La storiografia del Settecento e dell'Ottocento sulla questione ...
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<strong>La</strong> <strong>storiografia</strong> <strong>del</strong> <strong>Settecento</strong> e <strong>del</strong>l’Ottocento <strong>sulla</strong> <strong>questione</strong> colombiana<br />
Il viaggio in Vidua è spesso associato alla figura di Cristoforo Colombo, che incarna anche il suo<br />
sogno di viaggiatore: l’America. Viaggio e Nuovo Mondo sono rappresentati esemplarmente dal<br />
grande Ammiraglio. Mi pare indicativa per comprendere quanto ho scritto, una lettera di Vidua a<br />
Cesare Balbo <strong>del</strong> 5 aprile 1818, dove si spiegano le ragioni <strong>del</strong>la mancata pubblicazione <strong>del</strong> libro<br />
Dello stato <strong>del</strong>le cognizioni in Italia (nel quale tra le altre cose si accenna a Colombo) 51 , e dove si<br />
trova la confidenza <strong>del</strong> “segreto”, ben celato da Vidua a familiari e amici, cioè l’intenzione di fare un<br />
grande viaggio verso l’America.<br />
Mi chiederai come andò a non stamparlo? Dopo averlo ricorretto lo mostrai in sul finir <strong>del</strong> 1816<br />
all’abate Biamonti, il quale fece varie critiche, qualche lode, e finì con raccomandarmi di lasciarlo<br />
dormire per 3 mesi, poi ripigliarlo, ricorreggerlo e farne lo stile più Toscano. Io invece di 3 lo<br />
lasciai dormire 12 mesi. Stetti tutto il 1817 senza guardarlo, anzi stetti fuor di Piemonte e lasciai<br />
il manoscritto in Piemonte. Poi tornando voleva accingermi a riemendarlo, aveva intrapreso la<br />
lettura di tutto Andres e tutto Tiraboschi per ricorreggere il capitolo <strong>del</strong> sommario <strong>del</strong>le ricchezze<br />
e povertà letterarie d’Italia... Ma ecco che sopraggiunge Colombo, e il manoscritto ricade<br />
nell’oblio 52 .<br />
Carlo Vidua ritrovò nel tourbillon <strong>del</strong>la sua esistenza il suo daimon, il “demone” che ciascuno<br />
di noi riceve come compagno prima <strong>del</strong>la nascita. Questo destino si chiamò viaggio. Il destino di Carlo<br />
Vidua si trovò, per troppo tempo, in una barca presa dai gorghi e dalla mancanza di senso di una vita<br />
consumata nel «carcere natio». Il viaggio servì a Vidua per restituire la percezione di un destino da<br />
compiere al proprio spirito. Il senso <strong>del</strong>la propria vocazione fu lo scoprirsi viaggiatore. E tutto questo<br />
era già presente in lui prima di scoprire il piacere <strong>del</strong> viaggio. Il leggere la vita di Carlo Vidua a ritroso<br />
ci permette di vedere come certe ossessioni precoci siano state l’abbozzo di comportamenti futuri.<br />
C’è un episodio <strong>del</strong>la sua infanzia tramandato dal suo amico e biografo Cesare Balbo, che racconta<br />
un quasi presagio quando scrive:<br />
che avendo udito parlar degli antipodi, ei fu trovato poco appresso a zappare nel giardino per<br />
andarli, diceva egli, a trovare 53 .<br />
In una lettera inedita scritta a Cesare Balbo si legge questo sonetto assai espressivo:<br />
Poiché la navicella mia si parte<br />
dal porto amico, ormai la balzan l’onde<br />
in luoghi ignoti, in questa e in quella parte<br />
nelle oscure <strong>del</strong> mar vie profonde.<br />
Frangonsi i remi, le vele, le sartie<br />
spinta e sbattuta a lungi dalle sponde,<br />
la man di Palinuro stesso e l’arte<br />
tal non saria a impedir, ch’ella s’affonde.<br />
Che se, di Cesare, al turbo è in balia<br />
<strong>La</strong> nave retta pur da braccio forte<br />
E da cui lungi stanno ozio e pazzia<br />
<strong>La</strong> mia in cui virtù e ragion sono morte<br />
Ch’una man regge timorosa o ria<br />
Come infra i flutti eviterà la Morte? 54<br />
51 Cfr. C. VIDUA, Dello stato <strong>del</strong>le cognizioni in Italia, cit., p. 7.<br />
52 Cfr. Lettere <strong>del</strong> conte Carlo Vidua pubblicate da Cesare Balbo, Tomo I, Torino 1834, p. 310.<br />
53 Cfr. C. BALBO, Vita di Carlo Vidua, cit., p. VI.<br />
54 Cfr. BAV, Fondo Patetta, Lettera di Carlo Vidua a Cesare Balbo, Conzano 5 settembre 1806.<br />
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