenti in Campania,<br />

ma languenti perché costrette ad importare frazioni recuperate da rifiuti in altri Paesi;<br />

. in un contesto di assoluta trasparenza, si potrebbe chiedere alle quattro aziende nazionali che detengono<br />

know-how veri in materia di Trattamento Meccanico Biologico (TMB) della frazione indifferenziata<br />

residuale di associarsi temporaneamente e prendere in gestione la manutenzione straordinaria<br />

e la gestione ordinaria dei sette impianti cosiddetti “CDR” oggi gestiti in modo di fatto “sabotatorio”,<br />

come ben presente alle Comunità locali e ai rappresentanti istituzionali;<br />

. si deve giungere rapidamente ad un accordo con le cementerie campane per l’ut<strong>il</strong>izzo del materiale<br />

stab<strong>il</strong>izzato con TMB nei propri processi produttivi;<br />

. va riorganizzato <strong>il</strong> management della società di servizi di Napoli, che va portata ad un livello<br />

prestazionale decente, in vista di una gara per scegliere tra le migliori Ut<strong>il</strong>ities nazionali ed europee<br />

quella da associare alla gestione di un servizio di igiene urbana moderno.<br />

Il tutto accompagnato da un costante coinvolgimento della società civ<strong>il</strong>e napoletana e campana,<br />

con cui condividere dalla pianificazione al monitoraggio delle azioni concordate. .<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 55 |


| inbreve |<br />

Sierra Leone, l’eterna maledizione dei diamanti >58<br />

nternazionale<br />

Scambio: carati per armi >60<br />

Le pietre preziose “terrorizzano” ancora >62<br />

SVEZIA SCETTICA<br />

SUI PIANI<br />

DI GAZPROM<br />

NEL BALTICO<br />

Il progetto di costruire un oleodotto<br />

che colleghi Russia e Germania<br />

attraverso <strong>il</strong> Mar Baltico desta<br />

perplessità in Svezia per <strong>il</strong> suo<br />

possib<strong>il</strong>e impatto sull’ambiente<br />

e sulla fauna ittica. Gli oppositori,<br />

tra cui <strong>il</strong> Partito Socialdemocratico<br />

Svedese, i socialisti<br />

del Vänsterpartiet e i Verdi, hanno<br />

chiesto al governo svedese<br />

di rigettare <strong>il</strong> “Progetto Nordstream”,<br />

promosso dalla russa Gazprom.<br />

Il piano, da 12 m<strong>il</strong>iardi di dollari,<br />

dovrebbe prendere <strong>il</strong> via nel 2010<br />

a patto che la Gazprom ottenga<br />

i permessi dai governi di Russia,<br />

Germania, Svezia, Finlandia, Estonia,<br />

Lettonia, Lituania, Danimarca<br />

e Polonia. Alla fine del 2007, la Nord<br />

Stream AG, una joint venture<br />

di cui Gazprom è azionista al 51%,<br />

ha annunciato di aver consegnato<br />

al Governo svedese la documentazione<br />

informativa necessaria, ribadendo<br />

l’ecocompatib<strong>il</strong>ità del progetto.<br />

L’annuncio della Nord Stream,<br />

che ha scartato l’ipotesi<br />

di un percorso alternativo attraverso<br />

la Polonia, è giunto pochi giorni dopo<br />

la pubblicazione di un sondaggio,<br />

dell’emittente di Stoccolma Sveriges<br />

Radio International, secondo<br />

cui <strong>il</strong> 66% dei parlamentari<br />

svedesi è contrario al progetto.<br />

Gli oppositori temono anche<br />

che i lavori di costruzione possano<br />

provocare esplosioni tra i numerosi<br />

ordigni ad alto potenziale chimico<br />

e biologico che dalla fine della<br />

Seconda Guerra Mondiale giacciono<br />

sui fondali del Mar Baltico.<br />

| 56 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

AUSTRALIA,<br />

INQUIETUDINE<br />

SUL FUTURO<br />

DELLA COATES HIRE<br />

Dubbi e perplessità agitano <strong>il</strong> dibattito sul futuro<br />

dell’azienda australiana Coates Hire (macchinari<br />

e strumenti industriali) e dei suoi lavoratori.<br />

La mob<strong>il</strong>itazione dei sindacati del settore negli Stati<br />

Uniti e in Australia non è bastata a convincere<br />

né gli azionisti né la Federal Court che, alla fine<br />

di dicembre, ha approvato <strong>il</strong> progetto di acquisizione<br />

della compagnia da parte della NED Group, una holding<br />

creata dalla statunitense National Hire congiuntamente<br />

al gruppo Carlyle (private equities). Nel recente<br />

passato, gli attivisti sindacali Stephen Lerner<br />

del Service Employees International Union (SEIU)<br />

e Glenn Thompson dell’Australian Manufacturing<br />

Workers Union (AMWU) avevano<br />

espresso dubbi circa le capacità<br />

delle società di private equity come<br />

<strong>il</strong> gruppo Carlyle di offrire sufficienti<br />

garanzie circa la tutela dell’occupazione<br />

e i diritti dei lavoratori. La SEIU<br />

ha da tempo avviato un progetto<br />

di indagine denominato Behind<br />

the Buyouts in cui si denuncia<br />

la disinvolta politica di compravendita<br />

societaria da parte delle compagnie di private equity.<br />

Fondata nel 1987, la Carlyle è, con oltre 75 m<strong>il</strong>iardi<br />

di dollari di investimenti, una delle principali società<br />

del settore nel mercato mondiale. I suoi detrattori<br />

l’hanno spesso accusata di godere di impliciti vantaggi<br />

attraverso la sua nota capacità di influenzare <strong>il</strong> mondo<br />

politico. Tra i suoi investitori si trovano infatti molti<br />

funzionari di alto livello e capi di governo “a riposo”<br />

come l’ex premier britannico John Major e George<br />

W. Bush senior, presidente degli Stati Uniti dal 1989<br />

al 1993. Tra gli investitori del gruppo è stata presente<br />

anche la famiglia Bin Laden che, nell’ottobre 2001,<br />

ha però rivenduto la propria partecipazione.<br />

BRASILE,<br />

BUFERA<br />

SULLA<br />

SYNGENTA<br />

Il movimento “Via Campesina”<br />

accusa la multinazionale svizzera<br />

Syngenta di responsab<strong>il</strong>ità<br />

nell’uccisione dell’attivista<br />

del Movimento dei Sem Terra (Mst)<br />

e di Via Campesina Valmir Mota<br />

de Oliveira. L’episodio è avvenuto<br />

lo scorso 21 ottobre a Santa Tereza<br />

do Oeste nello stato del Paranà<br />

durante una manifestazione<br />

di protesta nella quale ha perso<br />

la vita anche l’agente di sicurezza<br />

privato Fábio Ferreira de Souza.<br />

A sostegno di Via Campesina<br />

si è schierato anche <strong>il</strong> governatore<br />

dello Stato Roberto Requião.<br />

Mentre <strong>il</strong> governo bras<strong>il</strong>iano indaga,<br />

la Syngenta, che produce semi<br />

transgenici, nega ogni responsab<strong>il</strong>ità<br />

dichiarando inoltre di aver<br />

adempiuto a tutti gli obblighi<br />

di legge. La multinazionale svizzera<br />

(presente in 90 Paesi e capace<br />

di accumulare ricavi per 8,1 m<strong>il</strong>iardi<br />

di dollari nel 2006) ha recentemente<br />

precisato che i responsab<strong>il</strong>i della<br />

sicurezza coinvolti nell’incidente<br />

appartengono a una compagnia<br />

privata che era stata obbligata per<br />

contratto a non ut<strong>il</strong>izzare in nessun<br />

caso armi da fuoco. Il titolare<br />

della società N.F Segurança, Nerci<br />

de Freitas, e i suoi dipendenti<br />

Alexandre de Jesus, Alexandre<br />

Magno Winche Almeida e Rodrigo<br />

Ambrósio, che erano stati arrestati<br />

con l’accusa di omicidio, sono stati<br />

scarcerati all’inizio di gennaio<br />

quando <strong>il</strong> tribunale competente<br />

ha accolto la richiesta di Habeas<br />

Corpus presentata dai loro avvocati.<br />

CASO BOTNIA,<br />

ARGENTINA<br />

E URUGUAY<br />

AI FERRI CORTI<br />

Continua la protesta degli<br />

ambientalisti e del Governo<br />

di Buenos Aires contro l’impianto<br />

di cellulosa della multinazionale<br />

finlandese Botnia a Fray Bentos<br />

(Uruguay), al confine con la regione<br />

argentina di Entre Ríos.<br />

Gli ambientalisti, preoccupati<br />

sia per le emissioni gassose che per<br />

le possib<strong>il</strong>i inf<strong>il</strong>trazioni degli scarichi<br />

nel Rio Uruguay, continuano<br />

la protesta. I vertici dell’azienda<br />

assicurano che l’impianto non<br />

produce alcun impatto significativo<br />

sull’ambiente e che le emissioni<br />

maleodoranti non sono dannose,<br />

ma non convincono i vicini argentini.<br />

In passato le autorità sanitarie<br />

locali avevano denunciato alcuni<br />

casi di intossicazione e i sospetti<br />

si erano indirizzati verso la Botnia.<br />

Recentemente, <strong>il</strong> giornale<br />

uruguayano El País ha citato uno<br />

studio condotto da alcuni ricercatori<br />

dell’Universidad de Buenos Aires<br />

(UBA) che “assolveva” l’impianto<br />

dalle accuse di alterazione<br />

ambientale. Sulle pagine<br />

del quotidiano argentino La Nación,<br />

<strong>il</strong> direttore dell’indagine dell’UBA<br />

Héctor Ostera ha smentito l’attualità<br />

dello studio, sottolineando come<br />

i dati in esso contenuti siano frutto<br />

di misurazioni condotte prima<br />

che la produzione fosse avviata.<br />

Tra le opzioni prese in considerazione<br />

da Buenos Aires c’è l’ipotesi<br />

di un nuovo ricorso al Tribunale<br />

Internazionale dell’Aja che,<br />

in passato, aveva già respinto<br />

le richieste argentine con 14 voti a 1.<br />

WAL-MART MÉXICO<br />

CRESCONO<br />

I PROFITTI<br />

E I COSTI SOCIALI<br />

Wal-Mart de México (Walmex) consolida la propria<br />

presenza di mercato nel Paese centroamericano.<br />

Stando agli ultimi dati diffusi e relativi al mese<br />

di novembre, l’azienda avrebbe già fatto registrare<br />

traguardi significativi quali <strong>il</strong> superamento<br />

della soglia dei 1000 stores e un aumento delle vendite<br />

pari all’11,6% rispetto al medesimo periodo dell’anno<br />

precedente, con un ricavo complessivo di quasi<br />

19,3 m<strong>il</strong>iardi di pesos . Secondo l’ultimo rapporto<br />

degli analisti di Credit Suisse, l’azienda dovrebbe<br />

continuare a mantenere una solida posizione di dominio<br />

nel mercato messicano almeno per i prossimi 12 mesi.<br />

All’espansione del gigante della distribuzione<br />

fa da contraltare la crescita<br />

dei consensi attorno<br />

ai movimenti di protesta ispirati<br />

dal Frente Nacional Contra<br />

Wal-Mart e dal Centro Laboral<br />

y Asesoría Sindical AC (C<strong>il</strong>as).<br />

Le organizzazioni, che lo scorso<br />

2 dicembre avevano dato vita<br />

alla giornata del boicottaggio di Wal-Mart, denunciano<br />

da tempo una politica di persecuzione nei confronti<br />

dei sindacati e diffusi episodi di violazione dei diritti<br />

dei lavoratori da parte della corporation statunitense.<br />

Secondo <strong>il</strong> Frente Nacional, Wal-Mart de México<br />

occuperebbe una posizione di monopolio di mercato<br />

che le consentirebbe di praticare una politica di bassi<br />

prezzi scaricandone le disut<strong>il</strong>ità sui salari (inferiori<br />

fino al 35% rispetto alla media dei concorrenti)<br />

e sui fornitori. Gli oppositori accusano inoltre la catena<br />

statunitense di evasione fiscale in relazione all’anno<br />

2003, ingerenza politica e alterazione dell’ambiente<br />

e dell’ecosistema. La Wal-Mart è al momento presente<br />

in quasi 170 città messicane.<br />

| inbreve |<br />

INDIA,<br />

NON SI FERMA<br />

LA LOTTA CONTRO<br />

DOW CHEMICAL<br />

Il Bhumi Uchhed Pratirodh Committee<br />

(BUPC) si oppone al tentativo<br />

del Governo del Bengala Occidentale<br />

di destinare l’area dell’isola<br />

di Nayachar alla costruzione<br />

di un distretto chimico inizialmente<br />

pensato per la vicina città<br />

di Nandigram, 90 ch<strong>il</strong>ometri<br />

a sud ovest di Kolkata (Calcutta).<br />

Secondo gli oppositori le attività<br />

di un impianto produttivo<br />

danneggerebbero l’ecosistema<br />

su vasta scala tramite l’inquinamento<br />

dei fiumi circostanti. A condurre<br />

le operazioni del complesso dovrebbe<br />

essere la multinazionale americana<br />

Dow Chemical, dal 2001 proprietaria<br />

della tristemente nota Union Carbide,<br />

responsab<strong>il</strong>e della più colossale<br />

tragedia industriale della storia<br />

del Paese. Nel dicembre 1984,<br />

una fuga di gas dall’impianto<br />

dell’Union Carbide uccise 5000<br />

persone nella città di Bhopal<br />

con conseguenti gravi danni alla salute<br />

di altre migliaia di persone. A distanza<br />

di 23 anni, accusano le organizzazioni<br />

dei sopravvissuti, la Dow Chemical<br />

si rifiuterebbe di smaltire le 5000<br />

tonnellate di scorie tuttora presenti<br />

in ciò che rimane dell’impianto<br />

di pesticidi. Nei progetti originari<br />

del Governo, c’era l’esproprio<br />

di una vasta fetta di territorio dell’area<br />

di Haldia/Nandigram che avrebbe<br />

interessato almeno 70.000 residenti.<br />

Dopo 11 mesi di scontri sanguinosi<br />

(gli attivisti parlano di 100 morti)<br />

l’ipotesi di creazione di una “special<br />

economic zone” per l’industria<br />

chimica è stata abbandonata.<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 57 |


| internazionale | Sierra Leone |<br />

L’eterna<br />

maledizione<br />

dei diamanti<br />

LA SIERRA LEONE È UNO DEI PAESI PIÙ POVERI DEL MONDO, l’ultimo<br />

nella scala dello sv<strong>il</strong>uppo umano delle Nazioni Unite. Un<br />

posto in graduatoria che al viaggiatore risulta evidente<br />

fin dal primo impatto. L’aereo della<br />

di Raffaele Masto Royal Air Maroc arriva all’aeroporto internazionale<br />

di Lungi in piena notte e<br />

scarica una piccola folla di passeggeri che prima di arrivare a destinazione<br />

ha ancora da passare una notte di avventura.<br />

Sbrigate le formalità doganali, infatti, la piccola folla di passeggeri<br />

viene sospinta fuori dallo scalo che, incredib<strong>il</strong>mente, chiude i battenti<br />

e si ritrova, al buio pesto, nel mezzo di una foresta tropicale aggressiva,<br />

in una situazione tutt’altro che tranqu<strong>il</strong>lizzante: Freetown è<br />

a quaranta ch<strong>il</strong>ometri in linea d’aria, cioè dalla parte opposta della<br />

baia, raggiungib<strong>il</strong>e via terra facendo però tutto <strong>il</strong> giro, lungo una strada<br />

senza luci e asfaltata solo in parte, prospettiva non allettante.<br />

L’alternativa, seguita dalla maggioranza degli ex passeggeri, è quella<br />

di attendere, <strong>il</strong> mattino dopo, <strong>il</strong> ferry boat che collega l’aeroporto al-<br />

| 58 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

la città. Non resta che raggiungere <strong>il</strong> beach, a circa cinque ch<strong>il</strong>ometri.<br />

