Lacco Ameno e l'isola d'Ischia - Gli anni - La Rassegna d'Ischia
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A Ischia, come in quasi tutta l’Italia meridionale, occupata dagli alleati, “il passaggio<br />
dal fascismo alla democrazia, importata dagli anglo-americani” avvenne senza<br />
traumi. Le popolazioni rimasero “pressoché estranee al grandioso processo di<br />
rinnovamento che “stava” sconvolgendo l’Europa”. Lo Stato continuò ad essere<br />
rappresentato dalla monarchia, così com’era sempre avvenuto nel passato e come<br />
dimostrarono i risultati del referendum istituzionale del 2 giugno 1946. Stranamente,<br />
però, a <strong><strong>La</strong>cco</strong> <strong>Ameno</strong>, la lista che si presentava per le comunali con il simbolo<br />
DC fu battuta. Non perché al paese non ci fossero “pinzochere” né “monacelle”,<br />
su cui Benedetto Croce ironizzò nel commentare “con una amarezza non priva di<br />
acrimonia la prima uscita in forze delle masse cattoliche”, ma perché l’altra lista<br />
era capeggiata da un giovane, il prof. Vincenzo Mennella, che seppe forse suscitare<br />
più simpatie fra la popolazione o perché s’intravide che fosse la sua la vera lista<br />
democristiana. Si tentÒ di speculare sulla sua giovane età e su una supposta inesperienza,<br />
ma il giovane sindaco seppe bene imporsi e riuscì a tenere in mano un<br />
consiglio che non sempre gli era d’aiuto e che spesso giudicava, come una parte<br />
della popolazione, la sua opera “fiacca e disinteressata ai problemi locali”. Il sindaco<br />
controribatteva, a volte anche con versi di Orazio. Sorridiamo immaginando<br />
l’attonita e forse sbigottita espressione dei volti dei consiglieri e del popolo, allora<br />
sempre numeroso e rumoroso nelle adunanze consiliari, quando nella seduta del 12<br />
ottobre 1947, risonarono i versi latini: “Haud mihi dure non hodie si exclusus fuero,<br />
desistam: tempora quaeram .... Nihil sine magno vita labore dedit mortalibus”.<br />
Ad ogni modo, l’amministrazione, insediata il 15 novembre 1946, dovette affrontare<br />
problemi che richiedevano urgenti soluzioni e seppe anche impostare un programma<br />
a lungo termine per lo sviluppo turistico del paese. Si diede la precedenza<br />
ai lavori pubblici nel tentativo di ridurre in parte la disoccupazione operaia: tratto<br />
via Casamonte, via Montevico, via S. Rocco, strada S. Restituta, San Montano, via<br />
IV Novembre ...... , determinando a mano a mano, con maggior rigore i turni di<br />
lavoro e riuscendo anche ad ottenere una specie di accordo salariale tra agricoltori<br />
e braccianti, la cui condizione era una vera piaga. Si rifecero le cisterne rionali<br />
collegandole al mare per il rifornimento diretto da navi cisterne. L’acquedotto del<br />
“Pisciariello”, l’unica sorgente d’acqua potabile, richiese lavori non indifferenti.<br />
Nell’estate del 1947, infatti, l’acqua zampillava calda e piena di vermiciattoli mettendo<br />
in serio pericolo la salute pubblica. Erano per lo più lavori di intendenza, per<br />
sopravvivere, ed alcuni problemi dovevano essere risolti alla men peggio, come,<br />
per esempio, quello della refezione scolastica per i bimbi più poveri che vide gli<br />
amministratori nell’aula consiliare, per mancanza di locali adatti, “impegnati a far<br />
pacchetti e a pesare razioni”.<br />
Passando, poi, dal periodo delle “distribuzioni” a quello della programmazione,<br />
gli amministratori seppero battersi per il prolungamento del pontile e per il mante-<br />
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