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l'EDITORIALE<br />

ATTUALITÀ<br />

numero 6<br />

2011<br />

ATTUALITÀ<br />

numero degli iscritti aumenta di anno in anno. Questo, però, non è che il primo indicatore: pochi<br />

giorni fa un articolo del Sole 24 Ore ricordava che negli ultimi 15 anni gli iscritti agli enti previdenziali<br />

sono pressoché raddoppiati, segno che non solo ci si abilita, ma si esercita effettivamente la<br />

professione. E, non a caso, i dati del consorzio Almalaurea confermano come i laureati in farmacia<br />

siano tra le categorie che più rapidamente trovano il loro primo impiego.<br />

Ma anche se si parla di regolazione dei servizi - nel nostro caso la pianta organica, il numero<br />

chiuso eccetera - il discorso si fa più articolato, ma la sostanza non cambia. Spesso si dice che un<br />

maggior numero di esercizi farmaceutici darebbe un servizio migliore ai cittadini, ma un riscontro<br />

empirico non c’è. Oggi in Italia c’è una farmacia ogni 3400 abitanti circa. E’ vero che in altri paesi<br />

il rapporto è più basso ma questo, se può aver indotto un vantaggio marginale per l’utenza, ha<br />

messo in forse la stabilità della rete: in Francia, secondo il rapporto Igas richiesto dal ministero<br />

della Salute, c’è una farmacia ogni 2800 abitanti, circostanza che ha fatto<br />

sì che molte farmacie abbiano un fatturato inadeguato a sostenere l’andamento del mercato e<br />

tale da non consentire investimenti in funzione dei nuovi compiti assegnati alle farmacie. Quindi,<br />

farmacie che rischiano di chiudere mettendo in crisi la rete del servizio, i livelli occupazionali e<br />

l’accessibilità per il cittadino. È evidente che anche un sistema basato sul numero chiuso può garantire<br />

la capillarità - che resta un requisito fondamentale per un servizio pubblico - anzi può andare<br />

anche oltre, come nel caso della Francia. Al contrario, una liberalizzazione spinta all’estremo<br />

può condurre a una concorrenza sfrenata che, come nel caso del commercio al dettaglio, porta<br />

alla sopravvivenza dei punti vendita più favoriti perché economicamente più forti o posizionati in<br />

modo strategico. Ma questo è l’esatto contrario di un servizio al cittadino realmente accessibile.<br />

A meno che per servizio non si intenda, come è diventato di moda, soltanto lo sconto di qualche<br />

decina di centesimi su un prodotto che costa pochi euro.<br />

Quindi va tutto bene com’è? Guai a toccare un sistema che funziona?<br />

No. Siamo stati i primi a sostenere la necessità<br />

di una riforma del servizio, che<br />

tenga conto dei cambiamenti che si sono<br />

verificati negli ultimi decenni. Ma rifiutiamo<br />

un cambiamento fatto a colpi di interventi<br />

estemporanei, che non tengano<br />

conto delle situazioni concrete e dei dati<br />

oggettivi ma si pieghi alla parola d’ordine<br />

del momento: in questo caso, liberalizzare.<br />

Dimenticando, tra l’altro, che in Italia<br />

esiste già un mercato interno e quindi<br />

una concorrenza nel settore della distribuzione<br />

del farmaco, visto che accanto<br />

alle farmacia private convenzionate operano<br />

quelle comunali. E’ in discussione al<br />

Senato un progetto di riforma del servizio<br />

farmaceutico, che è stato preceduto<br />

da audizioni di tutte le parti interessate:<br />

è quella la sede giusta per impostare un<br />

vero ammodernamento. Anche gli Ordini,<br />

quelli sanitari e gli altri, sono oggetto<br />

di una Riforma e anche in questo caso è lì<br />

che si devono portare analisi e proposte.<br />

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