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L'Urlo Maggio 2011 - Studenti del Liceo classico Beccaria

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studenti.beccaria.it<br />

<strong>Maggio</strong> <strong>2011</strong> Anno V - Numero 7


Forza, coraggio, innovazione<br />

Ormai manca poco più di un mese alla fine. Come<br />

sempre, i mesi di aprile e maggio sono i più densi,<br />

sia dal punto di vista prettamente scolastico sia<br />

per quanto riguarda le iniziative promosse dal nostro<br />

istituto: a partire dalle manifestazioni sportive,<br />

come le gare di atletica all'Arena Civica Gianni<br />

Brera, passando per le conferenze, come quelle<br />

di Liliana Segre e Luciano Canfora (di cui potrete<br />

vedere a breve resoconti e riprese anche sul nostro<br />

sito), per arrivare alle iniziative di orientamento:<br />

"A volte ritornano" per le classi quarte e "Anche i<br />

professionisti ritornano", entrambe previste per sabato<br />

30 aprile. La scelta universitaria, infatti, il più<br />

<strong>del</strong>le volte è fonte di angosce e paranoie, specialmente<br />

di fronte a un vasto ventaglio di scelte che<br />

vorremmo essere in grado di intraprendere tutte.<br />

La maggior parte di voi si orienterà verso discipline<br />

più tradizionali, come Lettere, Filosofia, Giurisprudenza,<br />

Economia, Architettura, Matematica, e<br />

così via; ma l'offerta formativa italiana prevede anche<br />

corsi come Scienze <strong>del</strong>l'allevamento, igiene e<br />

benessere <strong>del</strong> cane e <strong>del</strong> gatto (Università di Bari,<br />

facoltà di Veterinaria), o Scienza <strong>del</strong> fiore e <strong>del</strong><br />

