Quattro “nuovi” vitigni per la viticoltura veneta Four new winegrape ...

Q U ATTRO “NUOVI” VITIGNI PER LA V I T I C O LT U R A
VENETA
Severina CANCELLIER1 , Aldo COLETTI2 , Matteo COLETTI2 , Stefano SOLIGO2 , Enzo
MICHELET3 1 CRA-Istituto Sperimentale per la Viticoltura, Conegliano, Via Casoni 13/A, 31058 Susegana T V, I.
severina.cancellier@entecra.it
2 Centro Regionale per la Viticoltura, l’Enologia e la Grappa, Veneto Agricoltura, Via Zamboni,
31015 Conegliano TV, I.
3 Laboratorio di Enologia Enzo Michelet, Via Zamboni, 31015 Conegliano TV, I.
Parole chiave: vecchio vitigno, vini, antociani, analisi sensoriale.
Key words: old wine grape cultivar, wines, anthocyan, sensory analysis, Veneto.
1. INTRODUZIONE
In diverse epoche storiche vi sono accenni alla tipologia dei vitigni coltivati in
Veneto, ma bisogna aspettare l’Unità d’Italia per avere un vero censimento nel territorio
regionale grazie al dettagliato lavoro svolto dalle Commissioni Ampelografiche
Provinciali. Ma proprio in quel periodo arrivano dal Nuovo Mondo le malattie (oidio
e peronospora) e la fillossera, che cambieranno la tradizionale viticoltura, stravolgendo
anche la piattaforma ampelografica.
La vera ricostituzione della viticoltura regionale iniziò dopo le devastazioni d e l l a
prima guerra mondiale per merito della Scuola Enologica prima e successivamente della
Stazione Sperimentale di Viticoltura e di Enologia di Conegliano.
I risultati delle loro sperimentazioni hanno posto le basi per l’attuale piattaforma
ampelografica; in alcune aree si sono mantenuti i vitigni tradizionali ancora base di
prestigiose denominazioni (‘Garganega’, ‘Corvine’, ‘Prosecco’); in altre i vecchi vitigni
sono stati sostituiti da altri provenienti da areali diversi, portando alla loro progressiva
scomparsa.
Un lavoro di recupero per i vecchi vitigni del Veneto iniziò nel 1981 ad opera del
C.R.A. - Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano, coordinatore per la vite,
a livello nazionale, di un progetto varato dal CNR sulla salvaguardia delle risorse
genetiche delle specie legnose. A seguito di tali lavori, alcuni vecchi vitigni di particolare
interesse sono stati iscritti al “Registro Nazionale delle Varietà di Vite” (tab. 1).
Il diffondersi nel territorio veneto del fitoplasma della Flavescenza Dorata della
vite, determinando l’estirpo di numerosi vecchi vigneti, principale serbatoio dei vecchi
vitigni, ha reso ancora più attuale il problema dell’erosione genetica e urgente la
n e c e s s i t à di intervenire recuperando quanto ancora possibile.
QUAD. VITIC. ENOL. UNIV. TORINO, 29, 2007

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La Regione Veneto aumentò quindi il proprio impegno, anche in ottemperanza agli
obblighi derivanti dall’adesione dell’Italia alla Convenzione di Rio de Janeiro (1992),
finanziando, sin dal 1997, un programma di intervento pluriennale per la moltiplicazione
di materiale vegetativo non contaminato dal fitoplasma. Nel programma rientra il
“Recupero, conservazione e successiva moltiplicazione del patrimonio viticolo regionale,
in particolare per le cultivar e i biotipi in via di estinzione” (L.R. 6/97), attività integrata
da altri programmi e leggi ad hoc (L.R. n. 32/99, L.R. n. 40/03, Programma Regionale
“Biodiversità”, Programma Nazionale “Biodiversità”). Tale attività è stata affidata
all’Azienda Regionale Veneto Agricoltura che ha costituito un gruppo di lavoro con il
C.R.A.- Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano.
Negli anni di lavoro sono stati reperiti e messi a dimora in campi-collezione presso
l’Istituto Sperimentale per la Viticoltura e Veneto Agricoltura, circa 360 diversi biotipi.
Altri campi collezione, distribuiti in vari siti regionali, contengono vitigni di interesse
locale o provinciale (tab. 2 ).
Nel 2000, Veneto Agricoltura ha costituito a Conegliano un Centro di microvinificazione,
che, sin dalla sua costituzione, vinifica le uve di vecchi vitigni coltivati nel Ve n e t o ,
n e l l ’ a m b i t o dei vari progetti per la difesa della “biodiversità” regionale.
2. MATERIALI E METODI
2.1. Reperimento biotipi
S. CANCELLIER, A. COLETTI, M. COLETTI, S. SOLIGO, E. MICHELET
Tab. 1 - Vitigni iscritti al Registro Nazionale delle Varietà.
Varietà Decreto iscrizione Area di coltivazione
Boschera b. D.M. 30.10.1992 Treviso (DOC Colli Conegliano: Torchiato di Fregona)
Corvinone n. D.M.17.07.1993 Verona
Dindarella n. D.M. 23.07.1987 Verona
Forsellina n. D.M. 23.07.1987 Verona
Marzemina bianca b. D.M. 24.11.1994 Padova, Vicenza, Venezia, Treviso
Oseleta n. D.M. 6.11.2001 Verona
Pedevenda b. D.M. 3.03.1995 Vicenza (DOC Breganze)
Perera b. D.M. 24.11.1994 Treviso (DOC Conegliano-Valdobbiadene)
Prosecco lungo b. D.M. 6.12.2000 Treviso
Nelle aree marginali si possono rinvenire dei vigneti formati da un miscuglio di

