LAVORO DI GRUPPO ILIADE - Liceomorelli.It
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LAVORO DI GRUPPO
ILIADE
Dalla “ µενισ ” alla dolorosa equità dell’eroe
GRUPPO:
Borello M. Chiara
Lo Schiavo Maddalena
Nicolino Maria Cristina
INDICE
1. La guerra di Troia: Cause
2. Achille: La vita…
3. Proemio
4. La “µενιs” di Achille
5. Patroclo e Achille
6. La maturazione finale dell’eroe
7. Lo scudo di Achille
8. Ricostruzione dello scudo negli anni
1.La guerra di Troia: Cause
L’Iliade (storia di Ilio) tratta alcuni episodi particolari del decimo
anno di guerra:L’ira di Achille. Abbiamo cause politiche e
mitologiche:
dal punto di vista politico la guerra fu inevitabile per la
strategica posizione di Troia nei pressi dello stretto dei
Dardanelli;questa imponeva forti tributi a coloro che
avrebbero dovuto attraversare lo stretto e dal momento
che gli Achei aspiravano ad un ampio commercio
marittimo nella zona il pagare i tributi non piacque molto;
dal punto di vista mitologico il pandemonio ebbe origine
durante le nozze tra Peleo ,re di Ftia in Tessaglia, e la
nereide Teti:infatti durante questo importante avvenimento
tutti gli dei furono invitati alle nozze tranne la dea della
discordia Ate per garantire il buon esito della festa. Ma la
dea litigiosa volle vendicarsi:lancio nella sala una mela
d’oro sulla quale aveva inciso “Alla più bella”.Zeus per
evitare di dare personalmente un giudizio che avrebbe
irritato le dee affidò il compito a Paride, figlio di Priamo ed
Ecuba rispettivamente re e regina di Troia, che dovette
scegliere tra Era,moglie di Zeus, Atena,dea della
sapienza,Afrodite ,dea della bellezza. Le dee scesero sulla
terra e precisamente sul Monte Ida e qui incontrarono in
abiti da pastore Paride. Le tre dee si mostrarono in tutta la
loro bellezza mettendo il giovane in difficoltà. Atena gli
promise saggezza e vittoria in tutte le battaglie,Era il
dominio su tutta l’Asia e la ricchezza infinita mentre Afrodite
l’amore di Elena di Sparta,la donna più bella del mondo.
Paride diede la mela ad Afrodite attirando su di sé la
protezione della dea ma l’odio delle altre due. Questa
mantenne la promessa:infatti qualche tempo dopo,Paride
fu mandato come ambasciatore da Menelao di Sparta. Qui
incontrò Elena e approfittando dell’assenza del re ,il quale si
era recato a Creta per i funerali del nonno Creteo,i due
fuggirono a troia l’una tradendo la fede coniugale l’altro i
doveri dell’ospitalità. Questa
offesa fece riunire tutte le forze
della Grecia che mossero guerra
a Troia.
2.Achille: La vita…
Achille, dalla parola greca “ ‘Αχιλλευs ”,è
uno dei personaggi principali della mitologia
greca ma soprattutto della guerra di Troia,narrata nell’Iliade di
Omero. Molti sono i poeti che nel tempo si sono cimentati ad
elaborare e modificare le leggende che caratterizzano questo
personaggio molto spesso per supplire ad alcune lacune della sua
vita rilevate nei poemi del passato . Achille nacque dall’unione tra la
nereide Teti e Peleo,re di Ftia patria dei Mirmidoni. Vi sono molto
leggende sulla prima infanzia dell’eroe:
Achille e le figlie di Licomede
Pompeo Batoni,Gallerie degli Uffizi ,Firenze
alcune sostengono che Teti era solita immergere i figli nel
fuoco,causando spesso la loro morto;Peleo per
evitare ciò riuscì a salvare in tempo il piccolo Achille mentre la
madre metteva in opera il suo pericoloso esperimento. Preso in
tempo il bambino,si dice che il padre lo fece sostituire dal centauro
Chirone l’osso del tallone con quello di un gigante abile nella
corsa:ciò spiega le doti di corridore dell’eroe il quale fu
soprannominato “pié veloce o pié rapido”;un’ altra
leggenda,infine,sostiene che Achille, da piccolo,fu immerso dalla
madre a testa in giù nell’acqua dello
Stige,fiume infernale. Poiché quest’acqua era magica, rese
invulnerabile tutto il corpo dell’eroe tranne il tallone, per il quale Teti