verde (Università di Pavia, prevede tra l'altro anche<br />

un esame di Aracnologia!). Insomma, si trova<br />

di tutto. Molti sono anche le professioni in nascita,<br />

sconosciute ai più, ma che sembrano destinate ad<br />

andare di moda: un esempio <strong>classico</strong> è la figura<br />

professionale <strong>del</strong> Wedding Planner, o più genericamente<br />

<strong>del</strong>l'Event Designer. Un'altra opzione è il<br />

Roof Garden Designer o il Molecular Gastronomer:<br />

tutti termini derivati dagli States che vogliono sottolineare<br />

il fatto di denominare lavori "di tendenza".<br />

Manuela Longo analizza dodici figure professionali<br />

emergenti nel suo libro Mi invento un lavoro, pubblicato<br />

da Morellini Editore. Consigliato.<br />

Infine, come avrete avuto modo di notare da Facebook,<br />

dal 1° aprile <strong>L'Urlo</strong> è anche online, con tanti<br />

nuovi contenuti, multimediali e non: l'indirizzo è<br />

studenti.liceobeccaria.it. Inviateci i vostri pareri,<br />

proposte, critiche, nonché tutto il materiale che vorreste<br />

vedere sul sitos urlo@beccaria.mi.it.<br />

2<br />

Il Direttore<br />

ERIKA LIN V H<br />

Direttore Responsabile<br />

Vicedirettore<br />

CHIARA MARTINOLI IV F<br />

Responsabile Attualità<br />

SEBASTIANO CORLI III B<br />

Responsabile Cronache <strong>del</strong> <strong>Beccaria</strong><br />

MICHELE MEROLESE II H<br />

Responsabile Svago e Recensioni<br />

GIACOMO A. MINAZZI III B<br />

Pagina Creativa<br />

ALMA DI NATALE IV D<br />

Redattori<br />

SARAH ORTENZIO IV D<br />

ANNA LYDA DI GIACOMO IV C<br />

TERESA GIACOMELLI V F<br />

ALESSANDRO DE VITA IV B<br />

MATILDE CAPELLI I B<br />

SARA RIGGIO I F<br />

ASIA DI TRIA I F<br />

GRETA MUCCI VH<br />

GIULIA PISTONE VA<br />

Illustratori<br />

SEBASTIAN BENDINELLI V B<br />

ELENA DOMENICHINI III B<br />

MATILDE VILLA III G<br />

Impaginatrice<br />

ELISA BRAMBILLA V H<br />

Collaboratori on line<br />

DEBORAH SARTORI II B<br />

Editor-at-large<br />

GIACOMO A. MINAZZI III B<br />

Prof. MARIO FUMAGALLI<br />

Docente Referente


Dal nostro inviato Nicolò Vallone, V G<br />

Mercoledì 6 aprile non mi reco<br />

a scuola come ogni giorno: la<br />

prof. Gullotta mi ha chiesto di<br />

far parte <strong>del</strong>lo staff che<br />

avrebbe seguito le gare di atletica <strong>del</strong><br />

Biennio (per i nostalgici, Ginnasio).<br />

Arrivo dunque all’Arena Civica con i miei<br />

5 minuti di ritardo canonici e prendo<br />

subito familiarità con l’ambiente; staff<br />

<strong>del</strong>l’Arena, volenterosi studenti e<br />

professori <strong>del</strong> <strong>Beccaria</strong>, anche non di<br />

ed.fisica, predispongono il tutto per lo<br />

svolgimento <strong>del</strong>le gare. Intanto io, fatto il<br />

giro di saluti, mi giro un po’ intorno per<br />

individuare i luoghi esatti dove avranno<br />

luogo le singole competizioni, e ho modo<br />

poi di osservare la moltitudine di ragazzi<br />

che si affolla sugli spalti, difficoltosamente<br />

richiamati col megafono dalla prof.<br />

Gullotta. Pochi minuti e la folla sulle<br />

gradinate si è dimezzata, e il manto<br />

erboso <strong>del</strong>l’Arena diviene un pullulare di<br />

ragazzi che si radunano attorno ai tavoli<br />

per le iscrizioni: il momento infatti è<br />

vicino! L’esercito di professori ed alunni<br />

che presiederà alle diverse gare si<br />

diparte dal tavolo principale, cioè quello<br />

<strong>del</strong>la corsa, per schierarsi ai loro tavoli:<br />

Molinari & Razzolini a prendere i tempi<br />

<strong>del</strong>le gare di Corsa, Berini & Varieschi al<br />

Getto <strong>del</strong> Peso maschile, Bernardinello<br />

& Razzolini junior (Giulia, figlia <strong>del</strong>la prof,<br />

nostra ex-alunna) al femminile,<br />

Cannavale & Spreafico (insegnante <strong>del</strong><br />

Bottoni amica <strong>del</strong> <strong>Beccaria</strong>) al Salto in<br />

Lungo femminile, Malgrati al maschile,<br />

Gullotta al Salto in Alto (maschile e<br />

femminile si svolgeranno nello stesso<br />

posto). Mi aggiro quindi, pronto ad<br />

annotare qualunque fatto più o meno<br />

degno di nota, in mezzo ai crocchi di<br />

ragazzi radunati ai vari tavoli o che si<br />

riscaldano, o magari erranti in qualità di<br />

semplici spettatori; incontro subito un trio<br />

di ragazzi che mi spiegano: corriamo i<br />

100 perché così la prof. non ha la scusa<br />

per dire che non facciamo nulla!<br />

Comincia così il mio peregrinare da una<br />

gara all’altra, che susciterà talvolta<br />

Piccoli atleti crescono<br />

reazioni incuriosite nei presenti…per<br />

prima cosa iniziano le batterie dei 100<br />

femminili, poi è la volta <strong>del</strong> Lungo<br />

femminile; in pochi istanti ogni luogo di<br />

gara vede svolgersi una competizione.<br />

Mi sposto di tavolo in tavolo chiedendo<br />

qualche informazione a ragazzi & prof.<br />

addetti, ma siamo ancora alle fasi iniziali<br />

di tutte le gare, molte non sono ancora<br />

iniziate, e il clima è ancora poco “caldo”.<br />

Le uniche urla che si sentono sono quelle<br />

<strong>del</strong>la prof.Razzolini che intima ai ragazzi<br />

di lasciar libera la pista dei 100 per far<br />

correre i ragazzi; decido di andare lì: tre<br />

ritardatari si stanno iscrivendo in quel<br />

momento, mentre al traguardo arrivano i<br />

partecipanti a una <strong>del</strong>le tante batterie dei<br />

100 maschili, con uno di loro che sostiene<br />

di “essersi accorto troppo tardi di avere<br />

una scarpa slacciata”; superfluo<br />

aggiungere che era arrivato ultimo.<br />

Mentre mi sposto alla volta <strong>del</strong> Lungo<br />

Femminile, un ragazzo che ha appena<br />

corso un’altra batteria dei 100 mi<br />

avvicina, avendo scambiato la mia<br />

agendina Moleskine per il Libretto Rosso<br />

di Mao, tra le risatine di alcune sue<br />

compagne di classe lì vicino: cosa<br />

devono sentire le mie povere orecchie…<br />

Mi sposto verso l’area <strong>del</strong> Getto <strong>del</strong><br />

Peso: giro lo sguardo a sinistra e vedo<br />

un ragazzo lanciare 8,87 mt., e mi chiedo<br />

se le ragazze vadano altrettanto bene, e<br />

lo chiedo ad Antonio, il simpatico<br />

tirocinante <strong>del</strong>la prof.Razzolini il quale si<br />

dichiara stupito da come le ragazze<br />

riescano a cavarsela egregiamente con<br />

un gesto motorio che sembra semplice<br />

ma non lo è affatto! Faccio ora tappa<br />

presso il Lungo maschile, dove ho<br />

occasione di vedere Matteo Mancino di<br />

2F che salta 5 mt.: mi lascia sbalordito, e<br />

difatti alla fine <strong>del</strong>le due serie previste<br />

risulterà l’unico dei partecipanti ad avere<br />

toccato tale quota…ne sentiremo<br />

parlare! Dallo stupore per il salto di<br />

Mancino a quello per lo scenario che mi<br />

si profila al Salto in Alto: trovo infatti tutto<br />

vuoto; due ragazze, una l’addetta a<br />

segnare i risultati e l’altra a reggere<br />

l’asticella, mi dicono che le 18 ragazze in<br />

gara hanno già completato la loro gara,<br />

alcune saltando quote enormi per la loro<br />

struttura fisica. Decido di fermarmi un po’<br />

lì, dato che stanno arrivando i ragazzi<br />

per la gara maschile. Il clima è molto<br />

disteso, ho anche occasione di<br />

commentare con un paio di milanisti la<br />

sconfitta <strong>del</strong>l’Inter con lo Schalke; scorgo<br />

anche il ragazzo che “faceva i 100 così i<br />

prof. non avevano nulla da ridire”: si<br />

“giustifica” affermando che trova<br />

divertente il salto in alto! Il tempo di<br />

assistere ai primissimi salti, che vengo<br />

“chiamato al dovere” dalle finali <strong>del</strong> 100.<br />

La finale femminile è dominata da<br />

Arianna Pogliani di 2C, che al traguardo<br />

si butta a terra sfinita e riesce solo a dirmi<br />

“Bello…molto bello”. La finale maschile è<br />

un po’ più avvincente: viene subito<br />

bloccata per una falsa partenza, ma due<br />

ragazzi non se ne accorgono e arrivano<br />

quasi al traguardo; evidentemente<br />

spompati, restano nelle retrovie<br />

nell’esecuzione valida <strong>del</strong>la corsa: la<br />

gara è stra-vinta da Stefano Zanotti di<br />

2C anche lui, che con la sua maglia gialla<br />

sgargiante arriva al traguardo rallentando<br />

lievemente e voltandosi a vedere gli<br />

avversari diversi metri dietro a lui, alla<br />

maniera di Usain Bolt (“sono morto”<br />

dichiara con voce assai flebile)! In mezzo<br />

a tanti sforzi fisici che stancano anche<br />

me a guardarli, m’imbatto in un gruppetto<br />

di spettatori che si dichiarano troppo<br />

pantofolai per gareggiare…beh, W la<br />

Sincerità! Ora che i primi verdetti definitivi<br />

sono stati dati, lo scenario è ben diverso<br />

da una mezz’oretta prima: sempre meno<br />

ragazzi assiepati ai luoghi di gara,<br />

sempre di più sugli spalti a godersi il più<br />

o meno meritato riposo. Mentre si<br />

svolgono i 400 femminili, faccio un “giro<br />

di ricognizione” <strong>del</strong>l’Arena, quando<br />

l’evento ha cominciato la sua fase finale:<br />

al Lungo femminile scorgo qualche<br />

risultato oltre i 4 mt.; all’Alto maschile<br />

vedo ragazzi saltare 1,25 come niente;<br />

3


altavolo <strong>del</strong> Lungo maschile, alcune<br />

vecchie glorie <strong>del</strong> <strong>Beccaria</strong> si vantano di<br />

