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Mons. Ferdinando Maggioni - Diocesi di Alessandria

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<strong>Mons</strong>ignor <strong>Fer<strong>di</strong>nando</strong> <strong>Maggioni</strong> file:///E:/Ultima copia (2010.09.29)/Vescovo<strong>Fer<strong>di</strong>nando</strong><strong>Maggioni</strong>.htm<br />

XXXVIII Vescovo<br />

<strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong><br />

(1980-1989)<br />

Predecessore<br />

Giuseppe Almici<br />

(1965-1980)<br />

Successore<br />

Fernando Charrier<br />

(1989-2007)<br />

Serie cronologica<br />

<strong>Mons</strong>ignor <strong>Fer<strong>di</strong>nando</strong> <strong>Maggioni</strong><br />

Monza San Biagio 5 febbraio 1914<br />

Milano 2 <strong>di</strong>cembre 1998<br />

Nominato Vescovo <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong> il 17 luglio 1980<br />

Inizia la missione pastorale in <strong>Diocesi</strong> il 4 ottobre 1980<br />

Rimette il mandato il 22 aprile 1989<br />

Lascia la cura pastorale della <strong>Diocesi</strong> l'11 giugno 1989<br />

La biografia<br />

Le Lettere Pastorali<br />

I primi anni <strong>di</strong> ministero<br />

Sua Eccellenza monsignor <strong>Fer<strong>di</strong>nando</strong> <strong>Maggioni</strong> nasce a Monza - San Biagio il 5 febbraio 1914. Nel 1920, la notte <strong>di</strong> Natale,<br />

riceve la prima Comunione, in Vaticano, dalle mani <strong>di</strong> Papa Benedetto XV.<br />

Compie i suoi stu<strong>di</strong> nei Seminari <strong>di</strong>ocesani e a Roma, dove, nel 1935, consegue la licenza in Teologia presso l'Università<br />

Gregoriana, risiedendo in quel seminario Lombardo per il quale tanto si adopererà negli anni successivi.<br />

Il 26 luglio 1936 viene or<strong>di</strong>nato sacerdote a Gallarate dal Card. Alfredo I. Schuster e viene destinato all'Oratorio della<br />

Parrocchia <strong>di</strong> S. Biagio in Monza, ove inizia una fecon<strong>di</strong>ssima iniziativa oratoriana e scolastica, pur essendo - nel contempo -<br />

professore dei chierici prefetti al Collegio S. Giuseppe.<br />

A S. Biagio, ancora oggi parlare <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong>, anzi <strong>di</strong> don <strong>Fer<strong>di</strong>nando</strong>, e <strong>di</strong> oratorio è la medesima cosa: i suoi giovani <strong>di</strong><br />

allora con simpatia e gratitu<strong>di</strong>ne ricordano ancora i loro anni più belli e gioiosi trascorsi accanto a questo prete creativo,<br />

moderno e sempre in attività.<br />

I ragazzi erano cresciuti sotto i bombardamenti e i giovani erano quasi tutti reduci dal fronte, dal campo <strong>di</strong> prigionia o dalla lotta<br />

partigiana. L'Italia era allora un cumulo <strong>di</strong> macerie; la vita democratica si stava avviando a fatica, ma molto vivacemente; non<br />

c'era lavoro, la scuola stentava a riprendere. Ma soprattutto bisognava ricostruire i valori fondamentali nella coscienza dei<br />

giovani che gli orrori della guerra aveva brutalmente traumatizzato. Con una invi<strong>di</strong>abile serenità, con il suo stile pacato e<br />

affabile, senza fare un gesto violento, né mai alzare la voce, usando sempre la bontà per persuadere e per rendere veramente<br />

libere le persone, <strong>Mons</strong>. <strong>Fer<strong>di</strong>nando</strong> ha concepito e <strong>di</strong>retto il nuovo Oratorio <strong>di</strong> S. Biagio che per quei tempi era un segno<br />

luminoso e una realizzazione <strong>di</strong> avanguar<strong>di</strong>a.<br />

L'obiettivo che si era proposto era quello <strong>di</strong> poter fare un cammino anche impegnativo con i suoi giovani e ragazzi; e per questo<br />

non ha mai trascurato anche i più moderni mezzi che la tecnica in quegli anni metteva a <strong>di</strong>sposizione. Per la catechesi domenicale<br />

si avvaleva <strong>di</strong> <strong>di</strong>apositive; dal suo stu<strong>di</strong>o trasmetteva il suo messaggio in tutte le classi; da lui prende inizio anche l'uso della<br />

lettura <strong>di</strong>alogata e mimata della Parola <strong>di</strong> Dio.<br />

Anche le attività serali <strong>di</strong> riunioni e programmazioni non iniziavano mai senza prima aver recitato il santo rosario. Con la sua<br />

brillante fantasia e carica organizzativa ha saputo dare vita a <strong>di</strong>verse iniziative ricreative e culturali che riuscirono a raggruppare<br />

tanti giovani: nel suo oratorio vi era il gruppo della filodrammatica, gli appassionati <strong>di</strong> fotografia, il gruppo impegnato nella<br />

programmazione dei films, gli animatori dei giochi domenicali, i gruppi sportivi <strong>di</strong> calcio e <strong>di</strong> atletica ... ognuno, giovane e<br />

adulto, trovava all'oratorio S. Biagio il suo posto e la sua responsabilità. Tutti avevano un incarico, e spronati dal don<br />

<strong>Fer<strong>di</strong>nando</strong>, tutti dovevano essere creativi nel loro settore <strong>di</strong> responsabilità.<br />

Accanto a queste iniziative tipicamente oratoriane <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> iniziò nel 1944 la scuola me<strong>di</strong>a parrocchiale, la prima in<br />

Italia riconosciuta dallo Stato, e l'avviamento commerciale.<br />

La sua esperienza oratoriana termina nel 1949 quando viene mandato a Tradate come professore <strong>di</strong> Teologia e Direttore<br />

spirituale del Collegio arcivescovile Galvalisi (ora Bentivoglio).<br />

Nel 1955 verrà poi nominato Rettore del Collegio arcivescovile De Filippi <strong>di</strong> Arona. Vi giunge dopo la morte del Rettore don<br />

Locatelli e trova un convitto che aveva una prestigiosa tra<strong>di</strong>zione sia nel novarese che nel varesotto, ma necessitava <strong>di</strong> una linfa<br />

nuova e soprattutto <strong>di</strong> abbandonare alcuni or<strong>di</strong>namenti desueti. <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> apre il collegio a prospettive nuove per poter<br />

influire cristianamente e culturalmente sul territorio e sulla realtà locale; avvia il grande <strong>di</strong>scorso delle libertà scolastiche;<br />

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ammoderna le strutture.<br />

Inizia subito dai sacerdoti, i suoi collaboratori: ogni primo venerdì del mese li invita in Cappella, a sera inoltrata, per un'ora <strong>di</strong><br />

adorazione; nella preghiera e nella riflessione dettata sempre con la sua voce sommessa, invita e sprona tutti alla realizzazione<br />

del compito affidato: educare alla fede e alle responsabilità della vita i giovani loro affidati. Signorilità e ospitalità erano i tratti<br />

rilevanti della sua singolare capacità <strong>di</strong> pubbliche relazioni.<br />

Ogni ambiente era sempre stato piccolo per <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong>; anche ad Arona il Rettore si aprì alle necessità pastorali della<br />

città, animò i cineforum parrocchiali, fondò la locale sezione dell'Unione Cattolica Insegnanti Me<strong>di</strong>; rispose con tutta la sua<br />

grande <strong>di</strong>sponibilità ad ogni richiesta, sia che si trattasse <strong>di</strong> una prestazione sacerdotale, sia che venisse richiesto <strong>di</strong> un parere<br />

autorevole per la soluzione <strong>di</strong> alcuni problemi.<br />

Per quanto riguarda l'ammodernamento degli e<strong>di</strong>fici o la progettazione <strong>di</strong> opere nuove, <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> ha sempre avuto per il<br />

De Filippi una particolare attenzione e il periodo del suo Rettorato è ricordato ancora come un'autentica primavera.<br />

Nel 1960, <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> torna a Milano, nella Curia arcivescovile, come <strong>di</strong>rettore dell'Ufficio Scolastico, ambito del quale è<br />

ormai attento conoscitore, e l'11 novembre dello stesso anno viene nominato Prelato Domestico <strong>di</strong> Sua Santità.<br />

Il Pontificio Seminario Lombardo<br />

Nel 1960, il 1° <strong>di</strong>cembre <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> è destinato a Roma, nell'incarico <strong>di</strong> Rettore del Pontificio Seminario Lombardo dei<br />

SS. Ambrogio e Carlo, con decreto della S. Congregazione dei Seminari e delle Università degli Stu<strong>di</strong>. Vi giunge il 28 <strong>di</strong>cembre<br />

per assumere la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> quel Collegio ecclesiastico, da cui stava per allontanarsi S. E. <strong>Mons</strong>. Francesco Bertoglio al<br />

termine <strong>di</strong> un incarico durato quasi trent'anni.<br />

Era un ritornare nell'antica casa che lo aveva accolto negli anni giovanili degli stu<strong>di</strong> teologici presso l'Università Gregoriana. A<br />

questo ufficio lo aveva designato l'Arcivescovo <strong>di</strong> Milano. "<strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong>, <strong>di</strong>sse in quella circostanza Giovanni Battista<br />

Montini, è l'uomo adatto, ma non è persona <strong>di</strong> cui la nostra <strong>Diocesi</strong> possa fare a meno e la sua sostituzione sarà <strong>di</strong>fficile: tuttavia<br />

il Lombardo merita da parte nostra questo sacrificio"<br />

"Adatto" in particolare a risolvere l'assai <strong>di</strong>fficile problema che subito gli veniva presentato: la ricostruzione dalle fondamenta<br />

del Seminario stesso.<br />

Nella storia ormai più che centenaria del Pontificio Seminario Lombardo, <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> è il Rettore della sua ricostruzione. È<br />

possibile immaginare la commozione <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> quando Giovanni XXIII, nella memorabile u<strong>di</strong>enza concessa al<br />

Lombardo il 10 febbraio 1963 - giorno anniversario della morte <strong>di</strong> Pio XI - bene<strong>di</strong>sse la prima pietra. Il Papa ricordò che il<br />

Seminario veniva ancora conservato "alle amenità dell'Esquilino e, ciò che più tocca il cuore dei suoi giovani abitatori, alla<br />

prossimità del tempio augusto, che la pietà dei secoli volle consacrato alla Madre <strong>di</strong> Gesù e nostra".<br />

A <strong>Mons</strong>. <strong>Fer<strong>di</strong>nando</strong> si deve infatti in primo luogo la rie<strong>di</strong>ficazione della sua sede, incominciata il 10 febbraio 1963 con la posa<br />

della prima pietra da parte del Card. Giovanni Battista Montini e da questi inaugurata l'11 novembre 1965, quando già portava il<br />

nome <strong>di</strong> Paolo VI. Ad opera dell'Impresa Castelli tutto fu ricostruito dalle fondamenta. I motivi <strong>di</strong> tale scelta venivano così<br />

in<strong>di</strong>cati dal Card. Montini: "... la necessità d'una migliore <strong>di</strong>sposizione interna dei locali, in conformità alle esigenze e<strong>di</strong>lizie,<br />

messe in rilievo dall'esperienza e dagli usi moderni; l'opportunità <strong>di</strong> ottenere un maggior ren<strong>di</strong>mento economico da un e<strong>di</strong>ficio,<br />

che non solo deve dare alloggio ai suoi ospiti, ma deve altresì mantenerli".<br />

Tra queste due date sta quasi completamente la celebrazione del Concilio Vaticano II, una coincidenza che già conferiva una<br />

chiara in<strong>di</strong>cazione alla rinascente casa del Seminario, quella <strong>di</strong> "rispecchiare, pur nelle limitatissime proporzioni materiali, il<br />

generale rinnovamento spirituale <strong>di</strong> questa storica ora" e <strong>di</strong> "stimolare e favorire una sempre rifiorente vitalità interiore del<br />

Seminario stesso" (Card. Giovanni Battista Montini).<br />

La ricostruzione operata da <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> ne trascende il pur notevole aspetto e<strong>di</strong>lizio per contenere ed esprimere anche una<br />

caratteristica linea pedagogica. La sua stessa determinazione, in sintonia con la saggezza <strong>di</strong> Paolo VI, <strong>di</strong> far sorgere la nuova<br />

<strong>di</strong>mora del Seminario Lombardo nel medesimo luogo, dove l'aveva collocata la previdente e provvidente generosità <strong>di</strong> Pio XI e<br />

cioè accanto alla Basilica <strong>di</strong> S. Maria Maggiore, e non invece, come altri avrebbero voluto, <strong>di</strong>stante dal centro della città.<br />

Una vicinanza fisica a Roma e al Papa, che doveva essere "segno e assillo <strong>di</strong> consonanza spirituale". Egli temeva che, vivendo<br />

appartati, gli alunni potessero "tra<strong>di</strong>re un così luminoso passato chiudendosi nelle angustie <strong>di</strong> una acci<strong>di</strong>osa pusillanimità". Nel<br />

suo cuore <strong>di</strong> educatore non c'era solo l'appello stimolante <strong>di</strong> Roma capitale della cattolicità, ma anche l'esigenza perfino<br />

drammatica <strong>di</strong> una metropoli carica <strong>di</strong> enormi problemi culturali, politici, sociali e morali, dai quali i giovani seminaristi e<br />

presbiteri non dovevano e non potevano essere tenuti lontani.<br />

In questa prospettiva, nel rinato e<strong>di</strong>ficio del Lombardo si legge la pedagogia <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> e si riflette la sua personalità.<br />

Esso si presenta come una <strong>di</strong>mora moderna e funzionale, quasi segno <strong>di</strong> una Chiesa che nel Concilio si aggiorna e <strong>di</strong>aloga con il<br />

mondo contemporaneo con nuovo e più efficace <strong>di</strong>namismo. Elegante e sobrio, dove nulla manca <strong>di</strong> ciò che è necessario, ma<br />

niente è superfluo, dove nessuna cosa è ingombrante, ma tutto aiuta a trascorrervi una vita <strong>di</strong>gnitosa e serena, riservata e fraterna,<br />

il palazzo rivela del suo autore la signorilità che fiorisce da severa e nobile austerità.Se <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> ha rivelato felice<br />

intuito non <strong>di</strong>sgiunto da realismo, anche dal punto <strong>di</strong> vista artistico, nella ricostruzione del Pontificio Istituto Lombardo, ha<br />

rivelato però doti singolari soprattutto nell'impostazione in termini quanto mai chiari del piano finanziario che ha governato<br />

l'operazione. In tal modo egli ha provveduto non soltanto a costruire il razionale e<strong>di</strong>ficio che si può ammirare a piazza S. Maria<br />

Maggiore, ma ha posto pure le basi per l'autonomia economica della vita del Seminario.<br />

