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Guida alla scoperta degli animali che vivono a Milano - Oasi LIPU ...

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MILANO<br />

Selvatica<br />

<strong>Guida</strong> <strong>alla</strong> <strong>scoperta</strong> <strong>degli</strong> <strong>animali</strong> <strong>che</strong> <strong>vivono</strong> a <strong>Milano</strong><br />

Onlus<br />

1


2<br />

PERCHÉ UNA GUIDA?<br />

Per chi non conosce la <strong>LIPU</strong> e per chi non è abituato a puntare lo sguardo<br />

verso il cielo (ma non solo) potrebbe sembrare strana l’idea di trovarsi tra<br />

le mani una piccola guida al riconoscimento della fauna selvatica in città.<br />

Soprattutto il lettore potrebbe obiettare qualcosa nel non trovare tra le tante<br />

s<strong>che</strong>de di uccelli e <strong>animali</strong> vari – <strong>che</strong> agli occhi di molti potrebbero risultare<br />

quasi “esotici” – il più casalingo e meglio conosciuto Merlo.<br />

Ciò <strong>che</strong> ha spinto la <strong>LIPU</strong> a proporre a <strong>Milano</strong> il presente lavoro è la seguente<br />

rifl essione: la maggior parte di cittadini forse non è consapevole di condividere<br />

la propria città con abitanti altrettanto “milanesi” – an<strong>che</strong> se spesso un<br />

po’ meno stanziali – <strong>che</strong> caratterizzano il nostro ecosistema urbano. Stiamo<br />

parlando di aironi, falchi, anfi bi, piccoli mammiferi <strong>che</strong> <strong>vivono</strong> nei nostri parchi<br />

e giardini, nelle aree del centro storico e nelle periferie, nei pressi di grattacieli<br />

e case popolari. Vogliamo quindi <strong>che</strong> questo libretto possa rappresentare<br />

uno strumento utile ai milanesi per riconoscere la fauna presente in città, <strong>che</strong><br />

sia di aiuto a comprendere il rapporto instauratosi tra uomini e <strong>animali</strong> <strong>che</strong><br />

<strong>vivono</strong> a <strong>Milano</strong>, ed infi ne <strong>che</strong> faccia nascere il desiderio di preservare questo<br />

delicato equilibrio, tipico delle nostre realtà urbane.<br />

Ad introdurre le s<strong>che</strong>de sulla fauna troverete una presentazione dell’ecosistema<br />

urbano ed una breve descrizione <strong>degli</strong> habitat. Segue la carrellata di<br />

specie – anfi bi, rettili, uccelli e mammiferi – <strong>che</strong> abbiamo pensato essere più<br />

rappresentative (per facilità di riconoscimento, per frequenza di avvistamento<br />

o per note curiose ad esse legate). Le s<strong>che</strong>de offrono a chi legge le informazioni<br />

essenziali su morfologia, abitudini e comportamenti, una carta d’identità<br />

in cui vengono evidenziati i caratteri principali – fi sici ed eco-etologici (lunghezza<br />

espressa secondo le indicazioni riportate in calce all’indice di pag. 43,<br />

peso, alimentazione, habitat frequentato) – e soprattutto un’illustrazione <strong>che</strong><br />

mostra l’animale nell’habitat in cui è più facilmente osservabile.<br />

La seconda parte della pubblicazione è poi dedicata ad informazioni prati<strong>che</strong><br />

su come rapportarsi con questi abitanti della città: <strong>che</strong> sia per offrire loro cibo<br />

e riparo (birdgarden, nidi e mangiatoie) oppure per aiutarli in caso di diffi coltà<br />

(ritrovamento di piccoli caduti dal nido o di fauna ferita).<br />

Quello <strong>che</strong> ci auguriamo con la redazione di questa guida è di poter offrire un<br />

utile compendio a chiunque abbia voglia di alzare gli occhi verso il cielo per<br />

cercare di svelare il mistero di voli e canti sconosciuti, ma an<strong>che</strong> di aiutare<br />

<strong>Milano</strong> a preservare quello stato di “naturalità” <strong>che</strong>, an<strong>che</strong> se a volte troppo<br />

nascosto dal frastuono del traffi co, ancora c’è e ci sorprende.<br />

Buona <strong>scoperta</strong>!<br />

Marta Bearzotti<br />

Responsabile <strong>Oasi</strong> <strong>LIPU</strong> Cesano Maderno<br />

Cittadina Milanese


Aironi cenerini, balestucci, rondoni, ma an<strong>che</strong> ricci e tartarughe… per compiere interessanti<br />

osservazioni sulla fauna selvatica non occorre recarsi necessariamente in campagna o nei<br />

boschi; la città, con le sue abitazioni e i suoi palazzi, i piccoli giardini e i grandi parchi, i viali<br />

alberati e i cortili, offre infatti un ambiente adatto <strong>alla</strong> sopravvivenza di una gran varietà di <strong>animali</strong><br />

non necessariamente domestici.<br />

Alcune specie si sono addirittura perfettamente adattate e specializzate a questa “nuova” situazione<br />

ambientale fortemente antropizzata e questo a dimostrazione di quanto la prorompente<br />

forza vitale della natura spesso sovrasti di gran lunga l’avanzare dell’urbanizzazione e della<br />

cementifi cazione.<br />

Per questo sono stato ben felice di promuovere questo progetto, <strong>che</strong> nasce dall’idea di offrire<br />

al cittadino un piccolo compendio, di agevole consultazione, per far conoscere una fauna<br />

meno nota ma sicuramente interessante <strong>che</strong> popola <strong>Milano</strong>: le famiglie di gufi in via Ripamonti,<br />

i rondoni allo Stadio Meazza, il Falco pellegrino <strong>che</strong> sorvola il Pirellone, la Gazza <strong>che</strong> prende il<br />

sole all’Idroscalo… basta aprire la fi nestra e spendere un po’ del proprio tempo per avere ogni<br />

giorno una sorpresa.<br />

La nostra bella città piace ai volatili; d’inverno fa meno freddo, il cibo si trova facilmente, minore<br />

è il rischio di caccia (al limite bisogna stare attenti ai gatti!)… a <strong>Milano</strong> insomma la vita per i<br />

volatili è tutt’altro <strong>che</strong> grama…<br />

Gianluca Comazzi<br />

Garante per la tutela <strong>degli</strong> <strong>animali</strong><br />

Comune di <strong>Milano</strong><br />

<strong>Milano</strong>, come del resto tutte le altre città europee, non è un ecosistema naturale. Eppure,<br />

numerose specie <strong>animali</strong> hanno imparato ad adattarsi all’ambiente cittadino e abitano la<br />

nostra città per tutto l’anno o solo in alcune stagioni. Tra queste gli Uccelli, si sa, occupano<br />

una posizione privilegiata perché possono essere avvistati (o sentiti) con relativa facilità, e per il<br />

loro innegabile fascino.<br />

Ma <strong>Milano</strong> corre troppo e il Gheppio <strong>che</strong> nidifi ca sulla “rupe” dello Stadio Meazza da alcuni anni,<br />

nonostante il chiasso di 80.000 tifosi e i rifl ettori, le colonie di rari rondoni pallidi <strong>che</strong> sembrano<br />

prediligere le scuole, e, novità <strong>degli</strong> ultimi anni, i voli di Rondone maggiore sui parchi della periferia<br />

ovest, passano spesso inosservati.<br />

Questa guida ha l’obiettivo di fare scoccare la scintilla della curiosità iniziale. Per la <strong>LIPU</strong> questa<br />

è la sfi da di sempre ed è importante <strong>che</strong> an<strong>che</strong> il Comune di <strong>Milano</strong> abbia deciso di raccoglierla.<br />

A chi saprà vincere le diffi coltà iniziali si aprirà un mondo nuovo, fatto di stagioni segnate dai<br />

pettirossi <strong>che</strong> scendono dalle Alpi in città, prima di Natale, dalle rondini <strong>che</strong> con la loro data di<br />

arrivo primaverile un po’ anticipata rispetto al passato, sembrano darci informazioni preziose su<br />

fenomeni complessi quali i cambiamenti climatici, di canti da decifrare. E tutto ciò rappresenta<br />

una sfi da culturale, un modo di percepire il mondo <strong>che</strong> una volta appreso fa parte di noi, irreversibilmente.<br />

Infi ne, da sempre, la <strong>LIPU</strong> pone attenzione al tema dell’ecologia urbana. Altrove,<br />

porzioni di città vengono progettate an<strong>che</strong> per le altre specie. L’auspicio è <strong>che</strong> questa guida<br />

contribuisca a far si <strong>che</strong> presto questo succeda an<strong>che</strong> nelle nostre città.<br />

Claudio Celada<br />

Direttore Area Conservazione Natura<br />

<strong>LIPU</strong>-BirdLife Italia<br />

3


4<br />

Ecologia urbana<br />

Non ci si può addentrare nei meandri dell’ecologia<br />

senza aver prima inquadrato,<br />

almeno a grandi linee, il concetto di<br />

ecosistema. Si consideri una porzione di<br />

ambiente ben delimitata come un bosco, uno<br />

stagno o un prato. Al suo interno è possibile<br />

individuare una comunità biotica (gli <strong>animali</strong>,<br />

le piante e tutti gli altri esseri viventi) ed una<br />

componente abiotica (il terreno, l’aria, l’acqua)<br />

<strong>che</strong> instaurano tra loro molteplici interazioni<br />

chimico-fi si<strong>che</strong> in grado di mantenere un<br />

fl usso di energia ed un ciclo di materia,<br />

garantendo in tal modo una determinata<br />

struttura a quello <strong>che</strong> viene defi nito, appunto,<br />

un ecosistema.<br />

Piuttosto complicato, non c’è <strong>che</strong> dire, e allora<br />

può essere utile ricorrere ad un esempio<br />

chiarifi catore.<br />

Osserviamo ciò <strong>che</strong> accade in uno stagno: le<br />

piante acquati<strong>che</strong> nutrono i girini <strong>che</strong> vengono<br />

mangiati d<strong>alla</strong> Biscia dal collare, la quale è<br />

predata a sua volta dall’Airone cenerino. Alla<br />

morte di quest’ultimo il corpo si decompone<br />

per l’azione dei microrganismi e in seguito a<br />

questa trasformazione le sue molecole vengono<br />

cedute al terreno per essere assorbite<br />

come nutrimento dalle radici delle piante.<br />

Questa catena si interseca con molte altre<br />

a formare una rete alimentare complessa<br />

in cui avviene il ciclo della materia, accompagnato<br />

da un fl usso di energia, in buona<br />

parte dissipata nei vari passaggi sottoforma<br />

di calore, ma continuamente rimpiazzata da<br />

quella elargita incessantemente dal sole ed<br />

immagazzinata dai vegetali con la fotosintesi<br />

clorofi lliana.<br />

A tutte queste relazioni vanno aggiunti i rapporti<br />

tra gli organismi viventi ed il comparto<br />

non vivente (suolo, vento, temperatura,<br />

quantità di acqua, ossigeno e molto altro<br />

ancora) <strong>che</strong> conferiscono all’ecosistema e<br />

alle sue reti una struttura ben defi nita, ma in<br />

equilibrio dinamico.<br />

An<strong>che</strong> una città può essere considerata da<br />

questo punto di vista? La risposta è sì, sebbene<br />

il contrasto con il funzionamento <strong>degli</strong><br />

ecosistemi naturali sia evidente.<br />

Si pensi <strong>alla</strong> componente abiotica: rocce<br />

e terreno lasciano il posto in buona parte<br />

a cemento ed asfalto, <strong>che</strong> modificano la<br />

permeabilità ed altri parametri, mentre la<br />

composizione dell’aria è alterata dalle emissioni<br />

dovute alle attività antropi<strong>che</strong>. Al di là di<br />

questo la differenza principale risiede nel fatto<br />

<strong>che</strong> la città è un “ecosistema eterotrofo”,<br />

come l’ha defi nita Eugene P. Odum, uno dei<br />

padri dell’ecologia moderna. Il termine sta a<br />

sottolineare <strong>che</strong> l’ambiente urbano non è autosuffi<br />

ciente e dipende dalle zone più o meno<br />

limitrofe per l’approvvigionamento di energia,<br />

cibo, acqua e materiali. In compenso abbondano<br />

gli scarti <strong>che</strong> devono essere “esportati”<br />

in quanto al suo interno il ciclo della materia<br />

non è in equilibrio. Per questi motivi la città<br />

fi nisce col perturbare gli ecosistemi dai quali<br />

dipende. Questo è oggetto della landscape<br />

ecology (o ecologia del paesaggio) <strong>che</strong> si<br />

occupa di analizzare l’aggregazione dei vari<br />

ecosistemi, studiando tutti gli elementi in<br />

gioco, antropici e naturali, come se fossero<br />

diversi tasselli di un unico puzzle.<br />

Lo scopo di tale disciplina è quello di determinare<br />

gli strumenti di pianifi cazione territoriale<br />

in un’ottica di conservazione della<br />

biodiversità (ad esempio individuando e<br />

valorizzando i corridoi ecologici) e di sostenibilità<br />

ambientale.<br />

Sono tante, dunque, le differenze tra aree<br />

antropizzate ed ecosistemi naturali, ma questo<br />

non ha impedito l’instaurarsi an<strong>che</strong> negli


ambienti urbani di reti alimentari, né l’insediarsi<br />

di fauna selvatica (talvolta ad elevato<br />

valore conservazionistico) <strong>che</strong> ha scelto di<br />

occupare le “nicchie” messe a disposizione<br />

da quell’ecomosaico di strade, case e giardini<br />

<strong>che</strong> è la città. In questo caso si parla<br />

di inurbamento attivo. Sono stati cioè gli<br />

<strong>animali</strong> stessi ad individuare entro il perimetro<br />

cittadino dei luoghi ideali da colonizzare. In<br />

particolare gli uccelli, <strong>che</strong> grazie alle ali di cui<br />

sono dotati riescono a destreggiarsi senza<br />

problemi in un ambiente altrimenti ricco di<br />

ostacoli e barriere.<br />

La prima ragione di questo fenomeno dalle<br />

origini anti<strong>che</strong> è la presenza di cibo.<br />

Dove c’è l’uomo, gli avanzi – il più delle volte<br />

abbandonati qua e là – non mancano quasi<br />

mai e in presenza di tale risorsa a farsi avanti<br />

sono innanzitutto gli opportunisti: ratti,<br />

colombi, tortore, passeri. Da qui all’arrivo<br />

di predatori come la Taccola, il Gheppio o il<br />

Falco pellegrino il passo può essere più breve<br />

di quanto si pensi. Non solo: talvolta in città<br />

gli insetti abbondano più <strong>che</strong> nelle campagne<br />

irrorate di pesticidi ed ecco dunque servito il<br />

piatto per una nuova catena alimentare capace<br />

di soddisfare ricci, rondini e pipistrelli,<br />

<strong>animali</strong> <strong>che</strong> l’uomo dovrebbe ringraziare mille<br />

volte per la lotta biologica <strong>che</strong> rivolgono<br />

alle specie problemati<strong>che</strong> per orti (luma<strong>che</strong>,<br />

coleotteri) e salute (mos<strong>che</strong>, zanzare).<br />

Un’ulteriore attrattiva è offerta dagli edifi ci:<br />

torri, campanili e grattacieli offrono un habitat<br />

ideale agli <strong>animali</strong> rupicoli, abituati quando<br />

sono in natura a nidifi care sulle rocce più<br />

scoscese ed impervie.<br />

Con il vantaggio <strong>che</strong> in città la furia <strong>degli</strong><br />

elementi può essere notevolmente smorzata<br />

in confronto a quanto accade su una falesia<br />

battuta da vento e tempesta. An<strong>che</strong> la tem-<br />

peratura, <strong>che</strong> di norma in città è più alta di<br />

qual<strong>che</strong> grado rispetto a quanto si registra<br />

nella campagna circostante, gioca un ruolo<br />

favorevole all’inurbamento, specialmente durante<br />

l’inverno, quando molti uccelli, incuranti<br />

di traffi co e clacson, preferiscono frequentare<br />

viali e giardini a due passi da condomini e<br />

palazzi piuttosto <strong>che</strong> i prati ricoperti di brina<br />

o neve.<br />

Qualsiasi sia il motivo, tra quelli fi nora indicati,<br />

<strong>che</strong> spinge la fauna ad occupare gli spazi urbani<br />

se ne aggiunge sempre an<strong>che</strong> un altro: la<br />

minor predazione. Sebbene non manchino<br />

gli artigli dei gatti o di qual<strong>che</strong> falco, la città<br />

resta comunque più sicura di un bosco o<br />

di una pendice montana, dove il pericolo è<br />

costantemente in agguato.<br />

Oltretutto tra piazze, vicoli e caseggiati non<br />

esiste la stagione venatoria e storni, fringuelli,<br />

merli e cornacchie se ne sono accorti.<br />

Si parla invece di inurbamento passivo<br />

quando gli <strong>animali</strong> non si trasferiscono in<br />

città per scelta, ma vedono il proprio habitat<br />

inglobato dall’espansione del cemento.<br />

Un caso tipico riguarda l’Averla piccola, un<br />

passeriforme <strong>che</strong> frequenta siepi, campagne<br />

ed incolti, sovente fagocitati dalle periferie in<br />

continua avanzata.<br />

Comunque sia, incontrare in città un elevato<br />

numero di specie, oltre ad essere la testimonianza<br />

di una biodiversità <strong>che</strong> sopravvive<br />

al progresso, è un buon segno an<strong>che</strong> per<br />

l’uomo. Se ne incontrassimo po<strong>che</strong> si può<br />

star certi <strong>che</strong> sarebbero proprio quelle non<br />

troppo gradite. An<strong>che</strong> per questo è bene<br />

incentivare il più possibile una fauna <strong>che</strong> sia<br />

diversifi cata a livello di specie e la regola da<br />

applicare, <strong>che</strong> è poi la stessa <strong>degli</strong> ambienti<br />

