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TESSERE IN POMPEI ANTICA - La scuola di Pitagora editrice

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<strong>TESSERE</strong> <strong>IN</strong> <strong>POMPEI</strong> <strong>ANTICA</strong><br />

MISURARE TRA TRAMA E ORDITO<br />

Il Me<strong>di</strong>terraneo è il luogo do ve popoli e cultur e per secoli e millenni si sono mescolati,<br />

confusi, contrapposti in una sintesi inestricabile che può esser e letta ed interpretata<br />

ripercorrendo la trama tracciata dai percorsi e dalle rotte che vedevano flotte<br />

e carovane percorrere migliaia <strong>di</strong> chilometri per traspor tare le materie prime per attività<br />

tessili dai luoghi <strong>di</strong> pr oduzione ai centri <strong>di</strong> utilizz o e trasformazione. Le vie <strong>di</strong><br />

comunicazione hanno costituito un concr eto ed ideale tracciato lungo il quale transitavano<br />

non solo le car ovane commer ciali, ma anche contenuti culturali <strong>di</strong>v ersi in<br />

una <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> contaminazioni continue. <strong>La</strong> storia degli scambi commer ciali consente,<br />

per tanto, <strong>di</strong> risalir e ai principali centri <strong>di</strong> pr oduzione tessile in E uropa e nel<br />

Me<strong>di</strong>terraneo, tra i quali P ompei, alla vigilia della sua <strong>di</strong>str uzione, era uno dei più<br />

importanti. Frammenti <strong>di</strong> tessuti e manufatti tessili in stato più o meno degradato,<br />

fusi, girelli, navette o spolette in osso <strong>di</strong> ottima fattura, or ci e contenitori con r esidui<br />

<strong>di</strong> materia colorante 1 rinvenuti tra le r ovine delle case dell ’antica Pompei, testimoniano<br />

quanto fosser o <strong>di</strong>ffuse l ’attività della filatura, tessitura e tintura nelle comuni<br />

abitazioni e nelle botteghe artigianali delle città romane intorno al primo secolo d.C. 2<br />

L’eccezionale sistema <strong>di</strong> testimonianz e storiche ed ar cheologiche fanno <strong>di</strong> P ompei,<br />

‘giacimento’ da indagare ed esplorare con meto<strong>di</strong> rigorosi, un osservatorio privilegiato<br />

dei principali fenomeni <strong>di</strong> moda e cultura <strong>di</strong>ffusi in età imperiale e pr ecisamente nel<br />

periodo compreso tra il I sec. a.C. e il 79 d.C., anno della sua <strong>di</strong>str uzione. <strong>La</strong> tra -<br />

gica eruzione del Vesuvio, infatti, interrompendo improvvisamente la vita quoti<strong>di</strong>ana<br />

della città <strong>di</strong> P ompei, ha lasciato quasi inalterate case, arr e<strong>di</strong>, oggetti d ’uso comune,<br />

materiali che, quali spie in<strong>di</strong>ziarie 3 <strong>di</strong> ALESSANDRA AVELLA<br />

d’inestimabile valore, rivelano cosa, nella vita <strong>di</strong><br />

tutti i giorni, si indossav a e si pr oduceva in una città <strong>di</strong> pr ovincia che, pur non pr esentando<br />

specificità particolari, è uno straor<strong>di</strong>nario spaccato <strong>di</strong> v erità. Sono questi gli<br />

in<strong>di</strong>zi che il rilevatore/archeologo esplora, misura, re-istituisce, confrontando e confortando<br />

l’esito delle indagini con una consistente pr esenza <strong>di</strong> pr ove in<strong>di</strong>rette - pittura<br />

vascolare, affreschi, fonti scritte ed iconografiche - al fine<br />

<strong>di</strong> ripor tare alla luce le tra<strong>di</strong>zioni culturali e la civiltà<br />

delle antiche genti me<strong>di</strong>terranee.<br />

<strong>La</strong> ricerca, condotta su un caso esemplar e <strong>di</strong> civiltà me-<br />

1 Fusi, girelli e nav ette (in<br />

osso) ritrovati nelle rovine delle<br />

case e bottegh e dell’antica<br />

Pompei (primo secolo d.C.) d ove<br />

venivano utilizzati per la<br />

filatura della lana [da: A.<br />

Ciarallo, E. De Car olis, “Homo<br />

Faber”, Electa, Venezia (1999)].<br />

1


2<br />

394<br />

Tessere in P ompei antica. Misur are tra trama e or <strong>di</strong>to.<br />

<strong>di</strong>terranea, quello rappr esentato dalla cultura della r omanità declinata nell ’esperienza<br />

