Presentazione standard di PowerPoint - Paleopatologia
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IL RINASCIMENTO<br />
• Nascita degli stati moderni, in particolare con le monarchie nazionali <strong>di</strong> Francia,<br />
Inghilterra e Spagna, caratterizzate da un forte accentramento del potere.
• Ritorno alle Humanae litterae,<br />
con una riscoperta degli stu<strong>di</strong><br />
dell’Antichità classica, da cui<br />
sorse un movimento, in<strong>di</strong>cato<br />
con il nome <strong>di</strong> Umanesimo,<br />
caratterizzato dall’affermazione<br />
della centralità dell’uomo, contro<br />
i dogmatismi e l’unità<br />
enciclope<strong>di</strong>ca me<strong>di</strong>evale.<br />
• Dall’Umanesimo si sviluppò il<br />
“Rinascimento”, un periodo<br />
storico caratterizzato da un<br />
rinnovamento culturale e<br />
scientifico improntato sul rifiuto<br />
del sapere rinchiuso nei dogmi<br />
me<strong>di</strong>evali.
• E’ in questo periodo che ebbero grande sviluppo le scienze esatte ed<br />
applicate, il cui maggior rappresentante fu Leonardo da Vinci.<br />
• Un grande ruolo nella <strong>di</strong>ffusione della cultura e nell’avanzamento delle<br />
scienze si deve all’invenzione della stampa, avvenuta alla metà del XV<br />
secolo ad opera <strong>di</strong> Johann Gutenberg, e poi <strong>di</strong>ffusasi rapidamente in <strong>di</strong>verse<br />
città europee, permettendo la circolazione capillare <strong>di</strong> testi ed opere.
LA MEDICINA<br />
RINASCIMENTALE<br />
• Ritorno agli antichi, con un lavoro <strong>di</strong> lettura filologica degli autori classici, in<br />
primis <strong>di</strong> Galeno.<br />
• Spirito <strong>di</strong> revisione critica e <strong>di</strong> rinnovamento che riguardò innanzitutto<br />
l’anatomia, con un’opera <strong>di</strong> correzione costante della tra<strong>di</strong>zione galenica<br />
attraverso la <strong>di</strong>ffusione della pratica settoria e lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong>retto del corpo<br />
umano.<br />
• Spostamento dell’attenzione degli anatomisti dall’organismo sano a quello<br />
malato, con la nascita dell’anatomia patologica.<br />
• Progressi meno eclatanti nel campo della chirurgia, <strong>di</strong>sciplina che venne<br />
accorpata, almeno nelle università, alla cattedra <strong>di</strong> anatomia, con la nascita<br />
della figura del chirurgo anatomico.<br />
• Patologia ancora sostanzialmente legata all’umoralismo.<br />
• Me<strong>di</strong>cina magica e astrologica attraversa trasversalmente tutto il periodo.
L’ANATOMIA NEL RINASCIMENTO<br />
• Fine del XV: processo <strong>di</strong> rinnovamento negli stu<strong>di</strong> anatomici, anche dal punto <strong>di</strong><br />
vista iconografico.<br />
• Gli artisti dell’epoca mostrano <strong>di</strong> avere buone conoscenze <strong>di</strong> anatomia.<br />
• Leonardo da Vinci, tra i suoi molteplici interessi, coltivò anche lo stu<strong>di</strong>o<br />
approfon<strong>di</strong>to del corpo umano e del suo funzionamento, eseguendo egli stesso<br />
<strong>di</strong>ssezioni <strong>di</strong> cadaveri e rappresentando ciò che vedeva in una serie <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni <strong>di</strong><br />
straor<strong>di</strong>naria bellezza. L’opera <strong>di</strong> Leonardo non ebbe riflessi sulla me<strong>di</strong>cina del<br />
tempo, in quanto i suoi <strong>di</strong>segni furono conservati negli archivi senza essere<br />
<strong>di</strong>vulgati tra i contemporanei, e vennero riscoperti solo intorno alla metà del XVII<br />
secolo.<br />
• All’inizio del XVI secolo l’anatomia nelle Università si insegnava ancora basandosi<br />
sul testo <strong>di</strong> Galeno, oppure i lettori più all’avanguar<strong>di</strong>a seguivano l’Anatomia <strong>di</strong><br />
Mon<strong>di</strong>no.<br />
• Tra l’opera <strong>di</strong> Mon<strong>di</strong>no de’ Liuzzi e la grande rivoluzione dell’anatomia operata da<br />
Andrea Vesalio alla metà del secolo si collocano alcune figure che ne hanno<br />
preparato la strada, facendo piccoli, ma fondamentali, passi verso la<br />
comprensione del corpo umano.