QUATTRO “NUOVI” VITIGNI PER LA VITICOLTURA VENETA 7
Tab. 2 - Campi di raccolta vecchi vitigni veneti.
Azienda Varietà Anno impianto
Istituto Sperimentale Viticoltura - Spresiano (TV) tutte le reperite dal 1999
Sasse Rami -Veneto Agricoltura - Ceregnano (RO) tutte le reperite dal 1999
Segattini - Pastrengo (VR) varietà veronesi 1975
Amm.ne Prov. le Verona - S. Floriano (VR) varietà veronesi
ed altre nere interessanti 1996 - 2002
Nicolin - Lonigo (VI) varietà dei Berici 1984
Bedin - Brendola (VI) varietà dei Berici 1989
Istituto Parolini - Bassano (VI) varietà locali 1996
Ente Parco - Monte Gemola (PD) varietà padovane 1983
Filò delle vigne - Baone (PD) varietà padovane 1986
Il Serraglio - Boccon di Vo’ (PD) varietà padovane 1996
Dominio di Bagnoli - Bagnoli (PD) varietà padovane 1996
Collalto - Susegana (TV) Corbina 2003 - 2004
Ruggeri - Montebelluna (TV) varietà a bacca nera 2003
Consorzio Vit. Polesani - Canaro (RO) Turchetta 2003
Stecca – Costa di Rovigo (RO) Turchetta 2003
Monteforche - Vo’ (PD) varietà a bacca nera 2004
Cà Lustra – Faedo (PD) varietà a bacca nera 2005
Colmagro –Tezze di Piave (TV) Turchetta 2005
varietà autorizzate e vitigni oramai non più coltivati. Questi vigneti, di solito vecchi e
disetanei, costituiscono da sempre la riserva per il recupero delle varietà e dei biotipi.
È evidente che l’identificazione dei vitigni necessita una profonda conoscenza del
t e r r i t o r i o e dei documenti che, negli anni, hanno riportato le indicazioni delle varietà
coltivate nel Veneto.
2.2. Caratterizzazione delle accessioni
- ampelografica: viene compilata utilizzando sia la scheda tradizionale che quella
predisposta dall’O.I.V. (O rganisation Internationale de la Vigne et du Vi n) nel 1983

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S. CANCELLIER, A. COLETTI, M. COLETTI, S. SOLIGO, E. MICHELET
Fig. 1 - Aree di riperimento e vecchi vitigni oggetto di verifica viticola ed enologica.
ed è corredata dalla documentazione fotografica di germoglio, foglia, grappolo, acini
e vinaccioli; con indagini biometriche computerizzate dei parametri caratterizzanti la
forma della foglia (Leaf-CRA – ISV) viene ricostruita la “foglia tipo” varietale;
- isoenzimatica: mediante l’analisi dei sistemi isoenzimatici Glucose Phosphate
Isomerase (GPI); Phosphogluco Mutase (PGM);
- molecolare: sui vitigni maggiormente interessanti si esegue l’analisi del DNA su
11 loci microsatellite (SSR), per stabilire o verificare il loro profilo molecolare e quindi
l’identità varietale;
- analisi metaboliti secondari: vengono determinati il profilo aromatico e per quelli
a bacca nera il profilo antocianico.
2 . 3 . Conservazione dei vitigni
I vitigni recuperati vengono conservati presso alcune aziende private e presso campi
collezione. Nei campi collezione, che vengono continuamente aggiornati, si trovano
4 viti per ogni “accessione”; in aziende private esistono sia i vecchi ceppi originari
sia piccoli vigneti, con sistemi di allevamento moderni, in diverse località del Veneto.

QUATTRO “NUOVI” VITIGNI PER LA VITICOLTURA VENETA 9
2.4. Valutazione dei vitigni
2.4.1.Valutazione viticola.
Vengono rilevate epoche fenologiche, produzioni per ceppo, dimensioni di
g r a p p o li ed acini e composizione del mosto, durante la fase di maturazione ed alla
raccolta, determinando i parametri tradizionali e, nelle uve nere, il contenuto in
a n t o c i a n i e polifenoli. Del vitigno si osserva anche il comportamento colturale con
particolare riguardo alla fertilità delle gemme basali ed alla sensibilità alle malattie
crittogamiche.
2.4.2.Valutazione enologica.
Per le microvinificazioni in una prima fase si sono impiegate le metodologie
e n o l o g i c h e normalmente utilizzate per i vitigni a bacca nera e bianca. S u c c e s s i v a m e n t e
la metodologia è stata “personalizzata” a seconda delle caratteristiche e delle problematiche
riscontrate nei diversi vitigni.
Sui mosti sono stati rilevati i parametri analitici tradizionali (zuccheri riduttori, pH,
acidità titolabile, acido tartarico e acido malico).
Per la frazione polifenolica si sono valutati:
• polifenoli totali pH 1,0, che rappresentano i polifenoli determinati in condizioni di
estrazione intensa;
• polifenoli totali pH 3,2, che rappresentano i polifenoli estratti in condizioni che si
avvicinano a quelle di una tradizionale macerazione sulle bucce;
• antociani pH 1,0, che rappresentano gli antociani determinati in condizioni di
estrazione intensa;
• antociani pH 3,2, che rappresentano gli antociani estratti in condizioni che si
a v v i c i n a n o a quelle di una tradizionale macerazione sulle bucce;
• EA%, indice della maturità cellulare degli antociani; a bassi valori corrispondono
cellule fragili che rilasciano facilmente i polifenoli.
Sono state quindi misurate le assorbanze a:
• 320 nm, come indice del contenuto in acidi idrossicinnamiltartarici;
• 420 nm, come indice del contenuto in coloranti gialli (tannini condensati e antociani
in forma di calconi);
• 520 nm, come indice del contenuto in coloranti rossi (antociani in forma di catione
flavilio);
• 620 nm, come indice del contenuto in coloranti blu-violetto (antociani in base
c h i n o n i c a e polimeri tra antociani e tannini).
Per i vini è stato definito anche il profilo descrittivo semantico, dal panel del
Centro, con la definizione dei descrittori quantitativi che hanno consentito di determinare
i profili dei vini e le valutazioni qualitative attraverso l’elaborazione dell’i n d i c e
e d o n i c o, quale sintesi dei valori dei parametri qualitativi. Questo indice permette di
stabilire il livello di qualità attribuito dal panel al vino assaggiato.

