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DEL POPOLO<br />

palcoscenico<br />

www.edit.hr/lavoce Anno III • n. 2 • Martedì, 6 febbraio 2007<br />

Sipario<br />

UN CAFFÈ CON...<br />

Hristo Boytchev Pagina 2<br />

RECENSIONI<br />

Questi fantasmi<br />

Lo zoo di vetro<br />

Pagina 3<br />

PREMIÈRE<br />

Liolà<br />

Orchestra Titanic<br />

Pagine 4-5<br />

COLPO DI SCENA<br />

...e venne l’uomo<br />

TEATRALIA<br />

Premi UBU 2007<br />

Pagina 6<br />

Pagina 7<br />

NOTES<br />

Febbraio nelle CI<br />

Pagina 7<br />

CARNET PALCOSCENICO<br />

Il cartellone del mese<br />

Pagina 8


2 palcoscenico<br />

UN CAFFÈ CON...<br />

Hristo Boytchev<br />

Martedì, 6 febbraio 2007<br />

Sono di Bulgaria... ma mi conoscono<br />

altrove<br />

anche altrove<br />

anche<br />

conoscono<br />

mi ma Bulgaria... di Sono<br />

Di Arletta Fonio Grubiša<br />

Io sono Hristo Boytchev di<br />

Bulgaria... Ma mi conoscono<br />

anche altrove... Dovete<br />

scusare il mio esperanto<br />

balcanico...<br />

come la pioggia<br />

d’agosto<br />

Ingresso senza troppi convenevoli<br />

al Teatro Istriano di<br />

Pola, a tu per tu con il personaggio<br />

sui generis, drammaturgo<br />

per caso ...poi anche di<br />

fama mondiale, si dirà appren-<br />

Un giro in psichiatria per essere<br />

più credibile come artista...<br />

e mi sono detto: “Hristo, non<br />

hai tutte le rotelle a posto”<br />

dendo dagli aneddoti di una<br />

bizzarra biografi a. A dire il<br />

vero autobiografi a, raccontata<br />

in una diretta fl ash per il pubblico,<br />

in anteprima, alla vigilia<br />

della première polese (anzi,<br />

ad essere fi scali, nazionale) di<br />

“Orchestra Titanic”. Uno spettacolo-sketch<br />

a parte, lo stesso<br />

effetto benefi co di un fresco<br />

rovescio estivo. Breve. Di<br />

quelli che non si dimenticano.<br />

Toccata e fuga di quelli... suffi<br />

cienti per dirla lunga. A buon<br />

intenditor poche parole: attenzione,<br />

Hristo Boytchev va preso<br />

sul serio ... fi no ad un certo<br />

punto...<br />

A cominiciare dalla vendita<br />

dei diritti d’autore per metter<br />

in scena il suo dramma del<br />

piccolo uomo, relegato a un<br />

destino ai margini di una società<br />

post-beckettiana, per una<br />

prima croata, Hristo Boytchev<br />

ha detto che avrebbe potuto<br />

anche approfi ttare, intascare,<br />

ma è valsa più l’amicizia<br />

con il regista Dino Mustafi ć:<br />

E’ mio giovane-vecchio amico.<br />

La collaborazione con lui<br />

è iniziata ...fatemi pensare...<br />

cinque anni fa. Proprio con il<br />

“Colonnello con le ali”, rappresentazione<br />

che ha incontrato<br />

fortuna e che continua<br />

a incontrarla. Ora in Europa<br />

l’hanno proibito per via dell’infl<br />

uenza dei polli. Noi due<br />

ci siamo trovati su un medesimo<br />

piano spirituale. Poi abbiamo<br />

cooperato nella realizzazione<br />

di “Hanibal” in Montenegro<br />

mentre sono stato<br />

spesso ospite al suo festival, il<br />

MESS di Sarajevo.<br />

ah, se non ci fossero<br />

i Balcani!<br />

In medias res con la sua visione<br />

dei Balcani, l’ingresso in<br />

Europa, l’attesa del treno per<br />

il vecchio continente, del Godot,<br />

come i suoi relegati dell’”Orchestra”.<br />

La Croazia si sarebbe<br />

dovuta imbarcare prima.<br />

Invece...<br />

Certo. La Croazia merita<br />

prima di altri di entrare nell’UE,<br />

perchè più europea di altri.<br />

L’avevo detto qualche anno<br />

fa e lo penso ancora.<br />

Defi nizione boytcheviana<br />

dei Balcani:<br />

E’ la riserva spirituale d’Europa.<br />

Signifi ca?<br />

Mi spiego. L’ispirazione<br />

concettuale è balenata qualche<br />

anno fa. Ero in Polonia. Compravo<br />

souvenirs. Negli shops<br />

ho visto quello che puoi vedere<br />

ovunque in Europa: Jonny<br />

Walker, Milka, Nestlè, ho visto i<br />

fi lm di Hollywood,.. Harry Potter.<br />

Il medesimo euro-pudding<br />

in ogni caso. Niente di polacco.<br />

Nei Balcani, si può respirare ancora<br />

l’autentico, trovare l’altro-<br />

ve introvabile, come la “Boza”<br />

in Bulgaria. I romeni vengono<br />

da noi a comprarla per le loro<br />

mogli, per far loro crescere il<br />

seno.<br />

Poi barzelletta sul futuro europeo<br />

dei turchi:<br />

Diffi cilmente entreranno in<br />

famiglia dopo 500 anni che abbiamo<br />

tentato di liberarcene<br />

il regime ci ha fatto<br />

conservare<br />

e sugli anni del regime comunista:<br />

eravamo talmente isolati da<br />

riuscire a conservare autentici<br />

valori patriarcali. Se è per questo,<br />

noi bulgari ci siamo conservati<br />

meglio di tutti. Ci battono solo<br />

gli albanesi. Balcani - intellettuali<br />

– letteratura: per Boytchev i nomi<br />

più interessanti dell’arte della penna<br />

vengono proprio da queste ter-<br />

I Balcani<br />

sono la riserva<br />

spirituale<br />

d’Europa: vi<br />

puoi trovare<br />

l’autentico,<br />

altrove<br />

introvabile<br />

re: Pensiamo a Orhan Pamuk,<br />

certo che vi sono anche balcanici<br />

migliori, ma tant’è...<br />

E’ interessante apprendere dalla<br />

sua biografi a che al trentaquattresimo<br />

anno d’età era entrato in<br />

teatro già direttore di fabbrica.<br />

Macchè direttore, fossi stato<br />

tale non avrei mollato! La carriera<br />

da ingegnere meccanico mi ha<br />

aiutato a cambiare.<br />

essere picchiatelli<br />

a volte aiuta<br />

Oltre a ciò c’è stato il fatto<br />

di assistere al momento magico<br />

di una messa in scena teatrale.<br />

Così, dal giorno, alla notte. In<br />

inverno l’ispirazione. In primavera<br />

il tentativo di entrare all’accademia<br />

per attori. Ma come fare<br />

con il rapporto di lavoro contrattuale<br />

da fabbrica in pieno regime<br />

comunista?<br />

Il consiglio che mi venne<br />

dato quale unica possibilità<br />

d’uscita era di mettere<br />

in scena una crisi di<br />

nervi...”Sa, per ragioni di<br />

credibilità dovrebbe farsi<br />

uno stage in psichiatria”,<br />

mi dissero. E così fu. Un<br />

mese. Disteso. Paziente.<br />

In attesa. Col tipo, compagno<br />

di “stanz<br />

a ” ,<br />

ostinato<br />

a<br />

convincermi: “tu non credi di<br />

essere matto. Ma sei matto. Lo<br />

sono anche i dottori. Ricordati,<br />

nella vita, quando uscirai da qui<br />

di ripeterti sempre: sono uscito<br />

ma non sto bene, non sono a posto.”<br />

E quando andai all’Accademia<br />

per attori mi dissi: Hristo<br />

tu non hai le rotelle a posto.<br />

Al primo tentativo d’ingresso<br />

fallì. Poi venne accettato al corso<br />

per critica teatrale con tutta una lista<br />

di drammi da leggersi.<br />

Fino ad allora non ne avevo<br />

letto uno...<br />

un’assicurazione<br />

per il teatro<br />

Seguito rocambolesco: dalle<br />

sigarette fumate durante le pause<br />

davanti alla biblioteca di Sofi a<br />

e la stesura del primo dramma, ai<br />

rientri forzati in fabbrica, poi la<br />

fortuna:<br />

Avevo un buon amico agente<br />

delle assicurazioni che si occupava<br />

di automobili che valutava<br />

un tantino di più quelle di attori<br />

e registi. Così ne fermò uno: “Io<br />

ti scrivo questo valore per la tua<br />

vettura e tu, in cambio, ti leggi<br />

questo”. Il mio testo teatrale.<br />

Il giorno dopo ricevetti una<br />

chiamata telefonica dal Teatro<br />

Popolare di Sofi a da uno<br />

dei più noti registi bulgari. Gli<br />

sbattei la cornetta<br />

in faccia. Convinto che<br />