lo teneva. Ebbe come pedagoghi il centauro Chirone e Fenice:dal
primo imparò l’arte medica,la caccia,l’addestramento dei cavalli
ed a suonare la lira;da Fenice fu educato nell’arte dell’eloquenza e
l’utilizzo delle armi;mentre dalla Musa Calliope fu istruito nel canto e
nell’arte della pittura. Quando Achille ebbe nove anni,Teti venne a
sapere dall’indovino Calcante che Troia non sarebbe stata
espugnata senza l’aiuto del giovane eroe. La nereide temendo la
morte del figlio,lo porto a Sciro,presso il re Licomede,presentandolo
a quest’ultimo come una vera donna e nascondendolo tra le sue
figlie. Durante questo periodo fu soprannominato Cercisera,Essa o
Pirra per il colore chiaro dei capelli e si innamorò di Deidamia,figlia
del re,con la quale ebbe un figlio,Pirro,che più tardi fu chiamato
Neottolemo. I Greci,conoscendo la forza del giovane,inviarono
Odisseo insieme a Nestore e Aiace Telamonio per cercarlo: scoperto
il nascondiglio i tre si
presentarono alla corte con ricchi doni per le figlie del re. Mentre le
fanciulle scelsero oggetti di ricamo e stoffe, Achille,ingannato dalle
armi che era state nascoste tra i doni femminili,si strappò le vesti e
indossò le armi. Prima della partenza Teti avvertì il figlio del destino
che lo attendeva:se fosse andato a Troia, avrebbe avuto fama
radiosa ma breve vita;se invece fosse rimasto avrebbe vissuto a
lungo ma privo di gloria.
Xanto e Balio
Achille senza esitare scelse la vita breve ma gloriosa. Prima di partire
ebbe in dono la divina armatura,forgiata da Efesto come regalo di
nozze dei genitori dell’eroe e due
cavalli,donati nella stessa occasione da Posidone, Xanto e
Balio;inoltre la madre Teti gli raccomandò di non sbarcare per primo
a Troia,perché sarebbe subito morto,ma ciò non verrà avverrà.
1. Proemio
Μ νιν ειδε θε Πηληϊ δεω χιλ ος Canta,Musa divina,l’ira di Achille figlio di Peleo,
ο λομ νην, μυρ χαιο ς λγε θηκε che portò ai Greci infiniti dolori,
πολλ ς δ φθ μους ψυχ ς ϊδι προ αψεν e mandò
sottoterra all’Ade molte anime forti
ρ ων, α το ς δ λ ρια τε χε κ νεσσιν d’eroi,e li
lasciò in preda ai cani ed a tutti ο ωνο σ τε π σι· Δι ς δ
τελε ετο βουλ , gli uccelli:così si compiva il volere
di Zeus, ξ ο δ τ πρ τα διαστ την
ρ σαντε da quando si divisero,in lite l’uno contro
l’altro τρε δης τε ναξ νδρ ν
κα δ ος χιλλε ς. Il re Agamennone,figlio di Atreo,e il
nobile Achille.
L’ira di Achille
Jacques Luis David
i
4. La µενισ di Achille
Il termine con cui si apre il proemio dell’Iliade è ”µενιν” (termine greco
che deriva dalla parola greca “µενιs−εοs”che significa
forza,vigore,violenza…rabbia)il quale giustamente viene posto in
accusativo, come si conviene all’oggetto ben definito di una frase.
Diviene quell’ira che Aristotele definisce legittima,perché “ha un
orecchio per la ragione”. Essa il più delle volte scoppia a causa di un
mancato riconoscimento:infatti il soggetto desidera essere
riconosciuto e se ciò non
avviene,allora subentra la
malinconia oppure,il mancato
riconoscimento si configura come
sensazione di un torto subìto,
scoppia l’ira.
I venti canti iniziali descrivono gli
scoppi d’ira di alcuni personaggi
centrali e le conseguenze
disastrose di questi accessi. Nel I°
libro abbiamo Apollo infuriato con
i Greci perché Agamennone si
era impossessato di Criseide, figlia
di Crise , uno dei sacerdoti più fedeli al dio in questione,e si era rifiutato
di restituirla al padre,provoca una pestilenza che infuria nel campo
acheo. Dopo nove giorni di peste,Achille raduna un assemblea e
chiede che si interroghi
Calcante per conoscere la causa di tale flagello:egli consiglia di
restituire a Crise la figlia. Ma Agamennone, wanax di Micene e
Argo,accetta di restituirla solo se ricompensato con la schiava di
Achille,Briseide.Inizia così la terribile lite tra i capi che sarà una
costante di tutto il poema.