<strong>di</strong> Pompei, s’inserisce nel progetto “Pompei fabbrica della conoscenza”, coor<strong>di</strong>nato da<br />

Carmine Gambardella, articolato intorno alla comune idea <strong>di</strong> città come ‘ contemporaneità<br />

in <strong>di</strong>venire’ che interpreta le risorse del territorio – sia quelle fisiche che quelle<br />

immateriali – come materie prime le quali, attrav ersate dalla conoscenza, possono<br />

realmente trasformarsi in ‘ patrimonio’ per la comunità tutta. È in questa <strong>di</strong>r ezione<br />

che si è mossa la ricer ca intrapresa sull’abito pompeiano, dalla consapev olezza <strong>di</strong> poter<br />

recuperare la tra<strong>di</strong>zione culturale <strong>di</strong> P ompei anche attrav erso queste straor <strong>di</strong>narie<br />

testimonianze, un patrimonio che assume inestimabile v alore se inteso nella sua <strong>di</strong> -<br />

mensione <strong>di</strong> heritage, cioè <strong>di</strong> ere<strong>di</strong>tà, memoria, evidenziandone la componente identitaria<br />

del termine per ché riferito alla cultura <strong>di</strong> un popolo . L’esame della documentazione<br />

archeologica testimonia l ’esistenza in Pompei, all’epoca della sua <strong>di</strong>str uzione,<br />

<strong>di</strong> un’attiva e consistente industria della lana: tr e<strong>di</strong>ci impianti per la battitura e la cardatura<br />

della lana, cinque per la filatura e la tessitura e no ve officinae tinctoriae offrono,<br />

infatti, uno spaccato straor <strong>di</strong>nario <strong>di</strong> quella che era l ’arte della lana pr esso i r omani.<br />

Nell’antica Roma, tra le fibr e <strong>di</strong> origine animale, la lana è <strong>di</strong> cer to la più comune, in<br />

quanto l’allevamento degli ovini costituisce, già all ’epoca, una delle attività <strong>di</strong> primaria<br />

importanza in tutto il centr o sud dell’Italia. <strong>La</strong> pr esenza della lana come materia<br />

prima a P ompei è fav orita dalla collocazione della città allo sbocco della v alle del<br />

Sarno, naturale punto <strong>di</strong> arriv o dei tratturi e quin<strong>di</strong> dei gr eggi <strong>di</strong> pecor e provenienti<br />

dalle aree e dagli allev amenti transumanti. 4 Il ritrovamento <strong>di</strong> un frammento <strong>di</strong> tessile<br />

costituito da fibr e <strong>di</strong> lana non comune appar tenenti a velli <strong>di</strong> capra anatolica <strong>di</strong>mostra<br />

che a P ompei venivano importate lane pr egiate<br />

provenienti da paesi relativamente lontani al fine <strong>di</strong> confezionare<br />

stoffe più sofisticate e costose. 5 In particolare,<br />

l’interesse per i tessuti più preziosi, che progressivamente<br />

vanno a sostituire la lana <strong>di</strong> pecora o <strong>di</strong> alcune fibr e vegetali,<br />

accresce con l’espandersi dell’Impero Romano. Le<br />

conquiste romane, portando un rinnovamento culturale<br />

e politico, incidono anche sulla moda che r egistra un<br />

2 Tipico telaio in l egno verticale<br />

a pesi pendenti utilizzato<br />

dagli antichi romani e in g enerale<br />

nelle regioni del Me<strong>di</strong>terraneo<br />

e d el Me<strong>di</strong>o Oriente intorno<br />

al 100 d.C.


Alessandra Avella<br />

aumento della richiesta, soprattutto da par te delle classi più ricche, <strong>di</strong> tessuti più pr egiati.<br />

A tal pr oposito dall’Egitto s’importa il lino, dall ’Asia Minore, dall’Arabia, dalla<br />

