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Cover rivista dic 07 - Rotary Club Cagliari

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<strong>dic</strong>embre 2010<br />

Perio<strong>dic</strong>o del <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />

Distretto 2080<br />

• Un club che cresce<br />

• La pinacoteca: patrimonio di <strong>Cagliari</strong><br />

• L’eliminazione della malaria<br />

• Le antiche monete cagliaritane


<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />

Perio<strong>dic</strong>o del <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />

Distretto 2080<br />

Anno di fondazione 1949<br />

n. 1/2<br />

<strong>dic</strong>embre 2010<br />

Pubblicazione riservata<br />

ai soci Rotariani<br />

Direttore responsabile:<br />

Lucio Artizzu<br />

Comitato di redazione:<br />

Salvatore Fozzi,<br />

Mauro Manunza,<br />

Marcello Marchi,<br />

Giovanni Sanjust<br />

Segretaria di redazione:<br />

Anna Maria Muru<br />

Autorizzazione<br />

del Tribunale di <strong>Cagliari</strong><br />

n. 171 del 18 agosto 1965<br />

Progetto grafico e impaginazione<br />

Bruno Pittau – www.brokenart.org<br />

fotografie:<br />

Archivio <strong>Rotary</strong> e soci del <strong>Club</strong><br />

Stampa e allestimento:<br />

Grafica del Parteolla, Dolianova (CA)<br />

_____________________________<br />

Le opinioni espresse negli<br />

articoli firmati impegnano<br />

esclusivamente i loro autori.<br />

Sommario<br />

EDITORIALE<br />

La goccia nell’oceano – Lucio Artizzu pag. 1<br />

IN PRIMO PIANO<br />

Un <strong>Club</strong> che cresce – Antonio Cabras 3<br />

L’idea geniale della <strong>Rotary</strong> Foundation – Angelo Cherchi 6<br />

La pinacoteca nazionale di <strong>Cagliari</strong><br />

– Margherita Mugoni Contini 10<br />

Il Sovrano Militare Ordine di Malta<br />

– Stefano Oddini Carboni 20<br />

L’eliminazione della malaria in Sardegna – Ugo Carcassi 27<br />

Il Barocco a <strong>Cagliari</strong> – Michele Pintus 32<br />

Antiche monete in Sardegna – Antonio Lenza 37<br />

Alberto Ferrero Della Marmora – Marcello Marchi 40<br />

Un’area degradata diventa un parco verde – Mario Figus 44<br />

Incontro con la Brigata Sassari – Mauro Manunza 48<br />

Alziator e altri poeti: la poesia campidanese<br />

– Giovanni Sanjust 50<br />

<strong>Club</strong> e abaco – Marcello Marchi 54<br />

Facebook e i social network – Michele e Davide Rossetti 57<br />

Riflessioni sul Natale – Paolo Ritossa 59<br />

Il ritorno di un amico – Marcello Marchi 61<br />

La visita del Governatore 62<br />

Ricordo di Padre Visca – Paolo Ritossa 63<br />

Benvenuto ai nuovi soci 64<br />

LE RIUNIONI<br />

Le presenze 66<br />

Hanno collaborato a questo numero:<br />

Lucio Artizzu • Antonio Cabras • Ugo Carcassi<br />

Angelo Cherchi • Mario Figus • Antonio Lenza<br />

Mauro Manunza • Margherita Mugoni Contini • Marcello Marchi<br />

Stefano Oddini Carboni • Michele Pintus • Paolo Ritossa<br />

Michele e Davide Rossetti • Giovanni Sanjust<br />

in copertina: Maestro fiammingo (ambito di Van Hemessen)<br />

“Fuga in Egitto” – Sex. XVI (ultimo quarto) – Tavola cm 151,5 x 133,7<br />

Pinacoteca Nazionale di <strong>Cagliari</strong>


<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 1<br />

EDITORIALE<br />

La goccia<br />

nell’oceano<br />

Si <strong>dic</strong>e che Madre Teresa di Calcutta,<br />

nota anche a <strong>Cagliari</strong> per le<br />

benefiche attività del suo Ordine,<br />

usasse quest’immagine per illustrare<br />

– con l’umiltà che le era solita<br />

– l’opera da lei compiuta in favore dell’umanità<br />

sofferente alla quale aveva de<strong>dic</strong>ato<br />

tutta la sua vita.<br />

«Se tu prendi un secchio d’acqua dall’oceano,<br />

questo non si sentirà diminuito<br />

ma se nell’oceano tu versi<br />

un goccio d’acqua esso<br />

avrà una goccia in più».<br />

L’opera che noi rotariani<br />

compiamo nel<br />

mondo in favore di<br />

quella grande porzione<br />

di umanità afflitta<br />

da tanti mali è<br />

nient’altro che una<br />

goccia di sollievo nell’oceano<br />

del bisogno,<br />

in una vasta area di<br />

mondo nella quale, per<br />

certe popolazioni, anche un<br />

semplice bicchiere d’acqua rappresenta<br />

un bene irraggiungibile.<br />

Gocce d’acqua quelle che anche il nostro<br />

<strong>Rotary</strong> International versa nell’oceano<br />

delle più assolute povertà materiali e spirituali<br />

ma che tuttavia un’ombra di sollievo<br />

hanno portato nel campo della salute materiale<br />

e morale così che epidemie devastanti<br />

quali la mancanza d’acqua, la poliomielite,<br />

l’analfabetismo, le inesistenti<br />

strutture civili, hanno trovato nel <strong>Rotary</strong><br />

un valido combattente. Sì, una goccia nel-<br />

Lucio Artizzu<br />

l’oceano, è vero, ma è pur sempre una goccia<br />

e in più.<br />

Anche il nostro <strong>Club</strong> non si è sottratto al<br />

dovere della solidarietà e la sua “goccia” è<br />

stata offerta a sostegno di numerose iniziative<br />

fra le quali primeggia la <strong>Rotary</strong> Foundation.<br />

Così come le tante operazioni individuali,<br />

pur se di modeste dimensioni,<br />

l’hanno visto presente anche nell’Afghanistan<br />

(tramite la forza militare della<br />

Brigata Sassari), nel Benin, nel<br />

sostegno di programmi vari<br />

rivolti ai disabili e questo<br />

perché nel <strong>Rotary</strong>, in<br />

tutti i suoi soci, si è<br />

creata una viva consapevolezza<br />

del ruolo<br />

che i suoi soci hanno<br />

scelto di svolgere; ciò<br />

significa lavorare –<br />

soprattutto – per diventare<br />

sempre più numerosi<br />

al fine di essere<br />

più forti, chiamando a far<br />

parte delle nostre fila soci di<br />

alta levatura morale e disponibili<br />

all’impegno sociale in modo da onorare<br />

la prima regola del <strong>Rotary</strong>: il servizio<br />

al di sopra degli interessi personali.<br />

Ci attende, pertanto, e lo ribadiamo a<br />

metà del guado che stiamo attraversando,<br />

un compito molto importante: quello di<br />

dare nuovi impulsi, nuove energie, attuare<br />

nuovi programmi e progetti che genuinamente<br />

interpretino le aspettative e i bisogni<br />

della società che costituiscono il nostro impegno<br />

per gli anni tremila.


2<br />

<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

Le festività natalizie che oggi diffondono<br />

un’aria di serena festa, accrescono il desiderio<br />

di essere sempre più solidali, di<br />

porre basi sempre più concrete all’amicizia.<br />

Ha scritto Paul Harris: «Le cose migliori<br />

della vita sono la gioia e l’amicizia; è<br />

veramente assurdo pensare che l’amicizia<br />

possa trovare limiti nei confini di una nazione,<br />

di una fede religiosa o di un credo<br />

politico; l’amicizia supera questi limiti; è lo<br />

strumento sempre affidabile della felicità.<br />

Amplia gli orizzonti e rende dolce la vita».<br />

Sappiamo che il <strong>Rotary</strong> ha fra i suoi valori<br />

fondanti proprio l’amicizia e questo<br />

sperimenta chi frequenta assiduamente il<br />

club, non per una fastidiosa necessità, ma<br />

per soddisfare una esigenza spirituale che<br />

nasce spontaneamente dal cuore. Occorre,<br />

pertanto, rafforzare questo sentimento così<br />

che la frequenza possa essere sempre più<br />

numerosa ed è giusto riconoscere che il nostro<br />

presidente Cabras – così come chi lo<br />

ha preceduto – si adopera lodevolmente<br />

per rendere le riunioni sempre più interessanti<br />

con i validi richiami culturali della<br />

Sardegna. Se volessimo fare un bilancio di<br />

questo mezzo anno di attività non potremmo<br />

che esprimere un giudizio positivo e,<br />

insomma, il nostro club non smentirebbe i<br />

meriti accumulati nei suoi sessant’anni di<br />

vita. Forse, nell’attività globale del <strong>Rotary</strong>,<br />

non è molto ma è pur sempre una goccia<br />

d’acqua in più versata nell’oceano.<br />

A tutti auguri di un buon Natale e di un<br />

sereno anno nuovo.<br />

■<br />

Costanzo Marchegiano,<br />

un amico che rimpiangiamo<br />

Questa Rivista lo aveva nel suo organigramma<br />

come Segretario di Redazione,<br />

sempre pronto a mantenere i contatti, a<br />

seguire gli incontri, a richiamare quanti<br />

erano comunque impegnati alla elaborazione di<br />

essa. Lo ha fatto sino a quando la malattia ha<br />

cominciato a minare la memoria costringendolo<br />

poi a lasciare il <strong>Club</strong> del quale era socio stimato<br />

e ben voluto per le sue doti di intelligenza viva e<br />

pronta e, soprattutto, di affabilità, di spirito di<br />

cordiale amicizia per tutti.<br />

Funzionario Bancario, è stato Direttore della<br />

Filiale di <strong>Cagliari</strong> del Credito Italiano, svolgendo<br />

il servizio con grande impegno e con lodevoli risultati,<br />

riscuotendo unanime apprezzamento.<br />

Assiduo partecipe alle riunioni e alle iniziative del <strong>Club</strong>, lascia di sé un commosso<br />

rimpianto.<br />

Alla moglie Mariella, che tanto spesso abbiamo avuto il piacere di avere ospite,<br />

che condivide l’impegno rotariano come socia dell’Inner Wheel, ai figli Michele e<br />

Francesca e a tutti i loro cari esprimiamo i sensi di affettuosa solidarietà.


La <strong>rivista</strong> sarà distribuita la sera in<br />

cui, riuniti con spirito di sincera e<br />

affettuosa amicizia, scambieremo gli<br />

auguri per il Natale e per il Nuovo Anno.<br />

Oltre che rivolgerli di persona ai soci e ai<br />

loro cari, desidero esprimerli anche in questa<br />

nota, specie per indirizzarla a chi fosse,<br />

purtroppo, impedito a condividere la gioia<br />

dell’incontro, formulando voti perché la<br />

speranza di tempi migliori riesca a vincere<br />

gli odierni non lieti presagi.<br />

Questo è però anche il momento di uno<br />

sguardo a quanto sinora compiuto, una sorta<br />

di relazione sulle attività fin qui svolte, su<br />

quelle concluse e su quelle in fase di attuazione.<br />

Impropriamente si suole parlare di<br />

bilancio di mezzo anno: in realtà, poiché,<br />

per ragioni legate alla compilazione e pubblicazione<br />

della <strong>rivista</strong>, la nota viene scritta<br />

nei primi giorni di novembre, si tagliano i<br />

due mesi finali dell’anno e, ancora, iniziando,<br />

dopo la pausa estiva, la piena ripresa<br />

della vita del <strong>Club</strong> nel mese di settembre,<br />

altri due mesi del semestre sono in sostanza<br />

esclusi. Ne consegue che l’esame va a riguardare<br />

i progetti in corso d’opera che saranno<br />

realizzati, o troveranno sviluppo per<br />

conseguire i risultati in periodi ulteriori (nel<br />

quadro della continuità delle azioni del<br />

<strong>Club</strong> che non possono o non vogliono esaurirsi<br />

nel ristretto periodo annuale di ogni<br />

Presidente). La necessità di un esame contenuto<br />

in questi confini si è imposta ufficialmente<br />

quest’anno: la visita del Governatore<br />

(che viene riferita in questa <strong>rivista</strong>) è<br />

avvenuta il 21 ottobre scorso, con maggiore<br />

riduzione del periodo da osservare per riferire<br />

quanto compiuto. Occasione tuttavia<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 3<br />

Bilancio di metà anno<br />

Un <strong>Club</strong><br />

che cresce<br />

Antonio Cabras<br />

per una attenta riflessione e, quindi, una<br />

dettagliata esposizione dei progetti in corso.<br />

Con la partecipazione, della quale sono<br />

molto grato, del Segretario, dei Consiglieri<br />

del Direttivo e dei Presidenti delle Commissioni,<br />

è stata predisposta una pubblicazione<br />

che illustrava compiutamente lo stato<br />

del <strong>Club</strong>.<br />

Ho avuto il piacere di ricevere il pieno<br />

apprezzamento del Governatore per il nostro<br />

lavoro che produrrà i suoi frutti nei<br />

prossimi otto mesi (dalla data in cui scrivo)<br />

nei quali ho l’onore, e l’onere di dirigere il<br />

<strong>Club</strong>, grazie alla collaborazione, che è stata<br />

sinora viva ed efficace, di quanti, nelle<br />

diverse funzioni, operano con me.<br />

La brevità della nota non consente che<br />

brevi cenni su quanto è stato fatto, su<br />

quanto accadrà nel tempo che precede la<br />

lettura della <strong>rivista</strong>, e sul prossimo semestre.<br />

Mi preme sottolineare l’importanza<br />

dello spettacolo della Scuola di Danza Atena<br />

che non solo ha consentito l’incasso di<br />

millecinquecento euro per il Fondo Polio<br />

Plus, già inviati, ma ha, soprattutto, permesso<br />

di far conoscere alle settecento persone,<br />

convenute nel Teatro, questa grandiosa,<br />

benemerita, eccezionale iniziativa<br />

del <strong>Rotary</strong> International.<br />

Nell’ambito della solidarietà internazionale,<br />

è degno di menzione l’incontro con il<br />

Comando della Brigata Sassari che ha illustrato<br />

la messa in opera delle attrezzature<br />

me<strong>dic</strong>ali raccolte dal <strong>Club</strong> nell’ospedale di<br />

Herat attuando un progetto che continua<br />

ad avere sviluppo: è già previsto l’invio di


4 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

due strumenti: lampada scialitica ed apparecchio<br />

radiologico, di cui è in corso il completo<br />

ricondizionamento. Nell’occasione il<br />

comandante ci ha comunicato il “desiderio”<br />

degli afgani di avere delle “riunite”<br />

(poltrone per dentisti) e in pochi giorni ne<br />

sono stati reperite quattro, che verranno<br />

inviate a giugno se, per quella data, la Sassari<br />

tornerà in Afghanistan.<br />

Nel discorso programmatico del luglio<br />

scorso, avevo messo l’accento sulla necessità<br />

di aumentare il numero dei soci in un<br />

rapporto espresso nel binomio quantità /<br />

qualità. Ad oggi sono entrati nel <strong>Club</strong> due<br />

giovani professionisti (entrambi non ancora<br />

quarantenni); nelle prossime riunioni<br />

saranno ammesse due signore (aumentando<br />

il numero delle donne); un terzo giovane<br />

verrà ammesso entro il 2010 ed un altro<br />

entrerà nel 2011.<br />

Debbo dire che l’assiduità, pur non raggiungendo<br />

i livelli dovuti e sperati, ha avuto<br />

incremento specie per il gradimento delle<br />

conversazioni programmate. A questo<br />

proposito ricordo che, chi raggiunge gli ottantacinque<br />

anni sommando età anagrafica<br />

a quella rotariana, ha titolo per chiedere<br />

l’esenzione dall’obbligo della frequenza.<br />

Nel nostro club i soci che hanno raggiunto<br />

quota ottantacinque e conquistato questo<br />

diritto sono il 50%, ma, sino ad ora nessuno<br />

se ne è avvalso.<br />

Sono particolarmente lieto che nell’anno<br />

della mia presidenza sei soci, che vantano<br />

una lunghissima appartenenza al <strong>Club</strong>,<br />

compiano ottanta anni: per tre, Lucio Artizzu,<br />

Giovanni Sanjust di Teulada, Beppe<br />

Casciu, i festeggiamenti sono fissati al 9 <strong>dic</strong>embre;<br />

il quarto, Angelo Aru, nato il 26<br />

<strong>dic</strong>embre, riceverà gli auguri, dopo il compleanno,<br />

e verrà festeggiato il prossimo anno,<br />

insieme a Giuseppe Fois e Piero Nuti.<br />

In una scorsa riunione l’Assemblea dei<br />

soci ha designato Governatore per il 2013 /<br />

2014 Salvatore Fozzi: è un riconoscimento<br />

dovuto ad un rotariano di grande valore,<br />

che ha sempre operato con intelligenza ed<br />

efficacia sia nel nostro <strong>Club</strong> sia nel Distretto;<br />

se gli fosse conferito l’incarico egli sareb-<br />

be il sesto dei nostri soci ad esercitare le<br />

funzioni di Governatore con evidente rinnovato<br />

prestigio per il <strong>Club</strong>.<br />

Merita essere ricordato l’esaltante successo<br />

del Progetto Ecoparco di Serbariu,<br />

progetto nato nel nostro <strong>Club</strong>, condiviso<br />

dai <strong>Club</strong> di Iglesias e Carbonia, presentato<br />

in un Convegno dai Presidenti Paolo Piccaluga<br />

ed Ettore Atzori, sapientemente coordinato<br />

da Mario Figus con la collaborazione<br />

di Maurizio Boaretto, che promuoveva<br />

un concorso internazionale di idee per poter<br />

realizzare nell’enorme discarica di residuati<br />

del carbone di Serbariu (circa cinquanta<br />

ettari per 25/35 metri di altezza)<br />

un vero Parco ecologico.<br />

L’11 <strong>dic</strong>embre in Carbonia avverrà, (il<br />

futuro è obbligatorio al momento dello<br />

scritto), la premiazione e saranno consegnati<br />

gli elaborati al Comune. Vi sarà una<br />

manifestazione di grande rilievo con l’intervento<br />

oltre che dei tre <strong>Club</strong> rotariani di<br />

<strong>Cagliari</strong>, Carbonia ed Iglesias e del PDG<br />

Alberto Cecchini, in rappresentanza del<br />

Governatore, del Presidente del Consiglio<br />

Regionale, degli Assessori Regionali all’Ecologia<br />

e alle Finanze (questi sta già operando<br />

per ottenere contributi europei per la<br />

realizzazione del progetto), del Presidente<br />

della Provincia e di tutti i ventuno Sindaci<br />

del Sulcis Iglesiente, nonché delle Associazioni<br />

imprenditoriali e sindacali.<br />

Lo straordinario diffuso interesse con il<br />

coinvolgimento di istituzioni pubbliche dimostra<br />

quanto l’idea sia vincente: è un progetto<br />

ampio che si propone il ripristino di<br />

aree degradate e che diventa anche suggerimento<br />

ed incentivo per eventuali applicazioni<br />

sia in campo nazionale che internazionale.<br />

Il <strong>Rotary</strong>, e il nostro <strong>Club</strong> con gli altri<br />

due coinvolti, è il motore di questa ambiziosa<br />

operazione ambientale e continuerà<br />

ad occuparsene, giacché gli è stato conferito<br />

il potere di incidere nella decisione degli<br />

interventi.<br />

Altro successo può prevedersi per l’azione<br />

in atto per la prevenzione primaria delle<br />

malformazioni congenite: il <strong>Club</strong> proseguendo<br />

nella campagna per l’assunzione


dell’acido folico, sta organizzando, per<br />

maggio 2011, una giornata di formazione<br />

per me<strong>dic</strong>i e parame<strong>dic</strong>i, con intervento di<br />

specialisti di fama internazionale, in collaborazione<br />

con l’Unicef e l’Associazione<br />

Spina Bifida sia Nazionale che della Sardegna.<br />

Inoltre, con il sostegno di queste e della<br />

Federazione Italiana Malformazioni Genetiche,<br />

è già in bozza un manifesto 100x70<br />

cm da collocarsi presso tutti gli Studi Me<strong>dic</strong>i<br />

della Sardegna allo scopo di illustrare i<br />

meccanismi di prevenzione delle predette<br />

malformazioni.<br />

Ho inteso soffermarmi su questi progetti<br />

perché sono un chiaro esempio di come il<br />

<strong>Rotary</strong> stia mutando, proiettandosi sempre<br />

di più all’esterno, per incidere sulla realtà<br />

sociale in cui opera. Questa è la richiesta<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />

dei Presidenti Internazionali e il nostro<br />

<strong>Club</strong> si adegua ed agisce da apripista.<br />

Nel prossimo semestre il <strong>Club</strong> organizzerà<br />

per l’area Sardegna l’IDIR (se ne dà<br />

notizia in altro foglio), anch’esso segno dell’apprezzamento<br />

che gode nel Distretto.<br />

Molti altri sono i progetti in corso che<br />

meriterebbero tutti di essere citati e illustrati<br />

per la loro importanza e per la loro<br />

rilevanza sociale; di essi se ne è ampiamente<br />

parlato nella loro presentazione e, durante<br />

la visita del Governatore; certamente,<br />

verrà illustrato il loro procedere nel corso<br />

di apposite riunioni.<br />

Auguri ancora a voi tutti amici rotariani<br />

e grazie per la partecipazione alla vita del<br />

<strong>Club</strong>.<br />

■<br />

Santa, l’ultimo castellano» così L’Unione Sarda del 19 settembre<br />

scorso dava titolo ad una intera pagina che pubblicava una intervista<br />

«Villa<br />

al nostro amico Alberto. Partendo dal diffuso stile anglosassone di<br />

aprire le dimore patrizie alla visita del pubblico, il giornalista poneva in evidenza<br />

come, in Sardegna, sia soltanto il nostro socio ad aprire la sua casa, unico castello<br />

abitato dell’isola.<br />

Nel corso dell’incontro era posta in luce l’importanza storica del monumento e<br />

del museo del Risorgimento: «Qui dentro – affermava Villa Santa – custodiamo tanti<br />

cimeli degli eventi che hanno fatto l’Italia perché il Risorgimento non finisce con<br />

la terza guerra d’indipendenza, ma si completa con la conquista di Trento e Trieste<br />

nel 1918». Seguivano appassionati riferimenti alle glorie militari della famiglia;<br />

al contributo dei sardi caduti in gran numero in quella guerra; alla persona del padre,<br />

Nino, illustre figura di soldato e studioso del diritto militare, aiutante di campo<br />

e segretario del Duca d’Aosta, ai documenti e agli oggetti di interesse storico che<br />

Egli affidò a chi era per lui «più un amico che un subalterno» ed, infine, agli sforzi,<br />

mancando qualsiasi aiuto finanziario pubblico, per la manutenzione del castello,<br />

oltre che con il modesto introito del biglietto, con altre iniziative private: un costante<br />

impegno della famiglia e soprattutto del rotariano Alberto Villa Santa che<br />

dimostra in tal modo di attuare nel concreto il principio del “servire” da lui costantemente<br />

seguito durante la sua lunghissima appartenenza al <strong>Rotary</strong>.<br />

5


6 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

Quando e perché nacque il <strong>Rotary</strong><br />

L’idea geniale della<br />

<strong>Rotary</strong> Foundation<br />

Il concetto e la prassi rotariana ha evoluto<br />

continuamente nel tempo seguendo<br />

l’esempio di Paul Harris, il quale disse:<br />

Il mondo sta cambiando e anche noi dobbiamo<br />

essere pronti a cambiare.<br />

La definizione attuale del<br />

<strong>Rotary</strong> è la seguente: il <strong>Rotary</strong><br />

è una associazione di<br />

<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> sparsi nei cinque<br />

Continenti; i <strong>Rotary</strong><br />

<strong>Club</strong> sono costituiti da<br />

Persone, di ambo i sessi,<br />

appartenenti al mondo<br />

degli affari, delle professioni<br />

e dei servizi comunitari,<br />

unite fondamentalmente<br />

nell’ideale del servire, in altri<br />

termini nell’essere di aiuto al<br />

prossimo senza interessi personali: Service<br />

above self.<br />

Quando e perché è nato il <strong>Rotary</strong>?<br />

Il <strong>Rotary</strong> è nato il 23 febbraio 1905 a<br />

Chicago. Il nostro Fondatore, l’avvocato<br />

Paul P. Harris, aveva riunito tre amici ai<br />

quali espose la sua idea, che gli frullava<br />

nella testa da tanto tempo a seguito di tante<br />

esperienze di vita, soprattutto nell’ultimo<br />

periodo della sua vita in una città turbolenta<br />

e scarsa in concetti ed azioni legali<br />

e corrette. Egli pensava che un club costituito<br />

da persone di attività di lavoro completamente<br />

diverse (da cui il concetto di<br />

classifica) avrebbe favorito l’insorgere di<br />

rapporti di amicizia utili a loro stessi ed<br />

agli altri. I tre amici erano: Silvestre Schiele,<br />

commerciante di carbone, primo presidente<br />

del <strong>Club</strong>; Gustavus E. Loher, fondatore<br />

di una società commerciale; Hiram E.<br />

PDG Angelo Cherchi<br />

Shorey, proprietario di una sartoria. Successivamente,<br />

Hiram non mantenne l’adesione<br />

al <strong>Club</strong>. Le adesioni al <strong>Club</strong> aumentarono<br />

rapidamente. Lo stesso Paul Harris<br />

ricorda che un certo numero di aderenti<br />

lasciarono il club, perché<br />

non ritenuto particolarmente<br />

utile per loro. L’obbligo<br />

della frequenza era tassativo.<br />

Secondo Paul Harris,<br />

i Soci del <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong><br />

di Chicago avevano in così<br />

grande considerazione<br />

l’amicizia dei loro compagni<br />

che misero da parte<br />

ogni discussione politica e<br />

religiosa nel timore che questa<br />

potesse diventare fonte di dissidio,<br />

e furono ben ricompensati per la loro previdenza.<br />

Infatti, fin dall’inizio in tale <strong>Club</strong><br />

esistevano soci di varia provenienza (americani,<br />

inglesi, tedeschi, ebrei) e di diversa<br />

religione (protestanti, cattolici, ebrei).<br />

Il nome di <strong>Rotary</strong> originò dall’abitudine<br />

iniziale di riunirsi in rotazione nei locali di<br />

lavoro dei singoli Soci, abitudine abbandonata<br />

quando il numero degli aderenti era<br />

notevolmente cresciuto, per cui iniziarono<br />

a riunirsi in vari ristoranti od alberghi per<br />

un pranzo o per la cena. L’amicizia tra i<br />

Soci crebbe rapidamente, costituendo l’elemento<br />

collante del <strong>Club</strong> e costituendo l’elemento<br />

iniziale della futura Prima Via d’azione.<br />

L’interesse personale dei primi Rotariani<br />

era certamente elevato, sia dal punto<br />

di vista spirituale che pratico, ma questo<br />

elemento personale non risultò sufficiente.<br />

Nacque pertanto un progetto di servizio al-


la Comunità di Chicago, consistente nell’organizzare<br />

Servizi Pubblici, allora completamente<br />

mancanti; l’iniziativa ebbe notevole<br />

successo, trasformando implicitamente<br />

il <strong>Club</strong> in una struttura di Servizio,<br />

prodromo della futura Terza via d’azione<br />

(Community Service).<br />

L’idea vincente di un <strong>Club</strong> composto da<br />

Persone di sesso maschile, appartenenti al<br />

mondo delle imprese e delle professioni,<br />

volto a sviluppare amicizie personali, ad<br />

agire in favore del prossimo, essendo anche<br />

tollerante in materia di razze e di religione<br />

portò rapidamente alla nascita di altri <strong>Club</strong><br />

negli Stati Uniti: 1908, San Francisco;<br />

1909: Oakland, California; Seattle; Los Angeles;<br />

New York.<br />

Nel 1910-11 fu organizzato il primo Congresso<br />

(Convention) del <strong>Rotary</strong>, che divenne<br />

la National Association of <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong>s<br />

(Primo Presidente Paul Harris, primo Segretario<br />

Chelsie Perry). L’annata rotariana<br />

cominciò ad iniziare con il primo luglio.<br />

Nacque il primo RC a Winnipeg, in Canadà,<br />

ammesso al <strong>Rotary</strong> nell’anno seguente;<br />

e il <strong>Rotary</strong> divenne l’International<br />

Association of <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong>s.<br />

Nello stesso Congresso fu approvata una<br />

piattaforma, elaborata dal RC di Seattle,<br />

tendente a colmare uno spazio lasciato<br />

vuoto nello statuto e nei regolamenti, mettendo<br />

in evidenza l’importanza della condotta<br />

morale e dei valori etici negli affari,<br />

cui si aggiunse lo slogan coniato da Sheldon:<br />

«Guadagna di più chi serve meglio».<br />

Nel 1911-12 il <strong>Rotary</strong> attraversò l’Atlantico:<br />

<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> di Londra, Dublino, Belfast.<br />

Successivamente il <strong>Rotary</strong> si è ulteriormente<br />

e continuamente esteso a tutto il<br />

mondo, fino a raggiungere negli ultimi<br />

tempi Mosca e la Cina.<br />

In questa sede noi siamo attualmente<br />

interessati a seguire l’andamento della base<br />

teorica e strutturale della nostra organizzazione.<br />

Nel 1915 il <strong>Rotary</strong> si diede un “<strong>Rotary</strong><br />

Code of Ethics” permettendo all’associazione<br />

di assumere la leadership nel combattere<br />

la corruzione e le pratiche d’affari<br />

scorrette, portando, assieme allo slogan<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />

«Guadagna di più chi serve meglio», all’aurea<br />

regola: «Fa per gli altri tutto ciò che<br />

gli altri vuoi che facciano per te».<br />

Quando il <strong>Rotary</strong> giunse in Italia, questo<br />

Co<strong>dic</strong>e fu malamente accettato dai nostri<br />

<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong>, perché modesto come Co<strong>dic</strong>e<br />

etico, essendo limitato al mondo degli<br />

affari. Lo stesso Co<strong>dic</strong>e fu uno dei contrasti<br />

tra la Chiesa Cattolica ed il <strong>Rotary</strong> assieme<br />

all’accusa di essere il <strong>Rotary</strong> una<br />

propaggine della Massoneria. Il problema<br />

fu almeno temporaneamente risolto grazie<br />

all’opera instancabile del nostro grande rotariano<br />

Ranelletti, del Presidente Internazionale,<br />

il cattolico messicano Sutton, e del<br />

gesuita Padre LaRosa. Paul Harris non era<br />

mai stato massone. Lo stesso Paul Harris<br />

nel valutare queste accuse, nel contesto<br />

della libertà religiosa del <strong>Rotary</strong>, liquidò il<br />

problema con le seguenti parole: «ovviamente<br />

ci sono rotariani che sono anche<br />

massoni, ma ci sono anche rotariani che sono<br />

anche cattolici; fuori del <strong>Rotary</strong> possono<br />

essere qualsiasi cosa, ma dentro il <strong>Rotary</strong><br />

sono soltanto degli amici».<br />

Tuttavia, il Co<strong>dic</strong>e etico subì continue<br />

riserve portando a notevoli variazioni, come<br />

risulta ancora oggi dalle varie edizioni<br />

del Manuale di Procedura, tanto da portare<br />

al suo oscuramento: solo da poco, nella<br />

recente rassegna storica sulla seconda Via<br />

d’azione del <strong>Rotary</strong>, quella Professionale<br />

(Vocational Service), il <strong>Rotary</strong> ha orgogliosamente<br />

riaffermato che la seconda Via<br />

d’Azione ha costituito fin dall’inizio parte<br />

essenziale dello spirito del <strong>Rotary</strong>, tanto<br />

che anche il primo <strong>Rotary</strong> club aveva organizzato<br />

una commissione sulle meto<strong>dic</strong>he<br />

degli affari. Come si è già ricordato, il <strong>Rotary</strong><br />

aveva accettato il motto ideato da<br />

Arthur Frederick Shelton «He profits Most<br />

Who Serves Best». D’altra parte, il sistema<br />

delle classifiche ha rappresentato fin dall’inizio<br />

uno degli aspetti più significativi dell’associazione<br />

ed elemento qualificante della<br />

sua futura fenomenale crescita. Lo stesso<br />

Paul Harris considerava il singolo Rotariano<br />

come la connessione tra l’idealismo<br />

del <strong>Rotary</strong> e la sua impresa o la sua professione.<br />

7


8 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

Come si è già ricordato il Co<strong>dic</strong>e etico,<br />

adottato nel 1915, costituiva per i suoi promotori<br />

il capofila della lotta contro la corruzione<br />

e le scorrette pratiche negli affari.<br />

Tuttavia, il co<strong>dic</strong>e fu progressivamente contestato<br />

fino al suo oscuramento, ma i motti<br />

essenziali rimasero rimasti vivi, da tanto da<br />

essere ancora i Motti del <strong>Rotary</strong>, in primis<br />

«Service Above Self» e poi «They Profits<br />

Most Who Serves Best». Il <strong>Rotary</strong> ha continuato<br />

a influenzare la seconda Via d’Azione,<br />

a cominciare dal test delle Quattro Domande,<br />

proposto dal Herbert J. Taylor nel<br />

1943 come componente ufficiale dell’Ideale<br />

del Servizio Professionale, trasfuso nell’Oggetto<br />

del <strong>Rotary</strong>: seguire elevati standard<br />

etici negli affari; dignità di tutte le occupazioni<br />

utili; considerare tutte le occupazioni<br />

come opportunità per servire la società; trasfusione<br />

del servizio professionale dal singolo<br />

Rotariano al <strong>Club</strong>; promozione dello<br />

scambio dei gruppi di studio (1965); organizzazione<br />

di laboratori di addestramento<br />

professionale e di seminari organizzativi; la<br />

<strong>dic</strong>hiarazione dei Rotariani sulle imprese e<br />

sugli elevati standard etici (COL 1989). Ulteriori<br />

sviluppi: Programma dei volontari<br />

rotariani; correttezza nei rapporti d’affari o<br />

professionali tra rotariani; sviluppo di rapporti<br />

di amicizia tra rotariani; lotta contro<br />

l’analfabetismo; riduzione della povertà;<br />

miglioramento della salute.<br />

Nel 1952-53 gli Scopi del <strong>Rotary</strong> sono divenuti<br />

lo Scopo del <strong>Rotary</strong> con Quattro Vie<br />

d’Azione (Azione interna, professionale, di<br />

pubblico interesse, internazionale), cui recentemente<br />

si è aggiunta la quinta Via, de<strong>dic</strong>ata<br />

ai Giovani.<br />

L’Azione di pubblico interesse (Community<br />

Service) concerne tutti i rapporti del<br />

singolo rotariano e dei <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> con la<br />