E così una processione di sgangherati taxi improvvisati che sembrano<br />

lucciole nella notte, trasporta l’ormai esausta folla al porto dove<br />

ognuno, abbarbicato ai propri bagagli, si addormenta in attesa dell’alba,<br />

prigioniero tra la foresta e <strong>il</strong> mare e fac<strong>il</strong>e preda di stormi di insetti<br />

e falene che si ritrovano, senza fatica, un’ottima cena offerta dalla<br />

disorganizzazione e dalla mancanza di mezzi di un Paese che, già<br />

dal biglietto da visita, non promette bene.<br />

Brutte promesse. Mantenute<br />

E la Sierra Leone le promesse le onora. All’alba <strong>il</strong> ferry boat compare<br />

come un fantasma tra la nebbiolina sprigionata dall’umidità della foresta<br />

tropicale. È un traghetto antiquato, con le fiancate a f<strong>il</strong>o d’acqua<br />

coperte di ruggine, che in breve si riempie di passeggeri e venditori<br />

di ogni genere di merce spuntati da chissà dove. Poco dopo siamo in<br />

navigazione nella splendida baia di Freetown. La città e le sue coste<br />

viste da lontano sembrano i luoghi di un esclusivo posto di v<strong>il</strong>leg-<br />

SIERRA LEONE<br />

OCEANO ATLANTICO<br />

giatura: spiagge dorate e insenature coperte di mangrovie, sovrastate<br />

da colline ammantate da una rigogliosa vegetazione. Una volta presa<br />

terra però l’incanto svanisce. Freetown è una chiassosa città africana,<br />

due m<strong>il</strong>ioni di abitanti, un terzo della popolazione di tutta la<br />

Sierra Leone: traffico, spazzatura, inquinamento, venditori, poveri<br />

mercati, mendicanti, confusione e musica sparata a tutto volume<br />

contemporaneamente da decine di radio e registratori.<br />

Senza elettricità<br />

Scopro che in città si fa un grande uso di batterie perché – incredib<strong>il</strong>e<br />

– non c’è l’elettricità. Due m<strong>il</strong>ioni di persone che dalle sei di sera all’alba<br />

vivono a lume di candela, esclusi i rari hotel di lusso, le ambasciate<br />

e non tutti gli edifici governativi. Il presidente Ernest Koroma,<br />

eletto lo scorso autunno, come primo atto del suo mandato ha promesso<br />

la luce e ha fatto arrivare una nave dal Marocco carica di generatori<br />

ai quali vorrebbe collegare la malandata rete elettrica della città.<br />

I lavori sono ancora in corso, la gente attende, ma ci crede poco.<br />

RAFFAELE MASTO<br />

A sinistra, tra<br />

le baracche di<br />

Waterloo, un sobborgo<br />

di Freetown, la capitale<br />

della Sierra Leone.<br />

Sopra, un ragazzo<br />

amputato gioca<br />

a calcio su una<br />

spiaggia nei pressi<br />

della capitale.<br />

Uno delle migliaia<br />

nel Paese, mut<strong>il</strong>ati<br />

dai bambini soldato<br />

del Ruf. A destra, un<br />

mercato di Freetown.<br />

Peperoni, cipolle<br />

e insalata sono i pochi<br />

prodotti che la gente<br />

può acquistare.<br />

Sierra Leone, 2007.<br />

Un Paese ferito da dieci anni di guerra civ<strong>il</strong>e, combattuta solo per <strong>il</strong> controllo delle pietre preziose. Ferita è la popolazione, tra bambini soldato e migliaia di amputati e ciechi.<br />

AFRICA<br />

SIERRA LEONE,<br />

PEDINA DELL’OCCIDENTE<br />

| internazionale |<br />

A FREETOWN IL LASCITO COLONIALE È EVIDENTE, a cominciare<br />

dal nome: città libera. Furono gli abolizionisti inglesi della schiavitù<br />

a chiamare così la capitale della Sierra Leone quando, alla fine del 1700,<br />

aiutarono quattrocento schiavi liberati a tornare in Africa e a stab<strong>il</strong>irsi<br />

su queste coste, che divennero una delle prime colonie britanniche<br />

nel continente. Poi, per diversi decenni, a Freetown continuarono<br />

ad affluire schiavi liberati dalla Giamaica e dagli Stati Uniti tanto<br />

che finirono per costituire una vera e propria etnia, i krio, e a sommarsi<br />

a quelle degli indigeni locali: i temne, i mende, i limba, i kono. L’odierna<br />

Sierra Leone, con i suoi attuali confini, incuneata tra la Liberia<br />

e la Guinea, deve la sua storia a questi avvenimenti che prendevano<br />

esempio da ciò che era accaduto nella vicina Liberia, a sua volta nata<br />

su iniziativa del presidente abolizionista statunitense Monroe,<br />

che diede addirittura <strong>il</strong> nome alla capitale Monrovia. Il risultato<br />

fu che, nel succedersi della storia coloniale, Sierra Leone e Liberia divennero<br />

una enclave anglofona in quella che fu poi l’Africa Occidentale Francese.<br />

Questo assetto geo-politico non è estraneo ai recenti avvenimenti.<br />

In quello scacchiere che è l’Africa, sul quale le grandi potenze muovono<br />

le loro pedine da lontano, sfruttando i contrasti locali, la Sierra Leone<br />

e le sue ricchezze divennero, nei primi anni Novanta, una merce<br />

di scambio nel conflitto politico-diplomatico tra Francia e Stati Uniti<br />

che ha segnato l’Africa negli ultimi quindici anni.<br />

Parigi a quei tempi andava progressivamente perdendo influenza<br />

nella regione dei Grandi Laghi, in particolare in Ruanda e nell’ex Zaire,<br />

soprattutto per quanto riguardava lo sfruttamento delle ingenti risorse<br />

minerarie nelle regioni orientali del Congo. Quell’enclave anglofona<br />

nell’Africa Occidentale Francese era l’ideale per recuperare terreno.<br />

Così quando <strong>il</strong> RUF nacque trovò nella Francia un’ottima sponda,<br />

che aveva tutto l’interesse a destab<strong>il</strong>izzare l’area.<br />

Oggi, a guerra finita, la concorrenza tra anglo-americani e francesi<br />

in Sierra Leone, è ancora aperta. Lo si capisce da quanto Parigi,<br />

Washington, Londra investono nella loro presenza nel Paese<br />

con organizzazioni umanitarie, aiuti e diplomazia. Gli Stati Uniti<br />

per esempio hanno rifatto con i criteri più moderni la loro ambasciata<br />

che, apparentemente, è sovradimensionata: si stende su un’intera collina<br />

che sovrasta Freetown e occupa uno stuolo di diplomatici.<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 59 |


| internazionale |<br />

Certo, questo quadro del Paese è <strong>il</strong> frutto di dieci anni di guerra civ<strong>il</strong>e,<br />

una delle più feroci e crudeli di tutto <strong>il</strong> continente. Le ost<strong>il</strong>ità tra<br />

<strong>il</strong> RUF, <strong>il</strong> Fronte Unito Rivoluzionario, e <strong>il</strong> governo sono ufficialmente<br />

terminate nel 2002, ma le truppe dell’Onu e dell’Ecomog sono andate<br />

via nel 2005 e le prime elezioni veramente libere si sono svolte<br />

solo pochi mesi fa. Tutto vero, ma l’estrema povertà e <strong>il</strong> degrado di<br />

questo Stato sono comunque una contraddizione quasi incomprensib<strong>il</strong>e:<br />

la Sierra Leone è un Paese ricchissimo, non solo di diamanti, ma<br />

anche di ferro, di bauxite, di cobalto e, se la ricchezza fosse solo parzialmente<br />

distribuita, i circa sei m<strong>il</strong>ioni di abitanti dovrebbero essere<br />

tra le popolazioni più appagate del mondo. Invece sono i più poveri.<br />

Ancora loro: i diamanti<br />

Il fatto è che la guerra civ<strong>il</strong>e ha avuto come unica motivazione proprio<br />

quella del controllo della principale ricchezza del Paese: i diamanti.<br />

Il RUF non aveva nessuna ideologia, nessun intento moralizzatore,<br />

nessun programma alternativo di governo ma solo l’obiettivo<br />

di conquistare <strong>il</strong> potere politico per poter sfruttare le ricchissime miniere<br />

della regione sud-orientale del Kono. In dieci anni di conflitto i<br />

giacimenti di queste pietre sono stati ampiamente sfruttati dai comandanti<br />

del RUF, che controllavano <strong>il</strong> Kono, e in mancanza del potere<br />

politico totale i diamanti sono stati contrabbandati attraverso<br />

molti paesi vicini, in primo luogo la Liberia <strong>il</strong> cui ex dittatore Charles<br />

Taylor – oggi incarcerato e accusato dal tribunale internazionale di crimini<br />

di guerra – fu uno dei principali finanziatori e fornitori di armi<br />

ai comandanti del RUF i quali, in cambio, facevano transitare dal suo<br />

Paese ingenti carichi di queste pietre preziose.<br />

Il Kono della miseria<br />

Una visita nella remota regione del Kono spiega la storia recente della<br />

Sierra Leone. Per arrivarci da Freetown si deve attraversare la penisola<br />

sulla quale la città è situata e percorrere una delle poche strade<br />

asfaltate, lungo la quale non si può non ricordare la colonizzazione<br />

britannica perchè si attraversano località dai nomi evocativi: Wellington,<br />

Waterloo, Aberdeen, Kent. Poi la pacchia finisce e la strada<br />

diventa una pista piena di buche, che fende una fitta foresta tropicale,<br />

che occulta poveri v<strong>il</strong>laggi di capanne, sorti in spiazzi strappati a<br />

forza di machete alla vegetazione. Infine, dopo una giornata di marcia,<br />

si arriva ai giacimenti che non sono altro che pozze di fango all’interno<br />

delle quali, per tutto <strong>il</strong> tempo della guerra civ<strong>il</strong>e, gruppi di<br />

| 60 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

adolescenti hanno setacciato la terra praticamente in condizioni di<br />

schiavitù. Queste pozze oggi sembrano cicatrici marroni su un tessuto<br />

verde intenso e danno proprio l’idea di ferite prodotte sul corpo di<br />

questo Paese. Si tratta di giacimenti alluvionali ormai quasi esauriti,<br />

prodotti dall’erosione dell’acqua sul terreno, ma i diamanti in Sierra<br />

Leone sono tutt’altro che finiti.<br />

I f<strong>il</strong>oni di Kymberlite<br />

Ci sono ancora i f<strong>il</strong>oni di Kymberlite, canali creati da esplosioni vulcaniche<br />

sotterranee che hanno portato fin quasi in superficie le pietre<br />

preziose incastonate nella roccia. Per ottenerle però bisogna scavarla,<br />

la roccia, e ci vogliono macchine e tecnologia. Il governo si prepara<br />

ad assegnare appalti ad imprese sudafricane, europee, americane<br />

e cinesi mentre la gente spera che questa volta i proventi verranno<br />

distribuiti alla popolazione sotto forma di servizi sociali, scuole,<br />

sanità e per sanare le ferite della guerra.<br />

Prima emergenza: gli amputati<br />

E le ferite sono tante, a cominciare da quelle degli amputati che in<br />

Sierra Leone sono migliaia, una vera e propria categoria sociale che è<br />

improduttiva e andrebbe assistita, un peso per un Paese che deve pensare<br />

al futuro. Quella delle amputazioni fu una pratica adottata in<br />

modo scientifico dal RUF per spargere <strong>il</strong> terrore. A infliggerle erano<br />

bambini soldato trasformati in mostri, arruolati nelle f<strong>il</strong>a dei guerriglieri<br />

come fossero un bottino di guerra. Quando un v<strong>il</strong>laggio veniva<br />

attaccato gli adolescenti erano costretti ad ammazzare i genitori,<br />

un atto che cancellava in loro ogni barlume di umanità. A quel punto,<br />

con un AK47 imbracciato e una bandoliera di proiett<strong>il</strong>i di traverso<br />

sul torace, erano capaci di compiere qualunque crudeltà.<br />

...oppure ciechi<br />

Sinnah oggi ha 14 anni, i guerriglieri l’accecarono facendole colare<br />

negli occhi le gocce di un sacchetto di plastica bruciato. Anche Saffy<br />

è cieca, un bambino soldato le cavò gli occhi con la baionetta. Sidimba<br />

avrebbe voluto fare la sarta, ma non potrà perché le hanno tagliato<br />

un braccio all’altezza della spalla, al suo moncherino non potrà<br />

mai essere applicata una protesi. “Manica corta”, nel gergo sprezzante<br />

dei guerriglieri. Non tutti quelli ai quali è stata applicata la “manica<br />

lunga” sono stati più fortunati di lei perché molti sono stati amputati<br />

all’altezza di entrambi gli avambracci. Ora hanno bisogno di<br />

Carati per bazooka,pistole, fuc<strong>il</strong>i e munizioni<br />

di Paolo Fusi<br />

C<br />

HE COS’È UNO SCAMBIO DI DIAMANTI PER ARMI? Come si fa a<br />

farlo? Se cercate un esperto, questi si chiama Charles<br />

G. Taylor e si trova in queste settimane alla sbarra a<br />

L’Aja per i crimini da lui perpetrati in Liberia e in Sierra<br />

Leone negli anni ‘90 e nella prima metà dell’ultimo<br />

decennio. Una delle sue operazioni più lineari si svolse<br />

principalmente in Italia tra <strong>il</strong> 1993 ed <strong>il</strong> 1995, ai tempi<br />

in cui stava armando <strong>il</strong> suo esercito, e quindi vale la<br />

pena di raccontarvela.<br />

Dall’Africa all’America all’Europa<br />

Per prima cosa Taylor mette a disposizione i diamanti,<br />

che provengono dalla raccolta <strong>il</strong>legale fatta in Sierra Leone<br />

dai suoi. Così come sono, i diamanti non sono commerciab<strong>il</strong>i,<br />

ma Taylor conosce bene la strada. Grazie alle<br />

sue amicizie negli Stati Uniti, lui consegna ad un ufficiale<br />

della NSA (National Security Agency, lo spionaggio difensivo<br />

interno degli USA) dei campioni che, <strong>il</strong> 15 dicembre<br />

1993, vengono valutati dallo Studio gemmologi-<br />

AIUTA I BAMBINI<br />

IMMEDIATAMENTE DOPO LA FINE DELLA GUERRA in Sierra Leone<br />

erano presenti molte tra le più importanti organizzazioni umanitarie<br />

del mondo. Poi, con lo svanire dell’interesse internazionale, quella<br />

presenza si è drasticamente ridotta. Oggi, tra quelle rimaste, ci sono<br />

la Congregazione missionaria del Murialdo, che opera a Freetown<br />

e a Lunsar, e la Onlus italiana “Aiutare i Bambini”. Chi volesse contribuire<br />

a sostenere a distanza alcuni dei ragazzi amputati può farlo attraverso<br />

questa organizzazione che ha sede a M<strong>il</strong>ano, in Via Ronchi 17.<br />