“…Ma tuttavia acconsento a ridarla,se questo è il meglio:
voglio che si salvi il mio popolo e non sia
perduto;
ma preparate presto per me un altro
premio,che non sia il solo
tra i Greci restarne privo:non sarebbe giusto.
[Trad. Guido Paduano]
Agamennone toglie ad Achille ciò
che attesta la sua forza e il suo onore:
la sua donna, la prova pubblica del suo valore. Achille ne viene
deprivato pubblicamente dinnanzi a tutto il popolo acheo che gli
aveva lasciato predare Briseide a Lirnesso proprio come dono d’o
riparata l’offesa potrà tornare a combattere. Com’è noto, non
basterà però che Agamennone riconosca il proprio torto e cerchi di
riparare con doni e restituendo la preferita, giurando peraltro di non
averla toccata - con un’azione dunque erotica, economica. Fino al
canto IX, Achille è - per così dire - dalla parte della ragione, nel senso
che la sua ira è spiegabile e ogni greco può comprenderla. Poi, il suo
rifiuto di conciliarsi non accettando i doni di
Ad Achille viene portata via Briseide
Agamennone lo pone in una condizione insostenibile e l’aristos diverrà
per i compagni l’agrios, il selvaggio, l’irriconoscibile. Solo la morte di
Patroclo reinserisce Achille nella comunità. Dal dolore, però, nasce
una nuova ira: non più “µενιs ”ma “ κολοs” cioè collera un’ira privata,
una rabbia di pancia, che è tutt’uno con l’ansia di vendetta che si fa
furia selvaggia. Siamo al “secondo tempo dell’ira”, com’è stato
definito, un tempo che coinvolge uomini divinità ed elementi naturali:
Achille fa strage dei nemici, gli dei combattono tra di loro, un diofuoco
lotta con un dio-fiume, tutto è travolto da un’immensa ira
insensata. Fino alla catastrofe.
5.Patroclo e Achille
Nella letteratura occidentale,il primo modello d’amicizia, che
potremmo definire “esemplare”,ci viene proposto nell’Iliade da
Omero, che ci narra del forte legame che vi è tra Achille e Patroclo.
La loro amicizia inizia fin dalla loro giovinezza: Patroclo,figlio di
Menezio,re di Opunte, e di Stenele. Ancora giovinetto,per una disputa
al gioco degli aliossi, uccise Pelagone,figlio di Anfidamante. Si rifugiò
allora presso Peleo dove fu allevato dal centauro Chirone insieme ad
Achille,di cui divenne intimo amico .Achille e Patroclo sono due amici
inseparabili,due anime diverse nel profondo, ma complementari, unite
da una fedeltà assoluta. Achille è l’immagine dell’eroe per
eccellenza,uomo di straordinaria forza, di null’altro desideroso più che
della gloria conquistata in guerra; è impulsivo e sincero,facile all’ira ed
eccessivo in tutte le manifestazioni esteriori. Eppure in lui compaiono a
volte venature di malinconia struggente e di tenerezza:sa
commuoversi e commuovere con la musica e il canto. Egli,nei
momenti di tristezza,sente,come tutti i comuni mortali
il bisogno di affetto che trova soprattutto nel dialogo con la madre
Teti,ninfa marina;la spesso incontra sulla riva del mare. Patroclo,più grande di
Achille di qualche anno, si distingue per la nobiltà d’animo:sempre “dolce”
lo definisce Briseide. Egli non ha, come Achille, il culto della vita
eroica,anzi manifesta una repulsione invincibile verso il sangue,ma
mostra sempre un atteggiamento protettivo verso Achille. Un episodio
che getta luce su questo legame,è quello del libro diciassettesimo,
che ci presenta la scena in cui Patroclo,commosso fino alle lacrime
per le difficoltà in cui s’imbattono gli Achei dopo il ritiro di Achille dalla
battaglia,va alla tenda di questo per ricevere il permesso d’indossare
le sue armi e di portare soccorso ai compagni. Dapprima l’eroe gli
chiede:
“…Perché, Patroclo,piangi,come bambina piccola ,
che, correndo dietro alla madre,vuole che la prenda
in braccio,e le si aggrappa al vestito,e mentre ha fretta
la ostacola,e continua a guardarla piangendo,fin quando
non la sollevi?...”
