Cover rivista dic 07 - Rotary Club Cagliari
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<strong>dic</strong>embre 2010<br />
Perio<strong>dic</strong>o del <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />
Distretto 2080<br />
• Un club che cresce<br />
• La pinacoteca: patrimonio di <strong>Cagliari</strong><br />
• L’eliminazione della malaria<br />
• Le antiche monete cagliaritane
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />
Perio<strong>dic</strong>o del <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />
Distretto 2080<br />
Anno di fondazione 1949<br />
n. 1/2<br />
<strong>dic</strong>embre 2010<br />
Pubblicazione riservata<br />
ai soci Rotariani<br />
Direttore responsabile:<br />
Lucio Artizzu<br />
Comitato di redazione:<br />
Salvatore Fozzi,<br />
Mauro Manunza,<br />
Marcello Marchi,<br />
Giovanni Sanjust<br />
Segretaria di redazione:<br />
Anna Maria Muru<br />
Autorizzazione<br />
del Tribunale di <strong>Cagliari</strong><br />
n. 171 del 18 agosto 1965<br />
Progetto grafico e impaginazione<br />
Bruno Pittau – www.brokenart.org<br />
fotografie:<br />
Archivio <strong>Rotary</strong> e soci del <strong>Club</strong><br />
Stampa e allestimento:<br />
Grafica del Parteolla, Dolianova (CA)<br />
_____________________________<br />
Le opinioni espresse negli<br />
articoli firmati impegnano<br />
esclusivamente i loro autori.<br />
Sommario<br />
EDITORIALE<br />
La goccia nell’oceano – Lucio Artizzu pag. 1<br />
IN PRIMO PIANO<br />
Un <strong>Club</strong> che cresce – Antonio Cabras 3<br />
L’idea geniale della <strong>Rotary</strong> Foundation – Angelo Cherchi 6<br />
La pinacoteca nazionale di <strong>Cagliari</strong><br />
– Margherita Mugoni Contini 10<br />
Il Sovrano Militare Ordine di Malta<br />
– Stefano Oddini Carboni 20<br />
L’eliminazione della malaria in Sardegna – Ugo Carcassi 27<br />
Il Barocco a <strong>Cagliari</strong> – Michele Pintus 32<br />
Antiche monete in Sardegna – Antonio Lenza 37<br />
Alberto Ferrero Della Marmora – Marcello Marchi 40<br />
Un’area degradata diventa un parco verde – Mario Figus 44<br />
Incontro con la Brigata Sassari – Mauro Manunza 48<br />
Alziator e altri poeti: la poesia campidanese<br />
– Giovanni Sanjust 50<br />
<strong>Club</strong> e abaco – Marcello Marchi 54<br />
Facebook e i social network – Michele e Davide Rossetti 57<br />
Riflessioni sul Natale – Paolo Ritossa 59<br />
Il ritorno di un amico – Marcello Marchi 61<br />
La visita del Governatore 62<br />
Ricordo di Padre Visca – Paolo Ritossa 63<br />
Benvenuto ai nuovi soci 64<br />
LE RIUNIONI<br />
Le presenze 66<br />
Hanno collaborato a questo numero:<br />
Lucio Artizzu • Antonio Cabras • Ugo Carcassi<br />
Angelo Cherchi • Mario Figus • Antonio Lenza<br />
Mauro Manunza • Margherita Mugoni Contini • Marcello Marchi<br />
Stefano Oddini Carboni • Michele Pintus • Paolo Ritossa<br />
Michele e Davide Rossetti • Giovanni Sanjust<br />
in copertina: Maestro fiammingo (ambito di Van Hemessen)<br />
“Fuga in Egitto” – Sex. XVI (ultimo quarto) – Tavola cm 151,5 x 133,7<br />
Pinacoteca Nazionale di <strong>Cagliari</strong>
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 1<br />
EDITORIALE<br />
La goccia<br />
nell’oceano<br />
Si <strong>dic</strong>e che Madre Teresa di Calcutta,<br />
nota anche a <strong>Cagliari</strong> per le<br />
benefiche attività del suo Ordine,<br />
usasse quest’immagine per illustrare<br />
– con l’umiltà che le era solita<br />
– l’opera da lei compiuta in favore dell’umanità<br />
sofferente alla quale aveva de<strong>dic</strong>ato<br />
tutta la sua vita.<br />
«Se tu prendi un secchio d’acqua dall’oceano,<br />
questo non si sentirà diminuito<br />
ma se nell’oceano tu versi<br />
un goccio d’acqua esso<br />
avrà una goccia in più».<br />
L’opera che noi rotariani<br />
compiamo nel<br />
mondo in favore di<br />
quella grande porzione<br />
di umanità afflitta<br />
da tanti mali è<br />
nient’altro che una<br />
goccia di sollievo nell’oceano<br />
del bisogno,<br />
in una vasta area di<br />
mondo nella quale, per<br />
certe popolazioni, anche un<br />
semplice bicchiere d’acqua rappresenta<br />
un bene irraggiungibile.<br />
Gocce d’acqua quelle che anche il nostro<br />
<strong>Rotary</strong> International versa nell’oceano<br />
delle più assolute povertà materiali e spirituali<br />
ma che tuttavia un’ombra di sollievo<br />
hanno portato nel campo della salute materiale<br />
e morale così che epidemie devastanti<br />
quali la mancanza d’acqua, la poliomielite,<br />
l’analfabetismo, le inesistenti<br />
strutture civili, hanno trovato nel <strong>Rotary</strong><br />
un valido combattente. Sì, una goccia nel-<br />
Lucio Artizzu<br />
l’oceano, è vero, ma è pur sempre una goccia<br />
e in più.<br />
Anche il nostro <strong>Club</strong> non si è sottratto al<br />
dovere della solidarietà e la sua “goccia” è<br />
stata offerta a sostegno di numerose iniziative<br />
fra le quali primeggia la <strong>Rotary</strong> Foundation.<br />
Così come le tante operazioni individuali,<br />
pur se di modeste dimensioni,<br />
l’hanno visto presente anche nell’Afghanistan<br />
(tramite la forza militare della<br />
Brigata Sassari), nel Benin, nel<br />
sostegno di programmi vari<br />
rivolti ai disabili e questo<br />
perché nel <strong>Rotary</strong>, in<br />
tutti i suoi soci, si è<br />
creata una viva consapevolezza<br />
del ruolo<br />
che i suoi soci hanno<br />
scelto di svolgere; ciò<br />
significa lavorare –<br />
soprattutto – per diventare<br />
sempre più numerosi<br />
al fine di essere<br />
più forti, chiamando a far<br />
parte delle nostre fila soci di<br />
alta levatura morale e disponibili<br />
all’impegno sociale in modo da onorare<br />
la prima regola del <strong>Rotary</strong>: il servizio<br />
al di sopra degli interessi personali.<br />
Ci attende, pertanto, e lo ribadiamo a<br />
metà del guado che stiamo attraversando,<br />
un compito molto importante: quello di<br />
dare nuovi impulsi, nuove energie, attuare<br />
nuovi programmi e progetti che genuinamente<br />
interpretino le aspettative e i bisogni<br />
della società che costituiscono il nostro impegno<br />
per gli anni tremila.
2<br />
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
Le festività natalizie che oggi diffondono<br />
un’aria di serena festa, accrescono il desiderio<br />
di essere sempre più solidali, di<br />
porre basi sempre più concrete all’amicizia.<br />
Ha scritto Paul Harris: «Le cose migliori<br />
della vita sono la gioia e l’amicizia; è<br />
veramente assurdo pensare che l’amicizia<br />
possa trovare limiti nei confini di una nazione,<br />
di una fede religiosa o di un credo<br />
politico; l’amicizia supera questi limiti; è lo<br />
strumento sempre affidabile della felicità.<br />
Amplia gli orizzonti e rende dolce la vita».<br />
Sappiamo che il <strong>Rotary</strong> ha fra i suoi valori<br />
fondanti proprio l’amicizia e questo<br />
sperimenta chi frequenta assiduamente il<br />
club, non per una fastidiosa necessità, ma<br />
per soddisfare una esigenza spirituale che<br />
nasce spontaneamente dal cuore. Occorre,<br />
pertanto, rafforzare questo sentimento così<br />
che la frequenza possa essere sempre più<br />
numerosa ed è giusto riconoscere che il nostro<br />
presidente Cabras – così come chi lo<br />
ha preceduto – si adopera lodevolmente<br />
per rendere le riunioni sempre più interessanti<br />
con i validi richiami culturali della<br />
Sardegna. Se volessimo fare un bilancio di<br />
questo mezzo anno di attività non potremmo<br />
che esprimere un giudizio positivo e,<br />
insomma, il nostro club non smentirebbe i<br />
meriti accumulati nei suoi sessant’anni di<br />
vita. Forse, nell’attività globale del <strong>Rotary</strong>,<br />
non è molto ma è pur sempre una goccia<br />
d’acqua in più versata nell’oceano.<br />
A tutti auguri di un buon Natale e di un<br />
sereno anno nuovo.<br />
■<br />
Costanzo Marchegiano,<br />
un amico che rimpiangiamo<br />
Questa Rivista lo aveva nel suo organigramma<br />
come Segretario di Redazione,<br />
sempre pronto a mantenere i contatti, a<br />
seguire gli incontri, a richiamare quanti<br />
erano comunque impegnati alla elaborazione di<br />
essa. Lo ha fatto sino a quando la malattia ha<br />
cominciato a minare la memoria costringendolo<br />
poi a lasciare il <strong>Club</strong> del quale era socio stimato<br />
e ben voluto per le sue doti di intelligenza viva e<br />
pronta e, soprattutto, di affabilità, di spirito di<br />
cordiale amicizia per tutti.<br />
Funzionario Bancario, è stato Direttore della<br />
Filiale di <strong>Cagliari</strong> del Credito Italiano, svolgendo<br />
il servizio con grande impegno e con lodevoli risultati,<br />
riscuotendo unanime apprezzamento.<br />
Assiduo partecipe alle riunioni e alle iniziative del <strong>Club</strong>, lascia di sé un commosso<br />
rimpianto.<br />
Alla moglie Mariella, che tanto spesso abbiamo avuto il piacere di avere ospite,<br />
che condivide l’impegno rotariano come socia dell’Inner Wheel, ai figli Michele e<br />
Francesca e a tutti i loro cari esprimiamo i sensi di affettuosa solidarietà.
La <strong>rivista</strong> sarà distribuita la sera in<br />
cui, riuniti con spirito di sincera e<br />
affettuosa amicizia, scambieremo gli<br />
auguri per il Natale e per il Nuovo Anno.<br />
Oltre che rivolgerli di persona ai soci e ai<br />
loro cari, desidero esprimerli anche in questa<br />
nota, specie per indirizzarla a chi fosse,<br />
purtroppo, impedito a condividere la gioia<br />
dell’incontro, formulando voti perché la<br />
speranza di tempi migliori riesca a vincere<br />
gli odierni non lieti presagi.<br />
Questo è però anche il momento di uno<br />
sguardo a quanto sinora compiuto, una sorta<br />
di relazione sulle attività fin qui svolte, su<br />
quelle concluse e su quelle in fase di attuazione.<br />
Impropriamente si suole parlare di<br />
bilancio di mezzo anno: in realtà, poiché,<br />
per ragioni legate alla compilazione e pubblicazione<br />
della <strong>rivista</strong>, la nota viene scritta<br />
nei primi giorni di novembre, si tagliano i<br />
due mesi finali dell’anno e, ancora, iniziando,<br />
dopo la pausa estiva, la piena ripresa<br />
della vita del <strong>Club</strong> nel mese di settembre,<br />
altri due mesi del semestre sono in sostanza<br />
esclusi. Ne consegue che l’esame va a riguardare<br />
i progetti in corso d’opera che saranno<br />
realizzati, o troveranno sviluppo per<br />
conseguire i risultati in periodi ulteriori (nel<br />
quadro della continuità delle azioni del<br />
<strong>Club</strong> che non possono o non vogliono esaurirsi<br />
nel ristretto periodo annuale di ogni<br />
Presidente). La necessità di un esame contenuto<br />
in questi confini si è imposta ufficialmente<br />
quest’anno: la visita del Governatore<br />
(che viene riferita in questa <strong>rivista</strong>) è<br />
avvenuta il 21 ottobre scorso, con maggiore<br />
riduzione del periodo da osservare per riferire<br />
quanto compiuto. Occasione tuttavia<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 3<br />
Bilancio di metà anno<br />
Un <strong>Club</strong><br />
che cresce<br />
Antonio Cabras<br />
per una attenta riflessione e, quindi, una<br />
dettagliata esposizione dei progetti in corso.<br />
Con la partecipazione, della quale sono<br />
molto grato, del Segretario, dei Consiglieri<br />
del Direttivo e dei Presidenti delle Commissioni,<br />
è stata predisposta una pubblicazione<br />
che illustrava compiutamente lo stato<br />
del <strong>Club</strong>.<br />
Ho avuto il piacere di ricevere il pieno<br />
apprezzamento del Governatore per il nostro<br />
lavoro che produrrà i suoi frutti nei<br />
prossimi otto mesi (dalla data in cui scrivo)<br />
nei quali ho l’onore, e l’onere di dirigere il<br />
<strong>Club</strong>, grazie alla collaborazione, che è stata<br />
sinora viva ed efficace, di quanti, nelle<br />
diverse funzioni, operano con me.<br />
La brevità della nota non consente che<br />
brevi cenni su quanto è stato fatto, su<br />
quanto accadrà nel tempo che precede la<br />
lettura della <strong>rivista</strong>, e sul prossimo semestre.<br />
Mi preme sottolineare l’importanza<br />
dello spettacolo della Scuola di Danza Atena<br />
che non solo ha consentito l’incasso di<br />
millecinquecento euro per il Fondo Polio<br />
Plus, già inviati, ma ha, soprattutto, permesso<br />
di far conoscere alle settecento persone,<br />
convenute nel Teatro, questa grandiosa,<br />
benemerita, eccezionale iniziativa<br />
del <strong>Rotary</strong> International.<br />
Nell’ambito della solidarietà internazionale,<br />
è degno di menzione l’incontro con il<br />
Comando della Brigata Sassari che ha illustrato<br />
la messa in opera delle attrezzature<br />
me<strong>dic</strong>ali raccolte dal <strong>Club</strong> nell’ospedale di<br />
Herat attuando un progetto che continua<br />
ad avere sviluppo: è già previsto l’invio di
4 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
due strumenti: lampada scialitica ed apparecchio<br />
radiologico, di cui è in corso il completo<br />
ricondizionamento. Nell’occasione il<br />
comandante ci ha comunicato il “desiderio”<br />
degli afgani di avere delle “riunite”<br />
(poltrone per dentisti) e in pochi giorni ne<br />
sono stati reperite quattro, che verranno<br />
inviate a giugno se, per quella data, la Sassari<br />
tornerà in Afghanistan.<br />
Nel discorso programmatico del luglio<br />
scorso, avevo messo l’accento sulla necessità<br />
di aumentare il numero dei soci in un<br />
rapporto espresso nel binomio quantità /<br />
qualità. Ad oggi sono entrati nel <strong>Club</strong> due<br />
giovani professionisti (entrambi non ancora<br />
quarantenni); nelle prossime riunioni<br />
saranno ammesse due signore (aumentando<br />
il numero delle donne); un terzo giovane<br />
verrà ammesso entro il 2010 ed un altro<br />
entrerà nel 2011.<br />
Debbo dire che l’assiduità, pur non raggiungendo<br />
i livelli dovuti e sperati, ha avuto<br />
incremento specie per il gradimento delle<br />
conversazioni programmate. A questo<br />
proposito ricordo che, chi raggiunge gli ottantacinque<br />
anni sommando età anagrafica<br />
a quella rotariana, ha titolo per chiedere<br />
l’esenzione dall’obbligo della frequenza.<br />
Nel nostro club i soci che hanno raggiunto<br />
quota ottantacinque e conquistato questo<br />
diritto sono il 50%, ma, sino ad ora nessuno<br />
se ne è avvalso.<br />
Sono particolarmente lieto che nell’anno<br />
della mia presidenza sei soci, che vantano<br />
una lunghissima appartenenza al <strong>Club</strong>,<br />
compiano ottanta anni: per tre, Lucio Artizzu,<br />
Giovanni Sanjust di Teulada, Beppe<br />
Casciu, i festeggiamenti sono fissati al 9 <strong>dic</strong>embre;<br />
il quarto, Angelo Aru, nato il 26<br />
<strong>dic</strong>embre, riceverà gli auguri, dopo il compleanno,<br />
e verrà festeggiato il prossimo anno,<br />
insieme a Giuseppe Fois e Piero Nuti.<br />
In una scorsa riunione l’Assemblea dei<br />
soci ha designato Governatore per il 2013 /<br />
2014 Salvatore Fozzi: è un riconoscimento<br />
dovuto ad un rotariano di grande valore,<br />
che ha sempre operato con intelligenza ed<br />
efficacia sia nel nostro <strong>Club</strong> sia nel Distretto;<br />
se gli fosse conferito l’incarico egli sareb-<br />
be il sesto dei nostri soci ad esercitare le<br />
funzioni di Governatore con evidente rinnovato<br />
prestigio per il <strong>Club</strong>.<br />
Merita essere ricordato l’esaltante successo<br />
del Progetto Ecoparco di Serbariu,<br />
progetto nato nel nostro <strong>Club</strong>, condiviso<br />
dai <strong>Club</strong> di Iglesias e Carbonia, presentato<br />
in un Convegno dai Presidenti Paolo Piccaluga<br />
ed Ettore Atzori, sapientemente coordinato<br />
da Mario Figus con la collaborazione<br />
di Maurizio Boaretto, che promuoveva<br />
un concorso internazionale di idee per poter<br />
realizzare nell’enorme discarica di residuati<br />
del carbone di Serbariu (circa cinquanta<br />
ettari per 25/35 metri di altezza)<br />
un vero Parco ecologico.<br />
L’11 <strong>dic</strong>embre in Carbonia avverrà, (il<br />
futuro è obbligatorio al momento dello<br />
scritto), la premiazione e saranno consegnati<br />
gli elaborati al Comune. Vi sarà una<br />
manifestazione di grande rilievo con l’intervento<br />
oltre che dei tre <strong>Club</strong> rotariani di<br />
<strong>Cagliari</strong>, Carbonia ed Iglesias e del PDG<br />
Alberto Cecchini, in rappresentanza del<br />
Governatore, del Presidente del Consiglio<br />
Regionale, degli Assessori Regionali all’Ecologia<br />
e alle Finanze (questi sta già operando<br />
per ottenere contributi europei per la<br />
realizzazione del progetto), del Presidente<br />
della Provincia e di tutti i ventuno Sindaci<br />
del Sulcis Iglesiente, nonché delle Associazioni<br />
imprenditoriali e sindacali.<br />
Lo straordinario diffuso interesse con il<br />
coinvolgimento di istituzioni pubbliche dimostra<br />
quanto l’idea sia vincente: è un progetto<br />
ampio che si propone il ripristino di<br />
aree degradate e che diventa anche suggerimento<br />
ed incentivo per eventuali applicazioni<br />
sia in campo nazionale che internazionale.<br />
Il <strong>Rotary</strong>, e il nostro <strong>Club</strong> con gli altri<br />
due coinvolti, è il motore di questa ambiziosa<br />
operazione ambientale e continuerà<br />
ad occuparsene, giacché gli è stato conferito<br />
il potere di incidere nella decisione degli<br />
interventi.<br />
Altro successo può prevedersi per l’azione<br />
in atto per la prevenzione primaria delle<br />
malformazioni congenite: il <strong>Club</strong> proseguendo<br />
nella campagna per l’assunzione
dell’acido folico, sta organizzando, per<br />
maggio 2011, una giornata di formazione<br />
per me<strong>dic</strong>i e parame<strong>dic</strong>i, con intervento di<br />
specialisti di fama internazionale, in collaborazione<br />
con l’Unicef e l’Associazione<br />
Spina Bifida sia Nazionale che della Sardegna.<br />
Inoltre, con il sostegno di queste e della<br />
Federazione Italiana Malformazioni Genetiche,<br />
è già in bozza un manifesto 100x70<br />
cm da collocarsi presso tutti gli Studi Me<strong>dic</strong>i<br />
della Sardegna allo scopo di illustrare i<br />
meccanismi di prevenzione delle predette<br />
malformazioni.<br />
Ho inteso soffermarmi su questi progetti<br />
perché sono un chiaro esempio di come il<br />
<strong>Rotary</strong> stia mutando, proiettandosi sempre<br />
di più all’esterno, per incidere sulla realtà<br />
sociale in cui opera. Questa è la richiesta<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />
dei Presidenti Internazionali e il nostro<br />
<strong>Club</strong> si adegua ed agisce da apripista.<br />
Nel prossimo semestre il <strong>Club</strong> organizzerà<br />
per l’area Sardegna l’IDIR (se ne dà<br />
notizia in altro foglio), anch’esso segno dell’apprezzamento<br />
che gode nel Distretto.<br />
Molti altri sono i progetti in corso che<br />
meriterebbero tutti di essere citati e illustrati<br />
per la loro importanza e per la loro<br />
rilevanza sociale; di essi se ne è ampiamente<br />
parlato nella loro presentazione e, durante<br />
la visita del Governatore; certamente,<br />
verrà illustrato il loro procedere nel corso<br />
di apposite riunioni.<br />
Auguri ancora a voi tutti amici rotariani<br />
e grazie per la partecipazione alla vita del<br />
<strong>Club</strong>.<br />
■<br />
Santa, l’ultimo castellano» così L’Unione Sarda del 19 settembre<br />
scorso dava titolo ad una intera pagina che pubblicava una intervista<br />
«Villa<br />
al nostro amico Alberto. Partendo dal diffuso stile anglosassone di<br />
aprire le dimore patrizie alla visita del pubblico, il giornalista poneva in evidenza<br />
come, in Sardegna, sia soltanto il nostro socio ad aprire la sua casa, unico castello<br />
abitato dell’isola.<br />
Nel corso dell’incontro era posta in luce l’importanza storica del monumento e<br />
del museo del Risorgimento: «Qui dentro – affermava Villa Santa – custodiamo tanti<br />
cimeli degli eventi che hanno fatto l’Italia perché il Risorgimento non finisce con<br />
la terza guerra d’indipendenza, ma si completa con la conquista di Trento e Trieste<br />
nel 1918». Seguivano appassionati riferimenti alle glorie militari della famiglia;<br />
al contributo dei sardi caduti in gran numero in quella guerra; alla persona del padre,<br />
Nino, illustre figura di soldato e studioso del diritto militare, aiutante di campo<br />
e segretario del Duca d’Aosta, ai documenti e agli oggetti di interesse storico che<br />
Egli affidò a chi era per lui «più un amico che un subalterno» ed, infine, agli sforzi,<br />
mancando qualsiasi aiuto finanziario pubblico, per la manutenzione del castello,<br />
oltre che con il modesto introito del biglietto, con altre iniziative private: un costante<br />
impegno della famiglia e soprattutto del rotariano Alberto Villa Santa che<br />
dimostra in tal modo di attuare nel concreto il principio del “servire” da lui costantemente<br />
seguito durante la sua lunghissima appartenenza al <strong>Rotary</strong>.<br />
5
6 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
Quando e perché nacque il <strong>Rotary</strong><br />
L’idea geniale della<br />
<strong>Rotary</strong> Foundation<br />
Il concetto e la prassi rotariana ha evoluto<br />
continuamente nel tempo seguendo<br />
l’esempio di Paul Harris, il quale disse:<br />
Il mondo sta cambiando e anche noi dobbiamo<br />
essere pronti a cambiare.<br />
La definizione attuale del<br />
<strong>Rotary</strong> è la seguente: il <strong>Rotary</strong><br />
è una associazione di<br />
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> sparsi nei cinque<br />
Continenti; i <strong>Rotary</strong><br />
<strong>Club</strong> sono costituiti da<br />
Persone, di ambo i sessi,<br />
appartenenti al mondo<br />
degli affari, delle professioni<br />
e dei servizi comunitari,<br />
unite fondamentalmente<br />
nell’ideale del servire, in altri<br />
termini nell’essere di aiuto al<br />
prossimo senza interessi personali: Service<br />
above self.<br />
Quando e perché è nato il <strong>Rotary</strong>?<br />
Il <strong>Rotary</strong> è nato il 23 febbraio 1905 a<br />
Chicago. Il nostro Fondatore, l’avvocato<br />
Paul P. Harris, aveva riunito tre amici ai<br />
quali espose la sua idea, che gli frullava<br />
nella testa da tanto tempo a seguito di tante<br />
esperienze di vita, soprattutto nell’ultimo<br />
periodo della sua vita in una città turbolenta<br />
e scarsa in concetti ed azioni legali<br />
e corrette. Egli pensava che un club costituito<br />
da persone di attività di lavoro completamente<br />
diverse (da cui il concetto di<br />
classifica) avrebbe favorito l’insorgere di<br />
rapporti di amicizia utili a loro stessi ed<br />
agli altri. I tre amici erano: Silvestre Schiele,<br />
commerciante di carbone, primo presidente<br />
del <strong>Club</strong>; Gustavus E. Loher, fondatore<br />
di una società commerciale; Hiram E.<br />
PDG Angelo Cherchi<br />
Shorey, proprietario di una sartoria. Successivamente,<br />
Hiram non mantenne l’adesione<br />
al <strong>Club</strong>. Le adesioni al <strong>Club</strong> aumentarono<br />
rapidamente. Lo stesso Paul Harris<br />
ricorda che un certo numero di aderenti<br />
lasciarono il club, perché<br />
non ritenuto particolarmente<br />
utile per loro. L’obbligo<br />
della frequenza era tassativo.<br />
Secondo Paul Harris,<br />
i Soci del <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong><br />
di Chicago avevano in così<br />
grande considerazione<br />
l’amicizia dei loro compagni<br />
che misero da parte<br />
ogni discussione politica e<br />
religiosa nel timore che questa<br />
potesse diventare fonte di dissidio,<br />
e furono ben ricompensati per la loro previdenza.<br />
Infatti, fin dall’inizio in tale <strong>Club</strong><br />
esistevano soci di varia provenienza (americani,<br />
inglesi, tedeschi, ebrei) e di diversa<br />
religione (protestanti, cattolici, ebrei).<br />
Il nome di <strong>Rotary</strong> originò dall’abitudine<br />
iniziale di riunirsi in rotazione nei locali di<br />
lavoro dei singoli Soci, abitudine abbandonata<br />
quando il numero degli aderenti era<br />
notevolmente cresciuto, per cui iniziarono<br />
a riunirsi in vari ristoranti od alberghi per<br />
un pranzo o per la cena. L’amicizia tra i<br />
Soci crebbe rapidamente, costituendo l’elemento<br />
collante del <strong>Club</strong> e costituendo l’elemento<br />
iniziale della futura Prima Via d’azione.<br />
L’interesse personale dei primi Rotariani<br />
era certamente elevato, sia dal punto<br />
di vista spirituale che pratico, ma questo<br />
elemento personale non risultò sufficiente.<br />
Nacque pertanto un progetto di servizio al-
la Comunità di Chicago, consistente nell’organizzare<br />
Servizi Pubblici, allora completamente<br />
mancanti; l’iniziativa ebbe notevole<br />
successo, trasformando implicitamente<br />
il <strong>Club</strong> in una struttura di Servizio,<br />
prodromo della futura Terza via d’azione<br />
(Community Service).<br />
L’idea vincente di un <strong>Club</strong> composto da<br />
Persone di sesso maschile, appartenenti al<br />
mondo delle imprese e delle professioni,<br />
volto a sviluppare amicizie personali, ad<br />
agire in favore del prossimo, essendo anche<br />
tollerante in materia di razze e di religione<br />
portò rapidamente alla nascita di altri <strong>Club</strong><br />
negli Stati Uniti: 1908, San Francisco;<br />
1909: Oakland, California; Seattle; Los Angeles;<br />
New York.<br />
Nel 1910-11 fu organizzato il primo Congresso<br />
(Convention) del <strong>Rotary</strong>, che divenne<br />
la National Association of <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong>s<br />
(Primo Presidente Paul Harris, primo Segretario<br />
Chelsie Perry). L’annata rotariana<br />
cominciò ad iniziare con il primo luglio.<br />
Nacque il primo RC a Winnipeg, in Canadà,<br />
ammesso al <strong>Rotary</strong> nell’anno seguente;<br />
e il <strong>Rotary</strong> divenne l’International<br />
Association of <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong>s.<br />
Nello stesso Congresso fu approvata una<br />
piattaforma, elaborata dal RC di Seattle,<br />
tendente a colmare uno spazio lasciato<br />
vuoto nello statuto e nei regolamenti, mettendo<br />
in evidenza l’importanza della condotta<br />
morale e dei valori etici negli affari,<br />
cui si aggiunse lo slogan coniato da Sheldon:<br />
«Guadagna di più chi serve meglio».<br />
Nel 1911-12 il <strong>Rotary</strong> attraversò l’Atlantico:<br />
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> di Londra, Dublino, Belfast.<br />
Successivamente il <strong>Rotary</strong> si è ulteriormente<br />
e continuamente esteso a tutto il<br />
mondo, fino a raggiungere negli ultimi<br />
tempi Mosca e la Cina.<br />
In questa sede noi siamo attualmente<br />
interessati a seguire l’andamento della base<br />
teorica e strutturale della nostra organizzazione.<br />
Nel 1915 il <strong>Rotary</strong> si diede un “<strong>Rotary</strong><br />
Code of Ethics” permettendo all’associazione<br />
di assumere la leadership nel combattere<br />
la corruzione e le pratiche d’affari<br />
scorrette, portando, assieme allo slogan<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />
«Guadagna di più chi serve meglio», all’aurea<br />
regola: «Fa per gli altri tutto ciò che<br />
gli altri vuoi che facciano per te».<br />
Quando il <strong>Rotary</strong> giunse in Italia, questo<br />
Co<strong>dic</strong>e fu malamente accettato dai nostri<br />
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong>, perché modesto come Co<strong>dic</strong>e<br />
etico, essendo limitato al mondo degli<br />
affari. Lo stesso Co<strong>dic</strong>e fu uno dei contrasti<br />
tra la Chiesa Cattolica ed il <strong>Rotary</strong> assieme<br />
all’accusa di essere il <strong>Rotary</strong> una<br />
propaggine della Massoneria. Il problema<br />
fu almeno temporaneamente risolto grazie<br />
all’opera instancabile del nostro grande rotariano<br />
Ranelletti, del Presidente Internazionale,<br />
il cattolico messicano Sutton, e del<br />
gesuita Padre LaRosa. Paul Harris non era<br />
mai stato massone. Lo stesso Paul Harris<br />
nel valutare queste accuse, nel contesto<br />
della libertà religiosa del <strong>Rotary</strong>, liquidò il<br />
problema con le seguenti parole: «ovviamente<br />
ci sono rotariani che sono anche<br />
massoni, ma ci sono anche rotariani che sono<br />
anche cattolici; fuori del <strong>Rotary</strong> possono<br />
essere qualsiasi cosa, ma dentro il <strong>Rotary</strong><br />
sono soltanto degli amici».<br />
Tuttavia, il Co<strong>dic</strong>e etico subì continue<br />
riserve portando a notevoli variazioni, come<br />
risulta ancora oggi dalle varie edizioni<br />
del Manuale di Procedura, tanto da portare<br />
al suo oscuramento: solo da poco, nella<br />
recente rassegna storica sulla seconda Via<br />
d’azione del <strong>Rotary</strong>, quella Professionale<br />
(Vocational Service), il <strong>Rotary</strong> ha orgogliosamente<br />
riaffermato che la seconda Via<br />
d’Azione ha costituito fin dall’inizio parte<br />
essenziale dello spirito del <strong>Rotary</strong>, tanto<br />
che anche il primo <strong>Rotary</strong> club aveva organizzato<br />
una commissione sulle meto<strong>dic</strong>he<br />
degli affari. Come si è già ricordato, il <strong>Rotary</strong><br />
aveva accettato il motto ideato da<br />
Arthur Frederick Shelton «He profits Most<br />
Who Serves Best». D’altra parte, il sistema<br />
delle classifiche ha rappresentato fin dall’inizio<br />
uno degli aspetti più significativi dell’associazione<br />
ed elemento qualificante della<br />
sua futura fenomenale crescita. Lo stesso<br />
Paul Harris considerava il singolo Rotariano<br />
come la connessione tra l’idealismo<br />
del <strong>Rotary</strong> e la sua impresa o la sua professione.<br />
7
8 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
Come si è già ricordato il Co<strong>dic</strong>e etico,<br />
adottato nel 1915, costituiva per i suoi promotori<br />
il capofila della lotta contro la corruzione<br />
e le scorrette pratiche negli affari.<br />
Tuttavia, il co<strong>dic</strong>e fu progressivamente contestato<br />
fino al suo oscuramento, ma i motti<br />
essenziali rimasero rimasti vivi, da tanto da<br />
essere ancora i Motti del <strong>Rotary</strong>, in primis<br />
«Service Above Self» e poi «They Profits<br />
Most Who Serves Best». Il <strong>Rotary</strong> ha continuato<br />
a influenzare la seconda Via d’Azione,<br />
a cominciare dal test delle Quattro Domande,<br />
proposto dal Herbert J. Taylor nel<br />
1943 come componente ufficiale dell’Ideale<br />
del Servizio Professionale, trasfuso nell’Oggetto<br />
del <strong>Rotary</strong>: seguire elevati standard<br />
etici negli affari; dignità di tutte le occupazioni<br />
utili; considerare tutte le occupazioni<br />
come opportunità per servire la società; trasfusione<br />
del servizio professionale dal singolo<br />
Rotariano al <strong>Club</strong>; promozione dello<br />
scambio dei gruppi di studio (1965); organizzazione<br />
di laboratori di addestramento<br />
professionale e di seminari organizzativi; la<br />
<strong>dic</strong>hiarazione dei Rotariani sulle imprese e<br />
sugli elevati standard etici (COL 1989). Ulteriori<br />
sviluppi: Programma dei volontari<br />
rotariani; correttezza nei rapporti d’affari o<br />
professionali tra rotariani; sviluppo di rapporti<br />
di amicizia tra rotariani; lotta contro<br />
l’analfabetismo; riduzione della povertà;<br />
miglioramento della salute.<br />
Nel 1952-53 gli Scopi del <strong>Rotary</strong> sono divenuti<br />
lo Scopo del <strong>Rotary</strong> con Quattro Vie<br />
d’Azione (Azione interna, professionale, di<br />
pubblico interesse, internazionale), cui recentemente<br />
si è aggiunta la quinta Via, de<strong>dic</strong>ata<br />
ai Giovani.<br />
L’Azione di pubblico interesse (Community<br />
Service) concerne tutti i rapporti del<br />
singolo rotariano e dei <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> con la<br />
comunità in cui vive ed agisce, come è stato<br />
molto analiticamente precisato dal Congresso<br />
del 1923 (23-34) e successive integrazioni<br />
e modifiche fino alla <strong>dic</strong>hiarazione<br />
del 1992 (COL 92-286), estesa anche ai<br />
Corpi Rotariani Comunitari.<br />
L’Azione Internazionale ha preso piede<br />
dalla <strong>dic</strong>hiarazione del 1919-20 sulla necessità<br />
della Pace e della Buona Volontà, è ri-<br />
badita nel 1951-52 come sviluppo della<br />
comprensione, la buona volontà e la pace<br />
tra le nazioni. Il <strong>Rotary</strong> ha ribadito le responsabilità<br />
dei singoli rotariani e dei <strong>Club</strong><br />
nelle relazioni tra diverse nazioni. La sua<br />
attività si esplica in molteplici modi, tra cui<br />
il World Community Service (Azione di<br />
Pubblico interesse mondiale), lotta contro<br />
la fame, scambio di visite tra rotariani, Comitati<br />
interpaese, Gruppi di amici rotariani,<br />
professionali o di svago.<br />
Nei vari momenti della sua storia il <strong>Rotary</strong><br />
ha preso iniziative in favore dei giovani,<br />
iniziative riassunte nel capitolo de<strong>dic</strong>ato<br />
alla Quinta Via (Nuove Generazioni) nel<br />
Manuale di Procedura (Interact, Rotaract,<br />
RYLA, Scambio di giovani, Scambio di<br />
Nuove Generazioni).<br />
Ma il punto più elevato della sua storia<br />
il <strong>Rotary</strong> lo ha raggiunto con l’istituzione<br />
della <strong>Rotary</strong> Foundation, nata da una idea<br />
geniale di Arch Klemph e formalizzata in<br />
seguito come società senza fini di lucro<br />
(1983), che fornisce, attraverso contribuzioni<br />
volontarie di rotariani e di altri che liberamente<br />
vi concorrono, aiuti di carattere<br />
umanitario, culturale, educativo. Le principali<br />
erogazioni attuali sono le seguenti:<br />
Borse di studio, Borse per docenti universitari,<br />
Scambi di gruppi di studio, Sovvenzioni<br />
paritarie, Sovvenzioni distrettuali<br />
semplificate, 3H, tutte sotto i princìpi e la<br />
guida della <strong>Rotary</strong> Foundation.<br />
Ma l’apice della sua attività la <strong>Rotary</strong><br />
Foundation lo ha raggiunto partecipando<br />
alla campagna di vaccinazione Polio Plus<br />
assieme al CDC di Atlanta e all’Unicef.<br />
Attualmente, la Fondazione <strong>Rotary</strong> ha<br />
intrapreso da sola la vaccinazione delle ultime<br />
regioni in cui la malattia persiste, riscuotendo<br />
l’ammirazione dei vecchi soci.<br />
L’azione interna costituisce l’elemento<br />
essenziale per l’attività del <strong>Club</strong> di appartenenza<br />
de<strong>dic</strong>ata alla vita del <strong>Club</strong> medesimo<br />
e tutte le Altre attività rotariane.<br />
L’azione professionale di cui a lungo si è<br />
parlato costituisce tuttora un elemento essenziale<br />
per il <strong>Rotary</strong>, come autorevolmente<br />
si è ribadito nei Consigli di Legislazione<br />
del 1989 e 2004, con le Dichiarazioni dei
Rotariani sulle Professioni: richiedere ed<br />
ottenere elevati standard etici e considerare<br />
il valore sociale delle professioni in rapporto<br />
ai bisogni e ai problemi della società.<br />
L’azione di interesse pubblico richiama i<br />
rotariani al servizio in favore della comunità<br />
in cui vive ed opera.<br />
L’azione internazionale ha come scopo<br />
finale lo sviluppo dell’amicizia tra i soci e i<br />
paesi di tutto il mondo.<br />
L’organizzazione funzionale del <strong>Rotary</strong><br />
ha subito in questi ultimi anni due importanti<br />
trasformazioni ad opera del piano direttivo<br />
del Distretto e di quello del <strong>Club</strong>. Il<br />
Piano direttivo del Distretto, originato inizialmente<br />
da una commissione voluta nel<br />
1987 dal Presidente Chuck Keller e terminata<br />
nel 1992 ha portato a due importanti<br />
conseguenze: la nascita della figura dell’Assistente<br />
del Governatore; la modifica<br />
delle Commissioni distrettuali.<br />
Inoltre, il nuovo Piano direttivo del <strong>Club</strong><br />
porta profonde modificazioni all’organizzazione<br />
del <strong>Club</strong>, rendendola più agile e funzionale.<br />
Le cinque vie d’azione costituiscono<br />
tuttora la base filosofica e pratica delle<br />
attività del <strong>Club</strong>, cui devono inspirarsi le<br />
Commissioni del <strong>Club</strong>, le quali sono state<br />
semplificate. Le Commissioni di base, permanenti,<br />
sono le seguenti: Effettivo, Pubbliche<br />
relazioni del <strong>Club</strong>, Amministrazione<br />
del <strong>Club</strong>, Progetti di servizio, Fondazione<br />
<strong>Rotary</strong>. Queste Commissioni sono in armonia<br />
con i due Piani direttivi, distrettuale e di<br />
<strong>Club</strong>, e possono essere integrate con qualsiasi<br />
altro Comitato o Commissione che il<br />
club ritenga necessario ed utile.<br />
Infine, l’attività del <strong>Rotary</strong> attualmente<br />
viene aggiornata e potenziata dai Piani<br />
Strategici del <strong>Rotary</strong> International e della<br />
Fondazione <strong>Rotary</strong>.<br />
L’ultima versione del Piano Strategico<br />
del <strong>Rotary</strong> International possiede una chiara<br />
Visione tendente a far diventare il <strong>Rotary</strong><br />
l’organizzazione di servizio preferita.<br />
Il Piano possiede tre priorità strategiche,<br />
così riassunte: potenziare i club, accrescere<br />
l’azione umanitaria, migliorare l’immagine<br />
pubblica del <strong>Rotary</strong>, tutte basate sui seguenti<br />
Valori fondamentali: servizio, ami-<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />
cizia, diversità, integrità, leadership, chiaramente<br />
riassunti nel motto: Servire al di<br />
sopra di ogni interesse personale.<br />
Il Piano strategico sta modificando<br />
profondamente anche tutta l’attività della<br />
Fondazione <strong>Rotary</strong> per renderla atta a promuovere<br />
la comprensione, la buona volontà<br />
e la pace nel mondo, migliorando le<br />
condizioni di salute, sostenendo l’educazione<br />
ed attenuando la povertà.<br />
La strada per l’avvenire del <strong>Rotary</strong> è<br />
brillantemente aperta.<br />
■<br />
9
10 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
passati 137<br />
anni dal giorno in 1873:Sono<br />
cui l’allora Magnifico<br />
Rettore dell’Università degli Studi di<br />
<strong>Cagliari</strong>, il professore Patrizio Gennari, documentava<br />
per iscritto la creazione di quella<br />
che sarà dallo stesso definita “Pinacoteca”<br />
con «un titolo eccessivamente ampolloso»<br />
a proposito della presentazione del materiale<br />
che sarebbe poi stato custodito nelle<br />
sale destinate a divenire il Regio Museo nel<br />
Palazzo dell’Università, sito nel Quartiere<br />
di Castello.<br />
La storia della formazione della collezione<br />
dei dipinti si concretizza attraverso<br />
veri e propri espedienti non previsti dagli<br />
schemi consueti nel creare una pinacoteca.<br />
Contingenze fortunate favoriscono la<br />
raccolta dei quadri; un’altra data ci in<strong>dic</strong>a<br />
l’incameramento di importanti opere da<br />
parte del Regio Museo: nel 1866 si approva<br />
la legge sulla soppressione degli enti ecclesiastici.<br />
Tale evento permette una considerevole<br />
avocazione alla costituenda Pinacoteca<br />
di opere d’arte le più rilevanti, requisite<br />
da molti autorevoli edifici di culto della<br />
nostra città.<br />
Ancora, il 1875 segna l’anno di distruzione<br />
della chiesa di San Francesco di<br />
Stampace e la conseguente presa di possesso<br />
da parte della futura Galleria, della cifra<br />
più rilevante di RETABLI (1) conservati in<br />
<strong>Cagliari</strong>. L’allora Conservatore del Museo<br />
Vincenzo Crespi, nell’anno 1889, si attivò<br />
per creare il primo vero e proprio inventario<br />
delle numerose opere d’arte costituenti<br />
il Corpus pittorico.<br />
Intorno al 1897, alla fine quindi del secolo<br />
XIX, l’intero complesso artistico, unita-<br />
Storia, cronologia, patrimonio<br />
La pinacoteca nazionale<br />
di <strong>Cagliari</strong><br />
Margherita Mugoni Contini<br />
mente ad un considerevole quantitativo di<br />
reperti archeologici, viene fatto traslocare<br />
nel Palazzo Vivanet, inadatto del tutto, oltre<br />
che insufficiente di spazi, a poter ospitare<br />
la ormai importante (e ingombrante per<br />
le dimensioni dei retabli) raccolta. Tale situazione<br />
favorisce il progetto di realizzazione<br />
di un locale adeguato a custodire la Collezione.<br />
L’ingegnere Dionigi Scano, grande<br />
storico dell’Arte ed intellettuale raffinato,<br />
progetterà il Museo Regio di Piazza Indipendenza<br />
che sarà inaugurato nel 1905 e<br />
che incamererà il confinante Palazzo delle<br />
SEZIATE (2), il quale sarà destinato ad<br />
ospitare le opere storico-artistiche ed in seguito<br />
financo i manufatti di pertinenza<br />
folklorica. Le Seziate saranno così elette a<br />
Museo per una ottantina di anni.<br />
La seconda metà del secolo XX, esattamente<br />
il 1955, segna l’inizio dei lavori di restauro<br />
e trasformazione del Regio Arsenale,<br />
ubicato anche questo nel rione di Castello,<br />
in quella che diventerà la Cittadella dei<br />
Musei. Pur attraverso svariati problemi burocratici<br />
ed economici, la fabbrica vedrà la<br />
conclusione dei lavori intorno agli anni<br />
1976/78, alla fine quindi degli anni ’70 del<br />
secolo XX.<br />
Bisognerà attendere il 1985 e un imponente<br />
allagamento nei locali delle Seziate,<br />
per riuscire a trasferire i manufatti artistici,<br />
per fortuna non danneggiati dall’acqua,<br />
nelle sale della nuova sede loro destinata<br />
per la conservazione e soprattutto la fruizione<br />
da parte del pubblico dei visitatori.<br />
Finalmente nel 1992 si avrà l’inaugurazione<br />
ufficiale della Pinacoteca Nazionale<br />
di <strong>Cagliari</strong> nella bellissima cornice della<br />
Cittadella dei Musei in piazza Arsenale.