naturali, è molto semplice: maggior qualità<br />

ambientale e meno degrado.<br />

5


6<br />

Gli ambienti<br />

<strong>Milano</strong> si estende su una superfi cie ampia<br />

e diversifi cata. Ne deriva un territorio<br />

comunale <strong>che</strong> comprende una varietà<br />

di habitat in grado di soddisfare parecchie<br />

specie selvati<strong>che</strong> an<strong>che</strong> nel raggio di pochi<br />

chilometri. Seppure in maniera s<strong>che</strong>matica,<br />

e con le inevitabili forzature del caso, le tipologie<br />

ambientali presenti in città si possono<br />

raggruppare in tre grandi categorie a seconda<br />

<strong>che</strong> prevalgano i corpi idrici, la copertura vegetale<br />

o i fabbricati.<br />

L’acqua<br />

Gli ambienti umidi possono presentare situazioni<br />

piuttosto varie. Si va dalle acque ferme di<br />

laghi e stagni, a quelle correnti di canali, fi umi,<br />

torrenti e rogge. Il primo caso è ben rappresentato<br />

dal Parco delle Cave, nella porzione<br />

del Parco Agricolo Sud <strong>Milano</strong> compresa<br />

tra Quinto Romano, Baggio e Quarto Cagnino,<br />

dove sono presenti quattro laghi derivati<br />

dall’attività estrattiva di sabbia e ghiaia, successivamente<br />

rinaturalizzati, nei quali è possibile<br />

osservare svariati uccelli acquatici: Airone<br />

cenerino, Germano reale, Garzetta, Tuffetto,<br />

Svasso maggiore, Cormorano, Folaga, Gallinella<br />

d’acqua, Gabbiano comune e se si è più<br />

fortunati an<strong>che</strong> Airone rosso, Martin pescato-<br />

re, Tarabusino, Usignolo di fi ume e Migliarino<br />

di palude. Altri esempi sono il laghetto Salesina,<br />

all’interno del Parco Forlanini, nei pressi<br />

del quale hanno nidifi cato due coppie di Airone<br />

cenerino, e gli specchi d’acqua realizzati<br />

nel Parco Nord <strong>Milano</strong>, frequentati a loro volta<br />

da avifauna acquatica. Questi ambienti sono<br />

adatti an<strong>che</strong> agli anfi bi, rappresentati per lo<br />

più da Rana verde e Rospo smeraldino, minacciati<br />

però dall’introduzione di esemplari di<br />

specie esoti<strong>che</strong> (in particolare testuggini palustri<br />

di origine americana e pesci rossi) rilasciati<br />

abusivamente d<strong>alla</strong> cattività.<br />

<strong>Milano</strong> è ricca an<strong>che</strong> delle acque correnti di<br />

canali, fi umi, torrenti e rogge: si pensi al sistema<br />

dei Navigli, al Lambro, al Seveso e<br />

all’Olona. Tuttavia in molti casi la cementifi cazione<br />

delle sponde, la copertura <strong>degli</strong> invasi<br />

e la qualità scadente delle acque non sono<br />

compatibili con situazioni di elevato valore<br />

naturalistico, impedendo ai corsi d’acqua di<br />

assolvere, se non in minima parte, la loro funzione<br />

di corridoi ecologici.<br />

Il verde<br />

Negli anni Settanta il bosco è divenuto uno<br />

dei simboli della natura e dell’importanza della<br />

sua tutela. Proprio in quegli anni (era il 1975)<br />

<strong>Milano</strong> si è dotata del Bosco in città, grande<br />

parco situato tra i quartieri di Trenno e Figino,<br />

primo esempio italiano di forestazione urbana.<br />

Al suo interno, oltre alle ampie formazioni<br />

arboree, si trovano prati, radure, orti e non<br />

mancano neppure stagni e ruscelli. Assieme<br />

ai contigui Parco delle cave e Parco di Trenno<br />

il Bosco in città costituisce il più grande<br />

polmone della nostra metropoli.<br />

Questo sistema verde ospita la fauna tipica<br />

<strong>degli</strong> ambienti forestali come il Picchio verde,<br />

il Picchio rosso maggiore, il Cuculo e svariati<br />

passeriformi (Capinera, Fringuello, Cinciarella,


Cinciallegra, Merlo, Pettirosso ed altri ancora)<br />

oltre a mammiferi come Riccio e Donnola.<br />

Molte specie legate alle aree boschive si possono<br />

incontrare an<strong>che</strong> al Parco Nord <strong>Milano</strong><br />

ed al Parco Forlanini e, più in centro, al Parco<br />

Sempione e ai Giardini di Corso Venezia.<br />

Persino il verde privato di modeste dimensioni,<br />

se gestito adeguatamente, può funzionare<br />

come un “bosco in miniatura”.<br />

Le radure e le aree agricole della cintura urbana<br />

sono invece frequentate dagli uccelli<br />

<strong>che</strong> prediligono gli spazi aperti: Rondine e<br />

Gheppio volano a caccia delle rispettive prede<br />

nelle zone caratterizzate da maggiore varietà<br />

ambientale con presenza di siepi, ruscelli<br />

e bos<strong>che</strong>tti, mentre nei luoghi soggetti ad<br />

un’evidente banalizzazione del paesaggio<br />

imperano le specie dalle scarse esigenze ecologi<strong>che</strong>,<br />

Gazza e Cornacchia grigia su tutte.<br />

Gli edifi ci<br />

Fabbricati, monumenti e costruzioni varie<br />

rappresentano per molti <strong>animali</strong> dei luoghi<br />

ideali per eleggere la propria dimora in quanto<br />

in grado di riproporre situazioni simili a quelle<br />

presenti negli habitat occupati in natura. Rondoni,<br />

taccole e falchi trovano nei campanili,<br />

nelle torri, nelle mura dei castelli e nelle facciate<br />

delle chiese ottimi surrogati di rupi e scogliere,<br />

ambienti <strong>che</strong> frequentano tuttora e <strong>che</strong><br />

erano gli unici adibiti <strong>alla</strong> nidifi cazione prima<br />

<strong>che</strong> il loro destino incrociasse quello dell’uomo.<br />

Gli edifi ci del centro storico sono dunque<br />

particolarmente ricercati non solo perché<br />

soddisfano il requisito dell’altezza, ma an<strong>che</strong><br />

perché grazie all’abbondanza di fessure ed<br />

anfratti sono ideali per allevare la prole all’interno<br />

di rifugi <strong>che</strong> siano stabili e ben riparati.<br />

An<strong>che</strong> le case meno anti<strong>che</strong> possono offrire<br />

un riparo adeguato a pipistrelli ed avifauna,<br />

purché dotate di fessure per intrufolarsi o di<br />

rientranze per ancorare saldamente i nidi.<br />

Cinciallegra, Cinciarella e Pigliamos<strong>che</strong> utilizzano<br />

i buchi nei muri, i codirossi gli spazi tra le<br />

tegole. Il Balestruccio fi ssa i nidi ai cornicioni.<br />

La Rondine, uccello campagnolo amante di<br />

cascine, stalle e fi enili, li costruisce sulle travi<br />

sporgenti oppure nei porticati e sotto le grondaie,<br />

frequentate an<strong>che</strong> dai passeri. I vecchi<br />

solai accessibili an<strong>che</strong> dall’esterno possono<br />

ospitare la Civetta e talvolta an<strong>che</strong> l’Allocco.<br />

Per tutti questi <strong>animali</strong> i pericoli si chiamano<br />

ristrutturazioni, modernizzazioni e restauri,<br />

operazioni <strong>che</strong>, se eseguite senza il necessario<br />

occhio di riguardo per la biodiversità, fi niscono<br />

per eliminare molti dei loro spazi vitali.<br />

7


8<br />

Gli anfi bi<br />

Il nome signifi ca “doppia vita” e si riferisce al<br />

loro ciclo biologico distinto in due fasi. La larva<br />

(chiamata girino nel caso di rane, rospi e<br />

raganelle), provvista di branchie e inizialmente<br />

priva di arti, rimane in acqua fi no al termine<br />

della metamorfosi quando dà origine ad un<br />

individuo <strong>che</strong> essendo dotato di polmoni e di<br />

zampe può vivere sulla terraferma, pur restando<br />

legato alle zone umide per la riproduzione.<br />

Rana verde<br />

CHI È?<br />

È la Rana più acquatica, quella verde chiazzata<br />

di scuro <strong>che</strong> i bambini amano disegnare su<br />

una foglia di ninfea, magari con i sacchi vocali<br />

(presenti solo nel maschio) in bella evidenza.<br />

Inquadrarla dal punto di vista sistematico è<br />

invece un rebus zoologico. È infatti rappresentata<br />

da popolazioni miste di Rana dei fossi<br />

(Rana lessonae) e del suo ibrido fecondo con<br />

Rana verde maggiore (Rana ridibunda). Questa<br />

particolare situazione viene sottolineata<br />

con l’inserimento nel nome scientifi co del ter-<br />

mine synklepton dove klepton (ladro in greco)<br />

si riferisce al “furto” di patrimonio genetico<br />

parentale da parte <strong>degli</strong> ibridi.<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLA?<br />

A metà ottobre si sprofonda nella fanghiglia<br />

per trascorrere la stagione fredda, ma 5 mesi<br />

dopo la si incontra nuovamente nei fossati,<br />

sulle sponde dei laghetti di molti parchi urbani<br />

e persino in centro presso la Darsena o a due<br />

passi da lì, nella roggia di vicolo dei Lavandai,<br />

lungo il Naviglio Grande. Ai confi ni meridionali<br />

della città il Ron<strong>che</strong>tto delle rane, borgo rurale<br />

inserito nel Parco Agricolo Sud <strong>Milano</strong>, prende<br />

il nome da questo anfi bio <strong>che</strong> si fa sentire<br />

dalle risaie ancora presenti. La Rana verde<br />

canta an<strong>che</strong> di giorno, ma è attiva soprattutto<br />

di notte, quando in primavera ed estate i<br />

maschi inscenano autentici concerti<br />

per richiamare le femmine. A maggio<br />

e giugno si possono osservare le<br />

uova, riunite in grappoli gelatinosi. I<br />

girini, di colore verde oliva, completano<br />

la metamorfosi a metà agosto.<br />

Rana verde<br />

LO SAI?<br />

Rane e rospi possiedono una<br />

lingua larga e vischiosa <strong>che</strong><br />

estrofl ettono per catturare le prede.<br />

Rana synklepton “esculenta”<br />

Lunghezza: maschi fi no a 7,5 cm,<br />

femmine fi no a 12 cm, girini fi no a 7,5 cm<br />

Alimentazione: insetti ed altri invertebrati<br />

acquatici<br />

Habitat: rive di stagni, laghi, lan<strong>che</strong>, risaie,<br />

fossati e loro vicinanze


Rospo smeraldino<br />

CHI È?<br />

Più legato del Rospo comune agli ambienti<br />

antropizzati, lo si riconosce a prima vista per<br />

le chiazze <strong>che</strong> ne colorano le parti superiori di<br />

verde, in contrasto con il fondo bianchiccio.<br />

Per il resto è un Rospo a tutti gli effetti: corpo<br />

massiccio, pelle verrucosa e rigonfi amenti<br />

delle ghiandole parotoidi in evidenza dietro<br />

gli occhi. Queste ultime costituiscono il suo<br />

principale strumento difensivo producendo<br />

bufonina, sostanza tossica in grado di irritare<br />

il palato della maggior parte dei suoi aggressori.<br />

Il maschio possiede un sacco vocale utilizzato<br />

per deliziare la femmina all’epoca <strong>degli</strong><br />

amori ed ha gli arti anteriori più robusti per<br />

stringerla durante l’accoppiamento. Le uova,<br />

fi no a 13.000, vengono deposte nell’acqua,<br />

raggruppate in “cordoni” gelatinosi. I girini, di<br />

colore grigio-bruno-olivastro, completano la<br />

metamorfosi in 2-3 mesi.<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLO?<br />

Inutile cercarlo tra la fi ne di ottobre e la metà<br />

di febbraio perché nei mesi più freddi entra<br />

in letargo, nascosto sotto una pietra o in un<br />

anfratto del terreno. A cominciare dalle ultime<br />

settimane dell’inverno sino all’approssimarsi<br />

dell’autunno lo si può invece<br />

incontrare nelle ore notturne e occasionalmente<br />

an<strong>che</strong> di giorno. Nel<br />

periodo riproduttivo, <strong>che</strong> cade tra<br />

la fi ne di marzo e maggio, si avvicina<br />

alle acque di stagni e laghetti<br />

(ad esempio al Parco Nord, dove<br />

tuttavia soffre la presenza di pesci<br />

rossi e testuggini americane<br />

dalle orecchie rosse), ma an<strong>che</strong><br />

dei fossati ai margini delle strade e<br />

delle fontanelle di parchi e giardini. In<br />

questi mesi la sua presenza è segnalata<br />

dal trillo melodioso prodotto dal ma-<br />

Rospo smeraldino<br />

Bufo viridis<br />

Lunghezza: maschi fi no a 7,5 cm, femmine<br />

fi no a 9,5 cm, girini fi no a 4,5 cm<br />

Alimentazione: insetti, ragni, lombrichi ed<br />

altri invertebrati<br />

Habitat: zone golenali e litorali sabbiosi,<br />

giardini e parchi urbani, coltivi, an<strong>che</strong><br />

ambienti relativamente aridi<br />

schio, ma per riconoscerlo occorre un orecchio<br />

allenato perché il canto di alcuni grilli, ed<br />

in particolare quello del grillotalpa, è piuttosto<br />

simile tanto da indurre in errore il naturalista<br />

meno esperto.<br />

LO SAI?<br />

La tradizione popolare attribuisce ai rospi la<br />

capacità di sputare veleno negli occhi di chi li<br />

infastidisce. Niente di più falso, perché la sostanza<br />

tossica di cui dispongono è presente<br />

esclusivamente nella pelle ed ha la sola funzione<br />

di dissuadere i predatori <strong>che</strong> provano<br />

ad inghiottirli. Per loro sfortuna la Biscia dal<br />

collare ne è immune.<br />

9


10<br />

I rettili<br />

Hanno in comune il corpo ricoperto da squame<br />

cornee, ma le loro forme sono alquanto<br />

eterogenee. Si pensi a serpenti, lucertole e<br />

tartarughe: tutti appartenenti a questo raggruppamento<br />

eppure così diversi tra loro.<br />

Testuggine palustre<br />

dalle orecchie rosse<br />

CHI È?<br />

Da alcuni decenni il suo destino è legato in<br />

modo indissolubile <strong>alla</strong> banda rossa ai<br />

lati della testa. Questa caratteristica<br />

estetica non è passata inosservata<br />

agli allevatori dei luoghi di<br />

origine (sud-est <strong>degli</strong> Stati Uniti<br />

ed in particolare bacino del<br />

Mississippi) <strong>che</strong> ne hanno<br />

stimolato la riproduzione<br />

in modo intensivo, invadendo<br />

i mercati europei<br />

nel 1976. Da quel<br />

Testuggine palustre<br />

dalle orecchie rosse<br />

Tra<strong>che</strong>mys scripta elegans<br />

Lunghezza del carapace: fi no a 30 cm,<br />

eccezionalmente 40 cm<br />

Peso: fi no a 1.500 g<br />

Alimentazione: anfi bi e loro larve, piccoli<br />

pesci, invertebrati, piante palustri<br />

(specialmente gli adulti)<br />

Habitat: laghi, stagni, paludi, fi umi<br />

momento è stato un concatenarsi di effetti negativi:<br />

da una parte l’elevata mortalità durante<br />

il trasporto o per l’inesperienza <strong>degli</strong> acquirenti,<br />

dall’altro il fenomeno dell’abbandono di quegli<br />

esemplari <strong>che</strong>, cresciuti troppo, erano diventati<br />

una presenza imbarazzante nell’acquario di chi<br />

li aveva incautamente comprati. Da qui il loro<br />

rilascio (peraltro vietato d<strong>alla</strong> legge) nei laghetti<br />

urbani o, ancor peggio, negli ambienti naturali<br />

dove possono danneggiare la fauna autoctona.<br />

Il problema, esploso agli inizi <strong>degli</strong> anni ’90, ha<br />

reso necessaria l’istituzione di centri di raccolta<br />

tra i quali il più importante è il Carapax<br />

di Massa Marittima (Grosseto).<br />

Oggi l’importazione in Europa<br />

di questa Testuggine<br />

è vietata.<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLA?<br />

Al di fuori del letargo (indicativamente da ottobre<br />

a marzo) la si può avvistare mentre prende<br />

il sole su pietre o legni galleggianti in svariati<br />

laghetti urbani compresi quelli del Parco Nord<br />

e del Parco delle Cave.<br />

LO SAI?<br />

Alcuni ricercatori hanno calcolato <strong>che</strong> tra il<br />

1984 ed il 1994 sono transitate in Italia circa<br />

2.300.000 giovani testuggini americane.