si trattasse di uno scherzo. Poi<br />

chiamò l’amico agente per dirmi<br />

se ero pazzo... La rappresentazione<br />

teatrale “Quella cosa”<br />

aspettò quattro anni di analisi<br />

della censura prima di andare<br />

in scena. Poi ci si mise an-<br />

È la polizia<br />

che mi ha<br />

aiutato<br />

a scrivere<br />

sempre più<br />

che il poliziotto che mi arrestò<br />

a Veliko Trnovo perchè sprovvisto<br />

di documenti. L’unico scritto<br />

che trovò in tasca fu la lettera<br />

del presidente dell’associazione<br />

degli scrittori bulgari. Gli dissi<br />

che ero l’autore di “Quella<br />

cosa”. Per farmi credere dovetti<br />

raccontargli e spiegargli per fi lo<br />

e per segno tutti i personaggi,<br />

specifi care che non si tratta di<br />

un testo teatrale che fa allusione<br />

a tematiche poliziesche, dire<br />

chi è “Quella cosa” che nessuno<br />

conosce per sentirmi dire che<br />

nessuno, ma proprio nessuno,<br />

può sfuggire alla polizia, bla,<br />

bla. Fu così che, grazie alla po-<br />

lizia, fui stimolato a scrivere<br />

sempre più...<br />

“Orchestra Titanic”, è<br />

un testo politico?<br />

Quando l’ho scritto non<br />

pensavo a fare alcuna allusione<br />

politica, anche se devo<br />

ammetterlo che tutto in questo<br />

mondo è politica, che la vita<br />

dell’uomo è politica. Spesso,<br />

però, è successo<br />

che<br />

i l<br />

dramma era stato trattato<br />

alla stregua di un messaggio<br />

politico. Soprattutto all’inizio.<br />

Cosa che mi ha disturbato<br />

parecchio. Nel caso del debutto<br />

bulgaro, l’ex zar di Bulgaria divenuto<br />

Premier, è stato interpretato<br />

quale eroe della rappresentazione<br />

mentre in Macedonia e<br />

ad Istanbul mi hanno chiesto se<br />

uno dei personaggi sia simbolo<br />

della Russia.<br />

il rischio di diventare<br />

presidente<br />

La bravata più ardita tratto<br />

dalla biografi a Boytchev: la candidatura<br />

a presidente di Bulgaria.<br />

TV di Stato accesa, massima audience,<br />

campagna elettorale prima<br />

del telegiornale di punta. Per<br />

due ore intere ha fatto sbellicare<br />

dalle risa. Che cosa ha raccontato?<br />

Mah! Niente. Dal dire di che<br />

colore fosse la sedia, a distribuire<br />

preservativi, fi no a vendere fi -<br />

schi per fi aschi, frottole sulla delimitazione<br />

confi naria della Bulgaria.<br />

Potenza della satira teatrale.<br />

Del bisogno di far ridere una nazione<br />

uscita dalle morse di regime,<br />

disciplina da annientamento della<br />

fantasia che si slaccia sotto infl usso<br />

di terapie liberatorie. Terapia di<br />

nome Boytchev.


Martedì, 6 febbraio 2007<br />

LA RECENSIONE<br />

Di Rossana Poletti<br />

poter Basta poter Basta<br />

Alcuni fattori contraddistinguono<br />

nel bene e nel<br />

male la riuscita delle<br />

commedie di Eduardo De Filippo.<br />

Non tanto la loro scrittura<br />

originaria e l’allestimento fatto<br />

dall’autore e grande attore napoletano,<br />

si badi bene, quanto<br />

la loro messa in scena attuale.<br />

Uno dei problemi principali è la<br />

lingua. Il napoletano è un dialetto<br />

ma anche una lingua vera<br />

e propria, che con le sue sfumature,<br />

con le sue espressioni colorite,<br />

ricche di accenti passionali<br />

e compassionevoli, rende<br />

pienamente lo spirito e l’intento<br />

dell’autore. Proprio perché<br />

di lingua si tratta, porta con sé<br />

molte differenze di sintassi, di<br />

vocaboli, di accenti dall’italiano<br />

e in particolare da quello che<br />

noi abbiamo addomesticato e<br />

piegato al nostro dialetto. E allora<br />

capita che durante una rappresentazione<br />

perdiamo molto<br />

nell’ascolto. Si capisce la storia,<br />

cosa accade è chiaro, ma non si<br />

colgono battute, sfumature, non<br />

irrilevanti per un pieno godimento<br />

della commedia.<br />

come si dice<br />

«napoletano»?<br />

Per “Questi fantasmi”, che<br />

non era stato mai ospitato dal<br />

Teatro Stabile del FVG nei suoi<br />

cinquant’anni di vita, andato in<br />

scena nei giorni scorsi a Trieste,<br />

l’aderenza stretta ad un linguaggio<br />

autentico, come si diceva<br />

prima, non è stata una scelta<br />

completamente felice, perlomeno<br />

per noi gente del nord.<br />

Chi ha avuto la fortuna di vederne<br />

la versione cinematografi<br />

ca con Giuffrè ricorderà sicuramente<br />

quanto fosse godibile<br />

nella sua tragicomicità il per-<br />

sonaggio principale di Pasquale<br />

Lojacono, qui invece interpretato<br />

da Silvio Orlando, e tutto l’insieme<br />

dei personaggi e delle storie ad<br />

essi legati.<br />

ma i fantasmi<br />

non esistono<br />

La trama è semplice: il Lojacono<br />

è un piccolo borghese, mezzo<br />

fallito, senza un soldo, con una<br />

bella moglie giovane; egli non si<br />

rassegna alla povertà ed accetta<br />

di andare a vivere in una casa, un<br />

bel palazzo del Seicento, che si<br />

dice infestato dai fantasmi. L’affi<br />

tto è gratuito, proprio perché il<br />

proprietario spera che attraverso<br />

questo stratagemma ci si convinca<br />

che i fantasmi non esistono. Il<br />

nuovo inquilino spera di farne<br />

un pensionato, con il cui ricavato<br />

viverci egregiamente. Non sa<br />

il disgraziato che la moglie Maria<br />

ha un amante, il quale si fi nge<br />

fantasma per vederla e attraverso<br />

strani rituali lascia soldi e<br />

mezzi di prima necessità ai due<br />

affi nché vivano degnamente. Pasquale<br />

Lojacono non vuole credere<br />

ai fantasmi, nasconde la sua<br />

paura a sé e agli altri, anche al<br />

professore dirimpettaio con cui<br />

intrattiene un dialogo rivelatore<br />

della fi losofi a napoletana sulla<br />

sopravvivenza. Lascia vivere<br />

ma non troppo, anche il custode<br />

del palazzo, un furbastro che con<br />

la scusa dei fantasmi rubacchia a<br />

destra e a manca.<br />

la colpa<br />

(è) degli altri<br />

Abbiamo conosciuto da sempre<br />

un Eduardo De Filippo malinconico,<br />

ma non triste, ironico, ma non<br />

cattivo con i suoi personaggi. E se<br />

fosse possibile fare un parallelo<br />

LA RECENSIONE<br />

Lo zoo di vetro<br />

con l’antichità, si potrebbe dire che<br />

abbia preso dai greci il senso trascendentale<br />

del fato, per discolpare<br />

in qualche modo gli uomini dalle<br />

loro mancanze. Come dire che se<br />

il custode ruba, non è sua la colpa:<br />

sono le circostanze, le disgrazie,<br />

la sorella mentecatta, il mondo<br />

che gira così e manda avanti alcuni<br />

lasciando indietro gli altri, che<br />

si arrangiano come possono. E in<br />

questo modo il suo personaggio<br />

nella visione eduardiana sarà sicuramente<br />

di un piccolo furfante, ma<br />

anche di un povero buon’uomo.<br />

dov’è De Filippo?<br />

Ma non è così in questo allestimento<br />

di Armando Pugliese<br />

che, a mio parere, ha in sé un<br />

secondo peccato non proprio veniale.<br />

Emerge troppo la malvagità<br />

e la crudezza, manca molto<br />

l’ironia e il disincanto a cui<br />

siamo stati allenati dallo stesso<br />

autore. Della storia fanno parte<br />

tanti altri elementi, tutti napoletani:<br />

l’indulgere alla rifl essione<br />

piuttosto che al lavoro, la creduloneria<br />

e la superstizione, il bisogno<br />

irrefrenabile di comunicare a<br />

Questa fragile esistenza terrena vet<br />

Questa fragile vita di vetr<br />

Questa fragile vita di vetro di vita fragile Questa vetro di vita fragile Questa<br />