Fondamentali furono la presenza spirituale e le doti <strong>di</strong> generosità, de<strong>di</strong>zione e promozione umana che contrad<strong>di</strong>stinsero il<br />

rettorato <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong>. "Proprio a <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> - ebbe modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>re Paolo VI in una speciale U<strong>di</strong>enza concessa il 15<br />

gugno 1965 a superiori ed alunni del Pontificio Seminario Lombardo - si deve il compimento della nuova sistemazione assai<br />

<strong>di</strong>fficile. Sia egli ringraziato per la premura ammirevole portata in tale impresa".<br />

La cosa non era stata facile. Infatti il "problema dell'inserimento del nuovo e<strong>di</strong>ficio nella trama urbana - ebbe a scrivere<br />

l'Architetto Spaccarelli cui fu affidata la progettazione architettonica e la <strong>di</strong>rezione dei lavori - non era solo un problema <strong>di</strong><br />

scelta <strong>di</strong> linguaggio, ma qualcosa che investiva la coscienza del peso che una architettura non 'misurata' avrebbe portato in<br />

termini concorrenziali con l'architettura del Fuga, centro naturale <strong>di</strong> attenzione e fulcro della Piazza <strong>di</strong> S. Maria Maggiore".<br />

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Tenendo in somma considerazione la facciata della Patriarcale Basilica Liberiana, opera realizzata da <strong>Fer<strong>di</strong>nando</strong> Fuga tra il<br />

1743 e il 1750, l'architetto e i suoi collaboratori, nella progettazione del nuovo e<strong>di</strong>ficio del Lombardo, non hanno voluto né<br />

potuto evidentemente prescindere dal carattere urbanistico ed architettonico della città e della piazza, cercando anzi <strong>di</strong><br />

contribuirvi con un <strong>di</strong>segno armonico ed ine<strong>di</strong>to. Essi hanno infatti cercato <strong>di</strong> "captare l'atmosfera romana nella ricerca <strong>di</strong> un<br />

commento cromatico riecheggiante gli intonaci pozzolanici - precisò ancora l'Archetetto Attilio Spaccarelli -, e nel ritmo del<br />

volume architettonico puntando decisamente sulla prevalenza dei pieni sui vuoti".<br />

Papa Montini nella festa <strong>di</strong> S. Carlo del 1965, così scriveva: "Al nostro e caro Pontificio Seminario Lombardo in Roma, che<br />

inaugurando la propria sede completamente ricostruita celebra il centenario della sua fondazione, con l'ardente voto che sempre<br />

gli Alunni della sapiente fusione, che lo caratterizza, delle virtù naturali e cristiane della loro terra d'origine con lo spirito <strong>di</strong><br />

Roma cattolica traggano almeno perenne conforto squisito al futuro loro ministero, <strong>di</strong> cuore bene<strong>di</strong>ciamo, e su <strong>di</strong> esso<br />

imploriamo <strong>di</strong> Maria Santissima, Madre della Chiesa, la celeste tutela. Paulus PP. VI".<br />

L'in<strong>di</strong>rizzo augurale del Santo Padre veniva imme<strong>di</strong>atamente recepito dal Rettore <strong>Mons</strong>. <strong>Fer<strong>di</strong>nando</strong> <strong>Maggioni</strong>, che lo<br />

riesprimeva all'intera famiglia del Lombardo con le seguenti in<strong>di</strong>menticate parole: "La visione del nuovo e<strong>di</strong>ficio, nonché<br />

attardare, deve stimolare il nostro spirito a considerare le profonde lezioni che provengono dalla storia ormai secolare del<br />

Seminario, dalle magnifiche figure delle persone che la onorano, dalle esigenze e dai frutti <strong>di</strong> una forma educativa, <strong>di</strong>venuta<br />

valida tra<strong>di</strong>zione, forgiante gli animi alla grandezza <strong>di</strong> una romanità saggia ed attiva, universale e concreta, umile e forte, ardente<br />

<strong>di</strong> amore alla Chiesa che per volontà <strong>di</strong>vina nell'Urbe e nel Papa si incentra e si impernia. Da qui traiamo un felice auspicio<br />

anche per il futuro; da qui racaviamo forza e coraggio, speranza e fiducia; da qui l'impegno <strong>di</strong> ogni membro della famiglia del<br />

Lombardo a non tra<strong>di</strong>re un così luminoso passato chiudendosi nelle angustie <strong>di</strong> una acci<strong>di</strong>osa pusillanimità, ma a camminare con<br />

generoso slancio lungo le sofferte vie della propria missione, conferendo, giorno per giorno, l'apporto personale alla costruzione<br />

del mistico e<strong>di</strong>ficio della Chiesa".<br />

Come Rettore del Lombardo rinnovò le strutture dell'antica biblioteca, aggiornandone le pubblicazioni, senza però trascurare la<br />

sistemazione dell'importante archivio del Seminario. Col consiglio e l'aiuto del Segretario particolare del Papa, il carissimo<br />

<strong>Mons</strong>. Pasquale Macchi, fu possibile a <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> attuare un piano <strong>di</strong> abbellimento della Cappella del collegio Lombardo<br />

(arricchita <strong>di</strong> preziose sculture, masaici e artistiche vetrate) ed istituire, tra l'altro, una piccola biblioteca specializzata in opere<br />

concernenti S. Ambrogio e Carlo.<br />

Vescovo titolare <strong>di</strong> Subaugusta e Ausiliare dell'Arcivescovo <strong>di</strong> Milano<br />

Prelato domestico dall'11 novembre 1960, egli <strong>di</strong>venne Canonico Onorario della Patriarcale Basilica <strong>di</strong> S. Maria Maggiore il 9<br />

marzo 1965 e fu nominato Protonotario Apostolico Soprannumerario in data 1° <strong>di</strong>cembre 1966.<br />

Dal 6 luglio 1965, in qualità <strong>di</strong> visitatore apostolico dell'Ambrosiana de<strong>di</strong>cò munerose cure alla soluzione <strong>di</strong> taluni problemi ed<br />

alla stesura del nuovo statuto <strong>di</strong> questa prestigiosa istituzione culturale milanese.<br />

Il 14 settembre 1967 viene eletto Vescovo titolare <strong>di</strong> Subaugusta e nominato Ausiliare dell'Arcivescovo <strong>di</strong> Milano. Il motto<br />

scelto per il suo stemma episcopale - stemma composto dallo scozzese mons.Charles Burns dell'Archivio Segreto Vaticano -,<br />

ossia Virtus mea Dominus, è davvero emblematico. Dopo la consacrazione episcopale nel Duomo <strong>di</strong> Monza - il 29 ottobre per<br />

mano del car<strong>di</strong>nale Giovanni Colombo, assistito dall'Arcivescovo Ernesto Civar<strong>di</strong> e dal Vescovo Francesco Bertoglio - assume<br />

in <strong>Diocesi</strong> l'ufficio <strong>di</strong> Provicario Generale. Quel giorno a Monza l'Arcivescovo ebbe a <strong>di</strong>re, tra l'altro: "Oggi l'intera <strong>Diocesi</strong><br />

ambrosiana che lo ha seguito nelle molteplici tappe della sua preparazione, dall'insegnamento alla <strong>di</strong>rezione spirituale, dalla<br />

formazione dei giovani a quella dei sacerdoti, che lo ha ammirato come ricostruttore del Seminario Lombardo in Roma mentre ne<br />

continuava le apprezzate tra<strong>di</strong>zioni, oggi l'intera <strong>Diocesi</strong> ambrosiana <strong>di</strong> cui è figlio, lo riprende come padre e intimo<br />

collaboratore del suo Arcivescovo".<br />

Il conferimento del carattere espiscopale per il tramite del Metropolita della Regione Pastorale della Lombar<strong>di</strong>a (a sua volta<br />

consacrato Vescovo dal card. Giovanni Battista Montini) rese ancora più caro il dono del Papa all'Arci<strong>di</strong>ocesi ambrosiana. E la<br />

genealogia episcopale <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong>, descritta con rara competenza dal francese Joseph-Marie Sauget della Biblioteca<br />

Apostolica Vaticana, precisa come si tratti in effetti della prosecuzione, in terra lombarda, <strong>di</strong> uno dei rami della <strong>di</strong>scendenza<br />

vescovile <strong>di</strong> Paolo VI.<br />

Prevosto nella Parrocchia <strong>di</strong> S. Giorgio al Palazzo<br />

All'antica Parrocchia citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> S. Giorgio al Palazzo <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> rimase legato per trent'anni, dal1967 al 1998.<br />

Sul Bollettino parrocchiale del mese <strong>di</strong> agosto del 1967, padre Sergio Passoni che allora fungeva da vicario in aiuto dell'anziano<br />

prevosto don Angelo Molinati scriveva: "Devo assicurare i parrocchiani, i quali hanno temuto, nei mesi scorsi, <strong>di</strong> essere venduti<br />

ad altre parrocchie, che la Parrocchia <strong>di</strong> San Giorgio al Palazzo continuerà la sua esistenza come circoscrizione parrocchiale a<br />

sé stante; né più né meno come lo fu finora. Dunque la Parrocchia non sarà soppressa. Ragioni spirituali, ambientali,<br />

organizzative e storiche hanno fatto soprassedere all'idea <strong>di</strong> una soppressione, che peraltro sarebbe dovuta entrare nel quadro <strong>di</strong><br />

un nuovo <strong>di</strong>mensionamento parrocchiale del Centro. Come utilizzo specifico della nostra chiesa, tra le <strong>di</strong>verse del Centro, ho<br />

suggerito che venga destinata a Penitenzieria, cui via Torino serve da notevole veicolo <strong>di</strong> popolo, in ogni <strong>di</strong>rezione. Un fatto <strong>di</strong><br />

grande giubilo è che S. Em. il Card. Arcivescovo ha scelto il nuovo Pastore <strong>di</strong> San Giorgio al Palazzo nella persona <strong>di</strong> un<br />

degnissimo Prelato, il cui nome per ora non può essere rivelato ufficialmente".<br />

La rivelazione compare nel Bollettino <strong>di</strong> ottobre: "È con infinita gioia che possiamo annunciare che S. Giorgio ha un prevosto<br />

vescovo: Sua Eccellenza <strong>Mons</strong>. <strong>Fer<strong>di</strong>nando</strong> <strong>Maggioni</strong>, vescovo ausiliare e pro vicario generale <strong>di</strong> Milano sarà il nuovo prevosto<br />

<strong>di</strong> San Giorgio al Palazzo. È un grande dono <strong>di</strong> cui siamo grati al nostro Car<strong>di</strong>nale arcivescovo".<br />

Nel 1967, il 12 novembre, <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> entra come Prevosto nella Parrocchia milanese <strong>di</strong> S. Giorgio al Palazzo. Divenuto<br />

parroco oltre agli incarichi <strong>di</strong>ocesani e romani ricevette anche quelli <strong>di</strong> Consultore per gli Istituti Secolari, per l'Educazione<br />

Cattolica e per la revisione del Co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Diritto Canonico; tuttavia mai tralasciò i suoi doveri parrocchiali pur facendosi<br />

aiutare da zelanti coa<strong>di</strong>utori, quali furono don Giovanni Rainol<strong>di</strong> e don Alberto Barlocco, ai quali si affiancò don Francesco<br />

Coccopalmerio. In particolare fu puntigliosamente fedele alla celebrazione quoti<strong>di</strong>ana della S. Messa parrocchiale anche nelle<br />

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domeniche, nelle quali era normale che venisse chiamato in altre parrocchie a presiedere episcopalmente le più varie<br />

celebrazioni liturgiche e soprattutto l'amministrazione dei Sacramenti della prima Riconciliazione, della Prima Comunione e<br />

della Cresima, e spesso conferiva anche il Battesimo e l'Olio degli infermi.<br />

"Lo Spirito Santo, quando <strong>di</strong>lata il cuore <strong>di</strong> un Vescovo con l'effusione del dono della carità pastorale perché vi accolga tutti i<br />

fedeli della <strong>di</strong>ocesi a lui affidata, gli dà insieme capacità <strong>di</strong> amare con affetto più intenso coloro che, per particolari titoli, sono<br />

a lui più vicini. Mi è gra<strong>di</strong>to, in questo giorno della mia consacrazione, volgere il pensiero e <strong>di</strong>re la prima parola a voi, cari<br />

figlioli che componete la famiglia, ormai anche mia <strong>di</strong> S. Giorgio al Palazzo, per testimoniarvi il mio caldo amore <strong>di</strong> Padre e il<br />

desiderio <strong>di</strong> essere presto tra voi, per camminare assieme sulle vie segnate dai <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Dio". È l'inizio della lettera che <strong>Mons</strong>.<br />

<strong>Maggioni</strong> in<strong>di</strong>rizzò il 29 ottobre 1967 e fece pubblicare sul Bollettino Parrocchiale del mese <strong>di</strong> novembre; a partire dal numero<br />

natalizio la serie de "la parola del Parroco" continuerà ininterrotta - tranne la parentesi alessandrina - fino al 1994. Gli<br />

argomenti trattati con ragionamenti chiari e brevi e con termini accessibili erano suggeriti dalle circostanze liturgiche e pastorali<br />

dell'attualità.<br />

Certamente quello liturgico quoti<strong>di</strong>ano e quello mensile me<strong>di</strong>ante il Bollettino sono stati i più regolari contatti tra i fedeli <strong>di</strong> S.<br />

Giorgio e il loro eccellentissimo prevosto; ma non furono i soli. Dal gennaio 1968 cominciò a porre le premesse per il sorgere<br />

<strong>di</strong> un consiglio pastorale da convocare perio<strong>di</strong>camente per trattare questioni non solamente economiche o e<strong>di</strong>lizie.<br />

Era solito prendere parte alle gite, ai pellegrinaggi parrocchiali e ai popolari incontri conviviali soprattutto giovanili; quasi mai<br />

lasciava mancare la sua presenza all'oratorio festivo.<br />

Dimostrò sempre un grande amore per la Chiesa <strong>di</strong> S. Giorgio, una tenera cura per il suo decoro e una profonda stima per la sua<br />

storia. Ecco perchè poche settimane dopo il suo ingresso fece <strong>di</strong>stribuire un elegante e accurato lavoro sulla basilica curato dai<br />

dott. mons. Marcora e Ottimo della Chiesa; pochi mesi più tar<strong>di</strong> fece pubblicare gli atti della visita pastorale a S. Giorgio fatta<br />

dal card. Pozzobonelli stu<strong>di</strong>ati dalla prof.a Gatti Perer e da mons. Palestra; nel 1974, infine incaricò Giulio Colombo <strong>di</strong> curare<br />

la guida storico-artistica della basilica.<br />

I lavori <strong>di</strong> restauro, <strong>di</strong> consolidamento, <strong>di</strong> ammodernamento liturgico, artistico e logistico non cessarono praticamente mai sia in<br />

basilica che nel complesso parrocchiale. Ammirevole è stata l'idea <strong>di</strong> sistemare la canonica in modo tale da ricavare la sede<br />

della comuntà <strong>di</strong> San Natale - ideale erede del soppresso collegio canonicale me<strong>di</strong>oevale - creata per alloggiare <strong>di</strong>gnitosamente<br />

i sacerdoti assistenti dell'Azione Cattolica <strong>di</strong>ocesana.<br />

La signorilità e la generosità che lo caratterizzavano lo resero molto stimato dai parrocchiani, ma soprattutto dai sacerdoti della<br />

comunità "S. Natale" che, da allora, consideratisi come "nipoti", incominciarono a parlare <strong>di</strong> lui chiamandolo "zio" e sua sorella<br />