loro imprese passate, mentre un ragazzo<br />

salta staccando mezzo metro prima <strong>del</strong>la<br />

riga e per la rabbia tira un calcio alla<br />

sabbia alzando un fitto polverone…è<br />

però il Getto <strong>del</strong> Peso a rivelarsi piuttosto<br />

interessante: ormai le gare maschili &<br />

femminili sono quasi alla conclusione e,<br />

tra un’occhiata ai ragazzi che giocano a<br />

calcio con un peso e una alle ragazze<br />

che prendono il Sole su una pedana<br />

vuota, mi accorgo con gran sorpresa che<br />

il miglior risultato femminile è migliore di<br />

quello maschile (9,79 contro 9,72);<br />

quando faccio notare che le donne<br />

lanciano 3 chili mentre gli uomini ne<br />

lanciano 5, il prof.Berini risponde che<br />

anche a livello professionistico gli uomini<br />

tirano due chili in più <strong>del</strong>le donne, ma<br />

hanno comunque migliori risultati: che<br />

dire, complimenti al gentil sesso! Nel<br />

frattempo, si sono conclusi i 400 maschili,<br />

e il tavolo <strong>del</strong>la Corsa è un tumulto di<br />

trascrizioni di risultati che impegnano<br />

non poco le addette. Ci prepariamo alla<br />

conclusione di questa giornata di gare<br />

(per il Biennio) e quasi tutti i luoghi di<br />

gara sono vuoti. Decido di portarmi<br />

all’Alto maschile, dove finalmente vedo<br />

un folto pubblico ad assistere (solo alle<br />

finali dei 100 ho sentito un minimo<br />

d’incitamento!); più di 10 ragazzi sono<br />

arrivati a saltare 1,30, ma non tutti si<br />

accontentano <strong>del</strong> tradizionale ed efficace<br />

stile-Fosbury: Idriss N’Diaye riesce a<br />

saltare semplicemente con salto<br />

sforbiciato, mentre un ragazzo prova<br />

addirittura un salto ventrale (buttandosi<br />

“di pancia”) riuscendo addirittura<br />

nell’impresa, ma la prof.Gullotta applica<br />

impietosamente il regolamento e lo<br />

squalifica per aver staccato con entrambi<br />

i piedi…resterà comunque un eroe! Ma<br />

adesso si sgombera tutta la pista. Uno<br />

dei momenti più attesi è arrivato: la<br />

“regina <strong>del</strong>le gare”. Alle Olimpiadi la<br />

Maratona, qui i 1000 metri. Pochi<br />

partecipanti…solo i più temerari! Gli<br />

spalti gremiti questa volta sono pieni di<br />

ragazzi pronti ad applaudire compagni e<br />

compagne di classe. Alla gara femminile<br />

si presentano 7 partecipanti (di cui 4 di<br />

1A). Fin dalle primissime fasi di gara,<br />

Elisa Ruzier viene staccata e relegata<br />

all’ultimo posto, ma concluderà<br />

onorevolmente la sua corsa; stessa<br />

fortuna non avrà Elena Tagini, ritirata a<br />

circa metà percorso per un fortissimo<br />

dolore alla spalla sinistra. In testa si<br />

forma subito un terzetto di testa formato<br />

da Ottavia Re, Francesca Gigli & Elisa<br />

Crivellaro: sul rettilineo finale, Ottavia Re<br />

si produce in un poderoso scatto che<br />

lascia piantata lì la Gigli seconda,<br />

vincendo così la gara (“è stata durissima,<br />

se avessi bevuto prima avrei fatto anche<br />

4<br />

meglio”); la Crivellaro molla<br />

invece nel finale, “premiando”<br />

così l’allungo di Sara Scuri,<br />

distintasi poco prima nel<br />

Salto in Lungo, che completa<br />

così il podio. Alla gara<br />

maschile si presentano al via<br />

in 11: si stacca subito un<br />

terzetto in fondo al gruppo,<br />

che corre piuttosto compatto<br />

fino a metà percorso, quando<br />

si <strong>del</strong>ineano definitivamente<br />

le posizioni che saranno poi<br />

quelle finali. In testa al<br />

gruppo dall’inizio alla fine si<br />

conferma Matteo Mancino,<br />

che bissa così la vittoria nel<br />

Salto in Lungo maturata<br />

poc’anzi. Alla fine di questa<br />

gara sensazionale, Matteo<br />

ha giusto il tempo di dirmi<br />

“già l’anno scorso avevo<br />

vinto Lungo & 1000 mt.,<br />

quest’anno però potevo fare<br />

meglio nel Lungo; mi aiuta<br />

moltissimo avere fatto<br />

atletica, anche se ora faccio<br />

calcio perché mi piace di più;<br />

adesso al Triennio sarà<br />

durissima confermarsi con<br />

tutti quelli più grandi!” per poi<br />

trasferirsi all’Alto maschile<br />

(sì, s’è iscritto anche a<br />

questa gara!) saltando 1,50<br />

con disarmante disinvoltura.<br />

Sullo sfondo <strong>del</strong>le<br />

premiazioni <strong>del</strong>le gare già<br />

concluse, seguo con<br />

attenzione la parte finale <strong>del</strong><br />

Salto in Lungo: i salti sono<br />

accompagnati da un tifo<br />

eccezionale. Al salto di 1,60<br />

arriva il trio Nazzi-Bremi-<br />

Mancino: Nazzi centra<br />

l’obbiettivo al primo salto,<br />

mentre i due contendenti si<br />

fermano a quota 1,55. Non<br />

pago <strong>del</strong>la vittoria acquisita,<br />

Giacomo Nazzi va poi a<br />

saltare 1,65! “E’ 100% dovuto alla mia<br />

altezza…” dichiara a gara ultimata tra il<br />

serio e il faceto: non è forse un caso che<br />

al momento <strong>del</strong>la premiazione i suoi<br />

compagni di classe lo acclamino all’urlo<br />

di “Giraffo, Giraffo”. Proprio in quel<br />

momento una spettatrice che passava di<br />

lì con altri due amici afferma che “è<br />

divertente vedere i propri compagni<br />

gareggiare, accresce l’orgoglio di far<br />

parte <strong>del</strong>la tua classe”. Le gare di atletica<br />

<strong>del</strong> Biennio sembrerebbero così<br />

terminate, con tutte le premiazioni<br />

effettuate. Manca ancora però la ciliegina<br />

sulla torta: la Staffetta mista 4X100. La<br />

classe vincitrice è la 2C, e vale la pena,<br />

in chiusura di cronaca, di spendere una<br />

parolina per questa classe: il duo<br />

Stare dall’altra parte<br />

Nei panni <strong>del</strong> prof<br />

La scuola media Giusti ha chiesto il nostro<br />

aiuto, menti fresche e classiche che aiutassero<br />

i ragazzini nei compiti un pomeriggio ogni tanto.<br />

Pur non avendo una mente molto fresca e classica<br />

mi sono iscritta a questa iniziativa che trovo molto<br />

utile.<br />

Si lavora con classi supervisionate da un<br />

insegnante, ogni studente ha un gruppetto di<br />

ragazzini e li aiuta a fare i compiti per il giorno<br />

dopo. Fino a qui nulla di complicato, ma che fatica!<br />

Mi sono trovata a fissare un libro di matematica<br />

rendendomi conto di non ricordarmi assolutamente<br />

nulla <strong>del</strong>la geometria di prima media, dopo dieci<br />

minuti buoni di sforzo profondo finalmente mi<br />

sono tornati alla mente i segmenti. Congruenti,<br />

consecutivi, adiacenti, ce ne sono davvero di tutti<br />

i tipi, ma come farglieli capire? Come spiegare<br />

che 36 diviso sei segmenti vuol proprio dire<br />

che ognuno misura 6? Come rispondere alla<br />

disarmante domanda “si ma perché?”<br />

Con l’ausilio di penne-segmento, di metafore<br />

e storielle alla fine ce l’ho fatta. 36 diviso sei è<br />

ufficialmente 6.<br />

E un’ora era passata, chiusi i libri con urla di<br />

gioia <strong>del</strong>le giovani probabilmente non aspiranti<br />

matematiche toccava alla geografia.<br />

Dovevano fare le scheda <strong>del</strong> Friuli Venezia Giulia,<br />

quel lavoro dettagliato e noioso che è toccato a<br />

tutti.<br />

Tra concezioni un po’ particolari <strong>del</strong>la geografia<br />

che prevedevano il cinese come lingua madre di<br />

Trieste e una totale assenza di fiumi e di monti,<br />

alla fine ce l’abbiamo fatta. Compiti finiti entro le<br />

due ore.<br />

Insegnare è davvero difficile, bisogna saper<br />

catturare l’attenzione, trasmettere concetti, avere<br />

pazienza e noi studenti sappiamo essere davvero<br />

insopportabili a volte. Però è anche un bel lavoro<br />

che arricchisce chi ascolta ma credo soprattutto<br />

chi insegna. Non vedo l’ora di tornare in quella<br />

classe, forse prima però ripasserò i segmenti.<br />

Alma Di Natale IV D<br />

Pogliani-Zanotti ha infatti primeggiato sia<br />

individualmente nei 100 maschili &<br />

femminili che nella staffetta, poiché<br />

entrambi erano nel team vincitore!<br />

Adesso sì che le gare <strong>del</strong> Biennio sono<br />

veramente concluse: sono infatti già<br />

arrivati tutti i ragazzi <strong>del</strong> Triennio che<br />

dovranno affrontare le loro gare, e tra<br />

quelli ci sono anch’io. Smetto i panni <strong>del</strong><br />

reporter per vestire quelli <strong>del</strong> saltatore in<br />

lungo (sì, insomma, è una definizione<br />

alquanto azzardata!). A conclusione <strong>del</strong><br />

mio lavoro lascio la dichiarazione finale<br />

rilasciatami dalla prof.Razzolini: “I<br />

ragazzi si sono comportanti veramente<br />

bene, e mi riferisco sia all’aspetto<br />

comportamentale che a quello tecnico”<br />

Parola di Professoressa.


Perché scegliere il <strong>Beccaria</strong>?<br />

Perché non sceglierlo?<br />

Per capire quali sono le motivazioni<br />

di chi sceglie la nostra scuola, e quali<br />

Se Genitori e Insegnanti Litigano... E Gli <strong>Studenti</strong><br />

Dove Sono?<br />

"Questa scuola è un incubo, ci sono madri, non tutte per<br />

fortuna, che passano le loro giornate a insegnarci come si<br />

fa il nostro mestiere. E se i figli prendono brutti voti ci aggrediscono",<br />

"i genitori di una ragazza che va male a scuola<br />

mi hanno rivolto insulti personali e pesantissimi","siamo<br />

stanchi dei continui insulti dei genitori di questa scuola":<br />

queste sono le parole di professori <strong>del</strong> liceo <strong>classico</strong> Parini.<br />

La denuncia è di una professoressa che ha deciso di<br />

dimettersi dall'istituto in via Goito e di mandare una lettera<br />

ai suoi colleghi e alle famiglie dei suoi alunni spiegando<br />

i vari motivi <strong>del</strong>la sua decisione: una di queste è<br />

che viene continuamente maltrattata, insultata, accusata<br />

dai genitori perché ritenuta indegna <strong>del</strong> posto che occupa.<br />

Nella scuola ci dovrebbero essere altri insegnanti<br />

che intendono chiedere un trasferimento, come minimo<br />

quattro, colpevoli di pretendere un certo rigore dai pro<br />

pri studenti.<br />

Al Parini va in scena un conflitto fra tre attori: insegnanti,<br />

alunni e genitori. Gli insegnanti litigano con i genitori, i<br />

genitori litigano<br />

con gli insegnanti: e gli studenti dove sono?<br />

Il Parini si divide in due: i genitori accusano una docente<br />

di spiegare male durante le lezioni e di dare voti<br />

a caso nelle interrogazioni; l'insegnante, sostenuta da<br />

alcuni colleghi, accusa i genitori di interferire nel percorso<br />

didattico causando tensioni inaccettabili. Ciascuno<br />

sostiene le proprie ragioni e si schiera contro l'altro.<br />

In tutto questo sorge spontanea una domanda: gli studenti<br />

dove sono? Siamo in un liceo <strong>classico</strong> ma non si<br />

capisce dove siano spariti gli alunni!<br />

Gli studenti sembrano diventare bambini se lasciano la<br />

parola ai genitori. Se qualcosa non va con un professore,<br />

perché non parlarne direttamente con lui invece di mandare<br />

avanti i genitori? Molti genitori combinano solo "guai"<br />

perché spesso confondono le proprie aspettative e i propri<br />

successi / insuccessi con quelli dei figli. Quando c'è un<br />

problema in classe, gli studenti devono parlarne direttamente<br />

con gli insegnanti o devono nascondersi dietro i<br />

loro genitori? Quale potere si attribuiscono i genitori quando<br />

parlano per conto dei figli? Sicuramente gli studenti si<br />

perdono un'occasione per diventare più maturi e crescere.<br />

FONTI: Corriere <strong>del</strong>la Sera, Repubblica<br />

invece quelle di chi ha optato per<br />

un’alternativa, ecco un sondaggio che<br />

ho svolto su TUTTI gli studenti <strong>del</strong>la<br />

Mameli (la scuola media qua di fronte)<br />

che frequenteranno, l’anno prossimo,<br />

un liceo <strong>classico</strong>.<br />

Matilde Capelli I B<br />

Ecco i risultati: l’anno<br />

prossimo, su un<br />

totale di 50 aspiranti<br />

classicisti, 35 verranno<br />

al <strong>Beccaria</strong> (uno in<br />

più rispetto all’anno<br />

scorso), 7 andranno al<br />

Titolivio, 3 al Parini, 4 al<br />

Manzoni e uno a Lodi.<br />

Come prevedibile,<br />

abitando in questa<br />

zona, la maggior parte<br />

degli studenti <strong>del</strong>la<br />

Mameli afferma di aver<br />

preferito il <strong>Beccaria</strong><br />

per una semplice<br />

questione di comodità.<br />

Ma c’è anche un<br />

consistente quantitativo<br />

di ragazzini che, a<br />

questa motivazione,<br />

aggiunge il fatto che la<br />

nostra scuola ha fama<br />

e reputazione di essere<br />

particolarmente seria,<br />

valida e impegnativa:<br />

“vi lavorano professori<br />

competenti”,“lo<br />

ritengo un liceo molto<br />

professionale ed<br />

entusiasmante”, “penso<br />

che possa darmi una<br />

formazione che mi<br />

sarà utile in futuro”,<br />

“ho sentito che c’è un<br />

preside molto bravo”,<br />

“dei miei amici mi<br />

hanno detto che è un<br />

Chiara Martinoli, IV F<br />

“Clima entusiasmante e sereno”,<br />

“No, ambiente freddo e troppo severo”<br />

Alla Mameli gli studenti di terza media iscrittisi a un <strong>classico</strong> sono 50.<br />

Opinioni e contraddizioni a proposito <strong>del</strong> <strong>Beccaria</strong> (dove verranno in 35).<br />