Biacco<br />

CHI È?<br />

È tra i serpenti più comuni d’Italia, ma ai più il<br />

suo nome suona poco familiare. Forse perché<br />

per la maggior parte delle persone l’avvistamento<br />

di un qualsiasi rettile strisciante è sempre<br />

da ricondurre <strong>alla</strong> Vipera. Invece, a meno<br />

di essere in montagna, quando ci si imbatte<br />

in un serpente il più delle volte si tratta proprio<br />

di un Biacco, regola ancor più valida se ci si<br />

trova in ambienti antropizzati. Le sue scarse<br />

esigenze ecologi<strong>che</strong> gli permettono infatti di<br />

occupare una grande varietà di habitat, an<strong>che</strong><br />

nei pressi <strong>degli</strong> insediamenti urbani. Nulla<br />

di preoccupante, se non per topi, lucertole o<br />

cavallette, sue prede preferite. Non possiede<br />

veleno e dunque se non si ha la cattiva idea<br />

di afferrarlo a mani nude (in questo caso si<br />

rivela assai mordace) non costituisce un pericolo<br />

per l’uomo, sebbene l’incontro ravvicinato<br />

con un esemplare di 1 metro e mezzo<br />

possa creare apprensione. Eppure proprio le<br />

grandi dimensioni sono una garanzia del fatto<br />

<strong>che</strong> non possa trattarsi di una Vipera, quasi<br />

mai più lunga di 50-60 cm e molto più tozza.<br />

Inoltre il Biacco si riconosce per l’elegante<br />

livrea giallo-nero-verdastra, an<strong>che</strong> se non è<br />

raro osservare individui melanici, cioè completamente<br />

scuri.<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLO?<br />

L’anno del Biacco è scandito da 5 mesi di<br />

letargo (da novembre a marzo) trascorsi<br />

in qual<strong>che</strong> anfratto e 7 di<br />

attività (da aprile ad ottobre,<br />

con quelli di maggio e giugno<br />

dedicati all’accoppiamento,<br />

mentre la deposizione delle<br />

uova, protette da un guscio di<br />

consistenza pergamenacea, avviene<br />

tra fi ne giugno e luglio). È diurno ed è più<br />

Biacco<br />

Hierophis viridifl avus<br />

Lunghezza: fi no a 150 cm,<br />

eccezionalmente fi no a 200 cm<br />

Alimentazione: piccoli mammiferi, lucertole,<br />

serpenti, nidiacei, insetti come grilli e<br />

cavallette (specialmente i giovani)<br />

Habitat: margine dei boschi, boscaglie,<br />

arbusteti, giardini, ruderi<br />

facile incontrarlo di mattina, quando per termoregolarsi<br />

resta immobile in un luogo esposto<br />

ai raggi del sole. La sua presenza può<br />

generare un certo <strong>alla</strong>rme, come è capitato di<br />

recente al Cimitero Monumentale, ma nessun<br />

reale problema. Anzi, con lui nei dintorni i topi<br />

se ne stanno <strong>alla</strong> larga. Vanno dunque evitate<br />

inutili uccisioni comprese, se possibile, quelle<br />

per investimento stradale.<br />

LO SAI?<br />

Può capitare di imbattersi in due biacchi avvinghiati:<br />

sono maschi impegnati in una lotta<br />

rituale oppure un maschio e una femmina in<br />

accoppiamento.<br />

11


12<br />

Le anatre<br />

Piedi palmati e becco piatto sono le particolarità<br />

più evidenti di questi uccelli tra i quali<br />

di regola il maschio e la femmina hanno una<br />

colorazione notevolmente diversa.<br />

Germano reale<br />

CHI È?<br />

Fedele al suo nome il maschio sfoggia per<br />

buona parte dell’anno una livrea regale, con<br />

testa verde smeraldo e petto castano separati<br />

da un collare bianco. Un richiamo irresistibile<br />

per la femmina <strong>che</strong> invece, dovendosi<br />

occupare della cova, possiede un piumaggio<br />

mimetico bruno macchiato di scuro, con la<br />

sola eccezione dello “specchio” (costituito da<br />

alcune penne dell’ala di un colore caratteristico<br />

per ciascuna specie) <strong>che</strong> nel Germano<br />

reale è blu-violaceo. D’estate, in occasione<br />

della muta, an<strong>che</strong> il maschio veste un abito<br />

dimesso. Questo periodo, durante il quale è<br />

più diffi cile distinguere i due sessi, prende il<br />

nome di “eclisse”.<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLO?<br />

Non occorre essere fortunati per incontrarlo<br />

tutto l’anno in vari punti di <strong>Milano</strong>, an<strong>che</strong> perché<br />

molti esemplari sono ormai abituati <strong>alla</strong><br />

vicinanza con l’uomo. La sua adattabilità gli<br />

consente di insediarsi in acque di ogni tipo e<br />

qualità. Lo si può vedere sui Navigli, lungo il<br />

corso del Lambro e negli stagni della periferia,<br />

ma non manca all’appello nemmeno nelle<br />

zone più centrali dove frequenta gli specchi<br />

d’acqua di Parco Sempione, dei Giardini di<br />

Porta Venezia e della Darsena. Qui <strong>vivono</strong> gli<br />

individui più confi denti (probabilmente incrociati<br />

con anatre domesti<strong>che</strong>) <strong>che</strong> talvolta osservano<br />

interessati i passanti con la speranza<br />

di ricevere qual<strong>che</strong> boccone di cibo.<br />

LO SAI?<br />

L’allevamento della prole grava interamente<br />

sulla madre <strong>che</strong> è molto protettiva e non esita,<br />

quando i pulcini sono insidiati da un predatore,<br />

a fi ngersi ferita per attirare l’attenzione<br />

su di sé.<br />

Germano reale<br />

Anas platyrhynchos<br />

Lunghezza: 50-60 cm<br />

Apertura alare: 80-95 cm<br />

Peso: 850-1.300 g<br />

Alimentazione: granaglie, vegetazione<br />

acquatica, invertebrati, girini<br />

Habitat: corpi d’acqua dolce ferma e<br />

corrente, in inverno an<strong>che</strong> coste marine ed<br />

estuari dei fi umi. Nidifi ca tra la vegetazione<br />

delle sponde


Gli aironi<br />

Zampe e collo lunghissimi rivelano a prima vista<br />

la loro predilezione per gli ambienti umidi mentre<br />

la forma del becco ne evidenzia la propensione<br />

a nutrirsi di pesce. Accanto agli aironi propriamente<br />

detti, tra gli altri rappresentanti della famiglia<br />

<strong>che</strong> si possono osservare a <strong>Milano</strong> fi gurano<br />

la candida Garzetta, la Nitticora dalle abitudini<br />

crepuscolari ed il piccolo Tarabusino.<br />

Airone cenerino<br />

CHI È?<br />

Fiumi, laghi e risaie sono i luoghi in cui si procura<br />

le prede con scatti fulminei al termine di lunghi<br />

e pazienti appostamenti trascorsi nella più<br />

assoluta immobilità. Conoscendo la pericolosità<br />

del suo becco oltre ai pesci an<strong>che</strong> topi, rane<br />

e serpenti gli girano <strong>alla</strong> larga. Quando vola assume<br />

una silhouette caratteristica con il collo<br />

ripiegato “ad esse”, la testa retratta tra le spalle<br />

e le zampe sporgenti ben oltre la coda. Nidifi ca<br />

sulla chioma <strong>degli</strong> alberi in colonie chiamate<br />

garzaie <strong>che</strong> possono raggruppare un gran numero<br />

di individui.<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLO?<br />

Lo si incontra in ogni stagione negli spazi verdi<br />

<strong>che</strong> comprendono specchi d’acqua an<strong>che</strong><br />

di modeste dimensioni. Questa situazione si<br />

riscontra con una certa frequenza nelle zone<br />

periferi<strong>che</strong> della città e in particolare all’interno<br />

del Parco Agricolo Sud <strong>Milano</strong> dove l’Airone<br />

cenerino è facilmente contattabile al Parco<br />

delle Cave, tra il Naviglio Grande ed il Naviglio<br />

Pavese (dove è stato segnalato an<strong>che</strong> il<br />

ben più raro Airone bianco maggiore) o nel<br />

triangolo di campagna irrigua compresa tra<br />

Airone cenerino<br />

Ardea cinerea<br />

Lunghezza: 80-100 cm<br />

Apertura alare: 150-190 cm<br />

Peso: 1.300-2.000 g<br />

Alimentazione: pesci, anfi bi ed altri<br />

vertebrati, grossi Insetti acquatici<br />

Habitat: laghi, fi umi, risaie, boschi <strong>alla</strong>gati,<br />

lagune. Nidifi ca sugli alberi<br />

via Vaiano Valle, Chiaravalle Milanese e Ron<strong>che</strong>tto<br />

delle rane. Alcuni avvistamenti si sono<br />

registrati an<strong>che</strong> nei pressi della centralissima<br />

piazza Castello.<br />

LO SAI?<br />

L’accoppiamento è preceduto da un rituale di<br />

corteggiamento al termine del quale il maschio<br />

offre <strong>alla</strong> femmina il ramoscello <strong>che</strong> verrà utilizzato<br />

per dare inizio <strong>alla</strong> costruzione del nido.<br />

13


14<br />

I falchi<br />

Ali appuntite, coda lunga e stretta, artigli affi -<br />

lati per ghermire, becco adunco per dilaniare:<br />

sono i falchi, uccelli capaci di fi ondarsi in<br />

picchiata su una preda a velocità vertiginosa.<br />

Gheppio e Falco Pellegrino non disdegnano<br />

l’ambiente urbano.<br />

Gheppio<br />

CHI È?<br />

Chi ha l’abitudine di vivere la città con un occhio<br />

attento alle tante specie <strong>che</strong> la abitano sa<br />

bene <strong>che</strong> a <strong>Milano</strong> ha trovato dimora an<strong>che</strong> il<br />

Gheppio. La testa e la coda grigio-bluastre<br />

differenziano il maschio d<strong>alla</strong> femmina <strong>che</strong> ha<br />

le parti superiori completamente bruno-rossicce<br />

con macchie e barre scure.<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLO?<br />

Lo si può avvistare in ogni stagione, ma appare<br />

numericamente in regresso. Un tempo costruiva<br />

i propri nidi presso svariate chiese del<br />

centro storico mentre ora il numero di coppie<br />

Gheppio<br />

Falco tinnunculus<br />

Lunghezza: 32-35 cm<br />

Apertura alare: 70-80 cm<br />

Peso: 130-260 g<br />

Alimentazione: roditori, rettili, insetti (grilli,<br />

coleotteri), piccoli uccelli<br />

Habitat: radure, margine dei boschi, campi<br />

coltivati. Nidifi ca su alberi, rocce, scogliere,<br />

edifi ci<br />

presenti in città si è ridotto. Il motivo va forse<br />

ricercato nel fatto <strong>che</strong> con l’espansione delle<br />

aree edifi cate il cuore di <strong>Milano</strong> è sempre più<br />

lontano d<strong>alla</strong> campagna, suo principale territorio<br />

di caccia. Di conseguenza il Gheppio<br />

ha preferito trasferire le aree di riproduzione<br />

in periferia, per avvicinarsi ai luoghi nei quali<br />

reperisce il cibo evitando di sprecare energia<br />

negli spostamenti. Oggi è presente soprattutto<br />

nelle zone rurali <strong>che</strong> circondano il nucleo<br />

più densamente abitato. Continua comunque<br />

a nidifi care an<strong>che</strong> in città, ad esempio sull’edifi<br />

cio della Stazione Centrale.<br />

LO SAI?<br />

Il Gheppio ha una spiccata propensione ad<br />

attuare il così detto “spirito santo”, tipo di volo<br />

<strong>che</strong> consiste nel posizionarsi controvento,<br />

aprire la coda a ventaglio e battere rapidamente<br />

le ali, non per avanzare, ma per mantenere<br />

il corpo immobile a mezz’aria a 10-15<br />

metri dal suolo. Questa tecnica gli consente<br />

di scrutare l’ambiente e individuare le potenziali<br />

prede.


I rallidi<br />

Sono uccelli d<strong>alla</strong> forma piuttosto massiccia,<br />

poco propensi al volo, al quale ricorrono solo<br />

quando è strettamente necessario. In compenso<br />

sono perfettamente adattati a districarsi<br />

tra la vegetazione acquatica.<br />

Gallinella d’acqua<br />

CHI È?<br />

Vedendola nuotare incuriosisce il dondolio<br />

della testa, spinta continuamente avanti e<br />

indietro. Un simile comportamento è dovuto<br />

<strong>alla</strong> forma delle sue zampe: a differenza delle<br />

anatre la Gallinella d’acqua non ha i piedi<br />

palmati e quindi per procedere ad una certa<br />

velocità deve aiutarsi scuotendo ritmicamente<br />

il collo. An<strong>che</strong> come volatrice non è<br />

particolarmente abile a causa delle ali corte<br />

ed arrotondate. La sua specialità è muoversi<br />

con disinvoltura sulla fanghiglia e tra i canneti,<br />

cosa <strong>che</strong> può fare grazie alle lunghissime dita.<br />

Da lontano sembra nera e invece le ali sono<br />

brune ed il ventre grigio, ma i tocchi di colore<br />

più bizzarri riguardano il becco (sormontato<br />

da una vistosa placca frontale) giallo-rosso<br />

e la “giarrettiera” scarlatta.<br />

Uccello simile è la Folaga<br />

<strong>che</strong> però ha dimensioni<br />

maggiori,<br />

è più scura ed ha<br />

placca frontale e<br />

becco bianchi.<br />

Gallinella d’acqua<br />

Gallinula chloropus<br />

Lunghezza: 32-35 cm<br />

Apertura alare: 50-60 cm<br />

Peso: 200-400 g<br />

Alimentazione: piante palustri, girini,<br />

invertebrati<br />

Habitat: laghi, stagni, fi umi, acquitrini<br />

con presenza di vegetazione.<br />

Nidifi ca nei canneti<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLA?<br />

La si può incontrare tutto l’anno purché, come<br />

suggerisce il suo nome, la si cerchi in prossimità<br />

dell’acqua. Frequenta gli stagni della<br />

periferia, i tratti più naturali del fi ume Lambro<br />

oppure i fontanili e le rogge ancora esistenti,<br />

ma an<strong>che</strong> in città trova qual<strong>che</strong> spazio accogliente:<br />

è il caso dei laghetti presenti in alcuni<br />

giardini pubblici come il Parco Sempione e le<br />

aree verdi nei dintorni di piazza Cavour.<br />

LO SAI?<br />

Per potersi alzare in volo la Gallinella d’acqua<br />

è costretta a compiere una lunga rincorsa<br />

sulla superfi cie dell’acqua.<br />

15


16<br />

Colombi e affi ni<br />

Columbiformi: si chiama così l’ordine <strong>che</strong> include<br />

colombi di città, tortore e colombacci,<br />

instancabili volatori d<strong>alla</strong> sagoma “paffuta”.<br />

Una peculiarità di questi uccelli è la presenza<br />

nel gozzo <strong>degli</strong> adulti di una ghiandola <strong>che</strong><br />

produce il così detto “latte di piccione” con il<br />

quale vengono nutriti i pulcini.<br />

Tortora dal collare<br />

CHI È?<br />

Originaria dell’Asia Meridionale, nel 1925 ha<br />

iniziato un’espansione <strong>che</strong> in pochi decenni<br />

l’ha vista colonizzare l’Europa d<strong>alla</strong> Sicilia <strong>alla</strong><br />

Scandinavia. Stavolta l’uomo non c’entra: la<br />

Tortora dal collare si è spostata con le proprie<br />

ali, an<strong>che</strong> se la causa di tale invasione non è<br />

del tutto chiara. Sembra <strong>che</strong> all’origine ci siano<br />

motivi ecologici, ma an<strong>che</strong> cambiamenti<br />

comportamentali su base genetica. Fatto sta<br />

<strong>che</strong> a <strong>Milano</strong>, dove è arrivata nel 1947, il suo<br />

caratteristico tubare è ormai un suono familia-<br />

re. Il dorso color sabbia, le sfumature ventrali<br />

grigio-rosate, ma soprattutto il semicollare<br />

nero bordato di bianco <strong>che</strong> le adorna la metà<br />

posteriore del collo permettono di distinguerla<br />

d<strong>alla</strong> Tortora selvatica, dal Colombo di città e<br />

dal ben più grande Colombaccio. La si può<br />

invece confondere con esemplari allo stato<br />

libero di Tortora domestica, dotati a loro volta<br />

di collare, ma riconoscibili per la tonalità caffelatte.<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLA?<br />

Specie stanziale, frequenta le zone agricole<br />

per nutrirsi (sovente in gruppo) nei campi e<br />

per riprodursi presso le cascine, ma vive per<br />

lo più in città dove nidifi ca sugli alberi ornamentali<br />

e si posa su antenne e cavi elettrici. È<br />

legata <strong>alla</strong> presenza dell’uomo e non di rado<br />

visita i balconi in cerca di avanzi di cibo.<br />

LO SAI?<br />

I columbiformi sono in grado di bere aspirando<br />

l’acqua senza bisogno di reclinare il capo<br />

all’indietro come devono fare quasi tutti gli<br />

altri uccelli.<br />

Tortora dal collare<br />

Streptopelia decaocto<br />

Lunghezza: 26-30 cm<br />

Apertura alare: 48-52 cm<br />

Peso: 150-230 g<br />

Alimentazione: semi e granaglie, in misura<br />

minore invertebrati<br />

Habitat: città, villaggi. Nidifi ca sugli alberi,<br />

talvolta su manufatti (pali, cartelli)