"zia Rosina". A S. Giorgio de<strong>di</strong>cò energie e tempo nell'intento <strong>di</strong> rendere più pregevole la Basilica che, resa più bella per suo<br />

merito, è rimasta simbolo <strong>di</strong> quella libertà <strong>di</strong> religione <strong>di</strong> cui conserva la memoria storica, in quanto sorta sulle vestigia del<br />

Palazzo Imperiale sede del famoso e<strong>di</strong>tto del 313.<br />

Vicario generale<br />

Nel 1969 <strong>di</strong>viene Vicario Generale del Card. Colombo, carica che manterrà per ben un<strong>di</strong>ci anni - anche con il card. Carlo Maria<br />

Martini - fino al 1980, allorché viene nominato Vescovo <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong>.<br />

La vita <strong>di</strong> un Vicario generale è fatta <strong>di</strong> sedute, assemblee, consigli, tutto per <strong>di</strong>scutere i problemi, metterli in graduatoria<br />

d'urgenza, cercare persone e mezzi adeguati a risolverli. <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> svolse il lavoro <strong>di</strong> fedele esecutore della linea<br />

pastorale dell'Arcivescovo Card. Giovanni Colombo. La Curia doveva adeguarsi ai nuovi compiti che l'aumento della<br />

popolazione andava sollecitando nella <strong>Diocesi</strong> ambrosiana. La rapida e vorticosa trasformazione <strong>di</strong> strutture e <strong>di</strong> mentaltà sul<br />

fronte della società e perciò anche della religiosità e della pastorale, chiedeva duttilità e apertura al nuovo, senza ripu<strong>di</strong>are<br />

l'antico perennemente valido. <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> promosse la riforma della Curia.<br />

La corsa in avanti della tecnologia e della scienza non lo trovava perplesso o timoroso. <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> ha guardato con<br />

interesse alle applicazioni dell'informatica per la gestione della Curia milanese. Negli anni 71-72 inviava sacerdoti della Curia<br />

a corsi introduttivi all'uso dei computer.<br />

Per dare corpo ai progetti e concreta realtà ai sogni <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> poteva contare sull'intraprendente laboriosità tipica della<br />

Brianza, dove era nato, e sullo spirito menageriale milanese. Le sue conoscenze nel settore impren<strong>di</strong>toriale, bancario, industriale<br />

e finanziario risalivano spesso alla <strong>di</strong>retta esperienza sacerdotale, maturata nell'ambiente <strong>di</strong> Monza e dei Collegi Arcivescovili,<br />

in cui la sua opera <strong>di</strong> educatore aveva lasciato una traccia duratura.<br />

Dove altri davano la linea <strong>di</strong> politica finanziaria, <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> preveniva o affiancava con suggerimenti <strong>di</strong> ispirazione<br />

cristiana: in due strutture (un istituto <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to e una fondazione) ha sapientemente agito per promuovere anche beneficenza<br />

mettendola come una delle finalità previste dallo statuto. Egli stesso figurava nella Commissione per l'assegnazione degli utili<br />

maturati secondo logica impren<strong>di</strong>toriale.<br />

La munificenza <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> trovò presto uno sbocco a carattere internazionale: l'aiuto alle Chiese in terra <strong>di</strong> missione.<br />

Quando un Vescovo africano o latino-americano o asiatico capitava a Milano, in Curia, l'ospitalità <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> lo faceva<br />

sentire a suo agio. Questa benevolenza senza sussiego, con una fraterna e gioiosa prossimità era la sua caratteristica.<br />

Questo carisma fu presto noto in sede <strong>di</strong> Conferenza Episcopale Italiana e allora ebbe incarichi pluriennali nella Commissione<br />

per la Cooperazione tra le Chiese.<br />

Sono da riferire al suo mandato <strong>di</strong> Vicario generale importanti realizzazioni in <strong>Diocesi</strong>: il restauro dell'antico Seminario <strong>di</strong> San<br />

Carlo in corso Venezia a Milano (inaugurato nel 1973), gli interventi <strong>di</strong> ristrutturazione e<strong>di</strong>lizia e organizzativa alla Curia, il<br />

consolidamento dei piloni del Duomo, la nuova e<strong>di</strong>zione del Messale Ambrosiano, la costruzione della casa per sacerdoti<br />

"Paolo VI" a Concenedo <strong>di</strong> Barzio.<br />

Contemporaneamente, per tutti gli anni settanta, <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> prosegue nel suo impegno per la cultura e l'evangelizzazione dei<br />

popoli, quale consultore presso la Sacra Congregazione per l'Educazione Cattolica e quale membro della Commissione per i<br />

Seminari e l'Educazione della Conferenza Episcopale Italiana. Nel 1976 viene nominato Presidente della Commissione CEI per<br />

la cooperazione tra le Chiese e poi membro del Consiglio Generale della Pontificia Commissione per l'America Latina.<br />

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Presidente della Commissione Episcopale per la Cooperazione tra le Chiese<br />

Nel 1976 <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> fu eletto Presidente della Commissione Episcopale per la Cooperazione tra le Chiese. Era un periodo<br />

nel quale il mondo missionario era in fermento, "sconvolto" positivamente dal grande rinnovamento che il Concilio aveva<br />

innescato. Momento ricco ma assai delicato per la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> trovare un giusto equilibrio tra novità e tra<strong>di</strong>zione, per la fatica <strong>di</strong><br />

comporre una vitalità non priva <strong>di</strong> tensioni, per la necessità <strong>di</strong> far maturare delle intuizioni che si presentavano cariche <strong>di</strong><br />

promesse.<br />

La prima preoccupazione <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> <strong>di</strong> fronte a questa complessa realtà fu quella <strong>di</strong> "capirla", e lo fece mettendosi in<br />

ascolto, con umiltà ed entusiasmo, con <strong>di</strong>screzione, signorilità e pazienza. Questo si tradusse in lunghi colloqui con teologi ed<br />

esperti della missione, nel desiderio <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re le motivazioni che ispiravano la rinnovata stagione missionaria e <strong>di</strong><br />

coglierne i fermenti più genuini; si tradusse anche in un'attenta partecipazione a frequenti incontri <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, a numerose riunioni<br />

<strong>di</strong> programmazione promosse dalla stessa Commissione Episcopale, dal Consiglio Missionario Nazionale e dai vari Organismi<br />

missionari che andavano sorgendo.<br />

È da questo ricco confronto che sono nate le linee operative <strong>di</strong>venute poi scelte che la Commissione Episcopale e il suo<br />

presidente <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> hanno poi cercato <strong>di</strong> concretizzare.<br />

Tra le numerose iniziative che hanno caratterizzato il duplice mandato <strong>di</strong> Presidente ve ne sono alcune che evidenziano in modo<br />

chiaro l'apporto dato da <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> alla maturazione missionaria della Chiesa italiana.<br />

Tra le più significative è senza dubbio la costituzione dell'Ufficio Nazionale per la Cooperazione Missionaria tra le Chiese. Se<br />

la Conferenza Episcopale Italiana vi provvide nel 1978 il merito è da ascriversi principalmente all'azione convincente <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>.<br />

<strong>Maggioni</strong>, il quale si impegnò in prima persona non solo a sostenerne l'opportunità, ma anche a offrire garanzie per il suo<br />

funzionamento. Il significato pastorale <strong>di</strong> questa scelta apparve subito evidente: un Ufficio alla CEI che si occupasse della<br />

Cooperazione missionaria evidenziava la volontà dell'Episcopato, e con esso delle signole Chiese locali, <strong>di</strong> responsabilizzarsi<br />

<strong>di</strong>rettamente nell'impegno missionario.<br />

Era una risposta alle in<strong>di</strong>cazioni che il Concilio aveva ripetutamente dato e che sollecitavano la Chiesa locale a superare<br />

definitivamente una mentalità e una prassi <strong>di</strong> delega che per lungo tempo ne aveva caratterizzato l'atteggiamento nei riguar<strong>di</strong> del<br />

compito dell'evangelizzazione universale.<br />

Costituendo un Ufficio missionario alle sue <strong>di</strong>rette <strong>di</strong>pendenze la CEI si coinvolgeva consapevolmente in un settore che<br />

considerava suo a tutti gli effetti, alla pari degli altri settori pastorali.<br />

Anche in questo modo la Chiesa italiana esprimeva il suo "soggetto <strong>di</strong> missione", così come la spinta conciliare esigeva. Ma<br />

<strong>di</strong>venire "soggetto <strong>di</strong> missione" richiede ad una Chiesa locale <strong>di</strong> farsi responsabile della pastorale missionaria, proporre, cioè,<br />

linee e criteri per la formazione della coscienza missionaria del popolo <strong>di</strong> Dio, in<strong>di</strong>viduare orientamenti idonei ad educare<br />

mentalità, far sì che l'impegno missionario sia inserito nella "ferialità" dell'azione pastorale e, <strong>di</strong> conseguenza, della esperienza<br />

ecclesiale, senza demandarlo alla iniziativa o a gesti isolati <strong>di</strong> alcuni generosi.<br />

La risposta a queste esigenze venne dal documento "L'impegno missionario della Chiesa italiana", pubblicato nel 1982 dalla<br />

Commissione Episcopale per la Cooperazione tra le Chiese. Preparato con il contributo <strong>di</strong> tutte le forze missionarie, fu<br />

presentato da <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong>, nella sua veste <strong>di</strong> Presidente, al Consiglio Permanente della CEI, ricevendone i più ampi<br />

consensi. L'approvazione <strong>di</strong> questo importante organismo della CEI conferì al documento una evidente autorevolezza, tanto che<br />

non è esagerato affermare che esso costituisce finora il più impegnativo ed articolato pronunciamento dell'Episcopato Italiano<br />

sulla cooperazione missionaria.<br />

È forse prematuro valutare ciò che questo documento ha significato per il rilancio e lo sviluppo dell'impegno missionario della<br />

Chiesa italiana; tuttavia rimane indubbiamente un punto <strong>di</strong> riferimento fondamentale, sia per i suoi contenuti teologici che per le<br />

in<strong>di</strong>cazioni pastorali. È partendo da questo documento che la Commissione Episcopale avviava una serie <strong>di</strong> verifiche, la prima<br />

delle quali riguardava l'eperienza dei sacerdoti "fidei donum". Si era nel 1982 e ricorreva il XXV anniversario della<br />

pubblicazione dell'Enciclica <strong>di</strong> Pio XII "Fidei donum", un'Enciclica che aveva segnato una spinta decisiva per l'impegno <strong>di</strong>retto<br />

in missione dei sacerdoti <strong>di</strong>ocesani. La risposta del clero italiano era stata davvero rilevante, tanto che più <strong>di</strong> mille preti erano<br />

partiti per l'Africa e l'America Latina, prima prevalentemente a titolo personale, ma in seguito con un coinvolgimento sempre più<br />

stretto alle loro <strong>Diocesi</strong>.<br />

Dopo venticinque anni la Commissione Episcopale avvertì l'utilità <strong>di</strong> fare una valutazione <strong>di</strong> questa esperienza, per registrare<br />

positività e limiti, per scoprirne le note più caratteristiche, nell'intento non <strong>di</strong> consegnarla agli archivi, ma <strong>di</strong> rivitalizzarla e<br />

consolidarla ulteriormente. Fu una verifica non fatta a tavolino, ma interpellando tutti i protagonisti: dagli stessi sacerdoti in<br />

azione a quelli rientrati; dai Vescovi italiani a quelli africani e latino americani; dai responsabili <strong>di</strong>ocesani agli Istituti<br />

missionari.<br />

Ne emerse una ricchissima raccolta <strong>di</strong> dati che furono consegnati alla Commissione Episcopale successiva (nel frattempo <strong>Mons</strong>.<br />

<strong>Maggioni</strong> aveva concluso il suo duplice mandato presidenziale e non poteva essere rieletto) che li or<strong>di</strong>nò in una Nota Pastorale.<br />

Ma la Commissione Episcopale per la Cooperazione tra le Chiese non si limitò a prendere in considerazione i sacerdoti "fidei<br />

donum"; rivolse la sua attenzione anche a tutte le altre forze missionarie, considerate a pieno titolo come "espressioni" <strong>di</strong><br />

missionarietà della Chiesa italiana. Si intensificarono così gli incontri con gli Istituti missionari o aventi missioni, con Organismi<br />

del Volontariato Cristiano Internazionale e con i missionari: era il segno <strong>di</strong> un recuperato rapporto con gli "inviati", a<br />

<strong>di</strong>mostrazione che la Chiesa italiana andava riappropriandosi <strong>di</strong> una sollecitu<strong>di</strong>ne che non poteva <strong>di</strong>sattendere. Molto incisive si<br />

<strong>di</strong>mostrarono al riguardo le visite sul posto: <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> ne fece numerose, sobbarcandosi fatiche non in<strong>di</strong>fferenti,<br />

mostrandosi attento ai problemi delle persone, desideroso <strong>di</strong> conoscere situazioni spesso complesse e delicate, confrontando e<br />

incoraggiando tutti, senza far mancare generosi gesti <strong>di</strong> solidarietà.<br />

In sei anni <strong>di</strong> presidenza della Commissione Episcopale per la Cooperazione tra le Chiese, <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> ha speso tempo,<br />

energie, intelligenza e passione per questi ideali ecclesiali.<br />

Missione ambrosiana<br />

È <strong>di</strong>fficile numerare quante volte <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> è stato in visita alla missione ambrosiana in Africa. Fondata dal card.<br />

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Giovanni Battista Montini nel 1962 a Kariba dove migliaia <strong>di</strong> operai, italiani e africani, si trovavano per la costruzione della<br />

grande <strong>di</strong>ga. Il Card. Giovanni Colombo ne continuò l'opera dandole forte sviluppo in Zambia; la curò personalmente e quando<br />

l'aumento d'impegno <strong>di</strong>venne troppo gravoso chiese la collaborazione <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong>.<br />

Le due piccole cattedrali <strong>di</strong> Kafue Estate e Kafue Town portano la sua firma. Le ha volute, le ha seguite passo passo nel loro<br />

<strong>di</strong>fficile crescere e in esse ha celebrato pontificali solenni e gioiosi. Tutto suo è poi l'ampio ed elegante convento delle Suore a<br />