Siria, dall’Egitto e dall’In<strong>di</strong>a arrivano i tessuti <strong>di</strong> cotone, dalla Cina si impor ta la seta,<br />

mentre dalla penisola iberica le tele pesanti per l'inv erno, dalle isole gr eche veli finissimi<br />

e trasparenti, dal Mar Me<strong>di</strong>terraneo il bisso, una seta ricav ata dalla secrezione <strong>di</strong><br />

una conchiglia purtroppo scomparsa. D alla lavorazione del lino e del cotone si ottenevano<br />

tessuti par ticolarmente sottili e lucenti, tra questi è famoso il filato <strong>di</strong> lino<br />

dell’isola <strong>di</strong> Amorgos in Grecia, col quale v enivano tessute v esti ricercate e costose, la<br />

cui traspar enza mettev a in risalto il corpo femminile. U n altro tessuto traspar ente,<br />

proveniente dall’isola <strong>di</strong> Coo in G recia, è la bombicina, stoffa leggerissima e molto<br />

simile alla seta, che traev a il suo nome da quello del baco ( bombyx) che produceva il<br />

filo <strong>di</strong> cui era tessuta; la seta bombicina <strong>di</strong> Coo era ornata e <strong>di</strong>pinta, per questo le<br />

preziose vesti provenienti da Coo fur ono molto celebrate e richieste dai r omani. <strong>La</strong><br />

seta, il sericum appunto, proveniente dal paese dei S eri, nome con cui i r omani chiamavano<br />

i Cinesi, era largamente usata a R oma.<br />

Per sod<strong>di</strong>sfare la grande richiesta <strong>di</strong> seta, i tessuti impor tati dall’Oriente vengono <strong>di</strong>sfatti<br />

per ricav arne un filato che, sud<strong>di</strong>viso poi in fili più sottili, è utilizzato con un<br />

or<strong>di</strong>to <strong>di</strong> lino, <strong>di</strong> lana o misto, in modo da ottener e una maggiore quantità <strong>di</strong> stoffa.<br />

Plinio ci ha tramandato notizie <strong>di</strong> questo sistema <strong>di</strong> sfilatura della seta, raccontando<br />

<strong>di</strong> come le donne r omane sfilassero le stoffe seriche per ottener e tessuti ancora più<br />

leggeri e traspar enti.<br />

Proprio indagando sulle tecniche <strong>di</strong> filatura e tessitura, sui materiali impiegati e sulle<br />

tipologie <strong>di</strong> telaio utilizzate è possibile ricostr uire lo sviluppo della filatura, tessitura<br />

e tintura delle fibr e e dei<br />

tessuti più <strong>di</strong>ffusi nei paesi<br />

del M e<strong>di</strong>terraneo. <strong>La</strong> filatura<br />

viene fatta a mano,<br />

con conocchia e fuso, mentre<br />

la tessitura richiede l’uso<br />

del telaio, la cui forma è<br />

cambiata negli anni per fe-<br />

3 Peso per telaio v erticale, in<br />

terracotta arancione (alt. cm 8),<br />

<strong>di</strong> forma troncoconica con lati<br />

lisci e f oro passante orizzontale<br />

(Pompei, casa <strong>di</strong> Iulius Polybius–primo<br />

secolo d.C.).<br />

4 Pesi in piombo, <strong>di</strong> f orma<br />

troncopiramidale, per telaio v erticale<br />

(Pompei, Casa d ella Venere<br />

in conchiglia – prim o secolo<br />

d.C.).<br />

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3<br />

4


5<br />

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Tessere in P ompei antica. Misur are tra trama e or <strong>di</strong>to.<br />

zionandosi solo v erso il I secolo d.C. A R oma è utilizzato il telaio v erticale, composto<br />

da due montanti uniti da una trav ersa orizzontale, alla quale sono fissati i fili dell’or<strong>di</strong>to,<br />

tenuti in tensione dai pesi da telaio in terracotta legati in basso . <strong>La</strong> forma<br />

più comune dei pesi da telaio è quella tr onco-piramidale, ma è documentata anche<br />

quella a <strong>di</strong>sco lenticolar e. L’uso del telaio v erticale per tutta l ’antichità e in tutte le<br />

province è <strong>di</strong>mostrato dalla scoper ta <strong>di</strong> pesi–ten<strong>di</strong>tori in quasi tutti gli inse<strong>di</strong>amenti<br />

romani. <strong>La</strong> successiv a <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> nuo ve tecniche <strong>di</strong> tessitura mo<strong>di</strong>fica la str uttura<br />

del telaio che <strong>di</strong>v enta sempre più simile ai nostri telai a mano .<br />

Una fase par ticolarmente importante del proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> produzione dei tessuti antichi<br />

è la tintura. I l processo tintorio dei tessuti <strong>di</strong> lana con la porpora, intorno all ’inizio<br />

dell ’era cristiana, è praticato in molte r egioni del bacino del me<strong>di</strong>terraneo, è<br />

noto ai r omani e par ticolarmente <strong>di</strong>ffuso e sviluppato a P ompei, come testimonia il<br />

ritrovamento <strong>di</strong> centocinquanta tazz e con tracce <strong>di</strong> materia colorante in una sala tintoria.<br />