I cuculi<br />

Delle 140 specie <strong>che</strong> compongono questa<br />

famiglia molte sono parassite di altri uccelli ai<br />

quali fanno allevare la propria prole. In Europa<br />

<strong>vivono</strong> il rarissimo Cuculo dal ciuffo ed il<br />

Cuculo, ma a <strong>Milano</strong> si può incontrare solo<br />

quest’ultimo.<br />

Cuculo<br />

CHI È?<br />

La sua voce è nota a tutti, an<strong>che</strong> perché gli<br />

orologi a cucù la imitano da oltre trecento<br />

anni. In pochi, invece, conoscono forma e<br />

colorazione di questo uccello elusivo <strong>che</strong> in<br />

volo, per le parti inferiori barrate, può essere<br />

confuso con lo Sparviero. Petto, testa e parti<br />

dorsali hanno invece un piumaggio<br />

grigio-bluastro. Anziché costruire<br />

il nido depone le<br />

proprie uova in quello di<br />

altri uccelli molto più<br />

piccoli come Cannaiola,<br />

Cannareccione e<br />

Codirosso per citarne<br />

alcuni. In genere<br />

la femmina di Cuculo<br />

posiziona un uovo<br />

nel nido altrui, avendo<br />

l’accortezza di sottrarne<br />

uno per pareggiare i<br />

conti. Dopo la schiusa il<br />

pulcino di Cuculo spingerà<br />

fuori le uova o i neonati della<br />

specie parassitata e resterà il solo ad<br />

essere imbeccato. I legittimi padroni di casa,<br />

ignari dell’inganno, continueranno infatti a<br />

nutrire il “fi glio adottivo” an<strong>che</strong> quando quest’ultimo<br />

sarà diventato notevolmente più<br />

grande di loro.<br />

Cuculo<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLO?<br />

Arriva a metà aprile dall’Africa tropicale, dove<br />

fa già ritorno tra luglio e agosto perché non<br />

dovendo allevare la prole è ben presto libero<br />

da impegni. Lo si può ascoltare, o vedere se<br />

si è più fortunati, mentre canta ai<br />

margini delle zone boscate come<br />

quelle del Parco Nord <strong>Milano</strong><br />

o del Bosco di città.<br />

LO SAI?<br />

Cuculus canorus<br />

Lunghezza: 32-35 cm<br />

Apertura alare: 55-65 cm<br />

Peso: 100-130 g<br />

Alimentazione: insetti e loro larve, ragni,<br />

lombrichi<br />

Habitat: boschi, campagne alberate,<br />

brughiere, canneti. Per la deposizione delle<br />

uova frequenta gli habitat delle specie<br />

parassitate<br />

Ciascuna femmina di Cuculo prende di mira<br />

esclusivamente una determinata specie ed il<br />

suo trucco è talmente affi nato <strong>che</strong> produce<br />

uova del medesimo colore.<br />

17


18<br />

I rapaci notturni<br />

secoli scorsi, ma di volatile <strong>che</strong> al calare delle<br />

tenebre, avvolto nel suo piumaggio mimetico,<br />

sa fare cose impensabili come destreggiarsi<br />

tra gli alberi e catturare prede di pochi centimetri<br />

con appena un fi lo di luce.<br />

Gufo, Allocco, Civetta e Barbagianni: tutti predatori<br />

adattati a volare e cacciare nell’oscurità<br />

della notte. In condizioni simili la visione<br />

è garantita da occhi grandi e ricchi di cellule<br />

fotosensibili. Possono ruotare la testa di 270<br />

gradi e in questo modo riescono a controllare<br />

an<strong>che</strong> ciò <strong>che</strong> accade alle loro spalle.<br />

Allocco<br />

CHI È?<br />

Assomiglia al Gufo comune, an<strong>che</strong> nelle dimensioni,<br />

ma rispetto al suo simile ha una<br />

forma più “tondeggiante”, gli occhi completamente<br />

neri e manca dei ciuffi auricolari. È curioso<br />

notare <strong>che</strong> il termine Allocco viene usato<br />

talvolta come sinonimo di sciocco, ingenuo,<br />

mentre dal nome scientifi co Strix, <strong>che</strong> in latino<br />

signifi ca uccello notturno, deriva la parola<br />

strega. L’immaginario umano ha costruito<br />

due ritratti contrastanti di questo animale <strong>che</strong><br />

di giorno, a riposo con le palpebre socchiuse,<br />

può sembrare goffo e “imbambolato” mentre<br />

dopo il tramonto esprime la sua vera essenza.<br />

Non certo di strega, come credevano nei<br />

Allocco<br />

Strix aluco<br />

Lunghezza: 35-45 cm<br />

Apertura alare: 90-100 cm<br />

Peso: 350-550 g<br />

Alimentazione: piccoli mammiferi, uccelli,<br />

grossi Insetti<br />

Habitat: Boschi, parchi.<br />

Nidifi ca nelle cavità <strong>degli</strong> alberi e nei nidi<br />

abbandonati di altri uccelli<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLO?<br />

Resta tutto l’anno sul territorio milanese, dove<br />

frequenta i boschi della cintura urbana ed i<br />

grandi parchi cittadini, ma il numero di individui<br />

non certo elevato e le abitudini notturne<br />

rendono diffi cile avvistarlo. Tuttavia da settembre<br />

a gennaio si può udire an<strong>che</strong> da lunga<br />

distanza il suo canto territoriale, un hu-hu-hu<br />

tremolante e piuttosto lugubre.<br />

LO SAI?<br />

I rapaci notturni hanno le remiganti (penne<br />

delle ali) esterne con il bordo molto sfrangiato.<br />

Questo garantisce loro un volo assolutamente<br />

silenzioso.


Civetta<br />

CHI È?<br />

Parti superiori castane con macchie color crema,<br />

ventre visibilmente più chiaro, zampe artigliate<br />

coperte da un soffi ce piumino, becco<br />

adunco, grandi occhi gialli sormontati da folti<br />

sopraccigli <strong>che</strong> talvolta le conferiscono uno<br />

sguardo corrucciato. Ecco la Civetta, uno dei<br />

più piccoli rapaci notturni. Oltre <strong>che</strong> per la taglia<br />

decisamente ridotta la si può facilmente<br />

distinguere dal Gufo comune per l’assenza<br />

dei ciuffi auricolari e dall’Allocco perché quest’ultimo<br />

ha gli occhi completamente neri. Il<br />

suo rapporto con l’uomo è sempre stato<br />

controverso: sacra e adorata nell’antica<br />

Grecia, dove era impersonifi cata<br />

d<strong>alla</strong> dea Athena, è stata perseguitata<br />

assieme alle streghe durante<br />

il medioevo in gran parte dell’Europa.<br />

Ancora oggi la Civetta è<br />

considerata un portafortuna da<br />

alcuni popoli ed un uccello del<br />

malaugurio da altri. Superstizioni<br />

a parte, di sicuro c’è <strong>che</strong> si nutre<br />

di topi e quindi averla come vicina di<br />

casa non è affatto male.<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLA?<br />

Passa l’intero anno alle nostre latitudini frequentando<br />

soprattutto i quartieri periferici e le<br />

zone rurali. La presenza di coltivi, boscaglie e<br />

vecchie cascine in cui nidifi care rendono favorevoli<br />

per questo uccello alcune aree comprese<br />

nel Parco Agricolo Sud <strong>Milano</strong>, ma an<strong>che</strong><br />

gli anfratti del Castello Sforzesco possono<br />

essere adatti ad allevare la prole. La Civetta è<br />

la più diurna tra i rapaci notturni e può essere<br />

osservata an<strong>che</strong> in pieno giorno, posata sui<br />

pali o sui cavi della luce. Accade principalmente<br />

in inverno, quando approfi tta delle ore<br />

più calde per procurarsi il cibo.<br />

Civetta<br />

Athene noctua<br />

Lunghezza: 20-25 cm<br />

Apertura alare: 50-58 cm<br />

Peso: 120-200 g<br />

Alimentazione: roditori, insetti, lombrichi,<br />

piccoli uccelli, anfi bi<br />

Habitat: campagne, periferie urbane. Nidifi ca<br />

entro alberi cavi, tra le rocce e nei fabbricati<br />

LO SAI?<br />

Gli occhi in posizione frontale (a differenza<br />

della maggior parte <strong>degli</strong> uccelli nei quali sono<br />

laterali) garantiscono ai rapaci notturni un’ampia<br />

visione binoculare e quindi una buona percezione<br />

delle distanze. Inoltre la loro sensibilità<br />

<strong>alla</strong> luce è molto elevata per l’abbondanza,<br />

a livello della rètina, di cellule particolarmente<br />

fotosensibili. In caso contrario avventarsi al<br />

chiaro di luna su piccole prede come topi<br />

selvatici e toporagni non sarebbe un’impresa<br />

possibile nemmeno per cacciatori così abili.<br />

19


20<br />

I picchi<br />

Sono uccelli abilissimi nel perforare il legno<br />

<strong>degli</strong> alberi per nutrirsi <strong>degli</strong> insetti <strong>che</strong> lo popolano<br />

e costruire il nido. Questa specializzazione<br />

deriva d<strong>alla</strong> presenza di zampe in grado<br />

di aggrapparsi saldamente <strong>alla</strong> corteccia, di<br />

un becco robusto, di strutture crani<strong>che</strong> atte<br />

ad ammortizzare i colpi e di una lingua lunghissima.<br />

Picchio rosso maggiore<br />

CHI È?<br />

È il Picchio più comune della nostra zona.<br />

Come tutti i membri della sua famiglia è un<br />

instancabile scavatore, ma tanta fatica è ben<br />

ricompensata. Tambureggiando sul legno si<br />

procura il cibo, il maschio segnala il possesso<br />

del territorio, attira le potenziali compagne e<br />

crea la dimora in cui allevare la prole. Di questa<br />

attività benefi ciano an<strong>che</strong> molte altre specie<br />

le quali, pur nidifi cando nelle cavità <strong>degli</strong><br />

Picchio rosso<br />

maggiore<br />

Dendrocopos major<br />

Lunghezza: 22-24 cm<br />

Apertura alare: 40-45 cm<br />

Peso: 60-100 g<br />

Alimentazione: coleotteri e loro larve,<br />

formi<strong>che</strong> ed altri insetti (in primavera e in<br />

estate), pinoli, noci, nocciole (in autunno e<br />

in inverno)<br />

Habitat: boschi, parchi, campagne alberate.<br />

Nidifi ca nei tronchi <strong>degli</strong> alberi<br />

alberi, non sono in grado di crearle. Per loro i<br />

vecchi nidi di Picchio assumono quindi grande<br />

importanza.<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLO?<br />

È un uccello sedentario, contattabile tutto<br />

l’anno, ma per vederlo all’opera mentre individua<br />

e cattura le larve <strong>che</strong> <strong>vivono</strong> all’interno<br />

dei tronchi i periodi migliori sono la fi ne dell’inverno<br />

e l’inizio della primavera, quando gli<br />

alberi sono ancora privi del fogliame <strong>che</strong> altrimenti<br />

lo nasconderebbe. Da maggio in poi il<br />

più delle volte bisogna accontentarsi di ascoltare<br />

il rumore prodotto dal suo becco. Vive<br />

soprattutto nelle formazioni di latifoglie di una<br />

certa estensione (Parco Nord, Parco delle<br />

cave, Bosco in città, Parco Forlanini) oppure<br />

nelle boscaglie sparse tra le aree agricole <strong>che</strong><br />

circondano la metropoli.<br />

LO SAI?<br />

I picchi hanno l’abitudine di incastrare noci e<br />

nocciole nelle fenditure dei tronchi per aprirne<br />

i gusci con maggior facilità.


Rondini & C.<br />

Si fa presto a dire Rondine. Non altrettanto<br />

a riconoscerla e così all’osservatore meno<br />

esperto può capitare di confondere il simbolo<br />

della primavera con il Balestruccio, appartenente<br />

<strong>alla</strong> stessa famiglia, o addirittura con i<br />

rondoni <strong>che</strong> invece dal punto di vista sistematico<br />

sono tutt’altra cosa.<br />

Balestruccio<br />

CHI È?<br />

La silhouette aerodinamica ed il volo<br />

aggraziato ricordano quelli della<br />

Rondine, ma è leggermente più<br />

piccolo, non ha le timoniere (penne<br />

della coda) esterne altrettanto<br />

lunghe e soprattutto ha il groppone<br />

bianco, caratteristica <strong>che</strong> lo differenzia<br />

dagli altri membri della famiglia.<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLO?<br />

È un migratore a lungo raggio <strong>che</strong> trascorre<br />

l’inverno in Africa, oltre il deserto del Sahara.<br />

Per vederlo sfrecciare nei cieli dobbiamo<br />

aspettare la seconda metà di marzo, quando<br />

torna dalle nostre parti per rimanervi fi no a<br />

settembre. Come suggerisce il nome scientifi<br />

co (urbicum = urbano) è legato alle città,<br />

purché vi siano spazi aperti in cui catturare<br />

insetti. È possibile osservarlo entro la cerchia<br />

dei Navigli, ma an<strong>che</strong> il Cimitero Monumentale<br />

è un buon territorio di caccia. Segni della<br />

presenza di questa specie coloniale sono i<br />

nidi di fango a forma di coppa quasi completamente<br />

chiusa <strong>che</strong> i balestrucci costruiscono<br />

uno di fi anco all’altro sotto portici, balconi o<br />

cornicioni. Proprio la carenza di materia prima<br />

per la realizzazione del nido sembra tra<br />

le cause della loro diminuzione. La cementifi -<br />

cazione delle rive di molti corsi d’acqua rende<br />

infatti diffi coltoso l’approvvigionamento di<br />

fango e allora diventano importanti gli stagni<br />

con sponde naturali o rinaturalizzate come<br />

quelli del Parco delle cave.<br />

LO SAI?<br />

Balestruccio<br />

Delichon urbicum<br />

Lunghezza: 12-14 cm<br />

Apertura alare: 28-30 cm<br />

Peso: 15-20 g<br />

Alimentazione: insetti volanti<br />

Habitat: insediamenti urbani, laghetti,<br />

campagne. Nidifi ca in colonie sotto tetti,<br />

balconi e cornicioni<br />

Balestrucci, rondini e rondoni si nutrono del<br />

così detto “plancton aereo” costituito da insetti<br />

volanti. An<strong>che</strong> quando frequentano lo stesso<br />

luogo, tuttavia, non entrano in competizione<br />

perché cacciano ad altezze diverse: la Rondine<br />

più in basso, il Balestruccio a mezz’altezza<br />

e i rondoni alle quote più alte.<br />

21


22<br />

Rondine<br />

CHI È?<br />

La lunga coda le dona l’eleganza di chi indossa<br />

il frac, ma ha l’animo contadino. Ama<br />

la campagna di una volta con cascine, fi enili,<br />

stalle, siepi, pozze per la raccolta dell’acqua.<br />

Al contrario soffre la monotonia del paesaggio<br />

e fugge dalle coltivazioni intensive, uguali<br />

per chilometri e chilometri, e dagli allevamenti<br />

tecnologici, chiusi ed asettici. Un motivo in<br />

Rondine<br />

Hirundo rustica<br />

Lunghezza: 18-20 cm<br />

Apertura alare: 30-35 cm<br />

Peso: 15-25 g<br />

Alimentazione: insetti volanti<br />

Habitat: insediamenti urbani, campagne<br />

diversifi cate, canneti (come dormitori).<br />

Nidifi ca nelle stalle, sotto i cornicioni, le<br />

grondaie e i porticati<br />

più per essere contenti della sua presenza,<br />

perché l’ambiente a “misura di rondine” offre<br />

un’elevata qualità della vita an<strong>che</strong> all’uomo,<br />

ma i dati sono preoccupanti: in Europa<br />

tra il 1970 ed il 1990 questo passeriforme<br />

è diminuito del 40% a sottolineare<br />

come la “sua” campagna, quella<br />

più genuina, sia minacciata<br />

dall’incalzare del cemento e<br />

dall’agricoltura industrializzata,<br />

basata su fertilizzanti e pesticidi.<br />

Di abitudini rurali, la Rondine sta<br />

soffrendo una modernizzazione avvenuta<br />

in tempi troppo rapidi per potersi adattare.<br />

Come invertire la tendenza? Innanzitutto<br />

servono politi<strong>che</strong> agricole più rispettose della<br />

biodiversità, ma ognuno può fare la sua parte<br />

posizionando nidi artifi ciali e proteggendo<br />

quelli originali (fatti di paglia impastata con<br />

fango e riutilizzati nel corso <strong>degli</strong> anni) da chi<br />

li vorrebbe distruggere in spregio <strong>alla</strong> natura<br />

e <strong>alla</strong> legge.<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLA?<br />

“San Benedetto, la Rondine è sotto il tetto”<br />

recita il detto popolare. In effetti i primi contingenti<br />

raggiungono i quartieri di nidifi cazione<br />

intorno al 21 marzo, quando si celebrano il<br />

monaco di Norcia e l’equinozio di primavera.<br />

La maggior parte <strong>degli</strong> individui raggiunge<br />

però il nord Italia in aprile per rimanervi fi no all’inizio<br />

dell’autunno, quando suona l’adunata<br />

per l’Africa. Qui, dopo aver attraversato il deserto<br />

del Sahara, le rondini passano l’inverno<br />

in compagnia di antilopi, bufali e zebre. A <strong>Milano</strong><br />

si incontrano nelle zone rurali, nei parchi<br />

con laghetti, ma an<strong>che</strong> nel centro abitato, in<br />

presenza di edifi ci con porticati e cornicioni<br />

adatti a fi ssare il nido.<br />

LO SAI?<br />

Per riprodursi dalle nostre parti le rondini<br />

compiono un viaggio di 4.000-5.000 km con<br />

tappe di 200-300 km al giorno. Un motivo in<br />

più per ammirarle e rispettarle.