comunità in cui vive ed agisce, come è stato<br />

molto analiticamente precisato dal Congresso<br />

del 1923 (23-34) e successive integrazioni<br />

e modifiche fino alla <strong>dic</strong>hiarazione<br />

del 1992 (COL 92-286), estesa anche ai<br />

Corpi Rotariani Comunitari.<br />

L’Azione Internazionale ha preso piede<br />

dalla <strong>dic</strong>hiarazione del 1919-20 sulla necessità<br />

della Pace e della Buona Volontà, è ri-<br />

badita nel 1951-52 come sviluppo della<br />

comprensione, la buona volontà e la pace<br />

tra le nazioni. Il <strong>Rotary</strong> ha ribadito le responsabilità<br />

dei singoli rotariani e dei <strong>Club</strong><br />

nelle relazioni tra diverse nazioni. La sua<br />

attività si esplica in molteplici modi, tra cui<br />

il World Community Service (Azione di<br />

Pubblico interesse mondiale), lotta contro<br />

la fame, scambio di visite tra rotariani, Comitati<br />

interpaese, Gruppi di amici rotariani,<br />

professionali o di svago.<br />

Nei vari momenti della sua storia il <strong>Rotary</strong><br />

ha preso iniziative in favore dei giovani,<br />

iniziative riassunte nel capitolo de<strong>dic</strong>ato<br />

alla Quinta Via (Nuove Generazioni) nel<br />

Manuale di Procedura (Interact, Rotaract,<br />

RYLA, Scambio di giovani, Scambio di<br />

Nuove Generazioni).<br />

Ma il punto più elevato della sua storia<br />

il <strong>Rotary</strong> lo ha raggiunto con l’istituzione<br />

della <strong>Rotary</strong> Foundation, nata da una idea<br />

geniale di Arch Klemph e formalizzata in<br />

seguito come società senza fini di lucro<br />

(1983), che fornisce, attraverso contribuzioni<br />

volontarie di rotariani e di altri che liberamente<br />

vi concorrono, aiuti di carattere<br />

umanitario, culturale, educativo. Le principali<br />

erogazioni attuali sono le seguenti:<br />

Borse di studio, Borse per docenti universitari,<br />

Scambi di gruppi di studio, Sovvenzioni<br />

paritarie, Sovvenzioni distrettuali<br />

semplificate, 3H, tutte sotto i princìpi e la<br />

guida della <strong>Rotary</strong> Foundation.<br />

Ma l’apice della sua attività la <strong>Rotary</strong><br />

Foundation lo ha raggiunto partecipando<br />

alla campagna di vaccinazione Polio Plus<br />

assieme al CDC di Atlanta e all’Unicef.<br />

Attualmente, la Fondazione <strong>Rotary</strong> ha<br />

intrapreso da sola la vaccinazione delle ultime<br />

regioni in cui la malattia persiste, riscuotendo<br />

l’ammirazione dei vecchi soci.<br />

L’azione interna costituisce l’elemento<br />

essenziale per l’attività del <strong>Club</strong> di appartenenza<br />

de<strong>dic</strong>ata alla vita del <strong>Club</strong> medesimo<br />

e tutte le Altre attività rotariane.<br />

L’azione professionale di cui a lungo si è<br />

parlato costituisce tuttora un elemento essenziale<br />

per il <strong>Rotary</strong>, come autorevolmente<br />

si è ribadito nei Consigli di Legislazione<br />

del 1989 e 2004, con le Dichiarazioni dei


Rotariani sulle Professioni: richiedere ed<br />

ottenere elevati standard etici e considerare<br />

il valore sociale delle professioni in rapporto<br />

ai bisogni e ai problemi della società.<br />

L’azione di interesse pubblico richiama i<br />

rotariani al servizio in favore della comunità<br />

in cui vive ed opera.<br />

L’azione internazionale ha come scopo<br />

finale lo sviluppo dell’amicizia tra i soci e i<br />

paesi di tutto il mondo.<br />

L’organizzazione funzionale del <strong>Rotary</strong><br />

ha subito in questi ultimi anni due importanti<br />

trasformazioni ad opera del piano direttivo<br />

del Distretto e di quello del <strong>Club</strong>. Il<br />

Piano direttivo del Distretto, originato inizialmente<br />

da una commissione voluta nel<br />

1987 dal Presidente Chuck Keller e terminata<br />

nel 1992 ha portato a due importanti<br />

conseguenze: la nascita della figura dell’Assistente<br />

del Governatore; la modifica<br />

delle Commissioni distrettuali.<br />

Inoltre, il nuovo Piano direttivo del <strong>Club</strong><br />

porta profonde modificazioni all’organizzazione<br />

del <strong>Club</strong>, rendendola più agile e funzionale.<br />

Le cinque vie d’azione costituiscono<br />

tuttora la base filosofica e pratica delle<br />

attività del <strong>Club</strong>, cui devono inspirarsi le<br />

Commissioni del <strong>Club</strong>, le quali sono state<br />

semplificate. Le Commissioni di base, permanenti,<br />

sono le seguenti: Effettivo, Pubbliche<br />

relazioni del <strong>Club</strong>, Amministrazione<br />

del <strong>Club</strong>, Progetti di servizio, Fondazione<br />

<strong>Rotary</strong>. Queste Commissioni sono in armonia<br />

con i due Piani direttivi, distrettuale e di<br />

<strong>Club</strong>, e possono essere integrate con qualsiasi<br />

altro Comitato o Commissione che il<br />

club ritenga necessario ed utile.<br />

Infine, l’attività del <strong>Rotary</strong> attualmente<br />

viene aggiornata e potenziata dai Piani<br />

Strategici del <strong>Rotary</strong> International e della<br />

Fondazione <strong>Rotary</strong>.<br />

L’ultima versione del Piano Strategico<br />

del <strong>Rotary</strong> International possiede una chiara<br />

Visione tendente a far diventare il <strong>Rotary</strong><br />

l’organizzazione di servizio preferita.<br />

Il Piano possiede tre priorità strategiche,<br />

così riassunte: potenziare i club, accrescere<br />

l’azione umanitaria, migliorare l’immagine<br />

pubblica del <strong>Rotary</strong>, tutte basate sui seguenti<br />

Valori fondamentali: servizio, ami-<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />

cizia, diversità, integrità, leadership, chiaramente<br />

riassunti nel motto: Servire al di<br />

sopra di ogni interesse personale.<br />

Il Piano strategico sta modificando<br />

profondamente anche tutta l’attività della<br />

Fondazione <strong>Rotary</strong> per renderla atta a promuovere<br />

la comprensione, la buona volontà<br />

e la pace nel mondo, migliorando le<br />

condizioni di salute, sostenendo l’educazione<br />

ed attenuando la povertà.<br />

La strada per l’avvenire del <strong>Rotary</strong> è<br />

brillantemente aperta.<br />

■<br />

9


10 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

passati 137<br />

anni dal giorno in 1873:Sono<br />

cui l’allora Magnifico<br />

Rettore dell’Università degli Studi di<br />

<strong>Cagliari</strong>, il professore Patrizio Gennari, documentava<br />

per iscritto la creazione di quella<br />

che sarà dallo stesso definita “Pinacoteca”<br />

con «un titolo eccessivamente ampolloso»<br />

a proposito della presentazione del materiale<br />

che sarebbe poi stato custodito nelle<br />

sale destinate a divenire il Regio Museo nel<br />

Palazzo dell’Università, sito nel Quartiere<br />

di Castello.<br />

La storia della formazione della collezione<br />

dei dipinti si concretizza attraverso<br />

veri e propri espedienti non previsti dagli<br />

schemi consueti nel creare una pinacoteca.<br />

Contingenze fortunate favoriscono la<br />

raccolta dei quadri; un’altra data ci in<strong>dic</strong>a<br />

l’incameramento di importanti opere da<br />

parte del Regio Museo: nel 1866 si approva<br />

la legge sulla soppressione degli enti ecclesiastici.<br />

Tale evento permette una considerevole<br />

avocazione alla costituenda Pinacoteca<br />

di opere d’arte le più rilevanti, requisite<br />

da molti autorevoli edifici di culto della<br />

nostra città.<br />

Ancora, il 1875 segna l’anno di distruzione<br />

della chiesa di San Francesco di<br />

Stampace e la conseguente presa di possesso<br />

da parte della futura Galleria, della cifra<br />

più rilevante di RETABLI (1) conservati in<br />

<strong>Cagliari</strong>. L’allora Conservatore del Museo<br />

Vincenzo Crespi, nell’anno 1889, si attivò<br />

per creare il primo vero e proprio inventario<br />

delle numerose opere d’arte costituenti<br />

il Corpus pittorico.<br />

Intorno al 1897, alla fine quindi del secolo<br />

XIX, l’intero complesso artistico, unita-<br />

Storia, cronologia, patrimonio<br />

La pinacoteca nazionale<br />

di <strong>Cagliari</strong><br />

Margherita Mugoni Contini<br />

mente ad un considerevole quantitativo di<br />

reperti archeologici, viene fatto traslocare<br />

nel Palazzo Vivanet, inadatto del tutto, oltre<br />

che insufficiente di spazi, a poter ospitare<br />

la ormai importante (e ingombrante per<br />

le dimensioni dei retabli) raccolta. Tale situazione<br />

favorisce il progetto di realizzazione<br />

di un locale adeguato a custodire la Collezione.<br />

L’ingegnere Dionigi Scano, grande<br />

storico dell’Arte ed intellettuale raffinato,<br />

progetterà il Museo Regio di Piazza Indipendenza<br />

che sarà inaugurato nel 1905 e<br />

che incamererà il confinante Palazzo delle<br />

SEZIATE (2), il quale sarà destinato ad<br />

ospitare le opere storico-artistiche ed in seguito<br />

financo i manufatti di pertinenza<br />

folklorica. Le Seziate saranno così elette a<br />

Museo per una ottantina di anni.<br />

La seconda metà del secolo XX, esattamente<br />

il 1955, segna l’inizio dei lavori di restauro<br />

e trasformazione del Regio Arsenale,<br />

ubicato anche questo nel rione di Castello,<br />

in quella che diventerà la Cittadella dei<br />

Musei. Pur attraverso svariati problemi burocratici<br />

ed economici, la fabbrica vedrà la<br />

conclusione dei lavori intorno agli anni<br />

1976/78, alla fine quindi degli anni ’70 del<br />

secolo XX.<br />

Bisognerà attendere il 1985 e un imponente<br />

allagamento nei locali delle Seziate,<br />

per riuscire a trasferire i manufatti artistici,<br />

per fortuna non danneggiati dall’acqua,<br />

nelle sale della nuova sede loro destinata<br />

per la conservazione e soprattutto la fruizione<br />

da parte del pubblico dei visitatori.<br />

Finalmente nel 1992 si avrà l’inaugurazione<br />

ufficiale della Pinacoteca Nazionale<br />

di <strong>Cagliari</strong> nella bellissima cornice della<br />

Cittadella dei Musei in piazza Arsenale.


La Cittadella dei Musei, <strong>Cagliari</strong><br />

Mi corre il dovere di documentare che l’importante<br />

quadreria e in particolare i retabli, unitamente ai reperti<br />

archeologici, non costituiscono la sola ricchezza<br />

della Pinacoteca.<br />

Essa infatti possiede una considerevole e pregevole<br />

proprietà di ben altre collezioni riferentesi ad un guarnito<br />

patrimonio etnografico creatosi nel tempo con le<br />

svariate raccolte, frutto di donazioni ed acquisizioni.<br />

Si possono ammirare ed apprezzare, ahimè non assemblati<br />

in una sola esposizione permanente, ma con il sistema<br />

rotatorio dei reperti, per motivi di ristrettezze<br />

degli spazi: l’oggettistica, il materiale lapideo, la ceramica,<br />

l’ebanisteria, i tessuti e i ricami, l’arredo domestico,<br />

gli intrecci e i cestini, i gioielli, le armi (3); ed<br />

inoltre, alcuni quadri di artisti sardi, tra i più eminenti<br />

del XX secolo (4).<br />

L’itinerario si snoda lungo tre percorsi: piano superiore,<br />

piano intermedio, piano inferiore.<br />

1. Il Retablo<br />

In tale contesto discorsivo, sento il dovere di apporre<br />

un inciso allo scopo di documentare il significato semantico<br />

e oggettivo del manufatto retablo, corredato<br />

con qualche informazione di carattere storico.<br />

Il 1326 segna la data d’ingresso nel Castello di <strong>Cagliari</strong><br />

dei conquistatori Catalani e la effettiva e concreta<br />

appropriazione della Sardegna da parte della Corona<br />

d’Aragona. Tale evento comporta l’imposizione di<br />

un nuovo modo di amministrare l’Isola, come sempre,<br />

d’altronde, avviene per le terre conquistate.<br />

Anche l’arte viene coinvolta in questo rinnovamento:<br />

i moduli rappresentativi e iconografici delle<br />

opere vedono, dalla metà del secolo XIV in poi, l’ingresso<br />

del retaule nella figurazione pittorica (ed an-<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />

11<br />

che lapidea) di questi, il più<br />

delle volte, capolavori dalla<br />

policromia raffinata e smagliante<br />

di luci e ori.<br />

Il retaule, o retablo dalla variante<br />

linguistica castigliana,<br />

deriva il proprio nome dal termine<br />

latino retrotabula altaris,<br />

a significare la tavola dietro<br />

l’altare, in cui converge l’addobbo<br />

pittorico della cappella.<br />

Questo modulo decorativo vede<br />

la luce in contrapposizione ed<br />

in sostituzione della pittura<br />

murale e dei paliotti orizzontali<br />

imperanti nel periodo romanico<br />

e poco identificabili da parte<br />

dei fedeli, proprio per la posizione<br />

logistica, che non permetteva<br />

una osservazione attenta<br />

delle immagini, a causa della<br />

distanza che separava le persone<br />

oranti dalle opere.<br />

La formula, fino ad allora<br />

inedita, di rendere partecipi i<br />

devoti i quali, attraverso la contemplazione,<br />

dovevano essere<br />

ammaestrati ed indottrinati<br />

sulla verità della fede, si diffuse<br />

in Catalogna intorno alla fine<br />

del primo trentennio del secolo<br />

XIV, segnando, per tutta l’età<br />

gotica, l’arte pittorica della Penisola<br />

Ispanica.


12 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

Giudizio Universale Santi Matteo e Antonio Abate;<br />

Annunciazione Adorazione dei Magi<br />

Maestro di Olzai – Retablo del Giudizio Universale (2 Tavole<br />

superstiti dal Retablo del G.U.) – Sec XVI (Primi)<br />

cm 184,2 x 56,5 – cm 183,5 x 57<br />

Ovvio, per conseguenza, che la Sardegna venisse<br />

coinvolta in tale sottile operazione intellettuale e politico-religiosa!<br />

Fisicamente il retablo si presenta composto da una<br />

concatenazione di tavole lignee formanti due elementi<br />

fondamentali: uno inferiore, con procedimento orizzontale,<br />

denominato bancàl (basamento) e il superiore,<br />

sistemato in senso verticale al di sopra del basamento e<br />

molto più grande per dimensioni. Al centro del comparto<br />

superiore trova l’allogamento il compartiment<br />

(tavola centrale) con l’immagine del santo o santa cui è<br />

de<strong>dic</strong>ata questa enorme pala d’altare. Sovente l’icona<br />

centrale vede protagonista la Madonna in trono con<br />

Bambino, definita con i più svariati appellativi.<br />

Sopra il compartiment abbiamo un riquadro decorativo,<br />

il cimàl, rappresentante, nella stragrande maggioranza<br />

dei dipinti, la Crocifissione. Ai lati, sempre<br />

del comparto alto, sono sistemati, in posizione verticale,<br />

i departiments, tavole aventi dimensioni più piccole<br />

e illustranti miracoli (i famosissimi milagros) e avvenimenti<br />

esistenziali del titolare del compartiment.<br />

Ognuno dei departiments è chiamato casa e la sequenza<br />

verticale delle casas, si definisce carrèr (via). I<br />

carrers sono le strade che incorniciano i departiments<br />

e vengono tenuti insieme tra loro da montanti; le casas,<br />

di contro, sono separate in senso orizzontale con<br />

una soluzione di archeggiature e fregi. Per ultimo, il<br />

guardapols (fascia inclinata) racchiude il retablo lungo<br />

le fiancate e nella parte superiore.<br />

Anonimo, Madonna col Bambino;<br />

Anonimo, Sacra Famiglia.<br />

sec XVIII - Olio su tela - cm 61 x 49<br />

sec XVIII - Olio su tela - cm 105 x 75<br />

2. Palazzo delle Seziate<br />

Il palazzetto, noto ai cagliaritani<br />

veraci (e, mi si conceda,<br />

non più giovanissimi) per essere<br />

uno degli edifici di Castello più<br />

rinomati, è costruito su due<br />

piani insistenti su un alto zoccolo<br />

lapideo, al cui epicentro si<br />

schiude, ampia ed elegante, la<br />

cosiddetta Porta di San Pancrazio<br />

(dalla adiacente Torre,<br />

appunto, di San Pancrazio), o<br />

della Zecca che crea il transito<br />

tra le confinanti Piazza Indipendenza<br />

e Piazza Arsenale.


<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />

3. a) L’Oggettistica<br />

Il piccolo insieme di reperti<br />

appartenenti alla Collezione<br />

della nostra Pinacoteca, risulta<br />

di provenienza non conosciuta,<br />

ma si ipotizza pervenuto nella<br />

stessa, attraverso lasciti di privati<br />

o acquisizioni sul mercato<br />

antiquario.<br />

Si sottolinea l’importanza di<br />

due piatti da questua, di bottega<br />

tedesca, in rame sbalzato e<br />

punzonato, datati al XVI secolo<br />

e due interessantissime piccole<br />

sculture in lignite raffiguranti<br />

San Giacomo Pellegrino, probabilmente<br />

del XV secolo, e,<br />

quasi certamente, ex voto acquistati<br />

da devoti durante pellegrinaggi<br />

a Santiago di Compostela.<br />

Si evidenziano inoltre, due<br />

statuine raffiguranti Leoni<br />

Anonimo. Acquamanile a forma di volatile. Sec. XII (primi) Bronzo<br />

sdraiati in bronzo dorato alti<br />

cm 15 e datati ai secoli XVII-<br />

XVIII. Mi corre l’obbligo di<br />

spendere poche parole, infine,<br />

ma per evidenziarne la grande<br />

importanza storica e artisticoantiquaria,<br />

sul famosissimo Acquamanile<br />

in forma di volatile,<br />

di bronzo, datato ai primi del<br />

secolo XII. Trovato in un terre-<br />

Il nucleo originale, ad un solo piano, data all’ultimo no privato, in agro di Mores in<br />

quarto del XVI secolo-primo quarto del XVII secolo; regione San Salvatore, il reper-<br />

invece il 1825, così come si legge nella epigrafe collocato fu acquistato nel 1919. Stuta<br />

sul portale, a ricordo dell’evento, comportò la sodiato e ristudiato per la evidenpraelevazione<br />

di un ulteriore piano della fabbrica. te importanza che rivestiva, an-<br />

Scrivevo qualche riga più in alto, che le Seziate soche ad una osservazione non<br />

no uno degli edifici più rinomati del Castello e questo proprio attentissima, nel 1946<br />

perché (la loro denominazione proviene dal lemma di venne attribuito dallo storico<br />

derivazione spagnola seziata, che in italiano significa dell’Arte U. Monnaret de Vil-<br />

seduta) in tale sito, i viceré spagnoli ascoltavano le lard, ed ancora nel 1967 da U.<br />

suppliche ed anche le lamentazioni (e ciò io penso al- Scerrato, all’arabo Abd Al Maquanto<br />

più frequentemente che non le suppliche) dei lik il Cristiano. Nel 1969 e, con<br />

carcerati detenuti nella confinante Torre di San Pan- una riconferma nel 1970, R.<br />

crazio, nei giorni stabiliti per il ricevimento delle per- Serra, lo ritiene «Opera provesone<br />

interessate ai colloqui, nei locali appunto delle coniente da bottega pisana o vesiddette<br />

Seziate.<br />

neziana realizzata da un artista<br />

legato alla cultura bizantina».<br />

13


14 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

b) Il materiale Lapideo –<br />

venute in un ripostiglio entro l’abitato nel<br />

Campana di Ugone<br />

villaggio di Pula». Antonio Taramelli nella<br />

La collezione lapidaria della Pinacoteca Guida del Museo Nazionale di <strong>Cagliari</strong> da-<br />

Nazionale di <strong>Cagliari</strong> contiene un insieme tata 1914, riferisce di «materiali di età cri-<br />

di materiali di diversa provenienza, epoca, tistiana e medievale... vasi di varia forma,<br />

pologia. Sono stati identificati, studiati e in- piatti, boccali, ciotole in terracotta invetriaventariati<br />

circa 40 reperti tra lapidi funerarie ta a colori ed a riflessi metallici, di importa-<br />

(ritengo degna di menzione una in marmo zione ispano-araba, alcune con iscrizioni<br />

datata al 1345, di cm 72 x 95, proveniente, arabe, rinvenute in un ripostiglio di Pula».<br />

secondo la documentazione del canonico Il corpus del cosiddetto secondo gruppo, ve-<br />

Giovanni Spano, il quale scrive nel 1861, di de la luce nel 1967, durante i lavori di re-<br />

averla «vista incastrata sopra la conca del stauro della parrocchiale del paese di Setti-<br />

lavatoio», dalla chiesa di San Francesco di mo San Pietro e de<strong>dic</strong>ata al santo eponimo.<br />

Stampace ed appartenente per attribuzione Lo sconvolgimento del pavimento, causato<br />

di M. Burresi, 1983, alla bottega di Andrea dal rifacimento dello stesso, permise il recu-<br />

Pisano, rappresentante «d(omi)na Vannucia pero di questo… “tesoro ceramico” e la pro-<br />

Orla(n)di ... a(nno) D(omini) MCCCXLV», babile datazione, come termine ante quem,<br />

epigrafi (per tutte, l’Epigrafe dell’Arsenale, del XVIII secolo. Tenendo presente l’anno<br />

della misura di cm 50 x 60, e datata tra il 25 del restauro e cioè il 1967, che, per la prima<br />

marzo e il 23 settembre 1263, secolo XIII, volta dopo quasi tre secoli, vede rimestato il<br />

quindi); stemmi (da evidenziare 3 Stemmi piano di calpestio della chiesa, sotto cui si<br />

Pisani di <strong>Cagliari</strong>, datati rispettivamente: a) trovava, sigillata in strato, la stoviglieria di<br />

Sec. XIII (ultimo quarto) XIV (primo quar- cui si scrive e lo studio comparativo con fitto),<br />

cm 52 x 60; b) Sec. XIII (ultimo quarto) tili rinvenuti in altri siti della Sardegna, si è<br />

XIV (primo decennio), cm 36 x 38; c) Sec. stati indotti a identificarli come oggetti di<br />

XIV (primo decennio), cm 54 x 40, (tutti e produzione indigena, con un margine di<br />

tre i reperti sono in calcare); stemmi nobi- dubbio risicatissimo. Inoltre, l’attribuzione<br />

liari; una statua acefala di Madonna con cronologica dei due interessanti, bellissimi<br />

Bambino (Sec. XIV cm 64 x 43 in calcare); lotti, è da considerarsi quasi del tutto sicu-<br />

ancora, una Croce stazionale (Sec. XIV-XV ra: il corpus “Pula” risale al secondo-terzo<br />

cm 110 x 87 x 22 in marmo); un’altra Croce, quarto del XIV secolo; il corpus “Settimo<br />

sempre in marmo (Sec. XVI-XVII cm 71 x San Pietro” al XVI-XVII secolo. Riassu-<br />

56); capitelli; frammenti architettonici; mendo, il patrimonio ceramico della Pina-<br />

chiavi di volta provenienti da demolizioni di coteca può vantare, oltre ai numerosi reper-<br />

chiese ed altro materiale di spolio. A chiudeti di area valenzana, ai fittili di produzione<br />

re, la arcinota Campana di Ugone, bronzea, sarda, tre boccali di Malaga, un boccale pi-<br />

datata al Secolo XIV (tra il 25.3.1381 e il sano-ligure, una ciotola carenata di proba-<br />

24.3.1382, del diametro massimo di cm bile produzione siciliana databile alla pri-<br />

38,6).<br />

ma metà del secolo XIV, un piattello a calotta<br />

emisferica schiacciata e un piatto sem-<br />

c) La ceramica<br />

pre a calotta emisferica schiacciata toscano-<br />

Il materiale fittile di proprietà della Pinacoligure entrambi datati al XVI-XVII secolo.<br />

teca cagliaritana, è proveniente da due distinti<br />

siti: Pula e Settimo San Pietro. Filippo<br />

Nissardi dà notizie sulle ceramiche di Pula,<br />

con grande dovizia di particolari. L’acquisi-<br />

d) L’ebanisteria<br />

Due reliquiari lignei riproducenti modelli<br />

architettonici rinascimentali e<br />

zione del corpus pulese, data il 1896, quello manieristici e databili al XVI secolo, di ma-<br />

di Settimo S. P. è del 1967. Il nucleo di Pula nifattura toscana, fanno mostra di sé nel<br />

documenta «58 pezzi di stoviglie ispano- novero variegato delle proprietà della Piarabe».<br />

«24 stoviglie ispano-moresche, rinnacoteca Nazionale di <strong>Cagliari</strong>. Vennero


acquisiti dallo Stato, in seguito alla distruzione della<br />

chiesa di San Francesco di Stampace, nel 1877. Custodiscono<br />

reliquie di Santi Martiri sardi. Costruiti, il più<br />

grande in legno di mogano con intarsi in ebano, avorio<br />

e tartaruga, misura cm 148 x 87 x 14,5; il secondo, in<br />

ebano e avorio, è di cm 80 x 30 x 30.<br />

e) I tessuti e i ricami<br />

Il meraviglioso e variopinto mondo dei manufatti tessili e<br />

dei ricami è, senza alcun tema di smentita, uno dei motivi<br />

di giusto orgoglio della Pinacoteca. La raffinata esecuzione<br />

dei reperti, unitamente alla oggettiva bellezza<br />

estetica, manifestano l’impareggiabile maestria delle tessitrici<br />

della terra sarda. L’arte del telaio veniva fatta imparare<br />

alle bambine fin dalla prima infanzia. Esse apprendevano<br />

la tecnica in modo del tutto naturale e, anzi,<br />

alcune artigiane particolarmente abili, documentavano il<br />

proprio talento, firmando con una iscrizione il manufatto<br />

che, più spesso, assurgeva a livello di capolavoro. Talvolta<br />

nei lavori destinati all’uso sacro (tovagliette, ad es.), o più<br />

spesso nelle bisacce, tessuto sulle tasche, era documentato<br />

il nome del proprietario o il luogo di produzione o la data.<br />

La più parte dei tessili della Pinacoteca è frutto di acquisizione,<br />

agli inizi degli anni venti del XX secolo, di ricche<br />

raccolte create nel tempo da appassionati ed eruditi collezionisti:<br />

Pischedda, Todde, Piras-Mocci, Dallai. Un altro<br />

buon numero di reperti risulta, purtroppo, di provenienza<br />

sconosciuta. Tale grande importanza patrimoniale, fu documentata<br />

con l’esposizione della collezione dell’Avvocato<br />

Efisio Pischedda, alla Mostra di Etnografia Italiana che<br />

si tenne a Roma nel 1911; il fondo Pischedda fu uno dei<br />

più ammirati ed apprezzati da studiosi e visitatori. I tessuti<br />

e i ricami di cui brevemente tratto, rappresentano<br />

un vasto repertorio di manufatti, raccolti e assemblati<br />

dai primitivi proprietari, tenendo conto soprattutto del<br />

loro valore estetico e della loro destinazione d’uso. Si<br />

ascrivono quasi esclusivamente come appartenuti alla<br />

classe sociale più abbiente, e per la preziosità e per la<br />

raffinatezza nell’esecuzione propriamente materiale. Le<br />

opere numericamente più documentate sono i copricassa<br />

(koberikàsha) e i copritavolo (koberibàncu), manufatti<br />

di foggia rettangolare impiegati per essere posti sopra<br />

le cassapanche e sui tavoli, con la finalità, oltre che<br />

di abbellire, di riservare i mobili dalla polvere e da<br />

eventuali altre offese esterne. Quasi tutti questi oggetti<br />

raffinati, sono originari dell’area geografica dell’Oristanese,<br />

in particolare di Morgongiori, Mogoro, Mogorella,<br />

Usellus, Siamanna. La lavorazione, accuratissima, si<br />

avvale dell’uso di lane sarde tinte con coloranti vegetali<br />

dalle tenui gradazioni cromatiche, più raramente con<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 15<br />

Bisaccia (Bertula) – Alto Oristanese<br />

(Morgongiori?). Ordito e trama in<br />

cotone, trama supplementare in<br />

lanetta e seta: applicazioni in seta,<br />

velluto e cotone.<br />

l’uso di lane d’importazione, vivaci<br />

nei forti colori. Frequente la<br />

presenza di fili dorati e argentati,<br />

della seta da ricamo,di applicazioni<br />

in seta sui bordi e di fiocchetti<br />

in taffetas o serici, espressione<br />

di un gusto di grande classe<br />

ed eleganza. Per quanto interessa<br />

il campo decorativo, l’Oristanese<br />

si caratterizza per una<br />

enorme quantità di motivi ornamentali,<br />

distinguendosi senza<br />

ombra di dubbio dalle altre zone<br />

sarde; i motivi vegetali e floreali<br />

riproducono i seguenti motivi: la<br />

ghianda (sa landi), la vite (sa<br />

ua), il garofano (su gravellu), la<br />

rosa (s’arrosa); i motivi antropomorfi:<br />

il ballo tondo (su ballu<br />

tundu), gli sposi a cavallo (is<br />

isposus a cuaddu), la donnina<br />

(sa pippiedda); quelli zoomorfi:<br />

l’aquila (s’abila), il cervo (su


16 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

kervu), il cavallo (su kaddhu), l’unicorno<br />

(s’a unu korru), il pavone (su paone); la<br />

simbologia cristiana mette in campo la croce<br />

(sa rughe), l’ostensorio (?), l’angioletto<br />

(s’angheleddhu), il monogramma di Cristo<br />

(?); non mancano certamente i motivi geometrici,<br />

numerosi e utili a riempire gli spazi<br />

vuoti. Degna di grande attenzione inoltre, la<br />

ricca collezione di bisacce (bèrtulas), rettangoli<br />

ripiegati a formare due grandi tasche<br />

dal decoro uguale e simmetrico. La tecnica<br />

di tessitura delle bèrtulas dell’Oristanese<br />

è, nella parte esterna, quella denominata<br />

a lauru o a bagas; l’interno delle tasche e il<br />

retro, sono fatte con la tecnica c.d. a briàli.<br />

Le coperte (burras o mantas) sono ottenute<br />

con la tessitura a tre teli longitudinali, poi<br />

cuciti tra loro, con l’uso del telaio orizzontale,<br />

che non consentiva un’ampiezza maggiore<br />

del manufatto. Il telaio verticale, più antico,<br />

è usato in Barbagia, ad Aritzo e a Talana,<br />

per realizzare le mantas di sola lana. Un<br />

ultimo cenno non può mancare riguardo ai<br />

copriletto di cotone bianco (is fànugas), lavorati<br />

a pibiònis. Ancora, troviamo le strisce<br />

lunghe (ingirialèttus), sempre di cotone<br />

bianco, che ornavano il letto, molto alto, a<br />

baldacchino, con cavalletti (a krìspiris). Vari<br />

ed elegantissimi sono i motivi che abbelliscono<br />

gli ingirialettus: antropomorfi, zoomorfi,<br />

fitomorfi, geometrici ed infine un originale<br />

motivo riproducente la corona gigliata<br />

del Carmelo, denominata sa mustra de su<br />

Carmine. Ultima nell’elencazione, la riproduzione<br />

della moneta del sesino, detta sa<br />

mustra de su sisinu.<br />

so del sangue di bue o di pecora. Il manufatto<br />

ligneo di derivazione barbaricina presenta<br />

un decoro a intaglio sul paliotto, quello<br />

di fattura lussurgese, di contro, è intagliato<br />

solamente nella cornice. Vari motivi vegetali<br />

sono impiegati per abbellire le casse di<br />

Santu Lussurgiu, più basse e assai più raffinate,<br />

come esecuzione, tra tutte quelle sarde.<br />

Figurazioni di animali e motivi geometrici,<br />

ornano invece le arkas, senz’altro più<br />

austere nella loro fierezza quasi barbarica,<br />

ma non per questo meno belle.<br />

g) Gli intrecci e i cestini<br />

Imanufatti di fibre vegetali, per lo più erbe<br />

palustri, ma non solo, sono nella stragrande<br />

maggioranza, stati acquistati dalla<br />

Pinacoteca il 30 giugno del 1925 dalla Collezione<br />

Sanjust e comprendono un consistente<br />

numero di canestri (palineddhas),<br />

corbule (krobis), corbelle (krobeddhas),<br />

crivelli (ciulirus), cofanetti (koffinus), cestinetti<br />

e cestelli di varia foggia e di diverso<br />

uso, qualche paniere (kanisteddhas), quasi<br />

tutti creati con ordito in culmi di grano e<br />

trama in giunco, con applicazioni in stoffe<br />

di pregio nei reperti più eleganti e, per i<br />

manufatti delle zone fluviali e marittime,<br />

con l’uso della palma nana sia per l’ordito<br />

che per la trama.<br />

f) L’arredo domestico tradizionale:<br />

h) I gioielli<br />

Imanufatti preziosi in oro e, più spesso, in<br />

argento (e questo per la facilità di reperire<br />

questo metallo nobile nelle miniere di<br />

Sardegna), fanno bella mostra di sé nella<br />

Pinacoteca. Questi monili sono, in gran<br />

parte, stati acquisiti in un arco temporale<br />

i cassoni e gli intagli<br />

che si protrae dal 1923 al 1929. La più rile-<br />

Poche parole per documentare questi imvante e per numero di reperti e per bellezza<br />

portanti oggetti dell’arredo domestico in e per valore intrinseco degli stessi è la Col-<br />

Sardegna. Sono realizzati quasi esclusivalezione Sanjust, fatta propria da parte della<br />

mente in legno di castagno e hanno forma di Pinacoteca in data 12.2.1925. È conseguenza<br />

parallelepipedo. Vengono denominati kasha, quasi naturale, che tali preziosi appartenes-<br />

kashitta, kashoneddhu, a seconda della disero soprattutto alle classi nobili e ai ricchi<br />

mensione. In Logudoro e in Campidano la borghesi, colti e oramai bene avvezzi a sa-<br />

cassa grande si definisce arka e la piccola pere stimare con intelligenza gli oggetti di<br />

arkitta o arceddha. Tutte indistintamente, valore; queste gioie erano, ad ogni buon<br />

fino a tempi non troppo lontani dai nostri, conto (ed io aggiungo giustamente), ben<br />

risultano essere tinte in colore rosso con l’u- presenti nel corredo ornamentale dei ceti


