La storiografia del Settecento e dell'Ottocento sulla questione ...
La storiografia del Settecento e dell'Ottocento sulla questione ...
La storiografia del Settecento e dell'Ottocento sulla questione ...
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Roberto Coaloa<br />
Carlo Vidua stava cercando il contatto con altre civiltà, il riconoscimento <strong>del</strong>l’altro individuo,<br />
per lasciare una traccia in<strong>del</strong>ebile nella coscienza dei suoi concittadini, ma non trovando un osservatore<br />
adeguato, un interlocutore che lo aiutasse a sviluppare le sue ricerche, e purtroppo non lo fu il padre,<br />
rischiò sempre una grande dispersione. A quarantacinque anni il suo desiderio era di terminare il suo<br />
grande viaggio attorno al mondo, tornare in Europa o in Italia, e forse, se la situazione politica lo<br />
permetteva anche in quel detestato “carcere natio” che era il Regno di Sardegna, per riuscire a scrivere,<br />
in modo da lasciare una traccia in<strong>del</strong>ebile <strong>del</strong> suo passaggio in questo mondo.<br />
L’esperienza <strong>del</strong> viaggio avrebbe dovuto concretizzarsi in un’opera che giustificasse la sua<br />
perenne ricerca, ma ciò non avvenne. Addirittura, per altri scritti dimostrò estremo disinteresse nel<br />
pubblicarli, affidandoli semplicemente al suo amico d’Azeglio; inoltre, consapevole <strong>del</strong>l’imminenza<br />
<strong>del</strong>la morte, perentoriamente ordinò di bruciare tutte le sue carte. Conscio <strong>del</strong>la sua difficoltà<br />
rielaborativa in sede di scrittura, nello stesso modo in cui rimandava il “dorato” matrimonio, rimandava<br />
la stesura dei suoi scritti anteponendo ad essa, come limite estremo ed eroico, il compimento <strong>del</strong> giro<br />
<strong>del</strong> mondo. In questo modo il cerchio si chiuse, quando affermò che avrebbe scritto nel momento in<br />
cui si sarebbe sposato. Troviamo questi pensieri in una lettera che Vidua scrisse a Roberto d’Azeglio<br />
da Bordeaux, il 29 maggio 1827, dopo il viaggio americano. Vidua espone, all’amico torinese,<br />
l’interesse per la pubblicazione di un’opera sui suoi viaggi, confidandogli dubbi e timori:<br />
Ho materiali molti. – Ho raccolto, comprato tutto ciò che ho trovato <strong>sulla</strong> statistica, geografia,<br />
politica, religione, letteratura, stabilimenti pubblici, ecc. tanto negli Stati-Uniti, come nel Canadà<br />
e nel Messico. – Ho materiali, e mi gira pel capo pur anche una storia <strong>del</strong>la Rivoluzione <strong>del</strong><br />
Messico. – Parlai con gente d’ogni partito, visitai campi di battaglia coi generali che vi avevano<br />
comandato, scrissi quantità di conversazioni interessantissime, che ebbi occasion di tenere co’ capi<br />
degl’insorgenti e con capi de’ realisti. – Ma per tutto questo ci vorrebbe tempo, tranquillità, ritiro<br />
e compagnia, e in questo inclino al parer tuo, compagnia di una donna, che assorbendo a sé<br />
l’affetto, non lo lasciasse più divagare. Hai ragione, che è tempo di stabilirsi 55 .<br />
L’incapacità a tratti riconosciuta di non sapere, e quindi non potere scrivere un’opera<br />
“immortale”, stante anche la sua continua insicurezza nella scelta <strong>del</strong>l’argomento, è il meccanismo<br />
psicologico che mette in moto quella incessante fuga in avanti moltiplicata all’infinito.<br />
Tanto era forte il desiderio di affermarsi che il suo opposto diventa fatalità che porta alla morte.<br />
<strong>La</strong> volontà di rinuncia richiede oscurità, con il proprio mistero, con le sue ombre, nello spegnere ogni<br />
luce: cancellare la minima traccia <strong>del</strong> nostro passaggio, il minimo ricordo <strong>del</strong> nostro respiro 56 .<br />
Carlo Vidua non è riuscito a completare la sua opera, ma ha lasciato una grande traccia <strong>del</strong>la sua<br />
preziosa vita.<br />
3. Gian Francesco Galeani Napione e Cesare Balbo <strong>sulla</strong> <strong>questione</strong> colombiana<br />
Cesare Balbo era stato allievo di Napione, che era anche suo suocero (Balbo, nel 1836, sposò in<br />
seconde nozze la figlia <strong>del</strong> conte di Cocconato), ed era amico di Carlo Vidua. Non stupisce, quindi, il<br />
suo interesse per Colombo. Come abbiamo visto, Vidua radunò gli scritti di De Giovanni, che a loro<br />
volta passarono a Napione.<br />
55 Cfr. Lettere <strong>del</strong> Conte Carlo Vidua pubblicate da Cesare Balbo, Tomo III, Torino 1834, p. 272.<br />
56 Ricorda l’ultimo compagno di viaggio <strong>del</strong> conte di Conzano: «Je dois consigner ici une observation importante que<br />
ma mémoire me rappelle. Il avait déclaré que s’il venait à mourir inopinément, il désirait que rien de lui ne fût publié,<br />
parce que personne autre que lui ne pourrait tirer de ses notes un parti qui pût les rendre dignes du monde savant». (Cfr.<br />
J.H. DE BONDYCK-BASTIAANSE, cit., p. 190).<br />
642