Ci sono momenti nella vita di<br />

ogni uomo in cui la cupezza,<br />

il senso di vuoto, l’andare<br />

senza una meta, senza una prospettiva<br />

che illumini il futuro si<br />

fanno largo nella mente e imprigionano<br />

i movimenti, le idee e<br />

la volontà. Allora a quest’uomo<br />

viene voglia di obliare, di fi nire<br />

lì la sua esperienza terrena, tanto<br />

pienamente percepisce l’inutilità<br />

dei suoi gesti, delle sue azioni<br />

e della sua vita. Se questo è<br />

il sentimento con cui Tennessee<br />

Williams scrisse molta della sua<br />

drammaturgia e, nello specifi co,<br />

“Lo zoo di vetro”, allora il regista<br />

Liberovici è riuscito a comunicarlo<br />

pienamente. Non solo<br />

per mano dei suoi attori, ma<br />

anche e soprattutto con la for-<br />

Questi fantasmi<br />

Basta poter vivere<br />

za della costruzione scenica che<br />

ricrea l’atmosfera e le situazioni.<br />

Pochi livelli a scale, alcuni pannelli<br />

posti a guisa di quinte e un’enorme<br />

spirale che sembra risucchiare<br />

tutta la poca vita che scorre nella<br />

famiglia Wingfi eld. Davanti, in<br />

bella mostra, la collezione di fragili<br />

statuine di vetro di Laura, la<br />

fi glia zoppa e timida ai limiti della<br />

patologia. Poche luci e anche<br />

quelle fl ebili, illuminano la scena.<br />

Un velo la divide dalla platea e su<br />

di esso scorrono immagini, prevalentemente<br />

di pioggia lenta e continua.<br />

Ogni tanto le gocce scompaiono<br />

per lasciare il posto al testo<br />

originale dell’autore battuto a<br />

macchina, parole che in sottofondo<br />

gli attori ripetono, mentre suoni<br />

martellanti scandiscono il tempo<br />

doloroso della famiglia.<br />

decadenza<br />

senza uscita<br />

C’è una madre Amanda (Claudia<br />

Cardinale), un fi glio Tom<br />

(Ivan Castiglione) e Laura (Olga<br />

Rossi) che vivono una decadenza<br />

senza vie di fuga. Amanda non si<br />

rassegna di aver perso la bellezza<br />

e la ricchezza, che avevano caratterizzato<br />

la sua giovinezza. Il suo<br />

carattere autoritario e petulante la<br />

pongono colpevole al centro degli<br />

schizofrenici comportamenti dei<br />

due fi gli: lui poeta, ma magazziniere<br />

senza speranze, che non ha<br />

alternative se non la fuga, lei povera<br />

ragazza sofferente che è già<br />

fuggita dalla vita, rifugiandosi in<br />

un mondo interiore fatto di statuine<br />

di vetro appunto. Tom è costretto<br />

ad un impiego che gli va<br />

stretto perché è l’unico sostentamento<br />

della famiglia, il padre li<br />

abbandonò molto tempo prima<br />

per seguire una sua chimera. La<br />

ragazza si è sempre vergognata<br />

della sua menomazione ed è<br />

proprio questa che l’ha costretta<br />

ad isolarsi dal mondo senza aver<br />

mai conosciuto l’amore. Sarà proprio<br />

il tentativo estenuante e maldestro<br />

di madre e fi glio di trovarle<br />

marito a ricacciarla ancor di più<br />

nell’angosciante solitudine e a far<br />

scappare Tom da quella situazione.<br />

Agli occhi di Amanda è infatti<br />

evidente che soltanto un matrimonio<br />

possa salvare lei e la fi glia<br />

dalla miseria. Costringe così Tom<br />

ad invitare a cena un collega di lavoro.<br />

Jim (Orlando Cinque), comprendendo<br />

la situazione, affronta<br />

la ragazza, cerca di farle forza, le<br />

suggerisce di trovare in se stessa<br />

la bellezza che ha e che non riesce<br />

a vedere. In un momento di smarrimento<br />

la bacia, illudendola per<br />

un istante, per raccontarle, scusandosi<br />

poco dopo, che è prossimo<br />

al matrimonio con la sua Bettj.<br />

Tom abbandona tutto e scappa<br />

lasciando le due donne al loro destino.<br />

Si chiude il sipario e la domanda<br />

che serpeggia nella mente<br />

di tutti è: “cosa succederà ora a<br />

quelle due disgraziate”, domanda<br />

a cui Tennessee Williams non<br />

volle e probabilmente non seppe<br />

dar risposta.<br />

introduzione<br />

al disagio<br />

Detta così questa sembrerebbe<br />

una famiglia straordinaria, quasi<br />

soltanto frutto della fantasia letteraria,<br />

invece sappiamo che questa<br />

situazione è purtroppo ben presente<br />

nella nostra società attuale.<br />

Il drammaturgo americano fu sicuramente<br />

un precursore dei tempi<br />

nel descriverne i vari contenuti,<br />

come peraltro sappiamo che la<br />

società americana stessa anticipa<br />

quasi sempre i fenomeni deteriori<br />

dei comportamenti sociali. Indubbiamente<br />

la travagliata vita<br />

del grande scrittore segnò la sua<br />

palcoscenico 3<br />

parole, l’onore e la dignità. Ma<br />

mancano gli ingredienti principali<br />

di De Filippo per farne una<br />

commedia al livello delle tante<br />

già viste anche recentemente<br />

come “Natale in casa Cupiello”<br />

piuttosto che “Filumena Maturano”.<br />

Il regista nel costruire i suoi<br />

personaggi ha dimenticato proprio<br />

quel senso di benevolenza<br />

che pervade il modo di sentire<br />

l’umanità del grande artista napoletano,<br />

ma che è anche il modo<br />

di essere intrinseco dei napoletani,<br />

il loro grande merito.<br />

percezione della realtà, come segnò<br />

drammaticamente la sua fi ne:<br />

il 24 febbraio del 1983 ingerì un<br />

tubetto di barbiturici, ponendo<br />

così termine alle sue sofferenze<br />

psichiche, dopo un’esistenza diffi<br />

cile per la confl ittualità familiare<br />

prima e per la successiva omosessualità,<br />

che lo confi nò alla solitudine.<br />

Per concludere un breve<br />

commento doveroso sugli attori,<br />

bravi, proprio bravi i comprimari,<br />

che si trovano sotto i<br />

riflettori di una platea sicuramente<br />

attratta maggiormente<br />

dal grande nome della protagonista.<br />

Però un conto è il cinema<br />

e un altro il teatro. Claudia Cardinale<br />

se la cava egregiamente<br />

ma non emerge e non giganteggia.<br />

Comunque resta il ricordo,<br />

per quanti abbiano seguito<br />

la sua sfolgorante carriera fatta<br />

di 150 film, della sua selvaggia<br />

bellezza e delle sue doti interpretative<br />

in altrettanti ruoli e<br />

personaggi diversi. (rp)


