UN RAPPORTO ANCORA DIFFICILE CON IL GRANDE PUBBLICO Naturalmente la faccenda può diventare lunga e complicata quanto basta per scrivere un paio di trattati. E allora sarebbe un altro paio di maniche. Non essendo però l’obbiettivo quello di dissertare su “comunicazione”, “informazione” (completa, corretta o no), con il conseguente rimbalzo su “notizia” (che porta alle appendici di vera, falsa, parziale, inventata, distorta e via di seguito), ma di ipotizzare una soluzione alla giusta preoccupazione del <strong>Rotary</strong> di inserirsi in un mondo sempre più frenetico, fragoroso e selvaggio quale quello della “comunicazione”, l’approccio può essere tentato. A spingere la navigazione di Alberto AIME UN’IMMAGINE SIMBOLO DELLA COMUNICAZIONE in un mare infi do è la necessità della più grande associazione del mondo di spiegare al colto e all’inclita che l’immagine distorta e a volte impietosa che veleggia tra la folla è frutto di strani pregiudizi che risalgono alle origini dell’ormai ultracentenario sodalizio. Tutto qui. Poca cosa, a prima vista, dato che per correggere, rinnovare, rinvigorire, rinverdire un’immagine con la comunicazione esistono pacchi di regole per di più codifi cate. Ma, se la navigazione continua con fortune alterne, molto probabilmente i nuovi codici e pandette non bastano. Da un lato infatti il <strong>Rotary</strong> le applica da un bel pezzo (del resto, non è nato in America dove il marchingegno è stato inventato?); dall’altro, adottato il principio, si è anche munito di mezzi, strumenti e quant’altro serve all’uopo (organi di informazione – reali e virtuali – pubbliche relazioni, eccetera). Con successo mediocre se resta (e pesa, altro se pesa) la distorsione iniziale (frutto anch’essa di una comunicazione) per cui il <strong>Rotary</strong>, etichettato alle origini come raduno di plutocrati, di nobili (almeno in Europa) e di potenti della terra in genere continua ad essere additato come tale. Così come viene considerato organizzatore di banchetti pantagruelici ad opera di nullafacenti, nella migliore delle ipotesi. Potenza della comunicazione, anche quando, frutto di un errore iniziale, perpetua un peccato veniale dandogli il marchio di originale, per di più indelebile. L’antefatto è collocato intorno agli anni ’20, ’30 del secolo scorso: selezione degli iscritti (tutti astri di prima grandezza), scelta dei luoghi di riunione dei primi club rotariani italiani, diff usi con molta magniloquenza, quanto meno sconcertano chi non aveva interesse non voleva o non poteva approfondire motivazioni ed obbiettivi della nuova associazione. La quale inoltre ha, all’epoca, il potere di far pubblicare i resoconti di quasi tutto ciò che fa, insistendo così nella costruzione di un’immagine a dir poco infi da (ci furono contrasti ideologici) della ancor giovane creatura di Paul Harris. Peccato di gioventù e di entusiasmo che però non ha ancora trovato gene- Il rotary e la comunicazione rale assoluzione. Risultato: anche se il <strong>Rotary</strong> non è più giovane ed ha dato dimostrazione urbi et orbi di quanto valga, il diffi cile rapporto col “grande pubblico” resta. Non solo, si enfatizza e si moltiplica grazie alla sempre più rapida e incontrollabile diff usione e utilizzo di mass media tradizionali e nuovi (la rete, grande punto d’incontro di realtà e di illusioni). Insomma, globalizzazione perversa che qui crea non eff etti positivi, ma esalta al massimo il peccato iniziale. Problema odierno: rimontare una corrente avversa con l’ulteriore ostacolo di venti contrari; ad esempio il confronto con tante associazioni di volontariato (inesistenti o quasi prima), la maggior parte delle quali attivissime e validissime. Realtà che, consce del proprio valore e sacrifi cio, tendono non tanto a “stare in vetrina” quanto a raccogliere mezzi fi nanziari da reinvestire in opere di bene. Esattamente come il <strong>Rotary</strong>, il quale però parte con l’handicap di esser preso, bene che vada, come elargitore di carità pelosa, perché proveniente da ricconi sbafatori in momentanea vena fi lantropica. Rimedio Primo: dotarsi dei mezzi canonicamente previsti per “comunicare”. Il <strong>Rotary</strong> ne è ormai saldamente in possesso e almeno in questi si può leggere (per chi ne ha voglia, come cent’anni fa) la reale essenza e attività dell’associazione: quindi professionisti riuniti attorno ad un tavolo (quasi sempre con poche vivande) per progettare opere di bene e per riuscire a trovare abbastanza soldi 7