S. Francesco di Paola in Calabria tra storia e nuove ... - Giovani Minimi

S. Francesco di Paola in Calabria
tra storia e nuove ipotesi dal 1416 al 1483
di P. Giovanni Cozzolino, O.M.

Come amare i nemici alla scuola di Francesco di Paola
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
S. Francesco di Paola in Calabria
tra storia e nuove ipotesi dal 1416 al 1483
di P. Giovanni Cozzolino, O.M.

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
Presentazione
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
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1°
PREMESSE
METODOLOGICHE

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
1. Premesse
Scrivere sulle Origini di San Francesco di Paola e
sulla Famiglia Minima da lui fondata è davvero faticoso e
comporta delle scelte da fare, per cui affronterò il presente
lavoro non da storico "puro", ma volendo dare una certa
veridicità alla tradizione perché non tutto ciò che è scritto è
storico ma anche la tradizione è storica, ovviamente tenendo
fermi alcuni punti certi della storiografia.
Certo terrò presente tutte le innovazioni storiche al riguardo
da me conosciute e che partono dal 1967, quando il P.
Alessandro Galuzzi, scrivendo sulle Origini dell' Ordine
dei Minimi (1), ha dato una svolta storica nel vero senso
della parola, tanto che come ha scritto nella prefazione
Mons. Michele Maccarrone il suo scritto "veniva a colmare
una lacuna storiografica, distinguendosi dai suoi predecessori
sia per la esplorazione delle fonti, sia per il metodo
critico e ragionato con cui procede, che rappresenta un felice
superamento di certe forme di apologia, purtroppo ancora
tenaci nello stile dei religiosi che tratta la storia del proprio
Ordine (2)".
Mi atterrò alle Fonti Minime (3) e a ciò che di innovativo
dal Galuzzi in poi è emerso storicamente, , anche
con la finalità di mettere ordine su quanto ormai è storicamente
certo, perché è "strano" vedere scritto sugli stessi
volumi o riviste autori che citano dati storici superati e altri
che si sono aggiornati (4).
Sono convito che in questo lavoro, come afferma il
P. Alessandro Galuzzi, che "del resto, in studi attinenti agli
inizi dei movimenti di vita religiosa la difficoltà maggiore
per lo storico sta nella scarsezza di documentazione, la
quale lascia, così, ampio spazio alla libera ricostruzione dei
fatti, tanto che in case del genere occorre avere, secondo
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
l'affermazione di un sottile medievalista, 'il coraggio delle ipotesi'"
(5) ed è quello che cercherò di fare con il presente studio:
certo, agli specialisti in materia "l'ardua sentenza".
Per questo, in base a quest'affermazione del P.
Alessandro Galuzzi, formulerò, con un certo coraggio, anche
delle ipotesi storiche nuove, quando è richiesto, lasciando agli
esperti in materia il compito di approfondire con le loro ricerche
quanto affermato; anche perché, a mio avviso, Francesco
di Paola è un eremita "sui generis", dinamico e non statico, che
sfugge a certi schemi o preconcetti che, talvolta, noi stessi ci
creiamo: quando lo si vuole definire, Francesco di Paola, ti
scappa da questi schemi.
Ancora, Emore Paoli afferma: "Francesco di Paola era
stato un 'santo vivo': si era distinto per il rigore dell'ascesi personale,
per il carisma profetico e per una straordinaria taumaturgia.
In quanto tale, non solo attrasse vere e proprie moltitudini
di gente comune, ma fu ascoltato dal potere laico e incontrò
ben presto pure il favore dell'autorità ecclesiastica" (7).
Interessante, poi, è quanto afferma Pietro Addante per
quanto riguarda l' utilizzo anche storico - critico del Processo:
"per quanto riguarda gli studi critico- biografici sulla figura e
sull'opera di Francesco di Paola, il Processo è, come abbiamo
detto la più genuina ed autentica fonte di studi" (8).
A quanto affermato da Pietro Addante, aggiungo
l'importa dei "circa" quando i testi affermano il tempo dei fatti
che riferiscono: ciò può cambiare, qualche piccola cosa negli
anni (i testi parlano di fatti accaduti 30 o 40 prima e più anni
prima) il che non cambia la sostanza del periodo, ma, eccetto
qualcuno anziano o smemorato, sono attendibili, rispetto al
periodo e non all' anno preciso e, così, e per tutti gli altri scritti
delle Fonti Minime.
Se le Fonti Minime si vogliono utilizzare per determi-
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
nare una data certa, ciò non è possibile e, infatti, ha portato tanti
storici del passato a scervellarsi nel far concordare le date precise:
per tutti, userò la biografia "S. Francesco di Paola - Storia
della sua vita" del P. Giuseppe Roberti (9) e cercherò di far
notare quanto affermo.
Per quanto riguarda le Lettere scritte da S. Francesco di
Paola, che è un' altra questione "dura" da affrontare, alcune
Lettere autentiche sono state già pubblicate dal P. Alessandro
Galuzzi (10) e altre Lettere autentiche dal P. Rocco Benvenuto
(11), che si è cimentato in questo difficile lavoro: io posso solo
affermare come principio ermeneutico che tutte le lettere che
risultano scritte e datate in luoghi che, come vedremo il Santo
non c'era, sono false.
Riporto dal P. Giuseppe Roberti che, scrivendo su S.
Francesco a Milazzo, per lui nel 1464, si domanda " è noto che
egli prima e dopo periodo di tempo, è stato in corrispondenza
epistolare col suo nobile amico Simone d' Alimena, come parimenti
è risaputo ch'egli aveva lasciato nelle Calabrie non pochi
affari, ai quali anche da lontano bisognava accudire. Eppure,
chiunque svolga la Centuria delle Lettere, attribuite al Santo,
non potrà non restar meravigliato di non trovarvi traccia di
alcuna missiva della Sicilia. Tale mancanza, è vero, non prova
nulla, perché si può darne sempre una spiegazione, più o meno
plausibile. Vi è però un'altra cosa, che non si riesce a spiegare.
Nella citata Centuria si trovano riportate non meno di sette lettere:
a cominciare dalla XLIX, scritta il 29 settembre 1464, fino
alla LV, scritta il 1 novembre 1467, le quali sono spedite dal
nostro luoco di Paola, tranne l'ultima, che porta l'indicazione dal
nostro luoco di Spezzano" (12).
E' chiaro nel comprendere ciò: S. Francesco in questi
anni è solo pellegrino viaggiante a Milazzo; e come dirò in
seguito era a Paola.
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
Scritto più antico sulla vita di S. Francesco di Paola, al
di là delle approvazioni diocesane o pontificie, ritengo la Vita
dell'Anonimo (1502) - San Francesco era ancora vivo - che, a
mi avviso, già circolava, non so se pubblicata o no, nell'Ordine
dei Minimi e in altri ambienti e, prima del Processo Cosentino
del 1512, tanto che nessun religioso Minimo depone al suddetto
Processo; mentre, al Processo Turonense del 1513,
depongono alcuni religiosi Minimi francesi e, soprattutto, in
riferimento alla morte del nostro Santo.
"Riteniamo importante osservare anzitutto che tra il
Processo Turonense e il processo Casentino esiste una differenza
sostanziale determinata dai diversi periodi di tempo in
cui l'uno e l'altro si riferiscono, Infatti, i testimoni calabresi,
riandando indietro, nel tempo, di trenta, quaranta e più anni,
richiamavano alla memoria ciò che direttamente o indirettamente
avevano appreso circa la vita di S. Francesco di Paola,
circa la fama che di sé aveva sparso e i fatti miracolosi che gli
venivano attribuiti, nel corso di sessantasette anni da lui vissuti
nella sua Calabria, tra paola, Paterno e qualche altro paese
vicino dove si recò per curare la fondazione e la fabbricia dei
conventi del suo Ordine. Invece i testimoni turonensi narravano
fatti ancor freschi nella loro mente, ancor vivi nel covenrsri
delle popolazioni del territorio do Tours, riferendendosi
agli ultimi anni della vita del Santo, trascorsi nel concento di
Plessis-lès Torus, attiguo al castello reale di Plessis du Parc.
Quindi le testminianze francesi non potevano mescolarsi con
quelle italiane, ma ne completavano il ciclio interrotto nel
1483 dal forzato espatrio di S. Francesco che soltanto la suprema
volontà del Papa, Sisto IV, potè decidere a lasciare la natìa
Calabria" ( I codici p. 264).
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2°
Gli inizi della vita
di S. Francesco di Paola