Il sito internet è www.aiutareibambini.it<br />

Un intricato gioco di prestigio che fa sparire diamanti in Sierra Leone e comparire mandarini in Liberia, passando per una fabbrica d’armi, i servizi segreti Usa e la malavita campana. Il mago? L’ex dittatore Charles G. Taylor.<br />

co L.A. Ward Gem Laboratory di Falbrook (California). Il<br />

laboratorio emette un documento ufficiale che sostiene<br />

che i diamanti sono proprietà della Swift International<br />

Services Canada Inc. Montreal. Questa società appartiene<br />

ad un agente della NSA in Italia, Roger D’Onofrio, e<br />

alla IBC International Business Consult Inc. Monrovia,<br />

che apparterrebbe, secondo le inchieste delle Nazioni<br />

Unite, a Charles G. Taylor e ad un avvocato zurighese di<br />

origine italiana, Rudolf Meroni.<br />

aiuto anche per le operazioni più semplici come vestirsi o mangiare.<br />

In questo esercito di invalidi non ci sono solo bambini: Aruna Ba ha<br />

quarant’anni, i guerriglieri gli tagliarono entrambe le mani e gliele<br />

misero in tasca con l’ordine di portarle a Freetown come messaggio<br />

per <strong>il</strong> presidente. Lui ricorda ancora <strong>il</strong> volto e gli occhi freddi dell’adolescente<br />

che eseguì l’ordine. Alla domanda se crede nella riconc<strong>il</strong>iazione<br />

risponde pacato, ma con lo sguardo tagliente come un rasoio:<br />

«camminerò tutta la vita, fino a quando non lo incontrerò. E<br />

quando lo incontrerò lo ucciderò. Solo allora sarò in pace».<br />

Tutte queste atrocità per quelle pietre preziose che sembrano<br />

non conoscere flessioni nella domanda dei mercati occidentali, promosse<br />

da un fortunato slogan commerciale: “Un diamante è per<br />

sempre”. Anche un’amputazione..<br />

La Swift e la IBC depositano i diamanti in una banca<br />

del Canada per attenderne <strong>il</strong> riconoscimento di legalità<br />

(purtroppo l’autorità canadese tradizionalmente non è<br />

molto severa nei controlli), dopodiché, con nuovi documenti<br />

ufficiali, i diamanti viaggiano con camion della<br />

Brink fino in Irlanda, dove sono acquistati dalla Sogextel<br />

Trading Ltd. Dublino, società controllata dal faccendiere<br />

franco-canadese Ph<strong>il</strong>ippe Emon. La Sogextel paga i diamanti<br />

con una cambiale a scadenza di un anno da un mi-<br />

Sopra, bambine<br />

con la divisa della<br />

scuola al mercato<br />

di Lunsar, città<br />

lungo la strada che<br />

da Freetown porta<br />

al Kono, la regione<br />

dei diamanti.<br />

Sierra Leone, 2007<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 61 |<br />

RAFFAELE MASTO


| internazionale |<br />

2000-2008: OTTO ANNI<br />

DI KIMBERLEY PROCESS<br />

INAUGURATO NEL MAGGIO 2000 presso l’omonima città sudafricana, <strong>il</strong> Kimberley<br />

Process è un’iniziativa supportata dalle Nazioni Unite e condotta dai principali<br />

Paesi produttori e acquirenti di diamanti nel mercato mondiale. Tra i suoi risultati<br />

più significativi c’è l’entrata in vigore nel 2003 di un sistema di certificazione noto<br />

come KPCS e teso a escludere dal mercato le pietre commercializzate allo scopo<br />

di finanziare i conflitti nel mondo. I vertici del KP, cui aderiscono attualmente<br />

74 Paesi, affermano che l’entrata in vigore del sistema di certificazione avrebbe<br />

pressoché debellato la piaga dei “diamanti di sangue” che all’inizio degli anni ‘90<br />

compensavano <strong>il</strong> 15% del valore del mercato globale. Le critiche, tuttavia, non sono<br />

mancate. Secondo gli scettici <strong>il</strong> marchio “conflict free” verrebbe spesso applicato<br />

in modo fraudolento tramite la corruzione dei funzionari governativi. Il Kimberley<br />

Process si sarebbe inoltre dimostrato del tutto impotente nei confronti delle<br />

operazioni del terrorismo internazionale nel mercato delle pietre e del diffuso<br />

sfruttamento che tuttora caratterizza <strong>il</strong> lavoro nelle miniere africane.<br />

Informazioni e la lista dei Paesi che aderiscono al KP su www.kimberleyprocess.com<br />

lione di marchi tedeschi, la Swift e la IBC accettano.<br />

La Sogextel mette i diamanti in vendita sul mercato<br />

ufficiale europeo. Affida la vendita alla società di trading<br />

Devcomtrade BV Amsterdam, appartenente ad un altro<br />

mariuolo, tale Derryl Bensimon, che fa valutare (per<br />

quasi un m<strong>il</strong>ione di marchi tedeschi) i diamanti dal Gem<br />

Lab Schmuck St.Leon-Rot (Baden-Württemberg, Germania).<br />

Le pietre arrivano laggiù in un camion italiano,<br />

PUR CARATTERIZZATI DA TRAIETTORIE PERSONALI DIFFERENTI, <strong>il</strong> libanese<br />

Hassan Nasrallah e <strong>il</strong> saudita Osama Bin Laden<br />

hanno almeno due cose in comune: sono ambedue<br />

leader di organizzazioni terroristiche<br />

di Matteo Cavallito internazionali e le hanno finanziate<br />

attraverso i diamanti. È una verità consolidata<br />

e tuttora scomoda, ma è anche una delle chiavi per comprendere<br />

la potenza e ipotizzare <strong>il</strong> destino del terrorismo globale.<br />

Che i diamanti facciano gola a tutti lo si è sempre saputo, ma come<br />

Al Qaeda li avesse trasformarti in una riserva di valore è noto solo<br />

da qualche anno. A gettare luce sul network è stato <strong>il</strong> reporter statunitense<br />

Douglas Farah che, nel novembre del 2001, raccontò sul<br />

Washington Post come nel triennio precedente l’organizzazione terroristica<br />

avesse investito m<strong>il</strong>ioni di dollari per acquistare quanti più<br />

diamanti possib<strong>il</strong>e dai ribelli del RUF, che allora detenevano <strong>il</strong> controllo<br />

dei principali giacimenti della Sierra Leone. Non è sicuro che<br />

siano state proprio le gemme a finanziare gli attacchi dell’11 settembre,<br />

ma è certo che la scorta accumulata consentì all’organizza-<br />

| 62 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

guidato dal malavitoso napoletano Giacomo Ercolano,<br />

che lavora spesso e volentieri su incarico dell’avvocato<br />

zurighese Meroni.<br />

A comprare i diamanti è una società francese, la Zelm<br />

Enterprise SA Paris, che appartiene alla banchiera bulgara<br />

Myriam Zelen (attraverso la sua Zelm Investment Ltd.<br />

Monrovia) e ad una società bulgara non specificata nel<br />

contratto, rappresentata da tale Kir<strong>il</strong> Dunev. La Zelm è rappresentata<br />

nelle trattative con la Sogextel da Rudolf Meroni,<br />

dato che la signora Zelen abita a Sofia, dove lavora alla<br />

Agricultural & Investment Bank, <strong>il</strong> cui presidente è proprio<br />

quel Kirik Dunev che rappresenta una società che non<br />

vuole apparire a questo punto delle trattative.<br />

Mandarini umanitari preziosi<br />

Ora la faccenda comincia a scottare. Il 15 gennaio i contratti<br />

vengono firmati. Rudolf Meroni riceve 1,3 m<strong>il</strong>ioni<br />

di marchi da Myriam Zelen, che si piglia i diamanti. Con<br />

quei soldi Meroni si prende la sua commissione e paga<br />

Ercolano e la Sogextel. La Sogextel paga la IBC e la Swift.<br />

Costoro dovrebbero pagare 800.000 marchi a Charles<br />

Taylor, ma non lo fanno perché altrimenti salterebbe fuori<br />

che i diamanti provengono dalla Liberia e non dal Canada.<br />

Fin qui, quindi, <strong>il</strong> futuro dittatore della Liberia e<br />

massacratore della Sierra Leone ha fatto un regalone ad<br />

alcuni soci e partner.<br />

Cosa faccia Myriam Zelen con quei diamanti, ufficialmente,<br />

non si sa. Li deposita su un conto della Società di<br />

Banca Svizzera, ma poi da lì i diamanti prendono <strong>il</strong> volo<br />

zione di Osama Bin Laden di affrontare “serenamente” le perdite finanziare<br />

dovute al congelamento dei conti sospetti nelle tre settimane<br />

successive ai dirottamenti aerei.<br />

Negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno aperto uffici dell’FBI in Liberia<br />

e in Senegal per contrastare gli interessi di Al Qaeda sul posto,<br />

ma i dubbi sull’efficacia della risposta americana restano. Secondo<br />

Farah, <strong>il</strong> canale da lui scoperto nel 2001 è scomparso insieme ai suoi<br />

personaggi chiave, eppure non c’è motivo per pensare che <strong>il</strong> legame<br />

tra diamanti e terrorismo si sia allentato e la ragione di tale pessimismo<br />

ha un referente ben preciso: <strong>il</strong> movimento terrorista libanese<br />

Hezbollah. Quello con la comunità libanese dell’Africa Occidentale<br />

(non meno di 120.000 unità) «è un legame di vecchia data e di vitale<br />

importanza per Hezbollah e, ad oggi, è stato fatto assai poco per<br />

ridimensionarlo», spiega Douglas Farah, ben consapevole delle<br />

enormi potenzialità che caratterizzano tuttora <strong>il</strong> “Partito di Dio”.<br />

Quando nel maggio del 2005 fu chiamato a parlare davanti alla<br />

Commissione senatoriale sulla Sicurezza Interna degli Stati Uniti,<br />

l’esperto di terrorismo Matthew Levitt descrisse Hezbollah come una<br />

per una destinazione ignota, per poi essere rintracciati su<br />

dei conti di industriali bulgari in Svizzera francese. Ma dove<br />

ha preso i soldi la signora Zelen? Dalla sua banca, naturalmente,<br />

che però non ha comprato diamanti, e ci<br />

mancherebbe altro… La Agricultural & Investment<br />

Bank di Sofia ha comprato, per 1,4 m<strong>il</strong>ioni di marchi, un<br />

carico di migliaia di tonnellate di arance, olive e whisky.<br />

Questo carico immenso parte dalla Bulgaria e raggiunge<br />

la Liberia come spedizione umanitaria. A fare la spedizione<br />

è la Intras BV dell’Aja, una società olandese, che<br />

appartiene a Myriam Zelen e alla società misteriosa coperta<br />

da Kir<strong>il</strong> Dunev, che ora<br />

deve uscire allo scoperto: la<br />

Kintex di Sofia. La più grande<br />

fabbrica d’armi bulgara e<br />

tra i più grandi contrabbandieri<br />

d’armi del mondo degli<br />

anni Novanta.<br />

Capito <strong>il</strong> giochetto? La<br />

Kintex manda tonnellate di<br />

mandarini umanitari in Liberia<br />

e viene pagata in diamanti, intermediati dai servizi segreti<br />

americani, dalla malavita della Campania, da un<br />

paio di faccendieri olandesi e canadesi, e da una banca<br />

bulgara, di lì a poco finita in una bancarotta fraudolenta<br />

m<strong>il</strong>iardaria. Operazioni di questo genere, con destinazione<br />

Africa, ne avvengono circa una decina al mese. E noi<br />

ci lamentiamo dei nostri connazionali che prendono <strong>il</strong><br />

sole sulle spiagge del Kenya. .<br />

Da Freetown a Beirut:<br />

le pietre preziose “terrorizzano”ancora<br />

Gli esempi forniti da Al Qaeda ed Hezbollah hanno dimostrato l’efficacia del business: a sei anni dall’11 settembre le gemme restano tra le principali risorse del terrorismo.<br />

Charles<br />

Taylor esce<br />

dall’aereo<br />

in una tappa<br />

del viaggio<br />

che lo sta<br />

portando<br />

in carcere<br />

in Sierra<br />

Leone.<br />

Liberia, 2006<br />

vera e propria holding criminale ampiamente ramificata e capace di<br />

sfruttare appieno i conflitti che nella seconda metà degli anni ‘90<br />

avevano insanguinato Liberia, Congo e Sierra Leone. Contando sull’entrata<br />

fissa rappresentata dalla “tassa sulla protezione” imposta ai<br />

connazionali residenti, <strong>il</strong> Partito di Dio ha iniziato ad acquistare diamanti<br />

africani molto tempo fa. Secondo i servizi segreti, alcuni intermediari<br />

come <strong>il</strong> senegalese Ibrahim Bah avrebbero gestito gli acquisti<br />

di pietre dei terroristi libanesi per almeno 20 anni. Gli Stati<br />

Uniti hanno più volte espresso preoccupazione per <strong>il</strong> fenomeno ma,<br />

come ricorda Farah, non hanno mai accusato pubblicamente nessuna<br />

compagnia di trafficare le pietre per i terroristi.<br />

La soluzione al problema resta molto lontana e di diffic<strong>il</strong>e ipotesi<br />

ma, sull’esempio delle operazioni di Al Qaeda in Sierra Leone, è<br />

probab<strong>il</strong>e che diffic<strong>il</strong>mente essa potrà passare per la tortuosa strada<br />

degli accordi internazionali come <strong>il</strong> contestato Kimberley Process.<br />

«Il suo impatto su Al Qaeda è modesto – conclude Farah – . Se quel<br />

legame si è rotto è stato per la perdita degli uomini che si trovano<br />

sul posto piuttosto che per <strong>il</strong> Kimberley Process stesso». .<br />

DAL CANADA<br />

UN’ALTERNATIVA “ETICA”<br />

| internazionale |<br />

«IL KIMBERLEY PROCESS? Un sistema inefficace e pieno di falle,<br />

incapace di esercitare un controllo reale sulla f<strong>il</strong>iera e del tutto<br />

impossib<strong>il</strong>itato a contrastare gli espropri o lo sfruttamento del lavoro<br />

nelle miniere». Francesco Belloni, titolare dell’omonima gioielleria<br />

m<strong>il</strong>anese non ha dubbi. Cita la tragica vicenda dei boscimani<br />

del Botswana, espropriati senza tutela per <strong>il</strong> semplice fatto che <strong>il</strong> loro<br />

Paese non si trova in stato di guerra, ridimensiona <strong>il</strong> valore del Kimberley<br />

Process e insiste su quella che, a suo parere, resta oggi l’unica alternativa<br />

realmente percorrib<strong>il</strong>e: quella degli “Ethical Diamonds”.<br />

Unica in Italia, la Belloni ha acquisito notorietà per essersi dedicata<br />

all’acquisto delle “pietre etiche”, gemme teoricamente immuni<br />

da conflitti, sfruttamento e terrorismo che provengono da miniere “sicure”<br />

come quelle di Diavik ed Ekati, nel Canada nord occidentale, e sono<br />

soggette alle garanzie della severa legge del loro Paese. Caratterizzata<br />

da una f<strong>il</strong>iera corta che, secondo Belloni, permette di compensare<br />

i maggiori costi del lavoro, la produzione degli Ethical Diamonds riguarda<br />

pietre di valore uguale o superiore ai 18 punti di carato (dai 400 euro<br />

in su), un tipo di gemme che costituisce ad oggi la metà dell’inventario<br />

della gioielleria m<strong>il</strong>anese incidendo, va da sé, ben oltre <strong>il</strong> 50% sul suo<br />

valore complessivo.<br />

«Ogni sasso diamantifero estratto viene classificato con un numero<br />

identificativo che verrà successivamente inciso sul bordo della pietra<br />

tagliata. Fin dall’inizio è così possib<strong>il</strong>e seguirne l’intero percorso» spiega<br />