La Cittadella dei Musei, <strong>Cagliari</strong><br />
Mi corre il dovere di documentare che l’importante<br />
quadreria e in particolare i retabli, unitamente ai reperti<br />
archeologici, non costituiscono la sola ricchezza<br />
della Pinacoteca.<br />
Essa infatti possiede una considerevole e pregevole<br />
proprietà di ben altre collezioni riferentesi ad un guarnito<br />
patrimonio etnografico creatosi nel tempo con le<br />
svariate raccolte, frutto di donazioni ed acquisizioni.<br />
Si possono ammirare ed apprezzare, ahimè non assemblati<br />
in una sola esposizione permanente, ma con il sistema<br />
rotatorio dei reperti, per motivi di ristrettezze<br />
degli spazi: l’oggettistica, il materiale lapideo, la ceramica,<br />
l’ebanisteria, i tessuti e i ricami, l’arredo domestico,<br />
gli intrecci e i cestini, i gioielli, le armi (3); ed<br />
inoltre, alcuni quadri di artisti sardi, tra i più eminenti<br />
del XX secolo (4).<br />
L’itinerario si snoda lungo tre percorsi: piano superiore,<br />
piano intermedio, piano inferiore.<br />
1. Il Retablo<br />
In tale contesto discorsivo, sento il dovere di apporre<br />
un inciso allo scopo di documentare il significato semantico<br />
e oggettivo del manufatto retablo, corredato<br />
con qualche informazione di carattere storico.<br />
Il 1326 segna la data d’ingresso nel Castello di <strong>Cagliari</strong><br />
dei conquistatori Catalani e la effettiva e concreta<br />
appropriazione della Sardegna da parte della Corona<br />
d’Aragona. Tale evento comporta l’imposizione di<br />
un nuovo modo di amministrare l’Isola, come sempre,<br />
d’altronde, avviene per le terre conquistate.<br />
Anche l’arte viene coinvolta in questo rinnovamento:<br />
i moduli rappresentativi e iconografici delle<br />
opere vedono, dalla metà del secolo XIV in poi, l’ingresso<br />
del retaule nella figurazione pittorica (ed an-<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />
11<br />
che lapidea) di questi, il più<br />
delle volte, capolavori dalla<br />
policromia raffinata e smagliante<br />
di luci e ori.<br />
Il retaule, o retablo dalla variante<br />
linguistica castigliana,<br />
deriva il proprio nome dal termine<br />
latino retrotabula altaris,<br />
a significare la tavola dietro<br />
l’altare, in cui converge l’addobbo<br />
pittorico della cappella.<br />
Questo modulo decorativo vede<br />
la luce in contrapposizione ed<br />
in sostituzione della pittura<br />
murale e dei paliotti orizzontali<br />
imperanti nel periodo romanico<br />
e poco identificabili da parte<br />
dei fedeli, proprio per la posizione<br />
logistica, che non permetteva<br />
una osservazione attenta<br />
delle immagini, a causa della<br />
distanza che separava le persone<br />
oranti dalle opere.<br />
La formula, fino ad allora<br />
inedita, di rendere partecipi i<br />
devoti i quali, attraverso la contemplazione,<br />
dovevano essere<br />
ammaestrati ed indottrinati<br />
sulla verità della fede, si diffuse<br />
in Catalogna intorno alla fine<br />
del primo trentennio del secolo<br />
XIV, segnando, per tutta l’età<br />
gotica, l’arte pittorica della Penisola<br />
Ispanica.
12 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
Giudizio Universale Santi Matteo e Antonio Abate;<br />
Annunciazione Adorazione dei Magi<br />
Maestro di Olzai – Retablo del Giudizio Universale (2 Tavole<br />
superstiti dal Retablo del G.U.) – Sec XVI (Primi)<br />
cm 184,2 x 56,5 – cm 183,5 x 57<br />
Ovvio, per conseguenza, che la Sardegna venisse<br />
coinvolta in tale sottile operazione intellettuale e politico-religiosa!<br />
Fisicamente il retablo si presenta composto da una<br />
concatenazione di tavole lignee formanti due elementi<br />
fondamentali: uno inferiore, con procedimento orizzontale,<br />
denominato bancàl (basamento) e il superiore,<br />
sistemato in senso verticale al di sopra del basamento e<br />
molto più grande per dimensioni. Al centro del comparto<br />
superiore trova l’allogamento il compartiment<br />
(tavola centrale) con l’immagine del santo o santa cui è<br />
de<strong>dic</strong>ata questa enorme pala d’altare. Sovente l’icona<br />
centrale vede protagonista la Madonna in trono con<br />
Bambino, definita con i più svariati appellativi.<br />
Sopra il compartiment abbiamo un riquadro decorativo,<br />
il cimàl, rappresentante, nella stragrande maggioranza<br />
dei dipinti, la Crocifissione. Ai lati, sempre<br />
del comparto alto, sono sistemati, in posizione verticale,<br />
i departiments, tavole aventi dimensioni più piccole<br />
e illustranti miracoli (i famosissimi milagros) e avvenimenti<br />
esistenziali del titolare del compartiment.<br />
Ognuno dei departiments è chiamato casa e la sequenza<br />
verticale delle casas, si definisce carrèr (via). I<br />
carrers sono le strade che incorniciano i departiments<br />
e vengono tenuti insieme tra loro da montanti; le casas,<br />
di contro, sono separate in senso orizzontale con<br />
una soluzione di archeggiature e fregi. Per ultimo, il<br />
guardapols (fascia inclinata) racchiude il retablo lungo<br />
le fiancate e nella parte superiore.<br />
Anonimo, Madonna col Bambino;<br />
Anonimo, Sacra Famiglia.<br />
sec XVIII - Olio su tela - cm 61 x 49<br />
sec XVIII - Olio su tela - cm 105 x 75<br />
2. Palazzo delle Seziate<br />
Il palazzetto, noto ai cagliaritani<br />
veraci (e, mi si conceda,<br />
non più giovanissimi) per essere<br />
uno degli edifici di Castello più<br />
rinomati, è costruito su due<br />
piani insistenti su un alto zoccolo<br />
lapideo, al cui epicentro si<br />
schiude, ampia ed elegante, la<br />
cosiddetta Porta di San Pancrazio<br />
(dalla adiacente Torre,<br />
appunto, di San Pancrazio), o<br />
della Zecca che crea il transito<br />
tra le confinanti Piazza Indipendenza<br />
e Piazza Arsenale.
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />
3. a) L’Oggettistica<br />
Il piccolo insieme di reperti<br />
appartenenti alla Collezione<br />
della nostra Pinacoteca, risulta<br />
di provenienza non conosciuta,<br />
ma si ipotizza pervenuto nella<br />
stessa, attraverso lasciti di privati<br />
o acquisizioni sul mercato<br />
antiquario.<br />
Si sottolinea l’importanza di<br />
due piatti da questua, di bottega<br />
tedesca, in rame sbalzato e<br />
punzonato, datati al XVI secolo<br />
e due interessantissime piccole<br />
sculture in lignite raffiguranti<br />
San Giacomo Pellegrino, probabilmente<br />
del XV secolo, e,<br />
quasi certamente, ex voto acquistati<br />
da devoti durante pellegrinaggi<br />
a Santiago di Compostela.<br />
Si evidenziano inoltre, due<br />
statuine raffiguranti Leoni<br />
Anonimo. Acquamanile a forma di volatile. Sec. XII (primi) Bronzo<br />
sdraiati in bronzo dorato alti<br />
cm 15 e datati ai secoli XVII-<br />
XVIII. Mi corre l’obbligo di<br />
spendere poche parole, infine,<br />
ma per evidenziarne la grande<br />
importanza storica e artisticoantiquaria,<br />
sul famosissimo Acquamanile<br />
in forma di volatile,<br />
di bronzo, datato ai primi del<br />
secolo XII. Trovato in un terre-<br />
Il nucleo originale, ad un solo piano, data all’ultimo no privato, in agro di Mores in<br />
quarto del XVI secolo-primo quarto del XVII secolo; regione San Salvatore, il reper-<br />
invece il 1825, così come si legge nella epigrafe collocato fu acquistato nel 1919. Stuta<br />
sul portale, a ricordo dell’evento, comportò la sodiato e ristudiato per la evidenpraelevazione<br />
di un ulteriore piano della fabbrica. te importanza che rivestiva, an-<br />
Scrivevo qualche riga più in alto, che le Seziate soche ad una osservazione non<br />
no uno degli edifici più rinomati del Castello e questo proprio attentissima, nel 1946<br />
perché (la loro denominazione proviene dal lemma di venne attribuito dallo storico<br />
derivazione spagnola seziata, che in italiano significa dell’Arte U. Monnaret de Vil-<br />
seduta) in tale sito, i viceré spagnoli ascoltavano le lard, ed ancora nel 1967 da U.<br />
suppliche ed anche le lamentazioni (e ciò io penso al- Scerrato, all’arabo Abd Al Maquanto<br />
più frequentemente che non le suppliche) dei lik il Cristiano. Nel 1969 e, con<br />
carcerati detenuti nella confinante Torre di San Pan- una riconferma nel 1970, R.<br />
crazio, nei giorni stabiliti per il ricevimento delle per- Serra, lo ritiene «Opera provesone<br />
interessate ai colloqui, nei locali appunto delle coniente da bottega pisana o vesiddette<br />
Seziate.<br />
neziana realizzata da un artista<br />
legato alla cultura bizantina».<br />
13
14 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
b) Il materiale Lapideo –<br />
venute in un ripostiglio entro l’abitato nel<br />
Campana di Ugone<br />
villaggio di Pula». Antonio Taramelli nella<br />
La collezione lapidaria della Pinacoteca Guida del Museo Nazionale di <strong>Cagliari</strong> da-<br />
Nazionale di <strong>Cagliari</strong> contiene un insieme tata 1914, riferisce di «materiali di età cri-<br />
di materiali di diversa provenienza, epoca, tistiana e medievale... vasi di varia forma,<br />
pologia. Sono stati identificati, studiati e in- piatti, boccali, ciotole in terracotta invetriaventariati<br />
circa 40 reperti tra lapidi funerarie ta a colori ed a riflessi metallici, di importa-<br />
(ritengo degna di menzione una in marmo zione ispano-araba, alcune con iscrizioni<br />
datata al 1345, di cm 72 x 95, proveniente, arabe, rinvenute in un ripostiglio di Pula».<br />
secondo la documentazione del canonico Il corpus del cosiddetto secondo gruppo, ve-<br />
Giovanni Spano, il quale scrive nel 1861, di de la luce nel 1967, durante i lavori di re-<br />
averla «vista incastrata sopra la conca del stauro della parrocchiale del paese di Setti-<br />
lavatoio», dalla chiesa di San Francesco di mo San Pietro e de<strong>dic</strong>ata al santo eponimo.<br />
Stampace ed appartenente per attribuzione Lo sconvolgimento del pavimento, causato<br />
di M. Burresi, 1983, alla bottega di Andrea dal rifacimento dello stesso, permise il recu-<br />
Pisano, rappresentante «d(omi)na Vannucia pero di questo… “tesoro ceramico” e la pro-<br />
Orla(n)di ... a(nno) D(omini) MCCCXLV», babile datazione, come termine ante quem,<br />
epigrafi (per tutte, l’Epigrafe dell’Arsenale, del XVIII secolo. Tenendo presente l’anno<br />
della misura di cm 50 x 60, e datata tra il 25 del restauro e cioè il 1967, che, per la prima<br />
marzo e il 23 settembre 1263, secolo XIII, volta dopo quasi tre secoli, vede rimestato il<br />
quindi); stemmi (da evidenziare 3 Stemmi piano di calpestio della chiesa, sotto cui si<br />
Pisani di <strong>Cagliari</strong>, datati rispettivamente: a) trovava, sigillata in strato, la stoviglieria di<br />
Sec. XIII (ultimo quarto) XIV (primo quar- cui si scrive e lo studio comparativo con fitto),<br />
cm 52 x 60; b) Sec. XIII (ultimo quarto) tili rinvenuti in altri siti della Sardegna, si è<br />
XIV (primo decennio), cm 36 x 38; c) Sec. stati indotti a identificarli come oggetti di<br />
XIV (primo decennio), cm 54 x 40, (tutti e produzione indigena, con un margine di<br />
tre i reperti sono in calcare); stemmi nobi- dubbio risicatissimo. Inoltre, l’attribuzione<br />
liari; una statua acefala di Madonna con cronologica dei due interessanti, bellissimi<br />
Bambino (Sec. XIV cm 64 x 43 in calcare); lotti, è da considerarsi quasi del tutto sicu-<br />
ancora, una Croce stazionale (Sec. XIV-XV ra: il corpus “Pula” risale al secondo-terzo<br />
cm 110 x 87 x 22 in marmo); un’altra Croce, quarto del XIV secolo; il corpus “Settimo<br />
sempre in marmo (Sec. XVI-XVII cm 71 x San Pietro” al XVI-XVII secolo. Riassu-<br />
56); capitelli; frammenti architettonici; mendo, il patrimonio ceramico della Pina-<br />
chiavi di volta provenienti da demolizioni di coteca può vantare, oltre ai numerosi reper-<br />
chiese ed altro materiale di spolio. A chiudeti di area valenzana, ai fittili di produzione<br />
re, la arcinota Campana di Ugone, bronzea, sarda, tre boccali di Malaga, un boccale pi-<br />
datata al Secolo XIV (tra il 25.3.1381 e il sano-ligure, una ciotola carenata di proba-<br />
24.3.1382, del diametro massimo di cm bile produzione siciliana databile alla pri-<br />
38,6).<br />
ma metà del secolo XIV, un piattello a calotta<br />
emisferica schiacciata e un piatto sem-<br />
c) La ceramica<br />
pre a calotta emisferica schiacciata toscano-<br />
Il materiale fittile di proprietà della Pinacoligure entrambi datati al XVI-XVII secolo.<br />
teca cagliaritana, è proveniente da due distinti<br />
siti: Pula e Settimo San Pietro. Filippo<br />
Nissardi dà notizie sulle ceramiche di Pula,<br />
con grande dovizia di particolari. L’acquisi-<br />
d) L’ebanisteria<br />
Due reliquiari lignei riproducenti modelli<br />
architettonici rinascimentali e<br />
zione del corpus pulese, data il 1896, quello manieristici e databili al XVI secolo, di ma-<br />
di Settimo S. P. è del 1967. Il nucleo di Pula nifattura toscana, fanno mostra di sé nel<br />
documenta «58 pezzi di stoviglie ispano- novero variegato delle proprietà della Piarabe».<br />
«24 stoviglie ispano-moresche, rinnacoteca Nazionale di <strong>Cagliari</strong>. Vennero
acquisiti dallo Stato, in seguito alla distruzione della<br />
chiesa di San Francesco di Stampace, nel 1877. Custodiscono<br />
reliquie di Santi Martiri sardi. Costruiti, il più<br />
grande in legno di mogano con intarsi in ebano, avorio<br />
e tartaruga, misura cm 148 x 87 x 14,5; il secondo, in<br />
ebano e avorio, è di cm 80 x 30 x 30.<br />
e) I tessuti e i ricami<br />
Il meraviglioso e variopinto mondo dei manufatti tessili e<br />
dei ricami è, senza alcun tema di smentita, uno dei motivi<br />
di giusto orgoglio della Pinacoteca. La raffinata esecuzione<br />
dei reperti, unitamente alla oggettiva bellezza<br />
estetica, manifestano l’impareggiabile maestria delle tessitrici<br />
della terra sarda. L’arte del telaio veniva fatta imparare<br />
alle bambine fin dalla prima infanzia. Esse apprendevano<br />
la tecnica in modo del tutto naturale e, anzi,<br />
alcune artigiane particolarmente abili, documentavano il<br />
proprio talento, firmando con una iscrizione il manufatto<br />
che, più spesso, assurgeva a livello di capolavoro. Talvolta<br />
nei lavori destinati all’uso sacro (tovagliette, ad es.), o più<br />
spesso nelle bisacce, tessuto sulle tasche, era documentato<br />
il nome del proprietario o il luogo di produzione o la data.<br />
La più parte dei tessili della Pinacoteca è frutto di acquisizione,<br />
agli inizi degli anni venti del XX secolo, di ricche<br />
raccolte create nel tempo da appassionati ed eruditi collezionisti:<br />
Pischedda, Todde, Piras-Mocci, Dallai. Un altro<br />
buon numero di reperti risulta, purtroppo, di provenienza<br />
sconosciuta. Tale grande importanza patrimoniale, fu documentata<br />
con l’esposizione della collezione dell’Avvocato<br />
Efisio Pischedda, alla Mostra di Etnografia Italiana che<br />
si tenne a Roma nel 1911; il fondo Pischedda fu uno dei<br />
più ammirati ed apprezzati da studiosi e visitatori. I tessuti<br />
e i ricami di cui brevemente tratto, rappresentano<br />
un vasto repertorio di manufatti, raccolti e assemblati<br />
dai primitivi proprietari, tenendo conto soprattutto del<br />
loro valore estetico e della loro destinazione d’uso. Si<br />
ascrivono quasi esclusivamente come appartenuti alla<br />
classe sociale più abbiente, e per la preziosità e per la<br />
raffinatezza nell’esecuzione propriamente materiale. Le<br />
opere numericamente più documentate sono i copricassa<br />
(koberikàsha) e i copritavolo (koberibàncu), manufatti<br />
di foggia rettangolare impiegati per essere posti sopra<br />
le cassapanche e sui tavoli, con la finalità, oltre che<br />
di abbellire, di riservare i mobili dalla polvere e da<br />
eventuali altre offese esterne. Quasi tutti questi oggetti<br />
raffinati, sono originari dell’area geografica dell’Oristanese,<br />
in particolare di Morgongiori, Mogoro, Mogorella,<br />
Usellus, Siamanna. La lavorazione, accuratissima, si<br />
avvale dell’uso di lane sarde tinte con coloranti vegetali<br />
dalle tenui gradazioni cromatiche, più raramente con<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 15<br />
Bisaccia (Bertula) – Alto Oristanese<br />
(Morgongiori?). Ordito e trama in<br />
cotone, trama supplementare in<br />
lanetta e seta: applicazioni in seta,<br />
velluto e cotone.<br />
l’uso di lane d’importazione, vivaci<br />
nei forti colori. Frequente la<br />
presenza di fili dorati e argentati,<br />
della seta da ricamo,di applicazioni<br />
in seta sui bordi e di fiocchetti<br />
in taffetas o serici, espressione<br />
di un gusto di grande classe<br />
ed eleganza. Per quanto interessa<br />
il campo decorativo, l’Oristanese<br />
si caratterizza per una<br />
enorme quantità di motivi ornamentali,<br />
distinguendosi senza<br />
ombra di dubbio dalle altre zone<br />
sarde; i motivi vegetali e floreali<br />
riproducono i seguenti motivi: la<br />
ghianda (sa landi), la vite (sa<br />
ua), il garofano (su gravellu), la<br />
rosa (s’arrosa); i motivi antropomorfi:<br />
il ballo tondo (su ballu<br />
tundu), gli sposi a cavallo (is<br />
isposus a cuaddu), la donnina<br />
(sa pippiedda); quelli zoomorfi:<br />
l’aquila (s’abila), il cervo (su
16 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
kervu), il cavallo (su kaddhu), l’unicorno<br />
(s’a unu korru), il pavone (su paone); la<br />
simbologia cristiana mette in campo la croce<br />
(sa rughe), l’ostensorio (?), l’angioletto<br />
(s’angheleddhu), il monogramma di Cristo<br />
(?); non mancano certamente i motivi geometrici,<br />
numerosi e utili a riempire gli spazi<br />
vuoti. Degna di grande attenzione inoltre, la<br />
ricca collezione di bisacce (bèrtulas), rettangoli<br />
ripiegati a formare due grandi tasche<br />
dal decoro uguale e simmetrico. La tecnica<br />
di tessitura delle bèrtulas dell’Oristanese<br />
è, nella parte esterna, quella denominata<br />
a lauru o a bagas; l’interno delle tasche e il<br />
retro, sono fatte con la tecnica c.d. a briàli.<br />
Le coperte (burras o mantas) sono ottenute<br />
con la tessitura a tre teli longitudinali, poi<br />
cuciti tra loro, con l’uso del telaio orizzontale,<br />
che non consentiva un’ampiezza maggiore<br />
del manufatto. Il telaio verticale, più antico,<br />
è usato in Barbagia, ad Aritzo e a Talana,<br />
per realizzare le mantas di sola lana. Un<br />
ultimo cenno non può mancare riguardo ai<br />
copriletto di cotone bianco (is fànugas), lavorati<br />
a pibiònis. Ancora, troviamo le strisce<br />
lunghe (ingirialèttus), sempre di cotone<br />
bianco, che ornavano il letto, molto alto, a<br />
baldacchino, con cavalletti (a krìspiris). Vari<br />
ed elegantissimi sono i motivi che abbelliscono<br />
gli ingirialettus: antropomorfi, zoomorfi,<br />
fitomorfi, geometrici ed infine un originale<br />
motivo riproducente la corona gigliata<br />
del Carmelo, denominata sa mustra de su<br />
Carmine. Ultima nell’elencazione, la riproduzione<br />
della moneta del sesino, detta sa<br />
mustra de su sisinu.<br />
so del sangue di bue o di pecora. Il manufatto<br />
ligneo di derivazione barbaricina presenta<br />
un decoro a intaglio sul paliotto, quello<br />
di fattura lussurgese, di contro, è intagliato<br />
solamente nella cornice. Vari motivi vegetali<br />
sono impiegati per abbellire le casse di<br />
Santu Lussurgiu, più basse e assai più raffinate,<br />
come esecuzione, tra tutte quelle sarde.<br />
Figurazioni di animali e motivi geometrici,<br />
ornano invece le arkas, senz’altro più<br />
austere nella loro fierezza quasi barbarica,<br />
ma non per questo meno belle.<br />
g) Gli intrecci e i cestini<br />
Imanufatti di fibre vegetali, per lo più erbe<br />
palustri, ma non solo, sono nella stragrande<br />
maggioranza, stati acquistati dalla<br />
Pinacoteca il 30 giugno del 1925 dalla Collezione<br />
Sanjust e comprendono un consistente<br />
numero di canestri (palineddhas),<br />
corbule (krobis), corbelle (krobeddhas),<br />
crivelli (ciulirus), cofanetti (koffinus), cestinetti<br />
e cestelli di varia foggia e di diverso<br />
uso, qualche paniere (kanisteddhas), quasi<br />
tutti creati con ordito in culmi di grano e<br />
trama in giunco, con applicazioni in stoffe<br />
di pregio nei reperti più eleganti e, per i<br />
manufatti delle zone fluviali e marittime,<br />
con l’uso della palma nana sia per l’ordito<br />
che per la trama.<br />
f) L’arredo domestico tradizionale:<br />
h) I gioielli<br />
Imanufatti preziosi in oro e, più spesso, in<br />
argento (e questo per la facilità di reperire<br />
questo metallo nobile nelle miniere di<br />
Sardegna), fanno bella mostra di sé nella<br />
Pinacoteca. Questi monili sono, in gran<br />
parte, stati acquisiti in un arco temporale<br />
i cassoni e gli intagli<br />
che si protrae dal 1923 al 1929. La più rile-<br />
Poche parole per documentare questi imvante e per numero di reperti e per bellezza<br />
portanti oggetti dell’arredo domestico in e per valore intrinseco degli stessi è la Col-<br />
Sardegna. Sono realizzati quasi esclusivalezione Sanjust, fatta propria da parte della<br />
mente in legno di castagno e hanno forma di Pinacoteca in data 12.2.1925. È conseguenza<br />
parallelepipedo. Vengono denominati kasha, quasi naturale, che tali preziosi appartenes-<br />
kashitta, kashoneddhu, a seconda della disero soprattutto alle classi nobili e ai ricchi<br />
mensione. In Logudoro e in Campidano la borghesi, colti e oramai bene avvezzi a sa-<br />
cassa grande si definisce arka e la piccola pere stimare con intelligenza gli oggetti di<br />
arkitta o arceddha. Tutte indistintamente, valore; queste gioie erano, ad ogni buon<br />
fino a tempi non troppo lontani dai nostri, conto (ed io aggiungo giustamente), ben<br />
risultano essere tinte in colore rosso con l’u- presenti nel corredo ornamentale dei ceti
Kannaka. Oro- tecnica a laminazione,<br />
filigrana. Sec XIX<br />
popolari, seppure molto meno<br />
pregiate, ma ricalcanti le stesse<br />
tipologie (catene, spille, bottoni).<br />
Le influenze esterne hanno,<br />
fino a un certo punto, condizionato<br />
la fisionomia di questi oggetti.<br />
Infatti il gusto “barbarico”<br />
di cui parla Giovanni Lilliu<br />
o «la persistente e polemica<br />
affermazione di arcaismo nelle<br />
forme bizantino-romaniche»<br />
evidenziate da Corrado Maltese,<br />
«sono la riprova della grande<br />
volontà dei sardi di mantenere<br />
intatta il più possibile la loro<br />
identità primitiva». “Primitiva”<br />
sì ma, voglio con determinazione<br />
e convinzione affermare, certamente<br />
non priva di forte impronta<br />
aristocratica, seppure di<br />
segno, appunto, “barbarico”.<br />
Questo, nonostante le inevitabili<br />
influenze iberiche, determinate<br />
dal dominio ultrasecolare<br />
da parte del regno di Spagna.<br />
Ma io sarei più propensa a individuare<br />
con maggiore convincimento,<br />
una certa quale suggestione,<br />
nell’uso della tecnica della<br />
granulazione, di derivazione<br />
punica, di influssi etruschi (non<br />
dimentichiamo gli scambi com-<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />
merciali tra i Sardi del periodo Nuragico e le città-stato<br />
dell’Etruria). Senza fingere di non ricordare che le<br />
grandi rotte commerciali portavano i nostri conterranei<br />
ad intrattenere rapporti di buon negozio finanche col<br />
mondo mediorientale. E non scordando che la Sardegna,<br />
nei secoli, ha visto transitare sul proprio suolo, non<br />
sempre con pacifici intenti, un numero imponente di<br />
genti forestiere. Queste vicissitudini hanno fatto sì che<br />
tante culture abbiano dato, in definitiva, il loro contributo<br />
allo sviluppo di un canone autoctono, fatto di raffinati<br />
stilemi che possiamo, a buon diritto, riven<strong>dic</strong>are<br />
oramai come Stile Sardo.<br />
Le collezioni pertinenti alla Pinacoteca, coprono un<br />
arco temporale che possiamo datare oscillante tra i secoli<br />
XVII e XIX.<br />
I temi ornamentali dei nostri gioielli sono limitati a<br />
poche tipologie, ripetute con una costanza quasi identitaria,<br />
come a voler sottolineare che la grazia della gioia<br />
preziosa, risiede più nella sapienza esecutiva dei maestri<br />
orafi, piuttosto che nella varietà dei motivi decorativi!<br />
La filigrana è lavorata, nella quasi totalità dei manufatti,<br />
con il motivo della spirale, singola in forma di cerchio<br />
concentrico, o, più sovente doppia, in guisa di doppio<br />
ricciolo. Nei preziosi d’argento si trova la rosetta, realizzata<br />
con la tecnica della incisione, oppure per fusione.<br />
La rosetta inoltre, rappresenta il motivo dominante,<br />
una sorta di fossile guida, in quasi tutti gli oggetti della<br />
Sardegna, siano essi in legno, in ferro, o appartengano<br />
al mondo architettonico, sia religioso che civile. La simbologia,<br />
a parte quella canonica che riguarda gli amuleti,<br />
non è rappresentata da grande varietà di segni, sia<br />
nell’ambito religioso (i simboli della Passione), che nel<br />
contesto profano (le mani che si stringono negli anelli<br />
nuziali). Si sottolineano i due motivi che potremmo definire<br />
canonici: il cuore e gli uccelli. Il simbolo del cuore,<br />
spesso stilizzato con eleganza nei manufatti per lo<br />
più barbaricini (soggòli, fibbie), è, d’altronde, riprodotto<br />
presso le culture di tutto il mondo. Gli uccelli si evidenziano<br />
in una notevole diversità di raffigurazioni; l’aquila<br />
bicipite in primis, e, a seguire, identici sia nell’ambito<br />
sacro, che nel profano, falchi, grifi, aquile fortemente<br />
ripetitivi nella resa iconografica. Oltre ai rapaci,<br />
vi è una serie di animali e animaletti domestici che fa<br />
bella mostra di sé, soprattutto nei gioielli. Colombe, pavoncelle,<br />
galli, gallinelle, sovente stilizzati in stilemi che<br />
oggi troveremmo attualissimi. Cagnolini, volpi, qualche<br />
raro gattino sono esemplati nel bestiario dei quadrupedi.<br />
Le tecniche di lavorazione utilizzate sono prevalentemente<br />
le seguenti: filigrana, granulazione, laminazione,<br />
incisione, traforo, sbalzo, fusione, bulino, cesello,<br />
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18 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
stampo… (spero di non avere tediato con la<br />
noiosa elencazione); superfluo sottolineare<br />
che i maestri orafi manifestano una perizia<br />
di livello superbo. Nel novero dei preziosi,<br />
meritano un cenno i Rosari, splendidi e originali<br />
per la presenza delle sontuose patene<br />
(sa pattena) che il più delle volte sostituiscono<br />
la croce nella parte terminale dell’oggetto<br />
di culto. La patena risulta composta<br />
da una medaglia ottenuta dalla sovrapposizione<br />
di due lamine sbalzate, e contornata<br />
da una cornice in filigrana di foggia circolare,<br />
ovale o poligonale. Spirali contrapposte e<br />
di uguali dimensioni, avvolgono l’insieme,<br />
susseguendosi e formando il disegno del ricciolo<br />
doppio. All’interno della medaglia, sono<br />
sistemati piccoli oggetti di devozione, che<br />
la trasformano in un reliquiario. I crocifissi<br />
poi, sono costantemente effigiati secondo l’iconografia<br />
canonica del Christus Patiens,<br />
vincolato alla croce dai tre chiodi, il capo reclinato<br />
e incoronato di spine, il diaframma<br />
bloccato nello spasimo dell’agonia. Talvolta,<br />
a concludere la Sacra Rappresentazione, si<br />
documentano o i simboli ossei della Morte,<br />
oppure, a rappresentare il sacro segno del<br />
sangue e della resurrezione, una pietra rossa<br />
castonata nel monile benedetto. Un interessante<br />
repertorio è documentato dai simpaticissimi<br />
e originali Spuligadentes (lett. Stuzzicadenti).<br />
Si ipotizza da parte di eminenti<br />
antropologi che, oltre alla valenza igienicopratica,<br />
essi possano assolvere ad una funzione<br />
apotropaica. L’idea, invadente il<br />
mondo del magico, spiegherebbe la ripetizione<br />
costante del prototipo, con varianti<br />
iconografiche, alla soluzione monotematica:<br />
dall’epicentro dell’oggetto (di foggia cordiforme,<br />
zoomorfa, antropomorfa riproducente<br />
un cavaliere) si dipartono due elementi<br />
ricurvi contrapposti, l’uno appuntito all’estremità<br />
(lo spuligadentes vero e proprio),<br />
l’altro terminante in forma arrotondata di<br />
cucchiaino. Il monile, quasi sempre in argento,<br />
veniva esibito dal possessore, appeso<br />
al petto con una catena (a giunkigliu) o, in<br />
guisa di ciondolo, a documentare, probabilmente,<br />
una ricca alimentazione a base di<br />
carne! Il particolare, farebbe individuare<br />
nella ostentata esibizione del monile, la sua<br />
valenza propiziatoria e apotropaica, ad un<br />
tempo. La collana (kannaka), presente in<br />
tutti gli emisferi dai tempi più antichi, è documentata<br />
in Sardegna sotto forma di monile<br />
in oro. Comprende varie tipologie, che,<br />
ad ogni buon conto, vede presente come una<br />
ripetizione canonica, il vago di forma sferica<br />
o ovoide, formato da una lamina liscia o<br />
traforata, arricchita da decori in filigrana o<br />
lavorati a sbalzo. I vaghi sono uniti fra di loro<br />
da gale di filigrana. Ora, un cenno sugli<br />
amuleti sardi. Il Malocchio, costante terrore<br />
presso tutti i popoli della Terra, ha il suo<br />
scaramantico oggetto dell’esorcizzazione,<br />
nell’amuleto (Sa Sabbeccia), che deve servire<br />
a preservare dalle disgrazie. I nostri talismani<br />
rientrano pienamente nelle tipologie<br />
mediterranee: conchiglie (cypraea, turbo<br />
rugosus, meglio noto come occhio di Santa<br />
Lucia); pietre colorate, bianche, nere di onice<br />
ed anche di legno tinto; ambra, corallo,<br />
cristallo di rocca, pasta vitrea, vetro, residui<br />
ossei, denti di animale, chele di crostacei,<br />
pezzettini di tessuto o di carta con sopra<br />
scritte formule magiche. Insomma un campionario<br />
di tutto rispetto, avente lo scopo di<br />
possedere un forte potere apotropaico. E se i<br />
materiali sono il più delle volte poveri, la<br />
magia che sprigionano col fluido incorporato<br />
all’interno di essi, merita che siano montati<br />
in argento, metallo pregiato con la forza<br />
intrinseca di allontanare e neutralizzare gli<br />
influssi maligni! Ancora, nel variegato campionario<br />
di accessori di pregio, non può<br />
mancare una menzione ai pendenti, di cui<br />
su lasu (dal termine spagnolo lazo, col significato<br />
di laccio, a identificare il nastro di<br />
seta, per lo più di colore nero, entro il quale<br />
vien fatto passare il pendente da sistemare<br />
stretto al collo), naturalmente in oro, è emblema<br />
dell’arte orafa sarda. La gioia è formata<br />
da tre scomparti eseguiti con lamine<br />
traforate, ornate con la filigrana e le perline<br />
(di fiume) scaramazze. Il primo scomparto,<br />
il più vicino alla fettuccia, è anche il più<br />
grande e ha forma di fiocco doppio, con castone<br />
centrale; il mediano, ch’è di regola il<br />
più piccolo, ha, anch’esso un incavo centrale,<br />
con pietra di colore diverso; l’ultimo<br />
scomparto, infine, è costituito da un cam-
meo, o più di frequente, da un castone. Gli<br />
orecchini, (Sas Oritzinas), oltre agli esemplari<br />
comuni, a cerchio e a navicella, meritano<br />
una parola, per sottolineare quelli dalla<br />
tipologia (probabilmente mutuata dall’eredità<br />
bizantina) a tre piastre laminate e<br />
traforate, sorrette, all’attaccatura dell’orecchio,<br />
da un comparto in forma di fiore. Le<br />
placche, in oro, di notevoli dimensioni, sono<br />
provviste di una “corniciatura” (S’inghiriu)<br />
in filigrana, o in fogliettine esterne lavorate<br />
al bulino, il corpo interamente ricoperto di<br />
“scaramazze”. Inutile rimarcare l’impatto<br />
regale de Sa Dama indossante il costume<br />
sardo della festa, di per sé sontuoso, arricchito<br />
dai meravigliosi orecchini e dal resto<br />
del corredo aureo, provvisto inoltre, di anelli<br />
(sos Aneddhos), a fascia filigranata, a granulazione,<br />
di foggia geometrica, per lo più<br />
romboidale, o con le manine che si stringono;<br />
di spille d’oro (Sas Isprillas), a disegno<br />
floreale, cordiforme, a stella (Sa mustra ’e<br />
su frore, su coro, s’isteddhu), appuntati al<br />
petto, alla benda del capo (Sa tiazzola); di<br />
bottoni d’oro o anche d’argento (giornalieri)<br />
(Sos ’uttones – sos vuttones – sos buttones),<br />
fatti con due lamine a semicerchio o troncoconiche<br />
filigranate, traforate o a granulazione,<br />
saldate insieme; di soggòli, catene (Su<br />
giunkhigliu), fibbie, portachiavi (S’Aneddu<br />
’e sas kraes); ed infine di spille e ciondoli<br />
con castoni di cammei in turchese, malachite,<br />
ambra, agata, onice, corallo, avorio, vetro,<br />
conchiglia.<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />
uguali al mondo nella categoria delle armi<br />
da fuoco, si identifica immediatamente per<br />
alcune peculiarità: è un monocanna molto<br />
lungo e sottile, con acciarino a pietra, calcio<br />
appiattito e a “pinna” molto corto, il<br />
guardamano alquanto largo, ricoperto<br />
pressoché del tutto di metallo decorato elegantemente<br />
a bassorilievo. Viene detto in<br />
lingua sarda rispettivamente: Kannetta o<br />
Kannetteddha per non confonderlo col generico<br />
Fusili o Fusile o per distinguerlo dalla<br />
doppietta denominata Iskupetta o Skupetta.<br />
Celebrato per la notevole precisione,<br />
forse per avere la canna molto lunga che<br />
concede un rilevante traguardo di tiro.<br />
Quasi mai l’arma è corredata del mirino;<br />
questo fa pensare che la mira dei nostri fucilieri<br />