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2. Gli inizi della vita di S. Francesco di Paola
Francesco nasce a Paola il 27 marzo 1416: eppure,
quanta fatica per gli storici definire questa data per una frase
della vita per una frase della Vita dell' Anonimo che afferma:
"nacque verso il 1416 nella città di Paola, in Calabria" (13).
Ecco, un esempio.
Il P. Giuseppe Roberti, grande storico del Novecento,
afferma: "è storicamente indubitato che il nostro Santo nacque
il giorno ventisette marzo 1416. Era di venerdì..." (18); ma poi
nelle note deve dimostrare quanto afferma: 'nella Vita
Anonima (cap. I, p. 34) si legge " natus est anno gratiae millesimo
quadrigentesimo,...vel circa: Il PAPEBROCH non riempie
quella lacuna con le parole numeriche 'decimo sexto' giusta
la tradizione comune, ma con le voci 'trigesima septimo'. In
tal modo, tutta la cronologia della vita del Santo viene alterata.
Nella Bolla di canonizzazione (paragr. 33) si dice che
Francesco morì: "cum iam nonagesimum primum, vel circa,
annun feliciter implessivet, anno a partu virgineo millesimo
quingentisimo septimo, Aprilis vero die secunda ect." (15).
Evidentemente Il Papebroch si era accorto che non gli
combaciavano alcune date storiche, come la fondazione dei
conventi, per cui spostando la data di nascita, metteva a suo
modo a posto ogni cosa: ma si era dimenticato la Bolla di
Canonizzazione!
Anche per quanto riguarda i genitori di San Francesco
di Paola è campo "minato", per la scarsezza di notizie che si
hanno nelle Fonti Minime.
Già, per quanto riguarda il padre si notano delle contraddizioni:
nella Vita dell'Anonimo è scritto. "suo Padre si
chiamava Giacomo di Salicone" (1); mentre il testo 6 del
Processo Cosentino, il Reverendo Don Giovanni Antonachio,
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di Paola, diocesi di Cosenza: "afferma di sapere che
Giacomo Martolilla fu padre dello stesso fra Francesco,
nato in Paola, cristiano e battezzato, visse per tutto il tempo
della sua vita con fama intemerata secondo la fede e la religione
cristiana. Ciò lo sa in forza della conoscenza che ha
perchè fu presente, vide e sentì" (2).
Ora perchè questa differenza circa il cognome?
Dal P. Giuseppe Roberti apprendiamo: "suo padre,
nativo di Paola, si chiamava Giacomo d' Alessio, figlio di
Bartolo: soprannome di Martolilla, che gli viene attribuito
comunemente, e che il p. La Noue, il p. Victon ritengono
per suo cognome, deriva dal fatto, che il quel tempo viveva
a Paola, un altro Giacomo di cognome Alessio" (3) .
Vengono proposte diverse soluzioni:
a) il P. Giuseppe Roberti (che riporta ciò dal
Perrimezzi) afferma: " a distinguerlo da costui, come si usa
in quelle contrade, gli si aggiunse la forma diminutiva
(Bartolillo) del nome paterno (Bartolo), la quale voce in
seguito, deformandosi, divenne Martolilla" (4);
b) citando un atto del notaio Sinna d'Amatea, in data
22 novembre 1620, che si conserva nell'archivio conventuale
di Paola, si dichiara che Fr. Domenco d'Alessio, allora
degente in quel convento, e Pietro d' Alessio erano veri
discendenti del Santo, il P. Giuseppe Roberti conclude:
"rimane ad ogni modo accertato, da vari documenti dei
secoli XVI e XVII, che in Paola sopravvisse a lungo il
cognome d'Alessio: mentre non viene mai menzionato il
soprannome di Martolilla o quello di Salicone" (5);
c) il p. Papebroch ha cercato di spiegarlo col supporre
che Bartolo fosse così detto per riguardo alla sua statura,
alta come quella di un salice (6);
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d) mons. Giuseppe Perrimezzi crede, invece, poter
dimostrare che si tratti di una forma derivata, per corruzione,
dalle parole francesi 'des Alecos' che, allora volta, sarebbero
la traduzione della locuzione italiana 'd'Alessio' o 'degli
Alessi' (7).
Agli storici "puri" l'arduo compito di dirimere la questione.
Anche a proposito della mamma di S. Francesco di
Paola vi sono discussioni circa il paese ove è nata.
Riferendomi alle Fonti Minime, faccio notare quanto
segue:
a) la Vita dell'Anonimo non ne fa nessun accenno;
b) nel Processe Cosentino, solo il teste 6 che è il
Reverendo Don Giovanni Antonachio, di Paola, afferma "di
non sapere la data di nascita di Donna Vienna, madre di fra
Francesco, perchè nacque in un castello chiamato Fuscaldo,
nella diocesi di Cosenza, però sa che, in seguito venne ad abitare
a Paola, avendo sposato Giacomo" (8), mentre altri testi
sono vaghi e dicono di Paola: evidentemente, si riferiscono al
periodo in cui Giacomo e Vienna si erano sposati.
c) nella Bolla di Canonizzazione "Excellus Dominus"
del Papa Giulio II del 1 maggio 1519 è detto chiaramente:
"esiste, quindi, nel Regno di Napoli, fra il Bruzio e la
Lucania, il borgo di Paola, che dista circa un giorno da
Cosenza, capitale della provincia. Di lì era originario
Giacomo Martolilla (esiste anche in quelle vicinanze il castello
di Fuscaldo), ove nacque Vienna" (9).
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3°
S. Francesco di Paola
a
S. Marco Argentano

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3. L'anno votivo a S. Marco Argentano
Anche per quanto riguarda l'anno e, quindi, l'età in cui
Francesco di Paola, accompagnato dai genitori, per soddisfare
l'anno votivo, si reca a S. Marco Argentano vi sono opinioni
diverse.
Sempre dal P. Giuseppe Roberti riporto quanto segue:
"nella Vita Anonima si legge: 'Cum esset quindecim annorum'.
Anche nel ms francese si legge quinze, però in margine
vi è scritto treze. A tal riguardo Il PAPEBROCH ... osserva:
'Scriptum quidem in Bruxellellensi apographo erat 15: sed
legendum esse 13 monebat nota marginalis: et hoc probatur ex
num. 19 inferius, ubi dicitur Sanctus, cum caepit solitarius
vivere, fuisse 15 vel 16 annorum'. Però la Bolla di canonizzazione...
ha 13: 'annun circiter decimum tertium agentem'....
Similmente il teste 6 del processo Cosentino: 'et cum esset tredicim
annorum parentens eius duxerunt eum in Conventum S.
Francisci, ect.'"(17).
Francesco di Paola si reca a S. Marco Argentano, a mio
avviso, nel 1430, perché è vero che l'Anonimo afferma con
fermezza che: "allorché Francesco giunse all'età di quindici
anni, fu avvisato del voto fatto dai suoi genitori e senz'altro
volle compierlo. A tale scopo fu accompagnato dai suoi genitori
al Convento di S. Francesco in S. Marco, al quale sua
madre lo aveva promesso a Dio con voto. Vestì devotamente
il saio francescano, come già ho detto, all'età di quindici anni
" (18), ma è altrettanto vero che che Francesco e i suoi genitori
stavano aspettando con ansia il momento per soddisfare il
voto e, quindi, dopo il 27 marzo 1470 , si reca a S. Marco
Argentano.
Non so perché viene subito scartata l'età dei 14 anni
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
compiuti (vedi Il Roberti), mentre il teste Anntonachio afferma
14 anni e che a quattro o cinque anni incominciano ad arrivare
i primi compagni che lo vogliono seguire: quindi, nel
1435.
Il P. Rocco Benvenuto riguardo a ciò, afferma, infatti:
"quest'ultima data (1429), che è la più diffusa tra i biografi,
tuttavia è in contrasto con le Constitutiones Martinianae,
opera di S. Giovanni da Capestrano e varate nel 1430 da
Martino V, che proibivano di ricevere ragazzi al di sotto dei
14 anni compiuti, 'etiamsi oblatus fuerit a parentibus'. (19),
anche se per lui il famulatus lo compie nel 1431.
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4°
Il viaggio
di S. Francesco di Paola
ad Assisi