6 In epoca romana l’importanza dell’arte tintoria è messa in risalto da O razio ed<br />

Ovi<strong>di</strong>o che, attrav erso le lor o opere “murice tinctae v estiunt lanae” e “de tinta munia<br />

lana”, documentano come il gusto dell ’abbigliamento e la moda del v estire fossero<br />

all’epoca fortemente influenzati dal color e della stoffe. I n età repubblicana gli unici<br />

colori <strong>di</strong>sponibili sono quelli naturali e quelli ricav ati lav ando e schiar endo la lana<br />

con proce<strong>di</strong>menti che impiegano l ’ammoniaca. Quasi tutti i colori usati per la tintura<br />

dei tessuti sono <strong>di</strong> origine v egetale o animale, le sostanz e coloranti sono fissate<br />

con un mordente che, in periodo arcaico, doveva essere <strong>di</strong> origine organica come olio<br />

<strong>di</strong> ricino o <strong>di</strong> oliv a, caseina, albumina o acido lattico .<br />

Il mordente più comune usato dai r omani è l ’allume potassico ( alumen o stypteria ),<br />

che si trovava in natura in alcune z one vulcaniche come<br />

nelle isole <strong>di</strong> Milo, Sicilia e Lipari. Per ottenere il colore<br />

nero si aggiunge estratto <strong>di</strong> noci <strong>di</strong> galla all ’atramentum,<br />

ossia solfato ferr oso; per gli azzurri si usa l ’indaco, che<br />

si estrae da una pianta leguminosa pr oveniente dall ’Africa<br />

e dall’In<strong>di</strong>a, da cui il nome in<strong>di</strong>cus, utilizzando foglie<br />

e rametti tritati. P er i gialli si usa l ’estratto dell’erba<br />

5-6 Dalla decorazione pittorica<br />

degli affreschi delle Case<br />

pompeiane è possibile risalire alla<br />

tipologia dei colori dei vestiti che<br />

venivano indossati a P ompei in<br />

Età Imperiale (I secolo d.C.).<br />

4) Le nozze <strong>di</strong> V enere e morte .<br />

Pittura della Casa <strong>di</strong> Lu crezio<br />

Frontone a P ompei.<br />

5) Pan e le Ninfe , dalla casa<br />

<strong>di</strong> Giasone (Napoli, M useo<br />

Archeologico Nazionale).


Alessandra Avella<br />

guada o r eseda (reseda luteola), che dà origine a un giallo pur o; oppure il car tamo,<br />

pianta erbacea con infiorescenze <strong>di</strong> color zafferano; i ver<strong>di</strong> sono ottenuti <strong>di</strong>rettamente<br />

sul tessuto, tingendolo prima con la r eseda (giallo) e poi con l ’indaco (azzurr o). I<br />

rossi vengono comunemente estratti dalla r obbia (rubia), un’erba della famiglia delle<br />

rubiale molto <strong>di</strong>ffusa nel bacino del M e<strong>di</strong>terraneo e nei paesi limitr ofi, coltivata anche<br />

nei pressi <strong>di</strong> Roma; unito al mordente, il colorante della r obbia restituisce un colore<br />

rosso simile a quello della porpora. U n altro colorante per i r ossi è l ’oricello, ricavato<br />

dai licheni marini me<strong>di</strong>terranei, trattati con urina fermentata e calce. R ossi<br />

brillanti si ottengono anche dal coccus, un parassita <strong>di</strong> v arie piante unito al mor dente<br />

<strong>di</strong> allume. Il colorante più pregiato è la porpora, ricavata dalla secrezione <strong>di</strong> due molluschi:<br />

il murex (murice) e la purpura, con una tecnica che richiede grande abilità da<br />

parte dei tintori. N ella Roma del II sec. a.C., infatti, i tintori erano sud<strong>di</strong>visi per ca -<br />

tegorie: i croceari per il giallo, i violarii per il viola, le officinae purpurinae per la porpora.<br />

Il colore dei tessuti, insieme alla natura delle fibr e costituenti e alle tecnologie<br />

<strong>di</strong> filatura, <strong>di</strong> tessitura e <strong>di</strong> rifinitura, determinano il v alore ed il pr egio degli abiti.<br />