Kafue Estate, progettato e finanziato dai suoi amici della famiglia Caiani ed inaugurato il 25 luglio 1976. Preoccupato dello<br />

sviluppo completo dell'uomo africano, <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> favorì varie iniziative nel campo sociale. Diede il suo impulso alla<br />

scuola agraria che sorge lungo le sponde del fiume Zambesi, curando la scelta dei volontari italiani, l'invio <strong>di</strong> atrezzature<br />

agricole e seguendo tutti i problemi inerenti. Pure l'Ospedale Mtendere <strong>di</strong> Chirundu ebbe modo <strong>di</strong> godere delle sue attenzioni,<br />

che portarono all'ampliamento della pe<strong>di</strong>atria, alla costruzione del pa<strong>di</strong>glione dell'isolamento, e al rinnovamento della<br />

sala-parto. Purtroppo la guerra rodesiana <strong>di</strong>strusse parte <strong>di</strong> questa opera in un bombardamento. Ma anche nella sua paziente<br />

opera <strong>di</strong> ricostruzione vide l'operosità <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong>.<br />

Nella zona industriale <strong>di</strong> Kafue pensò un modo originario <strong>di</strong> favorire lo sviluppo: procurare borse <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o per 18 giovani<br />

Zambiani per specializzarsi nel campo della tessitura, della meccanica ed elettrotecnica. Fu una grande avventura che coinvolse<br />

l'alta finanza milanese, il Collegio De Filippi <strong>di</strong> Arona, <strong>Diocesi</strong> e governo zambiano. Per due anni si formò una famiglia africana<br />

<strong>di</strong> 18 figli con monsignore a fare da papà e da mamma per loro.<br />

Vescovo <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong> - Il primo messaggio alla <strong>Diocesi</strong><br />

"La Grazia e la pace <strong>di</strong> Dio nostro Padre e del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi".<br />

Diletti figli della Chiesa <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong>, vi saluto con le parole augurali che danno inizio alla celebrazione della S. Messa e che,<br />

d'ora innanzi vi rinnoverò ogni giorno con l'affetto <strong>di</strong> fratello, <strong>di</strong> pastore, <strong>di</strong> padre.<br />

Porgo il mio rispettoso saluto a voi che, posti in autorità, avete il compito <strong>di</strong> reggere la società civile; vi offro la mia piena<br />

<strong>di</strong>sponibilità a cooperare in tutto ciò che è richiesto dal bene del popolo.<br />

Un particolare saluto porgo a voi carissimi sacerdoti, che nell'unità del presbiterio siete chiamati a con<strong>di</strong>videre con me le gioie,<br />

le ansie, le fatiche del medesimo servizio pastorale. Un saluto paterno ai religiosi e alle suore, che per la consacrazione a Dio e<br />

al bene dei fratelli, sono vali<strong>di</strong> forze nella Chiesa e continuo richiamo al mondo delle realtà future; ai membri <strong>di</strong> Azione<br />

Cattolica o <strong>di</strong> altre Associazioni e Movimenti, generosamente impegnati nei vari campi dell'apostolato laicale.<br />

È ancora viva in me l'emozione suscitata nel mio spirito dall'annuncio che il S. Padre Giovanni Paolo II mi nomina vostro<br />

Vescovo. Mi sembra <strong>di</strong> essere come il viandante che, vede pararsi <strong>di</strong>nanzi lo spettacolo <strong>di</strong> una terra feconda, <strong>di</strong> una città forte,<br />

<strong>di</strong> un popolo operoso, e sente una voce che viene dall'alto: "Guarda a questa terra che oggi è tua patria, entra in città e fa parte<br />

del suo popolo, nella cui vita e storia sei coinvolto. in esso sii segno <strong>di</strong> Dio e presenza operante <strong>di</strong> Gesù Cristo Signore".<br />

Colpito da profondo stupore, mi trovo immerso nel mistero <strong>di</strong>vino.<br />

Penso alla nobilità della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong>, alle singolari vicende storiche che la legano alla sede <strong>di</strong> Pietro, al solido<br />

patrimonio <strong>di</strong> fede che si è andato formando nel corso dei secoli. Una forza irresistibile mi porta a congiungermi a Dio<br />

nell'orazione. Dalla preghiera liturgica, che oggi la Chiesa ci propone, mi viene, come frutto delizioso, luce, conforto, serenità.<br />

Ne voglio far parte a voi per dare inizio a quella comunione <strong>di</strong> vita che ci unirà sempre più in Cristo Signore.<br />

Nella o<strong>di</strong>erna celebrazione <strong>di</strong> lo<strong>di</strong> si eleva un cantico profetico a Gesù Buon Pastore: "Come un pastore egli fa pascolare il<br />

gregge, con il suo braccio lo raduna, porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri" (Is 40,11).<br />

Il Salvatore così ama presentarsi: "Io sono il Buon Pastore, conosco le mie pecorelle ed esse conoscono me". È una conoscenza<br />

affettuosa e premurosa. Anch'io desidero incontrarmi con voi, desidero conoscervi personalmente, per amarvi con la tenerezza<br />

della carità <strong>di</strong> Cristo.<br />

A rendere ardente questo desiderio c'è stato il felice incontro <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci giorni fa con S. E. <strong>Mons</strong>. Giuseppe Almici, con il quale,<br />

agli antichi vincoli <strong>di</strong> amicizia, ora si aggiungono quelli <strong>di</strong> ammirazione e riconoscenza per il generoso ministero pastorale da<br />

lui svolto in questi anni tra voi. Egli, appena saputa la mia designazione a suo succesore, prima ancora che io ricevessi la lettera<br />

<strong>di</strong> nomina, con un gesto <strong>di</strong> fine delicatezza che non potrò mai dmenticare, è venuto a trovarmi e mi ha parlato con affettuosi<br />

accenni della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong> e dei suoi amati figli. Le parole che uscivano dal suo cuore hanno trovato calda<br />

accoglienza nel mio cuore e lo hanno <strong>di</strong>latato per renderlo capace <strong>di</strong> raggiungere tutti voi, piccoli e gran<strong>di</strong>, deboli e forti, vicini<br />

e lontani, nell'unificante amore <strong>di</strong> Cristo.<br />

Ho vivo desiderio <strong>di</strong> incontrarmi con voi per acoltarvi e parlarvi. Gesù, buon Pastore, parla alle sue pecore ed esse ascoltano la<br />

sua voce. Vengo a voi per parlarvi <strong>di</strong> Dio e per annunziarvi il Vangelo della nostra salvezza. Mi sorregge una grande certezza:<br />

"Così <strong>di</strong>ce il Signore: come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere iririgato la terra, senza averla<br />

fecondata e fatta germogliare, perché <strong>di</strong>a il seme al seminatore e il pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia<br />

bocca: non ritornerà a me senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata" (Is 55,10).<br />

Pongo la mia fiducia specialmente in voi, o giovani, che nella primavera della vita sapete aprire generosamente il vostro spirito<br />

a Dio per scoprire alla sua luce la sublimità del progetto <strong>di</strong>vino sull'uomo e per partecipare alla sua realizzazione in comunione<br />

ecclesiale con i fratelli. È splen<strong>di</strong>do e affascinante l'ideale <strong>di</strong> vita a cui Dio vi chiama, e a voi è accetto per il forte impegno che<br />

vi richiede.<br />

E a voi Figli cari, che soffrite per le malattie che colpiscono le nostre fragili membra, a voi che siete provati da lutto o da dolori<br />

morali che colmano <strong>di</strong> amarezza i vostri giorni, a voi che gemete per le ingiustizie umane o per l'emarginazione sociale, a voi<br />

che, sentendo il peso <strong>di</strong> un errore o <strong>di</strong> un peccato, desiderate il perdono, a voi Dio mi manda messaggero <strong>di</strong> speranza, <strong>di</strong><br />

conforto, <strong>di</strong> pace. Ho me<strong>di</strong>tato e fatte mie le parole del Salvatore, che oggi ci sono proposte nel brano <strong>di</strong> Vangelo della S.<br />

Messa: "Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra <strong>di</strong> voi e imparate da<br />

me, che sono mite e umile <strong>di</strong> cuore, e troverete ristoro per le vostre anime" (Mt 11,28)<br />

È stupenda la figura <strong>di</strong> Gesù buon Pastore, mite e umile <strong>di</strong> cuore, che raduna attorno a sé il suo gregge, lo guida al pascolo, porta<br />

gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri. Con<strong>di</strong>vide le sofferenze umane, apre il suo cuore agli afflitti, agli<br />

emarginati, ai peccatori e dona loro speranza e conforto. Vive a servizio delle sue pecorelle e per esse offre se stesso sulla<br />

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croce, perché abbiano la vita e abbondanza <strong>di</strong> vita.<br />

Fratelli e figli <strong>di</strong>lettissimi: il Signore mi invia tra voi come pastore; aiutatemi ad essere buon Pastore a somiglianza <strong>di</strong> Gesù.<br />

Come lui offro la mia vita per voi: pregate perché la mia offerta sia degna e accolta da Dio con bontà. So che il mio ministero è<br />

sublime, ma <strong>di</strong>fficile. Confido nel Signore, che invoco con le parole dell'o<strong>di</strong>erna liturgia: "Signore, speriamo in te (1 lettura). Tu<br />

sei il mio rifugio e il mio scudo" (Ora Me<strong>di</strong>a. Sal 118, 133).<br />

Aiutatemi anche voi con le orazioni che elevate a Dio, con i consigli che accoglierò da voi come dono prezioso, con la<br />

collaborazione che vorrete benevolmente prestarmi, con la bontà del vostro cuore che troverà risonanza nel mio cuore. Lasciate<br />

che vi abbracci tutti nel Signore, uno ad uno.<br />

Dio onnipotente che ha dato inizio a questo cammino <strong>di</strong> comunione ecclesiale, ci accompagni con la sua grazia e lo fecon<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

lieti frutti.<br />

Entrata in <strong>Diocesi</strong><br />

Il 17 luglio 1980 il S. Padre lo nomina Vescovo <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong>. Il 4 ottobre prende possesso della <strong>Diocesi</strong>.<br />

Piazza della Cattedrale si apre nel pomeriggio all'abbraccio del Pastore con il suo popolo. <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> giunge<br />

accompagnato da <strong>Mons</strong>. Carlo Maria Martini, Arcivescovo <strong>di</strong> Milano, mentre si fanno incontro i Vescovi Carlo Colombo, <strong>Mons</strong>.<br />

Libero Tresol<strong>di</strong> e <strong>Mons</strong>. Enrico Manfre<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Piacenza.<br />

Dal palco eretto nelle imme<strong>di</strong>ate vicinanze della Cattedrale <strong>Mons</strong>. Capra legge la bolla pontificia <strong>di</strong> nomina, poi prende la<br />

parola l'Arcivescovo <strong>di</strong> Milano che pare quasi <strong>di</strong>alogare con la folla.<br />

L'augurio <strong>di</strong> S.E.R. Card. Carlo Maria Martini<br />

Carissimi amici <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong>, fratelli e sorelle nel Signore, circa otto mesi fa facevo il mio ingresso a Mlano, come nuovo<br />

Arcivescovo, in una giornata <strong>di</strong> festa come oggi voi vivete. Mi stava vicino, fedelissimo collaboratore, amico, S. Eccellenza<br />

<strong>Mons</strong>. <strong>Fer<strong>di</strong>nando</strong> <strong>Maggioni</strong>, e da allora, giorno dopo giorno, ho imparato a conoscerlo nella sua competenza, nella sua bontà,<br />

nel suo profondo senso <strong>di</strong> responsabilità, nel suo spirito <strong>di</strong> cortesia e <strong>di</strong> amicizia: un vero tesoro. E non avrei certo pensato che a<br />

così breve <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> tempo, sarebbe toccato a me presentare questo tesoro alla Chiesa <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong>. Un tesoro si presenta,<br />

naturalmente, con un certo rammarico perché è qualcosa <strong>di</strong> cui noi ci priviamo, qualcosa <strong>di</strong> cui ci sembra che non possiamo<br />

farne a meno.<br />

Però insieme vedendovi qui questa sera radunati con tanta buona volontà, spirito d'accoglienza e tanta gioia, anch'io mi sento<br />

preso da questa gioia perché davvero posso presentarvi un pastore buono; ecco la parola che mi è venuta spontaneamente in<br />

mente pensando alla presentazione <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. <strong>Fer<strong>di</strong>nando</strong> <strong>Maggioni</strong>: ecco, un pastore buono. Ecco un pastore prima <strong>di</strong> tutto, un<br />

pastore così come la Bibbia ce lo descrive, così come Gesù nel Vangelo secondo San Giovanni ha parlato <strong>di</strong> sé come pastore:<br />

un pastore che precede il suo gregge, un pastore che conosce la voce <strong>di</strong> ciascuno, un pastore che si preoccupa <strong>di</strong> ciascuna delle<br />

pecore, un pastore capace <strong>di</strong> portare il suo gregge verso i pascoli della vita, della parola <strong>di</strong> Dio, del Vangelo, della pienezza<br />

della Rivelazione.<br />

<strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> ha esercitato già questo ufficio <strong>di</strong> pastore, ha vissuto l'esperienza del contatto <strong>di</strong>retto con tante anime, tanti<br />

amici qui presenti lo testimoniano, ha potuto sperimentare se stesso come capace <strong>di</strong> condurre verso i pascoli <strong>di</strong> Dio un gregge<br />

vasto, un gregge volenteroso, un gregge pieno <strong>di</strong> volontà <strong>di</strong> camminare, come quello che io vedo ora qui davanti a me; un pastore<br />

secondo il cuore <strong>di</strong> Dio, competente, conoscitore della dottrina salvifica, profondamente legato al Sommo Pontefice, strettamente<br />

unito a tutta la Chiesa universale per la quale egli si è pro<strong>di</strong>gato allargando il suo interesse anche al <strong>di</strong> là delle Chiese locali,<br />

verso le Chiese missionarie, la cooperazione delle Chiese, un pastore quin<strong>di</strong> dal cuore davvero grande come il mondo. Un<br />

pastore non solo competente, dal cuore grande, capace, profondamente responsabile in ogni cosa che egli intraprende, fedele fino<br />

in fondo, perseverante nell'azione; così io l'ho conosciuto a Milano, ma soprattutto un pastore buono. La bontà che traspare fin<br />

dal primo incontro con lui, il suo sorriso, la sua capacità <strong>di</strong> accoglienza, la sua cortesia squisita, signorile, la sua grande aperta<br />

ospitalità non deludono mai; fin dal primo momento in cui lo si incontra, si cresce spontaneamente nell'amicizia, nella<br />

semplicità, attraverso il sorriso, la gioia che egli sa <strong>di</strong>ffondere, attraverso l'ottimismo che gli è come innato perché ha visto<br />

esperienze <strong>di</strong> Chiese <strong>di</strong>verse, importanti, <strong>di</strong>fficili, ha imparato come in tutte queste esperienze <strong>di</strong> Chiesa sempre trionfa lo<br />

Spirito <strong>di</strong> Dio.<br />

Ed è ricco <strong>di</strong> questa fiducia nello Spirito, <strong>di</strong> questo ottimismo, <strong>di</strong> questo coraggio, che io ve lo presento oggi, Chiesa <strong>di</strong><br />