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4. Il viaggio vocazionale ad Assisi
Terminato l'anno votivo subito, cioè dopo il 27 marzo
1431, "Accomiatatosi, perciò, da quei religiosi, partì" (20),
compie, un pellegrinaggio, a mio avviso, vocazionale ad
Assisi, Roma, ect..
"Il buon Padre andando più oltre, visitò eremitaggi e
santuari, a somiglianza di S. Antonio, per apprendere le virtù
di ciascuno di quei monaci" (21).
Quindi, nel 1431 compie questo pellegrinaggio vocazionale
per comprendere la volontà di Dio e, poi, penso dopo
qualche mese, ritorna a Paola e siamo sempre nel 1431.
Per quanto riguarda l'itinerario, ricordo che in ogni
viaggio c'è un'andata e un ritorno, per cui si potevano visitare
diversi luoghi che non riusciamo a definire secondo itinerari
precisi dei viaggi dei pellegrini di allora.
Affermo ciò, perché gli storici si sono scervellati per
comprendere i luoghi visitati da Francesco e dai suoi genitori.
Cito sempre dal P. Giuseppe Roberti: "La vita
Anonima afferma che S. Francesco andò ad Assisi e poi a
Roma...evidentemente lo scrittore è incorso in uno sbaglio:
Se il Santo, come vedremo, ritornò in patria passando per
Spoleto e Montecassino, è naturale, secondo questo itinerario,
che nell'andata sia passato per Roma (22).
Ma, l'Anonimo cita solo Assisi e Roma per visitarvi i
luoghi santi e non fa nessun accenno nè ad altri luoghi nè
all'itinerario!
Interessante, è quanto afferma il P. Rocco Benvenuto
circa l'incontro di Francesco di Paola, a Roma, con un
Cardinale al quale Francesco rimprovera di vivere lussuosa-
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mente: "durante la permanenza a Roma il giovane Francesco
avrebbe incrociato un cardinale (cfr. Anonimo, Vita, p. 10-12)
che, dal Toscano (Della vita, p. 34) in poi, la tradizione ha identificato
in Giuliano Cesarini. A parte le sue condizione modeste
e, quindi, in contrasto con il testo
dell'Anonimo....difficilmente il giovane Francesco avrà avuto
modo di incontrare il Cesarini poiché, dopo che la sua nomina
a cardinale fu resa pubblica (8 novembre 1430), lasciò Roma il
23 o 24 gennaio 1431 alla volta della Germania da dove si spostò
a Basilea, restandovi dal 9 settembre 1431 al 9 gennaio
1438 in qualità di presidente del concilio" (22): ciò sta a dimostrare
l'incertezza di definire un momento della vita di
Francesco di Paola e l'affannarsi degli storici per definirlo...
Mentre l'Anonimo parla solo di un incontro con un
Cardinale della Chiesa, per cui in questo periodo ogni data precisa
è sfuggevole e, al tempo stesso, si rischia di andare fuori
strada.
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5°
GLI INIZI DELLA
VITA EREMITICA
DI
S. FRANCESCO DI
PAOLA

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5. Gli inizi della vita eremitica di S. Francesco di Paola
"Con l'intenzione determinata di menare una vita solitaria,
si ritirò in un podere di suo padre, distante quasi un chilometro
da Paola. I genitori gli procuravano il necessario. Ma,
per i gran numero della gente che passava di là, non gli era
possibile attendere agevolmente al servizio di Dio; perciò se
ne allontanò, per ritirarsi in un altro podere solitario messogli
a disposizione da una sua congiunta: Ivi, trovando una zappa
atta a scavare la terra, cominciò a scavare e ne ricavò una piccola
grotta o capannuccia, capace di ospitare il suo corpicciuolo.
Indi, coi mezzi dei genitori, costruì una bella chiesetta,
con tre celle o camerette; e vi rimase per lungo tempo, senz'altra
abitazione, digiunando, pregando e disciplinandosi" (23) e,
ancora, "molti, spronati dalla sua vita virtuosa, rinunziarono
al mondo e menarono una vita solitaria, mettendosi al suo
seguito. Perciò, cominciò a Paola la costruzione del primo
convento per accogliere questi suoi primi religiosi" (24).
A mio avviso, l'Anonimo sintetizza con queste frasi
diversi momenti della vita del nostro Santo mentre ritorna a
Paola e in questa fase distinguo i seguenti periodi:
a) esperienza eremitica spontanea: Francesco si ritira
da solo nel podere di suo padre e questo periodo, come afferma
l'Anonimo, dura quattro o cinque anni e siamo così nel
1435 ( ma ricordiamoci ... i circa delle Fonti e il fatto che
l'Anonimo in questa affermazione è generico!).
Il P. Rocco Benvenuto fa notare: "l'Anonimo, che riferisce
quanto raccontatogli da P. Baldassare da Spigno, collega
la costruzione delle prime celle a quella dell'Oratorio, avviata
con il permesso di Mons. Caracciolo" (25).
A mio, avviso bisogna distinguere diversi momenti all'
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
eremo di Paola: da quella eremitica da solo a quella eremitica
con i primi compagni, fino a quella del 1452...e oltre,
quando i compagni aumentano sempre di più..
Per me, quindi, in questa fase è Francesco è eremita
solitario dal 1431 al 1435; poi da questo momento incominciano
ad arrivare i primi eremiti che lo vogliono seguire: la
sua, da questo momento, è una comunità in continuo divenire,
per cui non si posso fissare i nomi dei primi compagni
in una data precisa, perché essi si aggiungono col passare
degli anni ed anche per loro non si possono determinare e
fissare date precise.
b) esperienza eremitica-cenobitica spontanea che si
prolunga fino al 1452: ed è da notare, infatti, che l'Anonimo
"afferma per lungo tempo" (27): ora quattro o cinque anni
non sono lungo tempo e ciò vuol dire, a mio avviso, che
anche qui l'Anonimo ha unito in una frase tempi diversi
della vita di S. Francesco di Paola (da solo, poi con i compagni,
costruzione del convento - chiesa del 1452 e …
oltre);
c) nel 1452, a mio avviso, d'accordo con quanto
afferma Filippo Bulgarella (anche se lui si riferisce forse a
tempi diversi): "quando la rinomanza di asceta e di taumaturgo
aggrega attorno a Francesco di Paola un gruppo sempre
più folto di discepoli che, per forze di cose, impone il
costituirsi di una comunità e il sorgere del monastero o convento,
questo riceve il riconoscimento del vescovo di
Cosenza che lo esplicita piantandovi una croce. Sembra
esservi un richiamo alla procedura greca della stauropegia,
dell'installazione della croce da parte de vescovo in segno
della propria preminenza sulla casa religiosa e il relativo
luogo di culto" (28).
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
E' questo episodio per me l'approvazione di fatto da
parte dell' Arcivescovo di Cosenza Mons. Pirro Caracciolo di
Francesco di Paola e i suoi compagni.
Nella Decet Nos del 30 novembre 1470: "per quanto
riguarda la tua supplica circa i limiti e il possesso del terreno
di Paola, concediamo che venga da te eretto un oratorio o chiesa
dal nome di San Francesco, nel quale tu possa partecipare
agli uffici divini, ricevere i sacramenti della Chiesa e pregare.
Con singolare diligenza tu hai innalzato e fatto innalzare tale
oratorio o chiesa, assieme ad un piccolo dormitorio e,
ampliando questi locali, continui ancora ad innalzarli. Ivi hai
vissuto per circa venti anni, santamente e religiosamente, una
vita eremitica e austera, perseverando sempre di bene in
meglio,che tuttora, sempre perseverando conduci" (29).
Ciò, a me sembra una "sanatio giuridica a posteriori" di
quanto Francesco stava facendo a Paola con i suoi compagni
(il Caracciolo afferma vent'anni prima e, cioè, nel 1452 si era
ingrandito la chiesa e il convento, lavori che continua fino al
1467 quando arriva l'Inviato pontificio Baldassare de
Gutrossis, fino alla Decet Nos di Mons. Pirro Caracciolo del
30 novembre 1470), realizzata per la presenza esperta di P.
Baldassare de Gutrossis, laureato in Utroque Jure e conosciutissimo
nella Curia Romana, a mio avviso, prima del 30
novembre 1470, quando si aggrega a Francesco di Paola col
nome di P. Badassarre da Spigno e lo aiutetà fino alla sua
morte in questo campo giuridico-ecclesiale: per cui, la
Famiglia Minima davvero deve tanto a Lui per quest'opera
meritoria che ha dato largo respiro ecclesiale e sociale a
Francesco di Paola e all'Ordine dei Minimi.
Per quanto riguarda un influsso calabrobizantino presente
in tale periodo in Calabria. lo afferma anche il P.
Alessandro Galuzzi: "la 'charta fundationis' è il diploma Decet
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
nos di Mons. Pirro Caracciolo del 30 novembre 1470, detto
comunemente costituzione. Finora nella datazione del documento
non si è badato allo stile bizantino con cui è redatto, sì
che da tutti erroneamente è stato datato al 30 novembre 1471.
Anzi, nell' unica copia manoscritta della Decet nos - che ho
ritrovato alla Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele di
Roma, ms. 1833, S.F. 5, f. 218-222 e che nuovamente pubblico
in appendice a questo studio - si nota a margine del datum
una glossa con sostituzioni al testo (la parte da sostituire è sottolineata):
'Datum in nostro archiepiscopali Castro Sancti
Lucidi anno millesimo quadringentesimo septuagesimo p°. ,
die ultimo novembris 4 ae indictionis, sub pontificatus sanctissimi
in Christo patri et D.n.D. Pauli papae secundi anno septimo.
L'amanuense nel primo caso (vel 1470, 3 indic.) voleva
trascrivere in stile romano la datazione espressa con indizione
greca; nell'altro, invece, avanzava l'ipotesi che l'anno del testo
fosse giusto, e perciò bisognava sostituire il nome del papa
(Sisto IV al posto di Paolo II e per l'anno di pontificato (I invece
che VII). Lo stile bizantino è comune per il il sec. XV in
Calabria e fa meraviglia che questo particolare non sia stato
avvertito per il diploma arcivescovile" (30)
A questo proposito è interessante quanto afferma, ancora,
Filippo Bulgarella: "a indicarne la prossimità alla tradizione
spirituale e monacale calobrogreca è, innanzitutto, il suo
farsi eremita e asceta su un terreno paterno, presto scartato perché
aperto alla frequentazioni di estranei o di visitatori importuni
e sostituito perciò con un altro di proprietà di una congiunta,
sul quale stabilì cella e oratorio. Ripeteva così
l'esperienza dei monaci kellioti, i quali senza lasciare i campi
propri o di famiglia, seguitavano a vivervi e a coltivarli senza
tuttavia trascurare le pratiche ascetiche. Questa forma di eretismo,
o piuttosto di monachesimo individuale e non comunita-
42