Nella Roma imperiale e nel me<strong>di</strong>oev o solo gli alti <strong>di</strong>gnitari e le donne dell ’aristocrazia<br />

potevano permettersi il lusso <strong>di</strong> impiegar e fibre molto pregiate, come la seta ed il<br />

bisso marino, nel confezionamento dei loro abiti. <strong>La</strong> maggior<br />

parte dei romani, invece, mo<strong>di</strong>ficava gli abiti cambiandone<br />

il colore, aggiungendovi una balza <strong>di</strong> seta colorata<br />

o cambiando il babylonicum. È per questo motivo<br />

che compaiono tra le figur e pr ofessionali gli offectores,<br />

artigiani addetti a caricare <strong>di</strong> colore i tessuti neutri, e gli<br />

infectores, che invece ne cambiano il color e. Le officinae<br />

infectoriae erano veri e propri laboratori tintori che av evano<br />

sviluppato tecniche evolute, utilizzando sia tinture<br />

vegetali che mordenti <strong>di</strong> origine minerale, come l'allume<br />

estratto dalle minier e delle E olie. Alcune fullonicae, officine<br />

nelle quali si eseguiv a la lav orazione della lana,<br />

sono state identificate come v ere e proprie officinae infectoriae,<br />

ovvero tintorie-lavanderie altamente specializ-<br />

397<br />

6


7<br />

398<br />

Tessere in P ompei antica. Misur are tra trama e or <strong>di</strong>to.<br />

zate. In questi laboratori i fullones eseguivano la follatura (un trattamento che ammorbi<strong>di</strong>va<br />

i tessuti), lav avano, smacchiavano e tingev ano i tessuti: la lana si tingev a<br />

nel colore desiderato ancora in v ello o filata a matasse e la tintura era fabbricata dal<br />

tintore stesso o impor tata già pronta nel caso <strong>di</strong> pr odotti <strong>di</strong> origine esotica. G li scavi<br />

<strong>di</strong> Pompei offrono una straor<strong>di</strong>naria testimonianza <strong>di</strong> questi laboratori, dei quali l ’archeologo<br />

A. Maiuri ricostruisce l’atmosfera attraverso la descrizione della ‘Bottega del<br />

Tintore’: «[…] ed ho imboccato il vicolo e la bottega del tintor e, deserta <strong>di</strong> avv entori,<br />

ma con la por ta spalancata come per far meglio r espirare al fr esco della sera, le<br />

mura ancora avv ampate <strong>di</strong> calor e. Le caldaie scoper chiate sembravano esalare un’ultima<br />

fumata <strong>di</strong> v apore lento e gr eve e all ’orlo colorarsi<br />

<strong>di</strong> luce giallastra, […]. D i contro alle caldaie una batteria<br />

<strong>di</strong> anfor e e <strong>di</strong> anfor oni, un paio <strong>di</strong> dozzine almeno,<br />

[...] <strong>di</strong> cr eta giallina e <strong>di</strong> cr eta rosata: non av evano dovuto<br />

contenere altr o che polv eri, paste e materie coloranti<br />

per i bisogni dell ’officina, o mordenti per il fissaggio,<br />

o <strong>di</strong> sgrassanti per il lav aggio degli abiti frusti da ritingere,<br />

o avevano servito a conservare tinture del bagno<br />

già usato. Qualcuno aveva grumi o coaguli incr ostati al<br />

fondo: una spaccata e aper ta a me zzo il corpo, pr esentava<br />

il v entre r osato coper to <strong>di</strong> un legger o spolv ero <strong>di</strong><br />

giallo oro, forse <strong>di</strong> C roco, il color e <strong>di</strong> gran moda delle<br />

vesti femminili d’allora. Bacco insomma aveva ceduto le<br />

sue masserizie all’industre Minerva protettrice <strong>di</strong> fulloni<br />

e <strong>di</strong> tintori» 7 .<br />

Tra i laboratori r estituiti dagli scavi <strong>di</strong> P ompei si <strong>di</strong>stingue<br />

la Fullonica <strong>di</strong> Stephanus 8 che, custodendo una considerevole<br />

quantità <strong>di</strong> attr ezzature facilmente riconoscibili<br />

e dettagliatamente descritte nelle illustrazioni delle<br />

pitture parietali, consente <strong>di</strong> compr endere il razionale<br />

funzionamento <strong>di</strong> questi antichi impianti industriali:


Alessandra Avella<br />

gran<strong>di</strong> vasche in cui gli operai mettev ano a bagno i tessuti e li calpestav ano, un magazzino<br />

per l ’essiccazione, vaste gabbie cir colari <strong>di</strong> giunco per le fumigazioni e una<br />

numerosa varietà <strong>di</strong> spazzole e <strong>di</strong> car de. Le attività che si sv olgevano nelle fulloniche<br />

erano molto <strong>di</strong>versificate: la ven<strong>di</strong>ta all’asta della lana e dei panni <strong>di</strong> lana avv eniva in<br />

uno spazio detto chalci<strong>di</strong>um, mentre la v en<strong>di</strong>ta al dettaglio v eniva effettuata in spazi<br />

denominati porticus e crypta. Le varie fasi della lav orazione della lana sono state riprodotte<br />

in alcuni stupen<strong>di</strong> affr eschi della facciata del famosissimo “P ilastro dei Fullones”<br />