Rondone comune<br />

CHI È?<br />

Vivere perennemente nell’aria, an<strong>che</strong> ad alcune<br />

migliaia di metri di quota, senza fermarsi<br />

mai, né di giorno, né di notte. Sembra un’impresa<br />

impossibile, eppure qualcuno ci riesce.<br />

A vincere la scommessa quotidiana contro la<br />

forza di gravità è l’instancabile Rondone <strong>che</strong><br />

si nutre, beve, si accoppia e addirittura dorme<br />

in volo. Ali falciformi, sagoma aerodinamica,<br />

bocca larga per intercettare il maggior numero<br />

di prede: siamo di fronte a quanto di meglio<br />

l’evoluzione animale abbia prodotto per conquistare<br />

il cielo. Al suolo le cose cambiano. Le<br />

zampe cortissime sono inadatte per camminare<br />

ed ancor meno per facilitare il decollo. Di<br />

conseguenza evita di posarsi a terra, altrimenti<br />

non sarebbe più in grado di rialzarsi. Si ferma<br />

solo per costruire il nido, covare le uova ed<br />

allevare la prole, ma sempre su edifi ci di una<br />

certa altezza. Il suo piumaggio è completamente<br />

nero, con la sola eccezione del mento<br />

biancastro. Questo permette di riconoscerlo<br />

da due “parenti” <strong>che</strong> abitano a loro volta in<br />

città: il Rondone pallido, di dimensioni simili,<br />

ma più chiaro, ed il Rondone maggiore <strong>che</strong><br />

oltre ad essere più grande (è lungo fi no a 24<br />

cm ed ha un’apertura alare di 52-60 cm) ha il<br />

ventre bianco.<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLO?<br />

Dopo aver svernato nell’Africa centro-meridionale<br />

torna in Italia a metà aprile per dare inizio<br />

<strong>alla</strong> nidifi cazione <strong>alla</strong> quale segue il ritorno nell’emisfero<br />

australe. Durante il suo soggiorno<br />

alle nostre latitudini, se nel tardo pomeriggio di<br />

una giornata di bel tempo ci si trova in qual<strong>che</strong><br />

piazza centrale di <strong>Milano</strong> e si alza lo sguardo<br />

verso il cielo, ci sono ottime probabilità di assistere<br />

alle evoluzioni aeree ad alta velocità di<br />

questo uccello gregario e chiassoso.<br />

Rondone comune<br />

Apus apus<br />

Lunghezza: 16-18 cm<br />

Apertura alare: 38-44 cm<br />

Peso: 30-50 g<br />

Alimentazione: insetti volanti<br />

Habitat: spazi aerei. Nidifi ca su campanili,<br />

torri, sotto le grondaie<br />

LO SAI?<br />

Si è stimato <strong>che</strong> in 15 anni di vita un Rondone<br />

può percorrere in volo più di 4 milioni di chilometri,<br />

distanza pari a 100 volte la circonferenza<br />

della Terra.<br />

23


24<br />

I piccoli passeriformi<br />

Questo vastissimo raggruppamento comprende<br />

numerose specie <strong>che</strong> hanno in comune,<br />

oltre <strong>alla</strong> taglia minuta, la capacità di<br />

allietare con i loro colori ed i loro cinguettii<br />

prati, boschi e campagne, ma an<strong>che</strong> gli spazi<br />

urbani.<br />

Fringuello<br />

CHI È?<br />

Le sue qualità canore sono sicuramente più<br />

rinomate di quelle esteti<strong>che</strong>, ma se si ha la<br />

fortuna di osservarlo con il favore della luce<br />

in primavera ed estate, quando le tonalità del<br />

suo piumaggio sono più vivaci, non si può<br />

fare a meno di apprezzarne la bellezza e la<br />

varietà <strong>degli</strong> elementi cromatici. Si va dal grigio-blu<br />

del cappuccio al rosa-aranciato <strong>che</strong><br />

caratterizza le guance e le parti ventrali, per<br />

continuare con il castano del dorso ed il verde<br />

del groppone. Quando poi spicca il volo il<br />

Fringuello completa la tavolozza dei suoi colori<br />

mostrando il candore delle barre alari e dei<br />

bordi della coda. Questa descrizione, però,<br />

si riferisce unicamente al maschio perché la<br />

femmina, seppure dotata di una livrea elegante,<br />

quanto a colori ha ben poco da offrire.<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLO?<br />

Per quanto è adattabile e poco esigente si<br />

potrebbe dire <strong>che</strong> dove c’è un albero può esserci<br />

un Fringuello. Questo volatile frequenta<br />

indifferentemente i boschi più fi tti e le campagne<br />

alberate, ma si insedia più <strong>che</strong> volentieri<br />

an<strong>che</strong> nei parchi urbani e può accontentarsi<br />

persino delle alberature ai margini delle strade.<br />

Lo si può quindi incontrare durante una<br />

scampagnata domenicale fuori porta, ma an<strong>che</strong><br />

a due passi dal Duomo, in qualsiasi mese<br />

dell’anno. Ad esclusione del periodo riproduttivo<br />

è gregario. Di conseguenza in autunno e<br />

in inverno ci si può imbattere in folti gruppetti,<br />

di solito a sessi rigorosamente separati.<br />

LO SAI?<br />

È l’uccello più comune d’Europa. Il suo segreto<br />

risiede nella capacità di trovarsi a suo<br />

agio con o senza l’uomo e quindi di occupare<br />

sia gli ambienti ad elevata naturalità sia quelli<br />

antropizzati.<br />

Fringuello<br />

Fringilla coelebs<br />

Lunghezza: 15-16 cm<br />

Apertura alare: 26-28 cm<br />

Peso: 20-25 g<br />

Alimentazione: semi, bac<strong>che</strong>, frutta, in<br />

primavera ed estate an<strong>che</strong> invertebrati<br />

Habitat: boschi, siepi, giardini, parchi,<br />

campagne alberate. Nidifi ca sugli alberi


Codirosso<br />

spazzacamino<br />

Phoenicurus ochruros<br />

Lunghezza: 14-16 cm<br />

Apertura alare: 25-27 cm<br />

Peso: 13-20 g<br />

Alimentazione: insetti ed altri invertebrati.<br />

In autunno/inverno an<strong>che</strong> bac<strong>che</strong><br />

Habitat: pareti rocciose, pascoli montani,<br />

fabbricati, giardini. Nidifi ca nelle fessure<br />

delle rocce e dei muri<br />

Codirosso<br />

spazzacamino<br />

CHI È?<br />

Un montanaro in città. Si potrebbe defi nire<br />

così questo piccolo passeriforme <strong>che</strong> nei<br />

manuali di ornitologia di alcuni decenni fa veniva<br />

descritto per lo più come una specie legata<br />

per la nidifi cazione ai pascoli di alta quota<br />

e alle pareti rocciose alpine. Da qual<strong>che</strong><br />

tempo, però, frequenta sempre più assiduamente<br />

durante il periodo riproduttivo an<strong>che</strong><br />

le zone collinari e pianeggianti, spingendosi<br />

all’interno <strong>degli</strong> insediamenti urbani dove rimpiazza<br />

il suo habitat originario con i muri dei<br />

fabbricati, meglio se ricchi di fessure entro le<br />

quali costruire il nido. Il nome regala più di<br />

un’informazione sul suo aspetto. In entrambi<br />

i sessi la coda (<strong>che</strong> viene agitata di continuo<br />

quando l’animale è posato) è rossiccia, più<br />

precisamente color ruggine, mentre il termine<br />

spazzacamino deriva dal piumaggio del resto<br />

del corpo <strong>che</strong> nei maschi adulti è grigio fuliggine,<br />

con la sola eccezione della macchia<br />

alare bianca. Uccello affi ne, presente a sua<br />

volta nel nostro territorio, è il Codirosso comune,<br />

ma il maschio di questa specie ha il<br />

petto arancione.<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLO?<br />

Tecnicamente è un “migratore a corto raggio,<br />

parzialmente residente”. Signifi ca <strong>che</strong><br />

alcuni soggetti rimangono tutto l’anno nello<br />

stesso luogo, mentre altri compiono <strong>degli</strong><br />

spostamenti piuttosto brevi, specialmente<br />

d<strong>alla</strong> montagna al piano all’arrivo della stagione<br />

fredda. A <strong>Milano</strong> nel periodo invernale<br />

si possono dunque osservare sia gli individui<br />

<strong>che</strong> poi torneranno in altura per nidifi care, sia<br />

quelli <strong>che</strong> restano in città tutto l’anno. Ogni<br />

luogo, d<strong>alla</strong> campagna ai dintorni di via Melchiorre<br />

Gioia, può essere quello giusto per<br />

incontrarlo mentre canta d<strong>alla</strong> cima di un<br />

tetto.<br />

LO SAI?<br />

Sulle Alpi il Codirosso spazzacamino nidifi ca<br />

abitualmente fi no a 2.700 metri di quota a<br />

conferma delle sue attitudini montane.<br />

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26<br />

Passera d’Italia<br />

CHI È?<br />

Alcuni ornitologi la considerano la sottospecie<br />

italiana della Passera oltremontana, diffusa in<br />

tutta Europa, altri un ibrido tra questa e la<br />

Passera sarda, altri ancora una specie a sé<br />

stante. Al di là della classifi cazione siamo di<br />

fronte a quello <strong>che</strong> la gente chiama semplicemente<br />

Passero, accomunando nel nome<br />

an<strong>che</strong> la Passera mattugia, specie molto simile.<br />

Guance bian<strong>che</strong>, gola nera, vertice castano<br />

rossiccio, ali variegate con barra chiara:<br />

è l’identikit del maschio di Passera d’Italia<br />

mentre la femmina è meno appariscente. La<br />

specie è legata all’uomo, tanto da nidifi care<br />

esclusivamente in presenza di fabbricati, eppure<br />

negli ultimi anni si sta registrando un declino<br />

evidente in tutta Europa, Italia compresa.<br />

Un fenomeno <strong>alla</strong>rmante, <strong>che</strong> ha spinto la<br />

<strong>LIPU</strong> a lanciare la campagna “S.O.S. Passeri”<br />

per saperne di più e cercare di arrestarlo.<br />

Sotto accusa molteplici fattori: l’espansione<br />

urbanistica <strong>che</strong> riduce le aree verdi e quindi<br />

le fonti di cibo, la modernizzazione delle abitazioni,<br />

l’intensifi cazione dell’agricoltura, l’uso<br />

eccessivo di pesticidi, ma an<strong>che</strong> i gatti domestici.<br />

I rimedi più semplici: lasciare crescere<br />

l’erba per 20-30 cm almeno in un angolo del<br />

giardino, piantumare arbusti in grado di fornire<br />

cibo e riparo, posizionare mangiatoie e nidi<br />

artifi ciali, mettere un campanellino al gatto di<br />

casa.<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLA?<br />

Sebbene stia diminuendo per il momento resta<br />

una specie comune negli ambienti antropizzati,<br />

mentre in quelli a più elevata naturalità<br />

soffre la competizione con gli <strong>animali</strong> maggiormente<br />

specializzati. La si può incontrare in<br />

ogni stagione, ma è soprattutto in inverno <strong>che</strong><br />

nelle campagne ci si può imbattere in gruppi<br />

composti da un gran numero di individui.<br />

LO SAI?<br />

Un grave problema per i passeri è rappresentato<br />

dalle collisioni contro i vetri <strong>degli</strong> edifi ci<br />

e delle barriere antirumore. Si è stimato <strong>che</strong><br />

in questo modo ne muoiano quasi 4 milioni<br />

ogni anno.<br />

Passera d’Italia<br />

Passer domesticus italiae<br />

Lunghezza: 15-16 cm<br />

Apertura alare: 24-26 cm<br />

Peso: 25-35 g<br />

Alimentazione: granaglie, frutta, insetti<br />

Habitat: città, campagne con presenza di<br />

fabbricati. Nidifi ca sugli edifi ci, nell’edera


Pettirosso<br />

CHI È?<br />

La sagoma paffuta, dovuta al fatto <strong>che</strong> sembra<br />

privo del collo, ed ancor più il piumaggio<br />

rosso-arancione <strong>che</strong> lo colora in modo vistoso<br />

d<strong>alla</strong> fronte al petto, in contrasto con il<br />

dorso olivastro, lo rendono inconfondibile. La<br />

sua diffusione, il comportamento confi dente<br />

e la voce melodiosa <strong>che</strong> si può ascoltare in<br />

ogni stagione ne fanno inoltre uno <strong>degli</strong> <strong>animali</strong><br />

più conosciuti ed apprezzati dall’uomo.<br />

Chi non prova piacere nell’osservarlo mentre<br />

zampetta in giardino o ci guarda incuriosito<br />

da una ringhiera?<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLO?<br />

In un bos<strong>che</strong>tto di periferia o in un giardino del<br />

centro, durante un assolato pomeriggio di primavera<br />

oppure in una fredda mattinata invernale,<br />

è sempre possibile incontrarlo purché<br />

sia presente una buona copertura arbustiva,<br />

l’ambiente sia fresco ed il suolo non troppo<br />

asciutto. È comunque più facile trovarsi a tu<br />

per tu con questo piccolo volatile durante<br />

l’inverno, quando si avvicina alle abitazioni in<br />

cerca di cibo e di una temperatura più mite.<br />

Il più delle volte gli individui <strong>che</strong> ci fanno visita<br />

sul balcone di casa durante la stagione<br />

fredda non sono gli stessi <strong>che</strong> poi rivediamo<br />

in estate. Per affrontare i rigori dell’inverno il<br />

Pettirosso, migratore a corto raggio, ha infatti<br />

l’abitudine di spostarsi verso sud di qual<strong>che</strong><br />

centinaio di chilometri. Alla fi ne di febbraio o<br />

agli inizi di marzo risale quindi verso le aree di<br />

riproduzione dove nidifi ca volentieri nelle siepi<br />

e tra i rami dell’edera. Di conseguenza, per<br />

non danneggiare le uova o i pulcini, in primavera<br />

e in estate occorre prestare attenzione<br />

prima di potare gli arbusti e i rampicanti del<br />

proprio giardino.<br />

LO SAI?<br />

Comunica agli altri membri della sua specie<br />

il possesso del territorio esibendo come una<br />

bandiera il petto sgargiante ed attaccando gli<br />

intrusi con sorprendente aggressività. Con<br />

un carattere così non può <strong>che</strong> essere solitario<br />

ad eccezione delle coppie <strong>che</strong> si formano<br />

nel periodo <strong>degli</strong> amori.<br />

Pettirosso<br />

Erithacus rubecula<br />

Lunghezza: 13-14 cm<br />

Apertura alare: 22-25 cm<br />

Peso: 13-20 g<br />

Alimentazione: invertebrati (in primavera<br />

ed in estate), granaglie, bac<strong>che</strong>, frutta<br />

(in autunno e in inverno)<br />

Habitat: boschi, arbusteti, giardini. Nidifi ca<br />

nelle siepi, nei cespugli, tra i rampicanti<br />

27


28<br />

Codibugnolo<br />

CHI È?<br />

Se non fosse per la coda, <strong>alla</strong> quale va attribuita<br />

più della metà della sua lunghezza totale,<br />

ci troveremmo di fronte ad un animaletto<br />

minuscolo, diffi cile da scoprire nonostante<br />

l’abbondanza numerica. Invece, grazie alle timoniere<br />

(le penne caudali) “spropositate”, non<br />

passa certo inosservato. La particolare tonalità<br />

rosata ed il comportamento vivace fanno<br />

il resto. Il più delle volte lo si vede spostarsi<br />

da un ramo all’altro con movenze acrobati<strong>che</strong><br />

per bec<strong>che</strong>ttare gli afi di o gli altri piccoli insetti<br />

di cui si nutre mentre se ne sta appeso con la<br />

pancia all’insù, un po’ come fanno le cince,<br />

alle quali è piuttosto affi ne.<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLO?<br />

Non compie vere e proprie migrazioni, ma<br />

con l’arrivo dell’inverno ha l’abitudine di abbandonare<br />

le zone di montagna e collina per<br />

trasferirsi in pianura <strong>alla</strong> ricerca di temperature<br />

meno rigide. A <strong>Milano</strong> è quindi più facile osservarlo<br />

durante la stagione fredda. Oltretutto<br />

Codibugnolo<br />

Aegithalos caudatus<br />

Lunghezza: 13-15 cm<br />

Apertura alare: 17-19 cm<br />

Peso: 6-10 g<br />

Alimentazione: insetti e loro larve, altri<br />

invertebrati<br />

Habitat: boschi, arbusteti, campagne<br />

alberate. Nidifi ca tra gli arbusti<br />

in questo periodo lo si nota maggiormente<br />

perché si aggrega in gruppi di 5-10 individui<br />

ed oltre (talvolta assieme alle cince), prima di<br />

tornare ad essere territoriale e solitario <strong>alla</strong><br />

fi ne del mese di febbraio, in vista della nidifi -<br />

cazione primaverile. Frequenta le aree ric<strong>che</strong><br />

di alberi e di vegetazione arbustiva, per cui le<br />

probabilità di avvistarlo diminuiscono spostandosi<br />

d<strong>alla</strong> periferia al centro della città, tanto<br />

più <strong>che</strong> non ama la vicinanza delle abitazioni.<br />

I luoghi ottimali per un incontro con questo<br />

comunissimo passeriforme sono il Parco di<br />

Trenno, il Bosco in città, il Parco Lambro ed<br />

il Parco di Villa S<strong>che</strong>ibler a Quarto Oggiaro, al<br />

confi ne con Novate Milanese.<br />

LO SAI?<br />

Il Codibugnolo dedica molto tempo (da 2 a 4<br />

settimane) e grandi attenzioni <strong>alla</strong> costruzione<br />

del nido <strong>che</strong> ha una forma ovoidale ed è<br />

completamente chiuso, ad eccezione di uno<br />

o due piccoli fori d’ingresso. Solitamente lo<br />

posiziona entro rovi o altri arbusti e lo realizza<br />

con muschi, peli e ragnatele. All’interno<br />

un’imbottitura fatta con un gran numero di<br />

piume garantisce ai pulcini calore ed un comodo<br />

giaciglio.


