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Rivista l'Arbitro 2/2012 - Associazione Italiana Arbitri

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Il presidente dell’Aiac: “Gli arbitri fischiano<br />

meno per dare più spettacolo; aiutiamoli”<br />

Il saggio monito<br />

di Renzo Ulivieri<br />

“Rispettiamoci,<br />

siamo sulla stessa sponda”<br />

di Paolo Vilardi<br />

Tra arbitri e allenatori si va d’accordo,<br />

ma fino alla domenica! Io oggi do buoni<br />

consigli, ma son partito dalla condizione<br />

di peccatore!”. Con estemporaneità<br />

e schiettezza Renzo Ulivieri, presidente<br />

dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Italiana</strong> Allenatori di<br />

Calcio, dice la sua sul rapporto tra queste<br />

due grandi componenti del calcio italiano.<br />

Invitato a intervenire sulla <strong>Rivista</strong><br />

dell’Aia non si tira indietro a elargire validi<br />

suggerimenti per perseguire l’obiettivo<br />

comune: rendere lo sport più bello del<br />

mondo ancora più spettacolare.<br />

A parte l’intelligente ironia il settantunenne<br />

ex tecnico di squadre come Napoli,<br />

Bologna e Torino dimostra di apprezzare<br />

molto l’impegno degli arbitri in campo,<br />

che li definisce capaci in prima persona<br />

di rendere il gioco più dinamico, “con il<br />

coraggio di fischiare di meno rispetto a<br />

un tempo, seppur rischiando di alzare i<br />

toni agonistici”.<br />

“Il rapporto tra terna arbitrale e allenatori<br />

– aggiunge – dovrebbe essere serio<br />

e fondato sul rispetto reciproco, poiché<br />

entrambi siamo sulla stessa sponda, ma<br />

poi durante la partita ci si lascia andare<br />

8 n. 2/<strong>2012</strong><br />

a comportamenti non consoni”. Quindi il<br />

consiglio che ritiene più valido: “Per migliorare<br />

c’è una sola soluzione. Gli allenatori<br />

devono parlare di tecnica e di tattica,<br />

senza commentare le decisioni arbitrali.<br />

Alle domande dei giornalisti su eventuali<br />

episodi dubbi dovrebbero rispondere: è<br />

tutta roba che non mi riguarda!”.<br />

Presidente, quanto può incidere<br />

un allenatore sul rapporto arbitri –<br />

calciatori?<br />

“Molto. Dovrebbe partire proprio da noi<br />

questo cambiamento. Ma purtroppo, in<br />

un discorso generale, il nostro popolo<br />

tende a comportarsi a volte in maniera<br />

perlomeno discutibile con chi è preposto<br />

a dare giudizi e prendere decisioni”.<br />

Cosa ne pena dell’uso della tecnologia<br />

in campo?<br />

“Personalmente sono tradizionalista. A<br />

me piace il calcio “antico”, che esclude<br />

ogni forma di tecnologia e dove l’errore<br />

dell’arbitro è fisiologico al gioco, così<br />

come l’errore del calciatore. In un’ottica<br />

futuristica potrei essere d’accordo sui<br />

sensori ai pali per valutare se la palla abbia<br />

varcato o meno la linea di porta, ma<br />

possiamo mai immaginare di interrompere<br />

le partite per rivedere i casi da fuorigioco?<br />

Ne farei molto volentieri a meno;<br />

mi darebbe solo alla noia! Non riuscirei<br />

mai a vedere il calcio in questa dimensione,<br />

un calcio che si ferma”.<br />

Il gioco moderno è più veloce rispetto a<br />

un tempo; il tasso agonistico è elevato<br />

e la gente sugli spalti e i telespettatori<br />

si divertono di più. Per Renzo Ulivieri il<br />

merito di ciò è anche delle giacchette<br />

nere (e colorate!): “Spesso i direttori di<br />

gara rischiano che qualcosa non vada<br />

per il verso giusto pur di lasciar correre<br />

di più per dare fluidità al gioco. Eppure<br />

un arbitro che non rischia e interrompe<br />

più spesso potrebbe fare bella figura e<br />

prendere un buon voto, ma ciò abbassa<br />

lo spettacolo. Che continuino allora a rischiare<br />

e chi ci sta attorno li aiuti, tenendo<br />

la bocca chiusa!”.<br />

Come giudica nel complesso la classe<br />

arbitrale negli ultimi anni?<br />

“Positivamente. C’è una massa di forze<br />

nuove e giovani che si sta affermando. I<br />

direttori di gara di oggi hanno accentuato<br />

il senso di squadra”.

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