Kannaka. Oro- tecnica a laminazione,<br />

filigrana. Sec XIX<br />

popolari, seppure molto meno<br />

pregiate, ma ricalcanti le stesse<br />

tipologie (catene, spille, bottoni).<br />

Le influenze esterne hanno,<br />

fino a un certo punto, condizionato<br />

la fisionomia di questi oggetti.<br />

Infatti il gusto “barbarico”<br />

di cui parla Giovanni Lilliu<br />

o «la persistente e polemica<br />

affermazione di arcaismo nelle<br />

forme bizantino-romaniche»<br />

evidenziate da Corrado Maltese,<br />

«sono la riprova della grande<br />

volontà dei sardi di mantenere<br />

intatta il più possibile la loro<br />

identità primitiva». “Primitiva”<br />

sì ma, voglio con determinazione<br />

e convinzione affermare, certamente<br />

non priva di forte impronta<br />

aristocratica, seppure di<br />

segno, appunto, “barbarico”.<br />

Questo, nonostante le inevitabili<br />

influenze iberiche, determinate<br />

dal dominio ultrasecolare<br />

da parte del regno di Spagna.<br />

Ma io sarei più propensa a individuare<br />

con maggiore convincimento,<br />

una certa quale suggestione,<br />

nell’uso della tecnica della<br />

granulazione, di derivazione<br />

punica, di influssi etruschi (non<br />

dimentichiamo gli scambi com-<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />

merciali tra i Sardi del periodo Nuragico e le città-stato<br />

dell’Etruria). Senza fingere di non ricordare che le<br />

grandi rotte commerciali portavano i nostri conterranei<br />

ad intrattenere rapporti di buon negozio finanche col<br />

mondo mediorientale. E non scordando che la Sardegna,<br />

nei secoli, ha visto transitare sul proprio suolo, non<br />

sempre con pacifici intenti, un numero imponente di<br />

genti forestiere. Queste vicissitudini hanno fatto sì che<br />

tante culture abbiano dato, in definitiva, il loro contributo<br />

allo sviluppo di un canone autoctono, fatto di raffinati<br />

stilemi che possiamo, a buon diritto, riven<strong>dic</strong>are<br />

oramai come Stile Sardo.<br />

Le collezioni pertinenti alla Pinacoteca, coprono un<br />

arco temporale che possiamo datare oscillante tra i secoli<br />

XVII e XIX.<br />

I temi ornamentali dei nostri gioielli sono limitati a<br />

poche tipologie, ripetute con una costanza quasi identitaria,<br />

come a voler sottolineare che la grazia della gioia<br />

preziosa, risiede più nella sapienza esecutiva dei maestri<br />

orafi, piuttosto che nella varietà dei motivi decorativi!<br />

La filigrana è lavorata, nella quasi totalità dei manufatti,<br />

con il motivo della spirale, singola in forma di cerchio<br />

concentrico, o, più sovente doppia, in guisa di doppio<br />

ricciolo. Nei preziosi d’argento si trova la rosetta, realizzata<br />

con la tecnica della incisione, oppure per fusione.<br />

La rosetta inoltre, rappresenta il motivo dominante,<br />

una sorta di fossile guida, in quasi tutti gli oggetti della<br />

Sardegna, siano essi in legno, in ferro, o appartengano<br />

al mondo architettonico, sia religioso che civile. La simbologia,<br />

a parte quella canonica che riguarda gli amuleti,<br />

non è rappresentata da grande varietà di segni, sia<br />

nell’ambito religioso (i simboli della Passione), che nel<br />

contesto profano (le mani che si stringono negli anelli<br />

nuziali). Si sottolineano i due motivi che potremmo definire<br />

canonici: il cuore e gli uccelli. Il simbolo del cuore,<br />

spesso stilizzato con eleganza nei manufatti per lo<br />

più barbaricini (soggòli, fibbie), è, d’altronde, riprodotto<br />

presso le culture di tutto il mondo. Gli uccelli si evidenziano<br />

in una notevole diversità di raffigurazioni; l’aquila<br />

bicipite in primis, e, a seguire, identici sia nell’ambito<br />

sacro, che nel profano, falchi, grifi, aquile fortemente<br />

ripetitivi nella resa iconografica. Oltre ai rapaci,<br />

vi è una serie di animali e animaletti domestici che fa<br />

bella mostra di sé, soprattutto nei gioielli. Colombe, pavoncelle,<br />

galli, gallinelle, sovente stilizzati in stilemi che<br />

oggi troveremmo attualissimi. Cagnolini, volpi, qualche<br />

raro gattino sono esemplati nel bestiario dei quadrupedi.<br />

Le tecniche di lavorazione utilizzate sono prevalentemente<br />

le seguenti: filigrana, granulazione, laminazione,<br />

incisione, traforo, sbalzo, fusione, bulino, cesello,<br />

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18 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

stampo… (spero di non avere tediato con la<br />

noiosa elencazione); superfluo sottolineare<br />

che i maestri orafi manifestano una perizia<br />

di livello superbo. Nel novero dei preziosi,<br />

meritano un cenno i Rosari, splendidi e originali<br />

per la presenza delle sontuose patene<br />

(sa pattena) che il più delle volte sostituiscono<br />

la croce nella parte terminale dell’oggetto<br />

di culto. La patena risulta composta<br />

da una medaglia ottenuta dalla sovrapposizione<br />

di due lamine sbalzate, e contornata<br />

da una cornice in filigrana di foggia circolare,<br />

ovale o poligonale. Spirali contrapposte e<br />

di uguali dimensioni, avvolgono l’insieme,<br />

susseguendosi e formando il disegno del ricciolo<br />

doppio. All’interno della medaglia, sono<br />

sistemati piccoli oggetti di devozione, che<br />

la trasformano in un reliquiario. I crocifissi<br />

poi, sono costantemente effigiati secondo l’iconografia<br />

canonica del Christus Patiens,<br />

vincolato alla croce dai tre chiodi, il capo reclinato<br />

e incoronato di spine, il diaframma<br />

bloccato nello spasimo dell’agonia. Talvolta,<br />

a concludere la Sacra Rappresentazione, si<br />

documentano o i simboli ossei della Morte,<br />

oppure, a rappresentare il sacro segno del<br />

sangue e della resurrezione, una pietra rossa<br />

castonata nel monile benedetto. Un interessante<br />

repertorio è documentato dai simpaticissimi<br />

e originali Spuligadentes (lett. Stuzzicadenti).<br />

Si ipotizza da parte di eminenti<br />

antropologi che, oltre alla valenza igienicopratica,<br />

essi possano assolvere ad una funzione<br />

apotropaica. L’idea, invadente il<br />

mondo del magico, spiegherebbe la ripetizione<br />

costante del prototipo, con varianti<br />

iconografiche, alla soluzione monotematica:<br />

dall’epicentro dell’oggetto (di foggia cordiforme,<br />

zoomorfa, antropomorfa riproducente<br />

un cavaliere) si dipartono due elementi<br />

ricurvi contrapposti, l’uno appuntito all’estremità<br />

(lo spuligadentes vero e proprio),<br />

l’altro terminante in forma arrotondata di<br />

cucchiaino. Il monile, quasi sempre in argento,<br />

veniva esibito dal possessore, appeso<br />

al petto con una catena (a giunkigliu) o, in<br />

guisa di ciondolo, a documentare, probabilmente,<br />

una ricca alimentazione a base di<br />

carne! Il particolare, farebbe individuare<br />

nella ostentata esibizione del monile, la sua<br />

valenza propiziatoria e apotropaica, ad un<br />

tempo. La collana (kannaka), presente in<br />

tutti gli emisferi dai tempi più antichi, è documentata<br />

in Sardegna sotto forma di monile<br />

in oro. Comprende varie tipologie, che,<br />

ad ogni buon conto, vede presente come una<br />

ripetizione canonica, il vago di forma sferica<br />

o ovoide, formato da una lamina liscia o<br />

traforata, arricchita da decori in filigrana o<br />

lavorati a sbalzo. I vaghi sono uniti fra di loro<br />

da gale di filigrana. Ora, un cenno sugli<br />

amuleti sardi. Il Malocchio, costante terrore<br />

presso tutti i popoli della Terra, ha il suo<br />

scaramantico oggetto dell’esorcizzazione,<br />

nell’amuleto (Sa Sabbeccia), che deve servire<br />

a preservare dalle disgrazie. I nostri talismani<br />

rientrano pienamente nelle tipologie<br />

mediterranee: conchiglie (cypraea, turbo<br />

rugosus, meglio noto come occhio di Santa<br />

Lucia); pietre colorate, bianche, nere di onice<br />

ed anche di legno tinto; ambra, corallo,<br />

cristallo di rocca, pasta vitrea, vetro, residui<br />

ossei, denti di animale, chele di crostacei,<br />

pezzettini di tessuto o di carta con sopra<br />

scritte formule magiche. Insomma un campionario<br />

di tutto rispetto, avente lo scopo di<br />

possedere un forte potere apotropaico. E se i<br />

materiali sono il più delle volte poveri, la<br />

magia che sprigionano col fluido incorporato<br />

all’interno di essi, merita che siano montati<br />

in argento, metallo pregiato con la forza<br />

intrinseca di allontanare e neutralizzare gli<br />

influssi maligni! Ancora, nel variegato campionario<br />

di accessori di pregio, non può<br />

mancare una menzione ai pendenti, di cui<br />

su lasu (dal termine spagnolo lazo, col significato<br />

di laccio, a identificare il nastro di<br />

seta, per lo più di colore nero, entro il quale<br />

vien fatto passare il pendente da sistemare<br />

stretto al collo), naturalmente in oro, è emblema<br />

dell’arte orafa sarda. La gioia è formata<br />

da tre scomparti eseguiti con lamine<br />

traforate, ornate con la filigrana e le perline<br />

(di fiume) scaramazze. Il primo scomparto,<br />

il più vicino alla fettuccia, è anche il più<br />

grande e ha forma di fiocco doppio, con castone<br />

centrale; il mediano, ch’è di regola il<br />

più piccolo, ha, anch’esso un incavo centrale,<br />

con pietra di colore diverso; l’ultimo<br />

scomparto, infine, è costituito da un cam-


meo, o più di frequente, da un castone. Gli<br />

orecchini, (Sas Oritzinas), oltre agli esemplari<br />

comuni, a cerchio e a navicella, meritano<br />

una parola, per sottolineare quelli dalla<br />

tipologia (probabilmente mutuata dall’eredità<br />

bizantina) a tre piastre laminate e<br />

traforate, sorrette, all’attaccatura dell’orecchio,<br />

da un comparto in forma di fiore. Le<br />

placche, in oro, di notevoli dimensioni, sono<br />

provviste di una “corniciatura” (S’inghiriu)<br />

in filigrana, o in fogliettine esterne lavorate<br />

al bulino, il corpo interamente ricoperto di<br />

“scaramazze”. Inutile rimarcare l’impatto<br />

regale de Sa Dama indossante il costume<br />

sardo della festa, di per sé sontuoso, arricchito<br />

dai meravigliosi orecchini e dal resto<br />

del corredo aureo, provvisto inoltre, di anelli<br />

(sos Aneddhos), a fascia filigranata, a granulazione,<br />

di foggia geometrica, per lo più<br />

romboidale, o con le manine che si stringono;<br />

di spille d’oro (Sas Isprillas), a disegno<br />

floreale, cordiforme, a stella (Sa mustra ’e<br />

su frore, su coro, s’isteddhu), appuntati al<br />

petto, alla benda del capo (Sa tiazzola); di<br />

bottoni d’oro o anche d’argento (giornalieri)<br />

(Sos ’uttones – sos vuttones – sos buttones),<br />

fatti con due lamine a semicerchio o troncoconiche<br />

filigranate, traforate o a granulazione,<br />

saldate insieme; di soggòli, catene (Su<br />

giunkhigliu), fibbie, portachiavi (S’Aneddu<br />

’e sas kraes); ed infine di spille e ciondoli<br />

con castoni di cammei in turchese, malachite,<br />

ambra, agata, onice, corallo, avorio, vetro,<br />

conchiglia.<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />

uguali al mondo nella categoria delle armi<br />

da fuoco, si identifica immediatamente per<br />

alcune peculiarità: è un monocanna molto<br />

lungo e sottile, con acciarino a pietra, calcio<br />

appiattito e a “pinna” molto corto, il<br />

guardamano alquanto largo, ricoperto<br />

pressoché del tutto di metallo decorato elegantemente<br />

a bassorilievo. Viene detto in<br />

lingua sarda rispettivamente: Kannetta o<br />

Kannetteddha per non confonderlo col generico<br />

Fusili o Fusile o per distinguerlo dalla<br />

doppietta denominata Iskupetta o Skupetta.<br />

Celebrato per la notevole precisione,<br />

forse per avere la canna molto lunga che<br />

concede un rilevante traguardo di tiro.<br />

Quasi mai l’arma è corredata del mirino;<br />

questo fa pensare che la mira dei nostri fucilieri<br />

fosse frutto di consumata esperienza<br />

e di grande conoscenza della Kannetta.<br />

4. Maestri Sardi del XX sec.<br />

Aproposito dei maestri sardi del XX secolo,<br />

mi corre l’obbligo di riferire un<br />

commento personale al riguardo!<br />

Una ripetuta e attenta osservazione critica<br />

praticata nel corso degli anni, mi inducono<br />

ad affermare con determinazione, al<br />

di là della risultanza folklorica quasi esiziale<br />

che viene più spesso loro attribuita<br />

dai critici conterranei (quasi una sorta di<br />

pudore misto a ritrosia nel volere riconoscere<br />

originalità e sicurezza di segno ai<br />

maestri della terra di Sardegna), che i nostri<br />

artisti manifestino una personalissima<br />

interpretazione e documentaria e paesaggi-<br />

i) Le armi<br />

stica e antropologica elevata ad un rango di<br />

La più importante ed interessante colle- pittura alta nell’ambito di un patrimonio<br />

zione pubblica d’armi sarde che pos- iconografico che armonicamente bene si alsiamo<br />

documentare, è, senz’ombra di dubloga nel panorama nobile dell’Arte italiana<br />

bio, la Raccolta Imeroni, acquisita dalla Pi- del XX secolo.<br />

nacoteca in data 20.8.1926. La serie vanta I Nostri pittori esprimono una creatività<br />

pregevoli esemplari di coltelli e fucili, di al contempo selvaggia e sapiente: selvaggia<br />

creazione tutta isolana. La consumata nel senso di liberamente significare tutta la<br />

esperienza degli artigiani dei paesi di Pat- meravigliosa, luminosa cromia degli spazi,<br />

tada e di Arbus, nello specifico, per quanto sapiente nella consumata esperta cono-<br />

riguarda la forgiatura dei metalli, ci restiscenza della pittura italiana ed europea<br />

tuisce le belle e rinomate lame Pattadesas e contemporanea che si confronta, ma giam-<br />

Arburesas. Sento qui il dovere di ricordare mai si mescola in forma di mimesi, all’ori-<br />

i più abili coltellai di Pattada: Zintu e Foginalità dei maestri sardi.<br />

garizzu. Il fucile sardo, originale e senza<br />

■<br />

19


20 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

Adifferenza di tutti gli Ordini<br />

Monastico-Combattenti<br />

nati durante il periodo<br />

delle prime crociate, il Sovrano<br />

Militare Ordine di<br />

San Giovanni di Gerusalemme<br />

di Rodi di Malta gode<br />

ininterrottamente ancora<br />

oggi di ottima salute e<br />

grande vitalità nel pieno<br />

possesso di una indipendenza<br />

che gli permette di meglio destinare<br />

le proprie risorse spirituali,<br />

umane e materiali ai fini di raggiungere<br />

l’obbiettivo principale della sua attività:<br />

la difesa della fede nella tutela dei poveri<br />

e dei malati.<br />

Il perché di questa semplice evidenza è<br />

da ricercarsi nel mantenimento, durante<br />

tutto il periodo della avventurosa e travagliata<br />

vita dell’Ordine Gerosolimitano, della<br />

sua vocazione “Ospitaliera”, vocazione<br />

ancor oggi attualissima ed alla cui attuazione<br />

sono devolute tutte le sue energie.<br />

È importante notare che non è mai venuta<br />

meno la continuità storica e l’indipendenza<br />

istituzionale dell’Ordine a partire<br />

dalla sua fondazione e che parallelamente è<br />

rimasta immutata la sua vocazione Ospitaliera.<br />

Tutto ebbe inizio infatti nell’XI sec. a<br />

Gerusalemme ove era attestata l’esistenza<br />

da parte di mercanti di Amalfi di una struttura<br />

di accoglienza dei pellegrini malati attiva<br />

tra il 1014 e il 1068 denominata dalle<br />

fonti come Xenodochium in titolo di S.<br />

Giovanni Eleymon (l’Elemosiniere).<br />

Moderni per Tradizione<br />

Il Sovrano Militare<br />

Ordine di Malta<br />

Stefano Oddini Carboni<br />

“TUITIO FIDEI ET<br />

OBSEQUIUM PAUPERUM”<br />

Impresa dell’Ordine di Malta<br />

Tale struttura ricalcava dei modelli<br />

bizantini presistenti ove erano<br />

previsti, per esempio, la presenza<br />

stabile di me<strong>dic</strong>i e speziali<br />

dediti alla cura dei malati.<br />

E si può già notare quello<br />

che sarà una caratteristica<br />

di grande modernità nella<br />

Ospitalità attuata dall’Ordine:<br />

la fusione di meto<strong>dic</strong>he e<br />

saperi che, permeando la Palestina<br />

di quei tempi, territorio di confine<br />

fra Islamici, Bizantini e “Franchi”, confluivano<br />

insieme ad una importante cultura<br />

me<strong>dic</strong>a ebraica nella gestione dei “Signori<br />

Malati”.<br />

In questo crogiuolo di culture si innestò<br />

il sentimento della “Charitas” cristiana che<br />

nell’Europa occidentale era in forte affermazione,<br />

anche grazie all’azione degli “Ordini<br />

Men<strong>dic</strong>anti” propugnatori di un rinnovamento<br />

morale e religioso della Chiesa<br />

di Roma.<br />

Quando nel 1099 i cosiddetti “Crociati”<br />

conquistarono Gerusalemme, il Beato Gerardo,<br />

considerato il fondatore dell’Ordine,<br />

regge da tempo le sorti dell’“Ospitale” di<br />

San Giovanni (nel frattempo divenuto il<br />

più occidentale San Giovanni Battista).<br />

Numerose testimonianze riportano con<br />

meraviglia dell’esistenza di questo Ospedale.<br />

Quando nel 1113 Papa Pasquale II approva<br />

la regola dell’“Ordo Equitum Hospitaliorum<br />

Sancti Johannis Hierosolymitani”<br />

forse non immaginava che gli sarebbe sopravvissuto<br />

di quasi mille anni.


Pergamena dall’Archivio dello<br />

“Ospidale S. Catterina” in Venezia,<br />

14 marzo 1251<br />

L’OSPEDALE DI GERUSALEMME<br />

(1120-1199)<br />

REGOLA DELL’OSPEDALE DEL BEATO<br />

RAIMONDO DI PUY (1120-1160)<br />

«quando l’ammalato arriverà,<br />

sia accolto così: riceva il santo<br />

sacramento dopo aver confessato i<br />

propri peccati al priore, sia portato<br />

in un letto e là, come se fosse un<br />

signore, ogni giorno, prima del<br />

pranzo dei fratelli, sia nutrito<br />

caritatevolmente secondo le<br />

possibilità della casa».<br />

CAPITOLO GENERALE DELL’OSPEDALE<br />

SOTTO RUGGERO DI MOULINS (1181):<br />

si danno istruzioni dettagliate sul<br />

letto del malato, gli accessori, il<br />

ruolo dei cavalieri e dei sergenti al<br />

momento dell’accoglienza e per la<br />

sorveglianza e si specifica che:<br />

«…in secondo luogo, è decretato<br />

con l’assenso dei fratelli che per gli<br />

infermi dell’ospedale di<br />

Gerusalemme dovranno essere<br />

assunti quattro dottori, competenti,<br />

qualificati per esaminare l’orina,<br />

riconoscere le diverse malattie e<br />

capaci di somministrare i rimedi<br />

appropriati»<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />

Il trattamento dei malati non prevedeva distinzioni<br />

di sesso o religione, come testimonia la leggenda del<br />

Saladino che si finge malato indigente e viene caritatevolmente<br />

curato, sacrificando addirittura il cavallo del<br />

Gran Maestro il cui cuore opportunamente cucinato ne<br />

rappresentò la terapia adeguata.<br />

Le Regole emanate in successione ben stabilirono i<br />

criteri da adottarsi per i singoli malati, per la gestione<br />

dell’Ospedale (che rapidamente diventarono numerosi<br />

anche nell’Europa occidentale sempre collegati a<br />

presidi, commende o monasteri dell’Ordine).<br />

(Robert G., The Order of Malta and its politics of health from<br />

the 14th to the 18th centuries Hist Sci Med. 1996; 30 (1): 73-5.)<br />

Ad ulteriore testimonianza della modernità<br />

dell’approccio terapeutico, vengono inoltre definiti dei<br />

criteri di “specializzazione” per talune patologie.<br />

Venne prescritto, per esempio, l’affidamento ove<br />

possibile degli affetti dalla lebbra alle strutture<br />

dell’Ordine di San Lazzaro.<br />

(L’ordine di Malta e le scienze me<strong>dic</strong>he: 1048-1912 Carlo Fedeli<br />

– Pisa, F. Mariotti, stamp., 1913.)<br />

È ragionevole pensare che essendo i Cavalieri Giovanniti<br />

dei formidabili combattenti vi fosse grande<br />

vantaggio a possedere strutture adeguate al loro mantenimento<br />

in salute e che si sfruttasse ogni conoscenza<br />

me<strong>dic</strong>o-chirurgica esistente, clinicamente utile, indipendentemente<br />

dalla sfera culturale dalla quale derivasse.<br />

Dopo le numerose battaglie che si combattevano<br />

in quei territori le “Infermerie dell’Ordine” rappresentavano<br />

senza dubbio le punte di diamante del sistema<br />

sanitario dei “Regni Franchi” al quale riferirsi per curare<br />

i feriti.<br />

L’influsso della me<strong>dic</strong>ina e della cultura islamica<br />

non si limita, quindi, alle terapie sul singolo paziente,<br />

ma influenza anche l’architettura dei numerosi presidi<br />

che l’Ordine possedeva in Terrasanta. Gli studi archeologici<br />

e le fonti coeve testimoniano infatti dell’organizzazione<br />

di importanti spazi de<strong>dic</strong>ati all’Ospitalità<br />

anche nei possenti Castelli Ospitalieri di Margat e del<br />

Krack des Chevaliers.<br />

(Kennedy H., Crusader Castles. Cambridge Univ. Press. Cambridge<br />

1994;<br />

Muller-Wiener W., Castles of the Crusaders. Thames and Hudson,<br />

London 1966)<br />

Le “Infermerie” erano situate nelle parti più interne<br />

e protette dei castelli, sovente vicino alla Cappella<br />

Magistrale.<br />

Tali castelli, definiti “concentrici” in quanto circondati<br />

da vari ordini di mura con spazi interposti destinati<br />

ad attività artigiane e mercantili, sarebbero stati,<br />

21


22 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

Crack des Chevaliers Margat<br />

Pianta del Crack des Chevaliers, Siria<br />

Sala Grande dell’Ospedale dei<br />

Cavalieri Giovanniti nella Città di<br />

Acri 1187-1291<br />

Galea dell’Ordine dei Giovanniti di<br />

Gerusalemme di Rodi, sec XV.<br />

Crack des Chevaliers Margat<br />

secondo alcuni autori, molto influenzati dai “Ribat”<br />

islamici.<br />

(Toll C. Arabic Me<strong>dic</strong>ine and Hospitals in the Middle Ages: a<br />

probable model for the Military Orders’ care for the sick.)<br />

Il “Ribat” è una istituzione nella quale si riunivano<br />

per alcuni predeterminati anni dei giovani uomini non<br />

sposati che, coordinati all’interno di una comunità<br />

monastica che albergava in particolari castelli dalla tipica<br />

architettura a corte interna, si adoperavano nella<br />

Jhiad, la guerra santa di conquista da portarsi al di là<br />

dei limiti delle terre islamiche.<br />

Nella fede islamica ben si contemperavano lo sforzo<br />

combattente e la fede in Allah, sempre sia Benedetto,<br />

il Vittorioso.<br />

Nel sentimento Cristiano, invece, si notava una stridente<br />

contraddizione fra l’uso della forza e l’amore<br />

verso il prossimo.<br />

La composizione fra i due sentimenti impegnò i<br />

teologi contemporanei, fra i quali anche Bernardo da<br />

Chiaravalle (poi San Bernardo) che nel suo “De laude<br />

nova militia” in<strong>dic</strong>ò il nuovo prototipo di impegno cristiano<br />

nei monaci-combattenti appartenenti ai vari<br />

Ordini sorti in Terrasanta.<br />

A testimonianza della pervicacia con la quale i Giovanniti<br />

sentivano la loro missione ospitaliera anche nei<br />

periodi di maggior pericolo laddove vi era la “Casa<br />

Madre” lì vi era un “Ospedale”.<br />

Durante le fasi finali delle riconquista dei territori<br />

d’oltremare palestinesi da parte delle armate del Saladino,<br />

i Giovanniti, già persa la Città Santa, aprono e<br />

gestiscono una importante struttura ospitaliera, tutt’ora<br />

esistente, ad Acri; sino all’ultimo definitivo assedio.<br />

Dopo la perdita dei territori palestinesi ed un periodo<br />

trascorso a Cipro, i Giovanniti, con l’aiuto del genovese<br />

Vignolo dè Vignoli ed il gradimento dei bizantini,<br />

conquistarono e si installarono a Rodi (1310) ed alcune<br />

isole vicine.<br />

L’Ordine, da ora in poi detto “di Rodi”, modificò ra<strong>dic</strong>almente<br />

le sue prerogative divenendo una importan-


Gli “ammalati di san Lazzaro”<br />

devono essere curati nelle proprie<br />

case ma soggetti a restrizioni:<br />

«...i lebbrosi non possono avere<br />

rapporti sociali con i sani;<br />

…le persone sane non possono<br />

acquistare merci dai lebbrosi sotto<br />

pena di pesanti sanzioni;<br />

…i lebbrosi non possono esercitare<br />

alcuni mestieri, se non con il<br />

permesso delle autorità sanitarie, le<br />

autorità sanitarie devono controllare<br />

che nessun bene materiale prodotto<br />

dai lebbrosi passi ai sani»<br />

Disposizione del Gran Maestro<br />

Emery d’Amboise (1510-1532)<br />

L’assedio di Acri. Il Gran Maestro<br />

Ospitaliere Mathieu de Clermont<br />

difende le mura nel 1291. Chateau de<br />

Versailles. D. Papety (1815-1849)<br />

Influssi della Me<strong>dic</strong>ina<br />

Araba ed Ebraica sin dalla<br />

fondazione dell’Ordine:<br />

• Grbadin o Antidotarium di<br />

Mesuè il giovane;<br />

• Canone di Me<strong>dic</strong>ina di Avicenna<br />

(aggiornamento di trattati grecoantichi);<br />

• Averroè e Maimonide (me<strong>dic</strong>o di<br />

Riccardo Cuor di Leone).<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 23<br />

te forza militare marittima, in quei tempi campo di superiorità<br />

tecnica nel confronto con gli Ottomani, e costruì<br />

imponenti fortificazioni nei suoi nuovi territori.<br />

Inoltre, nel solco della tradizione Ospitaliera, venne<br />

costruito il famoso Ospedale, ancora oggi visitabile.<br />

Vanno ricordate numerose innovazioni che furono<br />

operate in questo periodo, fra le quali la consuetudine<br />

di imbarcare un me<strong>dic</strong>o ed un “barbiere” nei legni dell’Ordine<br />

dediti alla guerra “di corsa”.<br />

La conquista delle isole dei Cavalieri della “Religione”<br />

impegnerà gli Ottomani a lungo e solo Solimano il<br />

Magnifico vi riuscirà nel 1523 dopo un lungo assedio e<br />

la concessione ai Cavalieri superstiti di lasciare vivi<br />

Rodi con l’onore delle armi.<br />

Grave errore strategico da parte dei “Turchi” poiché<br />

questo drappello di Cavalieri costituirà il nucleo di uomini<br />

che fonderanno una spina nel fianco dell’Impero<br />

Ottomano: la Signoria dei Giovanniti sull’isola di Malta.<br />

Sicuramente il Grande Ospedale di Rodi era la più<br />

celebre e moderna istituzione dell’epoca.<br />

Era composto da un Salone di 51 x 12 m, con svariate<br />

camere accessorie, refettori, cucine, uffici e, inusuale<br />

per l’epoca, stanze da bagno.<br />

Nella ala sud vi erano gli alloggi del personale e la<br />

grande farmacia, la cui gestione era minuziosamente<br />

prescritta negli statuti della “Domus Hospitalis”.<br />

Al primo piano vi erano 11 stanze intorno ad una<br />

galleria che venivano utilizzate per l’isolamento dei<br />

pazienti con malattie infettive.<br />

(V. Mallia-Milanes; A Pilgimage of Faith, War and Charity. Pisa<br />

University Press 2006)<br />

Queste disposizioni attestano che, sebbene i lebbrosi<br />

continuassero ad essere ritenuti una minaccia per la<br />

comunità, non erano considerati così infettanti da richiedere<br />

la loro reclusione in lebbrosari.<br />

Quando venivano ammessi in ospedale (la Sacra<br />

Infermeria) i lebbrosi dovevano essere curati in apposite<br />

stanzette isolate.<br />

Nel 1530 il Gran Maestro Fra’ Philippe de Villiers de<br />

l’Isle Adam prese possesso dell’isola di Malta, ceduta<br />

all’Ordine dall’Imperatore Carlo V con l’approvazione<br />

di Papa Clemente VII.<br />

Prontamente i Cavalieri vi organizzarono imponenti<br />

difese e ricostruirono una flotta che per qualità non<br />

temeva confronti.<br />

Inoltre ripresero la loro attività Ospitaliera, organizzandola<br />

in modo tale da divenire un esempio per le<br />

strutture simili in Europa.<br />

Istituirono la figura del “Proto-Me<strong>dic</strong>us”, che doveva<br />

essere “laureato” in Me<strong>dic</strong>ina ed aver compiuto


24 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

Rodi nella carta ottomana di Piri Reis<br />

(1526)<br />

La “Sacra Infermeria” come si presenta<br />

oggi e, sopra, come era raffigurata<br />

in una incisione d’epoca.<br />

Il Grande Ospedale di Rodi<br />

l’apprendistato in Napoli o a Salerno, standardizzarono<br />

le procedure prevedendo i controlli di qualità sulle<br />

prestazioni, studiarono disposizioni architettoniche razionali<br />

per la disposizione dei letti e degli ambienti; ricercarono,<br />

in sostanza, il massimo della qualità.<br />

Questo in nome di Dio Onnipotente e nell’ottica dei<br />

vantaggi materiali che comportava trasferendo alla loro<br />

vocazione Ospitaliera una gerarchizzazione militare.<br />

(R. Ellul-Micallef, Lo sviluppo dei servizi me<strong>dic</strong>i a Malta durante<br />

la presenza dell’Ordine, in “Mediterranean Rehabilitation Conference”,<br />

Malta 11-10-2000)<br />

La struttura Ospitaliera godeva di grande rispetto e<br />

prestigio e il Grande Ospitaliere, che di solito apparteneva<br />

alla Lingua di Francia, conservava con puntiglio<br />

le prerogative di indipendenza ed autonomia della organizzazione<br />

me<strong>dic</strong>a, come da più fonti ben rimarcato.<br />

Evitando qualunque ingerenza anche da parte, per<br />

esempio, della pur temutissima “Santa Inquisizione”.<br />

Persino durante il “Grande Assedio” di Malta si<br />

continuò l’opera Ospitaliera.<br />

E quando nel 1565 i Cavalieri, guidati dal Gran<br />

Maestro Fra’ Jean de la Vallette, riuscirono a difendersi<br />

da più di tre mesi di guerra portata direttamente<br />

nell’isola, dovettero ricostruire la città quasi completamente<br />

distrutta. Nonostante l’urgenza del momento<br />

suggerisse di impegnarsi esclusivamente in difese militari,<br />

costruirono una delle loro più grandi opere: la<br />

“Sacra Infermeria”.<br />

Fu alloggiata al centro della nuova città, spostata<br />

leggermente rispetto alla prima, battezzata La Vallet-


Matteo Perez d’Aleccio “Il Grande Assedio” al Forte Sant’Elmo<br />

ta in onore dell’eroico Gran Maestro che guidò la resistenza<br />

alle truppe ottomane.<br />

(Cassar Paul; A me<strong>dic</strong>al history of Malta, London 1964)<br />

Le azioni dei Cavalieri di Malta non si limitarono<br />

alla gestione della Sovranità dell’isola, ma programmarono<br />

anche gli sviluppi futuri nel campo dell’educazione<br />

sanitaria rimanendo in contatto con la famosa<br />

“Scuola Me<strong>dic</strong>a Salernitana” e riuscirono a rendersi<br />

autonomi nella creazione di una classe me<strong>dic</strong>a importante<br />

e riconosciuta a livello europeo.<br />

Nel 1571 la storica battaglia di Lepanto segna un arresto<br />

della fase espansiva ottomana nel Mediterraneo<br />

occidentale e la flotta dell’Ordine, considerata una delle<br />

più potenti del Mediterraneo, contribuì non poco alla<br />

distruzione della potenza navale della Sublime Porta.<br />

Ma il ruolo di sentinella del Mediterraneo Occidentale<br />

non distoglie l’Ordine di Malta dalla sua missione,<br />

fondarono infatti una Università ed una Scuola Me<strong>dic</strong>a<br />

e si gettarono inoltre le basi per una “me<strong>dic</strong>ina sociale”,<br />

con il controllo delle epidemie e il trattamento<br />

domiciliare dei lungodegenti e dei malati di lebbra.<br />

Riassumendo vediamo quali furono le innovazioni<br />

nei principali campi:<br />

La Prevenzione sanitaria con l’isolamento dei contagiosi,<br />

sterilizzazione, termodistruzione dei pagliericci<br />

e delle coperte.<br />

La redazione di Protocolli studiati e diffusi che prevedevano<br />

un letto per ammalato (!), lo studio collegiale<br />

delle patologie, la preparazione di cartelle cliniche,<br />

la corretta preparazione dei me<strong>dic</strong>amenti.<br />

L’effettuazione di sistemi di Controllo degli ambienti,<br />

dei laboratori e dei farmacisti con previste gravi<br />

pene anche per lievi negligenze.<br />

In conclusione nel Medioevo la Me<strong>dic</strong>ina andò incontro<br />

a notevoli progressi, come sostiene lo studioso<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />

25<br />

Frontespizio di The History of the<br />

Knights of Malte<br />

«La Santa Casa dell’Ospedale ha<br />

l’abitudine di accogliere gli<br />

ammalati, uomini e donne, ed ha<br />

l’abitudine di avere dei me<strong>dic</strong>i in<br />

pianta stabile che si prendono cura<br />

degli ammalati, preparano gli<br />

sciroppi per loro e forniscono loro<br />

tutto ciò che è necessario».<br />

dagli Statuti della fine del XII secolo<br />

G.B. Scarano (Elementi di Storia<br />

della Me<strong>dic</strong>ina; Piccin Ed.)<br />

«grazie all’istituzione di centri<br />

di insegnamento, Università,<br />

con l’opera dei Monaci copisti,<br />

l’insegnamento dell’anatomia,<br />

la critica intelligente agli Antichi<br />

Maestri, l’esaltazione della<br />

me<strong>dic</strong>ina preventiva, l’istituzione<br />

di Ospedali e Lazzareti, l’introduzione<br />

della quarantena, il<br />

trionfo dell’alchimia preludio<br />

della chimica e con l’inizio della<br />

me<strong>dic</strong>ina sociale».<br />

Ed in queste parole ritroviamo<br />

tutto l’Excursus Me<strong>dic</strong>o dell’Ordine<br />

di Malta.<br />

Le situazioni cambiano ed il<br />

furore Napoleonico spazza via<br />

anche i Cavalieri di Malta, con-


26 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

Ferdinand von Hompesch zu Bolheim,<br />

Gran Maestro dell’Ordine di Malta<br />

(1797-1799)<br />

quista l’isola e requisisce le proprietà<br />

dell’Ordine in Francia.<br />

L’ultimo Gran Maestro che<br />

esercitò la sovranità su Malta, von<br />

Hompesch, fu destituito per tradimento<br />

dagli stessi Cavalieri, anche<br />

se forse nella conquista dell’isola<br />

un ruolo importante di fiancheggiatori<br />

l’ebbero gli appartenenti<br />

alla “Lingua di Francia”.<br />

Inizia un periodo travagliato<br />

nel quale divenne anche Gran<br />

Maestro lo Zar di tutte le Russie<br />

Paolo I, sia pure per soli due<br />

anni, sino al ritorno in Sicilia e<br />

nel 1834 l’Ordine si stabilisce<br />

definitivamente a Roma.<br />

L’Ordine di Malta oggi è una<br />

Monarchia elettiva ed al suo<br />

Gran Maestro la Chiesa riconosce<br />

dignità Cardinalizia, gode<br />

delle prerogative internazionali<br />

di autonomia e sovranità e possiede<br />

in Roma, garantiti da extraterritorialità,<br />

il Palazzo Magistrale,<br />

in via Condotti 68, e la<br />

Villa Magistrale sull’Aventino.<br />

Possiede inoltre il Forte<br />

Sant’Angelo a La Valletta in<br />

Malta.<br />

L’Ordine intrattiene relazioni diplomatiche con<br />

scambio di Ambasciatori con 104 Stati in tutto il mondo<br />

– molti dei quali non cattolici – cui vanno aggiunte<br />

rappresentanze presso alcuni Paesi europei e presso<br />

Organismi Europei ed Organizzazioni, possiede sue<br />

leggi e tribunali, batte moneta e stampa francobolli.<br />

Oggi più che mai la sua vocazione Ospitaliera è<br />

esaltata ed è al centro della spiritualità e della vita dei<br />

Cavalieri.<br />

Molti ospedali dell’Ordine sono localizzati in Europa<br />

e più precisamente in Germania, in Francia, in Belgio,<br />

in Inghilterra e in Italia. La maggior parte sono<br />

policlinici.<br />

L’Ospedale dell’Ordine a Roma, de<strong>dic</strong>ato a San<br />

Giovanni Battista, è specializzato nella neuro-riabilitazione.<br />

L’ospedale in Inghilterra e alcuni in Germania<br />

hanno unità specializzate nella terapia del dolore per i<br />

malati terminali. Dipartimenti simili operano in Argentina,<br />

Australia, Italia, Sud Africa e Stati Uniti. L’utilizzo<br />

di terapie all’avanguardia, l’aiuto fornito da volontari<br />

appositamente formati, in un ambiente che<br />

opera secondo i principi etici cattolici è parte rilevante<br />

dell’attività sanitaria dell’Ordine.<br />

Nel Padiglione Baduel, alla Magliana a Roma, operano<br />

gli ambulatori specializzati in oculistica, chirurgia,<br />

dermatologia, otorino, neurologia, fisiatria, ortopedia,<br />

allergologia, endocrinologia, diabetologia, urologia,<br />

radiologia con TAC, MOC e radiologia tradizionale.<br />

Riveste una particolare importanza l’Ospedale<br />

ostetrico di Betlemme: con il coordinamento dell’Associazione<br />

francese, tutto l’Ordine contribuisce alla sua<br />

operatività. Offrendo alle donne della regione l’unica<br />

possibilità di dare alla luce i propri figli in una struttura<br />

dagli standard me<strong>dic</strong>i di livello europeo, fornisce un<br />

servizio indispensabile alla popolazione dell’area di<br />

Betlemme.<br />

L’indipendenza internazionale dell’Ordine, la perdita<br />

dei suoi territori e quindi delle relative necessità di<br />

amministrazione, come ha affermato S.A.E. il Principe<br />

Gran Maestro Fra’ Andrew Bertie, (“L’Ordine di Malta:<br />

la solidarietà come ponte tra Occidente e Oriente”.<br />

Lectio magistralis, Università Cattolica di Milano 26-<br />

10-2006) permettono oggi ai Giovanniti sparsi in tutto<br />

il Mondo di ritrovarsi nella vocazione primigenia di<br />

Ospitalieri in sintonia col loro motto “Tuitio Fidei et<br />

Obsequium Pauperum”.<br />


Or g a n i z z a t o<br />

dalla Facoltà<br />

di Me<strong>dic</strong>ina e<br />

Chirurgia, con il patrociniodell’Università,<br />

della Regione<br />

Autonoma della Sardegna<br />

e dell’Organizzazione<br />

Mondiale<br />

della Sanità (OMS),<br />

ha avuto luogo, il 28<br />

settembre 2010, nell’Aula<br />

Magna dell’Università,<br />

sotto la<br />

presidenza del Professor<br />

Mario Piga, la<br />

Cerimonia Inaugurale<br />

del Convegno<br />

Internazionale: “L’eliminazione<br />

della<br />

Malaria in Sardegna.<br />

60 anni dopo”.<br />

Il Convegno aveva<br />

lo scopo di riconsiderare gli eventi legati<br />

alla secolare presenza della Malaria in<br />

Sardegna alla luce delle varie campagne<br />

antimalariche ed in particolare quella<br />

sostenuta dalla Rockefeller Foundation e<br />

valutare la situazione così come si va delineando<br />

sei decenni dopo la completa eliminazione<br />

della Malaria nell’Isola.<br />

Hanno pronunciato indirizzi di saluto<br />

l’Assessore alla Sanità della Regione Sardegna<br />

On. Antonello Liori, il Sindaco di<br />

<strong>Cagliari</strong> Dottor Emilio Floris.<br />

Ha presentato l’Evento il Rettore Professor<br />

Giovanni Melis ed ha svolto l’allocuzione<br />

introduttiva il Professor Mario<br />

Piga.<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />

Sessant’anni dopo: un esempio di civiltà<br />

L’eliminazione della<br />

Malaria in Sardegna<br />

Ugo Carcassi<br />

La prima lettura<br />

dal titolo La WHO e<br />

l’eliminazione della<br />

Malaria nei Paesi europei.<br />

Storia recente<br />

e tendenze attuali, è<br />

stata svolta dal Professor<br />

Vladimir P.<br />

Sergiev (Mosca) Rappresentante,<br />

anche,<br />

della OMS Europa.<br />

Egli ha sottolineato<br />

che il controllo<br />

della Malaria costituisce<br />

uno degli impegni<br />

preminenti<br />

della OMS Europa<br />

che si propone lo<br />

scopo di eliminare la<br />

Malaria in tutte le<br />

Nazioni dell’area di<br />

sua competenza nel<br />

prossimo futuro.<br />

Nell’ultimo quarto del XX secolo si sono<br />

verificate molteplici epidemie malariche in<br />

diversi Paesi europei. Tuttavia grazie ad i<br />

contributi del Fondo Globale per combattere<br />

l’Aids, la Tubercolosi e la Malaria<br />

(GFATM) e ad una stretta collaborazione<br />

con l’Ufficio della Regione Europa dell’OMS,<br />

fin dal 2008, tutti i Paesi malarici<br />

della Regione avevano iniziato la fase di<br />

eliminazione e le strategie nazionali<br />

riguardanti la Malaria erano state aggiornate<br />

al fine di affrontare al meglio la<br />

scommessa concernente l’eliminazione della<br />

malattia.<br />

Attualmente quando un paese registra<br />

zero casi di Malaria “acquisita localmente”<br />

27


popolazione abbiano trasportato sia la<br />

Malaria che le zanzare nell’Isola.<br />

La prima notizia di un’armata romana<br />

impegnata nella conquista della Sardegna<br />

e decimata da una malattia porta la data<br />

del 234 a.C. Vi furono epidemie (probabilmente)<br />

malariche nel 215 a.C. e nel 124 a.C.<br />

Strabone descrisse la Sardegna come<br />

terra insalubre in estate, specialmente,<br />

nelle zone fertili delle pianure, mentre Cicerone<br />

era consapevole del rischio della<br />

trasmissione della Malaria in Sardegna anche<br />

durante l’inverno, al contrario di quello<br />

che avveniva nel Lazio. Gli eserciti romani<br />

dovevano quindi evitare le zone insalubri<br />

della Sardegna.<br />

La più antica menzione, 181 a.C., di una<br />

“mala aria”, endemica nell’Italia Centrale,<br />

si deve ad un autore contemporaneo,<br />

Catone il Vecchio, che fa riferimento a<br />

Graviscae, porto della città etrusca di Tarquinia.<br />

Sia la stessa Malaria che la zanzara<br />

Anopheles Labranchiae probabilmente<br />

raggiunsero il porto di Tarquinia con le imbarcazioni<br />

provenienti dalla Sardegna ed<br />

anche da quelle direttamente provenienti<br />

dal nord Africa.<br />

Le terre umide erano necessarie per<br />

generare grandi popolazioni di zanzare. Sia<br />

l’Anopheles Labranchiae che l’Anopheles<br />

Sacharovi si sviluppano meglio in ambienti<br />

lievemente salmastri più di altre specie di<br />

zanzare simili che non sono vettori efficienti<br />

della Malaria umana. In questo modo l’A.<br />

Labranchiae, proveniente dal nord Africa,<br />

è stata capace di stabilirsi e moltiplicarsi<br />

lungo le coste dell’Italia Centrale e del sud.<br />

In Sardegna l’A. Labranchiae ha sfruttato<br />

in passato la mancanza di competizione<br />

da parte di altri vettori per svilupparsi<br />

in ambienti quali i torrenti di montagna<br />

situati fra i 500-1000 metri. Questo<br />

contribuisce a spiegare la maggiore intensità<br />

della Malaria nell’Isola nel passato in<br />

confronto con l’Italia centrale.<br />

Le fonti di studio della Malaria nell’antichità<br />

sono costituite da dati documentari<br />

antichi e ren<strong>dic</strong>onti storici, da ricerche su<br />

biomolecole antiche provenienti da sche-<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />

29<br />

letri e mummie estratte da zone archeologiche,<br />

dallo studio di anomalie presenti<br />

in ossa “antiche” in<strong>dic</strong>anti genotipi che<br />

forniscono qualche resistenza alla Malaria<br />

come ad esempio la Talassemia.<br />

Risultati particolarmente interessanti<br />

sono stati ottenuti dallo studio di un<br />

Cimitero per bambini (Lugnano in Teverina),<br />

risalente al V secolo d.C., situato sulle<br />

rovine di una Villa Romana del I secolo<br />

d.C.<br />

Nella parte della Villa portata alla luce<br />

sono state ritrovate 47 tombe prevalentemente<br />

appartenenti a nati prematuramente<br />

o neonati. L’alta mortalità infantile era<br />

normale nelle antiche popolazioni tuttavia<br />

il fatto che metà degli inumati fossero feti<br />

fa pensare ad una malattia capace non solo<br />

di provocare un’alta mortalità infantile ma<br />

di produrre anche un’alta frequenza di<br />

nascite premature in donne gravide.<br />

La Malaria da P. Falciparum è una di<br />

queste malattie. È stato fatto un tentativo<br />

per verificare questa ipotesi estraendo<br />

DNA malarico dalle ossa di 5 degli antichi<br />

scheletri.<br />

Lo studio del DNA antico amplificato,<br />

proveniente da uno dei 5 scheletri, ha dimostrato<br />

la presenza del Genoma del P.<br />

Falciparum.<br />

I risultati degli scavi di Lugnano hanno<br />

fornito abbondanti prove dell’attuazione di<br />

rituali apotropaici (capaci di allontanare o<br />

distruggere gli influssi malefici) contro la<br />

malattia.<br />

Essi erano costituiti ad esempio da una<br />

dozzina di cuccioli (di cane) mutilati, da<br />

un artiglio di zampa di corvo e dallo<br />

scheletro di un rospo.<br />

La relazione, del Sallares, conclude sottolineando<br />

che sia il P. Falciparum che l’A.<br />

Labranchiae raggiunsero la Sardegna e l’Italia<br />

Centrale via mare dal nord Africa durante<br />

il I millennio a.C. Questo venne facilitato<br />

da aumentati commerci interregionali<br />

e da spostamenti della popolazione tra le<br />

spiagge del sud e del nord del Mediterraneo<br />

in conseguenza della colonizzazione Fenicia<br />

e Greca del Mediterraneo occidentale a<br />

partire dall’800 a.C., seguito dalla con-


30<br />

<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

quista della Sardegna da parte dei cartaginesi<br />

e successivamente dalla conquista da<br />

parte dei romani sia della Sardegna che del<br />

nord Africa. Questi dati dimostrano l’utilità<br />

delle indagini che utilizzano le biomolecole.<br />

Queste ricerche hanno, tra l’altro, consentito<br />

di documentare di recente la presenza<br />

di DNA malarico nella mummia del<br />

Faraone Tutankhamun.<br />

La terza relazione dal titolo La Malaria<br />

in Sardegna. Un maleficio scomparso? è<br />

stata svolta dal Professor Ugo Carcassi<br />

(<strong>Cagliari</strong>).<br />

Egli ha ricordato che nel 1980, sotto la<br />

sua presidenza, la Facoltà di Me<strong>dic</strong>ina aveva<br />

organizzato, in accordo con l’Organizzazione<br />

Mondiale della Sanità, l’Istituto<br />

Italiano di Me<strong>dic</strong>ina Sociale, il Ministero<br />

della Sanità e la Regione Sardegna, un<br />

Congresso internazionale per celebrare Il<br />

30mo Anniversario dell’eliminazione della<br />

Malaria in Sardegna. In quella occasione<br />

aveva svolto la Lettura introduttiva ugualmente<br />

intitolata La Malaria in Sardegna.<br />

Un maleficio scomparso?<br />

Nel corso della presentazione il Professor<br />

Carcassi aveva ricordato il ruolo importante<br />

esercitato dal Professor Claudio Fermi (Sassari)<br />

nel definire la prima mappa della distribuzione<br />

della Malaria nell’Isola, dal Professor<br />

Giuseppe Cambosu (Sassari) quale<br />

organizzatore di un Corso specifico per il<br />

conseguimento del Diploma in Malariologia,<br />

dal Professor Giuseppe Brotzu (<strong>Cagliari</strong>)<br />

quale consulente del Comitato Internazionale<br />

per la Lotta Antimalarica in Sardegna,<br />

dal Prof. Antonio Spanedda (<strong>Cagliari</strong>) quale<br />

autore delle prime ricerche sulla distribuzione<br />

delle anofeli nell’Isola e dal Dottor<br />

Marco Gallus (<strong>Cagliari</strong>) quale Direttore,<br />

per vent’anni, del Centro Regionale Anti-insetti<br />

(CRAI). Quest’ultimo organismo era<br />

stato istituito per espresso intervento del<br />

Professor Brotzu che riteneva indispensabile<br />

il controllo anti-anofelico una volta conclusa<br />

l’attività dell’ERLAAS, in modo da impedire<br />

il reimpiantarsi delle anofeli.<br />

Il Relatore aveva anche ricordato il contributo<br />

fondamentale dato dalla Rocke-<br />

feller Foundation per l’istituzione dell’ER-<br />

LAAS, Organismo che in una campagna<br />

continuativa e massiva, svolta dal 1946 al<br />

1950 aveva portato alla totale eliminazione<br />

della Malaria in Sardegna.<br />

Era stato anche sottolineato che gli<br />

scopi della Rockefeller Foundation erano<br />

rivolti alla verifica della capacità del DDT<br />

di era<strong>dic</strong>are l’Anopheles Labranchiae ed<br />

altri vettori dall’Isola portando in questo<br />

modo alla scomparsa della Malaria.<br />

È ora noto che per la particolare configurazione<br />

dell’Isola l’era<strong>dic</strong>azione dell’Anopheles<br />

Labranchiae non era riuscita<br />

mentre l’eliminazione totale della Malaria<br />

era stata ottenuta.<br />

La Relazione esponeva anche i risultati<br />

ottenuti per dimostrare, per la prima volta,<br />

con un metodo scientifico attendibile, le<br />

cause responsabili della presenza di Talassemia<br />

e Favismo nelle zone pianeggianti<br />

e malariche e l’assenza di queste affezioni<br />

nelle zone montuose non malariche. Lo<br />

spunto era stato fornito dalle ricerche del<br />

Professor Mourant sulla Distribuzione dei<br />

Gruppi Sanguigni nel mondo che in<strong>dic</strong>avano<br />

come i sardi avessero un profilo<br />

emogruppale particolare. In base a queste<br />

premesse l’Équipe Sarda poteva dimostrare<br />

che la popolazione delle zone<br />

montagnose e di quelle pianeggianti era etnicamente<br />

omogenea e che il fattore di selezione<br />

era costituito dalla presenza della<br />

Malaria, che favorendo la sopravvivenza<br />

dei soggetti talassemici e fabici (G-6-Pd<br />

carenti) ne manteneva le frequenze a valori<br />

altissimi.<br />

Ricerche di genetica di popolazione eseguite<br />

dal Professor Luca Cavalli-Sforza<br />

confermavano la peculiare costituzione genetica<br />

dei sardi che apparivano distinguibili<br />

anche dagli italiani.<br />

Successive ricerche del Professor Licinio<br />

Contu e del suo gruppo documentavano<br />

che l’antigene di istocompatibilita (HLA-<br />

B35) era capace, nei sardi, di esercitare<br />

un’azione competitiva nei confronti della<br />

Malaria favorendo i portatori di Talassemia<br />

e di Favismo. Tuttavia la scomparsa della<br />

Malaria aveva favorito il permanere di alte


frequenze sia del Favismo che della Talassemia<br />

che per scomparire in maniera<br />

significativa necessiteranno di molte centinaia<br />

di anni.<br />

Le ricerche attuali delineano due diverse<br />

prospettive: una riguarda il possibile innalzamento<br />

entro il 2020 della temperatura<br />

del globo che trasformando le zone subtropicali,<br />

di cui fanno parte l’Italia e la<br />

Sardegna, in zone tropicali le renderebbe<br />

tendenzialmente malariche; la seconda<br />

eventualità riguarda il rischio del reimpiantarsi<br />

della Malaria in conseguenza dell’aumento<br />

dei casi di Malaria “da importazione”<br />

legata al massivo afflusso di lavoratori<br />

provenienti da zone malariche o da turisti<br />

provenienti da aree in di Malaria endemia.<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 31<br />

Va infine segnalato che dopo la scomparsa<br />

della Malaria alcune malattie autoimmuni<br />

quali: la Sclerosi Multipla, il Diabete<br />

Mellito tipo I, la Tiroidite autoimmune<br />

e la Celiachia sono considerevolmente<br />

aumentate in Sardegna.<br />

Questi dati non devono necessariamente<br />

in<strong>dic</strong>are un rapporto diretto tra scomparsa<br />

della Malaria ed incremento della frequenza<br />

di queste affezioni. Appare quindi evidente<br />

che nuove ed accurate ricerche in<br />

questo senso sono necessarie ed urgenti.<br />

Questi sono i problemi attuali che l’Organizzazione<br />

Mondiale della Sanità Europa e<br />

le Istituzioni Sanitarie dei vari Paesi devono<br />

ora fronteggiare.<br />

■<br />

Manfred Brosche e Michele Bajorek, un rotariano tedesco del <strong>Club</strong><br />

Bad Reichehnall – Berchtesgaden ed un nostro socio, il primo è in vacanza<br />

a Santa Margherita di Pula ed il nostro Michele, Direttore del<br />

Centro Trasfusionale dell’Ospedale Brotzu, sta svolgendo il suo impegnativo<br />

lavoro. Un malore costringe il turista all’urgente ricovero nel Reparto di Gastroenterologia<br />

dell’Ospedale e, anche per la scarsa conoscenza della nostra<br />

lingua e per un malaugurato concomitante incidente alla moglie ricoverata<br />

all’Ospedale Marino avendo riportato una frattura, per superare il difficile<br />

momento, ricorre al <strong>Rotary</strong>. Si rivolge al Governatore del Distretto ed apprende<br />

che nell’Ospedale lavora il nostro socio; lo contatta e Michele si rende da<br />

subito disponibile, interessandosi presso i colleghi, recandosi a trovarlo ogni<br />

giorno della degenza e, da ultimo, con opportuno intervento terapeutico, rendendogli<br />

possibile il ritorno in Germania. Grato per quanto il nostro amico ha<br />

operato per lui, ha voluto comunicare al Presidente Ninni Cabras l’accaduto<br />

concludendo così la lettera: «mi ha fatto piacere che l’amicizia <strong>Rotary</strong> funziona<br />

anche nel bisogno».<br />

Noi ne siamo altrettanto convinti, tanto più quando nel “servire” rotariano<br />

è impegnata una persona di esemplari qualità come Michele Bajorek.


32<br />

<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

La chiesa di San Giuseppe in Castello<br />

Il Barocco a <strong>Cagliari</strong>:<br />

origini e testimonianze<br />

Èdel 1983 il Convegno Nazionale promosso<br />

dall’Istituto di Architettura<br />

della Facoltà di Ingegneria di <strong>Cagliari</strong><br />

( da qualche anno il vecchio Istituto di<br />

Architettura è diventato la Facoltà di Architettura)<br />

su “Arte e Cultura del ’600 e ’700<br />

in Sardegna”, nell’ambito del programma<br />

“Arte e Cultura nell’Italia del ’600” curato<br />

dal Comitato Nazionale Berniniano d’intesa<br />

con l’Accademia Nazionale dei Lincei. In<br />

due intense giornate (2-3 maggio) di lavoro<br />

tra <strong>Cagliari</strong> e Sassari un cospicuo numero<br />

di studiosi, tra cui molti sardi, hanno analizzato<br />

e dibattuto le problematiche culturali<br />

della Sardegna nella fase di passaggio<br />

dall’orbita politica spagnola a quella sa-<br />

Michele Pintus<br />

bauda, tra l’affermarsi della Controriforma,<br />

la diffusione della “cultura piemontese”<br />

e il trionfo del barocco.<br />

Le caratteristiche di un nuovo modo di<br />

fare architettura, identificate poi con il termine<br />

“barocco” dalla critica più recente,<br />

prendono il via dalla soluzione proposta<br />

nella Chiesa del Gesù a Roma da Jacopo<br />

Barozzi detto il Vignola, iniziata nel 1568.<br />

A <strong>Cagliari</strong>, la chiesa di Sant’Agostino,<br />

costruita nel 1597, presenta inequivocabili<br />

riferimenti con il gusto rinascimentale, che<br />

si protrae per tutto il Seicento in momenti<br />

che vedono ancora vivi aspetti dell’architettura<br />

gotica, come per esempio il presbiterio<br />

della parrocchiale di Gesturi, del 1674.<br />

La chiesa di San Giuseppe da via Corte d’Appello La chiesa di San Giuseppe da via Santa Croce


Si può dire che il manifestarsi di chiari richiami all’architettura<br />

barocca italiana e iberica avviene, qui da<br />

noi, quasi in contemporanea con la progressiva immissione<br />

della cultura piemontese ad opera di ingegneri e<br />

architetti sabaudi, inviati in Sardegna per ragioni militari<br />

ma molto attivi anche nell’architettura civile.<br />

L’architettura barocca di <strong>Cagliari</strong>, come peraltro<br />

tutta quella della Sardegna, non deve essere intesa come<br />

diffusione, per quanto di periferia o postuma, degli<br />

schemi stilistici del barocco colto, ma piuttosto come<br />

importazione di modelli italiani, elaborazione, o anche<br />

solo influenza, di modelli ispanici e interpretazioni popolari.<br />

Si possono riconoscere almeno tre dei filoni tipologici<br />

nella grande produzione barocca, quello dei<br />

moduli provenienti dall’arte italiana, quello di influenza<br />

spagnola e quello popolare autoctono. Ad essi<br />

corrispondono tante opere che, a volerle limitare alla<br />

città di <strong>Cagliari</strong> e anche solo all’attività di culto, è impensabile<br />

descrivere in questo breve articolo che, come<br />

specifica il titolo, si limiterà alla descrizione della chiesa<br />

di S. Giuseppe. Questa realizzazione è legata alla<br />

fattiva presenza in <strong>Cagliari</strong> degli Scolopi, impegnati<br />

nel portare avanti l’attività di insegnamento per i poveri,<br />

iniziata nel 1597 proprio da S. Giuseppe Calasanzio,<br />

in attuazione di quei principi portati avanti dalla<br />

Chiesa dopo il Concilio di Trento. Non si può però non<br />

ricordare il grandioso complesso di Santa Croce in Castello,<br />

la fervida attività della Compagnia di Gesù con<br />

la bellissima chiesa di S. Michele nel quartiere Stampace<br />

e l’opera delle numerose Confraternite con l’Oratorio<br />

di Santo Cristo e di S. Giovanni nel quartiere Villanova<br />

e S. Sepolcro nel quartiere Marina. Su queste e<br />

altre importanti realizzazioni si potrà tornare in un<br />

prossimo futuro con specifiche monografie.<br />

Gli Scolopi arrivano a <strong>Cagliari</strong> il 6 novembre 1640 e<br />

si sistemano in un primo momento nell’ex convento<br />

francescano di S. Maria del Gesù, vicino alla porta Jesus,<br />

nel complesso della ex Manifattura Tabacchi. Poco<br />

dopo, grazie alla donazione da parte della Città di<br />

quattro case nei pressi della Torre dell’Elefante e di altri<br />

appartamenti confinanti donati da un privato cittadino,<br />

i Padri Scolopi possono disporre di un complesso<br />

con chiesa e collegio ben descritti in una “Visitatio” del<br />

1645. «Il complesso è formato da una casa abbastanza<br />

piccola, ma di quattro piani: piano terra con chiesa,<br />

due stanze, cantine e scuole dei piccoli – primo piano<br />

che racchiude ancora il vano della chiesa e locali per la<br />

scuola – secondo piano per l’oratorio e per le celle (descritti<br />

molto poveri) – terzo piano con un refettorio<br />

grande, cucina e dormitorio».<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />

33<br />

La posa della prima pietra<br />

della chiesa di S. Giuseppe Calasanzio<br />

è del 1663, diversi anni<br />

dopo la reintegrazione dell’Ordine<br />

soppresso nel 1646; dopo<br />

varie vicissitudini, interruzioni<br />

e riprese la chiesa si conclude<br />

nel 1735. Lo schema tipologico<br />

della chiesa di S. Giuseppe è<br />

quello dei progetti che la Domus<br />

Generalizia di Roma diffonde<br />

nelle diverse sedi sparse<br />

in tutta Europa, come può evincersi<br />

dal raffronto con il S. Giuseppe<br />

Calasanzio di Chieti e il<br />

S. Pantaleo di Roma.<br />

La chiesa di <strong>Cagliari</strong>, come<br />

quella di Chieti, ha navata uni-<br />

Facciata<br />

Pianta


34 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

Planimetria generale<br />

Sezione longitudinale<br />

Sezione trasversale<br />

Vista del fronte principale<br />

Sezione trasversale ampia<br />

ca con tre cappelle per ogni lato e il presbiterio.<br />

La navata è ricoperta con una<br />

volta a botte che si imposta su una trabeazione,<br />

retta da paraste doriche, di gusto<br />

classico. Vi sono, alternati, metope e triglifi<br />

con una cornice modanata a dentelli,<br />

che continua anche nel vano del presbiterio.<br />

La cappella maggiore, costruita poco<br />

dopo il 1672, è coperta da una cupola a<br />

pianta ottagona raccordata al vano quadrato<br />

con pennacchi e poggiante su un alto<br />

tamburo con finestre, in parte cieche.<br />

La cupola è conclusa da una lanterna, anch’essa<br />

ottagona ed è ricoperta esternamente<br />

da laterizio.<br />

Le cappelle, intercomunicanti, sono voltate<br />

a botte ed inquadrate da archi a tutto<br />

sesto su piedritti e con una voluta decorativa<br />

in chiave.


Il tipo di organismo, alquanto particolare, non deriva<br />

dall’ambiente culturale cagliaritano e sardo in genere.<br />

Esso è originato dalla giustapposizione di uno<br />

spazio autonomo centrale, il presbiterio, e la navata<br />

longitudinale, raccorciata e conclusa con un arcone,<br />

l’arco di trionfo, a fare da soluzione di continuità. Tutto<br />

secondo un “modello” in grado di soddisfare la doppia<br />

funzione delle chiese degli Scolopi, quella religiosa<br />

per la celebrazione della messa riservata agli allievi e<br />

quella più strettamente legata all’attività didattica con<br />

rappresentazioni teatrali, concerti musicali degli allievi,<br />

ecc. In queste occasioni, una grande tenda chiude lo<br />

spazio sacro del presbiterio, lo isola come ambiente definito<br />

e concluso anche architettonicamente, e lo separa<br />

da quello della navata, temporaneamente utilizzabile<br />

per attività non religiose.<br />

A destra del presbiterio, un piccolo vano conduce<br />

alla sacrestia a pianta quadrangolare coperta con una<br />

volta a padiglione unghiata, decorata con affreschi.<br />

Questi dipinti, pur di non particolare fattura, sono un<br />

interessante documento, mostrando in un «trompe<br />

l’oeil» S. Giuseppe Calasanzio che fonda l’Ordine attorniato<br />

dai suoi religiosi e da angeli con raffigurazioni<br />

simboliche. Nelle lunette delle unghie compaiono<br />

inoltre figure allegoriche.<br />

Per una scala di marmo, un tempo comunicante con<br />

il collegio, si accede al piano superiore che ha, posti<br />

longitudinalmente alla navata, tre ambienti per parte,<br />

voltati a botte. Questi vani sovrastano le cappelle laterali<br />

della chiesa e si affacciano al suo interno mediante<br />

ampie finestre, che si ripetono sul lato esterno.<br />

Un’altra scala porta al campanile costituito da un<br />

vano aperto a due luci, dove è una campana di bronzo,<br />

che riporta la data del 1585 e il nome, illeggibile, dell’autore.<br />

Deve dunque trattarsi di una campana riutilizzata<br />

e di cui si ignora la provenienza, essendo stata<br />

costruita la chiesa, come si è detto, nel sec. XVII.<br />

Situata nel quartiere di Castello, la chiesa di S. Giuseppe<br />

si apre su un ripido slargo originato dal confluire<br />

di alcune strade (vie S. Giuseppe, Corte d’Appello, S.<br />

Croce e vico I de’ Genovesi) verso la porta della torre<br />

dell’Elefante, che sorge quasi attigua alla chiesa stessa.<br />

L’esiguità dello spazio non permette di cogliere completamente<br />

il prospetto dell’edificio, che rivela nuovi e<br />

suggestivi particolari col variare dei punti di vista.<br />

Alla chiesa è addossato l’ex collegio dei Padri Scolopi,<br />

un tempo unito ad essa e attualmente utilizzato come<br />

sede di una scuola pubblica. Il complesso sorge su<br />

un’area un tempo a ridosso delle fortificazioni poligonali,<br />

che univano la porta Castello (o del Leone) alla<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />

Il presbiterio<br />

35<br />

torre dell’Elefante: un cronista<br />

del ’600, Giorgio Aleo, ricorda<br />

che due delle quattro torri «redondas<br />

y muy altas», poste lungo<br />

le mura, furono demolite per<br />

costruire le Scuole pie nel 1640.<br />

L’attuale via S. Giuseppe è infatti<br />

la sistemazione del viottolo<br />

che congiungeva i due baluardi<br />

precedentemente ricordati.<br />

Il prospetto della chiesa,<br />

preceduto da una breve scalinata<br />

asimmetrica, è suddiviso in<br />

due ordini. mediante una cornice<br />

modanata, fortemente aggettante<br />

e ornata di dentelli. L’ordine<br />

inferiore è costituito da sei<br />

lesene, una per ciascuna estremità<br />

della facciata e due coppie<br />

che inquadrano il portale in<br />

pietra. Questo è sormontato da<br />

una cornice ancora aggettante e<br />

a dentelli, che si ripete nel timpano<br />

curvo spezzato, contenente<br />

lo stemma degli Scolopi; i lati<br />

sono ornati invece con volute<br />

e festoni. La parte superiore del<br />

prospetto nasconde, sovrastandola,<br />

la copertura in campigiane:<br />

raccordata a quella inferiore<br />

da due ali curve, è ancora scan-


36 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

L’interno della chiesa<br />

dita da due coppie di lesene e conclusa<br />

orizzontalmente da una cornice simile alle<br />

altre già descritte. In asse con il portale si<br />

vede un vano cieco ad arco ribassato che<br />

contiene un finestrino, mentre sotto il coronamento<br />

orizzontale è murata una lapide.<br />

L’aspetto più caratterizzante del prospetto<br />

è, senza dubbio, il ripetersi delle lesene<br />

e delle cornici dentellate che lo segnano<br />

verticalmente e orizzontalmente, mentre<br />

hanno particolare gusto i capitelli delle<br />

lesene che innestano su volute ioniche decorazioni<br />

di tipo vegetale, come uva, melagrane,<br />

etc.<br />

Il prospetto laterale che si affaccia sulla<br />

via S. Giuseppe è molto semplice e animato<br />

da lunettoni che illuminano le cappelle laterali<br />

e da finestre ad. arco ribassato, che<br />

danno luce ai vani superiori. Esso forma<br />

una cortina con la costruzione dell’ex-collegio<br />

nella quale si apre un bel portale in pietra,<br />

sovrastato dallo stemma dell’Ordine.<br />

L’arredo della chiesa, al momento del<br />

rilievo del 1982, è ridotto quasi solo al ricco<br />

altar maggiore con colonne tortili e marmi<br />

policromi che accoglie un mediocre quadro<br />

con la Madonna, il Bambino e alcuni Santi.<br />

Addossato al pilastro compreso fra la seconda<br />

e la terza cappella di sinistra vi è poi<br />

un pulpito, sempre in marmi policromi,<br />

SITO INTERNET DEL CLUB:<br />

che rivela lo stesso linguaggio figurativo<br />

dell’altare.<br />

È ancora visibile un quadro della Vergine<br />

con il Bambino, pregevole soprattutto<br />

per la bella cornice di tartaruga con fregi in<br />

bronzo e lapislazzuli montati in argento. Vi<br />

è inoltre un gruppo di piccole statue lignee,<br />

di fattura settecentesca, che compongono<br />

una Deposizione. In un angolo sono poi abbandonati<br />

due angeli in marmo ai piedi<br />

della Croce, che fanno parte di un crocifisso<br />

oggi perduto.<br />

L’arredo ligneo della sacrestia, ancora<br />

in situ, pur se gravemente deteriorato, è un<br />

bell’esempio di ebanisteria, eseguito appositamente<br />

per questo spazio. Sulle pareti<br />

sono ancora visibili quadri con i ritratti di<br />

alcuni arcivescovi cagliaritani.<br />

L’aspetto della chiesa è irriconoscibile rispetto<br />

all’attenta e minuziosa descrizione<br />

che ne fa il canonico Giovanni Spano nella<br />

sua «Guida»; egli la ricorda ricca di quadri e<br />

decorazioni che non esistono più. Già la descrizione<br />

del Cugia, successiva alla soppressione<br />

del collegio degli Scolopi, per effetto<br />

delle leggi Siccardi, rivela diversi mutamenti<br />

nella disposizione degli arredi, ma l’evento<br />

determinante è stato certamente il bombardamento<br />

che colpì la chiesa nel 1943, distruggendone,<br />

oltre al prospetto, parte delle<br />

cappelle e della copertura. Non vi è più traccia<br />

di molti quadri che ornavano la chiesa,<br />

mentre è ancora visibile nell’angolo sinistro<br />

presso il presbiterio la bomba di ferro, lasciata<br />

dagli anglo-olandesi sul «techo de<br />

este colegio» il 12 agosto 1708.<br />

La chiesa fu ripristinata fra il 1948 e il<br />

1952 a cura del Genio Civile di <strong>Cagliari</strong>. Risalgono<br />

a tale ricostruzione infatti le balaustre<br />

in marmo con colonnine cilindriche e<br />

alcuni semplicissimi altari, sempre in marmo,<br />

di stile novecentesco.<br />

■<br />

E-mail del club:<br />

www.rotarycagliari.org<br />

segreteria@rotarycagliari.org


<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 37<br />

Circolazione monetaria in epoca aragonese<br />

Antiche monete<br />

in Sardegna<br />

Un nuovo sistema monetario viene<br />

introdotto in Sardegna con un decreto<br />

di Giacomo II, Re d’Aragona e<br />

di Sardegna, che sancisce una monetazione<br />

aragonese nell’isola.<br />

La coniazione di moneta grossa d’argento<br />

e di moneta minuta di biglione (lega<br />

di rame e argento in cui prevale il rame )<br />

viene inizialmente effettuata a Villa di<br />

Chiesa (Iglesias) a seguito di un provvedimento<br />

dell’Infante don Alfonso, datato 12<br />

febbraio 1324, che accorda alla città uno<br />

speciale privilegio di Zecca.<br />

In pratica gli aragonesi istituiscono una<br />

nuova unità monetaria, cioè un valore base<br />

col quale i Sardi, sudditi della Corona,<br />

dovranno misurare ed esprimere tutti i valori.<br />

Vengono coniate due bellissime monete<br />

con le seguenti denominazioni:<br />

– alfonsini d’argento: monete grosse<br />

del valore di 18 denari o di 1 soldo e mezzo;<br />

– alfonsini minuti: monete di mistura<br />

del valore di un denaro e di contenuto d’argento<br />

pari allo 0,17%.<br />

Per la prima volta da una zecca sarda<br />

viene battuta una moneta del valore di 1<br />

denaro, tale da rappresentare l’unità di<br />

base del “sistema di conto e dei prezzi interni”.<br />

Il nuovo sistema monetario bandisce<br />

dalla circolazione nell’isola le monete non<br />

sarde, in particolare i denari di Pisa e di<br />

Genova ancora presenti nelle transazioni<br />

locali, a partire dal 1330, anno in cui il re<br />

Alfonso IV vieta l’utilizzo in Sardegna d’ogni<br />

moneta forestiera a eccezione di quelle<br />

auree.<br />

Antonio Lenza<br />

In breve tempo gli alfonsini alimentano<br />

in misura prevalente la circolazione monetaria<br />

dell’intera Sardegna. Pertanto dal<br />

1326 in poi le transazioni che hanno corso a<br />

<strong>Cagliari</strong> vengono regolate in moneta di<br />

alfonsini. Alla nuova unità monetaria si accompagnano<br />

due monete di conto, cioè i<br />

suoi multipli immaginari, il soldo (pari a<br />

12 denari) e la lira di alfonsini (pari a 240<br />

denari).<br />

Per il commercio interno e per le spese<br />

quotidiane di maggior valore il popolo cagliaritano<br />

basa i propri calcoli sulla moneta<br />

d’argento, una buona moneta perché justi<br />

boni ponderis, sempre più utilizzata anche<br />

per le transazioni con i mercati esterni.<br />

Una moneta, peraltro, destinata proprio<br />

per la bontà del suo valore intrinseco all’incetta<br />

all’esterno dell’isola, nonché al suo<br />

interno per la fabbricazione di oggetti di<br />

argenteria.<br />

Circa l’andamento dei prezzi dei beni<br />

primari nel mercato cagliaritano e del livello<br />

dei salari in questo periodo storico,<br />

sono di grande interesse alcuni dati espressi<br />

in “denari” davvero singolari per quanto<br />

riguarda il potere di acquisto della moneta<br />

in circolazione:<br />

Alfonsino sardo


38 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

• frumento 0,4 al kg<br />

• olio 3,5 per un litro<br />

• formaggio 9.0 al kg<br />

• carne di maiale 5.0 al kg<br />

• pecora o montone 6.0 per un quarto<br />

• carne di vacca 2.5 al kg<br />

• carne di bue 1,7 al kg<br />

Sorprendente è la relazione tra i prezzi sopra esposti<br />

e l’andamento dei salari:<br />

• operaio qualificato (falegname, muratore ecc.)<br />

GIORNATA DI LAVORO REMUNERAZIONE<br />

1 3 soldi (36 denari) *<br />

4 soldi (48 denari) **<br />

* durante la stagione invernale nella quale la prestazione era di<br />

otto ore lavorative;<br />

** durante la stagione estiva, nella quale la prestazione era di do<strong>dic</strong>i<br />

ore lavorative.<br />

Alfonsino d’oro<br />

Tre cagliaresi<br />

Per tutto il secolo XIV il salario medio di un operaio<br />

cagliaritano qualificato è di 42 denari per dieci ore di<br />

lavoro, cioè pari a 4,2 denari all’ora.<br />

Il valente numismatico e storico della materia Mario<br />

Forteleoni, dal quale ho attinto i dati sopra riportati,<br />

sottolinea che rapportando i prezzi dei beni primari con<br />

la paga oraria di 4,2 denari risulta all’incirca, che un<br />

chilo di formaggio equivaleva a due ore di lavoro qualificato,<br />

un quarto di pecora o di montone a un’ora e<br />

mezzo, un chilo di maiale a poco<br />

più di un’ora, un chilo di carne<br />

bovina (in media) a mezz’ora,<br />

un chilo di frumento a sei<br />

minuti.<br />

In sostanza, l’operaio qualificato<br />

cagliaritano di quel periodo<br />

può permettersi di nutrire abbondantemente<br />

la sua famiglia<br />

con meno di un quarto del suo<br />

salario. Appare inoltre sorprendente<br />

il raffronto del livello dei<br />

prezzi dei generi alimentari di<br />

più largo consumo e dei salari<br />

correnti a <strong>Cagliari</strong> con quelli<br />

delle più ricche città degli stati<br />

italiani, il cui tenore di vita è<br />

certamente tra i più elevati nella<br />

stessa Europa. A metà circa del<br />

Trecento un operaio qualificato<br />

di Venezia deve lavorare tre volte<br />

più a lungo di quello cagliaritano<br />

per comprare un litro d’olio,<br />

tre volte di più per un quarto<br />

di montone, quattro volte di<br />

più per un chilo di carne bovina<br />

e cinque volte di più per un chilo<br />

di frumento.<br />

Il contenuto di fino della lira<br />

di alfonsini non subisce alcuna<br />

variazione per oltre 60 anni.<br />

Due tipi di alfonsini minuti<br />

vengono battuti nella zecca di<br />

Bonaire, a <strong>Cagliari</strong>. Entrano<br />

nella circolazione cittadina anche<br />

i mezzi alfonsini d’argento e<br />

il mezzo alfonsino minuto, primo<br />

esempio di mezzo denaro di<br />

tutta la monetazione sarda.<br />

Insieme agli alfonsini circolano<br />

a <strong>Cagliari</strong> le monete catalane,<br />

largamente utilizzate negli<br />

scambi commerciali in un rapporto<br />

esatto di 1 a 1,5 tra il valore<br />

della lira sarda e quella di<br />

Barcellona – cioè in sostanza tra<br />

i rispettivi denari – che consenta<br />

rapidi calcoli mentali facili<br />

per tutti nelle operazioni di pagamento<br />

con moneta di Barcel-


Fabbricazione di monete durante il Medioevo. La xilografia di<br />

Hans Burgkmair illustra le varie fasi dell’operazione, dalla fusione<br />

del metallo alla coniazione.<br />

lona per lo scambio di beni e l’erogazione di servizi i<br />

cui prezzi sono espressi in alfonsini. Il valore della lira<br />

sarda coincide invece con quello della lira di Genova.<br />

Per l’intero periodo aragonese la monetazione si<br />

svolge con l’alfonsino e il mezzo alfonsino d’argento,<br />

nonché con l’alfonsino e il mezzo alfonsino minuto di<br />

mistura.<br />

Nel 1442 per la prima volta una moneta sardo-aragonese<br />

viene chiamata reale, con la coniazione di reali<br />

d’argento del valore di tre soldi di minuti nonché di<br />

reali minuti (dobler) che si accoppiano agli alfonsini<br />

minuti. Questa coniazione è disposta da Alfonso V nella<br />

zecca di Iglesias, che con queste battiture cessa la<br />

propria attività, mentre contemporaneamente nella<br />

zecca di <strong>Cagliari</strong> vengono battuti alfonsini d’argento.<br />

Le monete d’oro che circolano a <strong>Cagliari</strong> sono poche:<br />

il fiorino di Firenze, il ducato di Venezia, il fiorino<br />

d’Aragona. Va sottolineato che il commercio internazionale<br />

è a <strong>Cagliari</strong> di modesta entità e le monete d’argento<br />

rimangono dominanti nel capoluogo sardo sia<br />

nel Quattrocento che nel Cinquecento.<br />

La valuta aurea è strettamente riservata ai pagamenti<br />

molto rilevanti e sistematica è la tesaurizzazione<br />

delle monete d’oro che riprendono a circolare solo in<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 39<br />

occasioni del tutto particolari<br />

per la rarefazione delle monete<br />

d’argento che si determina nel<br />

corso dei decenni per le ragioni<br />

precedentemente in<strong>dic</strong>ate (incetta<br />

da parte degli argentieri,<br />

estrazione dal regno) sia per gli<br />

alfonsini d’argento sia per le<br />

stesse monete d’argento catalano-aragonesi<br />

che subiscono<br />

identico fenomeno nel territorio<br />

d’origine; la loro immissione nel<br />

mercato isolano e nel capoluogo<br />

diventa sempre più esigua –<br />

tanto da stabilirne il divieto di<br />

estrazione – a motivo del ristretto<br />

volume di scambi commerciali.<br />

Il potere liberatorio delle<br />

monete di mistura non corrisponde<br />

in Sardegna alla sua<br />

teorica funzione di moneta divisionale<br />

utile per i bisogni ricorrenti<br />

e i piccoli commerci della<br />

popolazione, ma di fatto, nei secoli<br />

XIV e XV questa moneta si<br />

surroga come intermediario degli<br />

scambi anche nel mercato<br />

cagliaritano ai nominali sia argentei<br />

che aurei, la cui coniazione<br />

si riduce drasticamente<br />

anche per la progressiva scarsità<br />

dei due metalli nobili. In<br />

pratica i nominali aurei non<br />

vengono più ritenuti necessari e<br />

non sono più coniati nelle zecche<br />

sarde, nonostante i tentativi<br />

di Pietro IV e di Alfonso V.<br />

Ultima novità della monetazione<br />

sardo-aragonese è la emissione<br />

del cagliarese e del suo<br />

multiplo da due cagliaresi, una<br />

moneta destinata a durare nella<br />

circolazione cagliaritana. Con<br />

questo nome verranno battute<br />

nella zecca di <strong>Cagliari</strong> tutte le<br />

monete minute fino all’ultima<br />

coniazione nel 1813, disposta da<br />

Vittorio Emanuele I di Savoia.<br />


40<br />

<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

Alberto Ferrero<br />

Della Marmora<br />

Lo scorso anno, dalla fine di Giugno a<br />

tutto novembre, si è tenuta a <strong>Cagliari</strong>,<br />

nelle sale del Centro Comunale<br />

d’Arte e Cultura il Ghetto, la mostra “L’esploratore<br />

innamorato. Alberto Ferrero<br />

della Marmora e la sua Sardegna”.<br />

Il titolo sintetizza mirabilmente la figura<br />

e l’opera dell’Uomo che, come nessun altro<br />

prima, e neanche dopo, ha studiato la<br />

nostra terra visitandone ripetutamente<br />

ogni luogo, anche il più remoto, e in questo<br />

suo continuo contatto si è appassionato ad<br />

essa fino ad innamorarsene.<br />

Non nutriva certo questa passione il Viceré<br />

Ignazio Thaon de Revel che lo ricevette<br />

nel 1819, in occasione del primo dei suoi<br />

viaggi, e, «…fingendo stupore e compassione,<br />

(gli) disse sorridendo: “Comment,<br />

mon cher, vous qui n’y etes pas obligé”. La<br />

Marmora – che narra l’episodio nel primo<br />

capitolo dell’Itinerario del viaggio in Sardegna<br />

– scrive che costui, come tutti i funzionari<br />

piemontesi inviati nell’isola, fosse<br />

deluso da essa e, sorpreso che taluno vi si<br />

recasse di sua volontà, avesse spiritosamente<br />

alluso «ad un certo aneddoto galante,<br />

nel quale si fa comparire e parlare un<br />

Un innamorato della Sardegna<br />

Marcello Marchi<br />

Nel 1978, il <strong>Club</strong>, accogliendo la proposta di Marcello Serra, grazie anche al<br />

decisivo impegno di Angelo Cherchi, promosse un Premio da assegnare a persona<br />

o istituzione non sarde che avessero con la propria opera contribuito alla valorizzazione<br />

della Sardegna, al suo progresso economico, sociale e culturale, alla sua<br />

migliore conoscenza in Italia e all’estero, da intitolarsi ad «Alberto Ferrero Lamarmora,<br />

il più efficace e convincente intermediario tra la Sardegna (da lui acutamente<br />

illustrata e interpretata) e l’Europa».<br />

Da allora il Premio, al quale sono stati via via chiamati a partecipare, in rotazione,<br />

gli altri <strong>Club</strong> cittadini, è stato assegnato a istituzioni e studiosi di grande rilievo.<br />