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
rio, è ampiamente attestata in Calabria del X secolo in poi"
(32).
43

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
44

6°
Distinzione tra
S. Francesco di Paola
eremita - viandante
e S. Francesco di Paola
costruttore di eremi

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
46

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
6. Distinzione tra Francesco di Paola pellegrino e costruttore
degli Eremi
A mio avviso, seppur molto impegnato nella costruzione
dell'eremo di Paola almeno fino al 1452, Francesco si
muove liberamente ovunque viene chiamato: ma non in forma
ufficiale, bensì come pellegrino - viandante.
Ciò ha portato a confondere il Francesco che viaggia e
il Francesco, che obbediente alla Santa Madre Chiesa, non osa
costruire conventi, senza il permesso del Vescovo di Cosenza
per quanto riguarda la sua Arcidiocesi e l'approvazione pontificia
per quanto riguarda quelli fuori dell'Arcidiocesi di
Cosenza; cosa che avverrà con Sedes Apostolica del 17 maggio
1474.
Scrive il Règinald Grègoire: "gli eremiti sono oranti,
lavoratori, pellegrini e viaggiatori, perché non sono reclusi o,
secondo la terminologia attestata in Italia centrale,
'incarcerati'... L'eremitismo è sempre presente; non esprime
tutta la vita religiosa, ma propone un ideale molto elevato,
che è un fermento per una Chiesa allora divisa tra decadenza
e rinnovamento" (6).
47

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
48

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
4°
S. Francesco di Paola
a
Paterno Calabro
49

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
50

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
7. Francesco di Paola a Paterno Calabro
La nuova storiografia pone la costruzione dell'eremo di
Paterno Calabro dopo la promulgazione della Decet nos di
Mons. Pirro Caracciolo avvenuta il 30 novembre 1470.
A mio avviso, Francesco si muove liberamente come pellegrino
- viandante, dopo l'approvazione di fatto del 1452 .
A Paterno Francesco va, invitato, nel 1454 e "i magistrati
lo condussero al luogo destinato. Era questo un piccolo
edificio, allora disabitato, che sorgeva in uno spiazzo, posto
quasi al centro dei borghi, ond'era costiutio Paterno: Constava
di poche anguste cellette, attigue ad una piccola cappella, che
un tempo appartenva ad una di quello congreghe, assai comuni
in Italia sul cadere del medioevo, detta 'dei Fratelli della
disciplina', perché usavano flagellarsi pubblicamente in alcuni
giorni della settimana (Roberti p. 187) (teste Processo
Amianesne)… ma non costruisce il convento: ciò lo farà dopo
la Decet Nos del 1470.
d) ad Amantea nel 1470 muore P. Antonio Scozzetta
(35); che era andato a Paterno (36) per rimproverare
Francesco, il quale, poi, si converte alla "prova del fuoco" e,
quindi, non si può affermare che il convento di Paterno sia
stato fondato dal 1470, cioè dalla Decet nos di Mons. Pirro
Caracciolo del 30 novembre 1470, nè tantomeno
dall'Approvazione Pontificia Sedes Apostolica del Papa Sisto
IV del 17 maggio 1474 in poi;
Per tutti questi motivi, ritengo che Francesco vada a
Paterno come afferma la tradizione nel 1464 e vi costruisce
l'eremo solo dopo il 1470, essendo nella diocesi di Cosenza e
Paterno Calabro diventa il centro dove dimora Francesco e da
dove "dirige" i lavori dei nuovi conventi da costruire.
Infatti, la maggior parte dei testi interrogati a Paterno
Calabro affermano "costruiva conventi uno dopo l'altro, come
51

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
questo nostro di Paterno, Paola e Spezzano Grande e altrove"
(40), da circa 33 anni e siamo nel 1479.
f) nella prima indulgenza all'eremo di Paola (Galuzzi)
del 1466: si cita solo l'eremo di Paola e nessun altro eremo.
g) quando i i Milazzesi, mandano due magistrati per
invitare Francesco ad andare a Milazzo lo trovano a Paterno
Calabro (Roberti p. 236): ma ciò vuol dire che Francesco era
ospite nella congrega e non stava costruendo il convento, perché
lui senza permesso della Chiesa, non faceva nulla: l'anno è
un'aggiunta del P. Roberti.
52

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
8°
S. Francesco di Paola
a
il primo viaggio in Sicilia