4<br />

palcoscenico 5<br />

Martedì, 6 febbraio 2007 Martedì, 6 febbraio 2007<br />

Defi nirla impegnativa è<br />

poco: è dall’inizio di questa<br />

Stagione teatrale che<br />

la Compagnia del Dramma Italiano<br />

non ha un attimo di riposo.<br />

Artisti, personale di sostegno<br />

e direzione, non si sono fermati<br />

dal 4 settembre 200<strong>6.</strong> Lunghe ed<br />

estenuanti sono state le prove di<br />

Dramma Italiano/Kuća cvijeća<br />

koje leti di Edoardo Erba, spettacolo<br />

che ha debuttato a novembre.<br />

Il giorno dopo essere tornata<br />

dalla tradizionale tournée per<br />

l’Istria e le isole del Quarnero, la<br />

nostra energica e vitale Compagnia<br />

di prosa si è ritrovata a teatro<br />

per iniziare le prove di un altro<br />

spettacolo, Liolà, commedia<br />

campestre di Luigi Pirandello.<br />

Firma la regia di questa frizzan-<br />

Di Carla Rotta<br />

te messa in scena ricca di canti e<br />

numeri di danza, un vecchio amico<br />

del Dramma Italiano, il siciliano<br />

Nino Mangano. La prima del<br />

nuovo lavoro teatrale è andata in<br />

scena all’”Ivan de Zajc” di Fiume<br />

il 19 gennaio scorso e in questi<br />

giorni Liolà viene presentato<br />

in tournée. Lo spettacolo ha fatto<br />

tappa a Cherso, Lussino, Buie,<br />

Parenzo, Pirano, Verteneglio. Il 9<br />

febbraio Liolà verrà proposto al<br />

Teatro Popolare Istriano di Pola e<br />

il 10 febbraio al Gandusio di Rovigno.<br />

Troppo poche, rispetto all’interesse<br />

dimostrato dal pubblico, le<br />

repliche serali di Fiume, due solamente.<br />

Numerosi sono i fi umani<br />

della minoranza e della maggioranza<br />

che protestano perché non<br />

hanno avuto la possibilità di as-<br />

L Liolà<br />

La vita? Un Titanic che affonda mentre l’orchestra<br />

continua a suonare, anzi è one man show<br />

fi nchè l’orchestra ecc. ecc.<br />

Dicono che mentre il piroscafo scendeva nel<br />

mare ghiacciato, le note continuavano a riempire<br />

l’aria; dicono che la musica si sentiva anche quando<br />

del piroscafo, in superfi cie, era rimasto solo il tragico<br />

carico di varia umanità. Dicono... dicono che,<br />

nonostante tutto, da questa vita non se ne esce vivi:<br />

fi losofi a spiccia per dire che siamo, ognuno di noi, in<br />

viaggio su una personale rotta del Titanic.<br />

La storia messa in scena sul palco del Teatro Popolare<br />

Istriano, produzione della Casa, “Orchestra<br />

Titanic”, porta la fi rma del bulgaro Hristo Boytchev.<br />

Teatro possente, il suo. Solido. Dolce - amaro, nello<br />

specifi co. Un po’ ferisce, asciuga la gola, un po’ fa<br />

ridere o perlomeno sorridere. Ti fa pensare “io, in<br />

sistere alla prima e alla replica e<br />

chiedono che Liolà venga riproposto<br />

sulla scena dello “Zajc” La colpa<br />

è probabilmente di una sbagliata<br />

programmazione all’interno dello<br />

stesso Teatro Nazionale che non<br />

tiene conto del fatto che il Dramma<br />

Italiano sta recuperando alla grande<br />

il suo pubblico. È fi nito, a quanto<br />

pare, il periodo delle sale vuote e<br />

delle assenze clamorose. Sarà forse<br />

per la scelta del repertorio, sarà per<br />

l’informazione capillare svolta sul<br />

territorio, o forse perché si è voluto<br />

puntare anche su un’immagine<br />

diversa, più fresca e pattinata della<br />

compagnia, sarà per tutto questo,<br />

sta di fatto che i connazionali che<br />

un tempo snobbavano gli spettacoli<br />

del DI, ora ritornano a teatro. Questa<br />

non è certo una cosa da poco.<br />

fondo, sto bene” e guardare con un po’ di supponenza<br />

gli emarginati che guardano la vita passare senza<br />

allungare la mano per prenderne una fetta; almeno<br />

il minimo che ad ognuno di noi appartiene. Ma ti fa<br />

anche ridere perchè in fondo, in questi poveracci c’è<br />

tanta di quella ingenua fragilità o fragile ingenuità<br />

che ispirano tenerezza e indulgenza. Non si può pensare<br />

male nemmeno di Meto, un passato da criminale<br />

(ma non certo sanguinario) ed un animo da musicista<br />

(le pareti del gabinetto della stazione dimenticata,<br />

sono tapezzate di note); appoggiamo Ljupka<br />

dai suoi foschi trascorsi nella palese ricerca di amore;<br />

Prodan ha nel dna i treni e la vita che ha fermato<br />

e lasciato partire e si fa ricco di questa esperienza;<br />

Doko è alla ricerca di un’occasione di riscatto: giramondo<br />

saltimbanco, si guadagnava il pane con un<br />

orso ammaestrato; la bestia è morta di fame perchè<br />

Da non sottovalutare il fatto che le<br />

produzioni della nostra Compagnia<br />

stanno suscitando anche l’interesse<br />

del pubblico della maggioranza.<br />

Fondamentale, per superare la<br />

barriera della lingua, è l’uso dei soprattitoli<br />

in croato, ma, a volte, anche<br />

in sloveno.<br />

Dopo diversi anni il DI ha ripreso<br />

con le matinée nelle scuole. Il contatto<br />

diretto fra gli attori e gli alunni<br />

delle elementari e medie, contribuisce<br />

in modo determinante ad avvicinare<br />

i ragazzi delle nostre scuole al<br />

mondo del teatro. Questa serie d’incontri<br />

propedeutici che attualmente<br />

i soldi diventavano alcol che ha bruciato la vita dell’uomo.<br />

Quattro personaggi che più strani e disparati<br />

non si può vivono in una vecchia stazione ferroviaria.<br />

Talmente vecchia e fuori dal mondo che ormai<br />

nessun treno si ferma: la vita va di fretta, non ha fermate;<br />

tutto una corsa dalla partenza all’arrivo. Alle<br />

(presunte) fermate si scarica quello che non serve:<br />

bottiglie vuote o mezze vuote per chi viaggia, mezze<br />

piene per i Nostri che le raccolgono e le vuotano da<br />

se; gli avanzi della vita degli altri. Sogni, delusioni e<br />

illusioni. O forse i sogni, cadendo dal treno, dalla nostra<br />

corsa sui binari della vita, diventano illusioni.<br />

Aspettano l’OCCASIONE, i Nostri: metti che un<br />

giorno un treno si ferma... bisogna salirci, presto,<br />

con quello che si ha. Prova generale: ARRIVA IL<br />

TRENO. UNO DUE TRE: SI SALE! Ma si sa come<br />

va, no? fi nchè si pensa la vita, questa succede. Solitamente<br />

agli altri. Alla stazione che stazione<br />

non è (se nessun treno si ferma, se non<br />

è partenza, se non è arrivo, che stazione<br />

è?), cade da un treno in corsa per chissà<br />

quale destinazione, un baule. Abiti? Soldi?<br />

Cibo? No: un illusionista. Tale Hari Houdini.<br />

La vita, signori, è illusione. A ciascuno<br />

la sua. Alcol. Religione. Soldi. E poi,<br />

tanto altro. Amore, anche. Ma una vita<br />

senza illusioni, vale davvero la pena di essere<br />

vissuta? Illusione è (s)fuggire da una<br />

vita senza illusioni, senza sogni, senza battiti.<br />

Illusione è sapere che domani potrai<br />

acquistare un biglietto per la vita. Perchè<br />

ogni giorno porta le sue opportunità.<br />

Ma è talmente cementata questa fuga<br />

immobile verso la vita che anche quando fi -<br />

nalmente un treno si ferma (o è solo illusio-<br />

vedono impegnati Mirko Soldano,<br />

Rosanna Bubbola ed Elana Brumini,<br />

contribuiscono a formare il nuovo<br />

pubblico del Dramma Italiano, a<br />

creare degli spettatori in grado di<br />

comprendere il linguaggio del teatro,<br />

a decifrarne i codici.<br />

Tornando a Liolà, non possiamo<br />

non notare che il pubblico delle<br />

varie Comunità sta dimostrando<br />

di gradire questa messa in scena.<br />

Liolà piace per il rigore e la<br />

pulizia dell’impianto registico, per<br />

il brio delle coreografi e ideate da<br />

Žak Valenta, la melodiosità e l’allegria<br />

delle musiche di Bruno Nacinovich,<br />

la sobrietà dei costumi di<br />

Atonia Petrocelli, per le scene di<br />

Anusc Castiglioni e Giulia Bonaldi<br />

che sono riuscite sottomettere la<br />

modernità di pannelli le cui superfi<br />

ci in rilievo li trasformano quasi<br />

in una serie di quadri informali,<br />

all’essenza rurale della piéce che ci<br />

fa rivivere atmosfere di altri tempi.<br />

Seguendo questa storia ambientata<br />

nella campagna siciliana del 1916,<br />

ne, maledetto Hari) e ci si imbarca, non c’è meta sicura.<br />

Si spengono, in questa ricerca, Meto (strafottente<br />

“capo” di questo quartetto sgangherato, come se fosse<br />

una gang), Ljupka (forse l’amore è illusione), Prodan<br />

(sa far partire i treni altrui, mai il suo no). Resta, rea-<br />

si scopre improvvisamente di provare<br />

una grande nostalgia per la vita<br />

agreste, per un mondo ormai quasi<br />

scomparso in cui la vita era regolata<br />

dalle stagioni e in cui il contatto<br />

diretto dell’uomo con la terra, gli<br />

permetteva di vivere in piena armonia<br />

con la natura e i suoi ritmi. Generosi<br />

sono stati gli applausi che il<br />

pubblico delle varie CI ha rivolto a<br />

questa compagnia che ancora una<br />

volta ha dimostrato la propria maestria<br />

nell’allestimento di una commedia<br />

corale. È proprio la coralità<br />

uno dei grandi punti di forza di<br />

questa messa in scena che rifugge<br />

dai protagonismi di maniera e dà<br />

spazio in primo luogo alla vicenda<br />

che si segue con grande interesse.<br />

I protagonisti di questo lavoro teatrale,<br />

gli ottimi Mirko Soldano nel<br />

ruolo di Liolà, Don Giovani di campagna,<br />

seduttore canterino e collezionatore<br />

di fi gli, Elvia Nacinovich<br />

che veste i panni di Zia Croce, Bruno<br />

Nacinovich nel ruolo del vecchio<br />

Zio Simone e quindi la giovane at-<br />

le nella sua tristezza, nel suo rimorso e nella sua disarmante<br />

quasi sciocca ingenuità, Doko. Ogni ombra<br />

è il suo orso, come se non fosse mai sparito, come se<br />

questa presenza dovesse esorcizzare, con un “vedi che<br />

succede a prendere certe strade?”, futuri dolori. Un<br />

biglietto, dice a Doko. Ma io non parto, risponde l’uomo.<br />

Oh, certo che parti!, dice l’orso-bigliettaio. Ed<br />

ogni biglietto staccato ha la data del giorno che verrà.<br />

Un monito: anche domani avrai un’occasione.<br />

E’ il caso di guardarsi in tasca: forse abbiamo un<br />

biglietto. Ci imbarchiamo domani.<br />

Così “Orchestra Titanic”. In un teatro che per<br />

l’occasione ha subito una metamorfosi strutturale:<br />

non le solite poltroncine in platea (niente biglietti<br />

per la balconata), ma sedie disposte su un’impalcatura<br />

essenziale. Niente stucchi e luci a distogliere<br />

trice triestina Sara Cechet nel ruolo<br />

di Mita e Andreja Blagojević in<br />

quello di Tuzza, hanno creato dei<br />

personaggi il cui carattere ricco di<br />

sfaccettature non tende però mai a<br />

prevaricare su quello degli altri. All’interno<br />

della lavoro si crea un melange<br />

in cui tutti i personaggi posseggono<br />

una dimensione ben defi -<br />

nita e un loro spessore. Gradevole è<br />

la presenza di un gruppo di giovani<br />

attrici che si distinguono per la loro<br />

energia e il talento, dalla napoletana<br />

Chiara Cavalieri, alla piranese<br />

Myriam Monica, alla fi umana Elena<br />

Brumini (le incontenibili piccole<br />

pettegole Ciuzza, Luzza e Nela). Ali-<br />

da Delcaro (Zia Ninfa), è un’attrice<br />

che come un buon vino sta dando il<br />

meglio di sé proprio in questi ultimi<br />

anni e si sta dimostrando un’artista<br />

versatile dalla spiccata verve<br />

comica.<br />

Laura Marchig si è voluta togliere<br />

lo sfi zio di ritornare dopo diversi<br />

anni per interpretare il ruolo di Gesa,<br />

la zia di Mita.<br />

Dolcissimi sono i bambini che<br />

partecipano allo spettacolo, i fratellini<br />

Tijan (6 anni) e Julian (2 anni<br />

e mezzo) Cvetković e Andrija Medić<br />

(5 anni).<br />

Prezioso coordinatore per la scena<br />

e i costumi è stato Toni Plešić.<br />

l’attenzione e a ricordarci che siamo a teatro e che<br />

la faccenda, in fondo, non ci riguarda: quando si accendono<br />

le luci e cala il sipario, non, da questa storia<br />

ne usciamo da spettatori. Ci si sentiva un po’ protagonisti,<br />

invece, come se in quella stazione di solo<br />

transito ci dovesse essere anche un posto per noi.<br />

Come a dirci, nell’essenzialità, di capire e prendere<br />

la vita per quello che è, oltre a orpelli e corse senza<br />

respiro dietro a ... che cosa, in fondo?<br />

Bravi gli attori: Goran Navojec, Aleksandar<br />

Seksan, Csilla Barath Bastaić, Borko Perić, Nikola<br />

Ivošević. Regia Dino Mustafi ć. A tutti l’applauso<br />

(anche) di Hristo Boytchev, (s)comodamente intento<br />

ad aspettare il treno, seduto nella sedia accanto.<br />

Ridendo. Ma tanto, lui, sapeva già come andava a<br />

fi nire.