<strong>il</strong> gioielliere m<strong>il</strong>anese sottolineando come anche le gemme tagliate<br />

nei laboratori specializzati di Anversa e Tel Aviv rientrino in Canada prima<br />

di essere affidate a società distributrici ab<strong>il</strong>itate a vendere solo<br />

ed esclusivamente ai dettaglianti finali. «Il rischio d’intrusione di qualche<br />

diamante “sporco” è molto limitato. Si tratta del sistema più efficace<br />

tra quelli in circolazione» aggiunge.<br />

L’output complessivo dei diamanti “etici” del Canada è assorbito<br />

quasi interamente dal mercato statunitense e per <strong>il</strong> futuro non si<br />

prevedono cambiamenti. «L’alto prezzo dei diamanti – spiega Belloni –<br />

non è determinato da una scarsa disponib<strong>il</strong>ità, al contrario le pietre<br />

non scarseggiano di certo, ma piuttosto dalla posizione di sostanziale<br />

monopolio del gigante De Beers. Il monopolista stab<strong>il</strong>isce un prezzo<br />

e gli altri, Canadesi compresi, lo seguono per convenienza. La De Beers<br />

potrebbe scegliere di praticare prezzi più bassi per disfarsi dei rivali<br />

ma, dal momento che <strong>il</strong> mercato è ormai consolidato, una sim<strong>il</strong>e mossa<br />

non sarebbe conveniente». Le politiche anticoncorrenziali (ma non<br />

predatorie) del colosso di Johannesburg potrebbero quindi risultare<br />

determinanti nel garantire la sopravvivenza e <strong>il</strong> successo dei diamanti<br />

etici, ad oggi, unica alternativa naturale alle pietre rese complici della<br />

guerra, del terrorismo o più semplicemente dello sfruttamento. M.C.<br />

I diamanti, riserva di valore<br />

per le organizzazioni terroristiche.<br />

Hanno permesso di affrontare<br />

con “serenità” <strong>il</strong> congelamento<br />

dei conti dopo l’11 settembre<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 63 |


| internazionale |<br />

APPUNTAMENTI FEBBRAIO<br />

29 gennaio – 1 febbraio<br />

NEW YORK<br />

UNICEF<br />

[United Nations Ch<strong>il</strong>dren’s Fund]<br />

Executive Board First Regular<br />

Session 2008<br />

31 gennaio – 1 febbraio<br />

ROMA<br />

FAO<br />

[Food and Agriculture<br />

Organization]<br />

121 st Finance Committee<br />

3 febbraio<br />

SERBIA<br />

ELEZIONI PRESIDENZIALI<br />

(2° turno)<br />

3 febbraio<br />

PRINCIPATO DI MONACO<br />

ELEZIONI PARLAMENTARI<br />

4 febbraio<br />

NEW YORK<br />

WHO<br />

[World Health Organization]<br />

World Cancer Day<br />

(giornata mondiale sul cancro)<br />

| 64 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

6 febbraio<br />

JOHANNESBURG<br />

SADC<br />

[South African Development<br />

Community]<br />

African Regulatory Conference<br />

Forum per le autorità<br />

di controllo e l’industria<br />

farmaceutica<br />

7 febbraio<br />

BELIZE<br />

ELEZIONI LEGISLATIVE<br />

E REFERENDUM<br />

8 febbraio<br />

REPUBBLICA CECA<br />

ELEZIONI PRESIDENZIALI<br />

(indirette)<br />

8 febbraio<br />

GIBUTI<br />

ELEZIONI PARLAMENTARI<br />

10 febbraio<br />

POLINESIA FRANCESE<br />

ELEZIONI LEGISLATIVE<br />

(2° turno)<br />

11 – 13 febbraio<br />

GINEVRA<br />

WTO<br />

[World Trade Organization]<br />

Trade Policy Review Body: Mexico<br />

13 – 14 febbraio<br />

NEW YORK<br />

NAZIONI UNITE<br />

Consultative Committee<br />

on the United Nations<br />

Development Fund for Women,<br />

forty-eighth session<br />

(comitato dell’Onu per <strong>il</strong> fondo<br />

per lo sv<strong>il</strong>uppo delle donne)<br />

13 – 15 febbraio<br />

VIENNA<br />

OSCE<br />

[Organizzazione per la Sicurezza<br />

e la Cooperazione in Europa]<br />

Vienna Forum to Fight<br />

Human Trafficking<br />

(forum sulla lotta al traffico<br />

di esseri umani)<br />

13 – 15 febbraio<br />

NUSA DUA, BALI<br />

FAO E IDF<br />

[International Dairy Federation]<br />

Symposium on “Revolution<br />

on Food Safety Management”<br />

(la rivoluzione nella gestione<br />

della sicurezza alimentare)<br />

17 febbraio<br />

CIPRO<br />

ELEZIONI PRESIDENZIALI<br />

18 febbraio<br />

PAKISTAN<br />

ELEZIONI PARLAMENTARI<br />

19 febbraio<br />

ARMENIA<br />

ELEZIONI PRESIDENZIALI<br />

19–20 febbraio<br />

SINGAPORE<br />

ASEAN<br />

[Association of Southeast<br />

Asian Nations]<br />

ASEAN Foreign Ministers Retreat<br />

PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT<br />

24 febbraio<br />

SVIZZERA<br />

REFERENDUM SULLE RIFORME<br />

FISCALI PER LE IMPRESE<br />

25–26 febbraio<br />

LIMA<br />

APEC<br />

[Asia-Pacific Economic Cooperation]<br />

Peru EC Meeting of Economic<br />

Committee<br />

26–27 febbraio<br />

BRUXELLES<br />

UNIONE EUROPEA<br />

4 th Annual Brussels Climate Change<br />

Conference (conferenza<br />

sui cambiamenti climatici)<br />

26 – 27 febbraio (da confermare)<br />

MONTEVIDEO<br />

MERCOSUR<br />

[Mercado Común del Sur]<br />

XCVIII Comisión de Comercio<br />

26–29 febbraio<br />

JAKARTA<br />

ASEAN<br />

2 nd Meeting of the 41st ASEAN<br />

Standing Committee (2/41 ASC)<br />

27 – 29 febbraio<br />

GINEVRA<br />

WTO<br />

Trade Policy Review Body:<br />

Brunei Darussalam<br />

28 – 29 febbraio<br />

WASHINGTON D.C.<br />

IMF<br />

[International Monetary Fund]<br />

Call for Papers — On the Causes<br />

and Consequences<br />

of Structural Reforms<br />

FA’ LA COSA<br />

GIUSTA


Inquinamento<br />

Il pianeta in pericolo<br />

per una bistecca<br />

O<br />

di Massim<strong>il</strong>iano Pont<strong>il</strong>lo<br />

| 66 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

| utopieconcrete |<br />

GNI GIORNO MUOIONO PER FAME O PER CARENZE NUTRIZIONALI 40.000 BAMBINI, mentre allo stesso tempo enormi<br />

quantità di mais, grano ed altri cereali vengono destinate agli allevamenti di bovini, polli, maiali che<br />

rappresentano una delle principali cause dell’alterazione climatica. Pensate che, solo negli Stati Uniti l’80%<br />

del mais e <strong>il</strong> 95% dell’avena sono coltivati per l’alimentazione animale e in tutto <strong>il</strong> mondo gli allevamenti<br />

assorbono da soli una quantità di cibo equivalente alle calorie necessarie per sfamare 8,7 m<strong>il</strong>iardi di persone:<br />

più dell’intera popolazione del Pianeta. Henning Steinfeld, responsab<strong>il</strong>e su questi temi della Fao, afferma:<br />

«L’allevamento si configura come uno dei principali fattori d’inquinamento ambientale ad ogni livello,<br />

dal locale al globale. Bisognerebbe intraprendere un’azione politica più efficace nel trattare problemi come<br />

<strong>il</strong> degrado del territorio, i cambiamenti climatici, l’inquinamento dell’aria, la scarsità e l’inquinamento<br />

delle acque e la perdita della biodiversità. L’impatto dell’allevamento del bestiame sull’ambiente è così<br />

r<strong>il</strong>evante che dovrebbe essere affrontato con urgenza». Attualmente impegna <strong>il</strong> 70% di tutto <strong>il</strong> territorio<br />

coltivab<strong>il</strong>e e <strong>il</strong> 30% dell’intera superficie del Pianeta. Le foreste vengono disboscate per creare nuovi pascoli,<br />

creando così un’ulteriore spinta alla deforestazione. In America Latina <strong>il</strong> 70% delle aree disboscate della<br />

Foresta Amazzonica sono state riconvertite a pascolo. Sicuramente gli allevamenti hanno un grave impatto<br />

sull’atmosfera e sul clima: sono responsab<strong>il</strong>i del 18% delle emissioni di gas che causano l’effetto serra,<br />

misurate in anidride carbonica equivalente; una percentuale addirittura maggiore di quella prodotta<br />

dai mezzi di trasporto. Significa che allevare animali<br />

da macello produce più gas serra di tutte le automob<strong>il</strong>i<br />

e i camion del mondo. Il settore dell’allevamento<br />

è inoltre responsab<strong>il</strong>e del 9% delle emissioni di anidride<br />

carbonica e del 37% del metano di origine antropica,<br />

la maggior parte derivante dalla fermentazione<br />

intestinale dei ruminanti. La produzione industriale<br />

di carne, uova, latticini è anche responsab<strong>il</strong>e del 65% delle emissioni di ossido di azoto di origine antropica,<br />

per la maggior parte derivante dal letame. Altra nota dolente: l’impoverimento e l’inquinamento delle risorse<br />

idriche. Più della metà dell’acqua consumata negli Stati Uniti è destinata agli allevamenti degli animali<br />

da macello. Mediamente, per ottenere un ch<strong>il</strong>o di carne occorrono 20.815 litri d’acqua, contro i 208<br />

necessari per coltivare un ch<strong>il</strong>o di grano. L’allevamento del bestiame produce inoltre un’enorme quantità<br />

di escrementi, circa 130 volte superiore di quelli umani. La maggior parte dell’acqua impiegata per dissetare<br />

e accudire gli animali torna nell’ambiente sotto forma di letame e di acqua di scarico. Le feci del bestiame<br />

contengono una considerevole quantità di sostanze nutritive, residui di medicinali, metalli pesanti e agenti<br />

patogeni. Questi rifiuti vanno a finire nei corsi d’acqua, inquinando le falde e diffondendo patologie<br />

che possono infettare altre specie. La raccomandazione dell’Onu è chiara: «L’impatto ambientale per unità<br />

di produzione di bestiame deve essere ridotta della metà, anche solo per scongiurare un aumento del livello<br />

di nocività oltre quello attuale». Miei cari carnivori, devono essere intraprese azioni urgenti sia a livello<br />

collettivo che individuale. Non sarà necessario diventare completamente vegetariani, ma sono convinto che<br />

non sia poi così diffic<strong>il</strong>e mangiare meno carne, se si prende seriamente coscienza del fatto che, così facendo,<br />

si combatte con più efficacia <strong>il</strong> surriscaldamento globale e quindi si contribuisce alla salvezza del Pianeta. .<br />

Il cibo destinato a mucche, polli<br />

e maiali da allevamento potrebbe<br />

sfamare 8,7 m<strong>il</strong>iardi di persone,<br />

più dell’intera popolazione mondiale.<br />

Invece serve a produrre bistecche<br />

e <strong>il</strong> 18% dei gas a effetto serra<br />

ospita valori<br />

8 numero 56.<br />

Febbraio 2008.<br />

€ 3,50<br />

valoriAnno<br />

MAYA GODED / MAGNUM PHOTOS<br />

Mens<strong>il</strong>e di economia sociale, finanza etica e sostenib<strong>il</strong>ità<br />

Fotoreportage > Erbe medicinali<br />

Dossier > La prima mappa di indicatori alternativi per le buone economie<br />

<strong>Aboliamo</strong> <strong>il</strong> P<strong>il</strong><br />

Internazionale > Africa: i diamanti continuano a mietere vittime<br />

Finanza > I clamorosi, e discutib<strong>il</strong>i, successi degli antivivisezionisti<br />

Economia solidale > I numeri esplosivi dell’energia fotovoltaica<br />

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P.<br />

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Raffaele Mattioli<br />

“The fabulous<br />

italian banker”<br />

di Andrea Montella<br />

Non vedo alcuna differenza tra una poesia<br />

“ e un b<strong>il</strong>ancio<br />

Raffaele Mattioli (Vasto 1895-Roma 1973)<br />

Q ”<br />

UANDO MATTIOLI, DEFINITO IL BANCHIERE ERETICO E DISCEPOLO DI CROCE, nel 1972 percepì d’essere<br />

vicino al giorno della sua morte, cominciò a visitare l’abbazia di Chiaravalle alla ricerca di<br />

un luogo dove far riposare le sue spoglie, degno della considerazione che aveva di sé. Dopo<br />

diversi sopralluoghi e grazie al democristiano Bernardo Crippa, assessore allo Stato civ<strong>il</strong>e del Comune<br />

di M<strong>il</strong>ano, ottenne l’autorizzazione ad essere sepolto in quel luogo chiuso da molti secoli alle sepolture<br />

comuni. Mattioli scelse un posto preciso: la tomba dell’eretica Guglielma la Boema, svuotata e distrutta<br />

per decreto dell’Inquisizione. Guglielma era nata nel 1210 da Costanza d’Ungheria, seconda moglie del<br />

re Premislao di Boemia; era sorella di Agnese da Praga, dell’Ordine di Santa Chiara, proclamata santa da<br />

Papa Giovanni Paolo II nell’89. Guglielma giunse a M<strong>il</strong>ano nel 1260, alloggiava nell’abbazia di Chiaravalle;<br />

la sua fama crebbe grazie a presunte doti di guaritrice fino a dar vita ad un movimento religioso,<br />

chiamato dei Guglielmiti. Tra i suoi seguagi ci fu Manfreda da Pirovano, cugina dei Visconti, e <strong>il</strong> teologo<br />

