Untitled - Elena Adriana Grosu

Il pastore, il gregge,
cani, asini, cavalli,
una lunga tenera carezza,
sulle pianure e colline,
nelle valli e sulle cime,
passo, dopo passo,
rinnova l’antico legame,
con la terra, con il tempo,
con il respiro delle stagioni,
con la transumanza.
Ho provato a guardare le pecore,
con gli occhi del pastore,
in cammino, dietro al gregge,
ho visto avanzare lentamente,
una nuvola paffuta, bionda,
ho provato a guardare il pastore,
con gli occhi dell’agnello,
era una sagoma nel cielo,
era una nuvola di luce.
E le nuvole di luce bionda,
potrebbero essere,
per i versi,
tramandati di bocca in bocca,
una differente chiave di lettura,
un codice nascosto,
in mezzo alle parole.
Nella nostra geometria interiore,
tra angoli acuti ed ottusi,
spigoli e rotondità,
esiste un piano di luce,
come un agnello tenero ed indifeso,
il nostro Candore,
la nostra Mioritza.
.
Filosofi e specialisti,
Provano di capire,
perché il pastorello
non si ribella,
perché non si difende?
Forse prima di parlare
di morte si tratti di come
vive e sopravvive
il nostro Candore interiore?
Temi importanti,
luce e tenebra,
vita, morte,
e come avvicinarsi,
con parole e colori d’artigiano?
Ho pensato alla piccola voce,
delle cose piccole,
un filo d’erba,
un grillo, oppure un sassolino,
la bambola di pezza,
dimenticata in soffitta,
capelli di lana aggrovigliata,
e sul naso,
lentiggini quasi cancellate,
consumate dall’uso.