bel liceo, anche se difficile, e che la<br />

struttura è accogliente”, sono alcune<br />

<strong>del</strong>le motivazioni date dai ragazzi.<br />

Ma non è soltanto questo. C’è anche<br />

chi ha scelto il <strong>Beccaria</strong> perché ne<br />

ha avuto una bella impressione (ma<br />

reale?) in seguito a Open Day e stage:<br />

“ho scelto il <strong>Beccaria</strong> perché ha una<br />

buona struttura e perché visitandolo<br />

ho cominciato a conoscere l’ambiente<br />

molto sereno che c’è all’interno” (ma<br />

questo è proprio sicuro di aver messo<br />

piede al <strong>Beccaria</strong>? ndr), “durante lo<br />

stage ho avuto un’ottima impressione<br />

riguardo al corpo insegnante e<br />

all’ambiente accogliente”, “ho visto<br />

che è una scuola con molte attività e<br />

gite scolastiche”.<br />

A questo punto, dopo aver esaminato<br />

attentamente i fogli <strong>del</strong> sondaggio,<br />

sorge un dubbio: i ragazzini <strong>del</strong>la<br />

Mameli hanno assistito tutti allo<br />

stesso Open Day? Sembra infatti,<br />

dalle motivazioni di chi non ha scelto<br />

il <strong>Beccaria</strong>, che la giornata aperta e<br />

lo stage abbiano dato una pessima<br />

impressione <strong>del</strong>la scuola: “mi è<br />

sembrato un ambiente troppo rigido e<br />

formale. Inoltre non ho sentito parlare<br />

alcun professore, se non il preside”,<br />

“mi sembra che la scuola dia poca<br />

attenzione al singolo individuo e alla<br />

sua crescita personale”, “secondo<br />

me il <strong>Beccaria</strong> è troppo duro e<br />

severo”, “quando ho fatto lo stage mi<br />

è sembrato un posto molto freddo, in<br />

più secondo me c’è troppa politica”<br />

(no, lui deve proprio aver capito<br />

male…ndr), “l’ ambiente era bello e<br />

caloroso, ma allo stesso tempo un<br />

po’ severo e serio…insomma, non mi<br />

sono trovato”.<br />

5


22 marzo <strong>2011</strong>: il governo emana una<br />

moratoria sul nucleare. Questo è quanto<br />

i telegiornali comunicano agli ascoltatori,<br />

benché non sia minimamente esplicato<br />

in cosa avrebbe dovuto consistere<br />

il programma varato dal governo.<br />

Sappiamo tuttavia la televisione non<br />

rappresenti lo strumento informativo di<br />

miglior sviluppo, spartita com’è fra i vari<br />

interessi politici nonché bombardata<br />

da tonnellate di spot pubblicitari, così<br />

sono andato sul sito de “la Repubblica”<br />

per comprendere con maggior<br />

concretezza e ho aperto la pagina<br />

trovando un articolo (l’unico incentrato<br />

sull’argomento) <strong>del</strong> 23 marzo: credo di<br />

non mentirvi se affermo i due terzi <strong>del</strong><br />

brano (come minimo!) erano composti<br />

da citazioni e frasi pronunciate da questo<br />

piuttosto che da quell’ente/personaggio<br />

politico. Ho notato, nella medesima<br />

maniera, come i mass media abbiano<br />

approfondito il tema riguardo alla legge<br />

sui processi brevi: qualche sporadica<br />

affermazione su cosa pensino i nostri<br />

politicanti e, per chi nutra interessi a<br />

proposito, alcuni articoli su internet da<br />

parte di giornali sovente sconosciuti<br />

o poco accreditati. Comprendo allora<br />

non vi sia da sorprendersi se il caso<br />

<strong>del</strong> “Ruby gate” sovrasti tematiche di<br />

maggior rilievo, se le orazioni politiche<br />

si siano ridotte ai giudici comunisti e<br />

gli immigrati che ci rubano il lavoro, se<br />

insomma si impalcano immani strutture<br />

attorno alle parole senza valutare<br />

minimamente i loro contenuti, all’interno<br />

di un clima il quale non alimenta altro<br />

che l’attuale atteggiamento polemico,<br />

sfociante nella frequente demagogia,<br />

da ambo gli schieramenti.<br />

Un discreto merito va tuttavia<br />

riconosciuto alla qualità <strong>del</strong>le<br />

informazioni concernenti la situazione<br />

in Giappone ma, soprattutto, sul Medio<br />

Fari, non docere<br />

Una curiosita' personale su cosa comunichino i mezzi di “informazione”<br />

6<br />

oriente: le rivolte in Egitto sono state<br />

riprese infatti con tanta dovizia di<br />

particolari da esserci completamente<br />

dimenticati <strong>del</strong>l’attuale situazione non<br />

soltanto nell’Egitto stesso, bensì pure<br />

nelle nazioni dove sono scoppiate<br />

altre rivolte, quali la Tunisia e lo<br />

Yemen. Non reputo viga la necessità<br />

di un costante aggiornamento, reputo<br />

però sia doveroso informare su quali<br />

risultino effettivamente gli esiti di tali<br />

grandi moti popolari. Nel momento<br />

in cui l’informazione deve apparire<br />

accattivante, trascurando il fattore<br />

Verità, e seguire le mode <strong>del</strong> tempo,<br />

si comprenderà anche il motivo per<br />

cui la cronaca assuma tanto scalpore<br />

(e maggiore audience). Qualcuno<br />

potrebbe spiegarmi inoltre se sia<br />

stata risolta l’emergenza dei rifiuti<br />

a Napoli? Quale politica aziendale<br />

Sebastiano Corli, III B<br />

abbia intrapreso Marchionne? In cosa<br />

consista realmente la riforma sul<br />

processo breve? Come procedano i<br />

provvedimenti riguardo al federalismo<br />

fiscale? Chi più ne ha più ne metta.<br />

Per concludere, uno splendido esempio<br />

sui risultati <strong>del</strong> clima di polemica<br />

poc’anzi descritto: qui affianco una foto<br />

scattata al governatore <strong>del</strong>la Puglia,<br />

Nichi Vendola (al centro), tacciato di<br />

ipocrisia a causa <strong>del</strong> proprio moralismo<br />

(le immagini, attraverso un linguaggio<br />

non convenzionale, esprimono concetti<br />

di assai maggiore carica emotiva<br />

rispetto alle parole), pubblicata su “il<br />

Giornale”, nel cui sito potrete rintracciare<br />

la foto stessa (digitate su google “foto di<br />

Vendola su il giornale”). Cosa dire?<br />

Fonti: Repubblica.it; ilGiornale.it


Sebastiano Corli, III B<br />

Il maremoto che ha devastato il Giappone<br />

Quando la fiducia <strong>del</strong>l’uomo e' sventrata dall’imprevedibilita' <strong>del</strong>la natura<br />