Andrea Saramita, che sosteneva l’avverarsi della predizione di Gioacchino da Fiore sull’ascesa al vertice<br />

della Chiesa di una Papessa.<br />

Guglielma soggiornò anche a M<strong>il</strong>ano in<br />

zona Bregonia, tra porta Orientale e porta<br />

Tosa, dove organizzò un vero e proprio cenacolo<br />

diffondendo la sua visione del mondo<br />

e della religione.<br />

Nel 1960 Mattioli, tra le prime iniziative<br />

come presidente della Comit, finanzia la<br />

Casa della Cultura di Rossana Rossanda, che avrà sede in via Borgogna<br />

3, proprio nell’antica zona Bregonia abitata da Guglielma.<br />

Da quel luogo ebbero vita una lunga serie di iniziative legate alla<br />

cultura, al teatro e all’arte da parte di uomini di formazione liberale,<br />

socialista ed azionista, la gamba sinistra della massoneria allora<br />

tesa ad aprire una breccia nel movimento comunista, con lo scopo<br />

di egemonizzarlo per trasformarlo. Iniziativa in cui Mattioli non era<br />

riuscito a coinvolgere Palmiro Togliatti, da lui invitato diverse volte<br />

a cena, per sondarne le possib<strong>il</strong>i convergenze e portare avanti<br />

quel progetto, nato dal gruppo da lui finanziato che diede vita, nel<br />

1942, al Partito d’Azione.<br />

L’obiettivo era introdurre in Italia <strong>il</strong> “bipartitismo perfetto”, mutuato<br />

dai sistemi anglosassoni, dove si alternano al governo due soli<br />

partiti che hanno come caratteristica di non mettere mai in discussione<br />

<strong>il</strong> capitalismo e le élite che lo compongono. Dalla cura con<br />

cui sceglie la propria tomba, Mattioli dimostra com’era complessa la<br />

sua personalità, di quale spessore fosse <strong>il</strong> suo bagaglio culturale e<br />

quali potenti relazioni gestisse.<br />

| 68 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

Mattioli, a destra, con Donato<br />

Menichella, direttore generale<br />

dell’Iri e governatore<br />

della Banca d’Italia.<br />

La curiosa adesione del banchiere al culto<br />

dell’eretica Guglielma la Boema, nata<br />

nel 1210 da Costanza d’Ungheria, seconda<br />

moglie del re Premislao di Boemia.<br />

La sua fama crebbe grazie a presunte doti<br />

di guaritrice fino a dar vita ai Guglielmiti<br />

Raffaele Mattioli nasce a Vasto <strong>il</strong> 20 marzo 1895 da una famiglia<br />

borghese che lo vuole avvocato, mentre lui s’iscrive alla facoltà<br />

di Economia a Genova. Si sposa con donna Em<strong>il</strong>ia, da cui<br />

nasce Giuliano, ma la moglie muore prematuramente colpita dalla<br />

febbre spagnola. Il futuro banchiere troverà in una m<strong>il</strong>anese,<br />

bella e benestante, Lucia Monti, <strong>il</strong> conforto necessario che gli consentirà<br />

di mettere al mondo altri tre figli: Maurizio Stefano e Letizia.<br />

Inoltre l’incontro con i Monti gli aprirà le porte dei salotti<br />

intellettuali m<strong>il</strong>anesi.<br />

Raffaele Mattioli non trascura gli studi e due anni dopo, nel<br />

1921, si laurea con una tesi sulla stab<strong>il</strong>ità delle monete. A 27 anni,<br />

grazie all’aiuto di Angelo Sraffa, rettore della Bocconi, legatissimo<br />

agli ambienti della massoneria inglese e amico nel corpo e<br />

nello spirito di John Maynard Keynes, vince <strong>il</strong> posto di segretario<br />

generale della Camera di Commercio di M<strong>il</strong>ano. Mattioli vanta tra<br />

le sue amicizie quella con <strong>il</strong> banchiere ebreo-polacco Giuseppe<br />

Toepliz, che, trasferitosi da Varsavia a Genova, era diventato <strong>il</strong> capo<br />

assoluto della Banca Commerciale Italiana (Comit) e, grazie al<br />

suo interessamento, entra nella Banca che gli permetterà di esprimere<br />

tutte le sue potenzialità e diventare “The fabulous italian<br />

banker” come lo definiranno gli americani. Toepliz e Mattioli<br />

hanno visioni contrastanti su come dirigere la Comit; <strong>il</strong> primo, liberista<br />

estremo, vorrebbe farla diventare una banca d’affari, ma la<br />

conduce vicina al fallimento nella totale disorganizzazione. Il secondo<br />

punta più su una normale attività di credito e sull’intervento<br />

dello Stato nell’economia.<br />

Nel 1933 Mattioli succede a Toepliz alla guida della Comit, diventandone<br />

amministratore delegato. Noto come liberal e antifascista,<br />

intrattiene ottimi rapporti con Mussolini, conosciuto durante<br />

la vicenda di Fiume dove Mattioli era incaricato da<br />

D’Annunzio di tenere i contatti con <strong>il</strong> capo del fascismo. Dopo la<br />

nomina, don Raffaele assume Ugo La Malfa alla Comit. Nello stesso<br />

periodo Giovanni Malagodi diventa condirettore centrale della<br />

Comit di M<strong>il</strong>ano. I due diventeranno i leader del Partito repubblicano<br />

e del Partito liberale.<br />

Mattioli è consapevole che <strong>il</strong> fascismo è solo una delle possib<strong>il</strong>i<br />

A sinistra,<br />

Raffaele Mattioli.<br />

A destra,<br />

<strong>il</strong> banchiere<br />

con Riccardo<br />

Bacchelli.<br />

Sopra, <strong>il</strong> libro<br />

di Giancarlo Galli.<br />

| gens |<br />

forme di governo del capitale e si prepara al dopo dittatura, creando<br />

la classe politica che governerà l’Italia del dopoguerra: trasforma la<br />

Comit in una vera e propria scuola-quadri dove si studia <strong>il</strong> fabianesimo,<br />

<strong>il</strong> laburismo, Keynes, <strong>il</strong> New Deal e si preparano gli uomini che<br />

dovranno sostenere dall’interno della “sinistra” e dell’area democratica,<br />

lo scontro con <strong>il</strong> loro vero e unico nemico: <strong>il</strong> marxismo rivoluzionario<br />

espresso dal Partito comunista di Gramsci e Togliatti.<br />

Nel 1936 entra in Banca, nell’Ufficio Studi, Guido Carli che diverrà<br />

governatore della Banca d’Italia. Alla Comit crescono altri due<br />

personaggi che segneranno la storia d’Italia: Enrico Cuccia, futuro<br />

capo di Mediobanca e uomo di collegamento, grazie ai suoi viaggi<br />

d’affari, con la finanza angloamericana e con i settori dell’antifascismo,<br />

riparato all’estero e Cesare Merzagora, che diverrà un banchiere<br />

internazionale, ateo e democristiano nel contempo, sarà presidente<br />

del Senato e delle Assicurazioni Generali.<br />

Mattioli partecipa all’elaborazione del manifesto che sancisce la<br />

nascita del Partito d’Azione e contemporaneamente si adopera per<br />

salvare i Savoia. Scorgiamo traccia di questi modi apparentemente<br />

contraddittori di Mattioli anche nei rapporti con <strong>il</strong> Vaticano - che<br />

possiamo definire ottimi - tanto da essere chiamato nel 1939 da Padre<br />

Gemelli a insegnare tecnica bancaria nella facoltà di Scienze politiche<br />

all’Università Cattolica di M<strong>il</strong>ano.<br />

Nel 1941 entra nella casa editrice Ricciardi promuovendo e dirigendo<br />

una collezione di scrittori classici italiani di grande impegno<br />

editoriale e culturale; diventa presidente dell’Istituto italiano di studi<br />

storici di Napoli, dopo la morte di Croce. È consigliere della International<br />

Finance Corporation, emanazione della Banca mondiale.<br />

Dopo lo scioglimento del Partito d’Azione diviene amico dei<br />

cattolici Vanoni e Mattei; fa assumere in Comit Leo Valiani e appoggia<br />

<strong>il</strong> nascente centrosinistra.<br />

Dopo 27 anni lascia, <strong>il</strong> 22 apr<strong>il</strong>e del 1972, la Banca a seguito della<br />

politica lottizzatrice praticata dalla Dc e dal Psi. Morirà un anno<br />

dopo a Roma, <strong>il</strong> 27 luglio 1973.<br />

Ogni 27 luglio a Chiaravalle, dove riposano le spoglie di Mattioli,<br />

si tiene una messa in latino a cui partecipano banchieri e finanzieri<br />

e, all’entrata dell’abbazia, sono esposti in bella evidenza una<br />

menorah, <strong>il</strong> candelabro a sette bracci, un crocefisso e <strong>il</strong> vangelo di<br />

San Giovanni, simboli cari alla massoneria. .<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 69 |


| economiaefinanza |<br />

ltrevoci<br />

ECONOMIA<br />

DELLA FELICITÀ<br />

IL NUOVO PARADIGMA<br />

CULTURAL-TECNOLOGICO<br />

Non si vive di sola economia. C’è bisogno<br />

anche di felicità. Pensa bene e scrive<br />

bene Luca De Biase, uno dei più cliccati<br />

nella blogosfera, esperto e lucido osservatore<br />

del mondo digitale. In questo libro analizza<br />

e spiega in modo semplice e chiaro <strong>il</strong> momento<br />

di passaggio e di trasformazione tecnologica<br />

e culturale che stiamo vivendo. La complessità<br />

del mondo richiede nuove risposte e <strong>il</strong> nuovo<br />

paradigma sfugge all’incasellamento<br />

delle vecchie categorie.<br />

Occorre uno sforzo interpretativo nuovo,<br />

che vada di pari passo con quello creativo<br />

generato dalla tecnologia. Il nuovo popolo<br />

della rete chiede risposte per vivere meglio<br />

in un contesto che sembra non far vivere<br />

meglio. Una richiesta che non può essere<br />

evasa, nè con risposte ideoligiche,<br />

nè con risposte solo economiche.<br />

L’accesso alla rete e le reali possib<strong>il</strong>ità<br />

di parola nell’agorà telematica generano<br />

una critica al sistema, meno condizionab<strong>il</strong>e<br />

e manipolab<strong>il</strong>e rispetto al passato.<br />

Mai come oggi i mezzi hanno reso i fini<br />

più sostenib<strong>il</strong>i. Mai come oggi l’antico detto<br />

“i soldi non fanno la felicità” ha trovato <strong>il</strong> suo<br />

capolinea in un’economia che da sempre,<br />

almeno dall’avvento dell’era industriale,<br />

ha sacrificato anima e cuore sull’altare<br />

della redditività esasperata. La globalizzazione<br />

ha fatto <strong>il</strong> resto, accelerando questo ep<strong>il</strong>ogo<br />

e aprendo un nuovo orizzonte di cui,<br />

per <strong>il</strong> momento, vediamo solo una piccola parte.<br />

LUCA DE BIASE<br />

ECONOMIA DELLA FELICITÀ<br />

Feltrinelli, 2007<br />

CRISI<br />

ECONOMICA<br />

UNA STORIA<br />

GIÀ VISTA<br />

La storia come conoscenza<br />

degli errori del passato, ma<br />

anche di ciò che è superato<br />

e che deve essere rivisto,<br />

reinterpretato. È quello che<br />

ha fatto l’economista e storico<br />

dell’economia Pierluigi Ciocca,<br />

partendo dalla considerazione<br />

che la storiografia e l’analisi<br />

economica dell’Italia<br />

contemporanea sono cambiate<br />

e rinnovate. Questo libro<br />

propone una interpretazione<br />

di sintesi originale, criticamente<br />

fondata sui risultati di ricerca<br />

più aggiornati. Vengono<br />

ripercorse le vicende<br />

dell'economia del Bel Paese<br />

nell’800 e nel ‘900 e i mutamenti<br />

nel benessere materiale, che<br />

negli ultimi secoli è migliorato<br />

notevolmente. Eppure, dopo<br />

<strong>il</strong> ristagno seguito<br />

alla recessione del 1992,<br />

la società italiana è come<br />

sospesa, preoccupata<br />

per l'avvenire. Una crisi<br />

economica profonda, che si<br />

accompagna alla mancanza<br />

di orientamenti e di identità.<br />

Una situazione che si può<br />

risolvere, oppure regredire<br />

come è accaduto altre volte<br />

in passato.<br />

.<br />

PIERLUIGI CIOCCA<br />

RICCHI PER SEMPRE?<br />

UNA STORIA ECONOMICA<br />

D’ITALIA (1796-2005)<br />

Bollati e Boringhieri, 2007<br />

RETI<br />

NODO<br />

POLITICO<br />

IRRISOLTO<br />

B<strong>il</strong>l Gates e Vinton Cerf,<br />

<strong>il</strong> padre di Internet; Andrew<br />

Viterbi, l’italiano che<br />

ha inventato negli Stati Uniti<br />

la tecnologia di base<br />

per la telefonia cellulare;<br />

John Hennessy, <strong>il</strong> presidente<br />

dell’università di Stanford<br />

di San Francisco, fulcro del<br />

“miracolo” della S<strong>il</strong>icon Valley<br />

e tanti altri. Sono i personaggi<br />

che l’autore ha incontrato<br />

per un’indagine del fenomeno<br />

che rappresenta <strong>il</strong> vero motore<br />

dello sv<strong>il</strong>uppo industriale<br />

e dell’alta tecnologia: le reti.<br />

Telefonia tradizionale<br />

e cellulari, internet, poste,<br />

elettricità, ma anche<br />

autostrade, aeroporti,<br />

distribuzione del gas:<br />

è sui network, da sempre<br />

nella storia dell’uomo, che<br />

si basano <strong>il</strong> progresso civ<strong>il</strong>e<br />

e lo sv<strong>il</strong>uppo di un Paese<br />

moderno. Le reti sono<br />

da sempre <strong>il</strong> nodo irrisolto<br />

del dibattito politico italiano<br />

sempre in b<strong>il</strong>ico tra l’efficentismo<br />

privato e <strong>il</strong> garantismo pubblico.<br />

EUGENIO OCCORSIO<br />

RETI: QUALI REGOLE?<br />

LA QUESTIONE-BASE<br />

DELLO SVILUPPO ITALIANO<br />

Baldini e Castoldi, 2007<br />

STORIE<br />

E VOCI<br />

DALLA<br />

PALESTINA<br />

La Terra Santa è una terra<br />

contesa, non fac<strong>il</strong>e da<br />

decifrare ed esplorare.<br />

Viaggiarci da pellegrino<br />

è ancora più diffic<strong>il</strong>e perché<br />

<strong>il</strong> conflitto politico-ideologico<br />

che ne ha generato<br />

la divisione ha trasferito<br />

<strong>il</strong> suo terreno di lotta<br />

nell’ambito religioso.<br />

Questo libro ha riunito le due<br />

anime del conflitto: quella<br />

spirituale e quella politica.<br />

È possib<strong>il</strong>e ascoltare le voci<br />

di amminsitratori, coloni<br />

intransigenti, beduini, rifugiati,<br />

professori, vescovi, patriarchi,<br />

resistenti e gente comune.<br />

Non si può parlare della<br />

sofferenza dell’es<strong>il</strong>io<br />

palestinese, senza registrare<br />

le conseguenze sociali<br />

e umane che l’occupazione<br />

ha avuto sugli israeliani.<br />

Una terra divisa nel profondo,<br />

usata come scacchiera<br />

per giochi internazionali,<br />

dove <strong>il</strong> rischio di seppellire<br />

<strong>il</strong> dramma di un popolo<br />

nella dimenticanza è sempre<br />

incombente.<br />

GIANLUCA SOLERA<br />

MURI, LACRIME<br />

E ZA’TAR STORIE DI VITA<br />

E VOCI DALLA PALESTINA<br />

Edizioni nuova dimensione, 2007<br />

MATEMATICA<br />

E ROMANZO<br />

INTRECCIO<br />

SECOLARE<br />

Calvino, McEwan, Buzzati, Eco,<br />

Asimov, solo per citarne<br />

alcuni. Sono tanti i narratori,<br />

i poeti, i romanzieri che sono<br />

rimasti affascinati dalla<br />

matematica e che, a questa<br />

disciplina, hanno dedicato<br />

uno scritto. Einaudi pubblica<br />

ventisei straordinari racconti<br />

che testimoniano i continui<br />

intrecci che matematica<br />

e letteratura hanno avuto<br />

nell’ultimo secolo. Nessuna<br />

meraviglia, perché in fondo<br />

le due discipline, essendo<br />

entrambe attività di finzione,<br />

non fanno altro<br />

che immaginare altri mondi<br />

possib<strong>il</strong>i. Ventisei racconti:<br />

da “Il libro di sabbia”<br />

di Borges a “La biblioteca<br />

universale” di Kurd Labwitz,<br />

da “Tennis, trigonometria<br />

e tornado” di David Foster<br />

Wallace a “Un breve ritratto<br />

di Alan Turing” di Carrére.<br />

Il libro è curato da Claudio<br />

Bartocci docente di Fisica<br />

matematica all’università<br />

di Genova.<br />

.<br />

CLAUDIO BARTOCCI<br />

RACCONTI MATEMATICI,<br />

Einaudi, 2007<br />

CHI È IL MIO<br />

PROSSIMO?<br />

LA RISPOSTA<br />

DI SOFRI<br />

Quando si legge “Chi è <strong>il</strong> mio<br />

prossimo” (senza punto<br />

di domanda finale) si possono<br />

avere due reazioni: si può<br />

essere pervasi da un pessimismo<br />

cosmico, oppure da una<br />

speranza diffic<strong>il</strong>mente<br />

governab<strong>il</strong>e e, quindi,<br />

diffic<strong>il</strong>mente ascrivib<strong>il</strong>e<br />

a qualcosa o a qualcuno,<br />

se non appunto alla felice<br />

intuizione dell’autore.<br />

Sofri si pone le domande<br />

della vita e lo fa partendo<br />

dalla parabola del buon<br />

samaritano per approdare<br />

subito dopo all’eterogenesi<br />

dei fini, argomento<br />

affascinante ma ad alto<br />

rischio per chi tende a vedere<br />

tutto nero nel presente<br />

e nel futuro. L’autore si interroga<br />

sulla vita senza risparmiare<br />

nulla a sè e al lettore. Sofri<br />

è bravo perché entra nelle<br />

questioni senza nascondersi,<br />

senza paura di farsi male<br />

o di far male. Forse perché<br />

anche lui, come tutti, pur<br />

sapendo di essere mortale,<br />

finché dura fa finta di non<br />

esserlo. Tra i tanti nomi<br />

che compaiono nel libro<br />

e nelle corpose note c’è<br />

un tributo particolare<br />

a don Lorenzo M<strong>il</strong>ani<br />

e ad Alex Langer.<br />

ADRIANO SOFRI<br />

CHI È IL MIO PROSSIMO<br />

Sellerio, 2007<br />

DA VARSAVIA<br />

A ROMA<br />

PASSANDO<br />

PER GERUSALEMME<br />

«Ero appena arrivato in Italia e si stavano<br />

celebrando i funerali di Enrico Berlinguer.<br />

La gente teneva <strong>il</strong> pugno alzato e quando sf<strong>il</strong>ava<br />