<strong>Alessandria</strong>, lieto con voi che egli sia il vostro pastore, il pastore buono, certo che voi lo ascolterete e lo amerete come lo<br />

abbiamo amato noi a Milano e così come noi tanto lo rimpiangiamo e sentiamo la nostalgia <strong>di</strong> lui, voi sentirete <strong>di</strong> lui la gioia,<br />

l'affetto, la presenza, la fraternità.<br />

Io davvero ringrazio Dio con voi per il dono che questa <strong>Diocesi</strong> piemontese, il Piemonte a cui sono legato, riceve, e ringrazio<br />

anche voi perché vedo che fin dall'inzio, fin dal primo momento, lo accogliete con quell'amore, con quella fraternità, con quello<br />

spirito <strong>di</strong> ospitalità che <strong>di</strong>stingue questa città <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong> e che farà sì che egli potrà percorrere il suo cammino in mezzo a<br />

voi con grande serenità e con grande gioia <strong>di</strong>ffondendo ovunque la pace e la gioia del Signore Gesù.<br />

Omelia <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong><br />

Eccellenze, cari sacerdoti, <strong>di</strong>letti figli della Chiesa <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong> e voi tutti qui riuniti nella carità <strong>di</strong> Cristo, la liturgia<br />

eucaristica che celebriamo, elevando a preghiera i motivi che guidano la nostra giornata, ha preso inizio con questa orazione: "O<br />

Padre, che nelle singole Chiese pellegrine sulla terra manifesti la tua Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica, conce<strong>di</strong> a questa<br />

tua famiglia raccolta attorno al suo pastore, <strong>di</strong> crescere me<strong>di</strong>ante l'Eucaristia e il Vangelo, nell'unità dello Spirito Santo, per<br />

<strong>di</strong>venire immagine autentica dell'assemblea universale del tuo popolo e strumento della presenza <strong>di</strong> Cristo nel mondo".<br />

Il mistero dell'unica Chiesa universale che vive nelle singole Chiese particolari ci fa sentire e gustare la presenza <strong>di</strong> Cristo<br />

Signore tra noi; e lo scoprire come l'incontro della Chiesa <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong> con il nuovo pastore è un frammento che fa parte del<br />

<strong>di</strong>segno <strong>di</strong>vino arcano e stupendo della salvezza dell'uomo, <strong>di</strong>venta forza <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> crescita spirituale. Il susseguirsi <strong>di</strong> eventi<br />

e il succedersi <strong>di</strong> persone non fanno che dare maggiore risalto nel contrasto <strong>di</strong> luci ed ombre alla continuità <strong>di</strong> una Chiesa che<br />

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vive nel <strong>di</strong>namismo della sua storia.<br />

In questa cornice pensiamo ai gran<strong>di</strong> valori che hanno ormai formato una solida tra<strong>di</strong>zione alessandrina; pensiamo ai Santi che,<br />

come astri lucenti, accompagnano il corso della sua storia: fra <strong>di</strong> loro ricor<strong>di</strong>amo il Vescovo patrono S. Baudolino, S. Bruno <strong>di</strong><br />

Solero, S. Ugo Canefri, ed in modo speciale S. Pio V, il grande pontefice della devozione alla Madonna del S. Rosario <strong>di</strong> cui<br />

oggi ricorre l'annua celebrazione. Questi santi e con loro i Servi <strong>di</strong> Dio vissuti in tempi recenti: prof. Francesco Faà <strong>di</strong> Bruno,<br />

Madre Teresa Michel e Madre Caterina Beltrami, ci siano oggi vicini e ottengano che la nostra Docesi continui ad esprimere<br />

fecon<strong>di</strong> frutti <strong>di</strong> fervente vita cristiana.<br />

Nella ricchezza <strong>di</strong> questo patrimonio della Chiesa alessandrina si inserisce l'o<strong>di</strong>erno incontro, voluto dal Signore come principio<br />

<strong>di</strong> una nuova tappa: fra noi è cominciato un <strong>di</strong>alogo e un cammino che svolgeremo assieme, perché "siano un solo corpo, un solo<br />

spirito, come una sola è la speranza alla quale siamo stati chiamati, quella della nostra vocazione; un solo Signore, una sola fede,<br />

un solo battesimo… anche se a ciascuno <strong>di</strong> noi è stata data la grazia secondo la misura del dono <strong>di</strong> Cristo" (Ef 4, 4-7). Un<br />

<strong>di</strong>alogo ed un cammino che già ora suscitano molteplici riflessioni, sollecitano vive istanze, provocano vaste problematiche,<br />

attendono il confronto <strong>di</strong> certezze che sostengano e <strong>di</strong> speranze che confortino. Le tre letture bibliche che abbiamo sentito<br />

proclamare ne esprimono contenuti e modalità. Meriterebbero una me<strong>di</strong>tazione attenta e approfon<strong>di</strong>ta. So che nei giorni scorsi<br />

voi l'avete fatto nelle vostre parrocchie. Anch'io vi ho offerto le mie considerazioni in un messaggio che già è nelle vostre mani:<br />

mi limito perciò a riprenderne alcune <strong>di</strong> particolare rilevanza.<br />

La lettura <strong>di</strong> Isaia ha per argomento la Parola <strong>di</strong> Dio, che è il primo oggetto del nostro <strong>di</strong>alogo, e ne esalta la profon<strong>di</strong>tà. Noi ci<br />

incontreremo per ascoltare ed accogliere la parola <strong>di</strong> Dio, per renderla realtà vissuta nelle coor<strong>di</strong>nate concrete dei nostri giorni,<br />

dei nostri anni, nel groviglio delle vicende della nostra storia. La leggeremo con fiducia. Dice Isaia: "Come la pioggia e la neve<br />

scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché <strong>di</strong>a il seme<br />

al seminatore e il pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver<br />

operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata" (Is 55,10). Il simbolo pittoresco che il profeta desume<br />

dall'orizzonte palestinese sempre assolato ed assetato esprime vivacemente la forza fecondatrice e l'efficacia della parola <strong>di</strong><br />

Dio. Essa penetra e irrora la nostra ari<strong>di</strong>tà (Eb 4,12).<br />

Come Paolo "io vengo in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione, ma la mia parola e il mio messaggio non si<br />

basano su <strong>di</strong>scorsi persuasivi <strong>di</strong> sapienza, bensì sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza" (1Cor 2,3). È una fiducia<br />

che ho voluto esprimere anche nel motto del mio stemma "La mia forza è il Signore".<br />

C'è però un altro sostegno a questa fiducia ed è legato alla <strong>di</strong>sponibilità della vostra accoglienza. Come i cristiani <strong>di</strong><br />

Tessalonica, voi "riceverete da noi la parola <strong>di</strong>vina della pre<strong>di</strong>cazione accogliendola non quale parola <strong>di</strong> uomini ma, come è<br />

veramente, quale parola <strong>di</strong> Dio che opera in voi che credete" (1Tes 2,13).<br />

La seconda lettura descrive la vita dei primi cristiani <strong>di</strong> Gerusalemme: "erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli<br />

apostoli e nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere ... Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio<br />

lodando Dio" (At 2, 42). La Gerusalemme, madre della comunità cristiana, costruita attorno alla croce <strong>di</strong> Cristo è tratteggiata da<br />

Luca come una città basata su quattro strutture portanti: la catechesi, la fraternità, l'Eucaristia, la preghiera. Questo profilo della<br />

comunità pasquale <strong>di</strong> Gerusalemme e <strong>di</strong> ogni altra comunità in cui si è "un cuor solo ed una anima sola", ha nella preghiera e<br />

nella frazione del pane la sua nervatura.<br />

Anche voi, figli carissimi <strong>di</strong> questa Chiesa alessandrina, ad imitazione dei cristiani <strong>di</strong> Gerusalemme vi siete oggi stretti attorno<br />

al vostro Vescovo, successore degli apostoli, nella preghiera e nella frazione eucaristica del pane. Ve ne sono grato perché il<br />

celebrare insieme con voi i <strong>di</strong>vini misteri <strong>di</strong>ffonde nel cuore una ineffabile gioia e dona alla nostra comunità <strong>di</strong>ocesana la<br />

<strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> religiosa nobiltà e <strong>di</strong> fraterna comunione che è frutto dello Spirito Santo operante nella Chiesa <strong>di</strong> Dio.<br />

Insieme ringrazio <strong>Mons</strong>. Carlo Maria Martini che oggi con tanta bontà è venuto da Milano per presentarmi a voi; ringrazio i suoi<br />

Vescovi ausiliari e gli amici della Chiesa milanese che hanno voluto unirsi a voi in questa comune preghiera a Dio. Ringrazio<br />

<strong>Mons</strong>. Giuseppe Almici, perché accogliendo un mio devoto invito, ieri si è trovato a Betania a concelebrare con me e con un<br />

gruppo <strong>di</strong> sacerdoti: a lui rinnoviamo l'espressione della nostra riconoscenza per il grande bene operato con indefesso zelo<br />

durante i quin<strong>di</strong>ci anni <strong>di</strong> ministero episcopale in <strong>Alessandria</strong>.<br />

Come la mia prima giornata con la comunità <strong>di</strong>ocesana ha preso avvio pregando questa mattina con le suore del Carmelo,<br />

associato al loro coro ininterrotto che come respiro sale a Dio, così verrò a pregare con voi nelle vostre chiese. Come poi in<br />

questa stessa mattina ho cominciato il mio ministero pregando con le ospiti dell'Istituto della Divina Provvidenza, espressione<br />

della preghiera impreziosita ed esaltata dalla sofferenza, così verrò a pregare nelle vostre chiese domestiche, cioè nell'intimità<br />

delle vostre famiglie, proprio perché salga a Dio tutto il travaglio e la gioia dell'esistenza quoti<strong>di</strong>ana. Dobbiamo infatti "offrire i<br />

nostri corpi come sacrificio vivente, santo, gra<strong>di</strong>to a Dio: questo è il culto spirituale" (Rm 12,1).<br />

La famiglia che ha, secondo l'espressione coniata dal Concilio Vaticano II "i primi aral<strong>di</strong> della fede" nei genitori, deve<br />

continuare ad essere e a manifestarsi come luogo <strong>di</strong> culto e <strong>di</strong> amore. Questo è particolarmente rilevante proprio mentre la<br />

Chiesa universale, attraverso il Sinodo dei Vescovi riunito a Roma, fa della famiglia oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o pastorale. In consonanza<br />

alla ricerca che i rappresentanti <strong>di</strong> tutte le conferenze episcopali sparse nel mondo stanno conducendo, vorrei affidare al<br />

consiglio presbiterale ed al consiglio pastorale della <strong>di</strong>ocesi l'impegno <strong>di</strong> suggerire a me e alle comunità cristiane modalità<br />

concrete e valide per dare sviluppo alla preghiera in famiglia, identificando anche gli strumenti e i sussi<strong>di</strong> che aiutino<br />

l'attuazione del programma <strong>di</strong> rinascita della "chiesa domestica".<br />

Infine ci piace rilevare che nella cornice della preghiera nella comunità cristiana <strong>di</strong> Gerusalemme domina al centro Maria SS.<br />

ritratta come l'emblema dell'intera chiesa orante. Qui ad <strong>Alessandria</strong>, ove la Madonna della Salve è venerata come patrona e<br />

celebrata con devota solennità, uniamo la nostra preghiera a quella <strong>di</strong> Maria, che "serbava il mistero <strong>di</strong> Dio me<strong>di</strong>tandolo nel suo<br />

cuore" (Lc 2,19).<br />

La terza lettura si riferisce a Cristo buon pastore, <strong>di</strong>vino modello del mio servizio pastorale. Come già vi ho scritto nel giorno<br />

della mia nomina a vostro Vescovo "è stupenda la figura, già profeticamente tratteggiata da Isaia, <strong>di</strong> Gesù buon pastore, mite e<br />

umile <strong>di</strong> cuore, che raduna attorno a sé il suo gregge, lo guida al pascolo, porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le<br />

pecore madri. Con<strong>di</strong>vide le sofferenze umane, apre il suo cuore agli afflitti, agli emarginati, ai peccatori e dona loro speranza e<br />

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conforto. Vive a servizio delle sue pecorelle e per esse offre se stesso sulla croce perché abbiano la vita e abbondanza <strong>di</strong> vita.<br />

Fratelli e figli <strong>di</strong>lettissimi, il Signore mi invia tra voi come Pastore; aiutatemi ad essere buon pastore a somiglianza <strong>di</strong> Gesù.<br />

Come lui, offro la mia vita per voi; pregate che la mia offerta sia degna e accolta da Dio con bontà. Aiutatemi anche voi con le<br />

orazioni che elevate a Dio, con i consigli che accoglierò da voi come dono prezioso, con la collaborazione che vorrete<br />

benevolmente prestarmi, con la bontà del vostro cuore che troverà risonanza nel mio cuore.<br />

Dieci anni in <strong>Alessandria</strong><br />

I <strong>di</strong>eci anni in <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> sono stati caratterizzati da una ricchezza <strong>di</strong> iniziative e <strong>di</strong> manifestazioni, ma ancor più<br />

da una continua presenza e sollecitazione per la Chiesa a lui affidata. Non possiamo che ripercorrere questi suoi tratti in alcune<br />

scelte fondamentali che ha posto per la sua <strong>Diocesi</strong>.<br />

Il magistero<br />

Il magistero <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> nella Chiesa alessandrina ha ripreso e rinnovato la tra<strong>di</strong>zione delle lettere pastorali che<br />

raggiungono in contemporanea tutta la comunità <strong>di</strong>ocesana facendo presente il Vescovo in uno dei suoi compiti più delicati e<br />

importanti.<br />

Possiamo rileggere insieme i titoli <strong>di</strong> questo magistero: "La <strong>di</strong>mensione comunitaria della fede" (marzo 1981). Il Vescovo apriva<br />

il suo animo ai figli della Chiesa alessandrina con questi pensieri: "Cinque mesi sono trascorsi ormai dal giorno in cui, in una<br />

festa <strong>di</strong> fede e <strong>di</strong> simpatia, la Chiesa alessandrina mi si è stretta attorno per accogliermi come pastore. I giorni, che sono seguiti a<br />

quello, hanno moltiplicato le occasioni perché sempre più fortemente si stringessero i legami che uniscono il Vescovo con i suoi<br />

fedeli in un'unica grande famiglia ...".<br />

In onda con il programma della Conferenza Episcopale italiana ed il Congresso Eucaristico nazionale il Pastore invita i fedeli a<br />

riflettere sul tema "Eucaristia e Comunità Cristiana". È la quaresima del 1982. La lettera si presenta con un titolo significativo:<br />

"Un Pane, un cuore, un'anima".<br />

Nel 1983 la Chiesa aprirà il 25 marzo il Giubileo della Redenzione voluto dal Papa nel 1950° anniversario della morte del<br />

Signore. La caratteristica <strong>di</strong> questo Giubileo è la contemporanea celebrazione a Roma ed in tutte le <strong>Diocesi</strong> del mondo<br />

dell'invito alla penitenza e alla riconciliazione. Ecco allora la lettera pastorale: "Lasciatevi riconciliare con Dio...".<br />