9 nella fullonica <strong>di</strong> Veranio Ipseo (seconda metà del I secolo d.C.) a P ompei.<br />

Informazioni circa l’evoluzione della moda e dell’uso dei coloranti impiegati nella tintura<br />

dei v estiti possono esser e ricavate, in via in<strong>di</strong>r etta, attraverso le fonti iconografiche:<br />

10 le decorazioni pittoriche parietali delle case sepolte dall ’eruzione del Vesuvio<br />

(79 d.C.), e r ecuperate durante gli scavi <strong>di</strong> P ompei ed E rcolano, sono un ’estimabile<br />

fonte per ricostr uire la storia dell ’abbigliamento dal punt o <strong>di</strong> vista del color e. Il colore<br />

dei vestiti, infatti, “offre una nuova griglia <strong>di</strong> lettura, […] è uno dei fattori d ’interpretazione<br />

della scena sociale: designa funzioni, posizioni, ranghi. F uori del palazzo<br />

<strong>di</strong> giustizia […] il giu<strong>di</strong>ce […] può v estire la toga nera ma quando […] egli pr onuncia<br />

la sentenza deve vestire solamente la toga rossa”. 11<br />

Uno stu<strong>di</strong>o sistematico cir ca l ’utilizzo dei colori nella<br />

manifattura <strong>di</strong> stoffe, tessuti e v estiti e l ’evoluzione nel<br />

tempo delle tecniche tintorie nel settor e del tessile, è<br />

molto <strong>di</strong>fficile a farsi sia per ché in epoche precedenti all’avvento<br />

dei coloranti sintetici le conoscenz e e il knowhow<br />

venivano tramandati oralmente e <strong>di</strong>r ettamente dal<br />

maestro all’allievo 12 , sia per il fatto che i pochi tessuti<br />

antichi pervenutici e conservati nei musei pubblici e privati<br />

sono rari ed estr emamente fragili.<br />

Misurare trama ed or<strong>di</strong>to dei frammenti <strong>di</strong> tessuti e manufatti<br />

tessili, nonostante il forte stato <strong>di</strong> deterioramento<br />

nel quale sono stati rinv enuti, e deco<strong>di</strong>ficar e i caratteri<br />

morfologici, cromatici, decorativi, funzionali e materici<br />

7-8 Affreschi presenti sulla<br />

facciata centrale del pilastro dei<br />

“Fullones” recuperato dalla<br />

fullonica <strong>di</strong> Veranius <strong>di</strong> via<br />

Mercurio. L’intero pilastro è<br />

conservato nel Museo<br />

Archeologico Nazionale <strong>di</strong> Napoli<br />

[da: S. De Car o, “Il Museo<br />

Archeologico Nazionale <strong>di</strong><br />

Napoli”, Napoli 1994].<br />

399<br />

8


9<br />

10<br />

400<br />

Tessere in P ompei antica. Misur are tra trama e or <strong>di</strong>to.<br />

<strong>di</strong> tali r eperti consente <strong>di</strong> legger e ed interpr etare influenze e contaminazioni che sull’asse<br />

storico hanno inter essato il Me<strong>di</strong>terraneo in generale e i luoghi della r omanità,<br />

declinati attraverso l’esperienza <strong>di</strong> Pompei, in par ticolare.<br />

A tale scopo la ricer ca pr opone il rili evo multi<strong>di</strong>mensionale dei r eperti tessili avv alendosi<br />

<strong>di</strong> risorse concettuali - un metodo scientifico 13 <strong>di</strong> analisi e <strong>di</strong> lettura dell ’oggetto<br />

d’indagine - e <strong>di</strong> risorse str umentali - attrezzature e tecnologie 14 innovative che<br />

consentono <strong>di</strong> gestir e la molteplicità e rapi<strong>di</strong>tà del flusso <strong>di</strong> informazioni complesse<br />

acquisite scientificamente. P er l ’acquisizione <strong>di</strong>gitale tri<strong>di</strong>mensionale ad alta risoluzione<br />

dei frammenti ar cheologici <strong>di</strong> tipo tessile il pr ogetto prevede l’utilizzo <strong>di</strong> una<br />

tecnologia non inv asiva e non lesiv a dell ’originale che<br />

permette <strong>di</strong> determinar e per via in<strong>di</strong>r etta (non a contatto)<br />

la geometria e la mor fologia complessiv a della<br />

trama. <strong>La</strong> scansione laser 3D viene esperita con il FARO<br />

Scan Arm Platinum, uno scanner connesso in modo naturale<br />

ad un braccio antr opomorfo robotizzato caratterizzato<br />

da un’elevatissima flessibilità che consente <strong>di</strong> acquisire<br />

facilmente gli oggetti anche in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> par -<br />

ticolare criticità mor fologica. S tu<strong>di</strong>ato per applicazioni<br />