[Trad. Giovanni Cerri]
Qui si nota che Achille, pur comprendendo nel suo animo il motivo del
pianto dell’amico, in modo affettuosamente ironico, lo paragona a
una piccola bimba che correndo dietro alla madre piange perché
vuole essere presa in braccio. Patroclo appare in campo di battaglia
con le armi di Achille e i Troiani credendo che fosse il figlio di
Peleo,fuggono in ritirata. Intanto,impetuoso e incauto,ha dimenticato
la raccomandazione dell’amico di non esporsi troppo,tentò per tre
volte di assalire le mura
Achille cura Patroclo ferito
della città nemica, ma Pittura è stato vascolare respinto di Sosia-inizio per tre V volte da Apollo,che
sec. a.C., Berlino,Staatliche
infine avanzando invisibile,lo percosse alle spalle e lo fece cadere a
terra tramortito. Così Patroclo fu facile preda di Euforbo e poi di Ettore
che lo trafisse con la lancia nel ventre. L’eroe troiano si vantava del
suo gesto, ma Patroclo prima di morire,gli disse,che non lui,ma un dio
prima (Apollo) ed Euforbo poi ,lo hanno ucciso.
“Si,Ettore,a te hanno
dato vittoria Zeus Cronide e Apollo,
me uccise destino fatale e il figliolo Latona,
e fra gli uomini Euforbo, tu m’uccidi per
terzo”
[Trad. Rosa Calzecchi Onesti]
Ettore insultò ancora
Patroclo,moribondo,
il quale con fierezza gli predice
la sua prossima fine per mano di
Achille. Mentre Agamennone e Aiace Telamonio cercano di
proteggere il corpo di Patroclo, Antiloco, figlio di Nestore, annuncia al
Pelide la morte dell’amico. Colto dalla disperazione Achille,si strappa i
capelli:
“… E una nube d’angoscia avvolse Achille
con ambedue le mani prese dal focolare la cenere,la
rovesciò sul capo,sporcando lo splendido viso,e sulla
fulgida veste cadde la cenere.
Lui stesso,grande,disteso in mezzo alla polvere,
giaceva,e con le mani si sfigurava strappando i capelli…”
[Trad. Guido Paduano]
La scena in cui Achille si dispera all’apprendere la morte di Patroclo
può certo commuoverci per la forza del sentimento che univa il Pelide
al suo amico; ma Omero non lo ritrae,e non lo giudica,come noi bensì
con una sorta di sgomento che gli fa notare ,con scrupolo, tutti gli atti
scomposti di Achille:egli si versa cenere sul capo e sul viso,si strappa i
capelli,si getta nella polvere,vuole tagliarsi la gola;il tutto con grida
terribili che vengono udite fin nell’acque più profonde del mare. Per
Omero il Pelide resta incapace di misura e di controllo. Il poeta non
condanna: rispetta il dolore. Ma tuttavia si tiene di stante da simili
eccessi. Al dolore dell’eroe si aggiunge una visione di maturità: non
nasconde nulla a se stesso,riconosce i suoi sbagli e rimane coerente
con il I° libro poiché mantiene e sottolinea la sua onestà.
E’consapevole di cosa comporta la morte dell’amico e del suo
destino poiché sa che con l’uccisione di Ettore andrà incontro ad una
prematura morte. Achille è quindi l’eroe in assoluto per la sua
capacità di mediazione e per i suoi grandi ideali quali: valore della
patria,dell’amicizia…dell’onore. Tutto ciò lo spenge a ritornare in
campo non solo per rivendicare l’amico ma anche per rimediare ai
suoi sbagli. Al dolore per l’amico è legato il dolore per il suo destino
che sa si compirà. Ben presto il suo dolore alimenterà l’odio nei
confronti di Ettore e di tutti i Troiani. A Patroclo vennero rese solenni
esequie. Simone Weil nella sua opera “L’Iliade poema della forza”
sostiene che l’ anima umana appare continuamente modificata dai
suoi rapporti con la forza. La forza è un vigore fisico,robustezza
resistenza spesso non guidata dalla ragione . Quando è esercitata fino
in fondo essa fa dell’uomo una cosa,nel senso più letterale della
parola,poiché lo trasforma in un cadavere. La forza stritola, inebria
chiunque la possiede o crede di possederla,infatti nessuno la possiede
veramente. Persino nell’Iliade non si trova un solo uomo che non sia
costretto a piegarsi sotto la forza. Ad esempio Tersite,ma anche Achille
deve sottomettersi ad Agamennone. Gli eroi tremano come gli altri.