6 palcoscenico<br />

COLPO DI Il teatro secondo ... Noi<br />

orna<br />

l’uomo<br />

l’uomo<br />

SCENA..e torna<br />

...e torna orna l’uomo<br />

di Gianna Mazzieri Sanković<br />

UOMO: Anche dopo ciò che<br />

hai visto oggi?<br />

DONNA: Pure! Io ci credo<br />

a questi sipari, credo alla scena,<br />

credo a questo palcoscenico<br />

che mi ha vista piangere, soffrire,<br />

ridere, rifl ettere. Ci ho sofferto<br />

davvero. Ero pure io, un’altra<br />

io, forse un’immagine risvegliata<br />

della mia coscienza che, così,<br />

nella quotidianità non sarebbe<br />

emersa mai e che grazie al palcoscenico<br />

potevo vivere.<br />

UOMO: E’ vero... ma per chi<br />

lo hai fatto? Per te o per loro?<br />

Indica con la mano verso il pubblico<br />

L’hai fatto per te o per quel<br />

pubblico indefi nibile che ti giudicava<br />

esaltandoti o bocciandoti di<br />

volta in volta?<br />

DONNA: Rifl ettendo Non lo<br />

so per certo. Credo, comunque<br />

di averlo fatto principalmente per<br />

me. E’ stato come l’amore.<br />

UOMO: Come l’amore?<br />

DONNA: E’ stato sì, come<br />

l’amore, come il darsi e il ricevere<br />

che si confondono per cui non<br />

capisci più se provi maggior soddisfazione<br />

nel dare o nell’avere.<br />

Vivi l’amore e basta. Ci sei dentro<br />

fi no al collo e lo senti, lo provi, ti<br />

confondi con questo sentire e ne<br />

diventi tuttuno perché ti piace e<br />

perché piaci....<br />

UOMO: Lo so, tutta la tua<br />

vita, ogni parte che hai dovuto<br />

fare, l’hai vissuta intensamente!<br />

Ti ricordo ancora coi capelli<br />

lunghi, ondulati e sciolti, mentre<br />

in camicia da notte, davanti<br />

allo specchio ripetevi le battute<br />

e ti osservavi per accertarti se<br />

riuscivi a render con lo sguardo<br />

l’immagine del sentimento<br />

che dovevi suscitare. Ce la mettevi<br />

tutta!<br />

DONNA: Me le studiavo le<br />

parti e mi immedesimavo in quel<br />

personaggio curioso cercando di<br />

capire le sue azioni, cercando di<br />

giustifi carle, poi pure il pubblico<br />

avrebbe dovuto giustifi carle. Ma<br />

credi veramente che sarei riuscita<br />

ad interpretare una parte, un sentimento,<br />

senza che questo facesse<br />

parte di me stessa? Non credi che<br />

forse tutto ciò che abbiamo interpretato,<br />

anche sentimenti che non<br />

avremmo voluto riconoscere appartenenti<br />

alla nostra indole al nostro<br />

essere, credi veramente che<br />

saremmo stati in grado di recitarli<br />

se non fossero stati, in qualche<br />

modo almeno, nascosti da qualche<br />

parte in noi ?<br />

UOMO: Tu credi che sia possibile<br />

che in ogni uomo ci siano<br />

tutti questi modi di sentire? Ma è<br />

assurdo!<br />

DONNA: Perché? Forse in<br />

qualcuno sono più evidenti in altri<br />

maggiormente nascosti. Qualcuno<br />

li rende palesi, qualcun altro<br />

li custodisce come un segreto, un<br />

aspetto del proprio essere di cui si<br />

vergogna e che vuole negare.<br />

UOMO: Non l’ho mai intesa<br />

in questo modo. L’ho vista sempre<br />

come negazione del mio essere,<br />

negazione del sentimento<br />

interiore volta ad ancorare un<br />

sentire altrui, non sempre condiviso.<br />

Mi sono sentito spesso<br />

come ucciso, come schiacciato<br />

da certe parti che non sentivo<br />

mie.<br />

DONNA: Osserva questi capelli,<br />

osserva le manine candide<br />

e tenere, il sorriso mentre sogna<br />

Osserva il bambino Chissà se<br />

qualcosa di tutto questo ci è rimasto<br />

dentro? Chissà se pur sempre,<br />

da qualche parte, c’è spazio per<br />

quello che siamo stati.<br />

UOMO: Forse non lo sappiamo,<br />

ma forse c’è sempre in noi.<br />

Lo gettiamo da parte, lo nascondiamo,<br />

lo sopprimiamo. Ma, forse,<br />

rimane dentro di noi quel sorriso,<br />

quella beatitudine, quell’essere<br />

sereno in tutto. Vedere il bello<br />

di tutto, apparire padrone di<br />

tutto. Nella certezza del tutto: misurabile<br />

secondo le nostre forze.<br />

DONNA: Sempre dentro noi,<br />

lo credo sinceramente...<br />

UOMO: M’è stato suffi ciente<br />

discorrere or ora con questo fanciullo<br />

per tornare in una dimensione<br />

diversa, magica. E ti giuro<br />

mi è piaciuto. Forse questo è dentro<br />

di noi. Ma lo nascondiamo, lo<br />

sopprimiamo senza capire il perché.<br />

Quando l’abbiamo allontanato<br />

per la prima volta, secondo<br />

te?<br />

DONNA: Forse volendo crescere<br />

lo abbiamo messo da parte.<br />

UOMO: Ma perché si deve<br />

crescere in questo modo? Perché<br />

non si può portare avanti la spontaneità<br />

dei gesti, la verità delle<br />

idee anche più bizzarre, le immagini<br />

pulite e innocenti che ci capitano<br />

per la mente?<br />

DONNA: Non lo so. So soltanto<br />

che proprio qui, su questo<br />

palcoscenico, sono riuscita, spesso<br />

a farlo. In altre forme dirai, in<br />

alri momenti, seguendo altre vite.<br />

Sono riuscita a raggiungere quel<br />

qualcosa di nascosto che non potevo<br />

altrimenti esternare. Non lo<br />

avrei potuto esternare mai perché<br />

sarei stata condannata da tutti.<br />

Qui invece, con la scusa della fi nzione,<br />

ciò mi era permesso!<br />

UOMO: L’hai vissuto così tu,<br />

il Teatro?<br />

DONNA: Sì, per me è stata<br />

una liberazione continua. Un voler<br />

fare cose che devi fare. Un voler<br />

aprire momenti che devi esternare.<br />

UOMO: E oggi, che cosa hai<br />

provato?<br />

DONNA: Al di là del palcoscenico?<br />

UOMO: Sì, mentre stavi seduta<br />

dall’altra parte?<br />

DONNA: Un vuoto, uno strano<br />

vuoto, come se fosse mancato<br />

qualcosa.<br />

UOMO: Non ti è piaciuto lo<br />

spettacolo?<br />

DONNA: Non si tratta di piacere.<br />

Non lo so, non saprei. spiegartelo.<br />

E’ come se, a conclusione<br />

di tutto, mancasse lo spirito, mancasse<br />

l’anima dello spettacolo.<br />

UOMO: Sì, eppure c’erano<br />

scene spettacolari, artifi zi audio<br />

e scenici autorevoli, non ti pare ?<br />

Le luci poi...<br />

DONNA: Sì, c’era tutto, ma<br />

tutto era vuoto.<br />

UOMO: Ma, allora, il pubblico?<br />

DONNA: Il pubblico, sì, proprio<br />

quello avrebbe dovuto farsi<br />

un esame di coscienza.<br />

UOMO: Quanto sei spietata.<br />

E’ vero che la donna sa esser proprio<br />

spietata, ma dimentichi tutte<br />

quelle volte che trepidavi dinanzi<br />

al giudizio del pubblico?<br />

DONNA: Sì, però al di là del<br />

mio terrore nell’esser criticata<br />

aspramente e senza pietà, ci tenevo<br />

ad una critica reale, giusta.<br />

Non lo so, come tra i banchi di<br />

scuola, quando l’insegnante ti<br />

interroga e tu, pur non sapendo,<br />

prendi un alto voto...Non sei<br />

felice...Dio, al momento sei con-<br />

tento perché sei riuscito a spuntarla<br />

ma, in cuor tuo non ti senti<br />

bene, sai che non l’hai meritato...<br />

UOMO: Credi che sia stato<br />

troppo indifferente.<br />

DONNA: Sì, è la parola giusta.<br />

L’indifferenza è peggio della<br />

critica spietata. L’hai visto, hanno<br />

applaudito una volta, poi un’altra<br />

volta ma non c’era passione.<br />

UOMO: E’ vero, c’era indifferenza.<br />

Come se non ci fosse il<br />

pubblico. Anch’io ho avuto questa<br />

sensazione. Non c’era più il<br />

pubblico.<br />

DONNA: Ti sei chiesto il perché?<br />

UOMO: Sì, proprio mentre<br />

ti attendevo, facevo un po’ così<br />

qui tra me e me, una valutazione<br />

dei motivi. Non riesco a capire.<br />

Niente ha più senso.<br />

DONNA: Invece non è<br />

così...Ti lasci trascinare dal solito<br />

impatto pessimistico di chi ne è<br />

fuori. “Dopo di me l’apocalisse!”<br />

Invece non è così, c’è sempre un<br />

qualcuno che prosegue...si trova<br />

sempre una via d’uscita.<br />

UOMO: Vuoi dire che il nostro<br />

tempo non c’è più? Non riusciamo<br />