È<br />

impressionante annotare<br />

quanto l’opera <strong>del</strong>l’uomo,<br />

apparentemente tanto<br />

incontrastabile e irrefrenabile,<br />

si dimostri invece una inezia invisibile<br />

nel momento in cui le imprevedibili forze<br />

<strong>del</strong>la natura scatenano la loro immane<br />

violenza. Tale forse è la causa di tanto<br />

stupore, sollevato nel mondo intero:<br />

osservare una <strong>del</strong>le nazioni più avanzate<br />

nonché industrializzate piegata sotto<br />

l’urto <strong>del</strong> maremoto. Il primo ministro<br />

<strong>del</strong> Giappone afferma che l’evento<br />

catastrofico rallenterà notevolmente<br />

la fievole ripresa economica verso cui<br />

il Sol Levante sembrava in procinto<br />

di dirigersi; l’imperatore definisce la<br />

calamità come la maggiore difficoltà<br />

nazionale dopo le storiche esplosioni<br />

atomiche di Hiroshima e Nagasaki. I<br />

danni risultano eclatanti: talune fonti,<br />

relative al 12 marzo, riportavano 574<br />

morti, altre sorpassavano i mille,<br />

benché entrambe concordassero su un<br />

indubbio aumento; il giorno successivo<br />

se ne calcolavano già 1.600, oltre ai<br />

10.000 dispersi. Le immagini raffigurano<br />

uno scenario quasi apocalittico, dove<br />

abitazioni spazzate dalla furia <strong>del</strong>le<br />

acque, campi allagati, barche fluttuanti<br />

attraverso le strade, treni trascinati<br />

dalle impetuose correnti si sono estesi<br />

per oltre 300 Km2 lungo la costa nordorientale<br />

<strong>del</strong> paese. Piuttosto che<br />

uno tsunami, il cataclisma si raffigura<br />

come un’onda nera, propagata lungo<br />

centinaia di chilometri, intenta a<br />

travolgere qualsivoglia oggetto gli si<br />

ponga innanzi.<br />

Affianco a tali disastri, l’allarme<br />

nucleare proveniente dalla centrale di<br />

Fukushima la quale, per quanto Chicco<br />

Testa, imprenditore sostenitore <strong>del</strong>la<br />

conversione a tale fonte di energia, abbia<br />

assicurato rientrasse nella categoria<br />

dei reattori di seconda generazione,<br />

era stata catalogata tra le venticinque<br />

più sicure al mondo: considerate in<br />

Giappone ne vigono soltanto quindici.<br />

Nonostante ciò le onde, dalla mole<br />

superiore alla barriera architettonica<br />

presente, hanno danneggiato il sistema<br />

di refrigerazione <strong>del</strong> nocciolo, cosicché<br />

l’aumento <strong>del</strong>la pressione all’interno<br />

<strong>del</strong> primo reattore, dentro la gabbia<br />

esterna di contenimento, ha provocato<br />

una tale esplosione da sprigionare<br />

un’agghiacciante nuvola grigio-bianca.<br />

Nei giorni seguenti tre persone, estratte<br />

a caso nei pressi <strong>del</strong>l’area, vennero<br />

esaminate nonché ricoverate d’urgenza,<br />

senza riscontrare alcuna condizione<br />

di salute. Vennero successivamente<br />

diagnosticati contaminati numerosi<br />

individui e, malgrado le autorità<br />

giapponesi avessero dapprincipio<br />

rassicurato la popolazione nonché la<br />

stampa internazionale a proposito di<br />

eventuali fughe radioattive, la scala di<br />

7


ischio si è collocata dapprima su una<br />

posizione di 4 su 7, successivamente è<br />

stata valutata attorno al quinto grado e,<br />

nel massimo <strong>del</strong>la crisi, verso il sesto.<br />

Il problema si articola ulteriormente<br />

dal momento in cui, qualora le<br />

barre d’uranio ubicate nel secondo<br />

reattore si fondano, si prevede uno<br />

sprigionamento radioattivo alquanto<br />

simile all’evento di Cernobyl (toccando<br />

il settimo grado). È stato ipotizzato da<br />

parte dei tecnici, al fine di contenere<br />

l’emissione radioattiva, un sarcofago<br />

di cemento, proprio in analogia con la<br />

soluzione adottata riguardo all’incidente<br />

verificatosi in Ucraina, il quale involucri<br />

l’intero reattore; inevitabilmente grazie<br />

al sacrificio di volontari eroi propensi a<br />

donare la loro vita. Un’altra problematica,<br />

di non indifferente rilievo,<br />

la costante sollecitudine<br />

a mantenere elevato il<br />

livello <strong>del</strong>l’acqua all’interno<br />

<strong>del</strong>le vasche, dove sono<br />

conservate le barre di<br />

uranio: a tale scopo sono<br />

intervenuti gli idranti dei<br />

pompieri nonché gli elicotteri<br />

<strong>del</strong>l’esercito, “bombardando”<br />

il reattore con tonnellate<br />

di massa d’acqua. Oltre a<br />

tale complicazione tecnica,<br />

il rischio di un’ulteriore<br />

interruzione <strong>del</strong>la fornitura<br />

elettrica, senza la quale le<br />

operazioni di raffreddamento<br />

potrebbero nuovamente<br />

interrompersi, fenomeno<br />

puntualmente verificatosi<br />

a seguito <strong>del</strong>l’esplosione<br />

<strong>del</strong> terzo reattore, dovuta<br />

probabilmente ad una scossa<br />

sismica: le cause <strong>del</strong>la<br />

fuoriuscita (una nube nera)<br />

rimangono oscure, mentre<br />

il ripristino di elettricità si è puramente<br />

limitato agli impianti di illuminazione.<br />

Il sistema di refrigerazione invece<br />

è rimasto spento, in quanto troppo<br />

azzardato una sua eventuale<br />

attivazione, benché il reattore sia stato<br />

bombardato d’acqua, per l’ennesima<br />

volta, dagli elicotteri: come effetto<br />

tuttavia una pioggia radioattiva, il cui<br />

rischio di contaminazione coinvolge<br />

la rete idraulica di Tokyo assieme alle<br />

acque, altamente inquinate, contenute<br />

nel secondo reattore. Le autorità<br />

assicurano tuttavia, per coloro superiori<br />

ai dodici anni, l’assenza di alcun<br />

pericolo ma, a tale punto, persino la<br />

TEPCO, l’azienda a cui era affidata la<br />

sicurezza, ha allarmato riguardo a un<br />

8<br />

livello di radiazioni, sempre nelle vasche<br />

<strong>del</strong> secondo reattore, di dieci milioni di<br />

volte sopra la norma, correggendosi<br />

successivamente attorno alla modesta<br />

cifra di centomila. Verso qualsivoglia<br />

esito si dirigerà la faccenda, è alquanto<br />

scontato nonché confermato l’impianto<br />

verrà smantellato.<br />

Contemporaneamente anche nella<br />

nostra nazione si è ridestato, dopo mesi<br />

di demagogia preelettorale durante il<br />

2008 nonché anni di silenzio assoluto,<br />

la questione sullo sfruttamento di<br />

questa fonte di energia (ma dobbiamo<br />

perdonare l’universo dei politici e,<br />

soprattutto, <strong>del</strong>la stampa, tanto<br />

impegnata a descrivere accuratamente<br />

ogni singolo dettaglio <strong>del</strong> Ruby-gate).<br />

Il dibattito si è infervorato da ambo<br />

gli schieramenti, accendendosi sui<br />

noti argomenti: le scorie radioattive,<br />

la convenienza economica di tale<br />

conversione energetica ma, in codesto<br />

periodo, il problema <strong>del</strong>la sicurezza<br />

sembra assumere parecchio rilievo.<br />

Davanti alla catastrofe degli eventi, di<br />

fronte all’appropinquarsi <strong>del</strong> referendum<br />

tuttavia, il ministro <strong>del</strong>lo sviluppo<br />

Romani ha optato verso posizioni meno<br />

determinate, per concentrarsi invece su<br />

“una responsabile pausa di riflessione,<br />

come fatta da altri Paesi europei”. A<br />

congedo la moratoria <strong>del</strong> 22 marzo,<br />

la quale rinvia future decisioni nonché<br />

legislazioni sul tema per la durata di<br />

un anno: quali circostanze migliori,<br />

da parte <strong>del</strong> governo, per moderare il<br />

proprio programma elettorale!<br />

Quanto accaduto, forse, appare<br />

eclatante proprio perché il cataclisma<br />

ha oltrepassato nonché sbriciolato<br />

ogni certezza entro cui l’uomo si fosse<br />

percepito indomabile, inarrestabile,<br />

invincibile di fronte alle forze <strong>del</strong>la<br />

natura; la situazione si propone in<br />

maniera differente da Cernobyl, dove<br />

la causa <strong>del</strong>l’incidente era correlata ad<br />

un guasto di un macchinario, pertanto<br />

ad un errore esclusivamente umano.<br />

Qui l’unica, reale causa <strong>del</strong>l’incidente<br />

è risultata un imprevisto oltre ogni<br />

probabilità di previsione nonché<br />

azione, l’inarrestabilità di un universo<br />

che l’uomo, attraverso la propria<br />

tecnologia, reputava aver domato<br />

nonché legittimato a poter essere<br />

interamente sfruttato. Eppure<br />

proprio tali situazioni sventrano<br />

tutta la fiducia, tutta l’arroganza,<br />

tutte le certezze assodate dalla<br />

rivoluzione industriale verso<br />

il futuro. Allora noi, figli <strong>del</strong>la<br />

modernità, persisteremo a<br />

percorrere la strada impostaci<br />

dalla nostra civiltà industriale-<br />

tecnologica, ignorando i pericoli<br />

in essa contenuti? A trascurare le<br />

conseguenze di questo immane<br />

sfruttamento, necessitante<br />

un consumo altrettanto<br />

massiccio? A moltiplicare<br />

esponenzialmente il bisogno di<br />

produrre senza calcolare i limiti<br />

materiali <strong>del</strong> nostro pianeta<br />

né considerare la miseria<br />

sparpagliata da questo sistema?<br />

Anche sulla base di tale futile<br />

considerazione, esaminiamo<br />

se l’unica via percorribile sia<br />

rappresentata dalla scissione<br />

<strong>del</strong>l’atomo, l’incremento forzato<br />

<strong>del</strong>la produzione di energia (e<br />

di qualsivoglia altra merce) oppure<br />

affrontare qualche strada alternativa<br />

a questo nostro sistema produttivo<br />

contemporaneo.<br />

Come Frankenstein volse lo sguardo<br />

verso la propria creatura, notando<br />

non forse maggior orrore di quanto<br />

orgoglio, noi potremmo arrivare ad<br />

osservare il nostro creato tecnologico,<br />

il cui epifenomeno la centrale nucleare,<br />

e “sperimentare” il medesimo disgusto;<br />

noi, novelli Prometei.<br />

Fonti: Corriere <strong>del</strong>la Sera.it; Repubblica.it; Tg<br />

la7; La Stampa.it; Tg3


Un romanzo si aprirebbe allo stesso modo. Nella notte<br />

urla, lampi e raffiche di spari, quando un momento prima<br />

c’era solo silenzio. Silenzio di paura, di complotto, il<br />

silenzio <strong>del</strong>la guerra. Una guerra civile che si è impossessata<br />

con una rapidità impressionante <strong>del</strong>la Libia, come un veleno che<br />

corrode il corpo dall’interno, lo conduce tanto più velocemente<br />

alla morte quanto il cuore batte per resistere.<br />

Tutto è cominciato con la ribellione <strong>del</strong> popolo contro Gheddafi,<br />

poco tempo dopo l’insurrezione d’Egitto. Ai telegiornali si<br />

vedono persone col volto sanguinante, uomini e donne che<br />

impugnano armi e, a sovrastare le loro urla, le parole dei<br />

giornalisti inviati mentre, alle loro spalle, dalle auto mezze<br />

distrutte sventolano bandiere con le strisce rosse, nere, verdi.<br />

Le bandiere <strong>del</strong>la rivoluzione, che richiamano il periodo in<br />

cui italiani e libici convivevano nella stessa terra, prima che<br />

anche i morti venissero dissotterrati e quarant’anni di dittatura<br />

scivolassero nel tempo.<br />

La storia viene tracciata dai personaggi che vi prendono parte e,<br />

anche in questa, ve ne sono altri oltre al protagonista, il popolo<br />

libico. Mentre la posizione italiana rimane incerta, la Francia e la<br />

Gran Bretagna sorvolano il territorio, abbattendo qualsiasi aereo<br />

che decolli, e gli Stati Uniti hanno già lanciato i missili contro<br />

i punti strategici, utilizzando le cosiddette “bombe intelligenti”<br />

che, però, tanto intelligenti non sono, se ci si trovasse dalla<br />

parte sbagliata <strong>del</strong>l’ordigno.<br />

A questo punto potremmo aspettarci che l’elenco sia finito, ma<br />

non è così. Esistono altri interpreti in questa vicenda, i cui spari<br />

sono silenziosi, i cui cadaveri giacciono tra le mosche senza<br />

che nessuno li noti. Sono spettatori e attori nello stesso attimo,<br />

gli abitanti di Paesi come il Ciad, l’Eritrea, il Gibuti, la Ruanda<br />

e la Mauritania... tutti in Africa, ma nessuno in cui gli eserciti<br />

europei o americani siano intervenuti in modo tanto decisivo<br />

e subitaneo. Viene da chiedersi il perché e la risposta che ne<br />

deriva è, inevitabilmente, il petrolio.<br />

L’oro nero, lo sappiamo, è di vitale importanza; una specie di<br />

droga per chi, come noi, non ne riesce a trovare neanche una<br />

goccia sottoterra. È indispensabile mantenerne il controllo. È<br />

indispensabile dimenticare qualche distesa di sabbia e sangue<br />

per ottenerlo. È la logica <strong>del</strong> guadagno e <strong>del</strong>l’economia,<br />

sbagliata ma, si sa, necessaria.<br />

Sembra quasi sciocco farvi riferimento, ma nel film “Blood<br />

diamond – Diamanti di sangue”, di Edward Zwick, un vecchio<br />

nativo di un villaggio <strong>del</strong>la Sierra Leone, unico sopravvissuto<br />

tra cumuli di cadaveri e fumo di incendi, esclama: “Tutto questo<br />

succede per i diamanti. Tutto sommato è meglio: pensate se<br />

avessero trovato il petrolio!”<br />

Distruzione, oblio. È questo ciò in cui vivono. Sono popoli<br />

dimenticati, cui noi non possiamo rivolgere, per ora, nient’altro<br />

se non un pensiero. Persone che dovranno attendere chissà<br />

quanto altro tempo, subire chissà quante altre morti per essere<br />

degnate di uno sguardo dai nostri governi, aspettando una<br />

nuova storia, solo perché sono nate in un Paese senza risorse,<br />

che deve ancora cominciare ad essere scritta.<br />

Fonti: petrolio.blogsfere.it<br />

Anna Lyda Di Giacomo, IV C<br />

Storia di una Libia<br />

dall’oro nero<br />

L interesse economico che<br />

muove gli eserciti<br />

Alessandro De Vita IV B<br />

Michael Crichton e il libro<br />

incompiuto<br />

La questione de “L’isola dei pirati”<br />

Ho letto da poco “L’isola dei pirati”, il cui autore, Michael Crichton,<br />

è stato uno dei più noti e (secondo me) più abili romanzieri<br />

<strong>del</strong> XX secolo: i suoi libri, tra i quali spiccano “Jurassic Park”,<br />