Ettore,Aiace,persino Achille,anche se non ha paura di un uomo, ma di
un fiume. Coloro cui la forza è stata prestata dal destino periscono per
troppa sicurezza. Non possono non perire. Essi pensano che il destino
ha dato a loro ogni diritto e nessuno ai loro inferiori. Da quel momento
essi vanno aldilà della forza da cui dispongono. Ignorano che quella
forza ha dei limiti,sono allora abbandonati al caso e le cose non gli
obbediscono più .Tale castigo di un rigore geometrico, che punisce
automaticamente l’abuso della forza, fu il primo oggetto della
meditazione dei Greci .La forza vi appare nella sua fredda
durezza,sempre con effetti funesti ai quali non sfugge né colui che la
usa né colui che la soffre;l’umiliazione dell’anima sotto gli effetti della
forza non vi è né mascherata né avvolta di pietà.
5. La maturazione finale dell’eroe
Achille riunita l’assemblea vuole che la guerra continui riconoscendo
la sua colpa,ossia quella di aver peccato di “ υβρισ“. Agamennone
invece, pur riconoscendo la sua colpa a differenza di Achille ,ritiene
responsabile di tutto ciò che è successo la dea della discordia Ate e
mantenendo fede alle promesse fatte ad Achille ordina che gli venga
restituita Briseide insieme agli altri doni. Lo studioso Fausto Codino nella
sua opera “Introduzione ad Omero”mette in luce che nell’episodio
della riconciliazione tra i due capi
Achei esiste il concetto di
responsabilità personale perché
entrambi sanno di aver sbagliato e
di dover riparare. Nel XX e nel XXI
libro vediamo dominare la figura di
Achille in battaglia.
Infatti,addolorato ancora per la
morte del suo amico Patroclo,
combatte prima contro Enea,il
quale viene tratto in salvo da
Posidone, uccide Polidoro ,fratello
di Ettore che in seguito alla sua
morte decide di rientrare in battaglia e infine, per dar sfogo alla sua
rabbia ,fa schiavi 12 fanciulli destinati ad essere sacrificati sulla pyra e
poi uccide Lacano, un giovane che lui stesso aveva prima liberato.
Egli fa strage di uomini gettando i loro corpi nello Scamandro
,insanguinandolo, a tal punto da sdegnare lo stesso dio del fiume. Qui
è possibile notare come Achille sia riuscito a liquidare la propria
umanità accecato dal dolore provocato dalla morte di Patroclo. Con
la morte solitamente è connesso l’immagine del buio , ogni eroe
attende di morire poiché tutto è stato già segnato dal Fato e
neanche gli dei possono impedire la morte dei loro protetti.
Nonostante ciò un altro elemento connesso alla morte è la gloria che
persiste anche dopo di essa grazie alla memoria dei posteri. Achille
,quindi,così come Ettore o Patroclo sembrano essere delle figure
storiche di cui Omero e i cantori ne tramandano le gesta
imprimendole nella mente delle generazioni future. Nel XXII libro
assistiamo al confronto tra i due massimi eroi dell’Iliade, Ettore e
Achille, e ciò rappresenta il culmine della tensione epica di tutto il
poema. Lo scontro fra i due conduce infine alla morte di Ettore ,che fin
dal VI libro è annunciata da tristi presagi. Nel duello trapelano due
valori molto importanti: l’eroismo e la brama della gloria immortale.
Mentre per Achille lo scontro con Ettore rappresenta prima di tutto lo
sfogo della propria rabbia vendicativa , per Ettore rappresenta il senso
dell’onore individuale che contraddistingue ogni grande guerriero
omerico. Anche se per alcuni aspetti i due eroi sembrano essere simili,
ad esempio per il coraggio e l’audacia dimostrati nelle guerre, posti
l’uno di fronte all’altro sono completamente diversi: Achille è feroce e
assetato di vendetta , mentre Ettore è impaurito ma pronto a
difendere il proprio onore anche a costo della morte. Achille nel duello
agisce spinto
dall’impulsività
Achille trascina il corpo di Ettore
Francesco e Gian Battista Ballanti Graziani
suscitata dal suo desiderio di vendetta tanto da non riuscire a frenare
la sua ira neppure di fronte al corpo ormai esamine di Ettore.
Achille,infatti, dopo aver colpito con la lancia Ettore, il quale prima di
combattere aveva proposto di rendere il suo corpo ai genitori in caso
di morte senza però ricevere positiva risposta,in preda al furore
trafigge il corpo del nemico con una lancia e ,poi, trascina il suo
corpo con il carro in una folle corsa attorno alle mura della città,
deturpandolo.