<strong>di</strong> ingegneria plastica <strong>di</strong> alta pr ecisione permette <strong>di</strong> mi -<br />

surare qualsiasi superficie e volume plastico anche in presenza<br />

<strong>di</strong> forti sottosquadri. Il braccio laser scanner segue<br />

la morfologia del manufatto tessile e restituisce in tempo<br />

reale una nuv ola <strong>di</strong> punti complessiv a e completa dello<br />

stesso grazie alla possibilità <strong>di</strong> un ’unica e continua sequenza<br />

<strong>di</strong> acquisizione metrica <strong>di</strong>gitale. Q uesta tecnologia,<br />

pertanto, non pr evede l’elaborazione <strong>di</strong> più ripr ese<br />

laser scanner 3D da <strong>di</strong>v ersi punti <strong>di</strong> vista, atte a “ misurare”<br />

per parti l’oggetto tri<strong>di</strong>mensionale, abbattendo <strong>di</strong><br />

fatto l’errore geometrico str umentale insito nelle pr ocedure<br />

<strong>di</strong> orientamento r elativo <strong>di</strong> più scansioni. I l laser<br />

9-10 Scene connesse alla<br />

lavorazione e al finissaggio delle<br />

stoffe e d ei panni n el complesso<br />

pittorico della Casa dei V ettii,<br />

Pompei.


Alessandra Avella<br />

scanner F ARO Scan Arm P latinum, consentendo l ’acquisizione geometrica tri<strong>di</strong>mensionale<br />

con risoluzione <strong>di</strong> almeno mm 0.1, garantisce la r estituzione delle più<br />

piccole specificità mor fologiche e plastiche dell ’oggetto.<br />

É’ possibile, inoltre, integrare il riliev o <strong>di</strong>gitale tri<strong>di</strong>mensionale con analisi chimiche<br />

non <strong>di</strong>str uttive dei r eperti facendo uso <strong>di</strong> sistemi spettr ometrici che consentono <strong>di</strong><br />

definire con elev ata precisione la datazione dei r eperti <strong>di</strong> origine organica <strong>di</strong> età non<br />

superiore a cir ca 50.000 anni. <strong>La</strong> spettr ometria è alla base delle tecniche analitiche<br />

che permettono <strong>di</strong> identificare qualitativamente e quantitativamente una sostanza stu<strong>di</strong>ando<br />

natura e intensità delle onde elettr omagnetiche (= ra<strong>di</strong>azioni) che la sostanza<br />

è in grado <strong>di</strong> emetter e o <strong>di</strong> assorbire in con<strong>di</strong>zioni sperimentali appr opriate.<br />

Il rilievo multi<strong>di</strong>mensionale dei frammenti tessili rinv enuti re-istituisce le tracce del<br />

passato fisicamente impresse nel territorio pompeiano, tessere attraverso le quali la comunità<br />

locale patrimonializza le proprie origini culturali. Il rilevatore/archeologo, strutturando<br />

un’architettura cognitiva della copiosa messe <strong>di</strong> informazioni, dati e r eperti<br />

acquisiti, avvia un “processo <strong>di</strong> accumulazione <strong>di</strong>namica delle conoscenze fondata sul<br />

concetto <strong>di</strong> misura come gestione delle risorse del patrimonio complesso ”. 15<br />

Note<br />

1 A. Maiuri, Pompei ed E rcolano fra case ed abitanti , Le Tre Venezie, Padova 1950, ripor tato da:<br />

E. Martuscelli, <strong>La</strong> Fibra Naturale che ha segnato la S toria <strong>di</strong> Popoli e Nazioni, Monografie Scientifiche,<br />