“Timeline” o “Sfera”, hanno venduto più di 150 milioni di copie in<br />

tutto il mondo. La sua opera, nonostante sia basata principalmente<br />

su ucronìe, è contraddistinta da una scrupolosa cura per i dettagli,<br />

unita ad un ottimo dominio <strong>del</strong> linguaggio: lo stile è chiaro e diretto,<br />

senza essere freddo, e rappresenta vividamente diverse situazioni<br />

(tanto che Crichton è stato anche paragonato ad uno sceneggiatore).<br />

Tuttavia, “L’isola dei pirati” risalta come una mosca bianca rispetto<br />

agli altri libri. Prima di tutto è stato pubblicato postumo: infatti fu<br />

trovato nel computer di Crichton dopo che Crichton stesso morì<br />

improvvisamente nel 2008. Inoltre, si nota una virata sia di genere,<br />

dato che è un romanzo storico, sia soprattutto di stile. Il secondo<br />

motivo porta ad un’analisi più interessante: in che modo la modalità<br />

espressiva di Crichton è cambiata?<br />

L’elemento che salta all’occhio fin dalle prime pagine è il cosiddetto<br />

“As you know, Bob…”, chiamato con il termine più tecnico e specifico<br />

di Infodump: lo scrittore, nel tentativo di dare informazioni ai lettori, le<br />

raggruppa in un unico paragrafo, necessario sì per la comprensione<br />

<strong>del</strong>la storia, tuttavia non amalgamato in essa. Questo può avvenire<br />

anche nei dialoghi, che appaiono in tal modo infarciti di elementi che<br />

gli interlocutori conoscono già (appunto, As you know, Bob…). È ciò<br />

che si trova ne “L’isola dei pirati”: infatti l’azione è spesso interrotta<br />

da più o meno lunghi infodump storici (background di personaggi,<br />

racconti di avvenimenti ecc.), cosa che nella buona narrativa<br />

non dovrebbe mai accadere.<br />

Il sito ufficiale di Michael Crichton, in corrispondenza <strong>del</strong>la pagina<br />

dedicata a “L’isola dei pirati”, scrive che questo libro «is Michael<br />

Crichton at his best: a rollicking adventure tale pulsing with relentless<br />

action, crackling atmosphere, and heart-pounding suspense». Non<br />

sono d’accordo con nessuna di queste affermazioni proprio a causa<br />

<strong>del</strong> difetto stilistico di cui<br />

ho parlato, che spezza la tensione nei momenti sbagliati.<br />

Come ha fatto un autore così grande e capace a cadere in un errore<br />

così grossolano? La mia ipotesi è che non vi è affatto caduto; più<br />

probabilmente non aveva ancora finito di lavorare sulla forma. Forse<br />

il suo metodo di lavoro comportava la fusione <strong>del</strong>le note storiche<br />

con l’intreccio vero e proprio solo in un secondo tempo. In questo<br />

caso, per lui la morte è giunta nel momento meno indicato per<br />

un romanziere, cioè in corso d’opera. Purtroppo hanno avuto la<br />

malaugurata idea di pubblicare comunque il libro e, a questo punto,<br />

è lecito concedersi un pensiero maligno: gli agenti di Crichton, pur<br />

essendosi forse resi conto che il lavoro non era ancora concluso,<br />

hanno deciso di presentarlo ugualmente al pubblico.<br />

Le opere di Crichton sono tra i romanzi più coinvolgenti che io<br />

abbia mai letto, ma “L’isola dei pirati” lascia un sapore amaro al<br />

termine <strong>del</strong>la lettura, dovuto a questo ostacolo alla scorrevolezza<br />

e all’uniformità complessiva <strong>del</strong> libro. Se tuttavia si ipotizza<br />

che il lavoro non fosse ancora concluso, tale imperfezione è<br />

assolutamente comprensibile.<br />

FONTI:<br />

Per l’infodump: http://en.wikipedia.org/wiki/Exposition_(literary_technique)<br />

Per il sito di Crichton: http://www.crichton-official.com/books-piratelatitudes-us.html<br />

9


Romeo, classe ’94, attualmente residente a Londra, ha<br />

vissuto quindici anni in Nuova Zelanda.<br />

Un’intervista per scoprire la vita di uno studente<br />

dall altra parte <strong>del</strong> globo<br />

La Nuova Zelanda, ex<br />

colonia inglese <strong>del</strong>l’Oceania<br />

posta nell’oceano Pacifico<br />

meridionale, conta 4.396.000<br />

abitanti. La capitale è Wellington e la<br />

città più popolosa è, Auckland.Con i<br />

suoi pascoli sconfinati e la sua natura<br />

incontaminata resta un paese sviluppato<br />

che si colloca molto in alto nel confronto<br />

internazionale. Le sue città sono da<br />

sempre classificate come le più vivibili<br />

al mondo.<br />

Com’è vivere in Nuova Zelanda?<br />

E’ molto diversa da Milano perché là è<br />

tutto lontano, Auckland per esempio è<br />

una città molto sparsa, è considerata<br />

città anche la zona residenziale dove<br />

ci sono case, tutte villette con grandi<br />

spazi verdi in mezzo; il centro è più o<br />

meno come Milano: palazzi ovunque,<br />

denso. C’è una torre enorme, la famosa<br />

Sky Tower da cui si può vedere tutta<br />

Auckland dalla cima. Le spiagge sono<br />

10<br />

A cura di Elena Domenichini, III B<br />

Nuova Zelanda: lo stivale al contrario<br />

molto vicine a casa nostra, si può<br />

camminare lungo Long Bay, nuotare,<br />

fare surf...In inverno fa freddo come<br />

qua in Italia e quindi non si fa il bagno.<br />

Io l’ho fatto una volta però, me ne son<br />

pentito. Là la patente la si può prendere<br />

a quindici anni, e se guidi la macchina<br />

puoi guidare anche il motorino. Una<br />

cosa molto diversa dall’Italiaè che<br />

in Nuova Zelanda se c’è il semaforo<br />

rosso si fermano, qua in Italia davanti<br />

a un semaforo rosso: “mm, ok si,<br />

parliamone”.<br />

La rendono famosa come un paese<br />

emblema <strong>del</strong>lo sport estremo...<br />

Si è vero, c’è il “bungee jumping”:<br />

saltano dal ponte con la corda elastica<br />

ai piedi, ma spendono un sacco<br />

di tempo in avvertenze, misure di<br />

sicurezza, raccomandazioni...così non<br />

è più divertente. Fanno anche il salto<br />

col paracadute, io l’ho fatto, era molto<br />

divertente, ma lo fanno in tutto il mondo.<br />

Alcuni miei amici hanno anche provato<br />

lo Zorbing: ti mettono in un enorme<br />

palla di gomma gonfiabile, ti attacchi a<br />

quattro maniglie e ti fanno rotolare giù<br />

dalla collina, una mia amica poverina ha<br />

colpito un sasso e la palla siè messa a<br />

rimbalzare, abbiamo dovuto fermarla.<br />

Come si mangia in Nuova Zelanda? Ci<br />

sono piatti tipici?<br />

Beh si ci sono dei cibi Maori (la<br />

popolazione nativa neozelandese)<br />

come la patata dolce...Ma non c’è<br />

praticamente nulla di autentico perchè la<br />

Nuova Zelanda è un’ex colonia inglese:<br />

si parla inglese e si mangia inglese,è<br />

molto anglosassone, quindi patate,<br />

hamburger, fish&chips...Il mangiare fa<br />

un po’ pena. A colazione dei “mattoncini<br />

di grano”.<br />

Ma voi comunque essendo Italiani...<br />

Si, mia mammaè napoletana, a casa<br />

mangiamo sempre Italiano. Una volta<br />

ho invitato un po’ di amici a cucinare<br />

una pasta al pesto a casa mia e ha<br />

avuto un successo grandioso.<br />

E’ stato tanto difficile imparare l’inglese<br />

quando sei arrivato in Nuova Zelanda?<br />

Avevo un anno, è un po’ difficile da dire.<br />

Però siccome la mamma aveva da fare<br />

o i miei fratelli erano a scuola e papà<br />

lavorava mi mettevo davanti alla tv e<br />

praticamente ho imparato il mio inglese<br />

guardandola. Ora non ho problemi a<br />

parlare né in italiano né in inglese, a<br />

casa abbiamo sempre parlato italiano.<br />

La giornata tipo di uno studente<br />

neozelandese.<br />

E’ un po’ diverso che in Italia, anche<br />

al liceo stiamo a scuola fino alle 15. In<br />

genere arriviamo a scuola verso le 8<br />

e ci fermiamo a chiacchierare o a fare<br />

gli ultimi compiti prima <strong>del</strong>l’inizio <strong>del</strong>le<br />