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Attraverso un’analisi statistica tra l’indice edonico e i valori attribuiti ai descrittori
quantitativi si sono avute, mediante il coefficiente di correlazione lineare, ottime
indicazioni su quali caratteristiche correggere per migliorare il gradimento dei prodotti
e quindi le tecniche enologiche da sperimentare.
I risultati del lavoro di reperimento e valutazione hanno permesso al CRA-Istituto
sperimentale per la Viticoltura di presentare la domanda di iscrizione al Registro Nazionale
delle Varietà di Vite per cinque vecchi vitigni a bacca nera (‘Corbina’, ‘Recantina’,
‘ Turchetta’, ‘Marzemina grossa’ e ‘Cavrara’) ed uno a bacca bianca (‘Grapariol’).
3. ALCUNI VITIGNI INTERESSANTI
3.1. Corbina
S. CANCELLIER, A. COLETTI, M. COLETTI, S. SOLIGO, E. MICHELET
3.1.1. Un po’ di storia.
In passato le ‘Corbine’ erano molto diffuse in Veneto e Friuli. Nel Seicento sappiamo
dall’Agostinetti che “li Padoani misciano l’uva corbina con la groppella e così fa
buon composto e resta perfettionata l’opera” (Agostinetti, 1679). Nel Settecento il
v i c e n t i n o Acanti inneggia al “ p u ro soave e duro vecchio Corbino, poiché gli è un
vino arc i o t t i m i s s i m o fra i dolciamari, cui non v’ha pari” (Acanti, 1754). Agli inizi
dell’800 l’Acerbi descrive la ‘Corbina’ di Breganze segnalando che “il vino di questa
uva è molto colorito, buono al palato, e si cangia difficilmente in aceto. Essa è buona
da m a n g i a re, ha la corteccia molto dura, e si conserva nel verno. Dà un abbondante
p ro d o t t o quasi in tutti gli anni, ed ama i terreni leggieri” (Acerbi, 1825).
Esistevano probabilmente diversi tipi di ‘Corbine’, tanto che nel 1868 nell’elenco
delle uve esposte alla pubblica mostra del 21-26 settembre pubblicato dal Comizio
Agrario di Vicenza, ne troviamo elencate ben nove: ‘Corbina’, ‘Corbinella’ o ‘Pelosa’
o ‘Pelosetta’, ‘Corbinella di Camino’, ‘Corbinella Padovana’, ‘Corbinella piccola’,
‘Corbinona’, ‘Corbinone di Timonchio’, ‘Corbina dolce’ o ‘Marzemina di Spagna’,
‘Corbina della Madonna’.
L’importanza delle ‘Corbine’ viene evidenziata verso la fine del 1800 dai lavori
delle diverse Commissioni Ampelografiche: le varie ‘Corbina’, ‘Corbinella’,
‘Corbinona’ vengono segnalate in tutte le province venete ad eccezione di Belluno.
Infatti nel IV volume del Bollettino Ampelografico (1884-87) si legge:
“Veneto. La corvia nera o refosco è indicata a Udine. La Corvara a Vicenza.
La corbina è indicata a Vicenza, Padova; la Corbinella a Verona, la crovaja a Vicenza.
Il corbinone a Verona. Qualche rassomiglianza può forse ravvisarsi del croà con la
corbina di Verona.
Vini di corbina e crovino vennero presentati nel 1865 all’Esposizione di Torino, a
Ferrara nel 1875, a Vicenza nel 1876, a Verona nel 1876, alla fiera di Gianduja a
Torino nel 1877.

QUATTRO “NUOVI” VITIGNI PER LA VITICOLTURA VENETA 11
Sicchè è a dirsi che la corbina o crovino è fra le uve migliori e più import a n t i
del Veneto, che qui è la loro stazione, e che qui deve farsene studio” (Cancellier,
Giacobbi, 2004).
In questa elencazione si intravede la confusione tra ‘Corvine’ e ‘Corbine’; nel
Veronese, sia pur in zone diverse, venivano coltivate sia le ‘Corvine’ che le ‘Corbine’;
le prime nelle attuali zone di produzione del Bardolino e del Valpolicella, le seconde
nella pianura di Minerbe (Legnago), dove producevano un vino “molto carico di colore
e di tannino, così abbisogna almeno di 3 anni per maturare… però, se ben fatto, da
solo e invecchiato diviene eccellente”.
Nel 1925 Marzotto distingue nettamente le Corbine dalle Corvine:
“Sotto il nome di Corbina, Corbera, Corbinona e Corbinella, esistono nelle province
di Vicenza, Padova e di Treviso parecchie varietà di viti” e “la confusione” non “si
limitava alle sole varietà di Corbine propriamente dette, ad acini sferici o subovali, ma
vi erano coinvolti i tipi ben distinti delle Corvine Veronesi, ad acini ovali-ellittici… che
il confondere le une con le altre, facendo queste sinonimo di quelle, costituiva un erro re
madornale”. Recenti osservazioni ampelografiche supportate dai risultati delle analisi
molecolari, hanno nettamente confermato la distanza genetica esistente tra la
‘Corbina’ e le ‘Corvine’ (‘Corvina’ e ‘Corvinone’).
Marzotto così classifica le Corbine coltivate:
• Corbine “propriamente dette”, comprendenti Corbina bassanese, Corbina comune
a picciuol rosso, Corbina comune a foglia frastagliata, Corbina conica a picciuolo
rosso, Corbina vecchia detta di monte, Corbinaccia padovana, Corbinella;
• Corbinone a grappoli molto grandi e ad acini grossi, sferici o subovali, con la
Corbinona gambugliana o Gambujana e la Corbinona ramificata.
I vini che si ottenevano da questi vitigni avevano “molto corpo e materia colorante”
ed il Marzotto suggerisce di adottare metodologie di vinificazione, quali ad esempio
“il diraspamento ed il taglio con uve bianche, all’atto della fermentazione, conforme
agli usi della Toscana” per avere “un tipo di vino da pasto più fino ed abboccato e
minor intensità di colore, da renderlo più accetto nel commercio” (Marzotto, 1925).
La ‘Corbina’ era molto diffusa anche in Friuli, dove era chiamata ‘Corvino’; alla
fine del 1800 era il vitigno maggiormente coltivato nella provincia di Gorizia, dove
dava “un vino molto colorato, di sapore assai aspro ed astringente” (Fruhauf, 1892).
Per eccessivo colore e ruvidezza del vino, la ‘Corbina’, chiamata anche in alcune
zone ‘Corbinella’, viene vivamente sconsigliata negli impianti post-fillosserici a favore
di ‘Merlot’, ‘Raboso veronese’ e ‘Cabernet’, per cui la sua coltivazione subisce un
b r u s c o ridimensionamento, tanto da arrivare quasi alla scomparsa.
Infatti, nella descrizione ampelografica della ‘Corbina vicentina o nostrana’
r i p o r t a t a fra i “Principali vitigni ad uva da vino coltivati in Italia”, Cosmo e Polsinelli
(1964) ricordano che questa varietà è ormai coltivata quasi esclusivamente nella
provincia di Vicenza, dove nel 1951 si erano prodotti circa 19.000 quintali di uva.
E rimarcano che “la sua coltura va però opportunamente restringendosi, dati gli scarsi