Il vero riformatore dell’anatomia nel XVI secolo è<br />
considerato Andrea Vesalio (1514-1564), nome<br />
italianizzato <strong>di</strong> Andreas van Wesel, che per primo<br />
osò mettere in <strong>di</strong>scussione l’autorità galenica, fino<br />
ad allora accettata come dogma.<br />
Nato a Bruxelles da una famiglia legata da<br />
generazioni alla tra<strong>di</strong>zione me<strong>di</strong>ca, stu<strong>di</strong>ò <strong>di</strong>scipline<br />
classiche a Lovanio, per poi trasferirsi nel 1533 alla<br />
Facoltà <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina dell’Università <strong>di</strong> Parigi.<br />
Nel 1536, a causa dell’invasione della Francia da<br />
parte <strong>di</strong> Carlo V, fu costretto a tornare a Lovanio,<br />
dove continuò la pratica settoria; infine si trasferì a<br />
Padova, dove ottenne la cattedra <strong>di</strong> Anatomia e<br />
Chirurgia a soli 23 anni. Qui iniziarono gli anni della<br />
più intensa attività anatomica <strong>di</strong> Vesalio.<br />
Nel 1538 pubblicò a Venezia le Tabulae<br />
anatomicae sex, create a scopo <strong>di</strong>dattico per gli<br />
studenti, nelle quali sono ancora contenuti alcuni<br />
errori <strong>di</strong> Galeno, come la sud<strong>di</strong>visione del fegato in<br />
cinque lobi, la presenza della rete mirabile<br />
arteriosa alla base del cervello, e la sud<strong>di</strong>visione<br />
dello sterno in sette segmenti.
L’esperienza maturata con la pratica <strong>di</strong>ssettoria<br />
portò tuttavia Vesalio ad un atteggiamento<br />
sempre più critico nei confronti dell’anatomia<br />
galenica, che si palesò nella sua opera<br />
fondamentale De umani corporis fabrica (noto<br />
anche come Fabrica), pubblicato a Basilea nel<br />
1543.<br />
Il frontespizio dell’opera <strong>di</strong> Vesalio mostra le<br />
novità rispetto alla pratica settoria in uso fino a<br />
quel momento:<br />
• il maestro è sceso dalla cattedra per stare in<br />
mezzo agli studenti<br />
• opera <strong>di</strong> propria mano, senza demandare<br />
l’apertura del cadavere al demonstrator<br />
• gli animali, simbolizzati dal cane a destra e<br />
dalla scimmia a sinistra, vengono esclusi dalla<br />
<strong>di</strong>ssezione<br />
• i due assistenti me<strong>di</strong>evali, l’incisore e<br />
l’ostensore, sono stati relegati sotto il tavolo<br />
settorio<br />
La rottura proposta da Vesalio era dunque prima<br />
<strong>di</strong> tutto metodologica, poiché egli unificò in<br />
un’unica figura ciò che prima era svolto da tre<br />
persone <strong>di</strong>stinte, il lettore, il <strong>di</strong>mostratore e<br />
l’ostensore.
Vesalio condusse un’opera <strong>di</strong><br />
rivisitazione sistematica<br />
dell’anatomia galenica, che venne<br />
esposta nella Fabrica, anche<br />
attraverso l’utilizzo <strong>di</strong> raffigurazioni<br />
estremamente realistiche che<br />
arricchivano il testo, mostrando le<br />
<strong>di</strong>verse parti del corpo umano<br />
sezionato.<br />
Vesalio conduceva autopsie<br />
quoti<strong>di</strong>anamente, mostrando la<br />
corrispondenza dei <strong>di</strong>segni<br />
anatomici con quanto verificava<br />
tramite la <strong>di</strong>ssezione, e questa<br />
esperienza <strong>di</strong>retta lo portò a<br />
comprendere che Galeno aveva<br />
sezionato solo animali e che quin<strong>di</strong><br />
molte sue osservazioni non<br />
potevano essere valide per il corpo<br />
umano.