lezioni alle 8 e 45. Abbiamo una pausa<br />

di circa 20 minuti dopo la prima ora in


cui il maestro segna le presenze e ci<br />

fermiamo a parlare con gli insegnanti,<br />

poi abbiamo due ore di 45 minuti e un<br />

secondo intervallo sempre di 20 minuti<br />

in cui mangiamo una piccola merenda<br />

per avere un po’ di energie, dopodichè<br />

ci sono altre due ore e poi il pranzo,che<br />

consiste in un pasto in scatola o un<br />

panino, giochiamo un po’ con la palla,<br />

chiacchieriamo, suoniamo la chitarra.<br />

Dopo il pranzo, che finisce alle due,<br />

abbiamo le ultime due ore sempre di 45<br />

minuti fino alla fine <strong>del</strong>la scuola alle<br />

15.15. Le vacanze non sono come<br />

in Italia: invece di avere tre mesi di<br />

vacanze estive abbiamo qualche volta<br />

un giorno e alla fine di ogni trimestre<br />

due settimane.<br />

Che tipo di materie studi?<br />

Ci sono molte materie come<br />

falegnameria, elettronica...<br />

Onestamente là tante scuole invece<br />

che creare la nuova classe dirigente<br />

tendono a creare workers, operai,<br />

solo che non lo ammettono. Le quattro<br />

materie obbligatorie sono inglese,<br />

matematica, scienze, e una seconda<br />

lingua come lo spagnolo, poi ho potuto<br />

scegliere io altre due materie. Essendo<br />

io appassionato di teatro ho scelto<br />

drama e storia. Studio in generale circa<br />

due ore al giorno. In Nuova Zelanda<br />

non bocciano, se vai proprio male ti<br />

mandano a fare lavori di costruzione.<br />

Che sport praticate?<br />

A scuola promuovono il rugby e il<br />

cricket. Il cricket è lo sport più noioso<br />

<strong>del</strong> mondo, rugby è abbastanza bello<br />

ma è molto violento, è come il footbal<br />

americano ma senza l’armatura. Gli<br />

AllBlaks sono la squadra di rugby più<br />

famosa.<br />

Cosa fate il sabato sera?<br />

Dipende, ci organizziamo con gli amici,<br />

qualsiasi cosa come andare al cinema,<br />

andare in spiaggia...Gli stessi vostri<br />

interessi: suonare uno strumento,<br />

guardare la tv, giocare ai videogiochi...<br />

Di discoteche ce ne sono meno che<br />

in Italia, comunque quando abbiamo<br />

voglia ci andiamo tutti insieme.<br />

Com’è festeggiare il Natale in estate?<br />

Facciamo un Natale caldo, tutti qui!<br />

Abbiamo l’albero, gli ornamenti...<br />

Avete qualche negozio clou in cui vanno<br />

tutti? Abercrombie...?<br />

Onestamente no, non c’è. Ci sono<br />

Abercrombie o negozi<br />

<strong>del</strong> genere ma la gente<br />

se ne frega, i ragazzi<br />

neozelandesi in genere<br />

vestono con scarpe rotte,<br />

calzini neri alla caviglia,<br />

pantaloni corti corti e<br />

una canottiera, il più<br />

<strong>del</strong>le volte sporca, e una<br />

cappello di lana, tutto<br />

questo sia in estate che<br />

in inverno. Le ragazze si<br />

vestono abbastanza da<br />

maschiaccio, magliette<br />

con scritte e pantaloncini.<br />

Come sono le ragazze in<br />

Nuova Zelanda?<br />

Devo essere onesto?<br />

Dipende, certe sono<br />

anche piuttosto belle ma<br />

certe possono fermare<br />

proiettili: il proiettile si<br />

ferma, dice “Ma che<br />

cavolo sto facendo?!”<br />

e torna indietro.<br />

Nonostante questo più o<br />

meno tutte le ragazze se<br />

la tirano un po’, ci sono<br />

anche le cheerleader<br />

anche se non ne capisco il senso,<br />

penso che servano soltanto a distrarre<br />

la squadra avversaria.<br />

E’ più bella l’Italia o la Nuova Zelanda?<br />

Italia, senza dubbio. In Nuova<br />

Zelanda ci saranno pure mare, natura<br />

incontaminata e paesaggi, ma è come<br />

una grande palude, l’umidità è alle stelle<br />

e le ragazze italiane diventerebbero<br />

pazze con i loro capelli.<br />

Sfata il mito che in Nuova Zelanda ci<br />

sono animali pericolosi.<br />

No! Quella è l’Australia! Niente!<br />

Neanche uno! L’animale più pericoloso<br />

probabilmente è un pappagallo verde,<br />

grasso, che non vola e che prova a<br />

far sesso con la tua testa! Non sto<br />

scherzando, si chiama Kakapo, cercalo<br />

su internet.<br />

La politica? Pessima come la nostra?<br />

Ultimamente. Prima c’era una donna,<br />

Helen Clark che era molto saggia, un<br />

piccolo Obama. Però adesso è salito<br />

al potere uno molto di destra che vuole<br />

buttare fuori gli immigrati e che pensa<br />

più a i ricchi che a tutti gli altri.<br />

Che religioni ci sono?<br />

Cristiani Protestanti, e Testimoni di<br />

Geova che suonano al citofono per farti<br />

convertire. Ma ho adottato un metodo<br />

per mandarli via: apro loro indossando<br />

uno di quei cappelli ebrei.<br />

Facci un saluto tipico!<br />

Hello? Un semplice ciao! Niente<br />

di specifico. Quando baciavo sulle<br />

guance i miei parenti e i miei amici<br />

mi guardavano come uno strano: i<br />

ragazzi non si baciano sulle guance per<br />

salutarsi e nemmeno le ragazze, sono<br />

piuttosto omofobi in Nuova Zelanda,<br />

anche xenofobi, molto riservati.<br />

Sul sito studenti.liceobeccaria.<br />

it/<strong>2011</strong>/05/09/vivere-in-nuova-zelanda<br />

trovate l’intervista video completa.<br />

11


Ennio d’Amico, IV E<br />

Il meglio <strong>del</strong> Fai-da-te<br />

Stanchi <strong>del</strong>la solita vita e <strong>del</strong>le solite attività di ogni giorno? Terrorizzati dalle guerre che avvengono in tutto il<br />

mondo, o semplicemente dai giocatori <strong>del</strong>la nazionale italiana di rugby? Sempre desiderato conquistare la<br />

Jacuzia a Risiko, ma non ci siete mai riusciti? Bene, oggi, con questo progetto di Bricolage rivoluzionario, vi<br />

proponiamo la soluzione! Abbandonate gli affanni, e gioite <strong>del</strong>la soluzione a tutti i problemi! Costruitevi una<br />

comoda bomba atomica, e fate crepare d'invidia i vicini vantandovene al bar!<br />

Materiali necessari:<br />

• 110 kg di plutonio-239 1<br />

• Preferibilmente un contenitore di piombo 2<br />

• Un contenitore esterno metallico (una buca <strong>del</strong>la posta)<br />

• circa 20 kg di TNT (trinitrotoluene)<br />

• un radiocomando per aeromo<strong>del</strong>li e un detonatore 3<br />

• Colla vinilica<br />

• Vernice acrilica (facoltativo)<br />

Costruzione:<br />

• Sistemate il plutonio in due semisfere cave, distanti circa 4 cm.<br />

• Assicurate il tutto con <strong>del</strong>la colla vinilica.<br />

• Avvolgete il TNT intorno alle semisfere di cui sopra.<br />

• Il TNT è di colore grigio. Se non lo gradite, potete sempre colorarlo con la vernice acrilica di cui sopra.<br />

• Racchiudete la struttura nel contenitore precedentemente preparato. 4<br />

• Fissate il detonatore internamente alla struttura.<br />

• Nascondete adesso il tutto dai bambini e dai vicini di casa. 5<br />

• Complimenti! Adesso avete anche voi un ordigno nucleare! Lo potete utilizzare, oltre che per spettacoli<br />

pirotecnici, per la difesa nazionale o per festeggiare la vittoria nel derby!<br />

Cogliamo l'occasione per ricordare che il plutonio, specialmente puro e<br />

raffinato è leggermente pericoloso, lavatevi perciò accuratamente le mani con<br />

sapone e acqua calda dopo averlo maneggiato.<br />

Tenere fuori dalla portata dei bambini.<br />

1 Non fate affidamento sulle vendite per corrispondenza o tramite internet di residuati bellici sovietici, sono solo scarti<br />

il meglio l'ha già comprato Saddam.<br />

Rapinare una centrale nucleare non è raccomandato perché la scomparsa di grandi quantità di plutonio tende ad<br />

innervosire gli ingegneri <strong>del</strong>la centrale.<br />

E' preferibile contattare l'organizzazione terroristica locale.<br />

2 Se non disponibile, utilizzare una lattina di vernice svuotata o un contenitore metallico affine<br />

3 Questi detonatori possono essere acquistati al supermercato al reparto elettricità.<br />

È consigliato l'uso dei "Blast-O-Mactic" perché venduti con vuoto a perdere.<br />

4 È consigliabile fissare il tutto con abbondante colla vinilica, al fine di evitare detonazioni accidentali dovute alle<br />

vibrazioni. Non volete che il vostro capolavoro esploda prima di averlo mostrato ai vicini, no?<br />

5 Il garage non è raccomandato a causa <strong>del</strong>l'alta umidità e <strong>del</strong>la forte escursione termica.<br />

Gli ordigni nucleari rischiano di esplodere spontaneamente in queste condizioni instabili.<br />

Quindi tutto sommato nascondere la bomba in salotto o sotto il lavandino in cucina sarà l'ideale.<br />