La Conferenza Episcopale Piemontese è preoccupata della catechesi ai giovani. Si offre allora un documento comune nel 1984:<br />

"L'iniziazione cristiana dall'infanzia alla fanciullezza fino alla maturità della vita cristiana nell'età giovanile".<br />

La Chiesa locale intanto prepara la grande missione citta<strong>di</strong>na. Sono allo stu<strong>di</strong>o metodologie e ricerche per far giungere la Parola<br />

<strong>di</strong> Dio a tutta la città.<br />

La Lettera Pastorale del 1985 affronta tre momenti fondamentali della programmazione dell'anno: il convegno <strong>di</strong> Loreto, la<br />

missione citta<strong>di</strong>na e l'arrivo da Roma, per la prima volta, delle spoglie sacre del Papa alessandrino S. Pio V.<br />

Vocazioni<br />

Il pensiero del Vescovo è rivolto soprattutto al seminario, un luogo vuoto e <strong>di</strong> costosa manutenzione: "Nel mio servizio pastorale<br />

mi sento particolarmente vicino a voi sacerdoti ... La letizia per la vostra collaborazione è tuttavia velata dal dolore per la<br />

presente povertà <strong>di</strong> vocazioni sacerdotali. Rivolgo un caldo appello ai genitori ed educatori perché non offuschino la voce <strong>di</strong><br />

Dio presente in qualche loro figlio, ma lo aiutino ad imbarcarsi verso quella meravigliosa avventura con Dio che è la<br />

vocazione". <strong>Mons</strong>. Vescovo fa appello ai giovani: "... non respingete il primo rischio verso l'ignoto che è alla base <strong>di</strong> ogni<br />

vocazione apostolica ...; l'esperienza che segue è affascinante e cancella le notti oscure che si devono attraversare".<br />

Le <strong>di</strong>rettive del Vescovo portano a due filoni <strong>di</strong> intervento: il primo nel campo della preghiera: "pregate il padrone della messe<br />

...". Nasce una grande raccolta <strong>di</strong> preghiere per ogni ora del giorno e della notte durante tutto l'anno vocazionale. Le Zone<br />

pastorali del centro organizzano mesi <strong>di</strong> preghiera; tutta la Chiesa alessandrina, nei perio<strong>di</strong> liturgici dell'Avvento e della<br />

Quaresima è chiamata a rinnovare la richiesta <strong>di</strong> vocazioni al Signore.<br />

Un secondo filone <strong>di</strong> intervento porta a scelte organizzative: campi vocazionali, laici e sacerdoti incaricati della pastorale<br />

vocazionale, contatti e colloqui personali, incontri in seminario dei possibili can<strong>di</strong>dati, forte coinvolgenza del clero nell'azione<br />

vocazionale nelle proprie comunità parrocchiali.<br />

Zone pastorali<br />

Recita la Gau<strong>di</strong>um et Spes al n. 44: "La Chiesa, avendo una struttura sociale visibile che è appunto segno della sua unità con<br />

Cristo, può far tesoro e lo fa, dello sviluppo della vita sociale umana, non quasi le manchi qualcosa nella costituzione datale da<br />

Cristo, ma per conoscere questa più profondamente per meglio esprimerla e per adattarla con pieno successo ai nostri tempi".<br />

La preoccupazione <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> in questo ambito si è espressa aprendo le Parrocchie ad un respiro più ampio: quello<br />

della Zona pastorale. Cura un profondo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> conoscenza per poter ridefinire le Zone pastorali della <strong>Diocesi</strong> seguendo e<br />

attuando le in<strong>di</strong>cazioni del Nuovo Co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Diritto Canonico sui Vicari Foranei cui viene affidata una vera sollecitu<strong>di</strong>ne<br />

apostolica.<br />

Le strutture e le attività <strong>di</strong> una Zona <strong>di</strong>ventano i veri strumenti <strong>di</strong> vita pastorale <strong>di</strong> insieme. L'incaricato <strong>di</strong> Zona o Vicario<br />

foraneo, <strong>di</strong>venta un animatore della vita spirituale fraterna del presbiterio, coor<strong>di</strong>natore della pastorale con lo stu<strong>di</strong>o dei<br />

problemi della zona; punto <strong>di</strong> incontro, strumento <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione, per una Chiesa tutta ministeriale, servizio, dono gratuito dello<br />

Spirito.<br />

Le in<strong>di</strong>cazioni pastorali <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> <strong>di</strong>ventano così un cammino per il suo presbiterio e per la porzione <strong>di</strong> popolo <strong>di</strong> Dio<br />

affidato alle sue cure.<br />

La consulta dei laici<br />

Tra le realizzazioni significative <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> nella <strong>Diocesi</strong> c'è anche quello <strong>di</strong> aver dato rilievo alla Consulta <strong>di</strong>ocesana<br />

dei Laici voluta come organismo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento e <strong>di</strong> autenticità cristiana.<br />

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"Gli equivoci sul Concilio avevano portato il <strong>di</strong>simpegno associativo, lo scre<strong>di</strong>tamento delle associazioni più benemerite, il<br />

<strong>di</strong>sprezzo dell'adesione più impegnata e tesserata, la proliferazione <strong>di</strong> neo-formazioni alternative. Non era propriamente il<br />

pluralismo conciliare, perché nel golfo mistico della Chiesa non si faceva concerto, ma ciascuno col proprio strumento si<br />

riteneva un solista o, come l'usignolo d'annunziano, si inebriava del proprio canto".<br />

In questo quadro l'azione <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> fu estremamente lucida e repentina affidando alla Consulta il compito <strong>di</strong> favorire la<br />

conoscenza, la stima, l'integrazione e la collaborazione tra le varie aggregazioni per far sì che insieme si potesse costruire un<br />

vero cammino <strong>di</strong> Chiesa locale. Disegnata la presidenza, le varie Aggregazioni vennero raggruppate in otto settori secondo un<br />

criterio <strong>di</strong> omogenea azione: vita apostolica; preghiera e spiritualità; carità, assistenza e volontariato; cultura; ragazzi e giovani;<br />

scuola; famiglia; lavoro. Il tutto poi fu posto sotto la guida <strong>di</strong> un Vicario Episcopale per il Laicato.<br />

Caritas<br />

Una particolare attenzione <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> la riserva anche per la Caritas <strong>di</strong>ocesana; mo<strong>di</strong>fica lo statuto per dar modo a questo<br />

organismo <strong>di</strong> essere più agile, più lineare nelle proprie iniziative e, coor<strong>di</strong>nandosi con le altre associazioni caritative, <strong>di</strong><br />

manifestare il proprio modo <strong>di</strong> lavoro, le proprie finalità ed intenti. "Si può <strong>di</strong>re che ha dato alla Caritas un profondo intento<br />

pedagogico pensato come metodologia <strong>di</strong> azione che porta la comunità cristiana ed ogni in<strong>di</strong>viduo a prendere coscienza delle<br />

situazioni <strong>di</strong> bisogno, sapendo leggerne le cause ed in<strong>di</strong>viduare le responsabilità per favorire risposte adeguate ed impegnative".<br />

Fa nascere un "Centro <strong>di</strong> accoglienza" dove persone che hanno particolari problemi e grosse <strong>di</strong>fficoltà possono essere accolti ed<br />

aiutati. Apre, infine, il sostegno della Chiesa alessandrina alle varie situazioni <strong>di</strong> emergenza del mondo; segue da vicino il<br />

mondo del volontariato, dell'obiezione <strong>di</strong> coscienza e del servizio civile.<br />

Anche in questo ambito emerge la grande sensibilità e generosità <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. Magioni, coniugate con una profonda intelligenza nel<br />

saper in<strong>di</strong>viduare i problemi e le istanze che il mondo, soprattutto alessandrino, <strong>di</strong> volta in volta propone. Con <strong>di</strong>battiti, tavole<br />

rotonde e seminari promuove la cultura della solidarietà e della gratuità.<br />

Scuola me<strong>di</strong>a S. Pio V<br />

Uno sguardo particolare merita la fondazione della Scuola Me<strong>di</strong>a Cattolica S. Pio V che <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> considerava come "la<br />

sua pupilla". Con la sua preparazione e attenzione data da sempre alla scuola e alla formazione dei ragazzi e dei giovani non<br />

poteva non pensare anche a questa struttura. Il progetto gli nasce, probabilmente, in un incontro con i genitori, le allieve e tutto il<br />

personale docente della Scuola me<strong>di</strong>a femminile S. Giovanni Bosco. Notando come in <strong>Diocesi</strong> fosse mancante una struttura<br />

collaterale in campo maschile, ma pensando soprattutto alla necessità <strong>di</strong> una formazione umana, culturale e spirituale dei ragazzi,<br />

inserisce nel suo piano pastorale la creazione <strong>di</strong> una scuola me<strong>di</strong>a maschile.<br />

Sostenuto ed aiutato anche da molti genitori coscienti del proprio ruolo <strong>di</strong> educatori, <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> poté inaugurare nei primi<br />

mesi dell'anno scolastico 1981-82 la Scuola Me<strong>di</strong>a maschile "S. Pio V" legalmente riconosciuta con Decreto ministeriale del<br />

23.07.1984.<br />

Secondo la volontà del suo fondatore questa scuola non vuole essere <strong>di</strong> contrapposizione alle altre scuole me<strong>di</strong>e statali ma<br />

propone un progetto educativo che ha come finalità "lo sviluppo della personalità dell'alunno nella delicata stagione della<br />

preadolescenza, quando si cominciano ad affrontare le prime scelte, a costruire le prime critiche, a porre e a porsi i primi<br />

interrogativi". In questo progetto educativo genitori ed insegnanti, scuola e famiglia sono uniti in una inscin<strong>di</strong>bile collaborazione<br />

per una crescita positiva e responsabile degli alunni. <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> è spesso presente con i suoi illuminati ed illuminanti<br />

interventi accompagnando docenti e genitori alla scoperta delle finalità dell'educazione cristiana dei figli.<br />

Stu<strong>di</strong>o Inter<strong>di</strong>ocesano <strong>di</strong> Teologia<br />

La ripresa e la riapertura del Seminario <strong>di</strong>ocesano e la nuova fondazione dell'Istituto Inter<strong>di</strong>ocesano <strong>di</strong> Teologia con sede presso<br />

il Seminario S. Chiara sono realizzazioni che "si pongono giustamente tra le più significative, autentiche e qualificate dell'opera<br />

pastorale" <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong>. La vita dello Stu<strong>di</strong>o teologico con valenza inter<strong>di</strong>ocesana <strong>di</strong>venta punto <strong>di</strong> riferimento per la vita<br />

pastorale <strong>di</strong> tutta la <strong>Diocesi</strong> e luogo ove ogni credente può trovare le risposte alle sue domande sulla fede, sui valori religiosi e<br />

sulla catechesi.<br />

<strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> nella sua qualità <strong>di</strong> Pastore della Chiesa alessandrina nel 1982 avvia questo progetto educativo ambizioso<br />

preoccupandosi grandemente che la ripresa del senso religioso coincidesse con l'impegno <strong>di</strong> una qualificata formazione del clero<br />

<strong>di</strong>ocesano e inter<strong>di</strong>ocesano. E sin dall'inizio ha "omologato" gli stu<strong>di</strong> teologici attraverso il riconoscimento ufficiale da parte<br />

della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale con sede a Milano.<br />

Qualche anno dopo, sempre grazie all'instancabile interessamento e animazione svolta dal Vescovo, si apre anche per il laicato<br />

uno strumento qualificato per lo stu<strong>di</strong>o del problema religioso con l'apertura dell'Istituto <strong>di</strong> Scienze religiose in collaborazione<br />

con l'Istituto Pastorale <strong>di</strong> Torino.<br />

La missione Alessandrina<br />

L'attività missionaria della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong> era nata negli anni 70 quando, dopo anni <strong>di</strong> servizio alla Chiesa <strong>di</strong> Valenza,<br />

don Ezio Vitale decideva <strong>di</strong> partire per l'Africa. Una breve esperienza con altri confratelli, poi la sua missione, i suoi villaggi, la<br />

sua parrocchia: Kathonzweni, un nome <strong>di</strong>ventato familiare a tutta la <strong>Diocesi</strong> alessandrina. La comunità locale aveva così<br />

l'occasione per compiere un primo essenziale salto <strong>di</strong> qualità: non più soltanto rapporti me<strong>di</strong>ati da Congregazioni missionarie,<br />

ma un rapporto <strong>di</strong>retto, imme<strong>di</strong>ato, con un luogo e soprattutto con una persona precisa.<br />

Una seconda occasione per un altro salto <strong>di</strong> qualità era la nomina in <strong>Alessandria</strong> <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>.<strong>Maggioni</strong>. Aveva un passato <strong>di</strong><br />

educatore <strong>di</strong> giovani, <strong>di</strong> rettore, <strong>di</strong> collaborazione nel governo della <strong>Diocesi</strong> milanese, ma soprattutto aveva un'altra nota nella<br />

sua biografia: quello <strong>di</strong> essere stato per tanti anni, e <strong>di</strong> continuare ad essere al momento della nomina, il responsabile dei<br />

rapporti dei Vescovi italiani con i preti <strong>di</strong>ocesani partiti in missione. Tale incarico lo aveva portato spesso in visita ai territori<br />

<strong>di</strong> missione: talvolta per prendere contato con i Vescovi locali per conoscerne i bisogni e le attese; altre volte per stu<strong>di</strong>are zone<br />

in cui avrebbero dovuto recarsi dei preti italiani; altre volte ancora per visitare preti che da poco o da molto si trovavano in<br />

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missione, per presiedere incontri, giornate <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> riflessione. La presenza rilevante <strong>di</strong> sacerdoti o religiose <strong>di</strong> origine<br />

milanese, la sviluppata cooperazione missionaria della <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Milano con altre <strong>Diocesi</strong> era stata un ulteriore motivo o<br />

incentivo a viaggi missionari. Era pensabile che tale attenzione alla cooperazione missionaria lo avrebbe accompagnato anche in<br />

<strong>Alessandria</strong>: le attività <strong>di</strong> questi anni, il bilancio <strong>di</strong> tale settore prova che le previsioni non erano azzardate.<br />

Gli anni <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> hanno visto in <strong>Diocesi</strong> un nettissimo progresso dello spirito e dell'attenzione alle missioni, su varie<br />

<strong>di</strong>rezioni. Sono stati ristabilitii rapporti con i missionari e le missionarie originari <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong>, e legati a qualche<br />

Congregazione religiosa: salesiani, PIME, cappuccini, missionari della Consolata, presenti in Africa e in America del Sud; sono<br />

iniziati o hanno ripreso slancio programmi concreti <strong>di</strong> collaborazione con varie zone, senza per questo abbandonare la<br />

cooperazione missionaria più ampia legata alle varie attività <strong>di</strong> carattere nazionale; il Centro missionario <strong>di</strong>ocesano ha preso<br />

nuovi impulsi contribuendo fortemente all'opera <strong>di</strong> sensibilizzazione.<br />