a capire più neanche il<br />

pane che abbiamo mangiato per<br />

decenni?<br />

DONNA: Non è così! E’ che<br />

si tende a vedere sempre tutto<br />

il bene nel passato criticando il<br />

presente o meglio non trovando<br />

uscite al presente...Ma, nel caso<br />

di questa sera, è solo un periodo<br />

di crisi e basta!<br />

UOMO: Credi che si possa riprendere?<br />

DONNA: Certo, la scena non<br />

tramonterà mai, ora però, ha bisogno<br />

di una ripensata e ha bisogno<br />

pure di un pubblico che sia sincero,<br />

che la faccia ripensare!<br />

UOMO: Quanto ottimismo,<br />

quanto entusiasmo emani..Sei<br />

sempre la solita, non ti hanno<br />

cambiato gli anni...<br />

DONNA: Ma non capisci che<br />

la scena è lì, l’uomo è lì, è la vita,<br />

è tutto, e viene presentato in poche<br />

ore... In due ore, al massimo<br />

tre, tu entri nella vita di un uomo,<br />

anzi no, di due, di tre, li senti palpitare,<br />

tremare, desiderare. Li<br />

senti e riesci, anche nel pubblico<br />

a sentirli vivi.<br />

UOMO: Peccato, però, che<br />

io questa sera non abbia sentito<br />

niente!<br />

DONNA: No, questa sera no,<br />

e, devo dir con rammarico, già da<br />

tempo poco o niente. Ma ciò non<br />

vuol dire che è perduta la partita,<br />

vuol dire temporanea crisi,<br />

non fi ne..<br />

UOMO Come fai ad esserne<br />

certa?<br />

DONNA: Perché fi nché ci<br />

sarà l’uomo ci sarà da raccontare<br />

la vita, ci sarà da riproporla in<br />

forme impossibili, ci sarà tanto<br />

da capire.<br />

UOMO: Non riesco a condividere<br />

tanta speranza. Oggi, mi<br />

sono sentito male e invece loro<br />

si gira indicando gli attori che<br />

brindano loro non hanno battuto<br />

ciglio, come se non se ne fossero<br />

accorti...indifferenza...<br />

DONNA: Che vai dicendo?<br />

Non è vero! Hanno nascosto tutto,<br />

hanno celato le loro frustrazioni<br />

dietro alle cortine di seta, dietro<br />

ai sorrisi smaglianti e al fumo<br />

che usciva dalle loro labbra. Le<br />

risate forzate come se fossero ancora<br />

in scena, le risate tradiscono.<br />

Riconosco quelle risate!<br />

UOMO: Allora pure in loro<br />

c’è l’indifferenza?<br />

DONNA: Mai! Non è possibile.<br />

Quando intraprendi questo<br />

mestiere non c’è posto per<br />

l’indifferenza, non c’è posto<br />

per il disonore del malinteso,<br />

c’è solo tanto amore e tanto dolore!<br />

Probabilmente ora stanno<br />

male. Anzi stavano male già<br />

durante le prove perché lo sapevano.<br />

UOMO: Che cosa sapevano?<br />

DONNA: Sapevano che portavano<br />

in scena il nulla, il vuoto,<br />

i buio...<br />

UOMO: Ma perché non hanno<br />

fatto niente allora?<br />

DONNA: Non potevano. Forse<br />

è più forte di loro. Forse li circonda<br />

tutti ma, al momento non<br />

possono far nulla.<br />

UOMO: Allora, dicevo bene,<br />

non c’è alcuna speranza?<br />

DONNA: No! Invece c’è speranza.<br />

Finché c’è l’uomo c’è<br />

speranza. L’uomo deve parlare,<br />

deve dire, raccontare. C’è tanto<br />

da dire, raccontare. L’uomo non<br />

deve aver paura, nascondersi.<br />

Deve parlare.<br />

UOMO: Poi che succede?<br />

DONNA: Succede che il pubblico,<br />

uomo pure lui, capisce,<br />

teme, palpita, desidera. Come<br />

l’attore. Vive un’altra vita, la<br />

confronta alla sua, vive...vive..Il<br />

pubblico allora c’è...<br />

UOMO: Ma allora loro stanno<br />

proseguendo? indica gli attori<br />

Non hanno smesso di recitare?<br />

DONNA: Secondo me, ora<br />

recitano la parte più turpe, quella<br />

più ingrata, quella del non essere!<br />

UOMO: Quella di chi si nasconde<br />

dietro alla verità! Di chi<br />

non vuole coglierla né trasmetterla.<br />

Ma no! come in una sorta<br />

di ripensamento Ma no! Non è<br />

così, non è così semplice come<br />

la fai tu.<br />

DONNA: Perché no?<br />

UOMO: I momenti che vivamo<br />

oggi sono diversi, più diffi cili,<br />

più complicati. Ci si perde.<br />

DONNA: Anche se sembra<br />

tutto più diffi cile, l’uomo c’è ancora<br />

e quindi non devono esserci<br />

timori. E’ solo una questione<br />

di forme, di modi, di esistenze.<br />

Se questa forma di oggi non ci<br />

ha dato niente, se oggi abbiamo<br />

sentito un pubblico freddo, assente,<br />

vuole dire che è necessario<br />

cambiare.<br />

UOMO: Cambiare come?<br />

DONNA: Non saremo né te<br />

né io. Saranno coloro che vengono<br />

dopo, che hanno bisogno solo<br />

di capire il fondo, di annegare per<br />

qualche minuto per poi apprezzare<br />

a vita e ciò che porta, per riemergere<br />

più forti, più sicuri. Sarà<br />

questo bimbo...<br />

UOMO: Mi piacerebbe vivere<br />

questa realtà...<br />

DONNA: Chissà, forse viene<br />

prima di quanto te l’immagini...<br />

BAMBINO: Si sveglia E’ tardi,<br />

m’ero appisolato. E la mamma?<br />

DONNA: Ma dov’è la mamma<br />

di questo bambino? Ma con<br />

chi è venuto?<br />

UOMO: Non lo so, ero qui seduto,<br />

solo, e lui è venuto a parlarmi<br />

BAMBINO: Ho paura, ho<br />

sonno, voglio la mamma<br />

DONNA: Ma che facciamo<br />

ora, che si fa con questo piccino?<br />

Dove la troviamo la mamma?<br />

Martedì, 6 febbraio 2007<br />

UOMO: Magari sarà una giornalista,<br />

oppure una comparsa.<br />

Il piccolo ha assistito a tutto lo<br />

spettacolo, probabilmente sarà di<br />

là. Indica la sala dove tutti brindano,<br />

ma là non c’è più luce e i<br />

movimenti delle persone (divenute<br />

quasi ombre) sono rallentati. Il<br />

bambino continua a piangere<br />

DONNA: Corro di là, mi fa<br />

tenerezza questo piccolo. Vado<br />

a cercar sua madre. esce dalla<br />

scena<br />

BAMBINO improvvisamente<br />

sorride felice come chi l’ha combinata<br />

grossa. In effetti fi ngeva<br />

Ecco ora siamo nuovamente soli.<br />

UOMO: Ma che fai? Non<br />

piangi? Fingevi? Continui con i<br />

tuoi scherzi?<br />

BAMBINO: Sì, fi ngevo, perché<br />

volevo rimaner solo con te.<br />

UOMO: Ma ti sembrano<br />

scherzi da fare. Ti sembrano momenti<br />

da far vivere a persone della<br />

nostra età?<br />

BAMBINO: Voi non avete<br />

età, siete sempre così. Siete sempre<br />

voi e tu lo sai.<br />

UOMO: Quanto sembri diverso,<br />

piccolo, dagli altri bambini<br />

che ho conosciuto. Come puoi<br />

parlare così, da adulto... Ma chi<br />

sei? Ho parlato con te per tante<br />

ore e non ti conosco.<br />

BAMBINO: Mi conosci, mi<br />

conosci, ma non vuoi ammetterlo!<br />

La storia di nonna Luisa, di<br />

zio Natale, di Alice, di Anna....Le<br />

conoscevo già, non te ne sei accorto?!<br />

UOMO: Ma sì, certo, mentre<br />

parlavo, tu proseguivi, tu le<br />

conoscevi, certo certo che le conoscevi<br />

queste storie. Poi ripensando<br />

tra sé e sé la conoscevi! E<br />

come, come facevi a conoscerle?<br />

Ma chi sei?<br />

BAMBINO: Tu mi conosci<br />

molto bene, tu volevi parlare con<br />

me, questa sera, ed io sono venuto.<br />

Ora vado s’è fatto tardi.<br />

UOMO: Ma come puoi lasciarmi?<br />

Ma chi sei? Ma non è<br />

possibile..sei...sei...<br />

BAMBINO: Vedi che ora mi<br />

riconosci! Vedi che hai avuto piacere<br />

nel discorrere con me e ti<br />

prego: non scordarti di me. Rimani<br />

così, come questa sera, rimani.<br />

Non sei solo, non sei l’unico, ricordati<br />

e rimani così...Vado ...e si<br />

allontana verso l’uscita<br />

UOMO: Cerca di fermarlo<br />

prendendolo per la mano cerca di<br />

trattenerlo Non andartene, voglio<br />

parlare con te ancora, ho ancora<br />

tante cose da chiederti, da dirti...<br />

BAMBINO: Ma io non me ne<br />

vado mica lontano, sono sempre<br />

qui. Non mi vedrai ma ci sarò,<br />

sempre, io.<br />

UOMO: Ma il pubblico...ma<br />

io ti chiedevo del pubblico e tu<br />

rassicuravi... Erano certezze le<br />

tue... certezze...Il pubblico invece<br />

non c’è.


