Al prof. Benedetto De Vivo - Ugo Frasca

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AI prof. Benedetto De Vivo...
da u.frasca» 09/06/2010, 8: 13
Gentile prof. Benedetto DeVivo,
ho riletto con maggiore attenzione i Suoi scritti di cui confermo la bontà e lo spirito
critico. Tuttavia, non riesco proprio a immaginare che una "Corte", anche a livello
internazionale, possa essere tanto incondizionata e sgandata dagli interessi in gioco da
valutare con imparzialità l'attività del docente o del ricercatore in genere. Lospirito
corporativo, che attraversa attualmente la vita comunitaria, non consente forse di
realizzare una dimensione di giustizia, per quanto invocata continuamente nelle dovute
sedi, ed è probabilmente il bisogno elementare di sopravvivenza che spinge ognuno ad
accettare, sovente passivamente, gli equilibri esistenti. Insomma potrebbe essere il
timore il vero "pilastro" su cui poggia l'edifido della stessa Università, necessario per
alimentare la piovra del potere con "maestri", non di rado, anelli di congiunzione,
garantendo ordine e disdplina e consentendo o favorendo un appiattimento che, in
pratica, è annullamento di creatività e dinamismo. Il fatto più grave, se la situazione è
realmente tale, è data dalla pretesa, a volte, di nascondere dò con programmi e
suggerimenti apparentemente di notevole respiro, ma con falle enormi nella situazione
appena descritta poiché si può solo eludere il problema non affrontandolo, altrimenti si
è costretti a indietreggiare e, per giunta, con carriere costruite sul silenzio. E' un'analisi
naturalmente che non esaurisce la complessità del tema, accennata per strada al signor
Guido Trombetti, allorché gli dissi che avevo annullato la scheda votando per il prof.
Andrea Amatucd e non per lui, in seguito alla mia consegna, anni prima, di documenti
importanti di denunda che avevano provocato in me un malessere e un disorientamento
enorme. Nonmi aveva convocato nemmeno per un conforto umano, assicurandomi
ripetutamente che lo avrebbe fatto, ma invano. Nonmi sentivo certamente umiliato
quando, recandomi nei suoi uffid, le segretarie ne giustificavano l'assenza perché non
mi aspettavo nulla, era lui ad aver insistito e, in fondo, non mi rappresentava come non
mi rappresenta oggi. Ora, dopo aver guidato un Ateneo che non ha saputo gridare al
mondo che Napolie l'Italia non sono solo monnezza, mettendo in moto un meccanismo
di riscatto tale da stimolare l'intera borghesia napoletana, approda da comunista o
postcomunista, se non erro, a una giunta berlusconiana. Eccoquindi che il problema
diventa politico, ideologico e profondamente etico mentre, indiscutibilmente, non
bastano riforme "approssimative" per cambiare il sistema in quanto, a mutare, dovrebbe
essere l'intera vita istituzionale e politica. Nonso se viviamo una fase di grande
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transizioneo è tutta la storia italiana a costituire un'emergenzacontinua, ma la gravità
del momentoè sotto gli occhidi tutti e miviene in mente l'episodiodel giuramentoal
fasasmo dei docenti universitari,respintosoloda pochi...
Grazie
Cordiali saluti
UgoFrasca
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