davanti alla bara si faceva <strong>il</strong> segno della croce.<br />

In Polonia non sarebbe stato possib<strong>il</strong>e perché<br />

si poteva avere solo una fede: o quella religiosa<br />

o quella politica». Quando Olek Mincer parla<br />

del suo impatto con l’Italia lo descrive quasi<br />

con stupore. Per lui, attore polacco di origine<br />

ebraica, l’Italia rappresenta <strong>il</strong> luogo di approdo<br />

dove ha trovato l’amore, ma anche una nuova<br />

comunità ebraica, vivace, antica, piena<br />

di stimoli, dove non bisognava nascondersi<br />

o negare la propria identità. Dopo tanti anni<br />

Olek si sente meglio perché è tra «persone<br />

con i capelli e gli occhi sim<strong>il</strong>i ai miei».<br />

Una vita che è come un romanzo. Mincer<br />

racconta <strong>il</strong> suo essere polacco di Varsavia<br />

e, al tempo stesso, ebreo cittadino del mondo<br />

nella cui mente si intrecciano tutte le lingue<br />

della diaspora. Un libro che fa parte<br />

di un progetto educativo promosso dalla casa<br />

editrice Sinnos nella collana Mappamondi.<br />

Il testo è b<strong>il</strong>ingue, italiano e polacco,<br />

ed è accompaganto dalle belle <strong>il</strong>lustrazioni<br />

della scenografa Ariela Bohm. La presentazione<br />

è stata affidata al grande linguista Tullio<br />

De Mauro, la prefazione al cantore yiddish<br />

Moni Ovadia, con cui Mincer ha collaborato<br />

per molti anni.<br />

OLEK MINCER<br />

VARSAVIA VIALE DI GERUSALEMME, 45<br />

Sinnos editrice, 2007<br />

| narrativa |<br />

HOTEL MEINA<br />

UNA STRAGE<br />

DIMENTICATA<br />

DALLA STORIA<br />

Siamo lontani dall’immagine<br />

dei treni stipati di ebrei<br />

che partivano da ogni angolo<br />

d’Europa per raggiungere<br />

i campi di sterminio nazisti.<br />

Eppure l’eccidio di Meina<br />

(località piemontese che<br />

si affaccia sul Lago Maggiore)<br />

è uno dei capitoli più atroci<br />

della persecuzione degli ebrei<br />

italiani durante la Seconda<br />

guerra mondiale. Correva<br />

l’anno 1943. Un gruppo<br />

di ebrei, sfollati da varie città<br />

lombarde e ancora aggrappati<br />

con fiducia alla cittadinanza<br />

italiana, vive all’hotel Meina.<br />

Una vita “quasi normale”<br />

fino a quando arriva sulle rive<br />

del lago un reparto delle Ss,<br />

gloria e vanto del Fuhrer.<br />

A loro non basta dichiarare<br />

indesiderati gli ebrei. E così<br />

<strong>il</strong> lago inizia a resituire<br />

cadaveri. Alla fine se ne<br />

conteranno cinquantaquattro.<br />

Quella di Meina sarà la prima<br />

strage di ebrei compiuta<br />

in Italia dai nazisti dopo<br />

l’8 settembre. Un libro<br />

che rende giustizia per<br />

una vicenda dimenticata<br />

per troppo tempo dagli<br />

uomini e dalla storia.<br />

| 70 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 71 |<br />

MARCO NOZZA<br />

HOTEL MEINA<br />

Net, 2007


| fotografia | | multimedia |<br />

EX VOTO<br />

SEGNO<br />

ANTICO<br />

E PRESENTE<br />

Gli ex voto fotografati da<br />

Antonio Biasucci nelle chiese<br />

di Napoli sono un viaggio<br />

in un mondo antico, un po’<br />

sommerso, ma non ancora<br />

superato. Riti, gesti antichi,<br />

oggetti che sono segno<br />

di speranza e di disperazione<br />

al tempo stesso, sono stati<br />

racchiusi in un gioco<br />

straordinario di ombre<br />

e di luci. In quegli oggetti<br />

e in quelle immagini c’è tutta<br />

la tensione culturale<br />

del passaggio: c’è la vita<br />

e la morte. Statue, icone,<br />

immaginette, santi<br />

e madonne, se svincolati<br />

dal loro contesto votivo,<br />

diventano immortali, veicoli<br />

di un messaggio che supera,<br />

appunto, <strong>il</strong> voto personale,<br />

la supplica, la paura e la felicità.<br />

L’ex voto però ha nel suo<br />

significato storico una ragione<br />

della sua plasticità. Allora<br />

i due significati si intrecciano<br />

e si disgiungono a seconda<br />

della volontà di chi li fotografa.<br />

È così che quel vincolo<br />

tra umano e divino conserva<br />

<strong>il</strong> suo mistero per sempre.<br />

ANTONIO BIASUCCI<br />

EX VOTO<br />

Peliti, 2008<br />

| 72 | valori | ANNO 8 N.56| FEBBRAIO 2008 |<br />

OLAF E MEHLMAN<br />

PROTAGONISTI<br />

A SERAVEZZA<br />

FOTOGRAFIA 2008<br />

Si concluderà <strong>il</strong> prossimo 6 apr<strong>il</strong>e la quinta<br />