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S. CANCELLIER, A. COLETTI, M. COLETTI, S. SOLIGO, E. MICHELET
p regi qualitativi del vitigno” e del vino scrivono che si presenta “di color rosso intenso
con riflessi violacei, acidulo, un po’ tannico, abbastanza di corpo, serbevole, ma poco
armonico e grossolano, più da mezzo taglio che da pasto”.
Tocchetti nel 1978 descrive la ‘Corbinella’ come “varietà diffusa in tutta la parte
pianeggiante della provincia di Padova” da cui “si otteneva un apprezzato vino da
pasto comune, conosciuto anche nelle province limitrofe”.
Più recentemente la ‘Corbina’, con i biotipi ‘Corbinella’ e ‘Corbinona’ è stata
descritta e valutata in ambienti viticoli diversi (Costacurta, Cancellier, 1999;
Cancellier, Giacobbi, 2004; Cancellier, Michelet, 2006).
Per l’elevato contenuto polifenolico, antocianico ed acidico delle sue uve sta
s u s c i t a n d o molto interesse ed aspettative tra gli operatori vitivinicoli.
3.1.2. Caratteristiche ampelografiche.
Il germoglio della ‘Corbina’ è biancastro, cotonoso con le prime foglioline aperte
cotonose, di colore verde biancastro con sfumature ramate; le successive diventano
lanugginose e di colore verde medio. L’asse del germoglio è violaceo.
La foglia adulta è di media grandezza, pentagonale, tri-pentalobata con seno
peziolare aperto, terminante a V; denti della foglia rettilinei o convessi. Pagina superiore
di colore verde medio, mediamente bollosa, opaca; pagina inferiore lanugginosa;
p i c c i o l o di colore rossastro. In autunno le foglie si tingono di rosso carminio.
Il grappolo è medio (258-316 g), piramidale, alato, mediamente spargolo, con
peduncolo lignificato alla base. L’acino è di medie dimensioni (1,7-2,1 g), sferico;
b u c c i a di colore blu-nero, pruinosa, succo leggermente colorato.
GPI: 8; PGM: 6 (Crespan, 2004).
3.1.3. Caratteristiche ed attitudini colturali.
La ‘Corbina’ è un vitigno a germogliamento tardivo, fioritura media ed invaiatura
e maturazione medio-tardive.
È vitigno vigoroso, ma equilibrato. La produzione non è elevata se coltivata in
c o l l i n a , ma può aumentare se allevata in terreni fertili di pianura; come tanti vecchi
vitigni predilige la potatura lunga. In tutti gli ambienti comunque le uve hanno buoni
contenuti zuccherini (20-21 °Brix) ed acidi (7-8,5 g/L); molto elevato il contenuto in
polifenoli ed antociani.
La ‘Corbina’ è un vitigno rustico e poco sensibile alle malattie crittogamiche. Per
la sua resistenza ai marciumi resiste a lungo sulla pianta.
3.1.4. Caratteristiche chimiche, sensoriali ed attitudini enologiche.
Il vino ottenuto dalle uve della ‘Corbina’ presenta una buona gradazione alcolica
naturale, normalmente superiore al 12,5 % e un’acidità importante che supera i 7,00 g/L,
dovuta soprattutto all’elevato contenuto di acido tartarico. Tra i vitigni in osservazione
spicca per il maggior contenuto in polifenoli totali ed è tra le varietà più ricche di

QUATTRO “NUOVI” VITIGNI PER LA VITICOLTURA VENETA 13
antociani totali; ha inoltre un estratto netto molto elevato, spesso oltre i 35 g/L, superiore
a tutte le altre varietà prese in esame.
L’analisi del profilo antocianico evidenzia la presenza della malvidina 3-glucoside con
oltre il 30 % del totale, elevati tenori di esteri acetici e p-cumarici (Mattivi et al., 2004).
Tab. 3 - Profilo antocianico delle uve di ‘Corbina’.
Antociani Delfinidina Cianidina Petunidina Peonidina Malvidina Esteri acido Esteri acido
totali 3-glucoside 3-glucoside 3-glucoside 3-glucoside 3-glucoside acetico p - c u m a r i c o
(mg/L) (%) (%) (%) (%) (%) (%) (%)
3.429 20,23 3,97 10,91 6,96 31,23 18,01 8,69
Il vino presenta un’ottima intensità colorante e riflessi violacei, è molto profumato
soprattutto di viola, marasca e in misura leggermente minore di fragola; scarsa è la
p e r c e z i o n e di vegetale, normale quella speziata. Al gusto si presenta un po’ salato e
amaro, abbastanza astringente. Il retrolfatto è fruttato e floreale, poco vegetale ma con
note speziate.
Il futuro utilizzo enologico della ‘Corbina’, più che per la produzione di un vino in
purezza, sembra sia il concorso in uvaggi per apportare colore e struttura.
Fig. 2 - Profilo sensoriale del vino di ‘Corbina’ (sin. ‘Corbinella’).