Quest’anno, è il nostro <strong>Club</strong> ad organizzare la XXVI edizione.<br />

marito che è sposato con una donna brutta<br />

e che si rivolge ad un terzo personaggio (all’amante<br />

di costei)».<br />

La Marmora aveva trent’anni quando<br />

fece «la sua prima corsa» in Sardegna, e,<br />

come riferisce in una delle prime note dello<br />

scritto citato, allora si occupava «quasi<br />

esclusivamente di caccia e di ornitologia».<br />

Nato a Torino nel 1789, terzo di un<strong>dic</strong>i<br />

figli (la sorellina gemella morì poco dopo la<br />

nascita) apparteneva a una famiglia di prestigiosa<br />

aristocrazia, i cui membri avevano<br />

ricoperto altissime cariche civili, militari e<br />

religiose (un suo antenato Filippo Ferrero<br />

Della Marmora era stato viceré di Sardegna<br />

dal 1773 al 1777). Fu avviato alla carriera<br />

delle armi entrando nel 1806 nella prestigiosa<br />

Scuola Militare di Fontainebleau (allora<br />

il Piemonte era provincia dell’Impero<br />

napoleonico). Ne uscì con il grado di sottotenente<br />

di fanteria ed anche con una buona<br />

conoscenza degli elementi fondamentali<br />

della geologia, geodesia e scienza naturale.<br />

Cognizioni che poi approfondì raggiungendo<br />

un ottimo livello in tali materie che furono<br />

a base delle sue ricerche e delle osservazioni<br />

scientifiche su di esse.


Partecipò alle campagne napoleoniche<br />

distinguendosi per valore tanto che nel 1813<br />

gli venne conferita la Legion d’onore, che,<br />

con la Restaurazione, nel 1816, fu sostituita<br />

dall’Ordine Militare di Savoia; solo nel<br />

1850, gli fu concesso di fregiarsi dell’onorificenza<br />

francese.<br />

Si è detto che compì il primo viaggio in<br />

Sardegna nel 1819, ma, come egli scrive<br />

nella nota citata, «lo studio e l’esplorazione<br />

del patrimonio archeologico dell’isola e soprattutto<br />

dei nuraghi, che avevano attirato<br />

la mia attenzione fin dalla visita precedente,<br />

formarono lo scopo del mio secondo<br />

viaggio, effettuato dal 1820 al 1821».<br />

La terza visita non fu volontaria e la<br />

permanenza nella nostra terra fu ben più<br />

lunga. Sospettato di aderire ai movimenti<br />

liberali che verranno severamente repressi<br />

nel 1821, venne esonerato dal servizio militare<br />

e spedito in Sardegna ove risedette dal<br />

1822 sino al 1831.<br />

«…fu durante un soggiorno obbligato di<br />

quasi dieci anni nell’Isola che cercai di<br />

mettere a profitto l’inattività nella quale mi<br />

immergevano l’interruzione momentanea<br />

della mia carriera militare, e un vero e proprio<br />

confino fuori dal Continente, applicandomi<br />

alla pubblicazione di un ampio<br />

lavoro su questo paese». Infatti, in quegli<br />

anni, 1826, esce a Parigi la prima edizione<br />

del Voyage en Sardaigne de 1819 à 1825 ou<br />

Description statistique, physique et politique<br />

de cette ile, avec de recherches sur ses<br />

productions naturelles et ses antiquités.<br />

L’opera ebbe successive edizioni e venne<br />

ampliata, corredata dalle tavole dell’Atlante<br />

e pubblicata in tre parti nel 1839 (geografia<br />

fisica ed umana della Sardegna),<br />

1840 (sue antichità), 1857 (geologia). Nel<br />

1860 uscì l’Itinerair de l’ile de Sardaigne.<br />

Deve dirsi che il confino non imponeva<br />

limiti molto ristretti così che il La Marmora<br />

poté muoversi a piacimento nell’Isola, anche<br />

perché, pur essendo costretto a permanervi,<br />

nel 1825 fu riammesso nell’esercito e venne<br />

addetto allo Stato maggiore del Viceré.<br />

«Richiamato in servizio attivo sul Continente<br />

nel 1831… ottenni l’autorizzazione a<br />

recarmi in Sardegna per più primavere di<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 41<br />

Alberto Ferrero Della Marmora<br />

seguito,… per far avanzare più efficacemente<br />

i lavori della carta…».<br />

Trattasi della Carta dell’Isola di Sardegna<br />

alla scala di 1:250.000 pubblicata in<br />

due fogli nel 1845 alla cui compilazione La<br />

Marmora aveva proceduto prima da solo,<br />

ed a sue spese, poi con la collaborazione del<br />

maggiore Carlo de Candia, con una incessante<br />

attività di triangolazione trigonometrica.<br />

Anzi, a questo proposito, sembra opportuno<br />

ricordare a quanti hanno letto l’Itinerario,<br />

e far presente a chi ne sia ignaro,<br />

un bizzarro episodio occorsogli allorché, nel<br />

1835, provvedeva alla triangolazione dei<br />

dintorni di <strong>Cagliari</strong>: la mattina, sulla estremità<br />

meridionale della cresta di Monte Urpino,<br />

aveva eretto un punto trigonometrico<br />

collocando, al centro del foro di un piccolo<br />

pilastro costruito con pietre sovrapposte e<br />

cementate, «un pezzo di canna che spuntava<br />

verticalmente», per distinguerlo lo rese<br />

più visibile infilando in una spaccatura di<br />

essa una lettera ripiegata che aveva in tasca.<br />

Nel pomeriggio, da un punto prossimo<br />

alla Scaffa, mirò il teodolite sul segnale che<br />

era sopra la torre di San Pancrazio e poi su


42<br />

<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

quello di Monte Urpino. Si accorse che si<br />

era accostato al pilastrino un cacciatore che<br />

vi girò intorno incuriosito, dopo «lo vidi<br />

molto distintamente prendere la mia lettera,<br />

aprirla, leggerla, portarla con sé qualche<br />

passo più in là e poi… Confesso che se in<br />

quell’istante avessi potuto cambiare il tubo<br />

del cannocchiale in un cannone ben carico,<br />

avrei aperto il fuoco…».<br />

Nel 1840, nominato generale, ebbe l’incarico<br />

di comandare la Regia Scuola di Marina<br />

a Genova. Nel 1848 fu inviato a Venezia a<br />

disposizione del Governo provvisorio, venne<br />

poi sostituito dal generale Guglielmo Pepe.<br />

Nel marzo 1849 fu inviato in Sardegna<br />

come Commissario Reale straordinario con<br />

pieni poteri; sette mesi dopo rassegnò la carica<br />

tenendo il Comando generale militare<br />

dell’isola e, nell’agosto del 1851, andò in<br />

pensione, ma soggiornò ancora altre cinque<br />

volte in Sardegna.<br />

La sua permanenza in terra sarda, in diverse<br />

riprese, fu di tre<strong>dic</strong>i anni: «ho abitato,<br />

visitato, attraversato e anche governato<br />

questo paese, dall’anno 1819 al 1855: talvolta<br />

sistemato in una semplice capanna di<br />

pastore o di pescatore fatta di frasche, rannicchiato<br />

giornate intere sotto una roccia o<br />

sotto un albero, in cima a una montagna<br />

dove avevo stabilito la mia stazione trigonometrica,<br />

e talvolta ricevendo ospitalità<br />

sotto le volte fastose di un palazzo che più<br />

tardi divenne per qualche anno, mio malgrado,<br />

la mia dimora ufficiale».<br />

La Marmora oltre le difficoltà sopra elencate<br />

e le altre che le asperità dei luoghi, la<br />

mancanza di vie d’accesso, il pericolo della<br />

malaria gli erano d’ostacolo, dovette superarne<br />

anche più temibili e, addirittura, rischiose<br />

per la sua vita. Corse la sventura di<br />

essere ucciso da un gruppo di banditi come<br />

racconta nel capitolo VII dell’Itinerario. Il 3<br />

maggio 1823, recandosi da Nuoro a Siniscola,<br />

nella Valle di Marreri, sparò due colpi abbattendo<br />

due gruccioni, uccelli che raccolse<br />

per farne oggetto di studio. Nel frattempo il<br />

suo domestico e la guida cui aveva affidato il<br />

cavallo si erano allontanati, precedendolo<br />

nel cammino. All’improvviso venne raggiunto<br />

da un manipolo di otto-dieci uomini<br />

e «...un gran colpo di calcio di fucile mi fece<br />

perdere l’equilibrio e cadere. In un batter<br />

d’occhio mi saltarono addosso con fucili,<br />

spade e pistole puntate sul petto…».<br />

Gli strapparono il fucile, catturarono<br />

anche la guida ed il domestico. Vi furono<br />

momenti di difficoltà di comunicazione<br />

non comprendendosi a vicenda, sin quando<br />

La Marmora distinse «perfettamente le parole<br />

di un uomo dallo sguardo feroce che<br />

brandendo su di (lui) una lunga spada da<br />

cavalleria <strong>dic</strong>eva: “Bollo segai sa conca”.<br />

Voglio tagliargli la testa».<br />

Il domestico poté avvicinarsi a lui e con<br />

tono pietoso gli disse: «io ci avevo sempre<br />

pensato che facendo questa vita ci sarebbe<br />

capitata una cosa simile». Pur in quei tristi<br />

momenti, La Marmora, ripensando che parole<br />

simili erano state dette da Sancio Panza<br />

a Don Chisciotte, scoppiò in una risata.<br />

Questa ebbe l’effetto di calmare l’animo dei<br />

banditi e, finalmente, dopo essersi informati<br />

della sua persona e delle ragioni del suo<br />

girare, venne messa a fuoco la ragione dell’aggressione.<br />

Uno degli uomini aveva al pascolo<br />

dei maiali, dopo gli spari agli uccelli,<br />

non avendo trovato uno dei suini, si era convinto<br />

che fosse stato ucciso o ferito da La<br />

Marmora, nonostante gli venissero mostrati<br />

gli uccelli abbattuti, anche perché era allora<br />

convinzione diffusa tra i contadini sardi che<br />

non si potesse sprecare una carica contro dei<br />

volatili. La Marmora infine decise di pagare<br />

il costo del maiale. Le operazioni di pagamento<br />

avvennero in un punto appartato dove<br />

venne condotto da uno di quegli uomini<br />

che aveva un aspetto più umano e più dolce<br />

e che gli aveva dato assicurazioni sulla sua<br />

incolumità. Pur avendo dovuto attingere il<br />

denaro dalla maggior somma che aveva in<br />

una borsa tra il bagaglio caricato sul cavallo,<br />

non essendo sufficiente quella che portava<br />

in dosso, non vi fu alcuna mossa per sottrargliela.<br />

Il giuramento di mantenere il segreto<br />

fu prestato in ginocchio su una piccola<br />

fossa scavata nel terreno in cui erano stati<br />

posati due rami in croce.<br />

Allontanatosi a cavallo con il fucile che<br />

gli era stato restituito, ma con la veste che<br />

era stata strappata, rimessa su alla meglio


con i lunghi spilli adoperati per infilzare<br />

farfalle ed altri insetti, La Marmora fece<br />

appena in tempo ad evitare una ventina di<br />

altri banditi appostati a Monte Piccinno.<br />

La storia ha un lieto fine che dimostra<br />

come in Lui oltre le passioni per l’esplorazione<br />

e la raccolta di dati scientifici vi fosse<br />

anche un animo nobile e generoso che riusciva<br />

a comprendere le disperate condizioni<br />

in cui tanti sardi erano costretti a vivere.<br />

Dal parroco di Dorgali, pochi giorni dopo<br />

l’avventura con i banditi, apprese che fra<br />

essi vi erano persino due suoi nipoti e poi,<br />

anche con altre ricerche, conobbe il nome<br />

della persona che gli era sembrata più<br />

umana delle altre, che era alla macchia per<br />

aver sottratto con violenza un parente dalle<br />

mani della forza pubblica. Chiese ed ottenne<br />

la grazia dal Viceré e così, ogni volta<br />

che si recava a Dorgali, fu da lui ospitato e<br />

fece anche da padrino al figlio.<br />

Il suo costante interesse per la Sardegna<br />

lo spinse, da parlamentare, era stato eletto<br />

Senatore del Regno nel 1848, a numerosissimi<br />

interventi per invocare o sostenere rimedi<br />

che potessero soddisfare le necessità<br />

della regione che egli, meglio di qualunque<br />

altro, conosceva.<br />

La mostra citata all’inizio di questa nota<br />

è stata particolarmente felice nell’illustrare<br />

l’opera di questo aristocratico, militare,<br />

politico con una fortissima spinta a<br />

conoscere attraverso l’osservazione diretta<br />

e quindi, ad esplorare quanto vi era di incognito<br />

o di descrizione superficiale o non<br />

provata, dallo spirito e dall’educazione<br />

multiculturali, illuministi, assommando in<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 43<br />

mirabile unione grandi doti di geografo,<br />

naturalista, geologo, archeologo, storico.<br />

Anche se, per questo aspetto, egli merita<br />

critiche per aver ritenuto vere le famose<br />

Carte d’Arborea ed aver fondato sulla veri<strong>dic</strong>ità<br />

di esse molte ricostruzioni storiche.<br />

Con lui tanti studiosi, fra i quali Carlo Baudi<br />

di Vesme, Pietro Martini, Vittorio Angius,<br />

ritennero autentici quei documenti ricevendo<br />

sostegno, nel 1855, da un conforme<br />

giudizio dell’Accademia delle Scienze di<br />

Torino che proprio da La Marmora era stata<br />

sollecitata ad esaminarli. Solo nel 1870<br />

l’Accademia delle Scienze di Berlino ne <strong>dic</strong>hiarò<br />

la falsità, giudizio poi ribadito definitivamente<br />

dall’illustre storico Theodor<br />

Mommsen.<br />

Così come falsi erano i “bronzetti nuragici”<br />

che tanto interesse avevano suscitato<br />

in Lui.<br />

Deve mettersi in chiaro che, pur imponendo<br />

l’accertata falsità delle Carte una revisione<br />

di tutte le asserzioni che vengono<br />

basate su di esse, ciò è assolutamente insufficiente<br />

per formulare altre riserve sulla<br />

ben più ampia complessiva raccolta di dati,<br />

rilievi, osservazioni, giudizi, che l’opera<br />

di questo eminente studioso contiene. Anzi,<br />

poiché il falso poteva apparire come la scoperta<br />

di documenti che provavano l’importanza<br />

della civiltà e della cultura sarda e la<br />

presenza attiva della Sardegna nella “STO-<br />

RIA”, La Marmora può essere stato indotto<br />

a darvi tanto credito poiché “innamorato”<br />

com’era dell’isola riteneva in tal modo di<br />

conferirle maggiore lustro.<br />

■<br />

O ccorrerebbe una rubrica fissa per segnalare i tanti riconoscimenti<br />

ad Angelo Aru per la sua attività di ricerca<br />

e il suo importante contributo allo studio, alla difesa<br />

e al migliore sfruttamento dei suoli.<br />

Nel numero scorso si era data notizia del premio attribuitogli in Sardegna. Ora, nell’ottobre<br />

scorso, il Consiglio Nazionale degli Agronomi e Forestali, gli ha assegnato il premio per essersi<br />

distinto nella propria carriera con attività di rilievo in campo nazionale e internazionale.<br />

Ma, ed ecco la necessità della rubrica, un altro prestigioso premio sta per essergli attribuito<br />

a Palermo, nel corso della Giornata Mondiale dei Suoli, di questo <strong>dic</strong>embre, dalle Società<br />

Italiana di Scienze del Suolo e Società Italiana di Pedologia per la sua prestigiosa carriera<br />

scientifica.


44<br />

<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

Un’area degradata<br />

diventa un parco verde<br />

Il prossimo 11 <strong>dic</strong>embre, con il convegno<br />

di premiazione del Concorso di Idee,<br />

giunge alla sua conclusione la prima<br />

tappa del progetto che i <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong>,<br />

Carbonia e Iglesias hanno indetto<br />

con la finalità di concretizzare una nuova<br />

opportunità di sviluppo per il territorio del<br />

Sulcis Iglesiente, che coniughi il recupero<br />

di aree abbandonate a causa della cessazione<br />

delle attività minerarie con l’offerta di<br />

nuove opportunità di studio e di lavoro alle<br />

giovani generazioni di questo territorio.<br />

Quanta strada abbiamo fatto da quando<br />

più di due anni fa è nata l’idea di trasformare<br />

un’area abbandonata e degradata di<br />

Carbonia in un parco scientifico! Sembra<br />

incredibile quanto l’entusiasmo e la determinazione<br />

dei presidenti succedutisi nel<br />

corso di questi due anni di lavoro e degli<br />

instancabili amici rotariani del nostro <strong>Club</strong><br />

e dei <strong>Club</strong> di Carbonia ed Iglesias, siano<br />

Concluso il concorso di idee<br />

Mario Figus<br />

riusciti a trasformare un’utopia in solide<br />

basi per lo sviluppo di un progetto!<br />

Fin dal 2008 i tre <strong>Club</strong> promotori hanno<br />

formato una grande squadra che negli<br />

scorsi due anni, pur leggermente modificata,<br />

ha mantenuto intatto il suo cuore pulsante<br />

ed ha lavorato con compattezza e<br />

convinzione per raggiungere questo primo<br />

risultato. Le lunghe serate di discussioni e<br />

di lavoro nel mio studio hanno cementato<br />

un rapporto di stretta e sincera amicizia tra<br />

tutti i membri della Commissione.<br />

Un ringraziamento particolare va agli<br />

amici, rotariani e non, che hanno costituito<br />

la commissione giu<strong>dic</strong>ante e che hanno lavorato<br />

con il nostro stesso entusiasmo. La<br />

competenza e la severità con cui hanno<br />

giu<strong>dic</strong>ato il lavoro di nove agguerriti gruppi<br />

di professionisti è un elemento fondamentale<br />

dell’elevata qualità del lavoro che<br />

i nostri <strong>Club</strong> hanno svolto.


Tavola del progetto “Vena Verde”, vincitore del concorso.<br />

Progetto “Guardare il passato per trovare il futuro”.<br />

L’entusiasmo e la determinazione della nostra commissione<br />

hanno trascinato i due principali attori protagonisti<br />

della futura realizzazione: la LIGESTRA, società<br />

proprietaria dei terreni, ed il Comune di Carbonia,<br />

nostro partner e principale finanziatore del progetto.<br />

Non possiamo dimenticare che fin dalla nascita<br />

dell’idea dell’Ecoparco, i nostri due compagni di strada<br />

hanno condiviso il nostro sogno e si sono impegnati<br />

solidalmente in un duro lavoro, grazie al quale oggi<br />

possiamo a buona ragione ritenere che l’Ecoparco non<br />

sia più un sogno di pochi visionari, ma un progetto con<br />

solide basi e con le carte a posto per incamminarsi verso<br />

la sua fase realizzativa.<br />

Infatti, mentre i nostri <strong>Club</strong> si curavano del Concorso<br />

di Idee, LIGESTRA si adoperava per completare la<br />

caratterizzazione del sito e per attuare tutte le indagini<br />

volte a verificare l’assenza di qualsiasi stato di contaminazione.<br />

L’approvazione degli studi di caratterizzazione<br />

da parte della Regione Sarda, avvenuta nello<br />

scorso mese di aprile, sancisce la fattibilità della destinazione<br />

a “Parco Urbano” dei circa 50 ettari di discarica,<br />

prevista nel nuovo Piano Urbanistico Comunale,<br />

che nel frattempo il Comune si impegnava a redigere.<br />

In altri termini, oggi si può affermare che il grande<br />

sforzo ed il notevole impegno economico profuso dalla<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 45<br />

LIGESTRA e l’integrazione<br />

dell’Ecoparco nella pianificazione<br />

urbana di Carbonia garantiscono<br />

l’esistenza dei presupposti<br />

urbanistici, ambientali<br />

ed autorizzativi necessari per<br />

avviare la fase progettuale ed<br />

attuativa dell’opera.<br />

Il nuovo P.U.C. prevede anche<br />

lo sviluppo di tutto il compendio<br />

circostante, destinato ad<br />

ospitare i servizi ricettivi, scientifici<br />

e commerciali che costituiranno<br />

le infrastrutture necessarie<br />

a sostenere l’iniziativa.<br />

Oltre ai nostri partner non<br />

posso dimenticare tutti gli altri<br />

sponsor, il nostro Distretto, il<br />

Parco Geominerario, la Provincia<br />

di Carbonia-Iglesias e la<br />

Presidenza del Consiglio Regionale,<br />

che ci hanno consentito di<br />

organizzare il Convegno Internazionale<br />

di ottobre 2008 e che<br />

hanno sovvenzionato i premi<br />

minori, le pubblicazioni e tutti<br />

gli eventi che fino ad ora hanno<br />

segnato il nostro cammino. Non<br />

sembra inutile ricordare che fino<br />

ad oggi il nostro progetto,<br />

pur avendo comportato rilevanti<br />

esborsi, è stato interamente finanziato<br />

con risorse esterne e<br />

non ha prelevato un solo Euro<br />

dalle casse dei nostri tre <strong>Club</strong>!<br />

La qualità dei nove elaborati<br />

pervenuti è stata considerata<br />

dalla Commissione Giu<strong>dic</strong>ante<br />

mediamente molto buona, ed alcuni<br />

progetti hanno presentato<br />

vere e proprie connotazioni di<br />

eccellenza su singoli temi specifici.<br />

L’Amministrazione Comunale<br />

ha ritenuto gli elaborati<br />

un’ottima base per l’impostazione<br />

del progetto che verrà presentato<br />

dal Comune alla Regione<br />

Sarda ed alla Unione Europea<br />

perché ne finanzino le fasi realizzative,<br />

ed ha chiesto ai nostri


46<br />

<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

<strong>Rotary</strong> di premiare tutti i progetti, in modo da poter disporre<br />

di tutti gli elaborati. Possiamo dire che questo è<br />

un ulteriore passo verso la realizzazione dell’Ecoparco.<br />

Al progetto vincitore (Vena Verde dell’Arch. Fulvia<br />

Premoli) andrà il primo premio di 25.000 Euro ed al<br />

secondo classificato (Il mito di Proserpina dell’arch.<br />

Eros Colzani) andrà un rimborso spese di 3.000 Euro.<br />

Due sculture di artisti sardi di rilievo internazionale,<br />

soci dei nostri <strong>Club</strong>, saranno riservate ai progetti a cui<br />

sono state attribuite menzioni speciali. Tali menzioni<br />

sono state riservate al progetto ORGANISMI SPON-<br />

TANEI (Capogruppo Arch. Tommaso Franceschi) premiato<br />

in quanto proposto da un gruppo di professionisti<br />

giovani (tutti al di sotto dei 31 anni), distintosi per<br />

l’originalità delle soluzioni architettoniche e per l’efficacia<br />

della rappresentazione grafica ed al progetto<br />

S.E.R.B.A.R.I.U. (Capogruppo Arch. Maria Irene Cardillo)<br />

segnalato dai tre <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> organizzatori del<br />

concorso e dal Comune di Carbonia per l’elevata qualità<br />

degli elaborati pervenuti e per la rilevanza e l’originalità<br />

delle soluzioni di sfruttamento delle energie<br />

rinnovabili adottate, particolarmente interessanti in<br />

considerazione del fatto che Carbonia nel suo piano<br />

urbanistico comunale si propone come laboratorio e<br />

palestra di sperimentazione di temi energetici innovativi.<br />

Gli altri premi sono costituiti da litografie in serie<br />

limitata e da serigrafie su lamina d’argento.<br />

Non nascondo che per coronare il nostro lavoro nutro<br />

una speranza: quella che possa essere annunciata<br />

nel corso del convegno l’approvazione definitiva da<br />

parte della Regione del Piano Urbanistico Comunale e<br />

che vengano illustrati i lineamenti dell’accordo di programma<br />

tra lo stesso Comune e LIGESTRA, che la Facoltà<br />

di Architettura dell’Università di <strong>Cagliari</strong> sta<br />

predisponendo e che costituirà lo strumento di pianificazione<br />

di dettaglio dello sviluppo di tutto il compendio<br />

che circonda l’Ecoparco.<br />

La strada da percorrere fino<br />

a vedere realizzati il Giardino<br />

delle Miniere, Il Centro di Eccellenza<br />

per gli studi di ingegneria<br />

naturalistica, i grandi<br />

bacini di fitodepurazione, il<br />

Teatro sull’acqua, etc. è ancora<br />

lunga e chissà quanti ostacoli<br />

dovranno essere superati da qui<br />

al momento della posa del primo<br />

mattone!<br />

So che alcuni di coloro che<br />

mi leggono ritengono che il<br />

cammino già percorso sia pienamente<br />

soddisfacente e che il<br />

ruolo del <strong>Rotary</strong> nel progetto<br />

Ecoparco si possa concludere a<br />

questo punto. Il punto di vista di<br />

chi scrive è che il ruolo propulsivo<br />

del <strong>Rotary</strong> sia veramente importante<br />

da adesso in poi, dato<br />

che la vera sfida non può che essere<br />

il sostegno e la mobilitazione<br />

delle nostre migliori risorse<br />

per vedere realizzato il progetto.<br />

Spero quindi che il nostro<br />

cammino non si fermi a questa<br />

pur importante tappa, ma prosegua<br />

con il sostegno non solo<br />

dei nostri tre <strong>Rotary</strong>, che mi auguro<br />

consentano la prosecuzione<br />

dell’attività della Commissione<br />

Ecoparco nei loro Piani Direttivi<br />

dei prossimi anni, ma anche del<br />

Distretto, risorsa indispensabile<br />

nel momento in cui si dovranno<br />

attivare i contatti con i partner<br />

europei del progetto. Il nostro<br />

intervento potrà orientarsi lungo<br />

le seguenti linee d’azione:<br />

• L’attivazione della rete di<br />

contatti con partner internazionali,<br />

fondamentale nella costituzione<br />

della compagine che<br />

dovrà realizzare e gestire le attività<br />

scientifiche dell’Ecoparco;<br />

• L’accompagnamento ed il<br />

sostegno del progetto nella fase<br />

di reperimento dei fondi necessari<br />

per la sua realizzazione;


• La partecipazione ad una cabina di<br />

regia che, insieme al Comune ed alla società<br />

proprietaria delle aree, accompagni lo<br />

sviluppo dell’iter progettuale.<br />

L’azione dei nostri club è stata e verrà<br />

guidata dalla visione del nuovo Piano Strategico<br />

del <strong>Rotary</strong> International che si raffigura<br />

nel seguente principio: «Il <strong>Rotary</strong> è<br />

una organizzazione di servizio costituita da<br />

<strong>Club</strong> dinamici, attivi (action-oriented), con<br />

il cui contributo è possibile migliorare le<br />

condizioni di vita nel mondo».<br />

In conclusione, a sostegno del mio augurio<br />

rivolto ai <strong>Club</strong> di prosecuzione dell’atti-<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 47<br />

vità della nostra commissione, vorrei citare<br />

il nostro Past Governor Alberto Cecchini<br />

che in un recente articolo su ROTARY scrive:<br />

«Il <strong>Rotary</strong> International chiede oggi ai<br />

suoi <strong>Club</strong> di agire, di essere attivi, di proporre<br />

programmi efficaci e, soprattutto di<br />

pensare ad iniziative di ampio respiro e<br />

cooperare con altre organizzazioni per essere<br />

protagonisti di un processo di sviluppo<br />

sostenibile, che dia all’associazione, in una<br />

prospettiva futura, una maggiore incisività<br />

d’azione sia a livello locale che internazionale».<br />

■<br />

Festeggiamenti in casa di Angelo Deplano, iscritto da ventitré anni al <strong>Rotary</strong><br />

<strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong>. Il figlio Marcello ha assunto l’incarico di Amministratore Unico<br />

della Relight CEE, società polacca controllata dall’italiana Relight, con la<br />

quale si occuperà di gestire lo sviluppo dei Parchi eolici in Polonia e nei Paesi Baltici,<br />

coordinando un team di professionisti polacchi di comprovata esperienza nel<br />

settore. L’obiettivo è la realizzazione di parchi per 300 MW, con una joint-venture<br />

del valore di 175 milioni di euro già firmata per la prima fase di 100 MW.<br />

In precedenza Marcello ha assunto incarichi manageriali nel quartier generale<br />

europeo della Procter & Gamble e della Bridgestone, a Bruxelles, dopo aver conseguito<br />

la laurea in ingegneria meccanica e l’MBA presso l’INSEAD di Fontainebleau.<br />

Le nostre congratulazioni al socio Angelo Deplano ed al figlio Marcello.


48<br />

<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

Incontro con la<br />

Brigata Sassari<br />

La Brigata Sassari ha reso visita al nostro<br />

<strong>Club</strong> per ringraziare dell’invio di attrezzature<br />

sanitarie all’ospedale di Herat.<br />

Ricevuti dal presidente Ninni Cabras in<br />

una quanto mai affollata riunione di soci, il comandante<br />

del 151° reggimento, colonnello<br />

Sossio Andreottola, e il tenente colonnello<br />

Francesco Bruno hanno riferito l’esito dell’iniziativa,<br />

illustrando inoltre la situazione in Afghanistan<br />

e il quadro delle operazioni affidate<br />

al contingente italiano, di cui i “sassarini” hanno<br />

fatto parte sino a pochi mesi fa, lasciando in<br />

quel tormentato paese profondi segni di alta<br />

professionalità, altruismo e spirito di pace.<br />

I soldati italiani sono quasi tutti dislocati<br />

nella zona occidentale, in quanto il tricolore<br />

svetta sul Comando regionale Ovest,<br />

responsabile di un territorio vasto all’incirca<br />

come il nord Italia e collocato nella città<br />

di Herat. Lì opera un importante ospedale,<br />

che deve proprio agli italiani la realizzazione<br />

di un reparto pediatrico e che serve l’intera<br />

provincia: un milione e mezzo di abitanti<br />

nell’enorme area che confina con il<br />

Turkmenistan e l’Iran.<br />

Il <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> aveva puntato<br />

l’attenzione su quell’importante centro sanitario,<br />

predisponendo negli anni scorsi un<br />

progetto di aiuti. Dopo aver mandato alcune<br />

casse che contenevano fra l’altro una<br />

moderna culla termica acquistata dai soci,<br />

alla fine del 2009 si è concretizzata la seconda<br />

e più consistente spedizione di apparecchiature,<br />

“rastrellate” grazie alla disponibilità<br />

dell’ospedale “Brotzu” e di alcuni<br />

privati. Si tratta di attrezzature tutte nuove<br />

di zecca e adatte al caso: una poltrona-letto<br />

elettromeccanica Siemens-Siropa per interventi<br />

di chirurgia ambulatoriale e per impianto<br />

odontoiatrico; una lampada-faro<br />

Gradita visita al <strong>Club</strong><br />

Mauro Manunza<br />

fornita di 6 lampade di ricambio (che non<br />

comporta alcuna manutenzione); un set di<br />

mobili nuovi per attrezzare un ambulatorio<br />

chirurgico (piano lavello completo di lavabo<br />

e rubinetteria, un mobile sottolavello, tre<br />

mobili sottoripiano, due servomobili di facile<br />

assemblaggio); un ortopantomografo<br />

Siemens modello OP10 con gli accessori per<br />

sviluppare le lastre, semplice nell’uso e nelle<br />

riparazioni; un aspiratore mobile bivaso.<br />

L’iniziativa prese le mosse quando il club<br />

era presieduto da Adriano Corrias (purtroppo<br />

scomparso pochi anni dopo), la cui proverbiale<br />

dedizione nei confronti dei bambini<br />

era anche professionale: dirigeva infatti la<br />

Clinica pediatrica dell’Università. Così, l’operazione<br />

Afghanistan (coordinata dal me<strong>dic</strong>o<br />

Giusepe Masnata) è andata avanti sostenuta<br />

dalla convinzione dei presidenti Salvatore<br />

Fozzi, Paolo Ritossa, Paolo Piccaluga<br />

e Marinella Ferrai Cocco Ortu. Fu quest’ultima<br />

a consegnare formalmente al colonnello<br />

Andreottola l’elenco delle attrezzature,<br />

imballate e messe a disposizione della Brigata.<br />

E il 10 febbraio scorso i militari consegnarono<br />

le apparecchiature all’ospedale di<br />

Herat. Alla semplice e toccante cerimonia<br />

erano presenti il generale Alessandro Veltri<br />

(che allora comandava la brigata ed era al<br />

vertice del Regional Command West in Afghanistan),<br />

i dirigenti me<strong>dic</strong>i (dottor Rashid<br />

capo del Dipartimento della sanità della<br />

provincia di Herat, il dottor Sayed Naim<br />

Alemi direttore dell’ospedale e il dottor<br />

Ayob Nyaz che dirige il reparto interessato),<br />

oltre a numerose altre autorità dell’Isaf, tra<br />

le quali Alicia Stack (deputy chief of Staff<br />

Stability), Joseph Banavige della Stabily<br />

Operation, Marco Urago capo della Cooperazione<br />

italiana di Herat e i colonnelli Mario


Luppa, Luciano Giannicola, Claudio Dei e<br />

Sossio Andreottola (comandante del 151°<br />

reggimento della Brigata Sassari e coordinatore<br />

del trasferimento). Sanitari e militari<br />

trasmisero un messaggio di gratitudine al<br />

club e alla sua presidente. Il generale Veltri<br />

<strong>dic</strong>hiarò fra l’altro che l’iniziativa «rafforza<br />

lo spirito di fratellanza tra l’Italia e l’Afghanistan»,<br />

e consegnò la targa e il gagliardetto<br />

del club, poi affissi nell’ospedale.<br />

Rientrati i “Dimonius” dall’Afghanistan,<br />

il colonnello Andreottola e i suoi più stretti<br />

collaboratori hanno voluto personalmente<br />

raccontare ai soci del club come l’operazione<br />

sia andata felicemente in porto. Nell’occasione,<br />

l’ufficiale ha rivelato un particolare<br />

che era rimasto a lungo riservato e che ha<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 49<br />

commosso tutti i soci: subito dopo la morte<br />

del professor Corrias, la sua valigetta con gli<br />

essenziali attrezzi professionali fu spedita a<br />

Herat. Così volle la vedova, il cui silenzioso<br />

gesto ha naturalmente ingigantito il sentimento<br />

di stima e affetto che gli amici rotariani<br />

nutrono per lei. L’esempio di Marinella,<br />

peraltro, incoraggia il club a proseguire<br />

per questa strada, perché infatti il progetto<br />

di azione internazionale rivolto ad aiutare la<br />

popolazione afgana non è concluso: sono<br />

pronte a partire per Herat quattro “riunite”<br />

(poltrone odontoiatriche multiuso) e se ne<br />

cercano altre, perché l’ospedale destinatario<br />

ne ha gran bisogno. Il <strong>Rotary</strong>, dunque, cerca<br />

aiuto per poter distribuire aiuti.<br />

■<br />

Giovedì 2 <strong>dic</strong>embre si sono svolte le elezioni per il<br />

Presidente 2012-2013 e per il Consiglio Direttivo,<br />

che collaborerà con Michele ROSSETTI nel<br />

prossimo anno rotariano 2011-2012.<br />

Mauro MANUNZA è stato eletto Presidente per il 2012-2013 mentre per il Consiglio Direttivo<br />

per l’anno di presidenza di Michele Rossetti sono stati eletti Paolo Ciani, Giuseppe<br />

Cocco, Paola Dessì, Salvatore Ferro, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Maria Luigia Muroni,<br />

Roberto Nati, a cui bisogna aggiungere il PP Antonio Cabras che ne fa parte per diritto.<br />

Ai cari amici Michele e Mauro e a tutti i componenti del nuovo Consiglio Direttivo gli<br />

auguri più affettuosi di buon lavoro da parte di tutto il <strong>Club</strong> per l’impegnativo compito che<br />

li attende. Auguri di buon <strong>Rotary</strong> a tutti.