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
54

7 La prima andata a Milazzo nel 1464
E' vero, a mio avviso, che S. Francesco va a Milazzo nel 1464
e vi compì i primi miracoli
a) la morte della Beata Candida di Milazzo avvenuta nel 1470
che ha conosciuto Francesco di Paola
b) da notare che il teste afferma 37 anni e poco più e siamo nel
1480 ed essendo molte le mogli dei testi, già morti nel 1517,
che concordano sull'episodio narrato gli dai loro mariti, non si
può dubitare nè della storicità del passaggio dello Stretto di
Messina nè del periodo che, è il 1480.
c) quindi, non è in questo primo viaggio che S. Francesco attraversa
lo Stretto, ma compie i miracoli di cui si parla realizzati
a Milazzo:
d) a Milazzo in questo primo viaggio viene accolto dapprima
in un pubblica ospedale e, poi, nella chiesa di S. Biagio, certamente
prese accordo per il convento da costruire (cosa che
avverrà nel 1480): nella confusione della distinzione tra
Francesco viandante e pellegrino, si sono dovute fare tante ipotesi
come ad esempio che il convento sia iniziato nel 1465
(stando così Francesco fermo quasi una anno), che
l'arcivescovo di Messina non era don Pietro de Luna (1480-
1482), ma per il Roberti (P. 246) bensì Mons. Giacomo
Tudisco (1450-1474) e, invece, era Don Pietro De Luna per la
costruzione del convento (ulteriore conferma che Francesco
costruisce con il permesso del vescovo di Messina nel 1480),
mentre Nons. Giacomo Tudisco era il vescovo della prima
andata a Milazzo di S. Francesco.
Il P. Giuseppe Roberti, pur affermando che "la data
tradizionale della primavera del 1464 è quella seguita da tutti i
biografi del Santo: La seguo anch'io; devo però confessare
quanto sia difficile accordarla con le deposizioni dei testi esaminati
nei Processi" (p. 234), sceglie di seguire "un antico
documento inedito,, esistente nell' archivo municipale di

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
Milazzo , confermato dalla tradizione raccolta dagli sotrici
posteriori", si tratto del manoscritto intitolato: Giuliana di
tutto il memorabile della sempre fedelissima e leal città di
Melazzo, estratta da d. Pietro Proto De Alarcon.
Il suddetto manoscritto, andato distrutto durante l'assedio di
Milazzo del 1584, il Roberti lo ha letto, penso, in P. Francesco
Perdichizzi, sacerdote cappuccino, Melazzo Sacro, compilato
nel 1692, il quale anche lui ha messo notizie esatte del periodo,
e le harilette con aggiunte di vari episodi delle Varie Vite
di S. Francesco di Paola, uscite fino al 1692,
Dall'analisi del manoscirito, come si legge nel Roberti, ritengo
giustele seguenti notizie:
a) un nobile milazzesi Bernarndo Caponi si reca a Paola,
dove incontro Francesco e ne rimane affascinato "questi, sebbene
non l'avesse mai conosciuto si mostrò pienamente informato
della causa del suo esilio e l'assicurò di poter ritornare
in patria, perché già i suoi parenti gli avevano otenuto la grazia";
b) nel ritornale a Milazzo parla della santità di Francesco;
c) "due giurati di questa città, continua il citato documento,
che furono Angelo Camarda e Giovanni Villani, partirono
per Paterno, terra di Calabria, ove si trova il Santo, e lo
pregarono che venisse in Milazzo a commun consolatione,
come il Santo promise";
d) L'opsitalità al l'ospedale e poi alla chiesa
Mentre ritengo, aggiunte a posteriori, tutto ciò che riguardo
l'aatraversamento dello stretto di Messina, così come fa il
Roberti, il quale si meraviglia, come detto sopra come mai
Francesco non abbia scritto nessuna lettera da Milazzo, il
Perdichizzi afferma. "Ma perché , in quei primi anni della sua
Religione non aveva sufficienza di religiosi, non potea facil-
56

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
mente accorrere a provvedere i Conventi che gli offerivano,
come in effetti in molti luoghi di Sicialia fu convitato e supplicato
che fondasse il Convento e stante la detta mancanza di
frati, non potè compiacergli" (p. 252): ciò è un'aulteriore conferma
del prima viaggio di S. Francesco di Paola nel 1464 e il
Roberti, a questo propostio aggiunge che" secondo il documento
munipiale, sarebbe stato il p. Maiorano, sconosciuto ai
nostri biografi" (ulteriore conferma di una sintesi in perdichizzi).
57

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
58

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
8°
La prima indulgenza
all’ eremo di Paola
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
8. Prima indulgenza all' eremo Paolano del 1467
Riporto dal Galuzzi la Trascrizbne del testo:
BARTHOLOMEUS tituli sancti Clementis Philippus tituli
Sancti Laurentij in Lucina Berardus tituli sancte Sabine
Rodericus tituli sancti Nicolai in carcere Tulliano
Miseratione divina Sacrosancte Romane ecclesie Presbyteri
et Diaconus CARDINALES Splendor eterne glorie qui sua
mundum ineffabili illuminat claritate pia vota fidfelium del
ipsius clementissima maiestate speranttiumi tunc precipue
benigno favore prose quitur cum devota ipsorum humilitas
sanctorum preci bus et meritis adiuvatur Cupientes igitur ut
heremitorium sancti Franci sci de Paula Cuzentine diocesis
con gruis a Christifìdelibus frequentetur bonori bus /idelesque
ipsi eo libentius devotionis causa con /luant ad jdem quo
ibidem dono celestis gratie uberius se conspexetrint re/i ectos
De Omnipolentis dej misericordia et beatorum Petri et Pauli
apostolorum eius auctoritate con fisi Omnibus et singulis vere
penitentibus et con fessis qui dictum heremitorium in
Resurrectionis et Ascensionis domini Necnon Penthecostes
Corporis Christi et Dedicationis ipsius heremitorij festivitatzim
diebus devote visitaverint annuatim et ad reparationem
ac conservationem ediflciorum calicum librorum et aliorum
ornamentorum pro divino cultu [inibi] necessariorum manus
porrexerint adiutrices NOS Cardinales prefati et quilibet
nostrum pro qualibei huiusmodi die Centum dies
Jndulgentiarum de iniunctis eis penitentijs misericorditer in
domino relaxamus presentibus perpeluis /uturis temporibus
duraturis Jn quorum omnium et singulorum fldem ac testimonium
premissorum presentes litteras fieri fecimus
Sigillorumque nostrorum iussimus appensione communirj.
Datum Rome in domibus solitarum nostrarum residentiarum
61

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
Anno a Nativitate dominj Millesimo Quadringentesimo
Sexagesimo Septimo Nonis Julij Pontiflcatus Sanetissimi
dominj nostrj domini Pauli divina providentia pape Secundi
Anno Tercio
In questo documento è da sottolineare:
a) la lettera collettiva è rivolta solo all'eremo di Paola
b) riguarda la consessione delle indulgenze
c) tra i quattro cardinali firmatari, vi è la presenza del card.
Roderico il futuro Alessandro VI;
Afferma il P. Alessandro Galuzzi, al cui ottimo studio
sul docemnto rimando (1967), che "l'anno 1467 è ricordato
nella storia dell'eremo per due fatti importanti: la visita del
legato apostolico (il cubicularius papae, ricordato nella bolla
Excelus Dominus (1519) di Leno X e il quidam presbiter
missu a pontifice del testimone 57°, Don Carlo Di Pirro, del
processo 'cosentino' e l'annuncio, a questi datto dell' arcivescovo
di Cosenza mons. Pirro Caracciolo, dell'imminente posa
della prima pietra della nuova chiesa. La relzione tra questi
avvenimenti e l'indulgenza sembra evidente: l'indulgenza può
considerarsi o in concomitanza con la visita del legato o quale
stimolo per aiutare il cantiere per la nuova costruzione"
(1967).
62