fosse frutto di consumata esperienza<br />
e di grande conoscenza della Kannetta.<br />
4. Maestri Sardi del XX sec.<br />
Aproposito dei maestri sardi del XX secolo,<br />
mi corre l’obbligo di riferire un<br />
commento personale al riguardo!<br />
Una ripetuta e attenta osservazione critica<br />
praticata nel corso degli anni, mi inducono<br />
ad affermare con determinazione, al<br />
di là della risultanza folklorica quasi esiziale<br />
che viene più spesso loro attribuita<br />
dai critici conterranei (quasi una sorta di<br />
pudore misto a ritrosia nel volere riconoscere<br />
originalità e sicurezza di segno ai<br />
maestri della terra di Sardegna), che i nostri<br />
artisti manifestino una personalissima<br />
interpretazione e documentaria e paesaggi-<br />
i) Le armi<br />
stica e antropologica elevata ad un rango di<br />
La più importante ed interessante colle- pittura alta nell’ambito di un patrimonio<br />
zione pubblica d’armi sarde che pos- iconografico che armonicamente bene si alsiamo<br />
documentare, è, senz’ombra di dubloga nel panorama nobile dell’Arte italiana<br />
bio, la Raccolta Imeroni, acquisita dalla Pi- del XX secolo.<br />
nacoteca in data 20.8.1926. La serie vanta I Nostri pittori esprimono una creatività<br />
pregevoli esemplari di coltelli e fucili, di al contempo selvaggia e sapiente: selvaggia<br />
creazione tutta isolana. La consumata nel senso di liberamente significare tutta la<br />
esperienza degli artigiani dei paesi di Pat- meravigliosa, luminosa cromia degli spazi,<br />
tada e di Arbus, nello specifico, per quanto sapiente nella consumata esperta cono-<br />
riguarda la forgiatura dei metalli, ci restiscenza della pittura italiana ed europea<br />
tuisce le belle e rinomate lame Pattadesas e contemporanea che si confronta, ma giam-<br />
Arburesas. Sento qui il dovere di ricordare mai si mescola in forma di mimesi, all’ori-<br />
i più abili coltellai di Pattada: Zintu e Foginalità dei maestri sardi.<br />
garizzu. Il fucile sardo, originale e senza<br />
■<br />
19
20 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
Adifferenza di tutti gli Ordini<br />
Monastico-Combattenti<br />
nati durante il periodo<br />
delle prime crociate, il Sovrano<br />
Militare Ordine di<br />
San Giovanni di Gerusalemme<br />
di Rodi di Malta gode<br />
ininterrottamente ancora<br />
oggi di ottima salute e<br />
grande vitalità nel pieno<br />
possesso di una indipendenza<br />
che gli permette di meglio destinare<br />
le proprie risorse spirituali,<br />
umane e materiali ai fini di raggiungere<br />
l’obbiettivo principale della sua attività:<br />
la difesa della fede nella tutela dei poveri<br />
e dei malati.<br />
Il perché di questa semplice evidenza è<br />
da ricercarsi nel mantenimento, durante<br />
tutto il periodo della avventurosa e travagliata<br />
vita dell’Ordine Gerosolimitano, della<br />
sua vocazione “Ospitaliera”, vocazione<br />
ancor oggi attualissima ed alla cui attuazione<br />
sono devolute tutte le sue energie.<br />
È importante notare che non è mai venuta<br />
meno la continuità storica e l’indipendenza<br />
istituzionale dell’Ordine a partire<br />
dalla sua fondazione e che parallelamente è<br />
rimasta immutata la sua vocazione Ospitaliera.<br />
Tutto ebbe inizio infatti nell’XI sec. a<br />
Gerusalemme ove era attestata l’esistenza<br />
da parte di mercanti di Amalfi di una struttura<br />
di accoglienza dei pellegrini malati attiva<br />
tra il 1014 e il 1068 denominata dalle<br />
fonti come Xenodochium in titolo di S.<br />
Giovanni Eleymon (l’Elemosiniere).<br />
Moderni per Tradizione<br />
Il Sovrano Militare<br />
Ordine di Malta<br />
Stefano Oddini Carboni<br />
“TUITIO FIDEI ET<br />
OBSEQUIUM PAUPERUM”<br />
Impresa dell’Ordine di Malta<br />
Tale struttura ricalcava dei modelli<br />
bizantini presistenti ove erano<br />
previsti, per esempio, la presenza<br />
stabile di me<strong>dic</strong>i e speziali<br />
dediti alla cura dei malati.<br />
E si può già notare quello<br />
che sarà una caratteristica<br />
di grande modernità nella<br />
Ospitalità attuata dall’Ordine:<br />
la fusione di meto<strong>dic</strong>he e<br />
saperi che, permeando la Palestina<br />
di quei tempi, territorio di confine<br />
fra Islamici, Bizantini e “Franchi”, confluivano<br />
insieme ad una importante cultura<br />
me<strong>dic</strong>a ebraica nella gestione dei “Signori<br />
Malati”.<br />
In questo crogiuolo di culture si innestò<br />
il sentimento della “Charitas” cristiana che<br />
nell’Europa occidentale era in forte affermazione,<br />
anche grazie all’azione degli “Ordini<br />
Men<strong>dic</strong>anti” propugnatori di un rinnovamento<br />
morale e religioso della Chiesa<br />
di Roma.<br />
Quando nel 1099 i cosiddetti “Crociati”<br />
conquistarono Gerusalemme, il Beato Gerardo,<br />
considerato il fondatore dell’Ordine,<br />
regge da tempo le sorti dell’“Ospitale” di<br />
San Giovanni (nel frattempo divenuto il<br />
più occidentale San Giovanni Battista).<br />
Numerose testimonianze riportano con<br />
meraviglia dell’esistenza di questo Ospedale.<br />
Quando nel 1113 Papa Pasquale II approva<br />
la regola dell’“Ordo Equitum Hospitaliorum<br />
Sancti Johannis Hierosolymitani”<br />
forse non immaginava che gli sarebbe sopravvissuto<br />
di quasi mille anni.
Pergamena dall’Archivio dello<br />
“Ospidale S. Catterina” in Venezia,<br />
14 marzo 1251<br />
L’OSPEDALE DI GERUSALEMME<br />
(1120-1199)<br />
REGOLA DELL’OSPEDALE DEL BEATO<br />
RAIMONDO DI PUY (1120-1160)<br />
«quando l’ammalato arriverà,<br />
sia accolto così: riceva il santo<br />
sacramento dopo aver confessato i<br />
propri peccati al priore, sia portato<br />
in un letto e là, come se fosse un<br />
signore, ogni giorno, prima del<br />
pranzo dei fratelli, sia nutrito<br />
caritatevolmente secondo le<br />
possibilità della casa».<br />
CAPITOLO GENERALE DELL’OSPEDALE<br />
SOTTO RUGGERO DI MOULINS (1181):<br />
si danno istruzioni dettagliate sul<br />
letto del malato, gli accessori, il<br />
ruolo dei cavalieri e dei sergenti al<br />
momento dell’accoglienza e per la<br />
sorveglianza e si specifica che:<br />
«…in secondo luogo, è decretato<br />
con l’assenso dei fratelli che per gli<br />
infermi dell’ospedale di<br />
Gerusalemme dovranno essere<br />
assunti quattro dottori, competenti,<br />
qualificati per esaminare l’orina,<br />
riconoscere le diverse malattie e<br />
capaci di somministrare i rimedi<br />
appropriati»<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />
Il trattamento dei malati non prevedeva distinzioni<br />
di sesso o religione, come testimonia la leggenda del<br />
Saladino che si finge malato indigente e viene caritatevolmente<br />
curato, sacrificando addirittura il cavallo del<br />
Gran Maestro il cui cuore opportunamente cucinato ne<br />
rappresentò la terapia adeguata.<br />
Le Regole emanate in successione ben stabilirono i<br />
criteri da adottarsi per i singoli malati, per la gestione<br />
dell’Ospedale (che rapidamente diventarono numerosi<br />
anche nell’Europa occidentale sempre collegati a<br />
presidi, commende o monasteri dell’Ordine).<br />
(Robert G., The Order of Malta and its politics of health from<br />
the 14th to the 18th centuries Hist Sci Med. 1996; 30 (1): 73-5.)<br />
Ad ulteriore testimonianza della modernità<br />
dell’approccio terapeutico, vengono inoltre definiti dei<br />
criteri di “specializzazione” per talune patologie.<br />
Venne prescritto, per esempio, l’affidamento ove<br />
possibile degli affetti dalla lebbra alle strutture<br />
dell’Ordine di San Lazzaro.<br />
(L’ordine di Malta e le scienze me<strong>dic</strong>he: 1048-1912 Carlo Fedeli<br />
– Pisa, F. Mariotti, stamp., 1913.)<br />
È ragionevole pensare che essendo i Cavalieri Giovanniti<br />
dei formidabili combattenti vi fosse grande<br />
vantaggio a possedere strutture adeguate al loro mantenimento<br />
in salute e che si sfruttasse ogni conoscenza<br />
me<strong>dic</strong>o-chirurgica esistente, clinicamente utile, indipendentemente<br />
dalla sfera culturale dalla quale derivasse.<br />
Dopo le numerose battaglie che si combattevano<br />
in quei territori le “Infermerie dell’Ordine” rappresentavano<br />
senza dubbio le punte di diamante del sistema<br />
sanitario dei “Regni Franchi” al quale riferirsi per curare<br />
i feriti.<br />
L’influsso della me<strong>dic</strong>ina e della cultura islamica<br />
non si limita, quindi, alle terapie sul singolo paziente,<br />
ma influenza anche l’architettura dei numerosi presidi<br />
che l’Ordine possedeva in Terrasanta. Gli studi archeologici<br />
e le fonti coeve testimoniano infatti dell’organizzazione<br />
di importanti spazi de<strong>dic</strong>ati all’Ospitalità<br />
anche nei possenti Castelli Ospitalieri di Margat e del<br />
Krack des Chevaliers.<br />
(Kennedy H., Crusader Castles. Cambridge Univ. Press. Cambridge<br />
1994;<br />
Muller-Wiener W., Castles of the Crusaders. Thames and Hudson,<br />
London 1966)<br />
Le “Infermerie” erano situate nelle parti più interne<br />
e protette dei castelli, sovente vicino alla Cappella<br />
Magistrale.<br />
Tali castelli, definiti “concentrici” in quanto circondati<br />
da vari ordini di mura con spazi interposti destinati<br />
ad attività artigiane e mercantili, sarebbero stati,<br />
21
22 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
Crack des Chevaliers Margat<br />
Pianta del Crack des Chevaliers, Siria<br />
Sala Grande dell’Ospedale dei<br />
Cavalieri Giovanniti nella Città di<br />
Acri 1187-1291<br />
Galea dell’Ordine dei Giovanniti di<br />
Gerusalemme di Rodi, sec XV.<br />
Crack des Chevaliers Margat<br />
secondo alcuni autori, molto influenzati dai “Ribat”<br />
islamici.<br />
(Toll C. Arabic Me<strong>dic</strong>ine and Hospitals in the Middle Ages: a<br />
probable model for the Military Orders’ care for the sick.)<br />
Il “Ribat” è una istituzione nella quale si riunivano<br />
per alcuni predeterminati anni dei giovani uomini non<br />
sposati che, coordinati all’interno di una comunità<br />
monastica che albergava in particolari castelli dalla tipica<br />
architettura a corte interna, si adoperavano nella<br />
Jhiad, la guerra santa di conquista da portarsi al di là<br />
dei limiti delle terre islamiche.<br />
Nella fede islamica ben si contemperavano lo sforzo<br />
combattente e la fede in Allah, sempre sia Benedetto,<br />
il Vittorioso.<br />
Nel sentimento Cristiano, invece, si notava una stridente<br />
contraddizione fra l’uso della forza e l’amore<br />
verso il prossimo.<br />
La composizione fra i due sentimenti impegnò i<br />
teologi contemporanei, fra i quali anche Bernardo da<br />
Chiaravalle (poi San Bernardo) che nel suo “De laude<br />
nova militia” in<strong>dic</strong>ò il nuovo prototipo di impegno cristiano<br />
nei monaci-combattenti appartenenti ai vari<br />
Ordini sorti in Terrasanta.<br />
A testimonianza della pervicacia con la quale i Giovanniti<br />
sentivano la loro missione ospitaliera anche nei<br />
periodi di maggior pericolo laddove vi era la “Casa<br />
Madre” lì vi era un “Ospedale”.<br />
Durante le fasi finali delle riconquista dei territori<br />
d’oltremare palestinesi da parte delle armate del Saladino,<br />
i Giovanniti, già persa la Città Santa, aprono e<br />
gestiscono una importante struttura ospitaliera, tutt’ora<br />
esistente, ad Acri; sino all’ultimo definitivo assedio.<br />
Dopo la perdita dei territori palestinesi ed un periodo<br />
trascorso a Cipro, i Giovanniti, con l’aiuto del genovese<br />
Vignolo dè Vignoli ed il gradimento dei bizantini,<br />
conquistarono e si installarono a Rodi (1310) ed alcune<br />
isole vicine.<br />
L’Ordine, da ora in poi detto “di Rodi”, modificò ra<strong>dic</strong>almente<br />
le sue prerogative divenendo una importan-
Gli “ammalati di san Lazzaro”<br />
devono essere curati nelle proprie<br />
case ma soggetti a restrizioni:<br />
«...i lebbrosi non possono avere<br />
rapporti sociali con i sani;<br />
…le persone sane non possono<br />
acquistare merci dai lebbrosi sotto<br />
pena di pesanti sanzioni;<br />
…i lebbrosi non possono esercitare<br />
alcuni mestieri, se non con il<br />
permesso delle autorità sanitarie, le<br />
autorità sanitarie devono controllare<br />
che nessun bene materiale prodotto<br />
dai lebbrosi passi ai sani»<br />
Disposizione del Gran Maestro<br />
Emery d’Amboise (1510-1532)<br />
L’assedio di Acri. Il Gran Maestro<br />
Ospitaliere Mathieu de Clermont<br />
difende le mura nel 1291. Chateau de<br />
Versailles. D. Papety (1815-1849)<br />
Influssi della Me<strong>dic</strong>ina<br />
Araba ed Ebraica sin dalla<br />
fondazione dell’Ordine:<br />
• Grbadin o Antidotarium di<br />
Mesuè il giovane;<br />
• Canone di Me<strong>dic</strong>ina di Avicenna<br />
(aggiornamento di trattati grecoantichi);<br />
• Averroè e Maimonide (me<strong>dic</strong>o di<br />
Riccardo Cuor di Leone).<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 23<br />
te forza militare marittima, in quei tempi campo di superiorità<br />
tecnica nel confronto con gli Ottomani, e costruì<br />
imponenti fortificazioni nei suoi nuovi territori.<br />
Inoltre, nel solco della tradizione Ospitaliera, venne<br />
costruito il famoso Ospedale, ancora oggi visitabile.<br />
Vanno ricordate numerose innovazioni che furono<br />
operate in questo periodo, fra le quali la consuetudine<br />
di imbarcare un me<strong>dic</strong>o ed un “barbiere” nei legni dell’Ordine<br />
dediti alla guerra “di corsa”.<br />
La conquista delle isole dei Cavalieri della “Religione”<br />
impegnerà gli Ottomani a lungo e solo Solimano il<br />
Magnifico vi riuscirà nel 1523 dopo un lungo assedio e<br />
la concessione ai Cavalieri superstiti di lasciare vivi<br />
Rodi con l’onore delle armi.<br />
Grave errore strategico da parte dei “Turchi” poiché<br />
questo drappello di Cavalieri costituirà il nucleo di uomini<br />
che fonderanno una spina nel fianco dell’Impero<br />
Ottomano: la Signoria dei Giovanniti sull’isola di Malta.<br />
Sicuramente il Grande Ospedale di Rodi era la più<br />
celebre e moderna istituzione dell’epoca.<br />
Era composto da un Salone di 51 x 12 m, con svariate<br />
camere accessorie, refettori, cucine, uffici e, inusuale<br />
per l’epoca, stanze da bagno.<br />
Nella ala sud vi erano gli alloggi del personale e la<br />
grande farmacia, la cui gestione era minuziosamente<br />
prescritta negli statuti della “Domus Hospitalis”.<br />
Al primo piano vi erano 11 stanze intorno ad una<br />
galleria che venivano utilizzate per l’isolamento dei<br />
pazienti con malattie infettive.<br />
(V. Mallia-Milanes; A Pilgimage of Faith, War and Charity. Pisa<br />
University Press 2006)<br />
Queste disposizioni attestano che, sebbene i lebbrosi<br />
continuassero ad essere ritenuti una minaccia per la<br />
comunità, non erano considerati così infettanti da richiedere<br />
la loro reclusione in lebbrosari.<br />
Quando venivano ammessi in ospedale (la Sacra<br />
Infermeria) i lebbrosi dovevano essere curati in apposite<br />
stanzette isolate.<br />
Nel 1530 il Gran Maestro Fra’ Philippe de Villiers de<br />
l’Isle Adam prese possesso dell’isola di Malta, ceduta<br />
all’Ordine dall’Imperatore Carlo V con l’approvazione<br />
di Papa Clemente VII.<br />
Prontamente i Cavalieri vi organizzarono imponenti<br />
difese e ricostruirono una flotta che per qualità non<br />
temeva confronti.<br />
Inoltre ripresero la loro attività Ospitaliera, organizzandola<br />
in modo tale da divenire un esempio per le<br />
strutture simili in Europa.<br />
Istituirono la figura del “Proto-Me<strong>dic</strong>us”, che doveva<br />
essere “laureato” in Me<strong>dic</strong>ina ed aver compiuto
24 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
Rodi nella carta ottomana di Piri Reis<br />
(1526)<br />
La “Sacra Infermeria” come si presenta<br />
oggi e, sopra, come era raffigurata<br />
in una incisione d’epoca.<br />
Il Grande Ospedale di Rodi<br />
l’apprendistato in Napoli o a Salerno, standardizzarono<br />
le procedure prevedendo i controlli di qualità sulle<br />
prestazioni, studiarono disposizioni architettoniche razionali<br />
per la disposizione dei letti e degli ambienti; ricercarono,<br />
in sostanza, il massimo della qualità.<br />
Questo in nome di Dio Onnipotente e nell’ottica dei<br />
vantaggi materiali che comportava trasferendo alla loro<br />
vocazione Ospitaliera una gerarchizzazione militare.<br />
(R. Ellul-Micallef, Lo sviluppo dei servizi me<strong>dic</strong>i a Malta durante<br />
la presenza dell’Ordine, in “Mediterranean Rehabilitation Conference”,<br />
Malta 11-10-2000)<br />
La struttura Ospitaliera godeva di grande rispetto e<br />
prestigio e il Grande Ospitaliere, che di solito apparteneva<br />
alla Lingua di Francia, conservava con puntiglio<br />
le prerogative di indipendenza ed autonomia della organizzazione<br />
me<strong>dic</strong>a, come da più fonti ben rimarcato.<br />
Evitando qualunque ingerenza anche da parte, per<br />
esempio, della pur temutissima “Santa Inquisizione”.<br />
Persino durante il “Grande Assedio” di Malta si<br />
continuò l’opera Ospitaliera.<br />
E quando nel 1565 i Cavalieri, guidati dal Gran<br />
Maestro Fra’ Jean de la Vallette, riuscirono a difendersi<br />
da più di tre mesi di guerra portata direttamente<br />
nell’isola, dovettero ricostruire la città quasi completamente<br />
distrutta. Nonostante l’urgenza del momento<br />
suggerisse di impegnarsi esclusivamente in difese militari,<br />
costruirono una delle loro più grandi opere: la<br />
“Sacra Infermeria”.<br />
Fu alloggiata al centro della nuova città, spostata<br />
leggermente rispetto alla prima, battezzata La Vallet-
Matteo Perez d’Aleccio “Il Grande Assedio” al Forte Sant’Elmo<br />
ta in onore dell’eroico Gran Maestro che guidò la resistenza<br />
alle truppe ottomane.<br />
(Cassar Paul; A me<strong>dic</strong>al history of Malta, London 1964)<br />
Le azioni dei Cavalieri di Malta non si limitarono<br />
alla gestione della Sovranità dell’isola, ma programmarono<br />
anche gli sviluppi futuri nel campo dell’educazione<br />
sanitaria rimanendo in contatto con la famosa<br />
“Scuola Me<strong>dic</strong>a Salernitana” e riuscirono a rendersi<br />
autonomi nella creazione di una classe me<strong>dic</strong>a importante<br />
e riconosciuta a livello europeo.<br />
Nel 1571 la storica battaglia di Lepanto segna un arresto<br />
della fase espansiva ottomana nel Mediterraneo<br />
occidentale e la flotta dell’Ordine, considerata una delle<br />
più potenti del Mediterraneo, contribuì non poco alla<br />
distruzione della potenza navale della Sublime Porta.<br />
Ma il ruolo di sentinella del Mediterraneo Occidentale<br />
non distoglie l’Ordine di Malta dalla sua missione,<br />
fondarono infatti una Università ed una Scuola Me<strong>dic</strong>a<br />
e si gettarono inoltre le basi per una “me<strong>dic</strong>ina sociale”,<br />
con il controllo delle epidemie e il trattamento<br />
domiciliare dei lungodegenti e dei malati di lebbra.<br />
Riassumendo vediamo quali furono le innovazioni<br />
nei principali campi:<br />
La Prevenzione sanitaria con l’isolamento dei contagiosi,<br />
sterilizzazione, termodistruzione dei pagliericci<br />
e delle coperte.<br />
La redazione di Protocolli studiati e diffusi che prevedevano<br />
un letto per ammalato (!), lo studio collegiale<br />
delle patologie, la preparazione di cartelle cliniche,<br />
la corretta preparazione dei me<strong>dic</strong>amenti.<br />
L’effettuazione di sistemi di Controllo degli ambienti,<br />
dei laboratori e dei farmacisti con previste gravi<br />
pene anche per lievi negligenze.<br />
In conclusione nel Medioevo la Me<strong>dic</strong>ina andò incontro<br />
a notevoli progressi, come sostiene lo studioso<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />
25<br />
Frontespizio di The History of the<br />
Knights of Malte<br />
«La Santa Casa dell’Ospedale ha<br />
l’abitudine di accogliere gli<br />
ammalati, uomini e donne, ed ha<br />
l’abitudine di avere dei me<strong>dic</strong>i in<br />
pianta stabile che si prendono cura<br />
degli ammalati, preparano gli<br />
sciroppi per loro e forniscono loro<br />
tutto ciò che è necessario».<br />
dagli Statuti della fine del XII secolo<br />
G.B. Scarano (Elementi di Storia<br />
della Me<strong>dic</strong>ina; Piccin Ed.)<br />
«grazie all’istituzione di centri<br />
di insegnamento, Università,<br />
con l’opera dei Monaci copisti,<br />
l’insegnamento dell’anatomia,<br />
la critica intelligente agli Antichi<br />
Maestri, l’esaltazione della<br />
me<strong>dic</strong>ina preventiva, l’istituzione<br />
di Ospedali e Lazzareti, l’introduzione<br />
della quarantena, il<br />
trionfo dell’alchimia preludio<br />
della chimica e con l’inizio della<br />
me<strong>dic</strong>ina sociale».<br />
Ed in queste parole ritroviamo<br />
tutto l’Excursus Me<strong>dic</strong>o dell’Ordine<br />
di Malta.<br />
Le situazioni cambiano ed il<br />
furore Napoleonico spazza via<br />
anche i Cavalieri di Malta, con-
26 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
Ferdinand von Hompesch zu Bolheim,<br />
Gran Maestro dell’Ordine di Malta<br />
(1797-1799)<br />
quista l’isola e requisisce le proprietà<br />
dell’Ordine in Francia.<br />
L’ultimo Gran Maestro che<br />
esercitò la sovranità su Malta, von<br />
Hompesch, fu destituito per tradimento<br />
dagli stessi Cavalieri, anche<br />
se forse nella conquista dell’isola<br />
un ruolo importante di fiancheggiatori<br />
l’ebbero gli appartenenti<br />
alla “Lingua di Francia”.<br />
Inizia un periodo travagliato<br />
nel quale divenne anche Gran<br />
Maestro lo Zar di tutte le Russie<br />
Paolo I, sia pure per soli due<br />
anni, sino al ritorno in Sicilia e<br />
nel 1834 l’Ordine si stabilisce<br />
definitivamente a Roma.<br />
L’Ordine di Malta oggi è una<br />
Monarchia elettiva ed al suo<br />
Gran Maestro la Chiesa riconosce<br />
dignità Cardinalizia, gode<br />
delle prerogative internazionali<br />
di autonomia e sovranità e possiede<br />
in Roma, garantiti da extraterritorialità,<br />
il Palazzo Magistrale,<br />
in via Condotti 68, e la<br />
Villa Magistrale sull’Aventino.<br />
Possiede inoltre il Forte<br />
Sant’Angelo a La Valletta in<br />
Malta.<br />
L’Ordine intrattiene relazioni diplomatiche con<br />
scambio di Ambasciatori con 104 Stati in tutto il mondo<br />
– molti dei quali non cattolici – cui vanno aggiunte<br />
rappresentanze presso alcuni Paesi europei e presso<br />
Organismi Europei ed Organizzazioni, possiede sue<br />
leggi e tribunali, batte moneta e stampa francobolli.<br />
Oggi più che mai la sua vocazione Ospitaliera è<br />
esaltata ed è al centro della spiritualità e della vita dei<br />
Cavalieri.<br />
Molti ospedali dell’Ordine sono localizzati in Europa<br />
e più precisamente in Germania, in Francia, in Belgio,<br />
in Inghilterra e in Italia. La maggior parte sono<br />
policlinici.<br />
L’Ospedale dell’Ordine a Roma, de<strong>dic</strong>ato a San<br />
Giovanni Battista, è specializzato nella neuro-riabilitazione.<br />
L’ospedale in Inghilterra e alcuni in Germania<br />
hanno unità specializzate nella terapia del dolore per i<br />
malati terminali. Dipartimenti simili operano in Argentina,<br />
Australia, Italia, Sud Africa e Stati Uniti. L’utilizzo<br />
di terapie all’avanguardia, l’aiuto fornito da volontari<br />
appositamente formati, in un ambiente che<br />
opera secondo i principi etici cattolici è parte rilevante<br />
dell’attività sanitaria dell’Ordine.<br />
Nel Padiglione Baduel, alla Magliana a Roma, operano<br />
gli ambulatori specializzati in oculistica, chirurgia,<br />
dermatologia, otorino, neurologia, fisiatria, ortopedia,<br />
allergologia, endocrinologia, diabetologia, urologia,<br />
radiologia con TAC, MOC e radiologia tradizionale.<br />
Riveste una particolare importanza l’Ospedale<br />
ostetrico di Betlemme: con il coordinamento dell’Associazione<br />
francese, tutto l’Ordine contribuisce alla sua<br />
operatività. Offrendo alle donne della regione l’unica<br />
possibilità di dare alla luce i propri figli in una struttura<br />
dagli standard me<strong>dic</strong>i di livello europeo, fornisce un<br />
servizio indispensabile alla popolazione dell’area di<br />
Betlemme.<br />
L’indipendenza internazionale dell’Ordine, la perdita<br />
dei suoi territori e quindi delle relative necessità di<br />
amministrazione, come ha affermato S.A.E. il Principe<br />
Gran Maestro Fra’ Andrew Bertie, (“L’Ordine di Malta:<br />
la solidarietà come ponte tra Occidente e Oriente”.<br />
Lectio magistralis, Università Cattolica di Milano 26-<br />
10-2006) permettono oggi ai Giovanniti sparsi in tutto<br />
il Mondo di ritrovarsi nella vocazione primigenia di<br />
Ospitalieri in sintonia col loro motto “Tuitio Fidei et<br />
Obsequium Pauperum”.<br />
■
Or g a n i z z a t o<br />
dalla Facoltà<br />
di Me<strong>dic</strong>ina e<br />
Chirurgia, con il patrociniodell’Università,<br />
della Regione<br />
Autonoma della Sardegna<br />
e dell’Organizzazione<br />
Mondiale<br />
della Sanità (OMS),<br />
ha avuto luogo, il 28<br />
settembre 2010, nell’Aula<br />
Magna dell’Università,<br />
sotto la<br />
presidenza del Professor<br />
Mario Piga, la<br />
Cerimonia Inaugurale<br />
del Convegno<br />
Internazionale: “L’eliminazione<br />
della<br />
Malaria in Sardegna.<br />
60 anni dopo”.<br />
Il Convegno aveva<br />
lo scopo di riconsiderare gli eventi legati<br />
alla secolare presenza della Malaria in<br />
Sardegna alla luce delle varie campagne<br />
antimalariche ed in particolare quella<br />
sostenuta dalla Rockefeller Foundation e<br />
valutare la situazione così come si va delineando<br />
sei decenni dopo la completa eliminazione<br />
della Malaria nell’Isola.<br />
Hanno pronunciato indirizzi di saluto<br />
l’Assessore alla Sanità della Regione Sardegna<br />
On. Antonello Liori, il Sindaco di<br />
<strong>Cagliari</strong> Dottor Emilio Floris.<br />
Ha presentato l’Evento il Rettore Professor<br />
Giovanni Melis ed ha svolto l’allocuzione<br />
introduttiva il Professor Mario<br />
Piga.<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />
Sessant’anni dopo: un esempio di civiltà<br />
L’eliminazione della<br />
Malaria in Sardegna<br />
Ugo Carcassi<br />
La prima lettura<br />
dal titolo La WHO e<br />
l’eliminazione della<br />
Malaria nei Paesi europei.<br />
Storia recente<br />
e tendenze attuali, è<br />
stata svolta dal Professor<br />
Vladimir P.<br />
Sergiev (Mosca) Rappresentante,<br />
anche,<br />
della OMS Europa.<br />
Egli ha sottolineato<br />
che il controllo<br />
della Malaria costituisce<br />
uno degli impegni<br />
preminenti<br />
della OMS Europa<br />
che si propone lo<br />
scopo di eliminare la<br />
Malaria in tutte le<br />
Nazioni dell’area di<br />
sua competenza nel<br />
prossimo futuro.<br />
Nell’ultimo quarto del XX secolo si sono<br />
verificate molteplici epidemie malariche in<br />
diversi Paesi europei. Tuttavia grazie ad i<br />
contributi del Fondo Globale per combattere<br />
l’Aids, la Tubercolosi e la Malaria<br />
(GFATM) e ad una stretta collaborazione<br />
con l’Ufficio della Regione Europa dell’OMS,<br />
fin dal 2008, tutti i Paesi malarici<br />
della Regione avevano iniziato la fase di<br />
eliminazione e le strategie nazionali<br />
riguardanti la Malaria erano state aggiornate<br />
al fine di affrontare al meglio la<br />
scommessa concernente l’eliminazione della<br />
malattia.<br />
Attualmente quando un paese registra<br />
zero casi di Malaria “acquisita localmente”<br />
27
popolazione abbiano trasportato sia la<br />
Malaria che le zanzare nell’Isola.<br />
La prima notizia di un’armata romana<br />
impegnata nella conquista della Sardegna<br />
e decimata da una malattia porta la data<br />
del 234 a.C. Vi furono epidemie (probabilmente)<br />
malariche nel 215 a.C. e nel 124 a.C.<br />
Strabone descrisse la Sardegna come<br />
terra insalubre in estate, specialmente,<br />
nelle zone fertili delle pianure, mentre Cicerone<br />
era consapevole del rischio della<br />
trasmissione della Malaria in Sardegna anche<br />
durante l’inverno, al contrario di quello<br />
che avveniva nel Lazio. Gli eserciti romani<br />
dovevano quindi evitare le zone insalubri<br />
della Sardegna.<br />
La più antica menzione, 181 a.C., di una<br />
“mala aria”, endemica nell’Italia Centrale,<br />
si deve ad un autore contemporaneo,<br />
Catone il Vecchio, che fa riferimento a<br />
Graviscae, porto della città etrusca di Tarquinia.<br />
Sia la stessa Malaria che la zanzara<br />
Anopheles Labranchiae probabilmente<br />
raggiunsero il porto di Tarquinia con le imbarcazioni<br />
provenienti dalla Sardegna ed<br />
anche da quelle direttamente provenienti<br />
dal nord Africa.<br />
Le terre umide erano necessarie per<br />
generare grandi popolazioni di zanzare. Sia<br />
l’Anopheles Labranchiae che l’Anopheles<br />
Sacharovi si sviluppano meglio in ambienti<br />
lievemente salmastri più di altre specie di<br />
zanzare simili che non sono vettori efficienti<br />
della Malaria umana. In questo modo l’A.<br />
Labranchiae, proveniente dal nord Africa,<br />
è stata capace di stabilirsi e moltiplicarsi<br />
lungo le coste dell’Italia Centrale e del sud.<br />
In Sardegna l’A. Labranchiae ha sfruttato<br />
in passato la mancanza di competizione<br />
da parte di altri vettori per svilupparsi<br />
in ambienti quali i torrenti di montagna<br />
situati fra i 500-1000 metri. Questo<br />
contribuisce a spiegare la maggiore intensità<br />
della Malaria nell’Isola nel passato in<br />
confronto con l’Italia centrale.<br />
Le fonti di studio della Malaria nell’antichità<br />
sono costituite da dati documentari<br />
antichi e ren<strong>dic</strong>onti storici, da ricerche su<br />
biomolecole antiche provenienti da sche-<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />
29<br />
letri e mummie estratte da zone archeologiche,<br />
dallo studio di anomalie presenti<br />
in ossa “antiche” in<strong>dic</strong>anti genotipi che<br />
forniscono qualche resistenza alla Malaria<br />
come ad esempio la Talassemia.<br />
Risultati particolarmente interessanti<br />
sono stati ottenuti dallo studio di un<br />
Cimitero per bambini (Lugnano in Teverina),<br />
risalente al V secolo d.C., situato sulle<br />
rovine di una Villa Romana del I secolo<br />
d.C.<br />
Nella parte della Villa portata alla luce<br />
sono state ritrovate 47 tombe prevalentemente<br />
appartenenti a nati prematuramente<br />
o neonati. L’alta mortalità infantile era<br />
normale nelle antiche popolazioni tuttavia<br />
il fatto che metà degli inumati fossero feti<br />
fa pensare ad una malattia capace non solo<br />
di provocare un’alta mortalità infantile ma<br />
di produrre anche un’alta frequenza di<br />
nascite premature in donne gravide.<br />
La Malaria da P. Falciparum è una di<br />
queste malattie. È stato fatto un tentativo<br />
per verificare questa ipotesi estraendo<br />
DNA malarico dalle ossa di 5 degli antichi<br />
scheletri.<br />
Lo studio del DNA antico amplificato,<br />
proveniente da uno dei 5 scheletri, ha dimostrato<br />
la presenza del Genoma del P.<br />
Falciparum.<br />
I risultati degli scavi di Lugnano hanno<br />
fornito abbondanti prove dell’attuazione di<br />
rituali apotropaici (capaci di allontanare o<br />
distruggere gli influssi malefici) contro la<br />
malattia.<br />
Essi erano costituiti ad esempio da una<br />
dozzina di cuccioli (di cane) mutilati, da<br />
un artiglio di zampa di corvo e dallo<br />
scheletro di un rospo.<br />
La relazione, del Sallares, conclude sottolineando<br />
che sia il P. Falciparum che l’A.<br />
Labranchiae raggiunsero la Sardegna e l’Italia<br />
Centrale via mare dal nord Africa durante<br />
il I millennio a.C. Questo venne facilitato<br />
da aumentati commerci interregionali<br />
e da spostamenti della popolazione tra le<br />
spiagge del sud e del nord del Mediterraneo<br />
in conseguenza della colonizzazione Fenicia<br />
e Greca del Mediterraneo occidentale a<br />
partire dall’800 a.C., seguito dalla con-
30<br />
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
quista della Sardegna da parte dei cartaginesi<br />
e successivamente dalla conquista da<br />
parte dei romani sia della Sardegna che del<br />
nord Africa. Questi dati dimostrano l’utilità<br />
delle indagini che utilizzano le biomolecole.<br />
Queste ricerche hanno, tra l’altro, consentito<br />
di documentare di recente la presenza<br />
di DNA malarico nella mummia del<br />
Faraone Tutankhamun.<br />
La terza relazione dal titolo La Malaria<br />
in Sardegna. Un maleficio scomparso? è<br />
stata svolta dal Professor Ugo Carcassi<br />
(<strong>Cagliari</strong>).<br />
Egli ha ricordato che nel 1980, sotto la<br />
sua presidenza, la Facoltà di Me<strong>dic</strong>ina aveva<br />
organizzato, in accordo con l’Organizzazione<br />
Mondiale della Sanità, l’Istituto<br />
Italiano di Me<strong>dic</strong>ina Sociale, il Ministero<br />
della Sanità e la Regione Sardegna, un<br />
Congresso internazionale per celebrare Il<br />
30mo Anniversario dell’eliminazione della<br />
Malaria in Sardegna. In quella occasione<br />
aveva svolto la Lettura introduttiva ugualmente<br />
intitolata La Malaria in Sardegna.<br />
Un maleficio scomparso?<br />
Nel corso della presentazione il Professor<br />
Carcassi aveva ricordato il ruolo importante<br />
esercitato dal Professor Claudio Fermi (Sassari)<br />
nel definire la prima mappa della distribuzione<br />
della Malaria nell’Isola, dal Professor<br />
Giuseppe Cambosu (Sassari) quale<br />
organizzatore di un Corso specifico per il<br />