Cinciallegra<br />

Parus major<br />

Cinciallegra<br />

CHI È?<br />

Lunghezza: 13-15 cm<br />

Apertura alare: 22-25 cm<br />

Peso: 15-20 g<br />

Alimentazione: invertebrati (in primavera<br />

e in estate), granaglie, semi, frutta,<br />

bac<strong>che</strong> (in autunno e in inverno)<br />

Habitat: boschi, siepi, giardini.<br />

Nidifi ca nelle cavità di alberi e muri<br />

Se vedete un uccello in continuo movimento,<br />

grande poco meno di un passero e dai colori<br />

piuttosto vivaci <strong>che</strong> per cibarsi dei piccoli<br />

semi di un albero o estrarre un insetto d<strong>alla</strong><br />

fessura di un tronco compie veri e propri<br />

equilibrismi, quasi sicuramente avete a <strong>che</strong><br />

fare con una Cinciallegra. A permetterci di distinguerla<br />

an<strong>che</strong> ad una certa distanza d<strong>alla</strong><br />

più minuta Cinciarella è innanzitutto la banda<br />

nera longitudinale <strong>che</strong> ne attraversa le parti<br />

ventrali. Già il nome ispira simpatia e in effetti<br />

è un ospite particolarmente benvoluto da chi<br />

ama un giardino ricco di vita selvatica. Non<br />

per niente è tra le specie <strong>che</strong> gli appassionati<br />

di birdgarden cercano di favorire posizionando<br />

sugli alberi nidi artifi ciali o “collane”<br />

di arachidi ed altre leccornie. La Cinciallegra<br />

apprezza il favore e lo ricambia allietando la<br />

città con la sua piacevole presenza.<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLA?<br />

È possibile incontrarla in ogni mese dell’anno,<br />

ma è soprattutto in inverno, quando negli<br />

ambienti naturali il cibo scarseggia, <strong>che</strong> per<br />

lei gli insediamenti<br />

urbani si fanno più<br />

attraenti. Mostra una preferenza<br />

per i boschi di latifoglie<br />

dove nidifi ca nelle fessure <strong>degli</strong> alberi,<br />

comprese quelle scavate dai picchi. I parchi,<br />

in grado di riproporre l’ambiente boschivo e<br />

di offrire cavità artifi ciali come buchi nei muri<br />

e “cassette-nido” in cui allevare la prole, sono<br />

altrettanto frequentati. Per ammirare le sue<br />

acrobazie non è dunque indispensabile recarsi<br />

nei polmoni verdi della periferia: an<strong>che</strong> una<br />

passeggiata in uno dei tanti giardini pubblici<br />

del centro, meglio ancora se equipaggiati di<br />

binocolo, ci può riservare un appuntamento<br />

con questo instancabile pennuto.<br />

LO SAI?<br />

Intorno al 1920 nella campagna inglese alcune<br />

cinciallegre, spinte inizialmente d<strong>alla</strong><br />

curiosità, forarono con il becco il tappo di<br />

alluminio delle bottiglie di latte lasciate davanti<br />

all’uscio delle case. Avendo gradito il<br />

sapore della panna fecero di questo modo<br />

di agire un’abitudine <strong>che</strong> ben presto si diffuse<br />

a gran parte <strong>degli</strong> individui, estendendosi<br />

an<strong>che</strong> alle cinciarelle. Questo episodio, divenuto<br />

celebre, viene citato sovente nei testi di<br />

comportamento animale quale esempio di<br />

trasmissione culturale tra membri della stessa<br />

specie o di specie affi ni.<br />

29


30<br />

I corvidi<br />

Sono i più grandi passeriformi europei. Approfi<br />

ttano di ogni risorsa alimentare disponibile<br />

ed occupano un gran numero di habitat. Se<br />

si aggiunge <strong>che</strong> hanno uno spiccato senso<br />

dell’ingegno e <strong>che</strong> di norma conducono vita<br />

gregaria scambiandosi informazioni, eccone<br />

spiegato l’enorme successo evolutivo.<br />

Gazza<br />

CHI È?<br />

Inconfondibile per la coda lunghissima ed il<br />

piumaggio bianco-nero con rifl essi iridescenti,<br />

è nota per l’appellativo di ladra <strong>che</strong> le è stato<br />

affi bbiato a causa della presunta abitudine,<br />

mai dimostrata d<strong>alla</strong> ricerca scientifi ca, di<br />

appropriarsi di oggetti luccicanti. Può essere<br />

<strong>che</strong> di tanto in tanto raccolga qual<strong>che</strong> frammento<br />

metallico, spinta d<strong>alla</strong> curiosità tipica<br />

dei corvidi, e siccome per via del suo aspetto<br />

non passa inosservata ecco nascere il luogo<br />

comune secondo il quale sarebbe attratta<br />

da gioielli e brillanti al punto di prelevarli furtivamente.<br />

Semmai si comporta da predona<br />

quando sottrae uova e pulcini dai nidi di altri<br />

uccelli, ma non è l’unica a farlo, tant’è vero<br />

<strong>che</strong> a lei stessa capita di perdere qual<strong>che</strong> nidiaceo<br />

per le incursioni delle cornacchie. È il<br />

ciclo della natura.<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLA?<br />

C’è solo l’imbarazzo della scelta perché rimane<br />

tutto l’anno alle nostre latitudini ed i luoghi<br />

in cui incontrarla sono vari e facilmente a<br />

portata di binocolo. Da alcuni decenni è infatti<br />

in aumento e dai margini dei boschi si sta<br />

espandendo verso la periferia urbana.<br />

LO SAI?<br />

Nell’opera lirica “La gazza ladra” (1817) di<br />

Gioachino Rossini la protagonista è accusata<br />

di aver rubato un cucchiaio d’argento. Condannata<br />

al patibolo viene scagionata in extremis<br />

grazie <strong>alla</strong> <strong>scoperta</strong> del “vero” ladro: una<br />

Gazza, a dimostrazione di quanto sia sempre<br />

stata radicata l’idea del comportamento furtivo<br />

di questo animale.<br />

Gazza<br />

Pica pica<br />

Lunghezza: 42-48 cm<br />

Apertura alare: 48-55 cm<br />

Peso: 200-220 g<br />

Alimentazione: granaglie, roditori, uova e<br />

pulcini di uccelli, insetti e altri invertebrati,<br />

frutta, carogne, in città avanzi di cibo<br />

Habitat: coltivi, campagne alberate,<br />

fi lari, margini dei boschi di latifoglie,<br />

insediamenti urbani. Nidifi ca sugli alberi


Taccola<br />

Corvus monedula<br />

Lunghezza: 30-34 cm<br />

Apertura alare: 60-70 cm<br />

Peso: 200-250 g<br />

Alimentazione: insetti, uova e pulcini, semi,<br />

frutta, in città avanzi di cibo<br />

Habitat: campagne, rocce, scogliere, centri<br />

storici. Nidifi ca in colonie su edifi ci, cavità<br />

<strong>degli</strong> alberi, pareti scoscese<br />

Taccola<br />

CHI È?<br />

Nei borghi medievali di gran parte d’Europa<br />

capita di imbattersi in un “piccolo corvo” (è<br />

così <strong>che</strong> viene spontaneo chiamare questo<br />

uccello a chi non ne conosce il vero nome)<br />

irrequieto e loquace <strong>che</strong> zampetta sui tetti,<br />

compie evoluzioni aeree in stormi di qual<strong>che</strong><br />

individuo e lancia con assiduità il suo caratteristico<br />

tchak-tchak. È la Taccola, abitatrice<br />

dei centri storici in cui abbondano campanili,<br />

torri e mura ric<strong>che</strong> di fenditure,<br />

ottima imitazione delle pendici<br />

rocciose e delle scogliere <strong>che</strong> ama<br />

frequentare quando non vive in città.<br />

Del resto, essendo adattabile come tutti<br />

i corvidi, ha approfi ttato volentieri <strong>degli</strong><br />

habitat messi a disposizione dall’uomo.<br />

È quasi interamente nera, ad eccezione<br />

di nuca e collo grigi, ma oltre <strong>alla</strong> taglia<br />

ridotta la particolarità <strong>che</strong> la differenzia<br />

dai suoi “parenti vestiti di scuro” come<br />

corvi e cornacchie è l’occhio<br />

biancastro <strong>che</strong> contrasta<br />

con il colore del<br />

piumaggio.<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLA?<br />

È sedentaria, ma è soprattutto tra l’approssimarsi<br />

del periodo riproduttivo (la deposizione<br />

delle uova inizia verso la fi ne di aprile)<br />

e l’involo dei nuovi nati <strong>che</strong> occupa i vecchi<br />

fabbricati nel cuore delle città. A <strong>Milano</strong> è legata<br />

a fi lo doppio al Castello Sforzesco, monumento<br />

<strong>che</strong> assieme alle aree circostanti le<br />

fornisce tutto ciò di cui ha bisogno: anfratti<br />

per l’allevamento della prole e disponibilità<br />

alimentare. I prati del vicino Parco Sempione<br />

offrono insetti e inoltre nei paraggi non mancano<br />

neppure i nidi di altri uccelli, altra importante<br />

fonte di cibo. Da quelli di Colombo<br />

di città la Taccola preleva uova e pulcini, dimostrandosi<br />

molto abile nella lotta biologica<br />

contro una delle specie più problemati<strong>che</strong>.<br />

LO SAI?<br />

Per la socialità e l’arguzia <strong>che</strong> la contraddistinguono<br />

la Taccola è stata studiata e descritta<br />

approfonditamente da Konrad Lorenz,<br />

considerato il “padre” dell’etologia, la scienza<br />

<strong>che</strong> si occupa del comportamento animale.<br />

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32<br />

Cornacchia<br />

grigia<br />

Corvus corone<br />

cornix<br />

Cornacchia grigia<br />

CHI È?<br />

Lunghezza: 45-50 cm<br />

Apertura alare: 90-100 cm<br />

Peso: 430-580 g<br />

Alimentazione: granaglie, roditori, uova e<br />

pulcini di uccelli, insetti e altri invertebrati,<br />

frutta, carogne, in città avanzi di cibo<br />

Habitat: coltivi, campagne alberate,<br />

fi lari, margini dei boschi di latifoglie,<br />

insediamenti urbani. Nidifi ca sugli alberi<br />

Impoverimento ambientale ed antropizzazione<br />

sono fattori critici per molte specie, ma<br />

non per lei, capace di adattarsi a qualsiasi<br />

situazione. Opportunista per antonomasia,<br />

ha saputo trarre vantaggio dal degrado<br />

e d<strong>alla</strong> presenza dell’uomo e vive volentieri<br />

an<strong>che</strong> in città. L’identifi cazione è semplice<br />

perché Il “corpetto” color cenere consente<br />

di distinguerla agevolmente da due “parenti”<br />

di dimensioni analoghe: il Corvo, presente<br />

nelle campagne del nostro Paese soltanto in<br />

inverno, e la Cornacchia nera, con la quale<br />

di solito si spartisce le aree geografi <strong>che</strong> occupate.<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLA?<br />

Estate o inverno non fa differenza, così come<br />

ogni ambiente è quello giusto per incontrarla<br />

ed ascoltare il suo inconfondibile kraa. La si<br />

può vedere in campagna, mentre grazie <strong>alla</strong><br />

forza del gruppo scaccia dai propri territori<br />

un’acerrima rivale come la Poiana, in periferia,<br />

intenta a recuperare del cibo da un bidone<br />

dell’immondizia, o in centro, appollaiata<br />

su un’antenna o sulle conifere più alte. Eppure<br />

il suo arrivo a <strong>Milano</strong> è piuttosto recente.<br />

Nei primi anni ’50 non c’era ancora e intorno<br />

al 1990 il suo numero era molto più contenuto.<br />

Oggi, invece, è tra gli <strong>animali</strong> selvatici<br />

più facili da osservare vicino alle abitazioni<br />

e di tanto in tanto qual<strong>che</strong> esemplare viene<br />

sorpreso mentre becca con forza i vetri delle<br />

fi nestre: un atteggiamento <strong>che</strong> probabilmente<br />

mette in atto per ribadire il possesso del<br />

territorio nei confronti di ciò <strong>che</strong> considera un<br />

rivale e <strong>che</strong> invece è solamente la sua immagine<br />

rifl essa.<br />

LO SAI?<br />

La Cornacchia grigia è monogama, come di<br />

norma lo sono tutti i corvidi. Le coppie <strong>che</strong> si<br />

formano possono durare per l’intera vita, ma<br />

non sempre la fedeltà è osservata in modo<br />

del tutto scrupoloso.


I mammiferi<br />

In città sono rappresentati prevalentemente<br />

da <strong>animali</strong> legati all’uomo come<br />

il Ratto grigio o il Topo domestico, ma<br />

accanto a questi ospiti poco graditi è<br />

possibile incontrare an<strong>che</strong> alcune specie<br />

ben più interessanti sotto il profi lo<br />

ecologico.<br />

Riccio europeo<br />

occidentale<br />

CHI È?<br />

Diffi cile confonderlo con altri <strong>animali</strong>.<br />

L’unico <strong>che</strong> potrebbe ingannare<br />

un occhio inesperto è l’Istrice (con<br />

il quale condivide il nome popolare di<br />

porcospino) <strong>che</strong> però è molto più grande<br />

e non vive a <strong>Milano</strong> e dintorni. La principale<br />

caratteristica del Riccio è la presenza<br />

di aculei <strong>che</strong> all’occorrenza gli consentono di<br />

trasformarsi in una fortezza quasi inespugnabile.<br />

Quando si sente in pericolo può infatti<br />

appallottolarsi per proteggere le parti ventrali<br />

dagli attacchi dei predatori. Appartiene all’ordine<br />

<strong>degli</strong> insettivori, ma è un onnivoro a tutti<br />

gli effetti. Può catturare lucertole o piccoli serpenti<br />

e questo ha generato la credenza <strong>che</strong><br />

sia immune al veleno della Vipera. In realtà<br />

non è così, an<strong>che</strong> se il più delle volte gli aculei<br />

costringono quest’ultima a mordere a vuoto.<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLO?<br />