Tutto questo ha finito anche per dare uno slancio nuovo anche all'opera <strong>di</strong> don Ezio Vitale, che con i suoi rientri in <strong>Diocesi</strong>, rari<br />

ma preziosissimi, finiva con il coinvolgere sempre più tutta la <strong>Diocesi</strong>, preti e laici, facendo crescere il gruppo valenzano che ne<br />

seguiva le attività, anche con visite alla zona <strong>di</strong> Kathonzweni per prendere sempre meglio coscienza dei bisogni e delle attese.<br />

Un altro prete <strong>di</strong>ocesano seguiva l'esempio <strong>di</strong> don Ezio. Dopo anni <strong>di</strong> servizio in <strong>di</strong>verse parrocchie, anche don Sandrin partiva<br />

per l'Africa, e la sua strada, iniziata altrove, finiva per condurlo a Kathonzweni, nella missione <strong>di</strong>venuta ormai quasi una<br />

parrocchia alessandrina.<br />

Nello stesso tempo maturava un nuovo progetto <strong>di</strong> sviluppo missionario. Fra le opere che in<strong>di</strong>cano agli alessandrini il cammino<br />

della carità, vi è la Piccola casa della Divina Provvidenza, voluta da Madre Michel; un'opera che nacque nelle nostre terre, ma<br />

si sviluppò imme<strong>di</strong>atamente in altre terre, dove la presenza italiana era rilevante, l'America del Sud. Case <strong>di</strong> riposo per anziani<br />

bisognosi, scuole <strong>di</strong> vario genere, case <strong>di</strong> formazione e studentati per le nuove vocazioni: Brasile e Argentina conoscono bene le<br />

opere <strong>di</strong> Madre Michel. L'attività missionaria della Congregazione non era ancora giunta in Africa, ma forse i tempi erano maturi<br />

per quella scelta.<br />

E così nel 1982, nel corso <strong>di</strong> un nuovo viaggio missionario, accompagnato quasi ufficialmente da una piccola delegazione che<br />

comprendeva anche sacerdoti alessandrini, il Vescovo visitava la missione <strong>di</strong> Kathonzweni, accolto dallo straor<strong>di</strong>nario<br />

entusiasmo delle popolazioni dei villaggi, e soprattutto dalla gioia <strong>di</strong>rompente dei due missionari. Sul posto, si potevano anche<br />

stu<strong>di</strong>are insieme le prospettive dello sviluppo, i bisogni imme<strong>di</strong>ati: <strong>di</strong>spensario, scuole e pozzi. E un bisogno anche più urgente e<br />

significativo: le suore. Nella missione era già stata costruita la casa per loro, ma era ancora vuota. Don Vitale sognava da<br />

sempre quella presenza, aveva chiesto a varie Congregazioni e aspettava il miracolo.<br />

Il viaggio aveva anche un altro scopo: accompagnare le suore della Michel nella nuova missione del Camerun: un primo nucleo<br />

che si poneva al servizio dei bisognosi della zona, anche qui per costruire luoghi <strong>di</strong> cura e <strong>di</strong> assistenza, soprattutto per<br />

han<strong>di</strong>cappati, nello spirito migliore della Madre Michel. Da quel viaggio ancora nuovi impulsi e nuove prospettive: prima <strong>di</strong><br />

tutto per la stessa Congregazione della Michel, che vedeva nascere contatti con l'organizzazione milanese voluta e animata da<br />

quello straor<strong>di</strong>nario apostolo dei nostri tempi che è stato Marcello Can<strong>di</strong>a. Altre suore della Congregazione iniziano la<br />

collaborazione con l'industriale, che "da ricco che era, come ha scritto un suo biografo, era entrato a totale servizio dei poveri".<br />

Quella collaborazione si sta sviluppando in Brasile: ancora un viaggio <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> per ufficializzare l'inizio dell'attività<br />

nel nord del Brasile delle suore della Michel in collaborazione con l'opera <strong>di</strong> Can<strong>di</strong>a. Le stesse suore intanto proseguivano nella<br />

<strong>di</strong>latazione del loro servizio e in In<strong>di</strong>a nascono le prime vocazioni.<br />

Ogni giornata missionaria assume così un senso e <strong>di</strong>rezioni nuove: le parrocchie salesiane in Brasile, la missione in Colombia<br />

<strong>di</strong> padre Fratino, la scuola per sordomuti <strong>di</strong> San Paolo, i cappuccini in Zaire, altre suore in Brasile, Libano, Madagascar.<br />

Lungo il cammino che apriva il cuore alla speranza, improvvisa la trage<strong>di</strong>a e la sofferenza: da quella missione che sembrava il<br />

vero fiore della <strong>di</strong>ocesi, con i suoi numerosi villaggi, le scuole, i centri <strong>di</strong> assistenza giungeva la notizia drammatica della<br />

pasqua 1985: don Ezio Vitale era morto. Tutto sembrava crollare; la <strong>Diocesi</strong> aveva vissuto la settimana seguente, in attesa del<br />

rientro non <strong>di</strong> un prete vivo ed entusiasta, che ci travolgeva con le sue attività, le sue iniziative e la sua fede sconvolgente, ma<br />

del corpo esanime del missionario: l'attesa e la delusione, la fine dell'avventura. Proprio la morte <strong>di</strong> don Ezio <strong>di</strong>ventava il<br />

momento <strong>di</strong> un nuovo slancio missionario: nel suo nome nasceva l'associazione che si impegnava a sostenere la missione; sul suo<br />

esempio, quasi in un ideale passaggio <strong>di</strong> consegne, don Gaetano sceglieva <strong>di</strong> andare a prendere quel posto lasciato vuoto. Il 7<br />

aprile 1986, primo anniversario della morte <strong>di</strong> don Ezio, a Valenza, il Vescovo consegna a don Gaetano la croce del<br />

missionario.<br />

Il posto non restava vuoto, e neppure la casa delle suore: a luglio si recano in quella terra per un breve soggiorno esplorativo,<br />

sempre accompagnate dal Vescovo e poi in modo stabile poco tempo più tar<strong>di</strong>.<br />

Ultimi anni<br />

Alla <strong>Diocesi</strong> alessandrina vi rinuncia per limiti <strong>di</strong> età il 22 aprile 1989 e ritorna come residente a San Giorgio al Palazzo.<br />

Due avvenimenti caratterizzano la seconda parte del ministero parrocchiale <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> nel quinquennio 1989-1994: la<br />

celebrazione del Centenario dell'ampliamento della Basilica eseguito negli anni 1889-1892 dall'archietttoAlfonso Parrocchetti e<br />

la valorizzazione della presenza in Basilica delle reliquie <strong>di</strong> S. Latina.<br />

Per il centenario curò una serie <strong>di</strong> incontri liturgici e scientifici affidati ad illustri stu<strong>di</strong>osi quali mons. Dante Balboni, mons.<br />

G.F. Ravasi, mons. Pietro Zerbi, arch. Mario Mirabella Roberti, dr. Sandrina Bistoletti-Bandera, arch. G.B. Sannazzaro, prof.<br />

Giorgio Rumi… Sarebbe dovuta scaturirne una prestigiosa pubblicazione, ma <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> non ebbe la consolazione <strong>di</strong><br />

vederla.<br />

Neppure l'altra opera ebbe una completa attuazione. Nel nome <strong>di</strong> S. Latina, mons. <strong>Maggioni</strong> <strong>di</strong>ede un forte impulso al sorgere <strong>di</strong><br />

un complesso <strong>di</strong> iniziative sociali ed assistenziali. Cominciò con la canonica ricognizione delle antiche reliquie della Santa per<br />

una loro più <strong>di</strong>gnitosa collocazione. Fece progettare e finanziare adeguate mo<strong>di</strong>fiche e<strong>di</strong>lizie che sono ancora in corso, ma non<br />

poté vederne la conclusione.<br />

Muore il 2 <strong>di</strong>cembre 1998 all'Istituto Palazzolo <strong>di</strong> Milano, dove era ricoverato da due anni. I suoi funerali si sono svolti nella<br />

cattedrale <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong>, presieduti dal Vescovo <strong>Mons</strong>. Fernando Charrier e successivamente nel Duomo <strong>di</strong> Milano, presieduti<br />

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dal Car<strong>di</strong>nale Arcivescovo Carlo Maria Martini.<br />

Le sue spoglie mortali riposano nel cimitero <strong>di</strong> Monza, nella Cappella della famiglia <strong>Maggioni</strong>-Vismara.<br />

Breve ricordo a cura <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. Charrier<br />

La memoria <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. Fer<strong>di</strong>nado <strong>Maggioni</strong> suscita in coloro che l'hanno conosciuto, e specialmente nei <strong>di</strong>ocesani <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong>,<br />

ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>gnità e affabilità uniti ad uno spiccato spirito sacerdotale: un Vescovo che suscitava imme<strong>di</strong>atamente simpatia ed<br />

affetto.<br />

Discreto nel presentare e nell'esaminare i problemi della <strong>Diocesi</strong> e sommamente rispettoso delle persone, dei sacerdoti<br />

soprattutto, è stato esempio <strong>di</strong> grande umanità e <strong>di</strong> una spiritualità forte e pacata assieme.<br />

La sua vita improntata ad un servizio della Chiesa in ogni sua esigenza l'ha portato ad essere ideatore <strong>di</strong> opere rivelatesi <strong>di</strong><br />

somma utilità e al tempo stesso un educatore <strong>di</strong>screto <strong>di</strong> coscienze che ha saputo in<strong>di</strong>rizzare con coraggio a Cristo Signore.<br />

Gli esempi sarebbero numerosi se si volesse narrare ciò che <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> ha sempre voluto nascondere <strong>di</strong>etro un sincero<br />

riserbo. Proverbiale la sua forza nel sostenere anche con i Superiori la bontà <strong>di</strong> alcune inziative e, al tempo stesso, la sua filiale<br />

obbe<strong>di</strong>enza agli Arcivescovi <strong>di</strong> Milano che ha servito con de<strong>di</strong>zione e generosità.<br />

Ma chi scrive questo breve ricordo l'ha conosciuto nel momento in cui <strong>di</strong> sua volontà e in obbe<strong>di</strong>enza alle <strong>di</strong>sposizioni della<br />

Santa Sede lasciò il servizio episcopale della Camunità cristiana <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong>. La sua volontà la manifestò dando le<br />

<strong>di</strong>missioni mesi prima del compimento dei 75 anni in modo da passare il testimone <strong>di</strong> servitore della <strong>Diocesi</strong> ad un Vescovo più<br />

giovane, poiché, a suo <strong>di</strong>re, "a tempi nuovi ci vogliono uomini nuovi". Nella <strong>Diocesi</strong> alessandrina si era inserito, pur nella<br />

<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> cultura e <strong>di</strong> ambiente sociale, adottando i Patroni <strong>di</strong> questa porzione del popolo <strong>di</strong> Dio, specialmente la devozione<br />

alla "Madonna della Salve" Patrona della <strong>Diocesi</strong>, ed esempi <strong>di</strong> santi riformatori quale S. Pio V e <strong>di</strong> "innamorati" della croce <strong>di</strong><br />

Cristo quale fu S. Paolo della Croce. Né <strong>di</strong>menticò il Patrono della città, un eremita sconosciuto ai più nel mondo: S. Baudolino.<br />

Figlio della grande Archi<strong>di</strong>ocesi milanese, e perciò educato alla sequela <strong>di</strong> S. Ambrogio, <strong>di</strong> S. Carlo Borromeo e del Beato<br />

Card. Ferrari, seppe intuire le risorse spirituali e umane che i Santi della terra alessandrina potevano offrire ancor oggi ad una<br />

popolazione sovente allontanata dalle sue tra<strong>di</strong>zioni cristiane.<br />

Il suo esempio più vivido lo <strong>di</strong>ede tuttavia nella sua ultima malattia; ha dato così ragione al detto popolare: "Si soffre e si muore<br />

così come si è vissuto". Nemmeno un lamento, ci <strong>di</strong>cono chi lo ha assistito in questi anni <strong>di</strong> malattia e <strong>di</strong> anzianità. Sempre<br />

sereno, sempre sorridente, sempre intonato alla sua spiritualità fatta <strong>di</strong> preghiera e <strong>di</strong> opere. E sempre legato al ricordo della<br />

"sua" <strong>Alessandria</strong> anche se, per "non intralciare" <strong>di</strong>ceva, era ritornato dopo le <strong>di</strong>missioni a servizio della sua Archi<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong><br />

origine.<br />

Ora riposerà nella sua Monza, ra<strong>di</strong>ci che mai <strong>di</strong>menticò, tanto da recarsi sovente, anche quando già era gravato della cura della<br />

<strong>Diocesi</strong> alessandrina, per celebrazioni e per festività.<br />

A cercare le ragioni <strong>di</strong> una vita spesa totalmente per la Chiesa si potrebbero <strong>di</strong>re molte cose; una mi pare che sarebbe<br />

inescusabile <strong>di</strong>menticare: il suo amore per le missioni. Fu nel suo episcopato responsabile della Commissione Episcopale per la<br />

Cooperazione tra le Chiese; ma il suo amore lo ha portato più volte in terra <strong>di</strong> missione per animare e con<strong>di</strong>videre lo sforzo <strong>di</strong><br />

evangelizzazione e <strong>di</strong> promozione umana <strong>di</strong> molti missionari religiosi e laici.<br />

La Chiesa alessandrina e tutto il popolo <strong>di</strong> questa terra non <strong>di</strong>menticheranno questo "pastore" che è stato <strong>di</strong> esempio e maestro <strong>di</strong><br />

umanità e <strong>di</strong> cristianesimo.<br />

Un vero benefattore della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> Milano<br />

La Chiesa ambrosiana fa leggere, nelle esequie <strong>di</strong> un prete e <strong>di</strong> un Vescovo, i racconti evangelici della passione, a ricordare che<br />

chi è stato unito profondamente, come prete e come Vescovo, alla passione <strong>di</strong> Gesù, lo sarà nella gloria; che chi è stato unito a<br />

Gesù sotto il velo del mistero eucaristico contempla ora svelatamente il volto del Signore, come afferma la prima lettura.<br />

È dunque con tale fiducia che celebriamo le esequie <strong>di</strong> Sua Eccellenza <strong>Mons</strong>ignor <strong>Fer<strong>di</strong>nando</strong> <strong>Maggioni</strong>, carissimo a tutti noi. Un<br />

Vescovo profondamente unito al cuore <strong>di</strong> Gesù; un prete e un Vescovo esemplare, che in tutta la sua esistenza ha preparato,<br />

celebrato, vissuto l'Eucaristia.<br />

Così la nostra preghiera <strong>di</strong> suffragio perché il Signore lo accolga nella visione beatifica è anche insieme memoria riconoscente<br />