Vesalio corresse <strong>di</strong>versi errori del galenismo:<br />
• riconobbe che la man<strong>di</strong>bola era costituita da<br />
un solo osso<br />
• lo sterno era sud<strong>di</strong>viso in tre segmenti<br />
• mise in dubbio la pervietà del setto<br />
intervetricolare del cuore, dal momento che<br />
non era riuscito a vedere “pori”, anche se<br />
non si sentì <strong>di</strong> negare il passaggio del<br />
sangue da un ventricolo all’altro, sostenendo<br />
che questo avveniva grazie alla potenza<br />
<strong>di</strong>vina (tuttavia nella seconda e<strong>di</strong>zione del testo,<br />
risalente al 1555, la convinzione dell’inesistenza <strong>di</strong><br />
perforazioni nel setto <strong>di</strong>venne più ferma<br />
• un elemento fondamentale della fisiologia<br />
galenica, che venne riconosciuto come un<br />
errore da Vesalio, fu la rete mirabile<br />
arteriosa, posta alla base del cervello, la cui<br />
esistenza nell’uomo fu decisamente negata<br />
nella Fabrica e riconosciuta come struttura<br />
caratteristica degli ungulati<br />
• respinse il concetto che i nervi fossero cavi
La pubblicazione della sua opera, che<br />
rivoluzionava l’anatomia mettendo in<br />
<strong>di</strong>scussione l’autorità galenica fino ad<br />
allora unanimemente accettata, lo<br />
espose a violente critiche da parte dei<br />
colleghi.<br />
Fu probabilmente questa ostilità a<br />
spingere Vesalio, l’anno successivo alla<br />
pubblicazione della Fabrica, il 1544, ad<br />
abbandonare la ricerca scientifica e a<br />
trasferirsi in Spagna come me<strong>di</strong>co<br />
personale <strong>di</strong> Carlo V (1500-1558) e poi<br />
<strong>di</strong> suo figlio Filippo II (1527-1598).<br />
Morì sull’isola <strong>di</strong> Zante, durante il ritorno<br />
da un pellegrinaggio in Terra Santa, nel<br />
1564.
L’intuizione del piccolo circolo fu ripresa e approfon<strong>di</strong>ta<br />
da un anatomista italiano, Realdo Colombo (1516-1559),<br />
che era allievo <strong>di</strong> Vesalio e gli succedette nella cattedra<br />
<strong>di</strong> Padova, anche se solo per un anno, per poi insegnare<br />
a Pisa nel 1545 e passare infine a Roma nel 1548.<br />
Anatomico <strong>di</strong> grande rilievo, acquisì una notevole<br />
esperienza de<strong>di</strong>candosi alla <strong>di</strong>ssezione, che illustrò nel<br />
De re anatomica, pubblicata nel 1559.<br />
Attraverso la vivisezione sui cani Colombo arrivò a<br />
descrivere il piccolo circolo: tagliando la vena polmonare<br />
<strong>di</strong> un cane nel punto più lontano dal cuore osservò che<br />
non conteneva aria, ma bensì sangue <strong>di</strong> tipo arterioso,<br />
che definì “sottile e brillante”;<br />
inoltre confermò che non vi erano fori nel setto del cuore,<br />
sostenendo quin<strong>di</strong> che il sangue andava dalla parte<br />
destra del cuore a quella sinistra passando attraverso i<br />
polmoni.<br />
Colombo non giunse ancora al concetto <strong>di</strong> circolo<br />
polmonare, poiché rimase ancorato alla teoria galenica<br />
secondo la quale il sangue venoso era attratto e<br />
utilizzato dalle <strong>di</strong>verse parti del corpo.
