il paesaggio “archeologico” - Ministero per i Beni e le Attività Culturali
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Direzione Genera<strong>le</strong> <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici<br />
46<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici del Piemonte<br />
e del Museo Antichità Egizie<br />
Direttore Genera<strong>le</strong><br />
Stefano De Caro<br />
Via di San Miche<strong>le</strong>, 22<br />
00153 Roma<br />
Tel. 06 58434600<br />
Fax 06 58434750<br />
infoarcheo@archeologia.beniculturali.it<br />
Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong><br />
Archeologici del Piemonte<br />
e del Museo Antichità Egizie<br />
Soprintendente ad interim<br />
Marina Sapelli Ragni<br />
Piazza San Giovanni, 2<br />
19122 Torino<br />
Tel. 011 5213323<br />
Fax 011 5213145<br />
soprarch@yahoo.it<br />
Il <strong>paesaggio</strong> archeologico dell’Alta Valsessera (Biella).<br />
Un progetto in divenire<br />
Gabriella Pantò<br />
La dorsa<strong>le</strong> montana che cinge l’alta val<strong>le</strong> del torrente Sessera<br />
(Biella), raggiungendo nel settore occidenta<strong>le</strong> la massima e<strong>le</strong>vazione<br />
con <strong>il</strong> monte Bo, la cui cima si attesta a 2556 metri, demarca una<br />
ragguardevo<strong>le</strong> porzione di territorio disabitato e selvaggio, ma ricco<br />
di risorse naturali e <strong>per</strong> molti secoli oggetto di attenzione e sfruttamento.<br />
Per l’alta val<strong>le</strong> <strong>le</strong> scelte insediative, documentab<strong>il</strong>i almeno fin<br />
dal basso Medioevo, sono state determinate da un comp<strong>le</strong>sso<br />
intreccio di interessi che spaziavano dall’economia pastora<strong>le</strong> estensiva,<br />
alla casearia, alla coltivazione del castagno finalizzata alla produzione<br />
di frutti e <strong>le</strong>gna, ma soprattutto vertevano sull’attività estrattiva<br />
con lo sfruttamento dei grandi giacimenti minerari. Il fondo val<strong>le</strong><br />
non sembra aver avuto una densità abitativa maggiore nell’antichità,<br />
e la frequentazione fin dall’età romana è attestata solo da ritrovamenti<br />
fortuiti avvenuti lungo la direttrice viaria che conduceva alla Val<br />
Sesia e ai valichi transalpini.<br />
Le testimonianze archeologiche di età bassomedieva<strong>le</strong> sono <strong>le</strong>gate a<br />
particolari eventi storici di carattere ecceziona<strong>le</strong> o temporaneo, come<br />
<strong>per</strong> i siti coinvolti nel<strong>le</strong> vicende <strong>le</strong>gate alla presenza sull’im<strong>per</strong>vio monte<br />
Rubello dell’eretico fra Dolcino e degli apostolici nell’inverno tra <strong>il</strong> 1306<br />
e <strong>il</strong> 1307. Com’è noto la fonte contemporanea dell’Anonimo Sincrono<br />
nell’Historia fratris Dulcini heresiarche riferisce della costruzione da<br />
parte del<strong>le</strong> m<strong>il</strong>izie vescov<strong>il</strong>i impegnate nella lotta all’eresia, di strutture<br />
fortificate sul<strong>le</strong> alture poste a corona del Rubello, dal<strong>le</strong> quali sarebbe<br />
stato possib<strong>il</strong>e tenere sotto controllo <strong>le</strong> vie di comunicazione. Le indagini<br />
archeologiche condotte sul<strong>le</strong> cime dei monti Rovella, Colmetto,<br />
Sant’Eurosia e Tirlo hanno consentito di documentare <strong>le</strong> “bastite” ipotizzate<br />
quali fort<strong>il</strong>izi del<strong>le</strong> m<strong>il</strong>izie vescov<strong>il</strong>i, costruite con l’ut<strong>il</strong>izzo di strutture<br />
lignee e pietre, fossati e terrapieni. Nel caso della Rovella è stato<br />
anche possib<strong>il</strong>e portare in luce e restaurare i resti della cappella termina<strong>le</strong><br />
del Sacro Monte del santuario mariano di Banchette, costruita sui<br />
resti dell’accampamento del<strong>le</strong> m<strong>il</strong>izie vescov<strong>il</strong>i, <strong>il</strong> cui grandioso progetto<br />
di “Nuova Gerusaemme” non è mai stato portato a compimento. Le<br />
“bastite” sono oggi visitab<strong>il</strong>i in un <strong>per</strong>corso didattico archeologico che<br />
si snoda in una cornice ambienta<strong>le</strong> incontaminata, proposto con gli<br />
“Itinerari dolciniani” dal DocBi fin dal 1990.<br />
L’attenzione alla tutela dei resti archeologici di età medieva<strong>le</strong> e successiva,<br />
attuata dalla Soprintendenza <strong>per</strong> i <strong>Beni</strong> Archeologici del<br />
Piemonte, ha consentito, attraverso una serie di interventi archeologici<br />
anche di piccola entità, di valorizzare i beni culturali del territorio.<br />
Il “Progetto Alta Valsessera”, avviato nel 1991 nell’ambito del più<br />
ampio programma “Alpi e Cultura”, promosso dalla Regione<br />
Piemonte, si propone di focalizzare scientificamente e indagare tutti<br />
gli aspetti che contribuiscono a delineare la storia di un sito, siano<br />
essi di r<strong>il</strong>evanza naturalistica, ambienta<strong>le</strong>, etnografica o archeologica.