conseguimento del Diploma in Malariologia,<br />
dal Professor Giuseppe Brotzu (<strong>Cagliari</strong>)<br />
quale consulente del Comitato Internazionale<br />
per la Lotta Antimalarica in Sardegna,<br />
dal Prof. Antonio Spanedda (<strong>Cagliari</strong>) quale<br />
autore delle prime ricerche sulla distribuzione<br />
delle anofeli nell’Isola e dal Dottor<br />
Marco Gallus (<strong>Cagliari</strong>) quale Direttore,<br />
per vent’anni, del Centro Regionale Anti-insetti<br />
(CRAI). Quest’ultimo organismo era<br />
stato istituito per espresso intervento del<br />
Professor Brotzu che riteneva indispensabile<br />
il controllo anti-anofelico una volta conclusa<br />
l’attività dell’ERLAAS, in modo da impedire<br />
il reimpiantarsi delle anofeli.<br />
Il Relatore aveva anche ricordato il contributo<br />
fondamentale dato dalla Rocke-<br />
feller Foundation per l’istituzione dell’ER-<br />
LAAS, Organismo che in una campagna<br />
continuativa e massiva, svolta dal 1946 al<br />
1950 aveva portato alla totale eliminazione<br />
della Malaria in Sardegna.<br />
Era stato anche sottolineato che gli<br />
scopi della Rockefeller Foundation erano<br />
rivolti alla verifica della capacità del DDT<br />
di era<strong>dic</strong>are l’Anopheles Labranchiae ed<br />
altri vettori dall’Isola portando in questo<br />
modo alla scomparsa della Malaria.<br />
È ora noto che per la particolare configurazione<br />
dell’Isola l’era<strong>dic</strong>azione dell’Anopheles<br />
Labranchiae non era riuscita<br />
mentre l’eliminazione totale della Malaria<br />
era stata ottenuta.<br />
La Relazione esponeva anche i risultati<br />
ottenuti per dimostrare, per la prima volta,<br />
con un metodo scientifico attendibile, le<br />
cause responsabili della presenza di Talassemia<br />
e Favismo nelle zone pianeggianti<br />
e malariche e l’assenza di queste affezioni<br />
nelle zone montuose non malariche. Lo<br />
spunto era stato fornito dalle ricerche del<br />
Professor Mourant sulla Distribuzione dei<br />
Gruppi Sanguigni nel mondo che in<strong>dic</strong>avano<br />
come i sardi avessero un profilo<br />
emogruppale particolare. In base a queste<br />
premesse l’Équipe Sarda poteva dimostrare<br />
che la popolazione delle zone<br />
montagnose e di quelle pianeggianti era etnicamente<br />
omogenea e che il fattore di selezione<br />
era costituito dalla presenza della<br />
Malaria, che favorendo la sopravvivenza<br />
dei soggetti talassemici e fabici (G-6-Pd<br />
carenti) ne manteneva le frequenze a valori<br />
altissimi.<br />
Ricerche di genetica di popolazione eseguite<br />
dal Professor Luca Cavalli-Sforza<br />
confermavano la peculiare costituzione genetica<br />
dei sardi che apparivano distinguibili<br />
anche dagli italiani.<br />
Successive ricerche del Professor Licinio<br />
Contu e del suo gruppo documentavano<br />
che l’antigene di istocompatibilita (HLA-<br />
B35) era capace, nei sardi, di esercitare<br />
un’azione competitiva nei confronti della<br />
Malaria favorendo i portatori di Talassemia<br />
e di Favismo. Tuttavia la scomparsa della<br />
Malaria aveva favorito il permanere di alte
frequenze sia del Favismo che della Talassemia<br />
che per scomparire in maniera<br />
significativa necessiteranno di molte centinaia<br />
di anni.<br />
Le ricerche attuali delineano due diverse<br />
prospettive: una riguarda il possibile innalzamento<br />
entro il 2020 della temperatura<br />
del globo che trasformando le zone subtropicali,<br />
di cui fanno parte l’Italia e la<br />
Sardegna, in zone tropicali le renderebbe<br />
tendenzialmente malariche; la seconda<br />
eventualità riguarda il rischio del reimpiantarsi<br />
della Malaria in conseguenza dell’aumento<br />
dei casi di Malaria “da importazione”<br />
legata al massivo afflusso di lavoratori<br />
provenienti da zone malariche o da turisti<br />
provenienti da aree in di Malaria endemia.<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 31<br />
Va infine segnalato che dopo la scomparsa<br />
della Malaria alcune malattie autoimmuni<br />
quali: la Sclerosi Multipla, il Diabete<br />
Mellito tipo I, la Tiroidite autoimmune<br />
e la Celiachia sono considerevolmente<br />
aumentate in Sardegna.<br />
Questi dati non devono necessariamente<br />
in<strong>dic</strong>are un rapporto diretto tra scomparsa<br />
della Malaria ed incremento della frequenza<br />
di queste affezioni. Appare quindi evidente<br />
che nuove ed accurate ricerche in<br />
questo senso sono necessarie ed urgenti.<br />
Questi sono i problemi attuali che l’Organizzazione<br />
Mondiale della Sanità Europa e<br />
le Istituzioni Sanitarie dei vari Paesi devono<br />
ora fronteggiare.<br />
■<br />
Manfred Brosche e Michele Bajorek, un rotariano tedesco del <strong>Club</strong><br />
Bad Reichehnall – Berchtesgaden ed un nostro socio, il primo è in vacanza<br />
a Santa Margherita di Pula ed il nostro Michele, Direttore del<br />
Centro Trasfusionale dell’Ospedale Brotzu, sta svolgendo il suo impegnativo<br />
lavoro. Un malore costringe il turista all’urgente ricovero nel Reparto di Gastroenterologia<br />
dell’Ospedale e, anche per la scarsa conoscenza della nostra<br />
lingua e per un malaugurato concomitante incidente alla moglie ricoverata<br />
all’Ospedale Marino avendo riportato una frattura, per superare il difficile<br />
momento, ricorre al <strong>Rotary</strong>. Si rivolge al Governatore del Distretto ed apprende<br />
che nell’Ospedale lavora il nostro socio; lo contatta e Michele si rende da<br />
subito disponibile, interessandosi presso i colleghi, recandosi a trovarlo ogni<br />
giorno della degenza e, da ultimo, con opportuno intervento terapeutico, rendendogli<br />
possibile il ritorno in Germania. Grato per quanto il nostro amico ha<br />
operato per lui, ha voluto comunicare al Presidente Ninni Cabras l’accaduto<br />
concludendo così la lettera: «mi ha fatto piacere che l’amicizia <strong>Rotary</strong> funziona<br />
anche nel bisogno».<br />
Noi ne siamo altrettanto convinti, tanto più quando nel “servire” rotariano<br />
è impegnata una persona di esemplari qualità come Michele Bajorek.
32<br />
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
La chiesa di San Giuseppe in Castello<br />
Il Barocco a <strong>Cagliari</strong>:<br />
origini e testimonianze<br />
Èdel 1983 il Convegno Nazionale promosso<br />
dall’Istituto di Architettura<br />
della Facoltà di Ingegneria di <strong>Cagliari</strong><br />
( da qualche anno il vecchio Istituto di<br />
Architettura è diventato la Facoltà di Architettura)<br />
su “Arte e Cultura del ’600 e ’700<br />
in Sardegna”, nell’ambito del programma<br />
“Arte e Cultura nell’Italia del ’600” curato<br />
dal Comitato Nazionale Berniniano d’intesa<br />
con l’Accademia Nazionale dei Lincei. In<br />
due intense giornate (2-3 maggio) di lavoro<br />
tra <strong>Cagliari</strong> e Sassari un cospicuo numero<br />
di studiosi, tra cui molti sardi, hanno analizzato<br />
e dibattuto le problematiche culturali<br />
della Sardegna nella fase di passaggio<br />
dall’orbita politica spagnola a quella sa-<br />
Michele Pintus<br />
bauda, tra l’affermarsi della Controriforma,<br />
la diffusione della “cultura piemontese”<br />
e il trionfo del barocco.<br />
Le caratteristiche di un nuovo modo di<br />
fare architettura, identificate poi con il termine<br />
“barocco” dalla critica più recente,<br />
prendono il via dalla soluzione proposta<br />
nella Chiesa del Gesù a Roma da Jacopo<br />
Barozzi detto il Vignola, iniziata nel 1568.<br />
A <strong>Cagliari</strong>, la chiesa di Sant’Agostino,<br />
costruita nel 1597, presenta inequivocabili<br />
riferimenti con il gusto rinascimentale, che<br />
si protrae per tutto il Seicento in momenti<br />
che vedono ancora vivi aspetti dell’architettura<br />
gotica, come per esempio il presbiterio<br />
della parrocchiale di Gesturi, del 1674.<br />
La chiesa di San Giuseppe da via Corte d’Appello La chiesa di San Giuseppe da via Santa Croce
Si può dire che il manifestarsi di chiari richiami all’architettura<br />
barocca italiana e iberica avviene, qui da<br />
noi, quasi in contemporanea con la progressiva immissione<br />
della cultura piemontese ad opera di ingegneri e<br />
architetti sabaudi, inviati in Sardegna per ragioni militari<br />
ma molto attivi anche nell’architettura civile.<br />
L’architettura barocca di <strong>Cagliari</strong>, come peraltro<br />
tutta quella della Sardegna, non deve essere intesa come<br />
diffusione, per quanto di periferia o postuma, degli<br />
schemi stilistici del barocco colto, ma piuttosto come<br />
importazione di modelli italiani, elaborazione, o anche<br />
solo influenza, di modelli ispanici e interpretazioni popolari.<br />
Si possono riconoscere almeno tre dei filoni tipologici<br />
nella grande produzione barocca, quello dei<br />
moduli provenienti dall’arte italiana, quello di influenza<br />
spagnola e quello popolare autoctono. Ad essi<br />
corrispondono tante opere che, a volerle limitare alla<br />
città di <strong>Cagliari</strong> e anche solo all’attività di culto, è impensabile<br />
descrivere in questo breve articolo che, come<br />
specifica il titolo, si limiterà alla descrizione della chiesa<br />
di S. Giuseppe. Questa realizzazione è legata alla<br />
fattiva presenza in <strong>Cagliari</strong> degli Scolopi, impegnati<br />
nel portare avanti l’attività di insegnamento per i poveri,<br />
iniziata nel 1597 proprio da S. Giuseppe Calasanzio,<br />
in attuazione di quei principi portati avanti dalla<br />
Chiesa dopo il Concilio di Trento. Non si può però non<br />
ricordare il grandioso complesso di Santa Croce in Castello,<br />
la fervida attività della Compagnia di Gesù con<br />
la bellissima chiesa di S. Michele nel quartiere Stampace<br />
e l’opera delle numerose Confraternite con l’Oratorio<br />
di Santo Cristo e di S. Giovanni nel quartiere Villanova<br />
e S. Sepolcro nel quartiere Marina. Su queste e<br />
altre importanti realizzazioni si potrà tornare in un<br />
prossimo futuro con specifiche monografie.<br />
Gli Scolopi arrivano a <strong>Cagliari</strong> il 6 novembre 1640 e<br />
si sistemano in un primo momento nell’ex convento<br />
francescano di S. Maria del Gesù, vicino alla porta Jesus,<br />
nel complesso della ex Manifattura Tabacchi. Poco<br />
dopo, grazie alla donazione da parte della Città di<br />
quattro case nei pressi della Torre dell’Elefante e di altri<br />
appartamenti confinanti donati da un privato cittadino,<br />
i Padri Scolopi possono disporre di un complesso<br />
con chiesa e collegio ben descritti in una “Visitatio” del<br />
1645. «Il complesso è formato da una casa abbastanza<br />
piccola, ma di quattro piani: piano terra con chiesa,<br />
due stanze, cantine e scuole dei piccoli – primo piano<br />
che racchiude ancora il vano della chiesa e locali per la<br />
scuola – secondo piano per l’oratorio e per le celle (descritti<br />
molto poveri) – terzo piano con un refettorio<br />
grande, cucina e dormitorio».<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />
33<br />
La posa della prima pietra<br />
della chiesa di S. Giuseppe Calasanzio<br />
è del 1663, diversi anni<br />
dopo la reintegrazione dell’Ordine<br />
soppresso nel 1646; dopo<br />
varie vicissitudini, interruzioni<br />
e riprese la chiesa si conclude<br />
nel 1735. Lo schema tipologico<br />
della chiesa di S. Giuseppe è<br />
quello dei progetti che la Domus<br />
Generalizia di Roma diffonde<br />
nelle diverse sedi sparse<br />
in tutta Europa, come può evincersi<br />
dal raffronto con il S. Giuseppe<br />
Calasanzio di Chieti e il<br />
S. Pantaleo di Roma.<br />
La chiesa di <strong>Cagliari</strong>, come<br />
quella di Chieti, ha navata uni-<br />
Facciata<br />
Pianta
34 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
Planimetria generale<br />
Sezione longitudinale<br />
Sezione trasversale<br />
Vista del fronte principale<br />
Sezione trasversale ampia<br />
ca con tre cappelle per ogni lato e il presbiterio.<br />
La navata è ricoperta con una<br />
volta a botte che si imposta su una trabeazione,<br />
retta da paraste doriche, di gusto<br />
classico. Vi sono, alternati, metope e triglifi<br />
con una cornice modanata a dentelli,<br />
che continua anche nel vano del presbiterio.<br />
La cappella maggiore, costruita poco<br />
dopo il 1672, è coperta da una cupola a<br />
pianta ottagona raccordata al vano quadrato<br />
con pennacchi e poggiante su un alto<br />
tamburo con finestre, in parte cieche.<br />
La cupola è conclusa da una lanterna, anch’essa<br />
ottagona ed è ricoperta esternamente<br />
da laterizio.<br />
Le cappelle, intercomunicanti, sono voltate<br />
a botte ed inquadrate da archi a tutto<br />
sesto su piedritti e con una voluta decorativa<br />
in chiave.
Il tipo di organismo, alquanto particolare, non deriva<br />
dall’ambiente culturale cagliaritano e sardo in genere.<br />
Esso è originato dalla giustapposizione di uno<br />
spazio autonomo centrale, il presbiterio, e la navata<br />
longitudinale, raccorciata e conclusa con un arcone,<br />
l’arco di trionfo, a fare da soluzione di continuità. Tutto<br />
secondo un “modello” in grado di soddisfare la doppia<br />
funzione delle chiese degli Scolopi, quella religiosa<br />
per la celebrazione della messa riservata agli allievi e<br />
quella più strettamente legata all’attività didattica con<br />
rappresentazioni teatrali, concerti musicali degli allievi,<br />
ecc. In queste occasioni, una grande tenda chiude lo<br />
spazio sacro del presbiterio, lo isola come ambiente definito<br />
e concluso anche architettonicamente, e lo separa<br />
da quello della navata, temporaneamente utilizzabile<br />
per attività non religiose.<br />
A destra del presbiterio, un piccolo vano conduce<br />
alla sacrestia a pianta quadrangolare coperta con una<br />
volta a padiglione unghiata, decorata con affreschi.<br />
Questi dipinti, pur di non particolare fattura, sono un<br />
interessante documento, mostrando in un «trompe<br />
l’oeil» S. Giuseppe Calasanzio che fonda l’Ordine attorniato<br />
dai suoi religiosi e da angeli con raffigurazioni<br />
simboliche. Nelle lunette delle unghie compaiono<br />
inoltre figure allegoriche.<br />
Per una scala di marmo, un tempo comunicante con<br />
il collegio, si accede al piano superiore che ha, posti<br />
longitudinalmente alla navata, tre ambienti per parte,<br />
voltati a botte. Questi vani sovrastano le cappelle laterali<br />
della chiesa e si affacciano al suo interno mediante<br />
ampie finestre, che si ripetono sul lato esterno.<br />
Un’altra scala porta al campanile costituito da un<br />
vano aperto a due luci, dove è una campana di bronzo,<br />
che riporta la data del 1585 e il nome, illeggibile, dell’autore.<br />
Deve dunque trattarsi di una campana riutilizzata<br />
e di cui si ignora la provenienza, essendo stata<br />
costruita la chiesa, come si è detto, nel sec. XVII.<br />
Situata nel quartiere di Castello, la chiesa di S. Giuseppe<br />
si apre su un ripido slargo originato dal confluire<br />
di alcune strade (vie S. Giuseppe, Corte d’Appello, S.<br />
Croce e vico I de’ Genovesi) verso la porta della torre<br />
dell’Elefante, che sorge quasi attigua alla chiesa stessa.<br />
L’esiguità dello spazio non permette di cogliere completamente<br />
il prospetto dell’edificio, che rivela nuovi e<br />
suggestivi particolari col variare dei punti di vista.<br />
Alla chiesa è addossato l’ex collegio dei Padri Scolopi,<br />
un tempo unito ad essa e attualmente utilizzato come<br />
sede di una scuola pubblica. Il complesso sorge su<br />
un’area un tempo a ridosso delle fortificazioni poligonali,<br />
che univano la porta Castello (o del Leone) alla<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />
Il presbiterio<br />
35<br />
torre dell’Elefante: un cronista<br />
del ’600, Giorgio Aleo, ricorda<br />
che due delle quattro torri «redondas<br />
y muy altas», poste lungo<br />
le mura, furono demolite per<br />
costruire le Scuole pie nel 1640.<br />
L’attuale via S. Giuseppe è infatti<br />
la sistemazione del viottolo<br />
che congiungeva i due baluardi<br />
precedentemente ricordati.<br />
Il prospetto della chiesa,<br />
preceduto da una breve scalinata<br />
asimmetrica, è suddiviso in<br />
due ordini. mediante una cornice<br />
modanata, fortemente aggettante<br />
e ornata di dentelli. L’ordine<br />
inferiore è costituito da sei<br />
lesene, una per ciascuna estremità<br />
della facciata e due coppie<br />
che inquadrano il portale in<br />
pietra. Questo è sormontato da<br />
una cornice ancora aggettante e<br />
a dentelli, che si ripete nel timpano<br />
curvo spezzato, contenente<br />
lo stemma degli Scolopi; i lati<br />
sono ornati invece con volute<br />
e festoni. La parte superiore del<br />
prospetto nasconde, sovrastandola,<br />
la copertura in campigiane:<br />
raccordata a quella inferiore<br />
da due ali curve, è ancora scan-
36 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
L’interno della chiesa<br />
dita da due coppie di lesene e conclusa<br />
orizzontalmente da una cornice simile alle<br />
altre già descritte. In asse con il portale si<br />
vede un vano cieco ad arco ribassato che<br />
contiene un finestrino, mentre sotto il coronamento<br />
orizzontale è murata una lapide.<br />
L’aspetto più caratterizzante del prospetto<br />
è, senza dubbio, il ripetersi delle lesene<br />
e delle cornici dentellate che lo segnano<br />
verticalmente e orizzontalmente, mentre<br />
hanno particolare gusto i capitelli delle<br />
lesene che innestano su volute ioniche decorazioni<br />
di tipo vegetale, come uva, melagrane,<br />
etc.<br />
Il prospetto laterale che si affaccia sulla<br />
via S. Giuseppe è molto semplice e animato<br />
da lunettoni che illuminano le cappelle laterali<br />
e da finestre ad. arco ribassato, che<br />
danno luce ai vani superiori. Esso forma<br />
una cortina con la costruzione dell’ex-collegio<br />
nella quale si apre un bel portale in pietra,<br />
sovrastato dallo stemma dell’Ordine.<br />
L’arredo della chiesa, al momento del<br />
rilievo del 1982, è ridotto quasi solo al ricco<br />
altar maggiore con colonne tortili e marmi<br />
policromi che accoglie un mediocre quadro<br />
con la Madonna, il Bambino e alcuni Santi.<br />
Addossato al pilastro compreso fra la seconda<br />
e la terza cappella di sinistra vi è poi<br />
un pulpito, sempre in marmi policromi,<br />
SITO INTERNET DEL CLUB:<br />
che rivela lo stesso linguaggio figurativo<br />
dell’altare.<br />
È ancora visibile un quadro della Vergine<br />
con il Bambino, pregevole soprattutto<br />
per la bella cornice di tartaruga con fregi in<br />
bronzo e lapislazzuli montati in argento. Vi<br />
è inoltre un gruppo di piccole statue lignee,<br />
di fattura settecentesca, che compongono<br />
una Deposizione. In un angolo sono poi abbandonati<br />
due angeli in marmo ai piedi<br />
della Croce, che fanno parte di un crocifisso<br />
oggi perduto.<br />
L’arredo ligneo della sacrestia, ancora<br />
in situ, pur se gravemente deteriorato, è un<br />
bell’esempio di ebanisteria, eseguito appositamente<br />
per questo spazio. Sulle pareti<br />
sono ancora visibili quadri con i ritratti di<br />
alcuni arcivescovi cagliaritani.<br />
L’aspetto della chiesa è irriconoscibile rispetto<br />
all’attenta e minuziosa descrizione<br />
che ne fa il canonico Giovanni Spano nella<br />
sua «Guida»; egli la ricorda ricca di quadri e<br />
decorazioni che non esistono più. Già la descrizione<br />
del Cugia, successiva alla soppressione<br />
del collegio degli Scolopi, per effetto<br />
delle leggi Siccardi, rivela diversi mutamenti<br />
nella disposizione degli arredi, ma l’evento<br />
determinante è stato certamente il bombardamento<br />
che colpì la chiesa nel 1943, distruggendone,<br />
oltre al prospetto, parte delle<br />
cappelle e della copertura. Non vi è più traccia<br />
di molti quadri che ornavano la chiesa,<br />
mentre è ancora visibile nell’angolo sinistro<br />
presso il presbiterio la bomba di ferro, lasciata<br />
dagli anglo-olandesi sul «techo de<br />
este colegio» il 12 agosto 1708.<br />
La chiesa fu ripristinata fra il 1948 e il<br />
1952 a cura del Genio Civile di <strong>Cagliari</strong>. Risalgono<br />
a tale ricostruzione infatti le balaustre<br />
in marmo con colonnine cilindriche e<br />
alcuni semplicissimi altari, sempre in marmo,<br />
di stile novecentesco.<br />
■<br />
E-mail del club:<br />
www.rotarycagliari.org<br />
segreteria@rotarycagliari.org
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 37<br />
Circolazione monetaria in epoca aragonese<br />
Antiche monete<br />
in Sardegna<br />
Un nuovo sistema monetario viene<br />
introdotto in Sardegna con un decreto<br />
di Giacomo II, Re d’Aragona e<br />
di Sardegna, che sancisce una monetazione<br />
aragonese nell’isola.<br />
La coniazione di moneta grossa d’argento<br />
e di moneta minuta di biglione (lega<br />
di rame e argento in cui prevale il rame )<br />
viene inizialmente effettuata a Villa di<br />
Chiesa (Iglesias) a seguito di un provvedimento<br />
dell’Infante don Alfonso, datato 12<br />
febbraio 1324, che accorda alla città uno<br />
speciale privilegio di Zecca.<br />
In pratica gli aragonesi istituiscono una<br />
nuova unità monetaria, cioè un valore base<br />
col quale i Sardi, sudditi della Corona,<br />
dovranno misurare ed esprimere tutti i valori.<br />
Vengono coniate due bellissime monete<br />
con le seguenti denominazioni:<br />
– alfonsini d’argento: monete grosse<br />
del valore di 18 denari o di 1 soldo e mezzo;<br />
– alfonsini minuti: monete di mistura<br />
del valore di un denaro e di contenuto d’argento<br />
pari allo 0,17%.<br />
Per la prima volta da una zecca sarda<br />
viene battuta una moneta del valore di 1<br />
denaro, tale da rappresentare l’unità di<br />
base del “sistema di conto e dei prezzi interni”.<br />
Il nuovo sistema monetario bandisce<br />
dalla circolazione nell’isola le monete non<br />
sarde, in particolare i denari di Pisa e di<br />
Genova ancora presenti nelle transazioni<br />
locali, a partire dal 1330, anno in cui il re<br />
Alfonso IV vieta l’utilizzo in Sardegna d’ogni<br />
moneta forestiera a eccezione di quelle<br />
auree.<br />
Antonio Lenza<br />
In breve tempo gli alfonsini alimentano<br />
in misura prevalente la circolazione monetaria<br />
dell’intera Sardegna. Pertanto dal<br />
1326 in poi le transazioni che hanno corso a<br />
<strong>Cagliari</strong> vengono regolate in moneta di<br />
alfonsini. Alla nuova unità monetaria si accompagnano<br />
due monete di conto, cioè i<br />
suoi multipli immaginari, il soldo (pari a<br />
12 denari) e la lira di alfonsini (pari a 240<br />
denari).<br />
Per il commercio interno e per le spese<br />
quotidiane di maggior valore il popolo cagliaritano<br />
basa i propri calcoli sulla moneta<br />
d’argento, una buona moneta perché justi<br />
boni ponderis, sempre più utilizzata anche<br />
per le transazioni con i mercati esterni.<br />
Una moneta, peraltro, destinata proprio<br />
per la bontà del suo valore intrinseco all’incetta<br />
all’esterno dell’isola, nonché al suo<br />
interno per la fabbricazione di oggetti di<br />
argenteria.<br />
Circa l’andamento dei prezzi dei beni<br />
primari nel mercato cagliaritano e del livello<br />
dei salari in questo periodo storico,<br />
sono di grande interesse alcuni dati espressi<br />
in “denari” davvero singolari per quanto<br />
riguarda il potere di acquisto della moneta<br />
in circolazione:<br />
Alfonsino sardo
38 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
• frumento 0,4 al kg<br />
• olio 3,5 per un litro<br />
• formaggio 9.0 al kg<br />
• carne di maiale 5.0 al kg<br />
• pecora o montone 6.0 per un quarto<br />
• carne di vacca 2.5 al kg<br />
• carne di bue 1,7 al kg<br />
Sorprendente è la relazione tra i prezzi sopra esposti<br />
e l’andamento dei salari:<br />
• operaio qualificato (falegname, muratore ecc.)<br />
GIORNATA DI LAVORO REMUNERAZIONE<br />
1 3 soldi (36 denari) *<br />
4 soldi (48 denari) **<br />
* durante la stagione invernale nella quale la prestazione era di<br />
otto ore lavorative;<br />
** durante la stagione estiva, nella quale la prestazione era di do<strong>dic</strong>i<br />
ore lavorative.<br />
Alfonsino d’oro<br />
Tre cagliaresi<br />
Per tutto il secolo XIV il salario medio di un operaio<br />
cagliaritano qualificato è di 42 denari per dieci ore di<br />
lavoro, cioè pari a 4,2 denari all’ora.<br />
Il valente numismatico e storico della materia Mario<br />
Forteleoni, dal quale ho attinto i dati sopra riportati,<br />
sottolinea che rapportando i prezzi dei beni primari con<br />
la paga oraria di 4,2 denari risulta all’incirca, che un<br />
chilo di formaggio equivaleva a due ore di lavoro qualificato,<br />
un quarto di pecora o di montone a un’ora e<br />
mezzo, un chilo di maiale a poco<br />
più di un’ora, un chilo di carne<br />
bovina (in media) a mezz’ora,<br />
un chilo di frumento a sei<br />
minuti.<br />
In sostanza, l’operaio qualificato<br />
cagliaritano di quel periodo<br />
può permettersi di nutrire abbondantemente<br />
la sua famiglia<br />
con meno di un quarto del suo<br />
salario. Appare inoltre sorprendente<br />
il raffronto del livello dei<br />
prezzi dei generi alimentari di<br />
più largo consumo e dei salari<br />
correnti a <strong>Cagliari</strong> con quelli<br />
delle più ricche città degli stati<br />
italiani, il cui tenore di vita è<br />
certamente tra i più elevati nella<br />
stessa Europa. A metà circa del<br />
Trecento un operaio qualificato<br />
di Venezia deve lavorare tre volte<br />
più a lungo di quello cagliaritano<br />
per comprare un litro d’olio,<br />
tre volte di più per un quarto<br />
di montone, quattro volte di<br />
più per un chilo di carne bovina<br />
e cinque volte di più per un chilo<br />
di frumento.<br />
Il contenuto di fino della lira<br />
di alfonsini non subisce alcuna<br />
variazione per oltre 60 anni.<br />
Due tipi di alfonsini minuti<br />
vengono battuti nella zecca di<br />
Bonaire, a <strong>Cagliari</strong>. Entrano<br />
nella circolazione cittadina anche<br />
i mezzi alfonsini d’argento e<br />
il mezzo alfonsino minuto, primo<br />
esempio di mezzo denaro di<br />
tutta la monetazione sarda.<br />
Insieme agli alfonsini circolano<br />
a <strong>Cagliari</strong> le monete catalane,<br />
largamente utilizzate negli<br />
scambi commerciali in un rapporto<br />
esatto di 1 a 1,5 tra il valore<br />
della lira sarda e quella di<br />
Barcellona – cioè in sostanza tra<br />
i rispettivi denari – che consenta<br />
rapidi calcoli mentali facili<br />
per tutti nelle operazioni di pagamento<br />
con moneta di Barcel-
Fabbricazione di monete durante il Medioevo. La xilografia di<br />
Hans Burgkmair illustra le varie fasi dell’operazione, dalla fusione<br />
del metallo alla coniazione.<br />
lona per lo scambio di beni e l’erogazione di servizi i<br />
cui prezzi sono espressi in alfonsini. Il valore della lira<br />
sarda coincide invece con quello della lira di Genova.<br />
Per l’intero periodo aragonese la monetazione si<br />
svolge con l’alfonsino e il mezzo alfonsino d’argento,<br />
nonché con l’alfonsino e il mezzo alfonsino minuto di<br />
mistura.<br />
Nel 1442 per la prima volta una moneta sardo-aragonese<br />
viene chiamata reale, con la coniazione di reali<br />
d’argento del valore di tre soldi di minuti nonché di<br />
reali minuti (dobler) che si accoppiano agli alfonsini<br />
minuti. Questa coniazione è disposta da Alfonso V nella<br />
zecca di Iglesias, che con queste battiture cessa la<br />
propria attività, mentre contemporaneamente nella<br />
zecca di <strong>Cagliari</strong> vengono battuti alfonsini d’argento.<br />
Le monete d’oro che circolano a <strong>Cagliari</strong> sono poche:<br />
il fiorino di Firenze, il ducato di Venezia, il fiorino<br />
d’Aragona. Va sottolineato che il commercio internazionale<br />
è a <strong>Cagliari</strong> di modesta entità e le monete d’argento<br />
rimangono dominanti nel capoluogo sardo sia<br />
nel Quattrocento che nel Cinquecento.<br />
La valuta aurea è strettamente riservata ai pagamenti<br />
molto rilevanti e sistematica è la tesaurizzazione<br />
delle monete d’oro che riprendono a circolare solo in<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 39<br />
occasioni del tutto particolari<br />
per la rarefazione delle monete<br />
d’argento che si determina nel<br />
corso dei decenni per le ragioni<br />
precedentemente in<strong>dic</strong>ate (incetta<br />
da parte degli argentieri,<br />
estrazione dal regno) sia per gli<br />
alfonsini d’argento sia per le<br />
stesse monete d’argento catalano-aragonesi<br />
che subiscono<br />
identico fenomeno nel territorio<br />
d’origine; la loro immissione nel<br />
mercato isolano e nel capoluogo<br />
diventa sempre più esigua –<br />
tanto da stabilirne il divieto di<br />
estrazione – a motivo del ristretto<br />
volume di scambi commerciali.<br />
Il potere liberatorio delle<br />
monete di mistura non corrisponde<br />
in Sardegna alla sua<br />
teorica funzione di moneta divisionale<br />
utile per i bisogni ricorrenti<br />
e i piccoli commerci della<br />
popolazione, ma di fatto, nei secoli<br />
XIV e XV questa moneta si<br />
surroga come intermediario degli<br />
scambi anche nel mercato<br />
cagliaritano ai nominali sia argentei<br />
che aurei, la cui coniazione<br />
si riduce drasticamente<br />
anche per la progressiva scarsità<br />
dei due metalli nobili. In<br />
pratica i nominali aurei non<br />
vengono più ritenuti necessari e<br />
non sono più coniati nelle zecche<br />
sarde, nonostante i tentativi<br />
di Pietro IV e di Alfonso V.<br />
Ultima novità della monetazione<br />
sardo-aragonese è la emissione<br />
del cagliarese e del suo<br />
multiplo da due cagliaresi, una<br />
moneta destinata a durare nella<br />
circolazione cagliaritana. Con<br />
questo nome verranno battute<br />
nella zecca di <strong>Cagliari</strong> tutte le<br />
monete minute fino all’ultima<br />
coniazione nel 1813, disposta da<br />
Vittorio Emanuele I di Savoia.<br />
■
40<br />
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
Alberto Ferrero<br />
Della Marmora<br />
Lo scorso anno, dalla fine di Giugno a<br />
tutto novembre, si è tenuta a <strong>Cagliari</strong>,<br />
nelle sale del Centro Comunale<br />
d’Arte e Cultura il Ghetto, la mostra “L’esploratore<br />
innamorato. Alberto Ferrero<br />
della Marmora e la sua Sardegna”.<br />
Il titolo sintetizza mirabilmente la figura<br />
e l’opera dell’Uomo che, come nessun altro<br />
prima, e neanche dopo, ha studiato la<br />
nostra terra visitandone ripetutamente<br />
ogni luogo, anche il più remoto, e in questo<br />
suo continuo contatto si è appassionato ad<br />
essa fino ad innamorarsene.<br />
Non nutriva certo questa passione il Viceré<br />
Ignazio Thaon de Revel che lo ricevette<br />
nel 1819, in occasione del primo dei suoi<br />
viaggi, e, «…fingendo stupore e compassione,<br />
(gli) disse sorridendo: “Comment,<br />
mon cher, vous qui n’y etes pas obligé”. La<br />
Marmora – che narra l’episodio nel primo<br />
capitolo dell’Itinerario del viaggio in Sardegna<br />
– scrive che costui, come tutti i funzionari<br />
piemontesi inviati nell’isola, fosse<br />
deluso da essa e, sorpreso che taluno vi si<br />
recasse di sua volontà, avesse spiritosamente<br />
alluso «ad un certo aneddoto galante,<br />
nel quale si fa comparire e parlare un<br />
Un innamorato della Sardegna<br />
Marcello Marchi<br />
Nel 1978, il <strong>Club</strong>, accogliendo la proposta di Marcello Serra, grazie anche al<br />
decisivo impegno di Angelo Cherchi, promosse un Premio da assegnare a persona<br />
o istituzione non sarde che avessero con la propria opera contribuito alla valorizzazione<br />
della Sardegna, al suo progresso economico, sociale e culturale, alla sua<br />
migliore conoscenza in Italia e all’estero, da intitolarsi ad «Alberto Ferrero Lamarmora,<br />
il più efficace e convincente intermediario tra la Sardegna (da lui acutamente<br />
illustrata e interpretata) e l’Europa».<br />
Da allora il Premio, al quale sono stati via via chiamati a partecipare, in rotazione,<br />
gli altri <strong>Club</strong> cittadini, è stato assegnato a istituzioni e studiosi di grande rilievo.<br />
Quest’anno, è il nostro <strong>Club</strong> ad organizzare la XXVI edizione.<br />
marito che è sposato con una donna brutta<br />
e che si rivolge ad un terzo personaggio (all’amante<br />
di costei)».<br />
La Marmora aveva trent’anni quando<br />
fece «la sua prima corsa» in Sardegna, e,<br />
come riferisce in una delle prime note dello<br />
scritto citato, allora si occupava «quasi<br />
esclusivamente di caccia e di ornitologia».<br />
Nato a Torino nel 1789, terzo di un<strong>dic</strong>i<br />
figli (la sorellina gemella morì poco dopo la<br />
nascita) apparteneva a una famiglia di prestigiosa<br />
aristocrazia, i cui membri avevano<br />
ricoperto altissime cariche civili, militari e<br />
religiose (un suo antenato Filippo Ferrero<br />
Della Marmora era stato viceré di Sardegna<br />
dal 1773 al 1777). Fu avviato alla carriera<br />
delle armi entrando nel 1806 nella prestigiosa<br />
Scuola Militare di Fontainebleau (allora<br />
il Piemonte era provincia dell’Impero<br />
napoleonico). Ne uscì con il grado di sottotenente<br />
di fanteria ed anche con una buona<br />
conoscenza degli elementi fondamentali<br />
della geologia, geodesia e scienza naturale.<br />
Cognizioni che poi approfondì raggiungendo<br />
un ottimo livello in tali materie che furono<br />
a base delle sue ricerche e delle osservazioni<br />
scientifiche su di esse.