La chirurgia nel Rinascimento rimase legata al galenismo,<br />
e fu ostacolata anche da non in<strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong>fficoltà pratiche,<br />
come la suppurazione delle ferite, le emorragie e il dolore<br />
connesso agli interventi.<br />
La formazione <strong>di</strong> pus a seguito dell’intervento chirurgico<br />
continuò ad essere ritenuta inevitabile ed utile (pus bonum<br />
et laudabile); perciò la <strong>di</strong>ffusione stessa della chirurgia<br />
comportò un aumento delle infezioni post-operatorie.<br />
Le emorragie erano un altro problema connesso<br />
soprattutto all’amputazione degli arti, che venne risolto da<br />
Ambroise Parè, il quale reintrodusse la tecnica della<br />
legatura dei vasi, già conosciuta nell’Antichità. Tuttavia<br />
questa tecnica non venne adottata stabilmente prima della<br />
fine del XVIII secolo, in quanto richiedeva conoscenze<br />
anatomiche precise, e anche perché i fili <strong>di</strong> sutura utilizzati<br />
per questa operazione erano infetti e quin<strong>di</strong> responsabili <strong>di</strong><br />
frequenti infezioni e cancrene.<br />
Quanto al dolore, l’uso della spongia somnifera (oppio, succo <strong>di</strong> mandragora, succo <strong>di</strong><br />
giusquiamo; una spugna assorbiva il tutto, la si faceva asciugare, la si immergeva in acqua e, infine, il malato<br />
doveva annusarla). fu presto abbandonato per le sue controin<strong>di</strong>cazioni, e l’effetto<br />
analgesico venne affidato all’utilizzo <strong>di</strong> sostanze alcoliche da parte dei chirurghi<br />
empirici, mentre i professionisti consideravano il dolore un problema secondario<br />
rispetto alla salute del paziente.
Tuttavia la riscoperta e la <strong>di</strong>ffusione<br />
dell’opera <strong>di</strong> Celso, stampata nel 1478, e<br />
dei trattati chirurgici <strong>di</strong> Ippocrate e<br />
Galeno, permise <strong>di</strong> conoscere tecniche<br />
ormai andate perdute.<br />
Motivi <strong>di</strong> addestramento per la chirurgia<br />
rimasero, anche durante il Rinascimento,<br />
i campi <strong>di</strong> battaglia delle numerose<br />
guerre che costellarono il periodo;<br />
l’introduzione <strong>di</strong> nuove armi da fuoco,<br />
come l’archibugio, rese necessario<br />
adottare nuovi meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> cura.<br />
Inoltre, i progressi dell’anatomia, che si<br />
verificarono grazie ad una sempre più<br />
<strong>di</strong>ffusa pratica della <strong>di</strong>ssezione, ebbero<br />
un riflesso anche nella chirurgia, con la<br />
comparsa <strong>di</strong> alcune figure <strong>di</strong> rilievo.
Intervento <strong>di</strong> trapanazione del cranio
Il più notevole rappresentante della <strong>di</strong>sciplina del<br />
tempo è il francese Ambroise Parè (ca. 1510-<br />
1592), considerato il padre della chirurgia<br />
moderna. Nato da una famiglia molto modesta,<br />
apprese i primi ru<strong>di</strong>menti della materia dai<br />
chirurghi-barbieri.<br />
A Parigi lavorò all’Hôtel-Dieu, dove acquisì una<br />
notevole esperienza, e <strong>di</strong>venne Maestro<br />
Chirurgo-Barbiere, entrando a far parte della<br />
Corporazione dei Chirurghi nel 1536.<br />
Terminata l’esperienza all’Hôtel-Dieu, mise in<br />
pratica ciò che aveva appreso al seguito<br />
dell’esercito, sperimentando nuove tecniche <strong>di</strong><br />
cura, come la legatura dei vasi a seguito <strong>di</strong><br />
amputazione.<br />
Questa tecnica si rivelò più efficace rispetto alla<br />
cauterizzazione in voga in quel periodo, ma fu<br />
accolta con <strong>di</strong>ffidenza dai colleghi .