Non è diffi cile incontrarlo nelle ore notturne<br />

dopo <strong>che</strong> ha trascorso la giornata sotto<br />

un cespuglio, ma da metà dicembre a fi ne<br />

marzo si ritira in letargo. Sovente a rivelarne<br />

Riccio europeo<br />

occidentale<br />

Erinaceus europaeus<br />

Lunghezza corpo: 22-30 cm<br />

Lunghezza coda: 2-5 cm<br />

Peso: 800-1.200 g<br />

Alimentazione: insetti ed altri invertebrati,<br />

piccoli vertebrati, bac<strong>che</strong>, frutta<br />

Habitat: boschi, arbusteti, radure, parchi,<br />

giardini<br />

la presenza è il cadavere di qual<strong>che</strong> esemplare<br />

investito da un veicolo, incidente in cui<br />

incappa con frequenza maggiore rispetto ad<br />

altri mammiferi, sia per la sua scarsa rapidità<br />

negli spostamenti, sia perché è piuttosto abbondante<br />

negli ambienti antropizzati. Un altro<br />

problema deriva d<strong>alla</strong> cattiva abitudine di<br />

dar fuoco alle sterpaglie ai margini dei campi,<br />

all’interno delle quali il Riccio trova dimora<br />

per l’inverno.<br />

LO SAI?<br />

Talvolta negli insediamenti urbani i ricci si<br />

procurano il cibo dalle ciotole contenenti<br />

croc<strong>che</strong>tte e carne in scatola per gatti, di cui<br />

sono ghiotti.<br />

33


34<br />

Pipistrello<br />

albolimbato<br />

CHI È?<br />

Ha abitudini cittadine, ma non ha perso gli<br />

straordinari adattamenti tipici del suo gruppo.<br />

I pipistrelli (o chirotteri) sono gli unici mammiferi<br />

in grado di praticare un volo attivo e<br />

Pipistrello<br />

albolimbato<br />

Pipistrellus kuhlii<br />

Lunghezza corpo: 4-5 cm<br />

Lunghezza coda: 3-4 cm<br />

Apertura alare: 20-24 cm<br />

Peso: 5-8 g<br />

Alimentazione: insetti volanti (farfalle<br />

notturne, moscerini, zanzare, coleotteri)<br />

Habitat: radure e margini dei boschi,<br />

campagne, città<br />

inoltre, pur non essendo ciechi come molti<br />

credono, possono destreggiarsi tra gli ostacoli<br />

e localizzare le prede nel buio più assoluto<br />

grazie ad un sonar, simile al radar, ma<br />

basato sull’eco delle onde sonore.<br />

Molto simile è il Pipistrello nano<br />

(Pipistrellus pipistrellus) <strong>che</strong><br />

frequenta a sua volta gli ambienti<br />

urbani, ma è legato<br />

soprattutto alle zone rurali.<br />

Tutti i pipistrelli europei si<br />

cibano di piccoli insetti.<br />

Eppure c’è ancora chi<br />

pensa <strong>che</strong> an<strong>che</strong> da noi<br />

questi <strong>animali</strong> si nutrano<br />

del sangue di altri vertebrati, capacità <strong>che</strong><br />

resta invece esclusiva di appena 3 specie sudamericane<br />

tra gli oltre 900 chirotteri esistenti<br />

nel mondo.<br />

QUANDO E DOVE OSSERVARLO?<br />

Trascorre i mesi più freddi in letargo, aggregandosi<br />

in colonie all’interno di solai, fessure<br />

<strong>degli</strong> edifi ci o cavità <strong>degli</strong> alberi e ad eccezione<br />

di qual<strong>che</strong> sporadico risveglio invernale<br />

è attivo tra marzo e ottobre. A volte occupa<br />

i cassonetti delle tapparelle. Il momento più<br />

propizio per osservarlo è il crepuscolo, quando<br />

comincia a svolazzare attorno ai lampioni<br />

dove si concentrano le sue prede. D’estate<br />

può capitare <strong>che</strong> un pipistrello entri inavvertitamente<br />

in un’abitazione dalle fi nestre spalancate.<br />

Non c’è nulla da temere perché non<br />

è vero, come spesso si sente dire, <strong>che</strong> può<br />

attorcigliarsi ai capelli. Ciò <strong>che</strong> bisogna fare è<br />

evitare di spaventarlo, lasciare aperte le imposte<br />

e spegnere le luci della stanza. A questo<br />

punto, attratto dall’illuminazione esterna, troverà<br />

rapidamente la via di uscita.<br />

LO SAI?<br />

Nell’arco di una notte può mangiare oltre<br />

2.000 zanzare. Siamo dunque di fronte ad un<br />

vero e proprio “bioinsetticida”, effi cace e del<br />

tutto ecologico.


Curiosità<br />

Alla fi ne del mese di febbraio del 1998 il cadavere<br />

di un Tasso, vittima di un investimento<br />

stradale, è stato trovato in via Bassini,<br />

riverso sulle rotaie della linea tranviaria. Si<br />

trattava di un maschio della lunghezza di 63<br />

cm (più 21 di coda) e del peso di 8 kg. Questo<br />

carnivoro della famiglia dei mustelidi è solito<br />

frequentare macchie e boscaglie dove scava<br />

tane costituite da un complesso sistema di<br />

corridoi e camere nelle quali alleva la prole e<br />

si riposa durante il giorno, essendo sostanzialmente<br />

di abitudini crepuscolari e notturne.<br />

Talvolta è segnalato an<strong>che</strong> nei parchi urbani<br />

di una certa dimensione, ma non è il caso di<br />

<strong>Milano</strong>. Da dove proveniva, allora, lo sfortunato<br />

esemplare di via Bassini? L’ipotesi più<br />

accreditata da chi ha studiato il caso è <strong>che</strong><br />

sia giunto fi no alle porte della città seguendo<br />

il Lambro <strong>che</strong> scorre a circa un chilometro dal<br />

luogo in cui è stato rinvenuto. Perché ad un<br />

certo punto abbia deciso di abbandonare le<br />

sponde del fi ume per avventurarsi su strade<br />

e viali resta comunque un mistero, ma se una<br />

soluzione c’era, il Tasso di “Città studi” l’ha<br />

portata con sé.<br />

Era invece l’11 settembre del 2004 quando<br />

alcuni frequentatori del Parco Nord <strong>Milano</strong> segnalarono<br />

l’insolita presenza di un maschio di<br />

Cervo nel territorio di Bresso. Diffi cile dire se<br />

fosse fuggito da un recinto privato oppure se<br />

avesse seguito il corridoio ecologico rappresentato<br />

dal fi ume Seveso, giungendo fi n lì dai<br />

boschi della Brianza. Fatto sta <strong>che</strong> la sua permanenza<br />

al Parco Nord è durata due anni e<br />

mezzo. Nel corso di questo periodo il Cervo è<br />

divenuto uno dei principali “beniamini” della riserva,<br />

tanto <strong>che</strong> gli è stato persino assegnato<br />

un nome: Libero. Non sono mancate alcune<br />

brevi sortite, come quella in viale Fulvio Testi,<br />

dove il giorno di Santo Stefano del 2006 l’ungulato<br />

è stato investito da un’autovettura. Il 22<br />

gennaio del 2007, dopo alcuni tentativi andati<br />

a vuoto, il Cervo è stato catturato mediante<br />

l’uso di un proiettile narcotizzante e quindi<br />

liberato a Gambolò (Pavia), nel Parco del<br />

Ticino, in un ambiente naturale di estensioni<br />

più consone ad un animale di tali dimensioni.<br />

Al momento del trasferimento il suo peso era<br />

di oltre 200 chilogrammi, mentre l’età è stata<br />

stimata in circa sette anni.<br />

35


36<br />

An<strong>che</strong> per il più esperto birdwat<strong>che</strong>r è sempre<br />

emozionante avvistare un Falco pellegrino,<br />

uccello da considerare a pieno titolo<br />

uno dei simboli delle più impervie pendici rocciose,<br />

lungo le quali alleva la prole. Il fenomeno<br />

dell’inurbamento ha però coinvolto an<strong>che</strong><br />

questo rapace <strong>che</strong>, seppure con un numero<br />

limitato di esemplari, ha preso l’abitudine<br />

di nidifi care in alcune grandi città italiane, la<br />

prima delle quali è stata proprio <strong>Milano</strong> dove<br />

il fenomeno si è osservato nella primavera<br />

del 1994. La coppia in questione ha scelto<br />

il grattacielo Pirelli <strong>che</strong> con i suoi 127 metri<br />

di altezza si è rivelato un valido sostituto<br />

di rocce e falesie. Una volta trovate le ripide<br />

pareti adeguate alle proprie necessità i falchi<br />

pellegrini milanesi non hanno faticato a reperire<br />

il cibo. I colombi di città non mancano e<br />

nemmeno gli storni, visibili talvolta in “nuvole”<br />

di centinaia di individui. Il fatto di muoversi in<br />

gruppi così numerosi abbassa la probabilità<br />

di ogni singolo animale di essere catturato,<br />

ma al tempo stesso nel caso di un incontro<br />

con qual<strong>che</strong> rapace è improbabile <strong>che</strong> non ci<br />

scappi almeno una vittima. Specialmente se il<br />

predatore in questione è un Falco pellegrino<br />

<strong>che</strong> quando si getta in picchiata, toccando<br />

velocità folli, su un bersaglio di questo tipo<br />

raramente fallisce l’attacco.<br />

Oltre al Pirellone a <strong>Milano</strong> ci sono altre rupi<br />

artifi ciali accoglienti per l’avifauna. Lo stadio<br />

“Meazza” di San Siro, con la sua struttura<br />

imponente fatta di torri ed anelli, offre<br />

rifugio a sua volta a quelle specie abituate ad<br />

utilizzare per la costruzione del nido le fenditure<br />

nelle rocce. Qui hanno trovato dimora il<br />

Gheppio, falco in regresso, ma ancora presente<br />

in diverse zone della città, ed una colonia<br />

di rondoni maggiori, uccelli sociali molto<br />

attivi an<strong>che</strong> di notte. Solitamente questi ultimi<br />

amano frequentare le regioni di alta montagna,<br />

ma an<strong>che</strong> per loro vale il solito discorso:<br />

perché non occupare l’ambiente urbano se il<br />

cibo (in questo caso insetti volanti) ed i luoghi<br />

per nidifi care non mancano? D’altronde non<br />

è un caso se a <strong>Milano</strong> con<strong>vivono</strong> ben tre specie<br />

di rondoni: il Rondone maggiore, appena<br />

descritto, il Rondone comune (di nome e di<br />

fatto) ed il più raro Rondone pallido <strong>che</strong> ha<br />

scelto il centro, dove ha occupato un edifi -<br />

cio scolastico nelle vicinanze della Stazione<br />

Centrale.


Via Ripamonti è un’importante arteria <strong>che</strong><br />

scorre nel settore meridionale di <strong>Milano</strong>.<br />

Comincia nei pressi di Porta Vigentina, non<br />

lontano dal centro, e prosegue fi no al confi ne<br />

con Opera, a ridosso della Tangenziale ovest.<br />

Nean<strong>che</strong> a metà di questo lungo percorso,<br />

quando le case cominciano a diradarsi per<br />

fare spazio <strong>alla</strong> campagna, nel giardino di una<br />

strada parallela (via Val di Sole) da alcuni anni<br />

a questa parte, durante i mesi più freddi, una<br />

colonia di gufi comuni prende dimora su alcune<br />

conifere. Si tratta di svariate decine di<br />

uccelli <strong>che</strong> si riposano di giorno per cacciare<br />

durante la notte nella campagna circostante<br />

dove si sposteranno stabilmente a febbraiomarzo<br />

per occupare i siti di nidifi cazione,<br />

sciogliendo la compagine fi no all’inverno<br />

successivo. Un assembramento di questo<br />

tipo è chiamato roost, parola <strong>che</strong> in italiano<br />

viene tradotta con il termine “dormitorio”, in<br />

modo peraltro piuttosto riduttivo. L’utilità del<br />

roost va infatti al di là del semplice riposare<br />

assieme: i membri del gruppo socializzano, si<br />

scambiano informazioni (ad esempio durante<br />

la vita in comune i giovani apprendono<br />

dagli adulti come e dove reperire il cibo), si<br />

difendono dai predatori grazie all’<strong>alla</strong>rme lanciato<br />

dagli individui più attenti e si proteggono<br />

dal freddo stando vicini l’un l’altro. Nel caso<br />

dei roost invernali la funzione termica assume<br />

particolare importanza. Non per niente i gufi<br />

di via Val di Sole hanno scelto un luogo a ridosso<br />

del caseggiato, dove la temperatura è<br />

meno rigida <strong>che</strong> in aperta campagna.<br />

An<strong>che</strong> la nidifi cazione collegiale offre i medesimi<br />

vantaggi, ai quali va aggiunto <strong>che</strong> la<br />

riproduzione sincronizzata mette a disposizione<br />

dei predatori uova e pulcini per un periodo<br />

di tempo più breve, il <strong>che</strong> sembra garantire<br />

minori perdite e quindi un maggior successo<br />

riproduttivo globale. Tra gli uccelli <strong>che</strong> nidifi<br />

cano in colonie ci sono gli aironi. I loro raggruppamenti,<br />

<strong>che</strong> talvolta contano centinaia<br />

di soggetti an<strong>che</strong> di specie diverse, vengono<br />

chiamati garzaie e rivestono notevole valore<br />

naturalistico. Il territorio di <strong>Milano</strong> non ne<br />

ospita di vere e proprie, ma in questi ultimi<br />

anni all’interno del Parco Forlanini due coppie<br />

di Airone cenerino hanno nidifi cato una<br />

accanto all’altra. Potrebbe essere un buon<br />

inizio.<br />

37


38<br />

Le regole d’oro per aiutarli<br />

Moltissime sono le specie di uccelli, così<br />

come estremamente vari sono forme, dimensioni,<br />

adattamenti e modi di vivere di<br />

questi <strong>animali</strong>.<br />

Dopo milioni di anni di evoluzione essi hanno<br />

imparato a trarre profi tto da ogni possibile fonte<br />

di cibo. Alcuni si sono specializzati nel vivere<br />

accanto all’uomo, diventandone commensali<br />

e trovando nutrimento, oltre <strong>che</strong> rifugio, nei<br />

luoghi creati su misura per le nostre caratteristi<strong>che</strong><br />

di vita come lo sono in primo luogo le<br />

città. Altri, invece, soffrono proprio a causa di<br />

queste drasti<strong>che</strong> modifi <strong>che</strong> dell’ambiente.<br />

<strong>Milano</strong> non si può considerare particolarmente<br />

ospitale per loro, forse nemmeno per noi, ma<br />

qualcosa si può fare per migliorare la qualità di<br />

vita <strong>degli</strong> <strong>animali</strong> affi nché il loro stato di benessere<br />

possa rifl ettersi positivamente an<strong>che</strong> sul<br />

nostro.<br />

An<strong>che</strong> la Civetta<br />

può frequentare<br />

il birdgarden<br />

Il birdgarden<br />

Innanzitutto è necessario creare l’ambiente<br />

adatto: l’ideale sarebbe disporre di un parco o<br />

di un giardino, ma può essere suffi ciente persino<br />

un terrazzo inverdito. È così <strong>che</strong> gli Inglesi<br />

hanno coniato il termine birdgarden: il giardino<br />

per gli uccelli, ma adatto an<strong>che</strong> a piccoli mammiferi,<br />

anfi bi ed insetti. Insomma un ecosistema<br />

“secondo natura” miniaturizzato.<br />

Per interventi di una certa complessità rimandiamo<br />

<strong>alla</strong> lettura dei numerosi testi specializzati<br />

disponibili sull’argomento, limitandoci in questa<br />

sede a fornire alcuni semplici, ma validi suggerimenti.<br />

Disponendo di uno spazio an<strong>che</strong> ridotto si possono<br />

mettere a dimora le essenze vegetali utili<br />

agli <strong>animali</strong> di città. Per prima cosa un angolo<br />

del giardino andrebbe riservato ad un’area incolta<br />

per dare vita ad una piccola “giungla” di piante<br />

selvati<strong>che</strong> oppure ad una macchia di orti<strong>che</strong><br />

invitanti per le farfalle e in particolar modo per i<br />

loro bruchi. Se poi lo spazio lo consente si può<br />

procedere con la collocazione di alberi e arbusti,<br />

da individuare tra quelli più interessanti per i nostri<br />

amici <strong>animali</strong>. Guardandosi un po’ attorno ci<br />

si accorge <strong>che</strong> c’è solo l’imbarazzo della scelta.<br />

Il Carpino bianco attira i verdoni, golosi dei suoi<br />

semi invernali; la Quercia offre riparo, nutrimento<br />

ed un luogo per nidifi care a parecchie specie,<br />

così come la Betulla; l’intreccio dei rami di Edera<br />

e di altri rampicanti rappresenta per diversi<br />

passeriformi un luogo ideale in cui riparare ed allevare<br />

la prole; le bac<strong>che</strong> del Biancospino, <strong>che</strong><br />

restano sui rami an<strong>che</strong> nel corso dell’inverno, le<br />

dolci drupe del Ciliegio selvatico ed i frutti del<br />

Nocciolo sono graditi ad uccelli e mammiferi;<br />

varie specie di Salice attirano le cince; il Sambuco<br />

richiama con i propri fi ori gli insetti mentre<br />

gli uccelli amano le sue succose bac<strong>che</strong> autunnali;<br />

infi ne il quadro è completato da alberelli da<br />

frutto come Melo selvatico e Prugnolo, ma


Alcuni visitatori delle mangiatoie (da sinistra): Scricciolo, Merlo (sopra), Verdone (sotto), Cinciarella, Cardellino<br />

an<strong>che</strong> piccole aiuole abbellite con rose, girasoli,<br />

fi ordalisi, viole del pensiero, non ti scordar di<br />

me, boc<strong>che</strong> di leone e papaveri possono in breve<br />

tempo riempirsi di vita. Unica accortezza: cercate<br />

il più possibile di prediligere le specie native a<br />

quelle esoti<strong>che</strong>. Farete sicuramente un favore <strong>alla</strong><br />

fauna di casa nostra. Se volete vedere un esempio<br />

concreto e ben riuscito di birdgarden visitate<br />

l’<strong>Oasi</strong> <strong>LIPU</strong> di Cesano Maderno (MI).<br />

A questo punto siete pronti per dare cibo e riparo<br />

agli <strong>animali</strong> <strong>che</strong>, nel frattempo, hanno popolato<br />

il vostro giardino. Cominciamo apparecchiando<br />

la tavola.<br />

Le mangiatoie<br />

Si può trarre divertimento e piacere fornendo<br />

cibo agli <strong>animali</strong> selvatici, ma questa attività<br />

non è da prendere <strong>alla</strong> leggera. An<strong>che</strong> limitandosi<br />

a mettere a disposizione <strong>degli</strong> uccelli gli<br />

avanzi di cucina, ben presto attirerete nuovi<br />

ospiti <strong>che</strong> dipenderanno sempre più d<strong>alla</strong> vostra<br />