Partecipò alle campagne napoleoniche<br />
distinguendosi per valore tanto che nel 1813<br />
gli venne conferita la Legion d’onore, che,<br />
con la Restaurazione, nel 1816, fu sostituita<br />
dall’Ordine Militare di Savoia; solo nel<br />
1850, gli fu concesso di fregiarsi dell’onorificenza<br />
francese.<br />
Si è detto che compì il primo viaggio in<br />
Sardegna nel 1819, ma, come egli scrive<br />
nella nota citata, «lo studio e l’esplorazione<br />
del patrimonio archeologico dell’isola e soprattutto<br />
dei nuraghi, che avevano attirato<br />
la mia attenzione fin dalla visita precedente,<br />
formarono lo scopo del mio secondo<br />
viaggio, effettuato dal 1820 al 1821».<br />
La terza visita non fu volontaria e la<br />
permanenza nella nostra terra fu ben più<br />
lunga. Sospettato di aderire ai movimenti<br />
liberali che verranno severamente repressi<br />
nel 1821, venne esonerato dal servizio militare<br />
e spedito in Sardegna ove risedette dal<br />
1822 sino al 1831.<br />
«…fu durante un soggiorno obbligato di<br />
quasi dieci anni nell’Isola che cercai di<br />
mettere a profitto l’inattività nella quale mi<br />
immergevano l’interruzione momentanea<br />
della mia carriera militare, e un vero e proprio<br />
confino fuori dal Continente, applicandomi<br />
alla pubblicazione di un ampio<br />
lavoro su questo paese». Infatti, in quegli<br />
anni, 1826, esce a Parigi la prima edizione<br />
del Voyage en Sardaigne de 1819 à 1825 ou<br />
Description statistique, physique et politique<br />
de cette ile, avec de recherches sur ses<br />
productions naturelles et ses antiquités.<br />
L’opera ebbe successive edizioni e venne<br />
ampliata, corredata dalle tavole dell’Atlante<br />
e pubblicata in tre parti nel 1839 (geografia<br />
fisica ed umana della Sardegna),<br />
1840 (sue antichità), 1857 (geologia). Nel<br />
1860 uscì l’Itinerair de l’ile de Sardaigne.<br />
Deve dirsi che il confino non imponeva<br />
limiti molto ristretti così che il La Marmora<br />
poté muoversi a piacimento nell’Isola, anche<br />
perché, pur essendo costretto a permanervi,<br />
nel 1825 fu riammesso nell’esercito e venne<br />
addetto allo Stato maggiore del Viceré.<br />
«Richiamato in servizio attivo sul Continente<br />
nel 1831… ottenni l’autorizzazione a<br />
recarmi in Sardegna per più primavere di<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 41<br />
Alberto Ferrero Della Marmora<br />
seguito,… per far avanzare più efficacemente<br />
i lavori della carta…».<br />
Trattasi della Carta dell’Isola di Sardegna<br />
alla scala di 1:250.000 pubblicata in<br />
due fogli nel 1845 alla cui compilazione La<br />
Marmora aveva proceduto prima da solo,<br />
ed a sue spese, poi con la collaborazione del<br />
maggiore Carlo de Candia, con una incessante<br />
attività di triangolazione trigonometrica.<br />
Anzi, a questo proposito, sembra opportuno<br />
ricordare a quanti hanno letto l’Itinerario,<br />
e far presente a chi ne sia ignaro,<br />
un bizzarro episodio occorsogli allorché, nel<br />
1835, provvedeva alla triangolazione dei<br />
dintorni di <strong>Cagliari</strong>: la mattina, sulla estremità<br />
meridionale della cresta di Monte Urpino,<br />
aveva eretto un punto trigonometrico<br />
collocando, al centro del foro di un piccolo<br />
pilastro costruito con pietre sovrapposte e<br />
cementate, «un pezzo di canna che spuntava<br />
verticalmente», per distinguerlo lo rese<br />
più visibile infilando in una spaccatura di<br />
essa una lettera ripiegata che aveva in tasca.<br />
Nel pomeriggio, da un punto prossimo<br />
alla Scaffa, mirò il teodolite sul segnale che<br />
era sopra la torre di San Pancrazio e poi su
42<br />
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
quello di Monte Urpino. Si accorse che si<br />
era accostato al pilastrino un cacciatore che<br />
vi girò intorno incuriosito, dopo «lo vidi<br />
molto distintamente prendere la mia lettera,<br />
aprirla, leggerla, portarla con sé qualche<br />
passo più in là e poi… Confesso che se in<br />
quell’istante avessi potuto cambiare il tubo<br />
del cannocchiale in un cannone ben carico,<br />
avrei aperto il fuoco…».<br />
Nel 1840, nominato generale, ebbe l’incarico<br />
di comandare la Regia Scuola di Marina<br />
a Genova. Nel 1848 fu inviato a Venezia a<br />
disposizione del Governo provvisorio, venne<br />
poi sostituito dal generale Guglielmo Pepe.<br />
Nel marzo 1849 fu inviato in Sardegna<br />
come Commissario Reale straordinario con<br />
pieni poteri; sette mesi dopo rassegnò la carica<br />
tenendo il Comando generale militare<br />
dell’isola e, nell’agosto del 1851, andò in<br />
pensione, ma soggiornò ancora altre cinque<br />
volte in Sardegna.<br />
La sua permanenza in terra sarda, in diverse<br />
riprese, fu di tre<strong>dic</strong>i anni: «ho abitato,<br />
visitato, attraversato e anche governato<br />
questo paese, dall’anno 1819 al 1855: talvolta<br />
sistemato in una semplice capanna di<br />
pastore o di pescatore fatta di frasche, rannicchiato<br />
giornate intere sotto una roccia o<br />
sotto un albero, in cima a una montagna<br />
dove avevo stabilito la mia stazione trigonometrica,<br />
e talvolta ricevendo ospitalità<br />
sotto le volte fastose di un palazzo che più<br />
tardi divenne per qualche anno, mio malgrado,<br />
la mia dimora ufficiale».<br />
La Marmora oltre le difficoltà sopra elencate<br />
e le altre che le asperità dei luoghi, la<br />
mancanza di vie d’accesso, il pericolo della<br />
malaria gli erano d’ostacolo, dovette superarne<br />
anche più temibili e, addirittura, rischiose<br />
per la sua vita. Corse la sventura di<br />
essere ucciso da un gruppo di banditi come<br />
racconta nel capitolo VII dell’Itinerario. Il 3<br />
maggio 1823, recandosi da Nuoro a Siniscola,<br />
nella Valle di Marreri, sparò due colpi abbattendo<br />
due gruccioni, uccelli che raccolse<br />
per farne oggetto di studio. Nel frattempo il<br />
suo domestico e la guida cui aveva affidato il<br />
cavallo si erano allontanati, precedendolo<br />
nel cammino. All’improvviso venne raggiunto<br />
da un manipolo di otto-dieci uomini<br />
e «...un gran colpo di calcio di fucile mi fece<br />
perdere l’equilibrio e cadere. In un batter<br />
d’occhio mi saltarono addosso con fucili,<br />
spade e pistole puntate sul petto…».<br />
Gli strapparono il fucile, catturarono<br />
anche la guida ed il domestico. Vi furono<br />
momenti di difficoltà di comunicazione<br />
non comprendendosi a vicenda, sin quando<br />
La Marmora distinse «perfettamente le parole<br />
di un uomo dallo sguardo feroce che<br />
brandendo su di (lui) una lunga spada da<br />
cavalleria <strong>dic</strong>eva: “Bollo segai sa conca”.<br />
Voglio tagliargli la testa».<br />
Il domestico poté avvicinarsi a lui e con<br />
tono pietoso gli disse: «io ci avevo sempre<br />
pensato che facendo questa vita ci sarebbe<br />
capitata una cosa simile». Pur in quei tristi<br />
momenti, La Marmora, ripensando che parole<br />
simili erano state dette da Sancio Panza<br />
a Don Chisciotte, scoppiò in una risata.<br />
Questa ebbe l’effetto di calmare l’animo dei<br />
banditi e, finalmente, dopo essersi informati<br />
della sua persona e delle ragioni del suo<br />
girare, venne messa a fuoco la ragione dell’aggressione.<br />
Uno degli uomini aveva al pascolo<br />
dei maiali, dopo gli spari agli uccelli,<br />
non avendo trovato uno dei suini, si era convinto<br />
che fosse stato ucciso o ferito da La<br />
Marmora, nonostante gli venissero mostrati<br />
gli uccelli abbattuti, anche perché era allora<br />
convinzione diffusa tra i contadini sardi che<br />
non si potesse sprecare una carica contro dei<br />
volatili. La Marmora infine decise di pagare<br />
il costo del maiale. Le operazioni di pagamento<br />
avvennero in un punto appartato dove<br />
venne condotto da uno di quegli uomini<br />
che aveva un aspetto più umano e più dolce<br />
e che gli aveva dato assicurazioni sulla sua<br />
incolumità. Pur avendo dovuto attingere il<br />
denaro dalla maggior somma che aveva in<br />
una borsa tra il bagaglio caricato sul cavallo,<br />
non essendo sufficiente quella che portava<br />
in dosso, non vi fu alcuna mossa per sottrargliela.<br />
Il giuramento di mantenere il segreto<br />
fu prestato in ginocchio su una piccola<br />
fossa scavata nel terreno in cui erano stati<br />
posati due rami in croce.<br />
Allontanatosi a cavallo con il fucile che<br />
gli era stato restituito, ma con la veste che<br />
era stata strappata, rimessa su alla meglio
con i lunghi spilli adoperati per infilzare<br />
farfalle ed altri insetti, La Marmora fece<br />
appena in tempo ad evitare una ventina di<br />
altri banditi appostati a Monte Piccinno.<br />
La storia ha un lieto fine che dimostra<br />
come in Lui oltre le passioni per l’esplorazione<br />
e la raccolta di dati scientifici vi fosse<br />
anche un animo nobile e generoso che riusciva<br />
a comprendere le disperate condizioni<br />
in cui tanti sardi erano costretti a vivere.<br />
Dal parroco di Dorgali, pochi giorni dopo<br />
l’avventura con i banditi, apprese che fra<br />
essi vi erano persino due suoi nipoti e poi,<br />
anche con altre ricerche, conobbe il nome<br />
della persona che gli era sembrata più<br />
umana delle altre, che era alla macchia per<br />
aver sottratto con violenza un parente dalle<br />
mani della forza pubblica. Chiese ed ottenne<br />
la grazia dal Viceré e così, ogni volta<br />
che si recava a Dorgali, fu da lui ospitato e<br />
fece anche da padrino al figlio.<br />
Il suo costante interesse per la Sardegna<br />
lo spinse, da parlamentare, era stato eletto<br />
Senatore del Regno nel 1848, a numerosissimi<br />
interventi per invocare o sostenere rimedi<br />
che potessero soddisfare le necessità<br />
della regione che egli, meglio di qualunque<br />
altro, conosceva.<br />
La mostra citata all’inizio di questa nota<br />
è stata particolarmente felice nell’illustrare<br />
l’opera di questo aristocratico, militare,<br />
politico con una fortissima spinta a<br />
conoscere attraverso l’osservazione diretta<br />
e quindi, ad esplorare quanto vi era di incognito<br />
o di descrizione superficiale o non<br />
provata, dallo spirito e dall’educazione<br />
multiculturali, illuministi, assommando in<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 43<br />
mirabile unione grandi doti di geografo,<br />
naturalista, geologo, archeologo, storico.<br />
Anche se, per questo aspetto, egli merita<br />
critiche per aver ritenuto vere le famose<br />
Carte d’Arborea ed aver fondato sulla veri<strong>dic</strong>ità<br />
di esse molte ricostruzioni storiche.<br />
Con lui tanti studiosi, fra i quali Carlo Baudi<br />
di Vesme, Pietro Martini, Vittorio Angius,<br />
ritennero autentici quei documenti ricevendo<br />
sostegno, nel 1855, da un conforme<br />
giudizio dell’Accademia delle Scienze di<br />
Torino che proprio da La Marmora era stata<br />
sollecitata ad esaminarli. Solo nel 1870<br />
l’Accademia delle Scienze di Berlino ne <strong>dic</strong>hiarò<br />
la falsità, giudizio poi ribadito definitivamente<br />
dall’illustre storico Theodor<br />
Mommsen.<br />
Così come falsi erano i “bronzetti nuragici”<br />
che tanto interesse avevano suscitato<br />
in Lui.<br />
Deve mettersi in chiaro che, pur imponendo<br />
l’accertata falsità delle Carte una revisione<br />
di tutte le asserzioni che vengono<br />
basate su di esse, ciò è assolutamente insufficiente<br />
per formulare altre riserve sulla<br />
ben più ampia complessiva raccolta di dati,<br />
rilievi, osservazioni, giudizi, che l’opera<br />
di questo eminente studioso contiene. Anzi,<br />
poiché il falso poteva apparire come la scoperta<br />
di documenti che provavano l’importanza<br />
della civiltà e della cultura sarda e la<br />
presenza attiva della Sardegna nella “STO-<br />
RIA”, La Marmora può essere stato indotto<br />
a darvi tanto credito poiché “innamorato”<br />
com’era dell’isola riteneva in tal modo di<br />
conferirle maggiore lustro.<br />
■<br />
O ccorrerebbe una rubrica fissa per segnalare i tanti riconoscimenti<br />
ad Angelo Aru per la sua attività di ricerca<br />
e il suo importante contributo allo studio, alla difesa<br />
e al migliore sfruttamento dei suoli.<br />
Nel numero scorso si era data notizia del premio attribuitogli in Sardegna. Ora, nell’ottobre<br />
scorso, il Consiglio Nazionale degli Agronomi e Forestali, gli ha assegnato il premio per essersi<br />
distinto nella propria carriera con attività di rilievo in campo nazionale e internazionale.<br />
Ma, ed ecco la necessità della rubrica, un altro prestigioso premio sta per essergli attribuito<br />
a Palermo, nel corso della Giornata Mondiale dei Suoli, di questo <strong>dic</strong>embre, dalle Società<br />
Italiana di Scienze del Suolo e Società Italiana di Pedologia per la sua prestigiosa carriera<br />
scientifica.
44<br />
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
Un’area degradata<br />
diventa un parco verde<br />
Il prossimo 11 <strong>dic</strong>embre, con il convegno<br />
di premiazione del Concorso di Idee,<br />
giunge alla sua conclusione la prima<br />
tappa del progetto che i <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong>,<br />
Carbonia e Iglesias hanno indetto<br />
con la finalità di concretizzare una nuova<br />
opportunità di sviluppo per il territorio del<br />
Sulcis Iglesiente, che coniughi il recupero<br />
di aree abbandonate a causa della cessazione<br />
delle attività minerarie con l’offerta di<br />
nuove opportunità di studio e di lavoro alle<br />
giovani generazioni di questo territorio.<br />
Quanta strada abbiamo fatto da quando<br />
più di due anni fa è nata l’idea di trasformare<br />
un’area abbandonata e degradata di<br />
Carbonia in un parco scientifico! Sembra<br />
incredibile quanto l’entusiasmo e la determinazione<br />
dei presidenti succedutisi nel<br />
corso di questi due anni di lavoro e degli<br />
instancabili amici rotariani del nostro <strong>Club</strong><br />
e dei <strong>Club</strong> di Carbonia ed Iglesias, siano<br />
Concluso il concorso di idee<br />
Mario Figus<br />
riusciti a trasformare un’utopia in solide<br />
basi per lo sviluppo di un progetto!<br />
Fin dal 2008 i tre <strong>Club</strong> promotori hanno<br />
formato una grande squadra che negli<br />
scorsi due anni, pur leggermente modificata,<br />
ha mantenuto intatto il suo cuore pulsante<br />
ed ha lavorato con compattezza e<br />
convinzione per raggiungere questo primo<br />
risultato. Le lunghe serate di discussioni e<br />
di lavoro nel mio studio hanno cementato<br />
un rapporto di stretta e sincera amicizia tra<br />
tutti i membri della Commissione.<br />
Un ringraziamento particolare va agli<br />
amici, rotariani e non, che hanno costituito<br />
la commissione giu<strong>dic</strong>ante e che hanno lavorato<br />
con il nostro stesso entusiasmo. La<br />
competenza e la severità con cui hanno<br />
giu<strong>dic</strong>ato il lavoro di nove agguerriti gruppi<br />
di professionisti è un elemento fondamentale<br />
dell’elevata qualità del lavoro che<br />
i nostri <strong>Club</strong> hanno svolto.
Tavola del progetto “Vena Verde”, vincitore del concorso.<br />
Progetto “Guardare il passato per trovare il futuro”.<br />
L’entusiasmo e la determinazione della nostra commissione<br />
hanno trascinato i due principali attori protagonisti<br />
della futura realizzazione: la LIGESTRA, società<br />
proprietaria dei terreni, ed il Comune di Carbonia,<br />
nostro partner e principale finanziatore del progetto.<br />
Non possiamo dimenticare che fin dalla nascita<br />
dell’idea dell’Ecoparco, i nostri due compagni di strada<br />
hanno condiviso il nostro sogno e si sono impegnati<br />
solidalmente in un duro lavoro, grazie al quale oggi<br />
possiamo a buona ragione ritenere che l’Ecoparco non<br />
sia più un sogno di pochi visionari, ma un progetto con<br />
solide basi e con le carte a posto per incamminarsi verso<br />
la sua fase realizzativa.<br />
Infatti, mentre i nostri <strong>Club</strong> si curavano del Concorso<br />
di Idee, LIGESTRA si adoperava per completare la<br />
caratterizzazione del sito e per attuare tutte le indagini<br />
volte a verificare l’assenza di qualsiasi stato di contaminazione.<br />
L’approvazione degli studi di caratterizzazione<br />
da parte della Regione Sarda, avvenuta nello<br />
scorso mese di aprile, sancisce la fattibilità della destinazione<br />
a “Parco Urbano” dei circa 50 ettari di discarica,<br />
prevista nel nuovo Piano Urbanistico Comunale,<br />
che nel frattempo il Comune si impegnava a redigere.<br />
In altri termini, oggi si può affermare che il grande<br />
sforzo ed il notevole impegno economico profuso dalla<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 45<br />
LIGESTRA e l’integrazione<br />
dell’Ecoparco nella pianificazione<br />
urbana di Carbonia garantiscono<br />
l’esistenza dei presupposti<br />
urbanistici, ambientali<br />
ed autorizzativi necessari per<br />
avviare la fase progettuale ed<br />
attuativa dell’opera.<br />
Il nuovo P.U.C. prevede anche<br />
lo sviluppo di tutto il compendio<br />
circostante, destinato ad<br />
ospitare i servizi ricettivi, scientifici<br />
e commerciali che costituiranno<br />
le infrastrutture necessarie<br />
a sostenere l’iniziativa.<br />
Oltre ai nostri partner non<br />
posso dimenticare tutti gli altri<br />
sponsor, il nostro Distretto, il<br />
Parco Geominerario, la Provincia<br />
di Carbonia-Iglesias e la<br />
Presidenza del Consiglio Regionale,<br />
che ci hanno consentito di<br />
organizzare il Convegno Internazionale<br />
di ottobre 2008 e che<br />
hanno sovvenzionato i premi<br />
minori, le pubblicazioni e tutti<br />
gli eventi che fino ad ora hanno<br />
segnato il nostro cammino. Non<br />
sembra inutile ricordare che fino<br />
ad oggi il nostro progetto,<br />
pur avendo comportato rilevanti<br />
esborsi, è stato interamente finanziato<br />
con risorse esterne e<br />
non ha prelevato un solo Euro<br />
dalle casse dei nostri tre <strong>Club</strong>!<br />
La qualità dei nove elaborati<br />
pervenuti è stata considerata<br />
dalla Commissione Giu<strong>dic</strong>ante<br />
mediamente molto buona, ed alcuni<br />
progetti hanno presentato<br />
vere e proprie connotazioni di<br />
eccellenza su singoli temi specifici.<br />
L’Amministrazione Comunale<br />
ha ritenuto gli elaborati<br />
un’ottima base per l’impostazione<br />
del progetto che verrà presentato<br />
dal Comune alla Regione<br />
Sarda ed alla Unione Europea<br />
perché ne finanzino le fasi realizzative,<br />
ed ha chiesto ai nostri
46<br />
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
<strong>Rotary</strong> di premiare tutti i progetti, in modo da poter disporre<br />
di tutti gli elaborati. Possiamo dire che questo è<br />
un ulteriore passo verso la realizzazione dell’Ecoparco.<br />
Al progetto vincitore (Vena Verde dell’Arch. Fulvia<br />
Premoli) andrà il primo premio di 25.000 Euro ed al<br />
secondo classificato (Il mito di Proserpina dell’arch.<br />
Eros Colzani) andrà un rimborso spese di 3.000 Euro.<br />
Due sculture di artisti sardi di rilievo internazionale,<br />
soci dei nostri <strong>Club</strong>, saranno riservate ai progetti a cui<br />
sono state attribuite menzioni speciali. Tali menzioni<br />
sono state riservate al progetto ORGANISMI SPON-<br />
TANEI (Capogruppo Arch. Tommaso Franceschi) premiato<br />
in quanto proposto da un gruppo di professionisti<br />
giovani (tutti al di sotto dei 31 anni), distintosi per<br />
l’originalità delle soluzioni architettoniche e per l’efficacia<br />
della rappresentazione grafica ed al progetto<br />
S.E.R.B.A.R.I.U. (Capogruppo Arch. Maria Irene Cardillo)<br />
segnalato dai tre <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> organizzatori del<br />
concorso e dal Comune di Carbonia per l’elevata qualità<br />
degli elaborati pervenuti e per la rilevanza e l’originalità<br />
delle soluzioni di sfruttamento delle energie<br />
rinnovabili adottate, particolarmente interessanti in<br />
considerazione del fatto che Carbonia nel suo piano<br />
urbanistico comunale si propone come laboratorio e<br />
palestra di sperimentazione di temi energetici innovativi.<br />
Gli altri premi sono costituiti da litografie in serie<br />
limitata e da serigrafie su lamina d’argento.<br />
Non nascondo che per coronare il nostro lavoro nutro<br />
una speranza: quella che possa essere annunciata<br />
nel corso del convegno l’approvazione definitiva da<br />
parte della Regione del Piano Urbanistico Comunale e<br />
che vengano illustrati i lineamenti dell’accordo di programma<br />
tra lo stesso Comune e LIGESTRA, che la Facoltà<br />
di Architettura dell’Università di <strong>Cagliari</strong> sta<br />
predisponendo e che costituirà lo strumento di pianificazione<br />
di dettaglio dello sviluppo di tutto il compendio<br />
che circonda l’Ecoparco.<br />
La strada da percorrere fino<br />
a vedere realizzati il Giardino<br />
delle Miniere, Il Centro di Eccellenza<br />
per gli studi di ingegneria<br />
naturalistica, i grandi<br />
bacini di fitodepurazione, il<br />
Teatro sull’acqua, etc. è ancora<br />
lunga e chissà quanti ostacoli<br />
dovranno essere superati da qui<br />
al momento della posa del primo<br />
mattone!<br />
So che alcuni di coloro che<br />
mi leggono ritengono che il<br />
cammino già percorso sia pienamente<br />
soddisfacente e che il<br />
ruolo del <strong>Rotary</strong> nel progetto<br />
Ecoparco si possa concludere a<br />
questo punto. Il punto di vista di<br />
chi scrive è che il ruolo propulsivo<br />
del <strong>Rotary</strong> sia veramente importante<br />
da adesso in poi, dato<br />
che la vera sfida non può che essere<br />
il sostegno e la mobilitazione<br />
delle nostre migliori risorse<br />
per vedere realizzato il progetto.<br />
Spero quindi che il nostro<br />
cammino non si fermi a questa<br />
pur importante tappa, ma prosegua<br />
con il sostegno non solo<br />
dei nostri tre <strong>Rotary</strong>, che mi auguro<br />
consentano la prosecuzione<br />
dell’attività della Commissione<br />
Ecoparco nei loro Piani Direttivi<br />
dei prossimi anni, ma anche del<br />
Distretto, risorsa indispensabile<br />
nel momento in cui si dovranno<br />
attivare i contatti con i partner<br />
europei del progetto. Il nostro<br />
intervento potrà orientarsi lungo<br />
le seguenti linee d’azione:<br />
• L’attivazione della rete di<br />
contatti con partner internazionali,<br />
fondamentale nella costituzione<br />
della compagine che<br />
dovrà realizzare e gestire le attività<br />
scientifiche dell’Ecoparco;<br />
• L’accompagnamento ed il<br />
sostegno del progetto nella fase<br />
di reperimento dei fondi necessari<br />
per la sua realizzazione;
• La partecipazione ad una cabina di<br />
regia che, insieme al Comune ed alla società<br />
proprietaria delle aree, accompagni lo<br />
sviluppo dell’iter progettuale.<br />
L’azione dei nostri club è stata e verrà<br />
guidata dalla visione del nuovo Piano Strategico<br />
del <strong>Rotary</strong> International che si raffigura<br />
nel seguente principio: «Il <strong>Rotary</strong> è<br />
una organizzazione di servizio costituita da<br />
<strong>Club</strong> dinamici, attivi (action-oriented), con<br />
il cui contributo è possibile migliorare le<br />
condizioni di vita nel mondo».<br />
In conclusione, a sostegno del mio augurio<br />
rivolto ai <strong>Club</strong> di prosecuzione dell’atti-<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 47<br />
vità della nostra commissione, vorrei citare<br />
il nostro Past Governor Alberto Cecchini<br />
che in un recente articolo su ROTARY scrive:<br />
«Il <strong>Rotary</strong> International chiede oggi ai<br />
suoi <strong>Club</strong> di agire, di essere attivi, di proporre<br />
programmi efficaci e, soprattutto di<br />
pensare ad iniziative di ampio respiro e<br />
cooperare con altre organizzazioni per essere<br />
protagonisti di un processo di sviluppo<br />
sostenibile, che dia all’associazione, in una<br />
prospettiva futura, una maggiore incisività<br />
d’azione sia a livello locale che internazionale».<br />
■<br />
Festeggiamenti in casa di Angelo Deplano, iscritto da ventitré anni al <strong>Rotary</strong><br />
<strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong>. Il figlio Marcello ha assunto l’incarico di Amministratore Unico<br />
della Relight CEE, società polacca controllata dall’italiana Relight, con la<br />
quale si occuperà di gestire lo sviluppo dei Parchi eolici in Polonia e nei Paesi Baltici,<br />
coordinando un team di professionisti polacchi di comprovata esperienza nel<br />
settore. L’obiettivo è la realizzazione di parchi per 300 MW, con una joint-venture<br />
del valore di 175 milioni di euro già firmata per la prima fase di 100 MW.<br />
In precedenza Marcello ha assunto incarichi manageriali nel quartier generale<br />
europeo della Procter & Gamble e della Bridgestone, a Bruxelles, dopo aver conseguito<br />
la laurea in ingegneria meccanica e l’MBA presso l’INSEAD di Fontainebleau.<br />
Le nostre congratulazioni al socio Angelo Deplano ed al figlio Marcello.
48<br />
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
Incontro con la<br />
Brigata Sassari<br />
La Brigata Sassari ha reso visita al nostro<br />
<strong>Club</strong> per ringraziare dell’invio di attrezzature<br />
sanitarie all’ospedale di Herat.<br />
Ricevuti dal presidente Ninni Cabras in<br />
una quanto mai affollata riunione di soci, il comandante<br />
del 151° reggimento, colonnello<br />
Sossio Andreottola, e il tenente colonnello<br />
Francesco Bruno hanno riferito l’esito dell’iniziativa,<br />
illustrando inoltre la situazione in Afghanistan<br />
e il quadro delle operazioni affidate<br />
al contingente italiano, di cui i “sassarini” hanno<br />
fatto parte sino a pochi mesi fa, lasciando in<br />
quel tormentato paese profondi segni di alta<br />
professionalità, altruismo e spirito di pace.<br />
I soldati italiani sono quasi tutti dislocati<br />
nella zona occidentale, in quanto il tricolore<br />
svetta sul Comando regionale Ovest,<br />
responsabile di un territorio vasto all’incirca<br />
come il nord Italia e collocato nella città<br />
di Herat. Lì opera un importante ospedale,<br />
che deve proprio agli italiani la realizzazione<br />
di un reparto pediatrico e che serve l’intera<br />
provincia: un milione e mezzo di abitanti<br />
nell’enorme area che confina con il<br />
Turkmenistan e l’Iran.<br />
Il <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> aveva puntato<br />
l’attenzione su quell’importante centro sanitario,<br />
predisponendo negli anni scorsi un<br />
progetto di aiuti. Dopo aver mandato alcune<br />
casse che contenevano fra l’altro una<br />
moderna culla termica acquistata dai soci,<br />
alla fine del 2009 si è concretizzata la seconda<br />
e più consistente spedizione di apparecchiature,<br />
“rastrellate” grazie alla disponibilità<br />
dell’ospedale “Brotzu” e di alcuni<br />
privati. Si tratta di attrezzature tutte nuove<br />
di zecca e adatte al caso: una poltrona-letto<br />
elettromeccanica Siemens-Siropa per interventi<br />
di chirurgia ambulatoriale e per impianto<br />
odontoiatrico; una lampada-faro<br />
Gradita visita al <strong>Club</strong><br />
Mauro Manunza<br />
fornita di 6 lampade di ricambio (che non<br />
comporta alcuna manutenzione); un set di<br />
mobili nuovi per attrezzare un ambulatorio<br />
chirurgico (piano lavello completo di lavabo<br />
e rubinetteria, un mobile sottolavello, tre<br />
mobili sottoripiano, due servomobili di facile<br />
assemblaggio); un ortopantomografo<br />
Siemens modello OP10 con gli accessori per<br />
sviluppare le lastre, semplice nell’uso e nelle<br />
riparazioni; un aspiratore mobile bivaso.<br />
L’iniziativa prese le mosse quando il club<br />
era presieduto da Adriano Corrias (purtroppo<br />
scomparso pochi anni dopo), la cui proverbiale<br />
dedizione nei confronti dei bambini<br />
era anche professionale: dirigeva infatti la<br />
Clinica pediatrica dell’Università. Così, l’operazione<br />
Afghanistan (coordinata dal me<strong>dic</strong>o<br />
Giusepe Masnata) è andata avanti sostenuta<br />
dalla convinzione dei presidenti Salvatore<br />
Fozzi, Paolo Ritossa, Paolo Piccaluga<br />
e Marinella Ferrai Cocco Ortu. Fu quest’ultima<br />
a consegnare formalmente al colonnello<br />
Andreottola l’elenco delle attrezzature,<br />
imballate e messe a disposizione della Brigata.<br />
E il 10 febbraio scorso i militari consegnarono<br />
le apparecchiature all’ospedale di<br />
Herat. Alla semplice e toccante cerimonia<br />
erano presenti il generale Alessandro Veltri<br />
(che allora comandava la brigata ed era al<br />
vertice del Regional Command West in Afghanistan),<br />
i dirigenti me<strong>dic</strong>i (dottor Rashid<br />
capo del Dipartimento della sanità della<br />
provincia di Herat, il dottor Sayed Naim<br />
Alemi direttore dell’ospedale e il dottor<br />
Ayob Nyaz che dirige il reparto interessato),<br />
oltre a numerose altre autorità dell’Isaf, tra<br />
le quali Alicia Stack (deputy chief of Staff<br />
Stability), Joseph Banavige della Stabily<br />
Operation, Marco Urago capo della Cooperazione<br />
italiana di Herat e i colonnelli Mario
Luppa, Luciano Giannicola, Claudio Dei e<br />
Sossio Andreottola (comandante del 151°<br />
reggimento della Brigata Sassari e coordinatore<br />
del trasferimento). Sanitari e militari<br />
trasmisero un messaggio di gratitudine al<br />
club e alla sua presidente. Il generale Veltri<br />
<strong>dic</strong>hiarò fra l’altro che l’iniziativa «rafforza<br />
lo spirito di fratellanza tra l’Italia e l’Afghanistan»,<br />
e consegnò la targa e il gagliardetto<br />
del club, poi affissi nell’ospedale.<br />
Rientrati i “Dimonius” dall’Afghanistan,<br />
il colonnello Andreottola e i suoi più stretti<br />
collaboratori hanno voluto personalmente<br />
raccontare ai soci del club come l’operazione<br />
sia andata felicemente in porto. Nell’occasione,<br />
l’ufficiale ha rivelato un particolare<br />
che era rimasto a lungo riservato e che ha<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 49<br />
commosso tutti i soci: subito dopo la morte<br />
del professor Corrias, la sua valigetta con gli<br />
essenziali attrezzi professionali fu spedita a<br />
Herat. Così volle la vedova, il cui silenzioso<br />
gesto ha naturalmente ingigantito il sentimento<br />
di stima e affetto che gli amici rotariani<br />
nutrono per lei. L’esempio di Marinella,<br />
peraltro, incoraggia il club a proseguire<br />
per questa strada, perché infatti il progetto<br />
di azione internazionale rivolto ad aiutare la<br />
popolazione afgana non è concluso: sono<br />
pronte a partire per Herat quattro “riunite”<br />
(poltrone odontoiatriche multiuso) e se ne<br />
cercano altre, perché l’ospedale destinatario<br />
ne ha gran bisogno. Il <strong>Rotary</strong>, dunque, cerca<br />
aiuto per poter distribuire aiuti.<br />
■<br />
Giovedì 2 <strong>dic</strong>embre si sono svolte le elezioni per il<br />
Presidente 2012-2013 e per il Consiglio Direttivo,<br />
che collaborerà con Michele ROSSETTI nel<br />
prossimo anno rotariano 2011-2012.<br />
Mauro MANUNZA è stato eletto Presidente per il 2012-2013 mentre per il Consiglio Direttivo<br />
per l’anno di presidenza di Michele Rossetti sono stati eletti Paolo Ciani, Giuseppe<br />
Cocco, Paola Dessì, Salvatore Ferro, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Maria Luigia Muroni,<br />
Roberto Nati, a cui bisogna aggiungere il PP Antonio Cabras che ne fa parte per diritto.<br />
Ai cari amici Michele e Mauro e a tutti i componenti del nuovo Consiglio Direttivo gli<br />
auguri più affettuosi di buon lavoro da parte di tutto il <strong>Club</strong> per l’impegnativo compito che<br />
li attende. Auguri di buon <strong>Rotary</strong> a tutti.