Parè introdusse la sostituzione dell’olio<br />
bollente, largamente utilizzato per curare le<br />
ferite da arma da fuoco, con un unguento più<br />
efficace a base <strong>di</strong> ingre<strong>di</strong>enti molto semplici e<br />
meno dannosi, come l’acqua, il tuorlo d’uovo,<br />
le essenze <strong>di</strong> rosa e la trementina.<br />
Inoltre propose nuovi tipi <strong>di</strong> fasciature e<br />
bendaggi, che entrarono nell’uso corrente.<br />
Ritornato a Parigi, entrò nella Confraternita <strong>di</strong><br />
San Cosma e <strong>di</strong>venne chirurgo personale <strong>di</strong><br />
quattro re, Enrico II, Francesco II, Carlo IX ed<br />
Enrico III.<br />
Per le novità che apportava rispetto alle<br />
tecniche tra<strong>di</strong>zionali e per la sua formazione<br />
non accademica, Parè si attirò le gelosie e le<br />
critiche dei professori dell’Università <strong>di</strong> Parigi.<br />
Lasciò una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> opere, tra cui Dix<br />
livres de la chirurgie, La maniere de traicter le<br />
playe e Les oeuvres de M. Ambrosie Parè.<br />
Strumenti chirurgici ed arti artificiali da La methode<br />
curative des playes, et fractures de la teste humaine <strong>di</strong> Parè.
L’elvetico Theophrastus Philippus<br />
Aureolus Bombastus von Hohenheim,<br />
noto con lo pseudonimo <strong>di</strong> Paracelso<br />
(1493-1541), è una delle figure più<br />
notevoli del Rinascimento, fondatore <strong>di</strong><br />
una nuova <strong>di</strong>sciplina, la iatrochimica, che<br />
interpretava i processi biologici in termini<br />
chimici e proponeva la cura delle malattie<br />
attraverso l’uso <strong>di</strong> sostanze minerali .<br />
Paracelso era anche un alchimista e un<br />
astrologo; autore prolifico, ha lasciato<br />
un’ottantina <strong>di</strong> opere, che spaziano dalla<br />
filosofia, alla me<strong>di</strong>cina, all’alchimia,<br />
all’occultismo, alcune delle quali<br />
appartengono però ai suoi allievi.<br />
Questi testi appaiono piuttosto complessi<br />
e furono <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile comprensione anche<br />
per i suoi contemporanei; vi si trova un<br />
complesso <strong>di</strong> geniali intuizioni e <strong>di</strong><br />
strambe affermazioni <strong>di</strong> tipo astrologico o<br />
magico, che rivelano la fusione operata<br />
da Paracelso tra scienza e magia.
Egli ruppe nettamente con la tra<strong>di</strong>zione,<br />
rifiutando il dogmatismo e le concezioni<br />
scolastiche e proponendo una<br />
concezione nuova, secondo la quale la<br />
me<strong>di</strong>cina doveva essere basata<br />
sull’esperienza e non sull’autorità dei<br />
me<strong>di</strong>ci antichi.<br />
La più grande innovazione introdotta da<br />
Paracelso fu l’interpretazione chimica dei<br />
processi fisiologici e biologici.<br />
Egli aggiunse ai quattro elementi<br />
aristotelici, aria, acqua, fuoco e terra, una<br />
triade <strong>di</strong> principi (tria prima) che sarebbe<br />
alla base della formazione e dei<br />
cambiamenti della materia, ossia sale,<br />
zolfo e mercurio.<br />
Lo stato <strong>di</strong> salute o <strong>di</strong> malattia del corpo<br />
umano, definito una “fornace anatomica”,<br />
sarebbe determinato dall’interazione <strong>di</strong><br />
tali sostanze.
Paracelso si <strong>di</strong>stanziò dunque<br />
dalla teoria umorale tra<strong>di</strong>zionale,<br />
sostituendo ai quattro umori<br />
classici tre nuovi elementi, e<br />
sostenendo che sono gli umori a<br />
derivare dalle malattie e non<br />
viceversa.<br />
Gli organi avrebbero in sé delle<br />
forze, chiamate archei, che<br />
separano le sostanze utili dai<br />
prodotti superflui, in una visione<br />
del corpo come una fornace<br />
alchemica.<br />
La malattia sarebbe prodotta dal<br />
cattivo funzionamento<br />
dell’archeus <strong>di</strong> un dato organo,<br />
che provocherebbe un accumulo<br />
<strong>di</strong> sostanze dannose invece<br />
della loro espulsione.