CNR, S erie Scienze Chimiche, R oma 2003.<br />

2 A. Ciarallo, E. D e Carolis (a cura <strong>di</strong>), Homo Faber, Electa, Venezia 1999.<br />

3 Cfr. C. Ginzburg, Spie. Ra<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> un par a<strong>di</strong>gma in<strong>di</strong>ziario, in A. Gargani (a cura <strong>di</strong>), Crisi della<br />

ragione, Einau<strong>di</strong>, Torino 1979.<br />

4 A. Ciarallo, E. D e Carolis, Homo cit.<br />

5 E. Martuscelli, <strong>La</strong> Fibra Naturale cit.<br />

6 E. Martuscelli, Le fibre <strong>di</strong> polimeri natur ali – Le Fibre <strong>di</strong> S eta, Monografie Scientifiche – S erie<br />

Scienze Chimiche, CNR - R oma 1999.<br />

401


11<br />

402<br />

7 A. Maiuri, Pompei ed E rcolano cit.<br />

Tessere in P ompei antica. Misur are tra trama e or <strong>di</strong>to.<br />

8 L’ampio ingr esso che si apr e su Via dell ’Abbondanza, ambiente destinato alla consegna delle<br />

merci (tessuti e abiti) ai clienti, ospita la pr essa per la stiratura ( pressorium) <strong>di</strong> cui restano alcuni<br />

elementi in ferro. Il grande atrio con lucernaio centrale ospita una grande v asca per il trattamento<br />

dei tessuti più delicati al centr o, mentre una scala in legno consente <strong>di</strong> salir e ad un<br />

piano ammezzato situato sopra l ’ingresso. Uno stretto corridoio conduce al peristilio do ve sono<br />

sistemate varie vasche e bacini, alcuni comunicanti, utilizzati per il lav aggio, la pigiatura e la<br />

tintura dei tessuti, trattati con numer ose sostanze sgrassanti (soda, orina, cr eta fullonica) ed i<br />

relativi coloranti; sull ’atrio, e attorno al peristilio, ampie terrazz e permettono l ’asciugatura dei<br />

panni dopo i trattamenti <strong>di</strong> pulitura e tintura.<br />

9 Questo importantissimo reperto è conser vato nel M useo Archeologico Nazionale <strong>di</strong> N apoli.<br />

10 I rilievi <strong>di</strong> origine r omana lasciano trasparir e quanto, per i r omani, fossero importanti il settore<br />

dell’abbigliamento e del tessile ornamentale e quanta cura essi de<strong>di</strong>casser o alla scelta dei<br />

tessuti che si <strong>di</strong>ffer enziano per la tipologia delle fibr e costituenti e per le caratteristiche dei co -<br />

lori usati.<br />

11 D. Roche, Il linguaggio della moda , Einau<strong>di</strong> E<strong>di</strong>tore, Torino 1991.<br />

12 Il trasferimento delle conoscenz e relative alla tintura dei tessili, da un paese all ’altro, spesso fu<br />

determinato da gran<strong>di</strong> ev enti - guerr e, epidemie, car estie, persecuzioni r eligiose e/o razziste -<br />

che videro la migrazione <strong>di</strong> inter e popolazioni. Nell’ambito <strong>di</strong> questi fenomeni, maestri e lav oranti,<br />

si trasferirono in nuove città e paesi do ve introdussero e svilupparono l’arte tintoria. Cfr.<br />

D. Roche, Il linguaggio cit.<br />

13 <strong>La</strong> metodologia scientifica, sottesa al complesso delle attività <strong>di</strong> ricer ca, è l ’Analisi M ulti<strong>di</strong>mensionale<br />

capace <strong>di</strong> coniugar e sapientemente le Competenz e scientifiche universitarie, le Tecnologie<br />

avanzate con l’analisi delle Fonti mirando alla conoscenza in viv o dell’oggetto indagato.<br />

I primi riferimenti bibliografici sono: C. G ambardella, Ecogeometria in Venafro: identità e tr asparenza,<br />

ESI, Napoli 2001; C. G ambardella, Le Vie dei M ulini, ESI, Napoli 2003.<br />

14 Le attrezzature scientifiche, alle quali si rimanda nel corso del testo, sono <strong>di</strong> pr oprietà <strong>di</strong> B enecon<br />

scarl (P residente Prof. Ar ch. C. G ambardella) con sede nel <strong>La</strong>boratorio ARS Fabbrica<br />

Immateriale <strong>di</strong> Frignano (Caserta).<br />

15 Cfr. C. G ambardella, F. Iannotta, M. P iscitelli, (a cura <strong>di</strong>), Misura e I dentità, Atti del Conv egno<br />

Internazionale (Napoli 9-11 no vembre 2006), <strong>La</strong> <strong>scuola</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Pitagora</strong> e<strong>di</strong>trice, N apoli 2007.<br />

11 Contenitori con polv eri <strong>di</strong><br />

colori.

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