50<br />
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
Contributo alla conoscenza del costume cagliaritano<br />
Alziator e altri poeti:<br />
la poesia campidanese<br />
Sul finire degli anni ’60 Francesco Alziator<br />
tenne al <strong>Rotary</strong>, di cui era autorevole<br />
socio, una conversazione sui poeti dialettali<br />
campidanesi, nel tentativo di suscitare<br />
interesse verso questa forma di poesia che –<br />
senza assurgere alla dignità della grande poesia<br />
– testimoniava in poemetti o sonetti dignitosissimi<br />
il fluire della vita sociale dei cagliaritani<br />
di fine Ottocento e dei primi decenni del<br />
Novecento. Ebbe favorevoli riscontri, tanto da<br />
suggerirgli l’idea di pubblicare la documentazione,<br />
faticosamente raccolta, in un libro<br />
che volle de<strong>dic</strong>are al <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> di <strong>Cagliari</strong><br />
nella ricorrenza del ventesimo anniversario<br />
della sua fondazione. Il saggio, pubblicato nel<br />
1969 dalla Editrice fratelli Fossataro con il<br />
titolo invero poco invitante Testi campidanesi<br />
di poesia popolareggiante è oggi introvabile.<br />
Rispetto alla Storia della Letteratura<br />
della Sardegna, pubblicata nel 1954 il<br />
saggio oggi in esame è un testo minore, ma<br />
merita, secondo me, la più attenta considerazione<br />
per le osservazioni e le scoperte che<br />
illuminano il testo. I poeti popolareggianti<br />
presi in esame sono cinque: Efisio Pintor<br />
Sirigu, Ottone Bacaredda, Cesare Saragat,<br />
Ignazio Cogotti e Gaetano Canelles, un<br />
campionario ridotto ma significativo della<br />
poesia vernacolare che ha costantemente<br />
accompagnato la vita comunitaria dei<br />
cagliaritani di fine ’800 e primi del ’900,<br />
senza distinzione di censo e di cultura. Con<br />
molta umiltà Alziator chiarisce subito gli<br />
scopi e i limiti della sua ricerca. Rifacendosi<br />
all’ideale rotariano del servire «mi venne in<br />
mente – scrive – di riunire una serie di testi<br />
che potessero essere utili al filologo, al glottologo,<br />
al critico, ai Sardi e no e a tutti coloro<br />
che in questa umile ma faticosa opera di<br />
Giovanni Sanjust<br />
raccolta potessero trovare campo e motivo<br />
di ricerca o anche un semplice invito alla<br />
lettura». E aggiunge: «questi testi, seppure<br />
non hanno i numeri per trasformarsi in caso<br />
letterario, hanno però la loro importanza,<br />
non fosse altro che come contributo ad<br />
una migliore conoscenza di taluni momenti<br />
e aspetti del costume e della tradizione<br />
isolana». Alziator fa un’altra considerazione.<br />
Si tratta di testi non più in circolazione,<br />
in più di un caso inediti. «Questa<br />
scarsa diffusione – osserva – si deve forse<br />
anche al fatto che, in realtà, la poesia popolare<br />
in dialetto campidanese, anche se<br />
questo è il più diffuso nell’isola, non ha mai<br />
avuto un grande successo tra i sardi. Sulle<br />
scritture degli autori in dialetto campidanese<br />
ha infatti sempre gravato un doppio<br />
anatema: l’antico, universale disprezzo per<br />
la poesia dialettale e il preconcetto che il<br />
logudorese sia l’idioma letterario per eccellenza,<br />
convinzioni che, a guardar bene,<br />
sono le facce di uno stesso modo di vedere,<br />
per di più tanto superato ma che appare<br />
così duro a morire. I poeti presi in esame<br />
hanno avuto tutti un ruolo importante nella<br />
Società cagliaritana. La loro poesia quindi è<br />
tanto più valida perché preceduta e<br />
sostenuta da un’esperienza culturale che<br />
permette loro di cogliere l’insieme e i particolari,<br />
pur conservando intatta la freschezza<br />
dell’ispirazione popolare. Ed infatti si<br />
rifà sempre alle tradizioni dei paesi campidanesi,<br />
o agli aspetti minori della vita cittadina,<br />
ai personaggi cari al popolino, all’ironia<br />
tipicamente cagliaritana sulle persone<br />
provenienti dalla campagna, che trova<br />
la sua massima espressione nel sonetto “Su<br />
majolu” di Tatano Canelles».
SU MAJOLU<br />
Sa lliaga prus manna de Casteddu<br />
po chini no ddu scit est su majolu<br />
chi de bidda ’n ddi benit, solu-solu<br />
po fai fortuna, ancora piccioccheddu!<br />
Bogau su callu e postu su cappeddu<br />
istudiendi a moda de bestiolu,<br />
in sa vida senz’atturu consolu,<br />
de mixinas o leîs pigat s’aneddu!<br />
Sa schina pinnichendi innoi o innia<br />
allompit a zittari, o prus a susu:<br />
tottu in Casteddu porit capitai!<br />
Poniddi guantus, gruxis, oreria!<br />
Faiddu deputau, mancai de prusu;<br />
ma de majolu non ddi bessit mai!<br />
La piaga maggiore di <strong>Cagliari</strong> – se qualcuno non lo<br />
sa – è il burino che se ne viene dal paese, solo soletto,<br />
quando ancora è un ragazzino, per far fortuna!<br />
Mutata la berretta paesana nel cappello e sgobbando<br />
come un mulo, trascorrendo l’esistenza senza mai<br />
concedersi uno svago, si laurea in me<strong>dic</strong>ina o in leggi!<br />
Strisciando dinanzi a questo ed a quello, si fa una<br />
posizione nell’amministrazione civica o in posti più<br />
importanti: a <strong>Cagliari</strong> può capitare di tutto! Tuttavia,<br />
anche se inguantato, con onorificenze, ingioiellato,<br />
eletto deputato o arrivato anche più in alto, il<br />
burino resterà sempre burino.<br />
Si è già accennato alla difficoltà incontrata<br />
dall’autore nel reperire i testi della<br />
produzione poetica dei cinque, in gran<br />
parte inedita. Questa difficoltà è particolarmente<br />
evidente nel caso di Efisio Pintor<br />
Sirigu per il quale, in assenza di testi autografati,<br />
ci si è dovuti affidare al riconoscimento<br />
dello stile della scrittura e alla continuità<br />
della attribuzione. Pintor Sirigu,<br />
nato a <strong>Cagliari</strong> nel 1765 e morto nel 1814,<br />
laureato in giurisprudenza, è ricordato dal<br />
Manno come uno dei giuristi più illustri del<br />
foro cagliaritano e da Pietro Martini e<br />
Pasquale Tola come uno dei maggiori poeti<br />
dialettali.<br />
Una parte importante della sua produzione<br />
vernacolare è de<strong>dic</strong>ata alle allegorie<br />
del mondo animale, nelle quali è<br />
facilmente rintracciabile un ritratto della<br />
Società a lui contemporanea, una Società –<br />
afferma Alziator – sessualmente frustrata,<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 51<br />
nella quale la donna è la costante ossessione.<br />
Spesso – spiega – alla base del personaggio<br />
animale, equivalente dell’autore,<br />
sono la brutale gelosia, la pretesa maschile<br />
dell’esclusiva, l’espressione di una società<br />
basata sulla tradizionale e indiscutibile superiorità<br />
dell’uomo e schiavitù della donna.<br />
I poemetti di Efisio Pintor Sirigu hanno<br />
grande vivacità ed eleganza, anche quando<br />
trattano (e accade abbastanza spesso) argomenti<br />
per l’epoca decisamente scabrosi.<br />
Per Ottone Bacaredda la poesia dialettale<br />
fu un momento di piacevole distrazione<br />
dalle sue importanti attività. Personaggio<br />
di grande spessore, sindaco<br />
leggendario della sua <strong>Cagliari</strong>, protagonista<br />
assoluto della modernizzazione della<br />
capitale dell’Isola, Bacaredda (nato a <strong>Cagliari</strong><br />
nel 1849 e morto nel 1921) fu anche<br />
professore ordinario di diritto commerciale<br />
nell’Ateneo cagliaritano, deputato al Parlamento<br />
e scrittore fecondo di romanzi, novelle<br />
e testi teatrali. Di lui si conoscono due<br />
sole poesie in dialetto campidanese; la più<br />
nota, “Sa Rivoluzzioni”, rivela l’insensibilità<br />
di questo grande uomo ad afferrare la<br />
gravità della crisi economica e sociale che<br />
colpiva non soltanto <strong>Cagliari</strong> ma l’Italia e<br />
l’intera Europa.<br />
SA RIVOLUZZIONI<br />
De Terraprenu a sa Prazza ’e su trigu<br />
Est totu sa zittadi avvolotara;<br />
S’intendit un’ammuinu, unu murigu,<br />
Unu buddiri de genti sfainara.<br />
Si bint’is facis grogas che sa gêra<br />
Ghettant is ogus ciccidas de fogu,<br />
Bessit a pillu un’arrogu ’e bandera:<br />
De boxis malas si prenit su logu.<br />
Zerriant chi no’ est manera e si spiliri,<br />
Chi no c’est caridari e religioni,<br />
Chi troppu seus arroxius de suffriri<br />
E ch’in ci bolit sa rivoluzzioni!<br />
E giai d’ognunu tocca de gorteddu<br />
Già si pigat de sanguni s’arrancu...<br />
Heus a biri s’arruina de Casteddu<br />
Puit’hanti cresciu sa sparedda a francu.
52<br />
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
Dal Terrapieno alla Piazza del grano tutta la città è<br />
in tumulto; si sente un vociare, un agitarsi, un ribollire<br />
di sfaccendati.<br />
I visi sono pallidi come fossero di cera, gli sguardi sono<br />
fiammeggianti, appare un brindello di bandiera:<br />
dovunque si bercia malamente.<br />
Si grida che quello non è il modo di scorticare il prossimo,<br />
ché non c’è carità né religione, che la gente è<br />
arcistufa di soffrire e ci vuole la rivoluzione.<br />
Tutti già mettono mano ai coltelli e si fiuta il sangue<br />
nell’aria... Vedremo la rovina di <strong>Cagliari</strong> perché hanno<br />
aumentato gli sparloti ad una lira.<br />
Il fatto che Bacaredda fosse un<br />
reazionario – afferma Alziator – seppure<br />
un reazionario alla cagliaritana, e cioè senza<br />
fiele e senza cattiveria è certo. La lettura<br />
del suo libro L’89 cagliaritano può togliere<br />
ogni dubbio a chi ancora ne avesse.<br />
Rispetto a Pintor Sirigu e a Bacaredda,<br />
inseriti pienamente nella vita politica e sociale<br />
del capoluogo, Cesare Saragat, che<br />
pure da studente aveva vissuto a lungo in<br />
Veneto e a Torino, è agli antipodi. Ha infatti<br />
trascorso la sua vita da isolato, badando<br />
alla famiglia e alle sue proprietà, facendo<br />
la spola tra Sanluri, suo paese natale, e<br />
<strong>Cagliari</strong>. Nato nel 1867, si sposò due volte<br />
ed ebbe complessivamente sei figli. Morì a<br />
<strong>Cagliari</strong> nel 1929. La sua poesia risente di<br />
questa scelta di vita. Il contadino di Cesare<br />
Saragat – nota Francesco Alziator – è il<br />
sanlurese, un coltivatore diretto nutrito di<br />
saggezza borghese che soffre la nostalgia<br />
del paese natio anche se ne sta lontano<br />
soltanto per qualche mese. In Cesare Saragat<br />
– prosegue – c’è davvero qualcosa di effettivamente<br />
vivo, della solarità della piana<br />
sanlurese. In lui non ci sono ombre o complessi,<br />
ma la distensione senza tormenti, la<br />
nostalgia che non è mai tristezza, il gusto<br />
dello scolaretto per la marachella. Egli è al<br />
tempo stesso il più genuino e il più infranciosato<br />
di letteratura dei nostri popolareggianti:<br />
però il suo dialetto sanlurese è quello<br />
autentico del contadino e del bracciante.<br />
Ma nella produzione di Saragat – conclude<br />
Alziator – c’è qualcosa di nuovo: l’esperienza<br />
del poeta popolareggiante che fa il<br />
grande salto e passa il mare. Ma ciò rimane<br />
in sordina poiché la saggezza sanlurese supera<br />
tutto e il fondo isolano prevale.<br />
Una minuziosa descrizione della vita e<br />
delle abitudini del popolino cagliaritano è<br />
il fulcro della poesia di un poeta di Villacidro,<br />
Ignazio Cogotti, nato nel 1868 e<br />
morto nel 1946 a 78 anni. Laureato in<br />
giurisprudenza, padre di sei figli, esercitò<br />
con successo l’avvocatura e fu sindaco del<br />
paese natale. Nella sua poesia, in perfetto<br />
dialetto cagliaritano, Cogotti esprime una<br />
società di povera gente senza drammi, senza<br />
aspirazioni ma anche senza frustrazioni.<br />
Le vecchie tradizioni – osserva Alziator –<br />
affiorano gustosamente dai suoi versi: la<br />
famiglia riunita a Natale nella cucina fumosa,<br />
i “piccioccus de crobi” che divorano<br />
agnolotti, e su fastiggiu, l’amore dalla<br />
finestra fatto tutto di sguardi, di piccoli<br />
cenni e di interminabili attese, con la bella<br />
ritrosa al balcone e lo spasimante che monta<br />
la guardia sul marciapiede davanti alla<br />
casa. Nei versi di Ignazio Cogotti vi è la testimonianza<br />
reale della società cagliaritana<br />
di quei tempi. Alziator cita in particolare<br />
“Deu e Chica” stupenda rappresentazione<br />
di una coppia popolana, calzolaio lui, donna<br />
a mezzo servizio lei, che vivono in una<br />
casetta che è un guscio, ma che – scrive – è<br />
anche, a saperla guardare, un universo.<br />
DEU E CHICA<br />
Sa domu mia è una scatul’e luminus,<br />
strinta strinta, non c’è de si girai:<br />
duas cadiras, su lettu po corcai,<br />
su banghittu e duas formas po bottinus!<br />
Seus coiaus de cinc’annus e, mischinus,<br />
a forza de cosiri e arresolai,<br />
una michetta non si manca mai,<br />
e feus invidia finzas a is bixinus.<br />
Chica, a dda biri, girat che unu fusu:<br />
cosit e scaquat e prenciat in biancu<br />
e fai cumandus in Castedd’e susu;<br />
e sempri allirga, cun s’aggiudu miu,<br />
ponit a parti calincunu francu<br />
e giai dogn’annu fait unu pipiu!
La mia casa è come una scatola di fiammiferi, stretta<br />
stretta, non c’è spazio per rivoltarsi: due sedie, il letto<br />
per coricarsi, il deschetto e due forme da scarpe!<br />
Siamo sposati da cinque anni, e, poverelli, a furia di<br />
cucire e risuolare, un pane non ci manca mai e facciamo<br />
invidia perfino ai vicini.<br />
Chica, se tu la osservi, gira come un fuso: cuce, lava,<br />
stira e lavora a mezzo servizio in Castello; sempre allegra,<br />
anche con il mio guadagno, mette da parte<br />
qualche lira e ormai ogni anno ha un bimbo!<br />
Gaetano Canelles, l’ultimo dei poeti presentati<br />
nel libro, godette di larga popolarità<br />
fra i cagliaritani della sua generazione,<br />
nonostante la sua produzione poetica non<br />
sia stata mai pubblicata in volume a stampa.<br />
Nato a <strong>Cagliari</strong> nel 1876, discendente da<br />
una delle più antiche famiglie del patriziato<br />
sardo-catalano, percorse una brillante carriera<br />
nella magistratura. Morì nel 1942. La<br />
poesia vernacolare è stata la passione della<br />
sua vita: purtroppo gran parte delle sue<br />
composizioni – circolata soltanto manoscritta<br />
– è andata perduta. Restano 25 poesie,<br />
molte delle quali di carattere osceno.<br />
Alziator non è tenero con il Canelles. «La<br />
sua voce – scrive – è certamente quella di<br />
un reazionario che crede nella superiorità<br />
dell’aristocrazia come classe privilegiata<br />
che non tollera contaminazioni o concor-<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 53<br />
renti. Una classe che il sangue blu, venutole<br />
per grazia di Dio, rende superiore al volgo<br />
profano. La satira contro i burini è costante<br />
e prorompe ad ogni occasione: in un tram<br />
molto affollato che pone a contatto di gomito<br />
lo schizzinoso patrizio con “genti brutta,<br />
carrigh’e priogu, mali imparara e chi fragat<br />
a bentu” o per il paesano con sa berritta, il<br />
callu sardu “cosa ischiviosa, chi pasat su<br />
priogu de babbu in fillu”». Ma non sono solo<br />
i “biddunculi” ad essere presi di mira:<br />
Nel poemetto su Sant’Efisio il Santo diventa<br />
l’occasione per una presa di posizione in<br />
difesa della tradizione e dell’aristocrazia e<br />
per una pesante presa per il bavero di un<br />
paio di personaggi “maiuscoli” della<br />
<strong>Cagliari</strong> degli anni Venti.<br />
Con questa sua fatica Alziator ha recuperato<br />
un patrimoio inestimabile di<br />
tradizioni, consuetudini, tessuto di vita di<br />
un lungo periodo della storia cagliaritana.<br />
Ma questo tesoro è rimasto pressoché<br />
sconosciuto. L’auspicio è che grazie all’attenzione<br />
che in questi ultimi anni è stata<br />
de<strong>dic</strong>ata al grande cagliaritano, Testi<br />
campidanesi di poesia popolareggiante<br />
possa essere ristampato e diffuso tra le giovani<br />
generazioni cagliaritane.<br />
■<br />
Al nostro <strong>Club</strong> è stato affidato il compito di organizzare nel prossimo primo<br />
semestre del 2011 un IDIR per tutti i <strong>Club</strong> della Sardegna. La sigla, che significa<br />
Istituto di formazione rotariana, in<strong>dic</strong>a un appuntamento indirizzato<br />
soprattutto ai nuovi soci, ma rivolto anche ai più anziani e costituisce un importante<br />
momento di formazione, indirizzo, conoscenza e scambio di informazioni<br />
sulle attività perseguite dal <strong>Rotary</strong> International, dal Distretto e dai singoli <strong>Club</strong>.<br />
La scelta del nostro <strong>Club</strong>, per l’importanza dell’evento, costituisce riconoscimento<br />
dei suoi meriti.<br />
A tutti i soci va quindi rivolto un caldo invito per una loro collaborazione e<br />
una folta partecipazione.
54<br />
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
La gioia degli ottant’anni<br />
<strong>Club</strong><br />
e abaco<br />
Marcello Marchi<br />
Abaco è la prima parola di un Vocabolario italiano<br />
(nessuno dei 25 “manzoniani” lettori si spaventi!,<br />
non si arriverà sino all’ultima: zuzzurellone)<br />
e definisce, oltre che la tavola, parte superiore<br />
del capitello, l’arte di calcolare i numeri ed anche il<br />
mezzo pratico che agevola a contare. Appunto una tavola,<br />
che è da considerare la prima macchina calcolatrice.<br />
In realtà l’abaco non era una vera e propria<br />
“macchina”, non essendo meccanica, ma consisteva in<br />
una tavoletta sparsa di cera, o di altra materia che si<br />
prestava ad essere incisa, sulla quale erano tracciate<br />
delle righe verticali parallele su cui si facevano scorrere<br />
delle pietruzze (calculi in latino) che potevano essere<br />
spostate lungo la linea adiacente. L’invenzione<br />
avrebbe avuto origine in Cina nel IX secolo a.C. e si sarebbe<br />
diffusa nel mondo greco e romano, trasformandosi<br />
poi in pallottolieri di aspetti diversi (in Inghilterra<br />
a forma di scacchiera, da cui il nome di Cancelliere<br />
dello Scacchiere dato al Ministro del Tesoro), evolvendosi<br />
successivamente in macchine da calcolo sino agli<br />
straordinari strumenti dei giorni nostri.<br />
Il riferimento al passato, a dire il vero, è un espediente<br />
per esporre numeri rotariani che riguardano 5 soci che<br />
nel 2010 compiono 80 anni, vecchi soci che vantano 400<br />
anni anagrafici e 160 anni di appartenenza al <strong>Club</strong>; chi<br />
scrive è compreso nell’anno rotariano 2009-2010 ed è<br />
stato molto affettuosamente festeggiato, essendo Presidente<br />
Marinella Ferrai Cocco-Ortu, il 14 gennaio, proprio<br />
il giorno del compleanno; gli altri 4 sono Lucio Artizzu<br />
(nato il 16/8), Giovanni Sanjust di Teulada (nato il<br />
26/10), Giuseppe Casciu (nato il 30/11) ed Angelo Aru<br />
(nato il 26/12), tutti quindi compresi nell’anno rotariano<br />
2010/2011 presieduto da Ninni Cabras che con il Direttivo<br />
ha deciso di festeggiare il 9 <strong>dic</strong>embre Lucio, Giovannino<br />
e Beppe, e di rimandare il saluto festoso ad Angelo<br />
– tenuto conto dell’intervallo di tempo che precede<br />
il giorno della nascita – al primo semestre del 2011 nel<br />
quale compiono 80 anni anche Giuseppe Fois e Piero<br />
Nuti (che ci auguriamo di poter riavere con noi).<br />
La nota è perciò limitata ai<br />
tre soci, perché chi scrive viene<br />
fortunatamente liberato dal<br />
parlare di sé avendo già ricevuto<br />
gli auguri in una speciale riunione<br />
dell’anno rotariano trascorso.<br />
Vecchi soci, si è detto, ma<br />
non soci vecchi.<br />
È noto che un personaggio<br />
di una commedia di Terenzio<br />
afferma: «Senectus ipsa est<br />
morbus». Visione pessimistica<br />
dell’età avanzata non condivisa<br />
da Cicerone che nel De senectute<br />
esalta i vantaggi della terza<br />
età e cita, a sostegno delle sue<br />
tesi, il caso del novantenne<br />
Sofocle che, in tribunale, ove lo<br />
avevano tradotto i figli per interdirlo,<br />
lesse l’Edipo a Colono<br />
che aveva appena terminato di<br />
comporre.<br />
Ora nessuno vorrà imporre a<br />
Lucio, Giovannino e Beppe, di<br />
leggerci un dramma appena<br />
scritto!<br />
A prescindere dalla rivoluzione<br />
che, soprattutto negli anni<br />
che essi hanno trascorso, si è<br />
compiuta con un impensabile<br />
allungamento della durata dell’età<br />
dell’uomo per le scoperte<br />
di farmaci e rimedi per debellare<br />
o, comunque, curare le malattie,<br />
– per tutti e tre gli amici<br />
dobbiamo dire che tagliano il<br />
traguardo con spirito vivissimo.<br />
Certo, sarebbe sciocco ritenere<br />
che anch’essi, come tutti quelli,<br />
me compreso, che contano tanti<br />
anni (per ritornare all’abaco: 8<br />
decenni, 16 lustri, 80 anni, 960<br />
mesi, 29.220 giorni, 700.800<br />
ore…) non abbiano avuto attacchi<br />
alla loro salute, non abbiano<br />
perso parte delle loro forze<br />
fisiche, non abbiano più l’ardore<br />
dei tempi in cui erano meno<br />
anziani. Ma, se questi sono i
dati negativi del momento che vivono, ve<br />
ne sono altri mirabilmente positivi che si<br />
sono acquisiti e che possono accrescersi.<br />
Vi è anzitutto l’esperienza maturata; vi<br />
è una maggiore saggezza nell’esaminare la<br />
realtà; vi è maggiore comprensione per gli<br />
altri ai quali si possono perdonare gli errori<br />
ricordando che in quelli stessi si è forse<br />
involontariamente caduti; vi è maggiore facilità<br />
a risolvere situazioni intravvedendo<br />
per quanto appreso nel proprio vissuto le<br />
soluzioni migliori.<br />
Se tutto questo può dirsi in via generale,<br />
queste virtù di una compiuta maturità,<br />
questi pregi sono propri e mirabilmente vivi<br />
ed operanti nei nostri tre amici pur nella<br />
diversità delle loro esperienze di vita.<br />
Lucio, giornalista professionista di gran<br />
livello, per lungo tempo Capo Ufficio<br />
Stampa della Regione, è laureato in Lingue<br />
e Letterature straniere ed è autore di saggi<br />
e, in particolare, ha curato la traduzione<br />
delle opere di cinque scrittori-viaggiatori<br />
inglesi che hanno visitato la Sardegna in un<br />
periodo che va dalla prima metà dell’800<br />
(J.W. Tyndale 1849) al corrispondente periodo<br />
del ’900 (D. Goldring 1930), e del libro<br />
Origine e Uomini del <strong>Rotary</strong>, pagine<br />
scelte di Paul Harris.<br />
Ha con ammirabile scrupolo impiegato<br />
le sue pregevoli doti di scienza per mantenere<br />
viva la parlata cagliaritana, per trarla<br />
dall’oblio in cui stava cadendo, rifacendosi<br />
alle opere letterarie di quegli autori che<br />
avevano richiamato i vocaboli in uso nel<br />
passato, cantando le tradizioni, gli usi e i<br />
vari aspetti della vita quotidiana.<br />
Il frutto di questa lunga, impegnativa e<br />
complessa indagine è stato il Dizionario di<br />
<strong>Cagliari</strong> edito dal nostro amico Salvatore<br />
Fozzi.<br />
Con altrettanta intensità Lucio si è occupato<br />
delle vicende storiche sarde, pubblicando<br />
il libro Lord Nelson e la Sardegna,<br />
e di <strong>Cagliari</strong>, in particolare del culto<br />
di S. Efisio e della intima relazione con la<br />
vita cittadina, con il libro Storia di Efisio<br />
Martire in <strong>Cagliari</strong>.<br />
Presidente del <strong>Club</strong> nel 1998/1999 è stato<br />
Governatore del Distretto nel 2004/2005.<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 55<br />
Questa intensa dedizione al lavoro, svolto,<br />
come appare chiaro da quanto esposto,<br />
anche e soprattutto nell’ambito del <strong>Rotary</strong>,<br />
permane anche oggi. Lucio, Presidente della<br />
Commissione Rivista e Notiziario, dirige<br />
questa pubblicazione coordinando i vari<br />
apporti, seguendo criteri che le sue ammirevoli<br />
doti di giornalista e scrittore gli suggeriscono,<br />
contribuendo con vari saggi ad arricchirne<br />
il contenuto. Fa inoltre parte della<br />
Commissione Informazione e Formazione<br />
Rotariana ma, quel che più conta, al di là di<br />
questi incarichi, è il ruolo che costantemente<br />
tiene, anche perché gli è costantemente<br />
attribuito: quello di essere fonte lucida e<br />
saggia per le attività che il <strong>Club</strong> svolge o per<br />
problemi che dovessero porsi.<br />
Il secondo dei festeggiati è Giovanni, o<br />
meglio Giovannino come è stato sempre<br />
chiamato, Sanjust di Teulada, anch’egli<br />
giornalista, redattore sin da giovane del<br />
Quotidiano Sardo, che ha poi seguito la<br />
professione nella sede regionale della Rai<br />
come capo redattore diventandone poi Direttore<br />
per molti anni.<br />
Cavaliere del Sovrano Militare Ordine<br />
di Malta, è anche Delegato per la Sardegna.<br />
Titolo ed incarico di alto prestigio conferitigli<br />
oltre che per la ultrasecolare nobiltà<br />
familiare per l’esemplare personalità morale<br />
e sociale.<br />
Sempre impegnato in attività benefiche<br />
e di soccorso, per un lungo periodo è stato<br />
Presidente degli Istituti riuniti di ricovero<br />
minorili con complessi compiti di amministrazione.<br />
È nel <strong>Rotary</strong> da lunghissimo tempo –<br />
ben 36 anni – e ha sempre partecipato a<br />
tutte le attività rotariane. Per molte volte è<br />
stato Consigliere del Direttivo e, nel<br />
1998/1999, Presidente del <strong>Club</strong> dando impulso<br />
al progetto per il giardino di San Lucifero,<br />
che verrà inaugurato l’anno successivo<br />
e alla iniziativa per l’ospedalizzazione<br />
domiciliare. È sempre stato in prima linea<br />
nel collaborare ai programmi relativi ai<br />
giovani o più propriamente culturali, dando<br />
tante volte il suo efficace contributo per<br />
lo svolgimento ed il buon esito degli archeotour.
56<br />
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
Anche oggi Giovannino è presente nel<br />
<strong>Club</strong>, non solo perché frequenta con assiduità<br />
le riunioni ma perché ha sempre vivo<br />
interesse per le azioni che esso promuove,<br />
al di là degli incarichi specifici affidatigli<br />
(fa parte della Commissione per la Rivista<br />
e vi collabora da sempre sia nella impostazione<br />
del numero sia pubblicandovi saggi<br />
di varia natura sempre molto degni di apprezzamento;<br />
partecipa anche alla Commissione<br />
Azione Internazionale – Comitato<br />
Interpaese).<br />
Scrivendo, nel libro edito per 50 anni<br />
del <strong>Club</strong>, sui Governatori da esso espressi,<br />
ha affermato che «sono la testimonianza<br />
più bella dell’essenza del <strong>Rotary</strong>, la sua<br />
aderenza al tessuto sociale ed umano della<br />
nostra terra».<br />
Giovannino è oggi più che mai convinto<br />
di ciò ed ha trasmesso ai figli questo coinvolgente<br />
impegno nel <strong>Rotary</strong>. Efisio, avvocato,<br />
è socio di <strong>Cagliari</strong> Sud, e Luisa, interprete<br />
distrettuale che tutti noi abbiamo<br />
avuto il piacere di conoscere ed apprezzare,<br />
è socia di Roma Colosseo, <strong>Club</strong> di cui lo<br />
scorso anno è stata Presidente.<br />
Giuseppe Casciu – Beppe – è altro giovane<br />
ottantenne che ha vissuto i 27 anni di<br />
appartenenza al <strong>Club</strong> con tanta intensità<br />
da costituirne un pilastro portante. Il riferimento<br />
ad un elemento architettonico è imposto<br />
dalla sua professione di ottimo ingegnere<br />
e valente urbanista che ha lasciato<br />
segni di interventi di grande rilievo nel territorio.<br />
Per citare i più noti basterebbe ricordare<br />
la sistemazione di Marina Piccola o<br />
la ricostruzione di Tratalias. Quello stesso<br />
impegno su cui ha fondato il suo lavoro,<br />
Beppe lo ha speso nel <strong>Club</strong>. Sarebbe troppo<br />
lungo elencare quanto da lui compiuto.<br />
Anche qui non si può procedere che per<br />
cenni: lo splendido viaggio in Toscana, i<br />
vari saggi pubblicati come opere singole o<br />
inseriti in più vaste raccolte rotariane, la<br />
cura di Mostre, il contributo agli Archeotour,<br />
e, soprattutto due interventi straordinari<br />
che, pur con il contributo di altri, soltanto<br />
per suo merito hanno trovato attuazione:<br />
Giardino di San Lucifero e Progetto<br />
per il Largo Carlo Felice.<br />
Nel libro edito per i 60 anni del <strong>Club</strong>,<br />
vincendo la ritrosia di Beppe a dover riferire<br />
del suo operare, il Presidente e la Commissione<br />
per il sessantennio, lo hanno convinto<br />
a scrivere la storia di queste due iniziative<br />
di rilevante importanza per la città<br />
e di grande ricaduta di giudizi di vivo elogio<br />
per il <strong>Club</strong>. A tali scritti, ovviamente, si<br />
rimandano i lettori. Qui però preme ribadire<br />
quanto, per naturale modestia, Beppe ha<br />
celato. Entrambi gli interventi senza il suo<br />
personale e gravoso interessamento, le sue<br />
cure incessanti, i tempi rubati alla libera<br />
professione, non avrebbero avuto compimento.<br />
Anche Beppe è stato molte volte nel Direttivo<br />
del <strong>Club</strong> che ha presieduto nel<br />
1994/1995 celebrando il 45° anniversario<br />
della fondazione, pubblicando saggi, organizzando<br />
la Mostra “Orme Pisane in Sardegna”<br />
e dibattiti sulla vita della città.<br />
Il 2010 vede Beppe ancora pronto all’azione.<br />
È Presidente della Commissione <strong>Rotary</strong><br />
per la città e sviluppa un progetto, avviato<br />
nello scorso anno da Marinella Ferrai<br />
Cocco-Ortu, per un portale in bronzo per la<br />
Chiesa di San Lucifero e, iniziativa questa<br />
di più facile attuazione, per elaborare e disporre<br />
schede di commento storico artistico<br />
per la Chiesa di Santa Croce.<br />
Il riferimento a un trinomio femminile è<br />
la dovuta, naturale conclusione dello scritto:<br />
Maria, Elisa e Giulietta, mogli di Lucio,<br />
Giovannino e Beppe, inseparabili compagne<br />
di una felice, serena unione; esse con<br />
vivace intelligenza, con intenso affetto e<br />
con adesione comprensiva alle iniziative<br />
dei loro cari, li sorreggono e confortano<br />
nell’agire. A queste nostre carissime amiche<br />
che, con influsso familiare interno,<br />
possono giungere ad incidere nella vita del<br />
<strong>Club</strong>, a loro che spesso ci fanno il piacere di<br />
partecipare alle riunioni, va un sentito ringraziamento<br />
di tutti noi, e, in particolare di<br />
chi scrive, nel mesto rimpianto di colei che<br />
era tanto cara anche a Maria, Elisa e Giulietta.<br />
■
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 57<br />
Facebook e i<br />
social network<br />
La recente realizzazione del film “The<br />
social network”, de<strong>dic</strong>ato agli inizi<br />
di Facebook ed al suo fondatore ventiquattrenne<br />
Mark Zuckerberg, ha contribuito<br />
a consacrare il mito di quella che è<br />
una delle iniziative di maggior successo<br />
della Rete ed a suscitare l’interesse per i social<br />
network anche da parte di coloro che<br />
non ne sono utilizzatori.<br />
Facebook, dopo soli 6 anni di esistenza,<br />
è diventato quest’anno il secondo sito web<br />
più visitato al mondo (dopo Google), con<br />
più di 500 milioni di utenti attivi e l’azienda<br />
è stata recentemente valutata 14 miliardi<br />
di dollari. Il sito è gratuito per gli utenti<br />
e si sostiene con la pubblicità.<br />
Ma che cosa sono esattamente Facebook,<br />
Twitter, MySpace e gli altri, che cosa<br />
sono i social network nella Rete e perché<br />
hanno tanto successo?<br />
Per social network o rete sociale si intende<br />
generalmente un gruppo di persone connesse<br />
tra loro da legami sociali, quali rapporti<br />
di lavoro, amicizia, vincoli di parentela,<br />
interessi comuni. In questa accezione i<br />
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> sono anch’essi reti sociali.<br />
La diffusione di Internet, uno dei più<br />
straordinari mezzi di comunicazione inventati<br />
dall’uomo, ha dato un nuovo significato<br />
al termine “reti sociali”, anche se sarebbe<br />
più proprio parlare di “servizi di social<br />
network” o di “siti di social network”.<br />
Su Wikipedia troviamo la seguente definizione:<br />
«Un servizio di rete sociale, o servizio<br />
di social network, consiste in una<br />
struttura informatica che gestisce nel Web<br />
le reti basate su relazioni sociali. La struttura<br />
è identificata per mezzo di un sito web<br />
di riferimento del social network».<br />
Fra i siti più visitati del mondo<br />
Michele e Davide Rossetti<br />
In pratica un sito di social network permette<br />
all’utente di creare e visualizzare in<br />
rete un proprio profilo personale (con<br />
informazioni a piacere su interessi, lavoro,<br />
passioni), creare una lista di contatti, invitando<br />
i propri amici e conoscenti a far parte<br />
della propria rete, e scorrere la lista di<br />
contatti dei propri amici al fine di allargare<br />
la cerchia, un po’ secondo il principio<br />
“gli amici dei miei amici sono miei amici”.<br />
Gli utenti utilizzano poi il sito per scambiare<br />
messaggi, “chattare”, pubblicare<br />
pensieri, condividere foto, video, musica e<br />
quant’altro.<br />
È bene ricordare che Internet, per la sua<br />
intrinseca caratteristica di network, è sempre<br />
stata, fin dagli albori, un luogo di aggregazione<br />
sociale e di condivisione: in<br />
principio con la email; mailing list e liste di<br />
discussione sono state ed ancora sono un<br />
metodo semplice ed efficace per tenere in<br />
contatto tra loro gruppi di persone e comunità<br />
e diffondere informazioni al loro interno.<br />
Le chat hanno poi conosciuto una<br />
grande fortuna, permettendo di fare nuove<br />
conoscenze e nuove amicizie. I forum sono<br />
tuttora uno strumento prezioso per la diffusione<br />
della conoscenza e lo scambio di<br />
esperienze ed informazioni, come ben sa<br />
chi li utilizza nell’ambito della propria professione.<br />
Devo confessare che, non essendo un<br />
utilizzatore, se non saltuario, di Facebook,<br />
ho avuto un attimo di imbarazzo quando la<br />
redazione della nostra <strong>rivista</strong> mi ha chiesto<br />
un pezzo sull’argomento.<br />
Ho quindi pensato che fosse meglio dar<br />
voce a chi Facebook utilizza quotidianamente,<br />
come la maggior parte dei ragazzi.