generosità. Se questa verrà a mancare, li<br />

costringerete ad entrare in competizione tra<br />

loro, soprattutto durante l’inverno. È solo<br />

in questo periodo dell’anno <strong>che</strong> è utile fornire<br />

cibo. Non fatelo mai in primavera ed estate<br />

39


40<br />

quando le risorse sono già abbondanti. Esistono<br />

vari modelli di mangiatoia, da quella tradizionale<br />

(composta da un vassoio su cui collocare<br />

il cibo con la copertura di un tettuccio),<br />

inst<strong>alla</strong>bile appendendola con una catenella o<br />

ponendola su un palo, a quelle più sofi sticate<br />

e complesse, talvolta fornite di campane o<br />

ghirlande, per fi nire con i kit di montaggio.<br />

La scelta dipende dallo spazio a disposizione,<br />

dalle specie <strong>che</strong> frequentano il giardino e d<strong>alla</strong><br />

presenza di predatori. Ad esempio se la vostra<br />

casa è abitata da gatti è consigliabile posizionare<br />

la mangiatoia in alto e in un luogo sicuro.<br />

Se c’è abbondanza di merli, passeri o fringuelli<br />

tenete presente <strong>che</strong> solitamente si alimentano<br />

a terra.<br />

Comunque sia, il modello tradizionale va collocato<br />

a circa 2 metri dal suolo ed il vassoio deve<br />

avere una superfi cie minima di circa 400 cm²<br />

(20 cm di lato).<br />

Quali alimenti fornire? La lista dei cibi graditi<br />

è praticamente illimitata, ma sono da evitare<br />

quelli salati, speziati o piccanti, il pane ed il<br />

latte. Vanno bene gli avanzi di cucina, la crosta<br />

del formaggio, i dolci, il guscio delle uova sminuzzato,<br />

la frutta, il grasso di prosciutto o pancetta,<br />

uova sode, nocciole, mandorle, arachidi<br />

non salate, riso e biscotti. In commercio esiste<br />

un’ampia scelta di miscele di semi per uccelli.<br />

Un ultimo consiglio: non dimenticate l’acqua.<br />

Da un semplice sottovaso ad una bacinella, da<br />

una fontanella ad un piccolo stagno, vedrete<br />

come la utilizzeranno, non tanto per bere,<br />

quanto per farci frequenti bagni.<br />

I nidi artifi ciali<br />

Sono utili perché, soprattutto in città, mancano<br />

le cavità naturali <strong>degli</strong> alberi, le fi tte siepi o<br />

altri anfratti abitualmente utilizzati per costruire<br />

il nido. Rivolgetevi <strong>alla</strong> <strong>LIPU</strong> o ad aziende specializzate<br />

per avere consigli e cataloghi dopodiché<br />

fate la vostra scelta.<br />

Alcune avvertenze: vanno posizionati ad un’altezza<br />

tra 2 e 5 metri, inst<strong>alla</strong>ti a gennaio-febbraio<br />

e puliti ogni anno al termine dell’estate.<br />

Il foro d’entrata dovrebbe essere orientato a<br />

sud-est o sud-ovest. Le due più importanti<br />

La Cinciallegra è tra gli ospiti più assidui dei nidi artifi<br />

ciali<br />

cassette nido per uccelli sono del tipo chiuso<br />

con foro d’entrata e aperte, con o senza tettuccio.<br />

Sono a base quadrata di circa 15/20<br />

cm di lato, per 20/25 cm di altezza. Esistono<br />

inoltre cassette nido per altri <strong>animali</strong>, ad esempio<br />

per ricci o pipistrelli.<br />

Buon divertimento!<br />

In caso di diffi coltà cosa fare?<br />

Passeggiando per il centro storico o attraversando<br />

un parco può capitare di trovare a terra,<br />

magari nei pressi di una siepe, un uccellino ancora<br />

implume (pullus) soprattutto nel periodo<br />

primaverile-estivo. Che fare? È sensato racco-


glierlo oppure è meglio lasciarlo dov’è? Ed una<br />

volta portato a casa, come comportarsi?<br />

Innanzitutto è bene distinguere tra piccoli caduti<br />

dai nidi e <strong>animali</strong> adulti feriti, magari a<br />

seguito di un impatto (auto, vetrate…) o sopravvissuti<br />

all’attacco di un predatore (spesso<br />

an<strong>che</strong> il gatto di casa può esserlo nonostante<br />

quell’aria sorniona <strong>alla</strong> quale ormai ci siamo<br />

abituati!). Cominciamo con i primi. I nuovi arrivati,<br />

una volta usciti dal guscio, si presentano<br />

implumi, con gli occhi un po’ rigonfi e ancora<br />

chiusi, e con un becco <strong>che</strong> risulta sproporzionato<br />

rispetto al resto del corpo (proprio perché<br />

deve essere ben visualizzato dai genitori).<br />

Accade talvolta <strong>che</strong> durante la fase di crescita<br />

qual<strong>che</strong> piccolo cada dal nido, sovente perché<br />

lo stesso risulta di grandezza insuffi ciente per<br />

una nidiata numerosa. I genitori, <strong>che</strong> conoscono<br />

bene i propri fi gli, continuano ad alimentarli<br />

comunque, an<strong>che</strong> una volta a terra, richiamati<br />

d<strong>alla</strong> loro voce. Certamente il marciapiede<br />

non è un posto sicuro per svezzare un implume,<br />

ma prima di mettere in atto un recupero è<br />

bene provare a dare una chance a mamma e<br />

papà, magari posizionando il pulcino in un luogo<br />

più riparato: meglio sarebbe se su un punto<br />

rialzato. Non c’è da temere: i genitori sapranno<br />

ritrovare e riconoscere la prole.<br />

Soltanto qualora il contesto sia privo di luoghi<br />

sicuri in cui spostare il malcapitato, è opportuno<br />

raccogliere il pullus.<br />

È bene tuttavia essere consapevoli <strong>che</strong><br />

i genitori migliori sono quelli naturali e<br />

chiunque si trovi nella condizione di doversi<br />

prendere cura di un uccellino avrà<br />

un compito tanto più impegnativo quanto<br />

più tenera è l’età del piccolo.<br />

Già dal momento in cui raccogliamo l’animale è<br />

opportuno mettere in atto alcuni accorgimenti:<br />

usare un fazzolettino di carta può andare benissimo<br />

per trasportarlo, se possibile riponendolo<br />

poi in un luogo riparato dove all’animale<br />

sia consentito respirare. Una volta a casa occorre<br />

utilizzare una scatola delle scarpe chiusa,<br />

ma opportunamente forata e rivestita sul fondo<br />

con un foglio di giornale (niente bambagia o altri<br />

materiali <strong>che</strong> l’uccellino possa ingurgitare):<br />

in questo modo non spaventeremo troppo con<br />

la nostra presenza il piccolo.<br />

Per l’alimentazione è bene ricordare 2<br />

regole fondamentali:<br />

1 Come primo soccorso utilizzare una soluzione<br />

di acqua e zuc<strong>che</strong>ro da somministrare<br />

con un contagocce o una siringa<br />

da insulina priva di ago.<br />

2 In sostituzione all’alimentazione al nido,<br />

somministrare omogeneizzato di carne<br />

se l’uccellino è ancora molto piccolo<br />

(implume o con penne appena formate)<br />

oppure carne cruda trita a bocconcini<br />

imbevuta di acqua. Nella fase iniziale della<br />

crescita questo cibo è adatto sia per<br />

insettivori sia per granivori. Successivamente<br />

sarà bene cercare un mangime<br />

più specifi co, per gli uni o gli altri, facilmente<br />

reperibile presso i negozi di articoli<br />

per <strong>animali</strong>.<br />

Tuttavia, dopo questa fase di primo soccorso,<br />

è fondamentale portare il volatile presso un<br />

centro di recupero dove possa ricevere tutte<br />

le cure indispensabili per la sua crescita. Gli<br />

implumi hanno infatti necessità di un luogo<br />

riscaldato <strong>che</strong> riproduca il calore del nido e<br />

inoltre l’alimentazione deve essere ben presto<br />

integrata con alcune componenti essenziali<br />

(vitamine ed altro) per garantire la crescita corretta<br />

del pullus.<br />

Nel caso invece si tratti di pulcini o di adulti<br />

feriti il trasporto presso un centro di recupero<br />

è necessario con una maggiore urgenza, proprio<br />

perché sulla ferita o a seguito di un eventuale<br />

trauma è bene <strong>che</strong> il veterinario abbia la<br />

possibilità di intervenire tempestivamente.<br />

Nel prossimo capitolo troverete numeri<br />

utili e competenze a cui fare riferimento<br />

qualora non possiate occuparvi del recupero<br />

dell’animale.<br />

41


42<br />

Numeri utili<br />

Di seguito sono riportati indirizzi e recapiti telefonici utili per ricevere informazioni su <strong>animali</strong> avvistati<br />

o per effettuare segnalazioni di fauna in diffi coltà.<br />

GARANTE PER LA TUTELA<br />

DEGLI ANIMALI<br />

Piazza Duomo, 21 - 20121 <strong>Milano</strong><br />

Tel. 02.88464557/67700 - Fax 02.88463646<br />

gianluca.comazzi@comune.milano.it<br />

CENTRO DI SANITÀ PUBBLICA<br />

VETERINARIA<br />

Viale Molise, 66/B - 20137 <strong>Milano</strong><br />

Tel. 02.85789083 - Fax 02.85789059<br />

FACOLTÀ DI VETERINARIA<br />

Via Celoria, 10 - 20133 <strong>Milano</strong><br />

Tel. 02.50318002<br />

FORZE DELL’ORDINE<br />

Polizia Municipale: tel. 02.77271<br />

Carabinieri: tel. 112<br />

Polizia di Stato: tel. 113<br />

Corpo Forestale dello Stato: tel. 1515<br />

VIGILI DEL FUOCO<br />

Tel. 115 (Comando Provinciale di <strong>Milano</strong><br />

02.31901)<br />

Per approfondire<br />

PROTEZIONE CIVILE<br />

Via Mercantini, 24 - 20158 <strong>Milano</strong><br />

Tel. 02.39321425 (attivo 24 ore su 24)<br />

<strong>LIPU</strong><br />

CENTRO RECUPERO FAUNA SELVATICA<br />

“LA FAGIANA”<br />

Cascina Paradiso - Via Valle 20013<br />

Pontevecchio di Magenta (MI)<br />

Tel. 338/3148603<br />

(aperto tutti i giorni:<br />

inverno dalle ore 10 alle ore 17<br />

estate dalle ore 10 alle ore 18)<br />

<strong>LIPU</strong><br />

SEDE NAZIONALE<br />

Via Trento, 49 - 43100 Parma<br />

Tel. 0521.273043<br />

Fax. 0521.273419<br />

info@lipu.it<br />

www.lipu.it<br />

Manuali <strong>che</strong> trattano le specie descritte nel presente opuscolo:<br />

Peterson, Mountfort, Hollom – “<strong>Guida</strong> <strong>degli</strong> Uccelli d’Europa”, Franco Muzzio Editore<br />

Corbet, Ovenden – “<strong>Guida</strong> dei Mammiferi d’Europa”, Franco Muzzio Editore<br />

Arnold, Burton – “<strong>Guida</strong> dei Rettili e <strong>degli</strong> Anfi bi d’Europa”, Franco Muzzio Editore<br />

Siti Internet:<br />

www.lipu.it – Sito della sede nazionale <strong>LIPU</strong><br />

www.oasicesanomaderno.it – Sito dell’<strong>Oasi</strong> <strong>LIPU</strong> di Cesano Maderno (MI)<br />

www.avium.it – Sito del Progetto A.Vi.U.M. (Atlante Virtuale <strong>degli</strong> Uccelli di <strong>Milano</strong>)<br />

nel quale è possibile conoscere la distribuzione dell’avifauna nel territorio di <strong>Milano</strong>.


Indice<br />

Perché una guida 2<br />

Presentazione Comune di <strong>Milano</strong> 3<br />

Presentazione <strong>LIPU</strong> 3<br />

Ecologia urbana 4<br />

Gli ambienti 6<br />

Gli anfi bi:<br />

Rana verde 8<br />

Rospo smeraldino 9<br />

I rettili:<br />

Testuggine palustre<br />

dalle orecchie rosse 10<br />

Biacco 11<br />

Le anatre:<br />

Germano reale 12<br />

Gli aironi:<br />

Airone cenerino 13<br />

I falchi:<br />

Gheppio 14<br />

I rallidi:<br />

Gallinella d’acqua 15<br />

Colombi e affi ni:<br />

Tortora dal collare 16<br />

I cuculi:<br />

Cuculo 17<br />

I rapaci notturni:<br />

Allocco 18<br />

Civetta 19<br />

I picchi:<br />

Picchio rosso maggiore 20<br />

Rondini & C.:<br />

Balestruccio 21<br />

Rondine 22<br />

Rondone comune 23<br />

I piccoli passeriformi:<br />

Fringuello 24<br />

Codirosso spazzacamino 25<br />

Passera d’Italia 26<br />

Pettirosso 27<br />

Codibugnolo 28<br />

Cinciallegra 29<br />

I corvidi:<br />

Gazza 30<br />

Taccola 31<br />

Cornacchia grigia 32<br />

I mammiferi:<br />

Riccio Europeo occidentale 33<br />

Pipistrello albolimbato 34<br />

Curiosità 35<br />

Le regole d’oro per aiutarli:<br />

Il birdgarden 38<br />

Le mangiatoie 39<br />

I nidi artifi ciali 40<br />

In caso di diffi coltà cosa fare? 40<br />

Numeri utili 42<br />

Per approfondire 42<br />

NOTE: gli uccelli non sono stati raggruppati secondo criteri rigorosamente sistematici. In particolare<br />

Rondine e Balestruccio, anziché essere inseriti tra i piccoli passeriformi, di cui fanno parte,<br />

sono stati trattati in un capitolo a parte insieme al Rondone (ordine <strong>degli</strong> apodiformi) con il quale<br />

vengono talvolta confusi.<br />

Per quanto riguarda i dati biometrici, la lunghezza ha riferimenti diversi a seconda del gruppo di<br />

appartenenza. Anfi bi: somma di testa e corpo. Rettili: d<strong>alla</strong> punta della testa <strong>alla</strong> punta della coda<br />

(serpenti) oppure misura del carapace (testuggini). Uccelli: d<strong>alla</strong> punta del becco <strong>alla</strong> punta della<br />

coda. Mammiferi: somma di testa e corpo (la coda è specifi cata a parte).<br />

A cura di<br />

Marta Bearzotti Responsabile <strong>Oasi</strong> <strong>LIPU</strong> di Cesano Maderno e<br />

Massimo Soldarini Direzione Nazionale <strong>LIPU</strong> – Responsabile Settore Volontariato e Formazione<br />

Testi di Sergio Luoni<br />

Illustrazioni di Sabrina Luoni Stampato nel mese di novembre 2007 su carta ecologica<br />

43


La visione della <strong>LIPU</strong> è quella di un mondo<br />

ricco di biodiversità, in cui la gente vive in armonia<br />

con la natura, in modo equo e sostenibile<br />

La <strong>LIPU</strong> è un’associazione <strong>che</strong> da più di 40 anni si occupa della natura<br />

ed in particolare di uccelli: studiare e proteggere questi <strong>animali</strong><br />

estremamente sensibili ad ogni cambiamento ambientale ci permette<br />

di conoscere meglio il mondo in cui viviamo e di capire dove e come<br />

intervenire per salvarlo.<br />

L’impegno della <strong>LIPU</strong>:<br />

• Oltre 17.000 uccelli selvatici in diffi coltà accolti presso i Centri di<br />

Recupero<br />

• 32 oasi in tutti Italia, dove gli <strong>animali</strong> possono vivere in pace e dove<br />

an<strong>che</strong> l’uomo può sentirsi in armonia con la natura ed imparare a<br />

conoscerne i sottili equilibri<br />

• Centinaia di scuole <strong>che</strong> attraverso eventi e programmi di educazione<br />

ambientale possono sperimentare sul campo quanto appreso in<br />

classe<br />

• Eventi, corsi di birdwatching, giornate all’aperto, escursioni per trascinare<br />

migliaia di persone nella nostra grande avventura a difesa<br />

dell’ambiente<br />

• Impegno concreto sui grandi tavoli politici attraverso la raccolta di<br />

fi rme e non solo per poter incidere effettivamente sulle scelte, dando<br />

così il nostro contributo a livello nazionale ed internazionale <strong>alla</strong><br />

tutela dell’ambiente<br />

E allora entra a far parte della nostra famiglia, diventa an<strong>che</strong> tu Socio <strong>LIPU</strong><br />

Come?<br />

Tramite conto corrente postale: n.10299436 intestato a <strong>LIPU</strong> Onlus-<br />

Parma oppure con carta di credito contattando la sede nazionale<br />

<strong>LIPU</strong> via Trento 49 Parma - tel. 0521.273043 - www.lipu.it<br />

La <strong>LIPU</strong> è partner italiano di BirdLife International,<br />

la rete mondiale di associazioni per la protezione <strong>degli</strong> uccelli.<br />

Onlus<br />

tracce.com<br />

Poste Italiane S.p.A. Stampe promozionali e propagandisti<strong>che</strong> Sped. A.P. D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 n. 46) Art. 1, comma 2 DCB, fi l PR

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