edizione della rassegna “Seravezza Fotografia<br />

2008”, appuntamento che si svolge<br />

nella cittadina in provincia di Lucca,<br />

sotto la direzione di Libero Musetti.<br />

Le due mostre principali sono dedicate<br />

all’olandese Erwin Olaf (fino al 30 marzo),<br />

innovativo e provocatorio artista che lavora<br />

nel campo della moda e della pubblicità,<br />

e alla fotografa americana Janice Mehlman<br />

(fino al 24 febbraio), nota per la sua<br />

pred<strong>il</strong>ezione per le geometrie architettoniche.<br />

Le due mostre si terranno rispettivamente<br />

al Palazzo Mediceo e alle Ex Scuderie<br />

Granducali. La lunga kermesse fotografica,<br />

realizzata in collaborazione con la FIAF<br />

(Federazione Italiana Associazioni<br />

Fotografiche) e con <strong>il</strong> Circolo fotografico<br />

L’Altissimo, prevede anche mostre amatoriali,<br />

workshop e incontri dedicati alla cultura<br />

fotografica in generale. Tra gli artisti ospiti<br />

della rassegna ci sarà Francesco Cito<br />

(con i suoi “Matrimoni napoletani”),<br />

Gabriele Rigon (con i raffinati scatti<br />

di nudo “Visioni di Donna”),<br />

e Pepi Merisio (con l’esposizione<br />

dal titolo “Per le antiche strade”).<br />

Fino al 6 apr<strong>il</strong>e<br />

SERAVEZZA (LUCCA)<br />

STRUTH<br />

FOTOGRAFI<br />

E INDAGINE<br />

PSICOLOGICA<br />

Sessanta fotografie esposte<br />

in una mostra, curata da Mario<br />

Codognato, al Museo Madre<br />

di Napoli per ripercorrere<br />

le tappe salienti della carriera<br />

di Thomas Struth. Ci sono gli esordi<br />

degli anni 70, i panorami urbani<br />

in bianco e nero, le analisi<br />

delle architetture metropolitane,<br />

i ritratti e soprattutto le “museum<br />

photographs”, scatti che<br />

riprendono una sorta di dialogo<br />

tra <strong>il</strong> visitatore osservatore<br />

e l’opera d’arte. Formatosi<br />

all'Accademia di Belle Arti<br />

di Dusseldorf, sotto la guida<br />

di Gerhard Richter per la pittura<br />

e quella di Bernd Becher<br />

per la fotografia, Struth<br />

si interessa al rappporto tra<br />

l’arte e <strong>il</strong> modo in cui l’uomo<br />

la recepisce. E così ritrae<br />

i visitatori mentre guardano<br />

le opere all'interno dei musei.<br />

Uno studio psicologico, f<strong>il</strong>trato<br />

dallo sguardo. Approda a Napoli,<br />

dopo i successi e le consacrazioni<br />

del Metropolitan Museum<br />

di New York nel 2003<br />

e del Prado, a Madrid, nel 2007.<br />

Fino al 28 apr<strong>il</strong>e<br />

WWW.MUSEOMADRE.IT<br />

IL MUSEO<br />

CELEBRATO<br />

DAI GRANDI<br />

FOTOGRAFI<br />

In occasione delle celebrazioni<br />

del cinquantenario<br />

dell’apertura al pubblico<br />

del Museo di Capodimonte,<br />

la Soprintendenza per <strong>il</strong> Polo<br />

Museale Napoletano è stata,<br />

per la prima volta,<br />

committente di tre grandi<br />

artisti internazionali.<br />

Tre grandi fotografi hanno<br />

lavorato al progetto “Site<br />

Specific” e interpretano<br />

<strong>il</strong> rapporto della città<br />

con <strong>il</strong> Museo, <strong>il</strong> modo in cui<br />

viene percepito e vissuto,<br />

la consapevolezza di essere<br />

una delle strutture museali<br />

più importanti in Europa.<br />

Un punto di osservazione<br />

del mondo ma anche un punto<br />

che <strong>il</strong> mondo osserva:<br />

un luogo in movimento,<br />

<strong>il</strong> crocevia di scambio<br />

e di dialogo con <strong>il</strong> mondo<br />

artistico e collezionistico<br />

internazionale. La prima<br />

delle tre esposizioni è realizzata<br />

da Olivo Barbieri, alla quale<br />

seguiranno, a marzo<br />

e a maggio, le mostre di Craigie<br />

Horsfield e Mimmo Iodice.<br />

Fino al 28 giugno<br />

WWW.MUSEO-CAPODIMONTE.IT<br />

CHIUDE<br />

ITALIA.IT<br />

UNA MORTE<br />

ANNUNCIATA<br />

Se provate a digitare sulla<br />

barra dell’indirizzo del vostro<br />

browser www.italia.it, apparirà<br />

la scritta “impossib<strong>il</strong>e trovare<br />

la pagina”. Non è colpa del<br />

vostro computer e nemmeno<br />

del vostro provider, perché<br />

<strong>il</strong> portale voluto dal governo<br />

per rappresentare l’Italia<br />

nella rete, e quindi nel mondo,<br />

chiude i battenti. Una storia<br />

breve, ma costosa che iniziò<br />

con l’annuncio, fatto <strong>il</strong> 31<br />

marzo 2006 dal ministro<br />

per l’Innovazione Lucio Stanca,<br />

e finita due anni dopo,<br />

quasi in concomitanza<br />

con la crisi del Governo Prodi<br />

innescata da Mastella.<br />

Questa vetrina digitale,<br />

per cui furono stanziati<br />

45 m<strong>il</strong>ioni di euro, secondo<br />

i promotori, avrebbe dovuto<br />

far recuperare all’Italia<br />

le quote di mercato turistico<br />

perdute e assorbite<br />

dai Paesi concorrenti.<br />

Di fatto i navigatori<br />

hanno bocciato <strong>il</strong> portale,<br />

decretandone la morte<br />

anticipata e forse annunciata.<br />

www.italia.it<br />

IL WRITER ETICO<br />

PULISCE I MURI<br />

E COMUNICA<br />

IN BRAILLE<br />

Da sempre si discute se i graffiti sui muri<br />

sono opera d’arte oppure vandalismo.<br />

Se lo chiedete ai proprietari dei muri opteranno<br />

sicuramente per la seconda definizione.<br />

Alcuni amministratori pubblici hanno ingaggiato<br />

i writer per cercare di controllarne l’espressione<br />

artistica e ingabbiarla in messaggi<br />

istituzionali. Da tempo però sono nati alcuni<br />

movimenti che cercano di dare una risposta<br />

al quesito iniziale, tra questi gli ideatori<br />

dei graffiti alla rovescia. In cosa consiste?<br />

Di solito si dipinge su un muro pulito, mentre<br />

questi antiwriter puliscono un muro sporco.<br />

Grazie a un pennello intinto in acqua e sapone,<br />

l’artista disegna rimuovendo gli strati<br />

di sporcizia, fino a formare un’opera murale.<br />

Rappresentante di questo movimento è Edina<br />

Todoki, giovane americana che realizza graffiti<br />

ut<strong>il</strong>izzando materiali naturali, compreso legno<br />

e muschio. I suoi soggetti sono tutti naturali.<br />

Il writer più corretto ed etico è però <strong>il</strong> parigino<br />

The Blind, che realizza graffiti in bra<strong>il</strong>le,<br />

ut<strong>il</strong>izzando sfere di polistirolo tagliate a metà.<br />

Le sue opere sono messaggi dedicati ai ciechi,<br />

vere e proprie didascalie posizionate<br />

sotto i monumenti. I suoi lavori non vengono<br />

quasi mai rimossi dagli edifici storici.<br />

In Internet la casistica dei writer etici<br />

è molto ampia.<br />

www.heavypetal.ca<br />

SCHIFANO<br />

ARTISTA<br />

AMATO<br />

E RICORDATO<br />

A dieci anni dalla scomparsa,<br />

viene pubblicato “Mario<br />

Schifano tutto” (16,90 euro),<br />

<strong>il</strong> primo e unico f<strong>il</strong>m completo<br />

su uno degli artisti italiani più<br />

amati, conosciuti e falsificati<br />

del ventesimo secolo.<br />

Il fim è stato fatto e voluto<br />

dalle persone, donne<br />

e uomini, che con lui hanno<br />

vissuto e lavorato, da chi lo<br />

ha amato, seguito e sopportato.<br />

Costruito con materiali inediti<br />

provenienti dal suo archivio<br />

privato, tra cui spezzoni<br />

di interviste e videoclip.<br />

Insomma, un tentativo<br />

di cogliere, per la prima volta,<br />

<strong>il</strong> Iato intimo di un artista<br />

“irregolare” in un viaggio<br />

nel tempo con i pittori<br />

della scuola di piazza<br />

del Popolo. Quelli di Schifano<br />

furono anni irripetib<strong>il</strong>i di eccessi<br />

e creazione, trascinati<br />

dal vortice intelligente<br />

e per nulla pacificante<br />

della sua energia che ci lascia,<br />

alla fine, storditi e arricchiti.<br />

Ci resta la consapevolezza<br />

che Schifano è un artista<br />

che ancora bisogna<br />

conoscere a fondo.<br />

LUCA RONCHI<br />

MARIO SCHIFANO TUTTO<br />

Feltrinelli, 2008<br />

MISTER<br />

TAMBURINE<br />

O BOB DYLAN<br />

NON È QUI<br />

Bob Dylan è considerato<br />

un profeta, un cantastorie,<br />

un contestatore,<br />

un anticonformista. Un genio<br />

assoluto del Novecento.<br />

“Io non sono qui” (16,90 euro)<br />

è un viaggio nel tempo<br />

di questo artista, attraverso<br />

<strong>il</strong> ritratto di sei personaggi<br />

– colti ognuno in un aspetto<br />

diverso della vita artistica<br />

e privata del cantautore<br />

americano – che intrecciano<br />

le loro storie di protesta,<br />

disagio, erranza e solitudine,<br />

in una performance evocativa<br />

diretta da Todd Haynes. Anche<br />

stavolta, in un’ambientazione<br />

che riecheggia gli anni<br />

Sessanta, <strong>il</strong> regista americano<br />

sperimenta una narrazione<br />

frammentata e psichedelica,<br />

ut<strong>il</strong>izzando sei diversi st<strong>il</strong>i<br />

di regia all’interno di ogni<br />

microcosmo narrativo.<br />

Più di un finto documentario<br />

o di un omaggio a Dylan,<br />

una miscela perfetta<br />

di musica, arte visiva, cinema.<br />

Con <strong>il</strong> libro “D’amore<br />

e misantropia”, antologia<br />

di Alessandro Carrera<br />

con molti contributi inediti<br />

e una discografia aggiornata.<br />

TODD HAYNES<br />

IO NONO SONO QUI<br />

Feltrinelli, 2008<br />

| ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | valori | 73 |


| st<strong>il</strong>idivita |<br />

LUCE<br />

E ACQUA<br />

CALDA<br />

FAI DA TE<br />

Produrre luce e calore<br />

con <strong>il</strong> letame dei bovini,<br />

essere autosufficienti<br />

per quanto riguarda l’energia<br />

elettrica, abbattere inquinamento<br />

e costi, guadagnare<br />

con la produzione eccedente<br />

<strong>il</strong> fabbisogno personale<br />

e aziendale. Tutto questo<br />

è possib<strong>il</strong>e con un centinaio<br />

di mucche e un impianto<br />

di cogenerazione, ossia<br />

la produzione congiunta<br />

di elettricità e calore mediante<br />

un unico sistema a cascata,<br />

con rendimenti globali<br />

anche superiori al 90%.<br />

Si possono produrre fino<br />

a 20 kw di energia elettrica,<br />

quanto basta per mandare<br />

avanti l’azienda e cederne<br />

una parte alla rete nazionale.<br />

Il costo è di circa 30 m<strong>il</strong>a<br />

euro. «Un quarto di quello<br />

che costerebbe in Austria.<br />

In questo momento ci sono<br />

in funzione circa 50 macchine<br />

di questo tipo, di cui una<br />

in Slovenia, installata da noi<br />

due anni fa» spiega Gianni<br />

P<strong>il</strong>ati, esperto di cogenerazione.<br />

L’impianto usa un motore<br />

Fire 1200, quello compatto,<br />

progettato dalla Fiat.<br />

«È un motore resistente<br />

e di fac<strong>il</strong>e manutenzione.<br />

In caso di guasto si può<br />

chiamare anche<br />

<strong>il</strong> meccanico del paese».<br />

www.energianova.it<br />

CERA D’API, ACQUA<br />

E OLI ESSENZIALI<br />

PER FAR BRILLARE<br />

LEGNO E COTTO<br />

L’idea che ha avuto Lucio Righetto è semplice<br />

e parte da due domande: come facevano<br />

gli antichi a conservare intonaci, affreschi<br />

e stucchi senza l’aiuto della chimica?<br />

Come risalire alle formule antiche per la cura<br />

del legno, del cotto e dei materiali naturali?<br />

Righetto, fino a quel momento, conosceva<br />

benissimo <strong>il</strong> settore del legno perché ci aveva<br />

lavorato per molti anni, una vita caratterizzata<br />

da una spiccata sensib<strong>il</strong>ità ambientale.<br />

«Gli esempi li abbiamo sotto gli occhi: Pompei,<br />

Nola, Ercolano. Gli antichi ci hanno fatto<br />

arrivare intatti fino ad oggi i loro dipinti.<br />

Occorreva solo ricostituire quelle formule<br />

e applicarle ai giorni nostri».<br />

Da dieci anni Righetto produce a Treviso<br />

vernici e fondi naturali per legno e cotto<br />

a base di cera d’api naturale, acqua e oli<br />

essenziali. Prodotti senza gas volat<strong>il</strong>i, d<strong>il</strong>uenti<br />

e solventi, ut<strong>il</strong>izzati per pavimenti, infissi<br />

interni ed esterni. Naturali al cento per cento,<br />

traspiranti e inodori. Vende i suoi prodotti<br />

direttamente a industrie e artigiani.<br />

«Non causano odori cattivi, né r<strong>il</strong>asciano<br />

sostanze nocive. E, soprattutto, hanno<br />

una tenuta notevole, considerando che i tetti<br />

in legno trattati dieci anni fa non hanno<br />

ancora avuto problemi ».<br />

Informazioni: righettolucio@libero.it<br />

NASCE<br />

LA RETE DEI<br />

RISTORANTI<br />

SOLIDALI<br />

In Italia alcuni ristoratori<br />

hanno deciso di incontrarsi<br />

per formare una rete<br />

di ristorazione solidale.<br />

Per <strong>il</strong> momento ne fanno parte<br />

quindici realtà, operanti<br />

in tutta Italia. Le principali<br />

sono a Roma, Rimini, M<strong>il</strong>ano,<br />

Torino, Modena, Bologna,<br />

Pistoia, Lucca e Firenze.<br />

I partecipanti alla rete hanno<br />

firmato una carta d’intenti:<br />

«È un approccio alternativo<br />

al commercio convenzionale;<br />

promuove giustizia sociale<br />

ed economica, sv<strong>il</strong>uppo<br />

sostenib<strong>il</strong>e, rispetto per<br />

le persone e per l’ambiente,<br />

attraverso <strong>il</strong> commercio,<br />

la crescita della consapevolezza<br />

dei consumatori, l’educazione,<br />

l’informazione e l’azione<br />

politica» spiega Marcello<br />

Ceccarelli, responsab<strong>il</strong>e<br />

del ristorante Harissa di Rimini.<br />

La prima iniziativa ufficiale<br />

è prevista per <strong>il</strong> 15 febbraio<br />

in occasione della campagna<br />

“M’<strong>il</strong>lumino di meno”,<br />

promossa dalla trasmissione<br />

radiofonica Caterp<strong>il</strong>lar.<br />

«Faremo un’uscita comune,<br />

ciascuno nella propria città -<br />

conclude Ceccarelli -.<br />

Si cenerà risparmiando<br />

energia, con candele<br />

e musica acustica».<br />

www.risol.it<br />

CON IL BUON<br />

SOLLAZZO<br />

IL GIOCO È<br />

SOSTENIBILE<br />

“L’ingegneria del buon sollazzo”<br />

è un’associazione culturale che<br />

promuove <strong>il</strong> gioco. «La nostra<br />

organizzazione – spiega<br />

<strong>il</strong> presidente Piero Santoni –<br />

nasce dall’esigenza di sv<strong>il</strong>uppare<br />

relazioni positive tra le persone<br />

di tutte le età e di rivalutare<br />

<strong>il</strong> ruolo del gioco,<br />

promuovendone tipologie<br />

nuove e di qualità per dare<br />

gratificazione alle persone<br />

con i più bassi costi ed<br />

<strong>il</strong> minimo impatto ambientale».<br />

Quella di Santoni si può<br />

considerare come una via<br />

ludica ad un futuro sostenib<strong>il</strong>e.<br />

«Il gioco – continua Santoni –<br />

al pari del ballo, della musica,<br />

dello sport e del teatro,<br />

è un fattore di relazioni umane<br />

e di crescita. Oggi si gioca<br />

da soli col computer, al lotto<br />

e alla tombola, si guarda<br />

giocare alla Tv, non si gioca<br />

coi figli, non si gioca più<br />

nello sport».<br />

L’associazione tramite<br />

un ludobus porta nelle piazze<br />

e nei circoli la sua collezione<br />

di giochi artigianali in legno,<br />

inventati ed autocostruiti,<br />

e le sue animazioni. In questo<br />

modo crea degli autentici<br />

parchi-gioco dove i genitori<br />

con i figli e i giovani<br />

con gli anziani riscoprono<br />

<strong>il</strong> piacere di giocare.<br />

www.ingegneriadelsollazzo.it<br />

TUVALU IN<br />

RETE CONTRO<br />

LA GRANDE<br />

ONDA<br />

Tuvalu è un piccolo Stato<br />

dell’Oceania che sta<br />

sperimentando gli effetti<br />

del riscaldamento globale.<br />

L’innalzamento delle acque<br />

ha portato a uno stravolgimento<br />

della viab<strong>il</strong>ità, con strade<br />

allagate dove si sono<br />

rapidamente insediate nuove<br />

specie vegetali e animali.<br />

A Tuvalu si pensa a come reagire<br />

all’accaduto e una delle prime<br />

proposte degli abitanti è stata<br />

quella di citare in giudizio<br />

gli Stati le cui politiche<br />

ambientali avrebbero determinato<br />

un effetto negativo sul progressivo<br />

scioglimento dei ghiacciai,<br />

causa prima dell’innalzamento<br />

delle acque. La strada legale,<br />

complessa e dall’esito<br />

palesemente incerto, non<br />

si è r<strong>il</strong>evata percorrib<strong>il</strong>e e così<br />

Tuvalu ha eletto la Rete<br />

e la comunicazione con nuovi<br />

media come strumento per far<br />

conoscere al mondo la sua<br />

paradossale condizione di Stato<br />

in progressiva erosione<br />

dei confini naturali.Accantonata<br />

per <strong>il</strong> momento la disputa<br />

con Usa e Australia, autori<br />

delle maggiori emissioni di gas<br />

serra, <strong>il</strong> piccolo Stato si è rivolto<br />

alla Bbc che ha documentato<br />

quanto accade. Sono seguiti<br />

a questa denuncia numerosi<br />

reportages fotografici presenti<br />

ora su Flickr e su altri siti web<br />

a supporto di campagne<br />

internazionali.<br />

NET TV, IL FUTURO DELLA<br />

TELEVISIONE PASSA DAL<br />

WEB E DAI “GENERATORI<br />

DI CONTENUTI”<br />

L’esplosione del fenomeno “You Tube” è stato<br />

<strong>il</strong> segnale più evidente anche per i non addetti<br />

ai lavori. La diffusione dei video attraverso<br />

la Rete è ormai realtà, l’era delle Web Tv è già<br />

iniziata. Un’indagine, condotta in Ingh<strong>il</strong>terra<br />

da Ofcom, ha mostrato come sopratutto<br />

la fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni<br />

si stia rapidamente spostando dalla fruizione<br />

di contenuti attraverso la televisione<br />

a quella attraverso la Rete. Secondo i dati,<br />

questa fascia di utenti, assiste già a sette ore<br />

di televisione alla settimana in meno a favore<br />

di un analogo tempo speso verso contenuti<br />

video via internet. A contribuire a questo<br />

fenomeno sono stati molteplici fattori, tra cui<br />

la diffusione della banda larga, la presenza<br />

di webcam nei computer di recente costruzione,<br />

la diffusione di device digitali (telecamere<br />

e videofonini) oltre che di semplici software<br />

di montaggio forniti di default negli apparecchi.<br />

L’utente, in logica Web 2.0, è anche <strong>il</strong> creatore<br />

dei contenuti e ragiona in una dinamica non<br />

di fruizione ma di scambio. Le problematiche<br />

connesse sono molteplici, dalla protezione<br />

dei diritti commerciali del materiale prodotto<br />

al digital divide. Secondo Tommaso Tessarolo,<br />

autore di NetTv (Apogeo), una linea spartiacque<br />

sarà data presto dai contenuti proposti, perchè<br />

«<strong>il</strong> contenuto è <strong>il</strong> vero asset della rivoluzione<br />

NetTv. Crollate le barriere per la produzione<br />

e la distribuzione, solo chi avrà dei contenuti<br />

validi con <strong>il</strong> pieno possesso dei diritti<br />

di sfruttamento potrà dire la sua nel prossimo<br />

futuro». La sfida è quindi aperta e non<br />

necessariamente ai big industriali del settore.<br />

ECOMOBILITÀ<br />

E VERDE<br />

PER FUTURI<br />

SOSTENIBILI<br />

Segnalato in Rete<br />

da ebikeblog e intravisto<br />

dal blogger in Cina, è in arrivo<br />

lo scooter a pannelli solari.<br />

Pochissime le informazioni<br />

disponib<strong>il</strong>i da cui tuttavia<br />

si percepisce un notevole passo<br />

avanti, st<strong>il</strong>istico e funzionale,<br />

rispetto ai velocipedi<br />

alimentati a batterie la cui<br />

diffusione è stata limitata<br />

dai costi d’acquisto<br />

e dalla difficoltà di attrezzare<br />

le città con le colonnine<br />

di rifornimento energetico.<br />

L’esperienza delle città in cui<br />

sono stati attivati meccanismi<br />

di controllo degli accessi,<br />

ultima quella dell’Ecopass<br />

a M<strong>il</strong>ano, dimostra che<br />

corrette politiche di gestione<br />

del flusso di traffico portano<br />

a un beneficio sulla qualità<br />

della vita percepita. A Shangai<br />

la sperimentazione guarda<br />

ulteriormente verso <strong>il</strong> futuro.<br />

Il Shangai Urban Underground<br />

Space Development Institute<br />

ha promosso un progetto<br />

per lo sv<strong>il</strong>uppo di una foresta<br />

urbana nella linea<br />

metropolitana, un parco<br />

sotterraneo che offrirà<br />

ai viaggiatori in transito<br />

sulle linee cittadine i benefici<br />

di cascate di acqua, prati<br />

verde, aree forestate.<br />

L’inaugurazione è prevista<br />

in tempi rapidissimi, nel 2010,<br />

e l’estensione stimata è di oltre<br />

dieci m<strong>il</strong>ioni di metri quadri.<br />

| future |<br />

MAPPE<br />

EMOTIVE<br />

PER NUOVI<br />

VIAGGIATORI<br />

Le guide per viaggiatori<br />

con zaino in spalle, nell’era<br />

dei voli low cost, lasciano<br />

spazio a progetti Web 2.0.<br />

Guide emozionali che vogliono<br />

portare <strong>il</strong> viaggiatori<br />

a esplorare i lati meno<br />

fac<strong>il</strong>mente conoscib<strong>il</strong>i di una<br />

città. Che si tratti di un “freitag<br />

cafe” <strong>il</strong>legale o di un ristorante<br />

dentro un appartamento<br />

a Berlino o di una galleria<br />

non ufficiale a Zurigo,<br />

di un giardino sui tetti<br />

a Manhattan o di un hammam<br />

semiclandestino a Parigi<br />

ciò che conta è vivere<br />

in un breve viaggio la sensazione<br />

di esclusività e profondità<br />

che si avverte solo risiedendo<br />

a lungo in una città e coltivando<br />

l’arte del “flaneur”, colui<br />

che smarrisce temporaneamente<br />

<strong>il</strong> cammino trovando nuovi<br />

e imprevisti stimoli. Noovee.com<br />

è un sito, attento al<br />

“trendsetting” che offre guide<br />

turistiche online attraverso<br />

una rete di corrispondenti<br />

che ricercano novità, annunci<br />

e offrono così uno sguardo live<br />

immerso nella vita delle città.<br />

Sul sito sono ad oggi presenti<br />

video e indicazioni relative<br />

a Amsterdam, Barcellona,<br />

Berlino, Chicago e New York<br />

ma <strong>il</strong> network è in espansione<br />

e lo spazio è aperto a nuovi<br />

collaboratori per un progetto<br />

nato a Berlino ma<br />

con vocazione internazionale.<br />

| 74 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 | | ANNO 8 N.56 | DICEMBRE 2008 | valori | 75 |