58<br />
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
Quello che segue è il pensiero di mio figlio Davide.<br />
«Facebook è interazione.<br />
Tramite questo social network le persone possono<br />
comunicare tra loro indipendentemente dal posto in<br />
cui si trovano.<br />
Facebook è uno strumento mediatico libero da censure,<br />
indipendente e che lascia ciascun utente libero di<br />
decidere come utilizzarlo.<br />
Facebook mette in contatto persone di ogni provenienza,<br />
età, sesso, religione e cultura.<br />
Ha un’interfaccia grafica semplice, addirittura banale,<br />
facilissima da usare; consente la condivisione del<br />
materiale più disparato: video, foto, musica, link e siti,<br />
che vengono ogni secondo condivisi pubblicamente.<br />
Facebook ha moltissime funzionalità. Personalmente<br />
lo trovo un ottimo modo per rimanere in contatto<br />
con le persone che incontro nel corso della mia vita,<br />
soprattutto durante i viaggi.<br />
Con loro, grazie a Facebook, posso scambiare idee<br />
ed informazioni di ogni genere.<br />
Facebook inoltre mi consente, attraverso la mia bacheca,<br />
di tenere una sorta di pubblica biografia, che<br />
riassume i miei pensieri e le mie giornate, attraverso<br />
foto, video, link e cambiamenti di stato.<br />
È veramente comodo anche per organizzarmi con le<br />
persone che vedo tutti i giorni, un degno sostituto del<br />
cellulare, attraverso i messaggi ed attraverso la chat<br />
che mi consente di tenere una conversazione in tempo<br />
reale.<br />
All’inizio ero molto scettico su Facebook, ma un<br />
mio amico indiano mi ha creato un contatto perché voleva<br />
sentirmi anche al mio ritorno in Italia.<br />
Ora ho più di 800 “amici” di<br />
ogni parte del mondo, diversi<br />
dei quali non ho mai, ovviamente,<br />
visto.<br />
È un ottimo modo di socializzare,<br />
ma un consiglio: non<br />
usatelo per flirtare, molte ragazze<br />
continuano a reputare<br />
“nerd” gli assidui frequentatori<br />
dei social network.<br />
Come per ogni cosa, non bisogna<br />
esagerare neanche con<br />
Facebook, perché tende a creare<br />
un’elevata dipendenza; molte<br />
persone passano tutte le loro<br />
giornate dietro al computer.<br />
A mio parere questo avviene<br />
perché Facebook ti dà una sorta<br />
di senso di controllo sul tuo<br />
mondo, su tutte le persone che<br />
conosci, su tutti i tuoi “amici”:<br />
la tua home page diventa così<br />
una piccola torretta di controllo.<br />
La privacy su Facebook, al<br />
contrario di ciò che spesso si<br />
pensa, è facilissima da gestire;<br />
alzare le barriere attorno alle<br />
proprie informazioni ed alla<br />
propria bacheca è veramente<br />
semplice e sicuro, si può addirittura<br />
impedire ad un singolo<br />
utente di visualizzare un singolo<br />
elemento della propria scheda,<br />
come ad esempio i link pubblicati<br />
o le proprie foto.<br />
Facebook ha quindi lati positivi<br />
e lati negativi, dipende solo<br />
ed esclusivamente dall’uso<br />
che se ne fa».<br />
Non credo sia necessario aggiungere<br />
altro alle sue parole, se<br />
non la definizione del termine<br />
“nerd” utilizzato tra i giovani<br />
per in<strong>dic</strong>are una persona intellettualmente<br />
dotata ma dalla<br />
scarsa attitudine alla socializzazione.<br />
■
Accingendomi a scrivere per la nostra<br />
<strong>rivista</strong> un articolo sul Natale, ho subito<br />
recepito la difficoltà del compito<br />
affidatomi per il fatto che sull’argomento<br />
si è scritto diffusamente e si corre perciò<br />
il rischio di ripetersi.<br />
Ogni anno, infatti, viene riproposto, con<br />
le più svariate argomentazioni, il fatto che il<br />
Natale abbia perso, per la maggioranza delle<br />
persone, le sue più autentiche caratteristiche<br />
di festività cristiana per diventare una<br />
ricorrenza nella quale trionfa il consumismo<br />
più sfrenato al quale è difficile sottrarsi. Si<br />
pensava che la fase di crisi economica che<br />
stiamo attraversando potesse costituire un<br />
freno alla frenesia delle spese ed invece, a<br />
consuntivo, si scopre regolarmente che si è<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />
Nostalgia del presepio<br />
Riflessioni<br />
sul Natale<br />
Paolo Ritossa<br />
59<br />
speso più dell’anno precedente. Si viene così<br />
coinvolti in una corsa al regalo da fare o<br />
da ricambiare, agli addobbi della casa, all’albero,<br />
ai preparativi del cenone e del<br />
pranzo con parenti e amici, e resta poco<br />
tempo da de<strong>dic</strong>are a comportamenti o riflessioni<br />
più importanti e consoni all’evento.<br />
Tutto ciò è particolarmente difficile da<br />
accettare da persone che, come me, hanno<br />
conosciuto periodi meno prosperi e più austeri<br />
e che, tuttavia, hanno una profonda<br />
nostalgia del periodo in cui la celebrazione<br />
era più sobria e più mistica, più carica del<br />
vero spirito della festività religiosa.<br />
Quanta cura e quanto coinvolgimento<br />
venivano posti nella preparazione del Presepe<br />
al quale partecipavano grandi e piccini!
60 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
L’idea del Natale era fortemente identificata<br />
in quella di una capanna con Gesù appena<br />
nato, la Madonna e San Giuseppe, il bue e<br />
l’asinello ed, all’esterno, pochi pastorelli con<br />
le loro pecorelle, un fiume fatto di carta argentata,<br />
un piccolo specchio per un laghetto.<br />
Monte Urpinu veniva spogliato del suo<br />
muschio per rivestire prati e colline.<br />
Dopo la cena della vigilia o dopo la Messa<br />
di mezzanotte, si andava a letto e i regali<br />
si scoprivano al mattino, sotto l’albero o<br />
ai piedi del letto quando, ognuno nell’intimità<br />
del proprio risveglio, scopriva con<br />
emozione se i suoi desideri erano stati esauditi.<br />
Ora è più frequente che i regali si scoprano<br />
la notte della vigilia, subito dopo il<br />
cenone, in una confusione generale nella<br />
quale la gioia per quanto riceviamo si associa<br />
all’attenzione verso i regali degli altri.<br />
La presenza dei bambini può e deve<br />
aiutarci a ricreare le atmosfere magiche ed<br />
intime del Natale. Ricordo con commozione<br />
gli occhioni spalancati di uno dei miei<br />
figli che, sporgendosi dalla sponda del lettino,<br />
guardava ammutolito e sbalordito un<br />
piccolo cane di pezza che scodinzolava sul<br />
tappeto. Ora tutto si esaurisce in una notte<br />
nella quale, in un ambiente rutilante di luci<br />
e tra gli avanzi del cenone, piccoli e<br />
grandi, frastornati e confusi, bruciano in<br />
poche ore il loro senso del Natale.<br />
D’altra parte troviamo episodi che impongono<br />
serie riflessioni sui desideri delle<br />
persone. Uno zingarello, al quale veniva<br />
chiesto quale regalo desiderasse per Natale,<br />
rispose: «Un semaforo per pochi giorni solamente<br />
per me».<br />
Io del mio Natale da bambino ho un solo<br />
ricordo. Il giorno della vigilia, nel pieno<br />
rigore dell’inverno, mio padre fece arrivare<br />
a casa una grande cima di pino. A portarlo<br />
era un ragazzino scalzo, miseramente vestito,<br />
ancora sporco di fango. Ricordo che mia<br />
madre gli fece fare un bagno caldo, lo rivestì<br />
adeguatamente con miei indumenti e gli<br />
diede una piccola somma di denaro per rendere<br />
la sua festa un poco più lieta. Ho sempre<br />
pensato che avremmo dovuto fare di più<br />
e, ancora oggi, penso a quell’episodio portandomi<br />
dietro un senso di colpa.<br />
Io, certamente, da bambino devo avere<br />
trascorso qualche Natale memorabile per<br />
l’eccezionalità della festa o l’importanza<br />
dei regali ma non ne ricordo uno.<br />
L’unico è quello che ho prima citato,<br />
forse perché quell’episodio lo rese diverso<br />
ma, credo, ancora di più perché ci consentì<br />
di essere buoni.<br />
Occorre riappropriarsi del profondo significato<br />
della festa cristiana, delle più autentiche<br />
e belle tradizioni. Credo, ad esempio,<br />
che frequentare la novena possa aiutarci,<br />
giorno per giorno, a respirare l’aria<br />
più vera del Natale. La mistica atmosfera<br />
della cerimonia, l’intenso profumo d’incenso<br />
che si spande nell’aria, i dolci versi cantilenanti<br />
in clara vox redarguit obscura<br />
quaeque personans… ci portano lontano in<br />
un tempo più sereno nel quale i sentimenti<br />
prevalevano sulla materialità.<br />
Ma questo non può essere sufficiente a<br />
dare alla festività il giusto significato cristiano.<br />
Il Natale deve rappresentare una grande<br />
opportunità per rivolgerci verso il nostro<br />
prossimo più bisognoso d’aiuto con trasporto<br />
e generosità. Teniamoci occupati<br />
con buone azioni e avremo meno tempo per<br />
le cose futili, non abbiamo paura e remore<br />
di alcun genere, lasciamoci andare con<br />
slancio generoso verso chi ha difficoltà a<br />
trovare la giusta serenità nel prossimo Natale.<br />
In tal senso sarebbe bello che lo spirito<br />
del Natale si estendesse nel tempo e pervadesse<br />
la nostra vita.<br />
Noi rotariani, oltre alle azioni personali<br />
o di club, dobbiamo sentire ora un forte<br />
impegno verso la comunità vincenziana di<br />
Padre Visca, recentemente scomparso.<br />
Quei bambini, quei ragazzi ed i loro assistenti<br />
passeranno un triste Natale ma forse<br />
il nostro affetto e la nostra generosità<br />
potranno servire a farli sentire meno soli.<br />
Sono sicuro che staremo meglio anche<br />
noi, più leggeri e meno oppressi dalle preoccupazioni,<br />
preparati a respirare a pieni polmoni<br />
l’aria di un Natale sereno con i nostri<br />
cari, forse con qualche inutile regalo in meno<br />
ma col cuore pieno di dolcissima gioia.<br />
■
Nella riunione del 28 ottobre scorso<br />
abbiamo avuto il grande piacere di<br />
riavere con noi Eugenio Lazzari.<br />
Dopo un’assenza dovuta ad un difficile intervento<br />
operatorio per ridare sufficiente<br />
mobilità alla gamba destra (purtroppo, son<br />
lontani i tempi in cui volava da un palo all’altro<br />
della porta del <strong>Cagliari</strong> e poi del Pisa!)<br />
Eugenio è tornato, con sua moglie<br />
Nucci, sempre graditissima, a dimostrare<br />
come l’amore per il <strong>Rotary</strong>, da lui sempre<br />
coltivato con tanta passione e con l’apporto<br />
di azioni continue e di grande rilievo in<br />
tutti i campi in cui il <strong>Club</strong> ha operato, continui<br />
ad animarlo.<br />
Questo lungo periodo di forzata inattività<br />
(dal maggio del corrente anno, giacché<br />
in aprile aveva svolto un brillante, efficace,<br />
profondo intervento nel Convegno su La<br />
Protezione dell’ambiente e la Gestione del<br />
sistema delle acque costiere), è stato allietato<br />
dal premio conferitogli dalla Università<br />
di Pisa come “diamantino”, avendo<br />
conseguito presso quell’Ateneo la laurea in<br />
ingegneria civile idraulica nel 1949, 60 anni<br />
or sono. Specializzatosi in Idrodinamica<br />
presso il Massachusetts Institute of Tecnology<br />
di Boston, ha conseguito la libera docenza<br />
in Idraulica nel 1961; nel 1970 è primo<br />
ternato nel concorso alla cattedra di<br />
Idraulica della Università di <strong>Cagliari</strong>, dove,<br />
dall’anno accademico 1971-1972 è chiamato<br />
ad insegnare tale disciplina sino al 1997<br />
quando è andato fuori ruolo.<br />
Sarebbe troppo lungo, in questa nota,<br />
dire dei meriti di Eugenio Lazzari e dei riconoscimenti<br />
attribuitigli. Autore di ben<br />
oltre cento tra memorie, relazioni, conferenze,<br />
ha anche pubblicato opere di carattere<br />
storico (in particolare sul <strong>Rotary</strong>) e<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 61<br />
I meriti di Eugenio Lazzari<br />
Il ritorno<br />
di un amico<br />
Marcello Marchi<br />
musicale (da ultimo il libro sull’Ideologia<br />
massonica nella vita e nella Musica di Mozart)<br />
valendosi dei suoi studi: ha, infatti,<br />
studiato musica e, in particolare, il pianoforte<br />
sin da bambino approfondendo la<br />
conoscenza di quest’arte e la sua storia.<br />
Il centro della sua vita, però, è sempre<br />
stata L’ACQUA ed il modo di avere la disponibilità<br />
necessaria per una «responsabile<br />
valutazione di possibilità e fabbisogni, di<br />
criteri di ripartizione tra impieghi civili ed<br />
impieghi industriali e agricoli». Sto citando<br />
testualmente quanto detto (e poi scritto) da<br />
Lazzari nel 1993, alla consegna del Premio<br />
La Marmora a Costantino Fassò, nostro socio<br />
per lungo tempo durante la sua permanenza<br />
a <strong>Cagliari</strong>, Professore di Idraulica e<br />
di Meccanica dei Fluidi nell’Università dal<br />
1958 al 1982.<br />
Ed ancora, dopo aver sostenuto che «La<br />
storia dell’umanità conosce l’affermarsi di<br />
grandi civiltà dell’acqua, sorte a causa dell’abbondanza<br />
di risorse idriche» e che «conosce,<br />
però, anche la faticosa costruzione<br />
di una civiltà della sete», fa preciso riferimento<br />
alla storia dell’Isola esaltando la civiltà<br />
nuragica che ha costruito gli insediamenti<br />
«attorno alle avare risorse sorgentizie<br />
o alle vene sotterranee», civiltà che ha<br />
dovuto svilupparsi affrontando la poverissima<br />
dotazione idrica e quindi «con una<br />
poverissima agricoltura sub-arida, regolata<br />
dall’incerto succedersi di precipitazioni<br />
torrenziali e di lunghi periodi di siccità».<br />
Eugenio ha sempre operato, anche con varii<br />
interventi del <strong>Club</strong> per trovare rimedi<br />
validi a superare questo difficile stato.<br />
Per primi, noi suoi amici del <strong>Club</strong>, gliene<br />
siamo grati.<br />
■
62<br />
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
Scriveva Paul Harris nel La mia strada<br />
verso il <strong>Rotary</strong> che, essendo sorti a migliaia<br />
nuovi <strong>Club</strong>, essi vennero<br />
«…raggruppati in Distretti, alla guida dei<br />
quali ogni anno veniva eletto un Governatore,<br />
il quale accettava la responsabilità di<br />
adoperarsi per la diffusione del <strong>Rotary</strong> nel<br />
proprio Distretto e per una ulteriore diffusione<br />
delle attività e dei principi rotariani».<br />
Oggi i <strong>Club</strong> sono quasi quarantamila,<br />
con 1.228.303 soci e oltre 500 distretti, distribuiti<br />
in tutto il mondo con a capo un<br />
Governatore, che al fine di esercitare quelle<br />
attività di promozione e di controllo,<br />
compie una visita annuale al <strong>Club</strong>.<br />
Nell’anno rotariano in corso è Governatore<br />
del nostro Distretto 2080, Roberto<br />
Scandelluri.<br />
È un avvocato, specializzato in Diritto<br />
Tributario che ha ricoperto incarichi di alto<br />
rilievo nazionale operando nelle associazioni<br />
del Commercio (è stato fra l’altro Segretario<br />
Regionale Confcommercio della<br />
Sardegna, terra che ben conosce sin da giovane<br />
avendo svolto servizio come Ufficiale<br />
dei Carabinieri). Socio del <strong>Club</strong> Roma Appia<br />
Antica, ne è stato Presidente e si è attivamente<br />
impegnato nel Distretto. Autore di<br />
molti saggi, specie in diritto tributario, di<br />
grande interesse.<br />
Il 21 ottobre ha visitato il nostro <strong>Club</strong>.<br />
Presidente e Segretario lo hanno accolto<br />
con lo spirito di amicizia che lega i rotariani<br />
fra loro e che sussiste anche con chi<br />
giunge con lo specifico compito di esaminare<br />
lo stato di salute del <strong>Club</strong>, i risultati<br />
raggiunti, quelli progettati e sperati, le<br />
eventuali manchevolezze.<br />
Il giudizio è stato ampiamente positivo,<br />
come lo stesso Governatore ci ha detto la<br />
sera della riunione, affollata da tanti soci<br />
ed ospiti e nel corso della quale è stato pre-<br />
Proficuo scambio di opinioni<br />
La visita<br />
del Governatore<br />
sentato il nuovo socio, l’avvocato Enzo<br />
Pinna. Roberto Scandelluri, con parole appassionate,<br />
ha messo in luce i valori fondamentali<br />
del <strong>Rotary</strong> e si è congratulato per<br />
aver constatato che il <strong>Club</strong> è ricco di tanti<br />
progetti che meritano successo perché volti<br />
a proiettare il <strong>Rotary</strong> all’esterno con particolare<br />
importanza per alcuni di essi.<br />
Il merito va ascritto a Ninni Cabras, solerte<br />
presidente, all’onnipresente segretario<br />
Alessandro Palmieri, ai Consiglieri del direttivo<br />
e ai presidenti delle commissioni. È<br />
stato formato un opuscolo, anzi date le dimensioni<br />
ed il taglio, è meglio definirlo un<br />
libro, nel quale sono esposti, con la succinta<br />
storia del <strong>Club</strong>, le iniziative in corso e<br />
quelle da attuarsi nel prossimo futuro.<br />
Gli incontri che sono prescritti in queste<br />
circostanze sono stati ricchi di scambi di<br />
opinioni e tutt’altro che asettiche riunioni<br />
di rito.<br />
Ninni Cabras ha accompagnato il governatore<br />
dal Sindaco Emilio Floris, rotariano<br />
di <strong>Cagliari</strong> Est, che si è premurato di lasciare<br />
una riunione di speciale interesse che lo<br />
impegnava, per ricevere l’ospite intrattenendosi<br />
a lungo con lui con vivissima cordialità.<br />
Altrettanto buon esito ha avuto la visita al<br />
prefetto, Giovanni Balsamo che, anch’egli<br />
sospendendo la sua partecipazione ad un<br />
importante incontro dell’ufficio, ha manifestato,<br />
tra l’altro, con tale disponibilità, il suo<br />
interesse per il <strong>Rotary</strong> e per la persona che lo<br />
rappresentava accogliendola con tanta simpatia.<br />
Il nostro Presidente, con grande sensibilità<br />
e spirito di unione solidale con gli altri<br />
<strong>Club</strong> cittadini, ha esteso l’invito ai Presidenti<br />
di ciascuno di essi che sono tutti intervenuti,<br />
dimostrando così anche all’esterno e,<br />
soprattutto, alle Istituzioni, l’incisiva presenza<br />
del <strong>Rotary</strong> nella realtà cittadina.<br />
■
Nei giorni scorsi ci ha lasciato prematuramente<br />
Padre Visca, l’anima ed<br />
il braccio dell’Oasi Vincenziana di<br />
Terra Mala, alla quale perio<strong>dic</strong>amente forniamo<br />
il nostro piccolo contributo morale e<br />
materiale.<br />
Con alcuni soci ci siamo ritrovati al suo<br />
funerale che si è tenuto nella Parrocchia<br />
della Medaglia Miracolosa nel primo pomeriggio<br />
durante un forte temporale.<br />
Si poteva pensare che l’orario e la situazione<br />
atmosferica potesse condizionare la<br />
partecipazione all’ultimo saluto ad un<br />
grande uomo di Chiesa ed invece colpiva la<br />
grande presenza di una folla caratterizzata<br />
da una grande eterogeneità delle persone.<br />
Bambini e grandi, religiosi e laici, rappresentanti<br />
di tante razze, amministratori e<br />
semplici cittadini, tutti ugualmente uniti<br />
nella riconoscenza per l’opera umanitaria,<br />
per l’esempio di vita lasciatoci.<br />
Nella moltitudine spiccavano ai primi<br />
banchi i piccoli ospiti della casa vincenziana,<br />
visi smarriti fuori dal calore umano<br />
della famiglia che il grande sacerdote era<br />
riuscito a creare attorno a loro, gli occhi<br />
pieni di lacrime. Qualcuno di loro tanto<br />
piccolo da continuare a cercare ancora la<br />
presenza di Padre Visca. Raramente, credo,<br />
che il termine “Padre” sia stato e potrà essere<br />
usato in modo più completo.<br />
La cerimonia funebre, concelebrata in<br />
modo solenne da tanti sacerdoti amici del<br />
defunto, ha rappresentato un momento di<br />
altissima commozione ed in diverse occasioni<br />
è stato impossibile trattenere il pianto.<br />
Il sacerdote officiante ha ricordato con<br />
la voce rotta dal pianto la nobile figura di<br />
Padre Visca, un grande cuore dentro una<br />
scorza solo apparentemente rude.<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 63<br />
Rimpianto per un grand’uomo<br />
Ricordo<br />
di Padre Visca<br />
Paolo Ritossa<br />
Il momento più commovente è stato<br />
quando, sul finire della cerimonia, i bambini,<br />
tenendosi per mano, hanno formato<br />
un cerchio che è andato sempre più stringendosi<br />
attorno alla bara, in un ultimo intenso<br />
abbraccio, quasi a sottolinerare che<br />
Padre Visca fosse solo loro.<br />
Quei bambini hanno attraversato nella<br />
loro ancora breve vita momenti dolorosi e<br />
il sacerdote, con la sua opera, alleviava le<br />
loro paure e li rendeva più sicuri in un futuro<br />
che può riservare ancora molte incertezze.<br />
La sua forza era in una profonda fede<br />
testimoniata dalle sue ultime ore quando,<br />
ancora più straziante era il momento del<br />
distacco dai suoi bambini e quando le sue<br />
ultime parole, confidate a Suor Anna, furono<br />
«Dio è con noi».<br />
Quando uscimmo dalla Chiesa la pioggia<br />
era cessata e in cielo splendeva un<br />
grande arcobaleno.<br />
La presenza di Padre Visca è insostituibile,<br />
ma la sua organizzazione continua per<br />
opera delle splendide persone che con amore<br />
e spirito di sacrificio vi operano.<br />
Il nostro <strong>Club</strong> deve trarre da questo doloroso<br />
momento l’impegno a fornire a quei<br />
bambini, a quei ragazzi, tutti ora molto tristi,<br />
a quelle meravigliose persone sulle quali<br />
grava ora una grande responsabilità, un<br />
segno di una profonda, forte e amorevole<br />
solidarietà.<br />
Si avvicina il Natale, e raramente potremo<br />
avere in futuro un occasione per dimostrare<br />
quando grande sia il <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> di<br />
<strong>Cagliari</strong>.<br />
■
64<br />
CHRISTIAN CADEDDU<br />
È nato a S. Gavino Monreale il 21<br />
maggio 1973. Maturità scientifica<br />
nel 1991; nel 1998 laurea in<br />
Me<strong>dic</strong>ina nell’Università di <strong>Cagliari</strong>,<br />
ove consegue la specializzazione<br />
in Cardiologia e poi il Dottorato<br />
in Scienze Cardiovascolari. Dal<br />
2003 al 2006 è dirigente me<strong>dic</strong>o<br />
di Cardiologia presso il Policlinico<br />
Universitario di Monserrato e dal<br />
2006 Ricercatore di Cardiologia<br />
presso l’Università di <strong>Cagliari</strong>. Insegna<br />
malattie dell’apparato Cardiovascolare<br />
nelle lauree specialistiche<br />
in Assistente Sanitario, Tecnici<br />
della prevenzione e in Scienze<br />
Infermieristiche e come professore<br />
aggregato nella Università di<br />
<strong>Cagliari</strong>. Docente di Ecocardiologia<br />
e di Dietoterapia Cardiovascolare<br />
rispettivamente nella Scuole<br />
di specializzazione in Cardiologia<br />
e Scienza dell’alimentazione. Autore<br />
e coautore di numerose pubblicazioni<br />
e relatore in diversi congressi<br />
nazionali ed internazionali.<br />
Exchange student (1989/90)<br />
presso il <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> di Tiburon-Belvedere,<br />
San Francisco (USA); socio<br />
del Rotaract <strong>Cagliari</strong> che ha presieduto<br />
nel 2000/01. Suo zio era<br />
il nostro caro socio, Franco Trois; altro<br />
zio, Giampaolo Trois è socio di<br />
<strong>Cagliari</strong> Nord e il fratello Raoul di<br />
Munich International.<br />
Lingue: Inglese fluente.<br />
Hobby: sci, calcio, nuoto, tennis,<br />
musica, viaggi e letture varie.<br />
È sposato con Laura Cassisa,<br />
cardiologa.<br />
<strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
Benvenuto ai nuovi soci<br />
LAURA JOTTINI<br />
Socia del <strong>Rotary</strong> di Quartu S.E.,<br />
per esigenze personali ha lasciato<br />
quel <strong>Club</strong>, ed è stata ammessa<br />
nel nostro. Ha un curriculum molto<br />
ricco di notizie sulle attività<br />
svolte nel campo della cultura e<br />
in questa ristrettissima nota si è<br />
costretti a citare solo le più importanti.<br />
Nata a Brescia il 29 agosto<br />
1934, risiede a <strong>Cagliari</strong> dal<br />
1947; nel 1958 si è laureata<br />
presso la nostra Università in Lingue<br />
e Letterature Straniere, con<br />
specializzazione in inglese. Ha<br />
sempre insegnato tale lingua in<br />
vari Istituti: dalla scuole di istruzione<br />
secondaria, all’Università<br />
e, in particolar modo, nella Facoltà<br />
di Scienze Politiche, dove,<br />
dopo essere stata Professore Incaricato,<br />
Associato e Straordinario<br />
è diventata Professore Ordinario<br />
dal 1993 al 2006. Ha partecipato<br />
a seminari, convegni, corsi<br />
di studio con comunicazioni e relazioni.<br />
Ha frequentato, avendo<br />
vinto prestigiose borse di studio,<br />
a corsi di perfezionamento in<br />
Gran Bretagna e negli Stati Uniti;<br />
ha attivato, sulla base del programma<br />
ERASMUS, scambi culturali<br />
con quattro Università britanniche.<br />
Ha svolto ricerca scientifica<br />
prevalentemente nel campo della<br />
linguistica inglese e della metodologia<br />
dell’insegnamento della lingua<br />
rivolta soddisfare non solo interessi<br />
di carattere teorico ma a<br />
tradursi nella sperimentazione,<br />
considerando l’attività didattica e<br />
quella scientifica strettamente legate<br />
e interdipendenti.<br />
RICCARDO LASIC<br />
Nato a <strong>Cagliari</strong> il 15 luglio 1964.<br />
Laureato con lode presso la Facoltà<br />
di Economia e Commercio<br />
dell’Università di <strong>Cagliari</strong>. Socio<br />
di maggioranza ed Amministratore<br />
della Sardavetri Sas, azienda<br />
operante dal 1959 nel settore<br />
della seconda lavorazione del vetro<br />
piano per l’edilizia e l’arredamento.<br />
L’azienda opera prevalentemente<br />
a livello regionale<br />
con clienti anche esteri e fornitori<br />
in ambito nazionale, comunitario<br />
ed extra CEE. Ha conoscenza<br />
buona della lingua inglese e ridotta<br />
del francese. Socio onorario<br />
del Rotaract di <strong>Cagliari</strong>, da lui<br />
presieduto nel 1985/86; nel<br />
1987/88 ha ricoperto l’incarico<br />
di Tesoriere del Distretto Rotaract.<br />
Ha partecipato a due corsi<br />
Ryla e ad uno scambio giovani in<br />
Inghilterra. Appassionato di architettura,<br />
arti applicate e design,<br />
in particolare dei periodi Liberty<br />
e Decò, ha maturato per lavoro<br />
e per passione, una certa dimestichezza<br />
nell’ambito dell’edilizia.<br />
Amante dei viaggi è stato<br />
più volte negli Stati Uniti ed in<br />
Canada ed ha una buona conoscenza<br />
dell’Europa Occidentale.<br />
È sposato con Paola Pin, laureata<br />
in Chimica, Funzionario dell’EnaS,<br />
hanno due figlie di 8 e 5<br />
anni. I suoi genitori, Mario e Paola,<br />
nostri carissimi amici, saranno<br />
ben lieti di avere nel <strong>Club</strong> un figlio<br />
che segua il felice cammino<br />
del padre.<br />
LUCIA PAGELLA<br />
Nata a Firenze il 31 maggio<br />
1936. A <strong>Cagliari</strong> dal 1950 (ove il<br />
padre, Capo Compartimento dell’ANAS,<br />
era stato trasferito). Vi<br />
consegue la maturità classica e si<br />
laurea in Giurisprudenza con 110<br />
e lode discutendo una tesi che le<br />
fa vincere una borsa di studio della<br />
Cattedra di Diritto penale. Di<br />
tale disciplina è prima Assistente<br />
volontario e poi entra nella terna<br />
degli idonei del concorso per Assistente<br />
ordinario. Nel 1960 sposa<br />
Saverio Mariani, apprezzato avvocato<br />
civilista, purtroppo scomparso<br />
tempo fa.<br />
Nel 1961 supera l’esame di<br />
Procuratore legale ed inizia la libera<br />
professione.<br />
Nel 1962 è nominata Assistente<br />
incaricato e collabora con la<br />
<strong>rivista</strong> “Rassegna Giuri<strong>dic</strong>a Sarda”.<br />
Nel 1968 vince un concorso<br />
nazionale per procuratore legale<br />
dell’INAIL e svolge a <strong>Cagliari</strong> l’attività<br />
professionale per l’Istituto<br />
occupandosi prevalentemente di<br />
responsabilità civile presentando<br />
diverse relazioni sulla materia in<br />
vari Congressi. Dal 1992, vinto il<br />
relativo concorso, è Coordinatore<br />
Regionale dell’Avvocatura dell’I-<br />
NAIL. Nel 1996 lascia l’Istituto<br />
per de<strong>dic</strong>arsi alla libera professione,verso<br />
la quale orienta il figlio<br />
Alessandro laureato in Giurisprudenza.<br />
Ha una figlia, Monica, laureata<br />
in Scienza dell’Educazione<br />
che lavora nel sociale.<br />
ENZO PINNA<br />
È nato a <strong>Cagliari</strong>, l’11 giugno<br />
1971, ed esercita, con il padre<br />
Eligio, rotariano di <strong>Cagliari</strong> Sud, la<br />
professione di avvocato, occupandosi<br />
di controversie stragiudiziali e<br />
giudiziali in materia di diritto del<br />
lavoro (pubblico e privato), della<br />
previdenza sociale e sindacale.<br />
Svolge l’attività di consulenza<br />
principalmente nei seguenti settori:<br />
organizzazione del personale;<br />
relazioni sindacali; riconversione,<br />
riorganizzazione e ristrutturazione<br />
aziendale; gestione delle imprese<br />
in stato “crisi”. Dall’inizio<br />
del 2010, ricopre, per conto del<br />
Regione la carica di Presidente del<br />
Comitato per la Rappresentanza<br />
Negoziale della Regione Sarda<br />
(Co.Ra.N.). È uno dei soci fondatori<br />
(ed, attualmente, consigliere<br />
e tesoriere) dell’“A.SA.GI.” (Associazione<br />
Sarda Giuslavoristi).<br />
Nel tempo libero si de<strong>dic</strong>a allo<br />
sport (tennis, mountain bike –<br />
mbt, sci), a viaggi e letture (prevalentemente<br />
sulla politica del lavoro<br />
in ambito europeo e sulla<br />
storia del nazismo durante la seconda<br />
guerra mondiale)<br />
È sposato con Barbara Monni,<br />
anch’essa avvocato. Sono genitori<br />
di una bambina, Beatrice, di cinque<br />
anni.