12


Arcimboldo a Palazzo Reale<br />

Inaugurata il 10 febbraio <strong>2011</strong>,<br />

l’esibizione di talune opere di spicco<br />

<strong>del</strong>l’Arcimboldo, allestita a Palazzo<br />

Reale, percorre sezioni fondamentali<br />

<strong>del</strong>la vita biografica ma soprattutto<br />

artistica <strong>del</strong> pittore. Esordendo da alcuni<br />

schizzi mo<strong>del</strong>lati sul filone conclusivo<br />

di Leonardo, incentrato sull’uomo e<br />

sulla natura, la mostra illustra quanto<br />

l’artista lombardo avrebbe da qui tratto<br />

numerosi spunti per dirigersi verso<br />

un’arte mobile; secondo una definizione<br />

di Barthes “il progetto stesso <strong>del</strong> pittore<br />

impone al lettore l'obbligo di allontanarsi<br />

e di avvicinarsi, confermandogli al<br />

tempo stesso che non perderà alcun<br />

senso in questo movimento”. Attraverso<br />

celebri tele quali “Le stagioni”, la<br />

Greta Mucci, V H<br />

Film: Rango<br />

Regia: Gore Verbinski<br />

Paese: USA<br />

Data di uscita: 11 marzo <strong>2011</strong><br />

Genere: Animazione<br />

Cast: Johnny Depp, Isla Fisher, Bill<br />

Nighy, Abigail Breslin<br />

Rango è un camaleonte molto<br />

particolare, nasconde infatti una<br />

vocazione da attore. Vissuto in un<br />

terrario si trova improvvisamente<br />

costretto ad attraversare il deserto<br />

<strong>del</strong> Mojave in Messico. Arrivato alla<br />

cittadina di Dirt dopo un primo momento<br />

di spaesamento l'attore che c'è in lui<br />

prende il sopravvento e Rango dichiara<br />

di essere l'eroe che risolverà il problema<br />

<strong>del</strong>la mancanza d'acqua nella città.<br />

Dopo alcuni episodi che dimostrano<br />

il suo spirito eroico viene nominato<br />

sceriffo non senza destare qualche<br />

perplessità tra gli abitanti. Riuscirà il<br />

camaleonte a dimostrare di non essere<br />

solo "chiacchiere e distintivo"?<br />

Gore Verbinski esordisce al cinema in<br />

Sebastiano Corli, III B<br />

rappresentazione dei quattro elementi<br />

<strong>del</strong>la cosmologia aristotelica, il<br />

“Vertunno”, le teste reversibili, si<br />

arriverà a tracciare una linea diretta<br />

connettente il precedentemente citato<br />

Leonardo da Vinci (arte rinascimentale)<br />

sino alle nature morte <strong>del</strong> Caravaggio<br />

(arte seicentesca).<br />

La mostra, personalmente, è parsa<br />

ben organizzata e allestita, le opere<br />

di determinato rilievo e piuttosto<br />

coerenti all’artista trattato; gli schizzi,<br />

appartenenti ad altri pittori, sono stati<br />

disposti in maniera tale da introdurre<br />

il quadro storico nonché lo stile ed i<br />

soggetti di Arcimboldo, senza alcun fine<br />

speculativo.<br />

un film d'animazione animal-western<br />

con un protagonista creato su misura per<br />

Jhonny Depp. Il personaggio di Rango<br />

è assolutamente atipico e particolare.<br />

Il film presenta una prima parte forse<br />

un po' più divertente e movientata<br />

<strong>del</strong>la seconda ma nel complesso la<br />

trama scorre velocemente. Fare un<br />

film d'animazione western è stata una<br />

trovata geniale e, pur essendo la vicenda<br />

ambientata in un luogo immaginario<br />

con animali <strong>del</strong> tutto bizzarri, "Rango"<br />

vuole lanciare comunque un messaggio<br />

al mondo di oggi. E' un film divertente<br />

e soprattutto non per bambini, che<br />

sicuramente non lo capirebbero. E'<br />

consigliato a tutti coloro che vogliono<br />

cambiare un po' genere.<br />

13


C’era una volta un bambino,<br />

aveva sette anni e si<br />

chiamava Joshua. Abitava<br />

in una casetta piuttosto<br />

piccola, ma con un piccolo giardinetto<br />

sul retro. Joshua passava lì la<br />

maggior parte <strong>del</strong> tempo, giocando<br />

con il suo formicaio. Era situato<br />

vicino alla staccionata che divideva<br />

il suo giardino da quello <strong>del</strong> vicino,<br />

era piuttosto piccolo, ma Joshua<br />

si divertiva parecchio. Aveva dato<br />

un nome a tutte le formichine che<br />

incessantemente andavano avanti e<br />

indietro, portando sulla gobba piccoli<br />

chicchi. C’era quella più veloce che<br />

si chiamava Miranda, poi quella più<br />

forte, nominata Kala, e poi c’erano<br />

14<br />

anche quelle più deboluccie, Frances,<br />

Loris e Stephany. Adesso non dirò<br />

tutti i loro nomi, ma sappiate che<br />

erano parecchie, Joshua le contava<br />

ogni giorno, erano circa un centinaio,<br />

e quando qualcuna moriva, lui se<br />

lo annotava nella mente. Quando<br />

pioveva ne morivano parecchie, e<br />

Joshua si dispiaceva moltissimo,<br />

piangeva e avrebbe voluto fare un<br />

funerale per ognuna, ma erano<br />

troppe. Eppure anche se le perdite<br />

erano tante, le formichine rimanenti<br />

non smettevano mai di lavorare,<br />

andare a prendere il cibo, vivere.<br />

Così passarono tre lunghi anni, e<br />

al suo decimo compleanno Joshua<br />

scoprì che le attività <strong>del</strong> formicaio<br />

Sarah Ortenzio, IV D<br />

lo annoiavano. Decise quindi di<br />

estirpare tutte le formiche. Prima<br />

cercò di annegarle con la pompa<br />

<strong>del</strong>l’acqua, ma erano troppe, più di<br />

duecentocinquanta, e allora si mise<br />

a pestarle con i piedi, ma riuscivano<br />

sempre a salvarsi in qualche fessura<br />

<strong>del</strong> terreno e <strong>del</strong>le sue suole. A quel<br />

punto, infastidito e frustrato, decise di<br />

bruciarle tutte. Così prese l’accendino<br />

di suo padre e un po’ di legna dal<br />

camino <strong>del</strong> soggiorno e appiccò un<br />

piccolo falò proprio sul formicaio.<br />

Felice, notò che tutte le formiche<br />

venivano arse vive.<br />

Ma il fuoco si propagò sulla staccionata<br />

di legno. Joshua spaventato corse<br />

a prendere la pompa <strong>del</strong>l’acqua,<br />

ma intanto le fiamme già lambivano<br />

il capannone degli attrezzi, e si<br />

avvicinavano pericolosamente alla<br />

casetta. Joshua aprì la pompa<br />

<strong>del</strong>l’acqua, ma le fiamme la<br />

sovrastarono. In pochi minuti si<br />

ritrovò completamente circondato dal<br />

fuoco, un calore insopportabile che gli<br />

premeva sul volto e la casa in fiamme.<br />

Piangeva, disperato, e quando sentì<br />

il fuoco bruciargli i pantaloni capì che<br />

sarebbe morto anche lui, con le sue<br />

formiche, con la sua casa. Così fu.<br />

Oggi nessuno si ricorda di Miranda,<br />

di Frances, Loris e Stephany, e<br />

nessuno sa chi sia Joshua. E’ stato<br />

solo un piccolo incendio, tutto è stato<br />

dimenticato.


Il vento inizia a sbuffare forte e rumorosamente. Il cielo comincia ad incupirsi. Le nuvole s'intristiscono,<br />

oppresse da un dolore che non riescono a sopportare. E cominciano a piangere.<br />

Gocce leggerissime cominciano a barcollare nell'aria, un po' timide e impaurite, e si posano piano<br />

sulle case, sui marciapiedi, sui capelli, sugli ombrelli, sui prati, sui vetri.<br />

Si appoggiano in silenzio sugli oggetti e sulle persone come un bacio leggero sulla guancia; scivolano<br />

timorose lasciando una debole scia <strong>del</strong> proprio passaggio, come a desiderare di non essere<br />

ricordate.<br />

Cadono e si dissolvono nel terreno come il vento nella nebbia.<br />

Il cielo è attraversato da squarci di luce improvvisi, lampi che abbagliano le nubi come un flash che<br />

acceca gli occhi. Le nuvole si addensano, si stringono l'una all'altra per sostenersi a vicenda: la loro<br />

sofferenza cresce e s'intorbidisce.<br />

Gocce pesanti e veloci ruzzolano giù e si scagliano oblique sui vestiti, sulla pelle, sui fiori che si<br />

afflosciano su se stessi, sui parabrezza <strong>del</strong>le auto che attivano i tergicristalli, sulle strade che diventano<br />

scivolose, sul terreno che si disseta.<br />

Corrono veloci sulle pareti, frenetiche e ansiose di raggiungere il pavimento; si attardano sul viso e<br />

rigano le guance come di pianto; si aggrappano ai tessuti nella speranza di lasciare impronte di sé,<br />

di imprimersi sugli abiti come un sigillo.<br />

Si appendono ai fili d'erba e lì stanno in equilibrio, tentando di non cadere per non essere assorbite<br />

dalla terra vorace; ma il turbinio furioso <strong>del</strong> vento le lancia giù, su un altro filo d'erba o nel profondo<br />

abisso nero <strong>del</strong>la terra bagnata.<br />

Le nuvole diventano nere, come se il vento avesse lanciato loro addosso una manciata di fuliggine.<br />

Si agitano, fremono e si mischiano le une alle altre come alla ricerca di qualcosa che hanno perso.<br />

Sono frastornate dalle<br />

grida di rabbia <strong>del</strong> cielo,<br />

che inizia a tuonare violentemente<br />

e scuote le<br />

stelle che cominciano a<br />

far capolino sulle spalle<br />

<strong>del</strong>le nubi.<br />

L'ultimo grido <strong>del</strong> cielo<br />

è per l'aborto di pioggia<br />

che spazza via le<br />

nuvole e la loro disperazione.<br />

La notte cala dolcemente<br />

sulla terra e si<br />

accuccia sui prati che,<br />

come l'etere disseminato<br />

di stelle, sono punteggiati<br />

da bianchi fiori<br />

tremanti.<br />

Temporale<br />

15


L’impaginatrice <strong>del</strong> giornalino si sta per maturare<br />

(forse! ndr.), e sta cercando un sostituto.<br />

Chiunque voglia essere iniziato ai segreti <strong>del</strong>la<br />

grafica può chiedere in V H ad Elisa Brambilla.<br />

Non è richiesto alcun talento naturale né abilità,<br />

solo un po’ di voglia di sbattersi.


“Il segreto <strong>del</strong>la bellezza consiste<br />

nell'essere interessante;<br />

nessun tipo di bellezza può essere attraente<br />

senza essere interessante.”<br />

Dior

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