Martedì, 6 febbraio 2007<br />

BAMBINO: Non vuoi vedere,<br />

continui a non voler vedere,<br />

devi liberarti delle tue paure. Devi<br />

fare soltanto ciò che senti giusto e<br />

poi liberarti delle tue paure. Devi<br />

osare!<br />

UOMO: Invece non c’è, non<br />

c’è! E’ un sogno, una bugia,<br />

un’ulteriore fi nzione!<br />

si accendono le luci del pubblico<br />

- il pubblico a teatro viene<br />

illuminato l’uomo rimane sorpreso<br />

- esterrefatto e incredulo lo osserva<br />

BAMBINO: Il pubblico c’è, lo<br />

vedi, c’è sempre stato...Ci sarà!<br />

Ora, ciao. si allontana di corsa.<br />

L’uomo osserva il pubblico a lungo,<br />

passeggia lì davanti e punta<br />

il dito, poi mette la mano in tasca,<br />

passeggia ancora, poi stanco<br />

appoggia la mano sulla fronte,<br />

torna sui suoi passi, si siede sulla<br />

poltrona in mezzo alla scena<br />

UOMO: Ora ci siete rivolto al<br />

pubblico E vi devo delle spiegazioni.<br />

Anzi vorrei fare delle domande.<br />

Ma so che è impossibile<br />

ottenere una risposta, da voi. La<br />

vostra risposta è l’applauso...Un<br />

applauso che vuol dire va bene?<br />

No, voi applaudite per dire<br />

bravo...ci vogliono più applausi<br />

per dire “va bene.”<br />

Entrano in scena due attori<br />

dall’altra parte viso rugoso vecchio<br />

tolgono il viso (maschera)<br />

tolgono vestiti da festa rimangono<br />

in abiti quotidiani, semplici e<br />

con visi semplici senza trucco, si<br />

abbracciano e procedono verso il<br />

pubblico a destra. L’uomo li osserva.<br />

LEI: Ma credi che possiamo<br />

tentare<br />

LUI: Io vorrei provare, non<br />

possiamo sbagliare, così almeno<br />

si cerca... si tenta... la vita<br />

mentre le dice le ultime parole<br />

l’uomo offre un fi ore, un giglio<br />

bianco (quello di plastica - di prima-)<br />

alla donna<br />

UOMO: Volete questo...volete<br />

che ci togliamo la maschera<br />

vuota, volete che scopriamo il<br />

volto...Anch’io oggi ero pubblico<br />

e so che volevo raggiungerli...<br />

Ma con quelle maschere, con<br />

quelle facce spente non ci riuscivo.<br />

Allora che volete voi? Che voglio<br />

io, da quando sono divenuto<br />

pubblico? Voglio l’uomo e tutto<br />

ciò che l’uomo ha da raccontarmi,<br />

e voglio la sincerità, l’assenza<br />

di limiti, il divenire l’essere. Direte:<br />

ma c’è già stato l’essere, c’è<br />

già stato.”<br />

Tutti coloro che festeggiavano<br />

dietro alla porta di vetro aprono<br />

la porta e si avvicinano con massima<br />

lentezza verso l’uomo in semicerchio.<br />

Attraversando la porta<br />

si levano la maschera, ognuno<br />

presenta un’altra faccia (espressione-<br />

allegra, triste, emozionata,<br />

ecc)<br />

E’ pure vero, ci sono stati momenti,<br />

in cui c’è stato... Momenti<br />

grandi... passati però... Non ho<br />

visto da tempo l’uomo qui indica<br />

la scena seduto o in piedi, che<br />

sia, a raccontarvi la sua storia, la<br />

sua storia che poi sarebbe divenuta<br />

vostra... per sempre...Eppure<br />

ci siete, ci sono, ci siamo. Indica<br />

tutti coloro che lo circondano Abbiamo<br />

bisogno di poco, di essere<br />

così come ci conviene ogni giorno.<br />

Giorno dopo giorno: nelle ore<br />

serene e buie, nei momenti di disperazione<br />

e di felicità. E vi ringrazio<br />

per esser qui, di aver fi ducia,<br />

di attendere pazienti.<br />

Vi chiedo di non applaudire,<br />

perché non c’è ancora niente.<br />

Vi chiedo di non applaudire<br />

al niente. Ricordatelo che prima<br />

o poi... e speriamo quanto prima...<br />

forse domani, l’uomo ritornerà!<br />

Se il teatro rinasce domani...<br />

e torna ad essere. E ...<br />

torna l’uomo!<br />

CALA IL SIPARIO<br />

FINE<br />

TEATRALIA<br />

MILANO - Cerimonia di consegna<br />

dei Premi UBU (per la stagione<br />

teatrale 2005 – 2006) al Piccolo<br />

Teatro di Milano. Hanno<br />

trionfato “Gli uccelli” di Aristofane<br />

nella rilettura della compagnia<br />

Lombardi – Tiezzi e “Il silenzio<br />

dei comunisti” di Luca Ronconi<br />

per lo Stabile torinese. Luigi Lo<br />

Cascio e Maria Paiato, due dei tre<br />

interpreti del “Silenzio” si sono<br />

aggiudicati rispettivamente il premio<br />

per il miglior attore e la migliore<br />

attrice.<br />

Tra i nomi emergenti, il premio<br />

Ubu per gli interpreti under 30 è<br />

andato ex aequo, a tre attori: Alessandro<br />

Argnani, Raffaele Esposito<br />

e Lorenzo Gleijeses. Come miglior<br />

nuovo testo il riconoscimento<br />

è andato invece a Vittorio Franceschi<br />

per Il sorriso di Daphne.<br />

Le candidature e, in neretto, i<br />

vincitori:<br />

SPETTACOLO DELL’AN-<br />

NO: Gli uccelli di Aristofane (Federico<br />

Tiezzi, Compagnia Lombardi-Tiezzi)<br />

“Il silenzio dei comunisti”<br />

di Luca Ronconi (Vittorio<br />

Foa, Miriam Mafai, Alfredo<br />

Reichlin), “Morte di un commesso<br />

viaggiatore” di Arthur Miller<br />

CI BUIE<br />

9 febbraio ore 19 “In Piaseta”,<br />

spettacolo allestito dalla CI<br />

“Dante Alighieri” di Isola<br />

17 febbraio ore 19 “Fiochi de<br />

Carneval”, serata sociale di<br />

Carnevale<br />

CI CAPODISTRIA<br />

19 febbraio ore 20 al Teatro di<br />

Capodistria, rappresentazione<br />

teatrale “Lei dunque capirà” di<br />

Claudio Magris, messa in scena<br />

dal Teatro stabile del Friuli<br />

- Venezia Giulia. Regia di Antonio<br />

Calenda<br />

CI DIGNANO<br />

17 febbraio ore 18 “In piaseta”<br />

ospite il Gruppo fi lodrammatico<br />

della CI di Isola<br />

18 febbraio ore 16 Casa del Giovane,<br />

Ballo mascherato per<br />

bambini<br />

CI FIUME<br />

5 febbraio ore 19 personale di<br />

Loredana Bradaschia, della<br />

Sezione arti fi gurative “Romolo<br />

Venucci“ della SAC<br />

“Fratellanza“. La mostra è visitabile<br />

fi no al 10 febbraio dalle<br />

17 alle 20<br />

Il silenzio dei comunisti<br />

NOTES<br />

Febbraio nelle CI<br />

Applausi al Piccolo ddi<br />

i Milano<br />

Assegnati i Premi<br />

UBU 2007<br />

(Marco Sciaccaluga, Teatro Stabile<br />

di Genova)<br />

MIGLIOR REGIA: Federico<br />

Tiezzi (Gli uccelli di Aristofane)<br />

- Antonio Latella (La cena de le<br />

ceneri da Giordano Bruno) - Vincenzo<br />

Pirrotta (La sagra del signore<br />

della nave di Luigi Pirandello)<br />

MIGLIOR SCENOGRAFIA:<br />

Tiziano Santi (Troilo e Cressida,<br />

Il silenzio dei comunisti, Lo specchio<br />

del diavolo) - Maurizio Balò<br />

(Il padre e Alcesti) - Carlo Sala<br />

(Riva abbandonata Materiale per<br />

Medea Paesaggio con Argonauti)<br />

MIGLIOR ATTORE: Luigi Lo<br />

Cascio (Il silenzio dei comunisti) -<br />

Eros Pagni (Morte di un commes-<br />

so viaggiatore) - Glauco Mauri<br />

(Delitto e castigo) - Umberto Orsini<br />

(Il padre) - Massimo Popolizio<br />

(Atti di guerra: una trilogia)<br />

MIGLIOR ATTRICE: Maria<br />

Paiato (Il silenzio dei comunisti) -<br />

Elisabetta Pozzi (Ecuba) - Mascia<br />

Musy (La locandiera)<br />

MIGLIOR ATTORE NON<br />

PROTAGONISTA: Arturo Cirillo<br />

(Le intellettuali) - Massimo<br />

Verdastro (Gli uccelli)<br />

MIGLIOR ATTRICE NON<br />

ATTRICE: Gianna Giachet-<br />

8 febbraio ore18 serata di poesia<br />

e musica con il Collegio del<br />

Mondo Unito<br />

14 febbraio ore 18,30 concerto dei<br />

Virtuosi fi umani, solisti della<br />

SAC “Fratellanza” di Fiume<br />

16 febbraio al Palazzo della Filodrammatica,<br />

inaugurazione<br />

della mostra di tutte le sezioni<br />

della Sezione arti fi gurative<br />

“Romolo Venucci“ della SAC<br />

“Fratellanza“. La mostra è visitabile<br />

fi no al 2 marzo<br />

CI PIRANO<br />

2 febbraio ore 20 al Teatro Tartini<br />

di Pirano, il Dramma Italiano<br />

di Fiume presenta “Liolà”<br />

di L. Pirandello. Regia di Nino<br />

Mangano<br />

5 febbraio ore 17 in Casa Tartini,<br />

per “L’ora della fi aba”, con<br />

Gloria Frlič, “Incanti” di Silvia<br />

Roncaglia<br />

6 febbraio ore 18 nella Sala delle<br />

vedute di Casa Tartini, saggio<br />

degli allievi del corso di chitarra<br />

guidato da Vanja Pegan<br />

17 febbraio ore 17 al Teatro Tartini,<br />

Festa in maschera, manifestazione<br />

organizzata dalla<br />

CI di Pirano in collaborazione<br />

con l’Associazione Ami-<br />

Troilo e Cressida<br />

ti (Il padre) - Monica Piseddu<br />

(Le intellettuali) - Orietta Notari<br />

(Morte di un commesso viaggiatore)<br />

NUOVO ATTORE O ATTRI-<br />

CE (under 30): Alessandro Argnani,<br />

Raffaele Esposito, Lorenzo<br />

Gleijeses<br />

MIGLIORE NOVITA’ ITA-<br />

LIANA: Il sorriso di Daphne di<br />

Vittorio Franceschi - La gabbia di<br />

Stefano Massini - La pecora nera<br />

di Ascanio Celestini<br />

MIGLIORE NOVITA’ STRA-<br />

NIERA: La chiusa di Conor<br />

Mcpherson - Disco Pigs di Enda<br />

Walsh - Les escaliers du Sacré-<br />

Coeur di Copi<br />

MIGLIOR SPETTACOLO DI<br />

TEATRO-DANZA: non assegnato<br />

per mancanza di quorum<br />

ci dei giovani, il Centro sportivo<br />

giovanile e il Comune di<br />

Pirano<br />

17 febbraio ore 20.30 al Teatro<br />

Tartini, Gran ballo di Carnevale,<br />

musica da ballo con il<br />

gruppo musicale »Faraoni« ed<br />

il dj »Adriano Roj«. Premiazione<br />

delle maschere<br />

19 febbraio ore 17 per “L’ora della<br />

fi aba”, con Elena Bulfon,<br />

“Il vestito di Arlecchino” di<br />

Gianni Rodari, con giochi carnascialeschi<br />

CI PARENZO<br />

1 febbraio ore 20 al Teatrino della<br />

CI, il Dramma Italiano di Fiume<br />