“…No, cane,non mi pregare,né pei ginocchi né pei genitori;
ah!che la rabbia e il furore dovrebbero spingere me
a tagliuzzar le tue carni e a divorarle così,per quel che m’hai fatto:
nessuno potrà del tuo corpo tener lontane le cagne,
nemmeno se dieci volte,venti volte infinito riscatto
mi pesassero qui,altro promettessero ancora;
nemmeno se a peso d’oro vorrà riscattarti
Priamo Dardanide,neanche così la nobile madre
piangerà steso sul letto il figlio che ha partorito,
ma cani e uccelli tutto sbraneranno…”
[ Trad. Rosa Calzecchi Onesti]
Lo scempio che egli compie
sul cadavere di Ettore è la
testimonianza della sua
ferocia incontrollata che
oltraggia un sentimento molto
importante nell’epica quale il
rispetto per i morti. Infatti
secondo il culto greco non
ricevere degna sepoltura
dopo la morte,non avrebbe
permesso l’entrata all’Ade costringendo così le anime a vagare senza
metà. Ettore al contrario dimostra tutta la sua vulnerabilità umana ,
impaurito dalla morte che lo aspetta ma al tempo stesso deciso a
Priamo prega Achille,particolare
Francesco e Gian Battista Ballanti
combattere per non infangare il
proprio onore e la propria dignità,per salvare la patria e soprattutto la
famiglia, preferendo così morire piuttosto che una vita disonorevole e
turpe. Nel XXIII capitolo ritroviamo Achille ancora addolorato per la
perdita dell’amico tanto da rifiutarsi di lavarsi del sangue che lo
ricopre. Dopo aver concluso il rito funebre del corpo di Patroclo, Zeus
incita Priamo,re di Troia e padre di Ettore e Paride, ad andare a
riscattare il corpo del suo adorato figlio ,mentre ordina a Teti di recarsi
da Achille e riferirgli il suo comando,ossia di rendere al padre il corpo
di suo figlio. L’incontro avverrà nel XXIV libro ,libro decisivo del poema,
in cui si riscopre un nuovo Achille con una maggiore compostezza e
con un maggiore controllo della sua aggressività tanto da versare
lacrime accanto al re nemico,Priamo. Il vecchio dunque ,dopo aver
posto sul carro una gran quantità di doni preziosi, accompagnato dal
dio Ermes,arriva alla tenda di Achille a cui bacia la mano che gli ha
ucciso numerosi figli. Achille è turbato e resta ad ascoltare la
preghiera di Priamo . Quest’ultimo provoca all’eroe il ricordo di suo
padre che lo sta aspettando. Quando il vecchio sostiene che la
differenza fra lui e suo padre è che l’uno ha perso il più valoroso dei
suoi figli mentre l’altro attende con ansia il suo ritorno, Achille si
commuove. Allora l’eroe invita Priamo a sedersi elogiandolo per il
coraggio che ha avuto a recarsi da colui che gli aveva ucciso il figlio
e cerca di confortarlo dicendogli che per tutti gli uomini il destino è
votato all’infelicità.
“…Due giare sono piantate sulla soglia di Zeus,piene di doni
che egli largisce,l’una di mali,l’altra di beni:
l’uomo cui dà mescolando Zeus che gode del fulmine,
s’imbatte ora in un male, altra volta in un bene;
ma colui cui dà soltanto sciagure,lo fa miserabile,
una fame tremenda lo spinge su tutta la terra divina,
se ne va disprezzato sia dagli uomini che dagli dei…”
[Trad. Giovanni Cerri]
Zeus possiede due giare: una contenente il bene l’altra il male, e sono
loro a distribuire pene e felicità agli uomini. Così come Peleo si
addolorerà per la sua morte, anche per Priamo, infatti, dopo tanta
felicità è giunto il momento del dolore e a niente servirà piangere
poiché non queste faranno riviver Ettore.Quando Priamo chiede di
vedere il cadavere del figlio Achille si irrita invitandolo ad avere
pazienza e fiducia in quanto ciò lo ha già promesso a Zeus .Mentre il
vecchio re attende ,l’eroe si reca così a prendere il corpo e prima di
restituirlo al padre chiede perdono all’amico Patroclo per questa
restituzione e gli promette in dono parte del riscatto ricevuto in
cambio. Ripercorrendo l’Iliade notiamo come il personaggio di Achille
con il passare del tempo matura benché sempre coerente con i suoi
ideali. Rappresenta l’eroe dell’ira e del furore
incontrollabile,istintivo,spinto dalla passione,ma alla fine del poema
invece,notiamo come egli ha compiuto un percorso che lo ha portato
a reinserirsi nella comunità degli eroi rispettosi di regole e di valori,
come la clemenza verso la vittima,il rispetto degli anziani e dei morti.