Intriso <strong>di</strong> concezioni astrologiche, Paracelso era<br />
convinto che l’uomo avesse, oltre all’essenza<br />
materiale, anche un’essenza astrale, sulla<br />
quale si poteva agire per mezzo dell’astrologia.<br />
Vi sarebbe infatti una stretta correlazione tra la<br />
natura, intesa come macrocosmo, e il corpo<br />
umano, inteso come microcosmo, poiché<br />
entrambi sarebbero costituiti delle stesse<br />
sostanze e sottoposti alle stesse leggi.<br />
Ideò la me<strong>di</strong>cina spagirica, basata sulla<br />
convinzione che ogni pianta e minerale ha delle<br />
corrispondenze con i pianeti e gli organi<br />
dell’uomo, e possiede delle proprietà<br />
terapeutiche particolari; la scelta delle sostanze<br />
me<strong>di</strong>camentose è dunque fondamentale per<br />
riequilibrare l’organismo.<br />
In opposizione a Galeno, che adottava rime<strong>di</strong><br />
contrari rispetto alla con<strong>di</strong>zione da curare, con<br />
Paracelso si ritorna al concetto del similia<br />
similibus curantur, secondo il quale una<br />
malattia può essere curata con la stessa<br />
sostanza da cui è causata.
Le teorie <strong>di</strong> Paracelso cominciarono a<br />
circolare in Europa, suscitando un<br />
acceso <strong>di</strong>battito, tra chi aderì alle<br />
nuove idee e all’interpretazione in<br />
chiave chimica della me<strong>di</strong>cina, con<br />
l’introduzione <strong>di</strong> nuove sostanze in<br />
farmacologia, e chi invece rimase<br />
ancorato alla concezione galenica e<br />
considerava Paracelso come un<br />
ciarlatano.<br />
In generale, tuttavia, il suo tentativo <strong>di</strong><br />
conciliare la me<strong>di</strong>cina con la chimica<br />
rappresentò un contributo riformatore<br />
<strong>di</strong> notevole importanza per la<br />
<strong>di</strong>sciplina, e la iatrochimica, grazie alla<br />
quale iniziò il processo <strong>di</strong> affermazione<br />
della chimica come <strong>di</strong>sciplina<br />
scientifica autonoma, trovò molti<br />
seguaci.
importanza <strong>di</strong> Paracelso:<br />
in terapia usò le sostanze minerali, prima ritenute veleni<br />
l’etere come anestetico<br />
utilizzò il laudano (tintura d’oppio) come antidolorifico<br />
l’antimonio come emetico, purgativo<br />
In psicologia sogni naturali (legati all’attività quoti<strong>di</strong>ana)<br />
sovrannaturali (comunicazioni degli spiriti)<br />
in me<strong>di</strong>cina sostenne l’importanza dell’alchimia<br />
in astrologia dal girare delle costellazioni (simili agli uomini)<br />
si ricava la volontà delle stelle<br />
che si riporta agli uomini<br />
preparò amuleti e sigilli per la cura delle malattie<br />
la gotta<br />
l’epilessia<br />
in clinica descrisse la calcolosi<br />
il gozzo<br />
la sifilide
Con il finire del Me<strong>di</strong>oevo l’ospedale era<br />
rimasto ancora appannaggio della Chiesa,<br />
almeno per quanto concerneva il personale<br />
<strong>di</strong> assistenza ma, nella sua gestione, erano<br />
cominciate a subentrare anche le autorità<br />
laiche.<br />
A partire dal XV secolo, si verificò un<br />
progressivo fenomeno <strong>di</strong> razionalizzazione,<br />
secondo il quale la struttura ospedaliera<br />
non era più rifugio in<strong>di</strong>scriminato per<br />
<strong>di</strong>verse categorie <strong>di</strong> bisognosi, ma piuttosto<br />
luogo <strong>di</strong> cura per gli infirmi.<br />
Questo fenomeno si esplicò con la<br />
creazione degli Ospedali maggiori, gran<strong>di</strong><br />
istituti che sorsero nel corso del XV secolo,<br />
con la volontà <strong>di</strong> rispondere in modo<br />
razionale alle esigenze sanitarie.<br />