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3.2. Marzemina grossa
S. CANCELLIER, A. COLETTI, M. COLETTI, S. SOLIGO, E. MICHELET
3.2.1. Un po’ di storia.
Di un vitigno chiamato ‘Marzemina grossa’ o ‘Marzemina bastarda’ o
‘Marzeminone’ si ha notizia fin dal ’600 ed esso doveva avere una certa diffusione nel
Trevigiano, dato che l’Agostinetti consigliava di mescolarne le uve con quelle della
‘Marzemina’ per ottenere il vino dolce tanto ricercato “che molto si confà con le
c a s t a g n e ” (Agostinetti, 1679). Un secolo dopo lo Zambenedetti nella memoria presentata
alla Accademia Agraria degli Aspiranti di Conegliano, consiglia che si piantino varietà
“delle scelte e preziose” e “delle nere la prima sia la Marzemina grossa e gentile…”
(Zoccoletto, 2001).
Anche nell’Ampelografia Generale della provincia di Treviso veniva consigliata per
la preparazione di vini dolci possibilmente “in miscela con uve di sapore pronunciato
e ricche maggiormente in alcool” (Comizio Agrario di Conegliano, 1870).
Ma le uve ‘Marzemine’ erano in passato diffuse in tutto il Veneto e probabilmente
con il nome di ‘Marzemino padovano’ anche in Trentino, e la grande diversità di tipi
di questa varietà viene dimostrata dal catalogo delle uve esposte alla pubblica mostra
vicentina del 1868, dove troviamo elencate ‘Marzemina’, ‘Marzemina bastarda’,
‘Marzemina gentile’, ‘Marzeminone’, ‘Marzemina rossa’, ‘Marzemina Groppella’,
‘Marzemina oseleta’. Il ‘Marzeminon’ o ‘Marzemin bastardo’ viene segnalato nel
1800 anche nella provincia di Verona dal Pollini (1818) e più tardi ricordato con nostalgia
in Friuli, nella zona di Latisana in provincia di Udine (Giacomini, 2004).
Ma la ‘Marzemina nera bastarda’ oggi non ha più la diffusione di un tempo, e la sua
riscoperta è avvenuta grazie al recupero effettuato dal p.a. Tocchetti che ne ha permesso
l’inserimento, con ottimi risultati viticoli ed enologici, nel programma di lavoro per la
valorizzazione dei vecchi vitigni veneti, che gli operatori vitivinicoli seguono con
molto interesse ed aspettative.
3.2.2. Caratteristiche ampelografiche.
Il germoglio è di colore verde brillante, con radi peli lunghi; le prime foglioline
aperte sono glabre, di colore verde ramato, lucide. L’asse del germoglio è semieretto,
rossastro da un lato.
La foglia adulta, di colore verde medio e lucida, ha dimensioni medio-grandi,
p e n t a g o n a l e , penta-eptalobata; il seno peziolare poco aperto ha la base a V e presenta
spesso un dente; la pagina superiore è di colore verde medio, liscia, lucida; la pagina
inferiore è glabra ed il picciolo è rossastro.
Il grappolo è molto grande (da un minimo di 350 g arriva anche a 800-900 g) e
piramidale, alato, mediamente spargolo. L’acino è grosso (3,5-4,0 g), sferico, con
b u c c i a spessa, di colore blu-nero, pruinosa. Complessivamente un’uva invitante e
molto buona anche per il consumo fresco.
GPI: 1, PGM: 4.

QUATTRO “NUOVI” VITIGNI PER LA VITICOLTURA VENETA 15
3.2.3. Caratteristiche ed attitudini colturali.
La ‘Marzemina grossa’ è un vitigno a germogliamento e maturazione abbastanza
precoci (primi di settembre); è rustico e vigoroso e predilige la potatura lunga.
La produzione per ceppo non è elevata, nonostante le grandi dimensioni dei
g r a p p o l i , data la scarsa fertilità delle gemme. Sempre elevati comunque i contenuti
zuccherini (intorno a 20 °Brix), acidi e polifenolici delle bacche.
Come per tutti i vitigni vigorosi, la sua coltivazione viene consigliata in terreni non
eccessivamente fertili; è comunque un vitigno rustico, poco sensibile alle malattie
c r i t t o g a m i c h e , soprattutto alla muffa grigia.
3.2.4. Caratteristiche chimiche, sensoriali ed attitudini enologiche.
Dalla ‘Marzemina grossa’ si ottiene un vino di buona gradazione alcolica e di
acidità contenuta, con un contenuto di polifenoli e antociani estremamente interessante
e un’intensità colorante ed un estratto netto superiori al ‘Merlot’, preso come varietà di
riferimento. La loro estrazione però, date l’elevata dimensione dell’acino, lo spessore
della buccia e l’elevata rigidità cellulare, necessita di tecniche di vinificazione appropriate.
È un vitigno adatto a produrre in purezza un vino di piacevole colorazione, promettente
anche per la macerazione carbonica. L’analisi delle componenti antocianiche evidenzia
anche in questo vitigno una forte presenza di malvidina 3-glucoside, di esteri acetici e
p-cumarici; da segnalare anche la presenza di tracce di antocianine 3,5-diglucosidi
(Mattivi et al., 2004).
Tab. 4 - Profilo antocianico delle uve di ‘Marzemina grossa’.
Antociani Delfinidina Cianidina Petunidina Peonidina Malvidina Esteri acido Esteri acido
totali 3-glucoside 3-glucoside 3-glucoside 3-glucoside 3-glucoside acetico p - c u m a r i c o
(mg/L) (%) (%) (%) (%) (%) (%) (%)
1.928 7,86 0,74 7,78 6,33 43,10 27,73 6,46
La mancanza di correlazione nella fase di maturazione tra accumulo degli zuccheri
e dei polifenoli nelle bacche della ‘Marzemina grossa’, rende necessario misurare il
parametro polifenoli totali per individuare il momento ottimale per la vendemmia.
Le uve della ‘Marzemina grossa’ sono scarsamente dotate di precursori aromatici e
presentano un profilo aromatico simile a quello del ‘Marzemino’. L’analisi dei composti
volatili non evidenzia contenuti vicini al limite legale di alcol metilico. La buona
d o t a z i o n e delle uve in azoto prontamente assimilabile permette delle fermentazioni
molto regolari determinando una quantità di alcoli superiori normale per un vino rosso.
All’analisi sensoriale il vino presenta un’ottima intensità colorante e riflessi violacei;
all’olfatto spiccano gli aromi di viola, fragola e marasca. Al gusto è leggermente più
astringente del ‘Merlot’.

16
La ‘Marzemina grossa’ ingiustamente impressiona in modo negativo l’enologo;
infatti il grappolo grande e gli acini grossi infrangono i canoni che definiscono un’uva
nera di qualità, ma dopo la vinificazione si aprono grandi ed inaspettate prospettive con
vini dalle caratteristiche superiori, che certamente potranno arricchire il nostro
p a t r i m o n i o enologico.
3.3. Recantina
S. CANCELLIER, A. COLETTI, M. COLETTI, S. SOLIGO, E. MICHELET
Fig. 3 - Profilo sensoriale del vino di ‘Marzemina grossa’
3.3.1. Un po’ di storia.
La ‘Recantina’ è coltivata da tempo remoto nella provincia di Treviso.
Nella seconda metà del Seicento viene indicata più volte dall’Agostinetti come una
delle migliori varietà del Trevigiano perchè “queste benedette uve recandine per il
gran utile che rendono poiché fanno molta quantità d’uva fa vino buono e bello” e perché
“li nostri vini re c c a rdini non hanno bisogno di concia” e si conservano senza problemi.
Ma poi prosegue ricordando che “nel nostro paese (Cimadolmo nella pianura a sinistra
del Piave, n.d.a.) per lo più si fanno vini per Venetia di una uva nera che si chiama
recandina, altri la chiamano rabosa per esser di natura forte”; l’autore quindi ci fa
ipotizzare o un’identità varietale o una confusione tra ‘Recantina’ e ‘Raboso’
(Agostinetti, 1679).