<strong>di</strong> quanto noi gli dobbiamo come singoli, come istituzioni, come <strong>Diocesi</strong>. E siamo grati a quanti si uniscono a noi in queste<br />

esequie celebrate dalla Chiesa ambrosiana: siamo grati a Sua Eminenza il Car<strong>di</strong>nale Noè, che salutiamo con affetto; ai tanti<br />

eccellentissimi Vescovi che rappresentano i <strong>di</strong>versi luoghi dove <strong>Mons</strong>ignor <strong>Maggioni</strong> ha operato (il Seminario Lombardo <strong>di</strong><br />

Roma, <strong>Alessandria</strong> e altre realtà a lui care).<br />

In questo momento ho pure l'onore <strong>di</strong> leggere il telegramma inviato dal Santo Padre:<br />

"Appresa triste notizia scomparsa Ecc.mo <strong>Mons</strong>ignor <strong>Fer<strong>di</strong>nando</strong> <strong>Maggioni</strong> Vescovo emerito <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong>, Sommo Pontefice<br />

esprime a vostra Em.za familiari presbiterio et fedeli viva partecipazione at lutto che ha colpito codesta comunità <strong>di</strong>ocesana et<br />

mentre ricorda con animo grato at Signore generoso ministero episcopale svolto da quel benemerito presule come Vicario<br />

generale della <strong>Diocesi</strong> ambrosiana et quale pastore Chiesa Alessandrina innalza fervide preghiere <strong>di</strong> suffragio per meritato<br />

riposo eterno anima eletta et invia at comune conforto quanti hanno beneficiato del suo zelo pastorale et doni <strong>di</strong> mente et cuore<br />

speciale bene<strong>di</strong>zione apostolica. Mi unisco spiritualmente al dolore assicurando particolare ricordo nella celebrazione<br />

eucaristica. Car<strong>di</strong>nale Angelo Sodano Segretario <strong>di</strong> Stato".<br />

Abbiamo quin<strong>di</strong> con noi il Santo Padre che apprezzava e stimava molto <strong>Mons</strong>ignor <strong>Maggioni</strong>. Abbiamo con noi la presenza <strong>di</strong><br />

altri Car<strong>di</strong>nali e Vescovi che mi hanno scritto per esprimere la loro partecipazione. Menziono in particolare il telegramma del<br />

Car<strong>di</strong>nale Tonini e il telegramma del Superiore generale del PIME.<br />

E mentre rivolgiamo le più vive condoglianze alla sorella e ai familiari, facciamo memoria con gratitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> questa figura che<br />

abbiamo avuto modo <strong>di</strong> conoscere e <strong>di</strong> amare.<br />

Una vita sacerdotale esemplare<br />

<strong>Mons</strong>ignor <strong>Fer<strong>di</strong>nando</strong> rappresenta bene le sue origini, quella città <strong>di</strong> Monza dell'inizio <strong>di</strong> questo secolo, roccaforte <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione<br />

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religiosa, aperta a opere sociali promosse da eccezionali figure <strong>di</strong> preti e <strong>di</strong> laici.<br />

La sua personalità si caratterizzava per la grande signorilità <strong>di</strong> tratto, che colpiva chiunque lo avvicinava: per la sua grande<br />

capacità <strong>di</strong> rapporti personali - proverbiale la sua amabilità -; per uno spiccato senso <strong>di</strong> fedeltà al Signore, al dovere, alla<br />

Chiesa, a cui si congiungeva pure un pacato entusiasmo <strong>di</strong> fronte a nuove forme <strong>di</strong> pastorale.<br />

Dunque una vita sacerdotale esemplare, nella linea tra<strong>di</strong>zionale, ma insieme aperta al nuovo e, specialmente, aperta alla carità.<br />

Don <strong>Fer<strong>di</strong>nando</strong> era umile e grande nell'animo, costruttore e "sognatore", uomo <strong>di</strong> larghe prospettive. Ne fanno testimonianza i<br />

<strong>di</strong>versi luoghi dove ha svolto il suo ministero: anzitutto il gran<strong>di</strong>oso Oratorio S. Biagio <strong>di</strong> Monza; poi il Collegio De Filippi <strong>di</strong><br />

Arona, che lo ebbe Rettore, e il Collegio <strong>di</strong> Tradate, che lo ebbe come <strong>di</strong>rettore spirituale. Ma la sua passione "costruttiva"<br />

traspare e quasi scoppia quando <strong>di</strong>venta Rettore del Seminario Lombardo; proprio al Lombardo ha lasciato una straor<strong>di</strong>naria<br />

impronta della sua capacità <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficare e <strong>di</strong> progettare. Fu la sera stessa dell'inaugurazione del nuovo Lombardo che Paolo VI<br />

gli fece sentire la sua vicinanza profonda e assicurò che sarebbe venuto a Milano per l'inaugurazione non lontana del Seminario<br />

<strong>di</strong> corso Venezia.<br />

Vescovo ausiliare e Vicario generale<br />

La sua capacità e il suo zelo si mostrarono più luminosamente da Vescovo ausiliare e Vicario generale. Or<strong>di</strong>nato Vescovo il 29<br />

ottobre 1967, non certo senza una qualche intuizione su <strong>di</strong> lui <strong>di</strong> papa Montini, oltre che dell'Arcivescovo Giovanni Colombo,<br />

come Vicario generale palesò all'evidenza la sua fedeltà al Car<strong>di</strong>nale, alla Chiesa, al dovere. Visse un rapporto <strong>di</strong> cor<strong>di</strong>ale<br />

affetto, <strong>di</strong> benevolenza, <strong>di</strong> obbe<strong>di</strong>enza col mio venerato predecessore, con gli altri vescovi ausiliari, con i preti che egli amava e<br />

visitava frequentemente occupandosi in particolare dei malati.<br />

Quando fui nominato Arcivescovo <strong>di</strong> Milano, fu lui che venne a Roma, che mi accolse e mi introdusse in <strong>Diocesi</strong> e mi fece quasi<br />

da maestro per quanto riguardava il ministero episcopale a me totalmente nuovo. E desidero esprimere tutta la mia gratitu<strong>di</strong>ne<br />

che gli devo per l'affetto, la lealtà, l'amabilità, la comprensione, l'umiltà con cui mi restò vicino fino a che non fu nominato<br />

Vescovo <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong>.<br />

Anche ad <strong>Alessandria</strong> portò molto amore e grande generosità, e si sentì accolto con gioia da quella <strong>Diocesi</strong>.<br />

Nel momento in cui maturò il tempo del suo ritiro, gradì tanto <strong>di</strong> essere riaccolto nella sua <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> origine, dove si rese utile<br />

nella Parrocchia <strong>di</strong> San Giorgio in Milano e in <strong>di</strong>verse iniziative fino all'ultima lunga, dolorosa malattia. Allora partecipò più<br />

intimamente alla passione e alla morte del Signore.<br />

Quanti ricor<strong>di</strong> emergono in ciscuno <strong>di</strong> noi degli incontri con monsignor <strong>Maggioni</strong>! Io ho espresso semplicemente qualche tratto<br />

della sua figura umana e spirituale, <strong>di</strong> questo grande uomo <strong>di</strong> Dio, amico <strong>di</strong> tutti, munifico e vero benefattore della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong><br />

Milano da lui tanto amata.<br />

Solo attraverso un'attenta riflessione e l'incessante preghiera potremo essergli riconoscenti per tutto quello che ci ha donato.<br />

Qui lasciamo la parola alla liturgia che ci invita a pregare e a unirci al mistero della morte <strong>di</strong> Gesù e della misericor<strong>di</strong>a del<br />

Padre. Per don <strong>Fer<strong>di</strong>nando</strong> vale l'affermazione <strong>di</strong> Gesù: "Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove", fino<br />

alle prove della sofferenza fisica, della malattia. "E per voi - continua Gesù - preparo un Regno, come il Padre l'ha preparato<br />

per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio Regno".<br />

<strong>Mons</strong>ignor <strong>Maggioni</strong>, nella sua squisita ospitalità, amava invitare a mensa; ora lo pensiamo alla mensa del Signore, e gli<br />

<strong>di</strong>ciamo: "Ricordati <strong>di</strong> noi e prega per noi che tu hai tanto amato".<br />

† Carlo Maria Card. Martini<br />

Arcivescovo <strong>di</strong> Milano<br />

Gentiluomo e gran signore<br />

Ero ancora bambino quando morì mio papà, e questa circostanza non mi colpì molto; non che non fossi addolorato, ma questo<br />

sentimento entrava in me perché vedevo mamma e sorelle in pianto. La portata del fatto non incideva ancora nel mio cuore. La<br />

consapevolezza <strong>di</strong> questo evento mi venne solo anni dopo, allorché adolescente sentii un grande vuoto nella mia vita. Cercai <strong>di</strong><br />

riempirlo con il ricordo, sforzo che, certo, non poteva ovviare appieno alla per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> anni ad<strong>di</strong>etro.<br />

Questo ricordo rimane in me, oggi più <strong>di</strong> ieri.<br />

Così alla scomparsa <strong>di</strong> S. E. <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> è parso a me, e, credo, assai più agli alessandrini, che si facesse un vuoto nella<br />

nostra vita ecclesiale e civile. Il Vescovo, infatti, è un "padre" che, in nome del Padre dei cieli, opera per il bene materiale e<br />

spirituale <strong>di</strong> tutti coloro che <strong>di</strong>morano nella <strong>di</strong>ocesi. Il Vescovo è per tutti, credenti e no, praticanti e no, segno visibile <strong>di</strong> quella<br />

fratellanza che dovrebbe (meglio, deve) legare ogni uomo agli altri, in modo da rendere visibile quell'amore del Padre celeste<br />

che "ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio, l'unico, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Gv<br />

3,16).<br />

Il tempo, purtroppo, cancella dalla mente e dall'animo <strong>di</strong> noi, creature umane, anche i sentimenti più forti; la polvere del tempo si<br />

estende anche su ciò che dovremmo ricordare come "tesoro" per la propria vita.<br />

Non vogliamo che ciò accada per mons. <strong>Maggioni</strong>.<br />

Chi l'ha conosciuto ha potuto cogliere qualcosa della sua persona, del suo servizio alla verità e all'amore, del suo tratto sempre<br />

rispettoso e nobile, ed anche del suo carattere umano. I sacerdoti alessandrini sono testimoni <strong>di</strong> quella sua riservatezza che gli<br />

impe<strong>di</strong>va persino <strong>di</strong> dare <strong>di</strong>sposizioni o <strong>di</strong> richiedere quanto dovuto per la vita della <strong>Diocesi</strong>, affidandosi solamente alla<br />

coscienza <strong>di</strong> ciascuno e facendo leva sulla loro volontà espressa nell'or<strong>di</strong>nazione sacerdotale.<br />

"Un Vescovo che ci ha insegnato il rispetto della persona umana con le parole e i comportamenti", questo il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> un laico<br />

che conobbe <strong>Mons</strong>. <strong>Maggioni</strong> durante il suo servizio <strong>di</strong> Vescovo nella <strong>di</strong>ocesi alessandrina. Tale atteggiamento era frutto <strong>di</strong> una<br />

spiccata spiritualità che lo induceva a rapporti sempre rispettosi delle persone, e che metteva l'interlocutore a suo agio<br />

infondendo fiducia e confidenza.<br />

Era, tuttavia, assai più <strong>di</strong> un "gentiluomo" : una profonda e vissuta spiritualità lo portava ad essere, come si suol <strong>di</strong>re, anche "un<br />

gran signore", ma non si fermava, né poteva fermarsi, a manifestazioni <strong>di</strong> rispetto e <strong>di</strong> accoglienza umana; era un <strong>di</strong>alogo tra lui e<br />

il suo Dio presente nella persona che gli stava <strong>di</strong> fronte.<br />

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Bisognava seguirlo nella sua preghiera personale (quel passeggiare nel lungo corridoio del Vescovado con la corona del rosario<br />

in mano assorto nella preghiera alla Madre celeste), o nelle funzioni liturgiche per comprendere che il suo <strong>di</strong>alogo, prima che<br />

con gli uomini, era con il "suo" Dio. Era, in verità, profondamente sacerdote, cioè "costituito per gli altri". Se ne ebbe ulteriore<br />

prova nella sua lunga malattia, specialmente quando la sua mente non lo sorreggeva più: alla richiesta del sottoscritto <strong>di</strong> <strong>di</strong>re una<br />

preghiera a Maria, madre <strong>di</strong> Gesù, rispondeva con riflessioni appropriate sulla Vergine Maria e con accenti che esprimevano<br />

amore e fiducia in Lei, quasi stesse pre<strong>di</strong>cando al popolo sul dovere <strong>di</strong> affidarsi a questa Mamma per essere condotti a Gesù.<br />

A me rimangono due forti ricor<strong>di</strong>: innanzitutto quella sua capacità, già ricordata, <strong>di</strong> mettere a proprio agio la persona che lo<br />

incontrava. Quando mi fu detto che avrei assunto il servizio <strong>di</strong> Vescovo ad <strong>Alessandria</strong>, subito gli telefonai, ed egli mi raggiunse<br />

a Roma dove con affabilità mi parlò come avrebbe fatto con un amico o un parente senza farmi pesare la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> età e <strong>di</strong><br />

esperienza. E così fu per tutto il tempo che visse. Non volle mai entrare nei problemi della <strong>Diocesi</strong>, né dare giu<strong>di</strong>zi su iniziative,<br />

persone e istituzioni; rispondeva alle mie domande: "Vedrà lei; avrà modo <strong>di</strong> conoscere e <strong>di</strong> valutare libero dal giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong><br />

chicchessia".<br />

Il secondo ricordo è legato alla sua malattia: la accolse come una realtà del tutto naturale; non la sopportò, ma la accolse, pur<br />

mantenendo una gran voglia <strong>di</strong> operare e <strong>di</strong> fare. E non mutò questa sua <strong>di</strong>sponibilità fino a quando chiuse gli occhi a questo<br />

mondo.<br />

Ricor<strong>di</strong> vivi sono presenti in coloro che lo assistettero negli ultimi anni della sua malattia; nemmeno un lamento, ci <strong>di</strong>cono, e<br />

sempre un grazie per tutti. Sempre sereno, sempre sorridente, sempre intonato alla sua spiritualità fatta <strong>di</strong> preghiera e <strong>di</strong> opere.<br />

Conservò un caro ricordo della "sua" <strong>Alessandria</strong>, anche se, per "non intralciare l'opera del suo successore", <strong>di</strong>ceva, aveva<br />

scelto <strong>di</strong> ritornare, dopo le <strong>di</strong>missioni, a servizio della sua Archi<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> origine.<br />

A così poco tempo della sua scomparsa è facile lasciarsi prendere dai ricor<strong>di</strong> più emotivi; solo tra qualche anno si potrà<br />

delineare la sua personalità con maggiore puntualità. Tuttavia si può affermare, senza paura <strong>di</strong> cadere nella retorica, che la sua<br />

scomparsa lascia un vuoto nelle Chiese che ha fedelmente servito e nello stesso Episcopato italiano.<br />

† Fernando Charrier<br />

Vescovo <strong>di</strong> <strong>Alessandria</strong><br />

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