EFFETTIVO<br />
Presidente coordinatore: Michele PINTUS<br />
A. <strong>07</strong>0 403277 – U. <strong>07</strong>0 403277 – F. <strong>07</strong>0 402131<br />
– C. 335 1255480 – E-mail: michelepintus@gmail.com<br />
Presidente coordinatore: Carlo CARCASSI<br />
A. <strong>07</strong>0 3<strong>07</strong>897 – U. <strong>07</strong>0 6093172 – F. <strong>07</strong>0 6092936<br />
C. 368 3<strong>07</strong>6564 – E-mail: carcassi@unica.it<br />
• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SOCIALI –<br />
“COMBATTIAMO LE DROGHE”<br />
Presidente: Maria Pia LAI GUAITA<br />
A. <strong>07</strong>0 303739 – U. <strong>07</strong>0 6757280 – C. 333 4730483<br />
E-mail: valguaita@tiscali.it<br />
Componenti: Francesco Birocchi, Paola Dessì, Giuseppe Fois,<br />
Antonio Lenza, Cecilia Onnis, Giampaolo Piras<br />
• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SANITARI<br />
“VELA SOLIDALE”<br />
Presidente: Giuseppe MASNATA<br />
A. <strong>07</strong>0 670902 – U. <strong>07</strong>0 539424 – F. <strong>07</strong>0 70539570<br />
C. 348 3359200<br />
E-mail: giuseppemasnata@gmail.com<br />
Componenti: Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Stefano Liguori,<br />
Marcello Marchi, Paolo Ritossa<br />
• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SOCIALI<br />
“OASI DI SAN VINCENZO”<br />
Presidente: Gaetano GIUA MARASSI<br />
A. <strong>07</strong>0 303897 – U. <strong>07</strong>0 487987 – F. <strong>07</strong>0 453858<br />
C. 333 2227752 – E-mail: gaetanogiua@alice.it<br />
Componenti: Paolo Ciani, Angelo Deplano,<br />
Maria Pia Lai Guaita, Marcello Marchi, Mauro Rosella<br />
• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SOCIALI<br />
“IL DONO DEL SANGUE”<br />
Presidente: Michele BAJOREK<br />
A. <strong>07</strong>0 805308 – U. <strong>07</strong>0 543102 – C. 338 6110189<br />
E-mail: michelebajorek@libero.it<br />
Componenti: Efisio Bayre, Vittorio Giua Marassi,<br />
Giorgio La Nasa<br />
• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SOCIALI<br />
“PER UNA NUOVA VITA”<br />
Presidente: Stefano LIGUORI<br />
A. <strong>07</strong>0 291494– U. <strong>07</strong>0 71191 – F. <strong>07</strong>0 71773<br />
C. 335 6285574 – E-mail: stefano.liguori@cosmin.it<br />
Componenti: Berto Balduzzi, Giuseppe Casciu, Mario Figus,<br />
Carlo Andrea Lecca, Paolo Piccaluga<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> 65<br />
COMMISSIONI ANNO 2010-2011<br />
• AMMISSIONI<br />
Presidente: Ettore ATZORI<br />
A. <strong>07</strong>0 663601 – U. <strong>07</strong>0 495019 – F. <strong>07</strong>0 495019<br />
C. 328 6553019 – E-mail: ettoreatzori@libero.it<br />
Componenti: Ezio Castagna, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi,<br />
Guido Maxia, Roberto Nati<br />
• CLASSIFICHE<br />
E SVILUPPO DELL’EFFETTIVO<br />
Presidente: Paolo RITOSSA<br />
A. <strong>07</strong>0 490866 – U. <strong>07</strong>0 400176 – F. <strong>07</strong>0 400176<br />
C. 335 5470545 – E-mail: studioritossa@tiscali.it<br />
Componenti: Alberto CoccoOrtu, Massimo Frongia,<br />
Cecilia Onnis, Michele Rossetti<br />
• INFORMAZIONE E FORMAZIONE<br />
ROTARIANA<br />
Presidente: Angelo CHERCHI<br />
A. <strong>07</strong>0 280329 – U. <strong>07</strong>0 666142 – C. 349 5643436<br />
E-mail: cherchi.angelo@alice.it<br />
Componenti: Lucio Artizzu, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi,<br />
Marcello Marchi, Paolo Piccaluga<br />
PROGETTI<br />
DI SERVIZIO<br />
• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SOCIALI<br />
“NON BUTTIAMO VIA IL CIBO”<br />
Presidente: Marco RODRIGUEZ<br />
A. <strong>07</strong>0 291912 – U. <strong>07</strong>0 22109 – F. <strong>07</strong>0 22334<br />
C. 348 6026851 – E-mail: susa.surgelati@tiscali.it<br />
Componenti: Guido Chessa Miglior, Vittorio Giua Marassi,<br />
Paola Giuntelli, Guido Maxia, Giampaolo Piras<br />
• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SANITARI<br />
“PREVENZIONE MALFORMAZIONI”<br />
Presidente: Giuseppe MASNATA<br />
A. <strong>07</strong>0 670902 – U. <strong>07</strong>0 539424 – F. <strong>07</strong>0 70539570<br />
C. 348 3359200 – E-mail: giuseppemasnata@gmail.com<br />
Componenti: Efisio Bayre, Ulisse Figus, Giorgio La Nasa,<br />
Carlo Andrea Lecca, Stefano Oddini Carboni<br />
• ROTARY PER LA CITTÀ<br />
VALORIZZAZIONE PATRIMONIO ARTISTICO<br />
“PORTONE DI SAN LUCIFERO” – “SANTA CROCE”<br />
Presidente: Giuseppe CASCIU<br />
A. <strong>07</strong>0 480371 – U. <strong>07</strong>0 303714 – F. <strong>07</strong>0 344952<br />
C. 348 3016784 – E-mail: beppecasciu@libero.it<br />
Componenti: Giovanni Maria Campus, Ugo Carcassi, Marinella<br />
Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Fozzi, Vittorio Pilloni<br />
• ROTARY PER LA CITTÀ<br />
“LE PIAZZE TRA PASSATO E FUTURO”<br />
Presidente: Michele PINTUS<br />
A. <strong>07</strong>0 403277 – U. <strong>07</strong>0 403277 – F. <strong>07</strong>0 402131 – C. 345<br />
1255480<br />
E-mail: michelepintus@gmail.com<br />
Componenti: Giovanni Maria Campus, Maria Pia Lai Guaita,<br />
Franco Passamonti, Mauro Rosella, Angelo Strinna<br />
• ROTARY PER LA CITTÀ<br />
“PROTEZIONE DELL’AMBIENTE – ECOPARCO”<br />
Presidente: Mario FIGUS<br />
A. <strong>07</strong>0 488251 – U. <strong>07</strong>0 6848996 – F. <strong>07</strong>0 680481<br />
C. 346 7102308 – E-mail: mario.figus@tin.it<br />
Componenti: Maurizio Boaretto, Giovanni Maria Campus,<br />
Mauro Manunza, Paolo Piccaluga, Antonio Scrugli<br />
• AZIONE INTERNAZIONALE<br />
“ATTREZZATURE SANITARIE”<br />
Presidente: Giuseppe MASNATA<br />
A. <strong>07</strong>0 670902 – U. <strong>07</strong>0 539424 – F. <strong>07</strong>0 70539570<br />
C. 348 3359200 – E-mail: giuseppemasnata@gmail.com<br />
Componenti: Michele Bajorek, Giovanni Casciu, Salvatore<br />
Ferro, Mario Graziano Figus, Salvatore Lostia di Santa Sofia<br />
• AZIONE INTERNAZIONALE – “RISORSE IDRICHE”<br />
Presidente: Giulia VACCA<br />
A. <strong>07</strong>0 42995 – U. <strong>07</strong>0 6069<strong>07</strong>8 – C. 335 220245<br />
E-mail: giuvacca65@gmail.com<br />
Componenti: Angelo Aru, Giovanni Barrocu, Paolo Fadda,<br />
Eugenio Lazzari, Giorgio Sanna<br />
• AZIONE INTERNAZIONALE<br />
“COMITATO INTERPAESE”<br />
Presidente: Ugo CARCASSI<br />
A. <strong>07</strong>0 655150 – U. <strong>07</strong>0 9660090 – F. <strong>07</strong>0 9660096<br />
C. 336 691113 – E-mail: ugocarcassi@libero.it<br />
Componenti: Giovanni Barrocu, Alessio Grazietti,<br />
Giorgio La Nasa, Giovanni Sanjust<br />
GIOVANI<br />
GENERAZIONI<br />
Presidente coordinatore: Maria Luigia MURONI<br />
A. <strong>07</strong>0 490848 – C. 347 859<strong>07</strong>88<br />
E-mail: marialuigiamuroni@virgilio.it<br />
• PARTNER NEL SERVIRE – ROTARACT<br />
Presidente: Paola DESSÌ<br />
A. <strong>07</strong>0 531216 – U. <strong>07</strong>0 6006405 – C. 347 4113008<br />
E-mail: dipaolina@tiscali.it<br />
Componenti: Marcello Caletti, Roberto Nati, Antonio Scrugli<br />
• RYLA<br />
Presidente: Stefano LIGUORI<br />
A. <strong>07</strong>0 291494 – U. <strong>07</strong>0 71191 – F. <strong>07</strong>0 71773 – C. 335 6285574<br />
– E-mail: stefano.liguori@cosmin.it<br />
Componenti: Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto,<br />
Paolo Piccaluga<br />
• SCAMBIO GIOVANI / ASSOCIAZIONE<br />
Presidente: Franco STAFFA<br />
A. <strong>07</strong>0 291494 – U. <strong>07</strong>0 71191 – F. <strong>07</strong>0 71773 – C. 335 6285574<br />
– E-mail: stefano.liguori@cosmin.it<br />
Componenti: Ettore Atzori, Salvatore Ferro, Michele Rossetti<br />
Amministrazione<br />
del CLUB<br />
Presidente coordinatore: Paolo PICCALUGA<br />
A. <strong>07</strong>0 486662 – F. <strong>07</strong>0 486662 – C. 335 6210120<br />
E-mail: paolopiccaluga@alice.it<br />
• ASSIDUITÀ<br />
Presidente: Massimo FRONGIA<br />
A. <strong>07</strong>0 345029 – U. <strong>07</strong>0 305456 - 3<strong>07</strong>732 – F. <strong>07</strong>0 303006<br />
C. 333 5778889 – E-mail: avv.massimofrongia@tiscali.it<br />
Componenti: Lino Cudoni, Mario Graziano Figus, Mauro Manunza,<br />
Giampaolo Piras, Margherita Mugoni<br />
• PROGRAMMI<br />
Presidente: Caterina LILLIU<br />
A. <strong>07</strong>0 42285 – U. <strong>07</strong>0 6062496 – C. 328 7762757<br />
E-mail: ga.lilliu@tiscali.it - calilliu@regionesardegna.it<br />
Componenti: Ercole Bartoli, Rafaele Corona, Pasquale Mistretta,<br />
Paola Piras, Michele Rossetti<br />
• RIVISTE E NOTIZIARIO DEL CLUB<br />
Presidente: Lucio ARTIZZU<br />
A. <strong>07</strong>0 273485 – F. <strong>07</strong>0 255458 – C. 339 6197991<br />
E-mail: lucioartizzu@tiscali.it<br />
Componenti: Salvatore Fozzi, Mauro Manunza<br />
Marcello Marchi, Giovanni Sanjust<br />
• SITO WEB<br />
Presidente: Michele ROSSETTI<br />
A. <strong>07</strong>0 304038 – U. <strong>07</strong>0 400240 – F. <strong>07</strong>0 45262<strong>07</strong><br />
C. 335 7276641 – E-mail: rossetti@sardi.it<br />
• RAPPORTI CON LA STAMPA<br />
Presidente: Mauro MANUNZA<br />
A. <strong>07</strong>0 780056 – C. 348 5206167<br />
E-mail: manunza@unionesarda.it<br />
Componenti: Francesco Birocchi, Giovanni Sanjust<br />
FONDAZIONE<br />
ROTARY E<br />
PUBBLICHE RELAZIONI<br />
Presidente coordinatore: Salvatore FOZZI<br />
A. <strong>07</strong>0 272471 – U. <strong>07</strong>0 2110346 – F. <strong>07</strong>0 2111165<br />
C. 335 1230120 – E-mail: salvatore.fozzi@tiscali.it<br />
• RACCOLTA FONDI E POLIOPLUS<br />
Presidente: Stefano ODDINI CARBONI<br />
A. <strong>07</strong>0 654420 – U. <strong>07</strong>0 654420 – F. <strong>07</strong>0 654420<br />
C. 336 8136967 – E-mail: oddini@mclink.it<br />
Componenti: Francesco Argiolas, Paola Dessì, Paola Giuntelli,<br />
Marcello Marchi, Gigi Picciau<br />
• GSE / ALUMNI<br />
Presidente: Franco STAFFA<br />
A. <strong>07</strong>0 532102 – U. <strong>07</strong>0 402835 – F. <strong>07</strong>0 402966<br />
C. 328 7299397 – E-mail: italiainghilterra@tiscali.it<br />
Componenti: Lino Cudoni, Andrea Lixi, Guido Maxia,<br />
Vittorio Pilloni<br />
• PUBBLICHE RELAZIONI<br />
Presidente: Paola DESSÌ<br />
A. <strong>07</strong>0 531216 – U. <strong>07</strong>0 6006405 – C. 347 4113008<br />
E-mail: dipaolina@tiscali.it<br />
Componenti: Pasquale Mistretta, Paola Piras, Mauro Rosella
66 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
Le riunioni del <strong>Club</strong><br />
1 LUGLIO<br />
Presiede: Antonio Cabras<br />
Riunione: Assemblea del <strong>Club</strong>.<br />
Relatore: il Presidente illustra il programma<br />
dell’anno e la composizione delle commissioni.<br />
Sono presenti<br />
I soci: Lucio Artizzu, Efisio Bajre, Michele Bajorek,<br />
Giovanni Barroccu, Maurizio Boaretto, Flavio<br />
Carboni, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu,<br />
Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Guido Chessa<br />
Miglior, Paolo Ciani, Rafaele Corona, Lino Cudoni,<br />
Angelo Deplano, Salvatore Ferro, Giuseppe<br />
Fois, Massimo Frongia, Maria Pia Lai Guaita,<br />
Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Guido Maxia,<br />
Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni, Cecilia<br />
Onnis, Alessandro Palmieri, Michele Pintus,<br />
Marco Rodriguez, Mauro Rosella, Michele Rossetti,<br />
Antonio Scrugli, Alberto Villa santa.<br />
8 LUGLIO<br />
Presiede: Antonio Cabras<br />
Riunione: cena dell’affiatamento.<br />
Relatore: esibizione del Maestro Luigi Puddu e<br />
del collega Simone Onnis, i vini “raccontati”<br />
dalla signora Giuliana Dalla Longa.<br />
Sono presenti<br />
I soci: Ettore Atzori, Michele Bajorek, Berto<br />
Balduzzi, Giovanni Barroccu, Ercole Bartoli,<br />
Francesco Birocchi, Christian Cadeddu, Giovanni<br />
Maria Campus, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi,<br />
Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Guido Chessa<br />
Miglior, Paolo Ciani, Gustavo Cicconardi, Vincenzo<br />
Cincotta, Rafaele Corona, Lino Cudoni,<br />
Angelo Deplano, Paola Dessì, Paolo Fadda, Marinella<br />
Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Salvatore<br />
Fozzi, Giuliano Frau, Massimo Frongia,<br />
Paola Giuntelli, Alessio Grazietti, Maria Pia Lai<br />
Guaita, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Giuseppe<br />
Loddo, Guido Maxia, Maria Luigia Muroni, Roberto<br />
Nati, Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri,<br />
Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Gian Paolo Ritossa,<br />
Mauro Rosella, Michele Rossetti, Giulia<br />
Vacca Cau, Alberto Villa Santa.<br />
Sono presenti in sala le Signore: Maria<br />
Grazia Atzori, Mariuccia Balduzzi, Marina Birocchi,<br />
Elia Maria Cabras, Mirella Campus, Maria<br />
Vittoria Carcassi, Haydee Casciu, Giulietta Casciu,<br />
Maria Pia Ciani, Franca Cincotta, Maria Rosaria<br />
Corona, Germana Cudoni, Paola Deplano,<br />
Anna Maria Fadda, Pietrina Ferro, Franca Fozzi,<br />
Maria Teresa Frau, Anna Frongia, Rosanna Grazietti,<br />
Lia Lixi, Bruna Loddo, Maria Vittoria<br />
Maxia, Cinzia Nati, Patrizia Palmieri, Maria Teresa<br />
Piccaluga, Marina Pintus, Giuseppina Ritossa,<br />
Maria Grazia Rosella, Maura Rossetti.<br />
Consorti: Antonello Cau.<br />
Ospiti del <strong>Club</strong>: Luigi Puddu, Simone Onnis,<br />
Ilenia Cara, Clara Putzolu, Piero Canopoli, Giu-<br />
liana Dalla Longa con le figlie Greta e Arianna,<br />
il dr. Angelo Concas, il presidente del Rotaract<br />
Paola Carcassi e Riccardo Succu<br />
Ospiti dei soci: di Paolo Piccaluga la cognata Rita<br />
Masala, di Gustavo Cicconardi i genitori Antonio<br />
e Flora Valboa ed il figlio Andrea, di Gianni<br />
Campus l’ing. Ernesto Reali di Salvatore Ferro<br />
il figlio Enrico, di Alessandro Palmieri la figlia<br />
Valentina, di Antonio Cabras l’avv. Stefanino<br />
Casti e la signora avv. Elena D’Angelo, le figlie<br />
Alessandra con il marito Nicola Corvo e Cristiana<br />
con il marito Stefano Agus, di Christian<br />
Cadeddu il fratello Fabio.<br />
15 LUGLIO<br />
Presiede: Antonio Cabras<br />
Riunione: la via degli zar, da San Pietroburgo a<br />
Mosca.<br />
Relatore: Paolo Piccaluga.<br />
Sono presenti<br />
I soci: Lucio Artizzu, Giovanni Barroccu, Maurizio<br />
Boaretto, Marcello Caletti, Carlo Carcassi,<br />
Giuseppe Casciu, Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta,<br />
Rafaele Corona, Angelo Deplano, Mario<br />
Graziano Figus, Giuseppe Fois, Massimo Frongia,<br />
Gaetano Giua Marassi, Paola Giuntelli Pietrangeli,<br />
Maria Pia Lai Guaita, Caterina Lilliu,<br />
Margherita Mugoni, Alessandro Palmieri, Paolo<br />
Piccaluga, Michele Pintus, Giampaolo Piras,<br />
Marco Rodriguez, Mauro Rosella, Michele Rossetti,<br />
Alberto villa Santa.<br />
Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu,<br />
Elia Maria Cabras, Lina Fois, Luisanna<br />
Giua Marassi, Maria Teresa Piccaluga, Bibi Pilloni,<br />
Marina Pintus, Loredana Piras.<br />
Consorti: Michele Pietrangeli<br />
9 SETTEMBRE<br />
Presiede: Antonio Cabras<br />
Riunione: la V via del <strong>Rotary</strong>.<br />
Relatore: Pgd. Angelo Cherchi.<br />
Sono presenti<br />
I soci: Ettore Atzori, Ercole Bartoli, Francesco<br />
Birocchi, Carlo Carcassi, Angelo Cherchi, Paolo<br />
Ciani, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Piergiorgio<br />
Corrias, Silvano Costa, Lino Cudoni, Angelo<br />
Deplano, Paola Dessì, Marinella Ferrai<br />
Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore<br />
Fozzi, Giuliano Frau, Massimo Frongia,<br />
Giorgio La Nasa, Maria Pia Lai Guaita, Antonio<br />
Lenza, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello<br />
Marchi, Roberto Nati, Alessandro Palmieri,<br />
Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Gian Paolo<br />
Ritossa, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di<br />
Teulada, Giorgio Sanna, Antonio Scrugli.<br />
Sono presenti in sala le Signore: Maria<br />
Grazia Atzori, Elia Maria Cabras, Maria Corrias,<br />
Cinzia nati, Marina Pintus.<br />
Ospiti del <strong>Club</strong>: Paola Carcassi presidente Rotaract<br />
con Lucia Ambrosio, Nicola Cossu, Andrea<br />
Fanni, Carmen Piras, Antonello Fiori, Mar-<br />
co Floris, Giorgio Aime, Carola Neri, Riccardo<br />
Lasic, Paola Pin.<br />
Ospiti dei soci: di Ettore Atzori la figlia Benedetta,<br />
di Silvano Costa Gino Caproni.<br />
16 SETTEMBRE<br />
Presiede: Antonio Cabras<br />
Riunione: la Brigata Sassari.<br />
Relatore: il colonnello Sossio Andreottola Comandante<br />
del 151° RGT. Fanteria Sassari.<br />
Sono presenti<br />
I soci: Lucio Artizzu, Efisio Bajre, Michele Bajorek,<br />
Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Flavio<br />
Carboni, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Angelo<br />
Cherchi, Guido Chessa Miglior, Alberto<br />
Cocco Ortu, Rafaele Corona, Lino Cudoni, Angelo<br />
Deplano, Paola Dessì, Salvatore Ferro, Mario<br />
Graziano Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi,<br />
Maria Pia Lai Guaita, Luigi Lepori, Caterina Lilliu,<br />
Andrea Lixi, Giuseppe Loddo, Mauro Manunza,<br />
Marcello Marchi, Giuseppe Masnata,<br />
Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Stefano Oddini<br />
Carboni, Giovanni Olla, Cecilia Onnis, Alessandro<br />
Palmieri, Paolo Piccaluga, Michele Pintus,<br />
Giampaolo Piras, Gian Paolo Ritossa, Michele<br />
Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada, Antonio<br />
Scrugli, Alberto Villa Santa.<br />
Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu,<br />
Giulia Bajre, Elia Maria Cabras, Maria<br />
Rosaria Corona, Germana Cudoni, Maria Grazia<br />
Figus, Lina Fois, Ginetta Lepori, Lia Lixi, Tiziana<br />
Masnata, Patrizia Palmieri, Marina Pintus.<br />
Ospiti del <strong>Club</strong>: l’Ammiraglio Gerald Talarico<br />
Comandante Marisardegna, il Colonnello Sossio<br />
Andreottola Comandante del 151° RGT. Fanteria<br />
Sassari, il Ten. Col. Sandro Porqueddu, il<br />
ten. Col. Francesco bruno, il magg. Mario Piras,<br />
il Cap. Magg. Melis, il sig. Sergio Simoncelli con<br />
la moglie Luciana e la signora Anna Locci.<br />
Ospiti dei soci: di Paola Dessì la dr.ssa Annalisa<br />
Aru, di Giuseppe Masnata la mamma cecilia,<br />
di Luigi Lepori il dr. Emanuele Corona di Roberto<br />
Nati il dr. Riccardo Lasic di Michele Pintus<br />
il sig. Renato Vincis.<br />
30 SETTEMBRE<br />
Presiede: Antonio Cabras<br />
Riunione: l’aristocrazia cagliaritana.<br />
Relatore: dr.ssa Marina Valdes.<br />
Sono presenti<br />
I soci: Leo Ambrosio, Lucio Artizzu, Angelo Aru,<br />
Ettore Atzori, Giovanni Barroccu, Christian Cadeddu,<br />
Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni<br />
Casciu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Vincenzo<br />
Cincotta, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias,<br />
Lino Cudoni, Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco<br />
Ortu, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi, Maria<br />
Pia Lai Guaita, Antonio Lenza, Caterina Lilliu,<br />
Mauro Manunza, Marcello Marchi, Margherita<br />
Mugoni, Maria Luigia Muroni, Stefano Oddini
Carboni, Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri,<br />
Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Marco Rodriguez,<br />
Mauro Rosella, Michele Rossetti, Giovanni<br />
Sanjust di Teulada, Alberto Villa Santa.<br />
Sono presenti in sala le Signore: Maria<br />
Grazia Ambrosio, Maria Artizzu, Elia Maria Cabras,<br />
Haydee Casciu, Franca Cincotta, Maria<br />
Rosaria Corona, Maria Corrias, Maria Rosaria<br />
Lenza, Giovanna Passamonti, Maria Teresa Piccaluga,<br />
Marina Pintus, Maria Grazia Rosella.<br />
Ospiti del <strong>Club</strong>: il prof. Sergiev direttore dell’istituto<br />
Martsinovsky di Parassitologia me<strong>dic</strong>a<br />
e tropicale di Mosca, il dr. Sallare research fellow<br />
dell’Istituto dell’Università di Manchester il<br />
sig. Gabriele Addis e il dr. Riccardo Lasic.<br />
Ospiti dei soci: di Stefano Oddini Carboni la<br />
signora Maria Vittoria Amat di San Filippo.<br />
7 OTTOBRE<br />
Presiede: Antonio Cabras<br />
Riunione: isola mito, ai geologi l’ardua sentenza.<br />
Relatore: dr. Sergio Frau<br />
Sono presenti<br />
I soci: Leo Ambrosio, Lucio Artizzu, Angelo<br />
Aru, Ettore Atzori, Michele Bajorek, Maurizio<br />
Boaretto, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni<br />
Casciu, Giuseppe Casciu, Guido Chessa Miglior,<br />
Paolo Ciani, Rafaele Corona, Silvano Costa,<br />
Angelo Deplano, Paola Dessì, Salvatore<br />
Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano<br />
Frau, Massimo Frongia, Alessio Grazietti, Maria<br />
Pia Lai Guaita, Andrea Lixi, Mauro Manunza,<br />
Marcello Marchi, Margherita Mugoni, Maria<br />
Luigia Muroni, Alessandro Palmieri, Franco<br />
Passamonti, Michele Pintus, Giampaolo Piras,<br />
Gian Paolo Ritossa, Mauro Rosella, Michele<br />
Rossetti, Pier Francesco Staffa, Giulia Vacca<br />
Cau, Alberto Villa Santa.<br />
Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu,<br />
Elia Maria Cabras, Lia Lixi, Giovanna<br />
Passamonti, Marina Pintus, Maria Grazia Rosella.<br />
Ospiti del <strong>Club</strong>: il Past Governor Luciano Di<br />
Martino con la signora Gemma, il sig. Giovanni<br />
Manca, il dr. Sergio Frau e il dr. Riccardo Lasic.<br />
Ospiti dei soci: di Ettore Atzori l’avv. Enzo Pinna,<br />
di Mauro Rosella l’ing. Gabriele Peretti e la<br />
signora Alessandra Pelegatti, di Silvano Costa il<br />
sig. Gino Caproni, di Gian Paolo Ritossa il prof.<br />
Massimo Fantola ed il rag. Nicola Porcu, di<br />
Margherita Mugoni l’avv. Lerri Pagella.<br />
14 OTTOBRE<br />
Presiede: Antonio Cabras<br />
Riunione Sardi e Piemontesi due classi dirigenti<br />
a confronto.<br />
Relatore: Stefano Pira<br />
Sono presenti<br />
I soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori,<br />
Efisio Bajre, Ercole Bartoli, Christian Cadeddu,<br />
<strong>dic</strong>embre 2010 — <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong><br />
Marcello Caletti, Giovanni Maria Campus, Ugo<br />
Carcassi, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Paolo<br />
Ciani, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias,<br />
Silvano Costa, Angelo Deplano, Mario Figus,<br />
Ulisse Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi,<br />
Gaetano Giua Marassi, Paola Giuntelli, Maria<br />
Pia Lai Guaita, Caterina Lilliu, Giuseppe Loddo,<br />
Mario Manunza, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta,<br />
Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni,<br />
Giovanni Olla, Cecilia Onnis, Alessandro<br />
Palmieri, Paolo Piccaluga, Michele Pintus,<br />
Giampaolo Piras, Gian Paolo Ritossa, Mauro<br />
Rosella, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di<br />
Teulada, Angelo Strinna, Alberto Villa Santa.<br />
Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu,<br />
Giulia Bajre, Elia Maria Cabras, Maria<br />
Gabriella Caletti, Mirella Campus, Giulietta Casciu,<br />
Maria Corrias, Lina Fois, Bruna Loddo, Gabriella<br />
Olla, Maria Teresa Piccaluga, Marina<br />
Pintus, Maria Grazia Rosella, Paola Strinna,<br />
Ospiti del <strong>Club</strong>: l’avv. Enzo Pinna e il dr. Riccardo<br />
Lasic.<br />
21 OTTOBRE<br />
Presiede: Antonio Cabras<br />
Riunione visita del Governatore<br />
Sono presenti<br />
I soci: Leo Ambrosio, Lucio Artizzu, Ettore Atzori,<br />
Efisio Bajre, Michele Bajorek, Berto Balduzzi,<br />
Giovanni Barroccu, Ercole Bartoli, Flavio<br />
Carboni, Mario Carta, Giovanni Casciu, Giuseppe<br />
Casciu, Ezio Castagna, Angelo Cerchi, Paolo<br />
Ciani, Vincenzo Cincotta, Rafaele Corona, Silvano<br />
Costa, Lino Cudoni, Marinella Ferrai Cocco<br />
Ortu, Enzo Ferrarsi, Salvatore Ferro, Mario Figus,<br />
Mario Graziano Figus, Giuseppe Fois, Salvatore<br />
Fozzi, Giuliano Frau, Gaetano Giua Marassi,<br />
Maria Pia Lai Guaita, Antonio Lenza, Caterina<br />
Lilliu, Andrea Lixi, Giuseppe Loddo, Salvatore<br />
Lostia di S. Sofia, Mauro Manunza, Marcello<br />
Marchi, Giuseppe Masnata, Pasquale Mistretta,<br />
Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni,<br />
Roberto Nati, Stefano Oddini Carboni,<br />
Giovanni Olla, Cecilia Onnis Damele, Alessandro<br />
Palmieri, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele<br />
Pintus, Gian Paolo Ritossa, Marco Rodriguez,<br />
Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada,<br />
Giulia Vacca Cau, Alberto Villa Santa.<br />
Ospiti del <strong>Club</strong>: il Governatore Roberto Scabelluri,<br />
il Segretario Distrettuale Luigi Apuzzo,<br />
l’Assistente del Governatore Rita Dedola, il presidente<br />
del Rotaract Paola Carcassi, Lucia Ambrosio,<br />
Francesca Fiorilla, Giorgia Fiorilla, l’avv.<br />
Lerri Pagella e il dr. Piergiorgio Poddighe.<br />
Sono presenti in sala le Signore: Maria<br />
Grazia Ambrosio, Maria Artizzu, Giulia Bajre,<br />
Mariuccia Balduzzi, Elia Maria Cabras, Nina<br />
Carta, Haydee Casciu, Maria Pia Ciani, Franca<br />
Cincotta, Maria Rosaria Corona, Maria Gabriella<br />
Ferrarsi, Lina Fois, Franca Fozzi, Maria Teresa<br />
Frau, Luisanna Giua Marassi, Maria Rosaria<br />
67<br />
Lenza, Bruna Loddo, Maria Lostia di S. Sofia,<br />
Tiziana Masnata, Mariella Mistretta, Cinzia Nati,<br />
Patrizia Palmieri, Maria Teresa Piccaluga,<br />
Barbara Pinna, Marina Pintus, Giuseppina Ritossa,<br />
Diana Rodriguez, Elisabetta Sanjust di<br />
Teulada,<br />
ed i consorti: Giacomo Damele<br />
Ospiti dei soci: di Paolo Ciani il dr. Paolo Soru<br />
e la signora Maria Luisa Garbato, di Giuseppe<br />
Masnata la mamma Cecilia, di Roberto Nati<br />
il dr. Riccardo Lasic e la signora Paola Pin, di<br />
Antonio Cabras l’avv. Stefanino Casti, l’avv.<br />
Elena d’Angelo la figlia Cristiana con il marito<br />
geom. Stefano Agus.<br />
28 OTTOBRE<br />
Presiede: Antonio Cabras<br />
Riunione Sardegna e malaria, passato e futuro<br />
Relatore Ugo Carcassi<br />
Sono presenti<br />
I soci: Lucio Artizzu, Efisio Bajre, Giovanni<br />
Barroccu, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Angelo<br />
Cerchi, Paolo Ciani, Rafaele Corona, Silvano<br />
Costa, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore<br />
Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano<br />
Frau, Maria Pia Lai Guaita, Giorgio La Nasa,<br />
Eugenio Lazzari, Caterina Lilliu, Mauro Manunza,<br />
Marcello Marchi, Margherita Mugoni, Maria<br />
Luigia Muroni, Cecilia Onnis Damele, Alessandro<br />
Palmieri, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele<br />
Pintus, Giampaolo Piras, Mauro Rosella,<br />
Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada,<br />
Alberto Villa Santa.<br />
Ospiti del <strong>Club</strong>: l’avv. Lerri Pagella.<br />
Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu,<br />
Elia Maria Cabras, Lina Fois, Marina Pintus,<br />
Elena Lazzari, Maria Grazia Rosella.<br />
ed i consorti: Giacomo Damele<br />
Ospiti dei soci: di Ugo Carcassi la signora Andreina<br />
Caddeo ed il dr. Carlo Figari, di Silvano<br />
Costa Gino Caproni, di Eugenio Lazzari la signora<br />
Ina Tasca.<br />
11 NOVEMBRE<br />
Presiede: Antonio Cabras.<br />
Assemblea del <strong>Club</strong> per la nomina a candidato<br />
Governatore del socio P.P. Salvatore Fozzi.<br />
Argomento della serata: l’invidia.<br />
Relatore: Prof. Sergio Lodde<br />
Soci presenti<br />
i soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori,<br />
Michele Bajorek, Giovanni Barroccu, Carlo Carcassi,<br />
Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Giuseppe<br />
Casciu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Vincenzo<br />
Cincotta, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona,<br />
Lino Cudoni, Angelo Deplano, Paola Dessì, Marinella<br />
Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario<br />
Graziano Figus, Ulisse Figus, Giuseppe Fois, Salvatore<br />
Fozzi, Giuliano Frau, Massimo Frongia,<br />
Gaetano Giua Marassi, Giorgio La Nasa, Maria<br />
Pia Lai Guaita, Antonio Lenza, Caterina Lilliu,
68 <strong>Rotary</strong> <strong>Club</strong> <strong>Cagliari</strong> — <strong>dic</strong>embre 2010<br />
Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe<br />
Masnata, Guido Maxia, Pasquale Mistretta,<br />
Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto<br />
Nati, Stefano Oddini Carboni, Giovanni<br />
Olla, Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri, Larri<br />
Pagella, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Giampaolo<br />
Piras, Paola Piras, Gian Paolo Ritossa, Marco<br />
Rodriguez, Mauro Rosella, Michele Rossetti,<br />
Giovanni Sanjust di Teulada, Antonio Scrugli,<br />
Pier Francesco Staffa, Alberto Villasanta.<br />
Sono presenti le signore: Maria Artizzu,<br />
Elia Maria Cabras, Franca Cincotta, Maria Rosaria<br />
Corona, Marinella Corrias, Maria Grazia Figus,<br />
Elisabetta La Nasa, Maria Rosaria Lenza,<br />
Maria Immacolata Marchegiano, Maria Teresa<br />
Piccaluga, Maria Grazia Rosella<br />
Ospiti del <strong>Club</strong>: il relatore prof. Sergio Lodde.<br />
Ospiti dei soci: di Paolo Piccaluga la signora<br />
Rita Masala.<br />
18 NOVEMBRE<br />
Presiede: Maria Luigia Muroni.<br />
Argomento della serata: <strong>Rotary</strong> Foundation,<br />
GSE.<br />
Relatore: Salvatore Fozzi, Giovanni Barroccu,<br />
Orsola Altea e Dario Ferraro<br />
Sono presenti<br />
i soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Giovanni<br />
Barroccu, Maurizio Boaretto, Christian Cadeddu,<br />
Ugo Carcassi, Angelo Cherchi, Rafaele Corona,<br />
Lino Cudoni, Angelo Deplano, Paola Dessì,<br />
Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro,<br />
Mario Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi,<br />
Giuliano Frau, Maria Pia Lai Guaita, Caterina<br />
Lilliu, Andrea Lixi, Marcello Marchi, Margherita<br />
Mugoni, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis,<br />
Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga,<br />
Enzo Pinna, Michele Pintus, Michele<br />
Rossetti.<br />
Sono presenti le signore: Maria Artizzu, Lia<br />
Cimino, Maria Rosaria Corona, Marina Pintus.<br />
Ospiti del <strong>Club</strong>: Orsola Altea, Dario Ferraro e<br />
Silvia Scanu.<br />
25 NOVEMBRE<br />
Presiede: Antonio Cabras.<br />
Argomento della serata: La scimmia, il drago,<br />
la farfalla. Riflessioni sulla Cina.<br />
Relatore: Prof.ssa Annamria Baldussi<br />
Sono presenti<br />
i soci: Lucio Artizzu, Giovanni Barroccu, Giovanni<br />
Casciu, Giuseppe Casciu, Paolo Ciani, Angelo<br />
Cherchi, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias,<br />
Silvano Costa, Lino Cudoni, Angelo Deplano,<br />
Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu,<br />
Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi,<br />
Laura Jottini, Maria Pia Lai Guaita, Caterina<br />
Lilliu, Andrea Lixi, Marcello Marchi, Guido<br />
Maxia, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni,<br />
Cecilia Onnis, Larry Pagella, Alessandro Palmieri,<br />
Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele<br />
Pintus, Giampaolo Piras, Paola Piras, Giampaolo<br />
Ritossa, Marco Rodriguez, Pierfrancesco<br />
Staffa, Michele Rossetti, Alberto Villasanta.<br />
Sono presenti le signore: Maria Artizzu,<br />
Elia Maria Cabras, Haydee Casciu, Giulietta Casciu,<br />
Maria Rosaria Corona, Maria Corrias, Lia<br />
Lixi, Maria Vittoria Maxia, Marina Pintus.<br />
Ospiti del <strong>Club</strong>: Annamaria Baldussi, Paola<br />
Carcassi, Antonello Fiori, Simon Hauck.<br />
Rotariani in visita: Mario Morelli, <strong>Rotary</strong> Roma<br />
Centenario.<br />
Ospiti dei soci: di Silvano Costa, Luigi Caproni.
Presidente<br />
Presidente uscente<br />
Presidente eletto<br />
Vicepresidenti<br />
Segretario<br />
Tesoriere<br />
Prefetto<br />
Consiglieri<br />
ROTARY INTERNATIONAL – DISTRETTO 2080 ITALIA<br />
ROTARY CLUB CAGLIARI<br />
ORGANIGRAMMA DEL CLUB<br />
Anno Rotariano 2010 / 2011<br />
Antonio CABRAS<br />
Marinella<br />
FERRAI COCCO-ORTU<br />
Michele ROSSETTI<br />
Maria Luigia MURONI<br />
Michele PINTUS<br />
Alessandro PALMIERI<br />
Salvatore FERRO<br />
Paolo CIANI<br />
Carlo CARCASSI<br />
Cecilia ONNIS<br />
Paolo PICCALUGA<br />
A. <strong>07</strong>0 401767 – U. <strong>07</strong>0 401767 – F. <strong>07</strong>0 401767<br />
C. 347 <strong>07</strong>80364 – E-mail: ninnicabras@alice.it<br />
A. <strong>07</strong>0 284643 – U. <strong>07</strong>0 669450 – F. <strong>07</strong>0 653401<br />
C. 338 2258309 – E-mail: ferrai.marinella@tiscali.it<br />
A. <strong>07</strong>0 304038 – U. <strong>07</strong>0 400240 – F. <strong>07</strong>0 45262<strong>07</strong><br />
C. 335 7276641 – E-mail: rossetti@sardi.it<br />
A. <strong>07</strong>0 490848 – C. 347 859<strong>07</strong>88<br />
E-mail: marialuigiamuroni@virgilio.it<br />
A. <strong>07</strong>0 403277 – U. <strong>07</strong>0 403277 – F. <strong>07</strong>0 402131<br />
C. 335 1255480 – E-mail: michelepintus@gmail.com<br />
A. <strong>07</strong>0 668556 – F. <strong>07</strong>0 668556 – C. 335 6547556<br />
E-mail: alexpalmi@alice.it<br />
A. <strong>07</strong>0 488321 – U. <strong>07</strong>0 6094345 – F. <strong>07</strong>0 452<strong>07</strong>04<br />
C. 347 0391241 – E-mail: sorref@tin.it<br />
A. <strong>07</strong>0 371787 – U. <strong>07</strong>0 371913 – F. <strong>07</strong>0 371913<br />
C. 328 9844811 – E-mail: paolo.ciani@libero.it<br />
A. <strong>07</strong>0 3<strong>07</strong>897 – U. <strong>07</strong>0 6093172 – F. <strong>07</strong>0 6092936<br />
C. 368 3<strong>07</strong>6654 – E-mail: carcassi@unica.it<br />
A. <strong>07</strong>0 309015 – U. <strong>07</strong>0 666286 – C. 338 9535027<br />
E-mail: ceonni@tiscali.it<br />
A. <strong>07</strong>0 486662 – F. <strong>07</strong>0 486662 – C. 335 6210120<br />
E-mail: paolopiccaluga@alice.it
La polio sparirà per sempre