QUATTRO “NUOVI” VITIGNI PER LA VITICOLTURA VENETA 17
Distingue invece nettamente le due varietà lo Zambenedetti, che, circa un secolo
dopo, nella memoria presentata alla Accademia Agraria degli Aspiranti di Conegliano,
consiglia la ‘Recaldina’ tra le varietà da piantare sulle colline, mentre ribadisce che “la
Rabosa nemmen si conosca sui colli” (Zoccoletto, 2001).
Anche nell’Ampelografia generale della provincia di Treviso (1868) si distinguono
nettamente le varietà ‘Rabosa nostrana’, ‘Rabosa veronese’ e ‘Recaldina nera’. Per
quest’ultima varietà, che viene descritta senza però la tavola fotografica del grappolo,
si ipotizza comunque una possibile sinonimia con la ‘Friulara’ del Padovano e con la
‘Bassanese’. Nella stessa opera si riporta anche un giudizio sul vino che “si chiarifica
con facilità e scarseggia di materia colorante e riesce quasi sempre inferiore da solo”
(Comizio Agrario di Conegliano, 1870).
Nell’indagine condotta da Vianello e Carpenè, pubblicata nel 1874, la ‘Recantina’
risultava tra le uve rosse più coltivate in tre Comuni del distretto di Treviso, due nel
distretto di Asolo e due nel distretto di Castelfranco, per un totale di 28 815 hl di vino.
Gli autori riportano inoltre che nel 1869 il Recandino, proveniente da viti coltivate su
terreno calcareo-argilloso e vendemmiato il 10 di settembre, all’analisi aveva 17,50 di
zuccheri ed 8,65 di acidità totale (Vianello, Carpenè, 1874).
Lo Zava nel 1901 elenca una ‘Recandina’ ed una ‘Recoldina’ r i s p e t t i v a m e n t e
c o l t i v a t e in provincia di Treviso e di Udine. Nell’Ampélographie del 1909 è citata la
“Recaldina nera. Nom de cépage italien de Trévise” (Viala, Vermorel, 1909).
Poi il silenzio. Nel Novecento nessun ampelografo o ricerca viticola parla più di
questo vitigno, come fosse improvvisamente scomparso. Ma la ‘Recantina’ s o p r a v v i v e v a
nella memoria dei viticoltori e anche, sia pur sporadicamente, in alcuni vecchi filari o
vigneti della zona dei Colli Asolani.
Nel lavoro di ricerca abbiamo recuperato viti diverse chiamate con questo nome.
Abbiamo trovato a Fonte Alto (TV) una ‘Recantina a peccolo scuro’ e una ‘Recantina
a pecolo rosso’; ed a Castelcucco (TV) una ‘Recantina’ da noi denominata “Forner” dal
nome della azienda, per distinguerla dalle precedenti.
Le due prime ‘Recantine’, pur essendo tra loro distinguibili, presentano similitudini
ampelografiche, fenologiche ed enologiche. Nettamente diversa la ‘Recantina Forner’.
Qual è la vera ‘Recantina’? Questa varietà, che già alla fine del ‘600 si prestava ad
ambiguità, conserva nel tempo questa sua caratteristica.
Tutte e tre le ‘Recantine’ sono comunque interessanti per le caratteristiche viticole ed
enologiche e vengono attualmente piantate in vigneti sperimentali in diverse aree viticole
venete; per il momento si è chiesta l’iscrizione al Registro Nazionale delle Varietà di Vi t e
per la ‘Recantina’ coltivata nella az. Forner, la cui descrizione viene di seguito riportata.
3.3.2. Caratteristiche ampelografiche.
Il germoglio della ‘Recantina’ è cotonoso, di colore biancastro; le prime foglioline
sono aperte, cotonose, di colore biancastro-ramato; le successive sono ramate. Anche
l’asse del germoglio ed i viticci sono ramati.

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S. CANCELLIER, A. COLETTI, M. COLETTI, S. SOLIGO, E. MICHELET
La foglia adulta è di media grandezza, di forma pentagonale, penta-eptalobata; il
seno peziolare è poco aperto, con la base a V con presenza spesso di un dente; i denti
della foglia sono concavo-convessi non molto pronunciati. È di colore verde scuro,
bollosa, lucida; la pagina inferiore si presenta lanugginosa con nervature vellutate. Il
lembo è un po’ contorto ed il picciolo rossastro e setoloso. Le foglie della ‘Recantina
pecolo rosso’ e della ‘Recantina pecolo scuro’ sono ambedue di forma rotondeggiante,
di colore verde scuro, mediamente bollose, con pagina inferiore cotonosa.
Il g r a p p o l o è di medie dimensioni (210-245 g), di forma piramidale, alato,
m e d i a m e n t e spargolo, con peduncolo lignificato.
L’ acino è di media grandezza (1,6-1,9 g), sferico, uniforme, con buccia spessa, di
colore blu-nero, pruinosa, di sapore neutro.
La ‘Recantina pecolo rosso’ ha grappolo di dimensioni medio-grandi, piramidale,
mediamente compatto, con la punta che tende a rivolgersi all’insù mentre la ‘Recantina
pecolo scuro’ ha grappolo abbastanza piccolo e mediamente compatto.
La ‘Recantina “Forner”’ ha GPI: 2 e PGM: 1.
3.3.3. Caratteristiche ed attitudini colturali.
Il germogliamento si svolge in epoca medio-tardiva (le altre due ‘Recantine’ sono
più precoci); fioritura ed invaiatura sono medie e la raccolta è medio tardiva, ai primi
di ottobre (le altre due ‘Recantine’ sono a maturazione più precoce, verso la fine di
s e t t e m b r e ) .
La ‘Recantina Forner’ è un vitigno di vigoria medio-bassa e di media produzione
per pianta, a causa soprattutto delle ridotte dimensioni del grappolo. Buoni i contenuti
zuccherini (18-19 °Brix), acidi (6,7-7,5 g/L) e polifenolici delle bacche. È un vitigno
molto rustico, poco sensibile alle comuni fitopatie, particolarmente resistente a muffa
grigia e marciumi acidi.
3.3.4. Caratteristiche chimiche, sensoriali ed attitudini enologiche.
Le uve di ‘Recantina’ nella fase di maturazione evidenziano una correlazione negativa
tra zuccheri e polifenoli, in particolar modo per la frazione antocianica; per ottimizzare
la resa enologica è fondamentale quindi seguire molto attentamente l’evoluzione di
questi parametri per individuare il momento giusto per la raccolta.
Rispetto alla varietà di riferimento, il ‘Merlot’, le uve della ‘Recantina’ presentano
un’acidità titolabile più elevata, mentre i valori dei polifenoli totali potenziali sono
simili. Anche le uve di questo vitigno a maturazione presentano un’elevatissima rigidità
cellulare, per cui la strategia enologica deve privilegiare l’estrazione delle sostanze
polifenoliche contenute nella buccia.
Dall’analisi del profilo antocianico si evidenzia la presenza di malvidina 3-glucos id e
ed elevati tenori di esteri acetici e p-cumarici. Elevato è anche il contenuto di acidi
idrossicinnamici con prevalenza netta dei derivati dell’acido caffeico su quelli dell’acido
p-cumarico (Mattivi et al., 2004).