50<br />

<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

Contributo alla conoscenza del costume cagliaritano<br />

Alziator e altri poeti:<br />

la poesia campidanese<br />

Sul finire degli anni ’60 Francesco Alziator<br />

tenne al <strong>Rotary</strong>, di cui era autorevole<br />

socio, una conversazione sui poeti dialettali<br />

campidanesi, nel tentativo di suscitare<br />

interesse verso questa forma di poesia che –<br />

senza assurgere alla dignità della grande poesia<br />

– testimoniava in poemetti o sonetti dignitosissimi<br />

il fluire della vita sociale dei cagliaritani<br />

di fine Ottocento e dei primi decenni del<br />

Novecento. Ebbe favorevoli riscontri, tanto da<br />

suggerirgli l’idea di pubblicare la documentazione,<br />

faticosamente raccolta, in un libro<br />

che volle de<strong>dic</strong>are al <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> di <strong>Cagliari</strong><br />

nella ricorrenza del ventesimo anniversario<br />

della sua fondazione. Il saggio, pubblicato nel<br />

1969 dalla Editrice fratelli Fossataro con il<br />

titolo invero poco invitante Testi campidanesi<br />

di poesia popolareggiante è oggi introvabile.<br />

Rispetto alla Storia della Letteratura<br />

della Sardegna, pubblicata nel 1954 il<br />

saggio oggi in esame è un testo minore, ma<br />

merita, secondo me, la più attenta considerazione<br />

per le osservazioni e le scoperte che<br />

illuminano il testo. I poeti popolareggianti<br />

presi in esame sono cinque: Efisio Pintor<br />

Sirigu, Ottone Bacaredda, Cesare Saragat,<br />

Ignazio Cogotti e Gaetano Canelles, un<br />

campionario ridotto ma significativo della<br />

poesia vernacolare che ha costantemente<br />

accompagnato la vita comunitaria dei<br />

cagliaritani di fine ’800 e primi del ’900,<br />

senza distinzione di censo e di cultura. Con<br />

molta umiltà Alziator chiarisce subito gli<br />

scopi e i limiti della sua ricerca. Rifacendosi<br />

all’ideale rotariano del servire «mi venne in<br />

mente – scrive – di riunire una serie di testi<br />

che potessero essere utili al filologo, al glottologo,<br />

al critico, ai Sardi e no e a tutti coloro<br />

che in questa umile ma faticosa opera di<br />

Giovanni Sanjust<br />

raccolta potessero trovare campo e motivo<br />

di ricerca o anche un semplice invito alla<br />

lettura». E aggiunge: «questi testi, seppure<br />

non hanno i numeri per trasformarsi in caso<br />

letterario, hanno però la loro importanza,<br />

non fosse altro che come contributo ad<br />

una migliore conoscenza di taluni momenti<br />

e aspetti del costume e della tradizione<br />

isolana». Alziator fa un’altra considerazione.<br />

Si tratta di testi non più in circolazione,<br />

in più di un caso inediti. «Questa<br />

scarsa diffusione – osserva – si deve forse<br />

anche al fatto che, in realtà, la poesia popolare<br />

in dialetto campidanese, anche se<br />

questo è il più diffuso nell’isola, non ha mai<br />

avuto un grande successo tra i sardi. Sulle<br />

scritture degli autori in dialetto campidanese<br />

ha infatti sempre gravato un doppio<br />

anatema: l’antico, universale disprezzo per<br />

la poesia dialettale e il preconcetto che il<br />

logudorese sia l’idioma letterario per eccellenza,<br />

convinzioni che, a guardar bene,<br />

sono le facce di uno stesso modo di vedere,<br />

per di più tanto superato ma che appare<br />

così duro a morire. I poeti presi in esame<br />

hanno avuto tutti un ruolo importante nella<br />

Società cagliaritana. La loro poesia quindi è<br />

tanto più valida perché preceduta e<br />

sostenuta da un’esperienza culturale che<br />

permette loro di cogliere l’insieme e i particolari,<br />

pur conservando intatta la freschezza<br />

dell’ispirazione popolare. Ed infatti si<br />

rifà sempre alle tradizioni dei paesi campidanesi,<br />

o agli aspetti minori della vita cittadina,<br />

ai personaggi cari al popolino, all’ironia<br />

tipicamente cagliaritana sulle persone<br />

provenienti dalla campagna, che trova<br />

la sua massima espressione nel sonetto “Su<br />

majolu” di Tatano Canelles».


SU MAJOLU<br />

Sa lliaga prus manna de Casteddu<br />

po chini no ddu scit est su majolu<br />

chi de bidda ’n ddi benit, solu-solu<br />

po fai fortuna, ancora piccioccheddu!<br />

Bogau su callu e postu su cappeddu<br />

istudiendi a moda de bestiolu,<br />

in sa vida senz’atturu consolu,<br />

de mixinas o leîs pigat s’aneddu!<br />

Sa schina pinnichendi innoi o innia<br />

allompit a zittari, o prus a susu:<br />

tottu in Casteddu porit capitai!<br />

Poniddi guantus, gruxis, oreria!<br />

Faiddu deputau, mancai de prusu;<br />

ma de majolu non ddi bessit mai!<br />

La piaga maggiore di <strong>Cagliari</strong> – se qualcuno non lo<br />

sa – è il burino che se ne viene dal paese, solo soletto,<br />

quando ancora è un ragazzino, per far fortuna!<br />

Mutata la berretta paesana nel cappello e sgobbando<br />

come un mulo, trascorrendo l’esistenza senza mai<br />

concedersi uno svago, si laurea in me<strong>dic</strong>ina o in leggi!<br />

Strisciando dinanzi a questo ed a quello, si fa una<br />

posizione nell’amministrazione civica o in posti più<br />

importanti: a <strong>Cagliari</strong> può capitare di tutto! Tuttavia,<br />

anche se inguantato, con onorificenze, ingioiellato,<br />

eletto deputato o arrivato anche più in alto, il<br />

burino resterà sempre burino.<br />

Si è già accennato alla difficoltà incontrata<br />

dall’autore nel reperire i testi della<br />

produzione poetica dei cinque, in gran<br />

parte inedita. Questa difficoltà è particolarmente<br />

evidente nel caso di Efisio Pintor<br />

Sirigu per il quale, in assenza di testi autografati,<br />

ci si è dovuti affidare al riconoscimento<br />

dello stile della scrittura e alla continuità<br />

della attribuzione. Pintor Sirigu,<br />

nato a <strong>Cagliari</strong> nel 1765 e morto nel 1814,<br />

laureato in giurisprudenza, è ricordato dal<br />

Manno come uno dei giuristi più illustri del<br />

foro cagliaritano e da Pietro Martini e<br />

Pasquale Tola come uno dei maggiori poeti<br />

dialettali.<br />

Una parte importante della sua produzione<br />

vernacolare è de<strong>dic</strong>ata alle allegorie<br />

del mondo animale, nelle quali è<br />

facilmente rintracciabile un ritratto della<br />

Società a lui contemporanea, una Società –<br />

afferma Alziator – sessualmente frustrata,<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 51<br />

nella quale la donna è la costante ossessione.<br />

Spesso – spiega – alla base del personaggio<br />

animale, equivalente dell’autore,<br />

sono la brutale gelosia, la pretesa maschile<br />

dell’esclusiva, l’espressione di una società<br />

basata sulla tradizionale e indiscutibile superiorità<br />

dell’uomo e schiavitù della donna.<br />

I poemetti di Efisio Pintor Sirigu hanno<br />

grande vivacità ed eleganza, anche quando<br />

trattano (e accade abbastanza spesso) argomenti<br />

per l’epoca decisamente scabrosi.<br />

Per Ottone Bacaredda la poesia dialettale<br />

fu un momento di piacevole distrazione<br />

dalle sue importanti attività. Personaggio<br />

di grande spessore, sindaco<br />

leggendario della sua <strong>Cagliari</strong>, protagonista<br />

assoluto della modernizzazione della<br />

capitale dell’Isola, Bacaredda (nato a <strong>Cagliari</strong><br />

nel 1849 e morto nel 1921) fu anche<br />

professore ordinario di diritto commerciale<br />

nell’Ateneo cagliaritano, deputato al Parlamento<br />

e scrittore fecondo di romanzi, novelle<br />

e testi teatrali. Di lui si conoscono due<br />

sole poesie in dialetto campidanese; la più<br />

nota, “Sa Rivoluzzioni”, rivela l’insensibilità<br />

di questo grande uomo ad afferrare la<br />

gravità della crisi economica e sociale che<br />

colpiva non soltanto <strong>Cagliari</strong> ma l’Italia e<br />

l’intera Europa.<br />

SA RIVOLUZZIONI<br />

De Terraprenu a sa Prazza ’e su trigu<br />

Est totu sa zittadi avvolotara;<br />

S’intendit un’ammuinu, unu murigu,<br />

Unu buddiri de genti sfainara.<br />

Si bint’is facis grogas che sa gêra<br />

Ghettant is ogus ciccidas de fogu,<br />

Bessit a pillu un’arrogu ’e bandera:<br />

De boxis malas si prenit su logu.<br />

Zerriant chi no’ est manera e si spiliri,<br />

Chi no c’est caridari e religioni,<br />

Chi troppu seus arroxius de suffriri<br />

E ch’in ci bolit sa rivoluzzioni!<br />

E giai d’ognunu tocca de gorteddu<br />

Già si pigat de sanguni s’arrancu...<br />

Heus a biri s’arruina de Casteddu<br />

Puit’hanti cresciu sa sparedda a francu.


52<br />

<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

Dal Terrapieno alla Piazza del grano tutta la città è<br />

in tumulto; si sente un vociare, un agitarsi, un ribollire<br />

di sfaccendati.<br />

I visi sono pallidi come fossero di cera, gli sguardi sono<br />

fiammeggianti, appare un brindello di bandiera:<br />

dovunque si bercia malamente.<br />

Si grida che quello non è il modo di scorticare il prossimo,<br />

ché non c’è carità né religione, che la gente è<br />

arcistufa di soffrire e ci vuole la rivoluzione.<br />

Tutti già mettono mano ai coltelli e si fiuta il sangue<br />

nell’aria... Vedremo la rovina di <strong>Cagliari</strong> perché hanno<br />

aumentato gli sparloti ad una lira.<br />

Il fatto che Bacaredda fosse un<br />

reazionario – afferma Alziator – seppure<br />

un reazionario alla cagliaritana, e cioè senza<br />

fiele e senza cattiveria è certo. La lettura<br />

del suo libro L’89 cagliaritano può togliere<br />

ogni dubbio a chi ancora ne avesse.<br />

Rispetto a Pintor Sirigu e a Bacaredda,<br />

inseriti pienamente nella vita politica e sociale<br />

del capoluogo, Cesare Saragat, che<br />

pure da studente aveva vissuto a lungo in<br />

Veneto e a Torino, è agli antipodi. Ha infatti<br />

trascorso la sua vita da isolato, badando<br />

alla famiglia e alle sue proprietà, facendo<br />

la spola tra Sanluri, suo paese natale, e<br />

<strong>Cagliari</strong>. Nato nel 1867, si sposò due volte<br />

ed ebbe complessivamente sei figli. Morì a<br />

<strong>Cagliari</strong> nel 1929. La sua poesia risente di<br />

questa scelta di vita. Il contadino di Cesare<br />

Saragat – nota Francesco Alziator – è il<br />

sanlurese, un coltivatore diretto nutrito di<br />

saggezza borghese che soffre la nostalgia<br />

del paese natio anche se ne sta lontano<br />

soltanto per qualche mese. In Cesare Saragat<br />

– prosegue – c’è davvero qualcosa di effettivamente<br />

vivo, della solarità della piana<br />

sanlurese. In lui non ci sono ombre o complessi,<br />

ma la distensione senza tormenti, la<br />

nostalgia che non è mai tristezza, il gusto<br />

dello scolaretto per la marachella. Egli è al<br />

tempo stesso il più genuino e il più infranciosato<br />

di letteratura dei nostri popolareggianti:<br />

però il suo dialetto sanlurese è quello<br />

autentico del contadino e del bracciante.<br />

Ma nella produzione di Saragat – conclude<br />

Alziator – c’è qualcosa di nuovo: l’esperienza<br />

del poeta popolareggiante che fa il<br />

grande salto e passa il mare. Ma ciò rimane<br />

in sordina poiché la saggezza sanlurese supera<br />

tutto e il fondo isolano prevale.<br />

Una minuziosa descrizione della vita e<br />

delle abitudini del popolino cagliaritano è<br />

il fulcro della poesia di un poeta di Villacidro,<br />

Ignazio Cogotti, nato nel 1868 e<br />

morto nel 1946 a 78 anni. Laureato in<br />

giurisprudenza, padre di sei figli, esercitò<br />

con successo l’avvocatura e fu sindaco del<br />

paese natale. Nella sua poesia, in perfetto<br />

dialetto cagliaritano, Cogotti esprime una<br />

società di povera gente senza drammi, senza<br />

aspirazioni ma anche senza frustrazioni.<br />

Le vecchie tradizioni – osserva Alziator –<br />

affiorano gustosamente dai suoi versi: la<br />

famiglia riunita a Natale nella cucina fumosa,<br />

i “piccioccus de crobi” che divorano<br />

agnolotti, e su fastiggiu, l’amore dalla<br />

finestra fatto tutto di sguardi, di piccoli<br />

cenni e di interminabili attese, con la bella<br />

ritrosa al balcone e lo spasimante che monta<br />

la guardia sul marciapiede davanti alla<br />

casa. Nei versi di Ignazio Cogotti vi è la testimonianza<br />

reale della società cagliaritana<br />

di quei tempi. Alziator cita in particolare<br />

“Deu e Chica” stupenda rappresentazione<br />

di una coppia popolana, calzolaio lui, donna<br />

a mezzo servizio lei, che vivono in una<br />

casetta che è un guscio, ma che – scrive – è<br />

anche, a saperla guardare, un universo.<br />

DEU E CHICA<br />

Sa domu mia è una scatul’e luminus,<br />

strinta strinta, non c’è de si girai:<br />

duas cadiras, su lettu po corcai,<br />

su banghittu e duas formas po bottinus!<br />

Seus coiaus de cinc’annus e, mischinus,<br />

a forza de cosiri e arresolai,<br />

una michetta non si manca mai,<br />

e feus invidia finzas a is bixinus.<br />

Chica, a dda biri, girat che unu fusu:<br />

cosit e scaquat e prenciat in biancu<br />

e fai cumandus in Castedd’e susu;<br />

e sempri allirga, cun s’aggiudu miu,<br />

ponit a parti calincunu francu<br />

e giai dogn’annu fait unu pipiu!


La mia casa è come una scatola di fiammiferi, stretta<br />

stretta, non c’è spazio per rivoltarsi: due sedie, il letto<br />

per coricarsi, il deschetto e due forme da scarpe!<br />

Siamo sposati da cinque anni, e, poverelli, a furia di<br />

cucire e risuolare, un pane non ci manca mai e facciamo<br />

invidia perfino ai vicini.<br />

Chica, se tu la osservi, gira come un fuso: cuce, lava,<br />

stira e lavora a mezzo servizio in Castello; sempre allegra,<br />

anche con il mio guadagno, mette da parte<br />

qualche lira e ormai ogni anno ha un bimbo!<br />

Gaetano Canelles, l’ultimo dei poeti presentati<br />

nel libro, godette di larga popolarità<br />

fra i cagliaritani della sua generazione,<br />

nonostante la sua produzione poetica non<br />

sia stata mai pubblicata in volume a stampa.<br />

Nato a <strong>Cagliari</strong> nel 1876, discendente da<br />

una delle più antiche famiglie del patriziato<br />

sardo-catalano, percorse una brillante carriera<br />

nella magistratura. Morì nel 1942. La<br />

poesia vernacolare è stata la passione della<br />

sua vita: purtroppo gran parte delle sue<br />

composizioni – circolata soltanto manoscritta<br />

– è andata perduta. Restano 25 poesie,<br />

molte delle quali di carattere osceno.<br />

Alziator non è tenero con il Canelles. «La<br />

sua voce – scrive – è certamente quella di<br />

un reazionario che crede nella superiorità<br />

dell’aristocrazia come classe privilegiata<br />

che non tollera contaminazioni o concor-<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 53<br />

renti. Una classe che il sangue blu, venutole<br />

per grazia di Dio, rende superiore al volgo<br />

profano. La satira contro i burini è costante<br />

e prorompe ad ogni occasione: in un tram<br />

molto affollato che pone a contatto di gomito<br />

lo schizzinoso patrizio con “genti brutta,<br />

carrigh’e priogu, mali imparara e chi fragat<br />

a bentu” o per il paesano con sa berritta, il<br />

callu sardu “cosa ischiviosa, chi pasat su<br />

priogu de babbu in fillu”». Ma non sono solo<br />

i “biddunculi” ad essere presi di mira:<br />

Nel poemetto su Sant’Efisio il Santo diventa<br />

l’occasione per una presa di posizione in<br />

difesa della tradizione e dell’aristocrazia e<br />

per una pesante presa per il bavero di un<br />

paio di personaggi “maiuscoli” della<br />

<strong>Cagliari</strong> degli anni Venti.<br />

Con questa sua fatica Alziator ha recuperato<br />

un patrimoio inestimabile di<br />

tradizioni, consuetudini, tessuto di vita di<br />

un lungo periodo della storia cagliaritana.<br />

Ma questo tesoro è rimasto pressoché<br />

sconosciuto. L’auspicio è che grazie all’attenzione<br />

che in questi ultimi anni è stata<br />

de<strong>dic</strong>ata al grande cagliaritano, Testi<br />

campidanesi di poesia popolareggiante<br />

possa essere ristampato e diffuso tra le giovani<br />

generazioni cagliaritane.<br />

■<br />

Al nostro <strong>Club</strong> è stato affidato il compito di organizzare nel prossimo primo<br />

semestre del 2011 un IDIR per tutti i <strong>Club</strong> della Sardegna. La sigla, che significa<br />

Istituto di formazione rotariana, in<strong>dic</strong>a un appuntamento indirizzato<br />

soprattutto ai nuovi soci, ma rivolto anche ai più anziani e costituisce un importante<br />

momento di formazione, indirizzo, conoscenza e scambio di informazioni<br />

sulle attività perseguite dal <strong>Rotary</strong> International, dal Distretto e dai singoli <strong>Club</strong>.<br />

La scelta del nostro <strong>Club</strong>, per l’importanza dell’evento, costituisce riconoscimento<br />

dei suoi meriti.<br />

A tutti i soci va quindi rivolto un caldo invito per una loro collaborazione e<br />

una folta partecipazione.


54<br />

<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

La gioia degli ottant’anni<br />

<strong>Club</strong><br />

e abaco<br />

Marcello Marchi<br />

Abaco è la prima parola di un Vocabolario italiano<br />

(nessuno dei 25 “manzoniani” lettori si spaventi!,<br />

non si arriverà sino all’ultima: zuzzurellone)<br />

e definisce, oltre che la tavola, parte superiore<br />

del capitello, l’arte di calcolare i numeri ed anche il<br />

mezzo pratico che agevola a contare. Appunto una tavola,<br />

che è da considerare la prima macchina calcolatrice.<br />

In realtà l’abaco non era una vera e propria<br />

“macchina”, non essendo meccanica, ma consisteva in<br />

una tavoletta sparsa di cera, o di altra materia che si<br />

prestava ad essere incisa, sulla quale erano tracciate<br />

delle righe verticali parallele su cui si facevano scorrere<br />

delle pietruzze (calculi in latino) che potevano essere<br />

spostate lungo la linea adiacente. L’invenzione<br />

avrebbe avuto origine in Cina nel IX secolo a.C. e si sarebbe<br />

diffusa nel mondo greco e romano, trasformandosi<br />

poi in pallottolieri di aspetti diversi (in Inghilterra<br />

a forma di scacchiera, da cui il nome di Cancelliere<br />

dello Scacchiere dato al Ministro del Tesoro), evolvendosi<br />

successivamente in macchine da calcolo sino agli<br />

straordinari strumenti dei giorni nostri.<br />

Il riferimento al passato, a dire il vero, è un espediente<br />

per esporre numeri rotariani che riguardano 5 soci che<br />

nel 2010 compiono 80 anni, vecchi soci che vantano 400<br />

anni anagrafici e 160 anni di appartenenza al <strong>Club</strong>; chi<br />

scrive è compreso nell’anno rotariano 2009-2010 ed è<br />

stato molto affettuosamente festeggiato, essendo Presidente<br />

Marinella Ferrai Cocco-Ortu, il 14 gennaio, proprio<br />

il giorno del compleanno; gli altri 4 sono Lucio Artizzu<br />

(nato il 16/8), Giovanni Sanjust di Teulada (nato il<br />

26/10), Giuseppe Casciu (nato il 30/11) ed Angelo Aru<br />

(nato il 26/12), tutti quindi compresi nell’anno rotariano<br />

2010/2011 presieduto da Ninni Cabras che con il Direttivo<br />

ha deciso di festeggiare il 9 <strong>dic</strong>embre Lucio, Giovannino<br />

e Beppe, e di rimandare il saluto festoso ad Angelo<br />

– tenuto conto dell’intervallo di tempo che precede<br />

il giorno della nascita – al primo semestre del 2011 nel<br />

quale compiono 80 anni anche Giuseppe Fois e Piero<br />

Nuti (che ci auguriamo di poter riavere con noi).<br />

La nota è perciò limitata ai<br />

tre soci, perché chi scrive viene<br />

fortunatamente liberato dal<br />

parlare di sé avendo già ricevuto<br />

gli auguri in una speciale riunione<br />

dell’anno rotariano trascorso.<br />

Vecchi soci, si è detto, ma<br />

non soci vecchi.<br />

È noto che un personaggio<br />

di una commedia di Terenzio<br />

afferma: «Senectus ipsa est<br />

morbus». Visione pessimistica<br />

dell’età avanzata non condivisa<br />

da Cicerone che nel De senectute<br />

esalta i vantaggi della terza<br />

età e cita, a sostegno delle sue<br />

tesi, il caso del novantenne<br />

Sofocle che, in tribunale, ove lo<br />

avevano tradotto i figli per interdirlo,<br />

lesse l’Edipo a Colono<br />

che aveva appena terminato di<br />

comporre.<br />

Ora nessuno vorrà imporre a<br />

Lucio, Giovannino e Beppe, di<br />

leggerci un dramma appena<br />

scritto!<br />

A prescindere dalla rivoluzione<br />

che, soprattutto negli anni<br />

che essi hanno trascorso, si è<br />

compiuta con un impensabile<br />

allungamento della durata dell’età<br />

dell’uomo per le scoperte<br />

di farmaci e rimedi per debellare<br />

o, comunque, curare le malattie,<br />

– per tutti e tre gli amici<br />

dobbiamo dire che tagliano il<br />

traguardo con spirito vivissimo.<br />

Certo, sarebbe sciocco ritenere<br />

che anch’essi, come tutti quelli,<br />

me compreso, che contano tanti<br />

anni (per ritornare all’abaco: 8<br />

decenni, 16 lustri, 80 anni, 960<br />

mesi, 29.220 giorni, 700.800<br />

ore…) non abbiano avuto attacchi<br />

alla loro salute, non abbiano<br />

perso parte delle loro forze<br />

fisiche, non abbiano più l’ardore<br />

dei tempi in cui erano meno<br />

anziani. Ma, se questi sono i


dati negativi del momento che vivono, ve<br />

ne sono altri mirabilmente positivi che si<br />

sono acquisiti e che possono accrescersi.<br />

Vi è anzitutto l’esperienza maturata; vi<br />

è una maggiore saggezza nell’esaminare la<br />

realtà; vi è maggiore comprensione per gli<br />

altri ai quali si possono perdonare gli errori<br />

ricordando che in quelli stessi si è forse<br />

involontariamente caduti; vi è maggiore facilità<br />

a risolvere situazioni intravvedendo<br />

per quanto appreso nel proprio vissuto le<br />

soluzioni migliori.<br />

Se tutto questo può dirsi in via generale,<br />

queste virtù di una compiuta maturità,<br />

questi pregi sono propri e mirabilmente vivi<br />

ed operanti nei nostri tre amici pur nella<br />

diversità delle loro esperienze di vita.<br />

Lucio, giornalista professionista di gran<br />

livello, per lungo tempo Capo Ufficio<br />

Stampa della Regione, è laureato in Lingue<br />

e Letterature straniere ed è autore di saggi<br />

e, in particolare, ha curato la traduzione<br />

delle opere di cinque scrittori-viaggiatori<br />

inglesi che hanno visitato la Sardegna in un<br />

periodo che va dalla prima metà dell’800<br />

(J.W. Tyndale 1849) al corrispondente periodo<br />

del ’900 (D. Goldring 1930), e del libro<br />

Origine e Uomini del <strong>Rotary</strong>, pagine<br />

scelte di Paul Harris.<br />

Ha con ammirabile scrupolo impiegato<br />

le sue pregevoli doti di scienza per mantenere<br />

viva la parlata cagliaritana, per trarla<br />

dall’oblio in cui stava cadendo, rifacendosi<br />

alle opere letterarie di quegli autori che<br />

avevano richiamato i vocaboli in uso nel<br />

passato, cantando le tradizioni, gli usi e i<br />

vari aspetti della vita quotidiana.<br />

Il frutto di questa lunga, impegnativa e<br />

complessa indagine è stato il Dizionario di<br />

<strong>Cagliari</strong> edito dal nostro amico Salvatore<br />

Fozzi.<br />

Con altrettanta intensità Lucio si è occupato<br />

delle vicende storiche sarde, pubblicando<br />

il libro Lord Nelson e la Sardegna,<br />

e di <strong>Cagliari</strong>, in particolare del culto<br />

di S. Efisio e della intima relazione con la<br />

vita cittadina, con il libro Storia di Efisio<br />

Martire in <strong>Cagliari</strong>.<br />

Presidente del <strong>Club</strong> nel 1998/1999 è stato<br />

Governatore del Distretto nel 2004/2005.<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 55<br />

Questa intensa dedizione al lavoro, svolto,<br />

come appare chiaro da quanto esposto,<br />

anche e soprattutto nell’ambito del <strong>Rotary</strong>,<br />

permane anche oggi. Lucio, Presidente della<br />

Commissione Rivista e Notiziario, dirige<br />

questa pubblicazione coordinando i vari<br />

apporti, seguendo criteri che le sue ammirevoli<br />

doti di giornalista e scrittore gli suggeriscono,<br />

contribuendo con vari saggi ad arricchirne<br />

il contenuto. Fa inoltre parte della<br />

Commissione Informazione e Formazione<br />

Rotariana ma, quel che più conta, al di là di<br />

questi incarichi, è il ruolo che costantemente<br />

tiene, anche perché gli è costantemente<br />

attribuito: quello di essere fonte lucida e<br />

saggia per le attività che il <strong>Club</strong> svolge o per<br />

problemi che dovessero porsi.<br />

Il secondo dei festeggiati è Giovanni, o<br />

meglio Giovannino come è stato sempre<br />

chiamato, Sanjust di Teulada, anch’egli<br />

giornalista, redattore sin da giovane del<br />

Quotidiano Sardo, che ha poi seguito la<br />

professione nella sede regionale della Rai<br />

come capo redattore diventandone poi Direttore<br />

per molti anni.<br />

Cavaliere del Sovrano Militare Ordine<br />

di Malta, è anche Delegato per la Sardegna.<br />

Titolo ed incarico di alto prestigio conferitigli<br />

oltre che per la ultrasecolare nobiltà<br />

familiare per l’esemplare personalità morale<br />

e sociale.<br />

Sempre impegnato in attività benefiche<br />

e di soccorso, per un lungo periodo è stato<br />

Presidente degli Istituti riuniti di ricovero<br />

minorili con complessi compiti di amministrazione.<br />

È nel <strong>Rotary</strong> da lunghissimo tempo –<br />

ben 36 anni – e ha sempre partecipato a<br />

tutte le attività rotariane. Per molte volte è<br />

stato Consigliere del Direttivo e, nel<br />

1998/1999, Presidente del <strong>Club</strong> dando impulso<br />

al progetto per il giardino di San Lucifero,<br />

che verrà inaugurato l’anno successivo<br />

e alla iniziativa per l’ospedalizzazione<br />

domiciliare. È sempre stato in prima linea<br />

nel collaborare ai programmi relativi ai<br />

giovani o più propriamente culturali, dando<br />

tante volte il suo efficace contributo per<br />

lo svolgimento ed il buon esito degli archeotour.


56<br />

<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

Anche oggi Giovannino è presente nel<br />

<strong>Club</strong>, non solo perché frequenta con assiduità<br />

le riunioni ma perché ha sempre vivo<br />

interesse per le azioni che esso promuove,<br />

al di là degli incarichi specifici affidatigli<br />

(fa parte della Commissione per la Rivista<br />

e vi collabora da sempre sia nella impostazione<br />

del numero sia pubblicandovi saggi<br />

di varia natura sempre molto degni di apprezzamento;<br />

partecipa anche alla Commissione<br />

Azione Internazionale – Comitato<br />

Interpaese).<br />

Scrivendo, nel libro edito per 50 anni<br />

del <strong>Club</strong>, sui Governatori da esso espressi,<br />

ha affermato che «sono la testimonianza<br />

più bella dell’essenza del <strong>Rotary</strong>, la sua<br />

aderenza al tessuto sociale ed umano della<br />

nostra terra».<br />

Giovannino è oggi più che mai convinto<br />

di ciò ed ha trasmesso ai figli questo coinvolgente<br />

impegno nel <strong>Rotary</strong>. Efisio, avvocato,<br />

è socio di <strong>Cagliari</strong> Sud, e Luisa, interprete<br />

distrettuale che tutti noi abbiamo<br />

avuto il piacere di conoscere ed apprezzare,<br />

è socia di Roma Colosseo, <strong>Club</strong> di cui lo<br />

scorso anno è stata Presidente.<br />

Giuseppe Casciu – Beppe – è altro giovane<br />

ottantenne che ha vissuto i 27 anni di<br />

appartenenza al <strong>Club</strong> con tanta intensità<br />

da costituirne un pilastro portante. Il riferimento<br />

ad un elemento architettonico è imposto<br />

dalla sua professione di ottimo ingegnere<br />

e valente urbanista che ha lasciato<br />

segni di interventi di grande rilievo nel territorio.<br />

Per citare i più noti basterebbe ricordare<br />

la sistemazione di Marina Piccola o<br />

la ricostruzione di Tratalias. Quello stesso<br />

impegno su cui ha fondato il suo lavoro,<br />

Beppe lo ha speso nel <strong>Club</strong>. Sarebbe troppo<br />

lungo elencare quanto da lui compiuto.<br />

Anche qui non si può procedere che per<br />

cenni: lo splendido viaggio in Toscana, i<br />

vari saggi pubblicati come opere singole o<br />

inseriti in più vaste raccolte rotariane, la<br />

cura di Mostre, il contributo agli Archeotour,<br />

e, soprattutto due interventi straordinari<br />

che, pur con il contributo di altri, soltanto<br />

per suo merito hanno trovato attuazione:<br />

Giardino di San Lucifero e Progetto<br />

per il Largo Carlo Felice.<br />

Nel libro edito per i 60 anni del <strong>Club</strong>,<br />

vincendo la ritrosia di Beppe a dover riferire<br />

del suo operare, il Presidente e la Commissione<br />

per il sessantennio, lo hanno convinto<br />

a scrivere la storia di queste due iniziative<br />

di rilevante importanza per la città<br />

e di grande ricaduta di giudizi di vivo elogio<br />

per il <strong>Club</strong>. A tali scritti, ovviamente, si<br />

rimandano i lettori. Qui però preme ribadire<br />

quanto, per naturale modestia, Beppe ha<br />

celato. Entrambi gli interventi senza il suo<br />

personale e gravoso interessamento, le sue<br />

cure incessanti, i tempi rubati alla libera<br />

professione, non avrebbero avuto compimento.<br />

Anche Beppe è stato molte volte nel Direttivo<br />

del <strong>Club</strong> che ha presieduto nel<br />

1994/1995 celebrando il 45° anniversario<br />

della fondazione, pubblicando saggi, organizzando<br />

la Mostra “Orme Pisane in Sardegna”<br />

e dibattiti sulla vita della città.<br />

Il 2010 vede Beppe ancora pronto all’azione.<br />

È Presidente della Commissione <strong>Rotary</strong><br />

per la città e sviluppa un progetto, avviato<br />

nello scorso anno da Marinella Ferrai<br />

Cocco-Ortu, per un portale in bronzo per la<br />

Chiesa di San Lucifero e, iniziativa questa<br />

di più facile attuazione, per elaborare e disporre<br />

schede di commento storico artistico<br />

per la Chiesa di Santa Croce.<br />

Il riferimento a un trinomio femminile è<br />

la dovuta, naturale conclusione dello scritto:<br />

Maria, Elisa e Giulietta, mogli di Lucio,<br />

Giovannino e Beppe, inseparabili compagne<br />

di una felice, serena unione; esse con<br />

vivace intelligenza, con intenso affetto e<br />

con adesione comprensiva alle iniziative<br />

dei loro cari, li sorreggono e confortano<br />

nell’agire. A queste nostre carissime amiche<br />

che, con influsso familiare interno,<br />

possono giungere ad incidere nella vita del<br />

<strong>Club</strong>, a loro che spesso ci fanno il piacere di<br />

partecipare alle riunioni, va un sentito ringraziamento<br />

di tutti noi, e, in particolare di<br />

chi scrive, nel mesto rimpianto di colei che<br />

era tanto cara anche a Maria, Elisa e Giulietta.<br />


<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 57<br />

Facebook e i<br />

social network<br />

La recente realizzazione del film “The<br />

social network”, de<strong>dic</strong>ato agli inizi<br />

di Facebook ed al suo fondatore ventiquattrenne<br />

Mark Zuckerberg, ha contribuito<br />

a consacrare il mito di quella che è<br />

una delle iniziative di maggior successo<br />

della Rete ed a suscitare l’interesse per i social<br />

network anche da parte di coloro che<br />

non ne sono utilizzatori.<br />

Facebook, dopo soli 6 anni di esistenza,<br />

è diventato quest’anno il secondo sito web<br />

più visitato al mondo (dopo Google), con<br />

più di 500 milioni di utenti attivi e l’azienda<br />

è stata recentemente valutata 14 miliardi<br />

di dollari. Il sito è gratuito per gli utenti<br />

e si sostiene con la pubblicità.<br />

Ma che cosa sono esattamente Facebook,<br />

Twitter, MySpace e gli altri, che cosa<br />

sono i social network nella Rete e perché<br />

hanno tanto successo?<br />

Per social network o rete sociale si intende<br />

generalmente un gruppo di persone connesse<br />

tra loro da legami sociali, quali rapporti<br />

di lavoro, amicizia, vincoli di parentela,<br />

interessi comuni. In questa accezione i<br />

<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> sono anch’essi reti sociali.<br />

La diffusione di Internet, uno dei più<br />

straordinari mezzi di comunicazione inventati<br />

dall’uomo, ha dato un nuovo significato<br />

al termine “reti sociali”, anche se sarebbe<br />

più proprio parlare di “servizi di social<br />

network” o di “siti di social network”.<br />

Su Wikipedia troviamo la seguente definizione:<br />

«Un servizio di rete sociale, o servizio<br />

di social network, consiste in una<br />

struttura informatica che gestisce nel Web<br />

le reti basate su relazioni sociali. La struttura<br />

è identificata per mezzo di un sito web<br />

di riferimento del social network».<br />

Fra i siti più visitati del mondo<br />

Michele e Davide Rossetti<br />

In pratica un sito di social network permette<br />

all’utente di creare e visualizzare in<br />

rete un proprio profilo personale (con<br />

informazioni a piacere su interessi, lavoro,<br />

passioni), creare una lista di contatti, invitando<br />

i propri amici e conoscenti a far parte<br />

della propria rete, e scorrere la lista di<br />

contatti dei propri amici al fine di allargare<br />

la cerchia, un po’ secondo il principio<br />

“gli amici dei miei amici sono miei amici”.<br />

Gli utenti utilizzano poi il sito per scambiare<br />

messaggi, “chattare”, pubblicare<br />

pensieri, condividere foto, video, musica e<br />

quant’altro.<br />

È bene ricordare che Internet, per la sua<br />

intrinseca caratteristica di network, è sempre<br />

stata, fin dagli albori, un luogo di aggregazione<br />

sociale e di condivisione: in<br />

principio con la email; mailing list e liste di<br />

discussione sono state ed ancora sono un<br />

metodo semplice ed efficace per tenere in<br />

contatto tra loro gruppi di persone e comunità<br />

e diffondere informazioni al loro interno.<br />

Le chat hanno poi conosciuto una<br />

grande fortuna, permettendo di fare nuove<br />

conoscenze e nuove amicizie. I forum sono<br />

tuttora uno strumento prezioso per la diffusione<br />

della conoscenza e lo scambio di<br />

esperienze ed informazioni, come ben sa<br />

chi li utilizza nell’ambito della propria professione.<br />

Devo confessare che, non essendo un<br />

utilizzatore, se non saltuario, di Facebook,<br />

ho avuto un attimo di imbarazzo quando la<br />

redazione della nostra <strong>rivista</strong> mi ha chiesto<br />

un pezzo sull’argomento.<br />

Ho quindi pensato che fosse meglio dar<br />

voce a chi Facebook utilizza quotidianamente,<br />

come la maggior parte dei ragazzi.