Codino sostiene che Achille è iroso dall’inizio alla fine,ma è la
situazione che lo rende così,non il suo tipico stato d’animo Continua
sostenendo che l’eroe di Omero non vive separato dalla società,una
società caratterizzata da una spietata concorrenza,ma con regole
chiare. Achille ora è un personaggio più maturo,pacato, che riscopre
il suo lato umano. Achille per la prima volta si sente partecipe
dell’infelicità della sorte degli uomini sottoposti alle decisioni del
destino pensando a suo padre, ha capito quindi,che il vero nemico è il
destino contro cui nulla si può tentare e non gli resta altro da fare che
assecondare i piani stabiliti.
7. Lo scudo di Achille
Morto Patroclo e caduta l’armatura in mano nemica,Teti ,madre di
Achille chiede ad Efesto un nuova armatura per il figlio. Nel XVIII libro
dell’Iliade Omero dopo una breve descrizione dell’armatura
dell’eroe, si sofferma per un ampia analisi dello scudo che è una
fedele rappresentazione della cultura e società del tempo. Il testo
epico non ci informa sulla forma dello scudo anche se tuttavia si
suppone una forma circolare con la rappresentazione delle scene in
fasce concentriche. Contrariamente agli scudi del tempo fatti in
cuoio,questo è formato da diversi materiali:il primo cerchio,più
interno,
e il Vulcano quinto,più Forgia esterno, le armi di di Achille bronzo,il secondo e il quarto di stagno,il terzo
d’oro. Affresco In Palazzo queste Ducale fasce sono state collocate o con la tecnica a sbalzo
o Mantova ad intarzio - Giulio le Romano
scene impreziosite con argento,oro e stagno.
“…E fabbricò (Efesto) per primo uno scudo,grande e pesante,
in ogni parte adorno,vi pose un triplice bordo,luminoso,splendente,
e vi attaccò un balteo d’argento.
In cinque fasce era diviso lo scudo;e su di
esso un dio dall’abile ingegno
Incise molti disegni a rilievo.
Raffigurò la terra e il cielo e il mare, e poi il
sole instancabile e la luna piena
E tutte le costellazioni che incoronano il
cielo,le Pleiadi,le Iadi
e il grande Orione e L’Orsa- che chiamano
anche il Carrol’Orsa
che gira su se stessa rivolta a Orione
ed è la sola che non si bagna nell’acque
dell’Oceano…” [Trad.Maria Grazia Ciani]
Nella prima fascia,detta umbone,che caratterizza la parte più interna
dello scudo,abbiamo un ampia descrizione del Cosmo:ci sono il
mare,la terra ma soprattutto il cielo con tutte le sue costellazioni che
sembrano quasi che guardino indifferenti ciò che accade sulla terra.
“…Raffigurò poi due fiorenti città di uomini mortali.
In una vi sono nozze e banchetti,portano per la città
le spose uscite dai talami,alla luce delle fiaccole ardenti,ovunque
si lavano canti nuziali;[…] Sulla piazza vi è un gruppo di gente;
e là è sorta contesa,due uomini altercano per il riscatto di un morto,
e uno afferma di avere pagato,e pubblicamente lo dice,
l’altro sostiene di non aver ricevuto.
E tutte e due vanno dal giudice per il giudizio;
la gente applaude entrambi,l’uno e l’altro appoggia…”
[Trad.Maria Grazia Ciani]
Viene descritta così la città in pace dove compare il tema delle nozze,
della famiglia e dei legami di parentela. Subito dopo appare un
tema molto più importante,quello della giustizia che è affidata
all’assemblea e agli anziani,considerati saggi.
In entrambe le situazioni appaiono temi di gioia e di vita quotidiana.
“…Intorno all’altra città sono accampati due eserciti guerrieri che splendono in armi;
sono incerti tra due decisioni, o distruggere la bella città
o dividere in due i tesori che in essa sono racchiusi. Ma non
si piegano gli altri e si armano per un’imboscata.
Sulle mura stanno,a difesa,le donne e i giovani figli
E gli uomini piegati dagli anni. Ed essi vanno.