QUATTRO “NUOVI” VITIGNI PER LA VITICOLTURA VENETA 19
Dal punto di vista aromatico l’uva risulta scarsamente dotata, come quasi tutte le
vecchie varietà venete (Dalla Serra et al., 2004). Anche per questo vitigno la quantità
di alcoli superiori indica un buona dotazione delle uve in sostanze azotate facilmente
a s s i m i l a b i l i dal lievito.
Tab. 5 - Profilo antocianico delle uve di ‘Recantina’.
Antociani Delfinidina Cianidina Petunidina Peonidina Malvidina Esteri acido Esteri acido
totali 3-glucoside 3-glucoside 3-glucoside 3-glucoside 3-glucoside acetico p - c u m a r i c o
(mg/L) (%) (%) (%) (%) (%) (%) (%)
2.254 12,15 1,65 12,47 1,68 39,55 16,68 15,82
Complessivamente si può dire che il vino prodotto con uve di ‘Recantina’ ha una
buona gradazione alcolica, intorno all’11 %, accompagnata da un’acidità di 6-6,5 g/L,
un equilibrato contenuto in polifenoli e antociani, un buon estratto e un’ottima intensità
colorante.
Fig. 4 - Profilo sensoriale del vino di ‘Recantina grossa’

20
All’analisi olfattiva spiccano gli aromi di cacao, caffé e vaniglia, di piccoli frutti e
di spezie orientali. Al gusto è leggermente astringente ed acido, ma ben strutturato; un
vino piacevole ed elegante, apprezzato dai degustatori.
3.4. Turchetta
S. CANCELLIER, A. COLETTI, M. COLETTI, S. SOLIGO, E. MICHELET
3.4.1. Un po’ di storia.
Nel Bollettino ampelografico 1884-87, quarto volume, sotto il “Nome dei vitigni
che si coltivano nella provincia di Rovigo” vediamo riportata la ‘Turchetta’, presente
in 23 comuni della Provincia e la ‘Calma Turchetta‘ presente in 17 (Rubini, 1887).
Precedentemente il Pollini (1818), in un elenco in cui riporta le varietà rilevate in
provincia di Verona in quel periodo, aveva anche segnalato al numero 52 della lista la
V. Turchetta. Nella stessa provincia poi nel 1900 il Perez citava la ‘Tu r c h e t t a ’ tra le
varietà di vite coltivate nella 9 a zona della Bassa pianura veronese (Min. Agr. Foreste,
1880-83).
E nel 1847 l’agronomo Grigolato scriveva “Né si creda che nel Polesine sianvi
delle uve deboli per far solo del vino leggero o del vinello....Qui tra le scelte annoveransi
le seguenti: Refosco, Calma....Curbin, Uetto, Turchetta....”
Il Marzotto (1925) riportando quanto pubblicato dal prof. Consolani della Cattedra
ambulante di Agricoltura di Massa Superiore riferisce in sunto che “la Turchetta è una
buona varietà del Veneto, molto coltivata in altri tempi specialmente nelle pianure
padovane. Attualmente è più che altro coltivata nelle pianure veronesi e del Polesine.
Allega facilmente e dà abbastanza buoni e costanti prodotti. Ha foglia media, oblun -
ga a cinque lobi, grappolo per lo più piramidale di media grandezza, spargolo. A m a
potatura corta, resiste abbastanza alla peronospora e ad altre crittogame; non è
s o g g e t t a a marciume. Il mosto è molto colorito, ricco di zucchero e scarso di acidità.
Matura nella terza epoca, cioè a fine settembre o primi di ottobre”. E per queste sue
interessanti caratteristiche Cosmo nel 1949 scrive che la ‘Tu r c h e t t a ’ rappresenta il 5 %
delle uve coltivate nella provincia di Rovigo e la inserisce nella lista delle “varietà che
meritano di essere diffuse ed incoraggiate”. Montanari e Ceccarelli (1950) la ricordano
come componente dei vini rossi della zona di Rovigo ed asseriscono che “il vitigno, di
non secondaria importanza, è indigeno del Polesine”.
La ‘Turchetta’ è ancora sporadicamente coltivata in vecchi vigneti del Polesine, ma
per le sue interessantissime caratteristiche è stata recentemente proposta, sia pur ancora
a livello sperimentale in attesa della regolarizzazione legislativa, in altri ambienti
v i t i c o l i veneti sia di pianura sia di collina.
3.4.2. Caratteristiche ampelografiche.
Il germoglio è cotonoso, con orli carminati; il portamento è semieretto.
La foglia adulta è di medie dimensioni, di forma pentagonale con lobo centrale