58<br />

<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

Quello che segue è il pensiero di mio figlio Davide.<br />

«Facebook è interazione.<br />

Tramite questo social network le persone possono<br />

comunicare tra loro indipendentemente dal posto in<br />

cui si trovano.<br />

Facebook è uno strumento mediatico libero da censure,<br />

indipendente e che lascia ciascun utente libero di<br />

decidere come utilizzarlo.<br />

Facebook mette in contatto persone di ogni provenienza,<br />

età, sesso, religione e cultura.<br />

Ha un’interfaccia grafica semplice, addirittura banale,<br />

facilissima da usare; consente la condivisione del<br />

materiale più disparato: video, foto, musica, link e siti,<br />

che vengono ogni secondo condivisi pubblicamente.<br />

Facebook ha moltissime funzionalità. Personalmente<br />

lo trovo un ottimo modo per rimanere in contatto<br />

con le persone che incontro nel corso della mia vita,<br />

soprattutto durante i viaggi.<br />

Con loro, grazie a Facebook, posso scambiare idee<br />

ed informazioni di ogni genere.<br />

Facebook inoltre mi consente, attraverso la mia bacheca,<br />

di tenere una sorta di pubblica biografia, che<br />

riassume i miei pensieri e le mie giornate, attraverso<br />

foto, video, link e cambiamenti di stato.<br />

È veramente comodo anche per organizzarmi con le<br />

persone che vedo tutti i giorni, un degno sostituto del<br />

cellulare, attraverso i messaggi ed attraverso la chat<br />

che mi consente di tenere una conversazione in tempo<br />

reale.<br />

All’inizio ero molto scettico su Facebook, ma un<br />

mio amico indiano mi ha creato un contatto perché voleva<br />

sentirmi anche al mio ritorno in Italia.<br />

Ora ho più di 800 “amici” di<br />

ogni parte del mondo, diversi<br />

dei quali non ho mai, ovviamente,<br />

visto.<br />

È un ottimo modo di socializzare,<br />

ma un consiglio: non<br />

usatelo per flirtare, molte ragazze<br />

continuano a reputare<br />

“nerd” gli assidui frequentatori<br />

dei social network.<br />

Come per ogni cosa, non bisogna<br />

esagerare neanche con<br />

Facebook, perché tende a creare<br />

un’elevata dipendenza; molte<br />

persone passano tutte le loro<br />

giornate dietro al computer.<br />

A mio parere questo avviene<br />

perché Facebook ti dà una sorta<br />

di senso di controllo sul tuo<br />

mondo, su tutte le persone che<br />

conosci, su tutti i tuoi “amici”:<br />

la tua home page diventa così<br />

una piccola torretta di controllo.<br />

La privacy su Facebook, al<br />

contrario di ciò che spesso si<br />

pensa, è facilissima da gestire;<br />

alzare le barriere attorno alle<br />

proprie informazioni ed alla<br />

propria bacheca è veramente<br />

semplice e sicuro, si può addirittura<br />

impedire ad un singolo<br />

utente di visualizzare un singolo<br />

elemento della propria scheda,<br />

come ad esempio i link pubblicati<br />

o le proprie foto.<br />

Facebook ha quindi lati positivi<br />

e lati negativi, dipende solo<br />

ed esclusivamente dall’uso<br />

che se ne fa».<br />

Non credo sia necessario aggiungere<br />

altro alle sue parole, se<br />

non la definizione del termine<br />

“nerd” utilizzato tra i giovani<br />

per in<strong>dic</strong>are una persona intellettualmente<br />

dotata ma dalla<br />

scarsa attitudine alla socializzazione.<br />


Accingendomi a scrivere per la nostra<br />

<strong>rivista</strong> un articolo sul Natale, ho subito<br />

recepito la difficoltà del compito<br />

affidatomi per il fatto che sull’argomento<br />

si è scritto diffusamente e si corre perciò<br />

il rischio di ripetersi.<br />

Ogni anno, infatti, viene riproposto, con<br />

le più svariate argomentazioni, il fatto che il<br />

Natale abbia perso, per la maggioranza delle<br />

persone, le sue più autentiche caratteristiche<br />

di festività cristiana per diventare una<br />

ricorrenza nella quale trionfa il consumismo<br />

più sfrenato al quale è difficile sottrarsi. Si<br />

pensava che la fase di crisi economica che<br />

stiamo attraversando potesse costituire un<br />

freno alla frenesia delle spese ed invece, a<br />

consuntivo, si scopre regolarmente che si è<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />

Nostalgia del presepio<br />

Riflessioni<br />

sul Natale<br />

Paolo Ritossa<br />

59<br />

speso più dell’anno precedente. Si viene così<br />

coinvolti in una corsa al regalo da fare o<br />

da ricambiare, agli addobbi della casa, all’albero,<br />

ai preparativi del cenone e del<br />

pranzo con parenti e amici, e resta poco<br />

tempo da de<strong>dic</strong>are a comportamenti o riflessioni<br />

più importanti e consoni all’evento.<br />

Tutto ciò è particolarmente difficile da<br />

accettare da persone che, come me, hanno<br />

conosciuto periodi meno prosperi e più austeri<br />

e che, tuttavia, hanno una profonda<br />

nostalgia del periodo in cui la celebrazione<br />

era più sobria e più mistica, più carica del<br />

vero spirito della festività religiosa.<br />

Quanta cura e quanto coinvolgimento<br />

venivano posti nella preparazione del Presepe<br />

al quale partecipavano grandi e piccini!


60 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

L’idea del Natale era fortemente identificata<br />

in quella di una capanna con Gesù appena<br />

nato, la Madonna e San Giuseppe, il bue e<br />

l’asinello ed, all’esterno, pochi pastorelli con<br />

le loro pecorelle, un fiume fatto di carta argentata,<br />

un piccolo specchio per un laghetto.<br />

Monte Urpinu veniva spogliato del suo<br />

muschio per rivestire prati e colline.<br />

Dopo la cena della vigilia o dopo la Messa<br />

di mezzanotte, si andava a letto e i regali<br />

si scoprivano al mattino, sotto l’albero o<br />

ai piedi del letto quando, ognuno nell’intimità<br />

del proprio risveglio, scopriva con<br />

emozione se i suoi desideri erano stati esauditi.<br />

Ora è più frequente che i regali si scoprano<br />

la notte della vigilia, subito dopo il<br />

cenone, in una confusione generale nella<br />

quale la gioia per quanto riceviamo si associa<br />

all’attenzione verso i regali degli altri.<br />

La presenza dei bambini può e deve<br />

aiutarci a ricreare le atmosfere magiche ed<br />

intime del Natale. Ricordo con commozione<br />

gli occhioni spalancati di uno dei miei<br />

figli che, sporgendosi dalla sponda del lettino,<br />

guardava ammutolito e sbalordito un<br />

piccolo cane di pezza che scodinzolava sul<br />

tappeto. Ora tutto si esaurisce in una notte<br />

nella quale, in un ambiente rutilante di luci<br />

e tra gli avanzi del cenone, piccoli e<br />

grandi, frastornati e confusi, bruciano in<br />

poche ore il loro senso del Natale.<br />

D’altra parte troviamo episodi che impongono<br />

serie riflessioni sui desideri delle<br />

persone. Uno zingarello, al quale veniva<br />

chiesto quale regalo desiderasse per Natale,<br />

rispose: «Un semaforo per pochi giorni solamente<br />

per me».<br />

Io del mio Natale da bambino ho un solo<br />

ricordo. Il giorno della vigilia, nel pieno<br />

rigore dell’inverno, mio padre fece arrivare<br />

a casa una grande cima di pino. A portarlo<br />

era un ragazzino scalzo, miseramente vestito,<br />

ancora sporco di fango. Ricordo che mia<br />

madre gli fece fare un bagno caldo, lo rivestì<br />

adeguatamente con miei indumenti e gli<br />

diede una piccola somma di denaro per rendere<br />

la sua festa un poco più lieta. Ho sempre<br />

pensato che avremmo dovuto fare di più<br />

e, ancora oggi, penso a quell’episodio portandomi<br />

dietro un senso di colpa.<br />

Io, certamente, da bambino devo avere<br />

trascorso qualche Natale memorabile per<br />

l’eccezionalità della festa o l’importanza<br />

dei regali ma non ne ricordo uno.<br />

L’unico è quello che ho prima citato,<br />

forse perché quell’episodio lo rese diverso<br />

ma, credo, ancora di più perché ci consentì<br />

di essere buoni.<br />

Occorre riappropriarsi del profondo significato<br />

della festa cristiana, delle più autentiche<br />

e belle tradizioni. Credo, ad esempio,<br />

che frequentare la novena possa aiutarci,<br />

giorno per giorno, a respirare l’aria<br />

più vera del Natale. La mistica atmosfera<br />

della cerimonia, l’intenso profumo d’incenso<br />

che si spande nell’aria, i dolci versi cantilenanti<br />

in clara vox redarguit obscura<br />

quaeque personans… ci portano lontano in<br />

un tempo più sereno nel quale i sentimenti<br />

prevalevano sulla materialità.<br />

Ma questo non può essere sufficiente a<br />

dare alla festività il giusto significato cristiano.<br />

Il Natale deve rappresentare una grande<br />

opportunità per rivolgerci verso il nostro<br />

prossimo più bisognoso d’aiuto con trasporto<br />

e generosità. Teniamoci occupati<br />

con buone azioni e avremo meno tempo per<br />

le cose futili, non abbiamo paura e remore<br />

di alcun genere, lasciamoci andare con<br />

slancio generoso verso chi ha difficoltà a<br />

trovare la giusta serenità nel prossimo Natale.<br />

In tal senso sarebbe bello che lo spirito<br />

del Natale si estendesse nel tempo e pervadesse<br />

la nostra vita.<br />

Noi rotariani, oltre alle azioni personali<br />

o di club, dobbiamo sentire ora un forte<br />

impegno verso la comunità vincenziana di<br />

Padre Visca, recentemente scomparso.<br />

Quei bambini, quei ragazzi ed i loro assistenti<br />

passeranno un triste Natale ma forse<br />

il nostro affetto e la nostra generosità<br />

potranno servire a farli sentire meno soli.<br />

Sono sicuro che staremo meglio anche<br />

noi, più leggeri e meno oppressi dalle preoccupazioni,<br />

preparati a respirare a pieni polmoni<br />

l’aria di un Natale sereno con i nostri<br />

cari, forse con qualche inutile regalo in meno<br />

ma col cuore pieno di dolcissima gioia.<br />


Nella riunione del 28 ottobre scorso<br />

abbiamo avuto il grande piacere di<br />

riavere con noi Eugenio Lazzari.<br />

Dopo un’assenza dovuta ad un difficile intervento<br />

operatorio per ridare sufficiente<br />

mobilità alla gamba destra (purtroppo, son<br />

lontani i tempi in cui volava da un palo all’altro<br />

della porta del <strong>Cagliari</strong> e poi del Pisa!)<br />

Eugenio è tornato, con sua moglie<br />

Nucci, sempre graditissima, a dimostrare<br />

come l’amore per il <strong>Rotary</strong>, da lui sempre<br />

coltivato con tanta passione e con l’apporto<br />

di azioni continue e di grande rilievo in<br />

tutti i campi in cui il <strong>Club</strong> ha operato, continui<br />

ad animarlo.<br />

Questo lungo periodo di forzata inattività<br />

(dal maggio del corrente anno, giacché<br />

in aprile aveva svolto un brillante, efficace,<br />

profondo intervento nel Convegno su La<br />

Protezione dell’ambiente e la Gestione del<br />

sistema delle acque costiere), è stato allietato<br />

dal premio conferitogli dalla Università<br />

di Pisa come “diamantino”, avendo<br />

conseguito presso quell’Ateneo la laurea in<br />

ingegneria civile idraulica nel 1949, 60 anni<br />

or sono. Specializzatosi in Idrodinamica<br />

presso il Massachusetts Institute of Tecnology<br />

di Boston, ha conseguito la libera docenza<br />

in Idraulica nel 1961; nel 1970 è primo<br />

ternato nel concorso alla cattedra di<br />

Idraulica della Università di <strong>Cagliari</strong>, dove,<br />

dall’anno accademico 1971-1972 è chiamato<br />

ad insegnare tale disciplina sino al 1997<br />

quando è andato fuori ruolo.<br />

Sarebbe troppo lungo, in questa nota,<br />

dire dei meriti di Eugenio Lazzari e dei riconoscimenti<br />

attribuitigli. Autore di ben<br />

oltre cento tra memorie, relazioni, conferenze,<br />

ha anche pubblicato opere di carattere<br />

storico (in particolare sul <strong>Rotary</strong>) e<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 61<br />

I meriti di Eugenio Lazzari<br />

Il ritorno<br />

di un amico<br />

Marcello Marchi<br />

musicale (da ultimo il libro sull’Ideologia<br />

massonica nella vita e nella Musica di Mozart)<br />

valendosi dei suoi studi: ha, infatti,<br />

studiato musica e, in particolare, il pianoforte<br />

sin da bambino approfondendo la<br />

conoscenza di quest’arte e la sua storia.<br />

Il centro della sua vita, però, è sempre<br />

stata L’ACQUA ed il modo di avere la disponibilità<br />

necessaria per una «responsabile<br />

valutazione di possibilità e fabbisogni, di<br />

criteri di ripartizione tra impieghi civili ed<br />

impieghi industriali e agricoli». Sto citando<br />

testualmente quanto detto (e poi scritto) da<br />

Lazzari nel 1993, alla consegna del Premio<br />

La Marmora a Costantino Fassò, nostro socio<br />

per lungo tempo durante la sua permanenza<br />

a <strong>Cagliari</strong>, Professore di Idraulica e<br />

di Meccanica dei Fluidi nell’Università dal<br />

1958 al 1982.<br />

Ed ancora, dopo aver sostenuto che «La<br />

storia dell’umanità conosce l’affermarsi di<br />

grandi civiltà dell’acqua, sorte a causa dell’abbondanza<br />

di risorse idriche» e che «conosce,<br />

però, anche la faticosa costruzione<br />

di una civiltà della sete», fa preciso riferimento<br />

alla storia dell’Isola esaltando la civiltà<br />

nuragica che ha costruito gli insediamenti<br />

«attorno alle avare risorse sorgentizie<br />

o alle vene sotterranee», civiltà che ha<br />

dovuto svilupparsi affrontando la poverissima<br />

dotazione idrica e quindi «con una<br />

poverissima agricoltura sub-arida, regolata<br />

dall’incerto succedersi di precipitazioni<br />

torrenziali e di lunghi periodi di siccità».<br />

Eugenio ha sempre operato, anche con varii<br />

interventi del <strong>Club</strong> per trovare rimedi<br />

validi a superare questo difficile stato.<br />

Per primi, noi suoi amici del <strong>Club</strong>, gliene<br />

siamo grati.<br />


62<br />

<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

Scriveva Paul Harris nel La mia strada<br />

verso il <strong>Rotary</strong> che, essendo sorti a migliaia<br />

nuovi <strong>Club</strong>, essi vennero<br />

«…raggruppati in Distretti, alla guida dei<br />

quali ogni anno veniva eletto un Governatore,<br />

il quale accettava la responsabilità di<br />

adoperarsi per la diffusione del <strong>Rotary</strong> nel<br />

proprio Distretto e per una ulteriore diffusione<br />

delle attività e dei principi rotariani».<br />

Oggi i <strong>Club</strong> sono quasi quarantamila,<br />

con 1.228.303 soci e oltre 500 distretti, distribuiti<br />

in tutto il mondo con a capo un<br />

Governatore, che al fine di esercitare quelle<br />

attività di promozione e di controllo,<br />

compie una visita annuale al <strong>Club</strong>.<br />

Nell’anno rotariano in corso è Governatore<br />

del nostro Distretto 2080, Roberto<br />

Scandelluri.<br />

È un avvocato, specializzato in Diritto<br />

Tributario che ha ricoperto incarichi di alto<br />

rilievo nazionale operando nelle associazioni<br />

del Commercio (è stato fra l’altro Segretario<br />

Regionale Confcommercio della<br />

Sardegna, terra che ben conosce sin da giovane<br />

avendo svolto servizio come Ufficiale<br />

dei Carabinieri). Socio del <strong>Club</strong> Roma Appia<br />

Antica, ne è stato Presidente e si è attivamente<br />

impegnato nel Distretto. Autore di<br />

molti saggi, specie in diritto tributario, di<br />

grande interesse.<br />

Il 21 ottobre ha visitato il nostro <strong>Club</strong>.<br />

Presidente e Segretario lo hanno accolto<br />

con lo spirito di amicizia che lega i rotariani<br />

fra loro e che sussiste anche con chi<br />

giunge con lo specifico compito di esaminare<br />

lo stato di salute del <strong>Club</strong>, i risultati<br />

raggiunti, quelli progettati e sperati, le<br />

eventuali manchevolezze.<br />

Il giudizio è stato ampiamente positivo,<br />

come lo stesso Governatore ci ha detto la<br />

sera della riunione, affollata da tanti soci<br />

ed ospiti e nel corso della quale è stato pre-<br />

Proficuo scambio di opinioni<br />

La visita<br />

del Governatore<br />

sentato il nuovo socio, l’avvocato Enzo<br />

Pinna. Roberto Scandelluri, con parole appassionate,<br />

ha messo in luce i valori fondamentali<br />

del <strong>Rotary</strong> e si è congratulato per<br />

aver constatato che il <strong>Club</strong> è ricco di tanti<br />

progetti che meritano successo perché volti<br />

a proiettare il <strong>Rotary</strong> all’esterno con particolare<br />

importanza per alcuni di essi.<br />

Il merito va ascritto a Ninni Cabras, solerte<br />

presidente, all’onnipresente segretario<br />

Alessandro Palmieri, ai Consiglieri del direttivo<br />

e ai presidenti delle commissioni. È<br />

stato formato un opuscolo, anzi date le dimensioni<br />

ed il taglio, è meglio definirlo un<br />

libro, nel quale sono esposti, con la succinta<br />

storia del <strong>Club</strong>, le iniziative in corso e<br />

quelle da attuarsi nel prossimo futuro.<br />

Gli incontri che sono prescritti in queste<br />

circostanze sono stati ricchi di scambi di<br />

opinioni e tutt’altro che asettiche riunioni<br />

di rito.<br />

Ninni Cabras ha accompagnato il governatore<br />

dal Sindaco Emilio Floris, rotariano<br />

di <strong>Cagliari</strong> Est, che si è premurato di lasciare<br />

una riunione di speciale interesse che lo<br />

impegnava, per ricevere l’ospite intrattenendosi<br />

a lungo con lui con vivissima cordialità.<br />

Altrettanto buon esito ha avuto la visita al<br />

prefetto, Giovanni Balsamo che, anch’egli<br />

sospendendo la sua partecipazione ad un<br />

importante incontro dell’ufficio, ha manifestato,<br />

tra l’altro, con tale disponibilità, il suo<br />

interesse per il <strong>Rotary</strong> e per la persona che lo<br />

rappresentava accogliendola con tanta simpatia.<br />

Il nostro Presidente, con grande sensibilità<br />

e spirito di unione solidale con gli altri<br />

<strong>Club</strong> cittadini, ha esteso l’invito ai Presidenti<br />

di ciascuno di essi che sono tutti intervenuti,<br />

dimostrando così anche all’esterno e,<br />

soprattutto, alle Istituzioni, l’incisiva presenza<br />

del <strong>Rotary</strong> nella realtà cittadina.<br />


Nei giorni scorsi ci ha lasciato prematuramente<br />

Padre Visca, l’anima ed<br />

il braccio dell’Oasi Vincenziana di<br />

Terra Mala, alla quale perio<strong>dic</strong>amente forniamo<br />

il nostro piccolo contributo morale e<br />

materiale.<br />

Con alcuni soci ci siamo ritrovati al suo<br />

funerale che si è tenuto nella Parrocchia<br />

della Medaglia Miracolosa nel primo pomeriggio<br />

durante un forte temporale.<br />

Si poteva pensare che l’orario e la situazione<br />

atmosferica potesse condizionare la<br />

partecipazione all’ultimo saluto ad un<br />

grande uomo di Chiesa ed invece colpiva la<br />

grande presenza di una folla caratterizzata<br />

da una grande eterogeneità delle persone.<br />

Bambini e grandi, religiosi e laici, rappresentanti<br />

di tante razze, amministratori e<br />

semplici cittadini, tutti ugualmente uniti<br />

nella riconoscenza per l’opera umanitaria,<br />

per l’esempio di vita lasciatoci.<br />

Nella moltitudine spiccavano ai primi<br />

banchi i piccoli ospiti della casa vincenziana,<br />

visi smarriti fuori dal calore umano<br />

della famiglia che il grande sacerdote era<br />

riuscito a creare attorno a loro, gli occhi<br />

pieni di lacrime. Qualcuno di loro tanto<br />

piccolo da continuare a cercare ancora la<br />

presenza di Padre Visca. Raramente, credo,<br />

che il termine “Padre” sia stato e potrà essere<br />

usato in modo più completo.<br />

La cerimonia funebre, concelebrata in<br />

modo solenne da tanti sacerdoti amici del<br />

defunto, ha rappresentato un momento di<br />

altissima commozione ed in diverse occasioni<br />

è stato impossibile trattenere il pianto.<br />

Il sacerdote officiante ha ricordato con<br />

la voce rotta dal pianto la nobile figura di<br />

Padre Visca, un grande cuore dentro una<br />

scorza solo apparentemente rude.<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 63<br />

Rimpianto per un grand’uomo<br />

Ricordo<br />

di Padre Visca<br />

Paolo Ritossa<br />

Il momento più commovente è stato<br />

quando, sul finire della cerimonia, i bambini,<br />

tenendosi per mano, hanno formato<br />

un cerchio che è andato sempre più stringendosi<br />

attorno alla bara, in un ultimo intenso<br />

abbraccio, quasi a sottolinerare che<br />

Padre Visca fosse solo loro.<br />

Quei bambini hanno attraversato nella<br />

loro ancora breve vita momenti dolorosi e<br />

il sacerdote, con la sua opera, alleviava le<br />

loro paure e li rendeva più sicuri in un futuro<br />

che può riservare ancora molte incertezze.<br />

La sua forza era in una profonda fede<br />

testimoniata dalle sue ultime ore quando,<br />

ancora più straziante era il momento del<br />

distacco dai suoi bambini e quando le sue<br />

ultime parole, confidate a Suor Anna, furono<br />

«Dio è con noi».<br />

Quando uscimmo dalla Chiesa la pioggia<br />

era cessata e in cielo splendeva un<br />

grande arcobaleno.<br />

La presenza di Padre Visca è insostituibile,<br />

ma la sua organizzazione continua per<br />

opera delle splendide persone che con amore<br />

e spirito di sacrificio vi operano.<br />

Il nostro <strong>Club</strong> deve trarre da questo doloroso<br />

momento l’impegno a fornire a quei<br />

bambini, a quei ragazzi, tutti ora molto tristi,<br />

a quelle meravigliose persone sulle quali<br />

grava ora una grande responsabilità, un<br />

segno di una profonda, forte e amorevole<br />

solidarietà.<br />

Si avvicina il Natale, e raramente potremo<br />

avere in futuro un occasione per dimostrare<br />

quando grande sia il <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> di<br />

<strong>Cagliari</strong>.<br />


64<br />

CHRISTIAN CADEDDU<br />

È nato a S. Gavino Monreale il 21<br />

maggio 1973. Maturità scientifica<br />

nel 1991; nel 1998 laurea in<br />

Me<strong>dic</strong>ina nell’Università di <strong>Cagliari</strong>,<br />

ove consegue la specializzazione<br />

in Cardiologia e poi il Dottorato<br />

in Scienze Cardiovascolari. Dal<br />

2003 al 2006 è dirigente me<strong>dic</strong>o<br />

di Cardiologia presso il Policlinico<br />

Universitario di Monserrato e dal<br />

2006 Ricercatore di Cardiologia<br />

presso l’Università di <strong>Cagliari</strong>. Insegna<br />

malattie dell’apparato Cardiovascolare<br />

nelle lauree specialistiche<br />

in Assistente Sanitario, Tecnici<br />

della prevenzione e in Scienze<br />

Infermieristiche e come professore<br />

aggregato nella Università di<br />

<strong>Cagliari</strong>. Docente di Ecocardiologia<br />

e di Dietoterapia Cardiovascolare<br />

rispettivamente nella Scuole<br />

di specializzazione in Cardiologia<br />

e Scienza dell’alimentazione. Autore<br />

e coautore di numerose pubblicazioni<br />

e relatore in diversi congressi<br />

nazionali ed internazionali.<br />

Exchange student (1989/90)<br />

presso il <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> di Tiburon-Belvedere,<br />

San Francisco (USA); socio<br />

del Rotaract <strong>Cagliari</strong> che ha presieduto<br />

nel 2000/01. Suo zio era<br />

il nostro caro socio, Franco Trois; altro<br />

zio, Giampaolo Trois è socio di<br />

<strong>Cagliari</strong> Nord e il fratello Raoul di<br />

Munich International.<br />

Lingue: Inglese fluente.<br />

Hobby: sci, calcio, nuoto, tennis,<br />

musica, viaggi e letture varie.<br />

È sposato con Laura Cassisa,<br />

cardiologa.<br />

<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

Benvenuto ai nuovi soci<br />

LAURA JOTTINI<br />

Socia del <strong>Rotary</strong> di Quartu S.E.,<br />

per esigenze personali ha lasciato<br />

quel <strong>Club</strong>, ed è stata ammessa<br />

nel nostro. Ha un curriculum molto<br />

ricco di notizie sulle attività<br />

svolte nel campo della cultura e<br />

in questa ristrettissima nota si è<br />

costretti a citare solo le più importanti.<br />

Nata a Brescia il 29 agosto<br />

1934, risiede a <strong>Cagliari</strong> dal<br />

1947; nel 1958 si è laureata<br />

presso la nostra Università in Lingue<br />

e Letterature Straniere, con<br />

specializzazione in inglese. Ha<br />

sempre insegnato tale lingua in<br />

vari Istituti: dalla scuole di istruzione<br />

secondaria, all’Università<br />

e, in particolar modo, nella Facoltà<br />

di Scienze Politiche, dove,<br />

dopo essere stata Professore Incaricato,<br />

Associato e Straordinario<br />

è diventata Professore Ordinario<br />

dal 1993 al 2006. Ha partecipato<br />

a seminari, convegni, corsi<br />

di studio con comunicazioni e relazioni.<br />

Ha frequentato, avendo<br />

vinto prestigiose borse di studio,<br />

a corsi di perfezionamento in<br />

Gran Bretagna e negli Stati Uniti;<br />

ha attivato, sulla base del programma<br />

ERASMUS, scambi culturali<br />

con quattro Università britanniche.<br />

Ha svolto ricerca scientifica<br />

prevalentemente nel campo della<br />

linguistica inglese e della metodologia<br />

dell’insegnamento della lingua<br />

rivolta soddisfare non solo interessi<br />

di carattere teorico ma a<br />

tradursi nella sperimentazione,<br />

considerando l’attività didattica e<br />

quella scientifica strettamente legate<br />

e interdipendenti.<br />

RICCARDO LASIC<br />

Nato a <strong>Cagliari</strong> il 15 luglio 1964.<br />

Laureato con lode presso la Facoltà<br />

di Economia e Commercio<br />

dell’Università di <strong>Cagliari</strong>. Socio<br />

di maggioranza ed Amministratore<br />

della Sardavetri Sas, azienda<br />

operante dal 1959 nel settore<br />

della seconda lavorazione del vetro<br />

piano per l’edilizia e l’arredamento.<br />

L’azienda opera prevalentemente<br />

a livello regionale<br />

con clienti anche esteri e fornitori<br />

in ambito nazionale, comunitario<br />

ed extra CEE. Ha conoscenza<br />

buona della lingua inglese e ridotta<br />

del francese. Socio onorario<br />

del Rotaract di <strong>Cagliari</strong>, da lui<br />

presieduto nel 1985/86; nel<br />

1987/88 ha ricoperto l’incarico<br />

di Tesoriere del Distretto Rotaract.<br />

Ha partecipato a due corsi<br />

Ryla e ad uno scambio giovani in<br />

Inghilterra. Appassionato di architettura,<br />

arti applicate e design,<br />

in particolare dei periodi Liberty<br />

e Decò, ha maturato per lavoro<br />

e per passione, una certa dimestichezza<br />

nell’ambito dell’edilizia.<br />

Amante dei viaggi è stato<br />

più volte negli Stati Uniti ed in<br />

Canada ed ha una buona conoscenza<br />

dell’Europa Occidentale.<br />

È sposato con Paola Pin, laureata<br />

in Chimica, Funzionario dell’EnaS,<br />

hanno due figlie di 8 e 5<br />

anni. I suoi genitori, Mario e Paola,<br />

nostri carissimi amici, saranno<br />

ben lieti di avere nel <strong>Club</strong> un figlio<br />

che segua il felice cammino<br />

del padre.<br />

LUCIA PAGELLA<br />

Nata a Firenze il 31 maggio<br />

1936. A <strong>Cagliari</strong> dal 1950 (ove il<br />

padre, Capo Compartimento dell’ANAS,<br />

era stato trasferito). Vi<br />

consegue la maturità classica e si<br />

laurea in Giurisprudenza con 110<br />

e lode discutendo una tesi che le<br />

fa vincere una borsa di studio della<br />

Cattedra di Diritto penale. Di<br />

tale disciplina è prima Assistente<br />

volontario e poi entra nella terna<br />

degli idonei del concorso per Assistente<br />

ordinario. Nel 1960 sposa<br />

Saverio Mariani, apprezzato avvocato<br />

civilista, purtroppo scomparso<br />

tempo fa.<br />

Nel 1961 supera l’esame di<br />

Procuratore legale ed inizia la libera<br />

professione.<br />

Nel 1962 è nominata Assistente<br />

incaricato e collabora con la<br />

<strong>rivista</strong> “Rassegna Giuri<strong>dic</strong>a Sarda”.<br />

Nel 1968 vince un concorso<br />

nazionale per procuratore legale<br />

dell’INAIL e svolge a <strong>Cagliari</strong> l’attività<br />

professionale per l’Istituto<br />

occupandosi prevalentemente di<br />

responsabilità civile presentando<br />

diverse relazioni sulla materia in<br />

vari Congressi. Dal 1992, vinto il<br />

relativo concorso, è Coordinatore<br />

Regionale dell’Avvocatura dell’I-<br />

NAIL. Nel 1996 lascia l’Istituto<br />

per de<strong>dic</strong>arsi alla libera professione,verso<br />

la quale orienta il figlio<br />

Alessandro laureato in Giurisprudenza.<br />

Ha una figlia, Monica, laureata<br />

in Scienza dell’Educazione<br />

che lavora nel sociale.<br />

ENZO PINNA<br />

È nato a <strong>Cagliari</strong>, l’11 giugno<br />

1971, ed esercita, con il padre<br />

Eligio, rotariano di <strong>Cagliari</strong> Sud, la<br />

professione di avvocato, occupandosi<br />

di controversie stragiudiziali e<br />

giudiziali in materia di diritto del<br />

lavoro (pubblico e privato), della<br />

previdenza sociale e sindacale.<br />

Svolge l’attività di consulenza<br />

principalmente nei seguenti settori:<br />

organizzazione del personale;<br />

relazioni sindacali; riconversione,<br />

riorganizzazione e ristrutturazione<br />

aziendale; gestione delle imprese<br />

in stato “crisi”. Dall’inizio<br />

del 2010, ricopre, per conto del<br />

Regione la carica di Presidente del<br />

Comitato per la Rappresentanza<br />

Negoziale della Regione Sarda<br />

(Co.Ra.N.). È uno dei soci fondatori<br />

(ed, attualmente, consigliere<br />

e tesoriere) dell’“A.SA.GI.” (Associazione<br />

Sarda Giuslavoristi).<br />

Nel tempo libero si de<strong>dic</strong>a allo<br />

sport (tennis, mountain bike –<br />

mbt, sci), a viaggi e letture (prevalentemente<br />

sulla politica del lavoro<br />

in ambito europeo e sulla<br />

storia del nazismo durante la seconda<br />

guerra mondiale)<br />

È sposato con Barbara Monni,<br />

anch’essa avvocato. Sono genitori<br />

di una bambina, Beatrice, di cinque<br />

anni.