| indiceetico |<br />

VALORI NEW ENERGY INDEX<br />

NOME TITOLO ATTIVITÀ BORSA CORSO DELL’AZIONE RENDIMENTO<br />

31.12.2007 DAL 30.09.06 AL 31.12.2007<br />

Abengoa Biocarburanti/solare Siviglia, Spagna<br />

Ballard Power Tecnologie dell’idrogeno Vancouver, Canada<br />

First Solar Pannelli solari Phoenix, USA<br />

Canadian Hydro Energia idroelettrica/eolica Calgary, Canada<br />

Conergy Pannelli solari Amburgo, Germania<br />

Solar M<strong>il</strong>lennium Pannelli solari Erlangen, Germania<br />

Fuel Cell Energy Tecnologie dell’idrogeno Danbury, CT-USA<br />

Gamesa Pale eoliche Madrid, Spagna<br />

Novozymes Enzimi/biocarburanti Bagsværd, Danimarca<br />

Ocean Power Tech Energia del moto ondoso Warwick, Gran Bretagna<br />

Biogas Nord Biogas Bielefeld, Germania<br />

Phoenix Solar Pannelli solari Sulzemoos, Germania<br />

Q-Cells Pannelli solari Thalheim, Germania<br />

RePower Pale eoliche Amburgo, Germania<br />

Solarworld Pannelli solari Bonn, Germania<br />

Solon Pannelli solari Berlino, Germania<br />

Schmack Biogas Biogas Schwandorf, Germania<br />

Sunways Pannelli solari Konstanz, Germania<br />

Suntech Power Pannelli solari Wuxi, Cina<br />

Vestas Wind Systems Pale eoliche Randers, Danimarca<br />

Fuori l’etanolo<br />

Entra <strong>il</strong> biogas<br />

AL BIOETANOLO PREFERIAMO IL BIOGAS. Non vogliamo rischiare di sostenere<br />

imprese che producono biocarburanti ut<strong>il</strong>izzando le palme da olio coltivate<br />

in Indonesia o in Malesia, dopo aver raso al suolo la foresta pluviale.<br />

O la canna da zucchero che in Bras<strong>il</strong>e minaccia la frontiera amazzonica. Né vogliamo<br />

contribuire alla speculazione sui prezzi del mais, che ha scatenato una guerra<br />

tra le esigenze energetiche dei Paesi ricchi e i bisogni<br />

alimentari dei Paesi poveri. Prima della<br />

fine dell’anno abbiamo fatto uscire dal nostro<br />

Indice verde le azioni di Biopetrol, Eop Biodiesel,<br />

Suedzucker e Pacific Ethanol. Al loro posto<br />

sono entrati due produttori di pannelli solari<br />

(First Solar e Solar M<strong>il</strong>lennium) e due imprese<br />

che costruiscono impianti per la generazione<br />

di biogas. Si chiamano Biogas Nord e Schmack<br />

Biogas, sono entrambe tedesche e puntano sulla<br />

produzione di gas da scarti organici agricoli<br />

e industriali. Il gas può essere poi trasformato<br />

in elettricità, calore o carburante. I rifiuti producono<br />

energia. Nei prossimi mesi vedremo se<br />

saranno in grado di produrre anche buoni rendimenti<br />

per l’indice verde di <strong>Valori</strong>. .<br />

| 76 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

UN’IMPRESA AL MESE<br />

24,18 €<br />

5,22 CAD<br />

188,80 €<br />

6,40 CAD<br />

25,00 €<br />

34,40 €<br />

9,92 $<br />

31,98 €<br />

582,00 DKK<br />

11,67 $<br />

18,10 €<br />

41,00 €<br />

97,60 €<br />

125,00 €<br />

41,75 €<br />

72,00 €<br />

28,96 €<br />

7,74 €<br />

82,32 $<br />

552,00 DKK<br />

6,57%<br />

-20,19%<br />

5,30%<br />

17,27%<br />

-34,37%<br />

-65,97%<br />

12,17%<br />

85,07%<br />

29,74%<br />

-30,75%<br />

-60,35%<br />

178,91%<br />

202,17%<br />

124,82%<br />

-3,65%<br />

143,49%<br />

-17,52%<br />

2,93%<br />

116,49%<br />

251,63%<br />

+60,05%<br />

€ = euro, $ = dollari USA, £= sterline inglesi, CAN $ = dollari canadesi, DKK = corone danesi<br />

I titoli di First Solar, Solar M<strong>il</strong>lennium, Biogas Nord e Schmack Biogas sono entrati nell’Indice <strong>il</strong> 31.10.2007. Il loro rendimento risente dei rendimenti negativi dei titoli che hanno sostituito (Biopetrol, EOP Biodiesel, Pacific Ethanol, Suedzucker).<br />

di Mauro Meggiolaro<br />

0,5<br />

0,234<br />

23,82%<br />

Amex O<strong>il</strong> Index [in Euro]<br />

<strong>Valori</strong> New Energy Index [in Euro]<br />

Rendimenti dal 30.09.2006 al 31.12.2007<br />

50<br />

60,05%<br />

Biogas Nord www.biogas-nord.de<br />

Sede Bielefeld (Germania)<br />

Borsa FSE – Francoforte sul Meno<br />

Rendimento 29.09.06 – 31.12.07 n. d.<br />

Attività Biogas Nord è un’impresa specializzata nella costruzione e progettazione di<br />

impianti per <strong>il</strong> recupero del biogas generato dalla fermentazione di residui organici<br />

agricoli e industriali. Fondata nel 2000, è entrata in borsa nel dicembre del 2006.<br />

Biogas Nord ha installato oltre 150 impianti per un totale di 50 MW prodotti.<br />

Ricavi [M<strong>il</strong>ioni di €]<br />

Ut<strong>il</strong>e [M<strong>il</strong>ioni di €] Numero dipendenti 2005<br />

1,34<br />

0,800 105<br />

2006<br />

in collaborazione con www.eticasgr.it<br />

n.92 è in libreria<br />

In questo numero:<br />

La mondezza italiana<br />

Italia-Slovenia, frontiera abbattuta<br />

Scienza e religione<br />

Il nich<strong>il</strong>ismo dei giovani<br />

Omaggio a John Berger<br />

Bauman: un mondo che cambia<br />

Una lettera di Arthur Penn<br />

Baremboim, musica e politica<br />

Calvino e la scienza<br />

A scuola con gli stranieri<br />

Notizie da Scampia<br />

www.lostraniero.net<br />

Redazione: via degli Scialoia 3<br />

00196 Roma<br />

tel. 06/36002516<br />

fax 06/32828240<br />

lo.straniero@contrasto.it<br />

92<br />

2008<br />

ARTE CULTURA SCIENZA SOCIETÀ<br />

anno XII<br />

numero 92<br />

febbraio 2008<br />

€ 7,90<br />

RIVISTA MENSILE<br />

DIRETTA DA GOFFREDO FOFI<br />

Monnezza napoletana,<br />

monnezza italiana<br />

(Bettin, Braucci, Mossetti, Pascale)<br />

Scuola e immigrazione<br />

(Armellini, Carsetti)<br />

Zygmunt Bauman:<br />

Un mondo che cambia<br />

Scott Atran:<br />

I pregiudizi degli scienziati<br />

John Berger:<br />

Un mucchio di merda<br />

Abdellatif Kechiche:<br />

Seconda generazione<br />

Stefano Laffi:<br />

Chi è nich<strong>il</strong>ista?<br />

Vittorio Giacopini:<br />

I critici senza progetto<br />

Poesie di Michele Ranchetti<br />

S P E D . I N A B B . P O S T . D . L . 3 5 3 / 2 0 0 3 ( c o n v . i n L . 2 7 / 0 2 / 2 0 0 4 n ° 4 6 ) a r t . 1 , c o m m a 1 , D C B<br />

R O M A


Jan Tinbergen<br />

«L’<br />

di Francesca Paola Rampinelli<br />

| padridell’economia |<br />

Metodi per lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

del mondo<br />

OBIETTIVO FONDAMENTALE DELLA COMUNITÀ MONDIALE potrebbe essere espresso come segue: porre le basi di una<br />

possib<strong>il</strong>ità di vita dignitosa e confortevole per tutti i cittadini del mondo». Questa affermazione, che oggi<br />

ci appare lapalissiana, fu in realtà assolutamente innovativa e pose le basi per quella che è l’attuale politica<br />

degli aiuti internazionali. Fu pubblicata nel 1977 nell’ambito del progetto RIO (Reshiping International<br />

Order), elaborato dal premio Nobel olandese Jan Tinbergen, per <strong>il</strong> Club di Roma, un gruppo di pensatori<br />

e scienziati fondato nel 1968 dal professore italiano Aurelio Peccei e dallo scienziato scozzese Alexander<br />

King. A Jan Tinbergen fu assegnato <strong>il</strong> primo premio Nobel per l’economia, nel 1969, insieme al norvegese<br />

Ragnar Frisch, “per aver sv<strong>il</strong>uppato ed applicato modelli dinamici nell’analisi dei processi economici<br />

(con riferimento alle specificazioni matematiche di Frisch e alle quantificazioni empiriche di Tinbergen)”.<br />

Tinbergen, nato all’Aia, <strong>il</strong> 12 apr<strong>il</strong>e 1903 e morto nella stessa città nel 1994, era <strong>il</strong> maggiore dei cinque figli<br />

di Dirk Cornelis Tinbergen e Jeannette van Eek. Jan studia matematica e fisica all’Università di Leida, e dopo<br />

<strong>il</strong> Ph.D., dal 1929 al 1945 lavora per l’istituto statistico olandese, oltre a ricoprire <strong>il</strong> ruolo di professore<br />

alla Erasmus-Universität Rotterdam, della quale fonda l’Istituto di Econometria. Nel 1945 dà vita all’Ufficio<br />

olandese per l’Analisi della Politica Economica che dirigerà per circa un decennio. Entra far parte della Reale<br />

Accademia olandese delle Arti e delle Scienze e dell’Accademia Internazionale delle Scienze e, nel 1960,<br />

viene nominato presidente del Comitato dell’ONU per la pianificazione e lo sv<strong>il</strong>uppo. La sua opera più<br />

importante è L’Econometria, nella quale si compie una<br />

br<strong>il</strong>lante sintesi della teoria keynesiana e dell’analisi<br />

quantitativa dei fatti economici creando nuove formule<br />

operative nel campo della politica economica. Seguono,<br />

tra gli altri, i testi “Sv<strong>il</strong>uppo e pianificazione” e “Politica<br />

economica: principi e disegni”, ma Tinbergen diventa<br />

famoso per la regola omonima. Il professore olandese,<br />

inoltre, sv<strong>il</strong>uppa <strong>il</strong> primo modello macroeconomico nazionale, che, costruito sulle caratteristiche dei Paesi<br />

Bassi, in seguito, dopo la Seconda guerra mondiale, sarà applicato agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna. Negli<br />

anni Sessanta Tinbergen sostiene che un Paese ben governato fa uso di tre istituzioni finanziarie chiave:<br />

una banca centrale che sorvegli che <strong>il</strong> denaro circolante abbia più valore possib<strong>il</strong>e; delle banche che, sulla<br />

base dei risparmi dei cittadini, aprano possib<strong>il</strong>ità di investimento alle imprese e un ministero delle Finanze<br />

che riscuota le tasse e spenda secondo i piani e le priorità accordate. Con <strong>il</strong> progetto RIO Tinbergen, spiega<br />

che, per ottenere una possib<strong>il</strong>ità di vita dignitosa e confortevole per tutti i cittadini del mondo, è necessario<br />

«<strong>il</strong> conseguimento e perseguimento costante dei valori di: equità, libertà, democrazia e partecipazione,<br />

solidarietà, rispetto e sv<strong>il</strong>uppo delle differenze culturali, difesa dell’ambiente» e che le nuove strategie<br />

di sv<strong>il</strong>uppo debbono essere caratterizzate da cinque componenti fondamentali: <strong>il</strong> soddisfacimento<br />

dei bisogni, l’eliminazione della povertà, l’autonomia e la partecipazione nello sv<strong>il</strong>uppo, l’esercizio<br />

del pubblico potere e un ecosv<strong>il</strong>uppo equ<strong>il</strong>ibrato. Il premio Nobel olandese è tra i primi a prendere coscienza<br />

del problema ambientale in tutta la sua drammaticità, quando nel 1972 scrive che «<strong>il</strong> futuro di tutti i Paesi<br />

è diventato meno sicuro da quando una serie di ricerche hanno messo in luce la possib<strong>il</strong>ità di un rapido<br />

deterioramento dell’ambiente e di un esaurimento altrettanto rapido delle riserve naturali». .<br />

Il professore olandese, primo Nobel<br />

per l’economia nel 1969, per aver<br />

“studiato ed applicato modelli<br />

dinamici nell'analisi dei processi<br />

economici” fu tra gli ispiratori della<br />

politica degli aiuti internazionali<br />

| 78 | valori | ANNO 8 N.56 | FEBBRAIO 2008 |<br />

8 numero 56.<br />

Febbraio 2008.<br />

€ 3,50<br />

valoriAnno<br />

MAYA GODED / MAGNUM PHOTOS<br />

Mens<strong>il</strong>e di economia sociale, finanza etica e sostenib<strong>il</strong>ità<br />

Fotoreportage > Erbe medicinali<br />

Dossier > La prima mappa di indicatori alternativi per le buone economie<br />

<strong>Aboliamo</strong> <strong>il</strong> P<strong>il</strong><br />

Internazionale > Africa: i diamanti continuano a mietere vittime<br />

Finanza > I clamorosi, e discutib<strong>il</strong>i, successi degli antivivisezionisti<br />

Economia solidale > I numeri esplosivi dell’energia fotovoltaica<br />

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P.<br />

<strong>il</strong> mens<strong>il</strong>e di economia sociale, finanza etica e sostenib<strong>il</strong>ità<br />

valori: informàti e consapevoli<br />

solo se ti abboni, nelle librerie Feltrinelli o nelle sedi di Banca Etica<br />

A garanzia di una corretta ed immediata attivazione dell’abbonamento, comp<strong>il</strong>are <strong>il</strong> presente modulo in tutte le sue parti<br />

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