Perciò il me<strong>di</strong>co, che in età me<strong>di</strong>evale era<br />
assente dall’ospedale, vi fece il suo<br />
ingresso, con la funzione <strong>di</strong> accettazione e<br />
smistamento dei malati all’interno<br />
dell’istituto.<br />
L’Ospedale del Ceppo <strong>di</strong> Pistoia
Il grande ospedale rinascimentale era riservato a coloro che, grazie alle<br />
competenze <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci preparati nelle università, potevano guarire e rientrare<br />
nella una vita attiva.<br />
I pauperes e i malati incurabili, soggetti che non potevano essere riabilitati e non<br />
potevano rientrare nella società produttiva, vennero ora esclusi dagli ospedali<br />
maggiori, e destinati a strutture minori, più decentrate.<br />
Queste strutture <strong>di</strong>vennero luogo <strong>di</strong> cura, in cui l’assistenza spirituale, che aveva<br />
dominato durante il Me<strong>di</strong>oevo, ebbe un ruolo minore e rappresentarono un<br />
campo <strong>di</strong> esperienza e <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento clinico formidabile per il me<strong>di</strong>co, che<br />
aveva l’occasione <strong>di</strong> verificare la teoria con la pratica al letto del malato.
La scoperta del Nuovo Mondo e le nuove<br />
rotte commerciali, che si svilupparono a<br />
partire dalla fine del XV secolo,<br />
comportarono l’importazione e<br />
l’esportazione <strong>di</strong> malattie che fino ad<br />
allora erano rimaste circoscritte a<br />
determinate aree geografiche e che,<br />
invece, si propagarono colpendo una<br />
popolazione “vergine” e perciò<br />
particolarmente esposta in quanto priva <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>fese immunitarie.<br />
Infatti il Rinascimento vide la comparsa <strong>di</strong><br />
due nuove malattie, la sifilide e il sudore<br />
anglico.
Una delle prime descrizioni della sifilide risale al<br />
1495, in occasione dell’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Napoli da<br />
parte degli Spagnoli, quando tra i francesi<br />
comparve un’epidemia caratterizzata da<br />
nauseanti pustole sui genitali, che si<br />
<strong>di</strong>ffondevano e si ulceravano, dalla comparsa <strong>di</strong><br />
bubboni cutanei e da un interessamento degli<br />
organi interni e dell’apparato scheletrico con forti<br />
dolori ossei. La malattia si risolveva con<br />
un’invali<strong>di</strong>tà permanente o con la morte del<br />
soggetto colpito.<br />
Le truppe francesi e spagnole, <strong>di</strong> ritorno in patria<br />
dopo la capitolazione della città, <strong>di</strong>ffusero la<br />
malattia in Italia, Francia e Germania, cosicché<br />
dal 1500 in poi tutta l’Europa ne fu affetta,<br />
arrivando fino in estremo oriente attraverso la<br />
rete commerciale.<br />
La natura venerea della sifilide fu riconosciuta<br />
molto presto, tanto che questa malattia <strong>di</strong>venne<br />
un segno <strong>di</strong> condotta immorale e si approntarono<br />
delle misure volte ad evitare il contagio, come<br />
l’astensione dai rapporti con le prostitute.
Fu proprio durante il XVI secolo che la<br />
trasmissibilità <strong>di</strong> alcune malattie, fra cui la<br />
tubercolosi, venne riconosciuta, e<br />
cominciarono ad essere approntate misure<br />
opportune per evitare il contagio.<br />
Fu Girolamo Fracastoro a intuire il concetto<br />
<strong>di</strong> contagio, parlando nel suo De contagione<br />
et contagiosis morbis del 1546 <strong>di</strong><br />
piccolissime particelle, che egli denomina<br />
seminaria, le quali passando da un in<strong>di</strong>viduo<br />
ad un altro trasmetterebbero la malattia.