EFFETTIVO<br />

Presidente coordinatore: Michele PINTUS<br />

A. <strong>07</strong>0 403277 – U. <strong>07</strong>0 403277 – F. <strong>07</strong>0 402131<br />

– C. 335 1255480 – E-mail: michelepintus@gmail.com<br />

Presidente coordinatore: Carlo CARCASSI<br />

A. <strong>07</strong>0 3<strong>07</strong>897 – U. <strong>07</strong>0 6093172 – F. <strong>07</strong>0 6092936<br />

C. 368 3<strong>07</strong>6564 – E-mail: carcassi@unica.it<br />

• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SOCIALI –<br />

“COMBATTIAMO LE DROGHE”<br />

Presidente: Maria Pia LAI GUAITA<br />

A. <strong>07</strong>0 303739 – U. <strong>07</strong>0 6757280 – C. 333 4730483<br />

E-mail: valguaita@tiscali.it<br />

Componenti: Francesco Birocchi, Paola Dessì, Giuseppe Fois,<br />

Antonio Lenza, Cecilia Onnis, Giampaolo Piras<br />

• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SANITARI<br />

“VELA SOLIDALE”<br />

Presidente: Giuseppe MASNATA<br />

A. <strong>07</strong>0 670902 – U. <strong>07</strong>0 539424 – F. <strong>07</strong>0 70539570<br />

C. 348 3359200<br />

E-mail: giuseppemasnata@gmail.com<br />

Componenti: Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Stefano Liguori,<br />

Marcello Marchi, Paolo Ritossa<br />

• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SOCIALI<br />

“OASI DI SAN VINCENZO”<br />

Presidente: Gaetano GIUA MARASSI<br />

A. <strong>07</strong>0 303897 – U. <strong>07</strong>0 487987 – F. <strong>07</strong>0 453858<br />

C. 333 2227752 – E-mail: gaetanogiua@alice.it<br />

Componenti: Paolo Ciani, Angelo Deplano,<br />

Maria Pia Lai Guaita, Marcello Marchi, Mauro Rosella<br />

• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SOCIALI<br />

“IL DONO DEL SANGUE”<br />

Presidente: Michele BAJOREK<br />

A. <strong>07</strong>0 805308 – U. <strong>07</strong>0 543102 – C. 338 6110189<br />

E-mail: michelebajorek@libero.it<br />

Componenti: Efisio Bayre, Vittorio Giua Marassi,<br />

Giorgio La Nasa<br />

• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SOCIALI<br />

“PER UNA NUOVA VITA”<br />

Presidente: Stefano LIGUORI<br />

A. <strong>07</strong>0 291494– U. <strong>07</strong>0 71191 – F. <strong>07</strong>0 71773<br />

C. 335 6285574 – E-mail: stefano.liguori@cosmin.it<br />

Componenti: Berto Balduzzi, Giuseppe Casciu, Mario Figus,<br />

Carlo Andrea Lecca, Paolo Piccaluga<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 65<br />

COMMISSIONI ANNO 2010-2011<br />

• AMMISSIONI<br />

Presidente: Ettore ATZORI<br />

A. <strong>07</strong>0 663601 – U. <strong>07</strong>0 495019 – F. <strong>07</strong>0 495019<br />

C. 328 6553019 – E-mail: ettoreatzori@libero.it<br />

Componenti: Ezio Castagna, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi,<br />

Guido Maxia, Roberto Nati<br />

• CLASSIFICHE<br />

E SVILUPPO DELL’EFFETTIVO<br />

Presidente: Paolo RITOSSA<br />

A. <strong>07</strong>0 490866 – U. <strong>07</strong>0 400176 – F. <strong>07</strong>0 400176<br />

C. 335 5470545 – E-mail: studioritossa@tiscali.it<br />

Componenti: Alberto CoccoOrtu, Massimo Frongia,<br />

Cecilia Onnis, Michele Rossetti<br />

• INFORMAZIONE E FORMAZIONE<br />

ROTARIANA<br />

Presidente: Angelo CHERCHI<br />

A. <strong>07</strong>0 280329 – U. <strong>07</strong>0 666142 – C. 349 5643436<br />

E-mail: cherchi.angelo@alice.it<br />

Componenti: Lucio Artizzu, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi,<br />

Marcello Marchi, Paolo Piccaluga<br />

PROGETTI<br />

DI SERVIZIO<br />

• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SOCIALI<br />

“NON BUTTIAMO VIA IL CIBO”<br />

Presidente: Marco RODRIGUEZ<br />

A. <strong>07</strong>0 291912 – U. <strong>07</strong>0 22109 – F. <strong>07</strong>0 22334<br />

C. 348 6026851 – E-mail: susa.surgelati@tiscali.it<br />

Componenti: Guido Chessa Miglior, Vittorio Giua Marassi,<br />

Paola Giuntelli, Guido Maxia, Giampaolo Piras<br />

• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SANITARI<br />

“PREVENZIONE MALFORMAZIONI”<br />

Presidente: Giuseppe MASNATA<br />

A. <strong>07</strong>0 670902 – U. <strong>07</strong>0 539424 – F. <strong>07</strong>0 70539570<br />

C. 348 3359200 – E-mail: giuseppemasnata@gmail.com<br />

Componenti: Efisio Bayre, Ulisse Figus, Giorgio La Nasa,<br />

Carlo Andrea Lecca, Stefano Oddini Carboni<br />

• ROTARY PER LA CITTÀ<br />

VALORIZZAZIONE PATRIMONIO ARTISTICO<br />

“PORTONE DI SAN LUCIFERO” – “SANTA CROCE”<br />

Presidente: Giuseppe CASCIU<br />

A. <strong>07</strong>0 480371 – U. <strong>07</strong>0 303714 – F. <strong>07</strong>0 344952<br />

C. 348 3016784 – E-mail: beppecasciu@libero.it<br />

Componenti: Giovanni Maria Campus, Ugo Carcassi, Marinella<br />

Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Fozzi, Vittorio Pilloni<br />

• ROTARY PER LA CITTÀ<br />

“LE PIAZZE TRA PASSATO E FUTURO”<br />

Presidente: Michele PINTUS<br />

A. <strong>07</strong>0 403277 – U. <strong>07</strong>0 403277 – F. <strong>07</strong>0 402131 – C. 345<br />

1255480<br />

E-mail: michelepintus@gmail.com<br />

Componenti: Giovanni Maria Campus, Maria Pia Lai Guaita,<br />

Franco Passamonti, Mauro Rosella, Angelo Strinna<br />

• ROTARY PER LA CITTÀ<br />

“PROTEZIONE DELL’AMBIENTE – ECOPARCO”<br />

Presidente: Mario FIGUS<br />

A. <strong>07</strong>0 488251 – U. <strong>07</strong>0 6848996 – F. <strong>07</strong>0 680481<br />

C. 346 7102308 – E-mail: mario.figus@tin.it<br />

Componenti: Maurizio Boaretto, Giovanni Maria Campus,<br />

Mauro Manunza, Paolo Piccaluga, Antonio Scrugli<br />

• AZIONE INTERNAZIONALE<br />

“ATTREZZATURE SANITARIE”<br />

Presidente: Giuseppe MASNATA<br />

A. <strong>07</strong>0 670902 – U. <strong>07</strong>0 539424 – F. <strong>07</strong>0 70539570<br />

C. 348 3359200 – E-mail: giuseppemasnata@gmail.com<br />

Componenti: Michele Bajorek, Giovanni Casciu, Salvatore<br />

Ferro, Mario Graziano Figus, Salvatore Lostia di Santa Sofia<br />

• AZIONE INTERNAZIONALE – “RISORSE IDRICHE”<br />

Presidente: Giulia VACCA<br />

A. <strong>07</strong>0 42995 – U. <strong>07</strong>0 6069<strong>07</strong>8 – C. 335 220245<br />

E-mail: giuvacca65@gmail.com<br />

Componenti: Angelo Aru, Giovanni Barrocu, Paolo Fadda,<br />

Eugenio Lazzari, Giorgio Sanna<br />

• AZIONE INTERNAZIONALE<br />

“COMITATO INTERPAESE”<br />

Presidente: Ugo CARCASSI<br />

A. <strong>07</strong>0 655150 – U. <strong>07</strong>0 9660090 – F. <strong>07</strong>0 9660096<br />

C. 336 691113 – E-mail: ugocarcassi@libero.it<br />

Componenti: Giovanni Barrocu, Alessio Grazietti,<br />

Giorgio La Nasa, Giovanni Sanjust<br />

GIOVANI<br />

GENERAZIONI<br />

Presidente coordinatore: Maria Luigia MURONI<br />

A. <strong>07</strong>0 490848 – C. 347 859<strong>07</strong>88<br />

E-mail: marialuigiamuroni@virgilio.it<br />

• PARTNER NEL SERVIRE – ROTARACT<br />

Presidente: Paola DESSÌ<br />

A. <strong>07</strong>0 531216 – U. <strong>07</strong>0 6006405 – C. 347 4113008<br />

E-mail: dipaolina@tiscali.it<br />

Componenti: Marcello Caletti, Roberto Nati, Antonio Scrugli<br />

• RYLA<br />

Presidente: Stefano LIGUORI<br />

A. <strong>07</strong>0 291494 – U. <strong>07</strong>0 71191 – F. <strong>07</strong>0 71773 – C. 335 6285574<br />

– E-mail: stefano.liguori@cosmin.it<br />

Componenti: Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto,<br />

Paolo Piccaluga<br />

• SCAMBIO GIOVANI / ASSOCIAZIONE<br />

Presidente: Franco STAFFA<br />

A. <strong>07</strong>0 291494 – U. <strong>07</strong>0 71191 – F. <strong>07</strong>0 71773 – C. 335 6285574<br />

– E-mail: stefano.liguori@cosmin.it<br />

Componenti: Ettore Atzori, Salvatore Ferro, Michele Rossetti<br />

Amministrazione<br />

del CLUB<br />

Presidente coordinatore: Paolo PICCALUGA<br />

A. <strong>07</strong>0 486662 – F. <strong>07</strong>0 486662 – C. 335 6210120<br />

E-mail: paolopiccaluga@alice.it<br />

• ASSIDUITÀ<br />

Presidente: Massimo FRONGIA<br />

A. <strong>07</strong>0 345029 – U. <strong>07</strong>0 305456 - 3<strong>07</strong>732 – F. <strong>07</strong>0 303006<br />

C. 333 5778889 – E-mail: avv.massimofrongia@tiscali.it<br />

Componenti: Lino Cudoni, Mario Graziano Figus, Mauro Manunza,<br />

Giampaolo Piras, Margherita Mugoni<br />

• PROGRAMMI<br />

Presidente: Caterina LILLIU<br />

A. <strong>07</strong>0 42285 – U. <strong>07</strong>0 6062496 – C. 328 7762757<br />

E-mail: ga.lilliu@tiscali.it - calilliu@regionesardegna.it<br />

Componenti: Ercole Bartoli, Rafaele Corona, Pasquale Mistretta,<br />

Paola Piras, Michele Rossetti<br />

• RIVISTE E NOTIZIARIO DEL CLUB<br />

Presidente: Lucio ARTIZZU<br />

A. <strong>07</strong>0 273485 – F. <strong>07</strong>0 255458 – C. 339 6197991<br />

E-mail: lucioartizzu@tiscali.it<br />

Componenti: Salvatore Fozzi, Mauro Manunza<br />

Marcello Marchi, Giovanni Sanjust<br />

• SITO WEB<br />

Presidente: Michele ROSSETTI<br />

A. <strong>07</strong>0 304038 – U. <strong>07</strong>0 400240 – F. <strong>07</strong>0 45262<strong>07</strong><br />

C. 335 7276641 – E-mail: rossetti@sardi.it<br />

• RAPPORTI CON LA STAMPA<br />

Presidente: Mauro MANUNZA<br />

A. <strong>07</strong>0 780056 – C. 348 5206167<br />

E-mail: manunza@unionesarda.it<br />

Componenti: Francesco Birocchi, Giovanni Sanjust<br />

FONDAZIONE<br />

ROTARY E<br />

PUBBLICHE RELAZIONI<br />

Presidente coordinatore: Salvatore FOZZI<br />

A. <strong>07</strong>0 272471 – U. <strong>07</strong>0 2110346 – F. <strong>07</strong>0 2111165<br />

C. 335 1230120 – E-mail: salvatore.fozzi@tiscali.it<br />

• RACCOLTA FONDI E POLIOPLUS<br />

Presidente: Stefano ODDINI CARBONI<br />

A. <strong>07</strong>0 654420 – U. <strong>07</strong>0 654420 – F. <strong>07</strong>0 654420<br />

C. 336 8136967 – E-mail: oddini@mclink.it<br />

Componenti: Francesco Argiolas, Paola Dessì, Paola Giuntelli,<br />

Marcello Marchi, Gigi Picciau<br />

• GSE / ALUMNI<br />

Presidente: Franco STAFFA<br />

A. <strong>07</strong>0 532102 – U. <strong>07</strong>0 402835 – F. <strong>07</strong>0 402966<br />

C. 328 7299397 – E-mail: italiainghilterra@tiscali.it<br />

Componenti: Lino Cudoni, Andrea Lixi, Guido Maxia,<br />

Vittorio Pilloni<br />

• PUBBLICHE RELAZIONI<br />

Presidente: Paola DESSÌ<br />

A. <strong>07</strong>0 531216 – U. <strong>07</strong>0 6006405 – C. 347 4113008<br />

E-mail: dipaolina@tiscali.it<br />

Componenti: Pasquale Mistretta, Paola Piras, Mauro Rosella


66 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

Le riunioni del <strong>Club</strong><br />

1 LUGLIO<br />

Presiede: Antonio Cabras<br />

Riunione: Assemblea del <strong>Club</strong>.<br />

Relatore: il Presidente illustra il programma<br />

dell’anno e la composizione delle commissioni.<br />

Sono presenti<br />

I soci: Lucio Artizzu, Efisio Bajre, Michele Bajorek,<br />

Giovanni Barroccu, Maurizio Boaretto, Flavio<br />

Carboni, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu,<br />

Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Guido Chessa<br />

Miglior, Paolo Ciani, Rafaele Corona, Lino Cudoni,<br />

Angelo Deplano, Salvatore Ferro, Giuseppe<br />

Fois, Massimo Frongia, Maria Pia Lai Guaita,<br />

Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Guido Maxia,<br />

Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni, Cecilia<br />

Onnis, Alessandro Palmieri, Michele Pintus,<br />

Marco Rodriguez, Mauro Rosella, Michele Rossetti,<br />

Antonio Scrugli, Alberto Villa santa.<br />

8 LUGLIO<br />

Presiede: Antonio Cabras<br />

Riunione: cena dell’affiatamento.<br />

Relatore: esibizione del Maestro Luigi Puddu e<br />

del collega Simone Onnis, i vini “raccontati”<br />

dalla signora Giuliana Dalla Longa.<br />

Sono presenti<br />

I soci: Ettore Atzori, Michele Bajorek, Berto<br />

Balduzzi, Giovanni Barroccu, Ercole Bartoli,<br />

Francesco Birocchi, Christian Cadeddu, Giovanni<br />

Maria Campus, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi,<br />

Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Guido Chessa<br />

Miglior, Paolo Ciani, Gustavo Cicconardi, Vincenzo<br />

Cincotta, Rafaele Corona, Lino Cudoni,<br />

Angelo Deplano, Paola Dessì, Paolo Fadda, Marinella<br />

Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Salvatore<br />

Fozzi, Giuliano Frau, Massimo Frongia,<br />

Paola Giuntelli, Alessio Grazietti, Maria Pia Lai<br />

Guaita, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Giuseppe<br />

Loddo, Guido Maxia, Maria Luigia Muroni, Roberto<br />

Nati, Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri,<br />

Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Gian Paolo Ritossa,<br />

Mauro Rosella, Michele Rossetti, Giulia<br />

Vacca Cau, Alberto Villa Santa.<br />

Sono presenti in sala le Signore: Maria<br />

Grazia Atzori, Mariuccia Balduzzi, Marina Birocchi,<br />

Elia Maria Cabras, Mirella Campus, Maria<br />

Vittoria Carcassi, Haydee Casciu, Giulietta Casciu,<br />

Maria Pia Ciani, Franca Cincotta, Maria Rosaria<br />

Corona, Germana Cudoni, Paola Deplano,<br />

Anna Maria Fadda, Pietrina Ferro, Franca Fozzi,<br />

Maria Teresa Frau, Anna Frongia, Rosanna Grazietti,<br />

Lia Lixi, Bruna Loddo, Maria Vittoria<br />

Maxia, Cinzia Nati, Patrizia Palmieri, Maria Teresa<br />

Piccaluga, Marina Pintus, Giuseppina Ritossa,<br />

Maria Grazia Rosella, Maura Rossetti.<br />

Consorti: Antonello Cau.<br />

Ospiti del <strong>Club</strong>: Luigi Puddu, Simone Onnis,<br />

Ilenia Cara, Clara Putzolu, Piero Canopoli, Giu-<br />

liana Dalla Longa con le figlie Greta e Arianna,<br />

il dr. Angelo Concas, il presidente del Rotaract<br />

Paola Carcassi e Riccardo Succu<br />

Ospiti dei soci: di Paolo Piccaluga la cognata Rita<br />

Masala, di Gustavo Cicconardi i genitori Antonio<br />

e Flora Valboa ed il figlio Andrea, di Gianni<br />

Campus l’ing. Ernesto Reali di Salvatore Ferro<br />

il figlio Enrico, di Alessandro Palmieri la figlia<br />

Valentina, di Antonio Cabras l’avv. Stefanino<br />

Casti e la signora avv. Elena D’Angelo, le figlie<br />

Alessandra con il marito Nicola Corvo e Cristiana<br />

con il marito Stefano Agus, di Christian<br />

Cadeddu il fratello Fabio.<br />

15 LUGLIO<br />

Presiede: Antonio Cabras<br />

Riunione: la via degli zar, da San Pietroburgo a<br />

Mosca.<br />

Relatore: Paolo Piccaluga.<br />

Sono presenti<br />

I soci: Lucio Artizzu, Giovanni Barroccu, Maurizio<br />

Boaretto, Marcello Caletti, Carlo Carcassi,<br />

Giuseppe Casciu, Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta,<br />

Rafaele Corona, Angelo Deplano, Mario<br />

Graziano Figus, Giuseppe Fois, Massimo Frongia,<br />

Gaetano Giua Marassi, Paola Giuntelli Pietrangeli,<br />

Maria Pia Lai Guaita, Caterina Lilliu,<br />

Margherita Mugoni, Alessandro Palmieri, Paolo<br />

Piccaluga, Michele Pintus, Giampaolo Piras,<br />

Marco Rodriguez, Mauro Rosella, Michele Rossetti,<br />

Alberto villa Santa.<br />

Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu,<br />

Elia Maria Cabras, Lina Fois, Luisanna<br />

Giua Marassi, Maria Teresa Piccaluga, Bibi Pilloni,<br />

Marina Pintus, Loredana Piras.<br />

Consorti: Michele Pietrangeli<br />

9 SETTEMBRE<br />

Presiede: Antonio Cabras<br />

Riunione: la V via del <strong>Rotary</strong>.<br />

Relatore: Pgd. Angelo Cherchi.<br />

Sono presenti<br />

I soci: Ettore Atzori, Ercole Bartoli, Francesco<br />

Birocchi, Carlo Carcassi, Angelo Cherchi, Paolo<br />

Ciani, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Piergiorgio<br />

Corrias, Silvano Costa, Lino Cudoni, Angelo<br />

Deplano, Paola Dessì, Marinella Ferrai<br />

Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore<br />

Fozzi, Giuliano Frau, Massimo Frongia,<br />

Giorgio La Nasa, Maria Pia Lai Guaita, Antonio<br />

Lenza, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello<br />

Marchi, Roberto Nati, Alessandro Palmieri,<br />

Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Gian Paolo<br />

Ritossa, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di<br />

Teulada, Giorgio Sanna, Antonio Scrugli.<br />

Sono presenti in sala le Signore: Maria<br />

Grazia Atzori, Elia Maria Cabras, Maria Corrias,<br />

Cinzia nati, Marina Pintus.<br />

Ospiti del <strong>Club</strong>: Paola Carcassi presidente Rotaract<br />

con Lucia Ambrosio, Nicola Cossu, Andrea<br />

Fanni, Carmen Piras, Antonello Fiori, Mar-<br />

co Floris, Giorgio Aime, Carola Neri, Riccardo<br />

Lasic, Paola Pin.<br />

Ospiti dei soci: di Ettore Atzori la figlia Benedetta,<br />

di Silvano Costa Gino Caproni.<br />

16 SETTEMBRE<br />

Presiede: Antonio Cabras<br />

Riunione: la Brigata Sassari.<br />

Relatore: il colonnello Sossio Andreottola Comandante<br />

del 151° RGT. Fanteria Sassari.<br />

Sono presenti<br />

I soci: Lucio Artizzu, Efisio Bajre, Michele Bajorek,<br />

Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Flavio<br />

Carboni, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Angelo<br />

Cherchi, Guido Chessa Miglior, Alberto<br />

Cocco Ortu, Rafaele Corona, Lino Cudoni, Angelo<br />

Deplano, Paola Dessì, Salvatore Ferro, Mario<br />

Graziano Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi,<br />

Maria Pia Lai Guaita, Luigi Lepori, Caterina Lilliu,<br />

Andrea Lixi, Giuseppe Loddo, Mauro Manunza,<br />

Marcello Marchi, Giuseppe Masnata,<br />

Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Stefano Oddini<br />

Carboni, Giovanni Olla, Cecilia Onnis, Alessandro<br />

Palmieri, Paolo Piccaluga, Michele Pintus,<br />

Giampaolo Piras, Gian Paolo Ritossa, Michele<br />

Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada, Antonio<br />

Scrugli, Alberto Villa Santa.<br />

Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu,<br />

Giulia Bajre, Elia Maria Cabras, Maria<br />

Rosaria Corona, Germana Cudoni, Maria Grazia<br />

Figus, Lina Fois, Ginetta Lepori, Lia Lixi, Tiziana<br />

Masnata, Patrizia Palmieri, Marina Pintus.<br />

Ospiti del <strong>Club</strong>: l’Ammiraglio Gerald Talarico<br />

Comandante Marisardegna, il Colonnello Sossio<br />

Andreottola Comandante del 151° RGT. Fanteria<br />

Sassari, il Ten. Col. Sandro Porqueddu, il<br />

ten. Col. Francesco bruno, il magg. Mario Piras,<br />

il Cap. Magg. Melis, il sig. Sergio Simoncelli con<br />

la moglie Luciana e la signora Anna Locci.<br />

Ospiti dei soci: di Paola Dessì la dr.ssa Annalisa<br />

Aru, di Giuseppe Masnata la mamma cecilia,<br />

di Luigi Lepori il dr. Emanuele Corona di Roberto<br />

Nati il dr. Riccardo Lasic di Michele Pintus<br />

il sig. Renato Vincis.<br />

30 SETTEMBRE<br />

Presiede: Antonio Cabras<br />

Riunione: l’aristocrazia cagliaritana.<br />

Relatore: dr.ssa Marina Valdes.<br />

Sono presenti<br />

I soci: Leo Ambrosio, Lucio Artizzu, Angelo Aru,<br />

Ettore Atzori, Giovanni Barroccu, Christian Cadeddu,<br />

Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni<br />

Casciu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Vincenzo<br />

Cincotta, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias,<br />

Lino Cudoni, Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco<br />

Ortu, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi, Maria<br />

Pia Lai Guaita, Antonio Lenza, Caterina Lilliu,<br />

Mauro Manunza, Marcello Marchi, Margherita<br />

Mugoni, Maria Luigia Muroni, Stefano Oddini


Carboni, Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri,<br />

Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Marco Rodriguez,<br />

Mauro Rosella, Michele Rossetti, Giovanni<br />

Sanjust di Teulada, Alberto Villa Santa.<br />

Sono presenti in sala le Signore: Maria<br />

Grazia Ambrosio, Maria Artizzu, Elia Maria Cabras,<br />

Haydee Casciu, Franca Cincotta, Maria<br />

Rosaria Corona, Maria Corrias, Maria Rosaria<br />

Lenza, Giovanna Passamonti, Maria Teresa Piccaluga,<br />

Marina Pintus, Maria Grazia Rosella.<br />

Ospiti del <strong>Club</strong>: il prof. Sergiev direttore dell’istituto<br />

Martsinovsky di Parassitologia me<strong>dic</strong>a<br />

e tropicale di Mosca, il dr. Sallare research fellow<br />

dell’Istituto dell’Università di Manchester il<br />

sig. Gabriele Addis e il dr. Riccardo Lasic.<br />

Ospiti dei soci: di Stefano Oddini Carboni la<br />

signora Maria Vittoria Amat di San Filippo.<br />

7 OTTOBRE<br />

Presiede: Antonio Cabras<br />

Riunione: isola mito, ai geologi l’ardua sentenza.<br />

Relatore: dr. Sergio Frau<br />

Sono presenti<br />

I soci: Leo Ambrosio, Lucio Artizzu, Angelo<br />

Aru, Ettore Atzori, Michele Bajorek, Maurizio<br />

Boaretto, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni<br />

Casciu, Giuseppe Casciu, Guido Chessa Miglior,<br />

Paolo Ciani, Rafaele Corona, Silvano Costa,<br />

Angelo Deplano, Paola Dessì, Salvatore<br />

Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano<br />

Frau, Massimo Frongia, Alessio Grazietti, Maria<br />

Pia Lai Guaita, Andrea Lixi, Mauro Manunza,<br />

Marcello Marchi, Margherita Mugoni, Maria<br />

Luigia Muroni, Alessandro Palmieri, Franco<br />

Passamonti, Michele Pintus, Giampaolo Piras,<br />

Gian Paolo Ritossa, Mauro Rosella, Michele<br />

Rossetti, Pier Francesco Staffa, Giulia Vacca<br />

Cau, Alberto Villa Santa.<br />

Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu,<br />

Elia Maria Cabras, Lia Lixi, Giovanna<br />

Passamonti, Marina Pintus, Maria Grazia Rosella.<br />

Ospiti del <strong>Club</strong>: il Past Governor Luciano Di<br />

Martino con la signora Gemma, il sig. Giovanni<br />

Manca, il dr. Sergio Frau e il dr. Riccardo Lasic.<br />

Ospiti dei soci: di Ettore Atzori l’avv. Enzo Pinna,<br />

di Mauro Rosella l’ing. Gabriele Peretti e la<br />

signora Alessandra Pelegatti, di Silvano Costa il<br />

sig. Gino Caproni, di Gian Paolo Ritossa il prof.<br />

Massimo Fantola ed il rag. Nicola Porcu, di<br />

Margherita Mugoni l’avv. Lerri Pagella.<br />

14 OTTOBRE<br />

Presiede: Antonio Cabras<br />

Riunione Sardi e Piemontesi due classi dirigenti<br />

a confronto.<br />

Relatore: Stefano Pira<br />

Sono presenti<br />

I soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori,<br />

Efisio Bajre, Ercole Bartoli, Christian Cadeddu,<br />

<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />

Marcello Caletti, Giovanni Maria Campus, Ugo<br />

Carcassi, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Paolo<br />

Ciani, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias,<br />

Silvano Costa, Angelo Deplano, Mario Figus,<br />

Ulisse Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi,<br />

Gaetano Giua Marassi, Paola Giuntelli, Maria<br />

Pia Lai Guaita, Caterina Lilliu, Giuseppe Loddo,<br />

Mario Manunza, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta,<br />

Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni,<br />

Giovanni Olla, Cecilia Onnis, Alessandro<br />

Palmieri, Paolo Piccaluga, Michele Pintus,<br />

Giampaolo Piras, Gian Paolo Ritossa, Mauro<br />

Rosella, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di<br />

Teulada, Angelo Strinna, Alberto Villa Santa.<br />

Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu,<br />

Giulia Bajre, Elia Maria Cabras, Maria<br />

Gabriella Caletti, Mirella Campus, Giulietta Casciu,<br />

Maria Corrias, Lina Fois, Bruna Loddo, Gabriella<br />

Olla, Maria Teresa Piccaluga, Marina<br />

Pintus, Maria Grazia Rosella, Paola Strinna,<br />

Ospiti del <strong>Club</strong>: l’avv. Enzo Pinna e il dr. Riccardo<br />

Lasic.<br />

21 OTTOBRE<br />

Presiede: Antonio Cabras<br />

Riunione visita del Governatore<br />

Sono presenti<br />

I soci: Leo Ambrosio, Lucio Artizzu, Ettore Atzori,<br />

Efisio Bajre, Michele Bajorek, Berto Balduzzi,<br />

Giovanni Barroccu, Ercole Bartoli, Flavio<br />

Carboni, Mario Carta, Giovanni Casciu, Giuseppe<br />

Casciu, Ezio Castagna, Angelo Cerchi, Paolo<br />

Ciani, Vincenzo Cincotta, Rafaele Corona, Silvano<br />

Costa, Lino Cudoni, Marinella Ferrai Cocco<br />

Ortu, Enzo Ferrarsi, Salvatore Ferro, Mario Figus,<br />

Mario Graziano Figus, Giuseppe Fois, Salvatore<br />

Fozzi, Giuliano Frau, Gaetano Giua Marassi,<br />

Maria Pia Lai Guaita, Antonio Lenza, Caterina<br />

Lilliu, Andrea Lixi, Giuseppe Loddo, Salvatore<br />

Lostia di S. Sofia, Mauro Manunza, Marcello<br />

Marchi, Giuseppe Masnata, Pasquale Mistretta,<br />

Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni,<br />

Roberto Nati, Stefano Oddini Carboni,<br />

Giovanni Olla, Cecilia Onnis Damele, Alessandro<br />

Palmieri, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele<br />

Pintus, Gian Paolo Ritossa, Marco Rodriguez,<br />

Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada,<br />

Giulia Vacca Cau, Alberto Villa Santa.<br />

Ospiti del <strong>Club</strong>: il Governatore Roberto Scabelluri,<br />

il Segretario Distrettuale Luigi Apuzzo,<br />

l’Assistente del Governatore Rita Dedola, il presidente<br />

del Rotaract Paola Carcassi, Lucia Ambrosio,<br />

Francesca Fiorilla, Giorgia Fiorilla, l’avv.<br />

Lerri Pagella e il dr. Piergiorgio Poddighe.<br />

Sono presenti in sala le Signore: Maria<br />

Grazia Ambrosio, Maria Artizzu, Giulia Bajre,<br />

Mariuccia Balduzzi, Elia Maria Cabras, Nina<br />

Carta, Haydee Casciu, Maria Pia Ciani, Franca<br />

Cincotta, Maria Rosaria Corona, Maria Gabriella<br />

Ferrarsi, Lina Fois, Franca Fozzi, Maria Teresa<br />

Frau, Luisanna Giua Marassi, Maria Rosaria<br />

67<br />

Lenza, Bruna Loddo, Maria Lostia di S. Sofia,<br />

Tiziana Masnata, Mariella Mistretta, Cinzia Nati,<br />

Patrizia Palmieri, Maria Teresa Piccaluga,<br />

Barbara Pinna, Marina Pintus, Giuseppina Ritossa,<br />

Diana Rodriguez, Elisabetta Sanjust di<br />

Teulada,<br />

ed i consorti: Giacomo Damele<br />

Ospiti dei soci: di Paolo Ciani il dr. Paolo Soru<br />

e la signora Maria Luisa Garbato, di Giuseppe<br />

Masnata la mamma Cecilia, di Roberto Nati<br />

il dr. Riccardo Lasic e la signora Paola Pin, di<br />

Antonio Cabras l’avv. Stefanino Casti, l’avv.<br />

Elena d’Angelo la figlia Cristiana con il marito<br />

geom. Stefano Agus.<br />

28 OTTOBRE<br />

Presiede: Antonio Cabras<br />

Riunione Sardegna e malaria, passato e futuro<br />

Relatore Ugo Carcassi<br />

Sono presenti<br />

I soci: Lucio Artizzu, Efisio Bajre, Giovanni<br />

Barroccu, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Angelo<br />

Cerchi, Paolo Ciani, Rafaele Corona, Silvano<br />

Costa, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore<br />

Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano<br />

Frau, Maria Pia Lai Guaita, Giorgio La Nasa,<br />

Eugenio Lazzari, Caterina Lilliu, Mauro Manunza,<br />

Marcello Marchi, Margherita Mugoni, Maria<br />

Luigia Muroni, Cecilia Onnis Damele, Alessandro<br />

Palmieri, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele<br />

Pintus, Giampaolo Piras, Mauro Rosella,<br />

Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada,<br />

Alberto Villa Santa.<br />

Ospiti del <strong>Club</strong>: l’avv. Lerri Pagella.<br />

Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu,<br />

Elia Maria Cabras, Lina Fois, Marina Pintus,<br />

Elena Lazzari, Maria Grazia Rosella.<br />

ed i consorti: Giacomo Damele<br />

Ospiti dei soci: di Ugo Carcassi la signora Andreina<br />

Caddeo ed il dr. Carlo Figari, di Silvano<br />

Costa Gino Caproni, di Eugenio Lazzari la signora<br />

Ina Tasca.<br />

11 NOVEMBRE<br />

Presiede: Antonio Cabras.<br />

Assemblea del <strong>Club</strong> per la nomina a candidato<br />

Governatore del socio P.P. Salvatore Fozzi.<br />

Argomento della serata: l’invidia.<br />

Relatore: Prof. Sergio Lodde<br />

Soci presenti<br />

i soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori,<br />

Michele Bajorek, Giovanni Barroccu, Carlo Carcassi,<br />

Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Giuseppe<br />

Casciu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Vincenzo<br />

Cincotta, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona,<br />

Lino Cudoni, Angelo Deplano, Paola Dessì, Marinella<br />

Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario<br />

Graziano Figus, Ulisse Figus, Giuseppe Fois, Salvatore<br />

Fozzi, Giuliano Frau, Massimo Frongia,<br />

Gaetano Giua Marassi, Giorgio La Nasa, Maria<br />

Pia Lai Guaita, Antonio Lenza, Caterina Lilliu,


68 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />

Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe<br />

Masnata, Guido Maxia, Pasquale Mistretta,<br />

Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto<br />

Nati, Stefano Oddini Carboni, Giovanni<br />

Olla, Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri, Larri<br />

Pagella, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Giampaolo<br />

Piras, Paola Piras, Gian Paolo Ritossa, Marco<br />

Rodriguez, Mauro Rosella, Michele Rossetti,<br />

Giovanni Sanjust di Teulada, Antonio Scrugli,<br />

Pier Francesco Staffa, Alberto Villasanta.<br />

Sono presenti le signore: Maria Artizzu,<br />

Elia Maria Cabras, Franca Cincotta, Maria Rosaria<br />

Corona, Marinella Corrias, Maria Grazia Figus,<br />

Elisabetta La Nasa, Maria Rosaria Lenza,<br />

Maria Immacolata Marchegiano, Maria Teresa<br />

Piccaluga, Maria Grazia Rosella<br />

Ospiti del <strong>Club</strong>: il relatore prof. Sergio Lodde.<br />

Ospiti dei soci: di Paolo Piccaluga la signora<br />

Rita Masala.<br />

18 NOVEMBRE<br />

Presiede: Maria Luigia Muroni.<br />

Argomento della serata: <strong>Rotary</strong> Foundation,<br />

GSE.<br />

Relatore: Salvatore Fozzi, Giovanni Barroccu,<br />

Orsola Altea e Dario Ferraro<br />

Sono presenti<br />

i soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Giovanni<br />

Barroccu, Maurizio Boaretto, Christian Cadeddu,<br />

Ugo Carcassi, Angelo Cherchi, Rafaele Corona,<br />

Lino Cudoni, Angelo Deplano, Paola Dessì,<br />

Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro,<br />

Mario Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi,<br />

Giuliano Frau, Maria Pia Lai Guaita, Caterina<br />

Lilliu, Andrea Lixi, Marcello Marchi, Margherita<br />

Mugoni, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis,<br />

Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga,<br />

Enzo Pinna, Michele Pintus, Michele<br />

Rossetti.<br />

Sono presenti le signore: Maria Artizzu, Lia<br />

Cimino, Maria Rosaria Corona, Marina Pintus.<br />

Ospiti del <strong>Club</strong>: Orsola Altea, Dario Ferraro e<br />

Silvia Scanu.<br />

25 NOVEMBRE<br />

Presiede: Antonio Cabras.<br />

Argomento della serata: La scimmia, il drago,<br />

la farfalla. Riflessioni sulla Cina.<br />

Relatore: Prof.ssa Annamria Baldussi<br />

Sono presenti<br />

i soci: Lucio Artizzu, Giovanni Barroccu, Giovanni<br />

Casciu, Giuseppe Casciu, Paolo Ciani, Angelo<br />

Cherchi, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias,<br />

Silvano Costa, Lino Cudoni, Angelo Deplano,<br />

Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu,<br />

Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi,<br />

Laura Jottini, Maria Pia Lai Guaita, Caterina<br />

Lilliu, Andrea Lixi, Marcello Marchi, Guido<br />

Maxia, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni,<br />

Cecilia Onnis, Larry Pagella, Alessandro Palmieri,<br />

Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele<br />

Pintus, Giampaolo Piras, Paola Piras, Giampaolo<br />

Ritossa, Marco Rodriguez, Pierfrancesco<br />

Staffa, Michele Rossetti, Alberto Villasanta.<br />

Sono presenti le signore: Maria Artizzu,<br />

Elia Maria Cabras, Haydee Casciu, Giulietta Casciu,<br />

Maria Rosaria Corona, Maria Corrias, Lia<br />

Lixi, Maria Vittoria Maxia, Marina Pintus.<br />

Ospiti del <strong>Club</strong>: Annamaria Baldussi, Paola<br />

Carcassi, Antonello Fiori, Simon Hauck.<br />

Rotariani in visita: Mario Morelli, <strong>Rotary</strong> Roma<br />

Centenario.<br />

Ospiti dei soci: di Silvano Costa, Luigi Caproni.


Presidente<br />

Presidente uscente<br />

Presidente eletto<br />

Vicepresidenti<br />

Segretario<br />

Tesoriere<br />

Prefetto<br />

Consiglieri<br />

ROTARY INTERNATIONAL – DISTRETTO 2080 ITALIA<br />

ROTARY CLUB CAGLIARI<br />

ORGANIGRAMMA DEL CLUB<br />

Anno Rotariano 2010 / 2011<br />

Antonio CABRAS<br />

Marinella<br />

FERRAI COCCO-ORTU<br />

Michele ROSSETTI<br />

Maria Luigia MURONI<br />

Michele PINTUS<br />

Alessandro PALMIERI<br />

Salvatore FERRO<br />

Paolo CIANI<br />

Carlo CARCASSI<br />

Cecilia ONNIS<br />

Paolo PICCALUGA<br />

A. <strong>07</strong>0 401767 – U. <strong>07</strong>0 401767 – F. <strong>07</strong>0 401767<br />

C. 347 <strong>07</strong>80364 – E-mail: ninnicabras@alice.it<br />

A. <strong>07</strong>0 284643 – U. <strong>07</strong>0 669450 – F. <strong>07</strong>0 653401<br />

C. 338 2258309 – E-mail: ferrai.marinella@tiscali.it<br />

A. <strong>07</strong>0 304038 – U. <strong>07</strong>0 400240 – F. <strong>07</strong>0 45262<strong>07</strong><br />

C. 335 7276641 – E-mail: rossetti@sardi.it<br />

A. <strong>07</strong>0 490848 – C. 347 859<strong>07</strong>88<br />

E-mail: marialuigiamuroni@virgilio.it<br />

A. <strong>07</strong>0 403277 – U. <strong>07</strong>0 403277 – F. <strong>07</strong>0 402131<br />

C. 335 1255480 – E-mail: michelepintus@gmail.com<br />

A. <strong>07</strong>0 668556 – F. <strong>07</strong>0 668556 – C. 335 6547556<br />

E-mail: alexpalmi@alice.it<br />

A. <strong>07</strong>0 488321 – U. <strong>07</strong>0 6094345 – F. <strong>07</strong>0 452<strong>07</strong>04<br />

C. 347 0391241 – E-mail: sorref@tin.it<br />

A. <strong>07</strong>0 371787 – U. <strong>07</strong>0 371913 – F. <strong>07</strong>0 371913<br />

C. 328 9844811 – E-mail: paolo.ciani@libero.it<br />

A. <strong>07</strong>0 3<strong>07</strong>897 – U. <strong>07</strong>0 6093172 – F. <strong>07</strong>0 6092936<br />

C. 368 3<strong>07</strong>6654 – E-mail: carcassi@unica.it<br />

A. <strong>07</strong>0 309015 – U. <strong>07</strong>0 666286 – C. 338 9535027<br />

E-mail: ceonni@tiscali.it<br />

A. <strong>07</strong>0 486662 – F. <strong>07</strong>0 486662 – C. 335 6210120<br />

E-mail: paolopiccaluga@alice.it


La polio sparirà per sempre

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