Li guidano Ares e Pallade Atena,d’oro entrambi,d’oro vestiti,
belli nelle loro armi e grandi,si riconosce che sono dei:
sono infatti più alti degli uomini. Quando giungono al luogo
dell’imboscata ,il fiume dove il bestiame si abbevera,
qui si appostano,rivestiti dalle armi lucenti…”
[Trad.Maria Grazia Ciani]
In contrasto con la città in pace,viene descritta la città in guerra:
abbiamo scene di assedio e scene di sortita. Questa avviene presso
un fiume e vede la partecipazione degli dei che nell’ Iliade svolgono
un importante funzione e spesso si intromettono nelle situazioni
modificandole. I temi che emergono sono quelli della guerra,di
sangue e di morte.
“…Vi raffigura anche un maggese,un campo fertile e vasto,
arato di fresco e per tre volte;
in esso molti aratori guidano i buoi in un senso e nell’altro;
[Trad.Maria Grazia Ciani]
Nella terza fascia dello scudo Efesto rappresenta scene di agricoltura
:vi sono campi arati,uomini che lavorano nei vigneti,campi ricchi di
grano; e scene di pastorizia. Tramite queste ampie immagini Omero
ci da delle importanti informazioni che ci permettono di analizzare i
mezzi e le tecniche di lavorazione del tempo. Vengono espressi toni
molto vivaci e festosi:il lavora non viene per nulla identificato con la
fatica.
“…E ancora incise un luogo di danze lo Zoppo famoso,
simile a quello che un tempo,nella grande città di Cnosso,
Dedalo costruì per Arianna dai bei capelli.
Qui,giovani e fanciulle ricchissime danzano tenendosi per mano…”
[Trad.Maria Grazia Ciani]
Il seguente passo è di introduzione alla spiegazione della quarta fasce
dello scudo quella che fa riferimento al mito di Dedalo e
Arianna:infatti viene scolpita la danza del labirinto effettuata da
giovani e fanciulle nobili in festa. La danza sta ad indicare la voglia
dell’uomo di raggiungere l’ordine e l’armonia:solo così può vivere
momenti felici.
“…Fece infine,lungo il bordo estremo dello scudo possente,
la grande forza di Oceano…”
[Trad.Maria Grazia Ciani]
Nella quinta e ultima fascia vi è infine Oceano che abbraccia il tutto.
La digressione sullo scudo di Achille è molto funzionale sia perché ci
permette di analizzare meglio il personaggio e il suo forte senso della
vita,sia perché il poeta si stacca dal tema guerriero per darci un forte
spaccata di vita quotidiana come per farci capire che non era tutto
guerra e che non tutto girava intorno ad essa. La città in guerra e
quella in pace,credo stiano ad indicare il forte dissenso interiore che
caratterizzano il personaggio di Achille che rimane sempre coerente
ai suoi idea pur maturando.
8.Ricostruzione dello scudo
Immagine contenuta in “Apologie d’Homere et d’Achille”
i i
L'esistenza stessa di Omero fu messa in dubbio dalla nuova corrente di
pensiero Modernista in una cavillosa diatriba coi Tradizionalisti.
Il Professore Jean Boivin, Cattedratico di Greco presso il Collegio Reale
e Accademico di Francia, volle allora dimostrare l'assoluta
ragionevolezza dello scudo di Achille dando mandato all'artista
Vleughels di creare un'illustrazione da inserire nel suo testo sull'Apologia
di Omero.
Tale ricostruzione rimane abbastanza fedele al testo con il suo centro
dell'universo circondato da dodici scene della vita umana: tre delle
città in pace, tre delle città in guerra, tre in materia di agricoltura e tre
sulla vita pastorale.
Nel 1809 Quincy Quatremetre propose una nuova ricostruzione dello
scudo di Achille ispirato agli antichi bassorilievi.
Le figure sono piatte, senza alcuna prospettiva o ombre e con un forte
risalto del tratto grafico.
Le composizioni non sono più isolate in settori ma fanno parte di due
cerchi (urbano e rurale); le situazioni sceniche sono otto (2 nel cerchio
interno e 6 in quello esterno) e si susseguono senza interruzioni divise
solamente da sottilissime colonne.
Nel centro è raffigurato il carro di Apollo e le costellazioni sono
evocate da un cerchio di stelle dominato dal Sole.
L'Oceano posto nella parte più esterna dello scudo precedente
scompare, mentre rimangono i segni zodiacali.
Il senso dello scudo è che ogni disordine deve ricomporsi e giustizia
deve essere fatta.
GRUPPO :
M.Chiara Borello
Maddalena Lo Schiavo
M.Cristina Nicolino