QUATTRO “NUOVI” VITIGNI PER LA VITICOLTURA VENETA 21
allungato, pentalobata; la pagina inferiore è lanugginosa; il lembo di colore verde
medio è mediamente bolloso; il seno peziolare con base a V è da poco aperto a chiuso;
i seni laterali superiori aperti, con fondo a U. I denti sono corti a lati rettilinei. Il picciolo
è corto, di colore rossastro.
Il grappolo è abbastanza spargolo, di media grandezza (250-290 g), piramidale,
alato, con ali lunghe; il peduncolo è corto, di colore rossastro e parzialmente lignificato.
L’acino è di medie dimensioni (1,9-2,1 g), arrotondato, con buccia di colore blu-nero,
molto pruinosa e sottile; la polpa è molle, succosa; il succo è colorato, di sapore
z u c c h e r i n o ed acidulo insieme.
GPI: 8; PGM: 2. Questa coppia di p a t t e r n s non è presente nei vitigni già iscritti al registro.
3.4.3. Caratteristiche ed attitudini colturali.
È un vitigno che si adatta bene ai terreni argillosi di pianura tipici della sua tradizionale
area di coltivazione, purché ben drenati. La fertilità delle gemme, anche basali, è
buona, per cui la ‘Turchetta’ si adatta bene anche alla potatura corta; la produttività è
media a causa soprattutto del limitato peso del grappolo. Molto interessanti i contenuti
z u c c h e r i n i (20-21 °Brix), acidi (7-8 g/L) e soprattutto di polifenoli ed antociani.
È un vitigno molto rustico, poco sensibile alla peronospora ed alle altre crittogame
e l’uva non è soggetta a marciume.
3.4.4. Caratteristiche chimiche, sensoriali ed attitudini enologiche.
Anche le uve della ‘Turchetta’ a maturazione presentano una concentrazione di
polifenoli totali molto importante ed anche questo vitigno, dato l’indice di maturazione
cellulare superiore a 60, che indica un’elevata rigidità cellulare, necessita l’individuazione
della tecnologia migliore per la loro completa estrazione. Interessante anche l’acidità
totale che, nonostante una buona presenza di zuccheri, rimane comunque sostenuta.
L’elevato contenuto di antociani liberi la rende promettente per la produzione di
vini con colorazione notevolmente superiore alla media, da usare tal quali oppure come
integratori di colore.
L’analisi delle componenti antocianiche evidenzia come anche nella ‘Turchetta’ sia
presente la malvidina 3-glucoside; si rilevano inoltre elevati tenori degli esteri p-cumarici.
Da notare che la ‘Tu r c h e t t a ’ presenta tracce di antocianine 3,5-diglucosidi, in letteratura
passata definita tipica degli ibridi, ma che comunque non lascia tracce significative nei
vini (Mattivi et al., 2004).
Tab. 6 - Profilo antocianico delle uve di ‘Turchetta’.
Antociani Delfinidina Cianidina Petunidina Peonidina Malvidina Esteri acido Esteri acido
totali 3-glucoside 3-glucoside 3-glucoside 3-glucoside 3-glucoside acetico p - c u m a r i c o
(mg/L) (%) (%) (%) (%) (%) (%) (%)
3.302 14,53 1,81 10,76 5,95 40,12 7,75 19,06

22
Le uve della ‘Turchetta’ hanno un buon contenuto di flavonoli (circa 60 mg/kg, con
predominanza della miricetina); questi composti, poco importanti dal punto di vista
tecnologico, sembrano molto interessanti dal punto di vista salutistico per la loro
e l e v a t a bioattività.
All’analisi sensoriale il vino presenta una notevole intensità colorante; olfattivamente
ha marcati sentori di viola, marasca, con pochi profumi vegetali; al gusto è leggermente
acido e salato, con una nota giustamente amara, abbastanza astringente, con retrolfatto
fruttato, floreale e speziato.
Il vino della ‘Turchetta’ deve affrontare un lungo processo di invecchiamento prima
di potersi concedere giustamente evoluto ed armonico al palato del consumatore.
Ricordiamo che la capacità di affrontare un adeguato periodo di invecchiamento non è
caratteristica dei vitigni “convenzionalmente” coltivati nel Veneto, dato che nelle
nostre aree viticole anche dai famosi vitigni “internazionali” spesso non si ottengono i
risultati sperati.
Ringraziamenti
S. CANCELLIER, A. COLETTI, M. COLETTI, S. SOLIGO, E. MICHELET
Fig. 5 - Profilo sensoriale del vino di ‘Turchetta’.
Gli autori ringraziano per la collaborazione:
• per la parte viticola: Lorena Dalla Cia;
• per la parte enologica: Emanuele Serafin, Stefano Battistella, Enrico Battiston.

QUATTRO “NUOVI” VITIGNI PER LA VITICOLTURA VENETA 23
Riassunto
Il lavoro di recupero del germoplasma viticolo veneto, iniziato fin dalla metà del secolo
scorso, ha avuto notevole impulso negli ultimi dieci anni. Lo studio dei vitigni recuperati
dall’Istituto Sperimentale per la Viticoltura è stato inserito in progetti successivi finanziati dalla
Regione Veneto con il coordinamento di Veneto Agricoltura. A partire dal 2000, Veneto
Agricoltura – attraverso il Centro per la Viticoltura, l’Enologia e la Grappa di Conegliano –
ha finanziato un progetto che prevedeva la conservazione e la caratterizzazione dei vitigni
r e c u p e r a t i favorendo la reintroduzione in coltura di quelli che ai controlli viticoli ed enologici
avessero dato risultati interessanti. All’inizio del 2006 si è così arrivati a chiedere l’iscrizione
al Registro Nazionale delle Varietà di Vite di sei vecchi vitigni, cinque a bacca nera: ‘Cavrara’,
‘Corbina’, ‘Marzemina grossa’, ‘Recantina’ e ‘Turchetta’, e del ‘Grapariol’ a bacca bianca. Nel
presente lavoro sono brevemente presentati quattro vitigni che si pensa avranno un notevole
futuro nella vitienologia veneta.
FOUR NEW WINEGRAPE CULTIVARS FOR THE VENETIAN VITICULTURE
Abstract
The recovery and characterization of the local old grapevines germplasm has begun, in
Veneto region, around years ’70 of the past century, promoted by the CRA -Institute for the
Viticulture of Conegliano and has allowed the recovery of approximately 360 accessions,
preserved in some collection fields. The cultivars have been characterized by means of
a m p e l o g r a p h i c , ampelometric, isoenzimatic and molecular analyses and, in the case of black
grape, also by means of the anthocyanic profile. Nine cultivars have been already registered to
the Italian National Catalogues (‘Boschera’ w., ‘Corvinone’ b., ‘Dindarella’ b., ‘Forcellina’ b.,
‘Marzemina bianca’ w., ‘Oseleta’ b., ‘Pedevenda’ w., ‘Perera’ w., ‘Prosecco lungo’ w.). The
more promising cultivars have been vinified, since 2000, at the Center of Veneto Agriculture,
in Conegliano, and wines have been tasted by an appropriate panel of sensory analysis. From this
collaboration between the Institute and Veneto Agriculture, 6 interesting grapevines have been
registered in the Italian Catalogue: ‘Cavrara’ b . , ‘ C o r b i n a ’ b., ‘Grapariol’ w., ‘Marzemina grossa’
b . , ‘Recantina’ b., ‘Turchetta’ b. In this report the phenological and oenological characteristics
of four of the five black grapes were described.
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