presenta “Liolà” di L. Pirandello.<br />

Regia di Nino Mangano<br />

CI POLA<br />

18 febbraio ore 18 “Lei dunque<br />

capirà” di Claudio Magris,<br />

messa in scena dal Teatro stabile<br />

del Friuli - Venezia Giulia.<br />

Regia di Antonio Calenda<br />

CI ROVIGNO<br />

10 febbraio ore 20 Teatro “Gandusio”,<br />

“Liolà” con il Dramma<br />

Italiano<br />

palcoscenico 7<br />

Umberto Orsini<br />

MIGLIOR SPETTACO-<br />

LO STRANIERO PRESENTA-<br />

TO IN ITALIA:Winch Only di<br />

Christoph Marthaler -La Celestina<br />

di Robert Lepage - Eraritjaritjaka<br />

di Heiner Goebbels.<br />

(Cierre)<br />

A cura di Daniela Rotta Stoiljković<br />

14 febbraio ore 18 Centro Multimediale,<br />

“Lei dunque capirà”<br />

di Claudio Magris, messa<br />

in scena dal Teatro stabile del<br />

Friuli - Venezia Giulia. Regia<br />

di Antonio Calenda<br />

15 febbraio ore 18 Centro Multimediale,<br />

“Carnval a Ruveigno”<br />

(musica, recital e processo<br />

“alla vecia”)<br />

CI SISSANO<br />

24 febbraio ore 16 Ballo in maschera<br />

dei bambini dell’asilo<br />

“Coccinella” di Sissano e della<br />

locale scuola elementare<br />

CI UMAGO<br />

10 febbraio ore 18 serata sociale<br />

con sketch della Filodrammatica<br />

e il gioco della tombola<br />

24 febbraio ore 19,30 Concerto<br />

del cantante rovignese Sergio<br />

Preden – Gato e del complesso<br />

musicale di Riccardo Bosazzi<br />

CI VERTENEGLIO<br />

3 febbraio ore 20 “Liolà” di<br />

L.Pirandello messo in scena<br />

dal Dramma Italiano di Fiume<br />

N.B. Il programma può subire modifi<br />

che<br />

ll C<br />

Febbraio nelle CI<br />

bb


8 palcoscenico<br />

CARNET PALCOSCENICO rubriche a cura di Daniela Rotta Stoiljković<br />

TEATRO Il cartellone del mese<br />

IN CROAZIA<br />

Teatro Nazionale Ivan de Zajc - Fiume<br />

2 febbraio ore 19,30; 3 febbraio<br />

ore 19; 14 febbraio ore<br />

20<br />

Tangodi E. Clug. Interpreti<br />

Paula Rus, Anka Popa,<br />

Laura Popa, Sabina Voinea,<br />

Cristina Dicu Lukanec, Irina<br />

Köteles, Antonija Družeta, Kristina<br />

Kaplan, Anna Ponomareva,<br />

Vitali Klok, Andrei Köteles,<br />

Valeri Rasskazov, Dmitri<br />

Andrejčuk<br />

(Ashatbek Yusupzahanov),<br />

Leonid Antontsev<br />

5 febbraio ore 20; 6, 7 e 8<br />

febbraio ore 19,30<br />

Ničiji sin - Figlio di nessunodi<br />

Mato Matišić. Regia<br />

Vinko Brešan. Interpreti<br />

Božidar Alić, Zdenko Botić,<br />

Olivera Baljak, Damir Orlić,<br />

Nikola Stanišić, Leonora Surian,<br />

Alex Đaković,Dražen<br />

Mikulić, Mislav Čavajda, Nenad<br />

Vukelić, Sabina Salamon,<br />

Biljana Torić, Andreja<br />

Blagojević<br />

Teatro cittadino - Pola<br />

2 febbraio ore 20<br />

Ma non passeggiare sempre<br />

nuda! commedia di Georges<br />

Feydeau. Regia Vanča<br />

Kljaković. Interpreti V.<br />

Davidović, J. Žiljak, F. Radoš,<br />

F. Stmotić, V. Mihanović<br />

9 febbraio ore 20<br />

Liolà di Luigi Pirandello.<br />

Regia Nino Mangano. Interpreti<br />

Mirko Soldano, Bruno Nacinovich,<br />

Elvia Nacinovich, Andreja<br />

Blagojević, Sara Cechet,<br />

Rosana Bubola, Laura Marchig,<br />

Alida Declaro, Chiara Cavalieri,<br />

Miryam Monica, Elena Brumini,<br />

Paola Maroti, Marko Maroti,<br />

Andrija Medić<br />

12 febbraio ore 20<br />

Erzegovesi al volante commedia.<br />

Regia Zoran Mužić.<br />

IN SLOVENIA<br />

10 e 12 febbraio ore 19,30<br />

Juditadi F. Parać. Regia Petar<br />

Selem. Interpreti Nelli Manuilenko,<br />

Terezija Kusanović,<br />

Ivica Čikeš, Voljen Grbac,<br />

Siniša Štork, Sergej Kiseljev,<br />

Ivanica Lovrić, Vanja Kruljac,<br />

Robert Kolar, Davor Lešić,<br />

Igor Vlajnić, Ivan Zorco<br />

16 e 19 febbraio ore 19<br />

Amadeusdi Shaffer. Dramma<br />

con musiche di Mozart.<br />

Regia Toni Janežič. Interpreti<br />

Žarko Radić, Alen Liverić e<br />

Daria Lorenzi<br />

21 e 22 febbraio ore 19,30<br />

Casimiro e Carolinadi Odon<br />

von Horvàth. Regia Paolo Magelli.<br />

Interpreti Milan Pleština,<br />

Daria Lorenci, Žarko Radić,<br />

Damir Orlić, Galiano Pahor,<br />

Alen Liverić, Nina Violić<br />

Interpreti Zvonimir Zoričić,<br />

Slavica Knežević, Siniša<br />

Popović, Ivica Pucar, Marija<br />

Borić<br />

17 febbraio ore 20<br />

Testamento commedia.<br />

Regia Ivan Leo Lemo. Interpreti<br />

Branimir Vidić, Milka<br />

Podrug Kokotović, Jasna<br />

Ančić, Mirko Šatalić, Izmira<br />

Brautović, Ivica Barišić, Frane<br />

Perišin<br />

19 febbraio ore 9,30, 11 e<br />

18; 20 febbraio ore 9,30 e 11<br />

Sette capretti e un povero<br />

lupo di Tahir Mujičić. Regia<br />

Zoran Mužić. Spettacolo di marionette<br />

25 febbraio ore 20; 26 febbraio<br />

ore 11 e 20; 27 febbraio<br />

ore 11<br />

Innamorati Regia Robert<br />

Raponja. Interpreti Luka<br />

Juričić, Lana Gojak, Romina<br />

Vitasović, Vedran Živolić, Gordana<br />

Šimić, Franjo Tončinić,<br />

Majkl Mikolić, Lara Živolić,<br />

Ivan Blagajčević/Filip Križan,<br />

Robert Raponja<br />

Teatro cittadino - Capodistria<br />

9, 14, 15 e 17 febbraio ore 20;<br />

12 e 13 febbraio ore 16 e 20;<br />

Un tram chiamato desiderio<br />

di Tennessee Williams. Regia<br />

Boris Cavazza. Interpreti Nataša<br />

Matjašec, Mojca Fatur, Sebastijan<br />

Cavazza, Gregor Zorc, Brane<br />

Grubar<br />

19 febbraio ore 20<br />

Lei dunque capirà Teatro Stabile<br />

FVG<br />

IN ITALIA<br />

Teatro lirico Giuseppe Verdi - Trieste<br />

6, 7 e 8 febbraio ore 20,30<br />

Balletto con la Compa&#241;ía Antonio Márquez<br />

e Antonio Márquez. (Fiesta Espa&#241;ola -<br />

Musica fl amenca; Danzas de la Vida Breve- Musica<br />

di Manuel de Falla; Bolero -Musica di Maurice<br />

Ravel). Maestro concertatore e direttore Hirofumi<br />

Yoshida<br />

27 febbraio ore 20,30<br />

La sonnambula melodramma in due atti di<br />

Francesco Bellini. Regia Hugo de Ana. Interpreti<br />

Giovanni Furlanetto, Rafael Siwek, Eva Mei, Eglise<br />

Gutierrez, Antonino Siragusa,<br />

Dario Schmunck, Dionisia Di Vico, Ivanna<br />

Speranza. Maestro concertatore e direttore Patrick<br />

Fournellier<br />

Politeama Rossetti - Trieste<br />

Ciclo:Prosa<br />

13 febbraio ore 20,30; 14 febbraio ore 16<br />

Sul lago dorato di Ernest Thomson. Regia Maurizio<br />

Panici. Interpreti Arnoldo Foà, Erica Blanc, Loredana<br />

Giordano, Valerio Santoro<br />

28 febbraio ore 29,30<br />

Un curioso accidente di Carlo Goldoni. Regia<br />

Beppe Arena. Interpreti Mario Scaccia, Debora Caprioglio,<br />

Edoardo Sala<br />

Ciclo:Altri percorsi<br />

6, 8, 9, 10, 12 e 13 febbraio ore 21; 7 febbraio ore<br />

21,30; 11 febbraio ore 17<br />

L’arte e la maniera di abbordare il proprio capouffi<br />

cio per chiedergli un aumento di Georges Perec.<br />

Regia Alessandro Marinuzzi. Interpreti Rita Maffei<br />

Ciclo:Musical e grandi eventi<br />

22, 23 e 24 febbraio ore 20,30; 25 febbraio ore<br />

16<br />

Concha Bonita di Alfredo Arias, René de Ceccaty,<br />

Nicola Piovani. Regia Alfredo Arias. Interpreti Gen-<br />

La Contrada - Trieste<br />

16, 17, 21, 22, 23 e 24 febbraio<br />

ore 20,30; 18, 20 e 25<br />

febbraio ore 16,30<br />

Io, l’erede commedia di<br />

Edoardo De Filippo. Regia<br />

Andrèe Ruth Shammah. Interpreti<br />

Geppy Gleijeses e<br />

Leopoldo Mastelloni e con la<br />

partecipazione di Marianella<br />

Bargilli<br />

Anno III / n. 2 6 febbraio 2007<br />

“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina<br />

IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina<br />

Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat<br />

edizione: PALCOSCENICO<br />

Redattore esecutivo: Carla Rotta / Impaginazione: Željka Kovačić<br />

Collaboratori: Gianna Mazzieri Sanković, Rossana Poletti, Daniela Rotta Stoiljković,<br />

Arletta Fonio Grubiša / Foto: Graziella Tatalović<br />

Martedì, 6 febbraio 2007<br />

naro Cannavacciuolo, Mauro Gioia, Sibilla Malara,<br />

Alejandra Radano,<br />

Gabriella Zanchi<br />

Ciclo: Danza e<br />

dintorni<br />

16 e 17 febbraio<br />

ore 20,30<br />

The Martha<br />

Graham Dance<br />

Company Coreografi<br />

e di Martha Graham. Direttore artistico Janet Eilber.<br />

Musiche Aaron Coipland, Luis Horst, Giancarlo Menotti,<br />

Norman Dello Joio, Henry Cowell<br />

Ciclo: Fuori abbonamento<br />

6 febbraio ore<br />

20,30<br />

Cochi e Renato<br />

nuotando con le lacrime<br />

agli occhi Interpreti<br />

Cochi Ponzoni,<br />

Renato Pozzetto<br />

7 febbraio ore 21<br />

PFM in concerto: Stati di immaginazione Interpreti<br />

Premiata Forneria Marconi<br />

8 febbraio ore 20,30<br />

Goran Bregovic e la Weddings e Funerals Band.<br />

Interpreti Goran Bregovic e la Weddings e Funerals<br />

Band<br />

10 febbraio ore 20,30<br />

Don Chisciotte senza esagerare da un’idea di<br />

Paolo Migone. Regia Laura Cantarelli. Interpreti Paolo<br />

Migone, Marco Marzocca e con Francesca Censi<br />

20 febbraio ore 21<br />

Fiorella Mannoia<br />

in concerto Interprete<br />

Fiorella Mannoia<br />

24 febbraio ore 17;<br />

25 febbraio ore 16; 26,<br />

27 e 28 febbraio ore<br />

10,30<br />

Bobo e l’isola dei<br />

pirati di Andrea Andolina, Valentina Burolo. Regia<br />

Andrea Andolia, Valentina Burolo<br />

Il presente supplemento viene realizzato nell’ambito del Progetto EDIT Più in esecuzione della Convenzione MAE-UPT 1868<br />

del 22 dicembre 1992 Premessa 8, supportato fi nanziariamente dall’UI-UPT e dal Ministero Affari Esteri della Repubblica italiana.

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