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
63

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
66

9. L'inchiesta pontifica del 1467: perché?
Francesco di Paola e i suoi compagni diventano un problema
e portano scompiglio: basti pensare alle Lettere scritte dal
1447 in poi "contro chi regge e mal regge";
a) al potere politico: Francesco di Paola diventa il
punto di riferimento del popolo che lo vede come difensore
dei propri diritti e doveri e che ha il coraggio di denunciare le
ingiustizie e i sorprusi fatti dai potenti e dai baroni di allora;
b) al potere scientifico: cito solo P. Antonio Scozzetta
che va a rimproverare a Paterno Calabro Francesco definendolo
un impostore, un mago e che le sue guarigioni non
erano miracoli ect.
c) al potere religioso: andando a Paterno Calabro
Francesco di Paola ha probabilmente ingelosito alcuni sacerdoti
diocesani che avevano intuito che così si espandeva tutta
la sua azione di riformatore che forse dava fastidio anche a
tanti del clero. Giustamente il P. Rocco Benvenuto osserva:
"è, difatti, alquanto singolare che mentre mons. Caracciolo
nei suoi documenti sottolinea ripetutamente il ruolo che ha
avuto nella nascita del movimento, viceversa l'Antonachio,
che, tra l'altro, appartiene al clero diocesano, non ricorda mai
nè questo nè altri presuli cosentini. Possibile che un membro
del clero diocesano, che da anni risiedeva a Paola non sapesse
nulla sui rapporti tra il Fondatore del movimento eremitico
e l'ordinario diocesano?" (41).
Tutti questi motivi sono le cause dell'Inchiesta Pontificia su
Francesco di Paola e i suoi compagni verso Francesco di
Paola e i suoi compagni.
E così, dopo il 17 luglio 1467, data in cui i quattro
cardinali concessero un'indulgenza di 100 giorni all'Eremo di

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
Paola come ha dimostrato il P. Alessandro Galuzzi (42); a
mio avviso arriva il Visitatore Apostolico a Paola.
Inoltre, il P. Alessandro Galuzzi ricorda: "l'anno
1467 è ricordato nella storia dell'eremo per due fatti importanti:
la visita del legato apostolico (il cubicularius papae),
ricordato nella Bolla Execlsus Dominus (1519) di Leone X e
il quidam presbiter missus a pontifice del testimone 57°, Don
Carlo Di Pirro, del processo apostolico 'cosentino' e
l'annuncio, a questi dato dall' arcivescovo di Cosenza, mons.
Pirro Caracciolo, dell'imminente posa della prima pietra della
nuova chiesa. La relazione tra questi avvenimenti e
l'indulgenza sembra evidente: l'indulgenze può considerarsi o
in concomitanza con la visita del legato o qualche stimolo per
aiutare il cantiere in costruzione" (42).
Quindi, nel 1467 arriva il Visitatore Apostolico ed è,
come ha dimostrato il P. Alessandro Galuzzi, Baldassare de
Gutrossis, il quale "prima del 1467 - anno del viaggio a Paola
(e qui il Galuzzi, nella nota, chiarisce quanto segue: "Gli
scrittori dell' Ordine, intenti a giustificare il tradizionale computo
dei viaggi dell'Eremita prima del 1470 e a far coincidere
tutto secondo un piano ben concertato di avvenimenti - la
visita dell'inviato è fatta coincidere con l'erezione della terza
chiesa di Paola! - hanno spostato la data della visita al 1469 o
1470, perché nel 1467 Francesco, si trovava in Sicilia: v. per
tutti G Roberti, pp 253-267) - aveva al suo attivo una carriera
ed una conoscenza della Curia, tale da essere in seguito
apprezzato dai Pontefici Sisto IV e Innocenzo VIII
(BUOM1970 pp. 233-234).
Certo, come ha dimostrato il P. Giuseppe Fiorini
Morosini, la visita dell'inviato va letta nel programma di
repressione del movimento ecclesiale dei Fraticelli iniziato
68

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
nel 1466 forse per le voci incontrollata che pervenivano alla
Curia Romana sulle austerità di Francesco di Paola (43).
Afferma il P. Giuseppe Fiorini Morosini: "presso la
curia papale la notizia di un eremita calabrese che viveva in
assoluta povertà, in grande austerità e che interveniva a favore
del popolo, prendendo le loro difese contro lo strapotere
dei potenti, non giunse con i contorni della santità, come
fatto utile per la Chiesa. Tutt'altro; le notizie che giungevano
evocavano le spetto della rinascita dei 'Fraticelli', da poco
represso anche in Calabria:.. Pertanto, nel 1467, Paolo II
ruppe gli indugi e inviò a Paola il Visitatore apostolico" (42).
Da P. Alessando Galuzzi, che analizza il dialogo tra
l'Inviato del Papa e Francesco di Paola, apprendiamo: "il dialogo,
dapprima duro e formale, si fa più cauto alle risposte
dell'Eremita, che congiunge ad una loquela povera di parole
fatti ritenuti strepitosi (il tenere dei tizzoni accesi in mano).
L'inviato pontificio "proicit se ante pedes dicti frati Francisci,
quaerens deosculari dictos pedes et manus magna cum reverentia":
è, a mio avviso, l'inizio della 'conversione' dell'inviato,
che diverrà presto, assumendo il nome del luogo natale,
l'eremita Baldassarre da Spigno.....Rientrato a Roma, egli
divenne un ammiratore dell' Eremita e - come è detto nella
bolla Excelsus Dominus di Leone X con la quale canonizzava
Francesco - non mancò di illustrare al pontefice i miracoli
cui assistette....Baldassare de Gutrossis passerà all'eremo
nel 1470 per vivere in vera povertà e per santificarsi 'in humilitate
spirituale'. Questa sua conversione dovette certamente
destare scalpore, ma non giungeva improvvisa, poiché maturata
da una giusta valutazione di quanto egli stesso era stato
testimone... Egli rientrava così tra i promotori della riforma
della Chiesa e il suo distacco da una allettante carriera,
posponendola ai rigori dell'eremo, segnava la coscienza di
69

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
una riforma sentita nelle membra della Chiesa e che ancora
tentava ad attuarsi nella Curia Romana" (43).
P. Baldassare, passato all'eremo di Paola, si mette
subito al lavoro per una giusta sistemazione giuridica del
movimento eremitico e per l'approvazione di esso, secondo
i canoni della Chiesa, che egli conosceva molto bene.
70

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
8°
La Decet Nos
di
Mons. Pirro
Caracciolo
71

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
72

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
10 La Decet nos
E, così, il 30 novembre 1470, l'Arcivescovo di
Cosenza emana la Decet nos, charta fundationis, così chiamata
dal Galuzzi che, analizzandola, mette in risalto tante
cose, tra cui: "...in ultimo, il romitorio paolano viene liberato
dalla giurisdizione dell'arciprete di Paola e dell'arcivescovo,
e passa 'sub protectione, submissione, iurisdictione et superioritate
Sedis Apostolicae, salvo 'pout iuri est' la tassa della
quarta parte di ogni legato. Detta esenzione, richiesta da
Baldassarre, laureato in utroque, è concessa con una forma
solenne...ove si coglie l'importanza dell'atto e, la mancanza di
precisi riferimenti al diritto, cosa che non avverrà, per il
pagamento della quarta parte dei legati , sta a dire che il
vescovo rendeva disponibile Francesco e la sua congregazione,
che ormai si apprestava ad uscire dalla sua diocesi"(43).
Tutto ciò a me sembra una "sanatio" di riconoscimento
di quanto Francesco aveva fatto prima e al tempo stesso un
buttarsi in avanti per un riconoscimento più grande
"l'esenzione" richiesta dal P. Baldassarre.
Tra la Decet nos di Mons Pirro Caracciolo del 30
novembre 1470 e la bolla Sedes Apostolica di Sisto IV del
17 maggio 1474 passano alcuni anni e ciò, a mio avviso, per
diversi motivi, nonostante le richieste del 1471 e due del
1473 :
a) la morte del Papa Paolo II il 26 luglio 1471 e l'elezione il
9 agosto 1471 del Papa Sisto IV e si sa che, quando succedono
questi avvenimenti, le cose presso la Curia Romana si rallentano:
"bisogna notare, inoltre, che la prima supplica fu
inoltrata nel 1471 e le altre due, a distanza di pochi giorni
l'una dall'altra, nel 1473" (44);
73

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
b) qualche giudizio negativo sulla Decet nos di Mons. Pirro
Caracciolo, a mio avviso, l'esenzione chiesta ed ottenuta dal P.
Baldassare da Spigno, il che ha dovuto comportare un rielaborazione
giuridica, e un continuo viaggiare del P. Baldassare da
Spigno presso la Curia Romana nel 1472. Da notare che il 1473
il re Ferrante d'Aragona dà la sua approvazione a Francesco di
Paola e ai suoi compagni, forse per aggraziarsi Francesco (45).
74

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
8°
La Sedes Apostolica
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
11. La sedes apostolica
Il 17 maggio 1474, dopo vari viaggi del P. Baldassare
da Spigno, arriva l'approvazione pontificia "Sedes
Apostolica": grande merito, penso, ne abbia il P. Baldassare
da Spigno che con...espedienti giuridici è riuscito nell' impresa
e da questo momento Francesco di Paola e i suoi compagni
possono non solo espandersi nell'Arcidiocesi di ma andare
ovunque sono invitati e richiesti.
Infatti, essendo ormai Francesco a Paterno e, a mio
avviso, avendo anche una piccola équipe di maestranze non
solo porta a termine i conventi di Paola e Paterno, ma inizia a
costruirne altri, ma non permanendo sempre in questi luoghi,
ma viaggiando all'occorrenza (nel Processo Cosentino molti
testi affermano che "subito costruiva molti conventi").
2

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
78

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
10°
La costruzione
dell’eremo di
Spezzano della Sila
79

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
12: La costruzione di altri eremi
Il primo di questi conventi che inizia a costruire è
quello di Spezzano della Sila tra il 1474 e il 1476: ciò che mi
meraviglia che nel Processo Cosentino non viene interrogato
nessun teste di Spezzano, ma solo nel Processo Calabro
abbiamo due testi, il teste 82 e il teste 103, che paralno di
Spezzano
81

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
11°
La costruzione
dell’eremo di
Corigliano Calabro

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
11: La fondazione del convento di Corigliano Calabro
"Luigi Romeo di Corigliano, diocesi di Rossano,
afferma che venne fra Francesco a Corigliano per ultimare
il convento ancora senza acqua, distante questa parecchio
da dove si lavorava" (46): quindi, S. Francesco di
Paola venne più volte a Corigliano Calabro e per questo
motivo, come ho già detto, lo dobbiamo pensare come
viandante dinamico e non statico.
Per quando riguarda la venuta di San Francesco di
Paola a Corigliano Calabro concordo con le date proposte
dal P. Rocco Benvenuto (47), e dal P. Morosini (48) e
cioè il 1476-1478.
Bisogna pensare Francesco di Paola negli anni che
vanno dal 17 maggio1 474, approvazione della Sedes
Apostolica, al 2 febbraio 1483, quando parte per la
Francia, in continuo movimento per la costruzione dei
conventi sia con la sua presenza come a Paola, Paterno,
Spezzano, Corigliano e Milazzo e sia inviando altri confratelli
come a Castellammare di Stabia, a Maida e a
Crotone.
A Corigliano Calabro, Francesco di Paola vi si
reca "su istanza di Girolamo Sanseverino, secondo
Principe di Bisignano e Conte di Corigliano dal 1472 al
1487. Figlio di Luca e di Gozzolina Ruffo, aveva preso in
moglie Mandella Gaetani, che gli diede cinque figli, il
primo dei quali, l'erede Bernardino, fu guarito da un incurabile
male di cui soffriva in tenera età dallo stesso San
Francesco durante questo soggiorno a Corigliano" (46).
85

Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
Il convento di Corigliano Calabro è il primo fondato
da San Francesco di Paola al di fuori della Arcidiocesi di
Cosenza ed è il quarto fondato dal nostro Santo con la sua
presenza fisica.
Il convento di Corigliano Calabro merita uno studio più
approfondito, perché e quì che San Francesco incontra il
Sanseverino; a lui indirizza subito una lettera da Tours nel
1483: "la lettera fu inviata dal Santo il 6 giugno 1483 a
Mandella Gaetani, principessa di Bisignano e contessa di
Corigliano Calabro, che alcuni anni prima, insieme al marito
Girolamo Sanseverino aveva patrocinato la fondazione dell'eremo
coriglianese....Potendo ora disporre del testo originale è
possibile recuperare alcune preziose tessere che aiutano a
ricostruire l'ancor lacunoso mosaico delle origini dei Minimi:
Anzitutto,, nella lettera si preannuncia il prossimo rilascio da
parte di Sisto IV di una 'bulla'' - la Sancto ac pio del 7 luglio
1483 -, in virtù della quale i frati, i procuratori e collaboratori
nell'edificazione degli eremi potevano lucrare l'indulgenza
plenaria. Al fine di poter usufruire di tale concessione,
l'Eremita nominò i principi di Bisignano non solo procuratori
dell'eremo di Corigliano, ma anche di tutti gli altri, aspetto,
questo, sinora sconosciuto alla storiografia del Santo. A ciò si
aggiunga che il Santo, dimorando a Tours, affida ai
Sanseverino, nella loro nuova veste di procuratori, il compito
di far rispettare "le nuove costituzioni" nei romitori della
Congregazione: Quest'altro dettaglio, anch'esso ignoto, getta
nuova luce sull'iter della futura regola dei Minimi. Infatti,
grazie a quest'ultima attestazione esce ulteriormente rafforzata
l'ipotesi, già avanzata dal compianto P. Galuzzi, secondo
cui le costituzioni eremitiche redatte da Francesco prima del
1483, di cui si ha sicura notizia ma si ignora la formulazione,
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sono tutt'altra cosa rispetto alla cosiddetta 'protoregola'
che nel 1485 Innocenzo VIII richiamandosi al disposto del
Lateranense IV, non volle approvare" (47); il Sanseverino
partecipa alla congiura dei Baroni (48) contro il Re
Ferrante d'Aragona nel 1485 e, sconfitto, si rifugia proprio
a Tours da S. Francesco di Paola (49).
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13°
L’attraversamento
dello
stretto di Messina
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13. Il miracolo de passaggio dello stretto di Messina nel
1480
L' attraversamento miracoloso dello stretto di Messina
avviene, a mio avviso, avviene nel 1480.
Affermo ciò per i seguenti motivi:
a) per l'esistenza di documenti desunti " dagli Atti originali
del tempo di S. Francesco, che sventuratente andarono
distrutti durante l'assedio del castello di Milazzo nel 1584"
(Roberti p. 235): non si possono inventare a posteriori cose non
accadatute:
Ancora, come afferma il Bulgarella: "Esso fu ricordato
con l'attenzione e la devozione riservate agli analoghi prodigi
noti grazie alle Vite di san Fantino il Vecchio di Taureana e
sant'Elia il Giovane o di Enna, entrambi presentati col carisma
di saper attraversare le acque come se fossero emuli dei profeti
Elia ed Eliseo nel fiume Giordano. E' significativo che del
passaggio dello Stretto si conservasse memoria in ambienti
ancora custodi della tradizione greca, quali erano quelli vicini
al monastero di San Pietro di Arena, ancora florido al tempo
del Paolano" (50) .
Infatti , nel processo Cosentino nessun testo accenna a
questo passaggio miracoloso di Francesco, ma solo nel processo
Calabro nel parla il teste 22, che è di Arena.
Ecco, il testo del testimone del teste 22 del Processo
Calabro che parla del passaggio dello Stretto di Messina: "Don
Bernardino di Lovanaro, della zona di Arena, con la mano sul
petto secondo il costume dei chierici, viste le Scritture e senza
toccarle, ha riferito di sapere da un racconto fattogli una volta
da Cola Banaro suo padre, che, perdurando in quell'anno una
carestia in Calabria, egli si dirigeva verso la piana di Terranova
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
insieme a Roverto Remiglio, Luca de Yaca, Giacomo de Joy,
Giulio Cicchetti, Ippolito de Stravo e uno dei suoi fratelli di
nome Marco, Giacomo Sacca e Tommaso de Cicco, tutti di
Arena, che oggi sono tutti nell'altro mondo. Allontanandosi dal
passo Borrello, il giorno primo aprile (sono questi trentasette
anni e poco più) capitò che per quel passo si trovasse passando
anche il Beato Francesco di Paola che, appena li ebbe visti,
chiese che per carità gli donassero un po' di pane. Ma i predetti
risposero che non ne avevano neppure un pezzetto. Pur tuttavia,
(il Beato) disse al detto Cola, padre del citato teste, di dargli
per carità quanto avevano nella bisaccia. Le sopraddette
persone risposero che non ne avevano in nessun modo, per cui
il Beato Francesco disse loro: 'Datemi codeste bisacce, perché
lì dentro c'è del pane'. Cola mise le bisacce nelle mani del
beato Francesco, e una volta aperte, vi si trovò pane bianchissimo,
ancora caldo fumante. Cola, che sapeva di non avere
nessun pane, rimase meravigliato, dicendo in cuor suo: ' Costui
è un santo'. E tutti i suoi compagni presero di detto pane, dopo
che era stato benedetto dal beato Francesco, e ne mangiarono:
e quanto più ne mangiavano, tanto più quel pane cresceva e
aumentava; essi seguirono il beato Padre, per tre giorni furono
alimentate e sostenute le predette persone. E giunte nei pressi
di Catona, il beato Padre disse ad un tale di nome Pietro Colo,
proprietario di una cimba, cioè di una barca che trasportava in
Sicilia legna per costruire tinozze per la salatura del pesce, che
per carità lo trasportasse a Messina, città della Sicilia. Ma il
detto Pietro Colosa gli rispose: 'Pagami, monaco, ed io ti trasporterò'.
Di nuovo il detto Padre disse. ' Aspettatemi qui'. E si
allontanò da loro a distanza del lancio di una pietra, pregò,
alzò gli occhi in cielo e fece il segno della Croce sul mare
insieme ad un suo compagno e attraversò il mare come se camminasse
sulla terra ferma. Allora quel tale pietro Colosa con
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suo padre rimasero ammirati e stupefatti per la santità di un tale
uomo: e così il padre del teste ed i suoi compagni ritornarono al
passo Borrello, ed utilizzarono quel pane per altri due giorni. E
questa è la verità tratta dal racconto del genitore dello stesso
teste, e più e più volte ripeté a lui le parole soprariferite la moglie
di Roberto Reviglio, giacché un tale miracolo avevano narrato i
loro mariti prima di morire" (53) .
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
14: S. Francesco è cercato dal Re Ferrante d'Aragona: discordie
Il P. Giuseppe Fiorini Morosini nella sua opera (54)
afferma: "risulta dalle deposizioni processuali che gli inviati
di Luigi XI fecero la spola tra la Calabria e la Sicilia per convincere
Francesco a partire. Quindi, nel 1482 si trovava in
Sicilia...e, ancora, sappiamo che nel 1482 egli è ancora in
questa città, perché qui giungono anche gli inviati del re francese
Luigi XI per invitarlo a recarsi con loro in Francia, ma
non lo trovarono, forse perché era già partito per ritornare in
Calabria, dove finalmente lo incontrarono. da questa data,
cioè dal 1482, possiamo ricostruire con una certa esattezza
storica la vita del Santo di Paola (55) .
Molto mi fa pensare quanto scritto da E. Pontieri il
quale afferma "che il convento dei Minimi di Castellammare
di Stabia fu costruito nel 1477, quando era già stata attuata la
costruzione del conventi calabresi" (56 ).
Certo, è vero che nel 1477 Francesco manda dei religiosi
per la costruzione del convento a Castellammare di
Stabia nel 1477, che poi furono mandati via dal Re Ferrante
d' Aragona, ma l'affermazione del Pontieri mi porta a pensare
che visto "l'insuccesso" della costruzione del primo convento
senza la presenza di Francesco e, addirittura fuori della
Calabria, ciò mi fa presupporre che dall'approvazione della
Sedes Apostolica del 17 maggio 1474 all'andata in Sicilia,
quindi al di fuori della Calabria e, cioè, nel 1479/80, ove si
reca personalmente il nostro Santo per evitare un altro
'insuccesso, la costruzione degli altri conventi in Calabria,
senza la presenza fisica di Francesco, sia da collocare, appunto
dal 17 maggio 1474 a 2 febbraio 1482: e così a Crotone
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
manda P. Paolo Rendacio e a Maida manda P. Francesco
Maiorano.
b)
Per quanto concerne i rapporti con il re Ferrante
D'Aragona, riporto in sintesi quanto scritto da P. Giuseppe
Morosini (57): "i rapporti tra l'Eremita di Paola e la casa
regnante di Napoli sono stati sempre difficili, probabilmente
da quando Francesco cominciò a farsi interprete delle ansie e
dei problemi della gente, per cui fu considerato da re di Napoli
persona pericolosa e perciò da tenere sotto controllo. le invettive
contro 'chi regge e mal regge', contenute nella già citata
lettera del 1447 a Simone D'Alimena a proposito dell'esattore
fiscale, esprimevano un evidente richiamo non solo all'esattore,
ma al re stesso...Comunque dopo la concessione, nel 1473
del patronato sulla congregazione eremitica di Paola,i rapporti
tra Ferrante d'Aragona non sono stati dei migliori. L' anonimo
parla quasi di una congiura contro di lui, che si formulava
presso la corte di Ferrante d'Aragona ed aveva come pretesto
immediato la fondazione dell'eremo di Castellammare di
Stabia attorno al 1477 ; un altro episodio:' io ho scritto al re
che non si immischi nelle vicende che non lo riguardano e si
preoccupi invece degli affari del suo regno'. Siamo nell'anno
1479, e la data è certa, perché il teste (Proc. Cos. teste 4) ci
offre elementi per precisarla. Anzi, potrebbe essere stato proprio
l'intervento di Francesco per questione dei Turchi, giudicato
a corte imprudente e arrogante, la goccia che fece prorompere
l'ira del re contro di lui. Forse fu questa la ragione che
spinse Ferrante a determinare la spedizione a Paterno di un
drappello di soldati per arrestarlo (57).
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
15. L'invito a partire per la Francia
"Nel 1480 (Luigi XI) fu colpito da apoplessia. Le cure
mediche lo aiutarono a risollevarsi un po', ma rimase debilitato
nel corpo e, soprattutto con l'angoscia della morte, che
ormai sentiva incombente su di lui. La notizia (riguardante la
santità di Francesco ) fu portata al re, che si convinse di quanto
riferì il Moreau e rimase colpito soprattutto dal racconto
diretto del Coppola....
Il re mise subito in moto la macchina politica per avere
a corte il tanto esaltato eremita....e mando un'ambasceria si era
a metà dell'anno quando gli inviati del re lasciarono la Francia
alla volta della Calabria: Quasi sicuramente Francesco in quel
periodo si trovava in Sicilia, ma ormai a conclusione della sua
permanenza nell'Isola,Infatti l'ambasceria francese scese, a
detta del Johis, fece la spola tra la Sicilia e la Calabria prima
di incontrare Francesco a Paterno......Ma Francesco declinò
'invito....Il De Bussiéres fu colto di sorpresa da questo rifiuto....Informò
il re del rifiuto del frate, forse consigliandolo che
bisognava procedere diversamente e passare dall'invito all'imposizione.
Luigi XI accettò il consiglio e si rivolse al rei di
Napoli, Ferrante d'Aragona, perché obbligasse Francesco a
partire (Porc. Tur. teste 5)...
Ferrante concesse, pertanto, al De Bussiéres la lettera
richiesta con la quale si ingiungeva all' Eremita di partire...Francesco
ricevette ancora una volta con grande cuore gli
inviati del re francese, questa volta accompagnati anche da
emissari del re di napoli...Ma, ancora una volta, Francesco,
con tanta decisione, rifiutò...
L'ultima àncora di salvezza rimaneva il papa Sisto I. E
Luigi XI, al quale il diniego di Francesco aumentava la cer-
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
tezza che lui fosse veramente la persona giusta per salvarlo,
incaricò il suo ambasciatore a Roma, il sig. Giovanni
Beaudricourt di recarsi da papa per pregarlo di obbligare
Francesco a partire....(Il Papa) non perdette tempo: inviò a
Francesco, a dire del biografo anonimo contemporaneo, due
obbedienze....
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Vita di S. Francesco di Paola dal 1416 al 1483
16: s. Francesco parte per la francia il 2 febbraio 1483 da
Paterno Calabro
E questa volta, Francesco, vedendo nell'ubbidienza del
papa la volontà di Dio (58), il 2 febbraio 1483 da Paterno
Calabro, s reca a Tours: e quì inizia un altro capitolo della stupenda
vita di Francesco di Paola e della Famiglia Minima da
lui fondata.
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